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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Shattered Illusions *** Capitolo 2: *** Beloved Enemies *** Capitolo 3: *** Variations of a Theme *** Capitolo 4: *** Someone To Watch Over Me *** Capitolo 5: *** The Dungeon Dweller *** Capitolo 6: *** Beyond the Realm of Reason *** Capitolo 7: *** In Diagon Alley *** Capitolo 8: *** Revelation and Concealment *** Capitolo 9: *** Denial, Thy Name is Harry *** Capitolo 10: *** Blackmail on the Hogwarts Express *** Capitolo 11: *** Midnight, Moonlight, and the Mirror *** Capitolo 12: *** The Blinders Come Off *** Capitolo 13: *** Repercussions and Happy Conclusions ***
Ho
letto questa storia è l’ho trovata incredibilmente romantica (specie dal quarto
capitolo in poi, è sconsigliata ai diabetici!)… così ho scritto qualche mail
all’autrice, che è stata gentilissima, è così eccovela qui!
Spero
che piaccia anche a voi come è piaciuta a me, i primi due capitoli sono il
resoconto degli anni precedenti dai due diversi punti di vita…
Ho
tenuto il commento alla storia che aveva fatto l’autrice… anche perché è quello
che mi ha attirato a leggerla!
Buona
lettura!
Nota del 07/07/2005: Visto che questa è stata la
mia prima traduzione, ho deciso di rivederla un po’ per correggere gli errori.
Per di più, l’autrice stessa ha cambiato alcune cose nell’originale. Quindi se
avete già letto la storia e trovate delle differenze, sono dovute ad una di
queste due cose.Lo farò capitolo per
capitolo, quindi ci vorrà un po’ di tempo. Naturalmente, non posso cambiare i
commenti, quindi se trovate incongruenze (ad esempio io che chiedo che vuol
dire qualcosa…) perdonatemi!
Titolo: Then He Opened His Mouth (Poi aprì la
bocca)
Draco Malfoy era il mio destino. Me ne resi conto fin dal
primo momento in cui posai gli occhi su di lui nel negozio di abiti di Madama
McClan. Aveva una presenza imponente, e improvvisamente mi sentii a disagio
mentre mi squadrava dall’alto in basso da sopra al suo naso aristocratico. E
perché non avrebbe dovuto? Me ne stavo là, con i vestiti di seconda mano di
Dudley che pendevano flosci sul mio corpo ossuto, ero il genere di ragazzo a
cui non avrebbe mai lanciato una seconda occhiata. Ecco perché fui
assolutamente spiazzato quando si avvicinò davvero, con una luce maliziosa
negli occhi. Mi scoprii ad ammirare segretamente questo ragazzo a cui i vestiti
calzavano alla perfezione, che parlava di soldi e di genitori che si occupavano
di lui. Era tutto ciò che io non ero, e tutto ciò che avrei voluto essere.
Poi aprì la bocca.
A proposito di illusioni in frantumi. Il bel ragazzo biondo
che prometteva tanto alla mia immaginazione adolescenziale affamata d’affetto,
risultò essere cattivo quanto mio cugino Dudley, se non peggio. Non era
soltanto maledettamente viziato, sembrava anche prepotente, pronto a sparare
giudizi, ed estremamente ingrato. Oh perfetto, un buon inizio per il mio
destino.
Le
nostre strade si incontrarono nuovamente quasi un mese più tardi, sull’espresso
per Hogwarts, quando quell’arrogante stronzetto (come avevo mai potuto pensare
che fosse bello?) cominciò a fare commenti sprezzanti sui miei nuovi amici. Poi
fece l’ impensabile. Allungò una mano elegante verso di me in un gesto di
amicizia. Fu quasi sufficiente perché cambiassi idea su di lui. Quasi.
Poi
aprì la bocca. Ancora.
Buffo
come Malfoy riuscisse a provocarmi, solo con il più semplice degli sguardi, o
dei gesti. Ogni volta che c’era di mezzo lui, mi trasformavo in una dicotomia
di emozioni. Durante il nostro primo anno, non posso dire che avessimo un
rapporto di amore-odio. Era più disprezzo-odio. Io lo disprezzavo, e lui mi
odiava. Andava bene per noi; ci manteneva entrambi dinamici.
E
così è stato.
Poco
prima dell'inizio del secondo anno, accaddero cose che mi portarono a vedere
Malfoy sotto una luce completamente diversa. Non avrei mai immaginato che presto
il mio mondo sarebbe stato stravolto, e che ciò che riconoscevo come verità era
solo una facciata abilmente costruita. Osservata a distanza, sembrava perfetta
e senza macchia, ma da vicino i suoi numerosi difetti diventavano chiaramente
evidenti.
Lo notai per la prima volta quando presi la Polvere
Volante dalla Tana a Diagon Alley per comprare i libri e i rifornimenti per
l’anno scolastico imminente. In qualche modo feci un pasticcio, come al solito,
e andai a finire invece a Nocturne Alley. Mi feci prendere dal panico e mi
infilai nel negozio più vicino, un fabbricato piuttosto infido chiamato Magie
Sinister. Il negozio era scuro e non prometteva bene, con scaffali ricolmi di
cose come “La mano della Gloria”, carte da gioco sanguinanti, e vari altri articoli
oscuri. Il solo vedere tutte quelle cose mi fece rabbrividire, ma non fu nulla
rispetto a quando vidi che Malfoy e suo padre stavano entrando nel negozio. Mi
nascosi rapidamente e osservai i due che si aggiravano nell’edificio
scarsamente illuminato. Fu allora che notai quanto Malfoy fosse sottomesso in presenza del padre. Quanto
sembrasse forte il suo desiderio di compiacere l'uomo. Tuttavia, ai miei occhi
fu abbastanza evidente che il Malfoy adulto a malapena tollerava suo figlio. Fu una scoperta che mi fece riflettere molto.
La vera rivelazione, tuttavia, la ebbi più tardi sempre
quel giorno, al Ghirigoro. Malfoy ci stava come al solito deliziando con le sue
buone maniere, criticando me, ‘Mione e Ron, come faceva sempre. Con la coda
dell’occhio notai Malfoy senior dare un colpetto sulla spalla di suo figlio con
il suo bastone, inducendo Draco ad irrigidirsi dalla paura. Pensavo di poter
gioire di quel sottile rimprovero, ma poi vidi le emozioni quasi impercettibili
che attraversarono il viso del ragazzo. Variarono dal terrore alla fredda
collera, e giuro che Draco sussultò davvero come se stesse per essere
colpito. Fu illuminante, a dir poco. Illuminante, ma in realtà anche molto
sconvolgente.
Durante
il resto di quell'anno cominciai realmente a prestare attenzione a Malfoy. È
stato attraverso occhi adombrati che cominciai realmente a vederlo. Ciò che
vidi era molto più profondo della sprezzante aria da privilegiato che Malfoy
propinava al mondo esterno. Sono ragionevolmente certo che se Draco si fosse
accorto di quanto ero stato in grado di scoprire su di lui, soltanto rubando
delle occhiate prudenti quando era distratto, avrebbe fatto di tutto pur di
celare la verità.
E la verità era che Draco Malfoy era un ragazzo insicuro e
spaventato, affamato di affetto tanto quanto lo ero io. Io avevo avuto fortuna
a trovare dei buoni amici come Ron ed Hermione, mentre Malfoy si era ritrovato
con quegli esseri piuttosto repellenti che rispondevano ai nomi di Tiger e
Goyle. A parte le loro imperfezioni, almeno da loro poteva ottenere
l'attenzione che desiderava così disperatamente. Draco ai miei occhi era come
un calderone vuoto che attendeva solo di essere riempito di amore e attenzioni,
e mi trovai a desiderare di essere colui che glieli avrebbe dati.
Poi
aprì la bocca. E fu una nuova pagina, ma della stessa storia.
Ero davvero pronto a dargli il beneficio del dubbio, ma
lui certamente non sembrava intenzionato a rendere le cose facili. Ma in fondo
quando mai Malfoy aveva reso facile qualcosa? Persino ‘Mione perse la pazienza
con quella piccola faccia da furetto, in seguito alla faccenda di Fierobecco.
Avevo davvero mai pensato che fosse bello? Cominciavo ad avere i miei seri
dubbi.
Io davvero non riesco a ricordare quando esattamente ho
permesso al dannato Harry Potter di
insinuarsi sotto la mia pelle. Non volevo affatto che succedesse. Ad essere
onesto, devo dire che il ragazzo ossuto con quegli enormi occhi verdi che
scorsi da Madama McClan sembrava avere un potenziale definito. Conoscete il
tipo. Solitario, e un po’ trasandato. Pensai che sarei stato capace di
manipolarlo, sapete? Che quel triste scarto di ragazzo che se ne stava là in
piedi sarebbe stato così riconoscente che lo ritenessi degno di considerazione,
da permettere che lo modellassi a mia immagine e somiglianza.
Non avrei potuto sbagliare tanto nemmeno se ci avessi
provato.
Naturalmente,
tornando a quel giorno, non avevo idea che lui fosse Harry Potter. Il famoso
Ragazzo-Che-Era-Fottutamente-Sopravvissuto.
Cicatrice e tutto il resto, regalo del Signore Oscuro in persona. Chi poteva
immaginare che Potter si nascondesse dietro ad un ragazzino così patetico?
Certamente non io. Ma apparentemente mio padre lo riconobbe, e si accertò di
puntare il dito sul mio errore. Arrivò a minacciarmi perché diventassi amico di
Potty una volta sull’Espresso per Hogwarts. Ma a quel punto Weasel si era già
appiccicato a Potty. Avrei avuto più possibilità di fare amicizia con un
Dissennatore che di plasmare Harry
Potter per i miei scopi personali.
E
una volta tanto, ebbi ragione.
Che ci crediate o meno, fu a causa mia che Potty divenne
il Cercatore più giovane nella storia di Hogwarts. Se non avessi preso la
Ricordella di Paciock e non fossi volato via portandomela dietro, Potty non si
sarebbe mai lanciato al salvataggio. E quella vecchia mazza ferrata della McGranitt
non avrebbe mai visto il suo recupero brillantemente sbalorditivo. Per come la vedevo io, quello significava che
Potter era in debito con me. Peccato che lui non la vedesse in quel modo. Da
quel momento in poi, diventammo nemici giurati.
Con
gli anni, per noi odiare Potty ed i suoi amici è diventato come uno sport. L’ho
provocato, ho duellato con lui e l’ho trattato come un rifiuto ad ogni
occasione. E lui ci guardava appena con quel suo sciocco sorrisetto, come si
guarda qualcosa che è andato a male. Ho perso il conto di tutte le volte che
avrei voluto spaccare la faccia a quel bastardo quattrocchi, ma mi sono
trattenuto. E poi c’erano tutte le cose miracolose che Potty ed i suoi compagni
erano riusciti a fare. Durante il nostro primo anno ha sgominato un troll
grande e grosso ed ha trovato la Pietra Filosofale puramente per caso. Il
secondo anno è riuscito non soltanto ad uccidere un dannato basilisco, ma anche
a scacciare Voldemort. Ancora fortuna bella e buona.
E
così è stato. È diventato la rovina della mia esistenza.
Dal
terzo anno, il caro vecchio Potty ottenne una Firebolt e ogni possibilità che
io avessi mai avuto di batterlo a Quidditch è sfumò completamente. Mio padre
divenne completamente irragionevole se si trattava di lui; pensava che il suo
unico figlio ed erede avrebbe dovuto essere migliore di un mezzosangue che si
spacciava per un grande mago. Chiunque contasse qualcosa sapeva che soltanto le
famiglie di maghi più rigorosamente purosangue erano destinate alla grandezza.
Iniziai a sentirmi come se stessi deludendo la mia famiglia ed i miei compagni
di Casa. Era terribile sentirsi in quel modo a soli 13 anni, e nella mia orbita
tutto iniziò inesorabilmente ad andare a puttane.
Durante
il nostro quarto anno, il Torneo Tremaghi avrebbe dovuto alimentare lo spirito
di competizione dell’intera scuola di Hogwarts, ma tutto ciò che riuscii a fare
fu attaccar briga con Weasel e farmi trasformare in un furetto da uno stronzo
folle e con un occhio solo che giocava a fare il professore di Difesa. Poi
l'intera scuola entrò in tumulto quando il nome di Potter fu sputato fuori dal
Calice di Fuoco, il quarto nome ed il secondo campione di Hogwarts. Un altro
primato per il
Ragazzo-Che-Sopravisse-Per-Rendere-La-Mia-Vita-Assolutamente-Miserabile. Potter
aveva cagato, ed ancora una volta tutti si erano messi in fila per baciargli il
sedere. Ho deciso di fargli abbassare un po’ la cresta, e ho creato un sacco di
distintivi "Tifa per Cedric Diggory/Potter fa schifo". La
prodezza ha avuto l'effetto desiderato, ha fatto uscire dai gangheri Potter e
prima della fine del giorno stavamo duellando. Tutto questo avrebbe dovuto
rendermi delirante dalla felicità, ma l’unica sensazione che provai fu un vuoto
alla bocca dello stomaco.
Arrivò
la sera del Ballo del Ceppo, e visto che mio padre pretendeva che frequentassi
soltanto purosangue, fui costretto ad accompagnare Pansy Parkinson. Lei potrà
anche essere una purosangue e una Serpeverde, ma ha anche la faccia di un
carlino con la puzza sotto il naso. Non fu di grande aiuto il fatto che avessi
recentemente scoperto di avere fantasie sessuali su altri ragazzi, e non ero
esattamente sicuro di come sentirmi a riguardo.
Il giorno della prova finale, giunsi alla conclusione che
era su Harry Potter che stavo avendo quei pensieri erotici, e questo mi fece
una paura infernale. Ma la cosa che mi terrorizzò di più fu lo sguardo sul
volto di Harry mentre usciva inciampando dal labirinto, stringendo il corpo di
Cedric Diggory tra le sue braccia penosamente magre. Il ragazzo raccontò una
storia raggelante; ciò di cui parlava era così spaventoso che nessuno era
disposto a crederci. E in parte grazie a me, nessuno gli prestò ascolto quando
insistette nel dire che Voldemort era tornato. È stata la cosa più crudele che
io gli abbia mai fatto, e per la prima volta nella mia spiacevole vita, mi sono
trovato a pentirmi delle mie azioni. Dire che ho meritato gli incantesimi che
mi hanno scagliato contro nel viaggio di ritorno è una dichiarazione riduttiva.
Il
nostro quinto anno fu probabilmente quanto di peggio potrei mai immaginare. Ero
confuso a causa dei sentimenti che provavo per Potter, e come risultato mi sono
fatto in quattro per litigare con lui. Il nostro primo grosso litigio provocò
la squalifica a vita dal Quidditch per Potter ed i gemelli Weasley. Certamente
desideravo il mio turno sotto ai riflettori, ma non lo desideravo a spese di
Potter.
Però
durante il nostro quinto anno sono successe anche un paio di cose illuminanti.
Una è stata l’arresto di mio padre a causa della sua partecipazione
all’irruzione al Ministero. La seconda, e probabilmente la cosa più importante,
è che alla fine ho accettato l'idea di aver sviluppato dei sentimenti romantici
per il dannato Harry Potter,e che non avevo niente da
perdere a dirglielo. Così sul treno, nel lungo tragitto per tornare a casa, ho
cominciato a studiare un piano elaborato per farlo.
Il mio quinto anno a Hogwarts mi fece aprire finalmente
gli occhi. Fu durante il corso di quell’anno che la mia percezione delle
persone e delle cose cominciò a prendere una brutta piega, spostandosi da ciò
che era sicuro ad un territorio che per me era spaventosamente nuovo e
sconosciuto. Quello fu l’anno in cui i miei pensieri su Draco Malfoy mutarono
da dichiarato odio puro ad un riluttante rispetto. Rispetto. Dio, quello era un
termine troppo semplicistico per definire ciò che davvero cominciai a provare.
Seduta là sull’Espresso per Hogwarts guardavo il modo in cui la sua testa
bionda era inclinata verso il basso, un’espressione contemplativa che gli
attraversava il bel viso. Le sue labbra rosa si arricciarono in un tenue
sorriso, e il mio cuore saltò un battito a quella vista. Come avevo mai potuto
trovare delle somiglianze tra questo ragazzo così bello e un brutto furetto?
Che diavolo avevo in mente? No, meglio che non risponda. Sono abbastanza sicura
di aver lasciato che le influenze esterne condizionassero i miei pensieri e i
miei sentimenti, ma quel giorno sul treno, feci la scelta cosciente di prendere
le mie decisioni in avvenire, fintanto che si trattava di Draco.
Mentre lo osservavo, lasciai scorrere la mente sul nostro
passato in comune, tentando di trovare il momento in cui i miei sentimenti nei
suoi confronti erano cambiati. Mi rendevo conto che ciò che provavo era
qualcosa di più di una sensazione a pelle, perché sapevo che Malfoy era molto
più che un volto grazioso. Era indubbiamente bello, ma era anche molto astuto;
una delle persone più astute che io abbia mai conosciuto. Aveva anche un
perfido senso dell’umorismo, le rare volte che permetteva che qualcuno vedesse
quella parte di lui, se si escludevano i suoi ammiratori più vicini. Odiavo
ammetterlo, ma era anche molto leale nei confronti dei componenti della sua
Casa, e per quello che potevo vedere, la sua lealtà era ricambiata
irremovibilmente ed indiscutibilmente. Questo non significava che io fossi
cieca ai suoi difetti. Senza dubbio era una delle persone più irritanti che io
avessi mai avuto il privilegio di conoscere. Aveva una lingua affilata come una
spada, un’arma con cui faceva distrattamente a fette qualsiasi persona o cosa
che osasse trovarsi sul suo cammino, ed io sono stata spesso la destinataria
delle sue osservazioni pungenti. Oh sì, Malfoy era bello. Ma, soprattutto, era
perfettamente consapevole di esserlo e non avrebbe sprecato tempo ad
assicurarsi che tutti gli altri fossero della stessa opinione.
Quel giorno avrei dato praticamente qualsiasi cosa per
poter entrare nella sua testa e vedere che cosa la animava, ma ero terrorizzata
da quello che avrei effettivamente potuto trovarci. Così mi sono limitata a
sedere lì e guardarlo di nascosto, immaginando di vederlo gettare uno sguardo
nella mia direzione, tuttavia senza osare sperare che potesse davvero
guardarmi. Anche se so di essere abbastanza attraente, mi sarei presa in giro
da sola pensando che potesse essere attratta da me. Avevo notato quelli a cui
aveva prestato attenzione in passato, e non credo di poter reggere il confronto
con una qualità così alta. Naturalmente, avrebbe anche potuto essere perso in
pensieri su suo padre, che recentemente era stato portato ad Azkaban a causa
delle sue attività da Mangiamorte al Ministero della Magia. Oh bene. Sembrava
che Draco avesse deciso di appisolarsi contro il finestrino, e i miei tentativi
di interpretare i pensieri di Draco Malfoy non stavano affatto facendo scorrere
più velocemente il viaggio di ritorno, né avrebbero fatto passare l’estate più
rapidamente. Infine abbandonai la mia contemplazione di Draco e riportai la mia
attenzione a Ron ed Harry, e ai piccoli cottage che punteggiavano il paesaggio
mentre il treno attraversava un piccolo villaggio.
~@~
Mentre
l’Espresso di Hogwarts si dirigeva alla stazione di King’s Cross a Londra avevo
già messo in moto il mio “Piano di seduzione di Harry Potter”. Ero abbastanza
sicuro che si sarebbe completamente arreso al famoso Fascino Malfoy™
(naturalmente) quando ebbi la strana sensazione che qualcuno mi stesse
osservando. Interessante. Cominciai a domandarmi se... poteva essere? Lanciai
una rapida occhiata a tutti gli altri passeggeri a bordo del treno, ma limitata
agli scompartimenti più vicini a me. Nello scompartimento accanto al mio
c’erano Potter, Weasel, la mezzosangue e la sorella di Weasel. In quello dietro
di me, notai la Bulstrode, la Parkinson, Zabini e Boot. Proprio davanti a me
c’erano le gemelle Patil, Finnegan, la Brown e Paciock. Guardando alla mia
sinistra, vidi Potter abbandonare la testa contro il finestrino con
un’espressione remota sul viso, mentre attraversavamo una piccola foresta. Sembrava
così sereno, i suoi lineamenti ammorbiditi dalla luce soffusa che effluiva
attraverso il finestrino vicino a lui. ‘Mio’,
pensai possessivamente. Non potei impedirmi di sorridere mentre quel pensiero
metteva radici nella mia mente.
Inclinai leggermente la testa per osservare di nuovo e
vedere se potevano essere gli occhi della Parkinson che mi stavano perforando
la nuca. Scartai subito quell’idea, notando che si era addormentata velocemente
con la testa poggiata sulla spalla di Boot. Dio, era disgustosa! Stava sbavando
da un angolo della bocca, lasciando una chiazza di saliva bagnata sulla camicia
di Boot. No, non era il Carlino, grazie al cielo. Lasciai vagare i miei occhi
per il treno e non trovai nessun indizio su chi fosse il mio osservatore misterioso,
così decisi di poggiare la testa contro il finestrino. L’ultimo pensiero prima
di fluttuare nell’incoscienza fu la visione del volto beato di Potter,
circondato dall’incandescenza dorata della luce solare della sera. Soddisfatto,
scivolai in un sonno pieno di sogni.
~@~
L’Espresso di Hogwarts si fermò al binario 9 e ¾ circa
un’ora dopo. Le voci eccitate dei giovani riempivano l’aria, mentre si
incamminavano dai loro scompartimenti alla passerella centrale. Nel loro
scompartimento, Harry, Ron ed Hermione si alzarono pigramente e stiracchiarono
i muscoli irrigiditi dal lungo viaggio. Ron si voltò verso i suoi amici e
ghignò.
“Spero che voi due possiate tornare alla Tana
quest’estate.” I suoi occhi indugiarono su Hermione per un breve istante mentre
prendeva le sue cose dallo spazio per i bagagli sopra le loro teste. “Forse
potremmo fare un po’ di allenamento a Quidditch. Che cosa ne dici, amico?”
Guardò Harry con grande aspettativa, e ricevette un sorriso rassicurante.
“Certo,
Ron. I miei zii non avranno problemi a lasciarmi venire ad estate inoltrata.
Almeno fintanto che terrete i terribili gemelli lontani dal loro Duddy,
dovrebbero essere d’accordo.”
“Hey!
Mi sono offeso!” Fred Weasley mise il muso ad Harry mentre lui e suo fratello
lo sorpassavano verso l’uscita.
“Tra
l’altro, non è che quel maiale non stesse sbavando dalla voglia di avere un
dolce, Harry!” rise George. I gemelli avevano deciso di prendere il treno da
Hogsmeade in modo da potersi unire al resto della famiglia alla Tana per alcune
settimane durante l’estate.
Harry rise con i gemelli al ricordo di Dudley e
dell’infame caramella Mollelingua. “Voi pensate che abbia imparato la lezione
sul mettersi in bocca cose non identificate, ma non è così. Quindi è meglio che
vi teniate a debita distanza! Non gli ci vuole molto a rendere la mia vita un
inferno.” Harry scosse il capo e cominciò a riunire i suoi effetti personali.
Ron
e Ginny uscirono nel corridoio per riunirsi a Fred e George. Era come un
ritrovo della famiglia Weasley, proprio là nel mezzo della passerella.
“Hey!
Muovetevi!” Dietro a Ron c’era un Blaise Zabini molto impaziente, ansioso di
uscire dal treno. “Ci sono mia madre e mio padre che mi aspettano sulla
piattaforma, andiamo!”
Fred,
George, Ron e Ginny alzarono gli occhi al cielo e cominciarono a percorrere il
corridoio. “Ti manderò un gufo più avanti in questo mese, Harry, così potremmo
organizzarci. A presto!” Ron si sporse in avanti, lui ed i suoi fratelli
gemelli si riversarono fuori sulla piattaforma. Harry sorrise e ricambiò il
signore e la signora Weasley, che stavano salutando con la mano lui ed
Hermione, mentre tutti cominciavano a ritirare i bauli degli studenti.
Il resto degli allievi cominciò a svuotare il treno, fino
a quando rimasero soltanto Hermione, Harry e Draco Malfoy. Harry inclinò la
testa di lato e osservò Malfoy che percorreva con grazia il corridoio verso di
loro. Si fermò un istante davanti a loro, e incatenò brevemente gli occhi grigi
con quelli di Harry. Draco fece un piccolo cenno col capo ad Harry, poi si
voltò e fece lo stesso con Hermione prima di abbandonare tranquillamente il
treno.
“Bene,
Harry. Sembra che mamma e papà mi stiano aspettando. Ti manderò un gufo questa
settimana per assicurarmi che dedichi abbastanza tempo allo studio durante le
vacanze estive, d’accordo?” Harry alzò gli occhi al cielo prendendo in giro la
sua amica. Alcune cose non cambiano mai. La ragazza dai folti capelli castani
sogghignò e uscì, ed Harry la seguì a qualche passo di distanza.
Una
volta sulla piattaforma, Harry fu accolto dalla vista di Remus Lupin, Malocchio
Moody e Tonks che avvertivano i suoi parenti di trattarlo bene. Soffocò una
risata alla vista della faccia viola dello zio Vernon, che tremava di rabbia.
Non era ancora abituato ai “fenomeni da baraccone” che gli stavano dicendo come
comportarsi con suo nipote, ed Harry pensò ci sarebbe voluto ancora molto
perché i suoi parenti accettassero l’esistenza delle sue abilità magiche. ‘Oh, beh, una cosa alla volta,’ pensò.
Harry ringraziò i suoi protettori, quindi si diresse verso Privet Drive con i
Dursley.
~@~
Wow, non posso credere che mi abbia davvero guardato mentre usciva dal treno. È
stato quasi come se sapesse che lo
stavo guardando. E sapete una cosa? Penso che abbiamo fatto dei progressi
questo pomeriggio e che ci potrebbe essere ancora speranza per me. Non mi ha
chiamato mezzosangue nemmeno una volta nell’intero viaggio. Sì, le cose stanno
definitivamente migliorando.
La zia Petunia e lo zio Vernon furono relativamente
tranquilli per l’intero viaggio di ritorno a Privet Drive, e speravo che una
volta tornati a casa il silenzio non si tramutasse in qualcosa di più
minaccioso. Dopo l’anno che avevo appena passato, semplicemente non ero
dell’umore adatto per continuare a lottare con loro. A quanto pareva si
sentivano nello stesso modo, perché non appena arrivati a casa si tolsero dai
piedi e lasciarono che mi facessi gli affari miei.
Ero
un po’ stanco dopo il lungo viaggio di ritorno, così trasportai velocemente
Edvige nella seconda cameretta al piano di sopra, e poi tornai di sotto a
prendere il baule. Lo sistemai ai piedi del letto e, dandomi uno sguardo
attorno, scoprii con gioia che la finestra non era piùcoperta, e neppure sbarrata. Avevo preso
l’abitudine di osservare le stelle dalla finestra della mia stanza al
dormitorio, ed ero grato di poter continuare a farlo durante l’estate. Mi
rilassava molto sedermi alla finestra cercando di scoprire le costellazioni e
gli altri corpi celesti nel cielo notturno. Qualsiasi cosa che mi impedisse di
pensare troppo. Dopo i recenti eventi, mi sentivo semplicemente incapace di
affrontare i miei pensieri.
E
così l’estate cominciò. Passavo le giornate a prendermi cura del giardino di
fiori di zia Petunia, e la cosa mi piaceva davvero. Trovavo sollievo a lavorare
sotto il sole estivo, la terra calda era diventata un’amica che manteneva tutti
i miei segreti. Quando avevo voglia di parlare di Sirius e di come lo avevo
perduto dietro il Velo, potevo parlare con le piante ed i fiori, e lasciare che
le mie lacrime innaffiassero le loro radici. Loro non mi giudicavano mai, né mi
accusavano, o mi dicevano di farmene una ragione. Dio solo sa che avevo già
passato abbastanza tempo a farlo io stesso. Non mi dissero nemmeno una volta
che ero debole perché sentivo così profondamente la perdita di Sirius, ed io ne
fui grato. Immagino che il mio lavoro in giardino mi portasse un altro
beneficio: la zia Petunia non mi chiedeva mai di fare altre faccende
domestiche.
Quindi
la mia routine era più o meno la stessa giorno dopo giorno. Sveglia alle otto,
una colazione leggera e poi fuori a piantare fiori, estirpare erbacce e
annaffiare il giardino. Alcuni giorni tagliavo l’erba, altri trasportavo i
sacchetti di fertilizzante per nutrire i fiori e le piante. Intorno alla una,
ero pronto per il pranzo ed entravo in casa per mangiare un tramezzino, delle
patatine e un bicchiere d’acqua. Dopo pranzo facevo una doccia, poi andavo
nella mia stanza e mi tenevo al passo con i compiti (Hermione sarebbe stata
davvero fiera di me). Fin tanto che non gli sventolavo le mie doti ‘magiche’
sotto il naso, lo zio Vernon mi lasciava fare più o meno tutto quello che
volevo. Alle sei scendevo di nuovo per cena, dopodiché aiutavo zia Petunia a
rigovernare. Lei non mi chiedeva mai di farlo, ma per me non era un problema, e
lei sembrava essere grata dell’aiuto.
E
le cose sono andate avanti così. Ogni tanto ricevevo un gufo da Hermione o Ron,
ma non ero proprio dell’umore adatto per ascoltare i loro racconti su quanto si
stessero divertendo con le loro famiglie, quindi davo una breve scorsa alle
loro lettere e inviavo una risposta appropriata. Mi sentivo un po’ solo, ma ad
essere onesto, mi ero sempre sentito un po’ solo comunque.
Dopo
due settimane dall’inizio delle vacanze estive, avevo appena finito di guardare
il cielo dalla mia finestra, cercando di ricordare le diverse stelle e
costellazioni che avevo studiato. Era in momenti come quello che rimpiangevo di
non aver prestato un po’ più d’attenzione ad Astronomia, ma le mie conoscenze
erano sufficienti da farmi riconoscere il Triangolo Estivo, composto dalle
stelle Vega, Altari e Deneb, ed ero molto fiero di me stesso. Era quasi
mezzanotte, o forse anche un po’ più tardi, e mi stavo preparando per andare a
letto quando sentii un graffiare insistente alla finestra. Mi rimisi gli
occhiali e scrutai all’esterno nel cielo senza luna. Lì sul davanzale della
finestra c’era il gufetto più deliziosamente adorabile che io avessi mai visto.
Senza dubbio non era Leo, o nessuno dei gufi che conoscevo, e aveva una
pergamena legata alla zampa. Mi domandai chi mai potesse avermi mandato una
lettera a quell’ora della notte. Mi alzai e aprii la finestra, sollevandola
appena per permettere al gufo di entrare.
Saltellò
attraverso alla finestra e inclinò il capo con aspettativa. Stesi le mani e
sciolsi la busta, poi le indicai la pertica nella gabbia di Edvige. Lei
svolazzò nella gabbia e si sistemò sulla pertica, e io cercai nel sacchetto di
Edvige e le offrii un biscottino, che lei rosicchiò con soddisfazione. Poi
accesi la lampada del comodino e sedetti sul letto per leggere la lettera, che
era scritta con una calligrafia molto elegante.
Dimmi,
Harry, a cosa pensi quando sei solo nelle tenebre?
Glenn
deWedlour
Fissai
la pergamena che avevo posato in grembo. Non c’era nulla nella carta o nella
stringa con cui era stata legata al gufo che mi svelasse l’identità
dell’autore. Glenn deWedlour? Avevo ricevuto quella lettera enigmatica,
e al momento l’unica cosa che mi passasse per la mente era ‘ma che diavolo?’.
Sollevai lo sguardo sul piccolo gufo che riposava comodamente nella gabbia di
Edvige. Non dava l’aria di voler ripartire, e mi fu chiaro che chi aveva
scritto la lettera si aspettava una risposta immediata. Mi alzai dal letto e mi
diressi alla scrivania per scrivere una risposta. Solo che non sapevo cosa
scrivere. Cavolo, non sapevo nemmeno perché diavolo stessi anche solo pensando
di rispondere. Chiusi gli occhi e pensai per un istante, poi decisi che
l’approccio diretto era senz’altro il migliore.
Glenn?
Chi
sei?
Harry
Portai la mia risposta al gufetto e la legai alla sua
zampa. Le diedi un altro biscottino, e lasciai che andasse per la sua strada
nell’oscura notte estiva. Poi tornai al letto e spensi la luce, ma avevo la
sensazione che mi ci sarebbe voluto molto tempo per addormentarmi.
Risultò
che avevo avuto ragione. Due ore dopo essere tornato a letto mi stavo ancora
girando ed agitando, e non mi ero avvicinato di una virgola a scoprire
l’identità del mio corrispondente notturno. Avevo appena chiuso gli occhi
sforzandomi di dormire un po’ quando sentii il familiare picchiettio alla
finestra. Se non altro, il mio misterioso corrispondente aveva tenacia da
vendere. Riaccesi la luce e aprii la finestra per permettere al gufetto di
entrare. Dopo aver rimosso la pergamena dalla sua zampa, le grattai il capo e
le dissi di riposare per un po’. Non feci neppure lo sforzo di tornare al letto
per leggerla, mi limitai a svolgerla lì dov’ero e cominciai a leggere.
Caro
Harry,
Ho
la fortuna di sapere che in Harry Potter c’è più di quel che sembra a prima vista.
Tu sei molto più di quello che gli altri vogliono che tu sia. Ma io ho guardato
oltre la cicatrice, e so chi sei davvero, ed ora è arrivato il momento che
anche tu sappia chi sono io veramente. E quindi, a che cosa pensi, là da solo
nelle tenebre?
Glenn deWedlour
Cominciai
a tremare, e mi sembrava che mi avessero succhiato tutta l’aria dai polmoni.
Non riuscivo a immaginare chi avrebbe potuto farmi un simile scherzo malato.
Presi rapidamente una pergamena ed una penna e scrissi una risposta.
A che cazzo di gioco pensi di
giocare?
Rispedii
il gufetto indietro nella notte, sperando che quello che avevo scritto
l’avrebbe spinto a darmi una risposta, se effettivamente la persona in
questione era un lui. Considerando quanto era arrivata in fretta la sua
risposta, pensai che l’autore potesse essere ancora sveglio, e quindi non
tentai neppure di tornare a letto. Invece passeggiai impaziente per la mia
stanza, passando lo sguardo dalla finestra alla pergamena che tenevo in mano,
grato che i miei parenti avessero il sonno pesante. Tra il gufo e la mia
agitazione, qualcuno con il sonno leggero non ci avrebbe messo molto a
svegliarsi. Almeno non dovetti aspettare a lungo per il messaggio seguente.
Caro
Harry,
Non
sto giocando. Se volessi giocare farei una partita a Quidditch, e ti assicuro,
il Quidditch è l’ultima cosa che ho in mente.
Tuo,
Glenn
Beh,
quantomeno pareva che Glenn deWedlour mi conoscesse. Solo che io non ero
così certo di voler sapere chi era. Sarebbe stato come ammettere che ero
interessato, e dopo solo tre messaggi enigmatici, non ero ancora pronto a
spingermi tanto oltre.
Non
è che stessi rimandando perché la persona interessata a me sembrava essere un
maschio. Sin dalla cotta che avevo avuto per Malfoy al primo e al secondo anno,
avevo accettato di essere attratto da altri ragazzi. Il bacio che avevo
scambiato con Cho Chang durante l’ultimo anno non faceva che confermare la
cosa. Semplicemente non avevo notato nessun ragazzo ad Hogwarts che mostrasse
quel genere di interesse nei miei confronti. È per quello che mi sentivo il
bersaglio di qualcuno con un senso dell’umorismo distorto. Ma finché non me ne
fossi accertato, c’era solo una cosa che potessi fare.
Posai
ancora una volta la penna sulla pergamena.
Caro
Glenn,
Perché
mi stai facendo questo?
Harry
Quella risposta arrivò molto più velocemente delle
precedenti.
Caro
Harry,
Che
cosa ti sto facendo? Ti sto spaventando? Ti prego, credimi, non era mia
intenzione.
Tuo
Glenn
Tuo Glenn. Lui era mio? Cavolo, come diavolo avrei dovuto
rispondere se non avevo neppure idea di chi fosse? L’ultimo messaggio sembrava
sincero, e immagino che fu sufficiente per farmi mandare un’altra risposta non
appena finii di leggere il messaggio. Il suo povero gufo sarebbe stato esausto
prima che sorgesse il sole, ne ero certo.
Caro
Glenn,
Ti
credo quando dici che non volevi spaventarmi, solo che non so cosa vuoi
esattamente da me.
In
attesa,
Harry
In
un certo senso mi spaventava un po’ scoprire cosa avrebbe risposto. Sollevai lo
sguardo sul piccolo orologio babbano sul mio comodino e mi accorsi che erano
quasi le cinque del mattino. Avevo la sensazione che quella notte non sarei più
riuscito a dormire, ma a quel punto non mi importava più. Glenn deWedlour mi
stava affascinando velocemente, e aspettavo il gufo successivo con aspettativa.
Ad onor del vero, non dovetti attendere a lungo. Il gufetto ormai familiare
picchiettò ansioso contro il vetro, e ancora una volta, la feci entrare.
Mio
caro Harry,
La
risposta è semplice. Te. Tutto di te.
Aspetto
la tua risposta,
Glenn
Oh
mio Dio! Tremai mentre leggevo il messaggio, e l’unica cosa che mi passava per
la testa era ‘perchéperchéperchéperché!’ Con i pensieri che correvano a
tutta velocità, gli mandai l’unica risposta che riuscivo a formulare.
Glenn?
Perché?
Tuo,
Harry
Le arruffai dolcemente le piume, e lasciai che
mordicchiasse piano le dita prima di attaccarle il messaggio, augurandole buon
viaggio. E poi nel giro di dieci minuti (o erano secondi?) mi arrivò la sua
risposta. Era la lettera più lunga che mi avesse mandato, e anche se una parte
delle parole non erano esattamente sue, non potevo fraintendere il loro
significato.
Carissimo
Harry,
Che
tu ci creda o meno, avevo previsto l’ultima domanda che mi hai fatto, quindi ho
scritto questa risposta prima ancora di mandarti il primo gufo. Voglio che tu
sappia che spesso non sono molto bravo ad esprimere i miei pensieri o i miei
sentimenti, e voglio essere certo che quello che provo e sento per te sia
cristallino. Quelle che seguono sono le parole di una canzone molto nota per
gli standard babbani, e credo che siano estremamente adatte a parlare a nome
mio, almeno a questo punto della nostra corrispondenza. Non chiedermi come ho
fatto a procurarmi questa canzone, perché lascia che te lo dica, non è stato
facile. Quello di cui ho bisogno è che tu adesso ti fidi di me, che lasci la
mente aperta, e creda che quello che ti sto dicendo è la completa verità.
C’è
un vecchio proverbio
Che
dice che l’amore è cieco.
Tuttavia
spesso ci viene detto
“Chi
cerca, trova.”
Quindi
ho intenzione di cercare la persona che ho in mente..
Ho
guardato ovunque,
Non
l’ho ancora trovato;
lui
è il chiodo fisso che non riesco a dimenticare –
L’unico
uomo a cui penso con rimpianto.
Vorrei
aggiungere le sue iniziali alle mie.
Dimmi,
dov’è il custode di quest’agnello sperduto?
C’è
qualcuno che vorrei tanto trovare:
Spero
che lui
Alla
fine sia
Colui
che veglierà su di me.
Sono
un agnellino che si è sperduto nel bosco;
So
che potrò
Essere
sempre importante
Per
colui che veglierà su di me.
Anche
se lui potrebbe non essere il tipo d’uomo
Che
molti giudicano bello,
Ha
la chiave del mio cuore
Non
potreste dirgli, vi prego, di fare in fretta,
Di
raggiungermi? Oh, quanto ho bisogno
Di
qualcuno che vegli su di me.
Per
favore, non rispondermi subito. Prenditi un paio di giorni per pensare alla
canzone e renderla parte di te, così come è diventata parte di me. Poi
passeremo il resto dell’estate a conoscerci meglio. È tutto quello che ti
chiedo.
Dicono
che gli occhi siano lo specchio dell’anima, Harry. Ho guardato nel tuo
specchio, e ho visto solo bellezza.
Tuo per sempre,
Glenn
Quando
finii di leggere quello che sapevo essere l’ultimo messaggio per i prossimi
giorni, scoprii che per una volta nella vita, ero in pace con me stesso. Il
sole stava già spuntando all’orizzonte, avvolgendomi nel calore di quella che
prometteva essere un’estate molto interessante.
Nota
della Traduttrice (o per meglio dire, della sua Beta): La canzone che Draco cita
è “Someone to watch over me”, composta da George Gershwin prima del
1926, per il musical "Oh, Kay!".
E'
uno degli standard più celebri, una canzone d'amore meravigliosa, che ha anche
forti radici religiose, vista la simbologia usata (il pastore, l'agnello
sperduto eccetera), ed è stata interprestata da centinaia di artisti, da
Gershwin stesso a Frank Sinatra, da Ella Fitzgerald a Patti Smith solo per
nominarne alcuni.
Questo
è il testo in originale, che per chi comprende l’inglese, di sicuro suona molto
meglio della mia traduzione…
Someone to watch over me
There's a saying old
Says that love is blind. Still
we're often told
"Seek and ye shall find."
So I'm going to seek a certain lad I've had in mind.
Looking ev'rywhere,
Haven't found him yet;
He's the big affair I cannot forget -
Only man I ever think of with regret.
I'd like to add his initial to my monogram.
Tell me, where is the shepherd for this lost lamb?
There's a somebody I'm longing to see:
I hope that he
Turns out to be
Someone who'll watch over me.
I'm a little lamb who's lost in the wood;
I know I could
Always be good
To one who'll watch over me.
Although he may not be the man some
Boys think of as handsome,
To my heart he carries the key
Don't you tell him, please, to put on some speed,
Follow my lead? Oh, how I need
Someone to watch over me.
Osservai Psyche volare via nel cielo albeggiante di
Londra, trasportando il mio ultimo messaggio per Potter. Era stato un rischio
calcolato, scrivergli in quel modo, ed ero preoccupato che potesse prenderla
male. In accordo col suo carattere, all’inizio era stato adeguatamente
reticente. Ma non c’era nessuna dannata possibilità che io lasciassi perdere e
sollevassi bandiera bianca solo perché Potter pensava che mi stessi prendendo
gioco di lui. Potevo quasi sentire il suono implorante della sua voce
nell’ultima lettera che mi aveva mandato.
Perché?
Avvertivo
che la domanda era un po’ riluttante, come se non fosse esattamente certo se
fidarsi del suo giudizio o meno. O forse, semplicemente, ancora non si fidava
di me. Naturalmente, Potter non aveva idea che io fossi Glenn deWedlour, e mi
sarei assicurato che le cose restassero così per molto tempo. In passato tra
noi era scorso tanto di quel cattivo sangue, e volevo approfittare di questa
estate per mostrare ad Harry che molte cose che credeva di sapere sul mio conto
non erano quello che sembravano. Senza dubbio avrei avuto il mio bel da fare.
~@~
Avevo iniziato a concepire il mio piano poco prima che
lasciassimo Hogwarts per le vacanze estive. Innanzitutto, mi serviva un nome.
Dubitavo seriamente che dei gufi da Draco Malfoy sarebbero stati benvenuti a
casa dei parenti babbani di Harry. No, quello che ci voleva era uno pseudonimo.
Ho tentato di comporre dozzine di anagrammi usando le lettere del mio nome, ma
in qualche modo mi sembravano sempre poco convincenti. Poi ho avuto l’idea di
usare Dungeon Dweller come soprannome, e poi alterarlo in un anagramma, e così
è nato Glenn deWedlour. Gli altri tasselli del piano li ho composti durante il
viaggio in treno. Mi stupiva quanto sarebbe stato semplice.
Con
mio padre incarcerato ad Azkaban, mia madre non faceva che piangere e
disperarsi alla prospettiva di una vita senza lui. Ho rifiutato con decisione
di trascorrere le vacanze a guardarla trascinarsi avvilita per il Maniero,
quindi ho deciso che mi sarei trasferito al Paiolo Magico per l’estate. La
stanza magari non era di classe come quelle a cui ero abituato, ma era pulita,
comoda, e splendidamente vicina a tutte le cose che mi sarebbero potute servire
con l’andare avanti del mio piano.
Dopo
essermi sistemato nella mia stanza, decisi di stilare una lista delle cose di
cui avevo bisogno, non solo per mettermi a mio agio nella mia nuova residenza,
ma anche per tenere segreta a Potter la mia identità. In cima alla mia lista
c’era un viaggetto alla Gringott per ritirare un po’ di fondi, e convertirli in
moneta babbana. Non che io avessi qualche esperienza con le cose babbane,
escluso qualche capo di vestiario, ma c’è sempre una prima volta per tutto. La
mia fermata successiva era fu la cartoleria per pergamene bianche, penne
incantate, inchiostro e spago. Poi attraversai la strada per andare all’Emporio
del Gufo dove trovai Psyche, un piccolo barbagianni delizioso in vendita con
tanto di gabbia e cibo. E con questo sarei riuscito a mantenere Glenn deWedlour
l’uomo del mistero. Sentendomi piuttosto compiaciuto di me stesso, decisi di
cambiarmi con dei vestiti babbani e fare un salto su Charing Cross Road per
vedere se c’era qualcosa che potesse interessarmi. A dire il vero, è lì che ho
sentito per la prima volta la canzone che ho riportato ad Harry nell’ultima
lettera che gli ho mandato. Sapete, accanto al Paiolo Magico c’è un negozietto
che vende dischi usati. La prima volta che l’ho sentita stavo in piedi davanti
all’entrata, e chiesi al ragazzo al bancone il titolo della canzone, e se ce
l’avevano disponibile. Naturalmente, ho detto ad Harry che ho faticato molto a
rintracciarla, ma era solo una piccola, minuscola bugia.
Non
mi aspettavo di sentirlo prima di un paio di giorni. Quando gli ho detto che
volevo che si prendesse un paio di giorni per riflettere prima di rispondermi,
dicevo sul serio. Ciononostante, il suo silenzio era incredibilmente snervante,
e non facevo che chiedermi se la mia ultima lettera lo avesse spaventato
troppo. Stare seduto nella mia stanza ad aspettare una risposta era una
tortura, e dopo tre giorni, finalmente ammisi che avevo bisogno di uscire un
po’ a sgranchirmi le gambe. Mi ritrovai a bighellonare per Diagon Alley,
guardando gli articoli affascinanti nelle vetrine dei vari negozi. Le cose che
attirarono davvero la mia attenzione furono manici di scopa, telescopi,
lunascopi, e un modellino della galassia in movimento in una sfera di vetro.
Poi una mezzora dopo il mio girare senza meta mi portò alla gelateria di
Florian Fortebraccio, dove ricevetti un gelato gratis come era usanza. Sulla
via di ritorno verso la mia stanza mi fermai a Accessori di Prima Qualità per
il Quidditch ad osservare la tanto agognata Firebolt. Da quando mio padre era
ad Azkaban, avevo accesso all’intera fortuna dei Malfoy, e non c’era nessuno a
dirmi che non avrei potuto averla sin quando non avessi battuto il dannato
Harry Potter. Beh, vaffanculo, Lucius! Senza nemmeno uno straccio di
senso di colpa, mi comprai una Firebolt. Non mi ero mai sentito così libero, ed
era bellissimo.
Quando
rientrai nella mia stanza Psyche mi stava aspettando, seduta pazientemente sul
davanzale della finestra con una busta nel becco. Le mani mi tremavano per
l’eccitazione mentre aprivo la finestra per permetterle di entrare. Presi la
lettera, le diedi un biscottino e andai a sedermi sulla sedia nell’angolo della
stanza per cominciare a leggere la risposta di Harry. Mi ritrovai a sorridere
alla vista dei familiari scarabocchi sulla pergamena.
Caro
Glenn,
Mi
hai chiesto a cosa penso nell’oscurità. A dire il vero, mi sforzo con tutto me
stesso di non pensare a nulla. Quindi invece di pensare, siedo qui e guardo
fuori dalla finestra per ore intere osservando le stelle, sognando di essere la
fuori in quell’immensa oscurità a volare tra di loro. È uno dei pochi momenti
in cui riesco a scordare chi sono e come ho deluso tutte le persone che
contavano su di me.
E
da quando ho ricevuto il tuo messaggio tre giorni fa, ho passato le mie nottate
a pensare a te (già, so che ho detto che tento di non pensare, ma tu sei
diventato l’eccezione che conferma la regola) e non posso fare a meno di
chiedermi chi sei e perché hai scelto me.
Quindi
dimmi, Glenn… a che cosa pensi quando sei da solo nelle tenebre?
Tuo,
Harry
Non
so quanti fogli ho accartocciato cercando di scrivergli una risposta.
Sembravano una più sciocca dell’altra, e il pavimento cominciava a riempirsi di
piccole palle di pergamena. Psyche sedeva sulla sua pertica e mi diceva con lo
sguardo non ti arrendere! Le lanciai un’occhiataccia e alla fine riuscii
a tirar fuori una risposta accettabile da mandare ad Harry.
Caro
Harry,
pensare
è decisamente sopravvalutato, se proprio vuoi saperlo. E tu vuoi saperlo. Ma
ora, Harry, vorrei condividere con te un mio piccolo segreto. Spesso ti osservo
volare sul campo da Quidditch, quando pensi che nessuno ti stia guardando. Non
ho mai visto nulla tanto fluido e aggraziato come te quando sei sulla tua
scopa. Col vento che ti scompiglia i capelli, sei così bello, che mi togli il
respiro. E adesso ti immaginerò per sempre come una stella cadente, correndo
attraverso il cielo con la tua Firebolt. È un immagine che da questo momento in
poi mi farà sempre sorridere.
Ma
non posso fare a meno di chiedermi perché vorresti essere solo là fuori. È a
causa di tutte quelle persone che credi di aver deluso? Perché per quello che
ho potuto vedere, tu non hai fatto altro che aiutare gli altri, guarda solo
quanto è diventato più sicuro di sé Paciock per merito tuo. E so per certo che
Fred e George Weasley non avrebbero mai potuto aprire il loro negozio senza il
tuo aiuto. In più hai liberato un elfo domestico dai Malfoy. Non credo che
Malfoy smetterà mai di lagnarsi di come tu sia costato a suo padre un leale
servitore.
Ti
prego, non scordare chi sei, Harry. Io credo che tu sia davvero speciale, e non
per le ragioni per cui lo credono gli altri. Ti ho visto mentre ti caricavi un
peso da cui molti uomini più vecchi si sarebbero tenuti ben alla larga. Ma ti
hanno detto che era un tuo dovere, e tu non hai ignorato neppure una volta quel
fardello che ti grava addosso, non importa quanto questo sia costato alla tua
anima. Ma io ti ho osservato attentamente e so cosa ti è costato.
Ti
prometto che un giorno non dovrai più chiederti chi sono, e ti assicuro che non
ti lascerò nessun dubbio sul perché ho scelto te. Oh, e per rispondere alla tua
domanda, io penso a te, e non devo nemmeno essere solo per farlo. Ho sempre
creduto che i miei sentimenti per te risalissero al nostro quarto anno, ma
pensandoci bene, non c’è mai stato davvero un tempo in cui io non abbia pensato
a te.
Tuo
Glenn
Sapevo che il compleanno di Harry sarebbe stato il 31
Luglio, quindi dopo aver spedito il messaggio ritornai a Diagon Alley per
comprargli un regalo. Adesso che sapevo che era affascinato dalle stelle, avevo
qualcosa su cui basare la mia scelta. Quindi girai di negozio in negozio,
scegliendo le cose che pensavo avrebbero potuto renderlo felice. Scelsi “La stanza
delle stelle: un viaggio ad occhio nudo nelle profondità dell’universo” che era
un ottimo libro di astronomia per dilettanti, un piccolo telescopio, e poi il
regalo più bello, e cioè il modellino della galassia in movimento, che avevo
intenzione di incantare per aggiungere un piccolo ragazzo dai capelli neri che
volava selvaggiamente tra le stelle a cavallo della sua Firebolt.
Il giorno dopo arrivò una risposta alla mia lettera.
Caro Glenn,
Non mi azzardo ad immaginarmi in nessun altro luogo che
là fuori da solo, perché in qualche modo, mi sembra la cosa più sicura. Tutti
coloro che mi sono stati vicini, o che si sono affezionati a me hanno finito
per soffrire, o peggio ancora sono morti. A cominciare dai miei genitori, poi
il povero Cedric, per arrivare alla fine dello scorso anno, quando sono stato
responsabile della morte del mio padrino. Ti confesso, però, che è la morte di
Cedric a tormentarmi di più, perché avrei dovuto essere in grado di evitarla.
Se non gli avessi chiesto di prendere la coppa insieme a me, oggi sarebbe
ancora vivo. Senza dubbio puoi vedere anche tu che ho fallito con lui nel
peggior modo possibile. I miei sogni sono puntellati dal suo grido tormentato,
e nella mia mente sento quella voce ripetere ancora e ancora “Uccidi l’altro,
uccidi l’altro.” Non credo che potrò mai dimenticarlo. Quanto ti sembrerò
debole, Glenn, adesso che ti ho confessato le mie colpe. Non credo che siano in
molti a sapere che il tanto acclamato salvatore del mondo magico molte notti si
addormenta piangendo a causa degli orrori che ha visto. E lo giuro su Dio, non
ho mai chiesto d’essere il salvatore di nessuno, vorrei solo essere un ragazzo
normale, se davvero ne esiste qualcuno.
Sembra che tu sappia una spaventosa quantità di cose su
di me e su quello che ho fatto. Per esempio, ben poche persone sanno che ho
usato il premio del Torneo Tremaghi per investire nel negozio di scherzi di
Fred e George. Volevo tenere riservato il mio coinvolgimento in quell’impresa
azzardata, ma in qualche modo tu ne sei a conoscenza.
Credo che tu abbia una distinto vantaggio su di me. Tu
sai così tanto di me, mentre io posso contare sulla punta delle dita le cose
che so per certe su di te. A questo punto, so che sei un ragazzo (cielo, almeno
spero!) e che sei al mio anno, e so che mi guardi volare, Dio solo sa perché. E
pensi che io sia bello? Scusa se rido, Glenn, ma decisamente non sono bello.
L’unica cosa che so per certa è che tu mi hai fatto
qualcosa che mi fa desiderare di essere l’uomo che tu vedi in me.
Tuo Harry
Quando finii di leggere, abbassai lo sguardo sulla
pergamena tra le mie mani e notai che l’inchiostro era sbavato su alcune delle
parole di Harry. Battei le palpebre quando un’altra goccia bagnata cadde sul
foglio e sbavò altro inchiostro. Ero sbigottito; non credo di essermi mai
commosso fino alle lacrime per nulla prima d’ora. Come avevo fatto a non
comprendere la profondità del suo senso di colpa e della sua agonia? E ancor
più importante, come aveva fatto Harry a mascherare così bene, e per così tanto
tempo, quello che stava passando? Mi presi qualche momento prima di scrivergli
una risposta.
Mio bellissimo, bellissimo Harry…
Non devi mai, MAI, dubitare della tua bellezza! Non
solo tu sei bello interiormente, ma guarda caso io trovo che l’involucro sia altrettanto
apprezzabile. Non posso nemmeno cominciare a contare le notti che ho passato
seduto nella mia stanza, pensando a te, desiderandoti accanto a me, per poterti
mostrare quanto bello tu sia ai miei occhi.
Non sei responsabile per la morte dei tuoi genitori, di
Cedric o di Sirius. Devi smetterla di sentirti in colpa per loro. C’è solo una
persona che è responsabile per le loro morti, e sappiamo entrambi chi è. Non ti
ritengo debole, tutt’altro, credo che tu sia la persona più forte che conosco.
E non credo che tu sia il salvatore del mondo magico, né che lo dovresti
essere. Tu, Harry Potter, sei il mio salvatore. Ed ogni giorno della mia vita,
ringrazio la mia buona stella per te.
Con amore,
Glenn
Posai un bacio leggero sulla pergamena e la piegai dentro
ad una busta, e la mandai in volo verso il mio destino.
Note
della traduttrice: “Dungeon Dweller” vuol dire “abitante dei sotterranei”, come dice il
titolo… l’ho lasciato in originale per ovi motivi di anagramma.
“Charing
Cross Road” , da quello che sono riuscita a spizzicare in rete, è una
stradadi Londra, famosa per una
libreria, al numero 84. È un po’ un macello trovarne notizie in rete, perché
con quel nome esistono sia un libro che un film, e ovviamente i primi link che
compaiono sono quelli.
Altra
piccola precisazione: Draco si riferisce ai suoi genitori con gli appellativi
Father e Mother (padre e madre), al contrario di tutti gli altri ragazzi (ad
esempio Blaise ed Hermione nel terzo capitolo) che dicono sempre dad e mum
(babbo e mamma)… in italiano suonava strano all’interno della frase, quindi ho
optato per mio padre e mia madre, ma poi mi sono accorta che così non si capiva
la formalità del rapporto di Draco con i genitori, e quindi ho deciso di fare
questa precisazione… o forse sono solo insopportabilmente pignola (non è colpa
mia, sono un tecnico, chiamatela deformazione professionale!)
Non
so proprio a che diavolo stessi pensando quando ho ammesso le mie colpe e le
mie debolezze nell’ultima lettera che ho mandato a Glenn. Devo essere stato
dannatamente fuori di testa per averle spiattellate in quel modo. Ma qualcosa
nella risposta che mi aveva mandato mi aveva fatto venire voglia di confidarmi
con lui, sconosciuto o meno. A dire il vero, stava cominciando ad essere sempre
meno uno sconosciuto e sempre più un amico per me, man mano che la nostra
corrispondenza andava avanti. Anche se ero più che certo che una volta che
avesse scoperto chi e cosa ero, non avrebbe più voluto avere nulla a che fare
con me. Speravo solo di sbagliarmi.
Dopo
cena, aiutai la zia Petunia con i piatti, poi tornai nella mia stanza e mi
sedetti a pensare per un po’. Non che pensare fosse al primo posto nella mia
lista delle priorità, ma sin da quando avevo cominciato a scrivere a Glenn, mi
ritrovavo a pensare più spesso, e nella maggior parte dei casi, mi ritrovavo a
pensare esclusivamente a lui, immaginando chi fosse, cosa stesse facendo, e che
aspetto potesse avere. Mi ero appena buttato sul letto con un libro quando il
gufetto fece la sua comparsa, picchiettando sulla mia finestra. Avevo quasi
paura di leggere il messaggio che mi portava nel becco. Saltellò all’interno
non appena le aprii la finestra, posando la lettera sul comodino. Non c’era più
bisogno che la invitassi a riposarsi sulla pertica di Edvige, sapeva già che
qui era la benvenuta. Riportai lo sguardo sulla missiva sul comodino. Una
sensazione di nausea mi torceva l’intestino, ed ero davvero spaventato da
quello che avrebbe potuto contenere la lettera. Forse avere paura era
irrazionale, ma gli avevo svelato una debolezza cruciale e sapevo che mi
avrebbe voltato le spalle con disgusto.
Lasciai
la lettera lì per tutta la notte, inviolata. Quando mi svegliai la mattina
seguente, catturò nuovamente la mia attenzione. Immagino che il mio bisogno di
conoscere il contenuto della lettera fosse più forte della mia paura, e quindi
dopo essermi infilato gli occhiali, allungai la mano e sollevai la lettera. La
aprii molto lentamente, e col cuore in gola, lasciai che la mia mente elaborasse
quello che c’era scritto.
Mio bellissimo, bellissimo Harry…
Non devi mai, MAI, dubitare della tua bellezza! Non
solo tu sei bello interiormente, ma guarda caso io trovo che l’involucro sia
altrettanto apprezzabile. Non posso nemmeno cominciare a contare le notti che
ho passato seduto nella mia stanza, pensando a te, desiderandoti accanto a me,
per poterti mostrare quanto bello tu sia ai miei occhi.
Non sei responsabile per la morte dei tuoi genitori, di
Cedric o di Sirius. Devi smetterla di sentirti in colpa per loro. C’è solo una
persona che è responsabile per le loro morti, e sappiamo entrambi chi è. Non ti
ritengo debole, tutt’altro, credo che tu sia la persona più forte che conosco.
E non credo che tu sia il salvatore del mondo magico, né che lo dovresti
essere. Tu, Harry Potter, sei il mio salvatore. Ed ogni giorno della mia vita,
ringrazio la mia buona stella per te.
Con amore,
Glenn
Non
ero più in grado di contenere la felicità che mi bruciava dentro, e mi ritrovai
di nuovo a piangere. Strinsi forte contro il petto la sua lettera per qualche
istante, concedendomi di provare una sensazione che non credevo mi sarei mai
azzardato a provare. Per la prima volta nella mia vita, sentivo che forse mi
sarei potuto innamorare, ed era meraviglioso.
Carissimo
Glenn,
Tu
davvero non sai quanto mi hai reso felice con la tua ultima lettera. Mi ero
convinto che una volta che avessi scoperto che razza di fallito io sia, non
avresti più voluto avere nulla a che fare con me. Non sono mai stato più felice
di sbagliarmi su qualcosa in tutta la mia vita.
Ti
sbagli del tutto se credi che io sia il tuo salvatore, Glenn. Semmai, tu sei il
mio. Quest’estate si sta rivelando la migliore che io abbia mai vissuto, ed è
tutto merito tuo. Prima di ricevere le tue lettere, trascorrevo le mie giornate
principalmente lavorando in giardino, o aiutando mia zia a lavare i piatti. I
miei parenti mi hanno ignorato per la maggior parte del tempo, il che è un
cambiamento benvenuto se confrontato alla solita aperta ostilità. Almeno
quest’estate non mi stanno obbligando a fargli da schiavo. Le tue lettere sono
il raggio di sole che illumina la mia giornata. Quindi, come vedi, mi hai
salvato da una prematura morte per noia. Sarò in debito con te per sempre.
Hai
scritto che verrà il giorno in cui non dovrò più chiedermi chi sei, e su questo
ti prenderò in parola. Per natura fatico a lasciare irrisolti misteri come il
tuo, quindi per favore non farmi aspettare troppo a lungo. Perché la cruda
verità è che tu mi piaci al di là dell’immaginabile.
Con
amore,
Harry
P.S.
Come si chiama il tuo gufo? Sono certo che si sia stancata di sentirsi chiamare
“ragazza”.
Inviai
il messaggio con il gufetto, poi andai di sotto per iniziare la giornata. Avevo
saltato la colazione, quindi andai direttamente in giardino a lavorare un po’.
Anche se non c’era nulla che richiedesse la mia immediata attenzione, avrei
trovato qualcosa da fare solo perché amavo la solitudine che mi offriva il
giardino. Quel giorno ripulii un po’ di erbacce, poi mi sdraiai sul prato e
cominciai a tentare di sbrogliare il mistero di Glenn deWedlour. Immaginavo che
quello dovesse essere uno pseudonimo, perché per quel che ne sapevo, ad
Hogwarts non c’erano studenti con quel nome. Arrivavo a supporre che il nome
avesse un significato, ma avevo la certezza che ci fosse un tassello del puzzle
che mi avrebbe portato alla sua identità, anche se non ero mai stato bravo a
risolvere enigmi. Quindi steso lì sull’erba, decisi che prima di tornare a
scuola avrei svelato la cosa ai miei migliori amici. Sapendo quanto Hermione
amasse i misteri, ero più che certo di poter ottenere il suo aiuto per mettere
insieme tutti i pezzi dell’enigma chiamato Glenn deWedlour.
La
risposta di Glenn arrivo appena prima di pranzo. Vidi il suo gufo volare nel
cielo sopra di me mentre giacevo sull’erba, quindi corsi di sopra per farla
entrare e leggere la lettera che mi aveva portato.
Ciao,
splendore!
Ho
sempre saputo che sarei finito per piacerti ‘al di là dell’immaginabile’, così
come hai detto tu. Sono piuttosto irresistibile, sai. Era solo una questione di
tempo prima che tu notassi il mio innegabile fascino.
Sei davvero fortunato che io sia qui a salvarti da una morte prematura
per l’incredibile noia. Questo significa che io sono l’Irresistibile-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Bellissimo-Ragazzo-Sopravvissuto-Da-Una-Morte-Per-Incommensurabile-Tedio?
Hmm, non solo bellissimo, ma sbalorditivo, attraente, adorabile, stupendo, e
che lascia assolutamente senza fiato. Ti sto già facendo montare la testa? Ho deciso
che sarà la mia personale crociata assicurarmi che la tua testa sia sempre
propriamente montata, Harry. Infatti, ho accettato questo spinoso incarico con
vero piacere.
Senza
offesa, Harry, ma a me i tuoi parenti sembrano un branco d’idioti. Non riesco
propria a capire perché tu continui a tornare lì anno dopo anno, non ha nessun
senso. Per caso hai voglia di spiegarmi la logica che c’è dietro?
Prima
di inviarti la lettera, ci tengo a dire che sono felice di aver contribuito a
mostrarti che ti sbagliavi su di me, e ancora più importante, su te stesso.
Come ho detto prima, sono andato oltre a tutta quella merda che le persone ti
hanno gettato addosso, e tutta quella gran cazzata del Ragazzo-Sopravvissuto
per me non significa assolutamente nulla. Spero che lo terrai a mente in
futuro, e che avrai un po’ di fede in me.
Con
amore,
Tuo
Glenn
P.S.
Il mio gufo si chiama Psyche. Sembra che le piaccia stare con te!
Sul
mio volto c’era un gran sorriso e non credo che qualcosa mi abbia mai fatto
ridere tanto come la lettera di Glenn. Sembrava che il mio nuovo amico avesse
un acuto senso dell’umorismo e un modo di dire le cose che riusciva a farmi
ridere ed arrossire contemporaneamente. Più lo conoscevo, più cominciavo a
rendermi conto che avrebbe potuto essere ‘quellogiusto’. Scesi
velocemente a pranzo, aiutai a rigovernare, poi corsi di sopra a rispondergli.
Le mie giornate cominciavano a scorrere intorno ai momenti in cui scrivevo a
Glenn o leggevo le sue lettere.
Mio
caro, irresistibilmente affascinante Glenn,
Sei
completamente fuori di testa, sai? La tua lettera mi ha fatto morire dal
ridere, non ricordo di aver mai riso tanto in vita mia. È qualcosa che non
riuscivo a fare da molto tempo, e voglio che tu sappia che per questo ti
ringrazio di cuore. Oh, e tanto per la cronaca, mi sono adeguatamente montato
la testa ora, e anche per questo devo ringraziare te. Mi auguro soltanto che la
tua personale crociata includa anche sgonfiarmi la testa, di tanto in tanto,
non vorrei che diventasse così gonfia da esplodere. Se dovesse succedere ti
riterrò personalmente responsabile.
Sui
Dursley dovresti dirmi qualcosa che non so già. Una parte di me vorrebbe essere
spietata e odiarli per ogni piccola cosa che hanno fatto (o che non hanno
fatto, a seconda dei casi) ma sto cominciando a capire che non potrò avere un
futuro felice se rimango invischiato nel mio triste passato. E io voglio
davvero avere un futuro felice, almeno quello me lo merito. Me lo hai fatto
capire tu. Ma per rispondere alla tua domanda sul perché continuo a tornare qui
ancora e ancora, è per un patto di sangue. I Dursley sono la mia unica
protezione contro Voldemort, anche se vorrei che non lo fossero. Forse una
volta che ci saremo incontrati faccia a faccia potrò spiegarti meglio i
dettagli. È solo che è un po’ avvilente.
Ad
ogni modo, sono ansioso di inviarti questa lettera, quindi smetto di scrivere e
ti mando indietro Psyche. Che bel nome le hai scelto, le sta davvero bene. Hai
preso ispirazione dal mito Greco?
Sono
felice che tu veda al di là di tutta quella merda, Glenn, e ho ben più che un
po’ di fede in te, e per merito tuo, sto anche imparando a credere in me
stesso.
Con
amore,
Tuo
Harry
Diedi
a Psyche un altro biscottino e le accarezzai il capo con affetto. In quel
momento era il mio unico legame tangibile con Glenn e speravo che in qualche
modo potesse passargli il mio tocco. Lei mi mordicchiò le dita, e poi volò via
con il mio ultimo messaggio per il ragazzo irresistibilmente affascinante che
stava velocemente conquistando il mio cuore.
Harry trascorse il resto della giornata a pensare con
bramosia a Glenn e alla piega interessante che aveva preso la sua estate da
quando era cominciata la corrispondenza con l’altro ragazzo. Negli ultimi anni
non aveva fatto che ritrarsi dalla vita, costruendo nella sua mente una
fortezza di solitudine in cui sentirsi al sicuro. Si era trovato bene in quel
santuario auto-imposto. Poi era arrivato Glenn e aveva sbaragliato le sue
difese, scombussolando al contempo tutto il suo mondo. E adesso non riusciva a
concentrare i suoi pensieri su nient’altro che questa persona, un ragazzo di
cui non conosceva neppure il volto, che gli scriveva lettere che accendevano un
fuoco nel profondo della sua anima. Ed era qualcosa che gli faceva desiderare
di avere di più dalla vita.
Quel pomeriggio iniziò a formulare un piano, un piano che
richiedeva che rivelasse finalmente la verità su se stesso ai suoi amici,
rinunciando alla finta normalità che aveva mostrato per tutti quegli anni.
Harry sapeva che confidarsi con Ron ed Hermione era un azzardo, ma era stanco
di fingersi qualcuno che non era e stanco di vivere in una menzogna. Era
praticamente certo che Hermione sarebbe stata molto comprensiva a riguardo, ma
con Ron avrebbe potuto essere tutta un’altra storia. Harry riusciva quasi ad
immaginare la reazione di Ron nella sua mente; il volto arrossato, le mani
strette in pungi irati lungo i fianchi, gli occhi assottigliati in un velenoso
sguardo d’accusa. Da dovunque la guardasse non era una bella prospettiva ed era
l’unica cosa che lo preoccupava riguardo al suo piano. Ma aveva assoluto
bisogno di sapere chi era Glenn deWedlour e contava sull’aiuto di Hermione per
risolvere questo particolare enigma.
Quella notte, sprofondò in un sonno agitato, in cui i
sogni su Glenn venivano messi brutalmente da parte dal viso di Ron Weasley, che
gli urlava contro per aver mentito a tutti loro ed essere stato una delusione
come amico.
~@~
Due giorni dopo, Harry sollevò l’asse allentato del suo
pavimento ed estrasse il piccolo fascio di lettere che aveva nascosto lì per
sicurezza. Sciolse la stringa che le teneva legate e prese due delle lettere
meno personali, rimettendo le altre nel loro nascondiglio. Dopo averle rilette,
sorrise e le ripose con attenzione nella tasca posteriore dei suoi jeans troppo
larghi e poi iniziò a prepararsi per incontrare Ron ed Hermione a Diagon Alley
per una chiacchierata.
Venti minuti più tardi, evocò il Nottetempo e si fece
trasportare a Charing Cross Road, al Paiolo Magico.
Una volta arrivato, era talmente in ansia per lo scopo
della sua visita che non notò nemmeno il grazioso gufetto posato sulla spalla
di un ragazzo biondo che oziava pigramente nella sala. Non fu neppure
consapevole degli ardenti occhi grigi che osservavano ogni suo movimento mentre
si dirigeva con solerzia in direzione di Diagon Alley.
Draco lasciò sul tavolo i soldi per il suo pranzo, prese
Psyche e si affrettò a risalire nella sua camera. Si fermò ad aprire la porta
della stanza numero undici, poi si precipitò all’interno per darsi una
rinfrescata. Psyche volò nella sua gabbia e osservò il suo compagno umano che
correva per la stanza come un folle mugugnando ed imprecando tra sé e sé.
“Cristo Santo! Che ci fa lui qui? Ok, datti una cazzo di
calmata, Draco, è una cosa che puoi affrontare.” Provò e scartò vari capi
d’abbigliamento, lasciando delle disordinate pile di pantaloni e magliette sul
pavimento della stanza.
Dopo aver scelto quello che sapeva essere un favoloso
assortimento che avrebbe sicuramente lasciato senza fiato Harry, spostò
l’attenzione sui suoi capelli splendenti. Passò il pettine tra le brillanti
ciocche bionde, che caddero in onde morbide che arrivavano appena sotto le
orecchie. “Gel o no?” si domandò brevemente. “Gel. D’accordo.” Strizzò una dose
generosa dal tubetto e cominciò a sistemare i capelli all’indietro quando un
verso strangolato di Psyche lo costrinse a spalancare gli occhi spaventato.
“Niente gel?” gracchiò allarmato. “Merda!” strappandosi i vestiti di dosso, si
fiondò in bagno per lavare via quella robaccia dai suoi capelli. Dopo averli
strofinati con un asciugamano pronunciò un incantesimo per asciugarli,
lasciando che gli circondassero seducentemente il viso in morbide onde.
Si infilò i pantaloni color crema che aderivano in modo
provocatorio alle cosce e al sedere, che erano ben rassodate da anni a cavallo
di un manico da scopa. Indossò una camicia chiara che gli fasciava le spalle
per poi svasare sulle maniche. Lasciò aperti gli ultimi bottoni, esponendo la
pelle perfetta della gola. Sopra indossò una giacca marrone chiaro di fine
pelle corinzia, abbottonata appena sotto lo sterno. Il collo era adornato da un
sottile cinturino di cuoio con un pendente che raffigurava la luna e le stelle.
Il tutto era completato da scarpe marroni, della stessa pelle della giacca.
Infilò la camicia nei pantaloni e lanciò uno sguardo inquisitore a Psyche. In
risposta, lei si sistemò sulla sua spalla e gli mordicchiò dolcemente
l’orecchio in approvazione. Persino lo specchio della stanza gli rivolse un
basso fischio d’apprezzamento. Agguantò un paio di occhiali da sole con le
lenti rettangolari celesti e se li mise addosso. Gli occhiali stretti coprivano
i suoi occhi per metà e li facevano sembrare di un colore ancora più vivido.
Senza parlare del fatto che gli stavano d’incanto. Compiaciuto dell’immagine da
hippie un po’ retrò, rivolgendosi un sorriso soddisfatto, Draco si diresse
verso Diagon Alley.
~@~
Ron ed Hermione lo aspettavano in piedi davanti ad
Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, osservando la vetrina nell’attesa.
Ron era totalmente incantato dalla Firebolt esposta in bella mostra. Si
immaginava a volare sul campo a cavallo di quella scopa; sapeva che avrebbe
potuto essere un Portiere fenomenale se solo ne avesse avuta una. Non che fosse
un Portiere scadente, badate bene, a dispetto dell’inizio burrascoso della
stagione precedente. Aveva acquistato fiducia in se stesso e tempo della fine
dell’anno aveva guidato la sua squadra alla vittoria, alla faccia degli sforzi
di impedirglielo di un certo Serpeverde. Il corso dei suoi pensieri fu
interrotto dalla voce di Hermione che chiamava animatamente il nome del loro
migliore amico.
“Harry!” Le si illuminò il viso quando scorse Harry che
girava l’angolo e andava verso di loro. Ma il sorriso le morì subito sulle
labbra quando l’intuito le disse che c’era qualcosa che lo preoccupava.
Sembrava che Harry avesse un macigno sulle spalle, il suo usuale passo
scanzonato era stranamente assente, così come il luccichio nei suoi occhi.
“Tutto bene,
amico?” Anche Ron aveva notato il suo curioso comportamento, unendosi ai suoi
amici davanti al negozio. “Non ti ho sentito molto quest’estate, Harry. Giuro
che se i Dursley ti stanno di nuovo maltrattando mi assicurerò che Fred e
George…”
“No! Non è assolutamente così, Ron”, lo interruppe Harry.
“Abbiamo raggiunto una specie di tregua silenziosa e ad essere onesto, si
comportano come se io non ci fossi nemmeno.” Uno sguardo triste attraversò per
un momento gli occhi di Harry, prima che si voltasse a guardare i suoi migliori
amici. “Mi dispiace di non avervi scritto più spesso. Ho solo avuto molto a cui
pensare quest’estate…” La sua voce si spense dolcemente, senza lasciare molti
dubbi su cosa avesse dato da pensare al giovane mago.
Ron annuì comprensivo. Sapeva che gli ultimi due anni
avevano preteso da Harry un grosso pegno, anche se Harry non voleva ammetterlo
con se stesso. Ma forse il fatto che avesse scritto a lui e ad Hermione
chiedendo loro di incontrarsi per parlare significava che finalmente era pronto
a sfogarsi. Dio solo sapeva che aveva aspettato anche troppo tempo. “Allora, di
che cosa volevi parlarci, Harry?”
“Andiamo da Fortebraccio e prendiamoci un gelato, possiamo
parlare lì.” C’era un’atmosfera tesa tra i tre amici e riuscirono a scambiarsi
solo un paio di frasi mentre si dirigevano da Florian Fortebraccio. Hermione
aveva la strana sensazione che quella non sarebbe stata una delle loro solite
conversazioni.
Draco si acquattò nell’ombra e osservò furtivamente il
trio che passeggiava per Diagon Alley. Seguendoli alle spalle con discrezione,
non poté fare a meno di notare il comportamento apatico di Harry che si
trascinava per la strada, interrogandosi su quale ne fosse la causa. Dal
Ghirigoro riusciva a vedere attraverso la strada l’interno della gelateria,
dove Harry ed i suoi amici adesso occupavano un tavolino. Poi alla fine, per la
prima volta da quando era entrato al Paiolo Magico, il viso di Harry cominciò
ad illuminarsi mentre tirava fuori qualcosa dalla tasca dei pantaloni. Poi
un’aria incerta e spaventata riempì gli occhi di Harry mentre parlava con i
suoi amici e Draco desiderò tanto di essere una mosca sul muro della gelateria,
visto che moriva dalla voglia di sapere di cosa stavano parlando fin nei minimi
particolari. Ma per il momento, doveva accontentarsi di osservare da lontano
l’oggetto dei suoi desideri.
“Sono felice che oggi siate potuti venire entrambi.” Harry
sorrise, prendendo qualcosa dalla tasca dei pantaloni. Il sorriso fu subito
rimpiazzato da un’aria spaventata mentre si preparava per quella che pensava
sarebbe stata l’inevitabile fine della sua amicizia con Ron. “Sapete che voglio
bene ad entrambi, che siete i miei migliori amici, giusto?” Hermione e Ron
annuirono, preoccupati dalla piega che stava prendendo la conversazione. Harry
fece un respiro profondo e continuò. “Questa cosa per me è tremendamente
difficile, non so bene da dove cominciare…” si mordicchiò il labbro
nervosamente… “ma sento di essere stato un amico disonesto perché vi ho tenuta
nascosta un’importante parte di me. Probabilmente la cosa più importante, che è
una grossa parte della persona che sono veramente.”
Hermione, che aveva una mezza idea di quello che stava
succedendo, posò una mano su quella di Harry e strinse piano. “Vai avanti,
Harry, va tutto bene”, annuì, un piccolo sorriso che le incurvava gli angoli
della bocca.
Harry frugò i suoi occhi alla ricerca di un qualche segno
di malizia e non ne trovò, quindi decise di concludere, sperando che Ron non
l’avrebbe odiato troppo. Inspirò bruscamente e, rivolgendo a Ron un’occhiata
ansiosa, cominciò a raccontare tutto. E una volta iniziato non riuscì più a
fermarsi.
A suo credito, e con immenso piacere di Harry, Ron prese
l’informazione con straordinaria disinvoltura. “Sai, questo non cambia niente,
Harry. Sei sempre la stessa persona di ieri e sei sempre il mio migliore amico.
Non posso credere che tu pensarsi che avrei dato di matto. Lo sai, Bill è gay e
io ho accettato lui e il suo ragazzo. Tu per me sei uno di famiglia, quindi
perché dovrei trattarti diversamente da come tratto mio fratello?” Harry sentì
che tutto il suo corpo si rilassava con sollievo liberandosi di tutta la
tensione accumulata in precedenza e gli sembrò che finalmente gli avessero
levato un enorme peso da sopra le spalle.
“Bill è gay?” Ron ridacchiò e annuì. “Dannazione, Ron,
com’è possibile che io non ne sapessi nulla?”
Ron fece spallucce. “Non lo hai mai chiesto.”
~@~
Le lettere di Glenn erano posate sul tavolo ed Hermione le
stava esaminando attentamente. “Potresti avere ragione, Harry. Il nome potrebbe
essere una specie di indovinello da risolvere. Sei certo che sia uno studente
di Hogwarts?”
“Sì, ne sono abbastanza sicuro. Ha parlato di come mi
guarda volare da solo sul campo quando penso che non ci sia nessuno. Ho
concluso che debba essere uno studente per poterlo fare. Solo che non ho mai
notato nessun ragazzo che si interessasse a me in quel senso, capite?” Harry aveva
rimuginato sugli eventi dell’estate e non si era avvicinato di un passo a
risolvere l’enigma di Glenn deWedlour. “Quindi mi aiuteresti a risolvere la
faccenda, ‘Mione? Per piacere?”
“Certo che lo farò! Posso già dirti che chiunque sia è
molto astuto. Ha usato delle penne incantate per camuffare la sua calligrafia,
e la carta è piuttosto comune per contribuire a mantenere segreta la sua
identità, senza parlare dell’enigma rappresentato dal suo nome. Hai detto che
ha un barbagianni che non avevi mai visto prima?” Harry annuì. L’immagine di un
barbagianni le attraversò la mente d’improvviso. Era certa di averne visto uno
di recente, ma non riusciva a focalizzare dove e quando fosse successo di
preciso. “Sai, ho visto un piccolo barbagianni di recente, ma non riesco a
ricordare dove. Interessante.” Mise da parte quel pensiero per poterci pensare
più avanti e restituì le lettere ad Harry, che se le rimise in tasca.
“Devo mettermi d’accordo con Madama MacClan per la mia
nuova divisa. Mi accompagnate?” Ron ed Hermione accettarono e dopo aver pagato
i gelati si avviarono verso Madama McClan – Abiti Per Ogni Occasione.
Dal Ghirigoro, Draco vide i tre dirigersi da Madama McClan
e decise che sarebbe stato il posto perfetto per farsi vedere da Harry. Tra
l’altro, era il luogo dove si erano incontrati per la prima volta tanti anni
prima e ormai aveva una specie di valore sentimentale per Draco. Uscì con passo
deciso dalla porta posteriore del Ghirigoro entrando in quella sul retro del
negozio di Madama McClan, deciso a batterli sul tempo. Si poggiò contro un muro
con aria indifferente e fintamente rilassata, mentre Harry ed i suoi amici
attraversavano la porta. Un sorriso enigmatico gli incurvò le labbra quando si
trovò faccia a faccia con Harry.
“Potter.” Il nome gli uscì allegramente dalle labbra senza
traccia di malevolenza, con enorme sorpresa degli altri ragazzi.
“Malfoy”, ricambiò Harry, scorrendo con gli occhi sul
corpo di Draco prima di andare ad ordinare la sua divisa. Accidenti, è uno
schianto! Harry non aveva mai visto Draco con i capelli liberi come oggi e
ne fu strabiliato. Dovrebbe portarli così più spesso… oh, quanto mi
piacerebbe passarci le dita attraverso. Scommetto che sono morbidi e setosi, e
probabilmente hanno anche un profumo divino. Harry gemette piano e rubò
qualche altra occhiata di Draco, distraendosi a guardare come i pantaloni
dell’altro ragazzo fasciassero il suo corpo come una seconda pelle e come
l’incavo della gola pulsasse lievemente ad ogni battito del cuore. Harry chiuse
gli occhi un istante, perso nella confusione dei suoi pensieri. Non può
piacermi Malfoy! Non adesso! Mi piace Glenn. No, non è esatto. Effettivamente
credo di essere innamorato di Glenn. Ma Malfoy è… oddio… è bellissimo! Ma come
potrei mai piacere ad uno come Malfoy? Harry sospirò e cercò di distogliere
lo sguardo dall’affascinante biondo. Il suo tentativo non ebbe un grande
successo.
Draco era acutamente consapevole di essere osservato e la
cosa mandava il suo cuore alle stelle. Quasi gli dispiaceva di essersi dannato
tanto a creare Glenn deWedlour, ma non gli aveva neppure attraversato la mente
l’idea che Harry potesse in qualche modo essere interessato a lui. Non senza un
piccolo aiuto, comunque, e il desiderio spesso spinge a fare cose un po’
strane. Quindi aveva fatto ciò che sentiva di dover fare per riuscire a
conquistare il cuore di Harry.
Ad insaputa di Draco ed Harry, c’era un altro paio d’occhi
a valutare l’affascinante Serpeverde, un altro paio d’occhi che si dissetava
della sua vista in completa adorazione. Un altro paio d’occhi che osservavano
Harry mentre guardava Draco. Occhi che vedevano più di quanto avrebbero dovuto
e una mente che cominciava a fare due più due.
D’improvviso ad Hermione venne in mente dov’è che
esattamente aveva visto il piccolo barbagianni. Era stato proprio quel giorno,
al Paiolo Magico, quando aveva notato nella sala il retro di una testa bionda.
Seduto sulla spalla del biondo c’era il bel gufetto. Malfoy! Davvero
interessante. Possibile che fosse lui? Era di lui che si era infatuato Harry? Certamente
aveva l’intelligenza necessaria per attuare un piano come quello. Ed era una
mera coincidenza che anche Malfoy si trovasse a Diagon Alley quel giorno, o
c’era sotto qualcosa di più? Trasse un respiro profondo e decise che si sarebbe
premurata di venire a capo dell’enigma nascosto nel nome Glenn deWedlour non
appena fosse rientrata a casa. Solo che non era certa di cosa avrebbe fatto di
quell’informazione una volta che l’avesse ottenuta.
Ron, Hermione ed Harry si salutarono mentre si
apprestavano a rientrare alle rispettive case. Ron ed Hermione potevano
rientrare via Metropolvere dal Paiolo Magico, ma Harry decise di aspettare un
po’ prima di evocare il Nottetempo. Rimasto da solo, finì a bighellonare ancora
un po’ per Diagon Alley prima di tornare a casa. Osservò tutte le cose
interessanti esposte nelle vetrine e pensò che avrebbe potuto comprare a Ron
una Firebolt per il Solstizio d’Inverno, l’equivalente del Natale per la
comunità magica. Conoscendo bene Ron, comunque, immaginò che il suo amico non
avrebbe mai accettato un dono così costoso da lui. Ma avrebbe potuto accettarlo
se avesse pensato di aver vinto l’agognata Firebolt. Poteva funzionare! Entrò
ad Accessori di Qualità per il Quidditch e parlò con il proprietario, organizzando
tutto per la ‘grande vincita’ di Ron. Era così preso a definire i dettagli
della sua sorpresa che non notò il ragazzo biondo e dagli occhi d’argento
nascosto in un angolo del negozio, che lo osservava intensamente attraverso le
lenti da sole celesti, con un’espressione di pura adorazione sul volto.
Harry uscì dal negozio entusiasta del suo astuto piano e
si diresse al Paiolo Magico per evocare il Nottetempo. Fece un cenno di saluto
a Tom, poi si mise a sedere accanto al fuoco. Aveva così tanti ricordi felici
del periodo che aveva preceduto il suo terzo anno, quando aveva soggiornato
nella stanza numero undici. Il terzo anno. Il suo buon umore svanì con la
stessa velocità con cui era arrivato. Quello era l’anno in cui aveva incontrato
per la prima volta il suo padrino. “Oh, oddio, Sirius”, singhiozzò. Quanto gli
mancava. Affondò la testa tra le mani disperato, mentre il senso di colpa si
impadroniva nuovamente di lui. Era seduto avvolto dal suo dolore da quella che
gli sembrava un’eternità quando udì un battito d’ali in avvicinamento.
Sollevando lo sguardo, si meravigliò di vedere Psyche che ancora una volta gli
portava una busta, lasciandogliela cadere in grembo prima di uscire dalla porta
verso Diagon Alley. Sbalordito, Harry aprì la lettera.
Carissimo,
Ti prego non essere triste, Harry. Mi fa male da morire
vederti soffrire in quel modo. Ricorda quello che ti ho già ripetuto: non hai
nulla di cui sentirti in colpa. Dico davvero. Quindi mostrami il bellissimo
sorriso che ho imparato ad amare così tanto.
Ti tengo stretto al mio cuore,
Glenn
Harry scattò in piedi, percorrendo rapidamente con gli
occhi il Paiolo Magico alla ricerca del suo ammiratore, ma sembrava che fosse
troppo tardi. Non c’era nessun altro ragazzo della sua età in vista e non c’era
traccia di Psyche. Si precipitò a Diagon Alley, guardando su e giù per la via
lastricata. “Glenn!? Glenn! Dove
sei?” urlò nella strada affollata, ma non ricevette risposta. La sua ricerca fu
interrotta dall’arrivo del Nottetempo. Che dannato tempismo, pensò
demoralizzato mentre saliva a bordo per tornare nel Surrey.
Al piano di sopra, Psyche volò dentro la finestra della
stanza numero undici, atterrando sulla spalla del suo compagno umano che sedeva
su una sedia e sorrideva compiaciuto. “Penso che sia andato tutto piuttosto
bene, Psyche. Tu che dici?” Lei gli mordicchiò l’orecchio allegramente, e lui
si voltò verso la finestra per osservare il Nottetempo che correva per le
strade e scompariva alla vista.
Nota dell’autrice: Gli occhiali che ho descritto
sono simili agli occhiali a mezza luna di Silente, solo che quelli di Draco
sono rettangolari e celesti.
Non appena arrivata a casa, Hermione corse di sopra nella
sua stanza e si collegò alla rete, determinata a risolvere il piccolo mistero
chiamato Glenn deWedlour. Era certa quasi al 100% che Draco Malfoy e Glenn
deWedlour fossero la stessa identica persona, anche se sperava di cuore che non
fosse così. Sapeva che Harry si meritava un po’ di felicità, non riusciva ad ignorare
i suoi sentimenti per Draco.
Sedendosi alla scrivania, cominciò a pensare a come
manipolare il nome per fargli rivelare l’identità del misterioso corrispondente
di Harry. Ti prego, fa che non sia Draco, ti prego, fa che non sia Draco,
pregò silenziosamente. Scrisse su un pezzo di carta tutte le lettere del nome
“Glenn deWedlour” e poi le osservò per qualche momento. Non poteva essere un
anagramma del nome “Draco Malfoy”, non c’erano M o A nel nome. Stava
tamburellando con le dita sulla scrivania quando le tornò alla mente quello che
Harry aveva raccontato a lei e a Ron sul suo incontro con Tom Riddle nella
Camera dei Segreti. Tom Orvosolon Riddle era un anagramma di ‘IO SON LORD
VOLDEMORT’. E se ‘GLENN deWEDLOUR’ fosse stato l’anagramma di qualcos’altro?
Scrisse in fretta “Wordsmith.org” nella barra degli indirizzi del suo browser.
Era un server per gli anagrammi, che le consentiva di inserire nomi o parole e
forniva automaticamente tutti i risultati possibili. D’accordo, eccoci qui.
Trova gli anagrammi di… “Glenn deWedlour. Bene, Grattastinchi, vediamo che
ci dice.”
Trova anagrammi.
Hermione sospirò quando ottenne per risultato quelle che
sembravano migliaia di opzioni, ma non si lasciò scoraggiare da questo piccolo
contrattempo. Scorrendo la lista con lo sguardo, trovò alcune parole che le
fecero squillare un campanello d’allarme nella mente. In particolare GEL,
DUEL e DUNGEON. Gel, duello e sotterraneo. “Adesso si inizia a
ragionare.” Uno alla volta, ridusse la ricerca cercando soltanto gli anagrammi
in cui risultavano quelle tre parole, e cominciò ad eliminarli uno per uno. Gel
aveva centinaia di risultati, ma nessuno le sembrava particolarmente
appropriato. E nonostante duel promettesse bene, nessuno dei risultati gridava Malfoy
in modo particolare. Rimaneva soltanto un’ultima parola che poteva avere a che
fare con Malfoy. Con grande apprensione, la digitò nel server e premette ‘Trova
Anagrammi’. Sul monitor comparvero appena una decina di risultati. Non ci
impiegò molto a leggerli tutti.
Anagrammi per “Glenn deWedlour”
DUNGEON DELL REW
DUNGEON DWELL RE
DUNGEON RED WELL
DUNGEON DREW ELL
DUNGEON DWELLER
DUNGEON LDL WERE
DUNGEON LDL EWER
DUNGEON LDL RE WE
DUNGEON DR EL LEW
DUNGEON DR ELL WE
Hermione soffocò un singhiozzo. DUNGEON DWELLER.Ma certo, l’abitante dei sotterranei.
Doveva essere quello. I dormitori dei Serpeverde erano nei sotterranei di
Hogwarts, e chi stava a Serpeverde? Era così, allora. La prova evidente nero su
bianco che confermava il suo sospetto, che Draco Malfoy era Glenn deWedlour.
Ripulì la cronologia del suo browser, si disconnesse e spense il computer. Era
un’informazione che non era ancora pronta ad accettare, e tanto meno a
condividere con qualcun altro. Prese in braccio Grattastinchi e tenendolo
rabbiosamente stretto contro il petto si stese sul letto.
~@~
Harry sedeva da solo nella sua stanza a rimuginare sulle
cose che erano successe quel giorno. Era stato così certo dei suoi sentimenti
per Glenn, fino a quel pomeriggio, quando aveva visto Draco Malfoy, appoggiato
con aria indifferente al muro del negozio di Madama McClan. Adesso era
totalmente confuso ed incerto su tutto. Non aiutava il fatto che anche Glenn si
fosse trovato a Diagon Alley e a quanto pareva l’avesse visto al Paiolo Magico
mentre era sconvolto. Lo aveva visto anche quando era da Madama McClan? Sperava
tanto di no, considerando che aveva fissato Malfoy come un uomo affamato
fisserebbe un pasto di sei portate. E perché mai non avrebbe dovuto guardare?
Malfoy era una schianto, ed era rimasto senza fiato soltanto a dargli
un’occhiata.
Comunque il problema era che Malfoy era talmente stronzo
che da quando si conoscevano non aveva mai rivolto una parola civile ad Harry.
Era un peccato, davvero, che un ragazzo così bello dovesse avere una
personalità di merda. In passato, ogni volta che Harry aveva pensato che forse
provava qualcosa per Malfoy, il biondo aveva aperto la bocca e prontamente
aveva rovinato tutto. Chissà che sarebbe potuto succedere se Malfoy al primo
anno non fosse stato un piccolo snob del cazzo. Harry fece un grosso sospiro.
In ogni caso non aveva importanza. Malfoy non l’avrebbe mai degnato di una
seconda occhiata. Per altro, non serviva un laurea in psicologia per capire che
Malfoy era l’emblema dell’eterosessualità. Aveva accompagnato Pansy Parkinson
al Ballo del Ceppo al quarto anno, e l’anno passato lei gli stava incollata
addosso come un francobollo.
In più, doveva pensare a Glenn. Come diavolo poteva anche
solo pensare ad un altro quando era già tanto fortunato da aver trovato Glenn?
L’affettuoso, premuroso, meraviglioso Glenn. Glenn, che
quell’estate aveva fatto tanto per renderlo felice come non era mai stato.
Glenn, che lo aveva osservato di nascosto, e lo trovava bello. Sarebbe stato un
folle a gettare al vento una cosa così speciale per la bellezza superficiale di
Draco Malfoy. E allora perché ci stava ancora pensando? Sul serio Malfoy aveva
tanto effetto su di lui? Non pensava di essere tanto frivolo, ma non poteva
negare di essere incredibilmente attratto da Malfoy.
~@~
Nella stanza numero undici del Paiolo Magico, Draco era
immerso nei suoi pensieri. Era stato molto bello vedere Harry quel pomeriggio.
L’estate ha avuto davvero un ottimo effetto su di lui, rifletté. Si era
lasciato crescere i capelli fino a sfiorargli le spalle e la pelle era dorata
per l’abbronzatura. Il cambiamento più significativo era che il fuoco che ormai
da tanto tempo aveva smesso di ardere nei suoi occhi finalmente era tornato.
Sospirò sognante, sperando di essere, almeno in parte, responsabile della trasformazione
di Harry. Si stiracchiò languidamente, pensando al compleanno di Harry, che era
da lì a due settimane. Aveva già incantato la galassia nel globo così che
adesso un piccolo Harry sfrecciava tra le stelle sulla sua Firebolt. Draco
aveva avvolto i regali in una carta carina, e adesso doveva solo trovare un
modo per mandarli ad Harry. Psyche era fuori questione, i pacchetti sarebbero
stati troppo grossi perché li potesse trasportare da sola. Li avrebbe potuti
restringere prima di inviarli, ma Harry non avrebbe potuto riportarli alla
grandezza originaria a casa dei babbani, quindi era da scartare. L’unica altra
opzione che gli veniva in mente era inviarli attraverso la posta babbana. Ci
avrebbe lavorato su il giorno dopo. Era stanco morto, così si stese sul letto e
si concesse un po’ di meritato riposo.
La mattina seguente si svegliò presto e andò di sotto per
la colazione prima di risalire a fare un bel bagno. Quando fu lavato e vestito,
raccolse tutti i regali e si avviò per le strade di Londra alla ricerca di un
posto da cui inviarli. Dopo un pò finalmente trovò un luogo chiamato ‘ufficio
postale’ accanto a Trafalgar Square e si informò sulle modalità della
spedizione.
“Mi scusi, potrebbe dirmi quanto ci vuole per farli
arrivare a Little Whinging nel Surrey?”
“Se parte con la posta di oggi, potrebbe metterci da tre a
cinque giorni. Vuole che le prepari la spedizione?” Indicò i pacchetti tra le
mani di Draco. “Sa, se vuole li può mettere tutti dentro una scatola più
grande. In quel modo la spedizione sarà più semplice.”
Draco ci pensò un istante e decise di accettare il
consiglio. Avvolse la scatola in una carta marrone e scrisse con attenzione
l’indirizzo, passandolo all’impiegata per la spedizione. Lei gli sorrise e
sistemò il pacco sul rullo.
“Sono sette sterline e cinquanta, grazie.” L’impiegata era
fin troppo gentile per quell’ora della mattina e Draco rimpianse immediatamente
la sua decisione di inviare i regali via posta babbana. Infilò le mani in tasca
per prendere i soldi necessari, ma si accorse di aver scordato di convertire i
suoi galeoni in sterline. Merda! MERDA!
“Emm, pare che abbia dimenticato il portafogli a casa”, si
scusò. Il pacco gli fu restituito con un sorriso. “Mi dispiace tanto di averle
fatto perdere tempo. La ringrazio per il suo aiuto.” Non vedeva l’ora di
allontanarsi da quella donna troppo allegra e precipitarsi nella sua stanza al
Paiolo Magico per vedere in quale altro modo poteva organizzarsi.
~@~
Alla Tana, Ron fu colto di sorpresa quando un gufo
sconosciuto entrò dalla finestra della cucina. Tra gli artigli teneva un
pacchetto molto lungo, sospettosamente a forma di scopa. C’era anche un
pacchetto più piccolo, che, come l’altro, era avvolto in carta marrone.
Trattenne il fiato mentre staccava la lettera che accompagnava i pacchi e
l’apriva.
Caro Signor Weasley,
Congratulazioni! Accessori di Prima Qualità per il
Quidditch è lieto di annunciarle che lei è il vincitore del Primo Premio del
nostro concorso “Vola tra le Stelle!”. Il suo pacco premio include un Kit per la
manutenzione dei Manici da Scopa, una divisa completa dei Cannoni di Chudley e
la Scopa da Corsa Firebolt. La Firebolt ha una precisione millimetrica, un
ineguagliabile equilibrio e una superba maneggevolezza.
Di nuovo, congratulazioni per la sua vincita. Si goda i
suoi premi!
I suoi amici di Accessori di Prima Qualità per il
Quidditch
Stracciò la carta del pacchetto più lungo, scoprendo il
tesoro che celava. Oh, era meravigliosa! Ron accarezzò il manico con reverenza,
sollevando la scopa e tenendola ad altezza d’occhi per ammirare le perfette
finiture del suo manico di scopa di prima qualità. Non vedeva l’ora di uscire
in giardino e montarci sopra. L’unica stranezza era che non riusciva proprio a
ricordare, neppure se ne fosse andato della sua vita, di essersi iscritto ad un
concorso ad Accessori di Prima Qualità per il Quidditch.
~@~
Dopo quasi una settimana di ricerche, Draco trovò un
metodo alternativo per inviare ad Harry i suoi regali. Non aveva idea che
esistesse un Servizio Postale Magico che spediva i pacchi troppo grandi per
essere trasportati da un solo gufo, ma fu estremamente grato di averlo
finalmente trovato. Scrisse una lettera per accompagnare i regali, poi prese
accordi perché i pacchi arrivassero la settimana seguente, il 31 Luglio. Mentre
rientrava nella sua stanza, vide con la coda dell’occhio Harry, Hermione e Ron
che uscivano dal Ghirigoro con le braccia cariche di libri. Sicuramente
stanno comprando le cose per la scuola. Il che mi ricorda… anche io devo andare
a comprare i libri. Mentre passava accanto al trio, notò che Harry faceva
davvero molta fatica a non fissarlo. Draco catturò il suo sguardo e i loro
occhi mantennero il contatto per un istante, prima che Harry arrossisse e
voltasse il viso.
Oddio, mi stava guardando! Draco Malfoy mi stava
guardando! E sembrava anche essere qualcosa più che uno sguardo casuale…
Harry era al settimo cielo e svolazzò per Diagon Alley per il resto del
pomeriggio, notando a mala pena le cose che lo circondavano. Ritornò sulla
terra solo quando Ron cominciò a parlare della nuova Firebolt che aveva vinto.
“Il gufo è volato dritto nella cucina portando un enorme
pacchetto indirizzato a me! E quando l’ho aperto la lettera diceva che avevo
vinto il concorso ‘Vola tra le stelle!’ e che il primo premio comprendeva tutta
quella roba e una strabenedetta Firebolt! Ma riuscite a crederci? Non ricordo
neppure di essermi iscritto al concorso, ma evidentemente l’ho fatto.” Ron
aveva un sorriso a trentadue denti ed Harry non poté fare a meno di essere felice
di aver organizzato quella piccola sorpresa per il suo migliore amico. Sorrise
e gli diede una pacca sulla spalla.
“Ron, ho una piccola confessione da farti.” Ron gli
rivolse uno sguardo interrogativo. “Sono stato io ad iscriverti al concorso. Ho
visto il modulo di iscrizione e sapevo quanto desiderassi una Firebolt. Quindi
ti ho iscritto. Non sei arrabbiato con me, vero?”
“Arrabbiato?! Mi prendi in giro? Certo che no. Hai
contribuito a rendere quest’estate la migliore in assoluto!” Ron era tremendamente
eccitato, il suo sorriso parlava chiaro. I due amici erano così presi a parlare
della Firebolt che non si accorsero di come Hermione fosse diventata silenziosa
dopo l’incontro con Malfoy. E non notarono nemmeno lo sguardo di lei che lo
seguiva mentre si dirigeva al Ghirigoro per acquistare i suoi libri di scuola.
~@~
Il 31 Luglio il sole sorse alto e luminoso sul numero 4 di
Privet Drive. Harry fu risvegliato da un sonno popolato da sogni su Draco
Malfoy da un rumore che proveniva dall’esterno. Rimase sbigottito alla vista di
una scatola sospesa a mezz’aria appena fuori dalla finestra della sua camera.
Aprì la finestra e prese la scatola, prima che i vicini potessero vederla.
Richiuse la finestra e portò il pacco sul letto, sedendosi per aprirlo. All’interno
c’era una lettera, quindi aprì per prima cosa quella.
Caro Harry,
Buon sedicesimo compleanno! Spero che la giornata sia
stupenda come lo sei tu, e che il tuo compleanno sia esattamente come lo vuoi.
Mi sono dannato l’anima per riuscire a scovare un modo
per inviarti questo pacco. Sono persino andato all’Ufficio Postale Babbano (è
lì che ho preso il pacco grande!), ma avevo scordato di convertire i galeoni in
sterline. La settimana scorsa, quando sono stato a Diagon Alley per comprare i
libri, ho trovato un Ufficio Postale Magico e ho preso accordi in anticipo per
spedirtelo. La scatola volante ti ha messo paura? L’impiegato all’UPM mi ha
spiegato che sarebbe stata consegnata da una cicogna (!) celata da un
incantesimo di invisibilità. Mi sarebbe piaciuto da morire poter vedere la tua
espressione quando lo hai vista svolazzare a mezz’aria davanti a casa tua.
Non vedo l’ora che ricominci la scuola, per poterti
vedere ogni giorno. Ti prego, non prenderla a male se ancora non ti dico chi
sono, e credimi quando ti dico che lo farò non appena sarà il momento. Ci sono
solo alcune cose che devo sistemare prima di farlo e poi ti dirò tutto. Sei nel
mio cuore, ora e sempre.
Tuo,
Glenn
Harry frugò nella scatola e tirò fuori tre pacchetti più
piccoli. Erano tutti avvolti in carta regalo dai colori sfavillanti e avevano
una coccarda attaccata in cima. Proprio da vero babbano, Glenn… Harry
sorrise al pensiero di Glenn che incartava i doni per lui, sistemando
attentamente le coccarde. Non avrebbe voluto disfare i pacchetti, ma moriva
dalla voglia di scoprire cosa c’era nei pacchi.
Scelse il più grande e levò in fretta la carta, rivelando
un libro che Harry desiderava da tanto, intitolato “La stanza delle stelle: un
viaggio ad occhio nudo nelle profondità dell’universo”. Harry era colpito dal
fatto che si fosse ricordato della sua passione per le stelle, e decise che
avrebbe cominciato a leggerlo quella sera stessa. Il secondo pacchetto era più
piccolo, e anche da quello strappò la carta eccitato. Ci trovò una piccola
scatola bianca, che una volta aperta rivelò un piccolo telescopio d’ottone.
Harry sorrise felice, quelli erano tra i più bei regali che avesse mai
ricevuto, e ne restava ancora uno da aprire.
Lo sollevò dolcemente e rimosse la carta regalo. Aprì la
scatola ed estrasse il contenuto. Harry rimase senza fiato, e gli occhi gli si
riempirono di lacrime. Tra le mani teneva un piccolo globo di vetro di trenta
centimetri, che conteneva un modellino della galassia in movimento. E quando lo
guardò da vicino, vide una piccola figura con i capelli scuri che sfrecciava
tra le stelle a cavallo di un manico di scopa, con un sorriso beato sul volto. Sono
io! Un foglio di carta scivolò dalla scatola ed Harry lo raccolse.
Harry,
Già una volta ti ho detto che ti avrei sempre
immaginato come una stella cadente, mentre attraversi il cielo sulla tua
Firebolt. Adesso anche tu potrai immaginarlo.
Glenn
Harry si sentì attraversare da una sensazione di calore e
di felicità, e più tardi quella notte, decise di inviare quattro righe a Glenn
per ringraziarlo dei suoi regali. Era sicuro che Edvige sarebbe riuscita a
trovarlo, era un gufo intelligente.
Caro Glenn,
Grazie per i tuoi meravigliosi regali. Mi ha fatto
piacere che tu ti sia ricordato che mi piace l’astronomia. Volevo comprare quel
libro da un po’ ormai, e adesso la notte potrò usare il telescopio per guardare
le stelle. Lo potrò usare anche quando sarò nel mio dormitorio, là c’è una
finestra che è perfetta per guardare le stelle. Ma credo che la cosa più stupefacente
sia la galassia nel globo. Vedere il me stesso in miniatura che vola tra le
stelle è stupendo. Grazie.
Desideravo le stelle, e tu me le hai donate. Sei più
eccezionale di quanto tu creda.
Con amore,
Harry
A quanto pareva Edvige non ebbe problemi a trovare Glenn
deWedlour e consegnargli il messaggio di Harry. Ritornò non più di un’ora e
mezza dopo, picchiettando sulla finestra perché la lasciasse entrare. Harry le
aprì e vide che teneva due cose tra gli artigli. Una era un bigliettino.
Harry,
Non ringraziarmi nemmeno. Sono molto felice che ti sia
piaciuto tutto.
Buonanotte, amore…
Tuo, Glenn
Il cuore di Harry cominciò a martellargli nel petto quando
notò l’altra cosa che gli aveva portato Edvige. Una ciocca di capelli biondo
platino.
Affermare
che Harry era sprovveduto sarebbe stato drasticamente riduttivo. I segni
c’erano tutti, avrebbe soltanto dovuto guardarli. Dal gufo che gli aveva
mandato Glenn a Diagon Alley non appena lo aveva visto sconvolto, lo stesso
identico giorno in cui aveva incontrato Draco Malfoy, alla ciocca di capelli
biondi che Edvige gli aveva portato dopo essere stata da Glenn, tutto puntava
in un’unica chiara direzione. Ma la negazione è un processo mentale molto
forte. Ad Harry ci si era lasciato sprofondare fino alle ginocchia.
Non
è che Harry stesse proprio rifiutando la possibilità che Glenn fosse
Malfoy. Semplicemente non voleva prendere in considerazione il pensiero che potesse
esserlo. Era una banale coincidenza che Malfoy si trovasse a Diagon Alley tutte
e due le volte in cui Glenn aveva detto di esserci stato. E oltretutto, Malfoy
non era l’unico biondo sulla faccia della Terra, quei capelli avrebbero
potuto essere di chiunque. Ed Edvige avrebbe potuto averli trovati ovunque.
Harry si limitò a fissare i capelli biondi tra le sue dita e sospirare di
sollievo.
Sì,
quei capelli potevano essere di chiunque. Chiunque eccetto Malfoy, ecco.
Harry decise che non si sarebbe concesso il lusso di
pensare che Glenn potesse essere Malfoy. Sapeva perfettamente quanto Malfoy lo
disprezzasse e Glenn si comportava esattamente nel modo opposto. E se davvero
Malfoy fosse stato Glenn, allora la sua estate si sarebbe molto probabilmente
rivelata un enorme scherzo Serpeverde ai suoi danni. Rabbrividì al solo
pensiero.
~@~
Draco
andava su e giù senza sosta per la sua stanza al Paiolo Magico, domandandosi
perché mai il gufo di Harry gli avesse strappato i capelli prima di volare via.
Merda! Quel dannato pennuto farà saltare la mia copertura! Non è che
volesse tenere segreta la sua identità per sempre. Semplicemente amava avere il
completo controllo su ogni aspetto della sua vita e sapeva che quello non era
il momento adatto per rivelare quel particolare segreto.
C’era
anche il fatto che Harry senza alcun dubbio lo avesse osservato con interesse
durante il loro incontro ‘casuale’ a Diagon Alley. Sapere di aver un certo
effetto sul mago dai capelli scuri aveva provocato in lui un brivido
d’eccitazione, ma allo stesso tempo presentava un problema riguardo alla storia
di ‘Glenn’. Iniziava ad avere dubbi sul metodo che aveva scelto per fare in
modo che Harry lo conoscesse meglio. Indubbiamente il suo piano aveva
funzionato e sembrava che Harry fosse completamente cotto di ‘Glenn’, ma la
cosa aveva anche il potenziale per ritorcerglisi contro in modo catastrofico, e
Draco non era preparato ad un possibile contraccolpo. Forse, dopo tutto, il
mio piano non era poi così ben congegnato… pensò.
~@~
Una
settimana prima del rientro a scuola, un gufo che non era Psyche, ne Edvige,
arrivò alla stanza numero undici del Paiolo Magico, con una lettera indirizzata
a Draco Malfoy. Ma chi diavolo mi manda una lettera qui? si chiese tra
sé e sé.
Anche
se quella specifica domanda rimase irrisolta, la lettera che teneva tra le
mani, ora tremanti, lo fece sentire come se fosse stato colpito da un bolide in
pieno petto.
Caro
‘Glenn’,
O
dovrei chiamarti Malfoy? Eh già, Draco, io so chi sei, e so cosa stai
cercando di fare. Credevi che nessuno avrebbe smascherato il tuo piccolo piano?
Santo cielo, sottovaluti un po’ troppo le persone.
Scommetto
che i tuoi compagni “Abitanti dei Sotterranei” sarebbero molto interessati a
sapere cosa ti ha tenuto tanto impegnato quest’estate. Riesci ad immaginare che
espressioni avrebbero se scoprissero che hai passato la maggior parte del tempo
a scrivere lettere d’amore ad Harry Potter? Credi che ti accoglierebbero a
braccia aperte se venissero a conoscenza dei tuoi sentimenti segreti per il tuo
arcinemico? Che, tra l’altro, è pure un altro ragazzo, e nientemeno che un
Grifondoro? Davvero, Malfoy, a che diavolo stavi pensando?
Che mi dici di tuo padre, Malfoy? Che pensi che direbbe
se scoprisse che l’hai tradito? Perché questo è un tradimento, Malfoy. Il
destinatario dei tuoi sentimenti è l’uomo (oh, e mi domando che penserebbe
anche solo di questo) che è destinato a sconfiggere il Signore di tuo padre.
Credi che potrebbe perdonare un tradimento così grande? Io ne dubito
seriamente.
Ma
non c’è bisogno che qualcun altro scopra del tuo piccolo ‘azzardo’ estivo. Se
mi darai quello che voglio, sarò gentile e terrò la bocca chiusa, permettendoti
di conservare intatta la tua reputazione di purosangue modello del cazzo, così
come la tua famiglia ed i tuoi amici.
E
che cos’è che voglio, Malfoy? A dire il vero è piuttosto semplice. Voglio che
tu interrompa tutti i contatti con Harry Potter. Niente più lettere, regali, né
niente del genere. Non parlargli, non guardarlo, non stare nemmeno nella stessa
stanza in cui si trova lui. Segui queste regole ed io terrò per me quello che
ho scoperto. Nel momento in cui dovessi scoprire che non l’hai fatto (e non
dubitare, lo scoprirò), il tuo segreto non sarà più al sicuro, e potrei dire lo
stesso di te e della tua reputazione ad Hogwarts. Senza parlare del tuo ruolo e
della tua salvezza davanti al Signore Oscuro e ai suoi seguaci.
Non
cercare di scoprire chi sono, o di fare qualcosa che possa indurmi a pensare
che stai tentando di trovarmi. Peggioreresti solo le cose. Ho preso esempio da
te ed ho incantato la mia penna, quindi la mia calligrafia non rivelerà nulla,
per cui lascia proprio perdere quel metodo. Non sto affatto scherzando, Malfoy.
Se ci tieni alla tua reputazione farai meglio a non sottovalutare il mio
avvertimento e stare lontano da Harry Potter.
Ti
porgo i miei saluti,
E
Sii Muto
P.S.
L’anagramma era brillante, ma evidentemente non abbastanza. Infatti l’ho
indovinato.
È
passata una settimana da quando ho ricevuto il tentativo di ricatto da parte di
quello che immagino essere uno degli amici di Harry. Lo ammetto, quando ho
ricevuto la lettera all’inizio sono stato colto di sorpresa e mi sono sentito
come se la mia futura felicità fosse stata messa in pericolo. Era un pensiero
terrificante, e per un brevissimo istante ho anche pensato di fuggire via dal
quel sorprendente sentimento, che per me si era lentamente trasformato da
rivalità in romanticismo. Ma dopo aver avuto il tempo di pensarci sopra mi sono
infuriato all’inverosimile. Non esisteva al mondo che potessi starmene seduto
buono buono e permettere a qualcuno di mettere in pericolo quella che sapevo
essere la cosa più incredibile che mi fosse mai capitata.
Non
c’erano molte probabilità che Lenticchia fosse l’autore, semplicemente gli
mancava l’intelligenza per scoprire che ‘Glenn deWedlour’ era l’anagramma di
‘Dungeons Dweller’. No, avrei scommesso sulla Granger. Il motivo per cui la
Granger si prendesse la briga di ricattarmi sfuggiva alla mia comprensione,
comunque. E concludere la lettera con ‘E Sii Muto’ aveva un che di patetico,
per come la vedevo io. A che diavolo di gioco pensava di giocare? Non ne ero
certo, manon avevo nessuna intenzione
di prenderne parte. Sarebbe nevicato all’inferno prima che una Mezzosangue
avesse la meglio su un Malfoy. Quantomeno finché avessi avuto voce in capitolo.
Quindi
è con questo atteggiamento che il primo settembre aspettavo l’Espresso di
Hogwarts sul binario 9 e ¾. La Granger doveva capire che le sue minacce non mi
spaventavano nemmeno un po’, quindi avevo in mente qualcosa che le avrebbe
chiarito le idee. Anche se dubitavo seriamente che avrebbe davvero messo in
pratica le sue minacce. Era arrivato il momento di mettere alla prova questa
teoria.
Il
treno cominciò lentamente a riempirsi di studenti e non passò molto tempo prima
che vedessi arrivare Harry, in compagnia di Lenticchia e della puttanella
ricattatrice Mezzosangue. Harry era splendido e notai che si guardava intorno
sul binario, senza dubbio in cerca di ‘Glenn’. Incontrai gli occhi della
Granger e la derisi con lo sguardo, tanto per farle sapere che sapevo
quello che aveva fatto. Lei ebbe la decenza di impallidire e guardare in fretta
da un'altra parte, ma non prima che potessi cogliere qualcos’altro sul suo
viso. Porca puttana! ‘E Sii Muto’. ‘Tu Sei Mio’. Un altro anagramma dunque. La
puttana era gelosa! Mi voleva per sé e non riusciva a sopportare il fatto che
fosse Harry quello a cui tenevo, Harry che desideravo e solo
Harry quello con cui volevo stare.
Salii
con calma sul treno, prendendo posto nello scompartimento dei Prefetti,
cercando di tenere d’occhio Harry ed i suoi amici. Lanciai un’occhiata
all’orologio della stazione attraverso il finestrino. Un quarto alle undici.
Ormai non mancava molto e avevo la sensazione che presto avrei scoperto se le
minacce della Granger erano serie o meno. Proprio come d’accordo, Psyche planò
con una lettera, portandola direttamente ad Harry. Il suo bellissimo sorriso
gli illuminò tutto il volto, arrivando sino agli occhi, mentre prendeva in mano
la lettera. Psyche si mise a sedere sulla spalla di Harry come se fossero due
vecchie amici e lui le diede un biscottino, prima che si alzasse in volo per
andare ad Hogwarts, dove l’avevo istruita di aspettarmi nella guferia.
Mentre
il mio gufetto recapitava il messaggio io fingevo di leggere un libro, ma non
mi sarei perso per nulla al mondo lo sguardo perfido che mi lanciò quella
puttana della Granger quando Harry ricevette la lettera. Questo confermava del
tutto i miei sospetti che lei fosse l’autrice della lettera minatoria che avevo
ricevuto la settimana precedente. Non avrebbe potuto scegliere una vittima
peggiore e io non vedevo l’ora di farmi una lunga chiacchierata con lei.
Sapete, non per nulla sono la progenie di Lucius Malfoy.
Mi
ritrovai a sorridere anche io nel vedere l’enorme sorriso di Harry mentre
leggeva la mia lettera, e in quel momento pensai che sarebbe davvero stato un
anno bellissimo.
~@~
Io, Ron e ‘Mione arrivammo al binario 9 e ¾ venti minuti
prima dell’orario previsto per la partenza per Hogwarts. Per quanto le cose dai
Dursley fossero filate relativamente lisce, non vedevo l’ora di tornare a
quella che consideravo la mia unica vera casa, Hogwarts. Naturalmente non
guastava il fatto che anche Glenn fosse sulla strada del ritorno al castello:
c’era anche una buona probabilità che si trovasse sul treno proprio in quel
momento. Perlustrai il binario alla ricerca di qualcuno che sembrava guardare
nella mia direzione, ma non vidi nulla fuori dall’ordinario. Malfoy era già lì,
ma stava sul treno ed era assorto nella lettura, il che servì a dissipare ogni
dubbio sulla possibilità che lui fosse Glenn.
Stavo
iniziando a chiedermi se avrei mai sentito di nuovo Glenn, quando Psyche entrò
nella stazione con una lettera e me la consegnò. Il mio cuore fece un balzo e
mi guardai di nuovo attorno alla ricerca del misterioso Glenn deWedlour, ma
senza fortuna. Comunque non aveva importanza, visto che mi aveva mandato un
messaggio prima della partenza per Hogwarts ed io non avrei potuto esserne più
felice. Frugai nella borsa per dare qualcosa da sgranocchiare a Psyche, che si
era poggiata sulla mia spalla. Lei l’accetto e poi volò via, ed io mi chiesi
dove stava andando e se Glenn la stava aspettando. Mi affrettai a salire sul
treno perché non vedevo l’ora di leggere l’ultima lettera di Glenn.
Ron
ci aveva tenuto libero uno scompartimento, quindi mi sedetti accanto a lui e
cominciai a leggere la pergamena che avevo appena ricevuto. Le parole di Glenn
mi fecero sorridere e avevo la sensazione che fosse nelle vicinanze e potesse
vedere quanto mi aveva reso felice la sua lettera.
Al
mio carissimo Harry,
Anche
se non mi sono ancora fatto avanti per rivelarti la mia identità, non significa
che tu non sia costantemente nei miei pensieri. Ho degli ottimi presentimenti
riguardo a quest’anno, e tu?
Sto
soltanto aspettando che sia il momento giusto…
Il
tuo Glenn
~@~
Ero
più che certa che la lettera che avevo scritto a Malfoy l’avrebbe dissuaso dal
continuare ad importunare Harry, ma evidentemente mi sbagliavo. Perché non si
rendeva conto che non poteva esistere un coinvolgimento tra lui ed
Harry? Non avevo nulla da dire sul fatto che fossero entrambi maschi, questo
per me non faceva alcuna differenza, ad essere onesta. La mia principale
preoccupazione era che fosse HARRY quello a cui era interessato Malfoy.
Malfoy, il figlio di un Mangiamorte che come noto aveva tentato di far del male
ad Harry in un’innumerevole quantità di occasioni e che, avendone
l’opportunità, l’avrebbe fatto di nuovo. Già, persino da Azkaban, Malfoy senior
avrebbe tranquillamente potuto rappresentare una minaccia per la sicurezza di
Harry, quindi non potevo assolutamente permettere che questa storia andasse
avanti. Ovviamente, c’era sempre quella vocina in fondo alla mia mente che
ripeteva che queste erano un mare di stupidaggini e che mi stavo soltanto
comportando da egoista. Egoista, perché avevo deciso che volevo il Serpeverde
biondo per me. Una parte di me si sentiva uno schifo perché stavo tentando di
sabotare la felicità di Harry, ma la mia allora? Non meritavo anche io
l’occasione di essere felice?
Salii
sul treno per ultima. Essendo un prefetto quest’anno, volevo fare un rapido
giro di perlustrazione per assicurarmi che fosse tutto in ordine prima di
dirigermi nello scompartimento dei Prefetti. Vidi Ron ed Harry quando sorpassai
lo scompartimento in cui erano seduti e notai che Harry stava leggendo la
lettera che gli aveva appena mandato Malfoy, con un sorriso sognante. Ron se ne
stava semplicemente seduto lì e mi osservava con una strana espressione. Feci loro
un cenno di saluto e continuai a percorre il corridoio verso lo scompartimento
dei prefetti, che era occupato da non altri che Draco Malfoy.
Malfoy
in quel momento era l’unica persona seduta nello scompartimento, i suoi
leccapiedi si erano uniti agli altri Serpeverde del sesto anno in un’altra zona
del treno. Entrai un po’ guardinga e mi sedetti di fronte a lui. Cominciai a
preoccuparmi quando pronunciò prima un incantesimo per insonorizzare la stanza
e poi uno per chiuderla.
“Granger.”
Le labbra di Malfoy si incurvarono in un ghigno mentre si rivolgeva a me in
quel suo modo altezzoso. Ero decisa a restare calma e non lasciarmi intimidire
da lui, ma avevo lo stomaco scombussolato dalla paura e la netta sensazione che
lui sapesse chi gli aveva scritto la settimana precedente.
“Malfoy.”
La mia voce non tradì il mio disagio interiore, anche se non ero certa di poter
dire lo stesso del mio viso. Lui rimase in silenzio per parecchio tempo,
limitandosi a guardarmi come se ci fosse qualcosa che voleva dire.
Poi
aprì la bocca.
“So
che sei stata tu, Granger, quindi non sprecarti nemmeno a negarlo.” A quel
punto cominciai a tremare, perché lui lo sapeva ed io avevo paura di
cosa avrebbe potuto fare. “Non riesco a capire perché hai cercato di ricattarmi
perché smettessi di prendermi cura di Harry. Dovresti essere una delle sue
migliori amiche, eppure vuoi portargli via l’unica cosa che lo ha reso felice
dopo tanto tempo. Guardalo, Granger!”
Mi
voltai a guardare Harry, che sembrava essere perso nel suo piccolo mondo, e
sapevo che stava pensando a Malfoy, anche se non era consapevole che fosse
proprio Malfoy che lo faceva sognare ad occhi aperti. Sentii un’ondata di
vergogna al pensiero di aver cercato di interferire con la felicità di Harry.
Tornai a voltarmi ad affrontare Malfoy. “Come faccio a sapere che non vuoi
soltanto fargli del male? O peggio ancora, guadagnarti la sua fiducia solo per
consegnarlo a Voldemort e ai suoi seguaci?” Mi sconvolse vedere che sembrava
ferito dalle mie accuse.
Chiuse
con un gesto secco il libro che stava leggendo ed io smisi di parlare. Il suono
mi fece trasalire anche se l’avevo visto arrivare. “Lascia che metta in chiaro
le cose, Granger.” La sua voce era pericolosamente bassa e minacciosa. “Credi
che io stia facendo tutto questo nel tentativo di ferire Harry, o di
consegnarlo ai Mangiamorte? Divertente, visto che viene da te, la sua
cosiddetta migliore amica.” Assottigliò lo sguardo continuando ad
osservarmi, e riuscivo a sentire la sua rabbia che si irradiava verso di me.
Guardai le nocche delle sue dita stringere il libro talmente forte da diventare
bianche. “La migliore amica, vorrei aggiungere, che mi ha ricattato per farmi
interrompere i contatti con lui. Non ti sei fermata a pensare che le tue azioni
avrebbero potuto ferirlo più di quanto avrei mai potuto fare io? Chi pensi che
lo sconvolgerebbe di più, Granger? Io, rompendo con lui, o tu, tentando di
ricattarmi perché gli stia lontano? E per cosa?” Inarcò considerevolmente le
sopracciglia mentre continuava a parlare. “Un maldestro tentativo di
proteggerlo, o in realtà è perché sei gelosa di lui e mi vuoi tutto per te?”
Le
sue parole colpirono il segno come un coltello affilato, che si rigirava
crudelmente nella ferita mentre capivo quanto ero stata sconsiderata ed egoista.
“Mi dispiace, ho solo pensato…”
“No!
È questo il problema, non ti sei nemmeno sprecata a pensare! Sei passata
direttamente all’azione senza degnarti di rivolgere un pensiero ad Harry o alla
sua felicità. Senti, adesso sarò brutalmente onesto con te, Granger. Non ci
potrà mai, mai essere nulla tra di noi, e questo non ha nulla a che fare con la
purezza del sangue e con tutte quelle stronzate. Mi piacciono i ragazzi,
d’accordo?” A quel punto chiuse gli occhi, prese un respiro e alleggerì un po’
la presa sul povero libro tormentato. “No, non è la completa verità. C’è solo
un ragazzo che mi piace.” Aprì gli occhi e me li puntò addosso. “Sono certo che
una ragazza intelligente come te può vedere che sono innamorato di lui.”
Non
appena lo disse, compresi che era la verità. Draco Malfoy, nemico giurato di
tutto ciò che era Grifondoro, era innamorato di Harry Potter.
Nota
della traduttrice: Spinosa questione… gli anagrammi presenti in questa storia. Per
l’anagramma di Draco (“Glenn deWedlour” per “Dungeons Dweller”)
non potevo farci assolutamente nulla, a meno di non cambiare il nome scelto
dall’autrice come pseudonimo di Draco, il che onestamente mi sembrava un danno
maggiore che lasciare la frase in inglese. Appurato questo, ho pensato che
invece riguardo all’anagramma di Hermione avrei potuto fare qualcosa, anche
perché è scritto in una lettera, e quasi non si dovrebbe capire che è un
anagramma sino al momento in cui Draco lo scopre, quindi lasciarlo in inglese
sarebbe stato un delitto. Così, dopo diversi giorni al lavoro su un server per
anagrammi (sentendomi molto Hermione qualche capitolo fa, ma va beh), sono
riuscita a tirarne fuori uno che potesse anche andare. Però mi sembrava
doveroso riportarvi quello originale dell’autrice, che senza dubbio è più complesso
e geniale del mio. “A Lusty Offer, My Own” per “Want You For My Sefl”,
ovvero “Un’Offerta Generosa, Me Stessa” per “Ti Voglio Per Me”.
Perdonatemi se non ne ho trovato uno un po’ più calzante, ma vi assicuro che
non è una cosa semplice creare un anagramma che debba associarsi all’incirca a
due contesti, senza avere neppure una frase di partenza… ho fatto del mio
meglio!
Quella
semplice affermazione, che rimbombava ancora e ancora nella mente di Hermione,
associata alla luce ardente negli occhi di Draco, le lasciò ben pochi dubbi
sulla sincerità delle intenzioni di lui. Ma per quanto fosse certa che quello
che Draco le stava dicendo era l’assoluta verità, non riusciva ancora a
capacitarsi di quest’inaspettato evolversi della situazione e decise che voleva
comprendere il giovane che le stava seduto di fronte.
Meditò
qualche istante per decidere cosa dire e alla fine scelse l’approccio diretto.
“Posso farti una domanda, Malfoy?” Il suono della sua voce mise in risalto il
silenzio che aveva invaso lo scompartimento e Draco sollevò lo sguardo su di
lei, annuendo. Hermione trasse un respiro profondo, temendo un po’ la reazione
di lui, e poi si fece coraggio. “Prima di tutto, voglio che tu sappia che credo
che i tuoi sentimenti per Harry siano sinceri, ma faccio davvero molta fatica a
comprenderne il motivo. Non posso fare a meno di domandarmi cosa ti sia
successo, Malfoy. Perché quest’improvviso cambiamento di sentimenti nei
confronti di Harry?” L’espressione arrogante di Draco svanì davanti ai suoi
occhi, rimpiazzata da un sorriso quasi impercettibile mentre cominciava a
raccontarle tutto.
Si
adagiò all’indietro contro lo schienale, senza il coraggio di guardarla negli
occhi mentre iniziava a parlare. Era la prima volta che lo ammetteva con
qualcuno all’infuori di se stesso ed era nervoso. Il fatto che lo stesse
raccontando proprio alla Granger rendeva tutto un po’ surreale e serviva solo
ad accrescere il suo panico. “È una storia lunga, Granger, e di certo non è
l’improvviso cambiamento di sentimenti che potrebbe sembrare.” Si mosse a
disagio e sollevò gli occhi su quelli di lei, augurandosi che lasciasse perdere
l’argomento evitandogli di rendersi ridicolo. Invece, comprendendo che ci
sarebbe voluto un po’, Hermione annuì e gli fece cenno di continuare. “Va bene
allora. La prima volta che incontrai Harry era la fine dell’estate, prima che
cominciassimo il nostro primo anno. Eravamo da Madama McClan, stavamo entrambi
prendendo le misure per le divise. Merlino, era una cosina così magra, con
addosso quegli orribili vestiti di seconda mano. Ma in lui c’era qualcosa di speciale,
che andava al di là del suo aspetto inzaccherato. Mi incuriosiva, volevo far
colpo su di lui, sentivo il bisogno di piacergli. Ovviamente in quel momento
non avevo idea che lui fosse Harry Potter, ma ero certo che lui ed io fossimo
destinati a diventare grandi amici.”
Draco
cambiò posizione, appoggiandosi contro al finestrino, allungando le gambe in
avanti e rilassando leggermente le spalle. “Comunque, come risultò la nostra
amicizia non era poi così voluta dal destino. Quando andai a porgergli la mia
mano in segno d’amicizia lui era già diventato amico di Weasley e mi rifiutò.”
Hermione non riuscì a trattenersi e sbuffò a quel commento, roteando gli occhi
con fare drammatico. Draco la fulminò con lo sguardo, rimpiazzando il sorriso
con il solito ghigno. “Che c’è?”
Hermione
lo fissò incredula. “Santo cielo, Malfoy! Per essere la persona intelligente
che sei, di sicuro sai essere ottuso quando ti conviene.” Scosse il capo. “La
tua idea di un’offerta d’amicizia includeva anche insultare uno dei primi amici
che si era fatto da quando aveva scoperto di essere un mago! Guardandoti
indietro, non credi che avresti potuto gestire la cosa un pochino meglio?” La
voce di lei si addolcì. Capiva che i comportamenti e le opinioni di Malfoy gli
erano stati inculcati fin dalla nascita da suo padre. Non faceva differenza
quanto avesse fatto lo stronzo Malfoy in tutti quegli anni, stava solo ripetendo
a pappagallo la retorica di suo padre.
Draco
sapeva che, tecnicamente, la Granger aveva ragione. Ma ad undici anni, tutto il
suo mondo ruotava attorno alla sua famiglia e i loro amici ed ogni singola idea
od opinione che aveva formulato veniva direttamente dalle loro bocche. Gli ci
vollero un paio d’anni dopo l’arrivo ad Hogwarts perché cominciasse a pensare
con la propria testa e iniziasse a dare la precedenza alle sue opinioni. Non
che potesse permettersi il lusso di far sapere in giro che la pensava in modo
diametralmente opposto da suo padre. Per il proprio bene, quindi, aveva deciso
di tenere per sé le proprie idee, assumendo un atteggiamento di superiorità
verso tutto quello che non rientrava nella visione del mondo di suo
padre. Era un modo di fare a cui alla fine si era abituato, ed era anche
diventato molto bravo.
Si
nascose dietro una maschera di indifferenza e cominciò a difendere le proprie
azioni. “So di aver mandato tutto all’aria, e so che probabilmente avrei
potuto gestire meglio la cosa, Granger, ma avevo solo undici anni e il mio
orgoglio era stato ferito. Essendo un Malfoy, non riuscivo proprio a
capire perché mi avesse rifiutato preferendomi uno come Lenticchia. Che altro
avrei potuto fare?” Fece un sospiro profondo, comprendendo fin troppo bene gli
effetti che il suo passato con Harry avrebbero potuto avere su un possibile
futuro che desiderava condividere con l’altro ragazzo. Ma per le cose belle
valeva la pena lottare. E per come la vedeva Draco, Harry valeva molto più
degli sforzi che avrebbe dovuto fare per rimediare a tutti i torti che gli
aveva fatto in passato.
“Oddio,
sono stato proprio uno bastardo arrogante, vero?” I suoi occhi attraversarono
lo scompartimento ed incontrarono quelli di Hermione. Lei non poté far altro
che scuotere la testa cupamente. “È solo che non mi piace essere ignorato, va
bene?” Si dimenò appena. “Posso sopportare la sua ostilità, ma la sua totale
indifferenza…” La sua voce si spense lentamente, prima che si sporgesse in
avanti e cominciasse a raccontarle La Grande Bugia. Era la storia di due
ragazzi che avevano cominciato con il piede sbagliato, e l’odio, almeno da
parte sua, non era mai esistito. Lei ascoltò senza pregiudizi, e prima della
fine del giorno Draco sentì di aver trovato una grande alleata in Hermione
Granger.
~@~
Qualche
scompartimento più in là, a due Grifondoro non sfuggì la natura amichevole
della conversazione che stava avendo luogo nella carrozza dei Prefetti. Ron
sentiva un nodo alla gola che diventava sempre più stretto. Aveva la netta
impressione che Hermione fosse del tutto affascinata da quello che Malfoy le
stava dicendo, di qualsiasi cosa si trattasse. Ron riusciva solo a scorgerle la
nuca, ma la vedeva sporgersi in avanti e gli sembrava molto presa da Malfoy, e
dall’espressione assolutamente appassionata che aveva sul volto mentre
parlava, anche lui gli sembrava molto preso. Il cuore di Ron affondò
notevolmente.
Harry
notò il cambiamento d’umore di Ron e si chiese se avesse qualcosa a che fare
con gli sguardi adoranti che il suo amico continuava a lanciare in direzione
della carrozza dei Prefetti. Poteva benissimo essere, perché da quello che
riusciva a vedere, sembrava proprio che Malfoy e ‘Mione si stessero comportando
in modo estremamente amichevole. Chiuse gli occhi e inghiottì l’amarezza che
minacciava di risalire in superficie. Essere testimone di quell’avvicinamento
servì solo a radicare maggiormente nella mente di Harry la certezza che Malfoy
davvero non poteva essere Glenn, non che volesse che lo fosse, anche se
l’idea non era del tutto raccapricciante. Si riprese in fretta e si mise
d’impegno per tentare di risollevare il morale a Ron distraendolo con delle
Cioccorane. Non ebbe molto successo, e i due ragazzi passarono il resto del
viaggio per Hogwarts in penoso silenzio.
~@~
Quel
giorno Hermione aprì gli occhi riguardo a molte verità. Prima tra tutte, Draco
Malfoy non era la persona che lei aveva sempre creduto. Aveva preso ogni
concezione affrettata che lei e i suoi amici avevano avuto su di lui e l’aveva
metodicamente mandata all’aria. Poi aveva puntato il dito sull’umore non troppo
allegro che aveva un certo Grifondoro dai capelli rossi mentre li guardava
chiacchierare, lasciandole mille domande sul perché non avesse mai notato le
attenzioni che Ron le aveva rivolto in passato e portandola a decidere su due
piedi di fare qualcosa a riguardo il prima possibile. Infine, scoprì che per
quanto non potesse ancora considerarlo un amico, riusciva a capire Draco e
sentiva che in futuro lo sarebbe potuto diventare. Quindi i due decretarono una
tregua. Lei accettò di non rivelare le informazioni di cui era venuta a
conoscenza su ‘Glenn’, e Draco accettò di dimenticare la momentanea mancanza di
giudizio di Hermione, anche se l’avrebbe per sempre presa in giro per
l’anagramma; il senza dubbio insolente “E Sii Muto” per “Tu Sei Mio”. Passarono
l’ultima mezzora di viaggio ridendo e scherzando, portando molti compagni di
Casa a grattarsi le teste perplessi, domandandosi che diavolo fosse preso ai
due Prefetti.
~@~
“Nei vicini prati
della chiara tempestività,
il passato perdona”
La
voce della Cooman vibrò di anticipazione mentre entrava in trance per prevedere
il futuro più prossimo di Harry. I suoi occhi già all’infuori sembrarono
sporgere ancora di più dietro le spesse lenti dei suoi occhiali da gufo quando
si rese conto che non era la solita predizione di rovina, tenebra e morte. “È
davvero molto strano, Signor Potter. Forse dovrò leggerle di nuovo il futuro
tra mezzo ciclo lunare, giusto per accertarmi che gli spiriti siano in armonia
con la sua psiche.” Harry non poté far altro che sollevare gli occhi al cielo
per la folle professoressa e l’altrettanto folle previsione. ‘Il passato
perdona’? Non aveva idea di che senso potesse avere, e lo accantonò insieme
a tutti gli altri vaneggiamenti senza significato della Cooman. Fu sollevato
quando la lezione terminò e poté finalmente recarsi a Difesa Contro le Arti
Oscure, che era la sua materia preferita.
E
così cominciò il sesto anno ad Hogwarts di Harry Potter. Ripresero le classi,
così come la sua corrispondenza con ‘Glenn’. Per tutto settembre, i due si
confidarono i rispettivi pensieri, prendendosi il tempo per conoscere l’altro
il più possibile. ‘Glenn’ riprese Harry per avergli confidato del legame di
sangue che proteggeva magicamente la casa dei Dursley e gli fece promettere di
essere più cauto in futuro nel divulgare quell’informazione. Harry cominciò a
sentirsi più amato di quanto si fosse mai sentito in vita sua, al di là del
vincolo affettivo che aveva con la famiglia Weasley, che ovviamente era
tutt’altro tipo di legame.
Durante
l’estate il conflitto tra le Case non era cambiato molto. Malfoy e la sua
Allegra Banda di Serpeverde continuavano a provocare il Trio delle Meraviglie,
anche se le iniziative di Malfoy mancavano dell’usuale intensità che aveva
alimentato la loro rivalità negli anni precedenti. Ron ed Harry pensavano che
Malfoy ci stesse andando piano con loro a causa del rapporto che avevano visto
nascere tra lui ed Hermione sull’Espresso per Hogwarts. Furono entrambi del
tutto sorpresi (e incredibilmente sollevati) quando, a tre settimane
dall’inizio della scuola, Hermione cominciò a flirtare apertamente con Ron.
All’inizio di Ottobre era normale trovarli seduti in Sala Comune a farsi gli
occhi dolci e ben presto entrarono a far parte degli assidui frequentatori
della Torre di Astronomia. Ron era fuori di sé dalla gioia perché alla fin fine
ad Hermione non piaceva Malfoy, e lo stesso valeva per Harry, anche se nessuno
riusciva a capire il perché.
Odiava
doverlo ammettere, ma anche se nella sua vita c’era ‘Glenn’, continuava a
trovare Malfoy incredibilmente attraente. Di certo non aiutava che Malfoy
continuasse a sbucare dietro ad ogni angolo, inchiodandolo con occhi che
sembravano due pozze d’argento in cui Harry voleva solo annegare. E con ‘Glenn’
ancora reticente sul rivelare la sua identità, Harry diventava sempre più
frustrato. Desiderava ardentemente un contatto reale con ‘Glenn’ e sperava solo
che l’altro ragazzo arrivasse a fidarsi di lui abbastanza da farsi conoscere
davvero.
Le
cose stavano per prendere una piega interessante.
~@~
Harry
sedeva a divinazione, morendo dalla noia mentre la Cooman blaterava sui legami
tra la divinazione e la festa di Samhain, a cui mancava solo una settimana,
visto che cadeva l’ultimo giorno di Ottobre.
“Samhain
è un momento significativo per la divinazione, forse ancor più di Maggio o del
Solstizio d’Estate, perché rappresenta il culmine di tre Notti Spirituali. Nei
giochi di divinazione la tradizione indica spesso di utilizzare mele e noci
appena raccolte, e le candele giocano un importante ruolo nel creare il giusto
alone di mistero. Prima del tocco della mezzanotte, sedete di fronte ad uno
specchio in una stanza illuminata soltanto dal chiaro di luna o da una
candela.” La voce della Cooman assunse una nota eterea, come se stesse
divulgando alla classe i segreti dell’universo. “Lasciatevi avvolgere dal
silenzio, e tagliate una mela lungo la sua linea mediana per rivelare la stella
a cinque punte che nasconde all’interno, poi mangiatela davanti allo specchio
alla luce della candela. Il vostro futuro consorte comparirà alle vostre
spalle.”
Harry
ormai aveva raggiunto un tale livello di disperazione che era più che
disponibile a tentare uno degli eccentrici metodi divinatori della Cooman per
scoprire una volta per tutte chi fosse in realtà ‘Glenn deWedlour’. Non era mai
ricorso a queste idiozie, ma adesso era pronto a farlo, visto che ‘Glenn’ non
sembrava troppo collaborativo. Al diavolo, era pronto a fare tutto il necessario
per scoprire quello che aveva bisogno di sapere. Si ripromise di fare visita a
Dobby e Winky nelle cucine per procurarsi una mela per la sua imminente
avventura nell’affascinante mondo della divinazione.
~@~
Nella
Sala Grande il pranzo volgeva alla fine e Albus Silente si stava alzando,
picchiettando con la bacchetta sulla superficie del suo calice per attirare
l’attenzione degli studenti e del resto dello staff.
“Ho
un annuncio da fare. Come sapete, Samhain è alle porte. Quest’anno ho deciso di
festeggiarlo in modo un po’ diverso dagli altri anni.” I suoi occhi azzurri
luccicarono mentre osservava gli studenti, che sedevano incantati ad ascoltare
le sue parole. “Infatti, quest’anno ho deciso di tenere un Samhain Ceilidh per
tutti gli studenti del quinto, sesto e settimo anno. I festeggiamenti
cominceranno giovedì 31 Ottobre alle nove e si concluderanno… beh, quando si
concluderanno. Di conseguenza, le lezioni di venerdì 1 Novembre saranno
annullate.”
La
Sala Grande si riempì di voci eccitate, mentre tutti si domandavano chi poter
invitare e cosa indossare per il Ceilidh. Alcuni dei figli di babbani avevano
un’aria perplessa. Non avevano idea di cosa fosse un ‘Samhain Ceilidh’. Al
tavolo di Grifondoro, Dean Thomas era sul punto di chiedere delucidazioni ai
suoi compagni, quando Hermione colse la sue espressione confusa.
Impietosendosi, si mise a spiegare l’antica tradizione di Samhain e la sua
metamorfosi nell’attuale festa di Halloween.
Con
immensa gioia di Hermione, Ron le chiese di essere la sua accompagnatrice per
la festa, mentre gli occhi di Harry scorrevano per la Sala Grande alla ricerca
di un segno di ‘Glenn’, sperando che lo avvicinasse e lo invitasse ad andare
con lui. Quando non si presentò nessuno, Harry non fu capace di mascherare la
sua delusione. Hermione se ne accorse e lanciò un’occhiata furtiva al tavolo di
Serpeverde. Malfoy era impegnato in una conversazione con un suo compagno, ma
notò ugualmente l’aria miserabile di Harry, seduto al tavolo di Grifondoro
aspettando che accadesse qualcosa. Maledisse la propria vigliaccheria,
desiderando di avere il coraggio di alzarsi in piedi, raggiungere Harry e
chiedergli di andare alla festa con lui. Ma aveva ancora paura che Harry
potesse non accettare il fatto che lui era ‘Glenn’ e si domandò per l’ennesima
volta se aveva fatto la cosa giusta inventando il suo alter-ego.
~@~
Il
31 Ottobre arrivò in un lampo e al calar del sole i festeggiamenti per il Nuovo
Anno, o Samhain, ebbero inizio. Nella notte in cui il velo che separava il
mondo dei vivi dall’aldilà era più sottile che mai, si dedicava del tempo a
ricordare quelli che erano venuti prima. Fu organizzata la “Festa dei Morti”
per accogliere i visitatori dell’aldilà e ricevere la loro benedizione per
l’anno a venire.
Harry
preparò la sua stanza per il rito che avrebbe eseguito a mezzanotte. Prima si
era procurato due mele dalla cucina, una per la cerimonia ed una nel caso che
il primo tentativo fallisse. Aveva improvvisato un piccolo altare ricoperto da
un drappo nero. Sopra l’altare c’erano diverse foto dei suoi genitori, insieme
allo specchio che gli aveva regalato Sirius… foglie autunnali, noci e frutta,
incluse le mele. Posizionò sull’altare anche tre candele bianche che
rappresentavano suo padre, sua madre e Sirius. C’era uno spazio lasciato vuoto
per poggiare la sua bacchetta quando fosse venuto il momento. Poi trasfigurò
una noce in uno specchio su sostegno di media grandezza, che sistemo al lato
della finestra, accanto al suo letto. Sul comodino c’era un coltellino
d’argento, poggiato accanto all’unica candela che avrebbe utilizzato per
illuminare la stanza quella notte.
Alle
nove gli studenti cominciarono ad affluire in Sala Grande per il Ceilidh.
Nell’aria risuonava la musica dal vivo, e gli studenti e gli insegnanti
cominciarono a festeggiare insieme l’equivalente magico del Capodanno. Molti
indossavano vesti splendenti dei colori dell’autunno; rosso, marrone, giallo,
argento ed oro. Su un tavolo erano serviti frutti di stagione; dolcetti di
zucca, tortini di mele e pagnotte di grano tenero da spalmare di panna acida.
C’erano anche brocche colme di sidro alle mele, succo di pompelmo e spremuta di
melegrane per dissetare le gole riarse dopo troppi balli.
Harry
sedeva da solo ad osservare i suoi compagni che si divertivano, aspettando il
momento giusto per svignarsela nella sua stanza e scoprire se lo specchio gli
avrebbe rivelato l’identità del suo ammiratore segreto. A quindici minuti dalla
mezzanotte, scivolò via dalla Sala Grande silenziosamente, del tutto ignaro
degli occhi grigio argento che osservavano discretamente ogni suo movimento. Il
ragazzo a cui appartenevano quegli occhi lo seguì altrettanto silenziosamente,
finalmente pronto a portare a termine la sciarada che gli aveva resi così
felici negli ultimi mesi. Certo, non era quello il modo in cui aveva
programmato di rivelarsi, ma nel momento in cui aveva sentito la Cooman
ciarlare su mezzanotte, chiari di luna e specchi, aveva avuto la certezza
di cosa stava per fare Harry. Tutto quello che gli restava da fare era
approfittare di quell’occasione.
Draco
fu intercettato mentre usciva dalla Sala Grande da una Hermione estremamente
eccitata. “Stai andando a dirglielo?” L’espressione sul volto di lei gli disse
che faceva sul serio e che se non avesse raccontato la verità ad Harry, non si
sarebbe fatta scrupoli a farlo lei stessa.
“Lo
starei facendo se tu non mi avessi interrotto!” Draco era arrossito
dall’anticipazione di svelarsi finalmente alla persona che per lui significava
tutto. Si passò nervosamente le dita tra i capelli mentre cercava di calmarsi
un po’. “Ho un’idea precisa di dove sta andando e di cosa sta per fare e oserei
dire che il tempismo è essenziale. Quindi, vorresti scusarmi?”
Hermione
gli fece una carezza affettuosa sul braccio. “Va a prendertelo.” Sorrise e gli
sussurrò qualche altra parola di incoraggiamento prima di ritornare al tavolo
da Ron.
Draco
arrivò al ritratto della Signora Grassa giusto in tempo per scorgere Harry che
spariva attraverso l’entrata verso la Sala Comune dei Grifondoro. “Forza e
coraggio.” Lo disse ad alta voce per cercare di mantenere una risoluzione di
ferro e dopo aver sussurrato un paio di parole alla Signora Grassa, si avviò in
cerca di Harry.
Harry
sedette sul pavimento davanti allo specchio, poi accese l’unica candela e la
sistemò sul comodino. Prese una mela e il coltello e la tagliò attentamente a
metà, svelando la stella a cinque punte formata dai semi che sapeva avrebbe
trovato. Chiuse gli occhi e cominciò a concentrarsi, sperando che quando li
avesse riaperti, un riflesso di ‘Glenn’ sarebbe comparso nello specchio. La
luce lunare si riversava attraverso la finestra, avvolgendo Harry in un
bagliore quasi ultraterreno.
Diede
un primo morso alla mela, seguito da un secondo e da un terzo. Il pensiero di
‘Glenn’ divenne un mantra mentre masticava ed inghiottiva ogni boccone.
Diede
l’ultimo morso alla mela e trasse un respiro profondo. Poi aprì gli occhi. La
sua vista restò offuscata per un istante mentre metteva a fuoco lo specchio. Il
respiro gli si mozzò in gola. Una nivea figura si materializzò alle sue spalle,
la vide riflettersi nello specchio. Capelli biondi, che scendevano in onde
morbide attorno ad un volto chiaro e appuntito. Occhi grigio argento che lo
osservavano dalle profondità dello specchio. Gli occhi di Harry si spalancarono
di comprensione. “Malfoy…?”
“In
carne ed ossa.”
Nota
dell’autrice:
Ceilidh si pronuncia “KAY-lee”
Note
della traduttrice: La predizione della Cooman, essendo appunto una predizione della
Cooman, non ha poi molto senso. Ho cercato di tradurla dandole almeno una
parvenza di significato (seppure oscuro). Per chi fosse in grado di capirla, vi
riporto l’originale dell’autrice:
Harry
sedeva davanti allo specchio, raggelato. La mano che reggeva ancora il torsolo
della mela si strinse a pungo e sentì il succo che gli colava lungo il palmo e
le dita. Ignorò la sensazione e si concentrò sul riflesso nello specchio. I
riflessi non dovrebbero parlare, e tanto meno avere la voce strascicata di
Draco Malfoy. Si sentì assalire dal panico, mentre cominciava a respirare
affannosamente e chiudeva gli occhi nel tentativo di tagliare fuori l’immagine
del viso che lo osservava con disinvoltura dallo specchio.
‘La
Cooman è più una maestra del dramma che una veggente, non avrei dovuto essere
tanto stupido da dare ascolto alle sciocchezze che dice’, cominciò a
rimproverarsi mentalmente. ‘Sul serio, questa è senza dubbio l’idea più
incredibilmente stupida che mi sia mai venuta, pensare di poter scoprire
l’identità di Glenn con un trucchetto di divinazione.’ Incurvò leggermente
le spalle, disperato, restando seduto nel chiaro di luna a maledire
silenziosamente la sua cattiva sorte. ‘Ma i riflessi non dovrebbero parlare,
giusto?’ La sua testa si scosse automaticamente a negare. ‘No, penso
proprio di no. Hai solo un’immaginazione troppo fervida, Harry. Ma certo, ho
pensato talmente tanto a Malfoy che adesso sto immaginando di vederlo nello
specchio e sentirlo parlare, ecco tutto. Forse se mi concentrassi di più Malfoy
svanirebbe e comparirebbe il volto di Glenn. Proprio così, devo pensare
intensamente a Glenn.’ Harry strinse gli occhi e cominciò a concentrarsi su
Glenn. Ripensò alle lettere che si erano scambiati durante l’estate.
…ti immaginerò
per sempre come una stella cadente…Tu, Harry Potter, sei il mio salvatore… Ho
deciso che sarà la mia personale crociata assicurarmi che la tua testa sia
sempre propriamente montata, Harry…non
c’è mai stato davvero un tempo in cui io non abbia pensato a te… sono piuttosto
irresistibile, sai.
Le parole di Glenn gli scivolarono sulla pelle come un
balsamo. Gli angoli della sua bocca si incurvarono in un piccolo sorriso mentre
i sentimenti che provava per Glenn lo avvolgevano e la tensione cominciava
lentamente ad abbandonare il suo corpo.
Draco
rimase immobile sul posto, i palmi della mani improvvisamente umidicci per il
tanto nervosismo. Non riusciva a distogliere gli occhi da Harry, che era
evidentemente impegnato in una lotta interiore. ‘Maledetti palmi sudati!’
imprecò, strofinando gli arti incriminati contro i vestiti nel tentativo di
asciugarli. ‘I Malfoy non hanno i palmi sudati. Ma in fondo, quale Malfoy si
sarebbe mai cacciato in un casino simile?’ Ripensò brevemente a come era
finito in quella situazione. Le lettere, il loro primo incontro da Madama
McClan, l’ostilità, la loro grande rivalità. Il rifiuto della sua mano offerta
in segno d’amicizia. ‘Di certo in quel momento non avevo il palmo sudato’,
si prese in giro da solo. Vide scorrere nella mente le scene del loro passato
sino ad arrivare alla settimana precedente.
Aveva
osservato il volto di Harry a divinazione, quando quella vecchia pazza della
Cooman si era messa a parlare di come usare uno specchio a Samhain per scoprire
il volto del proprio vero amore. Gli era sembrato di vedere un lampo di
qualcosa in quegli occhi verdi ed aveva avuto l’assoluta certezza che Harry
avrebbe fatto un tentativo. Draco aveva deciso che era arrivato il momento di
dirgli la verità, al diavolo le conseguenze, anche se in quel momento,
guardando Harry, cominciava a pensare di aver fatto un grosso errore ad andare
lì quella notte. Ma era stanco dei sottorifugi e stanco di nascondere i suoi
sentimenti all’unica persona che meritava di conoscere la verità. No, era più
che ora di mettere fine a quella sciarada e rivelare ad Harry chi era Glenn.
Gli
occhi di Harry erano ancora serrati e a dispetto del piccolo sorriso che gli
incurvava le labbra, il suo viso tradiva tutte le emozioni che si stavano dando
battaglia nella sua mente. Draco represse la voglia di darsela a gambe e
comincio ad avvicinarsi a Harry con piccoli, cauti passi. Dopo aver strofinato
ancora i palmi contro i vestiti ed essersi inginocchiato alle sue spalle,
augurandosi che andasse tutto bene, si inclinò verso Harry.
“Apri
gli occhi, Harry.”
La
voce di Draco accarezzò l’orecchio di Harry in un sussurro, un soffio caldo che
lo fece rabbrividire involontariamente.
A
dispetto del suono di una voce estremamente reale che arrivava da dietro alle
sue spalle, Harry rifiutò di riconoscere che potesse essere qualcosa di più che
un semplice scherzo della sua immaginazione. Era spaventato, perché non solo
sentiva la voce di Malfoy, ma avrebbe potuto giurare di aver sentito anche il
suo respiro sull’orecchio mentre pronunciava le parole. ‘Tutto questo è
folle! Bisogna avere una psiche davvero disturbata per evocare il respiro
immaginario di un riflesso nello specchio. Oddio, ormai sono spacciato’.
Harry serrò ancora di più gli occhi, vergognandosi del fatto che al di là di
tutti i suoi meravigliosi sentimenti per Glenn, era ancora la voce di Malfoy
quella che sentiva provenire dal riflesso, il respiro di Malfoy quello che gli
riscaldava la pelle. ‘Cazzo, sono molto più che spacciato’, pensò Harry
miseramente. Tentò ancora una volta di concentrarsi sulle lettere di Glenn,
alla disperata ricerca di un appiglio che lo riportasse al loro legame.
…sono
piuttosto irresistibile, sai… era solo una questione di tempo prima che tu
notassi il mio innegabile fascino… sono piuttosto irresistibile, sai… sono
piuttosto irresistibile, sai…
Harry raggelò. Le parole di Glenn avevano cominciato ad
avere una voce precisa nella sua mente.
…sono piuttosto irresistibile, sai… sono piuttosto
irresistibile, sai…
Sono… piuttosto… irresistibile… sai.
Fu come se una pesante cortina gli venisse sollevata dagli
occhi, rendendo tutto perfettamente chiaro. Non riusciva a credere di non
averlo capito prima, davvero. I segni li aveva avuti tutti, solo non li aveva
guardati abbastanza attentamente. Era stato talmente affascinato dal mistero di
Glenn deWedlour che gli erano sfuggiti tutti.
…sono piuttosto irresistibile, sai.
Sollevò lentamente la testa e alzò il viso verso lo
specchio.
Poi aprì gli occhi.
Un piccolo singhiozzò gli morì in gola e sentì un fiotto
di nausea che gli colpiva lo stomaco. Riflessa nello specchio c’era un’altra
persona, una persona reale, non uno scherzo della sua immaginazione.
Era inginocchiato dietro di lui, i suoi occhi grigio argento puntati in quelli
verdi di Harry, un’espressione imperscrutabile sul suo volto chiaro e
appuntito. ‘Almeno so di non essere pazzo… solo incredibilmente,
categoricamente fregato’, lo avvertì la sua voce interiore.
…sono piuttosto irresistibile, sai.
Ad Harry cominciò a girare la testa e il suo stomaco si
contorse al pensiero di essere stato preso in giro. ‘Oh mio Dio… oddio… no
no no…’ Il panico aumentò ed Harry cominciò ad iperventilare. Prima di
rendersi ancora più ridicolo, saltò in piedi e si precipitò in bagno, dove
rimise ciò che era rimasto della cena. Si inclinò sul lavandino e si sciacquò
il viso con l’acqua fredda, poi pronunciò un incantesimo rinfrescante per
lavare via il sapore amaro dalla bocca. Con la coda dell’occhio, vide la figura
pallida di Draco Malfoy, poggiato contro la porta che lo osservava cautamente.
Harry trasse un respiro profondo e si preparò per quella che, era certo,
sarebbe stata la sua caduta definitiva per mano della persona che lo odiava di
più al mondo.
Harry si voltò ad affrontare Draco. “Sei qui per
gongolare, Malfoy? O dovrei chiamarti Glenn?” Draco trasalì al tono di voce di
Harry e sollevò le mani in segno di resa facendo un paio di passi esitanti
nella sua direzione.
“Harry, io…”
“Non ti avvicinare!” lo interruppe Harry bruscamente,
sopraffatto dalla rabbia e dalla frustrazione. “Ti sei divertito a scrivermi
tutte quelle cose, a farmi pensare che ti importasse veramente qualcosa di me?”
Harry si passò le mani nei capelli e prese a fare avanti e indietro
rabbiosamente. “I tuoi amici ti hanno aiutato a scrivere le lettere? Leggevate
le mie risposte tutti in insieme e vi facevate quattro risate?” I suoi occhi
assunsero una tonalità di verde violentemente intensa mentre continuava a
gridare. “Tu, Harry Potter, sei il mio salvatore. Ed ogni giorno della mia
vita, ringrazio la mia buona stella per te.” Harry calcò le parole di ‘Glenn’
mentre gliele rinfacciava. “Ed io ti ho creduto! Dio, quanto sono stato
coglione!” A quel punto scivolò sul pavimento, attirando le ginocchia contro il
petto. Ci affondò la testa rassegnato, ma si rifiutò di dar sfogo alle lacrime.
Si sentiva emotivamente stremato.
Draco aveva osservato Harry e aveva ascoltato tutto quello
che gli aveva detto. Non poteva certo biasimarlo per aver reagito in quel modo,
immaginava che avrebbe fatto lo stesso se fosse stato ingannato. Ma adesso non
era il momento o il luogo per la rabbia. Adesso era il momento per sistemare le
cose. Ed era esattamente quello che intendeva fare.
Harry sollevò la testa quando sentì un tocco esitante
sulla spalla. “Harry, io… io sono… senti, possiamo tornare nella tua stanza e
parlare? Per piacere?” La sua voce era tesa e sul suo voltò l’angoscia era
chiaramente visibile. Tese una mano ad Harry. “Andiamo, alzati da terra.” Il
gesto sembrava sincero, quindi Harry accettò la mano di Draco con riluttanza e
gli permise di aiutarlo ad alzarsi.
Non appena fu in piedi, strappò subito la mano da quella
di Draco e si affrettò a dirigersi verso la sua stanza. Draco rimase immobile,
incerto sul da farsi, ma Harry si voltò e gli rivolse uno sguardo
interrogativo. “Hai detto che volevi parlare. Seguimi.” Draco annuì e seguì
Harry, che lo guidò sino al suo letto. Si sedette al capo del letto al
baldacchino ed indicò a Draco di sedersi ai piedi. Dopo aver tirato le tende,
pronunciò un incantesimo di imperturbabilitàin modo che nessuno potesse origliare la loro conversazione.
Sedettero in un silenzio imbarazzato per quasi cinque
minuti prima che Draco racimolasse abbastanza coraggio da riuscire a parlare.
“Harry.” La sua voce si addolcì mentre pronunciava il nome dell’altro ragazzo,
facendo fare cose strane allo stomaco di Harry, che non avevano nulla a che
vedere con il suo malessere di poco prima. Draco fece un respiro profondo e
iniziò a raccontare ad Harry la storia di un ragazzo di nome Glenn deWedlour e
di come era comparso sulle scene. Ma cosa più importante, gli raccontò la
storia di un ragazzo di nome Draco Malfoy, che aveva vissuto tutta la sua vita
fingendo di essere qualcun altro, vivendo nell’ombra di un uomo che non era mai
riuscito a compiacere, per quanto duramente ci avesse provato.
Durante il racconto, Draco riuscì a risalire lungo il
letto fino a trovarsi spalla a spalla con Harry. Sistemarono dei cuscini contro
il muro e ci si appoggiarono contro, parlando di quello che era successo
quell’estate. Draco finalmente rivelò non solo di aver origliato mentre Harry
regalava la vincita del Torneo Tremaghi ai gemelli Weasley per aiutarli ad
aprire il loro negozio di scherzi, ma di averlo anche spiato da Accessori di
Prima Qualità per il Quidditch mentre organizzava la sorpresa per Ron. Sembrava
che Draco l’avesse davvero osservato per tutti quegli anni senza che Harry se
ne accorgesse. Per Harry era molto strano pensare che Draco lo notasse per
motivi diversi dalla loro rivalità, anche se di certo non aveva intenzione di
protestare.
Le rivelazioni che gli fece Draco quella notte furono così
sconvolgenti che Harry si sentì quasi sopraffatto. Osservò il volto di Draco
mentre si spiegava; non c’era il minimo dubbio che gli stesse dicendo la
verità. Harry decise che voleva davvero scoprire dove avrebbe potuto portarli
quella situazione. Era un po’ nervoso, aveva lo stomaco aggrovigliato, ma una
volta che decise di agire nulla avrebbe potuto fermarlo. Mosse una mano,
posandola lentamente sopra a quella di Draco, una domanda non espressa che
aleggiava a mezz’aria tra loro.
Harry trattenne il respiro ansiosamente, sperando di non
essersi sbagliato su Draco. Ma non aveva motivo di preoccuparsi, perché Draco
immediatamente girò il palmo per stringergli la mano e intrecciare le dita alle
sue. Harry si voltò ed incontrò lo sguardo di Draco con un sorriso, il primo
sorriso sincero che i due si erano mai scambiati in tutti quegli anni ad
Hogwarts.
“Quindi…” Harry accarezzò lievemente le dita di Draco con
il pollice, godendosi la sensazione di una mano calda stretta nella sua.
Ripensò al bacio umido che aveva scambiato con Cho Chang e si meravigliò per
aver creduto di essere attratto da lei, visto che il solo tenere per mano Draco
lo faceva sentire così bene, ed era la cosa più giusta che gli fosse mai
capitata. Gli faceva desiderare di non lasciare mai quella mano. Gli faceva
desiderare… molto di più.
Draco
si fece più vicino, posando la testa sulla spalla di Harry. “Quindi…”
Scoppiarono entrambi in una risata isterica. “Harry, abbiamo appena passato gli
ultimi cinque mesi a confidarci tutti i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Com’è possibile che adesso che ci troviamo faccia a faccia non abbiamo nulla da
dirci?” La voce di Draco prese un tono serio mentre lasciava andare la mano di
Harry.
Harry
rimase disorientato da quell’improvvisa perdita di contatto, ma solo per un
istante, prima che Draco gli circondasse le spalle con un braccio. Posò la
testa contro quella di Draco e rifletté sulla domanda che gli aveva fatto.
“Immagino di stare ancora riflettendo su quale sarà il prossimo passo”,
rispose. Poi divenne estremamente silenzioso e anche Draco sembrò immerso nei
suoi pensieri. Ma quando il momento di silenzio si prolungò, Draco cominciò a
preoccuparsi. Quando sentì il corpo di Harry scostarsi dal suo abbraccio la
preoccupazione si trasformò subito in ansia.
Ma
il senso di panico e ansia venne dissipato altrettanto velocemente dalla
sensazione di labbra morbide premute contro le sue. La prima cosa che
attraversò la mente di Draco fu ‘Oh…’ Poi Harry gli afferrò la nuca con
una mano, attirandolo più vicino. Draco si sentì sciogliere nel calore di Harry
e il suo pensiero successivo fu che le labbra di Harry erano la cosa più
incredibile che avesse mai sentito. In assoluto.
Poi,
Harry aprì la bocca.
Il
fuoco esplose dietro le palpebre di Draco mentre la lingua di Harry accarezzava
la sua. Le farfalle gli riempirono lo stomaco al primo assaggio del sapore di
Harry. Era dolce, esattamente come l’aveva sempre sognato. La mela che Harry
aveva mangiato prima, mescolata all’incantesimo rinfrescante che aveva usato,
copriva ancora il sapore unico di Harry, che rimaneva appena sotto la
superficie. Il calore e l’accoglienza della bocca di Harry gli ricordarono un
ritorno a casa dopo tanto tempo passato lontano.
Draco
si trovò a premere con tutto il suo peso nel forte abbraccio di Harry. Sentiva
i loro cuori battere allo stesso ritmo mentre Harry gli esplorava languidamente
la bocca. Rabbrividì e fece scorrere le mani lungo la schiena di Harry,
scivolando lungo la pelle morbida del suo collo e intrecciando finalmente le
dita tra i capelli neri e spettinati.
Si
separarono, scossi e senza fiato. Draco accarezzò pigramente la linea della
mascella di Harry con il dorso delle dita, incurvando le labbra gonfie di baci
in un sorriso. “È stato assolutamente…”
“Incredibile…
lo so.” Harry sorrise e strofinò il pollice contro il labbro inferiore di
Draco. “Penso che potrei abituarmi in fretta ai tuoi baci, Draco.” Sul suo
volto comparve un’espressione sognante mentre ripensava a quanto l’aveva fatto
sentire splendidamente bene baciare Draco. Anche se non era ancora sicuro della
possibilità di un futuro insieme a Draco, sapeva comunque con certezza che
questo era esattamente quello che voleva adesso, più di ogni altra cosa. Avvolgendo
Draco tra le sue braccia, Harry lo spinse sul letto finché non si ritrovarono
distesi fianco a fianco sul piumone. Parlarono e si baciarono sino a notte
fonda, per addormentarsi alla fine l’uno tra le braccia dell’altro.
“Non
pensare nemmeno a muoverti, a meno che tu non voglia essere schiantato!” La
voce era iniettata di furia e veniva dal rosso dal caldo temperamento che stava
in piedi accanto al letto.
Draco
batté le palpebre appannate e si coprì gli occhi con l’avambraccio per
schermarsi dalla dura luce solare mattutina che lo stava momentaneamente
accecando. Quando fu finalmente in grado di mettere a fuoco, divenne
consapevole che il letto era circondato da quattro Grifondoro davvero
arrabbiati e con sguardi sospettosi, le loro bacchette sfoderate e puntate
verso di lui. Ok, Harry, questo sarebbe
un ottimo momento per svegliarti e spiegare le cose ai tuoi amici qui,
pensò Draco. Non che fosse spaventato, ma era in netto svantaggio ad essere
privo di bacchetta e in proporzione di uno a quattro, e i ragazzi sembravano
essere agitati.
“Harry,”
bisbigliò rocamente, “Harry svegliati. Abbiamo compagnia.” L’unico effetto che
ottenne fu che Harry gli rotolasse sopra avvolgendosi strettamente intorno a
Draco, seppellendo il viso nel collo di Draco.
“Credevo
di averti detto di non muoverti!” gridò Ron. La sua faccia si stava arrossando,
e fece qualche passo avanti per premere la sua bacchetta contro il petto di
Draco. “Voglio sapere sotto quale incantesimo hai posto Harry, perché lui certamente
non vorrebbe te nel suo letto.” Ron
tolse la bacchetta dalla gola di Draco, agitandola minacciosamente e diventando
molto impaziente nel suo processo. “Ti ho fatto una domanda, Furetto, e sto
aspettando una risposta!”
La
dolorosa allusione dell’incidente che lo aveva fatto diventare noto come “Lo
Stupefacente Furetto Rimbalzante” mortificò Draco, ed il suo voltò si imporporò
lievemente al ricordo. Recuperò la sua dignità velocemente, ad ogni modo, e
fece un sorrisetto. “Bene, finché conti sulla Granger per la tua conoscenza, ci
sono tre possibili incantesimi, Weasel… “Le sue parole furono tagliate
bruscamente quando sentì la mano di Harry scorrere sulla sua coscia e dare un
leggero pizzicotto. “Erm, d’accordo, Weasley.” Draco sputò fuori lentamente il nome e chiuse gli occhi pensieroso. “Ma
non è questo il punto, al momento non l’ho davvero sottoposto a nessun
incantesimo. Non hai mai considerato che potrebbe semplicemente essersi arreso
al mio evidente fascino?” Draco non poté trattenersi dal fare un sorrisetto
imbronciato per dimostrare quanto indiscutibile fosse il suo fascino.
Non
soddisfatti della risposta di Malfoy, gli occhi di Ron si strinsero e decise di
chiedere al suo amico che cosa stava accadendo. “Harry? Che diavolo sta facendo
il Furetto nel tuo letto? Che cosa stai pensando?” Gridò Ron ad Harry nella
speranza di svegliarlo ed ottenere una risposta da lui.
Cazzo! Che cosa diavolo
stanno pensando loro! Harry sospirò con forza. Era davvero a suo agio stretto tra le braccia
di Draco ed era reclutante ad abbandonare il loro calore. Quando alla fine aprì
i suoi occhi, trovò Ron con la bacchetta puntata pericolosamente vicino alla
gola di Draco, e Dean, Neville e Seamus che circondavano il letto con le loro
bacchette altrettanto sfoderate. “Erm, credo che l’incantesimo
d’imperturbabilità si sia consumato durante la notte?” si sollevò sul gomito e
ghignò in basso verso Draco. “Mi dispiace, tendono ad essere un po’ più che
zelanti quando pensano che mi trovi in pericolo.” Voltò il viso ad affrontare i
suoi amici. “Potete tutti abbandonare la procedura iperprotettiva del compagno
di stanza ora, io sto bene. Draco è qui perché io lo voglio qui. E non
chiamarlo Furetto.” Spinse delicatamente la bacchetta di Ron in modo che non
fosse più una minaccia per Draco.
Le
bocche di tutti e quattro gli amici si aprirono e rimasero spalancate davanti
alla coppia quando finalmente si tirarono su e si sedettero fianco a fianco sul
letto, le loro mani intrecciate. Tutti loro erano ammutoliti al pensiero che
Harry volesse davvero essere in compagnia di Draco Malfoy, ed erano in qualche
modo reclutanti a mettere giù le proprie bacchette. Neville infine fu il primo
a parlare.
“Harry,
sei sicuro di non essere sotto l’influenza di un incantesimo di seduzione? O
forse ha versato un filtro d’amore nel tuo succo di pompelmo la sera scorsa?
Voglio dire, quale altra ragione ci può essere perché tu abbia il figlio di un
Mangiamorte nel tuo letto?” Neville notò lo sguardo addolorato che attraversò
il volto di Draco al rivangare della sua parentela e si sentì male per questo.
Vide anche Harry stringere dolcemente la mano che teneva nella sua. Forse c’è più di quello che gli occhi vedono,
rifletté silenziosamente.
Harry
sospirò profondamente. Si stava stancando di essere trattato come una fragile
bambola cinese che doveva essere avvolta nell’ovatta. Perché non potevano
capire che lui non era diverso da loro, che aveva lo stesso sogno di una vita
felice, e che voleva trovare l’amore e la felicità nello stesso modo in cui la
volevano loro? Sembrava che ogni volta che faceva qualcosa che non era
considerata tipicamente da “Harry”, si supponeva o implicava sempre che fosse
sotto un incantesimo di qualche tipo, dato che mai, mai avrebbe potuto fare una
scelta di quel genere autonomamente. Scosse il capo tristemente.
“Neville,
apprezzo il tuo interessamento.” Lasciò scorrere il proprio sguardo su gli
altri due ragazzi e annuì brevemente. “E questo vale per il resto di voi.
Comunque, potete credere che sappia quello che faccio. Non sono sotto l’effetto
di un incantesimo, e Draco non ha versato una pozione nel mio succo di
pompelmo, ne altro del genere. E tutti voi dovete capire che Draco non è
affatto come suo padre.” Sospirò nuovamente e si avvicinò maggiormente a Draco,
poi si voltò ad affrontare Ron. “Voi tre pensate che potrei parlare con Ron da
solo per qualche minuto? Ho davvero bisogno di spiegargli come stanno le cose.”
Dean,
Neville e Seamus annuirono tutti tranquillamente e si diressero verso la sala
comune. Seamus si voltò a guardare Harry all’ultimo momento e disse “Saremo
giusto qui fuori se avrai bisogno di noi,” poi sparì oltre la porta,
chiudendola silenziosamente dietro di se. Draco fece la mossa di alzarsi dal
letto e andare via anche lui, ma Harry gentilmente lo sospinse di nuovo giù.
“Non tu. Voglio che tu rimanga qui con me.” lo sguardo negli occhi di Harry gli
disse che le cose sarebbero andate nel verso giusto, quindi Draco si risedette
e afferrò nuovamente la mano di Harry.
Harry
tornò a focalizzare la sua attenzione su Ron. “Ron, prima di cominciare voglio
che tu poggi la tua bacchetta sul tuo comodino.” Ron esitò a quell’idea, ma
Harry rese chiaro che se voleva un qualche tipo di spiegazione avrebbe fatto
meglio a fare ciò che Harry chiedeva. E dunque fu con grandi riluttanza ed
apprensione che mise la sua bacchetta sul tavolo e cominciò ad ascoltare ciò
che Harry aveva da dire. “Ricordi durante l’estate quando ho incontrato te e
‘Mione a Diagon Alley e vi ho parlato di Glenn?” Ron annuì, e quindi Harry gli
spiegò come le lettere erano continuate dopo il loro ritorno ad Hogwarts. E
come, dopo molte lettere, aveva desiderato conoscere la vera identità di Glenn.
“La
Cooman ed i suoi tocchi metodi di divinazione sono ciò che infine ha riunito
tutti i pezzi per me. Quando ha tirato fuori la storia di usare la mela e lo
specchio a Samhain per trovare il solo e vero amore, ho finalmente deciso che
era ora per me di scoprire chi fosse realmente Glenn. Non lo sapevo in quel
momento, ma Draco mi stava guardando nella classe della Cooman e in qualche
modo ha immaginato ciò che stavo per fare.” Gli occhi di Harry brillavano
mentre narrava il racconto di come avesse abbandonato il ballo presto per
tornare al dormitorio a preparare tutto con cura, e di come nel momento in cui
aveva aperto gli occhi, Draco fosse stato dietro di lui. “Immagina la mia
sorpresa quando una persona reale è comparsa dietro di me, senza menzionare il
fatto che quella persona era Draco Malfoy.” Ridacchiò al ricordo degli eventi
della notte precedente.
“Oh
certo, ridi adesso. Non ridevi quando mi lanciavi accuse ed insulti la notte
scorsa.” Draco inarcò un sopracciglio verso Harry e sorrise. “Ma è andato tutto
per il meglio alla fine,” Draco picchiettò sul letto accanto a lui per dare
effetto, “e sono qui.”
Ron
occhieggiò la coppia sospettosamente, lottando contro l’urgenza di prendere la
propria bacchetta dal tavolo. “Come facciamo a sapere che stai dicendo la
verità, Malfoy? Tuo padre è un noto Mangiamorte e marcisce ad Azkaban proprio
ora per aver tentato di uccidere Harry per conto di Tu-Sai-Chi. Affrontalo,
Malfoy. Non sei mai stato lontanamente gentile con noi e hai sempre fatto
l’impossibile per molestarci, e adesso ti aspetti che noi crediamo che tu abbia
passato l’estate scrivendo lettere d’amore ad Harry Potter? Sono più incline a
credere che fossero minacce di morte.” Intonò Ron.
Draco
si alzò dal letto, furioso per le affermazioni di Ron e pronto a difendersi.
Non andò lontano prima che Harry lo cingesse alla vita e lo riportasse giù sul
letto. “Non devo stare qui e sentire queste stronzate, Weasley. Questo non ha assolutamente nulla a che fare con il
passato o con il modo in cui vi ho trattato, riguarda ciò che provo per Harry.
A volte le cose non sono ciò che sembrano! Se fosse così, dovremmo presumere da
come sembri, che tu sia tonto come un mulo. Oh, aspetta, tu lo sei.” Draco
tremava di collera e Harry fece tutto ciò che poteva per calmarlo.
“Shh,
sai che io non penso di te quello che pensa Ron, Draco, e so che le tue
intenzioni sono buone.” Harry accarezzò i capelli di Draco dolcemente,
inducendolo silenziosamente a calmarsi, e alla fine Draco si rilassò sotto il
lenitivo tocco di Harry. “Ron, tu di tutte le persone dovresti sapere che non
si può giudicare una persona in base a chi è suo padre.” Si sporse e dispose un
lieve bacio sulla spalla di Draco.
Ron
quasi soffocò all’evidente manifestazione d’affetto tra i due ragazzi. Non era
perché non riusciva ad immaginare Harry romanticamente coinvolto con un altro
uomo; aveva avuto tutta l’estate per accettarlo e venire a patti con quello. Era principalmente perché non si
fidava di Draco finché non fosse certo di poterlo atterrare, e basandosi su
quanto Malfoy fosse alto e preparato, Ron dubitava seriamente di poterlo
gettare anche solo di alcuni piedi. Era ancora molto prudente riguardo alle
intenzioni di Malfoy ed era deciso a fare del suo meglio per scoprirle.
“Bene,
dunque Malfoy,” ghignò Ron. “Tu affermi di essere la persona che Harry ha
conosciuto per tutta l’estate come Glenn deWedlour, è esatto?”
“Si,
è esatto.” La mascella di Draco era strettamente serrata per la rabbia. Non
pensava che Weasel meritasse alcuna risposta da lui, ma non lo stava facendo
per se stesso o per Weasel. Lo stava facendo per Harry, nel tentativo di
rendere Harry felice.
“Come
so che non stai semplicemente dicendo di essere questo Glenn per diventare
intimo con Harry con lo scopo di consegnarlo a Tu-Sai-Chi?”
“Al
diavolo, Ron! Quella cosa,” sputò
fuori Harry, “ha un nome, e quel nome è Voldemort.” Ron si ritrasse al
noncurante utilizzo del nome da parte del suo amico. “Credo che ormai dovresti
davvero essere capace di usarlo! E Draco non sta progettando di passarmi a quel
bastardo! Credi a quello che ti dico Ron, Glenn e Draco sono la stessa ed unica
persona.”
Draco
osservava l’interagire tra i due amici con curiosità. Era grato che Harry non
dubitasse di lui, e decise che avrebbe fatto uno sforzo per aiutarlo a
risolvere quel casino. “So di non averti mai dato alcuna ragione per fidarti di
me, Weasley, ma anche se non crederai mai a nessuna parola che uscirà dalla mia
bocca, per favore credi a questo. Io tengo davvero molto ad Harry, e non farei
mai nulla per ferirlo. Se sarà necessario, sono disposto a sottopormi al
Veritaserum per toglierti ogni dubbio.”
Harry
lanciò a Draco uno sguardo significativo e scosse il capo. “Tu non ti sottoporrai al Veritaserum, non
se io avrò voce in capitolo. Ron, mi dispiace che tu non creda a Draco, ma non
resterò qui buono a lasciare che lo si tratti come un comune criminale. Mi
auguro soltanto che ci sia un altro modo con il quale io possa provarti che
Draco è Glenn.”
Durante
il tempo in cui Harry parlava con Ron, Draco notò il regalo che aveva fatto ad
Harry per il suo compleanno. Si ricordò anche che quando lo aveva comprato gli
aveva applicato due incantesimi, uno
dei quali si sarebbe attivato subito. Quindi rimaneva il secondo incantesimo,
quello che aveva avuto originariamente intenzione di usare per rivelare la
propria identità ad Harry prima che Harry divenisse impaziente e decidesse di
seguire i consigli della Cooman. Con un grande sorriso sul volto, diede un
colpetto col gomito sul fianco di Harry per attirare la sua attenzione.
“Harry,
so come posso provarlo senza usare il Veritaserum.” Si alzò dal letto ed andò
sino al piccolo tavolino dove si trovava la galassia nel globo. “Quando ho
comprato questo per il tuo compleanno, ho fatto un incantesimo perché mostrasse
te che voli tra le stelle, come puoi chiaramente vedere.” Diresse l’ultimo
commento a Ron; poi guardò verso Harry, e continuò con eccitazione. “Non avevo
programmato di rivelarmi a te prima del Ballo del Ceppo.” Camminò fino alla
scrivania di Harry e scrisse qualcosa su un pezzo di pergamena, poi la passò ad
Harry. “L’incantesimo che ti fa apparire nel globo non è l’unico incantesimo
che ho messo sul globo.” Il sorriso sul suo volto raggiunse i suoi occhi. “Ti
avrei mandato una lettera con sopra la formula magica; che è quella che ho
appena scritto sulla pergamena. Ho usato il mio ricordo di te che parlavi così
da bloccare l’incantesimo affinché rispondesse solo alla tua voce quando
avresti letto la formula, in modo che nessun altro potesse attivarlo. Ora, se
vuoi, prendi la tua bacchetta e attiva l’incantesimo.”
“Harry,
no! E se fosse un trucco? Forse lo ha fatto in modo che il secondo incantesimo
trasformi la cosa in una Passaporta che ti farà cadere dritto tra le grinfie di
Tu-Sa…Voldemort!” Ron era nel panico;
saltò su ed afferrò approssimativamente Harry per tenerlo lontano dal globo.
Harry
ne aveva semplicemente avuto abbastanza delle stupide paranoie di Ron. “Ron,
voglio sperare che mi lascerai vivere la mia vita come meglio credo. E se
questa vita include Mal…Draco, allora vorrei che lo rispettassi.” Ron rimase
soltanto lì, completamente sotto shock mentre Harry si strattonava fuori dalla
sua stretta e si dirigeva al globo con la bacchetta sguainata.
“Bene,
facciamolo!” puntò la bacchetta alla base del globo e pronunciò le parole che
erano scritte sulla pergamena. “Acclaro åme Soeur…” La
formula scivolò dalle sue labbra fervente come una preghiera e lui chiuse gli
occhi, quasi spaventato da quello che sarebbe potuto succedere. Il forte
singhiozzo di Ron lo indusse a spalancare gli occhi istantaneamente e guardare
attentamente il globo.
Ciò
che vide nel globo lo fece fremere più di quanto avrebbe creduto possibile. Si
voltò verso Draco e sorrise, e poi si diresse verso forti, attendenti braccia,
le braccia di Draco. “Sei davvero tu,”
soffiò.
“Dubitavi
di me?” Draco era preparato ad essere ferito, ma Harry scosse la testa.
“No,
non dubitavo di te. Sono solo grato che sia davvero tu.” Harry si sollevò e
fece scorrere un braccio intorno al collo di Draco, attirandolo verso il basso
finché le loro labbra non si toccarono. Draco avvolse le sue braccia attorno
alla vita di Harry per attirare il suo corpo più vicino, e poi dischiuse le
labbra per permettere alla lingua di Harry di accedere alla sua bocca. L’altra
mano di Harry si allungò e si intrecciò tra i serici capelli biondi mentre si
sottraeva al bacio, rimanendo con la fronte appoggiata contro quella di Draco.
Harry
si scostò e guardò negli occhi di Draco. “Sei sempre stato tu, lo sai. Dal
momento in cui ci siamo incontrati nel negozio di Madame Malkin, ho saputo che
c’era qualcosa riguardo te che – bene, prima che tu ti atteggiassi da stronzo
guastafeste – che mi attirava verso di te.” Harry sorrise al ricordo. “Anche
mentre stavo scrivendo a Glenn non potevo cacciarti dalla mia mente, e credimi,
mi sentivo assolutamente orribile a tradire Glenn quando i miei pensieri
continuavano a tornare a te. Sono solo così meravigliato che tu possa provare
gli stessi sentimenti per me…”
Harry
fu interrotto quando Draco portò nuovamente in basso le sue labbra per
reclamare quelle di Harry in un altro bacio pieno di passione; le sue labbra e
la sua lingua esploravano la bocca di Harry con reverente ardore. Le mani di
Draco si intrecciarono tra i capelli selvaggi di Harry, poi una mano scese giù
sulla schiena di Harry, scorrendo sulle spalle leggermente muscolose. Harry si
appoggiò contro il corpo di Draco, intensificando il bacio mentre le sue dita
trovavano la via di casa tra i capelli di Draco. Entrambi gemettero alla
piacevole sensazione che stavano sperimentando al tocco dell’altro. Erano così
coinvolti l’uno dall’altro da aver completamente dimenticato che Ron era ancora
nella stanza finché non sentirono uscire un ansimo soffocato, e qualcosa che
suonò come un tonfo duro contro il pavimento della stanza del dormitorio.
Harry
si tirò indietro per guardare verso Ron, che, in evidente stato di rifiuto, era
seduto sul letto fissando il pavimento su cui il globo gli era caduto dalle
mani. Stava chiaramente guardando la seconda figura che era apparsa subito dopo
che Harry aveva attivato l’incantesimo.
Era
una versione in miniatura di Draco Malfoy, che ghignava follemente con i
capelli sciolti che svolazzavano alle sue spalle mentre schizzava tra le
stelle, fianco a fianco con la miniatura di Harry Potter. Lo sguardo sul suo volto era di pura felicità ed
adorazione.
Draco
fulminò con lo sguardo Ron, che era diventato di una poco lusinghiera tonalità
di verde e stava disperatamente cercando di non sentirsi male. “Faresti meglio
a ringraziare la tua buona stella perché ho messo un’incantesimo
d’infrangibilità sul globo, Weasley.”
Proprio
quando Draco stava per fare a Ron il terzo grado, la porta del dormitorio si
spalancò ed Hermione fece il suo ingresso verso il trio. Afferrò la mano di Ron
e lo fece alzare tirandolo verso di lei. “Dean mi ha detto che cosa stava
succedendo qui, e ho pensato che sarebbe stato meglio venire e fermarti prima
che facessi troppo la figura dello stupido.” Rivolse la sua attenzione ad Harry
e Draco, che si stavano ancora abbracciando e sorrise. “Vedo che gli hai
finalmente detto la verità, e va tutto bene con lui?” Draco annuì ed Harry
scoccò ad Hermione uno sguardo strano. Lei rise e guardò Draco. “Bene, era
ora!” Tirando Ron, si avviò alla porta. “Andiamo!”
Gli
occhi di Ron gli uscirono dalle orbite, non era sicuro se aveva sentito bene
Hermione o meno. “Tu lo sapevi?” strillò.
Hermione
sospirò. “Certo che lo sapevo, sciocco. Ho scoperto tutto quest’estate.” Lanciò
a Draco un’occhiata cospiratoria. “Come pensi che abbia fatto Draco ad entrare
qui la scorsa notte? Adesso vieni, lasciamoli soli per un po’. Mi piace sempre
che le mie storie d’amore abbiano un lieto fine.” Con questo, Hermione uscì,
trascinando un Ron molto scioccato dietro di se. Harry e Draco rimasero ancora
una volta da soli, con loro assoluto piacere.
Harry
spalancò la bocca smarrito dopo che Hermione ebbe lasciato la stanza. “Non
riesco a credere che l’abbia saputo per tutto questo tempo e non me l’abbia mai
detto. Perché credi che l’abbia fatto?” Aggrottò la fronte mentre cercava di
capire perché uno dei suoi migliori amici gli avesse tenuto nascosto qualcosa
di così importante per lui.
Draco
si piegò e premette un leggero bacio sulle labbra di Harry. “Le ho chiesto io
di non dirtelo. Benché se non te lo avessi detto la scorsa notte, sono
abbastanza certo che lo avrebbe fatto.” Harry decise che avrebbe perdonato Hermione…
questa volta.
“Ad
ogni modo, devo essere d’accordo con Hermione. Anche a me piace che le mie
storie d’amore abbiano un lieto fine. Che mi dici di te, Harry?” le parole di
Draco furono sussurrate dietro all’orecchio di Harry, solleticando la pelle sensibile
in quel punto.
Harry
sollevò gli occhi per incontrare quelli di Draco. “E di questo che si tratta
Draco? Una storia d’amore?” Draco rimase in silenzio per diversi minuti,
inducendo lo stomaco di Harry a fare le capriole in attesa della risposta.
Poi
aprì la sua bocca.
Ed
ad Harry non rimasero dubbi che questa stava per diventare una storia d’amore
che avrebbe avuto un finale davvero lieto. Quando Draco lo baciò di nuovo, i
loro doppi nel globo sorrisero, schizzando attraverso il cielo notturno, e tutti
furono felici nel loro universo.
FINE
Nota
dell’autrice: Acclaro åme Soeurè una combinazione di latino e francese, e significa “Revel (my) soul
Mate” (rivela il mio compagno dell’anima)
È finita! Se ci penso mi sembra impossibile… spero che la
fine sia piaciuta anche a voi come è piaciuta a me! vi ricordo che comunque c’è
un seguito, che al momento è una oneshot, e che vi tradurrò appena posso…
quindi occhio, il titolo è “In dreams”.
Ringrazio tantissimo tutte
le persone che hanno letto questa storia, e ancora di più quelle che l’hanno
commentata. Leggere le vostre parole è stato un piacere per me, così come
tradurre questa storia!
Per i commenti allo scorso
cap ringrazio:
Enteri – Arc en Ciel – Lux – goten – Savannah – KIRA83
(lo sai che piacere mi fa leggere i tuoi commentini? Lo sai? Lo sai?) - Animagus
Rowan_MyFair – da me aspettati solo ed esclusivamente Harry/Draco…
Lara_chan – HARRY NON È TONTO!!! (ok, forse un pochino tardo… ma tu fai finta di
nulla, no?)
Yona – allora, a mezzanotte alla torre di astronomia… e portati un secondo!
(o forse potremmo stipulare una tregua ed allearci? Mi sa che tra tutte queste
fanciulle sbavanti per Malfoy ci conviene unirci invece che darcela a suon di
Stupeficium!). Si tesoro che ho intenzione di tradurne altre… e come dicevo a
Row sempre e solo H/D… ne ho già adocchiato una lunga e diverse oneshot… spero
che le leggerai!
ELENA271089 – ti confesso che il tuo commento ha avuto un effetto sconcertante su
di me… allora, prima ho riso per mezzora… poi mi è presa la paranoia e mi sono
sentita vecchia decrepita e mi sono dovuta attaccare al gelato per riprendermi!
Il fatto è che mi sono resa conto che l’ultima volta che ho visto un qualche
tipo di pagella non era ancora iniziato il nuovo millennio! Per farti capire:
ho fatto la maturità il primo anno dell’esame nuovo (un casino che non ti dico,
non sapevamo assolutamente cosa avremmo dovuto fare!). Quindi invidio te e la
tua giovinezza (ma non la tua pagellina, io ero piuttosto secchiona ai tempi
della scuola! ^__^ )
Rem 91 – sarà un po’ triste il fatto che è finita, non il finale della
storia!