La Migliore Amica di Shannon Leto

di OfLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelato Pistacchio e Nocciola ***
Capitolo 2: *** Caipiroska e Gin Tonic ***
Capitolo 3: *** Caffè del Discount ***
Capitolo 4: *** Leto's Cheeseburger ***



Capitolo 1
*** Gelato Pistacchio e Nocciola ***


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Shannon Leto. Un uomo desiderato da tutte le donne ed invidiato da tutti gli uomini. Un uomo che mette d'accordo i due sessi e sul quale potrebbero essere intrattenuti discorsi su discorsi. Dai tatuaggi, alla muscolatura, dai capelli setosi al vestiario imbarazzante, dallo sguardo ingravidante alla pucciosità degli abbracci. Se pensate che conquistare un uomo del genere possa risultare una sfida.. non avete idea di che cosa significhi essere la sua migliore AMICA. Mi chiamo M e sono la migliore amica di Shannon Leto. Nonchè sua madre surrogata, sorella e tuttofare all'occorrenza.



Gelato pistacchio e nocciola. Il migliore rimedio a tutto, anche quando squilla il telefono e non vorresti sentire quella vibrazione fastidiosa: Shannon. Ancora.
“Pr..”
“Tu stasera vieni al concerto, non mi interessa’’ Ciao anche a te eh. “non puoi rimanere lì per sempre a mangiare gelato e continuare ad ingrassare per quello stronzo del tuo fidanzato geloso di me, di Jared, del tipo delle luci e del cane della vicina. Forza, alzati! Poi andiamo con Tomo a mangiare messicano!’’

"Non mi va di sentire Jared che per un’ora e mezza diveggia, sto a posto così, grazie.’’
“No tu non hai capito niente, alza quel bel sedere che ti ritrovi e vieni qua.’’
“SHANNON! Comunque io non..’’

“Lo so che ti stai ingozzando di gelato, lo fai sempre! Sei troppo prevedibile per me ormai. Metti tutto sul mio conto ed esci, sto fuori dal caffè!’’ 
Alzo la testa e vedo quel nano malefico appoggiato alla portiera della sua macchina che sta fremendo dal tirarmi per i capelli e trascinarmi a forza fuori da qui.
“M. muoviti, ho il meet e Jared mi sta chiamando sull’altra linea! Ti do due minuti, altrimenti Jared ammazza prima te e poi me.’’
E va bene, che altro posso fare a questo punto? Esco dal caffè, decisa ad affrontare VoiSapeteChi, ColuiCheNonDeveEssereContraddetto. 
“Shannon, finiscila. Davvero vai, io sto bene, vai da Jared e gli altri, non voglio farvi litigare! E sappiamo entrambi di cosa è capace tuo fratello, per non parlare di Emma.”
Shannon sbuffa e si avvicina a me pericolosamente, pronto a contrattaccare, con quel ghigno che rare volte gli ritrovo stampato in faccia. Ok, sì… ho paura.
“Italiane testarde del cazzo’’
In due secondi Shannon mi carica in spalla come se fossi un agnello pronto per andare al macello e mi butta sul sedile del passeggero come un sacco di patate (siamo lì eh). Neanche il tempo di reagire che è al posto di guida e siamo in viaggio.
“SHANNON COSA DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE?!’’
No, non stavo urlando. No, non avevo gli occhi iniettati di sangue.
“Bambina sei proprio rompipalle, lo sai? Poi non dire che non hai amici.’’
No, scusate… non devo dire cosa?!
“E tu sei proprio uno Shanimal del cavolo! Se dicessi in giro che per prepararti prima di uscire ogni volta ci metti più tempo di Jared?! Il ché è già di per sé molto difficile devo dire. E che consumi ogni volta la mia maschera per capelli?’’
“Non oseresti.’’
“Oooh sì invece mio caro! E potrei continuare!’’
“Ripeto, non oseresti.’’
“Piagnucoli su Christine ogni volta che le tettone russe non ti considerano dai loro 185 cm di altezza. Mmmmm fammi pensare... certo! Non dimentichiamoci di tutti i nomi che hai dato ai teschi che hai in casa. Tu e il tuo maledetto gusto dell’orrido. Ora, mio caro, saresti pregato di fare dietrofront altrimenti ti sputtano su Twitter, sai che mi seguono un sacco di Echelon in cerca di vostre notizie.’’
“Va bene va bene scusami, ho esagerato. Scusami... però vieni a vedere il concerto?’’
*Occhioni alla Gatto con gli Stivali 2 – La Vendetta*
“Oooh va bene, va bene! Però smettila, non guardarmi così.’’
“Lo sapevo che non avresti resistito ;)’’
“Mado Shan lo faccio solo per farti stare zitto! Sei come un cucciolo a volte, bisogna assecondarti, non avendo un bel paio di tette e labbra rifatte a portata di mano per zittirti, semplicemente ti illudo nel darti ragione.’’
“Stai per caso insinuando che mi bastano tette e culo per farmi stare zitto?’’
“Oh sì certo, non è cosi?’’
“Giuro che appena arriviamo corro da Jared a riferirgli che hai da ridire sui suoi frullati così ti tormenta sulle proprietà nutritive del fico secco e dei semi di girasole.’’
“Sì certo, minaccia minaccia’’
“Dolcezza..è che sto guidando.”
“... Altrimenti?"
“Solletico.”
*panico*
“NO”
“Oh sì”
“Non oseresti e non chiamarmi dolcezza!”
“Ma tu sei la mia dolcezza!”
“Shannon non devi rimorchiarmi.”
“Lo so, perché tu mi ami già”
“Se lo dici tu."
“LO DICO IO?!"
“Lo vedi che ho ragione a dire che stai diventando peggio di Jared? Parli anche in falsetto ora.”
“Tanto mi ami comunque.”
“Amo tuo fratello e Tomo ed Emma... e Jamie... e Prosciuttino.”
“Ma..ma..eppure chiami sempre me quando hai bisogno!”
“Sei quello che abita più vicino”
Shannon pianta il muso e borbotta qualcosa simile ad un “ingrata”. Povero illuso.
“Aspetta..Stevie lo chiami Prosciuttino? Ho capito bene?”
“Sì, ama il prosciutto lo sai. Essendo italiana non posso far altro che dargli ragione e amarlo per questo.”
“Ma perché a lui nomignoli teneri e io non posso chiamarti dolcezza?”
“Io non sono la dolcezza di nessuno! Vuoi nomignoli teneri? T-Rex ti garba?”
“No, non voglio nomignoli! Ma guarda un po’ te..e poi, T-Rex, da dove ti esce scusa?! Aaah ho capito, ti piacerebbe eh?”
“Mado Shan per favore, ancora. E finiscila di guardarmi così! Non sono una biondona qualunque che ti muore dietro.’’
*Ma mai arriviamo a questo concerto?!*
“Lo sapevo.”
“No Shannon, non sai un bel niente! Poi chi la sente quell’oca russa?”
“Allora mi stai dicendo di sì!”
“Maledizione, ma perché ti sono amica? Mi stai facendo venire solo il mal di testa! E non sto neanche fingendo come quando si usa questa banalissima scusa per non andare a letto con il proprio compagno. Mi fai venire il mal di testa, davvero!”
“Venire eh?”
“SHANNON CHRISTOPHER LETO.”
“Oh il nome per intero, sono nei guai.” 

Nel frattempo Shannon parcheggia, finalmente. Sono arrivata lì di malavoglia, trattenendo insulti e gasteme, sforzandomi di ricordare che è il mio migliore amico, migliore amico che ora come ora vorrei solamente strangolare.
Qualcosa però non mi convince, mi guardo intorno, so che mi manca qualcosa… ma cosa? Sono talmente presa da me stessa da non accorgermi di Shannon che ha aperto la mia portiera e mi sta porgendo la mano.
“Mademoiselle, la carrozza è giunta a destinazione.” Shannon e la galanteria, evento più unico che raro.
Faccio per prendergli la mano convinta a non farmi scappare questa occasione, quando sento un brivido, all’inizio non ci faccio caso perché la mia mente vaga in chissà quale universo parallelo ma poi capisco: il mio maglioncino. Quel povero maglioncino lasciato da solo a scaldare lo schienale del caffè dal quale, senza troppi ma né cerimonie, Shannon mi ha trascinato via. Ed è proprio quest’ultimo che se ne sta ancora lì impalato ad aspettarmi, con quel sorriso ebete stampato in faccia. Mi risveglio dai miei pensieri, decisa comunque a fargliela pagare, gli prendo la mano e il brivido si fa risentire.
*DIO, ci mancava solo questo!*
Shannon probabilmente se ne è accorto, infatti vedo che si sta sfilando il maglioncino a pois e mi ci avvolge le spalle, con questo gesto mi ha ricordato molto mia nonna che mi infagottava tutta anche con 25° e diceva ‘’Men’ a nonn’, ca’ fasc friidd nanì!’’ Dettagli.
“Tieni, mettiti questo, stai quasi tremando.”
“Oh... grazie” Ora quel sorriso ebete ce l’ho io, anche se comunque avrà vita breve.
“Shannon... Shannon” Sembra quasi una minaccia.
“Sì M.?”
“MA COME CAVOLO TI PERMETTI!” Era una minaccia di guerra.
“Oh stai calma! Che cazzo ho fatto ora?! Credo di aver fatto una cosa gentile e premur...”
“NOOOOO. MI HAI MESSO ADDOSSO QUALCOSA CHE HA TOCCATO ANCHE QUELLA VACCA ANTIPATICA!”
“Oh ma che ti prende? Che diavolo stai dic… ah”
“EH!”
“Dai M, è solo un maglioncino...”
“Solo un maglioncino un corno. IDIOTA! TE LO DEVO BRUCIARE.”
“Cosa??” E’ visibilmente preoccupato, troppo.
“Il maglioncino cretino!”
E poi vedo lui, la mia ancora di salvezza, l’unico uomo al mondo che riesce a mantenere la calma con quei due strampalati dei fratelli Leto ma che esce matto con lo spam su Twitter. And? 
“TOMO, trattienimi! O lo riempio di botte."
“Oh come al solito voi due... dai vieni M, ci sono i cuccioli dentro!” 
“Awwww Mofo ti amo.”
“E a me non lo dice mai..” E’ arrivato lui, ma riesce a non fare la vittima ogni tanto?
“SHANNON, TOMO! MUOVETEVI, DOBBIAMO INIZIARE A FARE LE FOTO!” Salvato in corner.
Tira un sospiro di sollievo, ha temuto per il peggio e non sa che non è ancora finita. Prima di allontanarsi e di raggiungere gli altri per concludere il meet, si avvicina e mi bacia la guancia “Ci vediamo dopo bambina, stai calma” 
Oh no Shannon Leto, non hai capito niente! “Shan..te lo brucio, e ora non parlo del maglioncino.”

Mi avvio verso l’ingresso, alla fine faccio o no parte della Mars Crew? Però quel pomeriggio era andato tutto storto e avevo chiesto una giornata di tregua... si può avere una giornata di riposo da quel mondo infernale? Non credo. Non dimentichiamoci che oltre Shannon TiPrendoETiPortoVia c’era anche Lui, Leto Junior, aka boss, aka divah a tempo pieno, aka il fratello che non ho mai avuto. Blackberry sempre nella mano sinistra e Mac nell’altra, mi saluta con un “Tu sì che sei una brava lavoratrice, vieni e aiutami in questo!”. Si dice che l’educazione sia di casa Leto, eppure Constance è una donna così a modo. Mi molla un pacco non ben definito e si dilegua. Alla faccia del mio unico mezzo giorno libero!
Sconsolata, mi getto nella solita routine: meet, photo op, autografi, risate e classici siparietti con gli Echelon di mezzo mondo.
Finalmente è quasi arrivato il momento, sta per iniziare il concerto e ovviamente non possono mancare i mezzi scleri di Jared che ha da ridire su ogni dettaglio, la calma assoluta di Tomo e lo sbacchettare nervoso di Shannon.

Il tempo passa velocemente, il concerto è quasi finito... e il mio letto è sempre più vicino. 
Chi invidia il mio lavoro non ha assolutamente idea che cosa significhi sopravvivere in questa gabbia di matti. Come al termine di ogni concerto, sono pronta con il solito thé per Jared, ormai è un rito. Ribes e lamponi.
“Jared... sei stato meraviglioso, avevo i brividi... tutti e diciassette i goodbye, riascoltarli dopoo tutto questo tempo... è stato bellissimo”
“Grazie honey, mi fa piacere” Ed ecco il piccolo (non tanto piccolo eh) dei Leto giocarsi quel sorriso ammazzaovaie (se poi ci aggiungiamo quei pozzi di cielo!), mi abbraccia amorevolmente e sento quell’idiota del fratello sbraitare “Bro! Non rubarmela!”
“Shan ma c’ho per caso stampato il tuo nome sulla chiappa? Non mi pare. Non sono di tua proprietà.”
“Sai M, Shan è sempre stato così protettivo, faceva così anche con quel peluche verde che tanto adorava, dovevi vederlo!” Inutile dire che scoppiammo a ridergli in faccia senza alcun ritegno.
“Andate a fare in culo tutti e due, e non insieme eh!” Grazie Shannon.
“Oh piccino.. Ma non fare così!” gli vado a pizzicare le guance come se fosse un cucciolo, irritandolo ancora di più “E’ molto più imbarazzante quella volta che ti piaceva una bambina ma non sapevi come parlarle e continuavi a regalarle la tua merenda. E lei ti ha piantato per Jared che non faceva altro che trattarla male... In amore vince chi tratta male, Shan. Quante volte te lo devo dire?”
“Ti prego non me la ricordare! Ancora mi ricordo la torta che mi fece mamma, alle mele e can..no, aspetta..tu come diavolo fai a sapere questo?” Dite che mi ha scoperto?
“Ma l’hai detto proprio tu! Non ti ricordi?”
“No, assolutamente. Non ne parlo mai!"
“Ma..ma sì! Insomma!” Inizio a ridere come un’isterica e mi avvicino a Jared che si sta trattenendo dalle risate.
“Jay, sei stato tu.”
“Io? No bro ma che pensi... ” Ed eccola lì! La galanteria e il bon ton della famiglia Leto. Jared mi prende dalle spalle e mi usa letteralmente come scudo umano. “JARED! Che cazzo fai!” 
“M. tu glielo hai ricordato. Non è colpa mia!” E te pareva.
“Sì Jared, ma tu gli hai ricordato il peluche! Oh merda, scappiamo!” 
E poi mi ritrovo scaraventata a terra, pestata da quei piedini di fata di Jared che proprio non ce la fa a fare l’uomo serio ogni tanto.
“Alla faccia del gentiluomo!” Oh Santo Tomo! Mentre mi aiuta ad alzarmi si avvicina Shannon con l’aria un po’ colpevole. “Stai bene?”
“Sì certo, credevo fossi tu l’animale della famiglia eh..comunque offri tu il messicano per rimediare a quel cafone di tuo fratello.”
“Pure?! Preso per i fondelli e per il portafoglio! Sicura di essere mia amica e non solo un’approfittatrice?!”
“Certo che sono un’approfittatrice Shan... il mio migliore amico è il batterista di una band di fama mondiale e dovrei trattenermi dal chiedere di offrirmi la cena? Suvvia!”
“Subdola, stronza e tirchia.”
“Adorabile, fantastica e delicata, grazie!”
 


 

Ora avete capito cosa intendo?
Mi credete se vi dicessi che la mia vita è una completa pazzia?
E questa era solo mezza giornata! Volete saperne di più? Ne siete sicuri? Sicuri sicuri?

Ok, I'll see you‪ #‎verysoon‬.
M

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Capitolo 2
*** Caipiroska e Gin Tonic ***


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*Kitemurt*
Chi non si sveglia ogni mattina con questo pensiero? Bè questa sono io, dall’animo scurrile e campagnolo, che posso farci? Ma c’è quel raggio di sole intento a solleticarmi in modo alquanto irritante il viso e proprio non ne vuole sapere di lasciarmi in santa pace a dormire.
Dire che ho la mente annebbiata è dir poco, so solo di essere ancora con i vestiti di ieri addosso, nel mio letto (almeno di questo ne sono certa) perché io, ed io soltanto, posso avere lenzuola verdi con imbarazzanti e demenziali carote arancioni.
Sì, a 27 anni suonati non posso rinunciare a certe bambinate, e non avete ancora visto il primo cassetto del comò!
Mi allungo per prendere la sveglia: le 12.03. In fondo è ancora prima mattina per me, considerando la vita frenetica a cui sono costretta dai Mars. Decisa a tornare a dormire, cerco di nascondermi tra i cuscini da quella luce fastidiosa pur di non alzarmi per andare a chiudere le tende ma indovinate chi riesce ad averla vinta alla fine?
A passi incerti mi dirigo verso il bagno, ballerina sui miei passi, non del tutto consapevole del mio aspetto che da lì a poco si sarebbe rivelato in tutto il suo splendore.
Vado verso il lavandino, in cerca di un po’ di sollievo per la gola secca peggio del Sahara e alzo la testa. Quasi mi spavento: trucco sbavato, occhiaie sotto i piedi, capelli arruffati, pelle più pallida del solito. Avete presente Morticia? Peggio!
Poi mi pongo il quesito che tanto temevo: ma che diamine è successo ieri sera?!
Oh
mio
Dio.
Ed è proprio in questo momento che pensi a tutte le volte in cui l’angioletto sulla tua spalla ti ha ripetuto fino allo sfinimento “Non farlo, non di nuovo, te ne pentirai sicuramente e puntualmente starai a rimuginare su tutto! Ascoltami M.”
 
Ovviamente non l’ho ascoltato.


Anche l’ultimo rullante di Christine è a posto. Circospetta mi avvio verso l’uscita.
*Ok, è finito anche questo maledetto concerto… e se faccio piano, Tomo non mi vedrà, Shannon non mi vedrà, JARED (sì, soprattutto lui) non mi vedrà e potrò riprendere a sfondarmi di cibo. Mi sembra un’ottima idea, mi congratulo M… ci dovrebbe essere della lasagna vegetariana avanzata dall’altra sera e della bir-*
Non faccio neanche in tempo a concludere la mia fantasia che quella voce inconfondibile, acuta nonostante le due ore di concerto, mi trapassa il condotto uditivo e mi intima di fermarmi.
Se ve lo state chiedendo, lo adoro, ma mi fa paura in certe occasioni. Tanta paura. Infatti mi blocco di colpo ed eccolo lì, pulito e profumato, con la sua inconfondibile grazia che farebbe entrare in crisi persino una dea come Afrodite.
“TU, dove credi di andare?” sembra quasi minacciarmi mentre si sistema malamente i capelli bagnati in uno chignon disordinato perché (e cito testualmente) “mi fanno fatica quando sono bagnati, diventano così pesanti, ma il getto del phon li rovina”.
Ed è qui che casca l’asino. Ma io dico, tagliarli? Spuntarli? Anche solo di poco, non chiedo mica un taglio netto alla sua bella chioma. No, sia mai. Si scatenerebbe una crisi isterica in due secondi netti. Fortunatamente questi pensieri riesco a tenerli per me, meglio evitare con Jared.
“Dove stai andando?” mi domanda di nuovo con tutta la calma di questo mondo.
“A casa, dove altro sennò?” Ecco appunto, ora dovrei già stare a poltrire beatamente nel mio letto.
“E no, non puoi, domani è il compleanno di Reni, ora andiamo tutti in un locale ad aspettare la mezzanotte per poi farle una sorpresa e festeggiare. Presa com’è dal lavoro sicuramente si sarà persino dimenticata che compie gli anni!”
“Eccoti dolcezza!” coraggio, provate ad indovinare chi è arrivato “sì, mio fratello ha ragione, devi venire assolutamente, abbiamo organizzato tutto nel giro di due minuti, non puoi mancare, sai che lei ci tiene a te.”
“No ragazzi davvero, sono stanchissima, vorrei solo farmi una doccia e andare a dormire, ci credete che puzzo? Mi dispiace ma vi prego, non insistete” Dite che mettersi in ginocchio e chiedere pietà potrebbe servire? Oh no…no, no, no. Non oso immaginare i film mentali alla Christian Grey nella stanza delle torture.
“Dai dolcezza, ti fai una doccia veloce in camerino e sicuramente da qualche parte ci sarà un paio di jeans di Jared, ad occhio e croce ti staranno a pennello. E sono certo che lì dietro” mi sta proprio indicando il sedere, vero? “li saprai riempire meglio di Jay. Sì, Jared, hai delle perfette gambette da donna, ne sei consapevole.”
“Bro sei sicuro che li riempia meglio di me? Un attimo M, fammi dare giusto una controllatina” mi dice portandosi alle mie spalle e piegando la testa con le braccia conserte. “Si Shan, hai proprio ragione!”
E te pareva, ora si sono messi anche d’accordo!
“"Non ho parole, mi fate cascare le braccia, siete due maniaci. Mi chiedo ancora come abbia fatto quella santa donna a sopportarvi per tutti questi anni! E il fatto che sia vostra madre non è una giustificazione!” Non ce la posso fare, voglio il mio letto.
“E comunque” Shannon cambia argomento come se nulla fosse, ma ha sentito quello che ho detto? ”Reni che ti ha accolta come un povero cucciolo abbandonato appena sei arrivata a Los Angeles già te la sei dimenticata?”
Cavoli, ha ragione. Reni, collega dell’AIW, mi ha praticamente salvata appena giunta in America. Avevo solo 19 anni, zaino in spalla e una valigia stracolma di vestiti e ricordi, pronta ad affrontare un nuovo mondo, ma ovviamente senza casa e con la convinzione di poter campare come una barbona. E fu proprio lei ad ospitarmi per qualche mese e ad aiutarmi a non avere un esaurimento nervoso dopo la prima settimana di lavoro. Devo andare, non ho altra scelta, è comunque una mia amica.
“Ok, va bene, mi avete convinto… Jared, spero siano i jeans Diesel della campagna estiva 2012-2013 altrimenti non se ne fa niente!”

Una volta al locale, dalla mia postazione riesco a vedere l’intera sala e inizio a catalogare le varie persone che mi passano davanti. Dovrò pur trovare un passatempo per questa serata infernale, no?
  • ragazzina che non sa cosa stia a fare in un posto del genere;
  • uomo sulla cinquantina, con a casa moglie grassa e bigodini, che dovrebbe pensare più ad un controllo alla prostata che a fare il cascamorto;
  • ragazzetti infighettati che si credono i re del mondo;
  • nerd che si addentrano in terreni inesplorati fino ad oggi
​​E poi ci sono loro, ultime ma non per importanza: le prede preferite dai Leto Brothers. Le classiche donne con vestiti a giro mutanda, coloro che pur di avere anche cinque minuti della loro attenzione farebbero di tutto...e quando dico tutto, intendo di tutto e di più!
Come dice il detto? “Perdono ma non dimentico”? Ok, avete ragione, non è un detto ma questo è quanto: Leto Senior ha osato mettere sulle mie candide spalle IL maglioncino, mi ha trascinato prima a lavoro e dopo ad una serata contro la mia volontà e chi sarei io se non mi vendicassi neanche un pochetto?
Devo avere stampato in faccia un ghigno malefico dei miei perché mi si avvicina Babu con fare complice. “M, che cosa stai pensando?”
“Io?”
“Sì, tu mia cara. Hai la tipica faccia alla ‘ora ve la faccio pagare’, faccia che ho visto fin troppe volte in questi anni! E qualsiasi cosa sia, voglio farne parte.” Vi ho detto che credo di amare questo ragazzo? Non ve l’ho detto? Bene, ora lo sapete.
“Babu, ma come farei senza di te?!”
Con una forza che neanche credevo di poter avere, tra un bicchiere (solo uno? Forse era qualcuno in più, non ricordo) di caipiroska alla fragola per me e gin tonic per lui, spiego velocemente il mio piano al mio fido compagno di bevute: convincere le ragazzette non considerate (e vi starete chiedendo: che vogliono da me? Fidatevi se vi dico che puntualmente passano da me per arrivare a quello che definiscono “l’uomo della loro vita…almeno per una notte”) di gettarsi spudoratamente tra le braccia di Leto I e raccomandare a quelle puntate dalla Shanacon… volevo dire, da Shannon... di starci alla larga. Lo so, sono malefica, ma concorderete con me sul fatto che sia in grave torto il mio “migliore amico”.
Così a suon di “no, lascia perdere WiShan, oggi non funziona, sai… un problemino laggiù” e “ti consiglio di buttarti, mi ha appena confessato che tu saresti perfetta per lui”, riusciamo a mettere in atto il nostro gioco.

Vedo Babu allontanarsi, con la luce della determinazione negli occhi e non c’è nulla da fare: facciamo le scarpe a Mignolo col Prof e i loro piani per conquistare la Terra.
Il piano procede alla grande. Shannon è arrivato entusiasta al locale ma dopo qualche drink e un paio di due di picche vedo dalla sua espressione che tutta la sua convinzione sta pian piano scemando ma non si perde d’animo! In fondo è pur sempre Shanimal,  no?
Si avvicina alla classica stangona tutte gambe e niente cervello con quello sguardo da “ora ti ingravido per bene” e sono sicura che quest’ultima sarebbe crollata ai suoi piedi nel giro di una frazione di secondo se non fosse per gli avvertimenti di Babu sul presunto herpes che ha affetto il caro amichetto di Shannon. E quindi Shan viene  liquidato con due paroline e questa scena si ripete una, due, tre... quattro volte! Cavoli, Babu ed io abbiamo fatto proprio un bel lavoro!
Tra una faccia impietosita e una groupie, che ricorda molto Patty di Camera Cafè ,scansata grazie ad anni ed anni di esperienza, incrocio lo sguardo di Shannon tra la folla... uno sguardo che presagisce solo una cosa e sicuramente non è niente di buono. Ma nonostante tutto, il mio ego sta ballando la Conga.
“M, fai testamento” mi dice mentre si avvicina con fare minaccioso “la tua ora è giunta.”
“Sto tremando dalla paura, cos’è successo? Non ti piaceva quella ragazzina che ti si era attaccata al braccio come una ventosa? Ti devo dire che non era niente male!” scoppio a ridere trattenendomi la pancia “dovevi vederti...eri nel panico…davvero…disperato, oddio non ce la posso fare!” Mi piego in due dalle risate, vedere Shannon Leto, il batterista più sexy del momento, non riuscire ad agganciare un ragazza è troppo esilarante!
“Lo sapevo che c’era il tuo zampino di mezzo! E sei anche ubriaca! Stronza e ubriaca!”
Ubriaca? Io?! Ma stiamo scherzando? Un paio di drink non bastano per farmi ubriacare. No, forse sono un po’ brilla, leggermente, anche se barcollavo e neanche me ne accorgevo... ma il motto dice “Barcollo ma non mollo” e io lo stavo seguendo alla lettera, ma solo perché Shannon mi ha prontamente preso prima di ritrovarmi di sedere a terra. Ok, ha ragione, sono ubriaca.

“Forza andiamo dolcezza, la serata è finita! Ti accompagno a casa.”
“Nooooo voglio ballare, voglio fare un po' di fiestaaaaaa. Dai vieni a ballare con me!” Cerco di muovermi ma Shannon mi ha praticamente chiuso in gabbia. Nano com'è dove la trova tutta quella forza? Oh sì, quei bicipiti... devo dire che solo ora sto notando come siano così definiti, così sodi, così pieni. Ok, è l'alcol a parlare, sicuramente! Io sono del #TeamJared, non posso venire meno alla mia fede!
“M, andiamo forza, non fartelo ripetere due volte, fai la brava” Fai la brava... ma chi si crede di essere, neanche mia nonna mi parla così.
“Ehi dico a te M, muoviti, non voglio caricarti in spalla di nuovo. Ma mi stai ascoltando?”
“Sai che hai delle braccia meravigliose?” L'ho detto seriamente? In fondo è la verità, sì, però non posso umiliarmi così, no, non posso! Ma guardando lo sguardo perplesso e allo stesso tempo divertito di Shannon capisco che ormai il danno è fatto. Come diceva sempre la mia amica in Italia “In vino veritas, in vodka figuriamocis”.

Devo ammetterlo però, la vita da alticci... ok, da brilli... e va bene, sull'ubriaco andante, ha la sua prospettiva e il suo perché. Ti senti invincibile ma è proprio quello il momento in cui prendi le decisioni peggiori della tua vita. Come quella di fare una piroette nel bel mezzo del parcheggio, perché “se ci riuscivi a dodici anni, ci riuscirai anche a 27”. Giusto no?
Ed è così che casco a peso morto per terra, naso schiacciato, sfracellata sull'asfalto e un terribile “STRAAAC” squarcia il silenzio del parcheggio.
Dio, Allah, Odino, Santo Tomo, fa che non sia quello che penso. Fa che non sia il rumore dei pantaloni da 6277 $ di Jared, i suoi cari e amati jeans slavati. Incerta mi porto una mano dietro, sul sedere, per constatare quanto grave sarà la mia fucilazione, quando sento in lontananza un borbottio fastidio, che poi così tanto lontano non è, dato che ho le labbra di quel scimmione di Shannon attaccate al mio orecchio.
Certo, ora parte la ramanzina, me-lo-sento. Ed arriva puntuale.
“M, quante volte, te lo devo dire. Non devi bere più di un bicchiere, non reggi l'alcool. Quando voglio divertirmi, mi caccia a suon di sberle... quando vuole lei, agli ordini Signore! M? M? Mi senti? Niente, non mi ascolta. Quante volte le devo ricordare che non regge un cavolo, va su di giri con l'amaro dopo pranzo, figuriamoci dopo tre cocktail.” Ma quanto parla? Non credevo potesse essere un ottimo rivale per il fratello in fatto di parlantina. ''Lo sai che Jared ti fa fuori nel giro di due secondi appena vede che cosa hai combinato ai pantaloni? Io non ti difendo eh, veditela tu e il mese di marzo questa volta. Forza, cerca di alzarti dai, non farmi fare tutto il lavoro pesante che non ne ho proprio voglia.”
Vedo il suo braccio teso verso di me, mi ci aggrappo come se fosse l'ultimo barattolo di Nutella rimasto nel Walmart sotto casa.
“I CAAAAMEE LIKEEE A WREEEECKING BAAAAAAAAAALL” urlo a squarciagola. Scusate, ma non posso farne a meno, tutto questo mi ricorda troppo quel video e mi sento proprio Miley in questo momento. Che ci volete fare, la vodka fa fare questo ed altro! Se solo me ne ricordassi prima!
“M oggi è il turno di Miley Cyrus, eh?Alzati subito! Se qualcuno ci vede va a pensare chissà che cosa per come ti stai aggrappando. Perché non lo fai mai da sobria?” Cerca di tirarmi su e trascinarmi verso la macchina, ma si ferma di scatto quando gli stringo con troppa forza il braccio e nota il mio silenzio.
Ok, forse pensare alla Nutella non è stata del tutto una genialata perché la mano che avevo portato alla bocca non riesce a bloccare quel fiume in piena che rompe gli argini e si riversa sulle scarpe immacolate di Shannon. Se non mi uccide Jared, ho ottime possibilità che sia proprio il fratello a farmi secca!
“M ma che c****! Sulle Nike Airs no eh! Oggi vuoi proprio farmi arrabbiare, sappi che non ti ucciderò, ti farò soffrire lentamente, stai pur certa che me la pagherai e mi divertirò io questa volta!” E' proprio arrabbiato, tiene troppo alle sue bambine, quelle scarpe e il caffè sono quasi sullo stesso piano. Sapete quante ore risparmierebbe se ad ogni minima goccia di sporco non fosse già lì a pulire? Tante, troppe ore... almeno quanto la durata della gestazione di un elefante.
“Mmmmm scusa... non volevo... io, aspè” E ci risiamo, almeno questa volta ho evitato l'effetto sorpresa e Shannon ha potuto allontanarsi di quel poco per non peggiorare la situazione, ormai tragica, delle sue scarpe.
“Santi numi M, ora puzzerò di merda praticamente. Come mi divertirò, sto già pregustando la gloria di quel momento!”
“Shan... sono due macchioline...pulisci con le salviette che stanno in macchina...due macchie... se ne vengono, ti prego...andiamo'' sono arrivata a pregare Shannon Leto, chi l'avrebbe mai detto!
“Ah siamo arrivate a questo punto? Stai proprio male dolcezza, andiamo a casa prima che tu riesca a combinare qualche altro casino, e se devi vomitare dillo prima di rovinare i nuovi coprisedili che ho messo!”
Con non poche difficoltà, Shannon riesce a farmi sedere in macchina, continuando comunque a lagnarsi per le scarpe come quando Jared scopre di avere le doppie punte.
Non riesco a capire fino a che punto si perde con le sue imprecazioni, perché mi addormento non appena appoggio la testa sul sedile. Spero di non ritrovarmi in qualche posizione imbarazzante, come più di una volta mi hanno sottolineato parenti, amici e fidanzati: testa all'indietro, bocca aperta e la bava che cola. Immagine molto vicina ad un Bovaro del Bernese al quale viene mostrato un bel pezzo di carne fumante. O in alternativa Beethoven. No, non il musicista, ma quel bestione di cane tanto tenero e coccoloso quanto appiccicoso se decide di mostrarti affetto in qualunque maniera. L'avete visto tutti il film, no? Bene, date libero sfogo all'immaginazione.

Quando riacquisto una piccolissima parte delle mie facoltà, capisco di essere a casa mia, a letto, mentre qualcosa (o qualcuno?) mi sta toccando la caviglia. *Ma cos'è? Oddio, che sta succedendo? Sarà mica un ladro? Ho letto di questa nuova baby gang che si aggira nel quartiere... oddio. Ma perché mi accarezza i piedi? Saranno mica ladri feticisti? Santo Tomo fa che non sia così. Idea! Il fucile che mi ha regalato Jared, dov'è? Sì, mi ha regalato un fucile, impaurito com'era per la mia sicurezza. Quell'uomo odia le mezze misure. “Ti servirà” diceva “non si sa mai, non mi fid. Se non ci sono io, hai questo.” E quel maledetto era nel garage, tanto pensavo “Certo, mi sarà certamente utile, fidati.” Piano B: gli assesto una bella scarpata in viso, o nei gioielli di famiglia, al buio spero di prendere proprio quest'ultimi.”
Apro gli occhi, dimenticando gli effetti della sbornia data l'adrenalina che mi scorre nel vene e non faccio neanche in tempo a rendermi conto di chi mi sta davanti che ho caricato il piede e sono partita all'attacco. BAAAAM. BEN TI STA.
Mi metto a sedere sul letto e cerco sul comodino il telefono per chiamare la polizia, i fratelli Winchester, Daryl Dixon (se non sapete chi sono........ ) Ma dov'è quando serve?
“M...” Cosa? No, no, no, un attimo. Come fa a sapere il mio nome? Non sta scritto neanche sul citofono.
“MA CHE CAZZO M! GIA' HO IL NASO GROSSO!” Ops. Un grande, enorme, stratosferico ops. In questo momento vorrei solo essere risucchiata da un buco nero, questa volta l'ho combinata davvero grossa. Ma come biasimarmi? Ho temuto per il peggio!
“Oh mio Dio Shan, scusa scusa scusa scusa, ma mi hai spaventata, non sapevo chi potesse essere! Ho agito d'istinto! Aspetta... vado a prenderti del ghiaccio.” Mi alzo dal letto e non l'avessi mai fatto. Quasi mi ritrovo nuovamente per terra, le gambe non mi reggevano e la testa girava parecchio, sembrava avessi fatto una decina di giri sul tagadà. E invece di ringraziare Shannon questa volta, ringrazio il mio fidato letto a baldacchino a cui riesco ad aggrapparmi.
“M. lascia perdere, torna a letto, non vorrei vederti ruzzolare giù per le scale, anche se sarebbe una scena epica. Vado io, sto bene, è solo una botta, ma segno tutto eh, poi presenterò il conto tranquilla.”
Si china per baciarmi la fronte ed ecco il Shannon che mi sorprende ogni volta e che apprezzo ogni giorno di più: il mio orsacchiotto patatone. Va bene, probabilmente qualche residuo di alcol è ancora in circolo.
Mi accoccolo sul letto e mi lascio finalmente andare all'oblio, certa che Morfeo mi avrebbe dato presto una botta in testa, della serie ''Addormentati M e che cavolo!”.


"NON C'E' CAFFFFEEEE!!!"

Un urlo disumano quasi mi rompe i timpani e mi riporta al presente. Mi si ferma il cuore, poi riparte come un treno in corsa, sembra quasi voler schizzare dal petto.
E ora? Cos'altro stava succedendo?
PANICO.




Nota delle autrici:
Ringraziamo chi ha speso del tempo per leggere il primo capitolo, e speriamo che vi abbia fatto almeno sorridere, perchè è nato tutto per gioco tra due ragazze che si sono trovate per caso, unite da una passione comune.. perchè sì... siamo in due ad aver dato vita a questa fanfiction, due povere disagiate Shangirls che hanno cercato di dare forma ai loro scleri su Shannon e un'ipotetica migliore amica.
C'è però qualcuno che vorremmo ringraziare prima di tutti: loro, il nostro gruppo, le nostre DDD, le nostre carotine e primi sostenitrici che ci hanno spinto a pubblicare. Questa FF è anche per voi, grazie davvero di cuore di esserci per noi!
Ora lasciamo la parola ad M, unica vera protagonista della nostra storia.

Baci, abbracci e 
Of Love a catinelle,
M&M, non le solite caramelle.

 

 

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Capitolo 3
*** Caffè del Discount ***


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PANICO.
Sì. Panico. Panico perché un urlo ha straziato il silenzio assoluto. Panico perché mi sono spaventata da morire. Panico perché non ho la più pallida idea di chi possa essere. E se questa volta fossero davvero quei ladri a cui pensavo ieri sera?
E poi quasi subito mi do della stupida perché realizzo che quello che ho sentito non era un semplice grido: era un grido disperato, un grido di aiuto, un grido per la mancanza di un bene essenziale e di prima necessità, il caffè. Sì, il caffè. Chi altro può essere così distrutto e depresso senza la consueta tazza mattutina di caffè nero se non Shannon SoloCoffeeFactsSuInstagram Leto? Chi altro se non Fottesega Leto che sicuramente si sarà addormentato sul mio divano? Già me lo immagino con le gambe a penzoloni, pancia all'insù, con la testa nel mondo dei sogni e magari anche un po' di bava alla bocca. Shangirls di tutto il mondo, qui lo dico e qui lo nego: Shannon Leto non è affatto sexy quando dorme. Fatevene una ragione, smettetela col dire che è irresistibile anche quando è sul water intento a fare i bisogni perché non lo è! É l'antisesso in questi casi, ve lo assicuro e io sono la prima a dire che alla sua età è un gran pezzo di gnoc...uomo!
Nel frattempo sento provenire dal piano inferiore continui borbottii e lamenti, quindi decido una volta per tutte a sciacquarmi il viso e a darmi una sistemata per quel che è possibile. Esco dal bagno e cerco qualcosa per cambiarmi al volo dato che sto ancora con gli abiti della sera prima.
Oh accidenti.
I jeans di Jared.
Janice, sì… lei sarà la mia salvezza (abbiamo ovviamente anche una sarta nella crew) per rimediare a quel bello strappo che lascerebbe le chiappe del vostro amato frontman al vento. Devo ricordarmi di cercare il suo numero perché ora sono troppo concentrata a mettermi i pantaloni della tuta senza barcollare e senza appoggiarmi ogni due secondi al letto per non cadere.
Dopo cinque minuti buoni esco dalla mia camera e anche nello scendere le scale incontro non poche difficoltà.
Arrivata al piano di sotto, noto che sul divano in soggiorno non c'è nessuno e mi dirigo in cucina.
Sono sempre più convinta che i ladri ci siano veramente, dato che ritrovo tutti i ripiani aperti, i cassetti ribaltati, praticamente è tutto sotto sopra.
Mi sporgo dall'isola della cucina ed eccolo lì, in tutto il suo disagio, appoggiato al forno con gli occhi sbarrati e delle occhiaie da spavento. Shannon alza gli occhi su di me, non ho mai visto uno sguardo così implorante e disperato.
“M. dov'è.” So benissimo a cosa si riferisce, ha svegliato mezzo isolato urlando come Rocky Balboa sul ring quando chiama la sua ADRIAANAAAA.
“Shan, non ne ho più, dovevo andare ieri a fare la spesa ma qualcuno mi ha trascinato contro la mia volontà a quel concerto.”
“Sì sì, certo M. Quindi dato che non c'è due senza tre, adesso usciamo e andiamo a prendere un caffè, anzi io rimango qui e tu vai a fare scorta perché non ho la forza per alzarmi.”
Il signorino desidera un massaggio ai piedi magari? Scoppio a ridere perché è troppo divertente vederlo lì seduto a terra, con una tazza vuota in mano che ogni tanto porta alla bocca sperando che caffè magico appaia dal nulla.
“M. muoviti, se non ti ricordi ieri mi hai dato un calcio in faccia e, se noti, il mio povero naso è tutto livido! Fortuna non si è gonfiato! Altrimenti chi lo avrebbe sentito Jared per l'intervista che abbiamo la settimana prossima?” Beh in effetti non ha una bellissima cera ma comunque nel giro di due giorni sarebbe sicuramente tornato meglio di prima.
“Ok, va bene, esco, ma tu vieni con me. E non si discute. Hai messo a soqquadro la cucina se non te ne sei reso conto e comunque ti lamenti sempre dal caffè che compro 'Davvero questo hai comprato? 0,99$? Zeus dall'alto dei cieli ti avrebbe fulminato all'istante se tu fossi andata in quel bar che ti consiglio sempre invece del solito discount?' ” gli faccio il verso cercando di imitare le sue consuete espressioni schifate quando beve un caffè da due soldi e di scarsa qualità “quindi adesso ti alzi, ti ricomponi e andiamo a fare la spesa, così magari ti fermi anche qui a cena e ti cucino il pesce spada che adori per farmi perdonare per cosa è successo stanotte e magari andiamo anche a fare shopping!”
“No, lo shopping no!”
Povero Shannon, ho quasi sfigurato quel bel faccione che mezzo mondo ama e più tardi si ritroverà in giro per negozi con me, perché state certe che l'avrò vinta, come sempre.
"Allora vai da solo a prenderti quel caffè. Anzi, sai che faccio? Ho il numero di quella ragazzina tanto carina della discoteca, magari può andartelo a prendere lei... Aspetta che ho un suo sms qui da qualche parte." E mentre faccio finta di trovare sul cellulare un numero inesistente, ecco che arrivano i primi segni di cedimento. O almeno così credevo all'inizio.
“Dimmi un po'... ti ho mai detto che sei davvero stronza?”
“E caro, ti ho mai detto che sei ripetitivo?”
Shannon non accenna a smettere di guardarmi infastidito. Beh infastidito forse non è il termine giusto. “Stizzito”, “irritato” per non dire “inca..ato” (sia mai mi dicano che non sia delicata!) sono termini di gran lunga più adatti. Ma ciò che sa anche lui è che, a stomaco vuoto, in deficit di caffeina, non riesce a tenermi testa.
“Ossignur, anche il soufflé al cioccolato che tanto ami allora. Anzi, dopo ti faccio la crostata di mele di Constance, quella che ti faceva da piccino. Dovrei avere la ricetta da qualche parte!”
So di averlo in pugno, caffè e dolci preferiti sono un'abbinata micidiale, so che lo avrebbe steso nel piena della forma, figuratevi ora.
Nulla... lo sguardo infastidito continua ad albergare sul suo viso. Dannato Leto, proprio oggi dovevi fare resistenza?
Continua a guardarmi con quello sguardo a metà tra lo psicopatico e il “datemi la mia dose, ORA” e non accenna a proferire parola.
Mi schiarisco la voce, pronta a tirare fuori l'artiglieria pesante.
“Shannon...?”
“... sì?”
“Chi è che ti rifà il letto ogni santo giorno nel tour bus, tra un calcio alla sgnacchera di turno e un Tomo che impazzisce se per sbaglio gli sposti di un solo millimetro le calze perfettamente impilate?”
“... Tu.”
“E chi è che ti porta a lavare i vestiti, parandoti il sedere ogni benedetta volta?”
“… Tu.”
“Ecco. Vuoi navigare nella merda d'ora in avanti, sì o no?”
Se prima era innervosito, ora vedo distintamente il terrore diffondersi sul viso. Forse le poche scimmiette che vivono nel suo cervello stanno sbattendo freneticamente i piatti per far lavorare quei quattro neuroni che si ritrova, anche loro privati del loro amato caffè. Forse si sta rendendo conto che la mia minaccia potrebbe realizzarsi. “No.” dice sospirando.
Sorrido soddisfatta per aver piegato ancora una volta il mondo al mio volere, ancora una volta M trionfa, ancora una volta M vince, perché M può.
M conquisterà il m...
“Ok, smettila, basta, lo so che stai pensando, non ricominciare con la storia del “M conquisterà il mondo”, FERMATI. Ti accompagno.”
Quest'uomo mi spaventa seriamente.
Ignorandolo, mi avvicino per aiutarlo ad alzarsi e… sia mai una volta che mi ricordi di quanto:
a) lui sia TANTO, e per tanto, intendo di peso (voi dirty birdy, a bada con la fantasia);
b) di quanto io sia, in ordine, poco coordinata, sbadata e un' “inciampa in tutto” di prima categoria.
Quello che sembra un atto di generosità finisce presto in un incidente non tanto diplomatico dalle dimensioni bibliche: i miei bellissimi occhiali, regalati da una bellissima Vicki Bosanko in Milicevic per lo scorso compleanno (sì, sono abbastanza ciecata, che ci volete fare?), si scontrano dritti dritti sul naso, già provato, di un altrettanto provato Shannon che, nel tentativo di aiutarsi, non è riuscito a dosare la forza, facendomi così sbilanciare.
Dopo un sonoro SDENG di fronti che si schiantano e con una loquacità che non gli credevo possibile a quest'ora del “mattino”, Shannon inizia a dirmene di tutti i colori e io non posso fare altro che starlo ad ascoltare, zitta zitta, perché in fondo ha ragione... NO. Aspettate un attimo, “Shannon” e “ragione” non possono coesistere nella stessa frase, non può averla vinta, non su questa Terra.
Decido che devo in qualche modo distrarlo per riportare la situazione a mio favore quando, in mancanza di altri spunti, mi soffermo sui pantaloni che sta portando. No, non mi sto soffermando dove pensate voi, anche se comunque ogni tanto mi è caduto uno sguardo di troppo in quella zona lì.
Tuttavia, continua ad ostinarsi ad indossare quei pantaloni toppati. Sì, ancora! Voi tutti li conoscete e credetemi quando vi dico che se state pensando ad una cifra approssimativa per il numero di pantaloni di quel tipo nel suo armadio, sicuramente vi state sbagliando. Sicuramente è troppo bassa, dovrete come minimo triplicarla. Quei pantaloni, realizzati con fierezza dallo stesso Mr “I'm Sexy and I Muddafugga Know It” in un momento di crisi di gnocca (ebbene sì, capita anche a lui) hanno raggiunto un livello di proliferazione assoluto. Sono peggio dei topi, delle zanzare e dei risvoltini ai pantaloni. Sono ovunque, sono di qualsiasi razza, colore ed etnia e sembrano non finire mai. (Ok, devo smetterla di vedere QVC alle 3 del mattino). Mi desto dal consueto filone impazzito di pensieri e decido d'intervenire.
“ALT! Scusami. Quei pantaloni Shan. Seriamente? Ancora? In proporzione ci sono più toppe che tessuto, non puoi comprarti un paio di jeans come si deve? Ti stanno tanto bene!”
“Pure tu? Ma vi piace proprio criticare i miei pantaloni?” eccolo lì, allora le certezze di questo mondo non sono ancora andare a farsi un giretto su Marte: missione distrazione compiuta.
“A Jared non dite mai niente, mi raccomando!” dice mentre si allunga per prendere una busta di spinaci congelati dal freezer per dare un po' di sollievo al naso.
“Lo sai che lui qualsiasi cosa si trova davanti mette. Buttarsi ad occhi chiusi nell'armadio è la sua tecnica, ormai da anni.”
“Lo devi sempre difendere! Io sicuramente mi vesto meglio di lui e per due pantaloni così devi farmi tante storie?”
“Due? Solo due?! Ooohhh sei peggio di Jay te lo giuro! Pensavo di uscire con il fratello sano, a quanto pare mi sbagliavo di grosso. Avrei dovuto ascoltare Tim e girarti alla larga.”
Ormai alzatosi e in direzione salotto, Shannon si ferma, si gira e mi guarda con quel sorrisetto che tante Echelon descriverebbero come ”ammazzaovaie” e se ne rimane lì impalato, come colpito da un'illuminazione divina. Anche con quel livido sul naso (fortunatamente il danno è minore del previsto), non riesce a perdere quella sensualità che ogni giorno uccide poco a poco una Shangirl nel mondo. Sono pur sempre una ragazza, anche io ho degli ormoni e negli anni ho imparato a placarmi con questo elemento che mi trovo davanti, anche se comunque ogni tanto quel muro di indifferenza e acidità che sono riuscita ad ergere, sembra cedere.
“Scusa hai detto… Uscire?”
“Amici, Shannon, AMICI. La russa mi taglia le tette se ci provassi.”
“Quindi vorresti.” ed ammicca. Continua a farlo anche mentre gli passo di lato agilmente (si fa per dire.. sì, mi rifiuto di dirlo in francese) per recuperare borsa, cellulare e chiavi di casa, sperando di chiudere al più presto questo discorso.
“Ti ho detto di no!”
“Hai detto 'se ci provassi.'” Sicure che il testardo della famiglia fosse Jared?
“Non era quello che intendevo.”
“Invece sì!” Si piazza davanti a me, mani sui fianchi, petto all'infuori, tutto fiero per avermi messo all'angolo. Il bello è che probabilmente ci è anche riuscito. DAMN IT.
“Oddio basta Shannon!” Giuro che tra poco gli lancio la borsa in faccia, che non si lamenti ulteriormente dei possibili danni.
“Sai M... quelle parole... non le sento molto spesso. Se mi lasciassi fare...”
SBAM.
Non è vero.
Ditemi che ho sentito male.
DITEMI CHE NON HA OSATO.
Io lo ammazzo.
Io lo uccido.
Io giuro che gli spacco tutti i tamburi di Christine, com'è vero che porto una 40... ok, 42.. OK 44.
“Io con te... ci rinuncio!”
Bene, è tempo di allontanarsi prima di compiere gesti affrettati che porterebbero a suicidi di massa e crisi isteriche da parte di tutte le Shangirls del mondo e dell'universo. Ma a quanto pare il Sig. Leto non è dello stesso avviso.
“Ehi, no, dove scappi? Io non ho finito con te, dolcezza.”
ANCORA il dolcezza. Ancora. La frase gli esce a metà tra il divertito e il tono da marpione incallito ed io infuriata come non mai, mi volto, dopo essere usciti di casa ed aver chiuso la porta a chiave. Gliene devo dire quattro.
“Tu non mi hai chiamato ancora dolcezza, vero? Lo capisci che non sono una caramella. HO UN NOME, miseria, ti ho già detto di utilizzarlo! Odio ripetermi lo sai.”
Mi rigiro e mi dirigo a passo spedito verso la mia auto. La mia piccola e deliziosa auto (all'anagrafe “She”... anche gli oggetti hanno un'anima!), pagata con i miei primi risparmi americani, sudata e faticata con tanto amore. Era un piccolo ricordo di casa, visto che i ricordi positivi si potevano contare su un palmo di una mano: un Fiat Panda verde acqua di seconda, se non terza, mano che dà fuori sembrava un catorcio, ma che per me era tutto. Non l'avrei cambiata, mai e poi mai.
Mi rifugio in macchina pensando di essere al sicuro e invece... avanti, lascio a voi la parola... esatto, non lo ero per nulla! E meno male che non carburava senza caffè!
“Ammettilo dolcezza!” Ok, credo di dovermi arrendere al ''dolcezza''.
Si sistema abilmente sul sedile del passeggero, gambe tirate su, piedi appoggiati al cruscotto davanti a sé, come al suo solito, inclinando la testa all'indietro. A volte mi chiedo dove trovo la forza per non strangolarlo... c'è da dire che ora la sua gola è bella esposta. La giugulare che pulsa pronta per essere spappolata. Perdonatemi, forse troppe puntate di Grey's Anatomy e CSI mi hanno un po' deviata. Però cavolo... rovinare il tatuaggio sarebbe un peccato. Ancora mi ricordo di quando, tutto convinto, mi chiamò per dirmi che era giunta l'ora di un nuovo tatuaggio. “M! M! Idea, nuovo tatuaggio, sul collo stavolta!”.
Lui.
Che per un tatuaggio al fianco, mi aveva stritolato la mano e mi aveva fatto giurare che, alla prossima pazzia, avrei avuto licenza di agire come più mi aggradava... ora voleva farselo al collo, precisamente sulla trachea. Come avrete ben capito, il testardo della famiglia non è Jared, quindi non c'era stato verso di farlo desistere. Oh e se avevo riso... tanto, ma talmente tanto che finii per sentirmi così in colpa da comprargli un set di bacchette per le sessioni acustiche nuovo di zecca. 2000 dollari, signori e signore, DUEMILADOLLARI.
Sto stronzo mi ha fatto spendere 2000 dollari perché lui stesso si era imposto un dolore non necessario... però ovviamente la colpa era mia. E in più aveva aggiunto l'aggravante Natale e il compleanno che avevo mancato quell'anno.
Ora... come sono finita a parlare delle mie finanze? Ah sì, giusto, il mio piano di morte per asfissia.
Com'è che dicono gli inglesi? Keep calm and carry on?
Ecco M, su da brava, respiriamo. Respir- Resp-
No, il keep calm non fa per me. Così come lo yoga, il tai chi, tutte le arti marziali in cui si rispetta l'avversario. Io l'avversario lo voglio morto, possibilmente male.
“Shannon, F I N I S C I L A”. Deve aver capito che sono al limite della sopportazione perché decide improvvisamente di mollare.
“Uffa, però come sei pesante stamattina, mamma mia!”
“Senti.. stamattina la botta sul naso, dimmi, parla con M, ti ha rincretinito più del dovuto? Ti prego torna dalla tua russa per una botta curatrice, ti rimetterà in sesto in men che non si dica!”
“Cioè mi stai buttando nelle braccia di un'altra?”
“Lo dico per il tuo bene e per il tuo... amico laggiù!”
“Grazie per l'interessamento, ma il mio “amico laggiù” sta bene! E non stuzzicarmi così, delfino curioso.”
“Mah non direi che stia tanto bene. Lo lasci sempre libero, conosci il concetto di biancheria intima? Sai quanti soldi sprechi in roba che non metti?”
“E' che mi danno fastidio...”
“Tesoro...” mi avvicino con fare complice e abbassando la voce sebbene ci fossimo solo noi due in macchina “l'età avanza, i gioielli di famiglia vanno trattati con attenzione!”
Sconvolto e agghiacciato dall'eventualità che il WiShan possa smettere di funzionare mi allontana bruscamente.
“Non sono vecchio!”
“Ok...”
“No sul serio, non sono vecchio, non dirlo per accontentarmi!” Ormai conosco tutti i suoi punti deboli.
“Come vuoi Shanny...”
“Smettila.”
“Che cosa?”
“Lo sai cosa.”
“No, cosa?”
“SEI IRRITANTE.”
“Oh... Welcome to my world baby!” Questa volta è il mio turno di sghignazzare. Parto sgommando, felice e soddisfatta.

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Capitolo 4
*** Leto's Cheeseburger ***


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Venice: la mia meta preferita.
Sì, come avrete ben capito, non sono proprio tipo da negozi all’ultimo grido, alla ricerca costante dell’ultimo capo firmato. Nessuna Sunset Boulevard, nessuna Beverly Hills. Se non fosse per il fatto che a West Hollywood ci devo vivere, per non fare ogni volta quasi un’ora di viaggio per arrivare a lavoro, Venice sarebbe stata la mia prima scelta. Mercatini dell’usato, viuzze piene zeppe di negozi dallo stile retrò, mille colori, suoni e profumi che sembrano provenire da tutto il mondo.
Avrò anche rinunciato a viverci…ma non ci rinuncio per nulla al mondo quando di tratta di shopping. Shopping… non vi sentite meglio solo a pronunciare questa parola magica? Anche se devo affrontare famiglie di turisti, il caos, il continuo chiacchiericcio, bambini che corrono e piangono, skaters che ti tagliano la strada all’improvviso, la soddisfazione di aver comprato qualcosa di unico e bello mi fa sentire bene.

Parcheggio e scendo dalla macchina, mentre Shannon rimane seduto sul sedile del passeggero e mi fissa imbronciato.
“Shan, ti dai una mossa?”
Niente. Nisba. Nada. Gelo totale, silenzio assoluto. Non muove un muscolo, non apre bocca. Mi guarda solo con una faccia che neanche il mio nipotino acquisito di 3 anni riesce a fare nel momento in cui gli si nega l’ennesimo pezzo di cioccolata. Sembra davvero un povero cucciolo bastonato ma, come vi ho detto, non rinuncerò a questa giornata di shopping.
“Shan? Allora?” Ancora una volta, tentativo fallito.
Mentre sto meditando di lasciarlo lì da solo e di compiere il solito giro di negozi da sola, ecco che si slega la cintura di sicurezza, scende dalla macchina e mi sorpassa sussurrandomi “Tu non mi vuoi affatto bene e lo faccio solo per quella tazza di caffè che mi hai promesso.”
Perché, Signore? Ti stavi per caso annoiando quando hai deciso di farmi incontrare quest’uomo? Uomo… ora come ora direi proprio bambino che fa i capricci.
Decido di soprassedere e sono pronta ad immergermi nella solita routine: una volta fuori dal parcheggio, prima strada a sinistra e poi a destra. Ormai i miei piedi procedono in automatico. Nella mia mente già mi si proietta il resto della giornata: entrare, perlustrare, eventualmente comprare e infine uscire. Avanti così, dal primo all’ultimo, in rigoroso ordine, senza saltarne uno. Negozi da donna, uomo… la nostra via ha tutto, ed ovviamente non possono mancare i punti di ristoro, dove, dopo una giornata passata a curiosare tra gli oggetti più strani, ci si può godere un meritato spuntino.
“Tutto questo ad una condizione però.” Dice all’improvviso Shannon. Ecco, ora anche i miei film mentali non hanno pace.
“So che non mi piacerà, spara.”
“Prima di tutto andiamo a mangiare. È ora di pranzo, ho fame e non ho ancora visto quella tazza di caffè. Quindi ora pranziamo, caffè e poi facciamo quello che vuoi.” Credevo peggio, non posso far altro che dargli ragione effettivamente.
“Ok ok, scegli tu dove mangiare, per me basta finire il prima possibile.”
“Oh M, con me vai sul sicuro, tranquilla. Saresti in ottime mani! Se solo una volta tanto ti decidessi a non rifiut…”
“Ehi! Hai finito? Non ti posso mai dire niente che ogni santissima volta ricorri all’argomento sesso. Finiscila, tra noi due non ci sarà mai niente.”
“Scommetto che se ti avessi incontrata per la prima volta ad un concerto o ad una festa magari e ci avessi provato con te, tu non ti saresti mai tirata indietro, o sbaglio?” E ammicca, ancora, imperterrito.
MAYDAY, MAYDAY, MAYDAY. Houston abbiamo un problema! Allarme rosso, Roger, mi sentite?
“Sì, potresti anche aver ragione.” Echelon una volta, Echelon tutta la vita, no? Ditemi proprio chi avrebbe il coraggio di rifiutarlo. Escludete me, ovviamente. “ Adesso andiamo? Guarda, entriamo qui. Scelgo io e non si discute.” Lo so, lo so, mi sono arresa così facilmente, ma ho perso solo una battaglia, la guerra è ancora lunga.
Sento Shannon ridere di gusto, mi si affianca e mi cinge la vita con un braccio. “Lo sapevo, nessuno può resistere al mio fascino.” ecco Mr. Modestia in tutto il suo splendore. “ Entriamo, che ho una fame da lupi. Potrei anche mangiarti, proprio qui piccola.”
“Shan… sei irrecuperabile. Veramente, ormai non ho più parole.”

Entriamo nel solito bar dove ormai siamo di casa.
Sam, il barista, non appena ci vede, fa subito cenno a Danny, in cucina, di prepararci i nostri panini mentre si appresta a servirci da bere: panino alla boscaiola e Coca media per me, “Leto’s cheeseburger” e birra media per Shannon. Sì, Shannon ha un panino che porta il suo nome, non ho mai capito cosa ci sia veramente lì dentro ma è sicuramente qualcosa di altamente tossico.
In un secondo siamo serviti e dopo le chiacchiere di cortesia e gli ultimi aggiornamenti sul tour, Sam ci abbandona per dedicarsi ad alcuni clienti appena entrati.
Guardo Shannon mentre sorseggia la sua birra. Intravedo qualcosa nei suoi occhi, leggermente coperti dagli immancabili occhiali da sole, qualcosa che fa scattare il famosissimo intuito femminile. Ho come la sensazione che questo pranzo non sarà tranquillo.
“Senti M.” mi dice serio Shannon dopo aver svuotato metà bicchiere “ma ti sei mollata con Brian?”
Inevitabilmente il boccone mi va di traverso. L’intera clientela del locale si volta verso di me mentre tossisco animatamente, cercando di mandar giù quel pezzo assassino di pane. Sto per morire, lo so.
No, non sto affatto scherzando! Nessuno mi aiuta, tutti mi fissano e nessuno muove un muscolo. Ma dov’è finito l’amore per il prossimo? DOVE? Morirò per un pezzo di pane, un misero pezzo di pane con salsa ai funghi e quella terribile fettina di speck sta rendendo la mia missione per la sopravvivenza una mission impossible. Tiro Shannon per la canotta striminzita che si ritrova, sta ridendo come un matto. Avete presente tutti quei video divertenti sulle interviste dei Mars dove Shannon si scompiscia dalle risate? Bene, prendete una di quelle scene ed elevatela alla ennesima potenza perché è  lì lì per cadere dalla sedia, con le lacrime agl’occhi e gli unici suoni che escono dalla sua bocca sono dei strani gridolini, e sta ridendo di me. Avete capito? Il mio migliore amico sta ridendo di me in un momento fin troppo tragico. Ride bene chi ride ultimo, sempre se non sopraggiunge la morte prima.
Lo attiro a me, ad un palmo di distanza dal mio viso, riesco solo a grugnire qualcosa ma sapete cosa ottengo ancora? Risate. Per un momento credevo avesse intuito la mia richiesta di aiuto perché si ferma all’istante e sembra essere tornato serio, invece vedo la sua faccia contrarsi e scoppia in un nuova e fragorosa risata che mi fa andare su tutte le furie. Agguanto il bicchiere di acqua che ho sul tavolo e gli verso tutto il contenuto in faccia. Sembra passare un’eternità… e sono ancora viva signori e signore! Santo Tomo mi starà aiutando.
Shannon pare stia recuperando un po’ il lume della ragione e si decide a darmi qualche pacca sulla schiena, spero solo di non sputare quell’amarissimo boccone in faccia a qualcuno, sapete… quando bisogna fare figure di m**** non ci si risparmia mai!
Dopo 30 secondi (o forse qualche minuto, chi lo sa) di puro terrore e di pacche sulla schiena fin troppo energiche, torno finalmente a respirare come si deve (o quasi) e ad acquisire poco a poco un colorito normale. Fortunatamente le mie più tragiche previsioni non si sono avverate: sono ancora viva e nessun povero cliente del locale ha subito danni anche se, siamo sinceri, se lo meritavano tutti, si aiuta sempre una donzella in difficoltà.
*click*
*click*
Ma che diavolo…?
“Cavoli M, sei bellissima così. Questo rosso peperone ti dona veramente, mette in risalto il nocciola chiaro dei tuoi occhi.” Grazie Shannon, davvero, te ne sarò grata fino alla fine dei miei giorni e vedrai come te la farò pag... ehi, un attimo. Nocciola chiaro? Ha detto davvero nocciola chiaro? Non è mai stato così attento sui particolari, mi sarei aspettato un classico “color cacca”.
“Tu… meriti... una brutta fine… bruttissima.” Sì, sto cercando ancora di far tornare il mio respiro ad un ritmo regolare.
“Sì, certo. Ora lo scrivo come didascalia alla foto che sto mettendo su Instagram. Grazie, non sapevo proprio che scrivere.”
“Non ti azzardare…Shan!”
“Fatto!” E me lo ritrovo con un sorriso a 32 denti stampato in faccia. Oh Shannon, questo non dovevi farlo, non dovevi assolutamente farlo.
Afferro borsa e cellulare ed esco dal locale in fretta e furia. Ora come ora ho solo bisogno di shopping, tanto shopping terapeutico.
Poco dopo mi sento afferrare il braccio e mi blocco girandomi verso Shannon, con una faccia che è un misto tra “ne ho abbastanza ti prego” e “spara un’altra cavolata e sei morto”.
“M, scusami, davvero. Sono stato un bambino, lo so. Non dovevo reagire così ma eri talmente divertente!”
“Shan non ti basta la figura che ho fatto nel locale? Per non parlare della mia foto che hai messo sui social! Non oso immaginare i commenti delle tue amichette Echelon, tutte a deridermi. Lo sai che preferiscono di gran lunga una tua foto, mezzo nudo magari, invece del mia faccia orribile?”
“Beh, sì in effetti  hai un’espressione alquanto sconvolta in questa foto. Mado M, ti prego ti prego ti prego. Ricordiamoci che stanotte mi hai dato un calcio in faccia eh.”
“Ah e questo cosa sarebbe? Un regolamento di conti? Non ti è bastato ridere di me davanti a tutti?”
“Dai M, hai ragione, lo so, ma guarda.” Mi porge il cellulare e cerco di trattenere un sorriso. La foto è davvero divertente, troppo, e parlo di una mia foto, figuriamoci! Non ho neanche il tempo di rispondergli a tono che mi stritola in un abbraccio dei suoi e mi dice “M, ti voglio bene lo sai, perdonamiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.”
Anche se non riesco a vederlo in faccia, sono sicurissima che sta facendo labbruccio e prima che mi tolga definitivamente il respiro lo tranquillizzo “Va bene, ma ora liberami ti prego.”
“No, devo farmi perdonare.”
“No Shan, così mi ammazzi solamente.”
E poi sentiamo una vocina “Scusate, Shannon, vero?!”
Shan scioglie finalmente l’abbraccio e si dedica al piccolo gruppetto di  fan che si è materializzato dal nulla intorno a noi. Da dove cavolo sono uscite? Le Echelon mi sorprendono ogni giorno di più.
Per evitare di sentire le solite battute di Shannon e le consuete dichiarazioni d’amore delle fan, mi butto nel primo negozio che trovo e indovinate cosa vende? Biancheria intima, uno dei punti deboli di Shannon.
“No M, ma lo fai apposta? Biancheria intima?” a quanto pare si è liberato velocemente delle fan e mi ha raggiunto “Sei peggio di Jared con i suoi #soon che fanno andare fuori di testa tutti quanti. Vado a sceglierti qualcosa.” E parte in quarta verso uno scaffale stracolmo di bustini e completi fin troppo succinti, ok che si tratta di intimo, ma c’è un limite a tutto. Lo blocco per un braccio e gli tolgo di mano quei quattro/cinque completi di pizzo e borchie che aveva già agguantato.
“Ehi M, ma fammi divertire un po’! Non solo devo farmi scorrazzare ovunque, ma non posso neanche avere un minimo di voce in capitolo per la scelta dei tuoi acquisti?”
“Ovvio che no, ma hai visto cosa avevi scelto? Io non indosso quella roba.” Ed è vero. Come vi ho accennato, il mio guardaroba è alquanto imbarazzante.
“Suvvia M, smettila di fare la puritana. Tieni, questo dovrebbe starti benissimo.” E mi piazza davanti agl’occhi un completo di pizzo nero e rosso, solo trasparenze e merletti.
“Ora ti meno Shannon Leto.”
“È una proposta indecente questa, vero?”
“Dammelo” gli strappo dalle mani il completo e mi incammino verso i camerini “e no, non è affatto una proposta indecente, sei tu che… ehi, che stai facendo?”
“Ti seguo, qualcuno deve pur dirti se ti sta bene o meno.” Che faccia tosta che ha quest’uomo.
“No, grazie. Per quello posso chiedere alla commesse, ma credo che il mio unico giudizio basti e avanzi per entrambi. Adesso, pussa via!”
“Ma…”
“Ma cosa?” sono esasperata ormai, sono sicura che potrei dirgli di tutto ma continuerebbe a seguirmi. M cara, stai perdendo colpi oggi. “Non voglio sentir ragioni, vai a farti un giro nel tuo reparto, magari un paio di mutande riesci a comprarle una volta tanto.”
“Sarebbero solo soldi sprecati! E poi dimmi perché Jared lo fai gironzolare tranquillamente per i camerini e io devo starne alla larga. Avanti, sentiamo.” È proprio un bambino capriccioso.
“Lo sai che tuo fratello è peggio di una donna nei negozi! È sempre così attento ai particolari quando si tratta di shopping.”
“Sì, certo certo. So io su che particolari si sofferma e di certo non sono le cuciture fatte male.”
“Shannon.” Ora mi sente.
“Che cosa? È comunque mio fratello, qualcosa deve averlo preso dal migliore e sicuramente ha preso il buon gusto in fatto di don…”
“Shannon fuori dalle palle!”

Lo spingo violentemente fuori dalla zona camerini, sotto gli occhi di tre commesse visibilmente confuse. Certo, nel loro immaginario, io, in quanto donna, un tipo come Shannon Super Sexy Leto dovrei trascinarlo nei camerini e non cacciarlo. Se prima mi stavano additando, al grido di “e quella chi è ? la nuova fidanzata? La colf tutto fare? Eccoci un'altra arrivista”, ora sento chiaramente commenti del tipo “povera stupida, tutte le soddisfazioni agli altri”. Mi barrico nel camerino e mi ritrovo a tu per tu con lo specchio che, capo dopo capo, mi aiuta a decidere cosa sia giusto o cosa no: troppo stretto, decisamente troppo stretto… questo l'ha scelto quell'animale di Shannon... non è il colore per me, già son pallida, non vorrei sembrare una mozzarella... oh Signor, il pizzo no... taglia troppo larga... questo invece non mi fa emozionare. Dopo 20 minuti e una montagna di completi provati, mi infilo l'ultimo che ho adocchiato al volo prima di entrare: un classico due pezzi, blu elettrico, decoro semplice ma di effetto e prego quindi in tutte le lingue che mi stia bene. Avevo detto semplice? Si, magari. Maneggio con la chiusura, imprecando tutti i santi e inventandone di nuovi, quando mi sento toccare la schiena.
“La tua poca coordinazione sta colpendo ancora. Aspetta, che ti aiuto. Voglio capire chi è che ha ideato questi ganci, dovrebbero tenere in considerazione persone come te.”
Ditemi che non è colui che io penso che sia, che quelle mani consumate dopo anni di sforzo non sono sue e che non sono mezza nuda davanti alla persona più sbagliata.  Vi prego ditemi che la voce bassa tipicamente da uomo è dovuta alla commessa raffreddata, con la febbre, influenzata e con il naso che gocciola. Ditemi per favore, che non è Shannon.
“Ecco fatto… Appero’! Ti sta bene il blu. Te l'ho sempre detto, continua a dire che è Jared il guru per te!”
Da piccola ti dicono che se chiudi gli occhi e ci credi veramente, i desideri si avverano.
Ecco... al momento sono in un camerino di un negozio di Venice Beach, mezza nuda, con le mani sul seno, la gambe accavallate per coprire quanto più possibile e con gli occhi chiusi, strizzati, serrati, pregando che possa sparire all'istante. Ma come è vero che Babbo Natale forse non esiste (ho un lungo dibattito aperto con Tomo su questo e un giorno la spunterò, fosse l'ultima cosa che faccio) tanto è vero che non riesco a vaporizzarmi.
Non mi resta che affrontare la realtà. Apro gli occhi, rossa in viso tra l'imbarazzo e l'incazzatura, e … “SHANNON CHE DIAMINE FAI.”
Sembra uno stoccafisso, non si è mosso di una virgola e sta ancora lì a fissarmi dallo specchio. È l’uomo più rilassato del mondo, come se bazzicare nei camerini del reparto femminile di biancheria d'intima fosse cosa di tutti i giorni (o forse lo è davvero? … non lo voglio sapere) e mi risponde beato.
“Ho corrotto la commessa, è bastato un occhiolino ed è capitolata. Ovviamente.” e sorride. Sorride... io sono mezza nuda (si era capito, no?), e lui sorride compiaciuto. Troppo compiaciuto.
“Shannon esci subito.”
“Non mi ringrazi per il complimento?”
“Se non esci all'istante, mi metto ad urlare così forte che persino gli Aborigeni australiani mi sentiranno”
“M ti pare che sia la prima volta che vedo un paio di tette?” inizia a ridere con aria sognante, sono sicurissima che sta pensando qualcosa del tipo “Mmmmm no, erano migliori quelle di Eveline, me le ricordo benissimo, perfette.”
“Non ho mai insinuato una cosa del genere, sono pienamente consapevole della tua notevole esperienza in materia.”
“E quindi perché ti arrabbi così tanto se sto qui a darti consigli? Un parere maschile per queste cose serve sempre, se poi parliamo del mio parere, beh…” e mi fa l’occhiolino. No, ma seriamente sta facendo o sono ancora gli effetti della botta sul naso di stanotte?
“LETO”
“Eddai...” Gridando per la frustrazione, tiro la tendina chiudendolo fuori, mi assicuro che non sbirci e mi cambio velocemente. Riapro la tenda con la guerra negli occhi: forse dovrei ricordargli chi è che ha inventato il titolo “This Is War”.  Ok...è stato Jared ma ho giocato un ruolo fondamentale.. Vabbè, importante su. L'ho ispirato d'accordo? Va bene, ero solo presente quando lo stava comunicando a Tomo alle Hollywood Hills. Ero comunque coinvolta!

“Quindi hai deciso per il blu elettrico? Mmm, non so ma ti preferivo con quello che ti ho scelto.” mi dice mentre ci incamminiamo verso le casse “Devi rinnovarti M, questo look da “non vi avvicinate a me manco per sbaglio” vedi di gettarlo fuori dalla finestra!”
Finisce la frase con un tono di voce troppo alto per i miei gusti. Ma che gli è preso? Non dovrebbe essere nemmeno qui e ora inizia pure ad urlare.
“Shannon abbassa la voce, non stiamo mica al mercato del pesce!”
Mi guardo intorno per vedere se stanno prestando attenzione proprio a noi e da lontano vedo le commesse di prima:  non si stanno perdendo una battuta. Perfetto. Devo ricordarmi di fare una strada diversa al ritorno per tornare a casa, non vorrei mi bruciassero le piante in giardino per aver osato far arrabbiare il loro tesoro proibito.
“M. guardati, sei un bocconcino niente male” mi sta squadrando un po' troppo “Sì, sono sempre più convinto della mia affermazione precedente!” Annuisce con aria da maestrino.
Perché mi sembra di essere tornata alle elementari, con la maestra che mi faceva sentire idiota e un compagno di banco che non faceva altro che pulirsi il naso con le dita per poi ridere sghignazzando soddisfatto?
“E io fidati.. sono doppiamente convinta che tu sia un porco, che ha invaso la mia privacy e che per questo dovrebbe essere denunciato alle autorità competenti”
“Si? E come? Facendo un reclamo a ‘Www.AiutaPureTuMASvecchiarsi.Com’?”
“No, a ‘Www.ShannonLetoSeNonLaSmettiNonTiPresentoPiùLeMieAmiche.Com’”
Incrocio le braccia al petto, perché so quanto questo sia un argomento sensibile.
Per anni mi aveva pregato di presentargli Rachel,mia vicina di casa e carissima amica e quando finalmente mi decisi, stremata dal suo continuo “Giuro che se me la presenti, ti lascerò sempre l'ultima focaccetta di Tomo”, Rachel era partita per un viaggio di lavoro, per poi tornare felice ed innamorata di Michael, padre del mio bellissimo nipotino acquisito Jonathan, lasciando Shannon con l'amaro in bocca e un'erez...COFF COFF… un fastidio nei pantaloni insoddisfatto.
Vi giuro, non mi scorderò mai la faccia di quando, saputo che Rachel era rientrata, si era catapultato a casa mia e dovetti annunciargli la lieta novella. Ho riso per settimane intere.
Ed è la stessa faccia che mi ritrovo ora davanti: un piccolo e tenero cucciolo di foca sull'orlo del pianto. No, sull’orlo del pianto no, ma è comunque un cucciolo di foca.
“Questo è un colpo basso...”
“Questo è quello che ti meriti per aver sbirciato!”
“La tenda non era perfettamente chiusa e non ho resistito. Non è colpa mia. Senti, facciamo così, dopo se non hai nulla da fare, puoi rimanere alla prove con i ragazzi, avviso io Jared.”
Colpo basso cosa?
Lo sa, è un maledetto. Lo sa quanto io ami starmene in un angolo mentre loro provano e riprovano una canzone già perfetta di suo. Lo sa benissimo e poi sarei io la donna dai colpi bassi?
“Stronzo, sei un fottuto stronzo!”
“E ora che ho fatto?!” Sembra davvero caduto dal pero. È serio o improvvisamente ha imparato a recitare?
Mi avvicino alla prima cassa disponibile e inizio a passare la merce alla commessa. Sì, alla fine non mi sono limitata affatto  e ho preso quasi tutto, anche se so che finirà tutto nel cassetto esattamente come è stato comprato.
“Ricorri sempre alle prove quando si tratta di farti perdonare, conosci troppo bene questa mia debolezza.”
“Che ci vuoi fare dolcezza... A Shannon non fugge nulla!” e mi assesta una bella e sonora pacca sul sedere.
BENE, come se mi servisse altro. Alle solite commesse, sì quelle che non hanno smesso di fissarci da quando siamo entrati nel negozio, gli occhi sono praticamente fuori dalle orbite e cominciano a parlare con fare concitato. Ora una domanda per voi: che cosa sono diventata ormai? Una squillo a cui sta pagando la biancheria sexy da indossare al prossimo incontro? Molto probabile. Devo seriamente tirare fuori quel fucile dal garage, mi servirà presto.
Non reagire M, non reagire. Incredibilmente mi limito a scoccargli un’occhiata assassina, ma Shannon ha deciso che oggi il mio autocontrollo deve essere messo per forza a dura prova.
“Ah e comunque....” continua imperterrito “non capisco, perché non me le hai mai presentate?”
Se parla di Iris e Natasha, le mie due massaggiatrici di fiducia, lo trucido. Non lo vuole capire che non giocano per il suo team?!
“Chi?!”
“Quelle due bocce niente male che ti ritrovi! Ero quasi sicuro che tu fossi un maschio fino ad oggi…”
Non finisce la frase che gli arriva dritto dritto sul coppino una sberla forza 9 da rischiare il distaccamento del cervelletto dalla colonna vertebrale. Scusatemi. Scusatemi tanto, ma ha fatto tutto lui, io ci ho provato a non reagire così.
“Fottiti Leto! E non giocare con me. Lo sai che le mie sentenze si sono sempre avverate. Vuoi che la Russia bandisca per sempre Mr. Shannon Leto per fallimento e inettitudine (IfYouKnowWhatIMean). Toh! Sta zitto e pagami i completi!”
Mollo tutto nelle sue mani. Così impara, e mi pagherà anche il resto della spesa. Questo è poco ma è sicuro.
“Sei tirchia peggio di mio fratello, lo sai? Ma roba da matti!”
“La vuoi lasciare stare quella pover' anima? Mi chiedo dopo così tanti anni come faccia a sopp...”
“Don't Stop Believing” interrompe la mia scenata. È il mio cellulare che suona e la chiamata in entrata può essere solamente di una persona: Jared “Ti Chiamo Quaranta Volte al Giorno” Leto, anche se devo dire che oggi si è contenuto. E comunque credo che mi spii in qualche modo, mi avrà installato qualche cimice sotto pelle perché non è possibile che compaia ogni volta che viene fatto il suo nome.
“Jay tesoro, ciao!” alla fine sono sempre contenta di sentirlo… alla fine fine. “Dimmi tutto”
“Scusa M, non voglio disturbarti ma Shannon non è rientrato ieri notte, sai per caso dove è?”
Una frase del genere nel 2007 non vi avrebbe sconvolto: i fratelli vivevano insieme, quindi era semplice capire se uno dei due aveva passato la serata fuori.
Ad oggi mi spaventa. Come fa a saperlo? A volte penso che i poteri di quell'uomo siano troppo vasti e infiniti per essere compresi: sfidano le leggi della chimica, della fisica, dell'astrofisica, dello spazio e del tempo... come un Time Lord.
Non lavorerò mica per un Dottore? Questo fa di me un Companion?
Ok, la BBC mi ha rovinato la vita.
“Jay..” cerco di togliermi dalla mente l'immagine di Jared che svolazza intorno alla consolle del Tardis mentre decide quale epoca visitare “sono fuori a far compere con tuo fra....”
Alzo gli occhi su Shannon che, finito di pagare, sta gesticolando come un matto per attirare la mia attenzione, scuotendo il capo e bisbigliando “No, non dirgli che sono con te, non dirglielo, non dirglielo!”
Cerco perciò di salvare in corner la frase “... tellastro, sì! Babu è passato a prendermi, sai.”
“Ah si?” Jared insiste e forse il suo tono mi dovrebbe far capire che mi sto per cacciare in un bel guaio.
“Sì! Sai, si è offerto di accompagnarmi per lo shopping domenicale.”
“Quindi con te non c'è Shannon?” Continua ad insistere. Un campanello di allarme scatta.
“No, ti ho già detto di no!” Le mie doti di attrice lasciano un po’ a desiderare, ne sono consapevole.
“No perché sai.... “ il telefono squilla di nuovo, segno di un messaggio ricevuto. Apro ed è una foto di Babu, che si gode un frullato,  gusto tropical probabilmente, a bordo piscina, ignaro di essere stato fotografato ed imparo ancora una volta che dovrei iniziare seriamente a dar retta al mio istinto “... Babu è qui con me e se tu sei con un mio fratello deve essere per forza quell'ingrato di Shannon. Perché non vuole mai venire a far un giro con me e lo fa con te? Ah ma sì, ovvio. Sono proprio stupido, ma perchè tu hai un paio di tette e devo dire...”
Mi sta praticamente rompendo un timpano e visto che ho ancora davanti a me tutta la vita e non ci tengo a dovermi far ripetere le cose due volte a suon di “EHHHH che hai detto?!”, tento di calmarlo come posso.
“Jay calmati!” Aiuto, come si spegne? Non mi hanno dotato di un libretto delle istruzioni quando mi hanno assunto.
Mi volto verso Shannon in cerca di un appiglio, in fondo è suo fratello non mio, ma tutto quello che fa è schiaffarsi una manata sulla faccia e mormorare a ripetizione “Sono fregato, ora chi lo sente a quello.”
Bene, fuori gioco pure lui.
“... tette niente male, non mi fraintendere. Ben proporzionate al tuo fisico...”
“JARED!” Il detto non era “Dio li fa poi li accoppia”? A quanto pare, no, è “Dio li fa e poi li rende fratelli”.
Nel frattempo con la coda dell’occhio intravedo una delle commesse che è letteralmente sbiancata quando ho nominato Leto Junior. Credo sia lì lì per svenire… che sarà mai! Fuori una.
“Ma non è questo il punto...” Jared continua come se nulla fosse. “Dì a Shannon che è finito, FINITO, ore massacranti di prove, minimo 3 Vyrt e la sua scorta settimanale di caffè giù per il water lo attendono. Ho le sue chiavi di casa, sa che non scherzo. È un uomo F.I.N.I.T.O., passo e chiudo. Ah! Ti avevo chiamata anche per sapere se devo mandare Shayla a prendere il latte per il thè che verrai a prendere qui più tardi. Ciao!”
Mi chiude il telefono in faccia, senza lasciarmi spazio di risposta e non posso far altro che guardare Shannon con faccia sconsolata. Mi dispiace per ciò che lo attende. Conosco Jared, so cos’ha veramente a cuore, ma non avrei mai immaginato una reazione simile per un giro di compere negato dal fratello.
“Shan...?”
“Si...?” Si volta a guardarmi con la morte negli occhi. Forse sono un po’ troppo tragica, avete ragione.
“Dopo ti proteggo io da Jared...tranquillo!” Cerco di infondergli tutta la sicurezza che possiedo ma... non sono molto credibile.
“Si...certo.” Esce dal negozio ciondolando la testa. Ahh mi si stringe il cuore.
“Shan! Aspetta! Ok, ti faccio toccare una tetta, così provi con mano che non sono un maschio” E anche questa volta sono riuscita a dire qualcosa che mai e poi mai avrei mai detto a Shannon. Questa giornata è da segnare sul calendario, una svolta storica, sto perdendo troppi punti.
Si volta lentamente, speranzoso, con un timido sorrido e una rinnovata gioia negli occhi “Entrambe o devo sceglierne una? Strizzatina o una palpata leggera?”
Ecco, la pena che mi poteva ispirare fino ad adesso è sparita di colpo. “Ora non allarghiamoci! E poi chi ti dice che fossi seria? Era solo per farti tornare il buon umore!”
Mi guarda accigliato “M... una frase è una promessa! Dillo che non vedi l'ora.”
Et voilà, il malizioso è tornato prepotentemente tra di noi, gli basta veramente poco.
“Oddio smettila, mi farai diventare matta. Non voglio impazzire prima dei 30 anni! E poi cavoli, è solo una tetta.”
“Le tette sono tette e comunque guarda che ti sto facendo un complimento. Semplicemente sembrano belle sode e te le palperei volentieri, non ti sto offendendo mica, anzi!”
Si allontana di poco da me e si incammina verso il prossimo negozio, borbottando.
“E che cavolo! Credevo che voi italiane foste tutto fuoco e passione e invece vi lamentate se vi si fa anche solo mezzo complimento sul vostro décolleté e si esprime il proprio apprezzamento. Dì grazie che senza di te non saprei come sistemare i calzini in valigia...”
Accidenti, l’ha presa proprio male questa volta.
Accelero il passo per raggiungerlo, prendo Shannon sottobraccio e poggio la testa sulla sua spalla.
“Shan?”
“Uhmm”
“Sei un idiota.” Gli sorrido perché so che non può tenermi il muso.
“E tu sei una bisbetica incallita” Sorride di rimando, in fondo è così.

Passeggiamo tranquilli senza una meta particolare, guardando le varie vetrine e godendoci il sole del primo pomeriggio.
O meglio,  io me lo sto decisamente godendo, visto che il massimo dello sforzo per me è entrare in un negozio, passare tra gli scaffali alla velocità di Taz, il diavolo della Tasmania, invece Shannon… be, Shannon sta avendo qualche difficoltà a sorreggere le circe 10 buste stracolme di vestiti di ogni genere e forma : intimo, felpe soffici in vista di viaggi dove l'inverno è inverno, pantaloni, magliette e vestiti eleganti... per non parlare di calzettoni, cappellini, sciarpe e guanti dai colori davvero imbarazzanti.
Che ci posso fare se amo i colori fluo e se probabilmente soffro di qualche disturbo ossessivo compulsivo? Perché, come Shannon mi fa notare, compro così tante cose che, soprattutto ad LA, non mi serviranno quasi mai, ma la vita riserva continue sorprese! Chi mi assicura che un giorno ad LA non ci sarà una terribile bufera di neve che durerà giorni e giorni?

Siamo davanti ad un delizioso negozio di antiquariato e sto letteralmente sbavando ad ogni souvenir in esposizione quando un odore pungente di salsedine mi arriva dritto dritto al naso. Automaticamente giro la testa verso Shannon che mi sta osservando con la stessa intenzione: è arrivata l'ora di una bella camminata sulla spiaggia. E soprattutto del suo promesso caffè!  Giuro... neanche Romeo e Giulietta o Renzo e Lucia, parlavano così del proprio amato. Quell'uomo è un caso disperato.
In Italia abitavo nell'entroterra, il luogo balneare più vicino era ad ore di distanza di macchina e l'unica volta che mi capitava di fare il bagno era quando in estate scendevo giù in Puglia a trovare i nonni.
Non ero abituata a viverlo tutti i giorni e devo ammettere che non mi entusiasmava più di tanto.
Tutto ciò è cambiato quando mi sono trasferita a Los Angeles, otto anni or sono.
Se il Mar Adriatico ti incanta, l'Oceano Pacifico ti sconvolge e ti ruba l'anima: tanto calmo quanto burrascoso, con le sue onde pronte ad accogliere surfisti venuti da ogni dove per sfidare quel muro d'acqua, ti fa sentire parte di un qualcosa di non ben definito, un'entità superiore che andrà avanti anche quando tu non camminerai più su questa Terra. Ti fa sentire grande, completo ed incompleto allo stesso tempo e non ti offrirà mai due volte lo stesso spettacolo. Ogni tanto mi sento in vena filosofica e questo è un momento perfetto.
Ci dirigiamo verso la parte di spiaggia poco frequentata dai turisti, dopo aver preso al volo due caffè neri, e troviamo un posto tranquillo dove sederci.
Finalmente un po' di calma!
Mi volto di nuovo verso Shannon, vedo in controluce il suo profilo e devo proprio ammettere che sono stata fortunata ad incontrarlo: è un caro amico, un alleato fedele e … e... che cosa diavolo sto pensando!?
L'oceano mi rende fin troppo dolce.
Mi siedo sulla sabbia, mi tolgo le scarpe e invito Shannon a fare lo stesso, e mi ritrovo a ridere a più non posso per la poco coordinazione che ha nel farlo dato che è sommerso dalle buste e ha le mani occupate da caffè, cellulare e sigarette. Sono sempre più convinta che a Natale gli regalerò il marsupio che usa sempre Jared dato che si ostina ad andarsene in giro con quella bustina imbarazzante in mano pur di non riempire le tasche dei pantaloni. Ah dimenticavo… i pantaloni toppati neanche le hanno le tasche!
Perché di mettere le sue cose nella mia borsa non se ne parla. Non ha mai avuto il permesso e mai l’avrà. Sono insensibile dite?
È qui che vi sbagliate: date anche un solo pezzetto dell’unghia del mignolo del piede ai Leto e loro ti ingloberanno allo stesso modo di Majinbu. Ve l’ho detto di quella volta che, per evitare che si bruciasse le spalle, gli prestai la crema solare e il giorno dopo mi ritrovai il cassetto delle creme svuotato perché “mi serviva pure il doposole, e la crema alla vaniglia era così buona!”? Ecco. Siete avvertiti.
Tuttavia, meno male che quando si tratta di musica Shannon è capace di giostrarsi perfettamente... altrimenti tutto quello che sentireste sarebbero tamburi e rullanti che se vanno da una parte seguendo quale strano acuto di Jared e piatti e pad elettronici inseguire un ritmo tutto loro.
Cala il silenzio tra di noi, non si sente altro che i bambini giocare felici.
Sento Shannon schiarirsi la voce, chiamarmi in lontananza. Non mi ero nemmeno accorta di essere finita per l'ennesima volta nel mio privato e personale mondo costituito solo da M, me stessa e la mia coscienza  e tentennando chiede  “M, riguardo a quanto ti ho chiesto al ristorante...”
Ci risiamo.
Lo sapevo, non poteva mollare l'osso e che presto o tardi l'argomento sarebbe risaltato fuori.
Brian, dovete sapere, è il mio fidanzato, o almeno così lo definiscono tutti. Dico così perché io non riesco a definirlo tale. Io e i rapporti fatti e finiti non andiamo molto d’accordo. È un argomento tabù e tale deve rimanere per il momento.
“Shan, per favore, non parliamone, non ne ho proprio voglia.”
“Lo so, lo so, conosco la tua policy riguardate le relazioni: ‘non ne parlo, non ne devono parlare e non voglio che mi siano fatte domande’ ma…”
“Ecco, visto che lo sai non capisco perché stai insistendo.”
“M, sono il tuo migliore amico e dovresti parlarne con me. Anche se spesso e volentieri faccio l’idiota, sai che puoi fidarti.”
Non mi sento di dargli torto perché ha ragione. Ha ragione al 100%. Quando si parla di sentimenti mi blocco. Con Shannon, con Babu, con coloro che erano parte della mia vita in Italia, persino con mia madre. Non riesco a parlarne e preferisco tenere tutto per me. In questo caso la questione è ancora più grave: non so quello che provo per Brian e non voglio affrontare questo argomento.
“Shan…”
“Lo so, ma dovresti proprio lasciar…”
Lo fermo subito perché so benissimo dove vuole andare a parare, non essendo la prima volta. “Non ricominciare con questo discorso, te ne prego!”
“No, ora mi lasci finire! Non sei fatta per una persona gelosa persino dell’aria che respiri, che ti sta addosso da mattina a sera e che non riesce ad accettare che tu per lavoro debba stare all’estero molti mesi. Non fa per te, e tu ne sei perfettamente consapevole, non capisco perché ti ostini a frequentarlo.”
Parla come una mitraglietta, non prende fiato ed ad ogni parola sbuffo irritata… perché, ancora una volta, ha ragione. Hanno tutti ragione: Brian è la persona più lontana da me, da quello che sono e soprattutto dal modo in cui vivo.
Non ha mai lasciato la California, se non un paio di volte costretto dagli amici. Non ama leggere, ascoltare musica, andare alle mostre ed esplorare culture nuove; vive felice e contento nel mondo in cui è nato, mondo che conosce a menadito e che gli dà conforto e sicurezza. Il mio esatto contrario.
Nonostante questo non riesco a mollarlo, tutto sommato mi fa stare… bene. Mi fa sentire protetta, è un punto fisso. Sì, mi fa sentire sicura. Sto bene, non come vorrei veramente, ma sto bene, perché mollarlo?
Al momento non so se sto cercando di convincere me stessa o se ci credo davvero. Ora capite perché non ne voglio parlare?
Chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni.
“Shan, basta davvero.”

Per l'ennesima volta, penso che qualcuno mi stia spiando e che io viva in un Truman Show allargato.
Mi squilla il telefono (ma non potevo lasciarlo a casa?) e indovinate? Esattamente lui, Brian.
Prendo il cellulare e subito Brian, senza neanche augurarmi buongiorno, mi invita fuori perché ha bisogno di parlarmi. Vi ricordate che ero in quel bar ad ingozzarmi di gelato ieri?
La colpa era sua, della sua costante gelosia e della sua ingiustificata fissazione secondo la quale io progettavo di tradirlo. Ma se ho a malapena tempo per respirare, tra un aereo e l’altro? Ed è proprio quello il problema: il mio lavoro, le persone con cui ho a che fare, e me lo rammenta ogni giorno. Stanca per l’ennesimo litigio, mi ero rifugiata in quella bellissima coppa maxi di gelato, annegando ogni dispiacere, finché non è arrivato Shannon a salvarmi da una crisi iperglicemica.
“Brian, sono giorni che cerco di contattarti ma ti sei negato. Ora sono impegnata. Facciamo stasera?” Guarda te, ora dovrò anche rinunciare alle prove.
“M stai con Shannon, vero?” colpita e affondata “Lo sapevo, stai sempre con lui. Questa situazione mi ha davvero scocciato M, te lo ripeto di continuo.”
Il nocciolo di ogni discussione da qualche mese a questa parte: Shannon, Shannon e ancora Shannon. Non l’ha mai accettato, lui più degli altri, e anche questo va ad aggiungersi alla lunga lista.
Come continua il mio silenzio, continua anche la sua cantilena infinita “Non è concepibile un’amicizia così stretta tra uomo e donna, non è possibile che passi più tempo con lui di quanto ne passi con me.”  un nastro rotto, un disco incantato, che a confronto Jared e i suoi mille sproloqui mi sembrano delle boccate d’aria di primavera “Mi trascuri M, troppo per i miei gusti.”
“Brian, sapevi perfettamente che con questo lavoro sarebbe stato così. Non puoi rinfacciarmelo ogni momento che ne hai occasione. Eri consapevole del fatto che avrei passato più tempo in giro per il mondo che qui a Los Angeles. Non farmi ripetere tutte le volte.”
“Dovresti proprio lasciarlo quel lavoro.”
“… scusami?”
“Sì, non è il lavoro per te, assolutamente. Nel mio studio c’è un posto libero per segretaria, posso metterti una buona parola e nel giro di una settimana potrai lavorare qui.”
No, no… questo è davvero il colmo. Inizio a torturarmi il ginocchio battendoci nervosamente le dita sopra e poi succede tutto in due secondi. Shannon mi blocca la mano poggiandoci sopra la sua e con l’altra mi strappa letteralmente il telefono.
“Shannon ma che… no, tranquillo eh!”
Si alza e inizia a camminarmi davanti, facendo avanti e indietro e riversando un fiume di insulti al cellulare.
La mia reazione? Basita, sconcertata. Ha sempre cercato di rimanerne fuori, come da me richiesto, ma questa volta sono a bocca aperta, sbalordita da tutto ciò. Non ha mai alzato la voce, neanche quando Brian lo istigava con battutine che lasciavano parecchio a desiderare e Shannon ha cercato in tutti i modi di coinvolgerlo nel gruppo, anche se non è mai riuscito a farselo andare a genio.
“…e quindi smettila di trattarla così perché non se lo merita. Lei è la migliore nel suo lavoro, e sicuramente non le serve fare la segretaria per il ragioniere da due soldi che sei. Non riusciremmo a fare la metà delle cose che facciamo se non fosse per le sue doti organizzatrici, ci sta dietro e ci aiuta perché ama questo lavoro. Quindi finiscila, va bene? Questa è la sua vita! Vorrei poterti dare un consiglio e dirti di piantarla di soffocarla con i tuoi inutili rimproveri ma sei talmente stupido che neanche se te lo scrivessi a caratteri cubitali sulla tua amata Range Rover arriveresti a capirlo.”
Vedo che sta per chiudere il telefono in faccia a Brian (cosa che non sopporta tra l’altro) ma evidentemente non ha finito.
“Ah e un’ultima cosa: M ha delle curve da mozzare il fiato, saresti uno scemo se te la fai scappare… amico.”
Detto questo chiude la chiamata.
E io sono ancora più sconvolta.
Ha parlato delle mie curve a Brian? Cosa andrà a pensare quell’altro adesso?
“Toh” e mi porge il cellulare. Non so più con chi arrabbiarmi davvero.
“Shannon… ma che ti è preso?!”
“Qualcuno doveva pur dirgliene quattro a quell’idiota.”
“Sì ma quella persona non eri tu! Ora come minimo penserà che l’ho seriamente tradito con te per tutto questo tempo!”
“Meglio, un motivo in più per lasciarvi.”
“Shannon non sono affari tuoi, nessuno ti ha chiesto di difendermi, hai solo peggiorato le cose!”
Una cosa ero riuscita a fare in tutto questo tempo: placare le insinuazioni su me e Shannon. Almeno ci avevo provato… ora è andato tutto in fumo.
“M non starai mica parlando sul serio? Dovresti ringraziarmi, ti ho offerto la scusa perfetta!”
No, non capisce la gravità della situazione, non si rende conto del casino in cui mi ha cacciato e, soprattutto, pretende che lo ringrazi.
“Sì, Shannon, sì. Ora sarà tutto più complicato e non oso immaginare cosa mi dirà! Grazie mille, davvero.”
Mi alzo e inizio a raccogliere le mie cose, non voglio restare su questa spiaggia un secondo di più.
“Senti, io vado, tu tornatene a casa come diavolo ti pare. Di certo troverai un Echelon pronta ad accompagnarti ovunque tu voglia.”
Mi giro e inizio a correre, mentre sento Shannon gridarmi dietro.
“Sono io l’uomo per te!”
Cosa?!
Mi fermo di botto perché temo di non aver sentito bene e vado a schiantarmi contro il bordo di una panchina, cadendo miseramente di sedere a terra. Ecco, mi sono sbucciata un ginocchio e ho rovinato l’ennesimo paio di pantaloni! Dio, se volevi agire, non potevi farlo in un altro momento?
Alzo la testa e lo vedo lì, che mi fissa. Shannon, l’uomo per me? Una piccola villetta nella Contea, steccato bianco, lui che torna a casa mentre io lo saluto dal portico, grembiule addosso e un marmocchio in braccio magari...
ALT fermi tutti.
Ma che cazzo sto pensando?


Aiuto, voglio la mamma.

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