Fushigi no kuni no Narutochan

di Rei Murai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il bian coniglio - 2. Io sono alice? ***
Capitolo 2: *** 3. Il Bruco - 4. Il porcellino e il pepe ***
Capitolo 3: *** 5. Il Cappellaio matto e la Lepre Marzolina - 6.Il Roseto bianco e le carte pittrici. ***
Capitolo 4: *** 7.Il croquet della regina di cuori - 8.Il ritorno del gatto e il boia ***
Capitolo 5: *** 9.Ramen Sprito? Chi è il colpevole?! - 10. interrogata? Naruko attraverso lo specchio ***



Capitolo 1
*** 1. Il bian coniglio - 2. Io sono alice? ***


Tratto dal libro “nel paese delle meraviglie”

Di Lewis Carroll

Pg:

Alice: Uzumaki Naruto
Coniglio: Uchiha Sasuke

Narratore: Uchiha Itachi (paurapaurapaura)

Dietro le quinte

Ragazzi correte, correte… dobbiamo muoverci e abbiamo poco tempo!

Avete tutti i copioni??

Coro: si -.-

E i costumi? Vanno bene i costumi??

coro: si…

N: senti rei… ma xkè proprio “Nel paese delle meraviglie”?

Nn ti piace come fiaba?

N: no, mi kiedevo semplicemente, xkè questa…

Xkè avrei dovuto farne un'altra? °° … ORA NN ABBIAMO TEMPO PER DISCUTERE VEDETE D MUOVERVI… SASUKE HAI DIMENTIKATO DI NUOVO LE ORECCHIEEE ><

S: tsk… *prende le orecchie e se le mette*

Perfetti… SIETE STUPENDI *-*

N/S: -.-‘’

Allora pronti… vai Itachi! SI COMINCIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA >O<

Ita: … -.- …

***********************************

Capitolo 1

Il bian coniglio.

Itachi:

Naruto sospirò per l’ennesima volta fissando le nuvole bianche sopra di lui.

Era una torrida giornata di metà luglio, gli uccellini cinguettavano, i prati erano ricoperti di splendidi fiori dai colori sgargianti e un ruscello gorgogliava allegro poco distante da lui.

Si trovava tra la folta vegetazione poco fuori Konoha e sarebbe stato anche piuttosto piacevole stare li se solo … non si stesse annoiando a morte.

Kakashi aveva dichiarato una giornata libera per tutti, per poi defilarsi di corsa verso una parte imprecisa di Konoha.

Sakura dopo aver tentato di convincere il moro a seguirla, aveva perso ogni speranza e se ne era tornata a casa senza nemmeno salutarlo mentre Sasuke…

Il SUO Sasuke, aveva deciso che, anche se non c’era Kakashi a commissionargli le missioni ciò non voleva dire che avrebbero dovuto passare una giornata in completo ozio, così se ne era andato ad allenarsi da qualche parte piantandolo li come un idiota.

Da solo.

Beh, forse non proprio solo.

Carezzò il piccolo gattino bianco che gli si era raggomitolato sul torace addormentandosi beato. Era saltato fuori da un cespuglio aggrappandosi a forza sulla sua schiena miagolando disperato e soffiando inutilmente ad un piccolo cane dal pelo mulatto.

L’aveva preso abbracciandolo possessivamente e fissando male in cane che aveva abbaiato una o due volte per poi defilarsela richiamato dal padrone e se l’era portato con se in quel posto che conoscevano solo lui e Sasuke e in cui andava quando voleva stare solo.

Sentì il micio alzarsi e stiracchiarsi appena, scendendo con un balzo leggero dal suo torace posandosi sull’erba leggermente umida.

Una folata di vento gli scompigliò appena i capelli biondi mentre gli occhi gli si chiudevano lentamente, trascinati dalla tranquillità di quel posto e dal sonno in arretrato che gli era rimasto da due mesi a quella parte.

Due mesi.

Era da poco che stava con Sasuke e il loro rapporto non era certo tra i migliori.

Sasuke… era freddo, distaccato, insopportabile ma altrettanto dolce e premuroso e poi era bello.

Quella bellezza che ti colpiva al solo sguardo.

Aveva imparato a conoscere ogni singolo centimetro del corpo del compagno in quei due mesi.

L’espressioni, i modi di fare, cosa gli piaceva e cosa odiava… .

Però era sicuro che ci fossero anche troppe cose che non conosceva del suo ragazzo.

Cose che anche cercando di scoprirle, non sarebbe riuscito a capire in pieno.

Con quei pensieri in testa chiuse gli occhi lasciandosi andare.

Aveva bisogno di dormire se quella sera voleva seguire i ritmi dell’Uchiha e con un sorriso dipinto sul volto, si lasciò andare in quell’oblio senza sogni che era il suo dormire.

Si risvegliò qualche ora dopo.

Il sole ormai era abbastanza alto nel cielo e i pochi posti all’ombra che si erano creati quella mattina, erano stati mangiati dalla luce abbagliante che ora inondava tutto regalando nuovi colori alla natura che lo circondava.

Si tirò a sedere sentendo i morsi della fame che cominciavano ad attanagliarli lo stomaco in prese sempre più strette.

Allungò una mano prendendo lo zaino e tirandone fuori l’obento contenente il pranzo accorgendosi solo in quel momento che Sasuke aveva lasciato li il suo. “affari suoi, così s’impara a piantarmi in asso” pensò poggiandosi ad un albero, unico punto ancora in ambra in quella piccola radura, cominciando a mangiare lentamente.

Fu allora che lo vide.

Nascosti tra la folta vegetazione due occhi neri lo stavano fissando con interesse.

Poggiò l’obento fissando con più attenzione verso quel punto. L’essere colto in fallo saltò fuori da dietro il cespuglio sorridendogli e prendendo a correre.

Nemmeno il tempo di pensare. Lasciò li tutto partendo al suo inseguimento chiamandolo a gran voce.

- SASUKEEE, TEME FERMATI! – sbraitò aumentando la velocità più che convinto a raggiungerlo.

- è tardi, è tardi! – rispose l’altro senza accennare a fermarsi – la regina mi prenderà per le orecchie e tenterà di violentarmi ancora … mi chiedo io … perché anche per me non c’è la pena di morte? – saltò un cespuglio intrufolandosi di più nella folta radura sempre inseguito dal biondo.

Nello stesso istante del salto il biondo allungò una mano afferrandolo e facendo cadere entrambi a terra tra un turbinare di foglie.

Sasuke fu il primo a rialzarsi fissandolo spaesato.

Che diavolo voleva quello da lui?

Per tutta risposta il biondo rimase seduto a terra fissandolo sconcertato;

il moro portava un paio di boxer bianchi e semi trasparenti che, sembravano essere un tutt’uno con il suo corpo, tanto erano aderenti sul cui, dietro, spuntava un piccolo batuffolo bianco e peloso.

A parte quell’indumento per il resto era nudo.

Attorno al collo portava una cravatta nera che scendeva a sfiorargli la pelle bianca del torace, mentre ai polsi portava due polsini neri, come quelli delle camicie, allacciati da due piccoli bottoni d’oro ciascuno.

Mentre tra i capelli… tra i fili neri di Sasuke spuntavano due lunghe e bianche orecchie da coniglio, di cui una era piegata in modo tenero in avanti e ricadeva morbida a sfiorargli la fronte.

La cosa più spettacolare erano gli occhi.

Quegli occhi neri, solitamente inespressivi, che ora si mostravano a lui sbigottiti e spaesati.

Quasi si stesse chiedendo chi fosse la persona che si trovava davanti.

Gli lanciò un’altra veloce occhiata sbigottita per poi scoppiare a ridere divertito.

- ma come ti sei conciato? – gli chiese mentre il moro continuava a fissarlo sempre più stranito.

Cosa c’era che non andava nel suo abbigliamento?

Si fissò brevemente i “vestiti” per poi tornarlo a fissare sempre più spaesato.

Alla fine gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla guancia e sfiorandogliela delicatamente.

A quel gesto il biondo smise di ridere regalandogli uno sguardo carico di dolcezza, un sorriso dolce, come quelli che riservava solo a lui.

Senza staccare gli occhi dai suoi, il moro, si sporse a lasciargli un casto bacio sulle labbra.

Lento e dolce.

Non gli e ne aveva mai dato uno così…

Non fece nemmeno in tempo ad assaporarlo appieno.

Sasuke si girò di nuovo riprendendo a correre velocemente ripetendo che era in ritardo e che doveva sbrigarsi!

Lasciò passare cinque secondi, il tempo per capire che diavolo fosse successo e poi di nuovo via, all’inseguimento di quell’idiota che sembrava non avesse alcuna intenzione di fermarsi.

Fino ad una radura.

Il moro era scomparso.

Non sapeva nemmeno dove esattamente si trovasse, ma poco importava.

Poi lo vide, un grosso buco nel terreno.

Gli si avvicinò sporgendosi appena e non vedendone il fondo nonostante la luce forte del sole che si trovava sopra di lui

- E’ TARDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII – l’urlo si propagò dal buco fino ad arrivare alle sue orecchie.

Già era difficile sentirlo parlare… figurarsi urlare.

Ma era tardi per cosa???

Voleva sapere.

Voleva capire perché quell’idiota continuava ad urlare e dove diavolo doveva andare conciato così.

Senza contare il fatto che lo aveva piantato li come un idiota per la seconda volta in un solo giorno.

Preso più dalla curiosità che da altro si buttò anche lui nel buco, al suo inseguimento.

Dove andava Sasuke sarebbe andato anche lui.

… Che avesse voluto o meno … .


*******

Capitolo 2

Io sono Alice?!?

La caduta sembrava non finisse mai.

Un gran salto nel vuoto a rallentatore e a testa in giù. Tentò più volte di rigirarsi da quella posizione scomoda, senza avere alcun successo.

Chissà dove sarebbe finito… beh, ovunque fosse il posto, non voleva rischiare di rompersi il collo.

E il buco era sempre più profondo…sembrava davvero che non finisse mai… stava giusto facendo una di questa considerazioni quando una fonte di luce gli offuscò lo sguardo.

Fissò verso la luce socchiudendo gli occhi per poi cercare di rigirarsi con la testa verso l’alto.

Inutile.

Provò allora a frenare la caduta aggrappandosi alle pareti umide tramite il chakra.

Troppo scivolose.

Non gli veniva nulla in mente.

Non riusciva a pensare.

Poi, di botto, si fermò.

Il corpo che penzolava a qualche centimetro dal terreno, le punte dei capelli che sfioravano le mattonelle immacolate del pavimento e i piedi incastrati in una lunga asse di ferro.

Sospirò appena, aggrappandosi alle pareti e lasciandosi cadere a terra in posizione eretta.

Di fronte a lui si estendeva un lungo corridoio piastrellato di bianco e in fondo ad esso…

- è tardi…è tardissimo… -

… Sasuke correva ad una velocità impressionante continuando ad urlare.

Cominciò ad inseguirlo, incurante del dove il moro si stesse dirigendo, cercando di non perderlo mai di vista.

Lo vide poco dopo svoltare a destra.

Poi a sinistra.

E poi… sparire in lungo corridoio pieno di porte.

Si fissò attorno spaesato. Il corridoio era lungo una ventina di metri, il colore delle piastrelle era di un grigio scuro mentre le pareti…le pareti erano ricoperte interamente da porte.

Grandi, medie, piccole, lavorate, spoglie….tante porte che accedevano ad altrettante stanze.

E tutte rigorosamente chiuse.

Mosse qualche passo fissandosi attorno per poi sobbalzare per via di un forte rumore.

Si voltò su se stesso notando che la stanza con il camino, da cui era “apparso” era completamente sparita; davanti a lui si trovava solo un muro di pietra che gli impediva di tornare in dietro.

Scoraggiato si chiese da che parte potesse essere andato Sasuke quando, girandosi, notò una porta più piccola delle altre.

Essa si trovava in fondo al corridoio, di un color arancio scuro, con il pomello d’oro e finemente lavorato. Si avvicinò poggiando la mano sopra di esso girandolo piano mentre la serratura scattava e la porta si apriva senza troppe storie.

Felice si chinò appena per entrare dentro una piccola stanza quadrata e spoglia, a parte per una minuscola porticina coperta da delle tende rosse e per un tavolino su cui si trovavano una bottiglia e una vecchia chiave in rame.

Senza pensarci troppo si avvicinò al tavolo prendendo la chiave e ispezionandola con attenzione, era così vecchia che sembrava potesse rompersi al primo giro dentro la serratura. Senza farci troppo caso se l’infilò in tasca per poi ispezionare quello che sembrava una comune bottiglietta d succo di frutta. La stappò annusando il contenuto diffidente

“bevimi” riportava un piccolo cartellino attaccato al collo della bottiglia. Naruto lo fissò per qualche istante diffidente;

già il fatto di essere finito in quel posto, costretto a rimanere li per sempre, non gli piaceva proprio, per non parlare del fatto che, l’unico modo per uscire da quel posto, era quello di diventare della grandezza di un topo per poter uscire dalla porta che si trovava a pochi passi da lui.

Si sedette a terra sempre tenendo in mano la bottiglia continuando a fissare l’etichetta pensieroso.

Doveva trovare un modo per levarsi d’impiccio.

Infondo, se Sasuke era riuscito ad uscire da quel posto, ammesso e concesso che il moro fosse proprio uscito da quella stanza, perché non doveva riuscirci lui?

Si fissò attorno in cerca di un'altra uscita senza incontrarne nessuna che non fosse la piccola porta nascosta dietro le costose tendine rosse.

Si alzò uscendo da quella e tornando nel lungo corridoio.

In fondo ad esso, il muro di pietra faceva ancora bella mostra di se, sbarrandogli il passaggio.

Cominciò a percorrerlo a ritroso, fermandosi di fronte ad ogni porta gli fosse accessibile e provando ad aprirla, con il risultato di arrivare scoraggiato di fronte alla porta arancione.

A parte quella, tutte le altre porte, erano rigorosamente chiuse.

Aveva provato anche ad inserire la chiave nelle varie serrature, ma tutte erano troppo grandi per poter essere aperte da quella chiavetta minuscola.

In fine era tornato nella piccola stanzetta sedendosi in un angolo e reprimendo a stento le lacrime che gli stavano salendo agli occhi.

Sarebbe rimasto per sempre rinchiuso in quel posto?

Non avrebbe più rivisto Sakura, Kakashi e tutti gli altri?

Non avrebbe mai più potuto davvero vedere Sasuke?

Lo sguardo gli cadde nuovamente sulla piccola bottiglia che aveva poggiato a terra, tappandola, poco prima di alzarsi.

Forse un sorso gli avrebbe schiarito le idee e avrebbe trovato un modo per uscire da li.

Allungò la mano senza pensarci troppo, stappandola di nuovo mandando giù un piccolo sorso.

Rimase stupito fissandola mentre il gusto del liquido caldo si spargeva per la sua gola.

Cioccolata.

Ne mandò giù un altro sorso mentre il gusto cambiava diventando vaniglia.

Ciliegia e poi pistacchio.

Miscugli di gusti che si spargevano per le sue papille gustative deliziando il suo palato e stupendolo sempre di più.

Si dispiacque non poco di averlo finito quando mandò giù l’ennesimo sorso, con una fatica immonda.

Poggiò la bottiglia a terra alzandosi venendo ributtato a terra subito dopo da una forte fitta al petto.

Fuoco.

Qualcosa che si propagava dalla sua pancia per tutto il corpo, come se….quasi come se il sigillo di Kyuubi si stesse sciogliendo e la volpe si stesse separando da lui.

Quel dolore immondo non durò che pochi secondi, ma quando si rialzò, la prospettiva delle cose era cambiata, tutto era diventato più grande.

Si girò verso la porticina rossa constatando che, anche essa, era diventata più grande….come se….

Si fissò notando di essere alto quando la chiave che, dopo essere scivolata dalla sua tasca, ora stava a terra a pochi passi da lui.

Decisamente più pesante quando cercò di alzarla mentre, con non poca fatica, riusciva a inserirla nella serratura e farla scattare.

E fu proprio in quel momento che i suoi dubbi divennero una sconcertante realtà.

Non solo la stanza dove stava fino a pochi minuti fa, ma anche il magnifico giardino che si trovava di fronte a lui, erano giganteschi.

Esattamente come se lui si fosse ristretto e fosse diventato della grandezza di un topo.

- ben venuta Arisu… – si voltò verso la voce che l’aveva preso alla sprovvista – … nel paese delle meraviglie - trovandosi davanti al bian coniglio…Uchiha Sasuke.

*******

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Capitolo 2
*** 3. Il Bruco - 4. Il porcellino e il pepe ***


E riprendiamo con questa…siete tutti pronti?
coro: si…=.=’’
bene! Allora, Itachi-sama, possiamo cominciare

 

I: *sbadiglia* ok…ai vostri posti..
Coro: ekkepalle..
I: -.- avete qualcosa da ridire??
coro: NoNo!!
I: bene *sadik smile*
coro: ç__ç

Pg:

Narratore: Uchiha Itachi

Alice: Uzumaki Naruto
Coniglio: Uchiha Sasuke

Il Bruco: Kurenai (si lo so ma non sapevo chi mettere >.>)

La Duchessa: Tsunade-sama
Cuoca: Shizune

Pargolo: ton-ton

Felis Catus: Sai

Cap 3

Il bruco

Itachi:

Dove hai detto che siamo? – sussurrò incerto fissandosi attorno.

Se quello era uno scherzo non gli piaceva affatto.

Lasciò lo sguardo correre lungo tutto attorno guardando gli stranissimi fiori che facevano capolino tra l’erba alta quasi quanto lui.

Provò a ricordarsi il nome di qualche pianta su cui poggiava lo sguardo o di qualche fiore di cui il dolce profumo gli invadeva le narici, ma pareva proprio che la sua memoria volesse fare cilecca in quel momento.

Tornò a fissare il proprio ragazzo che, in quel momento, teneva in mano un lungo vestito viola e blu fissandolo intensamente.

- mettitelo – ordinò lanciandoglielo in faccia.

Ecco, in quanto a modi era sempre lo stesso rozzo bastardo di sempre.

E poi perché mai doveva indossare un vestito da donna? LUI ERA UN UOMO fino a prova contraria.

O per lo meno lo era fino a qualche minuto prima.

Abbassò lo sguardo sul proprio corpo come accorgendosi in quel momento di qualcosa che non andava.

E non parlava solo della statura decisamente troppo ridotta del proprio corpo ma anche dei troppo lunghi capelli biondi che gli ricadevano leggermente sulle spalle nude e delle forme decisamente poco maschili che spuntavano sul suo corpo…nudo.

La Orioke no Jutsu attivata e i propri vestiti spariti.

In più il corpo ridotto alle dimensioni di…..si di un gatto.

Peggio di così non poteva andargli.

Allungò la piccola mano dalle dita affusolate prendendo il vestito che l’Uchiha le porgeva, mettendoselo senza proferire parola.

La situazione era quanto di più strano gli fosse mai capitato e, nonostante Sasuke fosse a pochi centimetri di distanza da lui, non si era ancora azzardo a chiedergli cosa stesse succedendo.

- e ora se volete scusarmi somma Arisu…- bofonchiò il moro scostando lo sguardo e poggiandolo sul grosso orologio da taschino che teneva in mano - …io sarei in ritardo per il ricevimento della regina – finì sorridendole.

Voleva chiedergli di che diamine stesse parlando, ma non ebbe nemmeno il tempo per formulare la domanda, che il bian coniglio riprese a correre lasciandola da sola.

Ci mise una buona decina di minuti a rendersi conto che Sasuke era sparito di nuovo lasciandola sola.

E mentre la furia montava dentro di se, incontrollabile, si incamminò, senza una meta precisa, tra i grandi alberi che si propagavano tutto attorno.

Ormai era circa un’ora che camminava, aveva i piedi che dolevano per la totale mancanza di scarpe, mentre foglie e rametti gli tagliavano le piante creando piccole ferite sanguinolente, per non parlare poi del caldo bestiale che il sole, che batteva proprio sulla sua testa, creava non lasciandogli un attimo di tregua.

Caldo e sete.

La peggiore accoppiata che poteva venirsi a creare.

Spostò un’enorme foglia, con non poca fatica, ritrovandosi in una piccola radura.

Grandi funghi e piante costeggiavano la riva di un piccolo ruscello, uccellini cinguettavano felici svolazzando e inumidendo le proprie ali con l’acqua cristallina mentre vari animali si aggiravano li attorno.

Si sedette sulla riva del ruscello, lasciando i piedi a penzoloni dentro l’acqua fresca, trovando quel senso di sollievo che tanto aveva cercato.

Lasciò lo sguardo scorrere attorno a se chiedendosi cosa potesse fare.

Sasuke era scomparso. Completamente volatilizzato nel nulla, non era riuscita a stargli dietro.

“la regina” continuava a ripetere “devo correre dalla regina…” ma chi diamine era questa regina?

Decisamente, non ci capiva più nulla.

E poi doveva assolutamente trovare un modo per riprendere le proprie sembianze normali.

Non solo il suo corpo maschile, essere una femmina era qualcosa di molto problematico, ma anche la propria statura.

Ok che era basso di natura, ma, quelle sembianze, erano decisamente troppo ridotte.

Lasciò nuovamente scorrere lo sguardo attorno a se in cerca di qualcosa che potesse ridargli la propria statura,ma nulla sembrava indicato per quello scopo, fino a quando non trovò un fungo.

Un fungo alto, dallo strano colore violaceo che emanava uno strano odore.

Si avvicinò ad esso, girandoci attorno, studiandolo attentamente per poi fermarsi a toccarlo. Morbido al tatto, forse troppo morbido. Lo strinse un po’ di più usandolo come appiglio per issarcisi sopra.

Per poco non cadde all’indietro, quando, di fronte a se, non si trovò due grandi occhi neri che lo scrutavano curiosi.

Rimasero a fissarsi per qualche istante, lui appeso al fungo per non cadere e quello strano essere dalle sembianze di un bruco, appollaiato sulla punta del fungo che fumava.

Ad un attento esame potè riconoscere che, colei che si trovava di fronte, era Kurenai.

I lunghi capelli neri lasciati liberi di ricadere sulle spalle, mentre il suo corpo, completamente nudo, presentava dei rivestimenti blu scuro nelle zone intime e in altre parti del corpo.

- Ku…KurenaiSensei? – la donna gli lanciò un’occhiata stranita per poi sedersi sul fungo con le gambe a penzoloni, piccole babbucce verdi le calzavano i piedi, mentre una strana spirale d’edera risaliva la gamba sinistra.

- chi sei? – domandò dopo averlo studiato con attenzione.

- io….sono Naruto! Uzumaki Naruto! –

- Naruto? – la donna scoppiò in una gaia risata per poi cambiare nuovamente posizione, sdraiandosi sul fungo e poggiando il capo sulle belle mani. Le lunghe dita affusolate che le sfioravano il viso, mentre l’indice e il medio tenevano una lunga asta di legno da cui usciva lento del fumo, disperdendosi nel cielo azzurro – Naruto…è un nome da maschio…eppure tu sei una donna – una constatazione, mentre sembrava che…la spogliasse con gli occhi.

- di fattezza si, ma in realtà sono un uomo! –

- non pari proprio – un sussurro mentre continuava a fissarla costantemente. Ecco, ora come ora, la Sensei gli faceva paura.

Sbuffò vistosamente poggiando le mani sui fianchi e riavviando con un cenno del capo una ciocca di capelli.

- sono un maschio! – sentenziò convinto battendo a terra un piede – solo….-

- solo? – ripetè lei

- solo mi si è attivata una tecnica senza che io lo volessi e sono diventato una donna! E sono anche piccolo! –

- piccolo?...-

- si! Sono basso! – si arrampicò sul fungo portandosi davanti a lei – vedi? –

- basso…eh? – la donna si portò di fronte a lui con aria arrabbiata – io sono alta esattamente quanto te! E non sono bassa! –

- tu no ma io si!...non sono abituato a questa misura e voglio diventare più grande!...voglio alzarmi! – Yuuhi lo fissò con attenzione per poi strisciare verso di lui, il viso a pochi centimetri del suo

- un lato ti farà diventare più grande…- si tirò indietro, mentre il suo corpo si trasformava passando direttamente da bruco ad una stupenda farfalla dalle ali azzurro/blu – e l’altro lato ti farà diventare più piccola!- prese il volo svolazzando un paio di volte sopra di lui per poi allontanarsi
- KURENAISENSEI…IL LATO DI CHE COSAA??? –

- del fungo! – fu la risposta ormai lontana, mentre questa spariva dalla sua vista.

Allungò le mani, strappando i due lati del fungo fissandoli attentamente.

- quale sarà quello giusto? – si domandò fissando i due pezzettini del fungo per poi fare spallucce mordendo un pezzo piccolo di quello di sinistra.

Sentì un forte dolore alle ossa per poi ritrovare il proprio mento attaccato alle scarpe. Spaventato usò le minuscole braccine per portarsi il pezzo destro alla bocca mordendone una buona porzione.

In men che non si dica, e con un dolore lancinante, si ritrovò con la testa infilata tra le fronde degli alberi più alti.

Abbassando il capo si poteva tranquillamente accorgere di non riuscire a vedere il proprio corpo.

E fu con non poca fatica, che alla fine, riuscì a tornare alla sua statura normale.

Si infilò in tasca i due pezzetti di fungo sbuffando e scuotendo la testa rassegnata.

I lunghi capelli biondi, ricadevano mossi sulle spalle e non aveva nulla per legarli.

Si ritrovò a bestemmiare, mentre riprendeva a camminare lungo un sentiero, prendendo a calci un sasso.

Cap 4

Il porcellino e il pepe
(titolo preso proprio dal libro.)

Aveva camminato così tanto che le dolevano i piedi. A parte il fatto che essi avevano ricominciato a sanguinare dopo solo mezza ora di cammino, durante il sentiero, aveva trovato un paio di piccole scarpe dal colore violaceo che si sposavano perfettamente con il lungo vestito che portava in dosso.

Indecisa se prenderle o meno, pensando che probabilmente potevano essere di qualcuno, si era guardata attorno con circospezione per poi scrollare le spalle.

Se stavano li di sicuro qualcuno le aveva perse.

Ma chi mai avrebbe potuto perdere entrambe le scarpe senza rendersene conto?

E convintasi che erano per lei, alla fine se le era messe e aveva trovato un poco di sollievo all’incessante dolore.

Anche se, durante il tragitto, i piedi avevano ricominciato a farle male per il semplice fatto che non era solita portare i tacchi e, i piccoli tagli, continuavano a sanguinare e bruciare appena.

A fine del lungo sentiero, o per meglio dire, pensava di esserne arrivata alla fine, dato che davanti a lei non se ne vedeva più alcuna traccia, si era ritrovata in un piccolo boschetto che dava sbocco in un’altra radura dove si trovava una casetta costruita in mattoni gialli e rossi.

Forse un po’ storta, che dava l’impressione di cadere da un momento all’altro e con gli scalini in pietra grezza spaccati in più punti, ma pur sempre una casa.

Stava giusto per avvicinarsi, quando notò uno strano essere zampettare fino ad essa, salire i pochi gradini e bussare per tre volte sulla porta in lagno.

Nessun movimento parve avvenire nella casa, fino a quando un altro essere, dalle sembianze più strane del primo, aprì la porta fissandolo in aspettativa.

Il primo essere, che ad un’ulteriore occhiata più da vicino, sembrava un grosso pesce, s’inchinò appena per poi porgere una busta con un grande sigillo in quello che sembrava oro al secondo.

- per la duchessa, un invito dalla regina, per giocare a croquet – sentenziò.

Naruto inarcò un sopracciglio fissando la busta e il secondo servo, questi aveva le sembianze di un grosso rospo dallo stesso color rosso delle mattonelle che componevano la casa, che la prese ripetendo le stesse parole del primo ma in modo inverso e con aria solenne.

- dalla regina, per la duchessa, un invito a giocare a croquet –

Entrambi i servi, perché era sicura che tali fossero, si inchinarono profondamente, con i musi animaleschi che sfioravano l’ultimo gradino in pietra per poi ritirarsi ognuno da dove era venuto.

Dovette nascondersi tra gli alberi per trattenere le forti risate che sgorgavano dalle sue labbra e non essere scoperto dai due.

Quando finalmente si fù sfogato, si stiracchiò ritornando verso la casupola da cui ora, proveniva un gran trambusto.

Rumori in identificabili di roba che sbatteva a terra o contro le pareti e il continuo starnutire o piangere di un bambino.

Il servo-rospo, che poco prima aveva aperto la porta, ora stava seduto sui gradini, con lo sguardo perso e rivolto verso il cielo, mentre canticchiava un’indecifrabile canzone muovendo le corte zampe rosse.

Salì i pochi gradini incuriosita da tutto quello sbattere e piangere, fermandosi davanti alla porta e bussando un paio di volte.

- è inutile che bussiate…- disse allora il rospo senza degnarlo di alcuna attenzione. La biondina ritirò la mano fissandolo -…se io sono dalla stessa vostra parte della porta -.

Convenne che ciò che aveva appena detto il servo era giusto e si riavviò una ciocca di capelli.

- e cosa dovrei fare per entrare? – chiese sorridendo

- sarebbe molto più logico che voi bussaste se io fossi dalla parte opposta alla vostra – continuò questi, come se non l’avesse ascoltata. Naruto inarcò un sopracciglio sconcertato – cioè se voi foste dentro e bussaste, io potrei aprirvi per farvi uscire –

- c-certo…ma come faccio ad entrare – ripetè impaziente

- il punto non è come, per questo vi basterebbe aprire la porta e varcarne la soglia, tantopiù che è aperta – e quando il servo finì di dire ciò, la porta si aprì di scatto e un piatto ne volò fuori sfiorandogli di poco il naso. Il biondo rimase impetrito per qualche secondo fissando il rospo che sembrava esser incurante di tutto ciò – ma se dovete entrare per forza l’addentro –

- si….direi di si – rispose incerto per poi aprire la porta.

Si ritrovò in una grande cucina in cui l’odore di pepe e nuvole di fumo impregnavano l’aria.

Si ritrovò a starnutire un paio di volte prima di poter guardarsi attorno senza che i propri occhi piangessero, donandogli una visuale appannata della stanza:
la cucina era parecchio grande e pareva essere l’unica stanza presente in tutta la casa. Su una sedia, posta accanto ad un lungo tavolo, stava seduta Tsunade. Un lungo vestito dalle tonalità azzurro, blu e porpora la ricopriva interamente da capo a piedi. Il prosperoso seno tenuto su da un corpetto e le maniche a sbuffo che le arrivavano fino alle mani, coprendole e lasciando libere solo le lunghe dita affusolate che tenevano in malo modo un fagottino bianco.

I lunghi capelli biondi, solitamente legati nei due codini ed apparentemente più lunghi del solito, erano intrecciati e raggomitolati ai lati del capo mentre un piccolo diadema, con un’ametista al suo centro, le ricadeva sulla fronte scoperta.

A qualche metro da lei, una donna con corti capelli neri e un vestito lungo, che pareva esser fatto di stracci, usava un cucchiaio per mescolare il contenuto dentro ad un enorme pentolone da cui arrivava pungente l’odore del pepe.

La donna si riavviò una ciocca di capelli per poi voltarsi verso di lei una frazione di secondo. Il lungo abito si mosse con lei, mentre “spolverava” lo sporco pavimento pieno di polvere

- Shizune – sussurrò appena mentre questa tornava a girare la minestra.

Sul davanzale della finestra stava sdraiato per il lungo, un gatto.

Certo, un gatto. Peccato che quello che si trovava di fronte era Sai! La parte superiore completamente nuda, mentre dal ventre in giù era ricoperto di corti peli neri che si espandevano per tutte le gambe, mentre, al posto dei piedi, facevano bella mostra di se due enormi zampe nere.

Il “gatto” mosse appena le tenere orecchiette che spuntavano dalla zazzera castana del ragazzo, mentre questi gli sorrideva.

- che avrai poi tanto da sorridere….- sospirò a mezza voce attirando l’attenzione di Tsunade che alzò lo sguardo su di lui inarcando un sopracciglio

- diamine! – gridò questa fissandola quasi offesa – è nella sua razza sorridere sempre! Lo facevano sua madre e suo padre prima di lui! Tutta la discendenza del mio gatto ha sempre sorriso! –

- non sapevo che i gatti sorridessero – borbottò tra se continuando a fissarsi attorno.

A parte il grande tavolo, una credenza e gli enormi fornelli sopra cui Shizune stava cucinando, la stanza era completamente vuota.

- vedo che sai ben poco ragazzina – rispose allora Tsunade con aria di chi la sa lunga.

Sospirò esasperato sia per il tono di voce della donna che per il fatto che tutti continuavano a chiamarla in quel modo, cercando un altro argomento di cui parlare.

Ma proprio mentre stava per dire qualcosa, Shizune si girò di scatto cominciando a lanciare tutto ciò che gli capitava sotto mano contro l’Hokage e quello che pareva un bambino.

Da prima forchette e cucchiai, per poi passare ad oggetti più grandi quali piatti e bicchieri che si andavano a frantumare sul pavimento di pietra grezza, sfiorando più di una volta il volto e il corpo della donna seduta sulla sedia a dondolo.

Spaventato da quella pioggia di oggetti, che da piatti e bicchieri erano diventati pentole e pentolini, Naruto, si andò a nascondere sotto il grande tavolo. Aspettò per dieci minuti buoni per poi uscire allo scoperto:
sul pavimento si trovava di tutto, dalle posate ai vetri e fece molta fatica ad alzarsi senza tagliarsi da nessuna parte.

Tsunade continuava a cullare il bimbo, mentre Shizune era tornata a girare il contenuto della grande pentola buttandoci dentro altro pepe.

Starnutì un paio di volte prima di parlare.

- neechan! Ma sei impazzita? Potevi fare male a qualcuno! – ma nessuna risposta gli venne data dalla giovane che continuava incurante a portare avanti il proprio lavoro.

- se ognuno si facesse gli affari propri – sussurrò Tsunade fissandola quasi con risentimento – il mondo camminerebbe più veloce -

- e questo non sarebbe un vantaggio! – rispose a tono il ragazzo – dato che noi viviamo al servizio di altre persone….e poi pensate che casino! Se il mondo cominciasse a girare più veloce attorno alla propria asse il giorno e la notte durerebbero di meno! – ecco, questa non sapeva da dove gli fosse uscita…ma ci stava bene…

- che asse! CHE ASSE! Assestatele una legnata! (*) – si girò spaventata verso Shizune, convinto di vederla arrivare verso di se con l’asse di legno in mano, ma la donna continuava a girare la minestra come se tutto ciò non la toccasse minimamente.

Sospirò di sollievo per poi tornare a voltarsi verso la gondaime.

Tsunade aveva ripreso a cullare il fagottino bianco dondolandosi, forse con un po’ troppo vigore, sulla sedia a dondolo di legno vecchio.

- sgridate per benino
il vostro fantolino,
se starnuta il porchetto

È solo per far dispetto - Naruto fissò inorridito Tsunade che scuoteva violentemente il piccolo fagotto bianco mentre questi piangeva un poco

Al secondo versetto di quella assurda canzone la gondaime aveva aumentato ancora le scosse, mentre cantava con aria scocciata.

- lo sgrido per benino

E batto il fantolino

Perché, quando gli frulla

Il pepe non gli fa nulla - starnutì forte. L’aria ormai era satura di tutto quel pepe, tanto che anche Sai si lasciò sfuggire un piccolo starnuto venendo ripreso da Tsunade.

La donna si alzò stiracchiandosi e gettando il bimbo tra le braccia di Naruto

- tieni, cullalo un po’ tu dato che stai li a fare nulla…io devo prepararmi per andare dalla regina – e detto ciò aprì la porta di scatto facendo sobbalzare il servo-rospo, che per tutto quel tempo era rimasto seduto li fuori a contemplare il cielo, uscendo ed allontanandosi da li.

La seguì a passo spedito per fermarsi sul pianerottolo in pietra dimesso fissandosi attorno; era sparita.

Quasi con la stessa velocità che aveva impiegato Sasuke. A proposito del moro…chissà dove diavolo era finito…lanciò un occhiata al bambino che aveva appena emesso un grugnito per rimanerci quasi di sasso.

Il povero essere che era stato sballottato e che ci aveva quasi rimesso la vita per colpa della sua padrona, altri non era che Tonton.

Il maglialino ricambiò lo sguardo curioso per poi allungare le corte zampe tozze in cerca di prendere qualcosa.

Tanto si muoveva che alla fine lo appoggiò a terra stufa. E nel momento stesso in cui gli levò di dosso quello stupido lenzuolo bianco, lasciandolo cadere a terra, il maiale grugnì e scappò verso la fitta boscaglia piantandola li in asso.

Si incamminò di nuovo, sbadigliando appena, fino a tornare verso la boscaglia da cui era arrivata.

Alzando lo sguardo sulle frondi verdeggianti, quasi non si prese un colpo scorgendo nuovamente Sai.

Il ragazzo se ne stava comodamente appollaiato sull’albero fissandolo con quello strano ghigno irritante.

- senti un po’ tu! – sbottò infastidito dal continuo sorridere del ragazzo-gatto –vuoi dirmi che diamine di strada devo prendere? – Sai allargò ancora di più il proprio sorriso strusciandosi contro il ramo

- dipende dove devi andare – rispose poi calmo

- un posto vale l’altro – rispose seccata

- allora anche una strada vale l’altra – sentenziò il ragazzo di suna risoluto. Effettivamente non faceva una piega.

Sbuffò comunque irritata battendo il piede a terra riscontrandone un lieve dolore alla pianta.

- chi abita qui vicino? – chiese poi, sperando di trovare qualcuno di sano in quel posto che sembrava fuori dal mondo da lui conosciuto.

- a questa parte – allungò una mano indicando verso destra con una delle dita dalle unghie lunghe ed affilate – abita un cappellaio e da quest’altra – continuò indicando la parte opposta - la lepre marzolina…ma ti devo avvertire, sono entrambi matti – scosse il capo con fare melodrammatico per poi rotolarsi sull’albero

- ma io non voglio finire di nuovo tra gente fuori di testa! –

- spiacente, qui sono tutti matti…e se ci sei finita sei matta anche tu –

- e come fai a dire che sono matta! – rispose offesa incrociando le braccia al petto

- te l’ho già detto! Se non fossi matta non saresti qui – gli stava davvero dando sui nervi. Ma non ebbe tempo di ribattere perché Sai cambiò repentinamente discorso – oggi andrai alla partita della regina? – inclinò il capo

- beh non sono stata ancora invitata, e non mi parrebbe carino andare in un posto così importante senza un invito –

- arriverà anche a te…ci vediamo là – le sorrise più apertamente per poi scomparire alla sua vista.

Stava per allontanarsi, per nulla turbata, quando il gatto riapparve sul ramo di fronte a lei

- a proposito! Che ne è stato del bimbo? – lo fissò spaesata per qualche secondo per poi rimembrare il povero tonton che scappava verso la foresta

- è scappato via – rispose semplicemente facendo spallucce

- lo immaginavo…anche se non credo che con le braccine e le gambe corte che si ritrova potrà andare molto lontano –

- beh, è pur sempre un porco – convenne facendo spallucce

- già – e sparì di nuovo.

Fissò il bivio di fronte a se, pensierosa

- non ho voglia di andare tra i matti! – sentenziò tra se – ma la lepre mi sembra quella meno pericolosa ora come ora…insomma, non potrà essere così terribile no? Infondo siamo a maggio ed è marzo il mese pazzo – mosse il capo in segno d’assenso con aria convinta

- hai etto che è scappato, vero? –

- Sai! che diavolo! Smettila di apparire e scomparire così! Mi fai prendere dei colpi – il gatto lo fissò divertito – comunque si, è scappato – rispose in fine

- ok, grazie mille….- sussurrò prima di cominciare a sparire lentamente, partendo dalla punta della coda e finendo con quell’irritante sorriso che rimase ad aleggiare nell’aria per un po’.

Ora si che era davvero inquietante. Passi un gatto senza sorriso, che era la cosa più normale del mondo, ma un sorriso senza gatto…..inorridì spostando lo sguardo e dirigendosi verso la casa della lepre…sperando che non fosse più pazza di quello che credesse.

 

 

Waaaa finito anche questo @.@
cì lo chò fa schifo…ma abbiate pietà di me……..nn linciatemi ç____ç
lasciate comunque qualche commento please…anche i dissensi sui ruoli dei pg sn ben accetti…
JA NE!

(*)…..presa proprio dal libro. Ho dovuto cambiare qualcosa che diceva Naruchan per poter mettere quella frase…ma ci stava troppo bene XDDD


ai tempi mi fermai qui...appena recupererò gli appunti e il libro continuerò la Fanfic...Baci Baci Rei

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Capitolo 3
*** 5. Il Cappellaio matto e la Lepre Marzolina - 6.Il Roseto bianco e le carte pittrici. ***


Cominciamo con piccole precisazioni per la scelta dei personaggi:

Devo ammettere che il sasuke bianconiglio è stato un colpo di genio dettato dal fatto di non voler mettere in alcun modo Sasu come lo scontato stregatto.che, per quanto l’Uchiha possa essere definito “gatto” c stava seriamente male. Nella versione originale del libro, da cui prendo spunto per la fic, lo stregatto della nostra cara disney, che in realtà si chiama Felis (silvestris) catus [ehm, per capirci, il gatto domestico XD] Sorride per tutto il libro. Ora, chi c’è lo vede Sasuke che sorride? O___O’’ io no di certo. Allora ho pensato “perché non metterlo come bianconiglio?” in fondo la scelta di Naruto come “alice” era Nata dalla questione -Protagonista- e dalla questione –Sexy no jutsu – e dato che, per tutto il manga, naruto non fa che inseguire Sasukekun e alice inseguire il bianconiglio….beh ci siamo intesi ù.ù.

Dato che in molti commenti mi chiedevano il perché di questa scelta ve l’ho spiegata XD
Per quanto riguarda la regina…kukuku  *-* provate ad immaginare! (non è poi così difficile, avete il tempo di ben due capitoli  per indovinare XD)

Recensioni:

Ali93: Grazie per il commento, considerando che questi due capitoli sono stati scritti più di 2 anni fa mi fa piacere, anche perché FnKnNarutochan è una delle poche fic che io ritengo scritte in modo decente tra le mie XD..per il continuarla presto…postarla mi ha fatto riprendere a scrivere il terzo capitolo quindi…lo speriamo tutti XDD

LadyNena: Ok per quanto riguarda Sasuke puoi leggere tranquillamente di sopra le motivazioni della scelta come bian Coniglio XD…adattare il tutto al manga? Impossibile. Questa è una rivisita dei personaggi di Naruto nel mondo di alice. Prevedo già (e già ci sono stati) degli OOC clamorosi nei primi capitoli e continueranno ad esserci appunto per il modo in cui il nostro caro Carroll ha predisposto i personaggi. Per quanto riguarda PincoPanco e PancoPinco (
Tweedledum e Tweedledee ) mi spiace deluderti ma non appariranno. Nella versione disney hanno fatto un piccolo casino inserendo i personaggi di entrambi i libri (“nel paese delle meraviglie” e “attraverso lo specchio”) sotto un unico titolo per mettere i personaggi di più spicco di entrambi i libri (se si considera che anche la regina di cuori (personaggio che io amo) è stata “unita” alla regina rossa degli scacchi di “attraverso lo specchio” e che il personaggio non è così fuori di testa come lo vediamo nel cartone animato…^^’ ), ergo i gemelli fanno parte del 2° libro e non di quello che ho messo qui…ma contavo di rivisitare anche quello in chiave Naruto prima o poi.
Comunque sia grazie per il commento e scusa per la risposta kilometrica °O°’’…alla prossima!

 

Pg:
Narratore: Uchiha Itachi
Alice: Uzumaki Naruto
Coniglio: Uchiha Sasuke
Cappellaio: Hatake Kakashi
Ghiro: Umino Iruka
Lepre: Maito Gai
Due: Nara Shikamaru
Cinque: Inuzuka Kiba
Sette: Akimichi Chouji


Capitolo 5

 Il Cappellaio matto e la Lepre Marzolina

 

 

Itachi:

Dopo l’incontro con il Kankuro-Gatto aveva ripreso la sua lunga camminata per quel luogo sconosciuto.
Aveva camminato per miglia, addentrandosi nella parte più folta della foreste, fino a che, sotto  una grande quercia, non aveva scorto una struttura in legno che pareva essere una casa.
Un piccolo cancello in ferro battuto divideva il giardino interno a quello esterno – insomma pur sempre di alberi si trattava – limitandosi ad un pezzo di  recinzione che teneva su le due porte.
Incuriosita e attirata dal buon profumo di biscotti caldi che sentiva provenire da quella direzione, si era avvicinata al cancello, sperando vivamente che, se si fosse appoggiata, non fosse caduto, per poi fissare dentro.

Due figure stavano sedute attorno ad un enorme tavolo ricoperto da tazze, teiere e piattini. Se ne stavano rannicchiati nell’angolo più lontano al cancello, accucciati a parlare fitto fitto, poggiate con i gomiti a qualcosa che si trovava tra loro emettendo un vago ronzio.

Aprì decisa il cancello mettendo piede dentro il giardino ed attirandone l’attenzione.

Come scottati i due balzarono in piedi correndo verso di lei, troppo veloci perché non rischiassero di finirle addosso nel tentativo di fermarsi, urlando a squarciagola:
- non c’è posto! Non c’è posto! –

Le voci si confondevano creando un gioco tra il basso e l’acuto che la lasciò per qualche istante senza parole.

Quando si riprese, Naruto piantò le mani sui fianchi fissando i due strani “cosi” che le erano corsi in contro con cipiglio arrabbiato

- c’è né tanto invece! –

Detto ciò, senza aspettare un invito o qualcosa di simile scostò i due uomini lasciandosi cadere su una poltrona, all’apparenza comoda, togliendosi in fine le torture disumane che le donne osavano chiamare “scarpe”

Si prese qualche secondo, dopo, per fissare le due persone, di fronte a lei, che la fissavano sdegnati:
capelli argentati, occhi grigi…il primo personaggio altri non era che Kakashisensei, anche se sperava vivamente che non avesse mai avuto idea di girare conciato in quel modo ridicolo.

L’uomo di fatti portava un frac, senza maniche, completamente aperto sul davanti con il cravattino corto e i polsini bianchi allacciati ai polsi. Il sotto era costituito da un corto paio di pantaloncini in pelle a cui, erano coordinati, un paio di  stivali, neri anch’essi, lunghi fino al ginocchio.

Al completare il tutto un buffo cappello cilindrico faceva mostra di se sulla sua testa e un piccolo orologio da taschino, usciva dalla tasca destra della giacca.

Il secondo figuro invece, era Gaisensei. Già il fatto che il sensei di Lee si trovasse li e il suo allievo no, era strano ma, guardare Maito Gai con un paio di buffissime orecchie grigie da lepre, era quanto  di più divertente avesse mai visto. Superava addirittura la visione di Sasuke! E il che era tutto dire!

 Comunque l’abbigliamento dell’altro era decisamente più sobrio rispetto a quello del compagno anche se, per un ninja, comunque ridicolo. Camicia bianca, con il primo e il secondo bottone in alto slacciati, pantaloni grigio polvere, in coordinato con la giacca e zampe da lepre grandi e vagamente artigliate.

Senza replicare i due si risedettero ai propri posti fissandola con sguardo torvo.  Rimasero così, in perfetto silenzio per dieci minuti buoni, prima che Gai prendesse parola fissandola.

- Vuoi del sakè? –

Naruto lo fissò leggermente scioccato per poi guardarsi in torno

- in realtà sarei minorenne e poi non vedo sakè su questo tavolo. Solo te. –

- ovvio non c’è né –

Rispose tranquillo, questa volta Kakashi per poi alzare la tazza e sorseggiarne il contenuto

- Io ne ho bevute 25! –

Esclamò il moro alzandosi in piedi

- Io 26 –

Rispose l’uomo dai capelli argentati ghignando, dichiarando così vinto quel primo round

- Io ho mangiato 34 biscotti! –

Rispose allora a tono Maito

- Io 35 –

E così via.

Per quanto indossassero quegli strani abiti, non avevano perso la voglia di gareggiare su ogni cosa anche se, a differenza del solito, non era solo Gaisensei a tirare fuori quelle assurde competizioni, ma anche Kakashi che si divertiva a rispondergli.

- allora cara… -

- sono un ragazzo!-

Kakashi lo fissò con sguardo sbigottito per poi scoppiare a ridere

- a me pari proprio una ragazza con quei capelli lunghi, i lineamenti fini e il seno prosperoso –

A quelle parole le guance del più giovane s’imporporarono di un rosso accesso seguito da rabbia e imbarazzo

- e io ti dico che sono un maschio! –

- e io ti dico di no! E poi dimostrami che lo sei, avanti! 

Naruto ribollì per qualche istante per poi decidere che non era il caso di rispondere a quello stupido battibecco montato su, semplicemente, per fargli perdere la pazienza.

- è maleducazione non rispondere –

S’intromise Gai aggiungendo del latte al proprio te

- è anche maleducazione intromettersi in una conversazione che non ci riguarda! –

Rispose a tono Naruto offeso. Lo stavano snervando, decisamente.

- la prima maleducata sei stata tu a sederti al tavolo con noi senza essere invitata –

Gli occhi della bionda si spalancarono per qualche istante per poi chiudersi in una muta rassegnazione. Era inutile cercare di discutere con loro, però, anche stare in silenzio non portava a nulla.

Ancora una volta fù uno dei due a rompere il silenzio

- che giorno è oggi? –

Naruto fissò Kakashi dritto negli occhi chiedendosi cosa c’entrasse, ora, quella domanda poi, facendo spallucce, rispose

- credo sia il 10…-

- thò, lo sapevo, è indietro di due giorni! – Gai prese l’orologio dell’altro fissandolo pensoso – te l’avevo detto che il burro che hai usato non era buono! – continuò Kakashi con cipiglio rabbioso.

-Ma no! È questo orologio che ha qualcosa che non và, mica il burro! – e detto ciò tuffò l’orologio dentro la tazza di tè

Naruto li fissava sconcertata. Burro? Tè? Ma mica era quello il modo giusto di trattare un orologio! Seguendo il discorso sconclusionato dei due, un altro dubbio le sorse spontaneo

- che strano un orologio che segna i giorni e non le ore! –

L’uomo coi capelli argentati allora si voltò verso di  lei

- perché? Il tuo cosa segna? Gli anni? –

- no, il mio segna le ore, come tutti gli orologi normali! –

- eh, anche il mio prima segnava le ore, poi ho litigato con il tempo –

Ahh certo, quello spiegava tutto!
sospirò scuotendo il capo

- ero ad un party della regina e stavo cantando una canzone per allietarle la giornata – l’uomo aveva continuato a spiegare rigirando il cucchiaio dentro la tazza strabordante di tè – quando lei ha urlato: Stà ammazzando il tempo! Tagliategli la testa! – sospirò mesto – da allora il tempo non mi risponde più. Tu ci parli con il tempo cara? –

Sentiva la testa che pulsava per la rabbia e, senza pensarci troppo su, rispose

- certo che no! È una cosa stupida parlare con il tempo –

- Non è vero… - sobbalzò al sopraggiungere di una terza voce, assonnata e, sporgendosi oltre il tavolo, poté finalmente vedere su cosa i due sensei, continuavano a poggiare i gomiti e cosa ogni tanto, il ninja copia, carezzava con aria distratta.

Umino Iruka.

Con due buffe orecchie tondeggianti e una coda spumosa, rannicchiato contro le gambe dell’uomo con i capelli argentati ed in dosso solo  un paio di pantaloni.

Questi rispose al suo sguardo, con le palpebre che parevano chiudersi dal sonno.

- se tu fossi in buona relazione con lui, e ti fermassi ogni tanto a farci due chiacchiere lui potrebbe fare quello che vuoi –

Gli occhi del biondo si allargarono di stupore

- come annullare i cinque minuti che ci mette il ramen a cuocere? –

- certo! –

Kakashi aveva ripreso la parola – ma attento a non farlo infuriare altrimenti non passerà più, proprio come fa con me! Vedi, per me è sempre l’ora del tè perché lui si è fermato alle sei e non vuole andare avanti…-

Ma l’Uzumaki non lo stava già più ascoltando. Il suo pensiero era perso dietro la possibilità di non dover aspettare più per il ramen, convinto che, se si fosse fermato a parlare con lui, anche il tempo avrebbe fatto ciò che voleva…infondo lui era il futuro Hokage!

E tanto rimasero a parlare che infine si rese conto che non poteva perdere tempo con loro ma ritrovare lo stupido Uchiha che lo aveva trascinato in quello strano mondo.

Mentre i due uomini continuavano a parlare, tirando qualche pizzicotto al fondoschiena del povero Iruka, si alzò dirigendosi verso il cancelletto, uscendo dal giardino.

Rimessosi le scarpe camminò ancora per qualche minuto fino a che la boscaglia si trasformò in un lungo corridoio e si ritrovò di nuovo davanti alla porticina che aveva imboccato prima di tutto quel tragitto.

 

Capitolo 5
Il Roseto bianco e le carte pittrici.

 

Tornata nelle dimensioni della porticina sospirò girando nuovamente la chiave dentro la toppa.
Si sentiva inquieta.

Aveva paura che, una volta uscita dalla porta, si sarebbe ritrovata nuovamente dentro il  giardinetto iniziale, che via via era diventato un bosco, costretta a reincontrare gli stessi personaggi e a fare gli stessi discorsi, come in un circolo vizioso.

Si rendeva sempre più conto, inoltre, che nonostante la voglia di vedere Sasuke e dirgliene quattro su tutta quella faccenda  spaccargli il muso a pugni, voleva tornare a casa.

Voleva uscire da quella porta e ritrovarsi a Konoha, su per quel lungo buco che l’aveva portata in quel mondo di cui tutti ignoravano la presenza e si trovavano  persone così simili a quelle che conosceva.

Rassegnata girò il pomello, dando la lieve pressione ed aprendo la porta ma, ciò che si trovò di fronte, fù solo un immenso cespuglio di rose bianche che le sbarrava la strada.

Con non poca fatica si addentrò in quel groviglio di rovi, avvertendo le spine che le graffiavano il viso e tiravano i capelli, fino a che non riuscì ad uscirvi e potè fissarsi attorno.

Rose.

Tutto ciò che le si trovava di fronte, di dietro e ai lati era solo un’infinità di roseti che si estendevano per miglia e miglia e miglia.

L’odore era quasi nauseante e tutto quel bianco e quel verde le facevano venire il mal di testa.

Si fissò attorno indecisa sulla direzione da prendere quando un mormorare lontano la richiamò.

Si avviò, guardando tra i cespugli in fiore, fino a quando non intravide tre figure con addosso delle lunghe magliette bianche da dei strani disegni, che discutevano animatamente lanciandosi addosso grossi schizzi di colore rosso accesso.

- Stai attento Cinque mi stai schizzando –

- Non è colpa mia! –

Si avvicinò ulteriormente fissando i tre nuovi personaggi di cui era certa aver già sentito la voce.

- Sette mi ha spinto il gomito! –

Si lamentò ancora quello che era stato chiamato cinque indicando un altro ragazzo grassottello.

Non era possibile, non potevano essere..

- ma bene Cinque! Dare sempre la colpa agli altri! –

Chouji…

- Proprio tu parli? Ieri ho sentito la regina dire che meriteresti d’esser decapitato! -

…Kiba…

- e perché? –

…e Shikamaru

- non sono cose che ti devono riguardare –

Borbottò l’Akimichi riprendo a spennellare di rosso le povere e martoriate rose che si trovavano di fronte a loro

- Oh invece sì! E glilo dirò! –

L’Inuzuka ghignò perfidamente per poi voltarsi verso il Nara

- si è intrufolato nella sala da ballo, l’altro ieri, era stato indetto un gran banchetto e le tavole erano imbandite di ogni ben di dio da dare agli invitati. Il Re l’ha sorpreso ad ingozzarsi di paste e patatine quando aveva detto di essere andato ad allenarsi assieme ad altre guardi –

- tu! Di tutte le bassezze di cui ti credevo capace mai mi immaginavo che…-

Chouji si fermò a metà frase voltandosi verso di lei.

Nell’avvicinarsi ai tre aveva calpestato un ramoscello emettendo un leggero rumore che li aveva messi in allarme entrambi.

I tre ragazzi si affrettarono a nascondere i secchi, come se servisse qualcosa, per poi inchinarsi profondamente, sfiorando il terreno con il naso come avevano fatto quelle due strane creature di fronte alla casa di Tsunade no baachan

Ma chi diavolo credevano di fregare?

- Perché state dipingendo le rose, siete diventati deficenti? -

Kiba fece per rispondere, punto sul vivo, ma Shikamaru prese parola prima di lui evitandogli così di dare di matto

- La nostra regina ama le rose, ogni lato di questo giardino e dedicato solo ad un tipo di questo magnifici fiori e, questo punto, doveva essere un roseto con le sue preferite, quelle rosse solo che noi, per errore, abbiamo piantato quelle bianche. Le stiamo dipingendo in modo che lei non lo scopra altrimenti ci farà tagliare la testa. –

Annuì convinto a quelle parole pensando che fosse una splendida idea.

Se avessero dipinto tutte quelle rose di rosso, sicuramente, la regina, chiunque essa fosse, non se ne sarebbe accorta e loro ne sarebbero usciti salvi.

Il problema era…quante rose potevano esserci in quella parte del giardino?

Si fissò attorno guardando quegli strani cespugli dalla forma di cuore cercando di contare ogni rosa presente su di essa.

Secondo i suoi calcoli non gli sarebbero bastati due giorni per colorarle tutte!

- Non c’è un altro modo? Non lo so….sdradicarle e dirle che avete dimenticato di piantare in questo giardino? –

Forse così ci sarebbero riusciti in due giorni a farlo.

- No è impossibile – Kiba aveva ripreso in mano il pennello e si era rimesso al lavoro seguito poco dopo anche da Chouji  - quest’oggi è il suo compleanno e vuole passare in questo preciso punto assieme al suo corteo. Dobbiamo sbrigarci –

- Due smettila di dormire! prendi il pennello e torna al lavoro –

Borbottò chouji passando un pennello anche a lei fissandola come ad intimagli di mettersi al lavoro senza replicare.

Gli sembrava di essere tornato ai tempi dell’accademia, quando commettevano qualche danno e dovevano riparare prima che Irukasensei o chi per lui lo scoprisse.

Sorrise spennellando una rosa persa dietro quei pensieri quando la voce di Kiba ruppe il silenzio con tono allarmato

- LA REGINA! LA REGINA! –

Il secchiello che il ragazzo in sovrappeso teneva in mano volò via prendendolo in pieno e rovesciandosi sul suo capo sporcandole i capelli e i vestiti, Kiba correva come un pazzo da una parte all’altra cercando un posto dove nascondere i pennelli e gettando urla simili alle prime come se fosse di qualche utilità mentre Shikamaru aveva cominciato a scavare un punto vicino ad un roseto nascondendoci i pennelli e rovesciando il colore restante ignaro di essere pitturato anche sulla punta dei capelli.

Era folli. Semplicemente folli.

Ancora con il pennello in mano si voltò verso il punto da cui si sentiva un leggero strombazzare e marciare aspettando di vedere apparire il motivo di tanto casino sbiancando quando se la trovò di fronte.

 

 

Yaaaaaaaaaaay *________*
è quasi finita çOç
Bene avete idea sul chi possa essere la regina di cuori? Si? No? Personalmente è un personaggio che adoro! (la regina di cuori, non chi la interpreta XD)
Lasciate un commento gente.

Bybiii ^O^
Rei

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Capitolo 4
*** 7.Il croquet della regina di cuori - 8.Il ritorno del gatto e il boia ***


Ehhhh *O* siamo quasi alla fine!
Palla di fieno in passaggio: Ci hai messo solo 4 anni
…ç____ç
No! Non mi devo far abbattere!
So che c’è qualcuno felice che io abbia ripreso in mano le mie fic, lo so ç_ç
Dove sei o anima pia?
Dove?
*parte in ricerca*
S: Vuol dire che dobbiamo fare noi?
N: Così pare..
I: Ok tutti ai vostri posti. Prima cominciamo prima tutto questo si concluderà
*voce di sottofondo*
C’èè neeessuuunooo? Mi pare di essere tanto la particella di sodio dell’acqua lete…ç__ç
?: MUHAHAHAHAHAHAHAHAH *______________*
WAAA SIGNORA REGINA DI CUORI DOVE STà ANDANDO!!!
I: =.=’’’

 

Cap 7

Il croquet della Regina di Cuori

 

Naruko guardò la gran fila di gente disposta di fronte a se chiedendosi quanti potessero essere.

In apertura si trovavano alcuni dei più grandi shinobi di Konoha  - tra cui morino Ibiki e Sarutobi Asuma – vestiti con le stesse lunghe maglie che portavano indosso i suoi tre amici e con le trombe alle bocche che parevano volergli spaccare i timpani.

Gli passarono accanto seguiti da quattro ragazze imbellettate in modo quasi assurdamente ridicolo.

Gli era stato difficile riconoscere la Yamanaka addornata con un corto abito nero impreziosito da opali dello stesso colore a forma di picche accompagnata dalla giovane Hinata, cui di tanto in tanto sfiorava la mano con fare complice, anch’essa vestita nel medesimo modo, anche se l’abito era lungo fino ai piedi, dello stesso colore di quello della bionda, ma con tra i capelli ornamenti a forma di fiori stilizzati.

Dietro di loro le seguivano Tenten e Temari, anche loro in atteggiamenti piuttosto intimi, la prima con addosso un abito bianco e disegni simmetrici rosso acceso a forma di piccoli quadri e la seconda con una abito bianco corto fino alle ginocchia e addornato di pizzi e stoffe colorate. Un colletto alto le attorniava il capo costringendola a tenere i capelli sciolti dai soliti quattro codini che abitualmente scostava passando da una mano all’altra una maschera da giullare

Socchiuse gli occhi distinguendo la sagoma dell’Uchiha tra la folla accanto ad un gruppo di donne vestite con abiti scintillanti e dalle gonne gonfie dietro cui spuntavano le teste di Konohamaru, Moegi e Udon tutti con abiti bianco latte pieni di cuori rossi.

La fila veniva chiusa da tre persone ben distinte.

Il primo era Neji. Il genio della casata Hyuuga camminava lentamente portando tra le mani un cuscino rosso come la vernice con cui i ragazzi stavano pitturando le rose, con poggiata sopra quella che sembrava una corona. L’aria solenne e gli abiti bianchi tirati in modo impeccabile lasciavano intendere che il suo fosse un ruolo di quelli importanti,  che lo rendevano importante anche agli occhi dei suoi compagni.

In fine, dietro di lui, camminavano il re e quella che doveva essere la Regina salutando le “persone” attorno a loro anche se, in effettiva, attorno a loro non c’era nessuno.

Tutto si aspettava. Poteva passare una persona fredda come Sasuke Uchiha  che andava in giro mezzo nudo con in testa un paio di orecchie da coniglio, che per quanto potesse essere comico – e lo era – non era di certo indifferente al suo povero amico ai piani inferiori. Poteva anche passare Kakashisensei che blaterava cose assurde sul parlare “con” il tempo ma quello no.

Sakura Haruno che camminava dietro un corteo di pazzi, salutando un pubblico inesistente, mano nella mano con Lee…

Trattenne a stento una risata isterica fissando la compagna di squadra conciata a quel modo.

L’abito lungo e rosso cupo strisciava contro l’erba alta sporcandosi di verde alla base, tra i capelli portati lunghi fino a metà schiena, come quando frequentava l’accademia, e sciolti portava boccioli di rosa rossi e l’aria serena dipinta sul volto si trasformava pian piano in una maschera di puro orrore e furia quando poggiò lo sguardo su di loro.

Kiba e Chouji tremavano come foglie al vento mentre Shikamaru continuava a buttare terra sulla buca creata per nascondere i pennelli e la vernice rovesciata su di essi come se servisse a qualcosa.

Velocemente tutti e tre i “giardinieri” si buttarono a terra ai piedi della ragazza, con le facce premute contro il terreno umidiccio sperando nella sua clemenza.

Naruko, per tutta risposta, incrociò le braccia al  petto aspettando che quella ridicola e assurda scena finisse.

-cos’è questa cosa qui?!-

La voce dell’Haruno sovrastò il suono delle trombe e il vociare dei nobili rivolta verso Neji.

Lo Hyuuga si inchinò in segno di rispetto, un inchino profondo, così profondo da portarlo a toccare con una gran parte dei lunghi capelli neri per terra.

- Idiota! –

Sbottò la rosa per tutta risposta spintonandolo di lato e girandosi verso di lei.

- Tu! Chi o cosa sei! –

La bionda sbuffò chiudendo gli occhi un istante per poi riaprirli, cominciava seriamente a stufarsi di quella gente folle.

- La regina di Suna! Chi diavolo vuoi che sia, Sakurachan?! Sono Naruto! –

Lei annuì lentamente, come se l’avesse riconosciuto, senza staccarle gli occhi di dosso

- i vostri vestiti sono parecchio poveri per appartenere a quelli di una nobile, Naruto regina di Suna – l’Uzumaki si schiaffò una mano in faccia – ma poco importa perché qui l’unica regina posso essere io. DECAPITATELA! –

- ma…ma cara! – Lee le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla – Come può essere una regina, ragiona…non lo vedi che è solo una bambina? –

Fissò il ragazzo vestito di verde scuro cercando di decidere se essergli grato o tirargli un pungo in faccia per il “bambina” senza trovare una soluzione che conciliasse entrambe le cose.

Sakura se lo scrollò di dosso, seccata, annullando momentaneamente l’ordine, in attesa di una motivazione per mandarla alla forca per poi rivolgere la propria attenzione ai poveri cristi ancora sdraiati per terra

- e costoro chi sono? –

Sbottò indicandoli e pestando un piede a terra per poi scostare il corpo del Nara con la punta degli stivali che portava indosso.

- come facciamo a saperlo se non li volti, cara? Da dietro sono tutti uguali. Potrebbero essere nostri figli o nobili…-

Un ringhio basso partì dalle belle labbra della ragazza costringendo Lee a zittirsi e lo portò a costringere i tre ad alzarsi.

Una volta in piedi, i tre ragazzi,cominciarono ad inchinarsi verso la regina, il re, il fante e i figli della donna finendo addirittura col farlo anche con quelli del loro stesso grado.

- BASTA MI STATE FACENDO VENIRE IL MAL DI TESTA! –

L’urlo della rosa bastò per far bloccare tutti e tre i ragazzi che si tirarono su con le teste che giravano vorticosamente.

- mia signora…- borbottò Shikamaru quando il suo corpo smise di barcollare con il rischio di farlo cadere a terra – noi..-

- Lo so – lo bloccò lei con un cenno della mano fissando le sue amate rose.

La rabbia sembrava montarle a velocità stratosferica rendendola paonazza mentre fissava i fiori bianchi che colavano di vernice rossa sulla prima erba verde della stagione.

La gente attorno a loro aspettava il solito verdetto scontato ed inevitabile che non tardò ad arrivare.

- a morte….- mormorò in un sussurro staccando una rosa e voltandosi verso i tre – A MORTE! A MORTE! A MORTEE!-

Le guardie che fino a poco prima aprivano il corteo poggiarono le trombe a terra per correre a prendere i tre giardinieri e portarli alla forca.

Spinto da uno spirito di fratellanza che l’aveva sempre contraddistinto con loro e anche da un pizzico di rabbia verso il modo di fare dell’Haruno, afferrò i tre compagni incastrandoli dentro un grande vaso da cui era stato sradicato il cespuglio di rose e nascondendoli lì.

Le guardie si guardavano attorno sconcertate chiedendosi dove fossero finiti senza venirne a capo mentre lui pensava che da grandi shinobi quali erano si era trasformati tutti in poveri deficenti.

Nel frattempo Sakura aveva sbottato di riprendere a camminare, più serena, prendendola per un braccio e attirandola a se.

Rimase interdetta da quel gesto, costretta a camminare fianco a fianco con la rosa in modo che non potesse scostarsi o scappare.

- Sono stati decapitati? –

Chiese qualche minuto dopo aver ripreso a camminare cercando le guardie incaricate con lo sguardo.

I tre uomini si fissavano ancora attorno spaesati, segno che non vi erano ancora riusciti per poi mentire spudoratamente

- Come volere di vostra maestà le teste non sono più attaccate ai loro colli. –

Corsero via, tornando alle loro posizioni iniziali, in capo al corteo, riprendendo le loro trombe.

- bene – sorrise la rosa riavviandosi una ciocca di capelli.

Lee le camminava accanto, chiacchierando con Moegi, pulendole una guancia. Era quasi tenero.

- Allora, cara…- fremette di rabbia mentre la mano della ragazza carezzava la sua.

Era inutile prendersela e poi quella Sakura sembrava veramente più schizzata del solito, non era il caso di farla arrabbiare. - Sai giocare a Croquet? –

Naruko inarcò un sopracciglio chiedendosi cosa diavolo fosse ma annuendo in segno d’assenso compiacendo la ragazza

- Allora sbrighiamoci! –

Sakura lo lasciò raggiungendo le file davanti, facendosi largo tra i nobili a spintoni, per dare disposizioni alle guardie per il gioco.

Approfittando della momentanea libertà la bionda corse incontro all’Uchiha, affiancandolo.

- Finalmente ti ho trovato dannato Uchiha –

Il bian coniglio si voltò verso di lui inarcando un sopracciglio.

Come poteva fissarlo così quando era colpa sua se era finito lì?

- Una bellissima giornata non è vero? – Sbuffò fissandolo. Era pazzo si, lo era – peccato che la duchessa non possa passarla con noi –

Si ricosse a quelle parole fissandolo.

- cosa? E come mai? –

- La regina l’ha condannata a morte. La duchessa le ha tirato uno schiaffo –

Sorrise.

Nella suo mondo, se fosse successa una cosa simile, sarebbe stato normale. Sakura avrebbe incassato il colpo e si sarebbe rimessa sotto per diventare più forte.

- Capisco. Senti. Come si gioca a croquet? –

Il moro inarcò un sopracciglio per poi spiegargli le basi del gioco in modo da non far infuriare la regina.

- DIAMO INIZIO ALLA PARTITA! –

L’urlo dell’Haruno la raggiunse quasi distante ma abbastanza potente da farla sobbalzare e correre verso di lei.

Sperava solo andasse tutto bene.

 

Cap 8

Il ritorno del gatto e il boia

 

Nel corso di tutta la partita Sakura aveva fatto decapitare si e no dieci persone.

Il che non la toccava particolarmente, non le aveva dato modo per tutta la partita di arrabbiarsi con lei o di infastidirla, presa troppo dal districarsi con il fenicottero che le faceva da mazza per il gioco.

Tutti lì parevano fare quello che più gli aggradava, senza rispettare i turni di cui Sasuke gli aveva parlato e bisticciavano quasi arrivando a picchiarsi per i ricci.

Stava giusto litigando con il proprio in quel momento quando la testa di Sai le apparì di fronte facendola sobbalzare.

Fece fatica a capire chi o cosa fosse al primo acchito per poi sbuffare esasperata quando le orecchiette dell’altro si mossero di fronte a lei.

- come va? –

Chiese quando sul viso senza espressione apparve la bocca sempre sorridente.

In un certo senso era contenta di aver qualcuno con cui poter parlare.

Aspettò che uno dei nobili si allontanasse da loro, poggiando il fenicottero che, una volta libero, prese il volo, per poi rivolgersi a lui raccontandogli dell’incontro con la regina e del gioco del croquet che sembrava più un incontro di pazzi furiosi che un gioco.

Il gatto annuì quando un riccio gli sfiorò il capo, c’era solo quello, dato che il resto aveva deciso di non farlo apparire, andando dall’altra parte del campo.

- e la regina? – la bionda inclinò il capo confusa da quella domanda. Se le stava chiedendo cosa faceva la regina avrebbe potuto benissimo rispondergli “nulla a parte tagliare la testa alle persone che non l’aggradano” – Ti piace la regina? – chiese questa volta il gatto per farsi capire.

- Affatto! – rispose convinto stringendo un pugno.

Quella non era Sakura.

Non assomigliava per nulla alla Sakura che lui conosceva e non voleva averci nulla a che fare. E se lei fosse stata davvero così non capiva come era potuta piacergli tempo prima.

- Perché? –

Chiese il gatto curioso

- Perché è una regina…- Si accorse in tempo di Sakura che gli passava accanto soffermandosi ad ascoltare ciò che diceva -…bella. E anche molto abile nel gioco. Sono convinta che sia inutile continuare a giocare, tanto vincerà lei – La rosa sorrise passando oltre e allontanandosi. Non ci teneva a perdere la testa per una pazza simile. Ma magari era un modo per andarsene da lì. Quel posto cominciava a scocciarla.

- Con chi parli? –

Rock Lee le si avvicinò fissando prima lei poi la testa del gatto che aleggiava nel nulla.

- Con un mio amico, è un gatto…credo – rispose prontamente convinta che con lui potesse comportarsi in modo naturale.

Per tutta risposta il moro storse il naso facendosi di un passo in avanti.

- Non mi piace come mi guarda – ammise apertamente allungando una mano verso la testa appesa al nulla – né quel suo modo assurdo di ghignare –

- Non piace a nessuno -  sussurrò Naruko venendo ignorata sia dal Re che dal gatto

- Non è mio desiderio piacerle – sbiascicò Sai per tutta risposta, senza perdere il suo ghigno, e facendo infuriare visibilmente il Re.

Il viso di Rock Lee si fece paonazzo per qualche istante, prima che la rabbia scemasse, lasciando solo un vago sentore d’indignazione nella sua voce

- Non essere indisponente, alla fine sei solo un animale! E non mi guardare così o dirò a mia moglie di farti tagliare la testa! –

Naruko sbuffò pensando che, evidentemente, in quel posto l’unico modo conosciuto per sistemare le dispute fosse la morte.

Sai fece una linguaccia al moro prima di far sparire le orecchie e far apparire le zampe come a volerlo graffiare.

Lee corse dietro alla bionda, per difendersi da quelle zampe volanti, prima di urlare impaurito, in direzione della moglie.

- Tagliategli la testa! – Sbottò Sakura inseguendo il suo ricco, rivolta a quello che pareva essere il boia – tagliate la testa a chiunque importuni il Re! – si corresse poi vedendo che nessuno pareva capire a CHI o a COSA dovessero far rotolare il capo.

La bionda, esasperata da quella situazione, scosse il capo decidendo che, forse, era meglio tornare a seguire la partita, sempre che di partita si trattasse ancora, piuttosto che seguire le evoluzioni di quella folle storia.

Afferrò saldamente la propria Fenicottero/mazza, cercando la Palla/riccio fino a trovarlo appisolato sotto un albero, qualche metro più in là.

Sbuffò spazientita, chiedendosi se fosse il suo turno o meno, prima di sferrare un colpo all’animale addormentato, facendolo volare per parecchi metri vicino ad uno degli archi, formati dalle carte.

Quando si voltò nuovamente in direzione di Lee e Sai, per vedere come procedesse, una folla si era formata attorno a loro, mentre la voce della Regina sovrastava in un urlo quella già alta del boia – che dai capelli rossi e il tatuaggio sulla fronte poteva benissimo dedurre essere Gaara – e del Re.

Gaara sosteneva che non si poteva tagliare la testa dove mancava un corpo da cui staccarla; che non aveva mai avuto da fare con una cosa simile prima, e che non voleva cominciare a farne alla sua età.

L'argomento di Lee, era il seguente: che ogni essere che ha una testa può essere decapitato, e che il carnefice non doveva dire sciocchezze.

L'argomento della Regina era questo: che se non si fosse eseguito immediatamente il suo ordine, avrebbe ordinato l'esecuzione di quanti la circondavano.
E ovviamente questo aveva messo in agitazione la piccola folla.

Quando si ritrovò anche lei a dire la sua, Naruko, alzò le spalle con fare stizzito dicendo, con aria stanca, che il gatto non era suo ma della duchessa e che, secondo lei, dovevano chiedere ad essa che farne.

Gaara venne mandato velocemente a recuperare la donna dalle celle del palazzo mentre tutti tornavano, chi tranquillo e chi meno, a giocare sotto ordine della donna.

Nel momento in cui però, il rosso tornò assieme all’Hokage, Sai era sparito rimandando tutti in agitazione, in particolar modo il Re che, preoccupato per la rabbia che questo avrebbe scaturito nella Regina, aveva ordinato a tutte le carte libere dal gioco di girare nel regno fino a che non l’avessero trovato.

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Capitolo 5
*** 9.Ramen Sprito? Chi è il colpevole?! - 10. interrogata? Naruko attraverso lo specchio ***


Cap 9

Ramen sparito? Chi è il colpevole.

 

Dopo lo spiacevole intoppo del gatto, la duchessa era stata totalmente dimenticata e lasciata libera di girare per il giardino.

Appena Tsunade l’aveva vista e riconosciuta, le era costa in contro, affondando le sue lunghe dita attorno al suo braccio e trascinandola via da lì con una scusa banale, pronta a farle vedere il giardino delle rose, dove ancora i tre ragazzi stavano nascosti dentro il buco vuoto in cui li aveva infilati, e qualsiasi altra cosa gradisse ad entrambi.

Solo due ore dopo erano rientrate a palazzo dove, la situazione era degenerata fino a diventare un aula di tribunale.

Al centro del salone principale si trovavano il Re e la Regina, seduti sui loro grandi e sfarzosi troni, ed intenti a fissare con aria omicida una povera “carta”, altresì chiamata Neji Hyuuga, ammanettata e costretta in ginocchio di fronte a loro e ad un tavolo dove si trovavano tre teglie vuote e sporche di quella che sembravano tre ciotole per il ramen.

Sasuke stava in piedi accanto ai due sovrani, con aria stanca e un lungo foglio in mano mentre, dodici individui tra animali e uccelli, scrivevano su lavagnette che facevano un rumore così stridente da mandarla in tilt.

- Che succede? –

Chiese comunque curiosa, chinandosi verso Tsunade che, tranquillamente, aveva preso posto attirandola con se

- è un processo. Il fante di cuori qui presente, qualche giorno fa, ha mangiato un po’ del ramen della regina, o così sostiene lui. In realtà ne sono sparite tre ciotole! –

- Silenzio in aula! – la voce di Lee  squillò alta nel bisbigliare generale, prima che concedesse la parola al bian coniglio.

Sasuke inforcò un paio di orribili occhiali, fissando tutti in modo da accertarsi di avere la loro attenzione, prima di cominciare.

- Qualche giorno fa la regina preparò tre ciotole di ramen per i suoi figli affamati. Ci mise tanto tempo e tanto amore per la preparazione della sua prelibatezza migliore e, il fante di cuori, qui presente, rubò le ciotole mangiandole di nascosto – si schiarì la voce, evidentemente non abituato a parlare tanto, prima di riprendere

– A voi il verdetto, giurati – Lo interruppe il Re con l’aria di chi volesse finire il prima possibile quella farsa, venendo bloccato nuovamente dal coniglio

- Non ancora vostra maestà. Questo è un processo, bisogna fare tante cose prima. Avanti il primo testimone! –

Lee sbuffò vistosamente, incrociando le braccia al petto mentre Sakura accavallava le gambe fissando con sguardo sbieco la prima “persona” che entrò all’interno della sala come testimone.

Fissò con aria sopresa la persona del suo sensei attraversare a grandi falcate la fila di sedie poste ai lati dell’aula e fermarsi di fronte a Lee e Sakura, seguito da Iruka e Gai.

- Sentiamo, tu che sai di questa spiacevole faccenda? – Cominciò col chiedere Lee – Parla e ti farò tagliare la testa subito! –

Il Cappellaio tremò a quell’affermazione, facendo traballare la tazza di tea che teneva tra le mani, prima di fermarla con presa salda

- Io non so niente, vostra maestà. Ho cominciato da poco a prendere il tea e non mi sono mai mosso dalla mia umile dimora –

La regina diede un pugno al banco, facendo saltare tutti i presenti, visibilmente irritata.

- M-ma se volete vi posso raccontare della volta che ho litigato con il tempo, prima che la mia impresa fallisse e io mi ritrovassi a bere il tea tutti i giorni, continuamente….volete un po’ di tea? –

Sakura trattenne a stento strilli incomprensibili che fecero scappare il povero sensei e il suo seguito prima che potessero tagliargli la testa.

- E ora il verdetto! – esclamò nuovamente Lee per poi sbuffare all’occhiataccia di Sasuke

- Avanti il secondo testimone! – sbottò questi scocciato

Gli starnutì invasero la sala ancora prima che essa fece il suo ingresso preannunciando all’intera sala di chi si trattasse.

Shizune si fermò di fronte alla regina, scrollandosi il pepe dal vestito e cercando con lo sguardo qualcuno o qualcosa prima di portare la propria attenzione ai sovrani.

Naruto fece finta di niente quando Tsunade si appiattì contro di lui, nel vago tentativo di nascondersi allo sguardo della donna e, non poté fare a meno di pensare che, certe cose non cambiassero mai.

- Perché sono stata convocata qui? –

Chiese la donna spazientita fissando prima il Re e poi la Regina

- Tu sai che fine hanno fatto le ciotole di Ramen della regina? –

Shizune inarcò un sopracciglio furiosa

- Io so solo che nel Ramen ci si mette il pepe, niente altro. –

- Niente di niente? – Sakura si porse verso di lei, poggiando le mani al banco

- Niente di niente! – rispose lei avvicinando ulteriormente il viso al suo.

La rosa rimase qualche istante a fissarla prima di tornare al proprio posto

- Bene. Sparisci da qui prima che ti faccia decapitate –

La kunoichi diede un’ultima scrollata al vestito pieno di pepe prima di dirigersi a passo spedito fino a Tsunade e trascinarla fuori per un orecchio dalla sala.

 

Fissò le due donne allontanarsi per poi sospirare sconsolata.

Sentiva uno strano dolore all’altezza dello stomaco, non dato certamente dalla fame dato che Tsunade l’aveva fatto mangiare durante il loro tour.
Abbassò lo sguardo sui propri piedi, constatando che si stavano allungando a vista d’occhio.

Si accucciò ancora di più contro la sedia, contenta di star riprendendo le proprie sembianze e, al contempo, speranzosa di passare inosservata.

Fù proprio quando espresse quel desiderio che, la voce di Sasuke, la riportò alla realtà

- Chiamate il prossimo testimone; Naruko! –

 

Cap 10

Interrogata? Naruko attraverso lo specchio.

 

Naruko si alzò in piedi, così velocemente da rovesciare con un colpo dell’abito il banchetto su cui si era seduta.

Era cresciuta così tanto, in quegli ultimi minuti, che con la testa riusciva quasi a sfiorare il banchetto su cui era seduto il bian Coniglio.

- Sei tu Naruko? –

Sakura inforcò gli occhiali, fissando con aria critica, prima di tirare una spallata spaventata al marito

- Decreto Quarantadue! Tutte le persone più alte di mezzo miglio devono lasciare l’aula! –

La bionda incrociò le braccia al petto, con il viso imbronciato per l’offesa, rispondendo

- Io non sono alto più di mezzo miglio! E poi siete stati voi a chiamarmi qui, perché dovrei andarmene?! –

Il Re balbettò qualche parola sconnessa, chinandosi poi verso Sasuke in cerca di un aiuto

- Cosa sai di questa faccenda? – Chiese allora il moro, nascondendosi dietro la propria tromba per paura di essere colpito

- Niente di niente! Io sono venuto in questo assurdo mondo, per inseguire te razza di teme vestito di bianco che non sei altro! –

- Nessuno può urlare nel mio tribunale a parte me! – Urlò Sakura, alzandosi in piedi – Tagliatele la testa! –

Naruko si voltò appena in tempo per vedere le carte che correvano verso di lei,arrampicandosi le une sulle altre per raggiungere il suo capo, ormai troppo lontano dalle loro misere posizioni.

Le spostò con una manata, facendole sparpagliare per tutta la sala, voltandosi poi verso Sakura che, ora, non sembrava più grande di una carta da gioco.

- Non sei altro che la regina di un mazzo di carte! – sbottò afferrandola e fissandola dimenarsi tra le sue mani.

Stava giusto per decidere cosa fare di lei, quando un dolore sordo al fianco le fece chiudere gli occhi, costringendola poi a riaprirli poco dopo, dolorante.

 

- Usuratonkachi è così che passi il tempo al posto di allentarti? –

Il biondo sbattè per un paio di secondi gli occhi, fissandosi attorno.

Era sdraiato nella radura in cui si era addormentato, il suo corpo non aveva dimensioni spropositatamente piccole o grandi e, il Sasuke che si trovava di fronte a lui non aveva un paio di orecchie bianche da coniglio né l’aria spaesata e spaventata che aveva qualche secondo prima.

- Sas’…kè? –

- No, la fata turchina –

- Che fine hanno fatto le carte? E Sakura e Lee? –

Il moro inarcò un sopracciglio confuso

- Non c’è nessuno qui, baka –

- Ma come no?! Tu avevi grandi orecchie da coniglio e giravi mezzo nudo! Mi hai trascinato in uno strano mondo in cui Kakashisensei parlava con il tempo e Sakura…era una pazza psicopatica sposata con Rock Lee che urlava di tagliare la testa a chiunque non le andasse a genio! –

- Tu devi mangiare meno ramen secondo me –

Borbottò il moro tirandolo su di peso

-  MA È VERO SASUKETEME! –

Il moro sospirò trascinandolo via per un braccio.

- Andiamo Uzumaki. Sakura e Kakashisensei ci aspettano –

Il biondo lanciò un ultima occhiata dietro le proprie spalle, intravedendo un movimento dietro ad un cespuglio prima di sospirare pesantemente.

Sicuramente era stato solo un sogno.

 

Naruto aprì un occhio, fissandosi attorno.

Si era riaddormentato sul divano di casa Uchiha, quello che dava dietro la grande finestra che gli permetteva di vedere il villaggio e di fronte al grande specchio in cui Sakurachan rimaneva a fissarsi con aria estasiata ogni volta che li andava a trovare.

Aveva qualcosa di strano quello specchio.

Ogni volta che ci si specchiava, quando non c’era Sasuke, gli sembrava di vedere un altro mondo, dove un altro Naruto lo fissava con sguardo maligno.

Preso da una strana stretta allo stomaco, il biondo, si avvicinò alla superficie riflettente, guardandosi.

I capelli biondi cadevano scompigliati attorno al suo viso e, la dove si doveva trovare uno sguardo scettico, c’era un ghigno sadico che lo spronava ad avere terrore.

Allungò una mano verso la figura di fronte a se, sfiorando la superficie e rimanendo spaventato vedendo le proprie dita attraversarla.

Quando vide la mano del proprio riflesso dirigersi verso di lui, fece un balzo all’indietro, troppo lentamente per evitare la faccenda.

Una questione di un secondo fù quella che lo trascinò dall’altra parte, facendolo finire attraverso lo specchio

- Non di nuovo! –

Urlò disperato tra se e se, chiedendosi in quali rocambolesche avventure sarebbe finito quella volta.

 

Oddio…

Oddio! L’ho finitaaaaaaaaaa ç_______ç *fa fiumoni di lacrime*.

È finita gentee ç___ç
Troppi anni ci ho speso dietro questa cazzo di fic!

Sei cazzo di anni!

Ma ora è conclusa ç___ç
Gioite con me vi prego!!!!

Spero davvero che vi sia piaciuta e che alla mia povera mente malata non venga mai la voglia di continuare le avventure di Narukochan attraverso lo specchio….

Per ora è tutto…credo…

Vi lascio ç___ç
Oddio…

Oddio…

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