Every Moment

di TheIronMaiden
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter I - Stability ***
Capitolo 3: *** Chapter II - Fear ***
Capitolo 4: *** Chapter III - Risk ***
Capitolo 5: *** Chapter IV - Discover ***
Capitolo 6: *** Chapter V - Memories ***
Capitolo 7: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


boooo
EveryMoment
•Prologue



"Non lo so, Neji-nii-san. Non so se questa pace durerà in eterno, e non so per quanto ancora potrò tenermi dentro tutti questi sentimenti... Ma so che questi fiori ti piaceranno, e forse ti strapperanno un sorriso" mormorò lievemente Hinata, china sulla lapide del cugino, dove aveva appena posato un mazzo di freschi e bellissimi girasoli. I petali erano tinti di un colore caldo che le ricordava l'estate ormai era lontana, e si sentì felice di aver speso qualche moneta in più per poterseli stringere al petto. Erano fiori così rari in quel periodo dell'anno, così allegri e sgargianti. Nella sua mente apparve una zazzera bionda tagliata corta, e le sue guance s'intiepidirono nonostante l'aria fredda dell'autunno inoltrato. "Ora devo andare" sospirò la ragazza, scostandosi una ciocca dei lunghi capelli scuri dietro all'orecchio e alzandosi in piedi, stringendosi nel cappotto bianco che indossava. Ormai la guerra era finita, ma niente avrebbe fermato la tempesta in arrivo che gonfiava le nuvole nel cielo, caricandole di pioggia, così come nulla poteva dare pace alle anime tormentate di chi era rimasto e si era lasciato alle spalle qualcuno di caro. Il cimitero di Konoha si era riempito di nuove lapidi e i fiori di mille colori le coloravano dolcemente, facendo venire un nodo in gola a chiunque si soffermasse su di essi con lo sguardo. Anche le persone che avevano combattuto durante la guerra erano state colorate e vitali come quei fiori, prima di morire. Quel pensiero provocò un brivido freddo lungo la schiena di Hinata, che finalmente voltò le spalle alla lapide di Neji Hyuga e iniziò a incamminarsi lungo il sentiero, lanciando un'occhiata preoccupata al lampo che stava illuminando il cielo poco luminoso di quel tardo pomeriggio.

Naruto se ne stava seduto sullo sgabello del chiosco di Ichiraku, in attesa della sua scodella di ramen. Le strade di Konoha erano poco affollate a quell'ora della giornata, forse perché dopo che la guerra era finalmente finita le famiglie avevano iniziato a passare più tempo assieme, mettendo in secondo piano le riunioni di lavoro o le cene post missione con i propri compagni di squadra. Naruto invidiava chi poteva permettersi di passare del tempo con la propria madre, aiutandola a cucinare qualche sfiziosità per la cena, o i ninja che ogni giorno si allenavano con il proprio padre per migliorarsi e diventare shinobi sempre più forti. La mancanza di Minato e Kushina si era fatta più tangibile dopo averli conosciuti e abbracciati e aver dovuto poi lasciarli andare, e non c'era pensiero in grado di alleviare il dolore sordo che gravava sul petto del ragazzo biondo. Il suo diciottesimo compleanno era trascorso rapido, reso piacevole e allegro da tutti i suoi amici e compagni che si erano premurati di organizzargli una festa a sorpresa, ma ormai quel giorno sembrava lontano anni luce, e Naruto non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che se i suoi genitori fossero stati ancora al suo fianco la sua vita sarebbe stata molto più piacevole. Le missioni erano diventate più sporadiche e meno impegnative, le ore di allenamento noiose, la solitudine pesante, la compagnia degli amici non sufficiente e non sempre disponibile.
Nemmeno si accorse della scodella di ramen fumante che gli venne piazzata sotto il naso, ma si accorse di una figura eterea che si affrettava lungo la via principale...

"Ne, Hinata!"
La ragazza non faticò a riconoscere quella voce, e nonostante il panico avesse iniziato a montarle nel petto, le sue gambe si rifiutarono di proseguire e la costrinsero a fermarsi in mezzo alla strada, tesa come una corda di violino. Il cuore iniziò a palpitarle nel petto con forza mentre si voltava verso il chiosco di Ichiraku, dove la figura sorridente di Naruto si sbracciava per attirare la sua attenzione. Hinata sentì un calore familiare diffondersi sul volto quando il suo sguardo incrociò quello azzurro e vitale del biondo, che con dei gesti plateali le stava facendo cenno di raggiungerlo.
Dopo la guerra si erano incrociati qualche volta, avevano scambiato qualche parola, ma Naruto non sembrava ricordarsi della dichiarazione d'amore di Hinata, né delle due volte che si era quasi sacrificata per salvargli la vita. La ragazza si tormentava ogni sera chiedendosi come potesse aver dimenticato qualcosa del genere, ma alla fine la sua voce interiore la mandava a dormire delusa, ricordandole che probabilmente Naruto si comportava così perché non riusciva a vederla come qualcosa di più importante di una semplice amica.
Non che a lei non andasse bene essere sua amica; le bastava passare del tempo assieme a lui per sentirsi rinata e staccare il cervello, permettendole di sciogliersi sempre in un sorriso in sua compagnia, ma il sentimento che provava per lui sin da quando era solamente una bambina non faceva che crescere giorno dopo giorno dentro di lei, ed era impossibile da ignorare.
Alzò timidamente una mano per salutarlo e si decise a muovere i primi passi verso di lui, ma non appena ebbe raggiunto il chiosco si dimenticò del gradino di legno che le avrebbe permesso di raggiungere gli sgabelli normalmente, e inciampò. Un urletto sorpreso le sfuggì dalle labbra mentre finiva addosso a Naruto, che prontamente l'afferrò per le spalle, sostenendola. Un forte profumo di uomo e di arance le invase le narici, facendole girare la testa... O forse era la sua vicinanza? Alzò timidamente lo sguardo su di lui, trovando il suo viso a pochi centimetri di distanza dal proprio.
"Hinata, tutto bene?"
Avrebbe voluto rispondergli, ma il calore sulle gote era insopportabile e il suo profumo così forte che le mancò il respiro, e poi tutto diventò nero.




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Angolo dell'Autrice

Perdonerete la mia timidezza e goffaggine nel presentarmi, essendo una totale novellina qui su EFP.
Scrivo da tanti anni, ma non ho mai pubblicato nulla su questo sito, limitandomi a leggere silenziosamente le belle storie partorite da altre menti.
Essendo una fan di Naruto e sostenendo la coppia di Naruto e Hinata da tempo ho pensato di iniziare a pubblicare una storia proprio con loro come protagonisti,
sperando di strappare un sorriso a chi, come me, ama questi due personaggi.
Vi ringrazio in anticipo se deciderete di recensirmi o di lasciarmi anche solo un pensierino di due righe, nel frattempo grazie per aver letto il Prologo...
A presto con il primo capitolo! ♥

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Capitolo 2
*** Chapter I - Stability ***


boooo

EveryMoment
•Chapter 1
Stability



Quando riaprì gli occhi si ritrovò a fissare un soffitto bianco, illuminato fiocamente da una luce aranciata. Si portò una mano alla fronte, scostandosi le ciocche della frangetta e massaggiandosi la pelle candida e calda, cercando di capire cosa le fosse successo e dove fosse finita. Piegò leggermente il capo di lato, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco il mobilio e gli oggetti sparpagliati in giro per la stanza, focalizzandosi su alcuni dettagli: una casacca nera e arancione, un foglio bianco appeso al muro pieno di scarabocchi riportanti il simbolo del Villaggio della Foglia, un set di kunai sparsi sulla scrivania e alcuni contenitori di cartone di ramen istantaneo ormai vuoti. Poi ricordò, e il profumo che l'aveva fatta svenire tornò a farsi presente, facendole balzare il cuore in gola. Fece per mettersi seduta, quando il volto di Naruto comparve prepotentemente e repentinamente nel suo campo visivo, facendole mancare il respiro.

"Ti sei svegliata finalmente! Accidenti Hinata, mi hai fatto prendere un bello spavento! Non sapevo che fare, e siccome non sapevo come avrebbe reagito tuo padre se ti avessi riportata da lui incosciente tra le mie braccia ho pensato di portarti a casa mia, spero non sia un problema" spiegò il ragazzo con un sorriso nervoso e ampio a illuminargli il volto, passandosi una mano sulla nuca, scompigliandosi i capelli ora decisamente più corti rispetto a qualche mese prima.
Hinata arrossì vistosamente, mettendosi a sedere e scuotendo il capo lievemente, in quel modo delicato ed elegante che la caratterizzava. Naruto si perse a studiarne i movimenti per qualche istante di troppo, e ritrovò lo sguardo perlato di lei a fissarlo, mettendolo a disagio. Non era una sensazione negativa, era più che altro qualcosa di completamente nuovo per lui, qualcosa che lo faceva sentire diverso in presenza di Hinata, spingendolo a comportarsi con lei in modo differente da come interagiva con qualsiasi altro suo amico e compagno di missioni. Si umettò le labbra e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi, cercando disperatamente qualcosa da dire per creare un equilibrio tra loro in quel momento che gli pareva tremendamente instabile.
"Scusa se c'è tutto questo disordine, ma non ho avuto tempo di mettere a posto, sai..." blaterò, ridacchiando un po' scioccamente come era solito fare ogni volta che voleva alzare le difese. Era uno dei suoi pregi e difetti maggiori: fingersi un idiota quando non sapeva come comportarsi in presenza di altre persone, o per cercare di attirare la loro attenzione. Era un metodo che aveva inventato e sviluppato da bambino, quando passava ore delle sue giornate a dondolarsi sull'altalena solitaria di fronte alla scuola di Konoha, osservando i bambini che facevano gruppo, infangando i suoi tentativi di inserirsi tra loro liquidandolo con delle occhiate dense di diffidenza, paura e odio. Naruto aveva sempre temuto l'odio della gente, certo che quello indirizzato a lui fosse immotivato e fomentato dalle storie che i genitori apprensivi si inventavano sul suo conto. Quando ripensava a quanto fosse riuscito a cambiare e consolidare il rapporto che lo legava a Kurama, la Volpe a nove code che viveva dentro di lui e che l'aveva condannato -apparentemente- a un'esistenza fatta di solitudine, pregiudizi e astio, si sentiva fiero del lavoro svolto e della propria forza.
Hinata però sorrise e scosse il capo, iniziando a torturarsi le dita delle mani. "Non p-preoccuparti N-Naruto-kun... Se questo è il t-tuo modo di tenere la c-casa a me va b-benissimo così" gli spiegò, balbettando leggermente. "Sei tu ed è t-tutto perfetto."
Lui sgranò leggermente gli occhi, sorpreso ancora una volta dalle sue parole. Hinata sapeva dire le cose giuste al momento giusto, mettendolo a suo agio e ricordandogli quanto la sua presenza gli fosse stata necessaria in più momenti fondamentali della sua vita. Lei era stata l'unica bambina a guardarlo con occhi diversi, a vedere in lui qualcosa di diverso dalla forza portante del Kyuubi, a credere che dietro a quell'aspetto da teppistello ci fosse un'anima delicata e bisognosa di affetto.
Gli capitava spesso di ripensare al modo in cui Hinata aveva cercato di salvargli la vita durante la guerra, o al discorso che gli aveva fatto quando Obito, corroso dalla paura e dall'odio, aveva cercato di fargli perdere la fiducia in sé stesso e nel suo credo ninja. Da allora non era riuscito a ringraziarla davvero, frenato un po' dalla paura di utilizzare le parole sbagliate, un po' dallo scombussolamento emotivo che la presenza di lei gli provocava da quando aveva dichiarato di amarlo. Nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere, e Naruto non sapeva assolutamente come reagire a una cosa a lui completamente nuova. Fino a qualche anno prima era stato convinto di amare Sakura, ma crescendo si era reso conto che la sua era stata solamente una cotta adolescenziale, resa più ossessionante dalla voglia di sfidare Sasuke, suo eterno rivale, che aveva rubato il cuore della loro compagna dai capelli rosa già da quando erano solamente dei bambini. Poteva quindi affermare di non sapere cosa fosse l'amore, quello vero, ma sapeva che in quel momento il rossore sulle guance di Hinata e il suo modo di abbassare lo sguardo e di non riuscire a tenere ferme le dita delle mani pallide e affusolate la rendevano davvero molto, molto carina.

"M-mi dispiace averti disturbato, s-se vuoi posso a-andarmene" sussurrò la ragazza, maledicendosi mentalmente per quel suo balbettio che sembrava uscire fuori solamente in presenza di Naruto.
Le dispiaceva davvero essere svenuta, facendolo preoccupare e costringendolo a portarla a casa sua per non lasciarla sola in mezzo alla strada. L'ultima cosa che voleva era essere un peso per Naruto, eppure pareva riuscirci ogni volta. Sentì le spalle abbassarsi per la delusione di fronte a quella consapevolezza, ma la voce del ragazzo ruppe il silenzio, costringendola ad alzare lo sguardo per cercare quello di lui. "Ma quale disturbo! Sono sempre solo ultimamente, e un po' di compagnia non può che farmi bene, Hinata" le assicurò con sguardo serio. Hinata si sorprese, come le accadeva sempre negli ultimi mesi, nel constatare quanto maturi fossero diventati i lineamenti del ninja di fronte a lei. Era diventato parecchio alto, le sue spalle si erano allargate, e il suo volto era diventato quello di un uomo. Un uomo dal sorriso solare e dallo sguardo azzurro come il cielo d'estate, adombrato dal peso di ricordi dolorosi che non tutti sembravano notare. Hinata avrebbe voluto abbracciarlo con forza e ricordargli che lei c'era sempre stata e non lo avrebbe mai abbandonato, ma come ogni altra volta non trovò il coraggio di farlo e si limitò a sorridergli dolcemente, arrossendo. "E poi è sera, non vorrai tornare a casa a quest'ora? Ti conviene restare qui, al sicuro, per la notte. Possiamo berci qualcosa di caldo e guardare un film, per esempio" continuò a parlare Naruto, iniziando a muoversi per la stanza, facendole cenno di seguirla verso la piccola cucina posta in un angolo dell'ampio e disordinato monolocale. Hinata obbedì, mordendosi il labbro inferiore, non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso. Ormai Konoha era sicura, ma lui si preoccupava lo stesso per lei, preferendo disturbarsi e invitarla a restare a casa sua per la notte.
Sgranò gli occhi a quell'improvvisa consapevolezza, avvampando, e pregò di non svenire di nuovo.

-

Naruto sghignazzò, riempendosi la bocca di pop corn mentre lui e Hinata si gustavano una delle commedie più divertenti di sempre, a suo avviso. Era stato il maestro Jiraiya a fargliela vedere la prima volta; era una commedia con un ninja imbranato e sfortunato come protagonista, la trama incentrata sulla sua vita, una parodia di quella dei ninja reali. Persino Hinata si stava divertendo, lasciandosi andare a qualche risatina tra un popcorn e l'altro. Naruto a volte le lanciava un'occhiata di nascosto, contemplando il suo profilo delicato mentre inclinava leggermente il capo all'indietro e mostrava i denti perfetti per sorridere a qualche scena divertente. Era raro vederla ridere così, si rese conto il biondo. Così spesso si era ritrovato a piangersi addosso per le sue perdite da dimenticare quelle altrui. Inspirò a fondo, cercando le parole giuste mentre giocherellava coi popcorn dentro al sacchetto che teneva in grembo, e alla fine si decise a parlare.
"Come stai?" le chiese, fissandola in tralice. La vide sussultare lievemente e voltare il capo verso di lui, sorpresa. "I-io... Uhm... Sto bene" tentennò, abbassando lo sguardo. Naruto sospirò, ruotando il busto verso di lei per farle capire che il film aveva perso d'importanza in quel momento. "Intendo dire, come stai dopo la guerra, dopo... Dopo la morte di Neji. Come vanno le cose in casa tua?"
Hinata prese a torturarsi le dita nervosamente, stringendosi lievemente nelle spalle. Troppo spesso Naruto aveva avuto l'impressione che la ragazza si facesse problemi a parlare di sé in sua presenza, quasi impaurita di poter disturbare o risultare noiosa, e quella sera non voleva darle ragione di soffermarsi su pensieri così fuorvianti.
"Oggi ho comprato dei girasoli. L-li ho portati sulla sua tomba. Mi manca molto" ammise la ragazza  con un sospiro, senza alzare mai lo sguardo. "A casa v-va bene, anche se allenarmi per dimostrare che sono davvero la degna erede degli Hyuga non è facile" gli spiegò, balbettando un po' meno del solito. Naruto la ascoltò in silenzio, sentendo gli angoli delle labbra incurvarsi leggermente verso l'alto a quella vittoria: era riuscito a farla parlare!
"Ma tu sei la degna erede, Hinata! Ho visto come hai combattuto, e non mi sono dimenticato di quanta forza sei riuscita a darmi nei momenti di sconforto. Se la guerra è finita è anche grazie a te. Se io ho vinto, è grazie a te che sei rimasta al mio fianco. Condividi il mio credo ninja, per cui non puoi fallire, è matematico" sorrise ampiamente, sentendo il petto scaldarsi nel vederla arrossire e sciogliersi in un sorriso sincero.
"Lo devo ad Hanabi, questa responsabilità è solamente mia. Con la guerra mio padre e il resto della famiglia hanno iniziato a v-vedermi diversamente, ma non ho ancora finito di lottare" sussurrò lei, con la sua voce dolce, smettendo di torturarsi le dita e alzando lo sguardo su di lui, finalmente. Naruto sentì qualcosa di strano agitarsi nel suo stomaco, ma non riuscì a dare un nome a quella sensazione.
"So cosa vuol dire combattere per dimostrare agli altri quanto si vale. L'ho fatto per tutta la vita, e quando non hai nessuno a sostenerti è davvero difficile. Ancora adesso mi sento triste quando penso al vuoto che la mancanza dei miei genitori provoca dentro di me, ma ci sono momenti come questo in cui mi sento forte. Non sentirti mai sola, non la sei. Io ti sostengo con tutto me stesso!" la incoraggiò stringendo una mano a pugno senza ricordare che fosse piena di popcorn, che si sbriciolarono, spargendosi sulla sua maglietta nera.

Hinata si portò una mano sulle labbra, senza riuscire a soffocare una risatina divertita, poi senza rendersi conto di cosa stesse facendo la allungò fino al petto di lui, ripulendogli la maglietta dalle briciole con un gesto carico di affetto, spontaneo. Non si accorse subito dello sguardo di Naruto, simile a quello che le aveva lanciato quando si era dichiarata a lui prima di combattere contro Pain o quando lo aveva convinto a non arrendersi durante il momento più difficile della guerra: gli occhi azzurri sgranati, brillanti come l'acqua di un ruscello in piena estate. Spazzò via tutte le briciole e poi alzò lo sguardo, incrociando finalmente quello stupito e più serio che mai di Naruto.
La mano iniziò a tremarle leggermente e il fiato le si mozzò in gola mentre si perdeva in quelle iridi così limpide e sincere, nelle quali poteva riflettersi, rossa come un pomodoro e con un'espressione tremendamente sciocca dipinta sul volto. "N-Naruto-kun... S-scusa, i-io..." Fece per tirare indietro la mano, ma quella calda di lui la afferrò prontamente, tenendola saldamente premuta contro il suo petto. La ragazza poteva sentire il battito accelerato del suo cuore sotto allo strato leggero della maglietta, e quella vicinanza le fece girare nuovamente la testa.
Desiderò di poter svenire per non dover affrontare una situazione così imbarazzante, ma ciò non accadde.
Naruto le sorrise, stringendole la mano per un istante lunghissimo prima di lasciarla andare. "Non chiedermi scusa. Sono io che dovrei farlo, visto che ho tirato fuori argomenti poco felici" la corresse, osservandola mentre si portava al petto la mano che le aveva stretto fino a pochi istanti prima. "No, h-hai fatto bene... F-fa bene parlare di certe cose, p-pensavo di scoppiare a t-tenermi dentro tutto quanto" confessò, ancora rossa in volto, e lui rilasciò lentamente il fiato che aveva trattenuto fino a pochi istanti prima, cercando di resistere all'istinto di abbracciarla.
Quei desideri erano strani, del tutto nuovi, e lo mettevano a disagio come non mai. Si grattò la nuca con fare imbarazzato, dipingendosi un gran sorriso in volto.
"A chi lo dici! Se hai bisogno di parlare, beh, sai dove abito... E, ehm... Oh, guarda, questa scena è bellissima!" cambiò argomento, indicandole il televisore con un cenno del capo. Lei sorrise e annuì, spostando lo sguardo, e Naruto fu libero di inspirare ed espirare a fondo, cercando di regolarizzare il proprio battito cardiaco.
Non parlarono più per quella sera, e quando il film fu terminato, la testa di un Naruto profondamente addormentato era scivolata da un pezzo sulla spalla di Hinata, che al contrario non chiuse occhio per quasi tutta la notte.


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Angolo dell'Autrice

Non so come ringraziarvi per i feedback positivi e per aver iniziato a seguire la mia storia nonostante ieri abbia postato solamente il prologo! Non scrivo per avere un seguito o per le recensioni, ma ricevere dei pareri, positivi o negativi che siano, mi fa capire che non ho scritto solamente per me stessa, ma anche per far sorridere altre persone. Grazie di cuore, apprezzerei davvero tanto se continuaste a dirmi cosa pensate della mia storia!
Veniamo a noi, ecco il primo capitolo: cominciamo a entrare più in profondità nella psicologia e nei ricordi dei due personaggi, ma essendo solo l'inizio ho voluto creare un'atmosfera dolce, ma in un certo senso "introduttiva", perché questo sarà un vero e proprio percorso tra momenti piccoli ma significativi che accompagneranno Naruto e Hinata fino alla fine della storia che, premetto, non sarà lunghissima.
Spero abbiate apprezzato anche questo primo capitolo, e che siate curiosi di leggere anche il prossimo.


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Capitolo 3
*** Chapter II - Fear ***


boooo
EveryMoment
•Chapter 2
Fear


Quella settimana piovve un sacco, e anche la domenica che ne stabiliva la fine fu uggiosa e umida come non mai. Hinata sbuffò sommessamente, lisciandosi la gonna del kimono lilla che indossava e lanciando un'occhiata fuori dalla finestra, osservando il modo in cui le gocce di pioggia andavano a schiantarsi rumorosamente contro ai vetri.
"Sarebbe opportuno organizzare un altro incontro per discutere anche delle questioni finanziarie, dato che quelle diplomatiche sono appena state sistemate, fortunatamente" sorrise uno degli Anziani, rivolgendo la sua attenzione a Hiashi. Egli sorseggiò un po' del suo té verde tiepido, poi ripose la tazza di ceramica nera sul tavolo con un gesto misurato. Hinata lo osservò da sotto la sua frangetta, chiedendosi se suo padre avesse apprezzato i suoi interventi durante quella riunione. Non aveva mai balbettato, e più di una volta aveva scorto le teste degli Anziani dondolare su e giù in segno di approvazione mentre aveva spiegato loro quali fossero secondo lei i metodi migliori per rafforzare i legami con le altre casate e gli altri Paesi, in modo da renderli duraturi anche in tempi di pace come quelli. Una pace che poteva finire da un momento all'altro, ne era consapevole, ma l'ottimismo di Naruto l'aveva contagiata, e aveva voluto provare a infonderlo anche ai restanti membri della sua nobile famiglia. "Direi di fissare la riunione per la prossima settimana, in modo da preparare i bilanci e i piani di rilancio per i mesi a venire. Non che ci siano particolari problemi, attualmente possiamo vantare  una stabilità economica eccellente."
Hinata sospirò leggermente, tornando a guardare fuori dalla finestra, sentendosi terribilmente stanca. Quello era il suo futuro: infinite e formalissime riunioni, allenamenti estenuanti e la scomodità di doversi infilare un kimono quasi ogni giorno in casa sua. Hanabi era stata decisamente più fortunata, ma in fondo Hinata non l'avrebbe mai condannata a sopportare il peso di una tale responsabilità. Molti l'avrebbero considerato un gesto egoista; sua sorella minore si era sempre dimostrata più forte e capace di lei, che invece era l'erede e si presupponeva dovesse tirare fuori qualità maggiori. Hinata aveva lottato per tutta la vita per mostrare tali qualità, e ogni sera andava a dormire esausta, sia mentalmente che fisicamente. Solamente durante la guerra era riuscita a dimostrare al suo clan quanto valesse, e da allora era stata inserita nelle riunioni del clan e la luce negli occhi degli Anziani aveva cominciato a brillare un po' di più in sua presenza, soprattutto quando riusciva a far valere la propria linea di pensiero. Tuttavia la paura di sbagliare, di tornare a essere considerata l'anello debole della famiglia, era troppo grande per permetterle di condannare sua sorella a una vita del genere.
"La riunione si può considerare terminata."
La voce di Hiashi la riportò coi piedi per terra, e finalmente Hinata poté alzarsi, inchinarsi e girare i tacchi per tornare in camera sua.

Dopo essersi tolta lo scomodo kimono per indossare la tuta scura da allenamento finalmente Hinata si sentì di nuovo sé stessa. Legò i capelli in una coda morbida e si preparò a uscire per affrontare un paio di ore di allenamento giornaliero, chiedendosi se avrebbe trovato anche Shino, Kiba e Akamaru al loro solito punto di ritrovo pomeridiano. Nonostante la guerra fosse finita il loro team era rimasto intatto, e oltre ad affrontare le missioni in squadra, i ragazzi continuavano ad allenarsi assieme come ai vecchi tempi.
"Signorina Hinata, sta andando ad allenarsi?"
La voce di Hanabi le strappò un piccolo sorriso. "Sì, e non c'era bisogno che imitassi Ko-san in questo modo, potrebbe offendersi" le ricordò, lanciandole un'occhiata divertita. La sorella minore la affiancò, i lunghi capelli scuri ma privi dei riflessi violacei tipici di quelli di Hinata sciolti sulle spalle. "L'ho convinto a restare a casa, oggi ti accompagno io all'allenamento" annunciò con una certa solennità la tredicenne Hyuga. Hinata sorrise, divertita da quel comportamento, eppure certa che Hanabi sarebbe stata in grado di difenderla sul serio, nonostante fosse più piccola di lei.
Il silenzio che le accompagnò lungo il tragitto per il bosco non fu pesante, ma gradevole, ricco di intimità. Hinata e Hanabi non avevano mai avuto modo di sviluppare un rapporto affettuoso e di fiducia, gli anni e l'educazione rigida ricevuta le avevano rese troppo diverse e troppo lontane nonostante vivessero sotto allo stesso tetto, ma la guerra era riuscita a cambiare anche quello. Hinata si ritrovò a pensare che forse, in fondo, tutta quella sofferenza era stata ripagata in qualche modo.
"So dove sei stata l'altra notte" esordì Hanabi quando imboccarono il sentiero tra le fronde, spingendola a pentirsi dei suoi pensieri amorevoli nei confronti della sorellina. La maggiore si sentì arrossire e abbassò lo sguardo, cercando di resistere alla tentazione di torturarsi le dita. "Non pensare male, sono stata poco bene e N-Naruto-kun si è offerto di ospitarmi a casa sua per accertarsi delle mie condizioni" cercò di giustificarsi, ma il ghigno che si dipinse sul volto della sorella le fece desiderare di essere risucchiata all'istante sotto terra. "Certo, accertarsi delle tue condizioni! E adesso è così che chiamate..." "Hanabi!"
La minore ridacchiò a quell'ammonimento, scrollando le spalle e tornando più seria. Quando si sforzava di assumere quel cipiglio severo assomigliava un sacco a Neji, dovette riconoscere Hinata con un tuffo doloroso al cuore. Suo cugino le mancava un sacco; le mancava il modo in cui riusciva a incoraggiarla, a farla sentire grande nonostante fosse piccola come una formica, in cui senza bisogno di parole la spingeva a lottare e migliorarsi dopo giorno. Hinata era cambiata molto negli ultimi anni, certamente grazie all'influenza positiva di Naruto, ma anche e soprattutto grazie a quello che Neji aveva fatto per lei, aprendole gli occhi e dimostrandole che anche la persona più fragile al mondo poteva ottenere qualsiasi cosa, lottando strenuamente per farcela. Da allora non si era più arresa senza almeno aver provato a combattere.
"Comunque ti piace, no? Naruto, dico" insistette la più giovane, e Hinata non riuscì più a resistere alla tentazione di unire le dita tra loro e iniziare a giocherellarvi come una bambina. "Sarebbe una bugia dirti di no, e poi lo sapevi già" sussurrò pacatamente, rossa in volto. La pioggia aveva già inzuppato i loro abiti e capelli, ma le due Hyuga erano abituate ad allenarsi anche sotto alla neve, un po' d'acqua non era di alcun fastidio. "E perché non insisti, non fai qualcosa per prendertelo? Voglio dire, non nasconderti dietro alla scusa che papà non approverebbe. Ormai Naruto è un eroe al Villaggio della Foglia, e poi..."
Hinata la bloccò con un gesto della mano, e il rossore sulle sue guance si fece improvvisamente più tenue. Fece un passo avanti, mettendosi davanti alla sorella, trattenendo il fiato.
Le era parso di sentire un rumore di rami spezzati che istintivamente l'aveva messa in guardia. Attivò il Byakugan e riuscì a notare due figure nascoste tra gli alberi prima che un'esplosione la scagliasse dritta contro il tronco di un albero...

Naruto aveva passato due ore ad allenarsi più per noia che per reale necessità, e si stava infilando la felpa quando un'esplosione non molto distante dal punto del bosco dove si trovava lo fece sobbalzare, cogliendolo alla sprovvista e mandandogli il cuore dritto in gola.
"Ma che diamine...?" Alzò lo sguardo al cielo, dove una nuvola di fumo scuro iniziava ad alzarsi dai rami scheletrici. Un brutto presentimento gli fece mancare il respiro, e persino Kurama sembrò svegliarsi dal suo pisolino pomeridiano per controllare che tutto fosse a posto. Il ninja raccolse in fretta e furia le sue cose e balzò tra gli alberi impulsivamente, pronto ad affrontare qualsiasi pericolo lo stesse attendendo poco più in là.  
Il forte e acre odore di bruciato gli invase le narici non appena ebbe raggiunto il luogo dell'esplosione, e fu costretto a socchiudere gli occhi per evitare che iniziassero a lacrimare. Si nascose dietro al tronco spesso di un castagno e si sporse leggermente per studiare il sentiero, ormai praticamente invisibile, inghiottito dalle fiamme e dal fumo. Dopo qualche istante riuscì finalmente a individuare delle figure; due erano stese a terra, altre tre in piedi e in movimento. Naruto immaginò si trattasse di uno scontro tra rivali, forse dei banditi avevano cercato di derubare dei mercanti, ma quell'esplosione aveva poco di naturale, e ne ebbe la conferma quando finalmente il fumo si diradò leggermente e lui poté distinguere chiaramente le figure di Hinata e sua sorella.
Ebbe la chiara percezione del cuore che gli si fermava nel petto davanti a una scena del genere, e la consapevolezza di essere arrivato troppo tardi per difenderle lo colpì in pieno stomaco, mozzandogli il fiato.

Hinata aprì gli occhi lentamente, e la prima cosa che le risultò ben chiara fu il fischio sommesso e perpetuo che la assordava, provocandole dolore ai timpani. Sbatté le palpebre più volte, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore non appena fece per mettersi seduta. I ricordi arrivarono rapidi, aiutati dalla paura e dalla sensazione di pericolo che le faceva formicolare tutto il corpo. L'esplosione, la realizzazione di non essere riuscita a reagire in tempo... "Hanabi!"
Prese a guardarsi attorno freneticamente, tossendo a causa del fumo che insistente le si insinuava tra le labbra e nelle narici, annodandole la gola fino a farle male.
Attorno a lei il fuoco crepitava, e il terreno umido aveva già iniziato ad assorbire il sangue che la circondava. Era suo o di sua sorella? Il panico le torse le viscere e le fece palpitare il cuore così forte che temette di vomitarlo lì davanti. Ricordava di essersi posizionata davanti a sua sorella mentre il terreno si apriva davanti ai loro piedi, sputando fuori una bolla di fuoco enorme che le aveva scagliate a parecchi metri di distanza. "Sono qui!" le urlò Hanabi, posizionandosi di fronte a lei. Hinata allungò una mano, senza riuscire ad afferrarla. Non c'era sangue su di lei, solo qualche graffio che riuscì a scorgere sul suo profilo reso duro dallo stress emotivo di quel momento.

Naruto aveva già provato qualcosa del genere, ma ogni volta si sorprendeva di quanto la rabbia fosse difficile da controllare, di quanto sarebbe stato più semplice lasciare che la sua vista diventasse rossa e il suo corpo agisse da solo, guidato solamente dall'odio. Vedere Hinata ferita e così debole da non riuscire nemmeno ad alzarsi in piedi perché ancora una volta aveva protetto con il proprio corpo quello di una persona che amava era qualcosa di troppo doloroso, ed evocava ricordi che lo facevano sentire di nuovo un bambino terrorizzato e confuso.
Eppure era stata proprio lei, quella ragazza fragile e coraggiosa che lo guardava con gli occhi madreperlati sgranati dalla preoccupazione, a cancellare tutto l'odio dal suo cuore e a renderlo una persona migliore, quasi un uomo ormai, ancora in grado di credere nei propri ideali e combattere per difenderli.
Hanabi, il Byakugan attivato, si lanciò con un urlo verso i tre uomini che si erano parati di fronte a lei, iniziando a combattere con una maestria e un'eleganza che soltanto uno Hyuga poteva permettersi. Ogni calcio, ogni pugno erano parte di una danza che solo i membri della nobile famiglia conoscevano ed erano in grado di praticare.
Naruto scosse il capo e si lanciò in avanti dopo aver creato una copia di sé stesso, deciso a cogliere alla sprovvista i tre che gli davano le spalle e stavano dando filo da torcere alla ragazzina. Con un Rasengan li catapultò lontano, in tre direzioni diverse, e mentre il suo duplicato e la giovane Hyuga correvano in direzioni diverse per accertarsi di aver sistemato i nemici, lui corse verso Hinata con un movimento rapido e naturale, come se al mondo non esistesse altro e tutto ruotasse attorno a lei. La ragazza giaceva a terra, sofferente, in un lago di sangue. L'esplosione le aveva provocato profonde ferite sulle braccia e sul torace, mentre le gambe sembravano non riuscire a sostenerla. Le passò delicatamente una mano sotto al collo e fece scivolare l'altra lungo la curva della sua schiena, alzandola leggermente dal terreno.
"Hinata! Hinata, stai bene?" La sua voce gli risultò estranea, ovattata, carica di rabbia e di un timore così profondo da faticare a credere di provarlo davvero.
Lei cercò lo sguardo di lui attraverso le folte ciglia scure e alzò una mano tremante per posargliela sul volto. Con il pollice sfiorò le linee sulle sue guance, annuendo leggermente.
"Perché l'hai fatto? Perché ti sacrifichi sempre così?" le chiese con voce estremamente bassa, alzandosi lentamente in piedi, reggendola tra le braccia senza alcuna fatica.
"E' il mio modo di essere ninja, Naruto-kun... Me l'hai insegnato tu. Non abbandonerei mai le persone che amo..." sussurrò affaticata, così stanca da non riuscire nemmeno a balbettare o arrossire come faceva sempre in sua presenza. Naruto sentì un groppo in gola e qualcosa liberarsi all'interno del suo stomaco, come uno stormo di farfalle impazzite che gli provocarono un brivido lungo la schiena.
Mentre Hinata chiudeva gli occhi lui schiuse le labbra, stringendola a sé. "Nemmeno io ti abbandonerei mai" le rispose sottovoce, ma lei probabilmente non poté sentirlo.
Per la prima volta Naruto Uzumaki si rese conto di aver provato una paura diversa da tutte quelle che aveva affrontato nei suoi diciotto anni di vita: il terrore indomabile e spaventoso di perdere Hinata.


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Angolo dell'Autrice

E' davvero un piacere vedere che c'è chi mi recensisce e anche chi decide di seguire questa storia in silenzio (anche se mi azzardo a invitarvi a scrivermi senza problemi, fa sempre piacere leggere qualche recensione in più!). In ogni caso è bello sapere che la storia vi piace, e direi che mi basta! Questo è stato un capitolo incentrato molto sulla famiglia e sul carattere di Hinata e la sua predisposizione a sacrificarsi per chi ama, come abbiamo visto più volte con Naruto e come a quanto pare vedremo in The Last con Hanabi. Qualcuno sperava di leggere il risveglio dopo la notte passata assieme nel primo capitolo, e mi tocca annunciare che essendo una storia breve ci saranno balzi temporali non troppo grandi, ma significativi perché la storia li richiede. Premetto che il prossimo capitolo è probabilmente quello che ho preferito scrivere e a cui sono più affezionata, sicuramente recupererà la tenerezza che non ha avuto troppo modo di uscire fuori in questo, e non vedo l'ora di pubblicarlo. Spero anche voi siate curiosi di leggerlo. A prestissimo!



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Capitolo 4
*** Chapter III - Risk ***


cap 3

EveryMoment
•Chapter 3
Risk




Erano passate tre settimane dall'incidente nel bosco, e Hinata aveva ricominciato a camminare da pochi giorni, limitandosi a brevi passeggiate lungo i corridoi della tenuta degli Hyuga.
Tutto si era concluso per il meglio: i tre uomini, dei ribelli che con la guerra avevano perso tutto, compreso il senno, per cercare vendetta, avevano aggredito le due sorelle Hyuga con la speranza di ottenere del denaro come riscatto se fossero riusciti a stordirle e rapirle, e alla fine erano stati catturati da Naruto e Hanabi e consegnati alle autorità.
Hinata era lieta che tutto fosse finito nel migliore modi, senza morti e tragedie. Ne aveva dovute affrontare troppe negli ultimi tempi, e ancora non era riuscita a riprendersi totalmente dalla morte di Neji; la sua assenza non faceva che pesarle sul cuore sempre di più, e ormai quella mancanza si era trasformata in un fardello che le ricordava giorno dopo giorno che doveva essere forte, proprio come lui avrebbe voluto.
Talvolta era difficile dimostrarsi solidi come rocce quando dentro ci si sentiva fragili come foglie al vento, e la giovane erede Hyuga non era riuscita ad affrontare quelle settimane di convalescenza nel migliore dei modi. Dopo i primi giorni trascorsi in ospedale con Sakura come infermiera personale a tirarle su il morale assieme alle assidue visite del Team 8 e di Naruto e sua sorella era finalmente tornata a casa, convincendo tutti di sentirsi molto meglio, quando in realtà la schiena le faceva ancora così male da farle mancare il fiato. Le due settimane successive erano state lunghissime e segnate dalla malinconia tipica di chi ha un sacco di cose da fare, ma un grande vuoto dentro che ne risucchia l'anima. Hinata aveva partecipato a tutte le riunioni con gli Anziani e aveva passato interi pomeriggi a osservare la neve cadere fuori dalla finestra di camera sua mentre cercava di mandare avanti la corrispondenza con gli Hyuga in missione o lontani per affrontare incontri diplomatici con altri clan, aggiornandoli su ogni singolo dettaglio che veniva discusso nella sala delle riunioni. Non aveva più visto Naruto, e forse quello era stato il dettaglio più doloroso degli ultimi tempi, che l'aveva resa insofferente e così triste da rifiutare spesso anche la compagnia della sorella. Durante il tempo libero -troppo, per i suoi gusti- aveva iniziato a ricamargli a mano una sciarpa natalizia, di morbida lana rossa, e l'aveva finita proprio quella mattina.
Era Natale, e la consapevolezza di non poterlo vedere nemmeno durante quel giorno così speciale la rese più silenziosa del solito anche durante la cena di famiglia.
"Sono davvero felice che vi stiate riprendendo, Hinata-sama" esordì una degli Anziani, sorridendole da dietro il suo bicchiere di té verde. Nemmeno durante Natale era concesso un bicchiere di vino, un vizio ignobile per gli shinobi, figurarsi per chi apparteneva alla più alta delle classi sociali. Hinata sospirò e annuì leggermente, forzando un piccolo ed educato sorriso, che Hiashi si premurò di spegnere con un'occhiata severa in direzione sua e di sua sorella, seduta di fianco a lei. "Non avrebbe dovuto rischiare in quel modo. E' l'erede, non può permettersi di salvare chiunque rischiando ogni volta di sacrificarsi. E' per questo motivo che suo cugino è..." "Otou-san, basta così, per favore. Ho sbagliato, rimedierò" lo liquidò Hinata suonando più fredda di quanto avrebbe voluto. Abbandonò le posate e fece scivolare le mani pallide sotto al tavolo, posandole in grembo e prendendosi la libertà di stringerle a pugno per sfogare i sentimenti negativi che la stavano tormentando.
"Hinata-sama ha ragione, Hiashi-sama... E' Natale, perché non ci concentriamo su questa cena favolosa?" cercò di mediare l'Anziana, ma Hinata non la stava nemmeno guardando. Invece di ringraziarla per aver protetto Hanabi ed essere stata coraggiosa, suo padre non aveva fatto che rimproverarla, facendola sentire come se tutte le sue ferite e il suo dolore fossero stati una conseguenza della sua azione errata, una giusta punizione da accettare. La ragazza osservò suo padre in silenzio, rendendosi conto che avrebbe potuto lottare all'infinito e affrontare tutte le guerre del mondo, ma lui non avrebbe mai smesso di guardarla con quella severità che l'aveva accompagnata come una lama al collo per tutta la vita. Il tocco caldo di Hanabi, che aveva allungato la sua mano sotto al tavolo per raggiungere quella stretta a pugno di lei, la fece sobbalzare leggermente. Lanciò un'occhiata interrogativa alla sorella, che con i suoi grandi occhi chiari le stava trasmettendo tutta la sua comprensione, e alla fine annuì leggermente.
"Perdonerete questa interruzione, ma non mi sento molto bene e sono deliziosamente piena. Grazie per la cena, era tutto buonissimo... Ma la mia schiena implora pietà e credo andrò a riposarmi" sussurrò, interrompendo il chiacchiericcio sommesso che riempiva la sala da pranzo. Si alzò faticosamente e con un inchino si congedò, non vedendo l'ora di rinchiudersi in camera sua e di dimenticare quell'orribile sera di Natale.

A Naruto il Natale era sempre piaciuto, nonostante il più delle volte lo avesse passato completamente solo. La neve, le luci piccole e colorate, le melodie allegre, le sciarpe di lana, i dolci, i regali... Non importava se gli altri riuscivano a goderselo più di lui, gli bastava poter respirare un po' di quell'atmosfera per sentirsi immediatamente più vivo, seppur malinconico. Calciò un sassolino incontrato nel bel mezzo della sua passeggiata solitaria, facendolo finire dritto in mezzo al cumulo di neve sul lato della strada del centro città, che ovviamente era stata ripulita e cosparsa di sale per quella notte magica. In giro c'era ben poca gente: qualche coppietta che si affrettava verso i ristoranti più lussuosi di Konoha e qualche vagabondo come lui, più che altro gente ubriaca che ciondolava diretta verso casa dopo essersi scolata una bottiglia intera di sake.
Naruto sbuffò, sentendosi terribilmente solo. Nemmeno la piacevole sensazione di avere la pancia piena di ramen di Ichiraku riusciva a tirarlo su di morale quella sera. Il problema era Hinata: erano due settimane che non la vedeva, e oltre alla preoccupazione dovuta alle sue condizioni di salute da qualche tempo aveva cominciato a insinuarsi anche una mancanza innaturale, pungente, che più volte lo aveva spinto a presentarsi alla porta della tenuta della nobile famiglia Hyuga per chiedere di poterla vedere, ricevendo sempre risposte negative. Forse non lo voleva vedere, o forse semplicemente non si era ancora ripresa del tutto, ma il fatto di saperla chiusa in casa e costretta a trascorrere il Natale con la sua famiglia che purtroppo non sapeva amarla come lei avrebbe voluto lo mandava su tutte le furie. Fu brontolando sottovoce parole a lui stesso incomprensibili che gli balenò in mente quell'idea, e dopo pochi minuti fatti di corse veloci e neve sollevata da terra si ritrovò appollaiato su un ramo di uno degli alberi che abbellivano il giardino degli Hyuga, cercando di individuare la finestra della camera da letto di Hinata.
Quel luogo era così pacifico ed elegante che sotto alla neve che continuava a cadere imperterrita e silenziosa appariva quasi come una dimora delle fate. L'idea di Hinata abbellita da un paio di ali trasparenti e le gote piacevolmente rosa lo fece arrossire, e si sbrigò a balzare sul davanzale dell'unica finestra illuminata al di fuori di quella della sala da pranzo che, poteva intuirlo dal vociare proveniente da lì, era piena di gente. La trovò lì, vestita di un bellissimo kimono avorio e viola, intenta a cercare di togliersi l'obi, la fastidiosa e rigida fascia che le stringeva la vita sottile, terminando sul retro in un grosso e ingombrante fiocco. Naruto la trovò bellissima, nonostante non capisse il senso di indossare qualcosa di tanto scomodo. Finalmente la ragazza riuscì nella sua impresa e lanciò la fascia sul letto; ora il kimono le cadeva più morbido addosso, e fu costretta a stringerlo in vita con una semplice fascia di raso sottile. Naruto rimase fermo a contemplarla, rendendosi conto di quanto fosse cambiata negli anni, e non solo rafforzando il carattere. I suoi fianchi e i seni si erano fatti morbidi e curvilinei, i lineamenti del viso più delicati ma maturi, i capelli erano lunghi e lisci come la seta. Hinata era diventata una donna, una donna davvero bellissima. Il biondo si passò una mano sul volto bollente, scuotendo leggermente il capo per allontanare certi pensieri dalla mente, e finalmente si decise a bussare lievemente sul vetro appannato della finestra.

Hinata sussultò, voltandosi di scatto e trovandosi ad osservare il volto di Naruto, arrossato dal freddo, sorridente, così familiare e caldo. Si sentì arrossire, ma un sorriso felice le illuminò il viso mentre istintivamente si affrettava verso la finestra a scorrimento per aprirla e lasciarlo entrare.
"Hinata, mi sei mancata un sacco!" la salutò lui, abbracciandola con veemenza, lasciandola senza fiato. I suoi vestiti erano umidi per via della neve, e la ragazza si affrettò a passargli le dita tra i capelli per liberare qualche fiocco rimasto incastrato tra le ciocche ribelli. "Anche tu, N-Naruto-kun... C-credevo non ti andasse più di v-vedermi" balbettò, emozionata, beandosi della sensazione che le regalavano le forti braccia di lui avvolte attorno al suo corpo. Il cuore le batteva all'impazzata nel petto, ma si concentrò per evitare di svenire, perché quello rappresentava decisamente il momento più bello di tutta la sua giornata. "Non è colpa mia, te lo giuro! Sono passato di qua almeno dieci volte, ma non mi hanno mai fatto entrare" le spiegò, allontanandosi leggermente da lei per cercarne lo sguardo. Hinata sentì subito la mancanza del suo abbraccio, ma incastrò le iridi con le sue e annuì, intuendo subito che suo padre avesse deciso di non far entrare nessuno. Non capiva se si trattasse di una punizione per il suo comportamento o una premura da padre che desiderava solo tranquillità e solitudine per una figlia in via di guarigione. Si morse il labbro inferiore per evitare di darsi una risposta che l'avrebbe depressa e osservò il modo in cui Naruto si allontanava da lei, senza però mai abbandonarla con lo sguardo.
"Ehi, vedo che stai molto meglio! Ottimo! Volevo proprio invitarti a fare una passeggiata con me per festeggiare le ultime ore del Natale" le rivelò con un gran sorriso che le fece mancare un battito. Doveva essere molto solo, erano giorni che si tormentava con l'immagine di lui intento a cenare in solitudine con del ramen, circondato da persone felici alle quali avrebbe invidiato l'amore che le attorniavano. Un tempo avrebbe pensato che quell'invito nascesse dal desiderio di stare con qualcuno, chiunque, pur di non sentirsi solo, ma gli anni e le circostanze l'avevano cambiata, e quella sera Hinata non ebbe dubbi sul fatto che Naruto fosse andato a cercarla perché era proprio lei che voleva vedere.
"Mi piacerebbe m-molto, ma mio padre non s-sarebbe d'acc..." "E allora attueremo una piccola fuga! Non ci scopriranno, te lo prometto, -ttebayo!"
L'energia e la speranza che gli accendevano lo sguardo non le permisero di rifiutare.

-

Venti minuti dopo Naruto camminava sulla neve fresca e intonsa, immacolata come il foglio di un diario nuovo, pronto per essere riempito di parole, sogni e promesse. Teneva Hinata tra le braccia, in modo da non forzarla a camminare, cosa che nonostante le tre settimane di convalescenza sembrava provocarle ancora dolore, e poi si sentiva in colpa per averla trascinata via dalla sua camera in fretta e furia, senza darle nemmeno il tempo di indossare un cappotto. La ragazza aveva solamente fatto in tempo a recuperare una sciarpa prima che il ninja biondo la rapisse per la loro fuga notturna di Natale. Finalmente aveva smesso di nevicare, ma il silenzio di una notte fatta di candore e ghiaccio aleggiava perpetuo tra gli alberi della foresta, là dove Naruto era solito allenarsi da ragazzino, quando diventare un forte shinobi era ancora un sogno che gli pareva irraggiungibile. Permise a Hinata di scendere solamente quando ebbero raggiunto il centro di una radura, dove tre pali di legno emergevano dal terreno innevato come ombre della notte. Il cielo si era schiarito e la luna fece capolino tra le nuvole all'improvviso, illuminando la pelle nivea di Hinata, facendola apparire come una ninfa. Naruto avrebbe voluto parlare, ma si scoprì senza fiato, come un bambino che per la prima volta vede qualcosa di bellissimo. La ragazza abbassò lo sguardo e si poggiò al palo centrale, stringendo tra le mani la sciarpa rossa che non aveva mollato per un solo istante da quando avevano lasciato casa sua. "Ti allenavi spesso qui, da b-bambino" constatò sottovoce, come timorosa di spezzare quel silenzio confortevole che li circondava. Lui annuì, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni e alzando lo sguardo al cielo, un lieve sorriso a increspargli le labbra.
"Se penso a quante ore ho trascorso a sudare e faticare mi sento male!" Il sorriso si allargò, illuminando la notte e incantando la ragazza che alzò lo sguardo per lanciargli un'occhiata ammirata.
"Ai tempi ero solo un ragazzino molto solo e privo di giudizio. A volte un po' egoista, forse... Ma chi non lo è da bambino? Però c'era il sogno di essere all'altezza degli altri, di dimostrare quanto valevo, di lottare per diventare Hokage un giorno..."
"Non sei mai stato egoista, N-Naruto... Hai dovuto lottare tanto per diventare chi sei o-ora... E io non ho mai smesso di credere in te..." ammise Hinata, la voce così fioca da risultare appena udibile. Il ragazzo abbassò lo sguardo su di lei, così delicata, così sincera. Aveva iniziato a stringere con forza la sciarpa invece di torturarsi le dita come era solita fare, ma teneva lo sguardo alto, coraggiosa come una piccola e fiera leonessa. Quando Naruto incrociò i suoi occhi percepì chiaramente una scossa elettrica scorrergli lungo tutto il corpo, dalla testa ai piedi. "Sai, quando ero piccola venivo spesso qui e ti guardavo mentre ti a-allenavi... Speravo di poter diventare come te un giorno. P-Pregavo perché tu trovassi la forza di non arrenderti mai, perché ero certa che il mondo avesse bisogno di un ninja come te" continuò, la voce più sicura. Era diventata così matura e così bella... Naruto istintivamente mosse un passo avanti, e poi un altro, ritrovandosi dopo pochi istanti di fronte a lei.

Hinata sospirò leggermente, tesissima ed emozionatissima. Era da tanti anni che voleva dirgli quelle cose, ma trovare il coraggio di farlo era sempre stato difficile per lei, così insicura, piena di dubbi e di incertezze. Nessuno aveva mai creduto in lei tanto quanto lo aveva fatto Naruto, e quella notte aveva deciso che valeva la pena correre quel rischio e parlargli con il cuore in mano, giusto per ringraziarlo, per fargli capire che ancora una volta l'aveva salvata.
"Non ho dimenticato le parole che mi dissi quando eravamo solo due marmocchi" sorrise lui, le guance arrossate. "Quando ti confessai di sentirmi un fallito tu mi dicesti che per te non lo ero affatto, che il fatto che trovassi sempre la voglia di riprovare dopo ogni errore commesso mi rendeva una persona molto forte. Mi hai aiutato tante volte, Hinata, e non so davvero come ringraziarti."
La ragazza sentì il cuore scoppiarle nel petto e non le importò né del respiro che veniva a mancarle, né del tremore lieve delle sue mani, che la costrinse ad aggrapparsi con forza alla sciarpa che ancora non era riuscita a donargli. Le bastava quello. Le bastava poter contare su quel sorriso ogni giorno, sapere che era riuscita a fare qualcosa di buono nella sua vita, aiutando Naruto a inseguire il suo sogno più grande.
"Non devi ringraziarmi, N-Naruto..." Le parole le uscirono dalle labbra come un dolce sussurro, così basso da non azzardarsi a disturbare la quiete della notte. Si alzò in punta di piedi per avvolgere la sciarpa rossa attorno al collo di Naruto, e lì si soffermò con le mani tremanti, per sistemargliela a dovere. "Sono io che devo farlo, p-per questo ti ho fatto questo regalo di Natale" confessò, rossa in volto, la testa che girava vorticosamente. O forse era il mondo a girare, ma non le importava poi molto. Naruto la fissò ancora con quell'espressione che riservava solo a lei, come se le stesse guardando dentro, denudandole anche l'anima.
"...Ma io non ho regali da darti" sussurrò, colpevole. Lei ridacchiò sottovoce, scuotendo il capo, dimenticandosi di avere ancora le mani poggiate al petto di lui. "Il tuo regalo è stato portarmi via dall'atmosfera cupa di casa mia e tenermi compagnia... Senza contare tutte quelle c-cose che mi hai detto. Non passo un Natale così felice da quando è morta mia madre, quando ero s-solo una bambina..."
Naruto le scostò una lunga ciocca dei capelli color notte dietro alla spalla, sfiorandole appena il collo delicato con la punta delle dita, provocandole un brivido di piacere. "Non è un regalo, questo è solo un momento felice. Uno dei tanti. Ma forse... Un regalo lo avrei..."
Hinata non si accorse di trattenere il fiato, né del rossore che si era fatto più intenso e diffuso sul volto del ragazzo di fronte a lei. Era inebriata dal suo profumo, dal suo calore, e tutto quello che riuscì a percepire furono i loro nasi che si scontravano goffamente, e le loro risate sommesse e imbarazzate che scaldavano l'aria attorno a loro. Poi arrivarono le labbra morbide di lui su quelle di lei, e il cuore nel petto che si fermava, per poi ricominciare a battere più impetuoso che mai.
Sotto alla luce pallida di una luna piena, le punte dei piedi rese fredde dalla neve nella quale gli stivali erano immersi, sia Naruto che Hinata si resero conto di quanto fosse importante, a volte, correre dei grossi rischi per poter essere felici... E la serenità di quel momento era qualcosa di immenso e totalmente nuovo per entrambi, come il primo regalo di Natale nella storia della propria vita.


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Angolo dell'Autrice

Finalmente ho postato il capitolo che ho preferito scrivere, forse perché il primo bacio rappresenta sempre un'emozione grande, forse perché in fondo sono una romanticona e adoro scrivere questo tipo di cose, ma onestamente sono davvero soddisfatta di questo capitolo. Spero anche voi! Ho visto che il numero di persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite o alle seguite è aumentato e mi fa davvero piacere, ma il regalo più grande che potreste farmi sarebbe una manciata di recensioni in più, sarei davvero lieta di leggere direttamente le vostre opinioni in merito alla storia e ai vari capitoli (che non saranno molti, ripeto), quindi su, siate coraggiosi! Intanto vi auguro buona domenica!



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Capitolo 5
*** Chapter IV - Discover ***


cap 4

EveryMoment
•Chapter 4
Discover



Il ventisette dicembre era il giorno del compleanno di Hinata, ma non ci sarebbe stato alcun festeggiamento; quella mattina un diplomatico del Villaggio della Foglia era stato rapito nei pressi del confine con il Paese del Vortice e l'Hokage aveva deciso di mandare in missione il Team 7 e 8 per recuperarlo. Naruto aveva protestato, preoccupandosi per le condizioni fisiche di Hinata, che invece si era fatta avanti ben volentieri, desiderosa di lasciarsi alle spalle il clima rigido di casa sua e di rendersi utile grazie al suo Byakugan. La missione non era di livello particolarmente alto, ciò che la rendeva ardua erano le bufere di neve che tormentavano il percorso che le squadre avrebbero dovuto seguire, rendendo difficoltoso il viaggio e confusa la vista.
Ormai erano trascorse parecchie ore dalla loro partenza, e i movimenti dei ragazzi si erano fatti più lenti e rigidi per via del freddo al quale erano sottoposti da troppo tempo senza aver effettuato alcuna sosta. Il cielo era ancora dipinto di tonalità argentee, ma la temperatura si era abbassata notevolmente, segno che era giunto il momento del crepuscolo e presto sarebbe calata la notte.
"Dannazione, ho perso le loro tracce! Con questa maledetta neve non riesco a sentire quasi nessun odore" sbottò Kiba dopo qualche minuto, dando una piccola pacca ad Akamaru per farlo fermare. Tutti lo imitarono, affaticati e infreddoliti. Hinata si appoggiò a un albero per cercare di riprendere fiato più in fretta e dare sollievo alla schiena dolorante e si concentrò, attivando il Byakugan. I vasi sanguigni sulle tempie della ragazza si dilatarono e la vista si focalizzò su un punto a nord dalla loro posizione, tra gli alberi, dove i due rapitori e il diplomatico riposavano all'interno di una baracca di legno. Non distavano molti chilometri da lì, ma la sua arte oculare era impegnativa e le costò uno sforzo immenso riuscire ad arrivare così lontano, tanto che fu costretta a disattivarla e a tenere gli occhi chiusi per qualche istante mentre aggiornava i compagni sulla posizione del loro obiettivo.

Dopo aver deciso di comune accordo di resistere ancora un po' al freddo e alla stanchezza, le due squadre si rimisero in cammino per raggiungere quanto prima la capanna nel bosco e cogliere alla sprovvista i nemici. Naruto lasciò che Sai sorvolasse la zona con la sua aquila d'inchiostro e che Sakura chiudesse la fila e rallentò quel tanto che bastava per affiancare Hinata, e lì restò fino al loro arrivo. Le condizioni della Hyuga lo preoccupavano parecchio, conscio del fatto che avrebbe dovuto riposare invece che sottoporsi a quello sforzo fisico e mentale, ma non si era sentito di insistere quando l'aveva vista così determinata a rendersi utile e partecipare alla missione. Era dalla notte di Natale che non si vedevano, e Naruto avrebbe preferito una situazione più serena per poterle tenere compagnia e parlarle, ma si sarebbe accontentato.
Shino fece infiltrare nella capanna uno sciame dei suoi insetti, aiutato da alcuni serpenti dipinti da Sai, e la cattura dei due criminali si rivelò più semplice del previsto, soprattutto paragonata al lungo e difficoltoso viaggio che avevano dovuto affrontare per raggiungerli. Sakura e Sai avevano insistito per ripartire immediatamente, in modo da riportare il diplomatico a Konoha quanto prima e metterlo al sicuro, ma Hinata era troppo stanca e malconcia per proseguire, e Naruto non ebbe bisogno di riflettere troppo prima di decidere di fermarsi lì con lei per la notte.
Sperava di godere di un po' di intimità; due giorni prima l'aveva baciata senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo, e dopo quell'avvenimento ogni volta che incrociava lo sguardo di lei sentiva il cuore battergli con più forza nel petto e non sapeva spiegarsi cosa fosse cambiato tra loro, quanto fossero diversi, cosa un bacio potesse significare per loro.
"Non esiste, noi non abbandoniamo la nostra Hinata con te!" ringhiò Kiba quando Naruto annunciò loro che avrebbe pensato lui alla loro compagna di squadra e che potevano anche tornare assieme al resto del Team 7. "Mi scoccia dare ragione a Kiba, e non è per mancanza di fiducia nei tuoi confronti, Naruto, ma Hinata è una nostra compagna e amica ed è nostro preciso compito prenderci cura di lei" asserì Shino con la tipica aura di serietà a circondarlo assieme a qualche mosca ronzante. Akamaru rafforzò il concetto con un latrato, e alla fine il biondo dovette accettare la loro decisione e prepararsi a passare una notte difficile.

-

Il fuocherello acceso scoppiettava allegro al centro della stanza vuota, dove i ragazzi avevano creato una sorta di falò grazie a una base di pietre che permetteva alle fiamme di non raggiungere le assi in legno del pavimento. Grazie ad Akamaru e Kiba, che erano tornati da poco dalla loro breve battuta di caccia, erano riusciti a riempirsi la pancia con della carne di scoiattolo abbrustolita e avevano deciso di scambiare qualche parola mentre attendevano che il sonno sopraggiungesse.
"Sono felice che alla fine siamo riusciti a ritagliarci qualche momento assieme per il tuo compleanno, Hinata. Ma al nostro ritorno festeggeremo a dovere come facciamo sempre!" ghignò Kiba, lanciando un'occhiata di sfida a Naruto. Il biondo sentì un peso improvviso schiacciargli le spalle a quella consapevolezza: come aveva potuto dimenticarsi di farle gli auguri? E pensare che si era anche premurato di portare qualcosa per festeggiare e un piccolo regalo da darle! Avrebbe voluto colpirsi la fronte con il palmo della mano con forza, ma riuscì a trattenersi e a dipingersi in faccia il miglior sorriso da faccia tosta che gli riuscisse in quel momento. "Eh già! Un compleanno tra amici è sempre la cosa migliore!"
Seguì un istante di silenzio abbastanza lungo da fargli rendere conto che quell'affermazione poteva risultare fuorviante alle orecchie insicure di Hinata. Immediatamente cercò il suo sguardo, trovandolo nascosto dietro alle lunghe ciglia scure, puntato a terra. Il ragazzo deglutì, sentendosi terribilmente in colpa e sperando che lei non avesse frainteso le sue parole. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma la compagnia degli altri ragazzi non glielo permise, per cui decise di immergersi in un silenzio colpevole finché non giunse l'ora di infilarsi nei futon e di dormire.

Doveva essere circa mezzanotte, constatò Hinata dal suo angolino, osservando la neve che continuava a cadere fuori dai vetri impolverati di una delle finestre della capanna. In realtà non ne aveva la certezza, era solo uno dei tanti pensieri che le affollavano la mente, torturandola per non farle prendere sonno. In realtà il russare rumoroso di Kiba e Akamaru non le aveva mai permesso di dormire molto quando erano in missione, ma quella notte si riscoprì particolarmente intollerante. Per non parlare della frase di Naruto durante la loro cena che continuava a echeggiarle in testa senza darle pace... Quando l'aveva baciata era stato tutto perfetto, ma Hinata non si era resa conto di quanto poco potesse significare un gesto del genere agli occhi degli altri. Lei non aveva mai baciato nessun ragazzo prima di allora, e considerava tale dimostrazione d'affetto qualcosa di profondamente importante, ma si era evidentemente sbagliata a pensare che Naruto condividesse la sua visione.
Si diede della stupida mentre socchiudeva gli occhi e lasciava che una lacrima le scivolasse nell'angolo dell'occhio, poi sul naso e giù per la guancia.
Fu in quell'istante che percepì una mano calda sulla schiena e s'irrigidì, ritrovandosi a trattenere il fiato, consapevole che si trattasse proprio di lui. Ormai il suo tocco le era entrato dentro come qualcosa di indelebile e avrebbe saputo riconoscerlo tra mille.
"Hinata? Sei sveglia?"
Fu tentata di chiudere gli occhi e fingersi addormentata per evitare il suo sguardo e le sue parole, temeva di affrontare una verità che forse non le sarebbe piaciuta e l'avrebbe ferita, ma mentire non era mai stato un suo talento e odiava prendersi gioco degli altri, per cui annuì lievemente, asciugandosi lesta la lacrima solitaria che le aveva bagnato il volto.
"Volevo chiederti scusa per quello che ho detto prima... Intendo dire... Non che non sia bello stare tra amici, ma che, ecco..." I bisbigli si fecero confusi e insicuri, e alla fine Hinata percepì il braccio forte di Naruto scivolarle attorno al fianco e attirarla a sé. La schiena della ragazza aderì al torace di lui, così caldo e vicino, solo il sottile strato di futon a dividere i loro corpi.
La testa le girò prepotentemente mentre il profumo di arance le riempiva le narici, inebriandola, e arrossì violentemente a quella vicinanza. "Hinata, tu sei più importante di una semplice amica, ecco. Ci ho messo secoli per capirlo, ma da quando l'altra sera ti ho baciato certe cose si sono fatte più chiare nella mia testa."
L'erede Hyuga spalancò gli occhi, sentendo il volto in fiamme e l'abbraccio di Naruto bruciante attorno a sé, e il cuore le palpitò di gioia balzandole in gola senza che potesse controllarlo.
"Quali c-cose?" gli chiese scioccamente, non sentendosi in grado di formulare domande più intelligenti. Sentì il respiro di Naruto fra i propri capelli e si rese conto troppo tardi che il naso di lui era scivolato tra le ciocche morbide per raggiungere la pelle nivea del suo collo e inspirarne il profumo. A quel contatto Hinata percepì un brivido scorrerle lungo il ventre e terminare tra le sue cosce e si sentì avvampare per le sensazioni che la vicinanza di Naruto le stava provocando. "Che in questo momento non vorrei essere da nessun'altra parte al di fuori di questa capanna, abbracciandoti. Che tu ci sei sempre stata, Hinata. Tu hai visto chi ero veramente quando tutti gli altri mi evitavano e mi ricoprivano d'odio... Tu hai avuto la forza di starmi accanto anche nei momenti più difficili, e lo leggo nei tuoi occhi, non vuoi lasciarmi andare. E nemmeno io lo voglio."

Naruto non avrebbe mai pensato di essere in grado di dire certe cose a una ragazza, proprio lui che l'amore non l'aveva mai conosciuto, che aveva sempre avuto paura dei sentimenti grandi e forti a lui estranei, che aveva preso in giro Jiraiya per ciò che scriveva nei suoi libri... Ma quello che un tempo era solamente un ragazzino goffo e solo si era trasformato in un uomo bisognoso di sentimenti, e Hinata non glieli aveva mai negati. Con la mano le posò una carezza sul fianco morbido, scostando con quel gesto anche un lembo della coperta in modo da infilarsi sotto ad essa ed esserle completamente e veramente vicino. Non si rese conto di aver trattenuto il fiato finché il profumo di lavanda proveniente dai capelli di lei non lo colpì in pieno, scaldandolo fin nelle viscere. Ciò che quel contatto gli provocava lo intimoriva, ma il desiderio di averne di più era così forte da non permettergli di fermarsi. Hinata si voltò lentamente, cercando timidamente il suo sguardo, e quando essi si incrociarono Naruto si sentì andare a fuoco. "Naruto..."
Lo aveva chiamato così, senza aggiungere nulla, senza balbettare, lasciando trasparire tutto il bisogno che aveva di lui, tutto l'amore che provava per lui. Naruto lo sentì insinuarsi nella sua gola e poi andare ad avvolgergli il cuore come un guanto caldo che l'avrebbe protetto da qualsiasi inverno. Il biondo le fissò le labbra per un istante, prima di cercarle con le proprie per baciarle. Fu un bacio diverso dal primo che si erano scambiati, più bagnato, intimo, maturo. Le loro lingue si sfiorarono e Naruto percepì i pantaloni della tuta iniziare a tirare nel basso ventre, non riuscendo a contenere l'eccitazione del momento. Istintivamente scivolò a cavalcioni su di lei, senza mai smettere di baciarla, sentendola sospirare sulle sue labbra e aggrapparsi alle sue braccia...
"Ho capito che avete certi bisogni da soddisfare, ma non vi sembra un po' maleducato farlo in nostra presenza? Per carità, io mi godrei anche lo spettacolo, ma Shino è più sensibile!"
La voce di Kiba ruppe il silenzio e il loro bacio, e Hinata lanciò un'esclamazione sorpresa e stridula, scivolando sotto alle coperte per nascondere il viso paonazzo dalla vista dei suoi compagni di squadra. Shino borbottò qualcosa nel sonno e si girò dall'altra parte, mentre Kiba sghignazzava senza sosta.
Smise solo quando lo stivale di Naruto lo ebbe colpito in piena fronte.

-

"Comunque non mi sono dimenticato del tuo compleanno." Fu Naruto a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato tra loro. Avevano spostato i futon nella stanza principale della capanna, dove giacevano i resti del fuoco spento, in modo da evitare le occhiate divertite di Kiba e i suoi commenti pungenti e osceni che avrebbero spinto Hinata a seppellirsi volentieri nella neve all'esterno.
"Anche se f-fosse non me la p-prenderei" lo rassicurò la ragazza, seduta sul suo futon a gambe incrociate. Lui si grattò la nuca con fare imbarazzato, poi tirò fuori dal suo zaino un paio di tazze di cartone di ramen istantaneo e le pose tra loro, sorridendo in modo un po' sciocco per cercare di nascondere il disagio. "Ho portato questo per festeggiare e... Ecco... Ho pensato che se volessi uscire ogni tanto con me per cenare con del buon ramen da Ichiraku avrai bisogno di qualcosa dove raccogliere le monete necessarie come faccio io" le spiegò tutto d'un fiato, rovistando nello zainetto un po' più a lungo del necessario e strappando un sorriso dolce a Hinata. Lei non aveva bisogno di raccogliere gli spiccioli, ma per lui avrebbe cominciato a farlo, in modo da godersi al massimo ogni cena assieme. Il biondo finalmente estrasse qualcosa dalla borsa e lo pose frettolosamente tra le mani affusolate di lei, abbassando poi lo sguardo con fare intimidito che non gli si addiceva affatto.
Hinata osservò sorpresa il piccolo borsellino di stoffa lilla a forma di rana che giaceva sui suoi palmi pallidi, sentendo una gioia immensa riempirle il petto in modo dolorosamente bello. Un sorriso enorme le illuminò il volto proprio mentre Naruto alzava lo sguardo per sbirciare la sua espressione, e anche lui si ritrovò a sorridere, sollevato nel vedere tanta contentezza nello sguardo perlato di lei.
"E' il regalo di compleanno più bello che abbia m-mai ricevuto" ammise la Hyuga, stringendosi il pensiero di Naruto al petto con l'intenzione di non lasciarlo mai andare.
Si addormentarono abbracciati sotto alla stessa coperta con una nuova consapevolezza nel cuore: l'insicurezza e la paura potevano essere immensi, ma la scoperta di un sentimento più forte era così significativa da riuscire a spazzarli via come polvere al vento, lasciando solo un dolce desiderio a intorpidire le membra e i cuori.


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Angolo dell'Autrice

Non sapete quanto abbia sorriso leggendo i vostri commenti al capitolo precedente, che in fondo è stato per me quello più importante da scrivere. Non che questo sia da meno, perché Hinata e Naruto iniziano a scoprire nuovi lati di questo sentimento, a capire di avere bisogno l'uno dell'altra anche fisicamente... Devo ammettere che per la timidezza e goffaggine di Hinata mi sono ispirata molto a me stessa quando mi sono trovata nella sua stessa situazione, ma in fondo essendo molto simile a lei non credo di aver preso una cantonata! Volevo rassicurare chi mi ha scritto di essere dispiaciuto perché questa sarà una fanfiction breve: ne ho altre in cantiere, ormai il treno è partito e chi lo ferma più? Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e in tal caso, per apprezzamenti e anche critiche vi chiedo di lasciarmi una recensione, mi fareste felicissima. Buona serata!


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Capitolo 6
*** Chapter V - Memories ***


cap 4

EveryMoment
•Chapter 5
Remember


Quando Hanabi si era presentata in camera di Hinata, annunciandole euforica di aver convinto Hiashi a permetterle di utilizzare un'ala della loro tenuta per celebrare l'ultima notte dell'anno tra amici, la ragazza aveva aggrottato la fronte e aveva temuto che una festa del genere potesse trasformarsi in un delirio... In realtà fu molto peggio.
Sakura, Ino e Ten Ten si erano presentate nel tardo pomeriggio con la scusa di aiutare le due Hyuga a preparare la cena, ma dopo pochi minuti avevano rapito Hinata per chiuderla in camera e costringerla a indossare un abito che Hanabi le aveva comprato di nascosto e che sua sorella maggiore non si sarebbe altrimenti mai sognata di indossare. La presenza delle altre ragazze era stata fondamentale per quell'opera di convincimento, e alla fine aveva dovuto accettare, troppo stanca per lottare ulteriormente. Vista l'ora tarda si erano ridotte a ordinare dei piatti già pronti e avevano fatto giusto in tempo a finire di preparare la tavola prima che un folto gruppo di vocianti ragazzi si presentasse all'ingresso, subendosi le raccomandazioni e le occhiate severe di Hiashi Hyuga.

"Basta una mossa sbagliata e questa festa si potrà considerare fin..." "Basta Otou-san, siamo tutti dei bravi ragazzi" s'intromise Hanabi con un gran sorriso, cercando di tranquillizzare il padre, assolutamente non abituato a ospitare così tanta gente. Gente rumorosa e poco educata, oltretutto!
"Mi raccomando." Con quella gelida raccomandazione l'uomo si allontanò, lasciando il gruppetto libero di avanzare verso l'ala dedicata alla festa. "Potevi vestirti un po' meglio" sussurrò stizzita Hanabi a Naruto dopo averlo preso in disparte, notando il suo abbigliamento decisamente poco consono. Il ragazzo aveva indossato un paio di pantaloni scuri e una maglietta arancione sgargiante, sopra alla quale faceva sfoggio una felpa un poco più elegante di quelle che era solito indossare, nera e con bottoni a sostituire la zip, e come tocco finale la sciarpa rossa di lana che Hinata gli aveva regalato a Natale. "Perché? Ho tirato fuori le cose migliori che avevo" si lamentò lui, abbassando lo sguardo per osservare la propria tenuta, che a suo parere era fin troppo elegante... Ma quando alzò gli occhi si rese conto che no, non lo era affatto. Hinata sostava con una spalla poggiata allo stipite della porta d'ingresso alla sala da pranzo, il corpo formoso fasciato in un vestitino di seta nera privo di spalline, stretto sul seno e più morbido sui fianchi. Aveva cercato di coprire la scollatura con i lunghi capelli scuri e osservava il biondo con sguardo timoroso, il solito rossore diffuso sul volto altrimenti pallido. Naruto la trovò stupenda, e si sentì improvvisamente un rozzo barbaro se messo a confronto con l'innata eleganza e bellezza di lei.
Istintivamente portò una mano dietro alla nuca, sorridendole ampiamente come a scusarsi dei propri vestiti, ma dopo aver ricevuto una spintarella da Hanabi si ritrovò proprio di fronte a lei e il profumo di lavanda, delicato ma presente, lo inebriò completamente, portandolo ad attirarla tra le sue braccia e stringerla lievemente, felice di essere lì quella sera.

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"Ma ve lo ricordate quando Sai ha iniziato a dare soprannomi stupidi a tutti quanti? Era davvero offensivo" rise Ino, gli occhi lucidi per le troppe risate e per il troppo sake ingollato, la bevanda proibita che Kiba si era premurato di portare di nascosto e con la quale si erano intrattenuti durante la cena. Hinata cercò di stendere meglio la gonna del vestito sulle gambe nude, sentendo la testa girarle leggermente nonostante si fosse concessa solo un paio di bicchieri, poi diede un'occhiata preoccupata al disordine che regnava sovrano nella stanza e concluse che l'indomani avrebbe pulito tutto quanto prima che suo padre potesse vedere i segni lasciati dalle zampate di Akamaru sul legno pulito del pavimento, i resti di cibo e tovaglioli sparsi a terra e i cuscini sparpagliati per la stanza, dove alcuni suoi amici si erano coricati sostenendo di non riuscire a mangiare ulteriormente. "E quando Hinata continuava a svenire in presenza di Naruto?" aggiunse Sakura, ubriaca quanto Ino, e tutti quanti si voltarono verso la Hyuga, paonazza. Era proprio necessario rivangare certe cose davanti a tutti? Era una questione privata, e poi sveniva ancora in sua presenza, se proprio era necessario essere onesti.
"E quando Shino si è arrabbiato perché nessuno se lo filava?" cambiò argomento Kiba, veloce come la luce, strappando una risata a tutti e distogliendo l'attenzione dalla ragazza intenta a stropicciarsi nervosamente l'orlo del vestito. Le piaceva ricordare il passato, ma odiava passare per l'idiota della situazione semplicemente perché la sua timidezza e il forte sentimento che provava per Naruto le avevano più volte fatto perdere i sensi davanti a lui e agli altri. Non era giusto; lei non aveva mai giudicato nessuno, si era sempre dimostrata gentile e comprensiva e aveva sempre evitato di far sentire a disagio le persone a cui voleva bene... Fu una mano calda che andò a poggiarsi sulla sua spalla a distoglierla da quei pensieri negativi, portandola ad alzare lo sguardo per trovarsi un paio di occhi azzurri come il cielo a pochi centimetri dai propri.
"Hinata, l'altra volta ho dimenticato una cosa in camera tua, mi accompagneresti a riprenderla?" le sorrise gentile, e lei sentì il cuore fermarsi e farle girare la testa. Annuì, senza nemmeno chiedersi cosa avesse potuto dimenticare -se ne sarebbe sicuramente accorta- e gli fece strada fuori dalla sala da pranzo, sentendo le ginocchia diventare molli come budini.
Dal corridoio Hiashi osservò le figure dei due ragazzi salire le scale per raggiungere la camera di sua figlia e si lasciò sfuggire un sospiro tormentato, un sentimento che ben pochi potevano permettersi di scorgere nel suo sguardo in quel momento nascosto nell'oscurità... Eppure non li fermò.

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L'espressione mortificata di Hinata l'aveva convinto a trovare una scusa qualsiasi per portarla via da quella stanza, e così aveva fatto. Non appena la porta della camera della ragazza si fu chiusa alle loro spalle il biondo sospirò e si avvicinò a lei per scostarle una ciocca di capelli dietro all'orecchio con fare tenero, eppure impacciato. Lei arrossì e accennò un piccolo sorriso che scaldò con prepotenza il petto del ninja davanti a lei. "Non preoccuparti per quello che ha detto Sakura... Non è mica una cosa brutta" cercò di rassicurarla, pur conscio di essere tremendamente goffo in certe cose. Lei però annuì comprensiva e lo ringraziò sottovoce, sedendosi sul bordo del letto e lanciando un'occhiata alla neve che cadeva fuori dalla finestra, senza riuscire a far scomparire il rossore dal suo volto. Il ragazzo la seguì, accomodandosi di fianco a lei con naturalezza, sentendo però il cuore battergli con forza nel petto a quella vicinanza che gli provocava piccole scosse elettriche per tutto il corpo. Avrebbe voluto stringerla a sé, ma temeva di imbarazzarla ulteriormente, per cui si limitò a contemplarne il profilo, perdendosi a osservare i riflessi rosati provenienti dall'esterno creare giochi di luci e ombre sulle sue labbra delicate...
"Ricordi quella copiosa nevicata di dieci anni fa? Eravamo solo bambini allora, ma io la ricordo bene. Era Natale, mia mamma non c'era già più. Da quando è morta il Natale è diventato una parentesi forzata nelle nostre vite, qui a casa. Otou-san non ha mai più voluto decorare l'albero o comprare regali agli altri membri della famiglia. Quell'anno ero triste perché a Konoha tutti parteciparono al Festival della Neve, mentre io fui costretta a stare in casa, sola, coi miei ricordi."
Naruto ricordava quella nevicata, perché aveva simboleggiato una grande solitudine anche per lui. Istintivamente allungò una mano verso quella di lei e la coprì con la propria, più calda e grande. Lei abbassò lo sguardo e intrecciò leggermente le dita con quelle di lui, sorridendo appena. "Questa è invece una nevicata felice. Non c'è nessun Festival della Neve, ma ci sei tu, Naruto... E posso condividere i miei ricordi con te, senza la necessità di sentirmi triste."
Quella dichiarazione fu la più sincera e dolce che qualcuno avesse mai fatto a Naruto, che percepì chiaramente il proprio cuore fermarsi nel petto, per poi ricominciare a battere con un impeto tale da ricordargli una tempesta. "Non devi sentirti triste, mai più. Non lo permetterò. Voglio vederti sorridere, sempre."

Hinata sentì la mano di lui scostarle i capelli dal volto e poggiarsi sulla sua guancia, costringendola ad alzare lo sguardo su di lui. I suoi occhi azzurri erano diventati più scuri e brillanti, e le parve di potersi immergere in essi e vedere con limpidezza l'anima di lui, così pura... Era il motivo per cui aveva sempre lottato e per cui si era innamorata di lui in modo così naturale e disarmante.
Il tempo di un battito di ciglia e le loro labbra si scontrarono, schiudendosi per permettere alle lingue di accarezzarsi. Hinata chiuse gli occhi, sospirando in quel bacio fatto di una passione che non aveva mai conosciuto prima, e si aggrappò con entrambe le mani alla maglietta di Naruto, stringendo la stoffa con forza per non svenire. Le dita di lui scivolarono lungo la sua mandibola, poi lungo il collo con una lentezza tale da provocarle brividi per tutto il corpo e darle al tempo stesso modo di fermarlo, ma lei non lo fece. Lasciò che la sua mano indugiasse su uno dei suoi seni, attraverso la stoffa sottile del tessuto, per poi accarezzarlo con più decisione mentre il bacio si faceva più frenetico, come i loro respiri.
La schiena di Hinata toccò il materasso senza che potesse rendersene conto, e le mani tremanti che prima si erano agganciate al cotone della maglia di lui afferrarrono istintivamente i lembi della sua felpa, sfilandogliela mentre lui faceva scivolare il vestito di lei giù per la vita e per i fianchi morbidi...

Piangeva, Hinata, le mani bollenti strette a pugno contro il legno freddo del pavimento della palestra di casa sua, ormai vuota. Ancora una volta aveva perso durante l'allenamento contro sua sorella, di fronte agli occhi severi e delusi del padre. Ancora una volta si era dimostrata debole e inetta, nonostante le ore passate ad allenarsi fino a stare male. I suoi singhiozzi risuonavano tra le pareti, la consapevolezza della sua solitudine la fece sentire ancora peggio. "Basta piangere, Hinata-sama" mormorò una voce bassa e controllata, facendola sobbalzare. Alzò lo sguardo e si trovò a fissare quello freddo di Neji, di fronte a lei. "Non riesco a fare niente di buono, Neji-nii-san... Vorrei essere forte" pianse, tremando e sentendosi così piccola di fronte al cugino. Avrebbe voluto essere forte come Naruto-kun, quel bambino solo, eppure sempre sorridente e desideroso di sfidare il mondo per dimostrare le proprie capacità. Sì, avrebbe voluto essere come lui, piccolo ma grande, solo ma forte. "Per esserlo bisogna allenarsi... Ma ci sono qua io per questo" le promise il ragazzo, aiutandola ad alzarsi.

Naruto osservò con ammirazione il corpo nudo sotto di lui, quelle forme femminili, la pelle nivea profumata e tiepida, e si sentì avvampare, la propria eccitazione tangibile e pressante contro la gamba di lei. Hinata era rossa in volto e terribilmente rigida, ma le sue mani sfioravano il petto del biondo come a invitarlo a non fermarsi, a restarle vicino, a non abbandonarla. E Naruto ne era certo, non lo avrebbe mai fatto. Affondò il viso nell'incavo del suo collo, inebriandosi di quel profumo fiorito che sapeva di perenne primavera e chiuse gli occhi, le mani strette sui fianchi della ragazza che, ne era certo, gli aveva rubato il cuore. "N-Naruto..." sussurrò lei, inarcando la schiena a quel contatto e aggrappandosi alle sue spalle muscolose, provocandogli un brivido di piacere che lo fece sospirare sulla pelle di lei. La sentì annuire leggermente, quasi fosse stata in grado di leggergli nella mente, di comprendere il bisogno che aveva di lei e del suo corpo, ma anche la paura di ferirla, di essere troppo frettoloso. Scivolò in lei trattenendo il fiato e rilasciandolo poi in un caldo respiro sulla mandibola di lei, mentre scostava il volto per cercare le sue labbra.

"Non è vero, N-Naruto-kun... Tu sei forte, e non d-devi permettere a nessuno di a-affermare il contrario!"
Hinata, così graziosa coi suoi capelli corti e quella frangetta sbarazzina su un viso così dolce e rosa di timidezza gli porse la nuova maglietta che aveva acquistato per lui come regalo di Natale dopo che i bulli che lo avevano preso di mira, lo avevano picchiato, strappandogli e sporcandogli i vestiti. Naruto sorrise, accettando il regalo con gli occhi che brillavano. Nessuno gli aveva mai fatto un regalo prima di allora, e quel gesto lo lasciò col cuore colmo di una gioia mai provata prima. Abbracciò la ragazzina di slancio, e lei gli svenne tra le braccia.

Fu una danza fatta di sospiri e di piacere, i loro corpi goffi e tremanti uniti nell'oscurità di una stanza silenziosa e resa confortevole dal sentimento che riempiva i loro cuori. Nei loro sguardi e nei loro respiri non c'era traccia dei bambini deboli e soli di un tempo.
Hinata chiuse gli occhi tremando ancora di piacere quando lui la trasse a sé, facendole poggiare la testa sul suo petto nudo e sudato. Il mondo vorticava attorno a lei, ma non le importava. Naruto l'aveva resa una donna completa, e finalmente si rese conto che il vuoto dentro di sé, la paura, le perdite affrontate, le battaglie perse e quelle vinte avevano assunto finalmente un sginificato chiaro e pieno di colori, come un arcobaleno che avrebbe reso la sua vita diversa da quel giorno in avanti.
I ricordi non facevano più male, erano solo un modo per ricordare quanto fossero entrambi diventati forti e quanto quell'unione li avesse resi imbattibili.


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Angolo dell'Autrice

I vostri feedback sono importantissimi, e sapere che la storia vi sta emozionando e che sono riuscita a dipingere Naruto e Hinata per quello che sono mi rende felicissima! Scrivere questo capitolo mi ha causato un po' di imbarazzo, ma essendo un rating arancione ed essendo io un'anima piuttosto romantica, mi sono data un contegno! Spero comunque di aver reso bene la mescolanza tra desiderio fisico e amore che lega i due ragazzi... Questo di fatto è l'ultimo capitolo, ma vi attende ancora un epilogo prima che la storia possa dirsi completamente conclusa. Aspetto i vostri pareri!



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Capitolo 7
*** Epilogue ***


epilogo
EveryMoment
•Epilogue




Il sole splendeva alto nel cielo e il canto delle cicale riempiva l'aria satura di umidità tipica delle estati di Konoha. Il canto a tratti stonato di una bambina contribuiva a creare una melodia allegra e dal sapore di libertà. Hinata sorrise, inspirando a fondo e godendo del profumo di fiori freschi che aleggiava tra le lapidi. Durante una giornata del genere nemmeno un luogo solitamente triste come il cimitero riusciva a spegnere il sorriso leggero che le tirava le labbra.
Una testa bionda la superò, correndo come un razzo lungo il sentiero verde, diretta verso la lapide di Neji. Hinata sospirò, immaginando suo cugino seduto ad aspettarli, le braccia conserte e lo sguardo serio, le labbra incurvate in un sorriso divertito che non avrebbe saputo trattenere alla vista di un tale birbante.
"Primo!" esultò il bambino biondo, illuminando ulteriormente la giornata con un sorriso trionfante. "Non stavamo facendo una gara" gli ricordò la bambina al fianco di Hinata, smettendo di cantare e accucciandosi vicino alla lapide di Neji per posizionare alla base il mazzo di girasoli che avevano raccolto durante la passeggiata. "Himawari ha ragione, Bolt. Il cimitero non è un posto dove fare gare, oltretutto" cercò di spiegargli la donna, avvicinandosi a lui per sistemargli le ciocche di capelli che gli si erano appiccicate alla fronte sudata. Lui alzò lo sguardo e le fece mancare il fiato, puntando quegli occhi azzurro cielo dritto nei suoi. Era uguale a suo padre. "Ma mamma, se non faccio le gare come mostro allo zio Neji quanto sto diventando forte?" le chiese innocentemente, strappandole una risatina divertita.
"Tu sei già forte, e lo zio lo sa. E sa che gli voglio bene e che gli porto sempre i girasoli" sorrise Himawari, intromettendosi nella discussione e rubando letteralmente le parole di bocca a sua madre. La bella bambina dai capelli sbarazzini dello stesso colore di quelli di Hinata si posizionò di fianco a suo fratello e lo prese per mano, facendolo arrossire per quel gesto così affettuoso. Alla fine lui sospirò, rendendosi conto che in fondo al cimitero nessuno a parte la mamma e lo zio lo avrebbe visto lanciarsi in una dimostrazione d'affetto come quella e ricambiò la stretta della sorellina, dandole una lieve gomitata per strapparle un risolino. "Mamma, ci racconti di nuovo di quando il papà ha chiesto al nonno se poteva sposarti?" chiese la bimba, gli occhi brillanti dall'emozione. Non si stancava mai di chiedere a Hinata le stesse storie sulla relazione tra lei e Naruto, e in fondo lei non si sarebbe mai stancata di raccontargliele. Bolt sbuffò, ma lo sguardo restò curioso sul volto della madre, in attesa del fatidico racconto.
"Era il mio compleanno, e lo stavamo festeggiando a cena a casa del nonno con tutta la famiglia. Era un evento formale..." "Cosa vuol dire formale?" "Vuol dire che era importante, che bisognava vestirsi bene ed essere educati, Himawari. Il papà si era presentato con la sua solita tuta nera e arancione invece, perché aveva finito tardi una missione e non aveva fatto in tempo a cambiarsi. Il nonno lo sgridò con le sue frasi severe, ma il papà non si è fatto scoraggiare e ha passato tutta la cena a fare battute e riempirsi la pancia di ramen fatto in casa. Gli Anziani l'hanno addirittura preso in simpatia, dopotutto Naruto Uzumaki era l'eroe non solo del Villaggio della Foglia, e la sua figura era diventata importante un po' ovunque. Pensare che un tempo tutti lo evitavano..." Himawari afferrò la mano di sua madre con la propria, piccola e leggermente paffutella, e le sorrise raggiante. "Ma tu ci sei sempre stata per lui!"
"Esatto piccola, la mamma c'è sempre stata! Per quello ho chiesto a nonno Hiashi di farmela sposare e ho tirato fuori una bottiglia di sake per festeggiare quella sera!"
La voce di Naruto, così matura ma squillante colse Hinata alla sprovvista, tanto che voltandosi e cercandone lo sguardo si accorse di essere arrossita come era solita fare anni addietro.
Il biondo si era cambiato e non indossava più il mantello da Hokage, doveva aver finito di lavorare presto quel pomeriggio. "Ohi" la salutò con un'occhiata carica di sentimento e le posò un bacio sulle labbra, strappando un gridolino estasiato a Himawari e una risata divertita a Bolt. "Hai omesso un dettaglio, Naruto. Il nonno ha stappato la bottiglia e ti ha rovesciato in testa tutto il sake guardandoti torvo" gli ricordò Hinata, poggiando la testa sulla sua spalla e godendosi le risate dei loro figli che sembravano divertirsi un mondo a immaginarsi il loro papà scanzonato e pasticcione, così diverso da come lo avevano conosciuto loro. Vedere il sole riflettersi tra le loro ciocche di capelli e nei loro occhi, oceani di innocenza e amore, le riempiva il cuore. "Però poi ha tirato fuori la bottiglia dalla sua riserva personale e ha acconsentito" la rimbeccò Naruto, inspirando il profumo dai suoi capelli e strappandole un sospiro.
"E poi?" chiese Himawari, inaccontentabile, e il padre le scompigliò i capelli con fare amorevole, caricandosela in braccio. "E poi vissero felici e contenti! Adesso salutate zio Neji e andiamo, oggi ramen da Ichiraku per tutti!"

Mentre Hinata iniziava a condurre Bolt verso l'uscita del cimitero, Naruto e Himawari si fermarono a dare un ultimo saluto alla lapide di Neji, resa allegra dal giallo acceso dei girasoli che la bambina gli aveva portato. "Amico mio, chi l'avrebbe mai detto, eh? Sono Hokage e amo Hinata... Qui c'è la pace, e sicuramente regna anche nel tuo cuore" sorrise, mentre Himawari gli cingeva il collo in un abbraccio stretto e annuiva. "E ci siamo noi!" sorrise, meritandosi un bacio sulla punta del naso. "Certo, Hima-chan. Voi siete un dettaglio..." La guardò nei grandi occhioni azzurri e ne studiò i lineamenti dolci simili a quelli di Hinata e sentì il cuore scoppiargli di gioia. Il vuoto che un tempo si era aperto nel suo petto ora era carico di sentimenti che non l'avrebbero mai più fatto sentire solo. Sentimenti colorati e profumati come fiori. "...Il dettaglio più importante."


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Angolo dell'Autrice

E così siamo giunti alla fine... Non so come ringraziarvi per le vostre recensioni, per avermi seguita in tanti e avere aggiunto tra i preferiti la mia storia, la prima che pubblico qui su EFP, è stato un vero piacere e un'emozione unica. Vi assicuro che tornerò presto con qualcosa di nuovo, ormai il treno è partito, ve l'ho detto, e non lo fermerò! Spero di ritrovarvi nei commenti della prossima fanfiction che scriverò, e spero che questo epilogo vi abbia fatto sorridere. A presto!

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