Ragazzi interrotti

di Mave
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ospiti indesiderati ***
Capitolo 2: *** Buon viso a cattiva sorte ***
Capitolo 3: *** La curiosità è donna ***
Capitolo 4: *** Mors tua vita mea ***
Capitolo 5: *** Mea culpa ***
Capitolo 6: *** Confessioni ***
Capitolo 7: *** All'improvviso ***
Capitolo 8: *** Confidenze ***
Capitolo 9: *** La parte mancante ***
Capitolo 10: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Ospiti indesiderati ***


"Per la cronaca: la trovo una pessima idea!"

Ephram era stizzito. Non riusciva proprio a digerire la decisione del padre.

Aveva accettato che, dall'oggi al domani, si trasferissero dalla città alla montagna. Che rivoluzionasse la vita sua e di Delia.

Non faceva più commenti acidi su quella barba inguardabile.

Non aveva battuto ciglio quando da rinomato neurochirurgo aveva deciso di diventare un dottore dei poveri e campare di rendita.

Era riuscito addirittura a perdonargli sedici anni di ritardi e di assenza. Ma questo era davvero troppo!

"Ephram cerca di capire..."

Il dottor Brown sedeva al tavolo della cucina con le braccia conserte. Il figlio scostò una sedia e si sedette fronteggiandolo.

"Insomma ci sarà qualche altro buon samaritano ad Everwood disposto ad accoglierlo in casa sua..."

"Ephram stiamo parlando di una persona non di un pacco postale!"

"Lo so benissimo di chi stiamo parlando!"

"Sei abbastanza maturo per capire la mia decisione. Colin verrà a stare da noi finché gli Abbott non torneranno dalle loro vacanze o suo padre non uscirà dall'ospedale. Anche se la seconda opzione mi sembra difficile che si avveri presto."

Ephram aveva scosso la testa contrariato, poi aveva deciso di giocarsi un'altra carta.

"Ma Colin avrà bisogno di una presenza femminile. Figura di cui noi non disponiamo. Che ne so: Laynie, Edna, Nina..."

"Sua sorella è in un collegio femminile. Edna deve occuparsi di un marito infartuato e Nina deve pensare a liberarsi di uno gay."

"E a Delia ci hai pensato? La vita di quella bambina è stata sconvolta già così tante volte: insomma sarà disorientante per lei vedere un estraneo gironzolare per casa!"

Andy si alzò e raggiunse il figlio, poggiandogli le mani sulle spalle.

"Il tuo amore fraterno è ammirevole ma ne ho già parlato a Delia, le ho spiegato la situazione e lei non ha nulla in contrario!"

Ephram sbuffò. Aveva perso.

"Va bene allora. Colin verrà a stare da noi ma non aspettarti che lo accolga con un pacco di cioccolatini!"

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Capitolo 2
*** Buon viso a cattiva sorte ***


"Accomodati pure, Colin. Ti faccio strada!"

La voce del dottor Brown era gentile e ospitale ma non riusciva a mettere Colin completamente a proprio agio.

Seguiva il medico in silenzio: nella cucina dove, una volta, aveva studiato assieme ad Ephram, lungo lo stretto corridoio... ma appena l'arredamento del soggiorno gli si dispiegò innanzi agli occhi, si irrigidì.

Quella poltrona in pelle nera, un po' consunta, gli aveva fatto mancare l'aria risvegliando in lui tremendi ricordi.

Andy notò quel principio di panico e rallentò.

"Ti senti bene?"

La mente di Colin era tornata a quella sera, a quella sera di promesse e di richieste difficili. All'ultima volta che aveva oltrepassato la soglia di casa Brown.

"Sì, è stato solo un attimo!"

Si sforzò di sorridere ma il dottor Brown non ne fu del tutto rassicurato. Preferì, tuttavia, non insistere.

Il ragazzo cercò di tenere salda la presa sul suo borsone ma, nonostante le numerose ore di fisioterapia, aveva ancora poca forza nelle braccia così gli scivolò a terra.

"Lascia che questo lo porti io!"

Si prodigò Andy afferrando le cinghie del borsone senza dargli il tempo di ribattere.

Ancora una volta Colin abbozzò un sorriso di circostanze. Un sorriso che non raggiunse i suoi occhi stanchi e spenti.

"Dottor Brown...Grazie per quello che ha fatto per me e che continua a fare per me e per la mia famiglia!"

Era una situazione imbarazzante, logorante ed umiliante per certi versi e trovare le parole giuste non era mai semplice.

Andy Brown, che fino all'anno prima non aveva visto oltre il proprio naso e il proprio ego, si spinse fino a dargli una pacca incoraggiante sulla spalla.

Che si debba mantenere un certo distacco tra medico e paziente glielo avevano insegnato al corso di medicina ma, da quando era ad Everwood, tutti gli insegnamenti di vita che stava ricevendo trascendevano quelli che aveva appreso sui banchi di scuola.

"Non devi ringraziarmi di nulla, Colin, e non devi sentirti in soggezione con me. Se posso aiutare lo faccio più che volentieri. Quando abitavo a New York non era così...Lì c'era un ambiente più egoistico. Qui ad Everwood è come se tutti fossimo una grande famiglia e ogni componente fosse indispensabile. Anche se, a volte, la mancanza di privacy diventa un problema!"

Riuscì finalmente a strappare un sorriso vero a Colin.

"Vieni. Ti mostro la tua stanza!"


******** **********

Delia, come tutti i bambini, era incuriosita dalla novità e si mostrava particolarmente interessata a Colin quando, quella sera, se lo ritrovò di fianco per la cena.

Il Dottor Brown stava armeggiando con i cartoni della pizza tenendo l'orecchio teso per intervenire casomai le domande di Delia fossero diventate troppo scomode o imbarazzanti per il loro giovane ospite.

"Sei fortunato. Questa sera non ha cucinato papà!"

La bambina non si esimette dal criticare le scarse doti culinarie del genitore rompendo, inconsciamente, l'imbarazzo.

"Figlia ingrata. Tu ed Ephram dovreste farmi un monumento perché vi lascio mangiare pizza e gelato a volontà!"

"Brittany dice che troppi zuccheri fanno venire la carie ai denti e poi devi portarmi dal dentista..."

"Anche lui deve lavorare, saputella. Per punizione, questa sera, doppia razione di solletico!"

Il simpatico siparietto tra Delia e il Dottor faceva sentire estremamente fuori luogo Colin. Lui era l'intruso.

Stava sforzandosi per addentare una fetta di pizza, anche se aveva lo stomaco completamene chiuso, quando la porta d'ingresso cigolò.

Ephram fece il suo ingresso con la copia di un manga in mano.

"Alla buonora!"

Lo accolse sarcastico suo padre.

"Lo so che sono in ritardo ma in libreria c'era una fila pazzesca. Sembra assurdo che tutta Everwood abbia deciso di acculturarsi proprio oggi..."

Spiegò il ragazzo, spogliandosi del giubbotto per poi essere sopraffatto dal profumo della cena.

"Ancora pizza? Finiranno per radiarti dall'albo dei medici se scopriranno la dieta poco salutare con cui cresci i tuoi pargoli!"

Era una tipica serata di battibecchi in casa Brown finché Ephram non realizzò che non erano soltanto lui, Delia e il padre.

Destinò a Colin un'occhiata ambigua.

"Ciao!"

Mormorò il ragazzo con l'espressione di chi sarebbe voluto trovarsi in tutt'altro posto.

Seguirono momenti di tensione nei quali il Dottor Brown non risparmiò ad Ephram un'occhiata di avvertimento.

"Ciao!"

Rispose alla fine Ephram ,scostando la sedia per prendere posto vicino alla sorella e facendo trarre un sospiro di sollievo al padre.

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Capitolo 3
*** La curiosità è donna ***


Nonna Ruth avrebbe avuto sicuramente da ridire: stare ginocchioni sulla sedia, puntellando i gomiti sulla tavola non era certo una postura elegante per una signorina!

Ma né Ephram, né il Dottor Brown sembravano curarsi della scompostezza di Delia mentre la cena proseguiva, più che altro in silenzio.

"Il papà ha detto a Brittany che hai dormito per quattro mesi di seguito. Come hai fatto a mangiare se non ti svegliavi mai?"

La domanda congelò Colin che restò con la sua fetta di pizza sospesa a mezz'aria prima di lasciarla ricadere nel piatto. Due occhietti curiosi e quattro mortificati per quella domanda inopportuna lo fissarono.

"Delia!"

La richiamò flebilmente suo padre. Ephram si schiarì la voce.

"Beh vedi Delia...Quando una persona ha una grave malattia, come quella che ha avuto Colin, i dottori la nutrono con del cibo speciale!"

Era il modo più semplice per spiegare un qualcosa di incomprensibile anche a lui.

D'istinto si volse verso Colin e si sorprese nel vedere nell'antico rivale un cenno di gratitudine.

"Scommetto che in ospedale non avevano pizze buone come quelle del Mama Joy!"

La spiegazione spicciola di Ephram sembrava aver convinto Delia che ora si rivolgeva all'ospite con la semplicità dei suoi nove anni.

"Già!"

Era la prima battuta che, quella sera, Colin scambiava con un membro della famiglia Brown che non fosse Andy.

"Bene. Chi vuole un po' di gelato?"

Propose il Dottor Brown andando a recuperare le coppette dalla credenza, ignorando l'occhiata scettica del figlio.


***** **********

"Papà mi leggi la favola della buona notte?"

La voce assonnata di Delia giungeva ovattata nelle stanze del piano di sopra.

Colin raccolse le ginocchia al petto e ascoltò. Forse quando era bambino anche suo padre gli rimboccava le coperte e gli dava un bacio per aiutarlo ad addormentarsi.

Non lo ricordava. E, per un momento, rimpianse di non avere ricordi belli e dolci da associare a Jim e alla sua infanzia.

Un cigolio di porte, i passi del Dottor Brown lungo il corridoio, la voce di Ephram che lo metteva gentilmente alla porta per poi cavarsela con uno striminzito "Buona notte papà!"

Non si aspettava proprio che il Dottor Brown si affacciasse anche nella sua camera.

"Hai bisogno di qualcosa?"

Colin scosse la testa.

"Vuoi qualcosa che ti aiuti a dormire?"

"No grazie. Quella roba mi fa sentire come la prima settimana dopo che mi sono risvegliato dal coma."

Rinvangarlo e condividerlo era stato doloroso ma Andy sembrò capire. Fece un passo avanti.

"Mi dispiace se le domande di mia figlia ti hanno ricordato brutti episodi. Parlerò con lei ma sai come si dice: la curiosità è donna. Bambina nel nostro caso, il che è peggio!"

"Non si preoccupi Dottor Brown. Delia è una bambina simpatica e in gamba!"

Tutto sembrava chiarito.

"Allora ti lascio riposare. Se hai bisogno di me non esitare a chiamarmi!"

Il ragazzo esitò qualche secondo e poi si decise a fare quella domanda che lo stava martoriando da giorni.

"Dottor Brown? Mio padre potrebbe avere bisogno di cure più complicate, vero?"

Ephram che, attirato dalle voci, era uscito dalla sua stanza si fermò nel corridoio ad origliare involontariamente.

"Lo stanno curando i migliori epatologi. Non devi preoccuparti..."

Ma Colin non sembrò convinto di quella rassicurazione. Troppe erano le bugie ultimamente, anche se a fin di bene.

"La prego, almeno lei sia sincero. Mio padre ha bisogno di un trapianto di fegato, vero?"

Il silenzio del Dottor Brown valeva quanto un assenso.

Ephram trattenne il fiato finché la voce determinata di Colin lo pose in uno stato di suspense.

"Ho letto che si può essere donatori anche da vivi!"

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Capitolo 4
*** Mors tua vita mea ***


Ephram rigirò, svogliatamente, il pancake che stava cuocendo in padella. Non riusciva a togliersi dalla mente la conversazione che, la sera prima, aveva origliato.

Davvero Colin voleva tanto bene a suo padre da essere disposto a rischiare la sua vita? O era semplicemente disperato?

Sospirò ripensando alla risposta che il Dottor Brown aveva dato al ragazzo.

"Colin se la tua idea è ciò che penso io, toglitelo dalla testa!"

"Ma se fossi compatibile potrei...Potrei dare metà del mio fegato a mio padre!"

Era seguito un lungo silenzio.

" È fuori discussione! Già solo un'altra anestesia per te potrebbe essere pericolosa, figurarsi il resto. Senza contare che non ti sei ancora ripreso del tutto dal tuo ultimo intervento. Nessuna persona sana di mente ti lascerebbe mettere in atto un piano tanto folle, men che meno io che sono il tuo medico!"

Il tono di voce di Andy era stato sì sussiegoso ma, altresì, paterno e preoccupato. Poi si era addolcito.

"Ci prenderemo cura di tuo padre, Colin. Te lo prometto!"

E quando il Dottor Brown faceva delle promesse faceva di tutto per mantenerle, da un anno a questa parte. Ephram avrebbe potuto giurarlo.

"Vorrei essere svegliato tutte le mattine da questo delizioso profumino di abbrustolito che invade la nostra cucina!"

Andy era arrivato stiracchiandosi, senza rinunciare a quello sfottò. D'altronde i figli infierivano sempre sulle sue lacune di cuoco che decise di prendersi una piccola rivincita.

"Anche io vorrei svegliarmi una mattina e non vedere più quest'orribile barba da orso!"

"Ehi gli orsi non hanno la barba! Non te lo insegnano al corso di scienza?"

Si era difeso il dottor Brown massaggiandosi la peluria sul viso. Ephram si strinse nelle spalle chiarendo di voler interrompere lì quella futile discussione.

"Mmh, tipica colazione anglosassone questa mattina! A cosa dobbiamo l'onore?"

Chiese Andy spezzettando una frittella per assaggiarla.

"Era ancora troppo presto per uscire a comprare i pancakes al Mama Joy e non volevo rischiare di saltare la colazione casomai ti fossi messo tu ai fornelli. Inoltre non riuscivo a dormire..."

"Beh di solito quando soffri di notti insonni ti metti a suonare al pianoforte all'alba!"

Ephram lo guardò critico.

"Non volevo svegliare nessuno. Ti ricordo che la nostra casa è piuttosto affollata negli ultimi giorni..."

Non rinunciò a lanciargli quella stilettata.

"Allora cos'è che ti ha tenuto sveglio questa notte?"

Ephram esitò. Non sapeva se era una buona cosa raccontare al padre di quello che casualmente aveva ascoltato. Sicuramente Andy lo avrebbe rimproverato ma Ephram voleva sapere come stessero veramente le cose.

"Prima di tutto so di aver sbagliato..."

"Questa premessa mi fa già preoccupare!"

"Va bene papà: so quello che vuole fare Colin. So che tu vuoi impedirglielo. So che fai benissimo e so che non dovrebbero essere affari miei."

"Se sai tutte queste cose, allora qual è la domanda?"

Ephram spense i fornelli e si sedette su uno sgabello vicino al padre.

"Quando mi sono innamorato di Amy credevo che uno tra me e Colin fosse di troppo. Con lui fuori dai giochi, ecco, mi sembrava di avere più opportunità di conquistare il cuore di Amy."

"Mors tua vita mea?"

"No papà. Non ho mai voluto che Colin sparisse...Almeno non letteralmente e mi sono sentito una carogna quando, l'anno scorso, ho temporeggiato prima di chiederti di dargli un'occhiata mentre era ancora in coma. Ero così preso da Amy da dimenticare tutto il resto, da dimenticare che Colin è stato il primo amico che ho trovato ad Everwood. Quindi la mia domanda è questa: c'è qualcosa che posso fare per lui?"

Il dottor Brown faticava a capire la metamorfosi di sentimenti che, in una notte, era avvenuta in Ephram.

"Non credo alle mie orecchie. Solo ieri mi ribadivi la tua volontà di mantenere le distanze da Colin. Sei un ragazzo davvero maturo!"

"Sto rivalutando parecchie cose e so come si sente Colin in questo momento. Più o meno come mi sono sentito io dopo la morte della mamma. Sai cosa mi disse quando cercò di diventare mio amico? Che non voleva essermi amico per riconoscenza verso di te ma perché io e lui eravamo simili. Eravamo entrambi nuovi ad Everwood. E ora, ancora una volta, lui non sa dove andare, cosa dire o cosa fare..."

Andy aveva ascoltato senza intervenire.

"Non hai bisogno dei miei suggerimenti Ephram. Segui il tuo istinto! Ora mangiamo questi pancake: anche se un po' bruciacchiati hanno un ottimo aspetto!"


Padre e figlio stavano consumando la colazione già da buoni dieci minuti quando Colin ciabattò restando, in disparte, sul vano delle scale.

Accortosi di lui, Andy lo esortò a raggiungerli.

"Buon giorno Colin. Vieni e serviti pure: questa mattina abbiamo pancake fatti in casa dallo chef Ephram. Ci vuoi sopra un po' di sciroppo d'acero?"

Colin, impacciato, aveva obbedito e aveva lasciato che il Dottor Brown gli mettesse il piatto sotto il naso. Si vergognava però a dire di non ricordare assolutamente che sapore avessero così decise di tacere e di assaggiare.

"Hanno un aspetto invitante!"

Rivolse quel complimento ad Ephram temendo una sua reazione. Dapprima Ephram sembrò ignorarlo poi disse:

"Questa mattina devo fare un salto in biblioteca e uno alle piscine per quel divertente lavoro estivo alle piscine..."

Si rivolse al padre, calcando sull'aggettivo divertente.

Poi si rivolse a Colin.

"Ti andrebbe di accompagnarmi?"


******* ******

Per esaudire il desiderio della mia insostituibile D'Alessiana (ma io sono ben felice di non sbarazzarmi mai di te, cara^^) ecco un nuovo aggiornamento!

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Capitolo 5
*** Mea culpa ***


"Tienilo d'occhio. Fagli fare delle brevi soste, fallo riposare se ti accorgi che ha mal di testa o palesa altri segni di stanchezza. Dopo un intervento come il suo ci vuole più di un anno per rimettersi in sesto!"

Il cervello di Ephram aveva preso il largo già alla seconda raccomandazione del padre. Il Dottor Brown lo aveva preso in disparte per dettargli tutti quei consigli: se avesse saputo che fare meno di un kilometro di strada assieme a Colin fosse stato tanto complicato sicuramente avrebbe ritrattato la sua improvvisa cortesia.

"Te lo riporterò a casa intero, non dubitare!"

Aveva tagliato corto per poi tornare nell'atrio dove Colin era in attesa di lui.

Ora che entrambi i ragazzi erano in strada, camminando a debita distanza (uno su una parte del marciapiede e uno sull'altra), Ephram iniziava a pentirsi e a sperare di arrivare presto alle piscine anche perché il suo compagno di passeggiata non era poi tanto di compagnia.

Quando passarono davanti al nuovo locale dove stavano montando un'insegna che annunciava l'apertura di un nuovo ristorante, Ephram si sforzò di fare conversazione.

"Sembra che la signora Brenda voglia aprire un bar-ristorante e dare ai piatti del menù i nomi di famose celebrità di Hollywood. Già ce lo vedo Bright seduto ad un tavolo con una mega pizza rinominata Britney Spears a reclamare che gli venga servita da una bella cameriera bionda!"

Colin si fermò, stupito da quel fiume di parole con cui Ephram aveva deciso di tendergli una mano. Dal canto suo, il giovane Brown pensò di aver sbagliato tutto ma non ebbe il tempo per rimediare.

Quasi provvidenziale o lupus in fabula la figura grassoccia e chiacchierona della signora Brenda si affacciò sulla porta del locale con un insieme di inviti da distribuire per la serata inaugurale del suo ristorante.

"Oh ragazzi che bella sorpresa incontrarvi..."

Civettò.

"Ephram spero che tu e tuo padre sarete miei clienti!"

Che quella vecchia ipocondriaca pettegola avesse un debole per il Dottor Brown era risaputo. Ammirazione cresciuta a dismisura da quando il neurochirurgo si era vantato di aver curato Liz Taylor e da quando aveva salvato la vita di Colin Hart.

"Ci può contare, signora Brenda!"

E visto come andavano le cene in casa Brown quella non era una semplice risposta di cortesia. Quindi la ristoratrice in erba rivolse un'occhiata patetica a Colin.

"Naturalmente l'invito vale anche per te. Con tutto quello che sta passando la tua famiglia, è il minimo...Avrai le consumazioni gratis ogni volta che verrai nel mio ristorante!"

Ephram si accorse immediatamente di come quel gesto di superflua pietà avesse indignato Colin.

"Beh ora dobbiamo proprio andare signora Brenda. Mio padre sarà lieto di accettare il suo invito!"

E così dicendo si allontanò assieme a Colin abbastanza da essere fuori dal raggio visivo della ciarlona.

"Aspetta Ephram. Devo sedermi un attimo!"

Colin deviò strada e si lasciò cadere su una panchina premendo leggermente due dita sulle tempie.

"Vuoi che chiami mio padre?"

Chiese Ephram iniziando a sospettare che tutte le raccomandazioni del Dottor Brown non fossero poi tanto esagerate.

"No, non è niente che non possa gestire da solo. Ehm...Grazie per avermi tratto d'impiccio poco fa!"

Anche l'altro si sedette sulla panchina.

"Everwood ha un paesaggio pittoresco ma purtroppo ha anche degli abitanti impiccioni ed invadenti..."

"Non sopporto le loro occhiate di commiserazione. Ricordi quando lo scorso inverno avevo anche lo sconto Coma Boy sulle patatine?"

"Non deve essere affatto piacevole..."

"Diventare lo zimbello del paese? Affatto!"

Era la prima reazione di rabbia che Colin palesava da quando si era trasferito dai Brown e ad Ephram piacque. Era il segno che il ragazzo aveva ancora voglia di ribellarsi e non stava diventando apatico.

"Sai qual è la cosa peggiore? Che è tutta colpa mia. Il coma, la commiserazione della gente, la cirrosi di mio padre..."

"Non puoi addossarti la colpa perché tuo padre è in ospedale..."

"Andiamo Ephram, perché credi che mio padre abbia ripreso a bere, a passare le serate al bar? Perché tutto quello che stava accadendo a me era troppo da gestire per i miei genitori!"

In fondo Ephram lo capiva, capiva gli Hart ma non poteva giustificarli. Certo per loro era stato difficilissimo quell'ultimo anno...E allora Colin cosa avrebbe dovuto dire?

"Anche quando è morta mia madre mi sono sentito responsabile. Stava venendo al mio saggio di pianoforte quando ha avuto l'incidente. Mi sono chiesto mille volte: e se io quella sera non avessi suonato? Se non avessi insistito perché lei venisse? Si mi sono sentito tremendamente in colpa ma poi ho capito che le cose accadono e non possiamo far niente per fermarle o per cambiarle. Possiamo solo accettarle e sforzarci di capirle per quanto incomprensibili siano!"

Colin lo aveva ascoltato in silenzio.

"Dopo la morte di mia madre ho passato settimane intere in uno stato di indifferenza totale ma poi ho trovato la forza di reagire. Di farlo per lei, per renderla orgogliosa di me. Se davvero vuoi aiutare tuo padre a star meglio, Colin, forse dovresti provarci anche tu. Dovresti dimostragli che hai ancora voglia di vivere...Nonostante tutto."

Quella confidenza, quel parlargli a cuore aperto portò Colin a rivalutare Ephram Brown. Sorrise.

"Credo di averti sottovalutato Ephram. E di non averti dato l'occasione per conoscerci veramente!"

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Capitolo 6
*** Confessioni ***


Il dottor Brown stentava a credere ai propri occhi: Ephram e Colin erano rientrati chiacchierando come amici di vecchia data e, addirittura, il viso di Colin era rischiarato da un sorriso disteso.

Non sapeva cosa fosse successo in quell'ora in cui i due ragazzi erano stati in giro insieme ma stava iniziando a credere che l'aria di Everwood fosse miracolosa.

Decise tuttavia di non fare battute su quell'improvviso riavvicinamento così il pranzo a tre (Delia si era vista accordata il permesso di passare la giornata a giocare con Sam) era stato animato dai racconti di Ephram sul suo colloquio per il lavoro alle piscine.

"Sembra che il signor McAbee voglia persone qualificate anche per tenere le piscine pulite e per servire cocktail tropicali a bordo vasca!"

"Studiare fa bene al corpo e, soprattutto, alla mente!"

Osservò il dottor Brown attorcigliando i suoi spaghetti.

"Papà non ci vuole molto studio per prendere delle ordinazioni e togliere qualche insetto dall'acqua. Alla fine il signor McAbee ha offerto un lavoro anche a Colin..."

Il chiamato in causa sogghignò.

"Offerta pacchetto-pietà. Come con la signora Brenda, giusto Ephram?"

Andy guardò dubbioso suo figlio.

"Ah già! Prima che mi dimentichi: ecco gli inviti glamour per la serata inaugurale del suo nuovo ristornate. Naturalmente sarà felice di avere il dottor Brown tra i suo ospiti d'onore!"

Il ragazzo allungò i biglietti verso il padre.

"Ha usato anche carta riciclata su cui stamparli. Peccato, ci avrebbero fatto comodo per accendere il fuoco durante le tormente di neve dell'inverno!"

"Ephram!"

Il richiamo di Andy era, però, poco convinto a testimonianza che anche lui mal sopportava la signora Brenda.

Poi si accorse che la pietanza di Colin era quasi intatta.

"Ti senti bene?"

"Ehm si...Forse devo sdraiarmi un attimo!"

Sia Andy che Ephram lo guardarono preoccupati e il ragazzo si chiese se non fosse il caso di raccontare proprio tutto della mattinata al padre.

"Bene. Se preferisci puoi stenderti un momento sul divano...Io adesso devo andare a lavoro: oggi lo studio medico è aperto di pomeriggio!"

Dopo essersi sincerato che Colin non avesse nulla di serio, il dottor Brown recuperò la borsa da medico - che i suoi figli gli avevano regalato per l'anniversario di matrimonio l'inverno prima- e vi infilò dentro lo stetoscopio e tutti gli altri strumenti del mestiere.

"Per qualsiasi problema chiamatemi e io torno immediatamente a casa. Ephram per le cinque devi andare a prendere Delia: Nina ha il turno serale al Mama Joy. Buon pomeriggio ragazzi!"

"Buon lavoro dottor Brown!"

"Buon lavoro non retribuito, papà!"

Andy alzò gli occhi al cielo e replicando con un cortese grazie a Colin e con uno ironico a suo figlio uscì di casa.

Ephram sparecchiò e Colin gli stette dietro per rendersi utile, per aiutarlo almeno a lavare i piatti.

"Ti consiglio il divano se vuoi andare a schiacciare un pisolino. La poltrona è piuttosto scomoda!"

Colin posò il piatto che aveva tra le mani nel lavabo e si voltò verso il soggiorno di casa Brown.

"Sai odio profondamente quella poltrona!"

Ephram non si aspettava una confidenza simile.

"Beh sì l'ho detto a mio padre che l'arredamento è piuttosto retrò in questa casa. Inoltre la pelle di quei divani è tutta consunta..."

"Sei davvero caro Ephram a cercare di mettermi a mio agio. Lo sai perché la odio, vero?"

Ephram finì di passare lo strofinaccio sugli utensili da cucina ormai puliti e si fece serio.

"Lo immagino. È per l'ultima volta che sei stato qui, intendo prima..."

"Sì prima del mio intervento. Mi sono seduto proprio su quella poltrona mentre parlavo con tuo padre..."

"Oh..."

Per un po' Ephram non seppe cosa aggiungere ma alla fine decise che c'era una cosa che voleva sapere e la chiese a Colin.

"Quella sera non ci siamo lasciati nel migliore dei modi. Tu mi dicesti una frase sibillina: so esattamente come ti senti. Non ho mai capito a cosa alludessi!"

"Forse percepivo il tuo imbarazzo perché era anche il mio in quel momento. Avevo tante cose che mi frullavano in testa quella sera...Non lo so davvero, Ephram!"

"Beh forse è una mia fantasia ma ho avuto come l'impressione che, a modo tuo, volessi dirmi che le cose tra noi due erano apposto. Che le nostre incomprensioni erano acqua passata..."

"Senza offesa Ephram ma in quel momento avevo pensieri molto più...diciamo personali, che mi tormentavano."

"Certo, certo. Ad ogni modo mi sarebbe dispiaciuto se tra me e te non ci sarebbero più potute essere spiegazioni."

Colin si morse il labbro e poi sorrise anche se Ephram aveva l'impressione che avesse gli occhi lucidi.

"In ogni caso, se mi fosse successo qualcosa, so che Amy non sarebbe rimasta sola!"

A quell'allusione, Ephram trasalì.

"Cosa?"

"Tu ti saresti preso cura di lei, l'avresti aiutata a superare tutto. E questa certezza mi rendeva un po' più sereno."

Non gli andava di parlare di Amy, di creare nuove crepe in quell'amicizia che stava rinascendo ma che, ancora, era così fragile.

"Sarai tu a prenderti cura di Amy!"

Tagliò corto l'innamorato deluso, sistemando le stoviglie nello scolapiatti.

"E con questo abbiamo finito. Ti da fastidio se mi esercito un po' al pianoforte mentre tu ti stendi un po'?"

Colin scosse la testa e sorrise.

"Affatto. Un po' di compagnia e di musica mi faranno piacere e credo che potrei anche apprezzare quel divano!"

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Capitolo 7
*** All'improvviso ***


"Uffa Ephram così diventerò sorda! Non sento niente. Posso alzare il volume?"

Delia, stesa a pancia in giù sul tappeto davanti al grande televisore della cucina (violando la distanza minima imposta da suo padre) protestò per il silenzio imposto da Ephram.

"No piccola. Sai come dice papà? L'ospite è sacro e, in questo momento, il nostro ospite sta dormendo!"

Tagliò corto il ragazzo per poi allontanare i libri sui quali stava fingendo di studiare (nel qual caso al padre fosse saltato in mente di tornare a casa in anticipo) e recuperò il suo manga riprendendone la lettura.

Delia gli destinò un'espressione corrucciata. Non era mica scema: da quando in qua suo fratello aveva tutti questi riguardi per Colin Hart?

"Ma se ha dormito per quattro mesi ha ancora sonno?"

Chiese la piccola Brown sentendosi defraudata della sua ora di visione dei cartoni animati. Ephram richiuse il fumetto con un colpo deciso e la guardò severo.

"Delia non si scherza su certe cose. Guarda i cartoni con i sottotitoli, vai a guardarli da Nina assieme a Sam oppure..."

Alzò gli occhi al cielo perché gli costava molto dirlo e fare quella concessione.

"Puoi andare a guardare la tv in camera mia!"

Incredula, Delia saltò su come un grillo e corse ad abbracciare Ephram.

"Figo! Grazie fratellone!"

Senza perdere tempo e senza volersi perdere ulteriori minuti del suo cartone preferito, salì svelta per le scale.

Ephram rise per i vocaboli che sua sorella aveva iniziato ad usare, sempre più spesso, e dei quali probabilmente non conosceva nemmeno il significato.

Avrebbe dovuto avvertire suo padre perché facesse un discorsetto alla piccola...

Ma quando il dottor Brown rincasò, aveva l'aria di chi è poco propenso a parlare e un'espressione tesa che annunciava novità forse non belle.

"Che espressione allegra che hai! Lo so che, certamente, il mio tentativo di preparare l'arrosto non ti farà fare i salti di gioia ma aspetta di sentire cos'ha combinato oggi Delia a scuola..."

"Dopo Ephram, me lo racconterai dopo..."

"Ma cosa ti è successo? La signora Brenda ci ha provato spudoratamente con te oppure...oh no hai parlato con la mia insegnante?"

Andy scosse la testa, sembrava avere una certa fretta.

"Colin è di là?"

"Si, si è addormentato un paio di ore fa. Vuoi che lo chiami? Ma è successo qualcosa al signor Hart?"

"Chiama Colin!"

Disse Andy ma il ragazzo era già in piedi sulla soglia.

"Ho ricevuto una telefonata da Denver...Hanno trovato un fegato compatibile per tuo padre! Lo stanno operando!"

"Voglio andare da lui!"

Colin aveva un tono fermo e deciso. Una richiesta alla quale non si poteva dire di no

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Capitolo 8
*** Confidenze ***


Era la prima sera di vero freddo ad Everwood ma quando il dottor Brown era uscito per andare a far scorta nella legnaia aveva deciso di fare una sosta sotto il porticato e si era seduto sul dondolo.

Erano successe davvero tante cose da quando si era trasferito con i figli in quell'angolo pittoresco del Colorado e gli sembrava la serata adatta per fermarsi a riflettere. I ragazzi e Delia erano a letto e lui aveva bisogno di restarsene un po' da solo con i suoi pensieri.

Si sedette sul sedile di legno mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a cadere.

"Questo tempo pazzo ci prende solo in giro. La settimana prossima ci sarà il disgelo e avremo, di nuovo, l'estate."

Il flusso di pensieri di Andy fu interrotto da quella voce. Avvolta in un caldo plaid, Nina stava davanti a lui.

"Posso sedermi un po' qui con te o il grande dottor Brown preferisce restarsene solo, soletto questa sera?"

Andy sorrise e le fece cenno di accomodarsi.

"Vieni pure, Nina. Ho davvero bisogno di un'amica con cui condividere la serata. Dov'è Sam?"

"Finalmente l'ho messo a letto. Sai questa è l'unica ora della giornata in cui noi genitori possiamo concederci una piccola vacanza!"

"A chi lo dici. Da quando faccio il padre sul serio ho capito quanto è difficile stare dietro ai figli."

Confidò Andy con un sorriso tirato. Nina si strofinò le mani una contro l'altra cercando di riscaldarsi.

"Ephram, Delia e ora anche Colin: non deve essere affatto semplice capire le diverse esigenze di tre ragazzi. E te lo dice la mamma di un bambino superattivo. Ma, a quanto pare, te la stai cavando egregiamente Andy!"

Il dottor Brown si strinse nelle spalle. Lui ce la stava mettendo tutta ma aveva sempre paura di sbagliare, di commettere qualche errore che avrebbe rovinato di nuovo tutto. Soprattutto con Ephram.

"Sai qual è la cosa buffa? Fino all'anno scorso io non lo sapevo fare il padre, lasciavo che si occupasse di tutto Julia. Una volta mia moglie mi disse che ero così preso da me stesso, dal mio lavoro, da dimenticarmi come la vita passi in fretta. Mi rimproverò perché mi stavo perdendo tutti i momenti importanti della mia famiglia e non me ne accorgevo. Una volta, stavamo festeggiando un compleanno, arrivai tardi al ristorante e né Julia, né Ephram me lo perdonarono. A volte penso che soltanto una tragedia possa aprirti gli occhi, Andy. E ho paura a chiedermi cosa ci voglia per cambiarti...La ricordo benissimo quella frase di Julia. Quasi che sapesse che, solo se lei non ci sarebbe stata più, io mi sarei sforzato per essere un uomo migliore."

Nina aveva ascoltato in silenzio, poi di slancio aveva preso la mano di Andy e lo aveva guardato negli occhi.

"Stavi pensando a lei, a Julia quando sono arrivata?"

Era inutile mentire a Nina, così il dottore fece un cenno affermativo con la testa.

"Pensavo a lei, a tutti i bei momenti trascorsi a New York ma anche a tutte le persone eccezionali che ho incontrato e a tutte le cose che mi sono accadute da quando sono ad Everwood."

"Una vicina di casa con un marito gay, un ragazzo in coma da salvare e tante altre storie difficili...Penserai di essere finito nella vallata degli sfigati!"

Suo malgrado Andy si abbandonò ad una risata.

"Non lo penso affatto, Nina. E poi Carl è un'idiota a farsi scappare una donna come te."

Nina arrossì, ritrasse la mano e guardò altrove.

"Come sta il signor Hart?"

Cambiò discorso, schiarendosi la voce.

"Il trapianto è andato bene. Ora dobbiamo attendere e sperare che non ci sia nessun caso di rigetto. A dire la verità sono un po' preoccupato per Colin: la situazione di suo padre sta mettendo a dura prova i suoi fragile nervi eppure, ieri, è voluto andare in ospedale e restarci per tutto il tempo dell'operazione. Quando gli ho proposto di venire a stare da me speravo che la vicinanza di Ephram, avere qualche coetaneo con cui confrontarsi, lo avrebbe aiutato ma non so se sia il caso di mandarlo a stare dagli Abbott. Domani Harold torna dalle sue vacanze."

Nina si sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio e poi si mise in piedi.

"Sempre a preoccuparti per gli altri, eh Andy? Credo che dovresti chiedere al ragazzo cosa vuole fare, per il momento, visto che tutti dormono, che ne dici se per una volta sono io a prendermi cura di te? Ti offro una bollente cioccolata con una montagna di panna sopra, che ne dici?"

"Se mi tenti così, come posso rifiutare?"

Sorrise Andy avviandosi con lei verso casa Feeney.


Era presto, molto presto (forse appena l'alba) quando il Dottor Brown fu svegliato da un bussare insistente alla porta della sua camera.

Senza aspettare risposta, Ephram si precipitò dentro.

"Che c'è hai gli incubi e vuoi venire a dormire nel lettone con me?"

Lo prese in giro per quell'improvvisata del tutto inaspettata suo padre, tra uno sbadiglio e l'altro.

Ephram però non aveva nessuna voglia di scherzare.

"Si tratta di Colin. Non è nella sua stanza!"

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Capitolo 9
*** La parte mancante ***


Ephram era rimasto lucido mentre suo padre si stava facendo prendere dal panico: Colin era sotto la sua responsabilità e non poteva permettere che gli accadesse qualcosa. Non se lo sarebbe mai perdonato.

In meno di un minuto era già davanti al telefono, ma prima che sollevasse la cornetta Ephram lo aveva fermato. Era inutile denunciare la scomparsa, allertata la polizia, senza prima fare un tentativo di rintracciare Colin.

"Papà, prima di giocare a Vanishing fammi provare a cercare Colin. Forse so dov'è andato!"

Disse con voce tranquilla che calmò, a sua volta, anche il dottor Brown.

"Ne sei sicuro? Perché abbiamo lasciato forse più di venti chiamate al suo cellulare e non abbiamo avuto risposta!"

"Ti ricordi l'anno scorso quando siamo arrivati qui? Quando non volevo assolutamente restare ad Everwood e avrei fatto un biglietto aereo seduta stante per tornarmene a New York?"

Il dottor Brown annuiva automaticamente ripensando all'inferno che gli aveva fatto passare, al terrore di poter perdere suo figlio e al maledetto orgoglio che gli aveva impedito di dirglielo apertamente.

"Credi che Colin sia partito per New York?"

Ephram lo fissò sconcertato: poteva essere anche un genio della medicina ma, in quanto a prontezza d'intuito, suo padre aveva qualche pecca!

"No papà, non è il Fuggitivo. Colin è tornato a casa!"


La porta esterna della casa degli Hart era socchiusa, così ad Ephram fu facile entrare. Colin era seduto sul divano a guardare vecchi video di famiglia.

Sembrava assorto, perso in un mondo tutto suo, così Ephram si sedette accanto a lui senza dire niente.

"Ho visto queste videocassette decine e decine di volte. Me le portavano in ospedale, mi imponevano di rivederle quando sono tornato a casa, nella speranza che ricordassi. Io le odiavo. Rivedevo quel ragazzo con le mie sembianze ma che non ero io. Vedevo momenti di una famiglia che non ricordavo, che non conoscevo...Adesso, invece, sono il bene più prezioso che ho!"

"Lo so. Anche io non facevo che guardare e riguardare le foto di mia madre nelle settimane successive alla sua morte e notavo una fossetta sul mento, il suo modo di truccarsi...Particolari ai quali non ho mai fatto caso quando lei era in vita!"

Colin spense il televisore e si rivolse all'amico con uno sguardo schietto che pretendeva una risposta sincera alla domanda che stava per porgli.

"Come sarà quando lui...Sì, quando se ne sarà andato?"

Ephram avrebbe voluto rispondere che suo padre se la sarebbe cavata. Che non doveva nemmeno prendere in considerazione un'ipotesi simile.

Ma aveva sperimentato sulla sua pelle come la vita possa cambiare in un secondo, come le persone che più amiamo possano lasciarci all'improvviso.

"Sarà come perdere una parte di te. Un braccio ad esempio. I primi tempi ti concentri su quell'arto mancante e ti sembra che la tua vita non avrà più senso da allora in poi. Piano, piano però inizi a guardare il braccio che ancora hai, inizi ad usarlo ed impari a fare con quello le cose che prima facevi con l'altro braccio. Il che è un bene altrimenti resteresti per tutta la vita a piangere quello che non c'è più!"

Colin sorrise mestamente, poi si poggiò contro lo schienale della poltrona.

"Non ho avuto il mio braccio per mesi, Ephram. Quando mi sono risvegliato mi chiedevo perché non potevo muoverlo ma poi, poi me la sono cavata. Ho perso i miei ricordi. Ma come si fa a sopravvivere senza un pezzo del proprio cuore?"

Inaspettatamente Ephram allungò la sua mano verso quella di Colin in una stretta forte e tenace.

"Ci si riesce Colin. Per quando dannatamente ingiusto e sbagliato sia, ci si riesce!"

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Capitolo 10
*** Fine ***


Ephram ricordava nitidamente come, quando era morta sua madre, niente e nessuno erano riusciti a consolarlo: non le parole di speranza del rabbino, non l'abbraccio scricchiolante di nonno Jacob, non la cioccolata fumante di nonna Ruth.

C'era la neve quel giorno d'inverno a New York e le pedate dei concelebranti e dei presenti al funerale di Julia erano rimaste impresse sulla soffice coltre gelata come orme indelebili. Incancellabili come quel vuoto profondo che aveva devastato il cuore di Ephram.

Quelle sensazioni di ineluttabilità si erano riaffacciate, prepotenti, nell'animo del giovane in quell'anomalo pomeriggio di caldo ad Everwood.

Era un giorno di sole e d'estate, un giorno mesto in cui anche il cinguettio dei passerotti giungeva attutito, quasi sommesso.

Jim Hart non ce l'aveva fatta. Il suo corpo aveva rigettato il fegato nuovo e, dopo ore di agonia, si era spento tra le braccia di sua moglie.


La preoccupazione di Ephram era tutta per Colin mentre la cerimonia funebre procedeva con il rito dell'inumazione.

Il ragazzo sedeva tra Sharon e Laynie, assente, mentre Amy e Bright stavano un passo indietro come a voler vegliare sul dolore del loro amico.

I gesti di Colin erano stati artefatti e meccanici: si era alzato dopo di sua sorella e aveva lasciato cadere sulla terra umida e smossa la sua rosa. L'ultimo gesto d'amore per il suo papà.

Lui, Sharon e Laynie avevano dimostrato una forza straordinaria nell'accettare le condoglianze, nel ringraziare l'intera comunità che gli si era stretta attorno nel giorno più brutto.

Colin, in realtà, non aveva registrato nessuna occhiata o nessuna pacca di conforto. Sembrava distante anni luce tanto che il dottor Brown gli aveva posato addosso i suoi occhi preoccupati più di una volta, imponendosi di intervenire solo se la situazione fosse precipitata.

Sharon era devastata e Laynie soggiogata dai sensi di colpa perciò nessuna delle due, a cerimonia conclusa, aveva avuto il nerbo di insistere perché Colin si allontanasse assieme a loro.

Anche i tentativi degli Abbott di allontanarlo da lì, l'insistenza di Rose di tentarlo con qualcosa di buono da mettere sotto i denti, la proposta più sobria di Harold e la perseveranza di Amy e Bright avevano funzionato.

Colin non si era mosso di un centimetro e, alla fine, tutti si erano arresi e lo avevano lasciato sfogare la pena a modo suo.


Ephram era rimasto ad osservare l'amico da lontano. Colin era rimasto seduto sulla tomba di suo padre, mentre gli ultimi astanti si defilavano, mentre quel posto lugubre si svuotava e scendeva il tramonto, mentre il silenzio si faceva più intenso e annichilente.

Quando, finalmente, Ephram era uscito allo scoperto e si era rivelato, Colin non ne era sembrato infastidito.

Il giovane Brown era scivolato sull'erba intrisa della rugiada della sera, accanto a Colin, e aveva atteso che fosse lui a parlare.

"Non riesco a credere che sia successo per davvero. Ho vissuto giorni angosciosi ad immaginarmi questa eventualità e, adesso, mi sembra di viverlo dal di fuori, come uno spettatore esterno."

Aveva confidato Colin, con voce sincopata.

"Sai qual è la cosa più tremenda, Ephram? Che in un certo senso mi sento sollevato: la fine è una soluzione definitiva e, forse è meglio dell'incertezza. Devo essere una persona spregevole per pensare queste cose..."

Ephram lo capiva. Colin aveva vissuto per così tanto tempo nella precarietà che, per quanto dolorosa e insensata fosse, finalmente aveva una certezza.

Inoltre la fine di Jim Hart, così lenta e agonizzante, era stata quasi attesa. Gli Hart avevano avuto il tempo per metabolizzarla.

La fine di Julia, così improvvisa e sconvolgente, era stata al contrario destabilizzante.

"No Colin, non sei da disprezzare. Hai sofferto per così tanto tempo che non ce la facevi più a vedere tuo padre a combattere in quel letto d'ospedale. Stai provando a lasciarlo andare e questo è molto coraggioso!"

Colin, però, si sentiva lacerato. Si era passato una mano sugli occhi asciutti e aveva sentito, distintamente, qualcosa rompersi in lui per sempre.

"Adesso vorrei solo piangere, Ephram!"

Si era lasciato andare, esplodendo in singhiozzi angosciosi, seppellendo la testa tra le braccia del suo nuovo, insostituibile, amico.

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