Conversation with dead people

di darkrin
(/viewuser.php?uid=16041)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 26. Say Hello and refuse Goodbye [Miranda] ***
Capitolo 2: *** 13. A sharp tongue, an Achille's heel [Aleister/Eliade] ***
Capitolo 3: *** 30. An absent-minded lover's apology [Lavi/Lena] ***
Capitolo 4: *** 5. But not whitout considerable regrets [Tiky/Miranda] ***
Capitolo 5: *** 4. Competence as a compensation for loneliness [Allen-center] ***
Capitolo 6: *** 20. Miranda's no good, a very bad day [Kanda/Miranda] ***
Capitolo 7: *** Oh! Most beautiful darling [Aleister/Eliade] ***
Capitolo 8: *** 1. You Silver tongued, unreliable narrator ***



Capitolo 1
*** 26. Say Hello and refuse Goodbye [Miranda] ***


Conversation with dead people


26.

Say Hello and refuse Goodbye



La sede dell’Ordine Oscuro era un palazzo immenso: un dedalo di stanze e corridoi che formavano un enorme labirinto.
Appena entrata, superato il guardiano di quel luogo, Miranda Lotto posò il suo misero bagaglio per terra – si era accorta, solo lasciando la sua casa, che la sua vita era così povera: solo pochi abiti e qualche libro – con gli occhi spalancati.
I capelli neri le solleticavano le spalle ad ogni movimento; ogni volta Miranda sobbalzava: non era più abituata a tenerli sciolti.
Il Caposezione Reeve, così si era presentato quel buffo uomo biondo, tornò a richiamarla.
<< Miss Miranda, se la sente di fare il giro dell’Ordine? >> chiese.
La donna annuì, ricacciando indietro le lacrime di commozione. Non doveva più piangere, si disse, a piangere era Miranda la tonta, la buona a nulla e lei ora era un’esorcista, era qualcuno.
<< Sì. Certo. >> annuì.
L’uomo sorrise e riprese a camminare, nei corridoi bui, descrivendo, con dovizia di particolari, la storia e la geografia di quello che le faceva vedere.
Miranda raccolse, in fretta e furia, il suo bagaglio da terra e corse dietro all’uomo.
Era tornata a casa. Finalmente.



~oOo~


Alla fine mi sono decisa anche io a cominciare la mia prima raccolta anche se all'inizio ero un pò scettica. I titoli delle flashfic saranno tutti i titoli di novembre dalla community 31 days. Pian piano (e in disordine) li farò tutti. u_ù
Anche il titolo della raccolta è un prompt della community 31 days (se non vado errata), di ottobre.
Questa flashfic (molto flash, in effetti. ò__ò) è un missing moment: l'arrivo di Miranda all'Ordine Oscuro. u_ù
Ogni commento o critica che sia è benvenuto, ovviamente. *_*

Ja ne.

-darkrin


Next => Aleister/Eliade

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 13. A sharp tongue, an Achille's heel [Aleister/Eliade] ***






13


A sharp tongue, an Achille’s heel




Quel giorno, l’aria era stranamente calda, per la stagione ed il luogo; l’odore dolciastro dei fiori era più forte del solito.
Si sentiva anche dalla stanza del ritratto di Aleister I, dove Aleister Crowley III si era seduto con un vecchio libro – anche quello era un pezzo della collezione privata di suo nonno –; sulla copertina logora era scritto, a lettere dorate, il titolo: Iliade.
L’aveva scelto, tra i tanti altri perché il titolo gli ricordava il nome della sua Eliade – la sua cara, la sua dolce Eliade – e sperava che riuscisse a dargli un po’ di conforto; come era solita fare lei; ma non era stato così.
Era una storia di rabbia e morte.
Anche gli abitanti del villaggio, come l’Achille del libro, dovevano essere arrabbiati.
Erano, sicuramente, arrabbiati…
Una mano morbida e fredda gli si posò sul polso mentre l’odore pulito del sapone prendeva il posto di quello dolciastro dei fiori.
Eliade sorrise, cingendogli il collo con le braccia; aveva ancora i capelli bagnati e sciolti sulle spalle.
<< Il bagno è libero. >> affermò, accarezzandogli la nuca con le dita.
Lui, dopo un attimo d’esitazione le cinse la vita con un braccio.
<< Mi sa che non m’interessa più. >> mormorò.
Eliade piegò le labbra in un sogghigno sottile, in cui saettò, per un attimo la lingua, poi, storse il naso e disse:
<< Non mi piacciono gli uomini sporchi. >>
La donna si alzò, con un movimento elegante, quasi sinuoso, da ballerina, si spolverò l’abito con dei colpetti precisi delle mani, liberandolo da una polvere immaginaria. Si allontanò di qualche passo, e sorrise, tendendogli la mano.
<< Se vuoi ti accompagno. >> sussurrò, invitante.
Ancora una volta, inevitabilmente, Aleister si ritrovò a seguirla, docilmente.




~oOo~


Aggiornamento lampo, questa volta. Ma non abituatevici. Accadrà una volta ogni tot, così, per sbaglio.
Questa, uhm, mi sembra abbastanza chiara, no? Ero partita dall'idea di scrivere uno spaccato su loro due senza alcun riferimento agli "omicidi" di lui eccetera eccetera ma non ci sono riuscita, evidentemente. Però mi piace comunque abbastanza. XD
E questo è quanto.
Kokky: Aww. La mia BestiaH. Tesoro, sono contenta che ti sia piaciuta, mi sento così impedita con D.Gray. Come se stessi maneggiando un bicchiere di cristallo. Spero di prenderci confidenza da qui alla fine della raccolta.
A questo proposito critiche e commenti non sono i benvenuti, di più (soprattutto le critiche). u_ù

Ja ne

- darkrin

Next => Lavi/Lena

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 30. An absent-minded lover's apology [Lavi/Lena] ***


  
  
30
 
An absent-minded lover’s apology
 

 
 
Lavi sbuffò; esasperato.
Diede un altro paio di colpi alla porta chiusa – rigorosamente, chiusa –, con i palmi delle mani.
Uno. Due. Tre. Niente.
Appoggiò la fronte contro la superficie fredda del legno lucido; era disperato.
Il quarantanovesimo Bookman era disperato e si sentiva un emerito idiota.
Lui; lui che ricordava sempre tutto si era dimenticato della cosa più importante.
Uno. Due. Tre. Niente.
Di nuovo.
Sbuffò e mugugnò qualcosa tra i denti.
Fortuna che era sera e che nessuno passava per i corridoi dell’Ordine o l’avrebbero preso per pazzo e fatto rinchiudere, per grande gioia di Komui, che non vedeva l’ora che allontanarlo.
Se le cose fossero andate avanti di quel passo il Supervisore non avrebbe avuto più nessun motivo per volerlo sapere a miglia e miglia di distanza.
Colpì la porta un’altra volta, con il pugno chiuso, senza alcuna veemenza.
Infine, per disperazione, si decise ad aprir bocca e a parlare.
<< Lenalee, ti prego, aprimi. Non me ne sono dimenticato. Lo giuro. >> esclamò.
Dall’interno della stanza giunse un sospiro esasperato seguito a breve da un:
<< Lavi, non mentire. >>
<< Bene, allora forse me ne sono un po’ dimenticato. Ma ti giuro che non accadrà più. >>
La risposta gli giunse di nuovo attraverso la porta chiusa:
<< Se già ora ti dimentichi di una cosa così importante, cosa farai più tardi? Che scusa t’inventerai? >>
Lavi dubitava che quell’avvenimento si potesse considerare importante. Se lo fosse stato se lo sarebbe ricordato.
Come si ricordava il loro primo bacio, le foglie rosse tutt’intorno e le labbra di Lenalee; i sorrisi di lei: ricordava ogni minima piega delle labbra quando si aprivano in un sorriso per lui; e ancora, la prima volta che l’aveva raggiunto nella sua stanza, e come l’aveva guardato quando le aveva regalato quel buffo orsetto di peluche che troneggiava sul suo letto; la lettera che aveva ricevuto da lei quand’era in missione e le sue telefonate, la sua voce, dietro alla cornetta; le sue lacrime e i suoi abbracci.
<< Lavi… >> lo richiamò lei da oltre la porta, con tono interrogativo.
<< Sono qui. >> affermò, dando un colpetto, come per chiedere, ancora, il permesso per entrare, alla porta.
Porta che, finalmente, si aprì, rivelando la stanza ordinata e poco ammobiliata: solo lo stretto necessario.
<< Lenalee, io… >> cominciò Lavi, ma fu interrotto da un dito della ragazza che andò a posarsi sulle labbra di lui.
Lei aveva gli occhi un po’ arrossati e il volto imbronciato.
<< Sono ancora arrabbiata con te. >> affermò; << Come ti è venuto in mente di dimenticarti del tuo compleanno? >> chiese.
E Lavi, davvero, non seppe come rispondere: a lui sembrava una cosa così priva d’importanza ma decise, comunque, di sorridere e piegare il capo e mormorare:
<< Scusa Lenalee. >>
Lei annuì, e ritrovato il vecchio brio gli prese la mano e lo trascinò nella stanza esclamando:
<< Allora, lo vuoi o no il tuo regalo? >>
  
  
~oOo~
  
  
Mao, direi che questa flash ha bisogno di poche spiegazioni. Lavi e Lenalee stanno insieme e lui si dimentica del suo compleanno, ecco. u_ù Ovvia.
Mi scuso per il ritardo del tutto involontario, il polso ha fatto le bizze nell'ultima settimana e ho dovuto staccare tutto. Computer e penna compresa. Non avete idea di che tortura sia stata. Senza penna io non scrivo. T_T
Lista:
Allen/Lena
Lavi/Miranda (in forse)
Kanda/Miranda
 
Passando alle anime pie che commentano:
Lalani: Ho riletto la flash e ... la nota maliziosa c'era. T_T Giuro però che era del tutto involontaria, eh. Doveva essere un dialogo solo dolce, almeno da parte di Krory. Grazie mille per i commenti, comunque. ^^
Kaho_chan: Leeeeti! <3 Grazie mille. =3 E sì, sono, orgogliosamente, KanaYu, e fazzio pure fatica a digerire lo Zeki. XD Anche se sono circondata da gentaglia che lo shippa. >_> *indica Koks con un dito*
LadyBlackangel: Sì, certo che accetto richieste. ^^ La Kanda/Miranda e la Allen/Lena le accetto senza problemi. Mentre la Lavi/Miranda è in forse. u_ù Grazie mille.
Kokky: Oh, tò, quando si parla del diavolo. XD Grazie mille BestiacciaH. <33

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 5. But not whitout considerable regrets [Tiky/Miranda] ***


    
    
A Kaho_chan che l'ha ispirata.
E che è KanaYu e solo per questo merita. :3

   
   
  

Monsieur sa bene com'è Parigi. Una città pericolosa per la bellezza, quando la bellezza non possiede un sou.
(Henry James)
Parigi è un paese molto ospitale; accoglie tutto, sia le fortune vergognose che quelle insanguinate. Il delitto e l'infamia vi godono diritto d'asilo, v'incontrano simpatie; solo la virtù non vi possiede altari.
(Honoré de Balzac)

5
 
But not whitout considerable Regrets

  
  
La prima volta che si erano incontrati era stato in una notte buia: le stradine erano quasi deserte.
Lei stava tornando a casa dal lavoro: aveva trovato posto come governante in una casa di nobili. Le era sembrato un buon posto. Lavorava tutto il giorno e poi la sera tornava a casa, nel sottotetto di un vecchio palazzo.
In quel sottotetto era cresciuta con la madre e le due sorelle.
In quel sottotetto era sopravissuta da sola.
Aveva già sentito parlare di lui: del misterioso uomo del Sud che era giunto portato dal vento e con il vento – come suo unico amante –. Aveva sentito anche delle donne che aveva preso e abbandonato poco dopo.
Camminava con lo sguardo basso, fisso sui piedi calzati in severe scarpe nere.
Poco prima aveva visto due amanti abbracciati sotto un lampione: lei aveva lunghi capelli biondi e lui indossava un lungo cappotto nero. Aveva distolto subito lo sguardo, imbarazzata.
A farle rialzare il volto fu quella voce bassa e un po’ roca.
<< Mademoiselle. >>
Lui aveva la pelle scura; uomo del Sud, pensò ma non lo riconobbe. In lui non riconobbe le voci che aveva sentito.
Indossava uno smoking, da dandy, ovviamente. Anzi, tutti i suoi abiti dal cappello a tuba, alle scarpe lucide gridavano a gran voce: dandy!
<< Mademoiselle? >> la richiamò lui e lei arrossì, come da programma.
Lui sorrise, sempre che quello che gli piegò le labbra si potesse chiamare sorriso e affermò:
<< Una fanciulla non dovrebbe andare in giro da sola di notte. Potrebbe incontrare delle persone pericolose. >>
La donna, abbassò lo sguardo e mormorò un basso:
<< Dubito, Monsieur. >>
L’uomo schioccò la lingua e sorrise – sì, pensò la donna, sembrava davvero un cacciatore quando sorrideva –.
Lui si avvicinò di un altro passo. Le scarpe ticchettavano sul pavimento di pietra della strada: un vicolo buio e stretto ai cui lati si ergevano i palazzi popolari, piegati verso la strada.
D’un tratto Miranda si sentì oppressa dalla loro presenza. Da quella dell’uomo.
L’uomo si fermò a due passi da lei e le tese una mano ricoperta da un guanto nero; con l’altra mano si appoggiava mollemente ad una canna da passeggio d’argento.
<< Tiky Mikk. >> si presentò con sussiego.
Miranda si morse il labbro prima di stringere la mano dell’uomo e presentarsi: sarebbe stato scortese non farlo, a quel punto.
<< Miranda Lotto. >>
<< Oh, ho sentito parlare di lei. >> affermò.
La donna arrossisce e fa un percettibile passo indietro; sa che mente ma è imbarazzata dall’idea che lui possa aver sentito parlare di lei. Che cosa avrebbero potuto dirgli? Che la sua sola presenza porta sfortuna?
Che cosa?
L’uomo, ammiccando, la prende sottobraccio.
<< Non posso lasciare che torni a casa da sola ora che so persino il suo nome. >>
<< Monsieur, davvero…>> mormorò lei senza liberarsi dalla presa.
<< Oh, davvero, non c’è alcun problema. Stavate andando in quella direzione; n’è vero? >> domanda; indicando con un lieve cenno del capo la strada da cui lui era venuto.
<< Sì, Monsieur. >> sussurrò.
<< Chiamatemi Tyki; vi prego, Mademoiselle Miranda. >> disse, trascinandola lungo la strada.
Le loro ombre, vicine, sembrano quelle di due amanti quando vengono illuminate dalla flebile luce di un lampione a gas.
In quel momento Miranda si fermò, ripensò alla donna che aveva visto quella sera in quel locale fumoso, in cui era entrata per sbaglio, – che Dio la perdoni! –.
Il suo accompagnatore si voltò a fissarla, con un un’espressione sorpresa e vagamente interrogativa.
<< Va bene qui, Monsieur. >>
Non Tyki, ovviamente, lui non si sorprese e ne rise.
Ridendo si chinò a baciarle una gota e rialzandosi sorrise, sardonico alla sua espressione stupita e al suo rossore.
<< Spero di rivederla Mademoiselle Miranda. >>
Scomparve nella notte ancora prima che lei avesse la possibilità di rispondergli. Come uno di quegli incubi che Miranda faceva spesso, da bambina. Sparivano sempre quando accendeva un mozzicone di candela.
   
   
   
   
   
Entrando in casa da sola Miranda pensa che non lo rivedrà mai; e si sente bene, terribilmente bene.
Tanto bene da sentire un leggero fastidio in fondo allo stomaco.
Ma non è abbastanza da farla voltare e correre di nuovo fuori, in strada, ad attendere, con indosso solo una camiciola bianca che l’Orco cattivo venga a prenderla.
  
  
 
~oOo~
 
 
Non sono molto convinta di questa flash, in effetti. Ma più la rimaneggiavo peggio mi sembrava quindi alla fine mi sono arresa all'evidenza è ho lasciato la stesura originale.
E' un'AU ambientata a parigi intorno alla fine del 1800, inizi del 1900 –probabilmente ho fatto delle gaffe storiche clamorose in quel poco che ho scritto, ma perdonatemi. T.T –, è palese e questo è giusto la cosa che mi disturba è che i personaggi mi sembrano OOC anche abbastanza pesantemente.... Uhm...
Ma beh, io avevo avvertito che sarebbe potuto accadere. u_ù
Edward: Vedi, su Lavi io più che una vera dimenticanza secondo me per Lavi il compleanno è un giorno come tanti e, in quanto tale non merita un festeggiamento. u_ù  Grazie. ^^
Lalani: No, ma guarda anche io scovo cose che non c'entrano nulla con quello che leggo. E stavolta no, non hai equivocato, tranquilla. XD E grazie, yep!
LadyBlackangel: Sinceramente sulla data del compleanno di Lavi mi trovi impreparata... XD Ma grazie mille. ^^
Kaho_chan: No, anche io adoro il passaggio del pugno. *_* Tranquilla Leti, io sono nata in ritardo, quindi... E certo che puoi chiedere. Una RoadAllen la scriverò senza dubbio. Per la CrossCloud farò del mio meglio. u_ù
Concordo sulla delicatezza e tutto il resto della KanaYu, trovo molto più affascinante queste relazioni così velate che una più esplicita come lo è la Zeki. Le trovo molto più affascinanti. *_* Yep, thank you!
 
 
   
Next => Allen-centric

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. Competence as a compensation for loneliness [Allen-center] ***



 
4.
  
Competente as a compensation for loneliness
(how can i possibly be lonely?)
  
  
Il pierot, sempre canticchiando, fa una capovolta in aria e atterra a piedi uniti sulla grossa palla colorata – rosso, verde, blu, giallo, viola: tutti i colori dell’arcobaleno sotto i suoi piedi.
S’inchina, sfilandosi dal capo un grosso cappello verde e piegando una gamba. Per un attimo, il silenzio cala sulla piazza del villaggio illuminata dalla luce aranciata del villaggio, le ombre, agli angoli delle strette vie sono sempre, sempre più grandi mentre avanzano, fameliche, verso il centro del villaggio.
Poi, prima timidamente, in seguito con sempre maggior sicurezza l’aria viene invasa dall’entusiasmato scrosciare degli applausi.
Mana scende dal pallone colorato con un balzo e, con un braccio dietro alla schiena e l’altro disteso, con il cappello stretto tra le dita, verso la folla che si accalcava per dare qualche moneta a quel “povero bambino”.
Allen, accanto a lui, con in mano ancora i birilli del suo ultimo spettacolo, sorride a tutti, indistintamente, con gli occhi in parte coperti da ciuffi di capelli bianchi.
Una bambina con una zazzera di spettinati capelli castani si avvicina, aggrappata alla sottana della madre e, arrossendo; gli porge una monetina, prima di scappare, trascinandosi dietro la madre.
Allen la sente domandare, prima di sparire, inghiottita in mezzo alla folla in bianco e nero:
<< Mamma, ma chi è quel bambino? Dov’è la sua mamma? E la sua casa? >>


 
~oOo~

Ho avuto un pò una crisi e sono giunta a pensare di lasciare Efp così anche le storie, che stavano nel computer da tempo sono rimaste in stallo. Dovrei esserne uscita, spero. Quindi eccomi di nuovo qui.
Questa minuscola flash tratta dell'infanzia di Allen.
Mi scuro ancora per il ritardo.
Kaho_chan: ma ti pare? Non te l'ho mica dedicata per avere qualcosa in cambio – anche se non è mai spiacevole... XD – ma perché mi faceva piacere e mi andava. u_ù Per lo sbalzo di tempo lo ammetto: distrazione. All'inizio l'avevo scritta al presente ma poi non mi suonava e l'ho messa al passato solo che, evidentemente ho dimenticato di correggere l'ultimo pezzo. u_ù E chi non vorrebbe incontrare un uomo come Tiky almeno una volta nella vita? Chi?
Lalani: grazie mille. Chocolat è un film adorabile sì, mentre scrivevo la flash ho pensato un pò a quel film. Mah... io direi che in certi casi è meglio non scegliere, no? XD
 
 
Next => Kanda/Miranda
 
 - darkrin

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 20. Miranda's no good, a very bad day [Kanda/Miranda] ***


   
20.
 
Miranda’s no good, a very bad day

   
  

  
A volte Miranda si sentiva troppo debole per l’Ordine Oscuro: gli altri esorcisti erano più giovani, più abili, più coraggiosi di lei.
In quelle giornate – in cui anche lei era soffocata dal suo grigio –, Miranda si rifugiava in stanze sempre silenziose e vuote, che aveva trovato mentre vagabondava per ambientarsi in quel luogo.
Un giorno di quelli rimase bloccata sulla porta, fermata da uno sguardo truce e da un volto severo.
<< Chi sei? >> ringhiò il ragazzo che, seduto sul pavimento stava meditando.
Almeno fino a quel momento.
Miranda rabbrividì e balbettò:
<< Ehm… io… pensavo che… scusa. Scusa! >>
Le ultime parole le disse quasi gridando e con gli chiusi, serrati ermeticamente.
Kanda sbuffò e chiuse, a sua volta, le palpebre per tornare a concentrarsi.
Miranda rimase sulla porta incerta se correre via e andare a nascondersi più lontano possibile o entrare.
Ma era chiaro che lei non era gradita. Perché avrebbe dovuto esserlo, poi?
L’unica cosa che non voleva fare era stare lì, impalata sulla porta, esattamente come stava facendo, con lo sguardo basso, vergognoso e i capelli sulla fronte.
Ma muoversi le sembrava, davvero, troppo…
<< O dentro o fuori. >> ringhiò lui, Kanda, continuando a tenere gli occhi chiusi; << Ma con la porta chiusa. Non voglio altri seccatori. >>.
  
E Miranda, sorridendo, entrò.
  
 
 
~oOo~
 
 
No. Non so. Non mi convince tanto ma dopo averla rimaneggiata tanto a lungo questa è l'unica cosa che ne è venuta fuori e quindi va bene così.
Si può definire una Kanda/Miranda? Chissà... Intanto loro due ci sono. E sono insieme. E mi pare già tanto, no? <3
Kaho_chan: Oh, awww. Leti. Grazie mille. *ò* Sarà anche una curiosa associazione la tua, ma è adorabile. E non sei l'unica a fare associazioni che sembrano quasi impossibili. >_>
Lalani: Allen come macchia di colore è proprio l'idea che volevo dare, sai? ^^
Edward: la tua conoscenza di D.Gray-Man mi spiazza sempre. Sai che proprio non me lo ricordavo? ò__ò Ma come fai? Grazie mille, comunque. XD
  
 - darkrin
  
Next => Sorpresa! (Anche per me. XD)

  
  
  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Oh! Most beautiful darling [Aleister/Eliade] ***



L'amore è il desiderio fattosi saggio.
(Hermann Hesse)
Ci sono due tragedie nella vita: non riuscire a soddisfare un desiderio e soddisfarlo.
(Oscar Wilde)

30.
  
  
Oh! Most beautiful darling.
  
  
L’aria del locale era carica di fumi e d’odori acri, il soffitto, basso, pesava sulle teste dei commensali, insieme ai gemiti, che attraverso le travi sottili raggiungevano la sala principale, ricordando che quello non era solo un locale dove bere e ascoltare donne cantare.
C’era un altro tipo di musica, che si poteva ascoltare al piano di sopra.
Ma a lui, questo non interessava: avrebbe potuto essere un ottimo prete – o vescovo, vista la sua posizione sociale – se avesse voluto, gli ripeteva spesso suo padre, tanto era privo di desiderio per le cose materiali.
Aleister Crowley III, sperava che suo padre, non lo stesse guardando, in quei momenti, in cui dimostrava di provare desiderio, anche lui.
In quel locale c’erano tutti: ricchi vestiti da straccioni e straccioni che avevano tirato fuori i vestiti della domenica per far bella figura davanti a donne che, prese dal loro lavoro, non gli avrebbero degnati di uno sguardo.
Aleister Crowley III faceva parte del primo tipo: era un piccolo nobile vestivo con abiti dimessi che, seminascosto in un angolo scuro tentava di non farsi notare mentre osservava le ballerine sul piccolo palco di legno.
Ogni sera si seguiva sempre lo stesso schema: prima le ballerine di can-can con le loro gonne fruscianti, poi uno spettacolo che non era riuscito mai a definire e, infine, Lei con i suoi capelli chiari e le sue mani cariche d’anelli.
Quando la musica si placò Aleister rialzò il capo dal suo boccale ancora pieno per posarlo sulla donna che, con passi sicuri, stava calpestando il legno scuro e rovinato del palco.
La donna ondeggiò un paio di volte sul posto e poi, semplicemente, cominciò a cantare. Così, senza nessuna presentazione, intonò una vecchia canzone.
Aleister amava la sua voce: profonda e leggermente roca, pareva accarezzare tutto ciò che l’ascoltava. Ogni volta che la sentiva gli veniva voglia di parlarle e accarezzarle i lunghi capelli biondi e la pelle chiara e di stringerla tra le braccia, solo per sentire che lei c’era, che era vera e non solo un suo sogno. Gli veniva voglia di leggerle tutte le poesie che aveva scritto pensando a lei e che cominciavano tutte con: Amore, voi siete così bella…. Ma non aveva mai il coraggio di avvicinarla: era un angelo, lei e lui solo un povero eunuco[1], con quale coraggio avrebbe potuto avvicinarla? Con quale tracotanza?
   
No. Aleister rimaneva a guardarla e a scrivere poesie d’amore per una musa dai capelli biondi, la pelle chiara, le dita cariche d’anelli, la voce roca e profonda e lo sguardo di chi sa di avere il mondo in mano.
  
  
  
~oOo~
  
 
Sono terribilmente in ritardo, lo so. Ma ho avuto una specie di blocco, perdonatemi. L'idea per questa storia mi ronzava in testa già da un pò ma non riuscivo a metterla su carta. Sono di nuovo Aleister e Eliade, questa volta in una AU. Mi piacciono molto loro due. <3
[1]: eunuco non lo intendo certo in senso letterale (povero Aleister, insomma...), ma è solo la dimostrazione dell'inferiorità che lui sente nei confronti di Eliade.
Lista:
Allen/Lena
Lavi/Miranda (in forse)
Kanda/Miranda
Road/Allen
Cross/Cloud
Passiamo ai ringraziamenti. <3
Kaho_chan: Kanda io l'ho visto sempre come un personaggio burbero ma infondo di buon cuore (bisogna solo scavare con tanta energia. XD). Grazie Leti. :3
May90: Grazie mille. Ma per nessuno pairings uno può essere considerato pazzo. E poi i crack sono così affascinanti.
Lalani: Grazie mille Lala. Sono contenta di essere riuscita a strappare un sorriso con una storia che consideravo piccolissima. <3
  
  
Next => Road/Tiky

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 1. You Silver tongued, unreliable narrator ***


  
  
1.
  
    
You Silver tongued, unreliable narrator

   
  
 
Per il giorno del suo compleanno o quello che lei aveva definito essere tale – anche se Tiky dubitava che lo fosse davvero, anche per colpa dei pettegolezzi di Lero –: Road Kamelot aveva preteso, con la sua civettuola infantilità, delle marionette con fattezze precise e un pomeriggio con lui.
Che alla bambina piacesse giocare con i destini altrui non era un mistero per nessuno dei Noha, tanto meno per Tiky che, tra tutti, la conosceva meglio, per cui non si era sorpreso quando gli aveva descritto le sembianze che desiderava per i suo nuovi giocattoli.
Anche quando era andato dall’artigiano Tiky era scoppiato a ridere, piegando le labbra in una smorfia crudele. Vedendolo il vecchio uomo, dietro al bancone di cedro aveva avuto paura e si era ripromesso di non fare errori per quella consegna.
Quando era tornato a prendere i doni, però, il giovane pareva tutt’altra persona e aveva ringraziato l’artigiano con un sorriso cordiale sotto la chioma scompigliata e gli occhiali spessi. L’uomo aveva tirato un sospiro di sollievo e gli aveva consegnato le marionette finemente lavorate e impachettate con una carta viola a poi bianchi che, Tiky pensò, Road avrebbe trovato disgustosa.
L’artigiano si accorse della truffa quando il giovane era ormai uscito e i suoi richiami furono vani: non l’aveva pagato.
  
  
In quel momento Road era seduta sul suo letto con le gambe incrociate, intenta a giocare con le sue marionette – le quali rappresentavano un giovane con i capelli bianchi e una mano deforme, una ragazzina con lunghi capelli neri e stivali decorati e un altro fanciullo con i capelli rossi e un grosso martello – e a inventare per loro fini atroci che gli narrava con la sua voce cristallina e fresca come una goccia di rugiada.
Tiky Mick, comodamente seduto sul davanzale della finestra, aperta per lasciare uscire il fumo della sua sigaretta, si beava di quei racconti, pensando che, se anche non era il compleanno di Road il loro era stato uno scambio equo: delle marionette in cambio di una storia.
Una bellissima storia a lieto fine.
  
  
  
  
~oOo~
  

  
Avevo promesso meno attesa? Beh, sono vergognosamente incapace di rispettare le promesse. u.ù
Questa è semplicesemplice e senza troppe pretese (quindi anche senza troppe spiegazioni da dare... XD).
Lista:
Allen/Lena
Lavi/Miranda (in forse)
Kanda/Miranda

Road/Allen
Cross/Cloud

Kaho_chan: Grazie milel Leti. <3 Devo ammettere che OMBD mi ha fatto penare non poco. Ma alla fine ne ero decisamente soddisfatta. :3
  
 - darkrin

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=293333