Una brava persona

di Harue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spettatore ***
Capitolo 2: *** Possibilità ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Apice ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Spettatore ***


                                                                           Spettatore

 

Avvertimento per chi ha visto solo l'anime: questa storia contiene spoiler, quindi chi non segue le scans del manga è avvisato!

 

Aveva sempre saputo ciò che gli altri pensavano di lui e onestamente non riusciva a sorprendersene. Oikawa Tooru era decisamente una pessima persona. Chiunque lo avesse conosciuto al di là della patina dorata che mostrava esternamente non poteva che concordare; persino i suoi compagni di squadra, che comunque lo stimavano come capitano e guida, non potevano nascondere la loro opinione:

 

“Sai, non vorrei proprio esserti amico, potresti usare le nostre debolezze contro di noi in qualunque momento”. Frasi del genere erano abbastanza ricorrenti e anche se pronunciate con leggerezza avevano un fondo neanche troppo velato di verità.

 

“Ringrazia il cielo che sei scaltro, abile e pieno di talento, perchè se avessi dovuto contare solo sulla tua personalità avresti avuto vita breve qui e in ogni altro posto” gli disse una volta il suo allenatore roteando gli occhi, dopo averlo rimproverato per l'ennesima volta a causa della testardaggine con cui portava avanti i suoi allenamenti massacranti, sordo ad ogni richiamo, almeno finchè non intervenivano i pugni del suo amico Iwa-chan a risolvere la situazione.

 

“Non ti capisco, sei sempre apatico per ogni cosa che non riguardi la pallavolo. Non conta quanto mi sforzi, anche se tu mi sorridi sempre, anche se mi riempi di baci e parole, tu non mi guardi mai davvero, la tua mente è sempre altrove. Che senso ha stare insieme così?” gli aveva detto in lacrime la sua ex ragazza prima di lasciarlo, uno dei suoi pochi tentativi di relazione falliti miseramente.

“Inoltre” gli aveva detto prima di rendergli il piccolo anello che lui le aveva preso durante il festival estivo, un modo carino per fare pace dopo l'ennesimo litigio “ non sono sicura che la pallavolo ti renda davvero felice, a volte sembra più un tormento che una passione, come se quello che vuoi ti sfuggisse sempre dalle mani. Mi chiedo se sarai mai davvero soddisfatto un giorno.”

Si asciugò gli occhi e si congedò con un piccolo inchino “Ti auguro comunque tutto il meglio, Oikawa-kun”.

Una brava ragazza. Forse anche troppo per uno come lui. Oikawa non sarebbe mai riuscito ad augurare il bene a chi gli aveva spezzato il cuore. Non credeva a tutte quelle cazzate sul “Se ami una persona vuoi che sia felice, anche se non con te”, erano solo frasi fatte per cercare una qualche consolazione dopo un'atroce delusione.

 

Negli ultimi mesi della sua vita da liceale però, i sentimenti negativi che erano rimasti latenti nella parte più profonda di lui erano tornati a galla, a causa della stessa persona che era stata la sua croce all'ultimo anno delle medie.

Kageyama Tobio era approdato alle superiori solo da qualche mese e già la sua fama si era diffusa a macchia d'olio.

Aveva subito voluto testare la sua forza, anche se aveva dovuto faticare a convincere l'allenatore a concedergli un'amichevole con una squadretta mediocre come la Karasuno.

Tobio a prima vista non sembrava cambiato molto, il resto della squadra non era così male, anche se erano ancora molto acerbi e disorganizzati.

Però c'era qualcosa di diverso. O meglio qualcuno.

A dire la verità all'inizio lo aveva notato soprattutto per le sue ricezioni davvero terrificanti, non potè fare a meno di pensare che se un impiastro del genere era titolare fin dall'inizio la Karasuno doveva essere davvero alla canna del gas.

Aveva comunque istintivamente simpatizzato per quella testa rossa, se non altro per la vivacità e la determinazione con cui spronava i suoi compagni presi crudelmente di mira dai suoi servizi. Gli aveva pure affibbiato un soprannome, “Grande Re” o qualcosa del genere, di cui inizialmente non capì il senso.

Poi accadde.

Fu come un fulmine a ciel sereno. La piccola bestiolina snudò le zanne. Occhi vitrei, concentratissimi, puntati dritti nei suoi. Durò una frazione di secondo ma fu come se il tempo si fosse dilatato all'inverosimile, avrebbe giurato di poter vedere il proprio riflesso nei suoi occhi, averebbe giurato che anche per lui fosse lo stesso. Per un attimo fu come se fossero soli sul campo, il piccoletto sospeso in aria e lui in piedi, paralizzato, prima che la palla fendesse l'aria proprio accanto al suo viso e sbattesse inevitabilmente a terra, chiudendo la partita.

Non potè contenere un sorriso meravigliato, quel nanerottolo aveva attuato un colpo micidiale nonostante la sua scarsa altezza. Ammirevole, per la prima volta dopo tanto tempo fu pieno di sincera ammirazione.

Poi girò lo sguardo a destra e sentì nuovamente in bocca il sapore della bile.

Era stato Tobio a permettere quel miracolo. Aveva trovato qualcuno capace di colpire la sua alzata sovrumana. E il piccoletto aveva trovato qualcuno che potesse mettere a frutto le sue abilità incredibili ma ancora acerbe.

Sarebbe riuscito lui a fare lo stesso? Sarebbe riuscito allo stesso modo a forgiare quello strumento perfetto? O quel fiore sarebbe irrimediabilmente appassito tra le sue mani, calpestato da forze troppo grandi per lui?

Oikawa non voleva sapere la risposta.

 

Da quel momento tutto iniziò e tutto cambiò.

Quel duo maledetto divenne la sua ossessione alla pari di Ushiwaka, se non di più.

Osservava i loro progressi rapidissimi, ne era terribilmente spaventato ma anche affascinato.

Ma soprattutto ne era visceralmente geloso.

Quel piccolo splendido corvo volava, si librava in aria a dispetto di tutti gli altri uccelli più grandi e temibili e Tobio era la mano prodigiosa che permetteva tutto ciò.

Quei due insieme erano così in sincronia, così belli e perfetti che veniva voglia di sfregiarli.

Provò un sadico piacere quando l'Aoba Jousai sconfisse la Karasuno durante la partita ufficiale degli Inter High, vederli a terra, gli sguardi affranti e le ali tarpate quietò per un poco il suo stato d'animo turbolento e velenoso. Fu un boccone squisito, ma prima che potesse gustarlo appieno era già finito. Sapeva che la sua era stata solo una vittoria di Pirro, sapeva che quegli artigli che stavolta l'avevano solo sfiorato la prossima volta l'avrebbero ghermito senza pietà, ma fece finta di nulla. Come al solito indossò il suo miglior sorriso e andò avanti, ne andava dell'equilibrio e del benessere della sua stessa squadra.

Ma non servì a molto; Ushiwaka continuò ad essere un muro insormontabile e tutte le sue frustrazioni si accumularono nuovamente.

Il duo strambo continuava ad essere in un angolino della sua mente, fastidioso come una scheggia nella pelle, il massimo che poteva fare per scalfirli era tormentarli in maniera infantile ogni qual volta se ne presentava l'occasione, sotto lo sguardo rassegnato della sua squadra che si chiedeva perchè dovessero avere come capitano un tipo con la maturità mentale di un seienne.

Ma loro avevano già spiccato il volo, erano già in alto, fuori dalla sua portata.

Tobio aveva preso quell'argilla grezza e l'aveva plasmata in un essere senziente e pensante. Oikawa ingoiò amaro quando si ricordò che in parte era merito suo: riportò alla mente quel pomeriggio in cui Tobio si era rivolto a lui dopo aver litigato con Hinata, Oikawa ovviamente non si era lasciato sfuggire la ghiotta occasione di umiliarlo ma il suo kohai aveva subito tutto senza fiatare, pensò che doveva essere davvero disperato per spingersi a chiedere aiuto al suo senpai-rivale tanto temuto, era un'ulteriore dimostrazione di quanto, sotto sotto, tenesse al nanetto più di quanto credesse; Oikawa dal canto suo non dubitò neanche per un secondo che Hinata potesse mettere in atto il suo nuovo attacco, quel piccolo demonio era incredibile e sarebbe riuscito a fare tutto ciò che voleva, anzi fu irritato dal fatto che invece Tobio dubitasse, lui che aveva il privilegio di averlo accanto tutti i giorni, lui che aveva quel legame speciale con lui.

Oikawa rise fra sé e sé, quello era proprio un atteggiamento da Re, snobbare e dilapidare l'abbondanza che aveva ricevuto.

A pensarci bene fu quello il suo primo passo falso, smettere di considerarli una coppia stramba e iniziare a prestare attenzione a loro singolarmente.

Avvenne proprio durante la seconda partita contro la Karasuno durante il torneo di primavera: Hinata iniziò fin da subito a metterli in difficoltà con la sua nuova veloce, aveva smesso di chiudere gli occhi e aveva iniziato a ragionare, a sperimentare nuove tecniche di attacco, a giocare sulle mani del muro, a fare finte e pallonetti imprevedibili, aveva smesso di giocare in funzione di Kageyama e la sua forza era triplicata. Era stato davvero micidiale e a poco servì la stabilità e flessibilità della Seijou e la variabile ignota di Cane Pazzo.

Oikawa sentì di nuovo quella sensazione familiare che aveva provato al loro primissimo incontro ogni volta che i loro sguardi si incrociavano attraverso la rete. Rivisse mentalmente quella frazione di secondo maledetta in cui i loro occhi si erano incatenati, si chiese se anche Hinata lo ricordasse con la stessa nitidezza con cui lo rammentava lui.

Ma prima di poter trovare una risposta lo sguardo di Hinata gli venne precluso, coperto dall'imponente figura di Kageyama che ancora una volta, inevitabilmente, si riappropriava di lui, della sua attenzione, del suo sguardo, del suo respiro.

La sua squadra fu sconfitta dalla Karasuno, che avanzò verso la finale contro la Shiratorizawa.

Oikawa sapeva cosa avrebbe dovuto fare, sapeva che avrebbe dovuto appendere le scarpe al chiodo e dileguarsi, accettare la sconfittà, già di per sé bruciante, ed evitare di peggiorare la sua condizione.

Ma la sua natura era masochistica, la sua mente affamata e curiosa e la sua passione per la pallavolo più grande e prepotente che mai, perciò accettò di assistere alla finale, eccitato e distrutto allo stesso tempo.

Quel giorno, in quello stadio gremito, la Karasuno dette vita ad uno spettacolo che non sarebbe più stato dimenticato anche negli anni a venire.

La squadra combattè al 120% della sua forza contro i campioni in carica: tutti i membri della squadra, nessuno escluso, dettero fondo a tutte le loro riserve per portare a casa la vittoria: il capitano e il libero, che riuscirono a salvare molti degli attacchi super potenti di Ushiwaka, l'asso barbuto e il pelatone, che attaccarono con potenza ad ogni spiraglio possibile, persino il tipo con gli occhiali si fomentò incredibilmente sorprendendo i suoi stessi compagni e riuscendo in più occasioni a murare l'asso delle Shiratorizawa, che venne messo ulteriormente in difficoltà dal battitore di emergenza lentigginoso, che lo prese di mira con i suoi servizi ad effetto segnando tre ace consecutivi, nell'incredulità generale.

La Karasuno aveva fatto bene i suoi conti, aveva capito che la Shiratorizawa era una squadra che si basava quasi interamente sul suo asso, tutta la squadra era al servizio del loro campione, che rappresentava la loro forza ma anche la loro debolezza. Pertanto avevano tenuto fede al loro nome e come dei corvi si erano avventati in massa sulla maestosa aquila, destabilizzandola e riducendola in fin di vita.

Fu proprio allora che il duo strambo si scatenò dando vita ad uno scontro al cardiopalma che incendiò gli spalti del palazzetto come mai prima d'ora.

Kageyama si muoveva da una parte all'altra del campo con attacchi che coprivano tutta la rete e Hinata, anche se allo stremo delle forze, con le lacrime agli occhi, la bava alla bocca e la maglietta impregnata di sudore, manteneva il ritmo altissimo galvanizzando gli spettatori.

In mezzo a tutto quel putiferio, che coinvolgeva anche i suoi compagni di squadra della Seijou, dimentichi della sconfitta del giorno precedente e ansiosi di vedere Ushiwaka in ginocchio, se ne stava Oikawa, stranamente silente.

I suoi occhi spiritati non si staccavano un secondo da quella testolina arancione, la seguivano costantemente, anche quando usciva dal campo, proprio come quando vide la registrazione della partita Dateko vs. Karasuno nel buio della sua camera.

Un sole. Quel ragazzino era un sole, un astro lucente che abbagliava chiunque lo scrutasse troppo a lungo, ma Oikawa era disposto a correre il rischio, pur di afferrare un frammento di quella luce.

Tanto più era ammirato, affascinato e attratto da Hinata, tanto più disprezzava e invidiava Kageyama.

Il loro legame viscerale era diventato ancora più inossidabile e si manifestava di fronte ai suoi occhi, quasi deridendo la sua impotenza. Oikawa era dominato da pensieri sgradevoli e viscidi, avrebbe dato qualunque cosa per trovare una fessura in cui insinuarsi, un'incrinatura su cui infierire, del resto era sempre stato un maestro in questo anche sul campo, “Se intendi attaccare, allora insisti finchè il tuo avversario non crolla”, il suo motto era eloquente: trovare l'anello debole di un meccanismo e battere ripetutamente su quello, infettando gradualmente tutto l'organismo della squadra avversaria.

Ma in questo caso punti deboli sembravano non esserci, i due sembravano un tuttuno, i loro occhi si cercavano continuamente, i loro corpi si attraevano, erano entrambi in trance agonistica, altrove, in un luogo distante in cui nessuno li avrebbe raggiunti; anche la loro squadra sembrava essersene accorta e agivano in muto accordo per non disturbare il loro stato psicofisico.

E Oikawa era corroso dall'invidia, perchè oltre al talento innato Tobio aveva ricevuto il dono di quel legame fortissimo e autentico. Non che anche lui non avesse un forte legame con Iwa-chan, ma era diverso; quello che aveva con il suo schiacciatore e migliore amico era una confidenza e un'intimità che si erano costruite gradualmente in anni di amicizia e vicinanza, qualcosa di bello, certo, ma anche ordinario.

Il legame tra Tobio e il suo principino dai capelli rossi invece era sbocciato in maniera assolutamente naturale e immediata, si conoscevano da pochi mesi e già si comportavano come se fossero stati uniti fin dalla nascita, era un qualcosa di innato e di necessario, come respirare. Vedendoli Oikawa non poteva fare a meno di credere alle anime gemelle, nonostante il suo generale scetticismo: una comunione totale di menti, anime ed eventualmente anche di corpi. Si chiese se i due se ne fossero già resi conto, se avessero accettato i loro reciproci sentimenti.

Questo non fermò i suoi sentimenti ostili verso Tobio: i grandi occhi di Hinata, così puri, sinceri e felici, i suoi sorrisi, la sua esultanza, le sue grida, il suo fiato, tutte queste cose le voleva per sé, su di sé. Anche se non le meritava. Anche se al momento erano irraggiungibili.

Proprio in quel momento l'ultimo pallone cadde a terra: la Karasuno aveva strappato la vittoria, i corvi avevano sbranato l'aquila, di cui rimaneva soltanto una carcassa putrescente.

Hinata cadde in ginocchio in lacrime, stavolta non per l'agonia della sconfitta ma per la gioia della vittoria; venne subito raggiunto da Kageyama, che lo strinse forte a sé, i begli occhi neri straripanti, e tuffò il viso nei suoi capelli, sussurandogli parole all'orecchio: “Shouyo, Shouyo, Shouyo”. Questo fu quello che Oikawa riuscì a leggere dal labiale prima che i due venissero letteralmente sommersi dai compagni di squadra, che saltarono loro addosso esultando.

Oikawa si alzò pensando di aver visto abbastanza.

 

 

 

Note dell'autrice: Eh sì, eh sì. OiHina e KageHina sono i miei OTP, davvero non so decidermi tra le due! Per l'OiHina penso di essere una delle poche, vista la mancanza cronica di fanfiction su questa coppia anche nel fandom americano uff, quindi ho deciso in parte di rimediare, anche se la Kagehina è sempre presente e imperante yeah! Questa storia si basa tutta sul mio headcanon pazzoide che Oikawa sia follemente attratto da Hinata e quindi odi Kageyama ancora di più!

Haikyuu mi ha completamente rapita come non mi accadeva da tempo, al punto che mi ha spinta a scrivere la mia prima fanfiction in assoluto, anche considerando quanto è desolato il fandom per adesso (ahoo gente, scrivete di piùùùù!!). Oikawa è probabilmente il mio personaggio preferito (anche se in realtà amo tutti, nessuno escluso) e da tempo volevo analizzare un po' il suo personaggio, spero di essere ruscita a non fare una ciofeca.

Comunque come avete visto alcuni episodi sono stati presi dal manga, tipo la parte dove Kageyama chiede consiglio a Oikawa, dopo aver litigato pesantemente con Hinata (ho adorato quel capitolo, era come se Tobio-chan fosse andato a chiedere consigli amorosi a Oikawa Lol), altri sono stati romanzati (tipo la parte dove Oikawa viene mollato dalla sua ragazza, che nel manga è solo accennata) altri inventati di sana pianta, visto che non sappiamo ancora se la Karasuno riuscirà a sconfiggere Seijou e Shiratorizawa, anche se io ovviamente spero di sì!

Nel prossimo capitolo mi staccherò del tutto dalla storia ufficiale e ci sarà parecchio OiHina, vi avverto! Per ora è tutto. Ciao e alla prossima.

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Capitolo 2
*** Possibilità ***


Possibilità

 

“Perchè dovrei offrire io?” esclamò Oikawa con espressione risentita.
“Perchè ormai è una tradizione che il nostro caro capitano ci offra il ramen ogni volta che la squadra si riunisce! Fallo per i tuoi kohai che hanno bisogno di sostegno morale!” rispose Hanamaki, riscuotendo il consenso generale.

“Dimentichi che non sono più il capitano Makki, quindi sono esonerato. E poi adesso sono uno squattrinato studente universitario, quindi dovreste essere voi a fare una colletta per il vostro povero senpai” rispose gioviale “Ho tanta fame, non mangio da due giorni!” si lamentò teatrale reggendosi la pancia e aggrappandosi a Kindaichi, che per un istante sembrò crederci davvero e imbarazzato barbugliò qualcosa in risposta, non sapendo che pesci pigliare quando si trattava del suo ammiratissimo senpai Oikawa.
“Immagino che l'enorme colazione che ti sei sbafato stamattina da Starbucks a mie spese non conti, vero Culokawa?” brontolò Iwaizumi.
Anche se era passato un anno l'atmosfera era sempre molto giocosa e rilassata, gli ex studenti della Seijou avevano organizzato una rimpatriata con i loro kohai per commemorare i bei tempi e sentire come se la passavano tutti quanti.
Già prima di terminare le superiori Oikawa era stato contattato da diversi scout, che avevano fatto a gara per accaparrarselo con offerte molto allettanti. Alla fine aveva optato per la prestigiosa università Tohoku a Sendai, che aveva una delle più forti squadre della regione. I successi riscossi lì avevano in parte rimediato alle delusioni subite negli anni precedenti, con somma gioia di Iwaizumi che aveva seriamente temuto un suo collasso mentale dopo la sconfitta dell'anno prima.

“Ehi, non è che adesso mi diventi uno di quegli assassini psicolabili che si vedono nei film e andrai in giro ad ammazzare tutti quelli che sono andati alle nazionali, vero?” gli aveva chiesto l'anno prima notando il suo stato ansiogeno durante il match Shiratorizawa vs. Karasuno. “Perchè se dovesse arrivarmi la notizia che hanno trovato il corpo di Kageyama decapitato, squartato e carbonizzato saresti l'indiziato numero uno.”
“Ma che film ti fai, Iwa-chan? Si vede che hai proprio bisogno di trovarti una ragazza! Dovresti trovare nuovi modi d'incanalare la tua aggressività per quando non mi avrai più intorno!” questa affermazione ovviamente gli costò un nuovo bernoccolo sulla testa.
“Beh, grazie al cielo. Sei un pezzo di merda, ma non credo che arriveresti a tanto.”
“Anch'io ti adoro, Iwa-chan!” borbottò risentito “E comunque no, non arriverei a tanto, altrimenti non sarebbe divertente!” e chiuse il discorso con un'espressione indecifrabile.

Purtroppo ora che Oikawa si era diplomato l'epoca d'oro dell' Aoba Jousai sembrava essere giunta al termine. Kunimi, Kindaichi, Watari e le matricole erano ottimi giocatori, efficienti, coesi e precisi, tuttavia mancava quella scintilla, quel collante, quel guizzo di estro ed intuizione che era stato Oikawa e la squadra ne aveva risentito, tornando ad essere una delle tante buone squadre della prefettura ma senza emergere più di tanto.
Per contro la Karasuno stava conoscendo il suo periodo di massimo splendore; era andata alle nazionali l'anno prima e anche se era stata sconfitta dalla Fukurodani, era comunque riuscita a entrare nelle prime 10. Questo aveva di conseguenza aumentato la reputazione della scuola attirando nuovi giocatori di talento ansiosi di unirsi agli eredi del “piccolo gigante”.

“Beh, ragazzi, è stato bello vedervi, non vedo l'ora di assistere all'incontro di domani e vi auguro buona fortuna per il campionato. Adesso è ora della nanna, bye bye!” sventolò leziosamente la mano prima di allontanarsi insieme ad Iwaizumi.
“Domani andrai a vedere anche la Karasuno, vero?” chiese ad un certo un certo punto il suo migliore amico, scrutandolo di sottecchi.
Oikawa si ghiacciò per un istante, poi si ricompose “Perchè no? Sarà interessante vedere come se la passano Tobio-chan, chibi-chan e compagni, voglio tenerli d'occhio nel caso diventassero avversari temibili per il futuro.”
“Ah ecco!” rispose Iwaizumi esibendosi in un perfetto facepalm “mi pareva strano. Il giorno in cui finirà questa tua malsana ossessione per Kageyama voleranno unicorni rosa nel cielo!” sbuffò esausto.


Ma il giorno dopo ci erano andati insieme, curiosi di vedere come se la passavano i corvi dopo che i pilastri del terzo anno si erano diplomati.
Sembrava non mancare nessuno, dal pelatone ufficialmente eletto neo-asso al libero casinista che aveva sempre ricevuto i suoi servizi con una nonchalance snervante. Le nuove leve sembravano tutte molto interessanti ma conoscendole poco si astenne dal dare giudizi.
E poi ovviamente c'erano loro, il duo strambo, la coppia mostruosa. Neanche a dirlo attirarono la sua attenzione per buona parte del gioco, la loro sintonia non era cambiata molto ma quello che lui cercava era qualcos'altro, voleva sincerarsi che i suoi sospetti di un anno prima fossero fondati. Cercava qualcosa e lo trovò. Lo vide nei gesti di Tobio, molto più spontanei e rilassati quando era vicino al piccoletto, lo vide nei loro sguardi complici che si cercavano di continuo, nei gesti infinitesimali, quasi invisibili ad un occhio disinteressato ma che non sfuggivano a lui, così abituato a studiare le persone sia fuori che dentro il campo: Tobio tirò una ciocca di capelli a Hinata, gesto fatto solo per dissimulare una carezza, poi con la scusa di dirgli qualcosa gli passò un braccio intorno alle spalle e si avvicinò al suo orecchio. Hinata rise, strusciò il viso sul petto di Tobio, gli occhi che gli brillavano e le guance un po' troppo rosse per essere solo per la fatica, poi gli dette un pizzicotto su un fianco e schizzò via prima che l'altro potesse recriminare. Ma Tobio non sembrava essersela presa, continuò a seguirlo con lo sguardo ammorbidito e molto più sereno di quanto Oikawa avesse mai ricordato.
Il resto della squadra sembrava non farci caso, si chiese se sapessero o no, forse non si erano davvero accorti di niente visto che il tutto era durato appena pochi secondi. Ancora una volta sentì nascere l'acredine nel petto, quel gusto amaro in bocca che lo avvelenava tutte le volte che li vedeva insieme, perfetti e inscalfibili come sempre.
Iwa-chan al suo fianco non aveva detto nulla, probabilmente all'oscuro di tutto.
“Pensi che la Karasuno andrà alle nazionali anche quest'anno?” chiese pensieroso l'amico.
“E chi lo sa?” rispose laconico Oikawa ”Probabile, dipende da quanto varranno i primini e se i giocatori più anziani riusciranno a rimpiazzare degnamente gli ex giocatori del terzo anno, specialmente il precedente capitano e il Signor. Rigenerante” affermò, ricordandosi quanto fossero stati determinanti l'anno prima. “Comunque per me è abbastanza, non ho più voglia di stare a guardare, fra poco dovrebbe iniziare la partita dei nostri”.
“Oh ma sei sicuro? Siamo solo alla fine del primo set e la Seijou giocherà fra mezz'ora.”
Oikawa annuì indolente e sorrise “Non penso che tornerò a vedere una partita della Karasuno, sono dei piantagrane e mi irritano ogni volta di più.” disse col suo solito tono “sto-scherzando-ma-anche no”.
Poi si diresse verso l'uscita del palazzetto per prendere una boccata d'aria; quasi sicuramente questo sarebbe stato l'ultimo torneo interscolastico a cui avrebbe assistito.

 

Prefettura di Miyagi, circa quattro anni dopo.


“Datti una mossa Trashikawa, gli altri sono già qui!”.
Passavano gli anni ma gli schiaffoni sulla nuca di Iwa-chan non avevano perso il loro mordente.
Altro anno, altra rimpatriata tra ex compagni dell'Aoba Jousai, anche se in realtà diventavano sempre più rade a causa degli impegni di tutti.
Oikawa in particolare trovava sempre più difficile avere del tempo libero da quando aveva sfondato in una squadra professionista. Tra tutti gli altri era stato l'unico ad intraprendere quella strada, l'unico ad averne le capacità. Tuttavia era sempre affezionato alla sua vecchia squadra del liceo, là dove tutto era iniziato, là dove veniva considerato il senpai, il temuto e ammirato capitano Oikawa.
“Yohooo guys! Come ve la passate? Watacchi, ti sei fatto crescere i capelli vedo!” disse passando affettuosamente la mano sulla testa del loro ex libero.
La rimpatriata stava andando bene, stavolta avevano optato per del sushi invece del solito economico ramen. Kindaichi e Kunimi però erano silenziosi, perlomeno più del solito.
“Ma insomma, che cos'hai Kindaichi? Perchè quella faccia scura? Il tuo sushi è avariato per caso? Non sei felice di rivedere il tuo caro senpai dopo tutto questo tempo? “ disse con la sua solita intonazione giuliva e la sua posa a braccia larghe che tanto faceva incazzare Iwa-chan.
“Hai sentito di Kageyama?” rispose il suo kohai senza tanti giri di parole, stavolta poco incline ad assecondare le smancerie del suo ex capitano.
“Cha cos'ha combinato Tobio-chan?” rispose Oikawa, l'espressione sempre sorridente ma lo sguardo più attento.
Kindaichi si girò verso Kunimi, come a volergli passare il testimone. Il ragazzo pallido e magro sospirò :“Pare che un paio di anni fa sia stato convocato da una squadra americana per giocare laggiù negli Stati Uniti, un tale l'ha visto giocare alle nazionali e gli ha proposto una specie di contratto o che so io.”
“Ve lo immaginate Kageyama in America? Era una frana in inglese, non riusciva nemmeno ad imparare i vocaboli più semplici” rise amaramente Kindaichi, “Ma a quanto pare per la pallavolo questo ed altro, perchè lui è sempre stato al di sopra di tutti noi poveri mortali, lui deve sempre fare di più, deve sempre arrivare più in alto per far vedere a tutti quanto sia superiore rispetto alla massa. La nostra squadretta non era abbastanza per Sua Altezza Imperiale e forse nemmeno la Karasuno!” sbottò acidissimo e malevolo.
“Oi, adesso basta ” lo zittì Iwaizumi “non ci siamo ritrovati per parlare di Kageyama, abbiamo sempre saputo che era molto dotato, ha solo trovato la sua strada come tutti noi, è inutile stare a rivangare il passato e rovinare il nostro incontro con questi discorsi.”
“Infatti ragazzi, non facciamoci venire il sangue marcio per Tobio-chan” aggiunse Oikawa serafico bevendo un sorso di sake “evidentemente il Giappone non gli bastava più e ha dovuto estendere il suo dominio anche oltremare, magari vuole diventare il sovrano del mondo o forse Dio stesso, chissà!”.
Iwaizumi gli sequestrò prontamente bicchiere e bottiglia per evitare che sparasse altre cazzate, visto che invece di calmare gli altri stava gettando benzina sul fuoco.


A fine serata Oikawa si avviò a casa leggermente brillo e non potè fare a meno di rimuginare su ciò che aveva sentito. Non poteva che concordare con Kindaichi per molte cose: Kageyama aveva pensato in grande. E lui che aveva paura di trovarselo in campionato come avversario per l'ennesima volta! Non avendo più avuto sue notizie pensava si fosse ritirato o qualcosa di simile e invece...
“Bel colpo Tobio-chan! Davvero bel colpo! Pensaci tu ad insegnare agli yankee come si gioca davvero a pallavolo.” ridacchiò sdraiandosi sul letto, il braccio a coprirgli gli occhi.
“Quel...piccolo bastardo...merda” sussurrò digrignando i denti.
Non c'era niente da fare, qualunque cosa facesse Kageyama era sempre un passo avanti a lui, aveva sempre qualcosa in più di lui per grazia ricevuta, perchè così era e così sarebbe sempre stato. Cristo, quanto lo odiava.
Iniziò a sentire le palpebre pesanti e si accoccolò di lato, si lasciò cullare dalla sua stessa rabbia finchè questa non iniziò a diradarsi e iniziò a vedere più lucidamente.
E quello che vide non migliorò la situazione. Vide una massa di capelli rossi, due grandi occhi spalancati e predatorii, sentì la palla sfrecciare a pochi centimentri dal suo viso, vide ancora gli occhi, quegli occhi che lo guardavano attraverso la rete e in un attimo fu di nuovo là, nella palestra del suo liceo, in un pomeriggio di primavera, in quell'istante che cambiò tutto.
“Hinata” sussurrò “chissà se...” No. Decisamente no. Pessima idea. Però si chiese comunque dove fosse. Aveva seguito Kageyama? Possibile ma non certo. E se fosse rimasto in Giappone? Poteva non vivere più a Miyagi. E anche se viveva ancora là come trovarlo? Non sapeva nulla di lui in fondo, la vita di chibi-chan era sempre trascorsa quieta lontano da lui, forse era meglio lasciare le cose come stavano.
E poi erano passati anni, probabilmente il desiderio di rivederlo era solo una suggestione della sua mente, in fin dei conti nemmeno si conoscevano .
Però la sua curiosità era stata irrimediabilmente stuzzicata e non riusciva a lasciar perdere.

“Sembro un cazzo di stalker...” si disse poco dopo, mentre cliccava col mouse sulle pagine bianche e blu “Ma almeno Facebook serve a qualcosa in questi casi.” Pagina di Hinata Shouyo, non aveva l'amicizia quindi i dati a cui aveva accesso erano limitati, poteva vedere giusto qualche foto e qualche immagine di copertina, ma non era quello che gli interessava. La città in cui viveva era la stessa, non vedeva nulla di particolarmente “americano” e Kageyama non era da nessuna parte.
“Incredibile, a vederli qualche anno fa sembrava che non dovessero mai separarsi...”chiuse il suo laptop e decise di andarsene a letto. Si era tolto la curiosità e bastava così, non doveva più pensarci.


Erano passate circa tre settimane da quella sera ed era andato a trovare sua sorella, la quale ovviamente non aveva perso l'occasione per appioppargli il figlioletto e uscire a fare delle commissioni, lasciandolo solo come un idiota a fare da balia all'iperattivo Takeru, che gli era salito sulle ginocchia e non la piantava di blaterare.
“Accendo la televisione, ti va? Almeno stai un po' zitto. E smettila di dondolarti, non sei più un peso piuma adesso!”
“Senti Tooru” chiese a un certo punto il ragazzino, tutt'altro che intenzionato a tacere “come si fa a far pace con una ragazza?”
“Perchè!? Hai già iniziato a spezzare cuori? Sei precoce ma non prendere esempio dallo zio eh?” rispose lui ripensando alla sequela di relazioni fallite che aveva alle spalle.
“Ma che hai capito? Non mi piace quella!” ribattè Takeru. “Però le ho detto delle cose un po' cattive e l'ho fatta arrabbiare, dopo ho pensato che forse ho esagerato e mi è dispiaciuto.”
“Bravo, bravo. Cominci a renderti conto che hai una boccaccia larga e che non è sempre un bene” gli disse Oikawa sarcastico “Comunque sentiamo, che cosa le hai detto di così brutto?”
“Beh, è una mia compagna del minivolley, è una che non sta mai ferma un attimo e soprattutto se la crede troppo, quindi a volte litighiamo. L'altro giorno si vantava che il suo fratellone è stato campione nazionale quando andava a scuola, io le ho detto che mio zio non è andato alle nazionali ma gioca come professionista e quindi è più forte, poi le ho detto che se suo fratello era tanto bravo allora avrebbe continuato a giocare anche dopo le superiori invece di smettere, sicchè lei si è messa a piangere ed è scappata via”.
“ Con le donne la sincerità non paga, Takeru, ricordalo sempre. Avresti dovuto far finta di essere d'accordo e finirla lì invece di iniziare discussioni futili.”
“Non ce la faccio a trattenermi e dire le bugie quando una cosa la penso.” rispose il nipote mettendo su il broncio “Io poi suo fratello l'ho visto perchè viene sempre a prenderla e non mi sembra davvero niente di che, non ci credo che è andato alle nazionali, è un tipo basso e ha l'aria un po' stupida, non sembra tanto forte, secondo me è lei a dire le bugie!”
“Non giudicare un libro dalla copertina, per esperienza ti posso dire che ci sono giocatori molto più forti di quanto non sembrino all'inizio, e poi ci sono vari motivi per cui uno può smettere di giocare.” rispose Oikawa fissando la televisione con scarso interesse.
“Uffa, va bene.” si arrese il ragazzino “ la prossima volta mi scuserò con Hinata e le dirò che ho sbagliato, ok? Adesso mi alzi qualche palla? Ma non troppo alta come fai sempre!”
Oikawa si era fermato alla seconda frase del nipote  "Come hai detto che si chiama lei?”
“ Uhm, Hinata? Il nome completo dovrebbe essere Hinata Natsu credo...”
“ E com'è suo fratello?”
“Te l'ho detto, è un tipo basso, con la faccia un po' stupida, i capelli sempre spettinati e rossi, viene sempre a prenderla in bici, perchè me lo chiedi?”
“Niente, è che forse lo conosco, tutto qui.”
No, poteva anche togliere il “forse”. Difficilmente ci sarebbe stato qualcun altro che corrispondesse a quella descrizione. E dire che si era appena messo l'anima in pace.
Lo stesso pensiero di alcune settimane prima ricominciò a girargli in testa.
“Non ho niente da perdere, perchè non fare un tentativo? Se c'è anche una sola possibilità allora forse...” pensò.
Era lì, a pochi passi da lui, a portata di mano. Lontano dalla presenza soffocante di Kageyama, fuori dalle ali protettive della Karasuno. “Perchè no?” era tutto quello a cui riusciva a pensare. “Magari finirà con un nulla di fatto ma se non provo...”
“Yo Tooru? Ci sei? Me la alzi la palla sì o no?” si sentì chiamare da suo nipote che gli stava sventolando la mano davanti agli occhi.
Oikawa si alzò deciso ad assecondare il ragazzino e prese la palla dirigendosi fuori.
“Senti Takeru, visto che adesso ho un po' di tempo libero potrei venire a prenderti la prossima volta che vai agli allenamenti, che ne dici?” gli disse alzando la palla sopra la sua testa.
“Uaaah davvero? Così ti presenterò a tutti i miei compagni!”.
Oikawa annuì sorridendo, l'idea di essere attorniato da una schiera di bambini urlanti lo attirava quanto un calcio nei testicoli, ma era uno sforzo che poteva fare visto ciò che si prospettava.

 

Note dell'autrice: Altro capitolo andato. Ammetto che all'inizio doveva essere una one-shot ma poi la storia ha assunto vita propria e ha iniziato ad ingrandirsi. Sarà che mi piace troppo trattare Oikawa, è un personaggio che praticamente si scrive da solo.

Per chi se lo chiedesse l'università del Tohoku esiste veramente, hanno pure un sito internet fighissimo: http://www.tohoku.ac.jp/en/ . Hanno un sacco di club sportivi, tra cui ovviamente quello di pallavolo che sembra molto forte.

Chiedo scusa per eventuali errori di battitura, per quanto ricontrolli la storia mi scappano sempre, se ce ne sono cercherò di correggerli in seguito.

A presto.

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Capitolo 3
*** Incontro ***


Incontro

 

Il palazzetto era uguale a come lo ricordava, con la grande scalinata pullulante di bambini, la stessa che aveva sempre visto anche lui fin dalla tenera età quando, molto più precoce di tanti altri, andava già ad allenarsi, la testa animata da grandi sogni, grandi obiettivi. Ripensarci adesso faceva un po' strano, non tutti i suoi propositi si erano concretizzati, anzi, certi treni persi bruciavano ancora oggi, ma poteva comunque ritenersi abbastanza soddisfatto...abbastanza.
Riuscì subito ad occhieggiare Takeru, che si era offerto generosamente di andare a prendere per quella volta.

Ripensò alla sorella che aveva sgranato leggermente gli occhi, stupita da tanta disponibilità.
“Non è che vuoi qualcosa in cambio?” gli aveva chiesto lei con un tono “sto-scherzando-ma-forse-no”, che doveva essere un tratto genetico comune nella sua famiglia.
Ad ogni modo aguzzò lo sguardo in mezzo agli schiamazzi di Takeru e degli altri pargoli, sperando di scovare cosa, o meglio chi cercava.
Lo spiazzo non era molto grande quindi non avrebbe dovuto fare molta fatica, considerando anche quanto il soggetto fosse in grado di farsi notare.
Stava quasi per arrendersi e rimandare ad un altro giorno quando individuò una bambina pel di carota, dai colori inconfondibili, correre verso un ragazzo dai capelli altrettanto fulvi, che era appena arrivato defilato in bicicletta.
“Sei in ritardo Nii-chan!” disse lei gonfiando adorabilmente le guance.
“Scusami Natsu, sono uscito tardi dal lavoro, mi perdoni vero?” disse accarezzandole i capelli, poi si inginocchiò a sistemare il seggiolino della bici. Oikawa non perse tempo, acchiappò Takeru per il cappuccio della felpa e si avvicinò a Hinata, proiettando la sua ombra sul ragazzo accucciato.
Hinata si accorse presto della mancanza di luce e si girò per vedere quale fosse la causa.
Quando riconobbe la persona di fronte a sé dovette venirgli un mezzo infarto a giudicare da come si agitò, un'abitudine residua dei vecchi tempi in cui era terrorizzato da ogni avversario che riteneva forte.
“I-il...Gran...O-oikawa-san!?” esclamò col suo tono di voce alto. Oikawa sorrise di cuore e si rivolse alla sorellina, che lo guardava interrogativa.
“Credo che il bamboccio qui presente la scorsa volta sia stato molto scortese con questa bella signorina, potrei offrirle un gelato per farci perdonare?”.


Sedettero tutti sulla stessa panchina, i due “adulti” al centro e i due bambini ai lati opposti, impegnati a gustarsi i loro gelati e lanciarsi di tanto in tanto qualche occhiata in cagnesco; la riappacificazione sembrava più ardua del previsto, tanto che ai due ragazzi sembrava di fare da barricata tra due battaglioni nemici.
Hinata sorrise cercando di stemperare la tensione.
“Quindi era lui il colpevole dell'altro giorno” disse sorseggiando la sua bibita “Comunque non c'è bisogno di scusarsi, anche Natsu ha la sua parte di colpa, ha un bel caratterino, è permalosa e sa essere molto testarda, non prendertela Takeru.”
Oikawa lo osservò un attimo. Erano passati alcuni anni ma non era cambiato molto, la sua statura era aumentata di poco e il fisico era sempre asciutto e ben tornito. Anche se non giocava più ad alti livelli sicuramente si allenava ancora molto e questo gli fece escludere l'ipotesi di un infortunio.
“Non sarà mai testarda quanto questo qua, riesce a darci grattacapi tutti i giorni. A volte lo minaccio di seppellirlo in una discarica o di buttarlo in mare, ma ormai è troppo cresciuto per credere a queste minacce!” fece rassegnato. Poi si girò verso il suo interlocutore “Comunque chibi-chan, che coincidenza trovarsi così! Non sapevo avessi una sorellina amante del volley che giocava proprio qui, guarda la casualità!”
“Eh? Ma che dici Tooru? Tu lo sap....” piantò con poca grazia una mano sulla bocca del nipote prima che potesse sputtanarlo. Poi gli pigiò in mano due monete dicendogli con un sorriso tiratissimo:
“Tieni, vatti a prendere da bere, hai sete no? Veloce dai!” accompagnando il tutto con un'occhiata assassina che non ammetteva repliche.
“Sì, è una bella coincidenza, non pensavo bazzicassi ancora da queste parti” stava dicendo intanto Hinata “Ho sentito che giochi per la Sendai Sakebon, dev'essere fighissimo giocare a quei livelli!”.
“Nii-chan, chi è lui?” s'intromise Natsu.
“Lui era un mio vecchio avversario alle superiori, è molto forte sai? Infatti piaceva a tutte le ragazze, al contrario di me.” disse facendole l'occhiolino.
“Allora è...come si dice..un sex symbol?” disse la bimba, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Stavolta fu il turno di Hinata d'imbarazzarsi e di tapparle la bocca.
“Scusala, ripete tutto quello che sente in televisione” disse a Oikawa, che nel frattempo se la stava ridendo di gusto. Anche Hinata rise e mandò la sorellina a farsi un giro, magari lei e Takeru avrebbero fatto pace da soli senza bisogno del loro intervento.
“Pensavo che avrei rivisto anche te sul campo, chibi-chan.” buttò lì Oikawa, introducendo con cautela l'argomento adesso che erano soli senza mocciosi tra i piedi.
“Mh no, non faceva per me” disse Hinata scuotendo la testa “con le mie caratteristiche fisiche difficilmente avrei sfondato nel professionismo. Un conto è giocare nei tornei scolastici dove il livello è ancora moderato, un conto è giocare come professionista.” guardò la sorellina che si dondolava su un'altalena “E poi...c'erano questioni più importanti della sola pallavolo”.
Oikawa non era del tutto convinto ma non indagò oltre. C'era tempo, ora che l'aveva trovato c'era tempo. Era senza dubbio cambiato, era meno chiassoso e aveva un contegno più maturo, anche se ogni tanto riemergeva la sua personalità stramba quando gesticolava con quel suo linguaggio strano.
Per quel giorno si salutarono con qualche formalità di troppo, da vecchi conoscenti che si rivedono dopo tanto tempo, quali effettivamente erano.

Ma ovviamente non sarebbe finita lì. Oikawa fece in modo d'incontrare Hinata “casualmente” altre volte, sempre con la scusa del nipote. Poteva sembrare un atteggiamento meschino da fuori, ma dopotutto non faceva del male a nessuno, no? Aveva trovato la fessura, la breccia nella barriera che l'aveva sempre diviso da Hinata, tutto quello che doveva fare era infiltrarsi ed insistere, come aveva sempre fatto.
Una volta gli offrì un passaggio in macchina e fu allora che gli regalò il biglietto per la sua prossima partita.

“La Domenica non lavori vero? Ho pensato che ti potesse far piacere venire a vedere la mia squadra giocare in casa, potrai assistere dal vivo alla mia fenomenale performance! E dopo negli spogliatoi potrei presentarti tutti i miei compagni di squadra, che ne dici?”
Hinata spalancò gli occhioni lucenti come un bambino, il ragazzo di pochi anni prima riemerse con prepotenza e lo ringraziò felice.


Quel giorno la sua squadra vinse portando a casa punti preziosi per la classifica e il piccolo ospite che fece entrare nello spogliatoio subito dopo rallegrò ulteriormente il morale di tutti con la sua spumeggiante vitalità.
“Quella schiacciata che hai fatto prima Miura-san! Mi ha trasmesso una cosa tipo...kaboom...ecco! E sono rimasto...gyaaah...per dieci minuti buoni!” disse saltellando attorno al loro asso, che si schiarì la gola imbarazzato ma anche lusingato, non capendo bene cosa volesse dire con tutti quei suoni astrusi ma prendendolo sulla fiducia.
Naturalmente lo avevano invitato a venirli a vedere di nuovo, perchè chibi-chan era così. Riusciva a farsi amare da chiunque, anche dai suoi avversari. Non importa quanto si fosse timidi, invidiosi, ostili o crudeli, lui ti prendeva il cuore, lo stringeva forte, lo riscaldava, lo guariva e te lo rendeva migliore, più tiepido e dolce di prima. Persino quella bestia di Ushiwaka si era fatto rapire da lui, facendogli il primo e unico sorriso sincero che gli avesse mai visto in volto, persino quel colosso della Dateko, che non spiccicava parola nemmeno coi suoi compagni, diventava stranamente loquace in sua presenza.
Oikawa si chiese come si sentisse Kageyama a dover sempre condividere il suo amore, ma probabilmente gli andava bene così, perchè alla fine della giornata gli occhi di Hinata cercavano solo lui; la sua devozione, la sua fiducia pura e incondizionata erano solo per lui.
“Profumo di ghiaccio spray...che buono!” disse Hinata inspirando forte.
Erano rimasti soli nello spogliatoio visto che Oikawa si era attardato a prepararsi. Volutamente.
“Potresti passarmi le ginocchiere? Così le metto a posto e usciamo...”.
Hinata lo fece ma Oikawa non le prese.
Invece gli afferrò il polso, lo tiro a sé e lo schiacciò contro l'armadietto.
Gli accarezzò le guance, il collo, poi tracciò il contorno delle sue labbra con due dita.
Hinata era immobile, non disse nulla finchè “Tu sai che io...sono...”
“Lo so...” soffiò Oikawa, poi si chinò su di lui e premette le labbra sulle sue, cercando di farle collimare chinandosi più del dovuto, avvolgendo completamente l'altro ragazzo col suo corpo e alzando il suo viso verso l'alto, vista la differenza d'altezza consistente.
Hinata non lo respinse ma non collaborò nemmeno, sembrava inebetito.
“Mi fai sembrare un maniaco molestatore così, chibi-chan.” disse Oikawa con leggerezza.
“Agh...m-mi dispiace!” esclamò Hinata rosso in viso, come se si fosse svegliato dal suo stato di torpore.
“Di che ti scusi? Sono stato io ad essere aggressivo, se non ti piace possiamo smettere” disse il Grande Re, il tono più ferito di quanto non volesse far intendere.
“No, non è che...” balbettò l'altro, sembrava non sapere nemmeno lui cosa volesse dire.
Oikawa lo scrutò dall'alto in attesa, poi sospirò.
“Facciamo più lentamente, ok? Alza un po' il viso, altrimenti rischio di torcerti il collo e di prendermi il colpo della strega a forza di stare tutto curvo!”.
Hinata rise piano. Dare istruzioni per un bacio era abbastanza ridicolo ma almeno l'atmosfera si era alleggerita. Ricominciò a lambire le sue labbra piano e stavolta Hinata cercò di agevolarlo mettendosi in punta di piedi e aggrappandosi alla sua maglia, stringendo i pugni intorno alla stoffa anche per contrastare il suo leggero tremore. Perfetto. Ora si ragionava.
Schiusero entrambi le labbra e le lingue si sfiorarono, Oikawa aveva iniziato ad accarezzargli i fianchi e la schiena per farlo rilassare, quel corpo piccolo ma robusto palpitava sotto le sue mani, aveva smesso di tremare e aveva acquisito sempre più sicurezza.
Oikawa si fermò un attimo, afferrò i piccoli pugni e li aprì delicatamente per baciarne i palmi e poi i dorsi, prendendosi il suo tempo. Hinata aveva gli occhi vitrei, iniziava ad aver il fiato corto e sembrava aver ormai abbandonato ogni resistenza. Oikawa in anni di esperienza aveva imparato che la delicatezza può essere molto più eccitante di un assalto irruente, almeno all'inizio. E siccome era uno stronzo manipolatore oltre che un abile stratega, non trascurò di servirsene anche stavolta con l'uccellino che aveva tra le braccia.
Prese gentilmente i polsi di Hinata e li portò a cingergli il collo, in modo che fossero più intimamente vicini, senza staccare un attimo gli occhi dai suoi, poi si gettò di nuovo sulla sua bocca, stavolta più vorace, implacabile. Ma Hinata fu pronto a ricevere tutto il suo ardore, aprendo la bocca e lasciandosi dolcemente violare, partecipando a quel bacio bagnato, carnale, non solo con la bocca ma con tutto il corpo, aggrappandosi forte alle spalle del suo alto compagno, senza quasi toccare più terra con le punte dei piedi, la schiena schiacciata contro il freddo metallo dell'armadietto.
Oikawa dal canto suo sfogò tutta la bramosia repressa per anni. Le labbra di Hinata, le sue mani su di sé, il suo respiro sul viso, tutte quelle cose che aveva sempre osservato da lontano adesso erano lì nelle sue mani e lui se ne ubriacava, sprofondava in quella dolce ebbrezza, le lunghe dita tra i suoi capelli rossi. Si staccò dalla sua bocca e scese sul collo, iniziando a baciare e succhiare quella pelle sottile e sensibile senza tregua, strappando gemiti muti alla sua vittima.
Fu quando le sue mani s'insinuarono sotto la sua maglia accarezzando direttamente la pelle caldissima che Hinata si rese conto che stavano andando troppo oltre, non era decisamente il luogo né il momento adatto.
Cercò dapprima di liberarsi dal suo abbraccio asfissiante, ma le sue braccia sembravano inamovibili. Il Grande Re, che dopo anni teneva ancora fede al suo nome, era davvero forte. Del resto per fare quei servizi-cannonate doveva avere una forza nelle braccia decisamente superiore alla media, il suo abbraccio era una morsa d'acciaio che lo teneva avvinto senza possibilità di fuga.
“Oi-Oikawa-san...”tentò a parole mentre l'altro aveva iniziato a baciargli una spalla facendolo sussultare. “Oikawa-san, è meglio andare...”.
Visto che rimase inascoltato, il terzo richiamo fu meno gentile. Gli schiaffò una mano sul viso in modo che lo guardasse “Oh, ci sei? Datti una calmata! Non possiamo restare qui, soprattutto a fare..ehrm...questo, ecco!”.
Avevano entrambi il fiatone, le fronti appoggiate l'una all'altra.
Oikawa sorrise affettuosamente “Mi hai fregato chibi-chan, fosse per me rimarrei chiuso qui tutta la notte a strapazzarti” gli baciò la fronte “Ma hai ragione, è meglio sloggiare prima che qualcuno ci venga a buttare fuori.”
Si ricomposero in fretta, Hinata ficcò la testa sotto l'acqua gelida per sbollirsi, con sommo divertimento di Oikawa.
All'uscita gli strappò la promessa di rivedersi, gli chiese il cellulare e vi aggiunse il suo numero, chiedendogli poi di fare lo stesso col suo, Hinata era talmente in subbuglio che sbagliò due o tre volte il suo stesso numero sia per l'agitazione sia perchè non era avvezzo all'enorme schermo touch di quello smartphone.


“Perchè hai smesso di giocare a pallavolo?” gli chiese Oikawa a bruciapelo in uno degli appuntamenti successivi.
“Non ho smesso, gioco sempre in una squadra amatoriale durante il tempo libero.”
“Sai cosa intendo. Perchè non hai continuato seriamente?”.
“Non sempre è possibile fare quello che si vorrebbe. Sono arrivato ad un certo punto in cui ho dovuto scegliere.” ammise reticente “Non ero studioso abbastanza per poter andare all'università anche se avessi ricevuto una borsa di studio, sarebbe stato solo uno spreco di tempo. E se non hai la raccomandazione di qualche università importante le squadre professioniste non ti prendono in considerazione, dovresti saperlo bene. Inoltre poche squadre sono disposte a rischiare con un giocatore...mh...particolare come me; il livello dei campionati professionistici è molto superiore rispetto ai tornei scolastici, non c'era garanzia che sarei sopravvissuto anche lì, molti hanno pensato che avessi sfondato al liceo solo perchè avevo...un alzatore fenomenale.” e dopo questo tacque.
Ecco. Erano arrivati all'argomento scottante. Sapeva che sarebbe successo, era solo questione di tempo.
“E che mi dici di Tobio-chan?” buttò lì con apparente disinteresse.”So che si è trasferito negli Stati Uniti, perchè non l'hai seguito?”
“N-non capisco perchè avrei dovuto farlo, lui aveva la sua vita...” rispose Hinata strusciando nervosamente i piedi a terra.
“Ma voi due stavate insieme no? Come coppia intendo...” insistè Oikawa senza girarci troppo intorno, stanco di parlare per sottintesi.
“Io non....non l'ho mai detto!” disse Hinata agitato gesticolando senza guardarlo in faccia.
“No, ma si capiva.”
“Davvero? Cazzo...” esclamò Hinata e la sua testa partì per la tangente con mille seghe mentali sul come e sul perchè fosse così evidente.
“Tranquillo, non si notava così tanto, l'ho capito solo io grazie al mio intuito e alle mie straordinarie capacità osservative” disse dandosi delle arie e mettendosi in posa plastica.
“Oikawa-san, ti stanno guardando tutti.” disse Hinata imbarazzato, non volendo attirare l'attenzione più di quanto non fosse necessario.
Stettero in silenzio per un po', Oikawa non voleva forzarlo più di tanto a parlare, doveva essere lui ad aprirsi spontaneamente o sarebbe stato inutile.
“Lui me lo chiese...” iniziò incerto Hinata “lui...mi chiese di seguirlo ma io non potevo...” strinse forte gli occhi “Vedi, io non ho più un padre quindi non potevo lasciare mia madre e mia sorella da sole, dovevo crescere, diventare adulto, trovarmi un lavoro, non potevo permettermi di continuare a giocare, non potevo lasciare la mia famiglia qui e andare dall'altra parte del mondo.” poi proseguì “Kageyama non aveva di questi problemi quindi per lui era più facile, si offrì di restare e di aiutarmi ma io mi rifiutai, non volevo che la sua carriera fosse ostacolata per colpa mia, gli dissi di andare perchè se fosse rimasto non lo avrei mai perdonato, non avrei accettato nessun aiuto da parte sua se questo significava sacrificare il suo futuro sportivo.” scosse la testa ma i suoi occhi erano asciutti, il suo sguardo duro e determinato, non aveva rimpianti.
Nonostante questo Oikawa poteva leggergli chiaramente in viso quanta sofferenza gli costasse tutto questo, abbandonare l'attività sportiva per scelta, come avevano fatto Iwa-chan e gli altri, era un conto. Farlo perchè vi si era costretti era un altro. Hinata era sbocciato al liceo ma la sua fiamma aveva avuto vita breve, così come il suo amore per Kageyama. La loro unione, che sembrava inossidabile, alla fine era stata sopraffatta dalla vita stessa, dal suo corso crudele ed implacabile che li aveva travolti anche se avevano cercato di opporsi. Che storia d'amore tragica e commovente! Che destino crudele! E Kageyama che voleva sacrificarsi così eroicamente! A Oikawa veniva da vomitare.
Ma ora basta, era giunto il momento di finirla qui, di cancellare Kageyama, o meglio cancellare il suo ricordo invadente che continuava a pendere come una falce sulla sua testa.
“Chibi-chan” iniziò Oikawa lentamente “prima mi hai chiesto come ho fatto a capire di te e Tobio. La verità è che io vi osservavo spesso” si corresse “o meglio ti osservavo spesso. La verità è che mi sei sempre piaciuto. Fin da quel giorno in cui veniste nella nostra scuola per quell'amichevole” fece una mezza risata “tu sicuramente non ricordi, perchè dovresti? E' stato solo un attimo, ma io mi ricordo molto bene la prima volta che vidi la tua schiacciata stramba, quando vidi il tuo viso determinato da sopra la rete. Ne rimasi colpito. E come potevo non esserlo? Risplendevi tutte le volte che scendevi in campo, soprattutto quando giocavamo da avversari. Eri una bestiolina irrequieta e mi mettevi a disagio, eri fastidioso, ti temevo ma allo stesso tempo ero affascinato da te.”
Prese la mano di Hinata e se la mise sul petto.
“E lo sono anche adesso, quello che provavo non è cambiato”.
Hinata era lì accanto a lui, in uno stato estremamente vulnerabile. Poteva chiaramente vedere tutta la solitudine e tristezza riflessa sul suo viso. E Oikawa non era una brava persona. Non lo era mai stato. Cercare la parte più delicata e fragile del suo prossimo per piantarci una stilettata era la sua prerogativa.
Ma prima che potesse aggiungere qualcosa Hinata parlò:
“Non è vero.” disse guardandolo per la prima volta in viso “anch'io mi ricordo....molto bene di quella volta. Era come se...il tempo andasse al rallentatore, mi ricordo molto bene il tuo viso, i tuoi occhi...”
Doveva ammetterlo, questo non se lo aspettava. Aveva sempre creduto che quell'istante fosse stato del tutto unilaterale. Voleva colpire ma era stato colpito a sua volta. Si chinò a baciare Hinata.
“Vieni a casa mia.”

 

Il suo appartamento era arredato in maniera elegante e abbastanza sobria, al contrario del proprietario. Oikawa accese lo stereo e offrì una birra a Hinata, che rifiutò perchè non gli piacevano gli alcolici. Lo prese in giro per i suoi gusti infantili da perfetto chibi-chan.
Andò in cucina a prendere una birra e un succo di frutta lasciando Hinata a gironzolare per la casa e a guardare i suoi trofei e le sue riviste sportive. Sembrava abbastanza tranquillo, al contrario di lui che invece iniziava a innervosirsi. Quella notte era quella giusta, gli aveva dato delle buone vibrazioni fin da subito, come quando stava per fare un servizio vincente. Si avviò in salotto e trovò Hinata che gli dava le spalle sfogliando un vecchio giornale scolastico. Oikawa lo osservò senza farsi notare, aveva in mano colui che aveva desiderato di nascosto per così tanto tempo, eppure era irrequieto. L'atmosfera era rarefatta, irreale come quella di un sogno, sembrava potesse disfarsi da un momento all'altro. Si avvicinò attirando l'attenzione di Hinata e gli passò da bere.

“Perchè hai questo vecchio giornale dove parlano di Ushiwaka?”
“Perchè così posso rodermi d'invidia pensando che su quei giornali io non ci sono mai finito, era un privilegio riservato agli assi.” commentò sarcastico bevendo dalla sua bottiglia.
“Però una volta sei stato intervistato in televisione, proprio quando dovevano inquadrare noi! Tanaka-san e Noya-san avrebbero voluto ucciderti per averci rubato la scena, Dio che ricordi...”disse Hinata con un sorriso “Mi mancano quei tempi, così tanto...”
Oikawa gli prese il viso tra le mani “Che cosa vuoi adesso, Hinata?” .
“Io...non so.” disse esitante.
Oikawa gli baciò dolcemente le palpebre chiuse, le guance morbide, il collo esposto.
“Io voglio te” gli sussurrò a un orecchio “Lasciati andare, affidati a me.”
“Non ne posso più” sibilò dolorosamente Hinata. Non capì a cosa si riferisse ma lo lasciò parlare. “Non voglio più pensare, ti prego.” aggiunse il più piccolo mentre lo sentiva sciogliersi nelle sue carezze, abbandonarsi completamente alla sua mercé e capì di aver vinto.
“Tutto quello che vuoi.” disse Oikawa prima di calarsi su di lui.
Era proprio il momento in cui l'altro era più fragile, smarrito e bisognoso.
E visto che Oikawa non era assolutamente una brava persona, ne approfittò.

 

 

Note dell'autrice: Il nome della squadra di Oikawa è totalmente inventato, mi sono presa una licenza creativa sparando un nome a caso, chiedo venia. Adoro Takeru, il nipote chiacchierone di Oikawa, si nota per caso? Ahah.

Il fatto che Hinata non abbia il padre è un mio headcanon, perchè nel manga finora nelle scene di famiglia non si è mai visto, si vedono solo la madre e la sorella, quindi mi chiedo se più avanti non si scoprirà che Hinata è orfano di padre, bho! Ma è solo una mia supposizione.

Ah quello che Hinata dice durante la sua “dichiarazione” non l'ho inventato io, sono le sue parole testuali riguardo a quel momento “magico” (capitolo 81 del manga), anche parte di quello che dice Oikawa è una parafrasi dei suoi pensieri riguardo Hinata durante il match Aoba Jousai vs. Karasuno, non è farina del mio sacco, è tutto nel manga, tralalalalala!!

Ok ora la smetto di fare la fangirl e vi rimando al prossimo aggiornamento, non so se il prossimo sarà l'ultimo capitolo, dipende da quanto mi ci vorrà a svolgere quello che ho in mente (abbiate pietà, essendo la mia prima fanfic in assoluto ho una gestione degli spazi pessima). Un bacio e grazie a chi mi segue!

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Apice ***


                                                              Apice

Lo fece stendere sul letto e lo spogliò piano, cercando di dissimulare la sua urgenza. Gli baciò il petto e l'addome, sentendolo sospirare piano sotto di sé.  Poi lo sentì muoversi e prima che se ne rendesse conto si era messo seduto.
“Anche tu.” disse prima di tirargli la maglia affinchè la togliesse.
Oikawa sorrise lievemente e obbedì. Vista l'apparenza infantile e il modo di fare ingenuo si dimenticava troppo spesso che non aveva a che fare con uno alle prime armi. Hinata era più smaliziato di quanto non sembrasse e dimostrava una sorta di agonismo anche in quel contesto intimo.
“Calma, chibi-chan, nessuno ci corre dietro.”
“E' Shouyo” disse lui, cercando di fare una faccia decisa ma finendo solo per sembrare più buffo.
“Sho-chan.” disse allora Oikawa, catturando le sue labbra e premendolo contro il materasso, facendo aderire i loro petti.
“Ho detto Shouyo” protestò debolmente Hinata.
“Sho-chan” ripetè Oikawa “ti chiamerò solo così, rassegnati. E tu chiamami Tooru, intesi?” disse iniziando a toccarlo più intimamente e a muoversi su di lui. Lo guardò un'ultima volta, i suoi occhi più seri e intensi, occhi di chi non scherzava più “Perchè te lo farò invocare tante, tante, tante volte.”
Hinata non disse più nulla. Non che avesse potuto o voluto.
Oikawa quella notte lo prese su quel letto ampio e non solo nel corpo. Il suo non era solo un atto sessuale ma una dichiarazione d'intenti, non voleva possederlo solo carnalmente. Cuore, anima, mente, voleva tutto di lui. Perchè era un perfezionista e se faceva una cosa, la faceva a regola d'arte.
Voleva riprendersi quello che gli era stato negato per troppo tempo.
“Guardami, guardami Sho-chan. Guardami sempre, non staccare gli occhi da me.” gli sussurava sulla bocca quando lo vedeva distaccarsi troppo. Voleva che si perdesse, ma voleva anche che rimanesse cosciente di chi lo stava portando alla deriva, doveva sprofondare con lui, non solo a causa sua, voleva che lo guardasse negli occhi mentre godeva dandosi completamente a lui e gettava alle spalle il suo passato.
Il puro atto meccanico l'avrebbe potuto fare con chiunque e Oikawa odiava essere interscambiabile,  si era sempre distinto in tutto e quel momento non doveva fare eccezione.
Gli bisbigliò una serie di parole dolci e oscene e vide Hinata mettere gradualmente da parte ogni pudore cominciando a rispondergli e a lasciarsi coinvolgere in quel gioco perverso.
Quando arrivarono all'orgasmo sentì che il suo piccolo amante era sfiancato non solo fisicamente ma anche psicologicamente, tanto che crollò subito addormentato per le emozioni troppo intense.
Oikawa lo spiò soddisfatto mentre lo cullava tra le braccia, sapendo in cuor suo di aver appena conquistato una dolce, agognata e meritata vittoria.

Quando aprì gli occhi la mattina dopo trovò Shouyo già sveglio che si guardava intorno come un cerbiatto in trappola. Probabilmente non voleva sgattaiolare via ma non sapeva neppure cosa fare e come comportarsi in un frangente del genere; ancora una volta toccava a lui guidarlo.
“Buongiooooorno Sho-chan” canticchiò guardandolo e facendo il segno della pace.
“Buongio..rno Oikawa...san” spiccicò l'altro a intermittenza, le guance imporporate.
“No, no, non ci siamo” disse picchiettandogli l'indice sulla fronte “ ti ho detto di chiamarmi Tooru, T-oo-r-u” sillabò ad alta voce “eppure stanotte mi sembrava che l'avessi capito bene” disse facendogli l'occhiolino per poi saltargli addosso a sbaciucchiarlo mentre l'altro cercava di articolare dei suoni intellegibili, ovviamente fallendo.
“Mi sento tutto sottosopra, come se fossi...gwaaaah....e poi fyuuhn...” riuscì finalmente a dire dopo che si fu calmato.
“Questo l'ho visto, l'altra volta eri tutto timoroso mentre ieri notte ti sei scatenato.” Shouyo arrossì di nuovo e Tooru decise di toglierlo dal suo imbarazzo proponendogli di fare colazione.

E fu così che tutto iniziò, quella relazione assurda, pazza e piacevolissima. Quella mattina mangiarono insieme scherzando di tutto come due vecchi amici per poi finire ad amarsi di nuovo nella doccia. Shouyo dovette districarsi dalle sue braccia dicendo che lo aspettavano a casa per evitare che Tooru lo schiacciasse una terza volta sul divano.
Gli promise che lo avrebbe raggiunto agli allenamenti il giorno dopo quando fosse uscito dal lavoro. Tooru sfilò dal suo portafogli la foto della sorellina, dicendogli che l'avrebbe presa in ostaggio affinchè mantenesse la promessa, suscitando l'ilarità di Shouyo.
“Allora te la affido fino a domani sera, trattala bene mi raccomando, è come se avessi in mano un pezzo del mio cuore.” e mentre se ne andava via Tooru si augurò che fosse vero.
Durante i loro incontri cercò pian piano d'impossessarsi di ciò che gli mancava, in particolare riguardo al passato di Shouyo, che cercò di prendersi un pezzo per volta. Scoprì molte cose che ignorava di quel ragazzo apparentemente così frizzante e vivace, scoprì la sua passione per la pallavolo nata per caso in un gelido pomeriggio invernale, il suo cuore che improvvisamente avvampò nonostante il vento freddo vedendo il “piccolo gigante” in tv.
Scoprì anche della solitudine degli anni successivi, in cui cercava disperatamente luoghi e persone per allenarsi, non essendoci un club di pallavolo maschile nella sua scuola e dovendo adattarsi a giocare con le ragazze e con le signore di mezza età.
Per uno come Tooru, che era sempre stato privilegiato e si era sempre allenato in un ambiente ottimale, tutto questo era davvero ammirevole. Eppure quella passione accecante che lo portava a tifare come uno scalmanato per le partite in tv, quella smania di allenarsi a discapito di tutto era stata anche la sua. Scoprì di avere molte più cose in comune con quel bizzarro ragazzino di quanto non sembrasse, inclusa la frustrazione, quella frustrazionedi trovarsi davanti a un muro invalicabile. Per Tooru si era materializzato nella figura di Ushiwaka, per Shouyo era rappresentato dalla sua altezza; eppure era riuscito a superarlo brillantemente, nonostante tutte le avversità.
Shouyo gli raccontò ridendo che una volta aveva fatto la spacconata di andare da Ushiwaka e dirgli in faccia che era spuntato dal cemento per distruggerlo. Ed era vero. Era un fiore nato tra le pietre e per questo era più splendido e raro degli altri.
Se già prima lo ammirava e lo desiderava, adesso più andava avanti e più la sua adorazione cresceva. Si adattarono progressivamente e delicatamente l'uno alla vita dell'altro. Shouyo andava a vederlo agli allenamenti o lo incoraggiava da lontano quando andava in trasferta, Tooru quando poteva si faceva trovare con un sacchetto di nikuman quando Shouyo usciva dal lavoro, per la gioia del più piccolo che a fine giornata aveva sempre una fame vorace.
In realtà Tooru era sempre stato premuroso anche nei suoi precedenti rapporti, aveva un talento naturale per capire e assecondare gli altri. Ma questa era la prima volta che le sue attenzioni erano genuine e disinteressate, per la sola gioia di veder sorridere l'altro, mentre prima erano fatte per blandire i suoi partner, che spesso non tolleravano il suo carattere frivolo, i suoi mille impegni, la sua popolarità, la sua radicale devozione per quello sport tanto amato quanto fonte di innumerevoli tormenti. In poche parole finivano per non tollerare lui nella sua interezza, una volta scartata la confezione scintillante.
Con Shouyo questo non accadde perchè erano simili per così tante cose e si comprendevano per molte altre. Chibi-chan era semplice, umile e sincero, non se la prendeva se lui era sempre agli allenamenti, se era spesso fuori città per le partite, se ogni tre per due veniva accerchiato da uno stuolo di ragazzine adoranti.
Si arrabbiava più per il fatto che queste spesso lo scambiassero per il suo fratellino, ed era invidioso che lui si beccasse tutte le ragazze.
“Anch'io piacevo a qualcuna, sai?” borbottò corrucciato una volta che erano a cena fuori. “Ok, a dire il vero solo una, però le piacevo tanto!”
Alla fine del primo anno del liceo, la loro nuova manager Yachi Hitoka aveva fatto qualche goffo tentativo flirt verso di lui, sempre che far finta d'inciampare e rotolargli addosso potesse essere considerato flirt, così come infilarsi mucchi di carta igienica nel reggiseno per essere sexy come Saeko nee-chan. Peccato che la poverina spesso sbagliasse le misure e finisse col ritrovarsi le tette asimmetriche e dalle forme strane, nell'imbarazzo generale dei ragazzi che non potevano dirle nulla per non sembrare dei maniaci, finchè Kyoko-san non era pietosamente intervenuta. Ma il peggio venne quando se ne accorse Kageyama (ovviamente molto in ritardo rispetto a tutti gli altri, essendo un idiota asociale, oltre che talmente gay da non accorgersi che i seni della ragazza accanto a lui avevano assunto una forma conoidale), il quale iniziò a indirizzarle occhiate al vetriolo, tanto che la povera Yachi cominciò ad avere incubi ricorrenti di lui che l'ammazzava nei modi più truculenti. Quando raccontò a Shouyo l'ennesimo sogno in cui il loro alzatore la sgozzava e faceva il bagno nel suo sangue, lui pensò che fosse il caso di rivelarle come stavano davvero le cose, anche se l'avrebbe ferita.
Oikawa la ricordava abbastanza perchè Yahba e Kindaichi avevano una cotta per lei e avevano più volte macchinato piani per incontrarla fuori dalla Karasuno, eludendo la stretta sorveglianza del pelatone testa di monaco e del libero dal muso di gatto.
Era una tipa senz'altro graziosa ma un po' anonima. Sicuramente lei e Shouyo sarebbero stati una coppietta adorabile, molto da shoujo manga, di quelle che arrossiscono quando si prendono per mano, si baciano dopo dieci volumetti e fanno l'amore nell'ultimo capitolo dell'ultimo numero, perdendo le rispettive verginità tra stelle e montagne di fiori, giurandosi amore imperituro.
Insieme avrebbero avuto una vita convenzionale, serena e moderatamente felice. Sì, magari in un'altra vita avrebbe anche potuto funzionare. In un altro universo. In un mondo senza Kageyama.
Scacciò via quel pensiero molesto, che ogni tanto riaffiorava in superficie. Tante cose sarebbero state diverse senza Kageyama, ma ora lui era lontano, non poteva nuocergli.

Dopo circa sei mesi riuscì a vincere le sue ultime ritrosie e gli chiese di andare a vivere con lui, perchè la sera voleva che si addormentassero insieme, voleva condividere la quotidianità, cosa che fino ad allora era risultata complessa per via dei tanti impegni di entrambi.
Il tempo insieme era sempre troppo poco ma se lo facevano bastare. Passavano i pomeriggi liberi a divertirsi come ragazzini, a litigare su chi avesse i capelli più strani, a disegnare scarabocchi sulle foto di Ushiwaka, (“Se gli infilo uno spillo nel naso lo sentirà?” diceva Tooru e Shouyo si sganasciava chiedendogli quanti anni avesse) a fare le cose più assurde e insensate, ma andava bene così, perchè Shouyo non lo giudicava mai, con lui non doveva atteggiarsi, non doveva fingere una maturità e una serietà che onestamente non aveva mai avuto.
Allo stesso tempo il suo piccoletto era lì quando doveva sfogare la tristezza per una partita persa stupidamente, la noia verso gli sponsor che volevano sfruttare la sua popolarità e avvenenza chiedendogli sempre di più, la rabbia contro certi compagni di squadra che non poteva esprimere apertamente, perchè lui era l'alzatore, era il cuore della squadra e doveva essere “diplomatico” sempre, anche quando avrebbe volentieri mandato tutti affanculo, allenatori compresi. Ma quando la sera si sdraiava con la testa sulle sue ginocchia e le sue piccole mani tra i capelli il mondo rimaneva chiuso fuori e quando facevano l'amore andava tutto meglio, perchè Shouyo si aggrappava forte a lui, come se fosse il suo unico appiglio, lo cercava, lo chiamava, lo faceva sentire unico e indispensabile.
Guardarono i Mondiali di pallavolo in tv, con Tooru che si compiaceva di spiegargli quello che non capiva.
“ Wuoohoooouo, hai visto? Lo schiacciatore e l'alzatore si sono scambiati di ruolo! Che figata assurda!” disse Shouyo tutto galvanizzato, seduto tra le gambe del suo alto compagno che lo cingeva da dietro, dopo aver visto l'alzatore fare un'imprevedibile quanto poderosa schiacciata.
“Fregare gli avversari con queste giocate è una delle più grandi soddisfazioni per un alzatore, Sho-chan.” disse Tooru schioccandogli un bacio sulla guancia.
Videro anche i Mondiali femminili, osservando quanto gli scambi fossero più lunghi e articolati e facendo commenti sulle atlete.
“A me le ragazze piacciono piccole e carine” diceva Tooru sgranocchiando pop-corn “se devo mettermi con un uomo mancato mi scelgo qualche bel fusto della nazionale americana”.
“Ma che stronzo!” rispondeva allegramente Shouyo “ le giocatrici del Brasile e della Germania sono molto belle invece, ma mi sentirei a disagio ad uscire con una così alta!”
“Anche perchè sicuramente cercherebbero di adottarti come animaletto piuttosto che vederti come potenziale ragazzo, chibi-chan.” disse Tooru con un sorriso amabile prima di difendersi contro la furia del suo piccolo ragazzo che cercò invano di tirargli un pugno.

“Sarai mai soddisfatto un giorno, Oikawa?”
Questa domanda gli era stato posta da più persone in passato. E forse per la prima volta in vita sua Tooru poteva rispondere che sì, in quel momento non c'era nulla che gli mancasse davvero.

Successe una mattina, alcuni mesi dopo che Shouyo si era trasferito da lui.
Lo stava salutando prima che uscisse per andare al lavoro e sulla porta si trovarono di fronte lo sguardo stranito di Hajime Iwaizumi, che li fissava come se avesse appena visto un oni in carne ed ossa.
“Iwaizumi-san!” esclamò Shouyo sorpreso e con un po' di timore reverenziale. Lo salutò velocemente scusandosi perchè doveva scappare e l'ex asso della Seijou gli rispose di riflesso con un cenno del capo. Subito dopo si girò verso Tooru con uno sguardo intimidatorio ed entrò nell'appartamento senza tante cerimonie.
“Ok, adesso devi spiegarmi questa stronzata” esordì rabbioso.
“Non capisco di quale stronzata tu stia parlando, Iwa-chan. Ormai dovresti saperlo che ho dei gusti molto...eterogenei”.
“Non è questo il punto, coglione!” indicò la porta “Lui! Perchè fra tutte le persone esistenti al mondo hai scelto proprio lui? Ecco perchè mi tenevi nascosto con chi vivevi, che cazzo hai in testa, Oikawa?”
“Non so che dirti, non capisco cosa ci sia di così strano”.
“Te lo dico io! Tu rischi di distruggere quel ragazzo con i tuoi sotterfugi da psicopatico e io ne ho piene le palle delle tue cazzate! Te lo sei preso solo per ripicca verso Kageyama, ma quanto puoi essere infan...”
“Non parlare di cose che non sai, Hajime!” lo interruppe Tooru alzando minacciosamente il tono di voce. Iwaizumi tacque quando vide l'altro assottigliare pericolosamente gli occhi. Ormai conosceva Tooru come le sue tasche e capiva subito quando smetteva di giocare. In quel momento era mortalmente serio, anche perchè le volte in cui lo chiamava col suo nome completo si contavano sulle dita di una mano.
“Puoi pensare quello che vuoi di me, non m'importa, e io non devo certo rendere conto a te delle mie scelte” proseguì rivolto all'amico “ma quando si tratta di Shouyo, non ti permetto di fare queste insinuazioni, sono stato chiaro?”.
Rimasero per un po' a fissarsi in silenzio.
“Sembra che tu ci tenga più di quanto sembri.”disse infine Iwaizumi “Sono sorpreso, anche se avevo avuto qualche sospetto già in passato. Sicuramente affezionarti a un'altra persona diversa da te stesso non può che farti bene, però resta il fatto che stai giocando col fuoco” lo guardò diritto negli occhi “ Che farai se lui un giorno dovesse tornare?”.
Tooru ci aveva pensato spesso. Eccome se ci aveva pensato! A volte non ci dormiva la notte, specie quando era lontano da casa, senza la presenza rassicurante di chibi-chan accanto a lui. Viveva nell'angoscia che Tobio un giorno bussasse alla sua porta e, dopo averlo ringraziato con un inchino per essersi occupato di Shouyo mentre lui era assente, se lo riprendesse senza tanti complimenti.
“Lo sai che il loro non era un legame qualunque. Cristo, se n'erano accorti tutti!  Quei due insieme facevano paura...”
“Quindi lo pensi anche tu, Hajime” parlò finalmente Tooru “anche tu pensi che, in un mondo dove c'è Tobio, io sia inevitabilmente destinato a perdere, sul campo come nella vita.”
“No, non voglio dire questo, ma...” rispose Iwaizumi in difficoltà, scrollando le spalle “voglio solo avvertirti di questa eventualità, non ho voglia di rimetterti in sesto per l'ennesima volta o impedirti di fare qualche sciocchezza, non abbiamo più quattordici anni, Tooru.” e con questo chiuse la conversazione.

“T-Tooru...nhgh” Shouyo lo chiamò da sotto di lui con voce affannata “ fa male” gli disse tirandogli leggermente i capelli per attirare la sua attenzione.
Tooru si fermò e lo guardò spaesato, sembrava essere appena tornato in sé. Era la prima volta che perdeva completamente il controllo durante il sesso e aveva finito per esagerare.
“Perdonami Sho-chan” gli disse baciandogli dolcemente uno zigomo.
“E' da quando sono tornato che sei strano” gli disse Shouyo allungando una mano per carezzargli il volto “hai litigato con Iwaizumi-san?”
Tooru lo guardò intensamente per alcuni istanti, i grandi occhi puliti e sinceri che lo fissavano, come a invitarlo a parlare.
“Se Tobio ritornasse staresti ancora con me?”
Questo almeno era quello che avrebbe voluto chiedere, quelle parole si affacciavano sull'orlo delle sue labbra socchiuse, pronte a tuffarsi nel baratro. Ma scosse la testa e affondò il viso nel suo collo.
“Io e lui litighiamo sempre, è il nostro modo di comunicare” disse semplicemente. “Adesso ricomincio ok? Faccio piano, tu rilassati...” e mentre sprofondava di nuovo in quel groviglio di sospiri e gemiti, capì ancora una volta che lo amava e che sarebbe stato disposto anche a metterlo sotto chiave pur di tenerlo legato a sé. Perchè non era una brava persona, perchè era talmente squallido e viscido che l'amore anziché nobilitarlo lo peggiorava. Ma ormai si conosceva troppo bene per dispiacersene davvero.

Passarono i mesi, arrivò la primavera e con essa la Golden Week. Avevano deciso di trascorrere un weekend fuori porta a Nara, visto che Shouyo ci era stato in gita al liceo e ne aveva conservato un bel ricordo.
“Oi scemo, hai finito con le foto?” chibi-chan lo stava tirando per la manica “voglio andare a vedere i cervi, cerviiii!”.
Tooru aveva tirato fuori la sua digitale nuova fiammante e aveva scattato almeno una trentina di foto di coppia nei luoghi più svariati, oltre a una ventina di selfie in pose assurde, facendo esasperare Shouyo per il narcisismo cronico del suo ragazzo. Tooru gli fece la linguaccia e gli scattò una foto in primissimo piano a tradimento.
“Ho bisogno di nuovi sfondi per il desktop, è una questione urgente Sho-chan!” gli disse con finta solennità ” e comunque quelli non sono cervi, sono bestie feroci, attento che non ti divorino!”.
Shouyo gonfiò le guance arrabbiato e allora Tooru si offrì di andare a comprare i cracker da dare ai cervi per farsi perdonare.
Stette via più del previsto vista la grossa fila alle bancarelle e quando tornò trovò Shouyo seduto su muretto che osservava distrattamente un gruppetto di cervi lì vicino.
“Voilà, te ne ho presi cinque pacchetti, così potrai avvicinare tutte le bestiacce che vuoi e la smetterai di piagnucolare.” gli disse entusiasta.
Shouyo lo guardò disorientato, poi fissò i biscotti tondi che gli aveva messo in mano prima di ringraziarlo con un'espressione assorta.
Tooru rimase sorpreso, stava per chiedergli cosa gli fosse preso ma poi lo vide ridere quando i cervi gli saltarono letteralmente addosso; forse aveva avuto uno dei suoi momenti mistici in cui rifletteva sull'universo con la sua testolina, ogni tanto gli capitava e ci era abituato, quindi decise di lasciar perdere.


Note dell'autrice: Ce lo vedo Oikawa a farsi tutti quei tatticismi in testa anche mentre va a letto con qualcuno, la vedo una cosa molto da lui ahaha.
Ho dedicato un po' di spazio a descrivere Oikawa e Hinata come coppia, spero di averli resi credibili e di non essere stata pesante. Ho iniziato a usare i nomi propri per rendere meglio l'evoluzione del loro rapporto, sono diventati più intimi insomma!
Penso non ci sia bisogno di spiegare cosa sia Nara, sicuramente chi legge manga avrà visto che i personaggi spesso vanno in gita in questa città e danno da mangiare ai cervi (che sono più delle bestie fameliche, ho visto video su Youtube di gente assalita quando cercavano di dar loro da mangiare).
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, purtroppo aggiornerò minimo fra una settimana perchè ho un maledetto esame da preparare. Tanti saluti e grazie a chi mi segue e commenta!

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


                                                                                                                                             Epilogo

 

Tooru si rigirò nel letto sentendolo stranamente freddo, si voltò per controllare e si accorse che l'altro lato era vuoto. Guardò la radiosveglia, erano le 2.34 di notte e di solito Shouyo non si alzava a quell'ora a meno che non si sentisse male, ma in quel caso era impossibile non sentirlo visto che non si premurava certo di essere silenzioso. Decise quindi di alzarsi e andare a vedere cosa gli fosse successo. Mise piede in salotto rischiando di scivolare a causa di una piccola pozza d'acqua sul pavimento, residuo di un pomeriggio passato a fare a gavettoni con chibi-chan, versandosi bottiglie d'acqua addosso e correndo in giro per la casa. Si appuntò mentalmente di asciugare quel macello il giorno dopo per evitare che qualcuno si facesse male e nel mentre individuò il suo ragazzo fuori sul balcone, con gli occhi puntati su nel cielo. Lo raggiunse in fretta e lo abbracciò da dietro.
“Posso partecipare anch'io a qualunque trip mentale tu ti stia facendo?” gli disse teneramente cercando di celare un po' di preoccupazione. Era da quando erano tornati dal loro weekend che era strano e ora Tooru voleva saperne il motivo.
Shouyo restò in silenzio per almeno un minuto, poi sembrò decidersi a parlare dopo un grosso sospiro.
“La scorsa settimana quando eravamo a Nara ho...ricevuto una telefonata” disse cauto.
“E' successo qualcosa in famiglia?” gli chiese Tooru, ben sapendo che era l'unica cosa che potesse scuoterlo così tanto.
“No” disse il più piccolo “Era Kageyama”.
Tooru si paralizzò per un istante, colto completamente di sorpresa. In effetti la seconda cosa che poteva ridurre Shouyo in quello stato a parte la sua famiglia era Tobio, chi altri sennò?
“Ma mi ha solo chiamato per dirmi delle cose...riguardo la pallavolo, nient'altro, giuro.” si affrettò ad aggiungere Shouyo a disagio, percependo lo stato del suo ragazzo.
Tooru in ogni altra situazione avrebbe messo su la sua solita maschera gioviale, dicendo che non c'erano problemi, che andava tutto fottutamente bene. Ma in quel caso trovò davvero difficile allestire le sue solite scenette, quando si trattava di Tobio la sua facciata veniva sempre miseramente frantumata
“Mi ha detto che a breve dovrebbe rientrare in Giappone insieme a... un coach americano, qualcosa così. Io però gli ho detto di lasciar perdere, che non dovrebbe più stare in pensiero per me perchè sto bene” proseguì Shouyo, poi si girò verso Tooru guardandolo negli occhi “Gliel'ho anche detto, di noi intendo. Gli ho spiegato che ci sei tu accanto a me e che non mi manca nulla, non ho bisogno di tornare a giocare a pallavolo a quei livelli, sarebbe assurdo e basta” disse con un po' di tristezza.
Tooru s'intenerì leggermente a quelle parole, nonostante il trambusto interno che sentiva; avrebbe voluto essere lì a gustarsi il momento in cui Tobio era venuto a sapere che Shouyo adesso era suo, che non era rimasto ad aspettare il suo ritorno come in qualche mieloso e irrealistico film sentimentale, ma che era andato avanti e soprattutto era andato avanti con lui, il suo rivale di sempre. Che brutto colpo doveva essere stato per il Re! Ed era delizioso, era così dannatamente giusto. Tobio aveva avuto tutto ciò che lui aveva desiderato: il talento naturale e congenito, la vittoria alle nazionali, una carriera e riconoscimenti all'estero. Ma adesso Tooru stringeva forte tra le braccia il suo amore, quello che la maggior parte delle persone scalpita per trovare ma muore senza aver mai nemmeno intravisto e adesso era diventato suo, perchè lui l'aveva aspettato, perchè se lo meritava, almeno questo. Tooru non era stupido, era ben consapevole dell'immensità del rapporto tra i due, ma come ogni altra cosa, se non poteva riceverla dall'alto l'avrebbe ottenuta con forte volontà, lavoro, dedizione e un pizzico di astuzia.
Sho-chan. Il suo piccolo, bellissimo Sho-chan lo guardava incerto e un po' colpevole dal basso e Tooru decise ancora una volta di trarre vantaggio dalla situazione.
“Non sono arrabbiato, ma avrei preferito saperlo subito invece di vederti in pena per tutta la settimana. Mi sento come se tu mi avessi messo da parte e mi sento un po' ferito” cantilenò con tono di rimprovero.
Ebbe l'effetto desiderato quando sentì Shouyo agitarsi e scuotere forte la testa “Non voglio che pensi questo...davvero non...”
Non lo lasciò continuare perchè lo bacio con impeto. Shouyo sembrò tranquillizzarsi e diventò più audace, prese la mano di Tooru e ne baciò le dita lunghe e affusolate, prendendo poi a succhiarle una ad una. Gli aveva detto più volte quanto adorasse le sue mani, delicate al punto da essere quasi femminee ma allo stesso tempo forti e ruvide per via degli infiniti allenamenti.
“Mi fai impazzire quando fai così” soffiò Tooru sulle labbra dell'altro quando non potè più resistere ai movimenti tentatori di quella bocca; quel misto d'innocenza e impudicizia di cui solo chibi-chan era capace lo faceva andare fuori di testa, riusciva a fare le cose più sconce mantenendo sempre una certa sembianza d'ingenuità e candore.“Camera?”
"Salotto.” replicò Shouyo deciso prima di spingerlo non tanto delicatamente dentro casa facendolo poi sedere sul divano. Quando il più piccolo s'inginocchiò tra le sue gambe Tooru riuscì ad accantonare il pensiero di Tobio. Per il momento poteva permetterselo.


Nonostante quella sera le cose fossero andate per il meglio Tooru non riusciva a sentirsi tranquillo, il pensiero che Tobio avesse tentato di riavvicinarsi lo pungolava con insistenza. Prese ad osservare il suo ragazzo più attentamente del solito, innervosendosi per ogni minima distrazione riflessa sul suo volto, per ogni momento in cui sembrava isolarsi con la mente, tutte paranoie che di certo non giovavano alla loro relazione né alla sua sanità mentale.
La situazione precipitò quando alcuni giorni dopo fece un incontro, il più sgradito possibile.
Era appena uscito dalla palestra dopo gli allenamenti serali quando si ritrovò di fronte una figura sgradevolmente familiare, quella di Kageyama Tobio.
“Oikawa-san?” lo chiamò con una piccola esitazione.
Tooru si bloccò, talmente turbato da non sapere cosa rispondere. Fece un cenno di saluto ai compagni di squadra e si preparò a fronteggiare il suo interlocutore.
Tobio fece un piccolo inchino “Scusa se mi presento così all'improvviso ma dovevo assolutamente parlarti, sono tornato in Giappone due giorni fa e...”
“Tobio-chan” sputò Tooru pieno di fiele, quasi come se fosse un insulto “vorrei poter dire che il nostro è un incontro gradito ma temo proprio che non mi sia possibile”.
“So di non piacerti, Oikawa-san” disse cauto l'altro “ma non si tratta di me, sono venuto a parlarti di Hinata”.
Tooru sbuffò alzando gli occhi al cielo. Era ovvio, cos'altro poteva spingere Tobio a venirsi a mortificare ancora una volta di fronte a lui?
“ Come siamo perspicaci! Comunque non capisco cosa c'entri tu con Sho-chan” disse mettendo ben in evidenza il nomignolo confidenziale con cui lo chiamava “dovrebbe averti già informato che adesso ha una sua vita...con me.”
“ E' proprio per questo che sono venuto qui” proseguì Kageyama impassibile, a quanto pare non voleva dargli nemmeno la soddisfazione di mostrarsi geloso o avvilito, il bastardo doveva sempre mostrare la sua fottuta superiorità in ogni circostanza. “Devi aiutarmi a convincerlo ad incontrare il mio coach, è un'occasione che non può perdere, l'ho chiamato varie volte nelle ultime settimane ma lui ha rifiutato, pensa di non essere in grado di riprendere...”
“ Mmmh, fammi pensare” motteggiò Tooru “Sai, non credo di averne tanta voglia. Secondo te, dopo essermi preso cura di lui in questi ultimi due anni dovrei spingerlo di nuovo fra le tue braccia e perdipiù restare a guardare come un cretino, giusto? Magari potrei mettergli un fiocco al collo e dargli una lettera coi miei migliori auguri prima di spedirtelo, che ne dici?”
“ Ti ho detto che non lo sto facendo per me. Shouyo non è ancora finito come giocatore e tu lo sai benissimo! Sei stato proprio tu anni fa a convincermi che poteva migliorare ancora e guarda poi dov'è riuscito ad arrivare.” ribadì Kageyama cominciando a scomporsi “ Non voglio interferire con la vostra relazione, ma non voglio neanche che lui ci rimetta a causa della nostra vecchia rivalità.”
“E quindi io dovrei credere” fece Tooru sardonico “che se ricominciaste a collaborare e allenarvi insieme i tuoi sentimenti e atteggiamenti verso di lui rimarrebbero assolutamente casti, platonici e disinteressati?” sbuffò una risata amara “Ahi ahi Tobio-chan, ma per chi mi hai preso?”.
Kageyama si agitò, visibilmente in difficoltà, la soggezione che il suo senpai aveva sempre avuto su di lui riemerse ancora una volta “Io so solo” disse poi flebilmente “che in tutti in questi anni ho cercato continuamente un modo per tornare qui e aiutarlo a ricominciare, non voglio che il suo talento vada sprecato e scommetto che in fondo non lo vuole nemmeno lui. Tu invece vorresti sacrificare tutto questo per la tua gelosia, Oikawa-san?”
“Non ti permetto di parlarmi così, stronzetto arrogante” disse Tooru fra i denti “sono stato io a rimettere insieme i cocci mentre tu eri in America a mostrare ai “plebei” occidentali quanto fossero magnifiche e geniali le tue alzate da Re, e vieni qui a darmi dell'egoista?”
Tooru capì che era meglio chiuderla lì prima che gli rifilasse il pugno che aveva evitato dieci anni prima, magari con gli interessi, soprattutto quando vide lo sguardo di Kageyama infuocarsi.
“Sho-chan è libero di fare ciò che vuole, ma la decisione spetta solo a lui, non ti aspettare un aiuto da parte mia. Io non gli faccio mancare nulla e stiamo bene così, non vedo perchè cambiare lo stato delle cose col rischio di procurargli altro dolore.” e detto ciò si mise il borsone in spalla e si avviò verso l'automobile.
“Sembra proprio che i nostri ruoli si siano invertiti rispetto al passato, Oikawa-san” sentì mormorare Kageyama.
Oikawa lo ignorò e salì in macchina infilando le chiavi nel pannello di accensione.
Il più giovane aveva ragione, Tooru voleva mantenere lo status quo perchè per lui era meglio così. Voleva tenere Shouyo vicino a sé, proteggerlo e vezzeggiarlo, voleva vederlo felice, come in fondo era stato negli ultimi anni, c'era forse qualcosa di male?
Arrivato sotto casa appoggiò la testa al sedile e si massaggiò le tempie stancamente. Tobio per tutti questi anni non aveva fatto altro che sforzarsi alacremente e trovare la strada per tornare da Shouyo e fargli di nuovo spiccare il volo come un tempo. Era così disgustosamente nobile e integerrimo che gli dava la nausea. Doveva ammetterlo, era spaventato a morte e quando andava nel panico veniva fuori la parte peggiore di sé.
Rientrato a casa trovò Shouyo che lo aspettava con la cena pronta, ma non riuscìa trovare il quadretto piacevole come al solito.
“Che cos'hai? E' successo qualcosa?” disse l'altro vedendo il suo sguardo cupo.
“ Ma niente di che, Sho-chan. Sono soltanto venuto a sapere che hai sentito Tobio-chan spesso nelle ultime settimane e hai pensato bene di non dirmi nulla, ma non è che me la sia presa eh, no, no, assolutamente.” disse che un tono che invece faceva intendere il contrario.
Shouyo si irrigidì “Mi dispiace, volevo evitare di farti innervosire.”
“Mi fai arrabbiare molto di più se mi nascondi le cose! Sembra che tu voglia farmela sotto il naso.”
“Che stai dicendo?” esclamò Shouyo offeso “Non voglio ingannarti in nessun modo.”
“ Allora la prossima volta mettimi al corrente, almeno sistemerò le cose per conto mio ed eviterò di trovarmi Kageyama Tobio a farmi le imboscate fuori dalla palestra, perchè sai, non è che sia la cosa più piacevole del mondo!”
“Cosa? Lui era...”
“Guarda, onestamente è l'ultima cosa di cui vorrei parlare. Voglio solo mangiare, farmi un bagno e andarmene a letto.”
La serata proseguì nel gelo più totale. Tooru ne ricordava pochi di litigi così brutti tanto da non parlarsi più per ore. Iniziò a pentirsi quando si coricò e Shouyo non arrivò tempestivamente al suo fianco. Di solito il letto era il luogo dove avvenivano le loro riappacificazioni: chibi-chan si stendeva accanto a lui e lo abbracciava forte tuffando il viso nel suo petto, si accarezzavano a vicenda la schiena e tutte le tensioni svanivano naturalmente senza bisogno di parole. Non questa sera però.
Tooru percepì che qualcosa si era rotto e si sentiva sotto pressione, come se il tempo a sua disposizione stesse per scadere, come se i grani di sabbia della clessidra stessero per esaurirsi, fuggendo via troppo velocemente. Con questo pensiero infausto in mente scivolò nel sonno, troppo stanco per potersi tormentare ancora.
La mattina dopo trovò Shouyo già sveglio e pronto per uscire, si scambiarono un bacio rapido prima di salutarsi un po' troppo freddamente.


Shouyo arrivò al lavoro in leggero anticipo e imprecò mentalmente alla vista delle scartoffie sulla scrivania. Non sopportava di doversi occupare della burocrazia spicciola, preferiva quando lo mandavano a fare le consegne, almeno si muoveva un po' invece di stare ore inchiodato alla scrivania. Gli mancavano i tempi in cui poteva allenarsi tutti i giorni a pallavolo; certo giocava con la sua squadra amatoriale nei weekend, ma non era di sicuro la stessa cosa.
Si prese un caffè bello forte per restare sveglio, visto che la notte precedente aveva dormito ben poco, si era steso sul letto per poche ore, trascorse in gran parte ad osservare il suo compagno dormire, tracciando ogni tanto i contorni del suo viso con le dita, troppo scombussolato per prendere sonno. Tooru era davvero bellissimo, quel tipo di bellezza fine e naturale che si manifestava ancora di più quando i tratti del suo volto si ammorbidivano nel sonno. Avrebbe potuto avere chiunque, se solo avesse voluto, non c'era alcun dubbio.
Poi però quelle fattezze erano cambiate, il mento era diventato più spigoloso, gli occhi allungati, le labbra più sottili, i capelli più lisci e scuri e si era ritrovato di fronte il suo primo amore, almeno quello che ricordava dai tempi in cui erano adolescenti, il viso ancora acerbo, imberbe e sempre accigliato. Ripensò a quello che gli aveva detto Tooru, al fatto che si fosse presentato di fronte a lui, umiliandosi pur di tentare di convincerlo. Rise tristemente. Tutto questo era così...così da Tobio. Nonostante i contrasti iniziali e gli apparenti insulti si era sempre fatto in quattro per permettergli di brillare sul campo, per far sì che potesse combattere in aria con le proprie forze, persino sfiancarsi di allenamenti per imparare quell'assurda e improbabile alzata a parabola, fregandosene di restare nell'ombra e di lasciare a lui tutta la gloria:
“Perchè si sa che il ruolo dell'alzatore è meno scenografico” gli aveva detto una volta mangiucchiando la cannuccia del suo brick di latte “Ma a me non importa, fintanto che facciamo punto e vinciamo. E soprattutto fintanto che la smetti di farti seghe mentali e complessi d'inferiorità, da stupido idiota quale sei.” aveva commentato prima di dargli un bacio che sapeva di latte e vaniglia, eccessivamente dolce, in contrasto col suo tono burbero.
Il ragazzo che aveva amato era così: uno che terrorizzava i bambini col suo sguardo truce ma poi sorrideva imbarazzato e felice quando Natsu gli metteva una coroncina di fiori in testa; era esteriormente impassibile ma soffriva realmente per gli insulti e le malelingue sul suo conto ed era rimasto sinceramente ferito dal rifiuto della sua vecchia squadra; era uno in apparenza arrogante ma che in realtà era sempre molto rispettoso verso senpai e compagni.
Tooru per contro era...meraviglioso, davvero. Lo trattava con ogni riguardo, lo faceva divertire, scacciava ogni pensiero negativo coi suoi atteggiamenti da bambino troppo cresciuto, e Shouyo si era abbandonato ben volentieri al tocco delle sue abili mani, saziando una fame fisica ed emotiva che di protraeva da troppo tempo. Però più passava il tempo e più si rendeva conto di vivere in una sorta di torre dorata, aveva tutto ma gli mancava quello che desiderava davvero, era comodo e al sicuro, protetto da un vetro attraverso cui vedeva scorrere la sua vita come se fosse uno spettatore, ed era come se Tobio si fosse messo a bussare ossessivamente su quel vetro, cercando di svegliarlo, di tirarlo fuori dalla sua zona di comfort, sapeva che sarebbe anche stato capace di romperlo in mille pezzi e farsi sanguinare le mani pur di raggiungerlo. Tooru l'avrebbe tenuto in braccio e custodito come un tesoro ma Tobio l'avrebbe costretto ad alzarsi in piedi e andare ovunque avesse voluto con le proprie gambe, anche a costo di prenderlo a calci.
Shouyo sospirò mestamente, aveva bisogno di pensarci ancora ma in fondo la sua decisione l'aveva già presa.

 

Tooru rientrò a casa su di giri. La scorsa settimana aveva ricevuta la notizia che sarebbe stato convocato in nazionale, anche se come riserva, e da allora era come se camminasse a due metri da terra. Lui e Shouyo avevano festeggiato fino a tarda notte facendo a cuscinate, almeno finchè i vicini non avevano minacciato di chiamare la polizia. Gli sembrava che le cose si fossero sistemate rispetto al litigio di due settimane prima. Questo almeno era quello che pensava finchè non vide Shouyo seduto al tavolo della cucina, la posa e lo sguardo inequivocabili.
Chiuse gli occhi per un momento di fortificazione mentre si accingeva ad ascoltare la stessa solfa già sentita altre volte, che non si prese neppure la briga di ricordare.
“Ti sono davvero grato di tutto, Tooru. Hai fatto moltissimo per me in un periodo che non era esattamente il migliore della mia vita e...”
“No” fece Tooru sventolando una mano di fronte al suo viso “non attribuirmi ruoli che non mi appartengono. Non sono il principe azzurro che è venuto a salvarti per altruismo. L'ho fatto perchè ti volevo e sapendo che eri solo sono venuto a cercarti apposta, non c'è stato nulla di casuale nei nostri incontri, me ne sono completamente approfittato.” disse risentito, forse sperando in qualche modo di ferirlo.
“L'avevo già capito, non sono ingenuo come credi” borbottò Shouyo.
“Meglio così. Io non sono decisamente una brava persona chibi-chan, non dimenticarlo mai.”
“Ti sottovaluti troppo, Tooru.” rispose l'altro serenamente.
Si lasciarono in maniera tutto sommato pacifica, Shouyo non si risparmiò le solite frasi fatte e auguri per il futuro, che Tooru ovviamente non ricambiò, visto che ogni auspicio di felicità con Tobio sarebbe solo suonato ipocrita.

 

Si sedette sulla riva del fiume, lo smartphone in mano, componendo un numero ormai familiare. Aveva lasciato libero l'appartamento cosicché Shouyo potesse venire a prendere le sue cose senza l'imbarazzo d'incontrarlo.
“Si può sapere dove diavolo eri finito, Idiokawa? Saranno due ore che ti cerco” Hajime Iwaizumi si sedette accanto all'amico guardandolo con il solito cipiglio che riservava solo a lui. “Oh no!” disse poi esasperato “Ancora la valle di lacrime no, ti prego!” prese un fazzoletto e iniziò ad asciugargli le lacrime copiose, sperando che non iniziasse a colargli anche il naso.
“I-iwa-chan io...m-mi manca già” biascicò tra i singhozzi.
“Sì, sì lo so, benvenuto nel mondo dei comuni mortali! Adesso sai cosa si prova ad avere un cuore. La tua prima vera delusione amorosa va festeggiata, magari insieme alla convocazione in nazionale, che dici?” disse ironico ma in fondo dispiaciuto “A proposito, non ti ho ancora fatto le mie congratulazioni. Bel colpo, coglione. Spero che troverai qualcun altro da tormentare oltre a me.”
“Grazie” rispose Tooru con la bocca ancora impastata “Sho-chan ha detto che io mi sottovaluto.”
“Questo in quale universo parallelo?”
“Sei spietato!” disse Tooru col broncio.
Stettero un po' in silenzio finchè non fu Hajime a parlare con voce ferma:
“Non hai niente che ti manchi Tooru, davvero. Se solo ti concentrassi su quello che hai, invece di guardare sempre quello che ti sfugge...” scosse la testa e gli tirò una botta sulla nuca “Hai tutto quello che serve per essere felice, quindi vai avanti e non rompere sempre le palle al prossimo. Fai il tuo esordio in nazionale, diventa titolare e fai disperare tutti, compresi Hinata e Kageyama!”.
Tooru sbuffò una risata “Su questo ci puoi scommettere, Iwa-chan! E quando sarò campione mondiale umilierò Tobio e chibi-chan tornerà da me, ahahah” disse allargando le braccia. Non che ci credesse davvero, sapeva che Tobio si sarebbe occupato alla perfezione di Shouyo e viceversa, erano l'incastro perfetto in quel mondo scoordinato. Tooru non aveva nulla da rimproverarsi, ma come al solito quandosi trattava di Tobio era così: era bravo, anche troppo, ma non abbastanza. Forse in un'altra vita, in un altro tempo, in un mondo dove l'alzatore geniale non incontra il suo complemento perfetto, sarebbe potuto accadere, l'antagonista avrebbe vinto. Non che gli dispiacesse come ruolo, gli calzava a pennello a dire il vero.
“Su, ora alzati” disse Hajime con decisione “andiamo a berci qualcosa, almeno ti tiro un po' su”.
Ovviamente non l'aveva avvertito di aver riunito tutti i suoi compagni di squadra, oltre agli ex giocatori della Seijou, per festeggiare la sua convocazione. L'avrebbe gonfiato per tutto il tragitto e ne avrebbe volentieri fatto a meno.

 

Note dell'autriceEccoci qua! Avrei dovuto aggiornare prima ma oltre all'università ci si è messa anche la maledetta influenza, quindi mi ha rallentato!

Mi piace far soffrire Tooru, si vede? Ma si riscatterà prima o poi, sicuramente. La storia è quasi tutta dal PoV di Oikawa, ma qui ho fatto un'eccezione e ho fatto vedere anche quello di Shouyo per far capire meglio la ragione della sua scelta. Insomma, Hinata e Kageyama sono indivisibli, c'è poco da fare e Oikawa deve farsene una ragione, (povero ^^)

Ringrazio ancora chi mi ha seguito e commentato. Un bacio.

 

 

 

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