Every Moment di TheIronMaiden (/viewuser.php?uid=452888)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter I - Stability ***
Capitolo 3: *** Chapter II - Fear ***
Capitolo 4: *** Chapter III - Risk ***
Capitolo 5: *** Chapter IV - Discover ***
Capitolo 6: *** Chapter V - Memories ***
Capitolo 7: *** Epilogue ***
Capitolo 1 *** Prologue ***
boooo
EveryMoment
•Prologue
"Non lo so,
Neji-nii-san. Non so se questa pace durerà in
eterno, e non so per quanto ancora potrò tenermi dentro
tutti
questi sentimenti... Ma so che questi fiori ti piaceranno, e forse ti
strapperanno un sorriso" mormorò lievemente Hinata, china
sulla
lapide del cugino, dove aveva appena posato un mazzo di freschi e
bellissimi girasoli. I petali erano tinti di un colore caldo che le
ricordava l'estate ormai era lontana, e si sentì felice
di
aver speso qualche moneta in più per poterseli stringere al
petto. Erano fiori così rari in quel periodo dell'anno,
così allegri e sgargianti. Nella sua mente apparve una
zazzera
bionda tagliata corta, e le sue guance s'intiepidirono nonostante
l'aria fredda dell'autunno inoltrato. "Ora devo andare" sospirò la
ragazza, scostandosi una ciocca dei lunghi capelli scuri dietro
all'orecchio e alzandosi in piedi, stringendosi nel cappotto bianco che
indossava. Ormai la guerra era finita, ma niente avrebbe fermato la
tempesta in arrivo che gonfiava le nuvole nel cielo, caricandole di
pioggia, così come nulla poteva dare pace alle anime
tormentate
di chi era rimasto e si era lasciato alle spalle qualcuno di caro. Il
cimitero di Konoha si era riempito di nuove lapidi e i fiori di mille
colori le coloravano dolcemente, facendo venire un nodo in gola a
chiunque si soffermasse su di essi con lo sguardo. Anche le persone che
avevano combattuto durante la guerra erano state colorate e vitali come quei
fiori, prima di morire. Quel pensiero provocò un brivido
freddo
lungo la schiena di Hinata, che finalmente voltò le spalle
alla
lapide di Neji Hyuga e iniziò a incamminarsi lungo il
sentiero,
lanciando un'occhiata preoccupata al lampo che stava illuminando il
cielo poco luminoso di quel tardo pomeriggio.
Naruto se ne
stava seduto sullo sgabello del chiosco di Ichiraku, in
attesa della sua scodella di ramen. Le strade di Konoha erano poco
affollate a quell'ora della giornata, forse perché dopo che
la
guerra era finalmente finita le famiglie avevano iniziato
a passare più tempo assieme, mettendo in secondo
piano le
riunioni di lavoro o le cene post missione con i propri compagni di
squadra. Naruto invidiava chi poteva permettersi di passare del tempo
con la propria madre, aiutandola a cucinare qualche
sfiziosità
per la cena, o i ninja che ogni giorno si allenavano con il proprio
padre per migliorarsi e diventare shinobi sempre più forti.
La
mancanza di Minato e Kushina si era fatta più tangibile dopo
averli conosciuti e abbracciati e aver dovuto poi lasciarli andare, e non c'era pensiero in grado di
alleviare il dolore sordo che gravava sul petto del ragazzo biondo. Il
suo diciottesimo compleanno era trascorso rapido, reso piacevole e
allegro da tutti i suoi amici e compagni che si erano premurati di
organizzargli una festa a sorpresa, ma ormai quel giorno sembrava
lontano anni luce, e Naruto non riusciva a togliersi dalla testa l'idea
che se i suoi genitori fossero stati ancora al suo fianco la sua vita
sarebbe stata molto più piacevole. Le missioni erano
diventate
più sporadiche e meno impegnative, le ore di allenamento
noiose,
la solitudine pesante, la compagnia degli amici non sufficiente e non
sempre disponibile.
Nemmeno si
accorse della scodella di ramen fumante che gli venne
piazzata sotto il naso, ma si accorse di una figura eterea che si
affrettava lungo la via principale...
"Ne, Hinata!"
La ragazza non
faticò a riconoscere quella voce, e nonostante il
panico avesse iniziato a montarle nel petto, le sue gambe si
rifiutarono di proseguire e la costrinsero a fermarsi in mezzo alla
strada, tesa come una corda di violino. Il cuore iniziò a
palpitarle nel petto con forza mentre si voltava verso il chiosco di
Ichiraku, dove la figura sorridente di Naruto si sbracciava per
attirare la sua attenzione. Hinata sentì un calore familiare
diffondersi sul volto quando il suo sguardo incrociò quello
azzurro e vitale del biondo, che con dei gesti plateali le stava
facendo cenno di raggiungerlo.
Dopo la guerra
si erano incrociati qualche volta, avevano scambiato
qualche parola, ma Naruto non sembrava ricordarsi della dichiarazione
d'amore di Hinata, né delle due volte che si era quasi
sacrificata per salvargli la vita. La ragazza si tormentava ogni sera
chiedendosi come potesse aver dimenticato qualcosa del genere, ma alla
fine la sua voce interiore la mandava a dormire delusa, ricordandole
che probabilmente Naruto si comportava così
perché non
riusciva a vederla come qualcosa di più importante di una
semplice amica.
Non che a lei
non andasse bene essere sua amica; le bastava passare del
tempo assieme a lui per sentirsi rinata e staccare il cervello,
permettendole di sciogliersi sempre in un sorriso in sua compagnia, ma
il sentimento che provava per lui sin da quando era solamente una
bambina non faceva che crescere giorno dopo giorno dentro di lei, ed
era impossibile da ignorare.
Alzò
timidamente una mano per salutarlo e si decise a muovere i
primi passi verso di lui, ma non appena ebbe raggiunto il chiosco si
dimenticò del gradino di legno che le avrebbe permesso di
raggiungere gli sgabelli normalmente, e inciampò. Un urletto
sorpreso le sfuggì dalle labbra mentre finiva addosso a
Naruto,
che prontamente l'afferrò per le spalle, sostenendola. Un
forte
profumo di uomo e di arance le invase le narici, facendole girare la
testa... O forse era la sua vicinanza? Alzò timidamente lo
sguardo su di lui, trovando il suo viso a pochi centimetri di distanza
dal proprio.
"Hinata, tutto
bene?"
Avrebbe voluto
rispondergli, ma il calore sulle gote era insopportabile
e il suo profumo così forte che le mancò il
respiro, e
poi tutto diventò nero.
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Angolo dell'Autrice
Perdonerete la mia timidezza e goffaggine nel
presentarmi, essendo una totale novellina qui su EFP.
Scrivo da tanti anni, ma non ho mai pubblicato nulla su questo sito,
limitandomi a leggere silenziosamente le belle storie partorite da
altre menti.
Essendo una fan di Naruto e sostenendo la coppia di Naruto e Hinata da
tempo ho pensato di iniziare a pubblicare una storia proprio con loro
come protagonisti,
sperando di strappare un sorriso a chi, come me, ama questi due
personaggi.
Vi ringrazio in anticipo se deciderete di recensirmi o di lasciarmi
anche solo un pensierino di due righe, nel frattempo grazie per aver
letto il Prologo...
A presto con il primo capitolo! ♥
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Capitolo 2 *** Chapter I - Stability ***
boooo
EveryMoment
•Chapter 1
Stability
Quando riaprì gli occhi si ritrovò a
fissare un soffitto
bianco, illuminato fiocamente da una luce aranciata. Si
portò
una mano alla fronte, scostandosi le ciocche della frangetta e
massaggiandosi la pelle candida e calda, cercando di capire cosa le
fosse successo e dove fosse finita. Piegò leggermente il
capo di
lato, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco il mobilio e gli
oggetti sparpagliati in giro per la stanza, focalizzandosi su alcuni
dettagli: una casacca nera e arancione, un foglio bianco appeso al muro
pieno di scarabocchi riportanti il simbolo del Villaggio della Foglia,
un set di kunai sparsi sulla scrivania e alcuni contenitori di cartone
di ramen
istantaneo ormai vuoti. Poi ricordò, e il profumo che
l'aveva
fatta svenire tornò a farsi presente, facendole balzare il
cuore
in gola. Fece per mettersi seduta, quando il volto di Naruto comparve
prepotentemente e repentinamente nel suo campo visivo, facendole
mancare il respiro.
"Ti sei svegliata finalmente! Accidenti Hinata, mi hai fatto prendere
un bello spavento! Non sapevo che fare, e siccome non sapevo come
avrebbe reagito tuo padre se ti avessi riportata da lui incosciente tra
le mie braccia ho pensato di portarti a casa mia, spero non sia un
problema" spiegò il ragazzo con un sorriso nervoso e ampio a
illuminargli il volto, passandosi una mano sulla nuca, scompigliandosi
i capelli ora decisamente più corti rispetto a qualche mese
prima.
Hinata arrossì vistosamente, mettendosi a sedere e scuotendo
il
capo lievemente, in quel modo delicato ed elegante che la
caratterizzava. Naruto si perse a studiarne i movimenti per qualche
istante di troppo, e ritrovò lo sguardo perlato di
lei a
fissarlo, mettendolo a disagio. Non era una sensazione negativa, era
più che altro qualcosa di completamente nuovo per lui,
qualcosa
che lo faceva sentire diverso in presenza di Hinata, spingendolo a
comportarsi con lei in modo differente da come interagiva con qualsiasi
altro suo amico e compagno di missioni. Si umettò le labbra
e le
porse la mano per aiutarla ad alzarsi, cercando disperatamente qualcosa
da dire per creare un equilibrio tra loro in quel momento che gli
pareva tremendamente instabile.
"Scusa se c'è tutto questo disordine, ma non ho avuto tempo
di
mettere a posto, sai..." blaterò, ridacchiando un po'
scioccamente come era solito fare ogni volta che voleva alzare le
difese. Era uno dei suoi pregi e difetti maggiori: fingersi un idiota
quando non sapeva come comportarsi in presenza di altre persone, o per
cercare di attirare la loro attenzione. Era un metodo che aveva
inventato e sviluppato da bambino, quando passava ore delle sue
giornate a dondolarsi sull'altalena solitaria di fronte alla scuola di
Konoha, osservando i bambini che facevano gruppo, infangando i suoi
tentativi di inserirsi tra loro liquidandolo con delle occhiate dense
di diffidenza, paura e odio. Naruto aveva sempre temuto l'odio della
gente, certo che quello indirizzato a lui fosse immotivato e fomentato
dalle storie che i genitori apprensivi si inventavano sul suo conto.
Quando ripensava a quanto fosse riuscito a cambiare e consolidare il
rapporto che lo legava a Kurama, la Volpe a nove code che viveva dentro
di lui e che l'aveva condannato -apparentemente- a un'esistenza fatta
di solitudine, pregiudizi e astio, si sentiva fiero del lavoro svolto e
della propria forza.
Hinata però sorrise e scosse il capo, iniziando a torturarsi
le
dita delle mani. "Non p-preoccuparti N-Naruto-kun... Se questo
è
il t-tuo modo di tenere la c-casa a me va b-benissimo così"
gli
spiegò, balbettando leggermente. "Sei tu ed è
t-tutto perfetto."
Lui sgranò leggermente
gli occhi, sorpreso ancora una volta dalle sue parole. Hinata sapeva
dire le cose giuste al momento giusto, mettendolo a suo agio e
ricordandogli quanto la sua presenza gli fosse stata necessaria in
più momenti fondamentali della sua vita. Lei era stata
l'unica
bambina a guardarlo con occhi diversi, a vedere in lui qualcosa di
diverso dalla forza portante del Kyuubi, a credere che dietro a
quell'aspetto da teppistello ci fosse un'anima delicata e bisognosa di
affetto.
Gli capitava spesso di ripensare al modo in cui Hinata aveva cercato di
salvargli la vita durante la guerra, o al discorso che gli aveva fatto
quando Obito, corroso dalla paura e dall'odio, aveva cercato di fargli
perdere la fiducia in sé stesso e nel suo credo ninja. Da
allora
non era riuscito a ringraziarla davvero, frenato un po' dalla paura di
utilizzare le parole sbagliate, un po' dallo scombussolamento emotivo
che la presenza di lei gli provocava da quando aveva dichiarato di
amarlo. Nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere, e Naruto non
sapeva assolutamente come reagire a una cosa a lui completamente nuova.
Fino a qualche anno prima era stato convinto di amare Sakura, ma
crescendo si era reso conto che la sua era stata solamente una cotta
adolescenziale, resa più ossessionante dalla voglia di
sfidare
Sasuke, suo eterno rivale, che aveva rubato il cuore della loro
compagna dai capelli rosa già da quando erano solamente dei
bambini. Poteva quindi affermare di non sapere cosa fosse l'amore,
quello vero, ma sapeva che in quel momento il rossore sulle guance di
Hinata e il suo modo di abbassare lo sguardo e di non riuscire a tenere
ferme le dita delle mani pallide e affusolate la rendevano davvero
molto, molto carina.
"M-mi dispiace averti disturbato, s-se vuoi posso a-andarmene"
sussurrò la ragazza, maledicendosi mentalmente per quel suo
balbettio che sembrava uscire fuori solamente in presenza di
Naruto.
Le dispiaceva davvero essere svenuta, facendolo preoccupare e
costringendolo a portarla a casa sua per non lasciarla sola in mezzo
alla strada. L'ultima cosa che voleva era essere un peso per Naruto,
eppure pareva riuscirci ogni volta. Sentì le spalle
abbassarsi
per la delusione di fronte a quella consapevolezza, ma la voce del
ragazzo ruppe il silenzio, costringendola ad alzare lo sguardo per
cercare quello di lui. "Ma quale disturbo! Sono sempre solo
ultimamente, e un po' di compagnia non può che farmi bene,
Hinata" le assicurò con sguardo serio. Hinata si sorprese,
come
le accadeva sempre negli ultimi mesi, nel constatare quanto maturi
fossero diventati i lineamenti del ninja di fronte a lei. Era diventato
parecchio alto, le sue spalle si erano allargate, e il suo volto era
diventato quello di un uomo. Un uomo dal sorriso solare e dallo sguardo
azzurro come il cielo d'estate, adombrato dal peso di ricordi dolorosi
che non tutti sembravano notare. Hinata avrebbe voluto abbracciarlo con
forza e ricordargli che lei c'era sempre stata e non lo avrebbe mai
abbandonato, ma come ogni altra volta non trovò il coraggio
di
farlo e si limitò a sorridergli dolcemente, arrossendo. "E
poi
è sera, non vorrai tornare a casa a quest'ora? Ti conviene
restare qui, al sicuro, per la notte. Possiamo berci qualcosa di caldo
e guardare un film, per esempio" continuò a parlare Naruto,
iniziando a muoversi per la stanza, facendole cenno di seguirla verso
la piccola cucina posta in un angolo dell'ampio e disordinato
monolocale.
Hinata obbedì, mordendosi il labbro inferiore, non riuscendo
a
trattenere un piccolo sorriso. Ormai Konoha era sicura, ma lui si
preoccupava lo stesso per lei, preferendo disturbarsi e invitarla a
restare a casa sua per la notte.
Sgranò gli occhi a quell'improvvisa consapevolezza,
avvampando, e pregò di non svenire di nuovo.
-
Naruto sghignazzò, riempendosi la bocca di pop corn mentre
lui e
Hinata si gustavano una delle commedie più divertenti di
sempre,
a suo avviso. Era stato il maestro Jiraiya a fargliela vedere la prima
volta; era una commedia con un ninja imbranato e sfortunato come
protagonista, la trama incentrata sulla sua vita, una parodia di
quella dei ninja reali. Persino Hinata si stava divertendo, lasciandosi
andare a qualche risatina tra un popcorn e l'altro. Naruto a volte le
lanciava un'occhiata di nascosto, contemplando il suo profilo
delicato mentre inclinava leggermente il capo all'indietro e mostrava i
denti perfetti per sorridere a qualche scena divertente. Era raro
vederla ridere così, si rese conto il biondo.
Così spesso
si era ritrovato a piangersi addosso per le sue perdite da dimenticare
quelle altrui. Inspirò a fondo, cercando le parole giuste
mentre
giocherellava coi popcorn dentro al sacchetto che teneva in grembo, e
alla fine si decise a parlare.
"Come stai?" le chiese, fissandola in tralice. La vide sussultare
lievemente e voltare il capo verso di lui, sorpresa. "I-io... Uhm...
Sto bene" tentennò, abbassando lo sguardo. Naruto
sospirò, ruotando il busto verso di lei per farle capire che
il
film aveva perso d'importanza in quel momento. "Intendo dire, come stai
dopo la guerra, dopo... Dopo la morte di Neji. Come vanno le cose in
casa tua?"
Hinata prese a torturarsi le dita nervosamente, stringendosi lievemente
nelle spalle. Troppo spesso Naruto aveva avuto l'impressione che la
ragazza si facesse problemi a parlare di sé in sua presenza,
quasi impaurita di poter disturbare o risultare noiosa, e quella sera
non voleva darle ragione di soffermarsi su pensieri così
fuorvianti.
"Oggi ho comprato dei girasoli. L-li ho portati sulla sua tomba. Mi
manca molto" ammise la ragazza con un sospiro, senza alzare
mai
lo sguardo. "A casa v-va bene, anche se allenarmi per dimostrare che
sono davvero la degna erede degli Hyuga non è facile" gli
spiegò, balbettando un po' meno del solito. Naruto la
ascoltò in silenzio, sentendo gli angoli delle labbra
incurvarsi
leggermente verso l'alto a quella vittoria: era riuscito a farla
parlare!
"Ma tu sei la degna erede, Hinata! Ho visto come hai combattuto, e non
mi sono dimenticato di quanta forza sei riuscita a darmi nei momenti di
sconforto. Se la guerra è finita è anche grazie a
te. Se
io ho vinto, è grazie a te che sei rimasta al mio fianco.
Condividi il mio credo ninja, per cui non puoi fallire, è
matematico"
sorrise ampiamente, sentendo il petto scaldarsi nel vederla arrossire e
sciogliersi in un sorriso sincero.
"Lo devo ad Hanabi, questa responsabilità è
solamente
mia. Con la guerra mio padre e il resto della famiglia hanno iniziato a
v-vedermi diversamente, ma non ho ancora finito di lottare"
sussurrò lei, con la sua voce dolce, smettendo di torturarsi
le
dita e alzando lo sguardo su di lui, finalmente. Naruto
sentì
qualcosa di strano agitarsi nel suo stomaco, ma non riuscì a
dare un nome a quella sensazione.
"So cosa vuol dire combattere per dimostrare agli altri quanto si vale.
L'ho fatto per tutta la vita, e quando non hai nessuno a sostenerti
è davvero difficile. Ancora adesso mi sento triste quando
penso
al vuoto che la mancanza dei miei genitori provoca dentro di me, ma ci
sono momenti come questo in cui mi sento forte. Non sentirti mai sola,
non la sei. Io ti sostengo con tutto me stesso!" la
incoraggiò
stringendo una mano a pugno senza ricordare che fosse piena di popcorn,
che si sbriciolarono, spargendosi sulla sua maglietta nera.
Hinata si portò una mano sulle labbra, senza riuscire a
soffocare una risatina divertita, poi senza rendersi conto di cosa
stesse facendo la allungò fino al petto di lui, ripulendogli
la
maglietta dalle briciole con un gesto carico di affetto, spontaneo. Non
si accorse subito dello sguardo di Naruto, simile a quello che le aveva
lanciato quando si era dichiarata a lui prima di combattere contro Pain
o quando lo aveva convinto a non arrendersi durante il momento
più difficile della guerra: gli occhi azzurri sgranati,
brillanti come l'acqua di un ruscello in piena estate.
Spazzò
via tutte le briciole
e poi alzò lo sguardo, incrociando finalmente quello stupito
e
più serio che mai di Naruto.
La mano iniziò a tremarle leggermente e il fiato le si
mozzò in gola mentre si perdeva in quelle iridi
così
limpide e sincere, nelle quali poteva riflettersi, rossa come un
pomodoro e con un'espressione tremendamente sciocca dipinta sul volto.
"N-Naruto-kun... S-scusa, i-io..." Fece per tirare indietro la mano, ma
quella calda di lui la afferrò prontamente, tenendola
saldamente
premuta contro il suo petto. La ragazza poteva sentire il battito
accelerato del suo cuore sotto allo strato leggero della maglietta, e
quella vicinanza le fece girare nuovamente la testa.
Desiderò di poter svenire per non dover affrontare una
situazione così imbarazzante, ma ciò non accadde.
Naruto le sorrise, stringendole la mano per un istante lunghissimo
prima di
lasciarla andare. "Non chiedermi scusa. Sono io che dovrei farlo, visto
che ho tirato fuori argomenti poco felici" la corresse, osservandola
mentre si portava al petto la mano che le aveva stretto fino a pochi
istanti prima. "No, h-hai fatto bene... F-fa bene parlare di certe
cose, p-pensavo di scoppiare a t-tenermi dentro tutto quanto"
confessò, ancora rossa in volto, e lui rilasciò
lentamente il fiato che aveva trattenuto fino a pochi istanti prima,
cercando di resistere all'istinto di abbracciarla.
Quei desideri erano strani, del tutto nuovi, e lo mettevano a disagio
come non mai. Si grattò la nuca con fare imbarazzato,
dipingendosi un gran sorriso in volto.
"A chi lo dici! Se hai bisogno di parlare, beh, sai dove
abito... E, ehm... Oh, guarda, questa scena è bellissima!"
cambiò argomento, indicandole il televisore con un cenno del
capo. Lei sorrise e annuì, spostando lo sguardo, e Naruto fu
libero di inspirare ed espirare a fondo, cercando di regolarizzare il
proprio battito cardiaco.
Non parlarono più per quella sera, e quando il film fu
terminato, la testa di un Naruto profondamente addormentato era
scivolata da un pezzo sulla spalla di Hinata, che al contrario non
chiuse occhio per quasi tutta la notte.
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Angolo dell'Autrice
Non so come ringraziarvi per i feedback
positivi e per aver iniziato a seguire la mia storia nonostante ieri
abbia postato solamente il prologo! Non scrivo per avere un seguito o
per le recensioni, ma ricevere dei pareri, positivi o negativi che
siano, mi fa capire che non ho scritto solamente per me stessa, ma
anche per far sorridere altre persone. Grazie di cuore, apprezzerei
davvero tanto se continuaste a dirmi cosa pensate della mia storia!
Veniamo a noi, ecco il primo capitolo: cominciamo a entrare
più in profondità nella psicologia e nei ricordi
dei due personaggi, ma essendo solo l'inizio ho voluto creare
un'atmosfera dolce, ma in un certo senso "introduttiva",
perché questo sarà un vero e proprio percorso tra
momenti piccoli ma significativi che accompagneranno Naruto e Hinata
fino alla fine della storia che, premetto, non sarà
lunghissima.
Spero abbiate apprezzato anche questo primo capitolo, e che siate
curiosi di leggere anche il prossimo. ♥
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Capitolo 3 *** Chapter II - Fear ***
boooo
EveryMoment
•Chapter 2
Fear
Quella settimana piovve un sacco, e anche la domenica che ne stabiliva
la fine fu uggiosa e umida come non mai. Hinata sbuffò
sommessamente, lisciandosi la gonna del kimono lilla che indossava e
lanciando un'occhiata fuori dalla finestra, osservando il modo in cui
le gocce di pioggia andavano a schiantarsi rumorosamente contro ai
vetri.
"Sarebbe opportuno organizzare un altro incontro per discutere anche
delle questioni finanziarie, dato che quelle diplomatiche sono appena
state sistemate, fortunatamente" sorrise uno degli Anziani, rivolgendo
la sua attenzione a Hiashi. Egli sorseggiò un po' del suo
té verde tiepido, poi ripose la tazza di ceramica nera sul
tavolo con un gesto misurato. Hinata lo osservò da sotto la
sua
frangetta, chiedendosi se suo padre avesse apprezzato i suoi interventi
durante quella riunione. Non aveva mai balbettato, e più di
una
volta aveva scorto le teste degli Anziani dondolare su e giù
in
segno di approvazione mentre aveva spiegato loro quali fossero secondo
lei i metodi migliori per rafforzare i legami con le altre casate e gli
altri Paesi, in modo da renderli duraturi anche in tempi di pace come
quelli. Una pace che poteva finire da un momento all'altro, ne era
consapevole, ma l'ottimismo di Naruto l'aveva contagiata, e aveva
voluto provare a infonderlo anche ai restanti membri della sua nobile
famiglia. "Direi di fissare la riunione per la prossima settimana, in
modo da preparare i bilanci e i piani di rilancio per i mesi a venire.
Non che ci siano particolari problemi, attualmente possiamo
vantare una stabilità economica eccellente."
Hinata sospirò leggermente, tornando a guardare fuori dalla
finestra, sentendosi terribilmente stanca. Quello era il suo futuro:
infinite e formalissime riunioni, allenamenti estenuanti e la
scomodità di doversi infilare un kimono quasi ogni giorno in
casa sua. Hanabi era stata decisamente più fortunata, ma in
fondo Hinata non l'avrebbe mai condannata a sopportare il peso di una
tale responsabilità. Molti l'avrebbero considerato un gesto
egoista; sua sorella minore si era sempre dimostrata più
forte e
capace di lei, che invece era l'erede e si presupponeva dovesse tirare
fuori qualità maggiori. Hinata aveva lottato per tutta la
vita
per mostrare tali qualità, e ogni sera andava a dormire
esausta,
sia mentalmente che fisicamente. Solamente durante la guerra era
riuscita a dimostrare al suo clan quanto valesse, e da allora era stata
inserita nelle riunioni del clan e la luce negli occhi degli Anziani
aveva
cominciato a brillare un po' di più in sua presenza,
soprattutto
quando riusciva a far valere la propria linea di pensiero. Tuttavia la
paura di sbagliare, di tornare a essere considerata l'anello debole
della famiglia, era troppo grande per permetterle di condannare sua
sorella a una vita del genere.
"La riunione si può considerare terminata."
La voce di Hiashi la riportò coi piedi per terra, e
finalmente
Hinata poté alzarsi, inchinarsi e girare i tacchi per
tornare in
camera sua.
Dopo essersi tolta lo scomodo kimono per indossare la tuta scura da
allenamento finalmente Hinata si sentì di nuovo
sé
stessa. Legò i capelli in una coda morbida e si
preparò a
uscire per affrontare un paio di ore di allenamento giornaliero,
chiedendosi se avrebbe trovato anche Shino, Kiba e Akamaru al loro
solito punto di ritrovo pomeridiano. Nonostante la guerra fosse finita
il loro team era rimasto intatto, e oltre ad affrontare le missioni in
squadra, i ragazzi continuavano ad allenarsi assieme come ai vecchi
tempi.
"Signorina Hinata, sta andando ad allenarsi?"
La voce di Hanabi le strappò un piccolo sorriso.
"Sì, e
non c'era bisogno che imitassi Ko-san in questo modo, potrebbe
offendersi" le ricordò, lanciandole un'occhiata divertita.
La
sorella minore la affiancò, i lunghi capelli scuri ma privi
dei
riflessi violacei tipici di quelli di Hinata sciolti sulle spalle.
"L'ho convinto a restare a casa, oggi ti accompagno io all'allenamento"
annunciò con una certa solennità la tredicenne
Hyuga.
Hinata sorrise, divertita da quel comportamento, eppure certa che
Hanabi sarebbe stata in grado di difenderla sul serio, nonostante fosse
più piccola di lei.
Il silenzio che le accompagnò lungo il tragitto per il bosco
non
fu pesante, ma gradevole, ricco di intimità. Hinata e Hanabi
non
avevano mai avuto modo di sviluppare un rapporto affettuoso e di
fiducia, gli anni e l'educazione rigida ricevuta le avevano rese troppo
diverse e troppo lontane nonostante vivessero sotto
allo stesso tetto, ma la guerra era riuscita a cambiare anche quello.
Hinata si ritrovò a pensare che forse, in fondo, tutta
quella
sofferenza era stata ripagata in qualche modo.
"So dove sei stata l'altra notte" esordì Hanabi quando
imboccarono il sentiero tra le fronde, spingendola a pentirsi dei
suoi pensieri amorevoli nei confronti della sorellina. La maggiore si
sentì arrossire e abbassò
lo sguardo, cercando di resistere alla tentazione di torturarsi le
dita. "Non pensare male, sono stata poco bene e N-Naruto-kun si
è offerto di ospitarmi a casa sua per accertarsi delle mie
condizioni" cercò di giustificarsi, ma il ghigno che si
dipinse
sul volto della sorella le fece desiderare di essere risucchiata
all'istante sotto terra. "Certo, accertarsi delle tue condizioni! E
adesso è così che chiamate..." "Hanabi!"
La minore ridacchiò a quell'ammonimento, scrollando le
spalle e
tornando più seria. Quando si sforzava di assumere quel
cipiglio
severo assomigliava un sacco a Neji, dovette riconoscere Hinata con un
tuffo doloroso al cuore. Suo cugino le mancava un sacco; le mancava il
modo in cui riusciva a incoraggiarla, a farla sentire grande nonostante
fosse piccola come una formica, in cui senza bisogno di parole la
spingeva a lottare e migliorarsi dopo giorno. Hinata era cambiata molto
negli ultimi anni, certamente grazie all'influenza positiva di Naruto,
ma anche e soprattutto grazie a quello che Neji aveva fatto per lei,
aprendole gli occhi e dimostrandole che anche la persona più
fragile al mondo poteva ottenere qualsiasi cosa, lottando strenuamente
per farcela. Da allora non si era più arresa senza almeno
aver
provato a combattere.
"Comunque ti piace, no? Naruto, dico"
insistette la più giovane, e Hinata non riuscì
più
a resistere alla tentazione di unire le dita tra loro e iniziare a
giocherellarvi come una bambina. "Sarebbe una bugia dirti di no, e poi
lo sapevi già" sussurrò pacatamente, rossa in
volto. La
pioggia aveva già inzuppato i loro abiti e capelli, ma le
due
Hyuga erano abituate ad allenarsi anche sotto alla neve, un po' d'acqua
non era di alcun fastidio. "E perché non insisti, non fai
qualcosa per prendertelo? Voglio dire, non nasconderti dietro alla
scusa che papà non approverebbe. Ormai Naruto è
un eroe
al Villaggio della Foglia, e poi..."
Hinata la bloccò con un gesto della mano, e il rossore sulle
sue
guance si fece improvvisamente più tenue. Fece un passo
avanti,
mettendosi davanti alla sorella, trattenendo il fiato.
Le era parso di sentire un rumore di rami spezzati che istintivamente
l'aveva messa in guardia. Attivò il Byakugan e
riuscì a
notare due figure nascoste tra gli alberi prima che un'esplosione la
scagliasse dritta contro il tronco di un albero...
Naruto aveva passato due ore ad allenarsi più per noia che
per
reale necessità, e si stava infilando la felpa quando
un'esplosione non molto distante dal punto del bosco dove si trovava lo
fece sobbalzare,
cogliendolo alla sprovvista e mandandogli il cuore dritto in gola.
"Ma che diamine...?" Alzò lo sguardo al cielo, dove una
nuvola
di fumo scuro iniziava ad alzarsi dai rami scheletrici. Un
brutto presentimento gli fece mancare il respiro, e persino Kurama
sembrò svegliarsi dal suo pisolino pomeridiano per
controllare
che tutto fosse a posto. Il ninja raccolse in fretta e furia le sue
cose e balzò tra gli alberi impulsivamente, pronto ad
affrontare
qualsiasi pericolo lo stesse attendendo poco più in
là.
Il forte e acre odore di bruciato gli invase le narici non appena ebbe
raggiunto il luogo dell'esplosione, e fu costretto a socchiudere gli
occhi per evitare che iniziassero a lacrimare. Si nascose dietro al
tronco spesso di un castagno e si sporse leggermente per studiare il
sentiero, ormai praticamente invisibile, inghiottito dalle fiamme e dal
fumo. Dopo qualche istante riuscì finalmente a individuare
delle
figure; due erano stese a terra, altre tre in piedi e in movimento.
Naruto immaginò si trattasse di uno scontro tra rivali,
forse
dei banditi avevano cercato di derubare dei mercanti, ma
quell'esplosione aveva poco di naturale, e ne ebbe la conferma quando
finalmente il fumo si diradò leggermente e lui
poté
distinguere chiaramente le figure di Hinata e sua sorella.
Ebbe la chiara percezione del cuore che gli si fermava nel petto
davanti a una scena del genere, e la consapevolezza di essere arrivato
troppo tardi per difenderle lo colpì in pieno stomaco,
mozzandogli il fiato.
Hinata aprì gli occhi lentamente, e la prima cosa che le
risultò ben chiara fu il fischio sommesso e perpetuo che la
assordava, provocandole dolore ai timpani. Sbatté le
palpebre
più volte, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore non
appena
fece per mettersi seduta. I ricordi arrivarono rapidi, aiutati dalla
paura e dalla sensazione di pericolo che le faceva formicolare tutto il
corpo. L'esplosione, la realizzazione di non essere riuscita a reagire
in tempo... "Hanabi!"
Prese a guardarsi attorno freneticamente, tossendo a causa del fumo che
insistente le si insinuava tra le labbra e nelle narici,
annodandole la gola fino a farle male.
Attorno a lei il fuoco crepitava, e il terreno umido aveva
già
iniziato ad assorbire il sangue che la circondava. Era suo o di sua
sorella? Il panico le torse le viscere e le fece palpitare il cuore
così forte che temette di vomitarlo lì davanti.
Ricordava
di essersi posizionata davanti a sua sorella mentre il terreno si
apriva davanti ai loro piedi, sputando fuori una bolla di fuoco enorme
che le aveva scagliate a parecchi metri di distanza. "Sono qui!" le
urlò Hanabi, posizionandosi di fronte a lei. Hinata
allungò una mano, senza riuscire ad afferrarla. Non c'era
sangue
su di lei, solo qualche graffio che riuscì a scorgere sul
suo
profilo reso duro dallo stress emotivo di quel momento.
Naruto aveva già provato qualcosa del genere, ma ogni volta
si
sorprendeva di quanto la rabbia fosse difficile da controllare, di
quanto sarebbe stato più semplice lasciare che la sua vista
diventasse rossa e il suo corpo agisse da solo, guidato solamente
dall'odio. Vedere Hinata ferita e così debole da non
riuscire
nemmeno ad alzarsi in piedi perché ancora una volta aveva
protetto con il proprio corpo quello di una persona che amava era
qualcosa di troppo doloroso, ed evocava ricordi che lo facevano sentire
di nuovo un bambino terrorizzato e confuso.
Eppure era stata proprio lei, quella ragazza fragile e coraggiosa che
lo guardava con gli occhi madreperlati sgranati dalla preoccupazione, a
cancellare tutto l'odio dal suo cuore e a renderlo una persona
migliore, quasi un uomo ormai, ancora in grado di credere nei propri
ideali e combattere per difenderli.
Hanabi, il Byakugan attivato, si lanciò con un urlo verso i
tre
uomini che si erano parati di fronte a lei, iniziando a combattere con
una maestria e un'eleganza che soltanto uno Hyuga poteva permettersi.
Ogni calcio, ogni pugno erano parte di una danza che solo i membri
della nobile famiglia conoscevano ed erano in grado di praticare.
Naruto scosse il capo e si lanciò in avanti dopo aver creato
una
copia di sé stesso, deciso a cogliere alla sprovvista i tre
che
gli davano le spalle e stavano dando filo da torcere alla ragazzina.
Con un Rasengan li catapultò lontano, in tre direzioni
diverse,
e mentre il suo duplicato e la giovane Hyuga correvano in direzioni
diverse per accertarsi di aver sistemato i nemici, lui corse verso
Hinata con un movimento rapido e naturale, come se al mondo non
esistesse altro e tutto ruotasse attorno a lei. La ragazza giaceva a
terra, sofferente, in un lago di sangue. L'esplosione le aveva
provocato profonde ferite sulle braccia e sul torace, mentre le gambe
sembravano non riuscire a sostenerla. Le passò delicatamente
una
mano sotto al collo e fece scivolare l'altra lungo la curva della sua
schiena, alzandola leggermente dal terreno.
"Hinata! Hinata, stai bene?" La sua voce gli risultò
estranea,
ovattata, carica di rabbia e di un timore così profondo da
faticare a credere di provarlo davvero.
Lei cercò lo sguardo di lui attraverso le folte ciglia scure
e
alzò una mano tremante per posargliela sul volto. Con il
pollice
sfiorò le linee sulle sue guance, annuendo leggermente.
"Perché l'hai fatto? Perché ti sacrifichi sempre
così?" le chiese con voce estremamente bassa, alzandosi
lentamente in piedi, reggendola tra le braccia senza alcuna fatica.
"E' il mio modo di essere ninja, Naruto-kun... Me l'hai insegnato tu.
Non abbandonerei mai le persone che amo..." sussurrò
affaticata,
così stanca da non riuscire nemmeno a balbettare o arrossire
come faceva sempre in sua presenza. Naruto sentì un groppo
in
gola e qualcosa liberarsi all'interno del suo stomaco, come uno stormo
di farfalle impazzite che gli provocarono un brivido lungo la schiena.
Mentre Hinata chiudeva gli occhi lui schiuse le labbra, stringendola a
sé. "Nemmeno io ti abbandonerei mai" le rispose sottovoce,
ma
lei probabilmente non poté sentirlo.
Per la prima volta Naruto Uzumaki si rese conto di aver provato una
paura diversa da tutte quelle che aveva affrontato nei suoi diciotto
anni di vita: il terrore indomabile e spaventoso di perdere Hinata.
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Angolo dell'Autrice
E' davvero un piacere vedere che
c'è chi mi recensisce e anche chi decide di seguire questa
storia in silenzio (anche se mi azzardo a invitarvi a scrivermi senza
problemi, fa sempre piacere leggere qualche recensione in
più!). In ogni caso è bello sapere che la storia
vi piace, e direi che mi basta! Questo è stato un capitolo
incentrato molto sulla famiglia e sul carattere di Hinata e la sua
predisposizione a sacrificarsi per chi ama, come abbiamo visto
più volte con Naruto e come a quanto pare vedremo in The
Last con Hanabi. Qualcuno sperava di leggere il risveglio dopo la notte
passata assieme nel primo capitolo, e mi tocca annunciare che essendo
una storia breve ci saranno balzi temporali non troppo grandi, ma
significativi perché la storia li richiede. Premetto che il
prossimo capitolo è probabilmente quello che ho preferito
scrivere e a cui sono più affezionata, sicuramente
recupererà la tenerezza che non ha avuto troppo modo di
uscire fuori in questo, e non vedo l'ora di pubblicarlo. Spero anche
voi siate curiosi di leggerlo. A prestissimo! ♥
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Capitolo 4 *** Chapter III - Risk ***
cap 3
EveryMoment
•Chapter 3
Risk
Erano passate tre settimane dall'incidente nel bosco, e Hinata aveva
ricominciato a camminare da pochi giorni, limitandosi a brevi
passeggiate lungo i corridoi della tenuta degli Hyuga.
Tutto si era concluso per il meglio: i tre uomini, dei ribelli che con
la guerra avevano perso tutto, compreso il senno, per cercare vendetta,
avevano aggredito le due sorelle Hyuga con la speranza di ottenere del
denaro come riscatto se fossero riusciti a stordirle e rapirle, e alla
fine erano stati catturati da Naruto e Hanabi e consegnati alle
autorità.
Hinata era lieta che tutto fosse finito nel migliore modi, senza morti
e tragedie. Ne aveva dovute affrontare troppe negli ultimi tempi, e
ancora non era riuscita a riprendersi totalmente dalla morte di Neji;
la sua assenza non faceva che pesarle sul cuore sempre di
più, e ormai quella mancanza si era trasformata in un
fardello che le ricordava giorno dopo giorno che doveva essere forte,
proprio come lui avrebbe voluto.
Talvolta era difficile dimostrarsi solidi come rocce quando dentro ci
si sentiva fragili come foglie al vento, e la giovane erede Hyuga non
era riuscita ad affrontare quelle settimane di convalescenza nel
migliore dei modi. Dopo i primi giorni trascorsi in ospedale con Sakura
come infermiera personale a tirarle su il morale assieme alle assidue
visite del Team 8 e di Naruto e sua sorella era finalmente tornata a
casa, convincendo tutti di sentirsi molto meglio, quando in
realtà la schiena le faceva ancora così male da
farle mancare il fiato. Le due settimane successive erano state
lunghissime e segnate dalla malinconia tipica di chi ha un sacco di
cose da fare, ma un grande vuoto dentro che ne risucchia l'anima.
Hinata aveva partecipato a tutte le riunioni con gli Anziani e aveva
passato interi pomeriggi a osservare la neve cadere fuori dalla
finestra di camera sua mentre cercava di mandare avanti la
corrispondenza con gli Hyuga in missione o lontani per affrontare
incontri diplomatici con altri clan, aggiornandoli su ogni singolo
dettaglio che veniva discusso nella sala delle riunioni. Non aveva
più visto Naruto, e forse quello era stato il dettaglio
più doloroso degli ultimi tempi, che l'aveva resa
insofferente e così triste da rifiutare spesso anche la
compagnia della sorella. Durante il tempo libero -troppo, per i suoi
gusti- aveva iniziato a ricamargli a mano una sciarpa natalizia, di
morbida lana rossa, e l'aveva finita proprio quella mattina.
Era Natale, e la consapevolezza di non poterlo vedere nemmeno durante
quel giorno così speciale la rese più silenziosa
del solito anche durante la cena di famiglia.
"Sono davvero felice che vi stiate riprendendo, Hinata-sama"
esordì una degli Anziani, sorridendole da dietro il suo
bicchiere di té verde. Nemmeno durante Natale era concesso
un bicchiere di vino, un vizio ignobile per gli shinobi, figurarsi per
chi apparteneva alla più alta delle classi sociali. Hinata
sospirò e annuì leggermente, forzando un piccolo
ed educato sorriso, che Hiashi si premurò di spegnere con
un'occhiata severa in direzione sua e di sua sorella, seduta di fianco
a lei. "Non avrebbe dovuto rischiare in quel modo. E' l'erede, non
può permettersi di salvare chiunque rischiando ogni volta di
sacrificarsi. E' per questo motivo che suo cugino è..."
"Otou-san, basta così, per favore. Ho sbagliato,
rimedierò" lo liquidò Hinata suonando
più fredda di quanto avrebbe voluto. Abbandonò le
posate e fece scivolare le mani pallide sotto al tavolo, posandole in
grembo e prendendosi la libertà di stringerle a pugno per
sfogare i sentimenti negativi che la stavano tormentando.
"Hinata-sama ha ragione, Hiashi-sama... E' Natale, perché
non ci concentriamo su questa cena favolosa?" cercò di
mediare l'Anziana, ma Hinata non la stava nemmeno guardando. Invece di
ringraziarla per aver protetto Hanabi ed essere stata coraggiosa, suo
padre non aveva fatto che rimproverarla, facendola sentire come se
tutte le sue ferite e il suo dolore fossero stati una conseguenza della
sua azione errata, una giusta punizione da accettare. La ragazza
osservò suo padre in silenzio, rendendosi conto che avrebbe
potuto lottare all'infinito e affrontare tutte le guerre del mondo, ma
lui non avrebbe mai smesso di guardarla con quella severità
che l'aveva accompagnata come una lama al collo per tutta la vita. Il
tocco caldo di Hanabi, che aveva allungato la sua mano sotto al tavolo
per raggiungere quella stretta a pugno di lei, la fece sobbalzare
leggermente. Lanciò un'occhiata interrogativa alla sorella,
che con i suoi grandi occhi chiari le stava trasmettendo tutta la sua
comprensione, e alla fine annuì leggermente.
"Perdonerete questa interruzione, ma non mi sento molto bene e sono
deliziosamente piena. Grazie per la cena, era tutto buonissimo... Ma la
mia schiena implora pietà e credo andrò a
riposarmi" sussurrò, interrompendo il chiacchiericcio
sommesso che riempiva la sala da pranzo. Si alzò
faticosamente e con un inchino si congedò, non vedendo l'ora
di rinchiudersi in camera sua e di dimenticare quell'orribile sera di
Natale.
A Naruto il Natale era sempre piaciuto, nonostante il più
delle volte lo avesse passato completamente solo. La neve, le luci
piccole e colorate, le melodie allegre, le sciarpe di lana, i dolci, i
regali... Non importava se gli altri riuscivano a goderselo
più di lui, gli bastava poter respirare un po' di
quell'atmosfera per sentirsi immediatamente più vivo, seppur
malinconico. Calciò un sassolino incontrato nel bel mezzo
della sua passeggiata solitaria, facendolo finire dritto in mezzo al
cumulo di neve sul lato della strada del centro città, che
ovviamente era stata ripulita e cosparsa di sale per quella notte
magica. In giro c'era ben poca gente: qualche coppietta che si
affrettava verso i ristoranti più lussuosi di Konoha e
qualche vagabondo come lui, più che altro gente ubriaca che
ciondolava diretta verso casa dopo essersi scolata una bottiglia intera
di sake.
Naruto sbuffò, sentendosi terribilmente solo. Nemmeno la
piacevole sensazione di avere la pancia piena di ramen di Ichiraku
riusciva a tirarlo su di morale quella sera. Il problema era Hinata:
erano due settimane che non la vedeva, e oltre alla preoccupazione
dovuta alle sue condizioni di salute da qualche tempo aveva cominciato
a insinuarsi anche una mancanza innaturale, pungente, che
più volte lo aveva spinto a presentarsi alla porta della
tenuta della nobile famiglia Hyuga per chiedere di poterla vedere,
ricevendo sempre risposte negative. Forse non lo voleva vedere, o forse
semplicemente non si era ancora ripresa del tutto, ma il fatto di
saperla chiusa in casa e costretta a trascorrere il Natale con la sua
famiglia che purtroppo non sapeva amarla come lei avrebbe voluto lo
mandava su tutte le furie. Fu brontolando sottovoce parole a lui stesso
incomprensibili che gli balenò in mente quell'idea, e dopo
pochi minuti fatti di corse veloci e neve sollevata da terra si
ritrovò appollaiato su un ramo di uno degli alberi che
abbellivano il giardino degli Hyuga, cercando di individuare la
finestra della camera da letto di Hinata.
Quel luogo era così pacifico ed elegante che sotto alla neve
che continuava a cadere imperterrita e silenziosa appariva quasi come
una dimora delle fate. L'idea di Hinata abbellita da un paio di ali
trasparenti e le gote piacevolmente rosa lo fece arrossire, e si
sbrigò a balzare sul davanzale dell'unica finestra
illuminata al di fuori di quella della sala da pranzo che, poteva
intuirlo dal vociare proveniente da lì, era piena di gente.
La trovò lì, vestita di un bellissimo kimono
avorio e viola, intenta a cercare di togliersi l'obi, la fastidiosa e
rigida fascia che le stringeva la vita sottile, terminando sul retro in
un grosso e ingombrante fiocco. Naruto la trovò bellissima,
nonostante non capisse il senso di indossare qualcosa di tanto scomodo.
Finalmente la ragazza riuscì nella sua impresa e
lanciò la fascia sul letto; ora il kimono le cadeva
più morbido addosso, e fu costretta a stringerlo in vita con
una semplice fascia di raso sottile. Naruto rimase fermo a
contemplarla, rendendosi conto di quanto fosse cambiata negli anni, e
non solo rafforzando il carattere. I suoi fianchi e i seni si erano
fatti morbidi e curvilinei, i lineamenti del viso più
delicati ma maturi, i capelli erano lunghi e lisci come la seta. Hinata
era diventata una donna, una donna davvero bellissima. Il biondo si
passò una mano sul volto bollente, scuotendo leggermente il
capo per allontanare certi pensieri dalla mente, e finalmente si decise
a bussare lievemente sul vetro appannato della finestra.
Hinata sussultò, voltandosi di scatto e trovandosi ad
osservare il volto di Naruto, arrossato dal freddo, sorridente,
così familiare e caldo. Si sentì arrossire, ma un
sorriso felice le illuminò il viso mentre istintivamente si
affrettava verso la finestra a scorrimento per aprirla e lasciarlo
entrare.
"Hinata, mi sei mancata un sacco!" la salutò lui,
abbracciandola con veemenza, lasciandola senza fiato. I suoi vestiti
erano umidi per via della neve, e la ragazza si affrettò a
passargli le dita tra i capelli per liberare qualche fiocco rimasto
incastrato tra le ciocche ribelli. "Anche tu, N-Naruto-kun... C-credevo
non ti andasse più di v-vedermi" balbettò,
emozionata, beandosi della sensazione che le regalavano le forti
braccia di lui avvolte attorno al suo corpo. Il cuore le batteva
all'impazzata nel petto, ma si concentrò per evitare di
svenire, perché quello rappresentava decisamente il momento
più bello di tutta la sua giornata. "Non è colpa
mia, te lo giuro! Sono passato di qua almeno dieci volte, ma non mi
hanno mai fatto entrare" le spiegò, allontanandosi
leggermente da lei per cercarne lo sguardo. Hinata sentì
subito la mancanza del suo abbraccio, ma incastrò le iridi
con le sue e annuì, intuendo subito che suo padre avesse
deciso di non far entrare nessuno. Non capiva se si trattasse di una
punizione per il suo comportamento o una premura da padre che
desiderava solo tranquillità e solitudine per una figlia in
via di guarigione. Si morse il labbro inferiore per evitare di darsi
una risposta che l'avrebbe depressa e osservò il modo in cui
Naruto si allontanava da lei, senza però mai abbandonarla
con lo sguardo.
"Ehi, vedo che stai molto meglio! Ottimo! Volevo proprio invitarti a
fare una passeggiata con me per festeggiare le ultime ore del Natale"
le rivelò con un gran sorriso che le fece mancare un
battito. Doveva essere molto solo, erano giorni che si tormentava con
l'immagine di lui intento a cenare in solitudine con del ramen,
circondato da persone felici alle quali avrebbe invidiato l'amore che
le attorniavano. Un tempo avrebbe pensato che quell'invito nascesse dal
desiderio di stare con qualcuno, chiunque, pur di non sentirsi solo, ma
gli anni e le circostanze l'avevano cambiata, e quella sera Hinata non
ebbe dubbi sul fatto che Naruto fosse andato a cercarla
perché era proprio lei che voleva vedere.
"Mi piacerebbe m-molto, ma mio padre non s-sarebbe d'acc..." "E allora
attueremo una piccola fuga! Non ci scopriranno, te lo prometto,
-ttebayo!"
L'energia e la speranza che gli accendevano lo sguardo non le permisero
di rifiutare.
-
Venti minuti dopo Naruto camminava sulla neve fresca e intonsa,
immacolata come il foglio di un diario nuovo, pronto per essere
riempito di parole, sogni e promesse. Teneva Hinata tra le braccia, in
modo da non forzarla a camminare, cosa che nonostante le tre settimane
di convalescenza sembrava provocarle ancora dolore, e poi si sentiva in
colpa per averla trascinata via dalla sua camera in fretta e furia,
senza darle nemmeno il tempo di indossare un cappotto. La ragazza aveva
solamente fatto in tempo a recuperare una sciarpa prima che il ninja
biondo la rapisse per la loro fuga notturna di Natale. Finalmente aveva
smesso di nevicare, ma il silenzio di una notte fatta di candore e
ghiaccio aleggiava perpetuo tra gli alberi della foresta, là
dove Naruto era solito allenarsi da ragazzino, quando diventare un
forte shinobi era ancora un sogno che gli pareva irraggiungibile.
Permise a Hinata di scendere solamente quando ebbero raggiunto il
centro di una radura, dove tre pali di legno emergevano dal terreno
innevato come ombre della notte. Il cielo si era schiarito e la luna
fece capolino tra le nuvole all'improvviso, illuminando la pelle nivea
di Hinata, facendola apparire come una ninfa. Naruto avrebbe voluto
parlare, ma si scoprì senza fiato, come un bambino che per
la prima volta vede qualcosa di bellissimo. La ragazza
abbassò lo sguardo e si poggiò al palo centrale,
stringendo tra le mani la sciarpa rossa che non aveva mollato per un
solo istante da quando avevano lasciato casa sua. "Ti allenavi spesso
qui, da b-bambino" constatò sottovoce, come timorosa di
spezzare quel silenzio confortevole che li circondava. Lui
annuì, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni e
alzando lo sguardo al cielo, un lieve sorriso a increspargli le labbra.
"Se penso a quante ore ho trascorso a sudare e faticare mi sento male!"
Il sorriso si allargò, illuminando la notte e incantando la
ragazza che alzò lo sguardo per lanciargli un'occhiata
ammirata.
"Ai tempi ero solo un ragazzino molto solo e privo di giudizio. A volte
un po' egoista, forse... Ma chi non lo è da bambino?
Però c'era il sogno di essere all'altezza degli altri, di
dimostrare quanto valevo, di lottare per diventare Hokage un giorno..."
"Non sei mai stato egoista, N-Naruto... Hai dovuto lottare tanto per
diventare chi sei o-ora... E io non ho mai smesso di credere in te..."
ammise Hinata, la voce così fioca da risultare appena
udibile. Il ragazzo abbassò lo sguardo su di lei,
così delicata, così sincera. Aveva iniziato a
stringere con forza la sciarpa invece di torturarsi le dita come era
solita fare, ma teneva lo sguardo alto, coraggiosa come una piccola e
fiera leonessa. Quando Naruto incrociò i suoi occhi
percepì chiaramente una scossa elettrica scorrergli lungo
tutto il corpo, dalla testa ai piedi. "Sai, quando ero piccola venivo
spesso qui e ti guardavo mentre ti a-allenavi... Speravo di poter
diventare come te un giorno. P-Pregavo perché tu trovassi la
forza di non arrenderti mai, perché ero certa che il mondo
avesse bisogno di un ninja come te" continuò, la voce
più sicura. Era diventata così matura e
così bella... Naruto istintivamente mosse un passo avanti, e
poi un altro, ritrovandosi dopo pochi istanti di fronte a lei.
Hinata sospirò leggermente, tesissima ed emozionatissima.
Era da tanti anni che voleva dirgli quelle cose, ma trovare il coraggio
di farlo era sempre stato difficile per lei, così insicura,
piena di dubbi e di incertezze. Nessuno aveva mai creduto in lei tanto
quanto lo aveva fatto Naruto, e quella notte aveva deciso che valeva la
pena correre quel rischio e parlargli con il cuore in mano, giusto per
ringraziarlo, per fargli capire che ancora una volta l'aveva salvata.
"Non ho dimenticato le parole che mi dissi quando eravamo solo due
marmocchi" sorrise lui, le guance arrossate. "Quando ti confessai di
sentirmi un fallito tu mi dicesti che per te non lo ero affatto, che il
fatto che trovassi sempre la voglia di riprovare dopo ogni errore
commesso mi rendeva una persona molto forte. Mi hai aiutato tante
volte, Hinata, e non so davvero come ringraziarti."
La ragazza sentì il cuore scoppiarle nel petto e non le
importò né del respiro che veniva a mancarle,
né del tremore lieve delle sue mani, che la costrinse ad
aggrapparsi con forza alla sciarpa che ancora non era riuscita a
donargli. Le bastava quello. Le bastava poter contare su quel sorriso
ogni giorno, sapere che era riuscita a fare qualcosa di buono nella sua
vita, aiutando Naruto a inseguire il suo sogno più grande.
"Non devi ringraziarmi, N-Naruto..." Le parole le uscirono dalle labbra
come un dolce sussurro, così basso da non azzardarsi a
disturbare la quiete della notte. Si alzò in punta di piedi
per avvolgere la sciarpa rossa attorno al collo di Naruto, e
lì si soffermò con le mani tremanti, per
sistemargliela a dovere. "Sono io che devo farlo, p-per questo ti ho
fatto questo regalo di Natale" confessò, rossa in volto, la
testa che girava vorticosamente. O forse era il mondo a girare, ma non
le importava poi molto. Naruto la fissò ancora con
quell'espressione che riservava solo a lei, come se le stesse guardando
dentro, denudandole anche l'anima.
"...Ma io non ho regali da darti" sussurrò, colpevole. Lei
ridacchiò sottovoce, scuotendo il capo, dimenticandosi di
avere ancora le mani poggiate al petto di lui. "Il tuo regalo
è stato portarmi via dall'atmosfera cupa di casa mia e
tenermi compagnia... Senza contare tutte quelle c-cose che mi hai
detto. Non passo un Natale così felice da quando
è morta mia madre, quando ero s-solo una bambina..."
Naruto le scostò una lunga ciocca dei capelli color notte
dietro alla spalla, sfiorandole appena il collo delicato con la punta
delle dita, provocandole un brivido di piacere. "Non è un
regalo, questo è solo un momento felice. Uno dei tanti. Ma
forse... Un regalo lo avrei..."
Hinata non si accorse di trattenere il fiato, né del rossore
che si era fatto più intenso e diffuso sul volto del ragazzo
di fronte a lei. Era inebriata dal suo profumo, dal suo calore, e tutto
quello che riuscì a percepire furono i loro nasi che si
scontravano goffamente, e le loro risate sommesse e imbarazzate che
scaldavano l'aria attorno a loro. Poi arrivarono le labbra morbide di
lui su quelle di lei, e il cuore nel petto che si fermava, per poi
ricominciare a battere più impetuoso che mai.
Sotto alla luce pallida di una luna piena, le punte dei piedi rese
fredde dalla neve nella quale gli stivali erano immersi, sia Naruto che
Hinata si resero conto di quanto fosse importante, a volte, correre dei
grossi rischi per poter essere felici... E la serenità di
quel momento era qualcosa di immenso e totalmente nuovo per entrambi,
come il primo regalo di Natale nella storia della propria vita.
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Angolo dell'Autrice
Finalmente ho postato il capitolo che ho
preferito scrivere, forse perché il primo bacio rappresenta
sempre un'emozione grande, forse perché in fondo sono una
romanticona e adoro scrivere questo tipo di cose, ma onestamente sono
davvero soddisfatta di questo capitolo. Spero anche voi! Ho visto che
il numero di persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite o
alle seguite è aumentato e mi fa davvero piacere, ma il
regalo più grande che potreste farmi sarebbe una manciata di
recensioni in più, sarei davvero lieta di leggere
direttamente le vostre opinioni in merito alla storia e ai vari
capitoli (che non saranno molti, ripeto), quindi su, siate coraggiosi!
Intanto vi auguro buona domenica! ♥
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Capitolo 5 *** Chapter IV - Discover ***
cap 4
EveryMoment
•Chapter 4
Discover
Il ventisette dicembre era il giorno del compleanno di Hinata, ma non
ci sarebbe stato alcun festeggiamento; quella mattina un diplomatico
del Villaggio della Foglia era stato rapito nei pressi del confine con
il Paese del Vortice e l'Hokage aveva deciso di mandare in missione il
Team 7 e 8 per recuperarlo. Naruto aveva protestato, preoccupandosi per
le condizioni fisiche di Hinata, che invece si era fatta avanti ben
volentieri, desiderosa di lasciarsi alle spalle il clima rigido di casa
sua e di rendersi utile grazie al suo Byakugan. La missione non era di
livello particolarmente alto, ciò che la rendeva ardua erano
le
bufere di neve che tormentavano il percorso che le squadre avrebbero
dovuto seguire, rendendo difficoltoso il viaggio e confusa la vista.
Ormai erano trascorse parecchie ore dalla loro partenza, e i movimenti
dei ragazzi si erano fatti più lenti e rigidi per via del
freddo
al quale erano sottoposti da troppo tempo senza aver effettuato alcuna
sosta. Il cielo era ancora dipinto di tonalità argentee, ma
la
temperatura si era abbassata notevolmente, segno che era giunto il
momento del crepuscolo e presto sarebbe calata la notte.
"Dannazione, ho perso le loro tracce! Con questa maledetta neve non
riesco a sentire quasi nessun odore" sbottò Kiba dopo
qualche
minuto, dando una piccola pacca ad Akamaru per farlo fermare. Tutti lo
imitarono, affaticati e infreddoliti. Hinata si appoggiò a
un
albero per cercare di riprendere fiato più in fretta e dare
sollievo alla schiena dolorante e si concentrò, attivando il
Byakugan. I vasi sanguigni sulle tempie della ragazza si dilatarono e
la vista si focalizzò su un punto a nord dalla loro
posizione,
tra gli alberi, dove i due rapitori e il diplomatico riposavano
all'interno di una baracca di legno. Non distavano molti chilometri da
lì, ma la sua arte oculare era impegnativa e le
costò uno
sforzo immenso riuscire ad arrivare così lontano, tanto che
fu
costretta a disattivarla e a tenere gli occhi chiusi per qualche
istante mentre aggiornava i compagni sulla posizione del loro obiettivo.
Dopo aver deciso di comune accordo di resistere ancora un po' al freddo
e alla stanchezza, le due squadre si rimisero in cammino per
raggiungere quanto prima la capanna nel bosco e cogliere alla
sprovvista i nemici. Naruto lasciò che Sai sorvolasse la
zona
con la sua aquila d'inchiostro e che Sakura chiudesse la fila e
rallentò quel tanto che bastava per affiancare Hinata, e
lì restò fino al loro arrivo. Le condizioni della
Hyuga
lo preoccupavano parecchio, conscio del fatto che avrebbe dovuto
riposare invece che sottoporsi a quello sforzo fisico e mentale, ma non
si era sentito di insistere quando l'aveva vista così
determinata a rendersi utile e partecipare alla missione. Era dalla
notte di Natale che non si vedevano, e Naruto avrebbe preferito una
situazione più serena per poterle tenere compagnia e
parlarle,
ma si sarebbe accontentato.
Shino fece infiltrare nella capanna uno sciame dei suoi insetti,
aiutato da alcuni serpenti dipinti da Sai, e la cattura dei due
criminali si rivelò più semplice del previsto,
soprattutto paragonata al lungo e difficoltoso viaggio che avevano
dovuto affrontare per raggiungerli. Sakura e Sai avevano insistito per
ripartire immediatamente, in modo da riportare il diplomatico a Konoha
quanto prima e metterlo al sicuro, ma Hinata era troppo stanca e
malconcia per proseguire, e Naruto non ebbe bisogno di riflettere
troppo prima di decidere di fermarsi lì con lei per la notte.
Sperava di godere di un po' di intimità; due giorni prima
l'aveva baciata senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo, e dopo
quell'avvenimento ogni volta che incrociava lo sguardo di lei sentiva
il cuore battergli con più forza nel petto e non sapeva
spiegarsi cosa fosse cambiato tra loro, quanto fossero diversi, cosa un
bacio potesse significare per loro.
"Non esiste, noi non abbandoniamo la nostra Hinata con te!"
ringhiò Kiba quando Naruto annunciò loro che
avrebbe
pensato lui alla loro compagna di squadra e che potevano anche tornare
assieme al resto del Team 7. "Mi scoccia dare ragione a Kiba, e non
è per mancanza di fiducia nei tuoi confronti, Naruto, ma
Hinata
è una nostra compagna e amica ed è nostro
preciso compito prenderci cura di lei" asserì Shino
con la
tipica aura di serietà a circondarlo assieme a qualche mosca
ronzante. Akamaru rafforzò il concetto con un latrato, e
alla
fine il biondo dovette accettare la loro decisione e prepararsi a
passare una notte difficile.
-
Il fuocherello acceso scoppiettava allegro al centro della stanza
vuota, dove i ragazzi avevano creato una sorta di falò
grazie a
una base di pietre che permetteva alle fiamme di non raggiungere le
assi in legno del pavimento. Grazie ad Akamaru e Kiba, che erano
tornati da poco dalla loro breve battuta di caccia, erano riusciti a
riempirsi la pancia con della carne di scoiattolo abbrustolita e
avevano deciso di scambiare qualche parola mentre attendevano che il
sonno sopraggiungesse.
"Sono felice che alla fine siamo riusciti a ritagliarci qualche momento
assieme per il tuo compleanno, Hinata. Ma al nostro ritorno
festeggeremo a dovere come facciamo sempre!" ghignò Kiba,
lanciando un'occhiata di sfida a Naruto. Il biondo sentì un
peso
improvviso schiacciargli le spalle a quella consapevolezza: come aveva
potuto dimenticarsi di farle gli auguri? E pensare che si era anche
premurato di portare qualcosa per festeggiare e un piccolo regalo da
darle! Avrebbe voluto colpirsi la fronte con il palmo della mano con
forza, ma riuscì a trattenersi e a dipingersi in faccia il
miglior sorriso da faccia tosta che gli riuscisse in quel momento. "Eh
già! Un compleanno tra amici è sempre la cosa
migliore!"
Seguì un istante di silenzio abbastanza lungo da fargli
rendere
conto che quell'affermazione poteva risultare fuorviante alle orecchie
insicure di Hinata. Immediatamente cercò il suo sguardo,
trovandolo nascosto dietro alle lunghe ciglia scure, puntato a terra.
Il ragazzo deglutì, sentendosi terribilmente in colpa e
sperando
che lei non avesse frainteso le sue parole. Avrebbe voluto dirle
qualcosa, ma la compagnia degli altri ragazzi non glielo permise, per
cui decise di immergersi in un silenzio colpevole finché non
giunse l'ora di infilarsi nei futon e di dormire.
Doveva essere circa mezzanotte, constatò Hinata dal suo
angolino, osservando la neve che continuava a cadere fuori dai vetri
impolverati di una delle finestre della capanna. In realtà
non
ne aveva la certezza, era solo uno dei tanti pensieri che le
affollavano la mente, torturandola per non farle prendere sonno. In
realtà il russare rumoroso di Kiba e Akamaru non le aveva
mai
permesso di dormire molto quando erano in missione, ma quella notte si
riscoprì particolarmente intollerante. Per non parlare della
frase di Naruto durante la loro cena che continuava a echeggiarle in
testa senza darle pace... Quando l'aveva baciata era stato tutto
perfetto, ma Hinata non si era resa conto di quanto poco potesse
significare un gesto del genere agli occhi degli altri. Lei non aveva
mai baciato nessun ragazzo prima di allora, e considerava tale
dimostrazione d'affetto qualcosa di profondamente importante, ma si era
evidentemente sbagliata a pensare che Naruto condividesse la sua
visione.
Si diede della stupida mentre socchiudeva gli occhi e lasciava che una
lacrima le scivolasse nell'angolo dell'occhio, poi sul naso e
giù per la guancia.
Fu in quell'istante che percepì una mano calda sulla schiena
e
s'irrigidì, ritrovandosi a trattenere il fiato, consapevole
che
si trattasse proprio di lui. Ormai il suo tocco le era entrato dentro
come qualcosa di indelebile e avrebbe saputo riconoscerlo tra mille.
"Hinata? Sei sveglia?"
Fu tentata di chiudere gli occhi e fingersi addormentata per evitare il
suo sguardo e le sue parole, temeva di affrontare una verità
che
forse non le sarebbe piaciuta e l'avrebbe ferita, ma mentire non era
mai stato un suo talento e odiava prendersi gioco degli altri, per cui
annuì lievemente, asciugandosi lesta la lacrima solitaria
che le
aveva bagnato il volto.
"Volevo chiederti scusa per quello che ho detto prima... Intendo
dire... Non che non sia bello stare tra amici, ma che, ecco..." I
bisbigli si fecero confusi e insicuri, e alla fine Hinata
percepì il braccio forte di Naruto scivolarle attorno al
fianco
e attirarla a sé. La schiena della ragazza aderì
al
torace di lui, così caldo e vicino, solo il sottile strato
di
futon a dividere i loro corpi.
La testa le girò prepotentemente mentre il profumo di arance
le
riempiva le narici, inebriandola, e arrossì violentemente a
quella vicinanza. "Hinata, tu sei più importante di una
semplice
amica, ecco. Ci ho messo secoli per capirlo, ma da quando l'altra sera
ti ho baciato certe cose si sono fatte più chiare nella mia
testa."
L'erede Hyuga spalancò gli occhi, sentendo il volto in
fiamme e
l'abbraccio di Naruto bruciante attorno a sé, e il cuore le
palpitò di gioia balzandole in gola senza che potesse
controllarlo.
"Quali c-cose?" gli chiese scioccamente, non sentendosi in grado di
formulare domande più intelligenti. Sentì il
respiro di
Naruto fra i propri capelli e si rese conto troppo tardi che il naso di
lui era scivolato tra le ciocche morbide per raggiungere la pelle nivea
del suo collo e inspirarne il profumo. A quel contatto Hinata
percepì un brivido scorrerle lungo il ventre e terminare tra
le
sue cosce e si sentì avvampare per le sensazioni che la
vicinanza di Naruto le stava provocando. "Che in questo momento non
vorrei essere da nessun'altra parte al di fuori di questa capanna,
abbracciandoti. Che tu ci sei sempre stata, Hinata. Tu hai visto chi
ero veramente quando tutti gli altri mi evitavano e mi ricoprivano
d'odio... Tu hai avuto la forza di starmi accanto anche nei momenti
più difficili, e lo leggo nei tuoi occhi, non vuoi lasciarmi
andare. E nemmeno io lo voglio."
Naruto non avrebbe mai pensato di essere in grado di dire certe cose a
una ragazza, proprio lui che l'amore non l'aveva mai conosciuto, che
aveva sempre avuto paura dei sentimenti grandi e forti a lui estranei,
che aveva preso in giro Jiraiya per ciò che scriveva nei
suoi
libri... Ma quello che un tempo era solamente un ragazzino goffo e solo
si era trasformato in un uomo bisognoso di sentimenti, e Hinata non
glieli aveva mai negati. Con la mano le posò una carezza sul
fianco morbido, scostando con quel gesto anche un lembo della coperta
in modo da infilarsi sotto ad essa ed esserle completamente e veramente
vicino. Non si rese conto di aver trattenuto il fiato finché
il
profumo di lavanda proveniente dai capelli di lei non lo
colpì
in pieno, scaldandolo fin nelle viscere. Ciò che quel
contatto
gli provocava lo intimoriva, ma il desiderio di averne di
più
era così forte da non permettergli di fermarsi. Hinata si
voltò lentamente, cercando timidamente il suo sguardo, e
quando
essi si incrociarono Naruto si sentì andare a fuoco.
"Naruto..."
Lo aveva chiamato così, senza aggiungere nulla, senza
balbettare, lasciando trasparire tutto il bisogno che aveva di lui,
tutto l'amore che provava per lui. Naruto lo sentì
insinuarsi
nella sua gola e poi andare ad avvolgergli il cuore come un guanto
caldo che l'avrebbe protetto da qualsiasi inverno. Il biondo le
fissò le labbra per un istante, prima di cercarle con le
proprie
per baciarle. Fu un bacio diverso dal primo che si erano scambiati,
più bagnato, intimo, maturo. Le loro lingue si sfiorarono e
Naruto percepì i pantaloni della tuta iniziare a tirare nel
basso ventre, non riuscendo a contenere l'eccitazione del momento.
Istintivamente scivolò a cavalcioni su di lei, senza mai
smettere di baciarla, sentendola sospirare sulle sue labbra e
aggrapparsi alle sue braccia...
"Ho capito che avete certi bisogni da soddisfare, ma non vi sembra un
po' maleducato farlo in nostra presenza? Per carità, io mi
godrei anche lo spettacolo, ma Shino è più
sensibile!"
La voce di Kiba ruppe il silenzio e il loro bacio, e Hinata
lanciò un'esclamazione sorpresa e stridula, scivolando sotto
alle
coperte per nascondere il viso paonazzo dalla vista dei suoi compagni
di squadra. Shino borbottò qualcosa nel sonno e si
girò
dall'altra parte, mentre Kiba sghignazzava senza sosta.
Smise solo quando lo stivale di Naruto lo ebbe colpito in piena fronte.
-
"Comunque non mi sono dimenticato del tuo compleanno." Fu Naruto a
rompere il silenzio imbarazzante che si era creato tra loro. Avevano
spostato i futon nella stanza principale della capanna, dove giacevano
i resti del fuoco spento, in modo da evitare le occhiate divertite di
Kiba e i suoi commenti pungenti e osceni che avrebbero spinto
Hinata a seppellirsi volentieri nella neve all'esterno.
"Anche se f-fosse non me la p-prenderei" lo rassicurò la
ragazza, seduta sul suo futon a gambe incrociate. Lui si
grattò
la nuca con fare imbarazzato, poi tirò fuori dal suo zaino
un
paio di tazze di cartone di ramen istantaneo e le pose tra loro,
sorridendo in modo un po' sciocco per cercare di nascondere il disagio.
"Ho portato questo per festeggiare e... Ecco... Ho pensato che se
volessi uscire ogni tanto con me per cenare con del buon ramen da
Ichiraku avrai bisogno di qualcosa dove raccogliere le monete
necessarie come faccio io" le spiegò tutto d'un fiato,
rovistando nello zainetto un po' più a lungo del necessario
e
strappando un sorriso dolce a Hinata. Lei non aveva bisogno di
raccogliere gli spiccioli, ma per lui avrebbe cominciato a farlo, in
modo da godersi al massimo ogni cena assieme. Il biondo finalmente
estrasse qualcosa dalla borsa e lo pose frettolosamente tra le mani
affusolate di lei, abbassando poi lo sguardo con fare intimidito che
non gli si addiceva affatto.
Hinata osservò sorpresa il piccolo borsellino di stoffa
lilla a
forma di rana che giaceva sui suoi palmi pallidi, sentendo una gioia
immensa riempirle il petto in modo dolorosamente bello. Un sorriso
enorme le illuminò il volto proprio mentre Naruto alzava lo
sguardo per sbirciare la sua espressione, e anche lui si
ritrovò
a sorridere, sollevato nel vedere tanta contentezza nello sguardo
perlato di lei.
"E' il regalo di compleanno più bello che abbia m-mai
ricevuto"
ammise la Hyuga, stringendosi il pensiero di Naruto al petto con
l'intenzione di non lasciarlo mai andare.
Si addormentarono abbracciati sotto alla stessa coperta con una nuova
consapevolezza nel cuore: l'insicurezza e la paura potevano essere
immensi, ma la scoperta di un sentimento più forte era
così significativa da riuscire a spazzarli via come polvere
al
vento, lasciando solo un dolce desiderio a intorpidire le membra e i
cuori.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Angolo dell'Autrice
Non sapete quanto abbia sorriso leggendo i
vostri commenti al capitolo precedente, che in fondo è stato
per me quello più importante da scrivere. Non che questo sia
da meno, perché Hinata e Naruto iniziano a scoprire nuovi
lati di questo sentimento, a capire di avere bisogno l'uno dell'altra
anche fisicamente... Devo ammettere che per la timidezza e goffaggine
di Hinata mi sono ispirata molto a me stessa quando mi sono trovata
nella sua stessa situazione, ma in fondo essendo molto simile a lei non
credo di aver preso una cantonata! Volevo rassicurare chi mi ha scritto
di essere dispiaciuto perché questa sarà una
fanfiction breve: ne ho altre in cantiere, ormai il treno è
partito e chi lo ferma più? Spero che anche questo capitolo
vi sia piaciuto, e in tal caso, per apprezzamenti e anche critiche vi
chiedo di lasciarmi una recensione, mi fareste felicissima. Buona
serata! ♥
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Capitolo 6 *** Chapter V - Memories ***
cap 4
EveryMoment
•Chapter 5
Remember
Quando Hanabi si era presentata in camera di Hinata, annunciandole
euforica di aver convinto Hiashi a permetterle di utilizzare un'ala
della loro tenuta per celebrare l'ultima notte dell'anno tra amici, la
ragazza aveva aggrottato la fronte e aveva temuto che una festa del
genere potesse trasformarsi in un delirio... In realtà fu
molto
peggio.
Sakura, Ino e Ten Ten si erano presentate nel tardo pomeriggio con la
scusa di aiutare le due Hyuga a preparare la cena, ma dopo pochi minuti
avevano rapito Hinata per chiuderla in camera e costringerla a
indossare un abito che Hanabi le aveva comprato di nascosto e che sua
sorella maggiore non si sarebbe altrimenti mai sognata di indossare. La
presenza
delle altre ragazze era stata fondamentale per quell'opera di
convincimento, e alla fine aveva dovuto accettare, troppo
stanca per lottare ulteriormente. Vista l'ora tarda si erano ridotte a
ordinare dei piatti già pronti e avevano fatto giusto in
tempo a
finire di preparare la tavola prima che un folto gruppo di vocianti
ragazzi si presentasse all'ingresso, subendosi le raccomandazioni e le
occhiate severe di Hiashi Hyuga.
"Basta una mossa sbagliata e questa festa si potrà
considerare
fin..." "Basta Otou-san, siamo tutti dei bravi ragazzi" s'intromise
Hanabi con un gran sorriso, cercando di tranquillizzare il padre,
assolutamente non abituato a ospitare così tanta gente.
Gente
rumorosa e poco educata, oltretutto!
"Mi raccomando." Con quella gelida raccomandazione l'uomo si
allontanò, lasciando il gruppetto libero di avanzare verso
l'ala
dedicata alla festa. "Potevi vestirti un po' meglio"
sussurrò
stizzita Hanabi a Naruto dopo averlo preso in disparte, notando il suo
abbigliamento decisamente poco consono. Il ragazzo aveva indossato un
paio di pantaloni scuri e una maglietta arancione sgargiante, sopra
alla quale faceva sfoggio una felpa un poco più elegante di
quelle che era solito indossare, nera e con bottoni a sostituire la
zip, e come tocco finale la sciarpa rossa di lana che Hinata gli aveva
regalato a Natale. "Perché? Ho tirato fuori le cose migliori
che
avevo" si lamentò lui, abbassando lo sguardo per osservare
la
propria tenuta, che a suo parere era fin troppo elegante... Ma quando
alzò gli occhi si rese conto che no, non lo era affatto.
Hinata
sostava con una spalla poggiata allo stipite della porta d'ingresso
alla sala da pranzo, il corpo formoso fasciato in un vestitino di seta
nera privo di spalline, stretto sul seno e più morbido sui
fianchi. Aveva cercato di coprire la scollatura con i lunghi capelli
scuri e osservava il biondo con sguardo timoroso, il solito rossore
diffuso sul volto altrimenti pallido. Naruto la trovò
stupenda,
e si sentì improvvisamente un rozzo barbaro se messo a
confronto
con l'innata eleganza e bellezza di lei.
Istintivamente portò una mano dietro alla nuca, sorridendole
ampiamente come a scusarsi dei propri vestiti, ma dopo aver ricevuto
una spintarella da Hanabi si ritrovò proprio di fronte a lei
e
il profumo di lavanda, delicato ma presente, lo inebriò
completamente, portandolo ad attirarla tra le sue braccia e stringerla
lievemente, felice di essere lì quella sera.
-
"Ma ve lo ricordate quando Sai ha iniziato a dare soprannomi stupidi a
tutti quanti? Era davvero offensivo" rise Ino, gli occhi lucidi per le
troppe risate e per il troppo sake ingollato, la bevanda proibita che
Kiba si era
premurato di portare di nascosto e con la quale si erano intrattenuti
durante la cena. Hinata cercò di stendere meglio la gonna
del
vestito sulle gambe nude, sentendo la testa girarle leggermente
nonostante si fosse concessa solo un paio di bicchieri, poi diede
un'occhiata preoccupata al disordine che regnava sovrano nella stanza e
concluse che l'indomani avrebbe pulito tutto quanto prima che suo padre
potesse vedere i segni lasciati dalle zampate di Akamaru sul legno
pulito del pavimento, i
resti di cibo e tovaglioli sparsi a terra e i cuscini sparpagliati per
la stanza, dove alcuni suoi amici si erano coricati sostenendo di non
riuscire a mangiare ulteriormente. "E quando Hinata continuava a
svenire in presenza di Naruto?" aggiunse Sakura, ubriaca quanto Ino, e
tutti quanti si voltarono verso la Hyuga, paonazza. Era proprio
necessario rivangare certe cose davanti a tutti? Era una questione
privata, e poi sveniva ancora in sua presenza, se proprio era
necessario essere onesti.
"E quando Shino si è arrabbiato perché nessuno se
lo
filava?" cambiò argomento Kiba, veloce come la luce,
strappando
una risata a tutti e distogliendo l'attenzione dalla ragazza intenta a
stropicciarsi nervosamente l'orlo del vestito. Le piaceva ricordare il
passato, ma odiava passare per l'idiota della
situazione semplicemente perché la sua timidezza e il forte
sentimento che provava per Naruto le avevano più volte fatto
perdere i sensi davanti a lui e agli altri. Non era giusto; lei non
aveva mai giudicato nessuno, si era sempre dimostrata gentile e
comprensiva e aveva sempre evitato di far sentire a disagio le persone
a cui voleva bene... Fu una mano calda che andò a poggiarsi
sulla sua spalla a distoglierla da quei pensieri negativi, portandola
ad alzare lo sguardo per trovarsi un paio di occhi azzurri come il
cielo a pochi centimetri dai propri.
"Hinata, l'altra volta ho dimenticato una cosa in camera tua, mi
accompagneresti a riprenderla?" le sorrise gentile, e lei
sentì
il cuore fermarsi e farle girare la testa. Annuì, senza
nemmeno
chiedersi cosa avesse potuto dimenticare -se ne sarebbe sicuramente
accorta- e gli fece strada fuori dalla sala da pranzo, sentendo le
ginocchia diventare molli come budini.
Dal corridoio Hiashi osservò le figure dei due ragazzi
salire le
scale per raggiungere la camera di sua figlia e si lasciò
sfuggire un sospiro tormentato, un sentimento che ben pochi potevano
permettersi di scorgere nel suo sguardo in quel momento nascosto
nell'oscurità... Eppure non li fermò.
-
L'espressione mortificata di Hinata l'aveva convinto a trovare una
scusa qualsiasi per portarla via da quella stanza, e così
aveva
fatto. Non appena la porta della camera della ragazza si fu chiusa alle
loro spalle il biondo sospirò e si avvicinò a lei
per
scostarle una ciocca di capelli dietro all'orecchio con fare tenero,
eppure impacciato. Lei arrossì e accennò un
piccolo
sorriso che scaldò con prepotenza il petto del ninja davanti
a
lei. "Non preoccuparti per quello che ha detto Sakura... Non
è
mica una cosa brutta" cercò di rassicurarla, pur conscio di
essere tremendamente goffo in certe cose. Lei però
annuì
comprensiva e lo ringraziò sottovoce, sedendosi sul bordo
del
letto e lanciando un'occhiata alla neve che cadeva fuori dalla
finestra, senza riuscire a far scomparire il rossore dal suo volto. Il
ragazzo la seguì, accomodandosi di fianco a lei con
naturalezza,
sentendo però il cuore battergli con forza nel petto a
quella
vicinanza che gli provocava piccole scosse elettriche per tutto il
corpo. Avrebbe voluto stringerla a sé, ma temeva di
imbarazzarla
ulteriormente, per cui si limitò a contemplarne il profilo,
perdendosi a osservare i riflessi rosati provenienti dall'esterno
creare giochi di luci e ombre sulle sue labbra delicate...
"Ricordi quella copiosa nevicata di dieci anni fa? Eravamo solo bambini
allora, ma io la ricordo bene. Era Natale, mia mamma non c'era
già più. Da quando è morta il Natale
è
diventato una parentesi forzata nelle nostre vite, qui a casa. Otou-san
non ha mai più voluto decorare l'albero o comprare regali
agli
altri membri della famiglia. Quell'anno ero triste perché a
Konoha tutti parteciparono al Festival della Neve, mentre io fui
costretta a stare in casa, sola, coi miei ricordi."
Naruto ricordava quella nevicata, perché aveva simboleggiato
una
grande solitudine anche per lui. Istintivamente allungò una
mano
verso quella di lei e la coprì con la propria,
più calda
e grande. Lei abbassò lo sguardo e intrecciò
leggermente
le dita con quelle di lui, sorridendo appena. "Questa è
invece
una nevicata felice. Non c'è nessun Festival della Neve, ma
ci
sei tu, Naruto... E posso condividere i miei ricordi con te, senza la
necessità di sentirmi triste."
Quella dichiarazione fu la più sincera e dolce che qualcuno
avesse mai fatto a Naruto, che percepì chiaramente il
proprio
cuore fermarsi nel petto, per poi ricominciare a battere con un impeto
tale da ricordargli una tempesta. "Non devi sentirti triste, mai
più. Non lo permetterò. Voglio vederti sorridere,
sempre."
Hinata sentì la mano di lui scostarle i capelli dal volto e
poggiarsi sulla sua guancia, costringendola ad alzare lo sguardo su di
lui. I suoi occhi azzurri erano diventati più scuri e
brillanti,
e le parve di potersi immergere in essi e vedere con limpidezza l'anima
di lui, così pura... Era il motivo per cui aveva sempre
lottato
e per cui si era innamorata di lui in modo così naturale e
disarmante.
Il tempo di un battito di ciglia e le loro labbra si scontrarono,
schiudendosi per permettere alle lingue di accarezzarsi. Hinata chiuse
gli occhi, sospirando in quel bacio fatto di una passione che non aveva
mai conosciuto prima, e si aggrappò con entrambe le mani
alla
maglietta di Naruto, stringendo la stoffa con forza per non svenire. Le
dita di lui scivolarono lungo la sua mandibola, poi lungo il collo con
una lentezza tale da provocarle brividi per tutto il corpo e darle al
tempo stesso modo di fermarlo, ma lei non lo fece. Lasciò
che la
sua mano indugiasse su uno dei suoi seni, attraverso la stoffa sottile
del tessuto, per poi accarezzarlo con più decisione mentre
il
bacio si faceva più frenetico, come i loro respiri.
La schiena di Hinata toccò il materasso senza che potesse
rendersene conto, e le mani tremanti che prima si erano agganciate al
cotone della maglia di lui afferrarrono istintivamente i lembi della
sua felpa, sfilandogliela mentre lui faceva scivolare il vestito di lei
giù per la vita e per i fianchi morbidi...
Piangeva, Hinata, le
mani bollenti strette a pugno contro il legno
freddo del pavimento della palestra di casa sua, ormai vuota. Ancora
una volta aveva perso durante l'allenamento contro sua sorella, di
fronte agli occhi severi e
delusi del padre. Ancora una volta si era dimostrata debole e inetta,
nonostante le ore passate ad allenarsi fino a stare male. I suoi
singhiozzi risuonavano tra le pareti, la consapevolezza della sua
solitudine la fece sentire ancora peggio. "Basta piangere, Hinata-sama"
mormorò una voce bassa e controllata, facendola sobbalzare.
Alzò lo sguardo e si trovò a fissare quello
freddo di Neji,
di fronte a lei. "Non riesco a fare niente di buono, Neji-nii-san...
Vorrei essere forte" pianse, tremando e sentendosi così
piccola
di fronte al cugino. Avrebbe voluto essere forte come Naruto-kun, quel
bambino solo, eppure sempre sorridente e desideroso di sfidare il mondo
per dimostrare le proprie capacità. Sì, avrebbe
voluto essere come lui, piccolo ma grande, solo ma forte. "Per esserlo
bisogna
allenarsi... Ma ci sono qua io per questo" le promise il ragazzo,
aiutandola ad alzarsi.
Naruto osservò con ammirazione il corpo nudo sotto di lui,
quelle forme femminili, la pelle nivea profumata e tiepida, e si
sentì avvampare, la propria eccitazione tangibile e
pressante
contro la gamba di lei. Hinata era rossa in volto e terribilmente
rigida, ma le sue mani sfioravano il petto del biondo come a invitarlo
a non fermarsi, a restarle vicino, a non abbandonarla. E Naruto ne era
certo, non lo avrebbe mai fatto. Affondò il viso nell'incavo
del
suo collo, inebriandosi di quel profumo fiorito che sapeva di perenne
primavera e chiuse gli occhi, le mani strette sui fianchi della
ragazza che, ne era certo, gli aveva rubato il cuore. "N-Naruto..."
sussurrò lei, inarcando la schiena a quel contatto e
aggrappandosi
alle sue spalle muscolose, provocandogli un brivido di piacere che lo
fece sospirare sulla pelle di lei. La sentì annuire
leggermente,
quasi fosse stata in grado di leggergli nella mente, di comprendere il
bisogno che aveva di lei e del suo corpo, ma anche la paura di ferirla,
di essere troppo frettoloso. Scivolò in lei trattenendo il
fiato
e rilasciandolo poi in un caldo respiro sulla mandibola di lei, mentre
scostava il volto per cercare le sue labbra.
"Non è vero,
N-Naruto-kun... Tu sei forte, e non d-devi permettere a nessuno di
a-affermare il contrario!"
Hinata, così
graziosa coi suoi capelli corti e quella frangetta
sbarazzina su un viso così dolce e rosa di timidezza gli
porse
la nuova maglietta che aveva acquistato per lui come regalo di Natale
dopo che i bulli che lo avevano preso di mira, lo avevano picchiato,
strappandogli e sporcandogli i vestiti. Naruto sorrise, accettando
il regalo con gli occhi che brillavano. Nessuno gli aveva mai fatto un
regalo prima di allora, e quel gesto lo lasciò col cuore
colmo
di una gioia mai provata prima. Abbracciò la ragazzina di
slancio, e lei gli svenne tra le braccia.
Fu una danza fatta di sospiri e di piacere, i loro corpi goffi e
tremanti uniti nell'oscurità di una stanza silenziosa e resa
confortevole dal sentimento che riempiva i loro cuori. Nei loro sguardi
e nei loro respiri non c'era traccia dei bambini deboli e soli di un
tempo.
Hinata chiuse gli occhi tremando ancora di piacere quando lui la trasse
a sé, facendole poggiare la testa sul suo petto nudo e
sudato.
Il mondo vorticava attorno a lei, ma non le importava. Naruto l'aveva
resa una donna completa, e finalmente si rese conto che il vuoto dentro
di sé, la paura, le perdite affrontate, le battaglie perse e
quelle vinte avevano assunto finalmente un sginificato chiaro e pieno
di colori, come un arcobaleno che avrebbe reso la sua vita diversa da
quel giorno in avanti.
I ricordi non facevano più male, erano solo un modo per
ricordare quanto fossero entrambi diventati forti e quanto quell'unione
li avesse
resi imbattibili.
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Angolo dell'Autrice
I vostri feedback sono importantissimi, e sapere che la storia vi sta
emozionando e che sono riuscita a dipingere Naruto e Hinata per quello
che sono mi rende felicissima! Scrivere questo capitolo mi ha causato
un po' di imbarazzo, ma essendo un rating arancione ed essendo io
un'anima piuttosto romantica, mi sono data un contegno! Spero comunque
di aver reso bene la mescolanza tra desiderio fisico e amore che lega i
due ragazzi... Questo di fatto è l'ultimo capitolo, ma vi
attende ancora un epilogo prima che la storia possa dirsi completamente
conclusa. Aspetto i vostri pareri! ♥
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Capitolo 7 *** Epilogue ***
epilogo
Il sole splendeva alto nel cielo e il canto delle cicale riempiva
l'aria satura di umidità tipica delle estati di Konoha. Il
canto
a tratti stonato di una bambina contribuiva a creare una melodia
allegra e dal sapore di libertà. Hinata sorrise, inspirando
a
fondo e godendo del profumo di fiori freschi che aleggiava tra le
lapidi. Durante una giornata del genere nemmeno un luogo solitamente
triste come il cimitero riusciva a spegnere il sorriso leggero che le
tirava le labbra.
Una testa bionda la superò, correndo come un razzo lungo il
sentiero verde, diretta verso la lapide di Neji. Hinata
sospirò,
immaginando suo cugino seduto ad aspettarli, le braccia conserte e lo
sguardo serio, le labbra incurvate in un sorriso divertito che non
avrebbe saputo trattenere alla vista di un tale birbante.
"Primo!" esultò il bambino biondo, illuminando ulteriormente
la
giornata con un sorriso trionfante. "Non stavamo facendo una gara" gli
ricordò la bambina al fianco di Hinata, smettendo di cantare
e accucciandosi vicino
alla lapide di Neji per posizionare alla base il mazzo di girasoli che
avevano raccolto durante la passeggiata. "Himawari ha ragione, Bolt. Il
cimitero non è un posto dove fare gare, oltretutto"
cercò
di spiegargli la donna, avvicinandosi a lui per sistemargli le ciocche
di
capelli che gli si erano appiccicate alla fronte sudata. Lui
alzò lo
sguardo e le fece mancare il fiato, puntando quegli occhi azzurro cielo
dritto nei suoi. Era uguale a suo padre. "Ma mamma, se non faccio le
gare come mostro allo zio Neji quanto sto diventando forte?" le chiese
innocentemente, strappandole una risatina divertita.
"Tu sei già forte, e lo zio lo sa. E sa che gli voglio bene
e
che gli porto sempre i girasoli" sorrise Himawari, intromettendosi
nella
discussione e rubando letteralmente le parole di bocca a sua madre. La
bella bambina dai capelli sbarazzini dello stesso colore di quelli di
Hinata si posizionò di fianco a suo fratello e lo prese per
mano, facendolo arrossire per quel gesto così affettuoso.
Alla
fine lui sospirò, rendendosi conto che in fondo al cimitero
nessuno
a parte la mamma e lo zio lo avrebbe visto lanciarsi in una
dimostrazione d'affetto come quella e ricambiò la stretta
della
sorellina, dandole una lieve gomitata per strapparle un risolino.
"Mamma, ci racconti di nuovo di quando il papà ha chiesto al
nonno se poteva sposarti?" chiese la bimba, gli occhi brillanti
dall'emozione. Non si stancava mai di chiedere a Hinata le stesse
storie sulla relazione tra lei e Naruto, e in fondo lei non si sarebbe
mai stancata di raccontargliele. Bolt sbuffò, ma lo sguardo
restò
curioso sul volto della madre, in attesa del fatidico racconto.
"Era il mio compleanno, e lo stavamo festeggiando a cena a casa del
nonno con tutta la famiglia. Era un evento formale..." "Cosa vuol dire
formale?" "Vuol dire che era importante, che bisognava vestirsi bene ed
essere educati, Himawari. Il papà si era presentato con la
sua
solita tuta nera e arancione invece, perché aveva finito
tardi
una missione e non aveva fatto in tempo a cambiarsi. Il nonno lo
sgridò con le sue frasi severe, ma il papà non si
è fatto scoraggiare e ha passato tutta la cena a fare
battute e
riempirsi la pancia di ramen fatto in casa. Gli Anziani l'hanno
addirittura preso
in simpatia, dopotutto Naruto Uzumaki era l'eroe non solo del Villaggio
della Foglia, e la sua figura era diventata importante un po' ovunque.
Pensare che un tempo tutti
lo evitavano..." Himawari afferrò la mano di sua madre con
la
propria, piccola e leggermente paffutella, e le sorrise raggiante. "Ma
tu ci sei sempre stata per lui!"
"Esatto piccola, la mamma c'è sempre stata! Per quello ho
chiesto
a nonno Hiashi di farmela sposare e ho tirato fuori una bottiglia di
sake per festeggiare quella sera!"
La voce di Naruto, così matura ma squillante colse Hinata
alla
sprovvista, tanto che voltandosi e cercandone lo sguardo si accorse di
essere arrossita come era solita fare anni addietro.
Il biondo si era cambiato e non indossava più il mantello da
Hokage, doveva aver finito di lavorare presto quel pomeriggio. "Ohi" la
salutò con un'occhiata carica di sentimento e le
posò un
bacio sulle labbra, strappando un gridolino estasiato a Himawari e una
risata
divertita a Bolt. "Hai omesso un dettaglio, Naruto. Il nonno ha
stappato la bottiglia e ti ha rovesciato in testa tutto il sake
guardandoti torvo" gli ricordò Hinata, poggiando la testa
sulla
sua spalla e godendosi le risate dei loro figli che sembravano
divertirsi un mondo a immaginarsi il loro papà scanzonato e
pasticcione, così diverso da come lo avevano conosciuto
loro.
Vedere il sole riflettersi tra le loro ciocche di capelli e nei
loro occhi, oceani di innocenza e amore, le riempiva il cuore.
"Però poi ha tirato fuori la bottiglia dalla sua riserva
personale e ha acconsentito" la rimbeccò Naruto, inspirando
il
profumo dai suoi capelli e strappandole un sospiro.
"E poi?" chiese Himawari, inaccontentabile, e il padre le
scompigliò i capelli con fare amorevole, caricandosela in
braccio. "E poi vissero felici e contenti! Adesso salutate zio Neji e
andiamo, oggi ramen da Ichiraku per tutti!"
Mentre Hinata iniziava a condurre Bolt verso l'uscita del cimitero,
Naruto e Himawari si fermarono a dare un ultimo saluto alla lapide di
Neji, resa allegra dal giallo acceso dei girasoli che la bambina gli
aveva portato. "Amico mio, chi l'avrebbe mai detto, eh? Sono Hokage e
amo Hinata... Qui c'è la pace, e sicuramente regna anche nel
tuo
cuore" sorrise, mentre Himawari gli cingeva il collo in un abbraccio
stretto e annuiva. "E ci siamo noi!" sorrise, meritandosi un bacio
sulla punta del naso. "Certo, Hima-chan. Voi siete un dettaglio..." La
guardò nei grandi occhioni azzurri e ne studiò i
lineamenti dolci simili a quelli di Hinata e sentì il cuore
scoppiargli di gioia. Il vuoto che un tempo si era aperto nel suo petto
ora era carico di sentimenti che non l'avrebbero mai più
fatto
sentire solo. Sentimenti colorati e profumati come fiori. "...Il
dettaglio più importante."
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Angolo dell'Autrice
E così siamo giunti alla fine... Non so come ringraziarvi
per le vostre recensioni, per avermi seguita in tanti e avere aggiunto
tra i preferiti la mia storia, la prima che pubblico qui su EFP,
è stato un vero piacere e un'emozione unica. Vi assicuro che
tornerò presto con qualcosa di nuovo, ormai il treno
è partito, ve l'ho detto, e non lo fermerò! Spero
di ritrovarvi nei commenti della prossima fanfiction che
scriverò, e spero che questo epilogo vi abbia fatto
sorridere. A presto! ♥
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