Social Centre.

di TheHybrid
(/viewuser.php?uid=241553)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno di una lunga serie. ***
Capitolo 2: *** Storie di reati. ***
Capitolo 3: *** Gruppi di sbandati. ***
Capitolo 4: *** Notte bianca. ***
Capitolo 5: *** Albe nere. ***
Capitolo 6: *** Conflitto e pace. ***
Capitolo 7: *** Polizia non portarmi via. ***
Capitolo 8: *** La fortuna colpisce tardi. ***
Capitolo 9: *** Quando il mare porta novità. ***
Capitolo 10: *** Specchio d'acqua nero. ***
Capitolo 11: *** Fermate. ***
Capitolo 12: *** Veleno e vino. ***
Capitolo 13: *** Realtà parallele. ***
Capitolo 14: *** Rivalutazioni. ***
Capitolo 15: *** Il naso è dentro ai rischi. ***
Capitolo 16: *** Mascherati. ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno di una lunga serie. ***


IL PRIMO GIORNO DI UNA LUNGA SERIE.


La luce fioca del sole si rifletteva sul volto dei ragazzi seduti nel salone di quel centro sociale. Passava per le grosse finestre e finiva per infrangersi sui loro volti, o sulla spalla di qualcuno. E rimaneva lì, aspettava di muoversi, così come i ragazzi aspettavano il loro tutore che ancora prima di presentarsi o fare il solito discorso di spiegazione delle attività, era dovuto scappare al bagno. 

"Secondo me si è cagato addosso." 
Tutti i ragazzi si girarono verso Luke divertito e scoppiarono tutti a ridere, annuendo. 
Luke si passò una mano fra i capelli biondi, ravvivandosi il ciuffo e mordendosi di tanto il labbro inferiore per poi giocare con l'anellino nero che gli traforava la pelle delle labbra a sinistra in basso. 
Calum annoiato diede dei piccoli calcetti agli scatoloni ammassati nell'angolo del salone che sembravano pieni e pesanti. Le mani infilate nelle tasche della tuta arancione e lo sguardo chino su quel cartone che si deformava leggermente sotto i suoi colpi. "Che palle" iniziò facendosi sentire dagli altri ragazzi di quel gruppo, "il vecchio probabilmente si sta facendo anche una sega per ammazzare il tempo. Sempre se ha trovato il suo cazzo raggrinzito."
Tutti risero nuovamente e poi una ragazza dalla carnagione ambrata, così come quella del moro Calum, aggiunse ridendo e gesticolando: "Sto per vomitare pensando al suo pene nascosto fra le pelle cadente." 
Michael si passò una mano fra i capelli rossi tinti mentre ridendo continuò quel discorso "Secondo me si diverte a sbattere in faccia alle sue amanti la sua bella pelle moscia." 
I ragazzi risero mentre Louise lo guardò divertita e allo stesso tempo disgustata per quell'informazione di cui avrebbe fatto anche a meno. 
Qualche secondo dopo Jeff, l'assistente sociale, entrò stirando con la mano il gilet di lana che portava. 
Louise lo guardò disgustata immaginandosi quel signore sessantenne fare cose del genere con la propria moglie. Fece scivolare la tuta larga sulle braccia coprendosi la mano per poi con essa coprirsi la bocca prima di dare del porco a quel signore che oggettivamente non aveva fatto nulla. 
Jeff si mise di fronte a quei ragazzi sparpagliati sulla stessa linea d'aria. L'uomo li osservò aggrottando le sopracciglia grigiastre. Si schiarì la voce e iniziò la sua presentazione con un: "allora teppistelliappena pronunciò quella parola e udì le risate di scherno o gli sguardi increduli, capì che lo erano davvero.
La ragazza dalla carnagione ambrata, Leila, con le sopracciglia alzate pronunciò in modo sprezzante un "coglione" che fece catturare l'attenzione di Jeff su di lei. 
"Non ti rivolgere mai più in questo modo con me, chiaro?" chiese retorico. Non aveva bisogno di risposte, perché sapeva cosa avrebbe voluto sentirsi e cosa probabilmente avrebbe detto la ragazza. Ma non fu come credeva lui. "Va bene, coglione" continuò lei con un sorriso falso dipinto sulle labbra carnose. 
Michael scoppiò a ridere in faccia all'uomo che serrò lo sguardo; era furioso ed era lì da un minuto circa. Seppe da subito che avrebbe dovuto appellarsi alla bontà divina per non strozzare quei ragazzi troppo pieni di sé. 
Fece un respiro per calmarsi e poi riprese il discorso che avrebbe voluto dire se quella ragazza non l'avrebbe fermato così presto e in modo così irritante. 
Socchiuse gli occhi e osservò nuovamente quei ragazzi. Doveva essere un gruppo di sei, ma i ragazzi di fronte a lui, un po' seduti sulle sedie impilate, un po' sui tavolini di legno e chi in piedi, erano in cinque. 
Controllò la cartellina stretta fra le sue mani e poi alzò il viso dicendo: "presentatevi." 
Luke alzò le sopracciglia prima di dire: "dispotico il vecchietto" facendo ridacchiare i compagni del gruppo. 
"Ho detto: presentatevi" continuò Jeff più duramente, già stanco di quei ragazzi maleducati. 
"Michael" disse il ragazzo dai capelli rossi e la pelle chiara, fissando divertito con i suoi occhi verdi chiari l'uomo davanti a loro. 
"Leila Pillow" la ragazza alzò le sopracciglia e sorrise a Jeff, puntandolo con lo sguardo chiaro come quello di Michael. 
"Sto cazzo" replicò Calum divertito da tutta quella situazione che in realtà considerava nella totalità una merda. Avrebbero dovuto pulire per gli altri, non c'era nulla di bello in quello. 
Louise chinò il viso e rise per la battuta del ragazzo mentre c'era chi rideva felicemente in faccia all'uomo solo per farlo irritare ancor di più. Sembrava essere diventata la loro missione: farlo impazzire prima della fine di quella sola giornata. 
"Ragazzini siete fortunati a essere qui e non da altre parti, quindi portate rispetto!" esclamò con il tono di voce alto Jeff ormai prossimo all'esaurimento. 
Calum alzò il pollice verso l'uomo, facendo finta di averlo ascoltato, quando in realtà si era solo concentrato sul suono che la punta delle sue Vans facevano contro gli scatoloni. 
"Come ti chiami, ragazzino?" continuò Jeff iroso e innervosito, rivolto verso Calum.

Il  ragazzo continuò a dare piccoli calcetti mentre con il sorriso furbo stampato in faccia disse: "Pensavo fosse chiaro." 

Jeff si avvicinò velocemente verso Calum e di conseguenza agli scatoloni, gli poggiò la mano sulla spalla facendo pressione e poi lo spostò con una leggera spinta, infine lo indicò con l'indice puntato verso il volto del ragazzo che guardava tutta quella scena con i suoi occhi scuri e divertiti. "Ragazzino, prova ancora a scherzare con me e ti ritrovi fra le mani di poliziotti. Chiaro?" 

Calum alzò le mano in segno di falsa arresa, mentre tutti gli altri ragazzi continuavano a ridere. 

Teppistelli, si ripeté mentalmente Jeff. Abbassò lo sguardo e lesse i tre nomi di maschio rimasti. Luke, Calum, Ashton. Doveva essere uno di quelli perciò li pronunciò ad alta voce, avrebbe fatto prima così. 

Quando disse Luke, il ragazzo biondo alzò la mano e fece un cenno a Jeff che lo guardò con disprezzo, quando disse Ashton, come se il ragazzo avesse sentito in lontananza quell'uomo chiamarlo, un ragazzo dai capelli mossi tenuti a bada da una bandana militare, entrò nel salone mentre chiudeva a metà la zip della sua tuta arancione. "Ehilà" Ashton alzò la mano per seguire le sue parole e avvicinarsi a quel gruppo. 

Jeff lo guardò attentamente avvicinarsi ai ragazzi e infine sedersi su uno dei tavoli liberi. Guardò infine il ragazzo dalla pelle ambrata e con un sorrisetto vittorioso sentenziò: "Allora tu devi essere Calum, il simpaticone." 

Calum alzò il pollice verso l'uomo non ascoltandolo davvero, si era perso nel fissare i suoi baffi grigi e bianchi che gli ricordavano il nonno di Heidi, anche la barba folta aiutava quella rappresentazione nella sua mente. 

Jeff scosse la testa, pensava che non ci fosse nulla da fare con quei ragazzi. Lavori forzati e arresti domiciliari non sarebbero serviti. Aiutare la comunità non avrebbe cambiato loro. 

Si schiarì la voce e continuò: "Io sono Jeff Holiday e-" passò sopra le risate che fuoriuscirono dalle labbra di quei ragazzi ma non riuscì a tacere quando il biondo assottigliando gli occhi azzurri chiese: "Sembra un nome da trans. Sei per caso un trans? Te la fai con gli uomini o le donne?" 

Chiuse le palpebre per un secondo e poi le riaprì, pensando a quanto fossero dei poveri screanzati quei ragazzi. "Ragazzino chiudi quella fogna." 

Luke lo guardò, sbarrando gli occhi come se fosse stato colpito da quelle parole aspre dell'uomo."Potremmo denunciarti per quel tuo orribile linguaggio scurrile"

Jeff cercò di passare sopra a quella frase da stupido immaturo, e si nella sua mente aveva pensato anche idiota, ragazzino. Aveva capito che prima sarebbe riuscito a far finta che le loro voci erano solo sussurri e prima avrebbe finito quel discorso e di conseguenza si sarebbe potuto rintanare nel suo ufficio. 

"Allora" continuò, questa volta avrebbe fatto di niente, prima finiva meglio era, "sono Jeff Holiday e sarò il vostro assistente sociale per le prossime 22 settimane. Qui dovrete fare lavori utili per la comunità, così da rimediare, almeno un po', agli errori commessi. La cosa più importante è che lavoriate, che voi facciate quello che si deve fare e non combianiate altri casini...perciò oggi dovrete pulire il parcheggio dai rifiuti. Tutto il necessario è nel ripostoglio. Vi auguro un buon lavoro, se avrete bisogno di me mi troverete nel mio ufficio." Detto ciò, prima che qualcuno potesse anche solo fiatare, si girò e camminò, passo dopo passo fece finta di non sentire. Tirò un sospiro di sollievo appena fu fuori dal quel salone. 

"A me non mi ha fatto neanche presentare" affermò Louise. I ragazzi risero e Luke la guardò, sorridendole prima di poter dire: "io vorrei conoscere ogni parte di te, piccolina." 

Louise si alzò guardandolo e aggrottando le sopracciglia. Era un bel ragazzo, senza dubbio e anzi, nella sua mente pensò che fosse davvero un gran pezzo di essere umano e che cotanta bellezza non era mai riuscita a vederla, ma quella frase rovinò tutto. Era un porco, pensò. "Ew" disse mentre scendeva dalla sua seduta e con gli altri si diresse ai ripostigli. 



CIAAAAO A TUTTI! 
Come state? c: 
Stavo leggendo una ff Muke su Wattpad e per qualche motivo mi è venuta questa in mente e ho sentito il desiderio di scriverla per vedere come sarebbe andata. 
Ci saranno coppie Het e Slash, ve lo dico da subito nel caso non avesse letto le note e nel caso non apprezzaste uno dei due generi, o entrambi (?) 
Spero davvero che interessi almeno un pochino, anche se so che questo è solo il primo capitolo e tutto deve ancora iniziare. 
Mi farebbe mooolto piacere sapere cosa ne pensate, vi mando un bacio. x

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Storie di reati. ***


STORIE DI REATI.



"Babbo natale" alzò la voce in modo divertito verso Michael che lo guardava con le sopracciglia aggrottate, per poi rispondergli: "Cazzo di offesa sarebbe? Coglione."

Luke sorrise non scalfito da quella offesa. Lui le cose se le lasciava scivolare addosso, non prendeva seriamente nulla e pensava che, in un certo modo, anche per gli altri era così.

"Stai cagando?" Continuò il biondo guardando Michael piegato sulle ginocchia che cercava di raccogliere della spazzatura dal parcheggio.

"Zitto e aiutami" pronunciò Michael cercando di prendere lo sporco finito sotto una mercedes vecchio modello. Luke si abbassò, facendo scontrare le ginocchia con l'asfalto duro e dire subito dopo: "subito cacone."

Michael scosse la testa, stupito da quanto un essere umano potesse essere così coglione; non credeva fosse umanamente possibile raggiungere quei livelli. 

"Allora" iniziò Leila catturando tutte le attenzioni su di sé, "come mai siete finiti in questo posto di merda?" 
Luke con il raccogli spazzatura che aveva in mano, prese una lattina finita sotto la Mercedes per poi buttarla nel suo sacchetto nero e dire: "Posso indovinare il motivo per il tipo con la bandana." 
Ashton alzò le sopracciglia e con un sorrisetto si diresse verso Luke che si alzò dal cemento e si pulì le ginocchia, "illuminami" replicò. 
Luke si dipinse in volto un'espressione seria e poi si schiarì la voce "Hai sniffato delle mutande nello spogliatoio femminile nella palestra dove vai, eh sniffa mutandine?" 
Ashton sorrise poco divertito prima di dire: "Scommetto che quello eri tu, pervertito coglione." 
Michael rise e appoggiò Ashton che subito dopo si girò e iniziò nuovamente a fare il suo lavoro socialmente utile.

"Dai" continuò Alisha, "Michael?" Chiese volendo che qualcuno iniziasse la sua storia. Michael le sorrise, visibilmente attratto da quella bellezza esotica. Si passò una mano fra i capelli rossi e poi la trapassò con il suo sguardo chiaro. "Una sera sono andato in questa discoteca costretto da un amico che doveva comprarsi la roba."

Luke si colpì giocosamente la fronte con il palmo, "cazzo volevo dirlo che eri un drogato. Hai quel colorito da morto che non aiuta." 
Louise ascoltò Luke che prendeva in giro chiunque e non riuscì a trattanere le sue risate. Trovava Luke infantile e allo stesso tempo un porco ma non riusciva a ridere ogni volta che qualcosa di demenziale uscisse dalla sua bocca.

"Tu sei così scuro, da dove vieni dalla Jamaica coglione?" Chiese retorico Michael guardando la pelle lattea del ragazzo. 

Poi continuò la sua storia: "questa discoteca però era un tale cesso che chiunque avrebbe pensato che lì dentro girava droga. E niente,  mentre il mio amico la comprava e mi chiedeva se gliene potevo tenere un po', è arrivato un poliziotto testa di cazzo che mi ha beccato con la roba addosso ma era un quantitativo minimo e sono finito in questa merda." 
Michael sorrise prima di dire "e tu?" Riferendosi a Leila. 
La ragazza gli sorrise maliziosa prima di iniziare la sua storia: "Ero ad una festa ed ero in compagnia di queste troie e una di queste ha gridato mentre bevevo che il suo ragazzo la stava tradendo con un'altra troia, Kayla, ma questa è troia per davvero, così mi ha chiesto se l'avrei accompagnata a casa del suo ragazzo per scoprirli. Io dissi di si e mentre guidavo verso casa di quel tipo per farle capire quanto fosse cornuta, ci hanno beccato dei poliziotti. Ho dovuto fare il test del palloncino che è risultato positivo." 

"Gli facevi un pompino e il gioco era fatto" sentenziò Luke alzando il pollice verso di lei. Leila lo guardò di sottecchi prima di dirgli anche lei "coglione." 

"Louise?" Chiese Leila guardando la ragazza raccogliere una bottiglietta di Coca Cola appiccicosa chissà grazie a quale strana sostanza. Louise alzò la testa mentre sventolava in aria la mano con cui aveva raccolto la plastica, quando fu sicura che ormai era prossima a prendere qualche strana malattia anche se aveva i guanti, rispose a Leila che aspettava la risposta passandosi una mano nei capelli ricci e castani chiari. "Ero in un negozio a comprare cose per mia madre e avevo visto questi elastici fluorescenti che mi piacevano, e pensando che praticamente avevo rotto tutti gli elastici, decisi di prenderli. Poi mi ricordai che non avevo soldi in più ma solo quelli che mi aveva dato mia madre, giusti giusti per prenderle le cose. Così strappai via il cartone che li conteneva e me li infilai in borsa. C'era questo nano però, che era il direttore del negozio, che mi aveva vista e mi aveva detto che quelli li dovevo pagare. Io annuì pensando che comunque non l'avrei mai fatto ma anche se in pratica gli avevo detto di si, lui chiamò la sicurezza e dato che era stato un vero stronzo, sono scappata per i corridoi di quel negozio con le cose che servivano a mia madre fra le braccia. Feci finta di nulla ma quando arrivai alle casse due tizi in divisa mi corsero dietro stile placcaggio, così mi hanno trascinata fino all'ufficio di questo nano malefico. Lui lì mi ha continuato a dire che avrei dovuto pagarli, ma non avevo soldi dietro e non sapevo come fare, così ha detto che potevo chiamare qualcuno per farmi portare i soldi ma mia madre era al lavoro, e mi avrebbe certamente ucciso, e mio fratello è sempre senza soldi. Gli ho spiegato la situazione ma alla fine ha voluto chiamare comunque la polizia, così incazzata ho finito anche per prendere la grossa spillatrice sulla sua scrivania e spillargli la mano." 

I ragazzi rimasero lì a guardarla per un buon minuto, con le sopracciglia aggrottate. Confusi. "Sei stata presa per aver rubato degli elastici?" Chiese Michael, non riuscendo a credere che fosse vero. Louise annuì e fece spallucce. 

"Luke?" Chiese Louise a sua volta puntando il biondino che sembrava osservarle i capelli castano scuri, che quasi brillavano rispetto alla carnagione lattea della ragazza. 

Lui gettò il sacco nero per terra e poi iniziò la sua storia gesticolando e portando perciò l'aggeggio per raccogliere l'immondizia nell'aria e farlo volteggiare. "C'era un cazzone che mi rompeva le palle da quando avevo iniziato il liceo. Mi chiamava strano, pervertito e cose così e per tutti gli anni del liceo l'ho smerdato così tante volte che pensavo che prima o poi sarebbe stato zitto. Poco tempo fa però ero con degli amici ad un buffet e c'era anche questo cazzone di nome Jake che anche quel giorno mi guardava, rideva e poi mi chiamava strano. Così con non-chalance mi sono avvicinato a lui tipo passo felpato e una volta spinto per terra quell'opossum del suo amico, mi sono seduto al suo fianco e gli ho infilato una forchetta nella coscia. L'ho forchettato e niente, sono finito qui."

Louise scosse la testa e sorrise per il modo in cui quel ragazzo parlava, sembrava scherzare su ogni cosa e quel suo modo di fare, per qualche motivo, le piaceva.

"E tu" Luke indicò il moro, Calum, che fissava quello che lui definiva cesso e non parcheggio, chiedendosi come potesse essere così pieno di rifiuti, finì per pensare che ci vivessero i barboni in quel luogo e che molto probabilmente facevano i loro bisogni sull'asfalto. Calum si voltò annoiato verso Luke che lo puntava, "sei finito qui perché hai rubato qualcosa nel ristorante filippino in cui lavoravi?"

Calum alzò lo sguardo verso il cielo, Luke faceva lo stesso effetto a tutti. "Non si capisce neanche mentre offendi le persone. Cosa significherebbe che mi stai dando del Filippino?" Chiese confuso e neanche iroso per la battuta razzista di Luke.

"Vieni da Tahiti allora?" continuò il biondo.

Calum sospirò disgustato, "Sono scozzese e NeoZelandese, coglione." Luke rise mentre Calum con un sorriso falso stampato in faccia gli mostrava il dito medio svettante nell'aria di quella giornata leggermente grigia. 

"Calum?" Continuò Louise curiosa di conoscere tutte le loro storie. Lui la guardò e Ashton fece passare lo sguardo prima su di lei e poi su di lui. "In pratica" disse non volendo spiegare tutta la sua vita fino a quel punto, "ho spaccato i vetri della macchina del mio capo e poi gli ho scritto, con le mie chiavi, sulle portiere: testa di cazzo." 

"Ashton?" Chiese Michael guardando il ragazzo che osservava attento Calum con i suoi occhi color nocciola. Ashton alzò lo sguardo e lo scontrò con quello di Michael. "Ho cercato di dar fuoco ad una casa" rispose. 

Luke dischiuse le labbra e dopo averlo indicato in modo sprizzante pronunciò: "Continui ad avere la faccia da pervertito." 

Ashton inclinò lo sguardo prima di alzare in modo quasi disgustato la parte destra delle sue labbra e dire: "Perché cazzo non sei in un centro di riabilitazione per malati mentali, tu?" 

Calum rise per la domanda retorica del ragazzo, supportando la richiesta di Ashton. 

 

"Ho aperto la camera di questo mio amico e ho visto che se lo sgrillettava contro il poster di una tipa senza tette mentre parlava con il poster del tipo: puttana, fammi tuo!" Luke cercò di fare il verso al suo amico, ricordandosi ogni particolare nella sua mente, e perciò provò anche a riprodurre i suoi ansimi. "Sembrava un cane in calore" aggiunse facendo ridere tutti i ragazzi seduti sui divanetti nel corridoio del centro sociale. 

La giornata di lavoro stava per finire e per passare il tempo avevano finito per parlare e Luke per raccontare le sue solite storielle. 

Jeff uscì dal suo ufficio e controllando l'orario dal suo orologio da polso, guardò i ragazzi prima di dirgli: "Potete andare, teppistelli." 

I ragazzi si alzarono dai divanetti e si avvicinarono alla porta. 

"Vuoi un passaggio?" Chiese Luke rivolgendosi a Louise. 

Louise lo guardò. Era un pervertito ma ci si poteva fidare sotto certi punti di vista. Così annuì seguendo il gesto seguito subito dopo da un "okay." Luke le sorrise e poi si avvicinò a Calum passandogli un braccio sulla schiena per avvicinarlo a sè in modo giocoso: "le piaccio" gli disse. Calum voltò lo sguardo verso il biondo prima di dire: "togli subito quella mano." 


'SEEERA. 
Non sto facendo questo doppio aggiornamento perché qualcuno ha notato la mia storia ma proprio perché nessuno l'ha cacata, lol. 
Faccio schifo nelle introduzioni delle storie e probabilmente non ho neanche ben fatto capire di cosa tratterà la storia e cercando di mettere un altro capitolo pensavo che forse ma forse (?) qualcuno di voi si sarebbe interessato? 
*incrocio le dita* 
Vi saluto e bacio.
x

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Gruppi di sbandati. ***


GRUPPI DI SBANDATI.


Le portiere della macchina che si chiudevano crearono un tonfo in quel parcheggio vuoto. Luke si sistemò sul sedile della guida mentre Louise lo guardò attenta. 

Era davvero bello, pensò. Occhi azzurri, capelli biondi, lineamenti definiti, labbra rosee e contornate da un anellino nero al lato sinistro del labbro inferiore. Si chiese se potesse essere albino, la pelle chiara aiutava quell'idea che si era creata in testa e finì per ridacchiare sotto i baffi da sola. 

"Sul serio ti hanno presa per dei cazzo di elastici?" Parlò Luke mentre usciva da quel parcheggio ormai vuoto e con la coda dell'occhio vide la Mercedes amaranto vecchio modello mettersi in moto. Poi guardò meglio, assottigliando lo sguardo vide al posto della guida il simpatico assistente sociale, Jeff. Imprecò mentalmente pensando che aveva ripulito sotto quella macchina mentre poteva forzare la portiera e buttarci dentro i rifiuti. In ogni caso, Luke, non era in grado di forzare porte, di qualsiasi genere.

Louise annuì guardando la Citroen c3 nera di Luke. Era carina e stranamente pulita. Immaginava che dentro ci fossero pile di rifiuti composti da cartoni di pizze e birre, ma poi capì che aveva avuto un'idea sbagliata di quello strano ragazzo. 

"Almeno hai tenuto gli elastici?" Continuò il ragazzo guardando la strada appena fuori dal parcheggio del centro sociale. 

Louise rise per la domanda del ragazzo e sorridendo rispose: "Si, perché il nano del direttore mentre piagnucolava per la ferita sulla mano, si è dimenticato degli elastici." 

Luke rise a sua volta mentre pronunciava fiero un "ben fatto" e si immaginava come potesse essere quel direttore. Immaginava un uomo bassino e rachitico che goffamente piangeva sulla sua mano ossea e ricordava i vecchi tempi, quando era ancora un giovane rachitico. 

"Dove abiti?" Chiese il ragazzo voltandosi per una frazione di secondo verso Louise che fissava davantì a sè il cruscotto di pelle lucido. 

"Evergreen terrace" replicò lei, pensando che solo dopo le avrebbe detto il numero di casa. Si passò una mano sui capelli che le stavano ricadendo sul volto e sugli occhi, poi una domanda le passò fra la mente e dovette farla al ragazzo di fianco a lei. "Come mai quel ragazzo ti chiamava strano? Non sembri affatto strano." 

Scosse leggermente la testa. Era strano, era un bambino porco ma era praticamente sempre solare e simpatico e Louise pensò che nemmno lui si meritava quelle etichette. Poi ripensò che forse prendeva costantemente in giro quel Jake come faceva con gli altri al centro sociale e poté comprendere la reazione di quel ragazzo sconosciuto. 

"Potrei avergli pisciato nella buca delle lettere e averci provato con sua sorella sposata" confessò il ragazzo senza essere minimamente in imbarazzo per gli argomenti trattati. 

Louise scoppiò a ridere. "E tu gli hai forchettato la coscia?" Chiese fra le risate continue e gli occhi lucidi. Luke fece spalluce, "aveva rotto il cazzo" spiegò ridendo e pensando che la risata di Louise fosse contagiosa. 

Luke con la coda dell'occhio vide sul marciapiede, a destra della macchina, Ashton camminare con gli auricolari nelle orecchie e lo sguardo puntato in alto. Si fermò al fianco del ragazzo, in mezzo alla strada notando che fosse vuota e poi si sporse verso il finestrino dalla parte di Louise, "sniffa mutandine!" esclamò allegrò. 

Ashton che aveva visto la macchina appostarsi al suo fianco si era tolto un auricolare dal orecchio per cercare di capire chi fosse, quando vide alla guida Luke gli venne voglia di far finta di niente e rimettersi l'auricolare. "Coglione!" replicò Ashton assumendo lo stesso tono di voce del biondo. 

"Se mi racconti la tua prima esperienza da pervertito ti do un passaggio" pronunciò Luke sorridendo. 

Ashton lo guardò aggrottando le sopracciglia, aveva così tante offese nella testa dirette a quel ragazzo che non riusciva a trovare quella più adatta per descriverlo; era più che altro un mix di più imprecazioni che ancora non esisteva. 

Louise si girò verso Luke e notò il viso del ragazzo a soli pochi centimetri di distanza dal suo. Essendo che trovava tutta quella situazione troppo strana, si cercò di appiattire contro il sedile e spostò la testa dentro esso più che poté prima di rivolgersi a Luke e bisbigliare "dagli un passaggio e basta." 

Luke le sorrise mostrandole i denti bianchi per poi dirle: "se tu mi dai un bacio, piccolina." 

Louise guardò il ragazzo in volto e si appiattì ancor di più nel sedile mentre sussurrava un "vai a cagare, Luke." 

"Amo quando pronunci il mio nome" rispose lui continuando ad ironizzare. Infine voltò il viso verso la strada e notò che Ashton aveva già iniziato a camminare dritto davanti a loro. Fece qualche metro premendo sull'acceleratore e si ritrovò nuovamente al fianco del ragazzo. "Sali sniffa mutandine." 

Ashton si voltò verso di lui e come risposta alzò il dito medio con la sensazione di volergli tirare un pugno dritto sul naso. "Cazzone" replicò prima di continuare a camminare. 

 

Arrivati di fronte alla casa della ragazza, lei ringraziò Luke per il passaggio e poi cercò di scendere ma fu bloccata dalla mano del biondo stretta intorno al suo polso. Voltò il viso verso quello del ragazzo vedendo un sorrisino furbo formarsi sulle sue labbra. "Si?" Chiese Louise con l'espressione confusa. 

"Bacetto?" Chiese lui di nuovo. 

Louise sospirò ridendo prima di scappare via da quella presa e scendere velocemente dalla macchina. Dopo aver chiuso la portiera, avvicinò il viso al finestrino chiuso per ripetere un "grazie" che fece sorridere il biondo. 

 

Ognuno nella propria casa, i ragazzi furono tartassati di domande da parte dei genitori. La madre di Calum era arrabbiata, non credendo ancora che suo figlio che a dirla tutta sapeva che non aveva sempre seguito la retta via, era finito con una cavigliera e a pulire chissà cosa nel centro sociale. 

I genitori di Ashton non facevano più caso a quello che faceva il figlio. Il padre ormai aveva capito che urlargli addosso non era la soluzione e aveva finito per non prestargli più attenzione, qualsiasi cosa facesse era come invisibile. 

La madre di Leila era preoccupata, preoccupata per come la figlia fosse finita così in basso. Erano gente borghese loro e non potevano permettersi tali scempiaggini dalla figlia. Era stata beccata ubriaca e adesso era finita a fare la "sguattera" per gli altri. La madre era esterefatta. 

Entrambi i genitori di Michael si chiedevano come mai il figlio da sempre così portato per la matematica si era rovinato il suo futuro per la droga. Una carriera da matematico rovinata, ancor prima di iniziare veramente. 

La madre di Louise, doveva già far fronte a un figlio che fumava di nascosto e di conseguenza fumava anche tutti i soldi che riceveva dai lavoretti che faceva. Era preoccupata per la figlia ma l'aveva sempre considerata matura e indipendente perciò pensava che ce la poteva far da sola, e che suo fratello avesse più bisogno di attenzioni. 

Il patrigno di Luke era seriamente preoccupato per l'atteggiamento del figlioccio mentre la madre non faceva che coprirlo, spiegandosi quei comportamenti con una duratura mancanza di un padre. Il patrigno invece finiva sempre per pensare che quel ragazzo fosse davvero un idiota e perciò era preoccupato, preoccupato di cosa avrebbe fatto della sua vita. 

 

La notte arrivò presto e fra scambi di numeri durante quella giornata, tutti i ragazzi riuscirono a ritrovarsi, grazie al passaparola, al parchetto abbandonato situato vicino al centro sociale. 

Aspettarono che arrivassero tutti e infine al completo, andarono sulle panchine vicine alla piccola altalena corrosa dal tempo e da chi ci era passato sopra. 

"Ricordatemi perché siamo venuti qui" chiese Michael sedendosi sul legno. Si conoscevano da un giorno e non erano tutti amici, nessuno di loro ancora poteva esserlo. 

"Perché" pronunciò Calum mentre si alzava dalla panchina e si andava a sedere sul tavolino di legno di fronte ad essa, "siamo tutti dei cazzoni senza una vita a quanto pare." Calum spostò lo sguardo su Luke prima di dire "tu più di tutti." 

"succhiamelo" replicò Luke muovendosi in modo languido sopra la parte superiore della panchina, dove solitamente dovresti poggiargi la schiena, per mettere in bella mostra il cavallo dei pantaloni e ciò che c'era sotto. 

"Oddio" pronunciò disgustata Leila girandosi dall'altra parte, pensando che fosse una spettacolo imbarazzante per tutti. 

Louise che ancora non si era seduta, e dopo aver visto Luke dimenarsi in quel modo sulla panchina, decise che avrebbe fatto a meno di mettersi a sul fianco per affiancare invece Calum sul tavolino di legno scuro, coperto da scritte. 

"Ma sul serio" si chiese Ashton ad alta voce, "perché non ti hanno rintanato in una cella per psicopatici?" chiese rivolgendosi a Luke, guardando l'altra panchina. 

"Vuoi fare una cosa a tre?" continuò lui muovendosi sulla panchina e alzando verso l'alto il suo pacco coperto dalla stoffa. 

Luke si guardò intorno. Il parco era buio e solo in lontananza vedeva una fioca luce provenire da un lampione. "Che cesso di posto" pronunciò osservando le poche giostre mal ridotte dal tempo e dalle precipitazioni atmosferiche. "Siamo a Melbourne potevamo andare a fanculo da un'altra parte" continuò il ragazzo biondo. 

Michael lo guardò, era sul punto di dargli per l'ennesima volta del coglione, ma poi ascoltò davvero quello che aveva detto il ragazzo e togliendo il fatto che lo irritava a pelle, non aveva poi tutti i torti. L'erba era mal ridotta, in certi punti troppo alta, in altri si poteva invece vedere perfino il terreno. Le giostre erano malconce e tristi, lasciate a se stesse. Il panorama che potevano vedere era l'edificio bianco e rosso del centro sociale e la strada, non era per nulla suggestivo. 


"Siamo spazzatura no?" chiese Calum guardando il cespuglio oltre la spalla coperta da una leggera giacchetta di jeans, e prima che qualcuno potesse rispondergli, continuò lui: "Siamo relitti, lasciati a noi stessi, come questo parco di merda." 

Leila puntò lo sguardo chiaro su quello scuro di Calum, che non la guardava ma si limitava ad osservare quel cespuglio che sembrava essere diventato nero per il cielo scuro, "mi dispiace rovinare questo momento di tristezza infinita e autocommiserazione, ma io non sono un relitto, vengo da una famiglia agiata e sono circondata da un sacco di persone." Mentre pronunciava quelle parole che cercavano di uscire sicure dalle sue labbra, si rese conto che nemmeno lei credeva a quella storia propinatole dai genitori sin da quando era piccola.

"Tutti siamo circondati da persone" affermò Ashton mentre osservava Calum. Berretto nero in testa, sguardo scuro fisso su qualcosa che non riusciva a definire, e mani sepolte nelle tasche della giacca a vento verde scura. 

Leila guardò in basso e osservò la punta delle sue Superga bianche che quasi brillavano nell'oscurità. Ashton, pensò, aveva ragione. 

"Ma non da amici" continuò Ashton, guardando ancora Calum che sentendosi osservato da quel ragazzo incastrò lo sguardo nel suo per capire cosa volesse. Aggrottò le sopracciglia confuso e irritato ma lo sguardo di Ashton rimase fermo su di lui. Calum mormorò un'imprecazione e poi voltò lo sguardo. 

"Se sniffi mutande per forza non hai amici" osservò Luke riferendosi ad Ashton. Il ragazzo, si portò una mano nei capelli mossi e poi alzò gli occhi al cielo, "perché cazzo nessuno può colpirlo con una mazza per cercare di farlo diventare una persona, non dico normale, ma almeno silenziosa?" chiese verso il cielo, guadagnandosi le risate dei ragazzi e un'alzata maliziosa delle sopracciglia da parte di Luke, che continuava ad essere divertito da quelle parole. 

"Andiamo a bere qualcosa?" Chiese Leila guardando un po' tutti i ragazzi e facendo passare lo sguardo su ognuno di loro. 

"Devo ubriacarmi per sopportare una serata con questo elemento" pronunciò Ashton indicando con la mano aperta Luke che si alzava e porgeva la mano a Louise per scendere dal tavolo, "perciò, si" concluse il ragazzo seguendo gli altri. 

Louise guardò la mano chiara del ragazzo e divertita da tutta quella situazione, la prese e scivolò giù dal tavolo con un piccolo saltello finendo schiacciata contro il petto coperto da una maglietta nera a maniche lunge di Luke. Cercò di liberarsi ma le braccia di Luke la strinsero contro di sè giocosamente, "coglione" disse anche lei, consacrando quella nuova tradizione di offendere il biondo con quella parola, mentre parlava con le labbra appiccicate alla stoffa scura. 



'SEEEERA! 
Come va? 
Io prima di tutto devo ringraziare le due fantastiche ragazze che hanno recensito il 2° capitolo: _IHope_; Malevolent. 
Coloro che hanno messo la storia fra le preferite/ seguite e ricordate, e i lettori silenziosi. 
E niente, al momento sono piuttosto felice per questa cosa, e spero davvero che la storia vi piacerà. :) 
Non so se di sabato sera c'è qualcuno loggato a quest'ora, speriam di si (?), io sono a casa con un bellissimo mal di pancia. 
Vi mando un bacio. x 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Notte bianca. ***


NOTTE BIANCA.



I ragazzi calpestarono il parquet del bar situato piuttosto vicino al centro sociale. Non c'era praticamente nessuno se non loro sei ed un ragazzo al bar che puliva dei boccali di vetro con un panno grigio stretto fra la mano. 

"Finiamo sempre nei cessi perché lo desideriamo o perché siamo cazzoni?" Chiese Luke guardandosi intorno. Il muro era grigiastro, ma nella parte bassa c'era ancora un po' di intonaco giallo opaco, i tavoli di legno erano circondati da divanetti azzurri e oltre al bancone e una tv vecchio modello, non c'era altro. 

"Uh che bello altri ragazzini con la puzza sotto il naso!" esclamò falsamente eccitato il ragazzo posto dietro al bancone dai capelli scuri, che guardava quei ragazzi entrati nel suo bar di sottecchi. 

"Hai avuto un'infanzia infelice per finire in questo posto?" domandò Luke continuando a punzecchiare quel ragazzo, mise i gomiti sul bancone e con le braccia tese, le mani sotto al mento per guardarlo meglio, con falsi occhi curiosi, tanto per irritarlo un po'. 

"Sai" iniziò quel ragazzo 25enne dietro il bancone guardando Luke che adesso aveva anche iniziato ad oscillare la testa, sopra le mani, come per rappresentare una bambina curiosa, "anche io ero come te. Un cazzone che credeva di avere il mondo ai suoi piedi, ma sono riuscito a migliorarmi e diventare qualcuno." 

Luke non riuscì più a mantenere quella posizione e si sedette su uno dei sgabelli posti di fronte al bancone. Cercò di resistere, e ce la fece fino a quando il suo sedere non si scontrò con la pelle nera e morbida dello sgabello, poi scoppiò a ridere in faccia a quell'uomo. "Scommetto che i tuoi genitori sono così fieri di te e scommetto anche che sono i tuoi unici clienti..." osservò meglio la camicia di quel ragazzo vedendoci sopra ricamato un nome, "Jerry." 

"E ti prego, carissimo Jerry, mi fai da mentore? Vorrei seguire i tuoi passi e diventare un fall-" Luke non riuscì a finire il suo discorso mentre ascoltava le risate dei suoi amici che fu tirato indietro da una mano che stringeva la sua maglia scura. Louise. 

"Uscite da qui" ordinò il ragazzo indicando con un cenno della testa la porta. 

Michael aggrottò le sopracciglia, voleva bersi qualcosa. "Ma Louise l'ha bloccato dall'offenderti, coglione." Sapeva che così non avrebbe migliorato la situazione, ma ormai che c'era voleva offendere anche lui quel tipo che gli stava impendendo di pagare per prendersi qualcosa da bere. 

"Uscite da qui" ripeté il ragazzo con un tono di chi non si aspettava dei no, indicando con la mano la porta facendo vedere meglio ai ragazzi il suo braccio leggermente tatuato, fissandoli con gli occhi scuri, rabbiosi. 

Luke scese dallo sgabello, diede la schiena al ragazzo del bar e guardò gli altri divaricando le mani prima di parlare, "se solo mi lasciavate finire avremmo avuto più soddisfazioni" osservò fiero di sè. 

"Uscite di qui" ripeté questa volta quasi urlando il moro dietro al bancone. 

"Senti, è meglio se stai zitto, davvero. Sei alto si e no un metro, ti potremmo calpestare, letteralmente. E a 25 anni porti già il parrucchino?" domandò Ashton guardando i capelli di quel ragazzo che si muovevano sopra la sua testa in modo innaturale. 

Luke ridendo porse la mano aperta a Ashton, aspettandosi un cinque ma Ashton scosse la testa prima di dirgli "coglione." 

"Ci vediamo bellezza" pronunciò ironico Calum verso il ragazzo del bar prima di uscire da quella porta, seguito dagli altri ragazzi.

"Cazzoni" digrignò fra i denti quel ragazzo. Louise lo sentì e si girò aggrottando le sopracciglia. Insomma, sapeva perfettamente che erano un gruppo di sbandati con l'imprecazione facile che molte volte sostituiva la normale e cordiale parola, ma certe cose non poteva accettarle comunque. "Fallito del cazzo" replicò lei accompagnando il tutto con una smorfia. Leila che notò a sua volta quello che il moro del bar disse alzò il dito medio verso di lui con un sorrisetto falso stampato in faccia.

Appena uscirono da quel bar si appoggiarono al muro fatiscente e si guardarono l'un l'altro.

Calum tirò fuori il cellulare e un minuto, circa, dopo, alzò il viso verso gli altri e disse: "Il navigatore qui," indicò il cellulare, "dice che qua vicino c'è un altro bar o qualcosa del genere.  Se Luke riesci a tenere la tua fogna di bocca chiusa, ci possiamo andare."

Luke fece spallucce e si staccò dal muro su cui aveva appoggiato la schiena e iniziò a camminare seguito dagli altri.

Calum fece da guida con il gps acceso che faceva sembrare la strada molto più facile ma anche più lunga. Seguirono delle stradine nei posti più buii di quella città e cinque minuti dopo arrivarono al locale.

"È questo?" Chiese Leila fissando l'insegna al neon rosso.

Calum annuì,  "qui sopra c'è chi scritto che ci si mette quindici minuti ma mi sa che ha previsto il percorso per i ritardati."

Michael alzò lo sguardo verso l'insegna luminosa che ormai tutti stavano fissando. C'era una donna girata di schiena con degli short davvero mini e un bikini per la parte sopra.

"È uno strip club?" Chiese Louise fissando i pantaloncini della donna che mostravano la parte inferiore del suo sedere.

"Tette!" Quasi urlò Luke mentre alzava il pugno verso il cielo. Leila arricciò il naso e lo guardò sempre più convinta che aveva si e no 10 anni e che fosse un bambino pervertito.

Entrarono nel locale piuttosto grandino. La sala centrale ospitava un bar al lato, mentre il centro prevedeva un palco con tanto di pali e tutt'intorno ad esso tavoli e sedie. Il tutto contornato da una luce rossa scura che avvolgeva il locale.

"Birra?" Chiese Michael agli altri ragazzi mentre si avvicinavo al bancone con dietro un barman senza maglietta che mostrava il petto scolpito. Leila e Louise si guardarono, almeno c'era qualcosa anche per loro. Anche se il ragazzo non colpiva particolarmente nessuno delle due togliendo il marmoreo petto.

"Che vi do?" Chiese il ragazzo rasato che si aggiustò il papillon sul collo scoperto.

"Sei birre" rispose Michael, per poi girarsi quando nel locale una voce con l'altoparlante affermava che stava per arrivare la vera intrattenitrice della serata, ovvero "The Real Chocolate".

I ragazzi risero all'unisono per il nome di quella ragazza che si aspettavano fosse di colore ma quando uscì poterono notare che di scuro aveva solo i lunghi stivali di pelle nere che le coprivano le gambe dai piedi alle ginocchia.

Si appoggiarono con la schiena al bancone di legno scuro mentre sorseggiavano la birra e osservavano quella donna che si muoveva in modo languido vicino al palo e poi gattonava sul palco liscio per avvicinarsi alle persone che le lanciavano i soldi o preferivano metterglieli fra l'elastico del tanga che indossava.

Il cellulare nella tasca di Michael squillò e lo tirò velocemente fuori dalla tasca. Andò a vedere l'immagine su WhatsApp e quando vide che era la solita ragazza che le inviava foto di lei mezza nuda, lo bloccò e se lo rinfilò in tasca tutto sotto lo sguardo sopreso di Luke. "Una tizia ti ha inviato una foto delle sue tette e tu non le rispondi? Che razza di mostro sei babbo Natale?"

Michael lo guardò assottigliando le palpebre. Un giorno l'avrebbe certamente ucciso ed era sicuro che avrebbe trovato perfino il giudice del tribunale dalla sua parte. "Non che siano affari tuoi,  coglione, ma questa tizia mi rompe le palle da due settimane solo perché abbiamo scopato."

Luke annuì, "se la vuoi mollare devi comportarti da bastardo. Dille che c'è l'ha moscia. "

Tutti i ragazzi, non solo Michael, si girarono verso Luke. "Mica ha il cazzo che c'è l'ha moscia" pronunciò Ashton guardandolo confuso. "Che minchia di offesa sarebbe?" Continuò Calum e infine Leila lo guardò disgustata e disse "sai almeno com'è fatta?"

Luke rise e nel modo più naturale di tutti dopo aver bevuto un po' della sua birra replicò: "state parlando con il principe della passera, plebei." 
Louise aggrottò le sopracciglia e poi le scappò da ridere, "non dire mai più passera, ti prego." Gli altri ragazzi risero con lei, compreso Luke che poi si affrettò a spiegare il suo aggettivo: "moscia perché è cadente, rugosa."

Michael non riusciva a non guardarlo come se fosse un disturbato mentale, uscivano delle cose dalla sua bocca che erano inspiegabili per un normale essere umano. Scosse la testa divertito e poi guardò davanti a sé. "Principe della passera, The Real qualcosa ti sta puntando" informò Michael ridendo.

Luke si voltò e fronteggiò lo sguardo della ragazza dalla pelle chiara e i capelli biondi su di lui, che lo fissavano e lo indicavano. La ragazza fece passare lo sguardo su tutti i ragazzi prima di indicare tutti e quattro i ragazzi di quella compagnia.

"The Real Chocolate ha scelto le sue vittime! Fatevi avanti, ragazzi!" Esclamò eccitato la voce metallica proveniente dall'altoparlante.

I ragazzi fecero spallucce e si avvicinarono al palco e quando furono in prima fila la ragazza, gli indicò di salire e loro lo fecero. Furono portare velocemente quattro sedie su cui dovettero sedersi i ragazzi e aspettare che la donna gli si avvicinasse e iniziasse il suo spettacolino.

La ragazza iniziò dalla sedia alla sinistra, Calum che divertito sorrideva piacione e si gustava la scena di lei che si muoveva in modo sensuale davanti a lui e infine si avvicinava con il sedere al volto del ragazzo che continuava a ridere dell'intera situazione. Leila rise divertita come il ragazzo, così come Louise che intanto urlava un "vai Calum! Fatti sbattere quel culo in faccia!' Leila scoppiò a ridere per le parole della ragazza così come Calum che mentre palpeggiava il sedere della ragazza con una mano, con l'altro alzava il pollice verso le due ragazze divertite.

Fu poi il turno di Michael e Luke che erano al centro delle quattro sedie. La ragazza con i tacchi alti camminò in mezzo alle sedie passando le dita sulle spalle dei due ragazzi che sorridevano così come faceva Calum. The Real Chocolate fece qualche mossa in mezzo a quelle due sedie, toccandosi i capelli, mettendo su un'espressione sensuale, e facendo scendere le sue mani sul tanga nero. Fece segno ai ragazzi di toccarla e entrambi le toccarono felicemente il sedere mentre lei muoveva i fianchi. La ragazza accarezzò languida il petto coperto dei due ragazzi per poi passare ad Ashton.

La ragazza camminò ancheggiando fino alla sua sedia prima di sedersi a cavalcioni su di lui e muovere la testa per far ondeggiare i capelli che però finirono in bocca al ragazzo che li sputò mentre pronunciava un "cazzo mi stavo per strozzare" che fece ridere i ragazzi seduti vicino a lei su quel palco e le ragazze vicino al bancone degli alcolici. 
La ragazza prese le mani del ragazzo e se le portò sul sedere per poi lasciarle e fargli segno di accarezarla, lui lo fece mentre con la coda dell'occhio guardò Calum continuare a ridere divertito da tutta quella situazione.

La ragazza si alzò dalle cosce di Ashton per mettersi di fronte a quei ragazzi e muovere il sedere davanti e dietro in un probabile tentativo di fare twerk, mentre il tutto veniva accompagnato dalla voce di Nicky Minaj in Anaconda che pronunciava un "bam, bam, bam!"

 

"Che ore sono?" Chiese Calum mentre uscivano da quel locale di stripper e strisciava stanco i piedi sull'asfalto.

Michael tiro fuori il cellulare prima di dire "cinque meno dieci".

"Mia madre mi uccide" affermò Leila mentre si dirigevano al parcheggio dove avevano lasciato le macchine.

Louise si guardò intorno "qualche anima pia che mi da un passaggio?" Chiese. E prima che qualcuno potesse rispondere Luke si affrettò a dire "Vieni, intanto ti mostro come si twerka veramente" pronunciò divertito riferendosi alla stripper di prima. 
Lei rise prima di seguirlo nuovamente nella macchina.

Leila partì subito così come Michael e subito dopo anche Luke e Louise che attaccarono di nuovo Anaconda e riempirono l'abitacolo di risate mentre si muovevano per ballarla.

Gli ultimi ad andare via furono Ashton e Calum. 
Calum era visibilmente troppo ubriaco per guidare e Ashton prese quella come un'occasione.
"Ti accompagno a casa, ti va?" Chisse Ashton riferendosi al moro che si era appoggiato contro la portiera della sua macchina blu notte.

Calum fece spallucce e iniziò a camminare fino alla macchina nera di Ashton. "Grazie bello" disse con gli occhi socchiusi mentre si dirigeva verso il sedile del passeggero.


BUUUONA SERA! 
Come va? 
Ebbene si, domani inizia la scuola. Mi sto preparando mentalmente per non essere in uno stato incazzoso tutta la mattina. (devo rivedere quelle simpaticone delle mie compagne, yee. .-.) 
Ma mi faccio forza dicendomi che sono in quarta, e mancano due anni e poi posso mandarle tutte nel paese dei balocchi. 
Cooomunque, ringrazio: zaynismysmile per la recensione dello scorso capitolo, le persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite/seguite/ricordate e i lettori silenziosi. c: 
Spero davvero che mi direte cosa ne pensate, vi mando un bacio. x 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Albe nere. ***


ALBE NERE. 



Louise scese dalla macchina con le palpebre pesanti. Si ritrovò con i piedi sul vialetto di casa sua e poi si voltò, tenendosi alla portiera aperta, guardando Luke. "Grazie ancora" ripeté mentre gli sorrideva. Lui ricambiò, increspando le labbra verso l'alto in un sorriso sincero. 

"Un bacio basterebbe, piccolina" replicò beffardo Luke che la trafiggeva con il suo sguardo azzurro. Sembrava serio. Louise scosse la testa, divertita, "ci vediamo domani, Lukey!" affermò sorridente mentre chiudeva la porta. 

Mentre lo faceva riuscì a sentire "sono un ottimo baciatore, Lou." Rise e camminò verso casa, prima di salutare con un cenno della mano, per l'ultima volta quella sera, Luke. 

 

Ashton fissò sicuro la strada mentre il ragazzo seduto di fianco a lui che mormorava qualcosa mentre chiudeva lentamente le palpebre, prima succhiuse e ora del tutto serrate. Lo guardò con la coda dell'occhio mentre lo vedeva scivolare lievemente sul sedile e trovarsi una posizione più comoda per dormire. 

"Dove abiti?" Domandò Ashton a Calum che finalmente aveva trovato la posizione più adatta per cercare di dormire. "Dove vuoi tu" replicò Calum in stato di dormi-veglia. 

Ashton si passò una mano fra i capelli mentre sorrideva divertito per ciò che il moro aveva detto. Decise infine che quel ragazzo troppo stanco e bevuto sarebbe venuto a casa con lui. 

Percorse la strada in una normale velocità mentre ben presto anche le cinque erano arrivate, ma per qualche motivo lui non aveva sonno, solamente adrenalina che gli scorreva fra le vene. Parcheggiò nel garage di casa sua e scese dalla macchina, per andare ad aprire la portiera di Calum che si muoveva sul sedile per cercare un'altra posizione. "Scendi bell'addormentata" pronunciò divertito Ashton verso Calum che fece segno di no con la testa. Ashton sbuffò leggermente prima di prenderlo per le braccia e trascinarlo giù dalla macchina contro la sua volontà così da fargli bisbigliare un "che palle" che fece ridere Ashton che portò le braccia del moro intorno al suo collo e lo trascinò con sè alla porta sul retro di casa sua. 

Portò il ragazzo alle sue spalle così che gli cingesse il collo con le braccia, ma che restasse aggrapato lui da dietro alla schiena di Ashton. Ashton cercò di reggere il suo peso mentre frugava nelle tasche e cercava le chiavi, appena riuscì a trovarla gli diede della bastarda solo perché si era nascosta troppo a lungo. 

Aprì la porta e la chiuse con ancora il peso di Calum dietro di lui, lo portò davanti a sè, gli cinse il fianco con la mano e cercando di essere silenzioso, salirono le scale, che di notte tarda per qualche motivo cigolavano più del solito. 

Quando arrivarono sul pianerottolo del primo piano spinse Calum mezz'addormentato nella sua stanza, così da non disturbare i genitori che dormivano. Calum con le palbebre socchiuse si aggirò in quella stanza prima di essere spinto un'altra volta, ma questa volta su qualcosa di morbido che gli piacque da subito. Il letto. 

Ashton si tolse le scarpe e la maglia a maniche lunghe rimanendo solo con una canotta piuttosto sgualcita con dei buchi sopra, e cambiò i jeans neri skinny con un paio di pantaloncini rossi. Si gettò sul letto mentre vedeva Calum togliersi le scarpe con l'aiuto dei piedi e gettarle sul pavimento non curante. 

Ashton lo aiutò a togliersi la giacchetta a vento, e poi si sistemò meglio al suo fianco, guardando i tratti definiti del ragazzo dalla pelle ambrata davanti al suo viso. Notò le sue ciglia scure contornare i suoi grandi occhi e "sei davvero bello" bisbigliò osservando Calum. 

"Nessun ragazzo me l'aveva mai detto" osservò Calum. Ashton non sapeva fosse ancora sveglio, anche se certamente andato. 

"Te lo dico io allora" replicò Ashton. 

Calum si spostò lievemente su quel materasso e senza neanche accorgersene e rendersi conto dei suoi movimenti, si avvicinò di più al corpo di Ashton. "Anche tu lo sei" rispose Calum prima di perdere completamente il contatto con il mondo esterno ed addormentarsi. 


"Okay, ci ho pensato" disse Luke negli spogliatoi avvicinandosi all'armadietto 43, quello di Louise che stava cercando nella tasca della sua giacchetta il cellulare. Louise si voltò e vide di fronte a sè Luke, "non mi vuoi baciare perché pensi che io sia troppo bello per te, ma tu mi piaci." 

Louise aggrottò le sopracciglia. "Sei uno stronzo" disse prima di girarsi prendere il cellulare, chiudere l'anta dell'armadietto e svicolare via, lontano da Luke, chiedendosi che razza di complimento fosse, se l'aveva solo denigrata. 

"Non devi essere imbarazzo mi piaci così come sei!" concluse Luke indicando Louise che continuò a camminare mostrando il dito medio a quel ragazzo senza guardarlo e dandole la schiena.

Si rincontrarono tutti nel salone, aspettando che arrivasse anche Jeff che come il solito era rinchiuso in bagno.  "Ha davvero un problema a cagare" osservò Michael guardandosi intorno. 

Jeff arrivò tutto trafelato nel salone mentre aggiustava la cintura di pelle marrone, guardò i ragazzi prima di dire: "dovete ridipingere il muro sul retro del centro sociale, qualche teppistello come voi ha deciso di farvi lavorare di più oggi." 

I ragazzi si alzarono e di malavoglia arrivarono fino all'esterno, sul retro del centro sociale dove c'era scritto in una vernice rosso fuoco: "coglioni". Il graffito era piuttosto grosso e copriva quasi un'intera parete. 

"Che vita di merda" pronunciò Calum prima di prendere pennello e vernice e iniziare a lavorare.

Leila si avvicinò a Louise spostando con una leggera fiancata Michael così per riuscire ad essere più vicina alla ragazza per parlarci, notando che era stranamente davvero silenziosa. "Lou, non prendertela, Luke è un coglione e tu sei bellissima, lascia stare, lui offende chiunque.  A me ha praticamente detto che sono una bocchinara."

Louise non riuscì a non ridere per il modo in cui anche Leila scherzava su quello che il biondo le aveva detto. Louise si avvicinò a Leila per bisbigliarle un: "Luke è un cazzone e lo so ma le sue parole me ne hanno solo fatte ricordare altre, di altri cazzoni. E poi tu non sei una bocchinara."

"Oh grazie, ma sono una stata una gran troia al liceo ma quel momento è passato" replicò Leila con il sorriso stampato sulle labbra carnose. Louise rise per il commento prima di sentirle dire "se vuoi parlare di qualcosa, io ci sono." Louise annuì sorridendole a sua volta,  forse era riuscita a trovare un'amica.

"Appena avete finito qui, sono arrivati i signori per la serata discoteca. Vedete di farli divertire."

Tutti i ragazzi si voltarono smettendo di verniciare quel muro per vedere Jeff Holiday parlargli, non si erano nemmeno accorti che lui fosse lì,  altrimenti uno di loro lo avrebbe attaccato di nascosto con la vernice rossa.

"Ci stai dicendo, caro trans, che dobbiamo rimanere in questo posto del cazzo anche di sera?" Chiese Luke inorridito.

Jeff iroso cercò di passare sopra al fatto che l'aveva ancora chiamato trans, altrimenti l'avrebbe offeso e non era professionale. Non voleva perdere il lavoro per dei teppistelli maleducati. "Fino alle sette, come il solito" pronunciò prima di continuare con un: "E muovetevi, che la gente arriva alle cinque." Detto ciò girò i tacchi e rientrò nell'edificio.

"Che paaaaalle" pronunciò Calum alzando la voce per farsi sentire da Jeff. "Una serata discoteca che inizia alle cinque?" Continuò retorico mentre cercava di coprire la scritta con la vernice.

"Ci saranno solo vecchi" continuò Louise, credendo impossibile che dei giovani con un minimo di vita sociale o anche senza, partecipassero a una "serata" discoteca in un centro sociale.

 

"Cazzo" pronunciò Luke guardandosi intorno. Il salone dalle pareti bianche e le grosse finestre con gli infissi marroni chiari, era straripanti di signori di terza età che si muovevano lentamente sotto le note di "You're beautiful" di James Blunt.

"Odio questa cazzo di canzone" continuò Ashton che per principio se ne sarebbe voluto andare.

Jeff si avvicinò ai ragazzi mettendosi davanti a loro. "Parlateci, offrite da mangiare e fateli ballare, capito?" Domandò senza che nessuno dei ragazzi gli rispose o gli fece un cenno con la testa. Jeff si chiese come mai continuava a perdere tempo prezioso in quel modo.

"Andate" continuò digrignando fra i denti, indicando tutti i signori con un cenno della testa.

"Io vado dalla sexy nonnetta con il bastone" proclamò ironico Michael prima di avvicinarsi a quella donna. 
I ragazzi presero un respiro e si avvicinarono a quei signori. Leila fece ballare un vecchio uomo che sembrava la versione meno recente di Jeff, portava anche lo stesso gilet color feci e aveva lo stesso vivo rotondeggiante. 
Louise si sedette di fronte a un uomo che chino guardava il tavolo e vedendolo così non riuscì a non cercare di tirargli su il morale facendogli i complimenti per il modo elegante in cui era vestito. 
Luke fece spallucce e offrì del cibo ad una donna così da non doverla farla ballare e Ashton e Calum rimasero fermi qualche secondo prima di avvicinarsi a quelle persone. 
Prima che però Calum andò verso un signore per farci due chiacchere, Ashton lo bloccò per un polso.

Dalla quella mattina che avevano dormito insieme Calum non aveva detto nulla e Ashton era un po' timoroso che il moro non si ricordasse di nulla.

"Mh?" Chiese Calum alzando le sopracciglia vedendo la mano del biondo stretta intorno a lui. "Neanche un grazie?" Chiese Ashton.

Calum lo guardò fisso negli occhi, "per cosa?" Domandò confuso.

"Hai dormito da me stanotte." Continuò il biondo sorridendo beffardo a Calum. Quest'ultimo annuì,  lo sapeva, insomma come poteva non saperlo? Si era alzato ed era nel letto di Ashton e non nella sua camera.

"Ahn, grazie...?" Quasi chiese. Calum non era quel genere di persona molto a suo agio nel dimostrare a qualcuno che ci teneva o, come in quel caso, di ringraziare qualcuno.

Ashton lasciò il polso del moro, continuando a sorridergli. "Possiamo rifarlo" continuò il biondo prima di dirigersi verso una signora lasciando interdetto il ragazzo.

Calum sudò freddo soppesando quelle parole. Cosa avevano fatto? Si chiese passandosi una mano fra i capelli. Era troppo ubriaco per ricordarsi quello che era potuto succedere durante quella mattina presto.

Sbuffò e si diresse a grandi falcate verso Ashton che faceva ballare una signora dai capelli grigi/bianchi raccolti in una crocchia. Posò la mano sulla spalla del biondo, dopo di che con una forte pressione lo fece girare verso di sé.  Avvicino il viso a quello di Ashton, facendo rabbrividire quest'ultimo, lo spostò verso l'orecchio del biondo prima di bisbigliare un: "dimmi che non l'ho preso in culo, cazzo."


BUON POMERIGGIO! C: 
Come state? 
Se state frequentando la scuola, come vanno questi primi giorni? Io mi devo risvegliare da un letargo e devo incontrare alcune persone che non riesco a farmi andare giù.  
Ho rivisto anche Alberto ieri in corriera e non ci parliamo tipo da una vita e se ne è uscito fuori con una battutina della minchia diretta a me. Ma fak. 
Maaa non so perché ne sto parlando dato che nessuno capisce quello che sto dicendo, ma...direi che avevo bisogno di dirlo a qualcuno. :P 
Se non siete più a scuola che fate di bello? 
Beh comunque, passando alla storia debbo ringraziare: Lol9393 per la sua recensione, c:, le nuove persone che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate e chi la legge semplicemente. 
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia in sè, vi mando un bacio. x


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Conflitto e pace. ***


CONFLITTO E PACE.



Ashton rise, rise felicemente davanti alla faccia del moro. Calum in quel lungo lasso di confuso tempo pensò vari modi in cui poter uccidere quello stupratore e soprattutto non sentirsi violato come si sentiva in quel modo, anche se pensava che qualcosa sarebbe cambiato, tipo il fatto di sentirsi come aperto in due in quel luogo e perciò dolorante ma stava stranamente bene. 

Calum prima che potesse pensarci, tirò per un braccio Ashton che continuava a ridere ed irritarlo, per farlo sfuggire dalle grinfie dalla signora e chiuderlo con lui nello spogliatoio. Lo sbatté violentemente contro la porta facendola chiudere con il contatto della schiena del biondo contro di essa. 

"Luke è un cazzone ma porco cazzo aveva ragione su di te, pervertito stupratore!" gridò Calum gesticolando nervoso mentre di tanto in tanto si passava preoccupato le mani nei capelli neri come la pece. 

Ashton smise di ridere, non trovando più l'affermazione del moro così comica. Aggrottò le sopracciglia e mise le braccia conserte, guardando quel ragazzo davanti a sé in modo duro e serio. Calum dal proprio canto era furioso e si stava trattenendo dal tirare un pugno sul naso di quel ragazzo, ma si ripromise che bastava che disse qualcosa e lo avrebbe ridotto male. 

"Pensi davvero che io ti abbia stuprato?" chiese Ashton in modo duro, "puoi felicemente andare a fanculo per quanto me ne possa fottere di te" continuò il biondo aggiustandosi la bandana rossa e bianca che portava prima di uscire da quella stanza. 

Calum rise un secondo, interdetto, prima di digrinare tra i dentri un "vaffanculo" diretto ad Ashton che a quella parola chiuse i pugni in modo rabbioso. 


"Lou" iniziò Luke mentre i ragazzi uscivano dal centro sociale, "vuoi un passaggio?" chiese. Aveva potuto notare durante la giornata come Louise aveva deciso liberamente di far finta che lui non esistesse. 

"Prendo l'autobus" replicò lei mentre dopo aver salutato gli altri, camminò svelta verso la fermata che distava poco da quel posto, mentre imprecava mentalmente contro quel ragazzo. 


-Sei arrabbiata?-

Louise fissò il display del cellulare, prima di gettarlo al suo fianco sul materasso e dar del coglione a Luke. Pensò che dovesse aver il cervello come quello di uno scoiattolo spiaccicato morto contro l'asfalto per non capire certe cose oppure lo faceva apposta ad essere così, e la seconda cosa la faceva ribollire il sangue nelle vene. 

Il cellulare vibrò nuovamente e dopo aver visto il mittente, lo aprì. Era arrabbiata ma pur sempre curiosa. 

-Non puoi tenermi il broncio per sempre, ci vedremo praticamente ogni minuto per le prossime 22 settimane.-

Louise aggrottò le sopracciglia e poi gettò il cellulare nello stesso modo di prima. Era quello il suo modo di chiedere scusa? Originale. 

Prese il cellulare e lo poggiò sul comodino, prima di sistemarsi sotto le coperte e cercare di chiudere occhio. Era stanca ma non riusciva a dormire. Appena chiudeva le palpebre vedeva quella faccia da schiaffi di Luke che era diventato il suo incubo, in quella serata aveva iniziato a vederlo ovunque. 

Quindici minuti dopo di tentativi falliti di trovare la posizione adatta per dormire, sentì qualcosa battere sulla finestra. Si alzò spaventata di trovare una faccia di qualche bambina posseduta che la guardava nel buio, fuori dalla finestra di camera sua. 

Socchiuse gli occhi, prese gli occhiali da vista da sopra la scrivania e cercò di capire cosa stesse succedendo. 

Aprì la finestra e una nocciolina la colpì sul viso e per poco non si strozzò mentre dischiuse le labbra per la sorpresa di vedere Luke che lanciava noccioline sulla sua finestra e ne mangiava altre. 

"Ho sbagliato finestra prima, una donna dalla faccia incazzosa mi ha mandato a fanculo" la informò Luke usando un tono di voce alto per farsi sentire dalla ragazza al primo piano di quella casa. 

"Hai gettato noccioline sulla finestra di mia madre?" chiese Louise scossa. Sua madre non poteva aver visto quel ragazzo, poi però fece spallucce, era troppo occupata a pensare a altre cose e non si sarebbe mai accorta che adesso quel ragazzo stava parlando con sua figlia. 

"Oh, la donna con quei capelli color carota era tua madre?" 

Louise aggrottò le sopracciglia, "perché sei qui?" chiese cercando di non pensare a quello che aveva appena detto Luke. 

Lui mangiò una nocciolina prima di dire: "Sono un cazzone e lo voglio essere almeno fino ai miei trent'anni, dopo di che probabilmente morirò perché qualche stronzo vorrà uccidermi perché mi sono scopato sua moglie. Spero solo di non diventare come quel Jerry, è così sfigato che mi cascano le palle." 

Louise confusa fece delle smorfie, non riuscendo a capire il suo discorso ma stette ad ascoltarlo ,anche se era arrabbiata con lui, perché nessuno le aveva mai lanciato delle noccioline sulla finestra di casa sua, anche se aveva definito sua madre una carota. 

"Abbiamo 18 anni, c'è chi come Ashton ne ha 20 eppure è messo peggio di noi, finito a fare il pedofilo sniffa mutandine o quel Michael che fra due anni finirà per essere il babbo natale ubriaco in un centro commerciale del cazzo...ma comunque siamo giovani, giovani coglioni che commettono errori." 

Louise annuì, continuando ad essere confusa. Non capiva nemmeno un nesso in quelle frasi ma continuò a prestargli attenzione. 

"E sono pronto a scoparmi Calum il Filippino pur di non diventare un figlio di papà con una scopa nel culo! ma Lou per quanto noi possiamo essere una generazione di cazzoni menefreghisti, a me importa di quello che tu hai da dirmi, mi importa quando ti arrabbi con me, mi importa quando non mi parli più, perché ormai sei entrata nella mia vita e per quanto tu non ne voglia far parte, ormai sei nella merda fino al collo e se non mi perdonerai per aver detto qualche stronzata che non penso ti verrò a trovare ogni sera e ci proverò con tua madre." 

Louise sorrise mentre rideva prima di rabbrividire per quell'ultima frase. Pensare a Luke che ci provava con sua mamma era una scena orribile, che non si sarebbe mai cancellata dalla sua testa. 

Lei gli sorrise sincera prima di dire: "Come potrei non perdonare il principe della passera?" chiese ironica, facendo ridere il biondo che accortociò la plastica che conteneva le noccioline e la buttò in strada. 

"Adesso non dovresti dirmi di salire in camera tua?" domandò lui. Louise rise e scosse la testa, "ci vediamo domani, Lukey." 

"Buonanotte Lou." 




BUUUUON POMERIGGIO! 
Come state? Io ho il raffredore 12 mesi all'anno e non lo sopporto più. :/ 
Mi scuso da subito se il capitolo è così cortino ma in un certo senso penso dovesse andare così. I Cashton litigano e Luke e Louise fanno pace, e altre cose non mi sembrava giusto metterle adesso, ma aspettare. :P 
Cooomunque, ringrazio: sweetmelodies per la recensione, c:, le nuove persone che l'hanno messa fra le preferite/seguite/ricordate e coloro che la leggono. Graaazie, davvero. 
Spero mi direte cosa ne pensate della storia, perché mi farebbe molto piacere saperlo. 
Vi mando un bacio. x 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Polizia non portarmi via. ***


POLIZIA NON PORTARMI VIA.



Michael passò di fianco a Leila sorridendole e lei ricambiò velocemente, osservando gli occhi chiari del ragazzo brillare divertiti. 

"Voi scopate?" Chiese Luke indicando i due ragazzi con il manico di legno del mocio che utilizzavano quel giorno per pulire i pavimenti di parquet di quel centro sociale. 

Leila e Michael si voltarono verso di loro, Leila gli fece il dito medio mentre Michael lo informò con un "fatti i cazzi tuoi". 

Louise camminò piano verso Leila per poi guardarla aggrottando e le sopracciglia e domandarle "scopate davvero?" Leila voltò lo sguardo verso la ragazza prima di dire: "No!" poi si schiarì la voce e bisbigliò: "ma mi piacerebbe." Louise annuì divertita mentre dava una leggera gomitata al fianco magro di Leila. 

Calum e Ashton fecero il loro lavoro in silenzio, non avevano voglia di fare battutine quel pomeriggio, perché sapevano che se avrebbero aperto la bocca si sarebbero offesi a vicenda e preferivano evitare di farlo. Di fondo nemmeno si conoscevano. 

"Ho una domanda per Ashton" iniziò Luke fermandosi dal suo lavoro per guardare serio il ragazzo. Ashton sbuffò sicuro che fosse un'altra delle sue nuove rilevazioni, "dai, spara un'altra cazzata, coglione" replicò lui guardandolo, appoggiandosi al mocio aspettando che lui continuasse. 

"Ti sei mai scopato della frutta?" domandò Luke ironico. Ashton fece una smorfia, "tu hai esperienze eh pervertito?" 

"Scopa meloni!" continuò Luke indicandolo. 

Ashton era solito ad assistere e sentire le perle di saggezza di Luke e si era abituato al suo essere così immaturo, più di quanto fosse possibile, ma quel giorno mischiando il fatto che non aveva dormito e che vedere Calum così silenzioso o anche solo vedere Calum, lo faceva arrabbiare, non riuscì a non andare furiosamente contro Luke per spingerlo forte contro il parquet, per poi girarsi e sparire da quel salone. 

"Me la pagherai!" esclamò Luke cercando di essere minaccioso ma la sua voce alta e leggermente stridula non fece altro che far ridere gli altri. 

Louise si avvicinò a Luke e gli porse la mano che lui prese per farsi aiutare ad alzarsi, "è già incazzato per affari suoi, non dovresti farlo alterare anche tu e dargli dello scopa meloni" suggerì Louise che però non riuscì a trattenere la risata pensando all'offesa del biondo verso Ashton, chiedendosi come si scopasse un melone. 

I ragazzi si guardarono l'un l'altro prima di annuire e dire quasi all'unisono "dai, andiamo a cercarlo", tranne Calum che silenziosamente fece il suo lavoro e cercò di non pensare a Ashton che aveva appena spinto Luke per ovviamente altri motivi che non centravano del tutto con la sua domanda infelice. 

"Non vieni Cal?" domandò Leila guardando il ragazzo farle solo un cenno di no con la testa china continuando a lavorare. 

Calum continuò a passare il mocio sul parquet sempre più velocemente e furiosamente chiedendosi per quale motivo gli interessasse il fatto che Ashton aveva avuto quella reazione e allo stesso tempo era così arrabbiato con quel ragazzo che avrebbe voluto mandare a quel paese lui e tutta quella situazione che continuava a definire di merda. 

Si passò una mano fra i capelli non capendo più come riuscire a trattanere tutta la rabbia che aveva dentro e prima che potesse pensare anche solo a qualche altro modo per fermarsi, tirò un calcio al secchio pieno d'acqua e detersivo e poi lanciò con ira il mocio verso una delle finestre, creando subito un rumore quasi assordante di vetri rotti. 

Neanche una frazione di secondo dopo si accorse che aveva appena rotto un vetro del centro sociale e mentre pronunciava un "oh cazzo" corse verso la porta del salone e iniziò ad andare verso la parte opposta dell'ufficio di Jeff, che appena aveva sentito quel rumore aveva lasciato stare i compiti burocratici per andare a vedere cosa fosse successo. 

Quando gli altri ragazzi riuscirono a trovare Ashton che si stava aggiustando la bandana che teneva a bada i suoi capelli, davanti allo specchio nel bagno dei maschi di quell'edificio, sentirono i passi veloci di qualcuno e quando si voltarono videro Calum correre nella sua tuta arancione per raggiungere i ragazzi. 

"Ho appena rotto una cazzo di finestra nel salone, se Jeff chiede qualcosa potete dire che..." ci pensò un attimo su prima di dire: "Che è entrato un cocainomane che voleva stuprarci tutti e poi è scappato?" 

Tutti annuirono e Calum sospirò, più sereno, anche se sapeva che la sua scusa faceva schifo, da qualunque parte tu la guardassi. Non poteva finire in guai peggiori di quello, di essere in un centro sociale a pulire per gli altri e fare lavori socialmente inutili se non per quelle due persone che frequentavano sporadicamente l'edificio. 

"Cosa è successo?" domandò curioso Michael passandosi una mano fra i capelli rossi tinti. Calum fece lo stesso e senza neanche inventare una scusa replicò, evitando lo sguardo di Ashton che bruciava sulla sua pelle, "ero incazzato." 

"Comunque" iniziò Michael, "dovremmo rompere più cose qua dentro, puliamo solo la merda altrui." 

Gli altri annuirono, Michael non aveva torto, non facevano altro che pulire ed erano stanchi dopo tre giorni che erano lì dentro. "E poi quel Jeff è una tale faccia di cazzo" continuò Leila, ricevendo le approvazioni del resto del gruppo. 

Louise guardò prima Calum e poi Ashton e notò che quest'ultimo fissava il moro. 

"Ash?" chiese la ragazza, il biondo si voltò verso di lei, "comunque, tutto bene?" domandò riferendosi alla sfuriata di prima. 

Lui fece spallucce e annuì, "Luke è un cazzone di quelli mai esistiti prima ma non era per lui" confessò, guardando con la coda dell'occhio Calum che vedendo quel gesto decise volontariamente di mettersi a fissare i pannelli del bagno. 

"Se qualcosa non va, puoi dircelo, davvero" continuò la ragazza. 

"Così come ha detto Calum, ero incazzato" replicò lui guardando con un sorrisetto beffardo dipinto sul volto il moro che assottigliò gli occhi a quella frase. 


"Chi ha combinato questo casino?" domandò Jeff indicando la finestra rotta, mentre i ragazzi rientravano nel salone, guardandolo come se non sapessero nulla. 

Omertà era la parola d'ordine in quel momento. Avrebbero coperto Calum e sapendo che nessuno avrebbe detto o confessato nulla, tutti ne sarebbero usciti puliti, senza conseguenze. 

Luke alzò la mano e Jeff lo guardò confuso, il biondo si schiarì la voce. "Eravamo andati tutti a pisciare e mentre uscivamo da qui, abbiamo sentito un rumore di vetri rotti, abbiamo corso preoccupati verso il centro del salone vedendo che quella finestra si era rotta e poi abbiamo visto questo mattone che portava con sè un foglio..." Jeff lo guardò curioso, aspettando che il ragazzo dicesse chi fosse stato e cosa c'era scritto su quel foglio, "abbiamo aperto il foglio e siamo rimasti scioccati da quello che c'era scritto sopra, è stato un trauma," continuò la fantomatica storia Calum, ingoiando la saliva, facendo sentire Jeff come se fosse stato partecipe a quell'evento, Luke si passò una mano sulla fronte e poi continuò: "Il foglio diceva:" prese una pausa, "Jeff Holiday è un uomo con sia il cazzo che la vagina che si riproduce da solo." 

Jeff si ricompose quando ascoltò quelle parole prima di quasi urlare un "piccoli bastardi!" 

I ragazzi risero e Michael curioso di andare a più fondo in quella storia chiese: "E' complicato e serve molta manutenzione?", Louise subito dopo continuò con un "E quanti figli hai? Anche loro sono nati con il cazzo e la vagina?". 

Nessuno volendosi far scappare quel momento in cui Jeff per tutte le parole che aveva in mente per quei ragazzi stette zitto, così si aggiunsero anche Ashton e Leila. "Quando si masturba si smanetta tutto insieme? Viene aiutato?", "Quindi sei una sorta di trans di livello superiore? Che riesce a soddisfare sia uomini che donne?"

Jeff tirò fuori il cellulare, rosso in viso per la rabbia, stava per scoppiare o forse come pensò Calum, stava per farsela addosso. Digitò il numero della polizia e poi gli spiegò l'accaduto. Spense la chiamata, "saranno qui a momenti, bastardi" informò l'uomo.


BUOOON POMERIGGIO! 
Come va? c: 
Io penso di essere sul punto di tirare un mattone a qualcuno. Alberto o mi prende per il culo o mi prende per il culo...non mi caga minimamente da una vita e poi mi arriva un suo messaggio dopo che ci siamo scritti l'ultima volta forse nell'era glaciale, con scritto: "Ehi! :) Come va???" 
Io dico, se sono troppo sfigata per te non mi cagare proprio nè a scuola, nè in paese, nè virtualmente...
...Adesso la smetto di rompervi con i miei discorsi inutili per il mondo e ringrazio subito le due persone che hanno recensito lo scorso capitolo e che fra l'altro mi hanno fatto venire voglia di aggiornare il prima possibile: zaynismysmile; sweetmelodies, c:, poi ringrazio coloro che hanno messo la storia fra le preferite/recensite/seguite e coloro che la leggono. Vi voglio bbbene.
<3
Vi saluto e vi mando un bacio, x.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La fortuna colpisce tardi. ***


LA FORTUNA COLPISCE TARDI.




"Jeeeeef" iniziò Luke massaggiandosi la pancia sopra la tuta arancione. L'uomo non l'ascoltò così ci riprovò, questa volta cambiò nome: "Caaaagina!" alzò il tono di voce riempiendo il salone del centro sociale. 

Leila si voltò verso il biondo, confusa, chiedendosi che nome fosse. "Cazzo e vagina, cagina" replicò Luke gesticolando. Leila annuì, assottigliando gli occhi. Qualcosa in quel ragazzo non doveva andare, forse, pensò, avesse sbattuto la testa da piccolo e da lì era diventato quello che era. 

Jeff continuava a guardare la finestra rotta, con uno strano instinto dentro di sè di rompere qualcosa a quei teppistelli, ma non poteva o avrebbe perso il lavoro. Si girò quando sentì il biondino continuare a insinuare che avesse entrambi gli organi genitali. Aggrottò le sopracciglia e puntò il dito contro il ragazzo: "Impara a star zitto" ordinò per poi girarsi di nuovo verso quei vetri rotti, fermi negli infissi della finestra, mentre la maggior parte si trovavano un po' sul pavimento del salone, un po' sulla strada, subito fuori dal centro sociale. 

"Sei in quel periodo?" domandò Luke guardandolo attento, "hai degli assorbenti apposta che hanno un buco per il cazzo?" 

Jeff sbuffò, ma non si girò, si limitò a urlargli contro con lo sguardo fisso verso la strada, chiedendo per quale motivo i poliziotti ci stavano mettendo così tanto. Era importante che fossero lì e non c'erano. Imprecò mentalmente. 

"Ho fame!" urlò Luke prima di iniziare a camminare verso le macchinette e uscire dal salotto non ascoltando Jeff che gli intimava di non muoversi dal salone. 

Luke sbuffò leggermente, chiedendosi dove fossero finiti tutti. Calum fu il primo che sparì, subito dopo Ashton e poi Louise che ammise che doveva andare in bagno e se ne andò, seguita da Leila che ammise che non riusciva a stare da sola con Luke. 

Posò le mani sulla parte superiore della macchinetta e iniziò a scuoterla, quando vide che la barretta di cioccolato stava per scendere, smise di muoverla con le mani, per poi mettersi al suo fianco e iniziare a dargli violenti colpi di sedere. Smise qualche secondo per vedere come fosse messa quella barretta e quando vide che era nella stessa posizione di prima, iniziò di nuovo a scuoterla, "puttana" iniziò dandogli calcetti al lato. Una volta che disse quella parola aggiunta al calcetto, la barretta scese. Luke accarezzò dolcemente la macchinetta prima di dirle: "sei la mia puttana." 

"Nessuno te la da e te la fai con le macchinette?" chiese divertito Calum, ridendo per come l'accarezzava. 

Luke aprì la barretta e dopo averla leccata e guardato in modo malizioso Calum, continunò con un: "vuoi darmela tu, bellezza?" 

Calum alzò le sopracciglia, divertito da quel ragazzo, il suo essere infantile e pervertito lo faceva ridere per quanto pensasse che Luke fosse un vero e totale idiota, uno di quelli che ti capita di vedere raramente. "Vado a vomitare" replicò Calum, prima di girarsi e sbattere contro qualcuno. 

Il moro puntò gli occhi in quelli nocciola di Ashton. "Possibile che sei sempre fra le palle?" sussurrò Calum guardando Ashton che rise beffardo. Ashton inclinò leggermente la testa per far si che solo il moro potesse sentire quello che gli voleva dire: "se vuoi un pompino, basta chiederlo." 

Calum indietreggiò con la testa. Non era in ottimi rapporti con quel ragazzo e lui continuava a comportarsi ancor di più da pervertito, come se volesse affermare la tesi che si era fatto in testa il moro. 

Ashton rise guardando gli occhi del ragazzo di fronte a lui sbarrarsi, prima di fare una smorfia. "Pervertito" continuò Calum, bisbigliando in modo quasi disgustato, prima di camminare e finire di nuovo nel salotto. Quando vide che c'era solo Jeff fece dietrofront e ritornò nei corridoi dove si era riunito l'intero gruppo. 

Lo sguardo di Ashton era fisso su di lui, accompagnato da un sorrisetto furbo fisso sulle sue labbra increspate verso l'alto.



I ragazzi si trovarono tutti riuniti nel salone del centro sociale quando dei passi decisi e continui si avvicirono a loro. 

Jeff sentendo quelle suole sbattere contro il pavimento alzò la testa verso il cielo, ringraziando Dio che ce l'avevano finalmente fatta ad arrivare, anche se venti minuti dopo che lui li aveva chiamati. La puntualità non era il loro forte. 

Erano due uomini; due poliziotti in borghese che si fermarono vicino a Jeff e guardarono attenti i vetri stesi sul pavimento. Si voltarono velocemente verso quei sei ragazzi che avevano già iniziato a fare battute su di loro prima che potessero vederli. 

"Due!" urlò Luke puntando l'uomo più grande, sui quarantanni, che lo guardò assottigliando gli occhi, come se cercasse di studiarlo. 

Gli altri ragazzi lo guardarono confusi e Luke continuò con un: "in questa settimana è il secondo che vedo portare un parrucchino" spiegò, prima di dire "ma se è possibile lui ci sta ancora peggio di quel Jerry, sembra che ha peli pubici sulla pelata." 

Louise quasi si strozzò con la Fanta che stava bevendo per le risate che gli scappavano dalle labbra.

"Sieti qui come volontari o costretti?" Iniziò il poliziotto più giovane che fissava con i suoi occhi verdi quei ragazzi.

"Chi non vorrebbe pulire la merda dall'asfalto invece di stare a casa e non fare un cazzo? Ovviamente nessuno" ironizzò Calum sorridendo falsamente a quei due uomini che aveva capito avessero qualche problema.

I poliziotti cercarono di passare sopra a quell'affermazione anche se in un altro contesto avrebbero risposto a tono a quello che loro consideravano solo un ragazzino viziato. Se solo l'avessero conosciuto davvero avrebbero capito che Calum era lontano dall'essere o dal voler essere una persona del genere.

"Volontari?" Chiese Luke, completamente spiazziato, "c'è qualcuno che viene qui, pulisce, ed è costretto a parlare con il trans con la cagina e non viene pagato?" 

"Cosa sarebbe la cagina?" bisbigliò il poliziotto più vecchio a quello più giovane che li guardò confuso. 

"Se non vuoi conoscere un segreto orribile su Jeff è meglio che non chiedi" continuò Michael sentendo la domanda del poliziotto con il parrucchino. 

Jeff sentì qualcosa rompersi dentro di lui. La pazienza che faticosamente stava coltivando, si spezzò e sparì.  Fu un mix fatto da ritardi di poliziotti incapaci, ragazzini maleducati e stanchezza che lo portò a camminare dritto con gli occhi acceccati dalla rabbia per poi portare le sue mani strette intorno al collo di qualcuno. Il primo che gli capitò fra le mani: Luke.

"Piccolo stronzetto" digrignò tra i denti mentre Luke che nemmeno in quel momento lo stava ascoltando si dimenò fra le sue mani e cercò di farmarlo. "Il trans mi vuole scopare!" Gridò in "aiuto" Luke verso i poliziotti che velocemente staccarono quell'uomo dal collo di quel ragazzo.



"Jeff omicida ci ha salvato il culo" osservò Ashton mentre il gruppo usciva dal centro sociale.

Gli altri annuirono. Era vero, lo scatto d'ira aveva portato tutte le attenzioni su un Jeff iroso e stanco di quel lavoro che non gli dava nemmeno una piccola soddisfazione. Era retribuito ma quei soldi non ripagavano il fatto di essere calpestato da dei teppistelli con visibili vari problemi o solamente stupidi.

I poliziotti avevano finito per pensare che la finestra rotta era dovuta ad un altro scatto di furia dell'assistente sociale che voleva incolpare i ragazzi del gruppo, che in ogni caso avrebbero tirato fuori per un miliardo di volte la storia di Jeff con entrambi i genitali piuttosto che incolpare Calum. Erano un gruppo ormai e come bravi amici avevano deciso o tutti o nessuno, e nessuno piaceva di più che quel tutti.

"Ma mi sa che domani i coglioni verranno a farci alcune domande" affermò Leila. La cosa però non spaventava nessuno, Jeff si era messo nella melma da solo senza il loro aiuto,  o meglio in grossa parte era colpa loro se lui era impazzito presto ma sinceramente, quei ragazzi quel senso di colpa non lo sentivano affatto.

Michael che ascoltava le parole dei ragazzi e ogni tanto annuiva automaticamente, stava controllando il cellulare e leggeva i messaggi. "Sabato pomeriggio inizia alla spiaggia una sorta di falò.  Ma non è quel genere di falò da ritardati che fanno i cazzoni figli di papà dei college" pronunciò alzando lo sguardo dal display e guardando un po' tutti i ragazzi.

"E inizia il pomeriggio?" Chiese Calum confuso.

Michael annuì, "così ci si può fare il bagno, poi dura fino all'alba."

Louise sorrise e annuì, "io ci sto, le mie amiche da quando sono in questo cesso non mi parlano più" spiegò, non sapendo neanche lei perché aggiunse quell'ultima parte ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e per quanto quelle persone potevano sembrare le più sbagliate a primo acchito, si erano rivelate le più vere e leali fra tutte le altre.

"Io devo vedere la piccolina in costume, perciò ci sono anche io" disse Luke guardando Louise in modo malizioso e divertito ricevendosi da parte sua un "santo cazzo" fra il disgustato e il divertito.

"Tanto non te la da" osservò Ashton guardando i due ragazzi. Luke si voltò verso il biondo, "me la puoi sempre dare tu." Luke cercò di spalmarsi su Ashton che chiuse il discorso fissando Calum e pronunciando un: "togli subito quelle mani".

"Togliendo il depravato e Lou, voi venite?" Continuò Michael, guardando Leila e sperando in un si.

Leila annuì solamente guardando il ragazzo dai capelli rosso fuoco, in modo divertito, immaginandosi a piccole dosi quello che sarebbe potuto succedere con quel ragazzo dagli occhi brillanti.

"Ci sto anche io, ho bisogno di uscire di casa, mia mamma mi sta attaccata al culo" replicò Calum. Ashton lo guardò prima di dire: "Sarò dei vostri allora".

Nessuno si rese conto del modo in cui Ashton guardò insistentemente il moro, solo il diretto interessato che sentendo quello sguardo bruciargli addosso, prese a camminare verso la macchina salutando il gruppo.

"Cazzo!" Mormorò Leila prima di aggiungere: "ho la cena con i miei parenti, stasera. Mi cascano le palle al solo pensiero."

"Vuoi dormire da me?" Chiese Louise pensando all'ultima volta che aveva fatto quella domanda ad un'amica. Era passato molto tempo.

Leila sorrise e stava per rispondere quando le braccia di Luke cinsero le spalle di Louise e Leila che erano vicine, "potremmo dormire tutti da te" pronunciò girando il volto verso Louise che scosse la testa, divertita.

"Coglione."




CIAAAAO!
Come va? 
Lo scorso capitolo non è stato in pratica cacato da nessuno, ma per ora non mi arrendo perché sto scrivendo un altro capitolo che mi piaciucchia (?) e vorrei condividerlo con voi. Se poi anche questo e quello non saranno cagati, me sa che non ne farò più niente. :P 
Coomunuque, vi lascio con tre frasi di Gemitaiz:


"Ormai so' anni che ci mettiamo l'identità e quanto siete falsi non ce lo stamo a dimenticà." - Out Of My Way, Gemitaiz. (Se non l'avete mai sentita, dovreste farlo, perché Gemitaiz incazzato è il meglio che si possa desiderare.) 

"E se non ti piaccio non è mica un problema, puoi sempre ignorarmi, non c'è bisogno di sfogare per forza la propria insicurezza sugli altri. [...] Non voglio abituarmi alla mia gabbia personalizzata, ringrazio ogni giorno di non essere una persona viziata." - Nato Estremo, Gemitaiz. 

"Siete falsi, tempeste senza tuoni. Fate finta di esse' pensatori, siete bestie senza cuori." - Nun ce la faccio più, Gemitaiz. 



Le frasi sono per far riflettere chi in realtà questa "storia" non l'ha neanche mai letta. Sono per quelle persone che sfortunatamente capitano a tutti nella vita: i falsi, pieni di pregiudizi e giudizi. E dire che non li sopporto più è un eufemismo. :/ 

Vi mando un bacio.
x


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Quando il mare porta novità. ***


QUANDO IL MARE PORTA NOVITA'.



L'aria di sabato pomeriggio sprizzava speranza. O almeno era quello che Luke, Ashton e Michael stavano pensando e stavano cercando di credere.

Non erano persone con grandi aspettative perciò anche una semplice chiaccherata con coloro su cui si erano ossessionati sarebbe andata bene.

No, in realtà non era così, cercavano di credere di essere semplici, smielati e normali persone,  ma non lo erano e l'unica cosa a cui riuscivano a pensare mentre i piedi nudi calpestavano la sabbia calda erano le labbra delle loro ossessioni. Rosee, piene - chi più chi meno - e oltre modo ultra desiderabili.

Michael fu il primo che vide ciò che desiderava: Leila che rideva. Sorrideva con le sue labbra carnose, mentre gesticolava e si muoveva leggermente nel suo bikini azzurro chiaro mentre parlava con Louise di chissà cosa.

Michael si schiarì la voce, si aggiustò l'elastico del costume bermuda nero e rosso e quando fu pronto ad andare verso di lei: "vuoi che ti spalmo la crema solare sulla tua pelle coloro morto, Mikey?" Quasi urlò Luke distante qualche metro da Michael che se solo avrebbe potuto averlo vicino l'avrebbe strozzato e nascosto sotto la sabbia.

Michael scosse la testa, coglione pensò,  prima di alzare il dito medio verso il biondo e dirgli "vai a fanculo Luke, oggi ho altro a cui pensare e il tuo essere cazzone non è fra quelle cose."

Si incamminò verso Leila prima che Luke potesse rispondere con qualche altra pillola filosofica delle sue. Si passò una mano fra i capelli per tirarli meglio verso l'alto e poi arrivò di fianco alle due ragazze. Louise capì subito la situazione e dopo aver salutato i due ragazzi se ne andò.

Michael sentiva che doveva dirle varie cose da quando avevano iniziato a lavorare forzamente al centro sociale e non poteva più tenerle per sé perché non era quel genere di persona, lui diceva tutto quello che gli passava la testa e questo non l'aveva mai aiutato ad essere simpatico a molte persone.

"Ho voglia di baciarti da quando abbiamo iniziato quella merda che gli altri chiamano lavori utili alla comunità..." incastrò i loro sguardi chiari, "e non ti dirò che ti voglio sbattere contro un muro per poi scoparti" Michael si fermò un attimo per pensare. In realtà era lontano dal non pensare a Leila in quel modo, aveva una terribile voglia di vederla senza vestiti e il più possibile vicina a lui, in tutti i modi, ma non in quel modo: senza nessun contatto o sentimenti, per qualche motivo per lei aveva inmaginato le cose  in modo diverso.

"Okay, no. Ho una fottuta voglia di farlo con te ma non così. Vorrei quelle cazzate dei corpi collegati, della morte e della resurrezione grazie all'orgasmo,  stile Gesù Cristo. Voglio che anche dopo aver scopato ci ricordiamo i nostri nomi, ci sorridiamo a vicenda pensando che non ci sono altri posti in cui vogliamo stare perché stare vicino a te è l'unico posto che esiste davvero. Voglio quei smielati e fastidiosi messaggini del cazzo in cui ci diciamo 'mi manchi' e voglio dita legate,  voglio vedere quei film di merda con Julia Roberts che per qualche motivo piacciono a voi ragazze. Voglio fare tutto quello che ho sempre odiato con te."

Leila sorrise, ma il sorriso si incrinò poco dopo. 

 

Louise camminava sulla sabbia rovente, si fermò quando vide Calum e Luke parlare. Più che altro si stavano offedendo a vicenda ma i due avevano un sorriso stampato in faccia e delle risatine riempivano quell'infinito spazio aperto.

"Io scommetto le mutandine femminili usate che Ashton nasconde in camera sua e che sniffa più volte al giorno per darsi la carica che tu sei Filippino" pronunciò Luke. Ashton comparì dietro la schiena di Luke con le sopracciglia alzate. "Chiamerò io la clinica psichiatrica dato che nessuno si rende conto di quanto sei un coglione mentalmente ritardato" continuò Ashton facendo sussultare Luke in modo davvero poco virile quando sentì la voce del biondo dietro di lui.

Louise si unì al gruppo quando Luke sussultò e rise per il suo comportamento, come gli altri due ragazzi.

"E comuque ho origini Kiwi e scozzesi, virile maschione" rispose Calum ridendo ancora per la reazione di Luke.

"Questa è la più sputtanata che una persona si è mai fatta da sola" affermò Luke riferendosi al kiwi.

Calum sorrise falsamente prima di svettargli il dito medio davanti al naso "sei un tale cazzone" pronunciò subito dopo.

"Tipo sulle palle hai quel pelo che hanno i kiwi?" Domandò Luke visibilmente divertito. Calum aggrottò le sopracciglia, "a questa non dovrei neanche risponderti per quanto è triste" fece una smorfia divertita.

Luke si voltò verso Louise che rideva divertita dalla risposta di Calum alla domanda di Luke. "Se ti dicessi tipo..." Luke si schiarì la voce, "sei il mio raggio di sole, dolcezza" cercò di avere una voce più profonda e rauca possibile, "me lo daresti un bacio, piccolina?"

"Direi di no" replicò alzando le sopracciglia, facendo finta di essere dispiaciuta sapendo che Luke stesse scherzando.

"Questo" Luke si indicò passando in rassegna tutto il suo corpo "è troppo per te" pronunciò falsamente indignato.

Louise lo spinse giocosamente poggiando la mano sulla sua spalla. Lo so, rispose mentalmente mentre sorrideva al biondo.

Ashton si spostò silenziosamente vicino a Calum e arrivando dietro di lui, appoggiò la testa sulla spalla del moro facendolo sobbolzare per il disagio. "Devi seriamente smetterla di starmi fra le palle" pronunciò deciso Calum guardando davanti a sé,  facendo finta che il contatto leggero con quel ragazzo non lo stesse facendo morire dentro. Ma moriva e poi nasceva di nuovo, così velocemente e in modo così disastroso e complicato che forse non era così terribile come voleva far vedere agli altri e a se stesso compreso. 

Ashton si staccò di poco e ritornò eretto dietro le spalle di Calum prima di dire: "Io e il bisbetico qui, dobbiamo parlare, così vi lasciamo soli e non feriamo l'orgoglio di Luke mentre Louise gli fa capire che non gliela darà mai."

Ashton prese fra la mano destra l'avambraccio di un Calum confuso che avrebbe preferito scappare da quella situazione piuttosto che fronteggiarla.

"Non mi vuoi baciare perché credi che il mio piercing ti taglierà la lingua?" Domandò Luke voltandosi verso Louise e abbassando lo sguardo sul suo costume intero nero, a fiori. Louise aggrottò le sopracciglia, non credendo che davvero qualcuno potesse pensare di tagliarsi con un piercing. "Io sono un ottimo baciatore Lou e nel caso succedesse puoi pensare che io sia Edward Cullen, quel cazzone piace a voi ragazze, no? Posso cospargermi nei brillantini e brillare per te" pronunciò cercando, verso la fine, di imitare la voce del vampiro che non gli venne esattamente uguale all'originale.

"Non esattamente, e poi dovresti avere un lupo mannaro dal naso marcato come nemico."

"Hai visto il naso di Cal? È perfetto,  cazzo." Luke si passò una mano fra il ciuffo biondo, "ci entreranno 3 penne in una sola narice."

A Louise scoppiò da ridere per la battutina del biondo che se solo Calum avesse sentito lo avrebbe mandato a quel paese insieme ai brillantini di Edward Cullen.

"Allora?" Chiese Luke avvicinandosi a Louise, "un bacetto?"

 

Calum fu trascinato via dalle mani forti di Ashton fin il retro del chiosco della spiaggia, dove c'erano costeggiati alcuni alti e stretti bidoni della spazzatura.

"Che romantico, mi vuoi stuprare fra la puzza e le mosche" iniziò Calum acido. Non aveva voglia di stare lì,  o meglio, non poteva stare lì con lui perché ne aveva fin troppa di voglia ed era sbagliato. Sbagliatissimo.

"Dovresti smetterla di essere un tale cazzone. Cos'è sei un omofobo?"

Calum incrociò le braccia al petto, "se lo fossi stato ti avrei sbattuto contro la porta fino a farti sanguinare, quel giorno nello spogliatoio."

Ashton rise divertito, "questa è la cosa più gay che io abbia mai sentito."

Calum volle sbattere la propria testa contro i puzzolenti bidoni, maledicendosi da solo mentre faceva quei pensieri.

Sbuffò prima di girarsi e cercare di andarsene. Ma fu bloccato dalla solita mano che un po' si aspettava e un po' desiderava.

"Te ne vai già?" Domandò il biondo, poi aspetto qualche secondo prima di chiarire: "dopo che mi hai detto che mi vuoi sbattere credi che ti lascerò andare?"

Calum sorrise leggermente per la battutina demenziale del ragazzo, ma poi scosse la testa. Cosa stava facendo?

Lasciò che le parole che Ashton pronunciò poco dopo si infrangessero contro la sua schiena, lui non voleva che entrassero dentro di sé ma dopo che sbatterono contro la pelle finirono, balzando, nella sua testa.

"Non voglio che tu te ne vada. Resta un po' con me" Ashton sospirò,  "potresti restare per sempre, ma a te non va, perciò mi accontenterò anche solo di poco."



CIAAAAO! 
Come state? Io oggi ho visto una scena raccapricciante e buh, forse rimarrò segnata per la vita. :P 
Cccomunque prima di tutto ringrazio: backforsel, heymichaelx per le loro recensioni, c:, coloro che hanno messo la storia fra le preferite/rircordate/ seguite e quelli la leggono. 
Poi vorrei spiegare un pochino il capitolo per chi fosse rimasto confuso: ho voluto dividere le tre storie, Leila e Michael, Louise e Luke e Calum e Ashton, e le ho fatte finire in quel modo per un motivuzzo. 
E poi oggi, stranamente, non ho compiti e sprizzo gioia pure io. 
Vi lascio con una frase di una canzone che amo: 


-
Throw on your dress and put on your doll faces. Everyone thinks that we're perfect, please don't let them look trough the curtains. 
Picture, picture smile for the picture, pose with your brother won't you be a good sister.- Dollhouse, Melanie Martinez. 

E adesso vi lascio che il pc va a scatti. 
Vi mando un bacio,
x.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Specchio d'acqua nero. ***


SPECCHIO D'ACQUA NERO.



Leila sorrise, ma il suo sorriso si incrinò poco dopo.

Quella fu la reazione della ragazza alle parole di Michael, che per quanto potessero essere piene di imprecazioni e alle volte confusionarie, erano belle. Semplicemente belle, ed era da tanto che quelle due parole non si collegavano insieme nella sua mente. 

Ma per quanto fossero semplicemente belle, non potevano essere dette, non a lei almeno. Perché lei non poteva sentirle, non doveva, non era così che per gli altri doveva andare la sua vita. 

"Michael io-" si prese un momento. Il suo cuore era diviso dall'essere felice o dal cadere a pezzi e intanto che non si sapeva decidere, fece entrambe le cose e fu straziante. "Io non posso" Leila sospirò, "sono già fidanzata, a quanto pare Joe deve essere quello giusto per me..." 

Michael la guardò. Era arrabbiato, iroso, furioso e se avesse avuto qualcosa fra le mani l'avrebbe spaccata. Si era aperto davvero con qualcuno e l'unica volta che dopo tempo l'aveva fatto, era stato di nuovo respinto. 

"A quanto pare? Joe?" chiese assottigliando gli occhi, acido. Leila abbassò lo sguardo sui suoi piedi abbronzati, dalla carnagione ambrata. "Joe è il mio fidanzato, il figlio di una famiglia amica con i miei." 

Michael alzò le sopracciglia. "Non ti è mai passato per la mente invece di guardarmi come se mi volessi fare un pompino, di dirmi che sei fidanzata con questo cazzo di Joe?" Quasi urlò, ma cercò di calmarsi. Si passò una mano fra i capelli rossi brillanti ancor di più grazie alla luce del sole. 

Leila alzò la testa, per scontrare lo sguardo con quello deluso di Michael. "Anche tu mi piaci, Dio santo, ma sono incastrata in questo cazzo di fidanzamento. E non lo voglio quel cazzone vicino a me per tutta la vita, ma intanto che devo fare anche quei merda di servizi sociali non posso permettermi di far incazzare ancor di più i miei lasciando quel minchione. Mi sbatterebbero fuori di casa e non posso far si che accada. Non voglio diventare una barbona e se la scelta è vivere sotto i ponti e di tanto in tanto baciare te contro vivere sotto un tetto e aspettare ormai 21 settimane e poi liberarmi di quel cazzone, preferisco la seconda." 

Michael lo poté sentire in quel momento, era così vivido che pensò fosse vero: un pugnale conficcato lì dove si supponesse ci fosse il cuore. 

Gli scappò una piccola risatina, e poi continuò in una vera e propria risata nervosa prima che nel modo più naturale che conosceva pronunciò un: "sei la ragazza più cinica e stronza che io abbia mai conosciuto e non pensare che io ne abbia conosciute poche." 

Leila dischiuse le labbra per parlare, ma fu bloccata dalle parole veloci del ragazzo: "Ti piaccio?" chiese facendo uscire un'altra risata nervosa dalle sue labbra, "se ti piacevo davvero avresti dovuto dirmelo prima o almeno dirmelo in un altro modo e non risultare come una totale stronza, cinica, e ossessionata dai soldi." 

Leila capiva Michael ma pensò che in quel momento non poteva farci nulla, perché era la verità. A lei piaceva quel ragazzo, in un modo in cui altri ragazzi non le erano mai piaciuti e non sapeva come definire quel sentimento, ma sarebbe riuscita a lasciarselo alle spalle, o almeno credeva, pur di continuare ad avere una casa anche se doveva sopportare dei genitori che non conoscevano altri punti di vista se non i loro e un ragazzo ossessivo e bigotto. 

Michael si girò, dando le spalle a Leila che gli disse: "troverai qualcuno che ti meriterà davvero, con cui farai tutte le cose che odi..." 

Michael scosse la testa, visibilmente arrabbiato, e si girò verso la ragazza, "vuoi dirmi un'altra cazzata?" domandò il rosso alzando le sopracciglia e gesticolando furiosamente, "del tipo: non sei tu, sono io?" cercò di imitare la voce di Leila, mettendo su una tonalità da bambinetta. 

"E adesso, se possibile, odio quelle cose ancora di più" le sorrise falsamente e poi si voltò, andandosene il più possibile lontano da quella spiaggia. 

Iniziò a reprimire degli urli che necessitavano di essere detti ad alta voce. Strinse i pugni cercando di mantenere la rabbia e fece passi decisi, seppellendo un po' i suoi piedi nella sabbia. 

"Mikey?" Sentì una voce femminile chiamarlo ad alta voce: Louise. 

La ragazza prese Luke per la mano e lo portò con se verso un Michael furioso che camminava deciso verso neanche lui sapeva dove. Solo conosceva il fatto che voleva andare lontano da quella dannata spiaggia. 

L'aria sembrava essere diventata più calda,afosa e appiccosa sopra al corpo del ragazzo e Michael non sapeva più come comportarsi per sentirsi un po' meglio. 

Louise e Luke rincorsero, collegati dalle mani, Michael che si stava dirigendo verso il chioschetto della spiaggia. Da quella posizione anche Calum, con il polso stretto nella mano del biondo, riuscì a vedere con la coda dell'occhio il rosso con i pugni stretti che cercavano di mantenere qualcosa che il moro capì velocemente fosse rabbia. 

"E' successo qualcosa" sussurrò in modo che Ashton potesse sentire e insieme i due ragazzi si diressero verso Michael. 

Michael si ritrovò ben presto costretto fra Luke e Louise dietro di lui e Ashton e Calum davanti al suo corpo.

Il rosso sbuffò. Non aveva voglia di parlare e aveva come la sensazione che se l'avrebbe fatto dalle sue labbra sarebbero uscite solo imprecazioni contro il mondo in generale quando in realtà ce l'aveva solo con Leila. 

"Tutto bene?" iniziò Ashton che non sapeva come sentirsi in quel momento. Ovviamente dispiaciuto perché un amico si vedeva che stesse male ma allo stesso modo tremendamente infastidito per aver rovinato il piccolo momento che avrebbe potuto avere con Calum. Ma ne avrebbe avuti altri con quel ragazzo, doveva crederci.

Michael annì, guardando un po' tutti e nessuno in particolare. 

"Mikey puoi dirci se qualcosa non va" affermò Louise. 

Michael sospirò e si girò verso Louise e Luke, "Leila è una stronza" pronunciò falsamente calmo prima di andarsene, mentre gli altri ragazzi lo guardavano camminare, oscillare un po' sulla sabbia e dirigersi al parcheggio per entrare in macchina. 

Hemmo ha creato il gruppo. 

LouB è entrato. 

Ash è entrato. 

Cal Hood è entrato. 

Mikey è entrato. 

LeiPillow è entrato. 

I ragazzi fissarono il display, tutti i divertiti. 

"Fighi in arancione"  era il nome del gruppo che Luke aveva creato su WhatsApp. Insieme avevano pensato che sarebbe stato più facile organizzare un'uscita se tutti avrebbero potuto leggere e dire la propria in simbiosi. 

-Ho dato al mio patrigno del 'cane in calore' e lui ha avuto il cuore di darmi dell'idiota.- Hemmo.

-Io ti avrei dato del coglione e poi ti avrei sbattuto fuori di casa, quindi ritieniti fortunato.- Ash. 

-Si vede che ti piaccio, Ashy Ashy. Sono pronto, solo per te, disteso sul mio letto di rose.- Hemmo. 

-Sei un tale cazzone Hemmings che mi sorprendi alle volte.- Ash. 

-Qualcuno ha sentito Michael?-LeiPillow. 

-Mi sa che ha il cellulare staccato, non risponde nè ai messaggi e ha la segreteria. :/- Cal Hood. 

-E poi Lukey sei una puttana, te la fai con tutti.- Cal Hood. 

-Non risponde neanche a me e non so nemmeno dove abiti...- Ash. 

-Non sono più la tua puttana. *piange*- Hemmo. 

-Ho trovato l'indirizzo di Mikey, il cane in calore alle volte è utile. Poche ma buone. Venite?- Hemmo. 

-Non so se vedere me gli sarà molto utile...- LeiPillow. 

-A mio fratello è rimasta l'anta dell'armadio in mano. Qualcuno di voi ha competenze stile falegname?- LouB. 

-Io vengo.- LouB. 

-Lei, secondo me tu e Mikey è meglio se parlate da soli piuttosto che con noi intorno a voi come dei cazzoni insensibili. Perciò magari o stasera ci vai solo tu o ci andiamo noi a vedere come sta..-LouB. 

-Meglio se io non vado. Deve sbollire la rabbia e poi io non posso fare niente. Non posso cambiare la situazione in nessun modo perciò vedere me lo farebbe incazzare ancora di più.- LeiPillow. 

-Io ancora non ho capito che è successo fra di voi.- Hemmo. 

-Porto l'attrezzo a casa tua, Lou? c:- Hemmo. 

-Poi vi spiego se stasera Michael non vi dice nulla.- LeiPillow. 

-Se mi date un passaggio riesco a venire. Mia madre è incazzata come un'iena impazzita e non mi lascerà mai la macchina.- Cal Hood. 

-Passo io, Cal.- Ash. 

-Non te la da, Sant'Iddio.- Ash. 

-Ew, Luke. Lascia "l'attrezzo" dov'è...Passaggio anche a me? La mia di macchina è nel concessionario. :P- LouB. 

-Ash, sei geloso? Ma tranquillo, ti aspetto comunque sul mio letto con le mie mutandine in mano. Ti passo io a prendere, Lou. Il mio attrezzo sarà con me. Ti vuole salutare.- Hemmo. 

-Cal ha ragione, sei come una puttana. Hai appena detto che vuoi copulare con Ash e poi mi dici che mi vieni a prendere con il tuo attrezzo? :o ... Grazie, comunque. c: (ma apprezzerei se lo lasciassi nella casetta degli attrezzi)- LouB. 

-Io parto adesso per andare a prendere Cal. Puttanone inviami un messaggio con l'indirizzo di Mikey.- Ash. 

-Okay, scopa meloni. In quaranti minuti dovremmo essere tutti davanti alla casa di Mikey. (?)- Hemmo. 

Louise salutò la madre e il fratello mentre usciva dalla porta di casa, sospirando leggermente. La madre non si era neanche tanto arrabbiata per l'anta dell'armadio rimasta in mano al fratello ed era stata una grande notizia perché quel giorno avevano già litigato e lei non avrebbe sopportato il terzo litigio in una sola giornata. 

Sgusciò dentro la macchina di Luke, salutandolo. 

"Ho il mio attrezzo con me, ma ho capito che ci sono certe persone che non sanno come usarlo" pronunciò Luke appena la ragazza entrò nella macchina. 

Louise rise, "sei un fissato pervertito, lo sai?" domandò divertita. 

"E tu mi vuoi baciare" pronunciò lui, stranamente serio, avvicinandosi a lei, sporgendosi sopra al sedile verso la ragazza che non sapeva come reagire a quella situazione. 

Louise scosse leggermente la testa non riuscendo però ad allontanarsi dal viso del biondo che era lontano dal suo da cinque centimetri o poco più. 

"Io ti voglio baciare, però" continuò lui avvicinandosi sempre di più. 

"Allora, se tu proprio lo vuoi, lo puoi fare" bisbigliò così piano che sperò quasi di non essere sentita dal biondo perché voleva seppellirsi sotto tutto l'imbarazzo e il disagio che sentiva. 

Ma lui ascoltò ogni parola, non riuscendo a trattanersi dal sorridere. Si avvicinò sempre di più e aiutandosi poggiando le mani a coppa sulla guancia della ragazza, lo fece. La baciò. 

Fu un attimo, niente di troppo approfondito, ma così potente da riuscire a spezzarli a metà entrambi. Le labbra di Luke si infransero sopra le labbra piene e rosee della ragazza che non sapendo dove mettere le mani finì per stringere la vita del ragazzo. 

Le labbra si incastrarono e le palpebre dei due ragazze si chiusero, le strizzarono entrambi forti con la paura che tutto potesse svenire perché riuscirono a sentire tutto in così poco che la cosa spaventò entrambi.

I due ragazzi rabbrividirono e dopo aver sentito entrambi come era il sapore dell'altro, si distaccarono. 

"Cazzo, è stato...figo" pronunciò Luke a un passo dalle labbra della ragazza. Era ammaliato dalle labbra rosee e leggermente screpolate di Louise. 

Lei annuì, "umh, si" replicò lei non sapendo come comportarsi. 

"Possiamo rifarlo o...?" 

Louise rise divertita, cercando di togliersi da dosso tutto l'imbarazzo. "Forse adesso è meglio se andiamo" rispose non sapendo se sarebbe sopravvisuta dopo un altro bacio o se sarebbe annegata fissando gli occhi così blu di Luke. 

"Lo prendo come un: ovviamente puoi baciarmi quando vuoi, stallone." 



CIAAAAO! 
Come state? Io non ricordo l'ultima volta che ho aggiornato ma mi sembra che le altre volte aggiornavo prima. Maa ho avuto alcuni problemi fra scuola, coglionazzi, e un pc che va quando vuole lui. 
Comunque ringrazio: backforsel per la sua recensione, C:, le persone che hanno aggiunto questa storia fra le preferite/seguite/ricordate e quelle che la leggono. <3 
Vi lascio con un pezzetto di una canzone: 

"Quando tutti intorno a te hanno idee confuse e le micce accese. Quando è tardi e lei non c'è e qualcosa che non puoi controllare, sale. Quando scopri che anche tu non ti sai fermare e puoi fare male. Ci sono i segni che si vedono." -Molto calmo, Neffa. 

Vi mando un bacio. x

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Fermate. ***


FERMATE.



Calum stava aspettando Ashton fuori dal porticato di casa sua. Dondolava sui talloni con le mani sepolte nelle tasche della felpa viola scura e mentre cercava di mettere insieme qualche pensiero sul lampione dall'altra parte della strada che creava una strana luce leggermente inquietante e non confortevole, tutti i suoi pensieri, però, finirono su Ashton.

Era perfino riuscito a collegare quella luce così tetra con i capelli biondi, color miele, del ragazzo che centravano davvero poco con quel lampione e la luce che emanava.

Ma era normale, normale perché era così nervoso che più cercava di pensare a qualsiasi altra cosa che considerava una totale cagata e piu finiva per pensare alle parole di Ashton che si erano impresse nella sua mente, non come una formula matematica che ricordi solo perché hai passato il pomeriggio chino sui libri ma come il testo di una canzone che ricordi perché lo vuoi, perché ti è entrato semplicemente in testa non sapendo nemmeno come.

"Non voglio che tu te ne vada. Resta un po' con me" Ashton sospirò, "potresti restare per sempre, ma a te non va, perciò mi accontenterò anche solo di poco."

E la cosa che più spaventata Calum, subito dopo il pensiero che sarebbe dovuto essere di nuovo solo con Ashton, era che lui voleva rimanere solo con il biondo quando non avrebbe dovuto volerlo. Perché si, per lui era sbagliato.

Non che Calum fosse omofobico, no, era indifferente a tutto e gliene fregava ancora di meno, il suo generale motto nella vita era: "Fatti i cazzi tuoi che io mi faccio i miei". Non gli interessava chi gli altri si portavano nella camera da letto, chi desideravano baciare, abbracciare, o chi volevano come compagno nella loro vita. Sono fatti delle persone in sé, non degli altri, estranei con pregiudizi.

Per lui era sbagliato perché in quanto si stava facendo gli affari suoi, lui era il centro della sua storia, non gli altri. Era lui quello irrimediabilmente attratto da un ricciolo con le fossette sulle guance e l'unica cosa che riusciva a pensare quando lo guardava era: voglio baciarti così tanto che sto soffrendo.

Ed era sbagliato. Era sbagliato volere baciare Ashton oltre per il fatto che era un ragazzo ma anche perché Ashton era Ashton, e non poteva diventare John, Dave, Craig o qualsiasi altro maschio. Essendo Ashton sarebbe rimasto tale. Sarebbe rimasto il solito "irremediabile stronzo, furbetto, totale pezzo di merda dal sorriso ipnotico". E non poteva piacergli quell'elemento, era sbagliato.

Era anche piuttosto convinto che avesse provato ad entrare nelle sue mutande quando era ubriaco e questo non è esattamente l'atteggiamento che ti porta a credere che quella persona ti piace.

Pensò che avrebbe dovuto odiarlo, o almeno far finta che non esistesse. Insomma era un pervertito, dal carattere burrascoso. E nella totalità aveva sempre odiato le persone come lui...o forse quelle che credeva avessero il carattere che lui immaginava avesse Ashton Irwin.

Il cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni stretti del moro e lo tirò fuori velocemente. Era sempre così quando era nervoso: falsamente calmo ma tremante come un novantenne.

-Se non ho sbagliato per la 725162 volta strada, dovresti vedermi all'inizio della tua strada adesso.-

Calum alzò il viso. La macchina di Ashton si poteva vedere in lontananza e il tremolio aumentò velocemente facendo scuotergli le gambe in modo fin troppo visibile, così come le mani che però erano ben nascoste fra le tasche.

"Fanculo" bisbigliò a sé stesso, una frazione di secondo prima che la macchina di Ashton si accostò al suo fianco.

Aprì la portiera e mentendo nel miglior modo possibile fece finta di non sentirsi agitato come una ragazzina al suo primo appuntamento.

Oddio, pensò di se stesso, disgustato. Non faceva mai certi pensieri da checca, non l'aveva mai fatti neanche quando aveva baciato per la prima volta una ragazza. E a dirla tutta Holly era piuttosto disponibile ed era finito anche con il palpeggiarle una tetta, ed essendo la sua prima tetta avrebbe dovuto essere agitato, nervoso, ma era solo visibilmente eccitato. Non che tremasse, la sua eccitazione si notava se si abbassava lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni.

Ashton dal canto suo pensava solo al modo in cui far cambiare orientamento sessuale al moro. Aveva sempre sentito in televisione che si nasceva con un certo orientamento, non lo si diventava, e lui era un esempio per sé stesso. Ma pensò che avrebbe anche cercato di inventare una pozione "diventa gay quando vuoi" per far si che quel stupido ragazzo diventasse suo. Anche se quella idea era demenziale e irrealizzabile ci sperava. Almeno qualcosa doveva fare e sperare era l'unica cosa rimasta togliendo il rapire Calum e chiuderlo in casa sua. Ma in casa sua c'erano i suoi genitori ed era generalmente sbagliata come cosa ed illegale e Calum probabilmente gli avrebbe sputato in faccia appena lui avrebbe cercato un piccolo avvicinamento a quel ragazzo rapinato.

"Che due coglioni" pensò Ashton, o meglio credette di pensare perché finì per sussurarlo ma l'abitacolo era piccolo e dannatamente silenzioso.

Calum si voltò verso il biondo mentre la strada continuava a scorrere intorno a loro, o dal punto di vista del ragazzo era così. "Mh?" Chiese confuso per l'imprecazione improvvisa del biondino.

Ashton scosse la testa. In realtà pensò che avrebbe potuto dirgli quello che pensava, quello che provava, tanto peggio di così non sarebbe potuto andare, poi si ricredette e pensò che per dirgli le cose che pensava senza sbandare o fare un incidente, avrebbe dovuto fermarsi in uno spiazzato, fissarlo fino a perdere il fiato e far uscire dalla sua bocca quelle parole una dopo altra, come dei soldati in fila, veloci e pronti a colpire. Per quanto invece sapeva che non avrebbero colpito Calum, ma alla fine della storia solo sé stesso.

E dato che non ce la faceva più, che perfino Luke che era un totale idiota ci stava mettendo tutte le sue forze per far si che Louise ricambiasse i suoi sentimenti, doveva provarci anche lui e la scusa di Luke gli sembrò abbastanza convincente per fermarsi bruscamente in uno spiazzato, spegnere il motore e ricevere uno sguardo confuso da Calum seguito da un "ma che cazzo...?"

"Faccio assolutamente schifo nei discorsi, ma tanto in qualsiasi modo questa...cosa, uscirà dalla mia bocca, riceverò sempre la stessa reazione, no? Quindi tanto vale risparmiarsi di far finta di essere il nuovo Shakespeare e fare un discorso su come tu sei le stelle e quelle cazzate lì perché non ne vale neanche la pena" Ashton si passò una mano fra i capelli, dannatamente nervoso e sudato, "tu sei fottutamente etero e irrediabilmente stronzo, eppure per qualche motivo anche se dentro di te probabilmente hai tutti i difetti di questo mondo, ai miei occhi sei semplicemente perfetto. E non intendo che non ti vedo senza macchie o quelle cose lì, ma intendo che tu vai bene così come sei perché così come sei a me piace e a dirla tutta, mi fa impazzire. Mi fai impazzire tu e quei tuoi occhi giganti che alle volte ho paura di guardare perché dentro di loro si celano un mondo di emozioni e io non posso sopportarle, perché io non ti piaccio e per quanto vorrei scoprirle nom mi è concesso. E in tutto il fottuto vocabolario più fornito al mondo non troverei una parola per descriverti perché tu sei dannatamente originale, te stesso, bellissimo, toglifiato, e per questo ti odio così tanto che alle volte mi viene voglia di prenderti a pugni perché, Dio, sei completamente indescrivibile."

Calum era sul punto di dire qualcosa appena Ashton si fermò, ma quest'ultimo lo bloccò sul nascere, "e non ti rendi neanche conto che sto morendo e rinascendo solo per cercare di rubarti un bacio. Ho perfino usato la parola 'celano' per te e non la uso da quando facevo i temi in inglese con le tracce di minchia che ti dicevano di argomentare qualche cazzata che non interessa a nessuno." Respirò, dopo tanto tempo. Aveva parlato velocemente e con pause di qualche frazione di secondo, che forse se messe insieme un secondo lo formavano.

Respirò perché fu come smettere di annegare e inziare finalmente a mettere fuori la testa dall'acqua. Aveva nuotato davvero tanto, tanto che il fiato aveva finito per mancare ma ce l'aveva fatta ad arrivare a galla. E questo infondo era l'importante.

"Adesso" continuò Ashton fissando Calum, "puoi mandarmi a fanculo."

Calum si morse il labbro, così forte che sperò si facesse male così avrebbe potuto evitare di rispondere a quelle sue affermazioni. Ma per quanto stringeva la pelle fra i denti gli occhi dorati del ragazzo di fianco lui erano così profondi che non poteva evitare di rispondere, sarebbe stato meschino ed orribile da parte sua, soprattutto se Ashton lo fissava in quel modo, le speranze sembrano essere scappate in direzione opposta di quella che si trovava il biondo.

Calum tossicchiò, "a me non piacciono i ragazzi, sinceramente, non penso di essere gay e non so nemmeno come funzionano le cose in questo...campo" Calum era imbarazzato ma il suo disagio che lo bloccava nel parlare era nettamente inferiore alla voglia che aveva di far sparire l'inquietudine negli occhi di Ashton. "Ma," iniziò nuovamente, "mi piaci tu" Ashton sentì che perse dei battiti, "e non so se questo è normale. Non penso di essere gay ma mi piace un ragazzo, ed è fottutamente sbagliato perché quel ragazzo sei tu. Sei un tale stronzo e mi irriti solo quando mi sei vicino, anche se non parli e stai semplicemente zitto. C'è qualcosa di strano in te, o forse in me perché tutto quello che sto dicendo dovrebbe essere rinchiuso dentro la mia testa ma non posso tenere queste parole bloccate dentro di me perché mi stai guardando il quel modo così vuoto di qualsiasi speranza che mi fa letteralmente morire dentro."

Ashton era indeciso sul da farsi. Avrebbe potuto semplicemente tacere e lasciare che quelle parole si marchiassero a fuoco nella sua memoria, avrebbe potuto rispondere in qualche modo al moro, ma non sapeva come o avrebbe potuto baciarlo, insicuro che Calum avrebbe accettato quel gesto.

"Sei bello" replicò Ashton, la frase gli ricordava quella notte in cui Calum era ubriaco e non era neanche una risposta al suo discorso, perciò andava bene così.

"Anche tu" replicò Calum senza pensarci. Queste frasette da ragazzino innamorato non gli appartenavano ma con Ashton stava scoprendo un nuovo mondo e lo stava vivendo in un modo completamente diverso.

"Quindi posso baciarti?"

Calum si morse ancora il labbro. Lo voleva quel bacio ma se gli sarebbe piaciuto non sarebbe mai tornato indietro perché non si poteva e ancora tutta quella...cosa non gli era chiara e gli sembrava sbagliata. Doveva esserlo.

"Non so se è giusto farlo" bisbigliò Calum, ancora insicuro.

Ashton annuì. Lo capiva, capiva come si sentiva il ragazzo di fianco a lui perché lui aveva lottato tutta una vita per non essere chi era, perché agli occhi degli altri non era normale e essere diversi significa essere sempre messo ai margini, essere il ragazzino silenzioso con la paura di parlare aveva significato sentirsi sempre il solito piccolo e futile codardo.

Ma rimanere in silenzio era sempre meglio di gridare chi fosse.

"Vorresti farlo?" Chiese Ashton sperando che almeno quello fosse un si. Calum annuì lentamente guardando ovunque ma non Ashton.

"Io non ti punterò una pistola alla testa dicendoti di baciarmi" anche se quell'idea nella testa di Ashton non sembrava poi così male, "ma adesso siamo soli e nessuno saprà mai cosa è successo in questa macchina se tu lo ritieni sbagliato. Io riesco a stare nascosto."

Calum annuì lievemente. Pensò che Ashton avesse ragione. O almeno, avrebbe dovuto farlo per capire qualcosa in più. Era tutto troppo strano, ingarbugliato e contorto per essere capito e Calum non era in grado di decriptare nemmeno sè stesso.

Così annuì semplicemente e non fu sicuro come era passato dal dire ad Ashton che era sempre in mezzo alle palle al finire con un tacito volere di baciarlo. Ma era successo ed adesso non poteva e non voleva tornare indietro. Perché per il momento andava bene così.

"Quindi, mi devo avvicinare io? ti devi avvicinare tu? E dove dovrei metterle le mani? Tipo nei tuoi capelli? Sul tuo collo? Sulla tua vita?" Chiese Calum imbarazzato in un modo che non sapeva potesse esistere perché non lo era mai stato così tanto.

Ashton sorrise, in quel modo in cui mostrava anche le fossette e poi si bloccò. Respirò e preso dall'attimo si avvicinò a Calum che lo fissava attonito.

E successe. Le loro labbra si scontrarono, un po' troppo velocemente e in modo confusionario ma quando le braccia di Calum si chiusero dietro il collo di Ashton, tutto si calmò un po'. Continuava a essere nella totalità un casino, ma un bel casino.

Le labbra carnose dei due si incastrarono e le loro palpebre si chiusero per assaporare meglio quel momento.

Calum ancora pensava di star facendo la più grande, a detta sua, cazzata della sua vita, ma non riuscì per qualche motivo a distaccarsi dalle labbra di Ashton che erano così morbide e, a parer suo, anche accoglienti.



CIAAAAO!
Come va? Io davvero rimango sorpresa dalla minchionaggine delle persone. E probabilmente sto passando per quella che si lamenta per tutto (il che potrebbe essere vero) ma non sono una persona così orribile, almeno spero. c:
Comunque, io apprezzo voi. <3
E ringrazio: heymichaelx, heiurweird, per le loro recensioni, C:, le persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite/seguite/ ricordate e coloro che la leggono. :D
Poi vorrei spiegare un po' il capitolo perché essendoci sei personaggi devo dare spazio a tutti e sentivo di dover dar voce ai Cashton, ma non avevo programmato che sarebbe uscito un capitolo tutto Cashton e...spero che comunque non vi siate annoiate. :P
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, vi mando un bacio. x

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Veleno e vino. ***


VELENO E VINO.
 



Le mani di Ashton finirono sulla nuca di Calum e le dita si infilarono nei capelli scuri del moro mentre le loro labbra erano ancora connesse fra di loro, incastrate.

Calum cercò di avvicinarsi di più ad Ashton anche se non ci riuscì, avrebbe dovuto mettersi a cavalcioni sul biondo per essere davvero vicino al ragazzo ma si sarebbe costruito da solo una piramide funeraria piuttosto che fare quel gesto.

Il cellulare iniziò a squillare nella tasca dei pantaloni di Calum e anche se aveva già deciso che non avrebbe risposto quando smise di squillare e poi ripartì il suono, dovette staccarsi dalle labbra morbide di Ashton perché aveva già capito chi lo stesse chiamando e da certe cose non puoi semplicemente fuggire perché ti trovano ovunque vai. E la madre di Calum poteva essere peggio del FBI se solo avesse voluto.

Sospirò e quasi sobbalzò fino a dare una testata contro il tetto della macchina quando prima di lasciare le labbra di Ashton lui gli lasciò un lieve morso al labbro inferiore e giurò a sé stesso che non aveva mai ricevuto un bacio più passionale e sexy di quello, anche se era stato in un certo punto di vista anche casto, niente di approfondito.

Calum si passò una mano fra i capelli che poco prima erano stati toccati dalle mani affusolate di Ashton e poi prese il cellulare e lo portò all'orecchio.

"Mamma, qualcosa non va?" Cercò di essere calmo perché si sentiva che sua madre era davvero ma davvero incavolata con il figlio.

"Qualcosa non va?" Chiese la donna in modo retorico mettendo su una vocina acuta; era al limite della sopportazione. "Qualcosa non va?" Ripetè nuovamente in modo nervoso stringendo quelle parole fra i denti.

Calum annuì anche se lei non lo poteva vedere, "si, perché mamma seriamente sembra che qualcosa non va. Non sembri, al momento, esattamente stabile mentalmente" ironizzò il ragazzo. Sapeva che era una mossa sbagliata ma ormai peggio di così.

"Mi stai prendendo per il culo, Calum?" Alzò il tono di voce: "Calum Thomas Hood se continui a mancarmi di rispetto in questo modo ti sbatto fuori di casa! Chiaro?"

"Non avrei dove altro vivere" replicò tranquillamente il ragazzo sistemandosi sulla poltrona della macchina. L'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento erano le labbra di Ashton. Pensiero totalmente sbagliato ma non per questo meno vero.

"Hai quasi 19 anni Calum è arrivata l'ora di svegliarsi. Invece che stare in giro tutto il tempo potresti dare una mano in casa o cercarti un lavoro, scansafatiche!"

"Ma lo troverò un lavoro appena avrò finito i servizi sociali. Non sai quanta merda dobbiamo pulire, non pensavo esistessero così tante mansioni inutili."

"Calum io non sto sto scherzando. Inizia a darti da fare o ti sbatto fuori di casa."

"Ti voglio bene anche io mamma. A dopo, notte notte." Pronunciò Calum continuando ad ironizzare e cercando sulla buonanotte di avere una vocetta femminile che non gli riuscì bene come sperava.

"Notte notte?" Chiese Ashton ridendo. Calum annuì lentamente, le immagini del bacio non lasciavano i suoi ricordi. "Ha detto che mi vuole sbattere fuori di casa quindi mi sembra giusto leccarle un po' il culo."

"Che bravo figliolo" replicò Ashton ridendo e poi mettendo in moto. Erano piuttosto in ritardo rispetto ai quaranta minuti detti da Luke ma in quel momento per quanto gli potesse dispiacere per Michael, sorridevano.


"Sicuro che il tuo patrigno non ti abbia dato un indirizzo alla cazzo?" Domandò Louise guardandosi intorno. Erano circondati solo da alberi ed erano su una strada sterrata, se fossero stati da soli se la sarebbero probabilmente fatta addosso.

"Quel tipo è un cazzone con strane ossessione da cane, come mettersi a quattro zampe per sembrare sexy davanti a mia madre, ma non penso sia così coglione da darmi un indirizzo sbagliato" replicò Luke guardandosi a sua volta intorno. Il buio circondava ogni cosa e non vedeva in vicinanza una casa.

Louise rise mentre si immaginava un uomo che si mettava a quattro zampe e camminava in quel modo sopra al materasso. Era una scena piuttosto inquietante per lei. Ma ognuno aveva le proprie stranezze e manie. Lei doveva controllare le cose più volte perché aveva sempre paura di aver dimenticato o sbagliato qualcosa, anche un semplice oggetto che aveva riposto da qualche parte, doveva controllare due o tre volte che lo avesse messo nel posto giusto.

"Chiamo Ash per chiedergli dove sono lui e Cal" informò la ragazza al biondo mentre cercava sul display del suo smartphone il numero del ragazzo.

Quando lo trovò portò il cellulare all'orecchio.

"Lou sei in vivavoce" confessò Ashton dall'altra parte della linea prima che uno dei due potesse salutare l'altro.

"Okay...ma Ash, voi dove siete?" Domandò mentre sentì Luke imprecare qualcosa verso il suo cellulare.

"Su una stradina ghiaiata in culo al mondo. Dove cazzo ci ha portato Luke?"

Louise si girò sentendo delle gomme scontrarsi con il terreno e vide la macchina scura di Ashton fermarsi dietro la loro. Mise giù la chiamata e seguendo l'esempio di Luke scese dalla macchina e si diresse verso quella dove dentro c'erano i due ragazzi.

Scesero anche Calum e Ashton, incontrando gli altri due a metà strada.

"Michael vive in mezzo agli alberi o...?" Chiese Calum dando un'occhiata al posto tetro e poco confortevole o accogliente.

"C'era un tizio che viveva sopra agli alberi e in questo mondo di intolleranza, chi siamo noi per giudicare gli altri?" Chiese Luke retoricamente gesticolando. Poi non ce la fece, era stato falsamente serio per qualche secondo ed era troppo da sopportare, e scoppiò a ridere. "Sniffa mutandine perché mi guardi sempre come se fossi sul punto di cagare?"

Ashton scosse la testa, "perché sei uno stronzo" replicò in modo quasi automatico.

Calum che stava guardando qualcosa sul suo cellulare mentre Luke e Ashton come il solito discutevano in modo amichevole, alzò il viso e rese partecipe anche gli altri ragazzi. "E' mezzanotte passata e mia mamma mi ha inviato vari messaggi di minacce, perciò che ne dite di fare in fretta a cercare la casa di Mikey? O diventerò un barbone questa notte."

"Chiamo il cane in calore e lo mando a fanculo" informò Luke mentre tirava fuori dalla tasca dei pantaloni neri il cellulare e cercava nella rubrica dello smartphone il numero dell'uomo, scuotendo leggermente la testa.

Si portò il cellulare all'orecchio e aspettò che dall'altra parte della linea qualcuno rispondesse. Dopo qualche squillo una voce assonnata e roca, rispose: "Luke?"

"No, sono Dio" replicò ovvio, il fatto che gli aveva dato l'indirizzo sbagliato l'aveva fatto incazzare parecchio, non perché aveva dovuto fare kilometri in più o perché avesse sprecato benzina, ma perché quel Dave era un totale coglione e sua madre stava con quel totale coglione. Era tutto sbagliato.

"Che succede, figliolo?"

Luke fece una smorfia a quella parola, ricordava l'ultima volta che l'ex compagno della madre l'aveva chiamato in quel modo e lui l'aveva incolpato di molestie sessuali su di lui. Il che aveva portato ad una divisione fra quell'uomo e la madre di Luke; non che Luke fosse davvero dispiaciuto. Pensava che tutti i compagni della madre fossero stati degli idioti arrapati.

"Sono finito in un viale alberato, dove probabilmente morirò mangiato dai lupi per colpa tua, cane in calore."

Si sentì dall'altra parte della linea Dave tossire e poi rispondere: "Michael Clifford, no? Conosco il padre e abita alla 103 di Melbourne Street."

Luke si grattò la nuca, forse, e ripeté forse nella sua mente, aveva potuto sbagliare lui indirizzo e invece di Melbourne aveva compreso Melcom.

"Ohhh" iniziò a dire guardandosi intorno, "avresti potuto scandire meglio" disse cercando di far finta che non fosse colpa sua. E vista la scusa poteva anche credere di avere seriamente ragione.

"Luke, se capisci male gli indirizzi è colpa tua, non mia."

"Ma hai quella vocetta da checca ambigua e alle volte sembra anche che abbai. È normale capirti male...potresti seguire quei corsi di pronuncia o quel che cazzo è. Poi pagherebbe mia mamma dato che tu ricevi una paga solo se riesci a vendere quelle creme da minchione, e dato che hai quella pronuncia di merda e in generale anche una faccia di merda non venderai mai niente."

Ci fu un momento di pausa dall'altra parte della linea. Luke davvero poco interessato a quello che sarebbe successo dopo le sue parole, si passò una mano fra il ciuffo biondo e sbadigliò.

"Luke dovrai prima o poi accettare che io e tua madre stiamo insieme" Dave dall'altra parte sembrava essere molto, troppo, calmo ma Luke non ci fece caso. Non era davvero interessato a quello che l'uomo gli avrebbe detto.

"Ovviamente, cane in calore...ma ora ho da fare, la tua pronuncia ci ha portato nei boschi" pronunciò il biondo prima di chiudere la chiamata e subito dopo ridigersi fra gli altri ragazzi.

"Era la Melbourne, quindi...andiamo da Babbo Mickey?" Domandò Luke. E dopo qualche sguardo confuso e qualche bisbiglio si ritrovarono di nuovo nelle macchine verso la casa di Michael.

La casa di Michael era situata nella zona periferica della città. Era una casa normale, color azzurro opaco, a due piani, con alcuni scalini bianchi che portavano alla porta d'ingresso e un porticato con due colonne bianche con striature grigie create dal tempo.

I quattro ragazzi fecero velocemente i tre scalini e poi Ashton bussò alla porta bianca aspettando una risposta. Intanto che nessuno apriva si guardarono intorno: il giardino era anche esso normale e ben tenuto, erba corta e piccoli fiori colorati erano posti in una mini serra all'aperto.

"Bussa di nuovo,Ashy Ashy" disse Luke aspettando che qualcuno aprisse la porta.

"Evita di chiamarmi in quel modo" pronunciò Ashton mentre bussava nuovamente con il volto girato verso Luke che se la rideva beato.

"Okay, scopa meloni." Ashton scosse la testa, non era esattamente il nome che sperava ma non poté dire nulla perché mentre Luke pronunciava quel "meloni" la porta si aprì rivelando un Michael assonnato.

"Siete venuti in branco perché siete diventanti una bang gang?"

Luke annuì virilmente, "abbiamo le pistole, cazzo. Lo scopa meloni ha le mutande sporche delle sue vittime, Calum le palle pelose stile kiwi e Lou..." Luke si voltò verso la ragazza che lo fissava con un mezzo sorriso che cercava di nascondere stampato sul volto, "Lou ha le tette".

Louise sbarrò gli occhi e alzo le sopracciglia, "perché io sono la più sfigata? È normale che abbia le tette, sono una ragazza."

"Tu, almeno, non hai le palle pelose come un kiwi" commentò Calum incenerendo con lo sguardo Luke. Louise rise e annuì e subito dopo Luke aggiunse: "E non sottovalutiamo il fatto che hai le tette. È una cosa essenziale per la nostra gang."

"Perché dovrebbe?" Chiese confusa e anche piuttosto divertita. Era Luke, aveva capito come era fatto e non poteva offendersi per certi suoi commenti che oggettivamente non erano neanche negativi.

"Comunque," iiniziò Ashton girandosi verso Michael che li guardava fra lo scocciato e il divertito e aveva come la sensazione che da lì a poco gli avrebbe sbattuto la porta in faccia, "...come va?"

Forse Ashton non era bravo a consolare le persone, ma non era quello l'importante, bastava il pensiero, o almeno così credeva.

Michael aprì di più la porta per far entrare i ragazzi, che subito entrarono in casa come se fossero nella loro. E andarono a sedersi in salotto, sparsi a caso sul divano.

"Quindi, come va?" Continuò Calum guardando Michael.

"Ragazzi non sono stato pugnalato da una scimmia con la rabbia, sto bene, tranquilli" Michael parlò ma nessuno riuscì a credergli. La sua voce era falsamente riempita da ironia.

"Sembra però che tu sia stato colpito da una scimmia con la rabbia" replicò Louise osservandolo. Sembrava stanco, forse un po' di tutto, e si vedeva che voleva solo chiudersi in se stesso e non parlare con nessuno. Ma loro non glielo avrebbero permesso, se proprio doveva soffrire, loro volevano portare un po' del suo dolore per cercare di farlo stare meglio.

Michael sospirò e facendo finta di essere indifferente disse: "Oggi ho detto a Leila che mi piaceva e lei mi ha risposto che è fidanzata e che anche se quel tipo non gli piace, non può mollarlo, perché poi i suoi butterebbero fuori di casa e fra me e il non essere una barbona, ha scelto la seconda opzione."

I ragazzi annuirono lentamente mentre pensavano a una buona risposta da dargli. Nessuno di loro era particolarmente bravo nel consolare gli altri ma questo non significava che non ci tenevano.

"Non esiste un problema che non può essere risolto con il diventare davvero, ma davvero, ubriaco" pronunciò Luke.
Forse non era una vera soluzione ma avrebbe aiutato a non pensare per un po'.
E comunque, nessuno sapeva in che altro modo si poteva aiutare una persona con il cuore spezzato.


CIAAAAO!
Come state?
Oggi prima di tutto voglio ringraziarvi: ringrazio heiurweird per la recensione, C:, poi coloro che hanno aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate e coloro che semplicemente la leggono. c:
Poi, niente, Alberto sta diventando il mio incubo peggiore. Adesso mi guarda in cagnesco perché non gli ho risposto al suo minchiolino di messaggio.
La gente è strana.

Nello scorso capitolo ho scordato il pezzo di canzone, quindi questa volta rieccolo:

-Are we, we are, are we, we are the waiting unknown. This dirty town was burning down in my dreams. Lost and found, city bound in my dreams.- Are we the waiting/St.Jimmy, Green Day.

Vi mando un bacio, alla prossima. x

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Realtà parallele. ***


REALTA' PARALLELE.
 



Lo strip club era ancora pieno di uomini di mezza età, donne della stessa età e loro, cinque ragazzi sbandati con un unico obiettivo: ubriacarsi fino a dimenticare il loro nome.

Si sedettero di fronte al bancone e ordinarono chupiti su chupiti, boccali di birre, vodka - non liscia perché ehi, non erano mica così disperati -, e gin - per far finta di essere persone per bene -.

E quando furono abbastanza ubriachi da perdere anche quelle minime e quasi inesistenti barriere che non gli faceva perdere ogni istinto, iniziarono i problemi.

 

Alle tre e quarantre di notte il cellulare di Calum e quello di Louise suonarono quasi all'unisono, e le persone che chiamavano per quanto fossero diverse rappresentavano la stessa figura per loro: una madre.

Calum si portò all'orecchio lo smartphone senza pensare o rendersi razionalmente conto di quello che stava facendo. "Ehiiii mama" iniziò io moro lasciandosi andare sullo sgabello e poggiando i gomiti sul bancone, a fianco del bicchiere di gin tonic che avevano da poco tutti ordinato.

"Calum Thomas Hood, cosa ti avevo detto sul diventare più responsabile?" Domandò la madre con tono alto e nervoso.

"Penso che ho bisogno di più calze. Quelle nere con lo smile mi si sono rotte, sfilacciate..." sospirò passandosi una mano fra i capelli scuri, "penso che questa sia cosa davvero, ma davvero, triste. Quelle erano calze con i contromaroni."

Ashton seduto sullo sgabello al suo fianco rise sentendo il discorso sulle calze di Calum per poi chiedersi mentalmente se anche lui aveva bisogno di calze.

Annuì a se stesso, più calze colorate, pensò mentalmente.

"Calum sono davvero stanca del tuo comportamento infantile, sono stanca del tuo gettare i soldi in futili cazzate. Stasera vedi di non tornare a casa ubriaco" sentenziò arrabbiata prima di chiudere la chiamata non lasciando il tempo a Calum di replicare. Ma era meglio così.

 

Louise nello stesso momento in cui Calum portò il cellulare all'orecchio, portò anche il suo, sentendo la voce stanca della madre: "Lou, dove sei finita?"

Louise socchiuse gli occhi fissando il liquido nel bicchiere di vetro. "Sono finita a casa di Michael Clifford, poi Luke ha pensato che per far star meglio Mikey sarebbe stato giusto ubriacarci" confessò senza peli sulla lingua. Senza barriere.

Si sentì un leggero sussulto dall'altra parte della linea seguito dalla voce delusa della madre: "Lou torna a casa, ora."

Louise scosse la testa anche se la madre non la poteva vedere, "non posso. Se venissi a piedi probabilmente incontrerei qualche porco e ci metterei lo stesso tempo che impiegherei per trovare la pentola d'ora con tanto di elfetto felice."

"Torna a casa, Lou" sospirò la madre un'ultima volta.

Louise annuì nuovamente, sentendo la delusione nella voce della madre e pensò che per cancellarla dalla sua mente, la cosa migliore da fare era bere ancora di più.

 

Luke girovaga con il bicchiere trasparente in mano e finì per imbattarsi in quella che si ricordava essere la stripper dell'unica volta che erano stati lì.

"Ehi bellezza" pronunciò la ragazza, The Real Chocolate, verso un Luke "leggermente" stordito dalla quantità infinita di alcol che viaggiava velocemente dentro il suo corpo.

"Le tue tette sono vere? Perché sono piccole ma sembrano strane" affermò il biondo abbassando lo sguardo sul seno della ragazza coperto lievemente da un bikini che copriva in realtà solo l'aureola del seno.

La ragazza rise notando il ragazzo di fronte a lei oggettivamente ubriaco.

Gli passò una mano, suadente, sul petto coperto da una t-shirt nera con un logo sopra rosso. La mano.arrivò lentamente fino al collo chiaro di Luke e si fermò lì, stringendolo poco. Incastrò il.suo sguardo in quello chiaro di Luke che la guardava stordito e anche divertito.

"Lo vuoi un bacio, ragazzo?"

Luke fece spallucce. Perché no? Ci pensò neanche mezzo secondo su prima di poggiare le mani sui fianchi magri della ragazza, e spingerla verso di se. Stampò le sue labbra su quelle carnose della ragazza e spinse il suo bacino contro quello di lei, mentre senza assaporare davvero il momento, la ragazza dischiuse le labbra incontrando la lingua di Luke.

 

"Le tue labbra sembrano quelle di Leila" pronunciò Michael fissando le labbra di Louise incresparsi verso l'alto. Si stavano sorridendo a vicenda non avendo il controllo del loro corpo.

Louise scosse la testa e poi scoppiò a ridere. "Stai mentendo!" Quasi urlò sovraeccitata dalla grande quantità di alcool che le girava nell'intero corpo.

Michael scosse la testa e scivolando giù dallo sgabello si posizionò di fronte a Louise, ancora seduta e divertita. Michael sorrise e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, indugiando qualche attimo di troppo sul suo zigomo.

"Dovresti baciarmi" affermò Michael fissando le labbra di Louise, che completamente andata, continuava a sorridere e alle volte a ridere in modo immotivato.

E prima che qualcuno dei due potessero fare qualcosa, Michael si trovò fra le gambe di Louise, con le mani fra i suoi capelli lunghi e scuri e le labbra stampate su quelle di lei che erano rivolte verso l'alto, in un sorrisetto di chi non sa nemmeno dove si trova.

Calum si voltò e notò la scena di un Michael fra le gambe di Louise con le labbra poggiate su quelle di lei. E mentre osservava vide la situazione cambiare: le mani del ragazzo strinsero di più i suoi capelli, il viso si inclinò leggermente in modo che i capelli rossi tinti finirono a solleticare la guancia della ragazza e iniziarono a sentirsi dei rumori osceni di un bacio che sembrava essere fin troppo approfondito.

"Ew, si stanno sputando a vicenda nelle bocche?" Chiese Calum sorseggiando un altro generoso sorso di gin, e rivolgendosi a Ashton che a sua volta stava bevendo.

Ashton smise di bere e si girò verso i due ragazzi; ogni tanto poteva vedere le loro labbra ormai rosse distaccarsi e notava le loro lingue spalmarsi l'una contro l'altra. Erano ubriachi marci e producevano rumori, davvero, ma davvero inquietanti.

"Pensavo che a Mikey piacesse Leila" iniziò Ashton, poi schioccò le dita come se avesse avuto una illuminazione, "ma in fondo siamo tutti dei gran troioni" concluse annuendo quando voltando il viso poté notare Luke che spalmava contro un muro del locale la stripper per poi far collidere i loro bacini, come se fosse posseduto da qualche porno star deceduta e fin troppo inguardabile.

Luke iniziò a passare le mani sui seni poco coperti della ragazza, stringendoli mentre le loro labbra erano ancora incollate.

"Luke si sapeva fosse una puttana" continuò Calum osservando divertito Luke e la stripper e Michael e Louise che continuavano a produrre rumori inquietanti.

"Tutti stanno scopando vestiti e noi ci siamo messi a parlare di loro" pronunciò Ashton guardando Calun e poggiando il suo drink sul bancone.

"Le tue labbra sembrano perfette per dei pompini" iniziò Ashton, non controllando più le sue di labbra che avevano iniziato a dire cose che avrebbe dovuto tenersi per sè, sapendo quanto Calum fosse insicuro su quella cosa che erano diventati.

Calum sorrise, arricciando leggermente il naso. "Io non ho mai fatto dei pompini, non so neanche come si dovrebbero fare" affermò senza disagio nella sua voce. Era ubriaco, avrebbe potuto anche parlare delle caratteristiche del suo pene che non avrebbe sentito imbarazzo, forse eccitazione, quella si.

"In pratica, devi prenderlo in bocca, succhiare un po', leccare, stuzzicare e quelle cose lì. Secondo me ti piacerebbe," disse Ashton avvicinandosi a Calum e sistemandosi in mezzo alle gambe di Calum che rideva per tutta quella situazione.
"Tu sei pratico, eh Ashy?" Domandò Calum retorico, allacciando le mani dietro il collo del biondo, cercando di avvicinarlo il più possibile a sè.

Ashton sorrise e mettendosi meglio fra le gambe del ragazzo, in modo che il bacino suo potesse scontrarsi contro quello del moro e farli rabbrividire entrambi. Ashton annuì lievemente e poi con le mani poste sui fianchi del ragazzo, poggiò la testa nell'incavo del collo del ragazzo e con le labbra a sfiorare la sua pelle gli disse: "Posso farne uno a te se vuoi".

Calum rise e poi passò le mani nei capelli morbidi e mossi di Ashton, assoporando quel momento di intimità. "Cazzo" iniziò il moro, bisbigliando, "mi piacerebbe molto."

Luke si staccò per un secondo dalle labbra della stripper che fra un bacio e l'altro aveva confessato chiamarsi Janelle. Continuò a palpeggiarle il seno, mentre a un soffio dalle sue labbra le chiese in modo molto naturale: "Ti va una scopata?"
Janelle annuì sorridendo e si lasciò trasportare dal momento.

Luke le prese il polso fra la mano e la trascinò con se fin dove erano il resto del gruppo, ubriaco com'era notò a malapena Louise e Michael vicini e Ashton e Calum quasi abbracciati.

"Noi andiamo a..." Luke cercò nella sua mente un sinonimo per quella parola ma dopo poco che si rese conto che non aveva voglia di pensa re, perciò continuò con un : "scopare", sorrise e poi aggiunse "anche voi tornate a casa o state qui?"

Luke lasciò il polso della ragazza a si avvicinò al gruppetto di amici per sussurrare un: "spero che non viva in un motel del cazzo pieno di topi grossi come lepri. Quel genere di cose non mi attizza."

I ragazzi risero, Calum che aveva ancora la mano sepolta nei capelli del biondo, sorrise a Luke prima di dirgli: "fatti sotto tigre, magari trovi un bel topolone con cui provarci".

Luke rise poi si avvicinò in modo languido a Calum, spostando Ashton che borbotto infastidito per quel gesto. "Io voglio solo te, mio piccolo kiwi" gli disse poggiando un dito sulle labbra carnose del moro, e infine scoppiarono a ridere entrambi.

Michael si allungò un po' fino ad arrivare all'orecchio di Louise e bisbigliarle in modo che poté sentire solo lei: "vieni a casa con me?"

Louise sorrise e annuì prima di dare un veloce saluto a tutti e uscire con quel ragazzo da quel locale.

Era tutto confuso.


-Ho perso attimi di pace e pura quiete, bevendo solo lacrime da quanto avevo sete. [...] Il destino mica cede, ho vite precedenti delle quali sono erede. [...] E quando mi torturo fumo al buio e resto zitto. Non l'ho scritto e non so come c'è il tuo nome sul soffitto. [...] Ma la mia vita è un areoporto, tutti vanno e vengono se servo, ma nessuno sta per molto. [...] Un numero uno deve stare solo ma è da tempo che non c'è nessuno ad aspettare al molo. - Au Revoir, En?gma, Nitro.

CIAAAAO!
Come va?
(Ho scritto subito il pezzo di canzone perché la stavo ascoltando e perciò ho fatto prima. :P)
Ringrazio: backforsel per la recensione, C:, coloro che hanno aggiunto la storia fra le preferite/ricordate/seguite e coloro che la leggono. c:
Poi, una cosuccia che vi devo dire da un po' ma mi dimentico sempre: personalmente non shippo realmente i Cashton o qualsiasi altra coppia che si sarebbe formata nei 5sos, le vedo solo come belle amicizie, bromance.
Ma nella mia mente ci sono state dolciose rappresentazioni mentali dei Cashton e perciò ho dovuto scriverle.
Poi una seconda cosa che non centra niente con la storia ma che ho in testa da stamattina e ho bisogno di dirla a qualcuno.
La prof di italiano stamattina mentre parlavamo della furia di Orlando (siamo "leggermente" indietro con il programma) ha parlato che oltre la gelosia, l'onore e tutto il resto che ha portato Orlando ad incazzarsi per Angelica - la sua amata che poi non ci è mai stato con lui, ma dettagli - c'era anche il fatto dell'abbandono e niente mi son venute in mente varie cose mentre lei diceva che a noi esseri umani non ci piace l'abbandono e in qualche modo lo rigettiamo.
Il fatto è che penso sia normale che le persone andranno e verranno nella tua vita, continuamente, ma ci sono persone che ti lasciano e te le ricordi per un lunnnnngo lasso di tempo, il che come cosa penso faccia cacare, perché sarebbe meglio smetterla di vivere nel passato, ma a quanto pare non ci si riesce a fare - compresa, alla grande, anche me -.
Quindi le sue parole mi hanno fatto riflettere e penso che se una storia - non mi riferisco a storie d'amore, non necessariamente - finisce è perché manca qualcosa nel rapporto, qualcosa di essenziale.
In conclusione di questo discorsetto di cacca e detto alla cacca, penso sia meglio iniziare a pensare che se certe storie non esistono più è perché erano destinate a finire.
I ricordi che vi legavano rimarrano bei pensieri, ma penso che la mente debba iniziare a scollarsi e pensare ad altro. Tipo quanto Ashton Irwin sia figo.
O Calum Hood, o Michael Clifford o Luke Hemmings.

Detto ciò, vi lascio, perché probabilmente vi ho rotto i maroncini.
Un bacio, x.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Rivalutazioni. ***


RIVALUTAZIONI.
 



Louise aprì lentamente gli occhi e poi più velocemente, li chiuse e li riaprì per abituarsi alla luce che proveniva dalla finestra al fianco del letto.

Sbadigliò e poi si alzò stirandosi, con un terribile mal di testa. Sentì sul suo corpo uno strano freddo che di mattina non era abituata ad avere dato che dormiva sempre con i pigiamoni.

Abbassò perciò lo sguardo e potè notare in bella vista il suo seno abbondante del tutto scoperto. Letteralmente senza veli.

Aprì la bocca, ma la richiuse subito. Il mal di testa era impossibile da sopportare, sentiva come un martello che cercava di romperle il cranio, il tutto accompagnato da una nausea non nuova quando si beve fino a quando non dimentichi il tuo nome e quello di tua madre.

Si passò, forte, una mano su una tempia e con un occhio socchiuso e l'altro completamente scoperto, oltre ad accorgersi di essere completamente nuda, si accorse anche di non essere a casa sua.

Cercò di dimenticarsi per qualche secondo del fatto che sua madre probabilmente l'avrebbe colpita con una mazza appena sarebbe tornata a casa e provò a concentrarsi per capire dove fosse finita. Anche se il mal di testa non aiutava affatto nell'attività.

Guardandosi attorno però poté notare gettati per terra senza curanza i suoi vestiti, compresi mutande e reggiseno. Velocemente li raccolse e provò ad infilarseli, anche se più volte rischiò di sbattere la testa o per terra o contro la testata del letto.

E dopo aver saltellato e barcollato per mettersi le mutande, pronta per infilarsi anche il reggiseno la porta di quella camera sconosciuta si aprì rivelando la figura di Michael Clifford.

Lo sguardo cadette sul seno scoperto di Louise che se lo coprì spaventata e in quel lasso di tempo aveva inventato nuove parolacce da dirsi da sola.

I due ragazzi pronunciarono all'unisono delle frasi, piuttosto diverse l'una dall'altra: "Belle tette", "Abbiamo scopato?"

Louise alzò le sopracciglia dopo il complimento del ragazzo. Aveva fatto sesso con Michael. Si voltò per infilarsi il reggiseno e dopo essere almeno mezza vestita si girò nuovamente verso il ragazzo che fermo sulla soglia della porta, in mutande, la fissava curioso e divertito.

"Abbiamo scopato?" Chiese nuovamente, allarmata. Era tutto sbagliato, tutto.

Michael annuì, "penso di si, stamattina mi sono svegliato con il mio pene comodamente incurvato contro il tuo culo."

Louise si mise una mano vicine alle tempie, pressandole, sia perché sentiva che sarebbe morta per il mal di testa e anche perché era un gesto abituale per lei quando era agitata.

"Potevi anche evitare di dirmelo" iniziò Louise assottigliando gli occhi, per poi aggiungere "perché cazzo sei così calmo? Abbiamo scopato sant'Iddio".

Michael rise, entrò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. "Proprio perché abbiamo solo scopato. Sarei nelle tue strane condizioni se avessi appena mangiato una gallina viva, preso da qualche pazzo morbo isterico."

Louise alzò le sopracciglia. Ammise a se stessa che alle volte capire le parole di Michael non era facile, soprattutto quando faceva quel genere di esempi.

La ragazza scosse la testa, confusa e spiazzata e continuò a vestirsi sotto gli occhi attenti di Michael, che la scrutava come se non potesse perdere quei attimi.

Nella stanza silenziosa si poté sentire una vibrazione. Louise si guardò intorno e notò il suo cellulare sulla scrivania mogano di Michael. Corse verso lo smartphone e vide il nome "mamma" illuminarsi sul display.

"Sono nella merda. Così infondo che sento che sto per soffocarmi" pronunciò bisbigliando continuando a fissare il cellulare, la scritta lampeggiava ancora.

"Dille che un'amica ti ha invitato a dormire da lei e ti sei dimenticata di dirglielo" replicò Michael sapendo che fosse la madre di Louise. Si sapeva che tutta quell'agitazione poteva provenire solo da quella chiamata.

Louise annuì impercettibilmente e poi portò all'orecchio il cellulare.

"Buongiorno!" Cercò di mettere su una voce calma e felice solo per non far arrabbiare ancor di più la madre.

"Lou, dove sei finita?!" Urlò la madre dall'altra parte.

Louise si schiarì la voce "Leila mi ha invitato a dormire da lei e mi sono dimenticata di avvisarti, scusa". Mentre pronunciava quel nome le venne un groppo in gola. Aveva fatto sesso con il ragazzo che le piaceva e ora la stava usando come scusa per salvarsi.

Sentì dall'altra parte la madre sospirare. Era stanca. "Okay, ma torna subito a casa. Poi ne riparliamo."

Louise tirò un sospiro di sollievo e dopo essersi congedata, guardò in alto ringraziando mentalmente Dio.

"Ti ho salvato il culo" disse trionfante Michael mentre si dirigeva verso di lei.

Louise fece una smorfia disgustata "dovresti smetterla di parlare del mio culo dopo quello che hai detto prima" rispose facendo ridere Michael che senza dare preavviso alla ragazza, si posizionò di fronte a lei e avvicinandola a sé le strizzò il sedere.

Louise sobbalzò e lo guardò confuso. Forse la quantità di alcool che aveva mandato giù gli aveva fatto davvero dimenticare di Leila e dell'amore che provava per lei. Sempre se era amore, ma Louise da quanto aveva potuto dedurre pensava si trattasse di quello.

Michael inclinò il collo per iniziare a lasciare baci umidi sul collo scoperto di Louise che confusa si limitò a distaccarsi dalla sua presa.

Michael la guardò, divertito e confuso, e Louise non sapendo più cosa fare, corse verso la porta della casa e si ritirò dalla casa di Michael con un: "Ci vediamo domani, Mikey".
 

Lunedì pomeriggio c'era una strana aria nei corridoi del centro sociale, che si impreva sulle tute arancioni dei sei ragazzi e rimaneva ferma lì, non si spostava o mutava. Rimaneva la stessa ed era insopportabile.

"Quindi" iniziò Luke prendendo posto sulla sedia a rotelle vicino a Louise che con la coda dell'occhio controllava le mosse del biondo, "avremo un nuovo cazzone di assistente sociale" affermò sedendosi con poca grazia sulla pelle morbida della sedia a rotelle.

"Mh" replicò Calum posando le mani sulle ruote della sedia e iniziando a fare delle impennate, "spero che sia come Holiday. Il nonno di Heidi mi faceva pisciare sotto."

"Andava sempre a cagare quel tizio, per me aveva qualche problema. O non riusciva a cagare o doveva avere la diarrea" pronunciò Ashton facendo scontrare la sua sedia contro quella instabile e mezza in aria di Calum che per quel gesto ridacchiò e iniziò a dare piccoli colpi, di rimando, ad Ashton.

Leila fissò la scena e incuriosita chiese: " che avete fatto sabato?"

Louise deglutì e si mandò da sola a quel paese mentre Luke sorrise fiero.

"Ho scopato con una stripper. Penso di aver vomitato nel frattempo ma non ne sono sicuro, ero ubriaco marcio."

I ragazzi del gruppo si girarono verso di lui, divertiti e allo stesso tempo disgustati. "Hai vomitato in faccia alla tizia?" Chiese Ashton ridendo. Sapeva che Luke fosse mentalmente instabile ma vomitare in faccia a qualcuno era troppo anche per uno come lui.

"Non in faccia, chi credete chi io sia?" puntualizzò Luke, "sulle tette" aggiunse poi naturalmente, come se fosse una cosa da tutti i giorni.

"E lei non ti ha detto un cazzo?" Continuò Calum che fra poco si strozzava con la sua saliva per le sue risate continue.

Luke fece spallucce, "stavo per venire e ho vomitato. Non è colpa mia, capita."

I ragazzi risero e Leila lo guardò, "fai abbastanza schifo Hemmings" gli disse facendolo ridere.

"Lou," Luke si girò verso di lei cercando di assottigliare gli occhi ed avere uno sguardo profondo, "tu che hai fatto?"

Louise deglutì di nuovo mentre pronunciava nella sua mente una scarica di "vaffanculo", che però non la fecero calmare. Gli occhi di Luke erano così dannatamente blu. E lei sentiva di essere gelosa del fatto che aveva scopato con quella stripper, togliendo il vomito, lui era stato con quella ragazza e il solo pensiero faceva crescere strani brividi sulla pelle della ragazza. E in quel momento, non sapendo bene presa da cosa, parlò chiaramente, perché era stata appena colpita, "quello che hai fatto tu ma senza il vomito" gli sorrise leggermente. Si sentiva una bambina ma per qualche motivo era gelosa.

Luke sbarrò gli occhi, "con chi hai scopato?" Chiese alzando leggermente la voce.

A Louise scappò un sorriso, "un ragazzo" rispose vaga.

Luke si alzò dalla sedia con un balzo e finendo al centro delle sedie a rotelle si voltò verso Louise e le sorrise con quel suo sorriso che mostrava tutti i denti e con tanto di fossette. "Ho sempre saputo che eri una porcona!" Disse, lasciando di stucco la ragazza che aprì la bocca, poi la richiuse scossa e infine la riaprì e acida replicò con un: "fottiti".

In quel preciso istante entrò un uomo di colore, piuttosto robusto e alto, dal portone principale del centro sociale che camminò un po' e poi arrivò fino a dove erano fermi i ragazzi che ostruivano il corridoio con le sedie a rotelle su cui erano sedute.

"Sapete che quelle non si dovrebbero usare?" Chiese l'uomo guardando con un cipiglio il ragazzo.

"Però" iniziò Calum non ascoltando, come era di sua abitudine, l'assistente sociale, "ci capitano tutti stronzi" disse riferendosi all'uomo che suppose fosse colui che avrebbe preso il posto di Jeff Holiday.

"E questo assomiglia al tipo nero di Rocky 3, sempre incazzato e che non scopa da una vita" continuò Luke osservando l'uomo. Gli mancava solo l'orecchino lungo e la cresta e pensò che sarebbe potuto essere lui.

Louise osservò l'uomo poco interessata, aveva solo voglia di schiaffeggiare Luke. Il cellulare nelle tasche larghe della tuta le vibrò e velocemente lo tirò fuori. Alzò le sopracciglia divertita appena vide il nome di Michael, e il testo che diceva:

-Ti va un'uscita stasera? Niente scopate da ubriachi.-

Lei digitò velocemente un:

-Okay. :)-


CIAAAAO!

Come va?
Io avrei voluto pubblicare prima, ma domenica avevo da studiare diritto, lunedì e ieri la linea, grazie alla pioggia, è morta.
Avrei da studiare anche oggi, ma fisica e italiano non si sa mai se interrogano perché probabilmente a loro sta sulle pallonzole parlare chiaro, così fanno le misteriose.
Nel dubbio, evito italiano e ripasso fisica domani mattina in corriera.
Comunque, ringrazio: backforsel per la sua recensione, C:, coloro che hanno aggiunto questa storia alle preferite/seguite/ricordate e chi la legge, c:.
Eeee questo è più che altro un capitolo di passaggio. :P
Pls, ditemi che ne pensate. :)

Vi lascio con un pezzo di una canzone:

"Have you seen my hands? Just look at 'em shake. And the song just keeps on repeating, drop the needle again. And I dance with your ghost, Oh, but that ain't the way...
I can't move on and I can't stay the same." - 45, The Gaslight Anthem.


Un bacio. x

(P.s mi scuso se i titoli che metto fanno altamente cacare)

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Il naso è dentro ai rischi. ***


IL NASO E' DENTRO AI RISCHI.
 


Il nuovo assistente sociale si chiamava Paul ed era un uomo piuttosto burbero e generalmente nervoso nei confronti dei ragazzi del gruppo, ma si poteva anche dire che loro ce la mettavano tutta per farlo impazzire come era impazzito Jeff. Avevano perciò un'altra missione da compiere.

"Dovete smistare i vestiti, dividerli, piegarli e metterli negli appositi scatoloni. Se avete bisogno verso le cinque verrà il volontario della chiesa che ha finanziato il progetto della caritas." Detto ciò Paul cercò di andarsene ma fu bloccato dalla vista di Luke che si agganciava un reggiseno nero sopra la tuta e chiedeva a tutti come stava.

"Ragazzino inizia a lavorare!" Alzò la voce e si fece più autoritario, ma Luke prese quella come un'occasione per stuzzicarlo un po'. Si aggiustò il reggiseno e con fare languido e suadente, camminò verso l'uomo e gli posò l'indice sul petto coperto da una maglia grigia chiaro. "Per mezz'ora sono duecento" iniziò a dire guardandolo con malizia.

L'uomo scosse la testa e cercò di andarsene ma fu bloccato dalla presa di Luke sul suo braccio, "non mi vuoi, stallone?"

L'uomo si voltò velocemente e fu preso da una malsana voglia di tirare un pugno sullo zigomo definito di quel ragazzo, ma si riprese e andò a nascondersi nel suo ufficio.

Luke fece spallucce e si voltò verso Ashton, "scopa meloni ti offro prestazioni sessuali da paura per soldi".

Ashton alzò il dito medio verso Luke prima di dirgli: "coglione".

Calum sospirò prima di gettarsi, sconfortato, nella pila gigante di vestiti che ricopriva una grande quantità di pavimento nel salone del centro salone.

Ci si sdraiò sopra e poco dopo, mentre si stava infilando un berretto rosso e nero che aveva trovato per caso e aveva intenzione di tenersi, gli altri ragazzi lo seguirono.

Calum si alzò un po', avrebbe potuto fregare qualcosa e riempire un po' di più il suo armadio.

Spostando la mano trovò una canotta nera con sopra una scritta giallognola che recitava: nevermind, se la prese.

Ashton sgattaiolò sulla pila di vestiti, aggirando Leila che fissava il soffitto e ogni tanto dava un'occhiata ai vestiti, e finì al fianco di Calum. Fece finta di nulla e non saltando agli occhi dei compagni, si girò di lato per guardare meglio i lineamenti di Calum. Pensò che fosse da togliere il fiato.

Si spostò ancora un po' fino a toccare con il suo corpo il braccio teso di Calum, si avvicinò all'orecchio di Calum: "Vieni da me stasera?"

Calum si irrigidì. Non sapeva ancora cosa provava per Ashton, non sapeva se fosse giusto - anzi, era ancora piuttosto convinto che fosse tutto un casino sbagliato - ma Ashton gli facevano venire sempre quei brividi che risalivano la spina dorsale.

Ashton notò l'imbarazzo di Calum e passò, silenziosamente, i suoi polpastrelli sul dorso della mano del moro, "ti avevo promesso una cosa, sabato" concluse sorridendo.

Calum sorrise leggermente, in un modo così naturale che si spaventò di sè stesso e infine annuì leggermente, chiedendosi cosa stesse facendo.

E mentre Ashton disegnava cerchi sul dorso della mano di Calum, e lui sorrideva, Luke per dare fastidio ad una Louise rabbiosa nei suoi confronti le gettava addosso tutte le paia di mutande che trovava, riuscendo a beccarle sempre la faccia e guadagnandosi qualche volta totale indifferenza, altre volte dei "vai a fanculo", ma a Luke piacevano più i secondi che i primi. Odiava quando le era indifferente, farla arrabbiare invece significa sempre qualcosa.

E mentre Louise stava pronunciando scocciata un ultimo "vai a fanculo" l'assistente sociale, Paul entrò nel salone a passo spedito, gli occhi erano come iniettati di sangue e portava con sé una mazza da golf che faceva strisciare sul pavimento, creando rumori striduli e sconnessi.

"Ci sono anche delle fottute mazze da golf in questo cesso di posto e nessuno mi ha mai detto niente!" Urlò Luke mettendosi a sedere. Leila alzò le sopracciglia, Paul era sempre più vicino a loro, sempre più deciso, e pareva sempre più nervoso.

"E comunque il golf è uno sport per cazzoni come il cugino del tipo di Rocky 3 che abbiamo davanti a noi" continuò Luke che sembrava non accorgersi davvero dello sguardo iniettato di sangue dell'assistente sociale.

Calum e Ashton ridevano liberamente e il biondo riuscì a staccarsi velocemente dal moro quando sentì uno spostamento forte d'aria sopra alla sua testa. Se solo si fosse spostato una frazione di secondo dopo, probabilmente Paul gli avrebbe spaccato il cranio.

La mazza si infranse contro la pila di vestiti facendo saltare in piedi Calum che urlò in faccia all'uomo: "Ma sei coglione? Voi assistenti sociali siete deviati, cazzo!" Agitò le mani e Paul con un colpo deciso cercò di colpire nuovamente uno dei ragazzi, in questo caso Calum che era proprio di fronte a lui. Ma il ragazzo aveva i riflessi pronti e si era mantenuto ad una certa distanza perché aveva capito che quell'uomo avesse ovviamente qualche problema oggettivo.

"Piccoli bastardi" mormorò infastidito e rabbioso Paul fissando tutti i ragazzi, che si alzarono e indietreggiarono insieme capendo le intenzioni non buone dell'uomo.

"Minchia, come sei scurrile. Siamo solo poveri ragazzi che cercano la redenzione" pronunciò Luke ironico mentre continuava a compiere passi all'indietro.

I ragazzi risero anche in quella situazione ma la smisero velocemente quando Paul corse verso di loro con la mazza da golf agguantata nelle mani, pronta ad essere scagliata contro di loro e "cazzo" dissero tutti insieme con un miscuglio di voci poco virili, anche se nel gruppo c'erano più ragazzi che ragazze.

Luke zampettò via, saltellando e poco dopo fu seguito dagli altri che lo spinsero per farlo andare più veloce. Corsero verso l'altra porta del salone e finirono per nascondersi nello sgabuzzino più vicino, ma neanche 20 secondi, pieni di imprecazioni, dopo la mazza di golf fu usata per sforzare la porta.

Louise si guardò intorno e mentre gli altri cercavano di mantenere la porta chiusa, notò un estintore appeso alla parete. Lo prese e poi andò vicino agli altri ragazzi, che ad ogni colpo della mazza spingevano sempre di più la porta per far si che si chiudesse.

"Non so voi, ma io mi sto cagando addosso" affermò Calum. Era spaventato, impaurito di non poter mai più uscire da quel cesso di posto, così come lo chiamavano i ragazzi del gruppo. E tutti loro pensavano che morire in un centro sociale fosse proprio una morte di merda. Letteralmente.

"Hai rotto il cazzo!" Urlò Luke così che potesse sentire anche Paul. E Michael subito dopo domandò: "Si è fatto di crack?"

"Ci sarà nell'aria di questo posto di merda qualche cosa che fa impazzire gli assistenti sociali, come quando Jeff ha cercato di strozzare Luke" informò Ashton, scoppiando a ridere sull'ultima frase.

"Sarei stato scopato da una persona con la cagina. Sarei stato traumatizzato e probabilmente sarei finito come te, a sniffare mutandine" replicò Luke. Ashton gli diede per l'ennesima volta del coglione, che ormai nella sua mente era diventato l'appellativo esatto oer Luke.

Un ultimo forte colpo di mazza e il legno della porta si ruppe mostrando gli occhi sempre più rabbiosi di Paul. Nessuno sapeva cosa stava succedendo, ma in fondo non c'era neanche tempo per scoprirlo.

Paul entrò e fu un attimo. Portò la mazza in alto, diretta contro Leila, Louise si portò più vicino al corpo dell'uomo e più la mazza si abbassava nell'aria più l'estintore si avvicinava alla testa di Paul.

Così tutto finì in una pozza di sangue.

Paul era steso, inerme, per terra, con la testa probabilmente spaccata dall'impatto che aveva ricevuto con l'estintore. La sua testa era contornata da sangue, scuro, che a contatto con le mattonelle sembrava bordeaux.

Nessuno seppe cosa dire e tutti si limitarono a fissare la scena, ammutoliti dallo spavento. L'estintore stava ancora scivolando lievemente sul pavimento, dopo essersi schiantato contro delle ossa.

"Credete sia schiattato?" Domandò Luke, sempre senza poco tatto ma necessario in quella condizione.

Louise si abbassò sulle ginocchia, rimaneva a distanza dal corpo immobile dell'uomo, ma così riuscì a fissarlo meglio: occhi sbarrati e posizione innaturale tenuta troppo a lungo.

"Ho ucciso un uomo" sussurrò e si passò le mani sulle tempie, ma quel gesto non la fece calmare così premette di più il palmo, quasi fino a farsi del male da sola. Era finita in un puro shock che però dovette passare subito quando nuovi passi riecheggiarono nei corridoi del centro sociale.

"Il volontario" bisbigliò Leila verso gli altri e tutti, all'unisono, uscirono da quella stanza e si richiusero la porta alle spalle.

Luke posò lo sguardo fisso davanti a se dove era fermo un uomo che forse aveva venticinque anni, con un sorrisetto stampato sulle labbra chiare e i capelli biondo chiaro lasciati disordinati.

"Anche lui deve essere molto sano di mente" pronunciò Luke osservandolo, convinto che ormai passavano solo disturbati da quell'edificio.

Il ragazzo lo sentì e aggrottò le sopracciglia, così Luke continuò: "il tuo sguardo da fesso è molto sexy".

Il ragazzo rise leggermente, fingendo di prendere quelle offese come se non lo toccassero minimamente, però, infine, rispose con un: "perché tu sei molto vispo, eh?"

Luke rise e guardò i suoi amici, rise più forte solo per schernire quel ragazzo di cui nemmeno conosceva il nome. Ashton si andò a sedere su uno dei tavoli vicino al gruppo per poi volgere il suo sguardo a quel tipo, "non ti conviene continuare questa cosa, seriamente, nessuno è dell'umore adatto" affermò stanco.

"Geniaccio, ti vorrei ricordare che questa cosa l'ha iniziata per primo la checca bionda" replicò il ragazzo puntando con la mano aperta Luke che alzò le sopracciglia, non ci poteva credere.

"Tu saresti un volontario della chiesa? Non avete come massime: il rispetto, l'amore del prossimo, sto cazzo e quell'altro?" Domandò Luke.

"Non per relitti come voi" e pronunciata quella frase, la rabbia iniziò a salire in tutti i corpi di quei ragazzi.

"Penso tu abbia preso la bibbia nel modo sbagliato, che fedele del cazzo" continuò Luke avvicinando a quel ragazzo, con i pugni chiusi. La rabbia si era fermata proprio lì.



"Tu che ne sai di me, ora che posso darti tutto che farai di me? Vuoi infilarti nelle tasche mie e dirmi che i soldi uccidono la poesia, fin che un giorno uccideranno te. Tu che parli di che, ora che posso dirti tutto che ne dirai di me? Vuoi infilarti nella testa mia e dirmi che i soldi uccidono la poesia, fin che un giorno uccideranno te. [...] Tu vuoi scappare dalla realtà ma dimmi dove, scivola con me ti porto altrove, delta nove. [...] La notte eterna per i liricisti, anche 'sta volta la luna bacia i pessimisti dalla vita corta. [...] Non importa, la svolta, dicono 'non sei più quello di una volta'. Siamo polvere sui dischi, il naso dentro i rischi, benidizione corpus cristi, distingui sempre i re dai cronisti. 'Sto paese è troppo stretto siamo costretti a fare i contorsionisti. E' come sentirsi liberi ma con i lucchetti ai timpani." - Falsità e cortesia, Salmo.

CIAAAO!
Come va?
Io vorrei chiedervi un grosso favore dato che lo scorso capitolo non è stato cacato (ç.ç) Non capisco se la storia vi piace o se pensate che alcuni capitoli siano degli obrobri e quindi vi chiedo se dopo aver letto un capitolo potreste spendere un po' del vostro tempo per commentare quello che avete letto, perché per me è davvero importante.
Poi non so se dalla storia vi aspettavate questa direzione o pensavate altre cose...quindi non so se vi piace o avreste preferito altro. :P
Vi mando un bacio,
x.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Mascherati. ***


http://w.tt/1rTgcV4 È il link per il capitolo. Scusate se è scritto tutto attaccato, ma lì spiego tutto. Un bacio. x ♥

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2822932