RADA il nostro sogno

di Nikita_pura forza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caso? No, è destino ***
Capitolo 2: *** Tutto mi parla di te ***
Capitolo 3: *** Lei era mia amica! ***
Capitolo 4: *** Finalmente realtà ***



Capitolo 1
*** Caso? No, è destino ***


Entrai all'aereoporto, ero pronta per partire e cominciare a vivere la mia vita a modo mio, ma proprio un secondo dopo aver tirato un sospiro di sollievo, la sentì. La sua voce era come la ricordavo: dolce, calda, familiare, ma soprattutto la voce più amichevole che le mie orecchie avessero udito negli ultimi anni. Era arrivato con il docente di dizione, che salutò la docente di recitazione, la quale aveva accompagnato me. Dopo uno scambio d'opinioni tra i due professori lui salutò educatamente la mia accompagnatrice, e successivamente si avvicinò educatamente per presentarsi. Mi girai lentamente, come in una scena di quei film romantici; lui era come lo ricordavo. I suoi occhi color del cioccolato, erano così profondi che mi ci sarei persa dentro in qualsiasi situazione. I suoi capelli soffici e brillanti, come appena usciti dal parrucchiere. E poi le sue labbra morbide e dolci come un cupcake. Quando mi tese la mano spostai il ciuffo da davanti agli occhi per vederlo bene in faccia. Li spostai in quel modo strano che solo io facevo, poi alzai lo sguardo verso la sua figura protettiva, vicino a lui mi ero sempre sentita al sicuro. Gli presi la mano e sfoggiai il mio miglior sorriso. "Ciao, sono Antonio..." disse prima di guardarmi in faccia "Già, e se tu non ti ricordi di me, allora io sono Maria Antonietta d'Austria" dissi ridendo dopo aver visto la sua espressione. Allora scoppiammo a ridere, ma feci in modo di ridere piano, così che la melodia della sua risata risuonasse nelle mie orecchie, come aveva sempre fatto per molto tempo. "Assurdo, tu sei qui? Cioè, se mi avessero detto che concorrevi per la borsa di studio, avrei di certo scommesso su di te, ma è surreale vederti qui" disse con la meraviglia di vedermi stampata in faccia "Già, sono qui e ancora una volta noi siamo gli studenti più bravi del corso. Sembra destino." dissi come se rivederlo non avesse provocato niente dentro di me. Dopo quello strano saluto, i professori ci accompagnarono a fare il cekin, e poi ci imbarcammo sull'aereo; e poco dopo decollammo. Ad un ora di distanza dal decollo, mi volta i verso di lui e per musi ai ricordi di avvolgermi la mente, ma prima che riuscissi ad abbandonarmi ad essi lui si voltò verso di me, mi tolse le cuffiette, io mi volta i ed incontrai i suoi occhi castani, e come facevo sempre ci caddi dentro. La dolcezza che trasmettevano e la sicurezza che ti trasmettevano, mi avevano sempre resa più forte di quello che ero, lui mi aveva sempre resa più forte. Lui mi aveva resa INVINCIBILE. Lui era sempre stato la persona che mi rendeva più forte di qualsiasi cosa, e allo stesso tempo era colui che mi rendeva la più debole di tutte le persone, e questo non lo avevo ma sopportato. Amavo come mi faceva sentire, ma quella sensazione di invincibilità e di impotenza contemporaneamente non mi era mai piaciuta, mi faceva sentire indifesa.

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Capitolo 2
*** Tutto mi parla di te ***


A stargli vicino mi sentivo così forte e coraggiosa, quasi invincibile. In quel momento l'aereo avrebbe potuto precipitare ed io non me ne sarei accorta. Mi sentivo fissata già da un pò, allora mi girai verso di lui e lo sorpresi ad osservarmi; mi guardò dritto negli occhi, mi sorrise e poi mi tolse le cuffiette e disse: - Hai mai provato a cercarmi, dopo la tua partenza? Lo guardai intensamente negli occhi cercando di comprendere se mi stesse prendendo in giro, ma i suoi occhi erano curiosi di conoscere qualcosa che non conoscevano; allora prima guardai le mie mani intrecciate tra loro e poi alzai la testa e lo fissai nei suoi occhi, come succedeva quando stavo per dirgli qualcosa che non gli sarebbe piaciuta, ma questa volta era diverso, questa volta era diverso. - Si, si ti ho cercato... - prima di continuare feci una pausa per raccogliere tutto il coraggio che mi era rimasto. - Ti ho cercato prima di partire, ti ho cercato mentre ero in treno per Milano. Ti ho cercato tutti i giorni e tutti gli anni tra la folla, e la notte prego di addormentarmi il prima possibile per trovarti nei miei sogni. Ti ho cercato il giorno in cui i candidati per i provini , dell'ammi'ssione, arrivarono all'Accademia; ti ho cercato tra i ragazzi del primo anno a settembre. Tu mi chiedi se ti ho cercato dopo la mia partenza? Si, io ti ho cercato e ti cerco ancora oggi...- mentre parlavo avevo abbassato lo sguardo, perché le lacrime avevano cominciato a rigarmi il viso , ma prima che lui potesse dire qualcosa dissi con un pizzico di rabbia nella voce: - Questo ti basta come risposta? O vuoi sapere anche se ti amo ancora? Prima di rimettermi le cuffiette lo guardai e poi mi isolai da tutto ciò che avevo in torno, rivolsi lo sguardo verso l'oblò dell'aereo e provai a immaginare cosa ci fosse sotto di noi, ma per quanto provassi a distogliere i miei pensieri da quello che era appena successo, ma non ci riuscirvo, ogni cosa mi faceva pensare a lui, che era seduto a pochi millimetri da me. Passarono un paio d'ore ed io non riuscivo a togliermi dalla testa la convinzione che c'era qualcosa che non andava in tutta quella storia.

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Capitolo 3
*** Lei era mia amica! ***


Tutto era strano, come faceva a non sapere che lo avevo cercati, alla fine gli avevo inviato messaggi, mail e lo avevo anche chiamato. Ero stufa di quella sensazione, mi sentivo presa in giro, allora mi tolsi le cuffiette e lo chiamai, lui non mi rispose allora mi accorsi che dormiva. Il suo sonno sembrava così sereno e quasi mi dispiaceva doverlo svegliare, ma lo scossi e lui di soprassalto si svegliò. - Mi dispiace, ma devo chiederti una cosa - dissi stringendo nervosamente le cuffiette - Cosa c'è? Ah no aspetta, ti sei calmata o vuoi pestarmi? - disse ridendo - Non scherzare! Come facevi a non sapere che ti ho cercato? Voglio dire, ti ho contattato su Facebook e ti ho chiamato un casino di volte, come facevi a non saperlo?! Lui non mi rispose, ma mi mostrò il suo telefono, all'inizio non capì, poi guardando attentamente ciò che mi voleva mostrare viddi che c'era un blocco su tutti i miei contatti. Ero certa che non fosse stato lui. Non volevo credere che aveva dimenticato tutto perché ero partita. - Te lo giuro, non sono stato io - disse guardandomi negli occhi. Quella frase mi confermò che non era stato lui, riuscivo sempre a capire quando mentiva, ma ciò significava che lei mi aveva mentito. Questo voleva dire che aveva solo finto di essere sua amica e lui, come me, lo aveva capito. Era una cosa assurda. Era assolutamente assurdi. Noi sapevamo chi era stato, ma non osavamo pronunciare il suo nome, perché l'avevamo sempre ritenuta una persona leale, ma soprattutto la credevano nostra amica. - Se non avessi accettato di partire per questo stage, non l'avrei mai scoperto, ma soprattutto non ti avrei mai rivista. Quando disse quelle ultime parole mi voltai immediatamente, lo guardai negli occhi e in quel momento mi parve che tutto fosse tornato come prima, come se io non me ne fossi mai andata e fossi rimasta lì in quegli ultimi anni. Tutto stava tornando come prima e il nostro sogno si stava per avverare, ma c'era ancora qualcosa da sistemare. Lei ci aveva impedito di vederci e sentirci, ed io volevo sapere perché e l'unica persona che poteva rispondermi era la stessa persona che mi stava a fianco, solo lui poteva capire il vero motivo della sua azione, senza senso, ai miei occhi, che aveva causato il nostro allontanamento negli ultimi 5 anni.

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Capitolo 4
*** Finalmente realtà ***


L'aereo atterrò con circa dieci minuti di ritardo per colpa di una piccola turbolenza. Quando scendemmo dall'aereo, prima di rientrare nell'aeroporto, mi fermai a guardare il cielo nuvoloso, lo scrutai e poi inspirai quell'aria fredda che mi avvolgeva. Avevo sempre desiderato di vivere a Londra, di respirare quell'aria e di guardare quel cielo, ed ora che ero lì non potevo credere che il mio sogno stava per diventare realtà. Antonio, che si era fermato a soli due passi dietro di me, mi poggiò una mano sulla spalla destra e quando mi girai verso di lui, mi fissò dritto negli occhi e poi mi sorrise, a mia volta capendo cosa voleva dirmi con quel gesto, sorrisi anche io. Finalmente ce l'avevamo fatta. Finalmente eravamo a Londra ed eravamo insieme, in un certo senso. Entrammo nell'aereoporto e ci dirigemmo allo scarico bagagli, dopo aver preso tutte le valigie uscimmo alla ricerca di un taxi che ci portasse alla RADA. Ci mettemmo un pò di tempo, e quando finalmente lo trovammo credevamo che saremo arrivati in poco tempo, ma invece le strade erano tutte bloccate, perché la famiglia reale era uscita. Passò una mezz'ora circa prima di ricominciare a camminare, ma alla fine dopo un ora e mezza dal nostro arrivo in città, riuscimmo ad arrivare all'Accademia. Entrammo nell'edificio e il vicepreside, Alan Rickman, ci stava attendendo con ansia. - Good Morning - ci disse accogliendoci al nostro arrivo - Good Morning Mr. Rickman, we are the students Italian's Accademy - dissi sfoggiando la migliore pronuncia che poteva uscirmi. Il professore ci portò a quelli che sarebbe stato il nostro appartamento, poi ci fece un giro dell'Accademia, mostrandoci quelle che sarebbero state le aule dei nostri corsi. L'Accademia era meglio di come ce l'era amo immaginata, tutto era fantastico ai nostri occhi, e noi eravamo lì come ci eravamo ripromessi anni prima. Ma la cosa migliore era che il mio sogno, anzi, il nostro sogno si stava avverando: stavamo per cominciare a studiare in una delle migliori accademie drammatiche che esistevano, noi stavamo per diventare quei pochi che erano riusciti ad arrivarci

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