If you can dream it, you can do it

di Dakota Blood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm leaving for you, my Lord ***
Capitolo 2: *** Like a genie in a bottle ***
Capitolo 3: *** Sometimes... i hate boys ***
Capitolo 4: *** It's never too late ***
Capitolo 5: *** And finally, you're here ***



Capitolo 1
*** I'm leaving for you, my Lord ***




5:40 del mattino. 
Ancora non ci credo, è impossibile. Chiudo gli occhi e sento le tempie pulsare. Cerco di rilassarmi, mi lascio andare contro lo schienale, ma niente. Sono esausta. Non dormo da circa 18 ore, ma chi riuscirebbe a rilassarsi in una situazione simile? Sto per incontrare l'uomo dei miei sogni, quello che mi manda letteralmente in tilt, colui che sogno giorno e notte... ok sembro una ragazzina di quindici anni che prende la sua prima cotta, ma non posso farci niente.

-Mi scusi, potrebbe allacciare le cinture e spegnere il cellulare?- Una ragazza bionda, dagli occhi incantevoli e leggermente lucidi, mi sorride con due labbra rosso fuoco. Non le rispondo subito, infatti inizia a guardarmi con sospetto, come se fossi un serial killer o una ladra, o che ne so... come se volessi lanciare una bomba su questo maledetto aereo. Lei non sa che sto per coronare il mio sogno e che non ricordo nemmeno più il mio nome.
Mi sistemo meglio, premo il tasto rosso con mani tremanti e sudaticce e le sorrido distrattamente.
-Perfetto-  Si allontana, chiudo gli occhi e inspiro profondamente. L'uomo seduto accanto a me, un anziano di circa ottant'anni, sfoglia un noiosissimo giornale di motori e sport. Mi giro dall'altra parte, non credo di poter sopportare quest'agonia ancora a lungo. Cerco di sbirciare dal finestrino, nonostante il vetro sia leggermente appannato, e intravedo le luci lontane della mia città, Roma. Sento le lacrime salire frettolosamente, come se volessero annientarmi. Un mix di stravaganti emozioni mi riempiono il cuore, lasciandomi quasi senza fiato. Nostalgia, malinconia, incredibile felicità, paura, delirio, panico! Che cosa farò quando lui sarà a pochi metri da me? Sarà come l'avevo sempre immaginato oppure troverò un uomo completamente diverso?  E se non volesse nemmeno incontrarmi? Che stupida, è il mio lavoro, devo intervistare continuamente cantanti, attori, personaggi famosi, dive isteriche e icone della moda, quindi perché dovrei mettermi tutti questo problemi? Ah si, perché lui è Robin Lord Taylor, oddio solo a pronunciare quel nome sento i brividi salirmi lungo la schiena. Ma cosa mi farà mai quell'uomo? Una voce improvvisa mi risveglia dal torpore in cui stavo per sprofondare, come una ragazzina  che pensa al suo principe azzurro mentre abbraccia l'orsacchiotto della sua infanzia. 
-Auguriamo a tutti i passeggeri un buon viaggio!-
L'anziano signore sposta leggermente lo sguardo dal giornale alle gambe della biondona che gesticola come una pazza, mostrandoci il giubbotto di salvataggio e le mascherine dell'ossigeno. Che perdita di tempo, insomma. Tanto se dovesse succedermi qualcosa, cadrei in mare, andrei a nuoto da Robin e poi assieme ce ne andremo su un'isola deserta, magari a fare figli come conigli. Oddio ma che pensieri impuri! Per fortuna il signore qua accanto a me non è un chierico e non legge nella mente, altrimenti finirei all'inferno, altro che alle Maldive con il bello e tenebroso di Gotham! Ma che ci posso fare? Quell'uomo è come il Diavolo, mi tenta in continuazione, senza dovermi nemmeno toccare! Basta uno sguardo ( non ricambiato, ovviamente) e mi sciolgo come neve al sole. Se dovesse chiedermi di stabilirmi a New York da lui, magari in una villa settecentesca con tanto di spiritelli che ci infastidiscono alle tre del mattino,lo farei senza troppi ripensamenti. Oppure se dovesse dirmi: -Senti Ophelia, cara mia Ophelia, ho sentito tanto parlare di te, sei una delle giornaliste migliori, non ho mai letto degli articoli così interessanti in tutta la mia vita, prima d'ora, sei la stella più luminosa in questo mio cielo oscuro. Non vorresti seguirmi in una casetta piccola piccola, senza finestre né comodità?-  E io mica gli direi di no! Ci mancherebbe altro, mica so' scema. Per lui ucciderei anche il mio capo, e non scherzo.
L'aereo inizia a decollare, sento di star quasi per svenire da un momento all'altro. Non posso controllare il cellulare ( la mia ossessione, nei momenti di stress!)  così inizio ad aggrapparmi al sedile come se avessi paura di precipitare giù da un grattacielo. Per fortuna il signore non si accorge di niente, le hostess sono impegnate a chiacchierare e bere una tazza di caffè e io non posso far altro che fantasticare ad occhi chiusi. 
Caro mio Robin, ormai ci separano solo 24 ore.
Spalanco gli occhi e lo visualizzo, occhi verdi e abito nero, quasi funereo.
-Ti amo, mio dolce Pinguino-
Lo sussurro appena, mica so' scema che inizio a parlare a voce alta da sola come una matta, eppure qualcuno mi sente ugualmente. Un bambino di undici anni mi guarda mentre si copre il viso con una mano impiastricciata di ketchup. Sta mangiando un hot-dog più grande della sua faccia.
-Che hai da ridere?-
-La mamma dice che quelle come te sono matte, e mia mamma fa' la psicologa-
Mi siedo meglio, cercando di rimanere calma, sfodero il sorriso migliore che potessi mai elargire e gli dico:-  Mia mamma invece dice che quelli come te sono dei bambini molto maleducati, compresa tua mamma e forse tua nonna. Io quelle come me le chiamo innamorate-
Mi volto verso il finestrino, lo lascio ridere, dimentico le hostess che canticchiano qualcosa che non riesco a riconoscere, mi scordo dell'anziano che per fortuna non è un prete e poi sorrido, con il cuore che mi esce fuori dal petto.
-sono innamorata-
Rido contenta, divertita, impazzita, e improvvisamente New York mi sembra proprio dietro l'angolo.
Le nuvole si addensano, ma non ho paura del volo.

Dedico questa Fanfiction alla mia migliore amica, nonché sorella minore, nonché il mio cuoricino ♥
ok sono sempre molto tenera e incredibilmente dolce quando parlo di lei, ma non posso farci niente.
Mia prima FF su Robin Lord Taylor.  Lei adora quest'uomo, e io adoro lei. 
Ovvio che dovevo scriverci su qualcosa, no?

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Capitolo 2
*** Like a genie in a bottle ***


-Signorina, signorina, si svegli!-  
Robin è vicinissimo al mio viso, posso sentire il suo respiro sul mio collo, sta quasi sorridendo ne sono sicura. Vedo una rosa rossa che se ne sta sola sul letto, penso che sia per me. Che uomo romantico! Mi pizzicano gli occhi, sento le lacrime mentre cercano di farsi spazio, lentamente, quasi come succede nei film. La sua voce è dolce, ride come un ragazzino che finalmente è riuscito a portar fuori la ragazzetta dei suoi sogni... Dio, è bellissimo! Svengo, non ce la posso proprio fare, è più forte di me. Uno scossone improvviso mi fa quasi tremare, sto forse morendo? Un terremoto, un incidente, che cos'è? Poi ricordo il viaggio, l'aereo... Oddio, non è che per caso mi ritroverò nel bel mezzo dell'oceano circondata da un branco di squali martello?? Spalanco gli occhi, stavo solo sognando... e che sogno! Il respiro si fa regolare, mi giro a destra e vedo l'anziano mentre mi scuote, mentre cerca in tutti i modi di farmi tornare alla realtà. Ma chi vuole tornarci! Non capisco nemmeno dove mi trovo, ah si, Roma, la mia città, poi il viaggio a New York. Ok, Robin. Un sorrisetto malizioso inizia a sorgere sulle mie labbra, come un sole malvagio in una fredda mattina di Dicembre. Il mio amato non è poi così irraggiungibile. Cos'è che diceva Walt Disney? Se puoi sognarlo puoi farlo. Bene, caro Disney, sappi che sono assolutamente d'accordo con te. Ho il sedere addormentato, lo stomaco che brontola, un leggero capogiro e un mal di testa assurdo. Eppure mi sento dannatamente felice. Forse sarà colpa dell'amore? Oddio è pur sempre un amore platonico, ma non significa che non sia un amor vero, di quelli che ti tolgono il respiro. 
-Signorina, si sente bene? Vuole che chiami il pilota?-
Il pilota? E chi lo vuole vedere! Non ho bisogno di nessuno, voglio solo raggiungere il mio albergo e incontrare l'uomo dei miei sogni, della mia vita.
Prendo il telefono, anche se non cerco minimamente di accenderlo. Mi guardo intorno per assicurarmi di non aver lasciato niente sul sedile e poi abbozzo un mezzo sorriso.
-Lei è molto gentile, ma non deve preoccuparsi. Sa, sono solo molto stressata!  è un periodo un po' particolare, troppe emozioni assieme, tutte in una volta... anche se sono giovane, a volte è proprio difficile riuscire a gestire troppe cose assieme-
Mi guarda distrattamente, accartoccia il giornale e lo lascia sul sedile.
-Beh che fa, lo lascia lì?-
-Era solo uno stupido passatempo per non pensare alle cose che ho lasciato andando via da Roma-
Un colpo al cuore. Ma guarda che tenerezza! E io che pensavo si trattasse del classico anzianotto che pensa ventiquattro su ventiquattro alla formula 1, al calcio, alle macchine e non è capace di provare veri sentimenti. Mi fa' quasi tenerezza.
-Se non sono troppo indiscreta... si tratta di problemi di cuore?-
-Una ragazza saggia e fin troppo intelligente, sarai mica una di quelle giornaliste a cui non si può mai mentire?-
Mi lascia di sasso. 
-Ha proprio indovinato. Comunque se non se la sente di parlare, la capisco. Non vorrei sembrarle un'impicciona, e sopratutto stia tranquillo, non scriverò un articolo sulla sua vita privata, per fortuna mi interesso solo ai personaggi famosi, a meno che lei non sia un Robert De Niro che è sfuggito al resto del mondo!-
Ride di gusto e si appoggia al bastone.
-Non sono altro che un povero pensionato con il cuore spezzato. Mia moglie mi ha tradito con un ragazzino, sa, uno di quei toyboy che vanno tanto di moda al giorno d'oggi. Ci pensa? Cinquant'anni di matrimonio buttati al vento per un modello che ha il cervello più piccolo di una nocciolina-
-Oddio, mi dispiace da morire!-
Non so che dire, provo un'imbarazzo incredibile. Ok, sono una giornalista, ne sento di tutti i colori, scrivo articoli di ogni genere, ma quando si tratta della realtà, quando i protagonisti sono persone comuni, uomini e donne che si incontrano quotidianamente, al supermercato, sotto casa, in aereo, in treno... beh inizio a sentirmi piccola e indifesa, e capisco che il lavoro è ben diverso dalla vita di tutti i giorni.
-Non si dispiaccia, io ci ho messo una pietra sopra. Sto andando a New York dai miei figli. Anzi, dalle mie figlie, per la precisione. Marlene e Darline. Sono le mie piccole bambine di cinquant'anni-
Trema mentre ne parla. Il bastone oscilla lentamente e intanto senza nemmeno rendercene conto siamo scesi dall'aereo in un batter d'occhio. Che tenerezza e quanto amore! Magari avessi avuto io un nonno simile! L'avrei stretto a me come si fa da piccoli con il pupazzo del cuore, gli avrei detto che accanto a me non avrebbe mai dovuto temere la morte o la sofferenza, o la fine di un grande amore. Come saranno fortunati i nipoti!
Sospiro mentre il vento inizia a farmi lacrimare. Proprio adesso che mi ero ripromessa di non piangere!
Lui se ne accorge e scuote la testa con forza.
-Non pianga per me, ormai ciò che è andato non tornerà più. Pensi a lei, a quanto è bella e fortunata. Sa che cosa le dico? Che lei avrà proprio una vita fortunata! Glielo leggo negli occhi, ha quell'animo nobile e puro delle ragazze dolci e tristi... perennemente innamorate.-
Vedo che cerca qualcosa, inizia a frugare nelle enormi tasche della giacca a vento ( color militare) ed estrae un amuleto rosso. Molto, molto carino.
-E questo cos'è?-
-è un portafortuna, un semplice amuleto. Ma puoi chiamarlo anche con questo nome ' Il mio gioiello'  Me lo regalò mia moglie, che a sua volta lo ricevette in dono da una maga che credeva ciecamente nell'amore, conosceva tante di quelle pozioni, tanti di quegli intrugli, sai quelle cose particolari... oh scusa, posso darti del tu vero?-
-Ma si figuri, certo!-
-Bene, prendilo, ti porterà fortuna. Leggo nei tuoi occhi qualcosa di profondo... so che credi molto nei tuoi sogni, che non ti abbatti facilmente. Sei molto determinata, ragazza. Credi in te, in questo gioiello e riuscirai ad esaudire il tuo più grande desiderio. Ora mi devi scusare, ma il treno mi aspetta. Aereo, treno,  autobus, insomma... avrò anche ottant'anni ma non mi ferma proprio nessuno. Ancora buona fortuna, bella giornalista!-
Gira i tacchi e se ne va, con quel suo modo di camminare un po' strano, quasi fiabesco. Mi ricorda il Bianconiglio della favola di Alice nel paese delle meraviglie, e infatti poco dopo controlla l'orologio quasi fosse sempre in ritardo, anche se non è proprio identico a quello che indossava il coniglio. 
E mi ritrovo così, senza parole, immersa in questo vento impetuoso che mi scompiglia i capelli e l'anima. Mi ritrovo con la testa improvvisamente leggera e folle, mi ritrovo a stringere fra le mani un rubino che solo pochi attimi prima dormiva nelle tasche di un uomo che pensavo fosse un antipatico musone. 
è proprio vero quel che si dice, i viaggi ci insegnano a vivere e ad amare.
Penso alla statua della Libertà, penso alle strade affollate da milioni di persone, ai taxi gialli che  avanzano nonostante il caos assurdo della città, penso ai cuori delle persone che battono al'unisono quasi inseguendo il rintocco delle campane, penso alla donna che ha abbandonato un uomo meraviglioso per uno stupido ragazzotto e poi penso a me, al fatto che solo qualche ora fa non ero altro che una ragazza come tante altre e ora invece mi sento la persona più fortunata del mondo.
Sorrido al cielo e il sole mi bacia la fronte, come un padre amorevole.




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Capitolo 3
*** Sometimes... i hate boys ***


Morning Hotel. 

Un lussuoso albergo nei pressi di Central Park. Perfetto. La vista dovrebbe essere sublime, a meno che non mi capiti l'ennesima camera di merda ( come mi successe  dieci anni fa' quando incontrai Robert Carlyle, oddio meglio non pensarci!)
Cammino con la testa fra le nuvole, non sento le scarpe, non sento i miei piedi, non sento il peso dell'asfalto e a malapena ricordo di aver visto delle gomme da masticare spiaccicare a terra. Ciò che vedo è il profilo di Robin. Lo vedo mentre mi guarda incuriosito, mentre inizia a fare lo stupidotto e a ridacchiare di gusto. Quante volte l'ho sognato, quante volte ho immaginato di essere al suo fianco durante le riprese di Gotham! A volte mi sento proprio una bambina, ma che ci posso fare? Che domande potrei mai fargli? Improvvisamente mi rendo conto di non riuscire nemmeno a svolgere il lavoro che ormai faccio da tantissimi anni, sicuramente farò una figuraccia, non riuscirò nemmeno a tenere la penna in mano! E se dovesse prendere in mano la situazione e riuscisse a mettermi seriamente in imbarazzo? Che ne so, potrebbe iniziare a camminare come un  pinguino, oppure potrebbe chiedermi se ho mai visto la scena in cui imita un'oca. Onk Onk. 
Che stupida che sono! Mi vien da ridere davanti a tutta questa gente che cammina, fa jogging, si scambia tenere effusioni sulla panchina e pensa agli affaracci proprio. E io che faccio? Fantastico sull'uomo che dovrò intervistare fra meno di dieci ore. Non so se farà lo scemo, se rimarrà serio o se riderà tutto il tempo, ma di una cosa sono sicura, sarà bellissimo e incantevole. I suoi occhi verdi mi faranno perdere completamente la ragione. Se il mio capo sapesse che sto pensando a tutto fuorché al mio lavoro, mi stritolerebbe come un cobra, e vi assicuro che l'immagine di un serpente è la più adatta.
Entro nell'albergo lasciandomi avvolgere da uno stupido girotondo di vetro ( quanto detesto queste ridicole porte che riescono a trasformarti in una perfetta cretina) e mi lancio a capofitto nella hall dove vengo accolta da un intenso profumo di fiori. Una signora molto elegante, con una pelliccia e un cappellino bordeaux ottocentesco solleva con mani aggraziate una piccola tazzina da tè. Sorseggia la bevanda con fare nobile e molto tranquillo. Magari è una dama, una principessa o addirittura la prossima regina d'Inghilterra e io non ne so assolutamente nulla. Sicuramente sta aspettando suo marito, perché accanto a lei la sedia è vuota ma le tazzine sono due. Ripenso all'anziano del rubino e solo ora mi rendo conto di non avergli chiesto nemmeno il nome. Che stupida! Chissà ora dove si trova, chissà se ha pianto, chissà se sarà felice... è stato talmente gentile che mi sento quasi in debito con lui! Sollevo lo sguardo verso la reception e vedo un ragazzino di circa diciotto anni che mi sorride allegramente. Ha una giacca gessata e un cravattino nero annodato in mal modo, un po' come se si fosse svegliato tardi. Scommetto che avrò anche una macchia di marmellata sul ginocchia sinistro e il colletto della camicia sporco di dentifricio azzurro! Ma quanto sono stronza quando mi ci metto, eh! è inutile, non posso farci proprio niente, il nervosismo misto ad allegria smisurata mi rende folle e antipaticissima, molto più del solito intendo.
-Buongiorno e benvenuta al Morning Hotel. Cosa posso fare per lei?-
Sfodero un sorriso smagliante e schiarisco la voce, rendendola dolce ma allo stesso tempo accattivante. E che cavolo, d'altra parte devo fargli capire che so tutto della sua macchia di marmellata  ben nascosta dal bancone!
-Sono Ophelia Wilson Noir, nonché la ragazza che è stata eletta miglior giornalista dell'anno dalla rivista Gossip made in U.S.A, vorrei una camera, per favore. Ah, con camera intendo la migliore che avete, niente di troppo economico e niente di troppo polveroso... non vorrei starnutire tutta la notte-
Improvvisamente mi viene in mente il lontano 1994, quella notte di merda trascorsa a rigirarmi nel letto sapendo che alle cinque in punto la sveglia sarebbe suonata e nella hall mi avrebbe atteso ( con la faccia di uno che ne ha le palle piene) mister Carlyle. Che giornata assurda! 
Torno al presente, alla faccina pulita di questo ragazzotto tanto per bene ma che mi sa tanto di furbetto.
-Ah, la stavamo aspettando signorina Ophelia, è un piacere immenso averla qua con noi! Allora, vediamo... a questo punto potrei consigliarle la nostra suite, che in teoria è riservata alle coppie, specialmente nella loro luna di miele... sa, ci vuole la giusta intimità, la dolcezza, le candele...-
-Si si si ho capito. Prendo quella. Numero?-
Si gira per cercare la chiave e canticchia qualcosa che non riesco proprio a riconoscere. Forse musica classica, forse un vecchio valzer, chi lo sa! Io sto ancora pensando alla macchia di dentifricio che però sembra essersi improvvisamente e magicamente dissolta! Magia! 
-Ecco qua, è la numero 120-
Acchiappo al volo la chiave e saluto frettolosamente. Sto quasi per salire le scale quando improvvisamente il ragazzo mi chiama, sorridendo.
-Scusi signorina, lei è qua per intervistare Taylor, non è vero?-
Deglutisco e accenno un debole si, quasi impercettibile.
-Wow, che fortuna! è il mio attore preferito! Pensi che ho iniziato a seguire Gotham solo perché c'è lui, e poi si lo ammetto, sono un fan sfegatato di Batman, delle atmosfere gotiche, dark.. e poi... io mi chiamo Oswald-
Oddio, quasi cado dalle scale. Penso al rubino, lo cerco nella tasca del cappotto. Un tuffo al cuore improvviso, sento di averlo perso. Oddio, mi sarò caduto nel tombino, l'avrò ingoiato, mi sarò caduto nelle fogne e io non gli ho prestato la massima attenzione, che scema! 
Il ragazzo, Oswald, si accorge della mia paura, la avverte come un segugio e mi guarda spaventato. 
-Si sente bene?-
Questa è la seconda volta che qualcuno mi dice questa frase!
-S...si, è tutto ok. Un leggero capogiro ma niente di che, niente paura. Stress, emozione. Mi andrò bene una semplice camomilla non appena arriverò in camera.-
-Ok, se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiamare. Per lei questo e altro, signorina Noir. Come amo il suo cognome!-
Sorride e mi disgusta. A parte il suo nome, ovvio.
Salgo le scale di corsa, nonostante i piedi mi facciano un mal cane! 
Mancano solo sette ore, e poi Robin Lord Taylor non sarà un sogno che finalmente diventa realtà.
Le scale sembrano infinite, sbuffo e finalmente la porta della 120 mi appare magicamente.
Sospiro, infilo la chiave nella toppa e mi sento un'attrice mentre posizioni il cartellino con la scritta

DO NOT DISTURB.

Ci penso un attimo... vorrei tanto aggiungerci ' Unless Robin Lord Taylor Knock to my door'
ok sono proprio un'oca.
Onk, Onk, Onk.

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Capitolo 4
*** It's never too late ***


Ora di pranzo. Ma chi mangia? Oswald ha bussato più volte alla porta della mia camera, voleva assicurarsi che stessi bene e che la tappezzeria fosse all'altezza delle mie aspettative. Che cosa gli avrei potuto dire? Mi sento quasi in paradiso! Per questo ho lo stomaco chiuso... perché mi sento talmente felice, euforica, estasiata, che mi dimentico perfino di mangiare! Se dovessi intervistare ogni giorno Robin Taylor credo che perderei tre chili alla settimana, povera me! Diventerei trasparente! Comunque la suite è incredibile! La camera da letto ha degli enormi cuscini a forma di cuore, alle pareti ci sono tante stelline colorate, dei quadri che rappresentano delle scene romantiche ( il bacio di Romeo e Giulietta)  e nel bel mezzo della sala c'è una piccolissima scultura che ricorda moltissimo Amore e Psiche. Il bagno assomiglia a quello dei palazzi reali, i rubinetti sono dorati, le tende di un rosso vermiglio, è munito di una vasca idromassaggio enorme e di una doccia che spruzza getti d'acqua coloratissimi e vivavi. Veramente incredibile! Guardo la doccia, provo a far scendere un po' d'acqua ( cercando di non inzaccherarmi come una bambina di sei anni) e mi perdo completamente. A chi potrei rivolgere i miei pensieri più impuri se non a quel meraviglioso pinguino? Già me lo immagino mentre cerca di scappare dalle mie grinfie da strega maledetta, mentre con la giacca inzuppata d'acqua e sapone inizia a guardarmi in modo maldestro, un po' perchè vorrebbe sfuggirmi, un po' perché in realtà anche lui vorrebbe ciò che voglio io, un po' perché Oswald inizia a bussare alla porta e ci interrompe, quell'idiota con la marmellata sui pantaloni! Ma perché inizio a vagare con la mente in questo modo?! Insomma, un po' di contegno. Chiudo il rubinetto, mi asciugo le mani e mi do una sistematina guardandomi allo specchio. Dentro l'armadietto trovo una lacca ecologica, una spazzola con denti neri e rivestimento dorato e alcune cuffie per capelli. Guardo attentamente la mia immagine, come se stessi ammirando un quadro antico.
No sono proprio niente male, però. Capelli medio-lunghi tendenti al rosso, occhi grandi ed espressivi, collo non troppo da cigno ma nemmeno troppo da tacchino ( non cercherò affatto di imitarlo, specialmente di fronte al Lord) mani eleganti da ragazza che passa più tempo al pianoforte che non a fare shopping fino a tarda sera, braccia toniche e non troppo molleggianti, viso tondo ma non troppo, naso a posto, non a patata, non greco e non troppo lungo. Mento a posto... LABBRA! Ecco, arriviamo alle labbra. Carnose al punto giusto, un po' a forma di cuore. Io non uso mai i rossetti, a volte mi lascio andare con una tonalità rossa ma generalmente le lascio al naturale. Ma per quest'occasione credo proprio che opterò per un rosso/passione/amore mio vieni da me.  Ma quanto sono idiota, c'è proprio da ammetterlo eh! 
Voglio essere raggiante, bellissima  e incredibilmente seducente. Oddio, niente di volgare, ovvio, ma so già che indosserò qualcosa di particolare. Pantaloni, camicia nera con mille pizzi, stivaletti neri e poi cos'altro? Non saprei proprio. Sono così nervosa! I capelli! Li lascio sciolti oppure li raccolgo con un bel fermaglio bianco? E se li tingessi di un rosso più intenso? No no no, rossetto rosso, capelli rosso fuoco, guance rosse dall'emozione. Ci mancano solo i vigiili del fuoco e poi siamo a posto. Mi sto ridicolizzando! 
Prendo il telefono, c'è poco campo. Guardo l'orario. Le 16:30.
Chiudo gli occhi e respiro intensamente. Mi stendo sul letto con i cuscini a forma di cuore, ne prendo uno e lo stringo dolcemente. Penso al viso del Lord, penso al modo in cui cammina, lo vedo mentre si inchina e mi bacia deliziosamente la mano, lasciando che le sue labbra fluttuino nell'aria come piccole piume leggiadre. Mi cinge i fianchi con una delicatezza incredibile, e contemporaneamente inizia a baciarmi il collo con una passione tale che mi lascia senza fiato. Il cuore mi esplode nel petto, inizio ad agitarmi come se avessi la febbre a quaranta, ma non sto affatto delirando, sto assaporando un momento talmente intenso che non oso aprire gli occhi. Robin è dietro di me, ma non osa premere il suo corpo contro il mio, il suo tocco è talmente delicato che le sue mani assomigliano a quelle di un essere sovrannaturale. Un fantasma da amare tutta la notte. Il freddo mi avvolge come la notte, sento qualcosa di ghiacciato sul mio petto, poi apro gli occhi e stringo un ciondolo a forma di farfalla.
-è il mio regalo per te, Ophelia, vuoi accettarlo?-
è quasi un sussurro, ma il cuore mi salta via come una trottola. Rischio di impazzire. Lui mi fa girare, con una delicatezza incredibile, appoggia le sue morbide mani sulle punte delle mie spalle e mi fissa negli occhi, sorridendo.
Mi perdo completamente nel suo sguardo magnetico. Una calamita, un gatto malefico dall'animo nobile, un'emozione inenarrabile, un'ardore mi attanaglia il cuore, lasciandomi inerme e immobile.
-Si, lo accetto. Io, io penso proprio di amarti, sai?-
Lui ride e mi bacia dolcemente. E io non oppongo resistenza. Ha un sapore strano, dolciastro, sembra di succhiare una caramella al lampone, non so bene come spiegarlo, ma è quasi come una droga. Non voglio staccarmi da lui. Mi stringe dolcemente, come un koala, e io mi sento così piccola, così bambina, che quasi mi vien da piangere ma poi ricaccio indietro le lacrime prima che possano rovinare tutto. Lui se ne accorge e si ferma.
-Che c'è?-
-Niente, va tutto bene, forse va addirittura fin troppo bene. Sono io che son sbagliata, ho sempre paura di vivere le emozioni al massimo per timore che tutto possa svanire da un momento all'altro-
Mi bacia la fronte amorevolmente. Mi sento ghiacciata, come se avessi passato le ultime due ore in freezer. Mi guarda, aggiustandomi una ciocca di capelli che continua ripetutamente ad annapparmi la vista, e poi mi sorride, per niente arrabbiato. E allora capisco che mi ama.
-Mi ama!- Mi sveglio di soprassalto e l'unica cosa che sento è la voce di una cretina che grida come una pazza. Poi realizzo che la cretina in questione sono io.
-Era solo un sogno- Abbraccio forte il cuscino, che mi sembra per davvero un morbido gatto arancione, e ripenso a quella scena, ripenso all'intensità del momento, a quanto quel bacio sia sembrato così reale e incredibilmente sincero. Ho sentito che mi amava come nessun uomo mi ha mai amato in tutta la mia vita. Il tocco leggero delle sue labbra, la sua lingua vellutata che si insinuava nella mia bocca senza esasperarmi, le sue mani che si intrecciavano fra le mie, la collanina con il ciondolo a forma di farfalla. Un sogno stupendo. Sento che il rubino regalatomi dall'anziano signore sta producendo degli effetti positivi, sia sulla mia anima che nel mio cuore.  Mi alzo dal letto, tremendamente scossa dal quel sogno così realistico, e fisso il parquet per circa dieci minuti. Poi ripenso alla mia Roma, la città dell'amore, dei sogni, del Colosseo, la città in cui la maggior parte delle persone vorrebbero vivere. Ci penso e mi sembra di essere un'altra persona, mi sembra di non aver mai vissuto in quel piccolo loft che condividevo con mia sorella. Mi sento un'altra donna, mi sento diversa, come se avessi cambiato gran parte della mia anima. Mi sento talmente strana che ho addirittura paura a guardarmi allo specchio.
Infatti non lo faccio. In compenso inizio a gironzolare attorno al mini-bar, cerco qualcosa da bere ma poi decido di lasciar perdere i superalcolici e stupidaggini simili. Mi piazzo davanti alla finestra, scosto un pochino la tenda e mi perdo nella lussureggiante vegetazione del Central Park. Dei bambini stanno giocando a rincorrersi mentre le loro giovani mamme sfogliano dei giornali di moda, credo Vogue o Cosmoplitan. Un cane, molto simile allo Sharpei, si lancia all'inseguimento di un frisbee verde chiaro mentre un gatto bianco e nero va su tutte le furie perchè vorrebbe i suoi amati croccantini. Mi scappa una risata frettolosa e richiudo velocemente la tenda. Non riesco a rimanere calma, non riesco proprio a tranquillizzarmi. Non c'è niente che riesca a distrarmi, nemmeno tutte quelle persone che si divertono al parco. L'orologio appeso alla parete segna le 18:30. 
Mancano solo tre ore.
Tre, il numero perfetto. Sento che oggi morirò. No anzi, le questioni qua sono due. O muoio oppure farò delle figuracce stratosferiche, quindi perderò sicuramente il lavoro. Meglio disoccupata che senza Lord. Qualcuno bussa alla porta, vado ad aprire di malavoglia, sbuffano e strascicando i piedi indolenziti. Maledette decollète!
Apro e per la seconda volta nel giro di sole poche ore mi ritrovo il visetto asciutto di Oswald che mi osserva divertito
-Scusi il disturbo signorina, ma volevo avvisarla che il signor Taylor la attende giù nella hall. Ovviamente l'incontro sarà riservatissimo, niente fans nei paraggi, nessun pettegolezzo, niente vecchiette che cercano di ficcare il naso in cose che non proprio non le competono, insomma, niente impicci-
Non credo di riuscire a connettere il cervello. Non ora. Non mi sento assolutamente pronta. Mancavano tre ore. Ne sono sicura. Anzi, ne sono sicurisssssima. Non è possibile che in un albergo così tanto rinomato, l'orario sia sbagliato! è impossibile! E ora che cavolo faccio? Mica posso presentarmi così, in ciabatte ( marroni tra l'altro!)  senza un filo di trucco, con i capelli disordinati, con le occhiaie e con una fame tremenda. Mi sento quasi svenire.
-Ophelia, mi ha sentito?-
-Certo, certo, dannazione! Credevo di avere ancora tre ore di tempo, insomma! Come farò ad intervistarlo conciata così!-
Mi guarda disorientato e poi allarga le braccia come a dire:-Beh qual è il problema?
-Deve solo intervistarlo, non dovete andare a cena assieme! O sbaglio?-
Sorride divertito. Il ragazzetto ha una voglia incredibile di prendermi in giro, non c'è alcun dubbio. Ha capito quanto io tenga a quest'uomo, e allora vuole ridere di me. Ma non glielo permetterò, ah no! Nessuno si prende gioco di Ophelia! 
-Senti Oswald, apprezzo la tua incredibile gentilezza, i tuoi modi raffinati, la tua premura, ecc ecc, ma ora sarei molto felice se tu mi lasciassi sola con i miei pensieri. Sai, non è che mi capita tutti i giorni di intervistare un attore così acclamato!-
-Certo, certo. Devo ammettere però che non capisco il motivo di tanto nervosismo. Mah, voi donne siete proprio strane-
Mi mordo le labbra, sento che se non mi deciderò a mandarlo a quel paese ( la reception in questo caso)  nel giro di due secondi mi strapperò la lingua a morsi e affogherò nel mio stesso sangue. 
-Buona serata, Oswald. Scendo fra cinque minuti. Dica al signor Taylor di aspettare un attimo-
-Bene. Non stia troppo in pensiero, lei è una giornalista più che perfetta!-
Gli sbatto la porta in faccia, sento il cartellino DO NOT DISTURB tintinnare a destra e a sinistra, come un piccolissimo pendolo e mi accascio a terra, sfinita.
Sono esausta e ancora non l'ho nemmeno incontrato. Mi asciugo le prime lacrime della serata con le maniche della maglietta e respiro, cercando di darmi una controllata. Mi alzo, mi sistemo velocemente i capelli senza guardarmi allo specchio e poi chiudo gli occhi.
Troppe immagini si affollano nella mia mente, davvero troppe.
Fotografie di personaggi intervistati nel corso dei miei dieci anni di attività,  mia madre mente mi aiuta a spegnere la mia prima candelina, mio padre che mi abbraccia emozionato e felice il giorno della mia laurea in giornalismo, mia sorella mentre mi saluta con un fazzoletto bianco in mano ( manco stesse prendendo la nave, ma va beh, in famiglia tendiamo ad esagerare!) il mio capo ( un pomodoro pelato di circa 120 chili e altrettanti chili di antipatia) che mi grida contro un sacco di frasi disconnesse e senza senso, le mie colleghe che mi abbracciano commosse e le altre che mi squadrano dalla testa ai piedi con sguardo malefico e omicida. E  poi l'immagine più bella, più nitidia e più rassicurante di tutte: quella di Robin mentre mi accoglie a braccia aperte e si presenta con modi garbati e cortesi.
Apro gli occhi, dando una velocissima sbirciatina all'orologio. Le 18:50.
La fronte, già imperlata di sudore, ora è completamente fradicia. 
SONO IN FOTTUTISSIMO RITARDO

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Capitolo 5
*** And finally, you're here ***


Sto volando, sto danzando assieme all'aria che mi bacia le guance, sto volteggiando fra  le pareti di questa stanza che improvvisamente mi sembrano incredibilmente belle e colorate. Mi sento un tutt'uno con l'albergo, con la sua anima viva e antica. Mi sento viva e pazzamente bella. Vedo Oswald che sorride come sempre, lo vedo mentre mi prende per mano stringendomi il polso destro e facendomi quasi male. I suoi guanti morbidi mi riscaldano la pelle, che è incredibilmente gelida nonostante l'aria condizionata. Roma è solo un ricordo lontanissimo, così come il mio capo, le colleghe e tutta la mia famiglia. Ciò che conta, adesso, è il presente.
E il presente ha un nome nobile e meraviglioso: Robin.
Robin che mi da le spalle, sorseggia un drink analcolico alla frutta e da una sbirciatina ad un giornale di gossip e altre sciocchezze.
Guardo Oswald, che a sua volta mi guarda e mi strizza l'occhio. Crede in me, nonostante non mi conosca affatto. Se c'è una cosa che ho imparato in questi due giorni è che spesso gli sconosciuti ci comprendono meglio di chiunque altro, addirittura più di noi stessi. Frugo inconsciamente nelle tasche del mio cappotto ( infilato al volo) e stringo più forte che posso il magico rubino, rivolgendo un piccolo pensiero all'anziano signore. 
-Ti prego, fa' che funzioni- 
Avanzo lentamente, con passo da giaguaro. 
Oswald tossicchia gentilmente e Robin si volta verso di noi, sorridendo in modo raggiante.
Lo guardo, mi guarda, e in attimo perdo la cognizione del tempo. Non ricordo il mio nome, non ricordo il nome dell'albergo, non so che cos'ho mangiato tre giorni fa, non ricordo più Roma, niente di niente. Mi porge la mano destra, pallida e affusolata, e gliela stringo senza fare troppa pressione. Mi sorride continuamente. Ok, se non gli piacesse il mio modo di fare, non continuerebbe a sorridere come un ragazzino, no? Quindi posso stare tranquilla. Sospiro e mi lascio andare, sentendo le gambe leggere e tremanti.
-Nice to meet you...-
Sta aspettando che gli dica il mio nome. Sta aspettando. Oddio, non me lo ricordo! Ah si!
-Ehm, My name is Ophelia. Nice to meet you, i'm proud to can interview an amazing actor like you! I love your movies, your character on Gotham. Can we talk about it?-
Sto impazzendo, tremando. Non so nemmeno che cosa gli ho detto, ma credo di avergli detto qualcosa del tipo... Vorrei parlare con te della serie tv, adoro il tuo personaggio, ma che cavolo dico! Sto sbagliando tutto! Qualcuno chiami un'ambulanza!
-Ok. I'm ready!-
è pronto. io pure. beh allora spogliamoci, no?  
Non glielo dirò mai, mai mai.
Mi fa accomodare accanto a lui, versandomi un po' di spumante. Mi fa' bere, ma è pazzo??
- Parlare un poco ti italiano, io. Better, no?-
Sto per ridergli in faccia, ne sono più che certa. Mi imbarazza da morire. Non riesco a fissarlo per più di due secondi, non riesco a reggere il suo sguardo! I suoi occhi verdi mi fissano quasi ipnotizzati. Ha un viso meraviglioso, e chi se ne frega se tutte quelle oche delle mie colleghe mi prendono in giro perché amo un uomo con un naso assurdo! Tanto lo so che vorrebbero essere al mio posto, tzè. La sua pelle diafana mi fa impazzire. Ora che ci penso, è molto più magro di quanto non lo sia in tv, e anche molto più basso! Ma è talmente bello che potrebbe essere pure un tappo in sughero, chi se ne frega! 
Mi guarda e incrocia le mani, in attesa della mia risposta
-Ok. Let's talk in italian!-
Ridacchia divertito.
Mi mordo le labbra e mi ricordo di non aver messo il rossetto. Porcalamiseriaccia!
-Scusare me, io venuto troppo presto, forse sbagliato! Ma mio agente è stupido-
-Oh, don't worry baby, !-
Ma che cazzarola dico!! Baby?? Tesoro. 
Punto primo: posso parlargli in italiano e invece continuo ad insistere con l'inglese, complicandomi la vita.
Punto secondo: non posso prendermi tutta questa confidenza, diamine!
Lui ride. Quest'uomo ride sempre!
-Ok, ok, it's good. Beautiful-
Un attimo. Fermate il mondo, l'albergo, Oswald e tutta la hall. Con 'beautiful' intendeva che è tutto ok, oppure il 'beautiful' era per me? 
Non posso chiederglielo. Non oso proprio!
Prendo il taccuino, giro il primo foglio e giocherello con la penna a sfera.
-Ehm first question. What do you think about Italy? Ti piace Italia?-
Accavalla le gambe, sorride e si gratta il mento. Non reggo. Mi giro per un secondo verso Oswald che fa' finta di niente, rispondendo al telefono. Meglio, molto meglio. Odio arrossire davanti agli estranei. 
Rivolgo tutta la mia attenzione su Robin, che nel frattempo cerca di scacciare via una mosca fastidiosissima. Quanto è buffo! 
-Ehm, i love Italy, yeah-
Gesticola continuamente, mettendo in risalto tutta la sua bellezza e spontaneità. Wow, quest'uomo è mille volte meglio di Brad Pitt ( nel caso ci fossero ancora dei dubbi al riguardo)
-Italia, molte donne belle, wonderful-
Sorrido imbarazzata.
-Like you-
Mi fa l'occhiolino e poi ridacchia. 
Oddio che amore! Mi sto sciogliendo ma devo ricordarmi che sono qua esclusivamente come giornalista, non come corteggiatrice ( un po' tutte e due le cose dai)
Prendo appunti e intanto passo alla successiva domanda. Gli chiedo che cosa ne pensa del suo personaggio, gli chiedo se è stato difficile interpretare il Pinguino e se gli è piaciuto il look che ha dovuto adottare nella serie tv. Mi risponde senza troppi giri di parole, il look rispecchia il suo modo di fare, anche se ammette di aver cambiato spesso colore di capelli negli ultimi anni. E come potrei dimenticare le foto in cui era biondo?? Orrore assoluto! Molto meglio con i capelli nervo corvino!
Intano i minuti passano, le ore passano e fuori è già buio e io sono ancora qua, con il mio Robin, a chiacchierare come amici e non più come intervistatrice e attore. 
Forse abbiamo bevuto un po' troppo, forse abbiamo caldo, forse siamo stanchi. Forse lui ha viaggiato molto in questi giorni e quindi vorrebbe scrollarsi di dosso il peso delle giornate faticose, forse io sto impazzendo o sono soltanto incredibilmente felice per il successo che sto avendo in questi ultimi mesi. Forse sono follemente innamorata di quest'uomo e del materiale che mi ha preziosamente donato, forse è solo destino, ma tra tutti questi forse, e tra Oswald che è magicamente sparito come una lepre fra i cespugli, mi ritrovo nella mia suite, mi ritrovo con le mani sudaticce a girare un pomolo d'oro che per incanto ruota e si blocca, chiudendoci dentro e lasciando fuori il resto del mondo.
Lui ride, io rido. Io mi mordo le labbra, lui sorride e mi guarda con gli occhi lucidi di passione.
Mi sto incasinando, lo so fin troppo bene. Eppure non voglio tornare indietro, non voglio svegliarmi da questo sogno incredibilmente stupendo, non voglio che Oswald mi riporti giù nella hall, non voglio tornare a Roma... quel che voglio è proprio di fronte a me.
Un attimo e le sue mani mi circondano il corpo, le sue braccia leggere ma possenti mi stringono forte, un bacio casto e poi mi ritrovo improvvisamente sul letto. Si toglie frettolosamente la giacca nera, lasciando intravedere il gilet viola e la camicia bianca. Non oso muovermi, eppure vorrei aiutarlo. Lo guardo paralizzata, poi mi sfilo il cappotto stando bene attenta a non lasciar cadere per terra il rubino e lo fisso imbambolata. Si avvicina, inizia a baciarmi dolcemente il collo, inizio a non capire più niente e all'improvviso vedo la camera girare sottosopra. Capogiro da sbornia, capogiro da annientamento mentale e da estasi assicurata. Scende lentamente sul mio seno, poi mi guarda, cerca i miei occhi, come se volesse assicurarsi della mia volontà, non oserebbe mai andare oltre senza il mio consenso. Gli sorrido, permettendogli di infilare le mani in luoghi proibiti. Mi toglie la maglietta, la lancia in un angolo indefinito della camera e poi mi slaccia il reggiseno senza togliermi gli occhi di dosso. Sto morendo. Sto avvampando e non è certo colpa della menopausa! Ho solo ventiquattro anni! Mi accarezza tutta come se fossi di sua proprietà, e un po' lo sono per davvero. Lo stringo a me, come per proteggermi da quella passione che ormai sta prendendo il sopravvento, lo stringo forte e gli mordo l'orecchio sinistro, facendolo gemere. Le sue mani sul mio corpo, le mie gambe intrecciate alle sue, il suo respiro sul mio collo, i nostri cuori che battono assieme, scandendo il tempo come degli orologi impazziti ma in perfetta sincronia. 
-I love you, baby-
Lo dice tra un gemito e l'altro, tra un grido di piacere e fra le mani che si intrecciano come piccoli ramoscelli. Grido inarcando la schiena come una piccola gatta, e mentre raggiungo il culmine del piacere, glielo dico, prendendogli il viso fra le mani e assumendo una posizione assurda. Mi fanno male le gambe, sento le ginocchia tremare e i piedi quasi insensibili, lui ha delle goccioline di sudore ai lati della testa e sulle spalle, ed è bellissimo, mentre la luna filtra debolmente dalla finestra e gli bacia il viso pallido, rendendolo sempre più simile ad una statua greca.
-I love you too, darling-
Lo amo, cazzo. Lo amo da morire. Finalmente il mio desiderio si è avverato. 
Tin.
Un rumore, leggero ma inconfondibile, ci strappa da quel momento di serenità e dolce erotismo.
Il rubino è caduto dalla tasca del cappotto, andando a finire sotto al letto.
Mi vien da ridere e scuoto la testa, mentre lui si alza, dandomi un leggero bacio sulle spalle.
Si dirige verso la finestra, forse per fumare una sigaretta, forse perché vorrebbe regalarmi una stella, non lo so proprio, ma una cosa la so di sicuro: se veramente vuoi qualcosa, devi alzarti dal letto, prendere uno stupido aereo e andare a prendertela. 
Penso alla faccia che farebbe mia mamma se sapesse che ho trascorso le ore più belle di tutta la mia vita, penso al signore del rubino, spero che stia bene e che il karma abbia agito come di consueto. Spero che la felicità l'abbia baciato con la stessa dolcezza con cui Robin ha posato le sue labbra d'angelo sulle mie, spero che l'amore non risieda in un'unica notte fatata ma in una vita intera. Insomma, spero sempre per il meglio. 
Sento le lacrime farsi spazio in me, le sento mentre cercano di risalire dal profondo della mia anima, ma cerco di ricacciarle indietro, in ogni modo. 
Afferro le lenzuola di seta e mi avvicino lentamente a Robin. 
Ha lo sguardo perso tra le nuvole chiare, limpide come i suoi occhi. Lo guardo, gli stampo un leggero bacio sul collo e guardo nella sua stessa direzione.
-What about this night?-
-Tu, mia stella-
E mi bacia con passione. E capisco, e so per certo, che ci amiamo da morire.
Una stella cadente, poi un'altra. Eppure non è nemmeno la notte di San Lorenzo, e non ho nemmeno più desideri da esaudire.  Guardo il cielo, mi perdo in quel blu che assomiglia ad un mare in tempesta, ma non provo alcuna paura. Non temo il domani, non temo il futuro e nemmeno il destino. Non ho paura delle giornate che verranno, non ho paura del gossip e né dei mass media. Sento di voler passare tutta la vita con lui, e non lo dico da brilla ma da innamorata pazza.
Mi stringe con delicatezza, e mi lascio cullare, come una bambina.
Cos'è che diceva una volta il caro Oswald? 'La tua più grande passione si trasforma nella tua debolezza più grande'
E aveva ragione. 
Inerme, senza forze, mi lascio andare al suo abbraccio, con amore.



THE END ♥


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