The Death Behind The Trick

di Nyarlatothep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Volantino. ***
Capitolo 2: *** Biblioteca. ***
Capitolo 3: *** Lo Spettacolo. ***



Capitolo 1
*** Volantino. ***


                                            THE DEATH BEHIND THE TRICK

 
 
 
L’aria rinfrescava la faccia di Riccardo, che stava attraversando per l’ultima volta l’atrio della scuola.
Aveva appena finito gli esami e con aria soddisfatta e felice si avviò verso la piazza che affacciava sulla sua ormai vecchia scuola.
Il Liceo Classico per Riccardo era ormai diventato un ricordo, seppur bello.
Pensando tra se e se che gli esami erano stati relativamente facili, si affrettò ad accendersi una sigaretta sedendosi sul bordo della piazza.
Le nuvole oscuravano il sole e davano un non so che di triste al paesaggio urbano.
Dopo qualche minuto il sole affiorò e un grande sorriso spuntò sulla faccia di Riccardo che spense la sigaretta buttandola a terra e calpestandola come di consueto.
Tra se e se pensò anche ai momenti passati a Piazza Italia.
La piazza che sembrava così vuota quel lunedì mattina ma che di sera si riempiva di gente di tutte le età.
Quella piazza che lo aveva nascosto dai genitori mentre fumava, quella piazza che lo aveva fatto stare bene per cinque anni.
Adesso, compiuti i diciotto anni qualche mese prima, Riccardo stava osservando il palazzo della scuola, che risaliva all’ormai antico periodo della seconda guerra mondiale.
Altra gente continuava a uscire dall’edificio, ma nessuno che lui conoscesse.
Dopo una decina di minuti uscì Azzurra, la sua ragazza.
L’aveva conosciuta circa tre anni prima e andava in 2B, la classe dei raccomandati.
Mentre pensava a questo, lei si avvicinava.
Capelli biondi che spiccavano alla luce del sole appena uscito, bellissimo sorriso raggiante e occhi verdi come le foglie di una sana quercia.
Parlarono degli esami mentre Riccardo si accendeva un’altra sigaretta.
Un sospiro di sollievo uscì dalla bocca di Azzurra, mentre si posava sulla spalla del ragazzo che osservava un cane passare.
Era un Pastore Tedesco, fiero e con la coda aguzza.
Il cane osservava Riccardo con aria di sfida e solo dopo un po’ il ragazzo si accorse che il cane aveva degli occhi rossi come il sangue e che non aveva nessun collare o segno di riconoscimento.
Un fischio acuto e forte si innalzò nell’aria e a quel richiamo il cane si girò e corse via.
Riccardo non riuscì a vedere il proprietario ma subito si girò verso Azzurra e la bombardò di domande
Lei rispose che un cane non avrebbe potuto avere degli occhi rossi di giorno e che sicuramente erano il frutto della sua immaginazione.
Il ragazzo però era sicuro di averli visti ma non osò continuare, temendo la reazione di Azzurra.
La conversazione dei due giovani andò a parare in un contesto completamente differente: il lavoro.
Finiti gli esami, Azzura avrebbe cercato lavoro in qualche compagnia in città oppure in un paese vicino, per stare insieme al ragazzo.
Riccardo non ne aveva la più pallida idea.
Quel problema lo affliggeva già da un po’ di tempo ma non gli diede mai tanto peso.
Disse che avrebbe trovato qualche lavoretto e quando avrebbe fatto abbastanza soldi se ne sarebbe andato da lì.
L’unico problema era che non riusciva a trovare lavoro, neppure in qualche negozietto dimenticato, da qualche parrucchiere, in qualche bar…niente di niente.
Il vento si era intensificato, ora i capelli di Azzurra svolazzavano e Riccardo si girava i pollici dal nervosismo.
Le foglie erano scaraventate via sul marciapiede e il ragazzo osservava il loro tragitto fin quando non si fossero posate sul terreno.
Azzurra lo sgridava ma lui non ascoltava. Era immerso nei pensieri.
Pensava al cane. Pensava alla madre. Pensava al padre morto.
Alla fine si ritrovò da solo, senza nessuno al suo fianco.
Azzurra se n’era andata portandosi con se il pacchetto di sigarette di Riccardo, probabilmente buttandolo.
Un dispetto da ragazzine di terza media, pensò il ragazzo.
Alzandosi e camminando verso casa notò attaccato al muro un volantino che prima non c’era.
Nemmeno lui sapeva bene perché avesse girato lo sguardo in quel preciso punto, ma appena lesse il foglietto, rimase di stucco.
“Si cercano apprendisti per il numero di magia del mago Nicolas, il migliore show dell’intera città.”
Sul foglio apparivano disegni tipici per uno spettacolo di magia ma non c’era traccia della faccia di questo Nicolas.
Dopo una lunga pausa, decise di strappare il volantino e di correre verso casa.
Appena prese il foglio, un vento improvviso si abbatté sulla città.
Tornato a casa, il vento non era ancora cessato ma, posato il volantino sul comodino della sua stanza, andò a mangiare in tutta tranquillità.
 
Non fu una notte tranquillissima.
Le mura della casa di Riccardo scricchiolavano sotto l’impeto del forte vento e combattevano contro le intemperie del tempo.
Il vento sembrava un forte urlo nel mezzo della notte e del sudore grondava sulla faccia del ragazzo.
Si dovette svegliare, andò in cucina e prese una bottiglia d’acqua, scolandola in un sol sorso.
Tornato in camera sua, Riccardo guardò il volantino ancora appoggiato sul comodino.
Pensò al da farsi e tornò a dormire, questa volta per bene.

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Capitolo 2
*** Biblioteca. ***


                                                                     NICOLAS

 
 
La sveglia del cellulare iniziò a risuonare per tutta la casa mentre il sole stava iniziando a spuntare.
Riccardo aveva impostato la sveglia molto presto per riuscire a raggiungere in tempo la biblioteca di città, poiché aveva bisogno di cercare un libro.
Alzatosi dal letto, il ragazzo posò uno sguardo sul comodino, ma, con sua immensa sorpresa, il volantino della sera precedente era scomparso.
Avendo una marea di pensieri nella testa, Riccardo decise di fare subito colazione e di scendere avendo anche quasi un bisogno fisiologico di sigarette.
Mangiando, salutò la madre che, con un sorriso, ricambiò.
Il ragazzo guardò fuori dalla finestra e vide che il tempo era sereno se non fosse per qualche nuvola che svolazzava qua e là.
Fuori il sole splendeva e riempiva di luce gli alberi sottostanti che con un colore meraviglioso aggraziavano la vista di Riccardo.
Un leggero venticello faceva svolazzare le foglie che di tanto in tanto si staccavano dal loro ramo di appartenenza.
La casa di Riccardo era fredda e piccola ma era molto ben illuminata e non era per niente triste.
Il ragazzo si andò a vestire, mettendosi addosso una camicia e un jeans, infilando in seguito un paio di scarpe blu.
Salutata la madre e sceso di casa, Riccardo si accese una sigaretta e si avviò verso la biblioteca.
Qualcosa non andava nella città.
Anche se era presto, di solito qualche persona soleva camminare per quella strada a quell’ora.
Non c’era nessuno davanti a Riccardo e questo lo inquietava non poco.
Anche l’aria che lo circondava aveva qualcosa di strano e un odore di marcio affiorava dalle aiuole della villa.
Dopo aver fatto un tratto di strada perseguitato da quella puzza, il ragazzo arrivò alla biblioteca che, come di consueto, era enorme e bellissima.
Varcato l’ingresso, il bibliotecario, stava fumando una sigaretta seduto sulla sua sedia vicino alla finestra e con aria felice salutò Riccardo che ricambiò con un cenno della testa.
Arrivò alla sezione che cercava e, preso il libro, si andò a sedere al suo posto preferito, cioè quello vicino alla finestra.
Sfilò dal suo zaino un MacBook Pro regalatogli dalla madre per il suo sedicesimo compleanno.
Fortunatamente quel computer funzionava ancora e servì molte volte a Riccardo per qualche ricerca o per perdere tempo su YouTube.
Appena aprì il libro si ritrovò a bocca aperta.
Lo stesso volantino della sera prima era inserito in mezzo alle pagine del libro.
Il ragazzo lo prese e l’esaminò.
Questa volta era diverso, la scritta era differente.
“cercasi apprendista giovane e maschio”
Questo fece sorgere a Riccardo non pochi dubbi.
Che quello si riferisca a lui? O forse il mago aveva bisogno di due apprendisti, uno maschio e una femmina, e avesse già trovato la ragazza?
Non riusciva a capire, ma dopo aver letto qualche pagina del libro si alzò per andare in bagno.
Aperta la porta, si ritrovò davanti alla faccia l’ennesimo volantino del mago che questa volta era attaccato sopra il gabinetto ma la scritta era la stessa questa volta.
Sul foglio c’era una tristissima faccina che però sorrideva.
Quel sorriso faceva salire in Riccardo un senso d’inquietudine e malinconia strana, ma, dopo aver finito, lasciò il bagno staccando il volantino e scaricandolo nel gabinetto.
Poi, il ragazzo iniziò a spaventarsi.
Sulla sua postazione erano sparsi dappertutto quei dannatissimi volantini.
Preso dalla paura, il ragazzo prese il libro, il computer e scappò dalla biblioteca, lasciandosi dietro una scia di volantini.
 
 
In mezzo alla strada il ragazzo notò che molte persone lo stavano fissando e pensò che sarebbe stato meglio tornare a casa.
Mentre camminava velocemente decise di scrivere ad Azzurra, anche se avevano litigato il giorno prima.
Scrisse tutto quello che era successo, dei volantini, della biblioteca…ma nessuna risposta di Azzurra.
Mentre camminava con il telefono in mano, il vento iniziava ad alzarsi.
Prima era una leggera brezzolina che faceva svolazzare i capelli castani di Riccardo, poi diventò un vento più forte e di lì in poi fu solo un crescendo.
Tornato a casa si barricò in camera sua chiudendo a chiave la porta e buttandosi sotto le lenzuola.
Dormì profondamente cercando di dimenticarsi dell’accaduto…intanto ancora nessuna risposta di Azzurra.
 
Si svegliò il pomeriggio, erano le quattro e per le otto il ragazzo aveva prenotato un posto per lo spettacolo di magia di Nicolas che si teneva luogo in un vecchio cinema nel centro della città.
Di certo dopo l’accaduto non aveva molta voglia di andarci, ma per curiosità decise di farlo lo stesso.
Per le cinque scese di casa, spaventato e impaurito dal, secondo lui, imminente arrivo del vento.
Fortunatamente il vento non arrivò e si diresse verso piazza Italia poiché aveva ancora tempo a disposizione prima dello spettacolo.
Il tempo era buono, non pioveva, ma gli alberi emanavano come un’aura negativa.
Sigaretta dopo sigaretta, si fecero le otto e Riccardo fu costretto ad alzarsi dalla panchina di piazza Italia ed avviarsi verso il centro città.
Vedeva intorno a lui molta gente vestita bene che andava verso la stessa direzione sua e supponeva che andassero tutte a qualche festa importante o a qualche cena a tema.
Invece, con sua grande sorpresa, andavano tutti allo spettacolo del mago.
L’entrata del cinema era normale se non fosse stato per il fatto che era tutto a lume di candela e non c’era elettricità.
Fortunatamente dopo un po’ questo non ti creava problemi ma anzi aiutava a riposare gli occhi.
Entrato in sala e accolto da una strana figura vestita completamente di nero e con addosso una maschera settecentesca, fu accompagnato al suo posto.
Quando lo spettacolo iniziò il cuore di Riccardo batteva all’impazzata, ma neanche lui sapeva il motivo di tutto ciò.
Sapeva solamente che quando il sipario si alzò, rimase completamente a bocca aperta.

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Capitolo 3
*** Lo Spettacolo. ***


                                                                   SPETTACOLO

 
 
Lo spettacolo iniziò penetrando con un sonoro GONG l’udito di tutti i presenti.
Del fumo bianco si alzò dallo scenario mettendo in luce il sipario ancora chiuso.
Sulla tenda si potevano intravedere dei ricami fatti pazientemente a mano.
Mostravano degli occhi completamente neri, e questi si riuscivano a notare a occhio nudo poiché il sipario era di colore bianco.
Il pubblico non faceva un rumore e Riccardo, che era seduto all’ultima fila, iniziò a sentirsi in modo strano, come se da un momento all’altro quel palazzo dovesse crollare.
Dal sipario uscì finalmente una figura.
Sembrava un uomo ma sorprendentemente quello che il pubblico stava osservando era un manichino, seppur fatto bene.
Un forte urlo di sorpresa s’innalzò dal pubblico che osservava incuriosito l’oggetto.
Due getti di luce illuminarono il pupazzo, che si mosse.
Nessuno sapeva cosa stesse succedendo e questo si poteva anche tranquillamente notare dal comportamento dell’anziano signore seduto vicino a Riccardo.
Aveva la bocca completamente aperta ed era inclinato in avanti.
Si stava appoggiando con tutte e due le mani sul suo bastone fatto interamente in legno di quercia e aveva un paio di splendidi occhiali appena poggiati sul naso.
Riccardo era sorpreso e continuava ad avere quella bruttissima sensazione.
La luce si stava affievolendo e il pupazzo continuava a muoversi fino a che non iniziò a ballare a ritmo di una canzoncina deliziosamente ritmata e ascoltabile.
Tutto d’un tratto il manichino si bloccò, insieme alla musica, e s’iniziò a contorcere.
Dai vestiti del manichino ormai quasi polverizzato ne uscì una nuova figura umana.
La luce cambiò colore, lasciando il posto a un rosso acceso che inaugurò l’entrata in scena del mago.
Il vestito aveva un colore bellissimo, era un rosso acceso, quasi un rosso cremisi, un colore ricordante il sangue.
Aveva uno splendido cilindro, anche lui rosso, e sotto il cappello si nascondeva la faccia del mago.
Da lontano era difficile per Riccardo riconoscere ogni lineamento di Nicolas ma si riuscì a fare un’idea abbastanza precisa del suo aspetto.
L’identificò come un uomo sulla cinquantina, con un lungo pizzetto e delle folte sopracciglia, mentre la carnagione della pelle era abbastanza scura, quasi olivastra.
Delle rughe invecchiavano il volto del mago che aveva stampato sulla faccia un’espressione felice.
Lo spettacolo continuò con i soliti trucchetti da mago, come le rose dal cilindro, giochetti di prestigio e con le carte.
Tutti questi giochi banali erano però resi dal mago interessanti e divertenti tanto che il pubblico, divertito e affascinato, lo applaudì quasi costantemente.
Il Mago, rendendo lo spettacolo divertente e allo stesso tempo interessante, riuscì a far volare due ore delle vite degli spettatori senza neanche accorgersene.
Riccardo, purtroppo, continuava a sentire quell’aura negativa e grigia che svolazzava sopra le teste delle persone presenti nel teatro e soprattutto, sopra Nicolas.
 
 
Lo spettacolo continuava a filare liscio come l’olio finché, dalle tenebre che riservava la parte posteriore del sipario, uscì una ragazza.
Riccardo non poteva credere ai suoi occhi.
La ragazza era la copia di Azzurra.
Le uniche differenze erano il colore dei capelli e quello degli occhi.
Infatti, i capelli della ragazza erano completamente neri, come la pece, mentre gli occhi erano verdi come un prato appena tagliato.
Il mago iniziò a parlare, dicendo con la sua voce rauca, di voler sperimentare un nuovo trucco di magia.
Non spiegò né in cosa consisteva né i pericoli dell’azione, ma volle un volontario dal pubblico per compiere la magia.
Il silenzio scese nella sala e tutti gli spettatori cominciarono a guardarsi.
Riccardo si sentì male, la testa gli iniziò a girare e gli parve di sentire una risata in lontananza.
Quando si riprese si ritrovò con la mano alzata e il mago che lo incoraggiava a salire sul palco.
Il ragazzo non cercò di protestare, sapendo che sarebbe stato tutto inutile.
Si incamminò verso il palco, osservato attentamente dalle altre persone che facevano commenti a voce bassa di quanto fosse stato coraggioso.
Riccardo si pose molte domande, ma non riuscì a rispondere nemmeno a una che si ritrovò sul palco, seduto su una lugubre sedia e circondato dal mago e dalla misteriosa ragazza.
Tremava, anche se non eccessivamente, e subito si accorse che la luce aveva cambiato nuovamente colore.
Adesso era di un verde scuro, quasi come la muffa.
La luce lo ricopriva tutto e faceva sembrare i suoi arti come fatti di gelatina.
Il mago iniziò a parlare, conversando amichevolmente con il pubblico sul da farsi.
L’uomo spiegò, gesticolando, che questo esperimento si chiamava “Lo Show Dei Sogni”.
Spiegò inoltre che il coraggioso volontario ne sarebbe uscito assolutamente illeso, indicando Riccardo sghignazzando.
Il ragazzo era impaurito, ma non osava fiatare.
Il mago sussurrò nell’orecchio qualcosa ma Riccardo non capì, sentì solamente un forte senso di stanchezza.
La ragazza parlava, anche il mago, ma Riccardo continuava a sentirsi affaticato.
La testa girava e dopo aver sentito l’ultima frase del mago, si addormentò.

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