Something of Us

di _Schwarz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Angst - Frattura ***
Capitolo 2: *** AU - Sabbia e Salsedine ***
Capitolo 3: *** Slice of Life - Caffè ***
Capitolo 4: *** Fluff - Profumo di Limone ***
Capitolo 5: *** Angst - Non Mentirmi ***
Capitolo 6: *** AU - Trasloco ***



Capitolo 1
*** Angst - Frattura ***


Avviso
Allora, in realtà di solito metto le note dopo la storia, perché mi sembra giusto che prima si legga e poi si diano le spiegazioni, ma stavolta mi trovo costretta a fare il contrario.
La storia che vi state apprestanto a leggere dovrebbe essere, come dice la stessa categoria, di tipo Angst. Però non è così, perché ogni tanto i personaggi partono e vanno per conto loro e tu resti shockata a guardare word che si riempie di roba che non avevi mai neanche immaginato.
Quindi, questo è il parto della mia mente, l'inizio di questa raccolta che si propone di avere quaranta capitoli (dieci prompt per quattro categorie - Angst, Au, Fluff, Slice of Life) e... Beh, la pianto di annoiarvi xD Buona lettura!



 


Something of Us
 





Categoria: Angst
Prompt: Frattura






Se c’era una cosa ben impressa nella memoria di Sarada Uchiha, quella era la sua totale e immancabile sfiga.
Non che nella sua famiglia,  specie quella paterna, fosse esattamente una novità – quella dannata stronza sembrava avere un’inclinazione del tutto particolare per lo stare incollata al sedere di ogni Uchiha mai vissuto sulla faccia della Terra.
Certo era che Sarada sperava, almeno durante quella giornata, di avere un poco di sfortuna in meno del solito: non tanto perché gli amici dei genitori e i loro figli erano tutti riuniti a casa sua, ma perché c’era lui.
Boruto Uzumaki.
Il primogenito del migliore amico dei suoi genitori, l’incubo di ogni bambina di sette anni con una gonna, data la sua barbara abitudine di alzarle, le gonne.
Ma non era quello, l’attuale problema della bambina; il vero dubbio di Sarada era: come aveva fatto lei, figlia degli allievi di due Sannin – per quanto discutibile uno dei due – a cadere come una povera scema e a fratturarsi una gamba nel cortile di fronte a casa?
Non lo sapeva.
Sapeva solo di trovarsi a cavalluccio di Boruto, che la stava riportando al suo appartamento, con gli occhiali rotti e le lacrime che cadevano da ormai dieci minuti buoni dai suoi occhi completamente rossi.
E, per quanto il suo orgoglio potesse mostrarsi disgustato in un angolo della sua mente, faceva davvero troppo male, per non piangere.
«Non preoccuparti, Megane*» disse il bambino con tono stanco, mentre la trasportava fino al settimo piano del palazzo «siamo quasi arrivati.».
E, in quel momento, Sarada era troppo impegnata a piagnucolare sul suo collo di non chiamarla così, per accorgersi del suo cuore che batteva più forte di prima.
 
 



 
*Megane: la traduzione letterale è “Ragazza con gli occhiali”, ma qui è inteso come “Quattrocchi”.

 

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Capitolo 2
*** AU - Sabbia e Salsedine ***


 


Something of Us
 





Categoria: AU
Prompt: Sabbia e Salsedine







Se c’era una cosa che Inojin non apprezzava, quelle erano di certo le vacanze estive e il conseguente caldo.
Odiava che i suoi amici lo trascinassero sul treno, costringendolo a patire la calura e il sole, quando avrebbe voluto solo chiudersi in camera sua con il suo amato condizionatore; detestava anche la sabbia, il ragazzo, e ancor di più la salsedine che gli seccava la pelle e rovinava i suoi capelli.
Ma ChouChou aveva insistito per giorni, e dopo che persino quel nato sfiancato di Shikadai aveva ceduto, che cosa poteva fare lui, davanti alle pressioni dell’amica d’infanzia?
Accettare, esatto.
Certo, quando aveva scoperto che anche Boruto, sua sorella, i due Inuzuka e la Megane sarebbero venuti, aveva capito subito che quella che sperava essere una tranquilla giornata sarebbe diventata una battaglia per la sopravvivenza.
Di certo però non si aspettava quello.
 
 
 
 
 
Il giorno prima.
Tokyo, ore 17.15
 
 
 
«Inojin, hai finito di preparare la borsa? Dai, che siamo in ritardo! Due peggio di te e Shikadai non potevano capitarmi come amici!» strepitava ChouChou, mentre un assonnato Shikadai e uno stranamente silenzioso Inojin finivano di sistemare le cose per l’indomani.
Quella ragazza era un tornado: dall’alto del suo sfiorato metro e settantacinque – e con una stazza a dir poco giunonica – comandava i migliori amici a bacchetta, senza farsi troppi problemi.
La pelle scura, i lunghi capelli rossicci e gli occhi dorati la rendevano molto carina, pur non essendo magra come le altre ragazze; ma questo a lei non importava: veniva da una famiglia in cui mangiare bene era la regola e con una madre come Karui, che aveva viziato la figlia fin dalla prima volta che l’aveva tenuta in braccio, non poteva che uscire ChouChou.
Perfetta forse no, ma convinta di esserlo assolutamente sì.
Certo era che Inojin non aveva assolutamente voglia di andare al mare l’indomani e tanto meno di uscire in quel momento, con cinquanta gradi all’ombra e un tasso d’umidità da far impallidire i pesci sott’acqua.
Ma Shikadai si era lanciato sul suo letto, impedendogli di occuparlo, mentre ChouChou girava per la sua stanza, controllando che non avesse scordato nulla in modo che non avesse scuse l’indomani per dar loro buca: quella ragazza lo conosceva anche meglio di sua madre.
E la cosa andava tutta a suo sfavore.
Non che Shikadai scoppiasse dalla voglia di uscire, ma sapeva bene quanto lui che se ChouChou voleva qualcosa la otteneva, il costo per lei era giusto il doverli tirare fuori dalle loro tane.
«Allora, Inojin, ti muovi? Shikadai, alzati subito!» sibilò la ragazza, prima di strattonarli fuori salutando allegramente i padroni di casa.
I tre si ritrovarono in pochi secondi immersi nel caldo terrificante di fine luglio, senza che nulla potesse diminuire la loro calura: ChouChou aveva per una volta seguito l’esempio degli amici, legando i capelli lunghi in una coda alta, e poi intrecciandoli, sperando così che non s’incollassero al collo sudato.
Fatica sprecata, i capelli continuavano a finire sempre lì, alimentando il malumore della proprietaria, che non faceva che spostarli.
«Chou, spiegami perché hai preteso di uscire proprio stasera.» chiese per la trentesima volta Inojin, spostando i suoi dal collo e facendosi aria con un pezzo di carta recuperato per strada.
«Perché esce anche Toboe-kun.» rispose lei, come se la cosa fosse ovvia, quasi scontata.
Il sorriso di compatimento che Shikadai scoccò al migliore amico da sopra la testa della ragazza poteva esserselo solo immaginato.
«E quindi?» chiese infine Inojin, trattenendosi a stento dall’imprecare: alla fine Toboe non aveva fatto nulla di male, non si meritava di finire all’ospedale quella sera.
«E quindi dovevo uscire anch’io, mica potevo lasciarlo da solo con Sarada tutta la sera! Lo faccio per Boruto.» disse lei, scotendo la lunga treccia per cercare un poco di ristoro.
«Oh certo, il fatto che gli sbavi dietro da quando avevamo dodici anni non c’entra.» s’intromise Shikadai, ghignando verso l’amica d’infanzia, che gli sibilò dietro qualche imprecisata minaccia.
Continuavano a litigare scherzosamente tra loro, ma Shikadai – solo lui, come sempre – si accorse dell’improvviso mutismo di Inojin che continuava a camminare, le sopracciglia bionde calate sugli occhi chiari, creando un’espressione a metà tra l’infastidito e l’incazzato, tipico di quando ChouChou tirava fuori l’argomento Toboe Inuzuka.
E la serata sarebbe stata ancora molto lunga.
 
 
***
 
 
Avevano raggiunto gli altri nei giardini del quartiere, luogo d’incontro del loro gruppo da quando sapevano camminare, dove le loro madri li portavano sempre per farli stare insieme e chiacchierare tra loro.
Lì, come sempre, stava il camioncino dei gelati della signorina Akane: aveva sui ventisette anni, ma il viso rotondo la faceva sembrare molto più giovane, e i lunghi capelli neri lo contornavano splendidamente.
«Chou-chan, Shikadai-kun, Inojin-kun! Come state?» chiese allegramente, tirando fuori dei coni, sapendo già di essere la loro oasi di salvezza in quell’inferno bollente che era Tokyo quel pomeriggio: scambiarono qualche parola mentre ordinavano e Inojin pareva finalmente uscito dal mutismo di poco prima, mentre con gli altri due si sedeva su una panchina all’ombra di alcuni alberi.
Chiacchieravano tranquillamente, alternando vari argomenti, anche se le ragazze tornavano sempre al tema mare, spossando i ragazzi, che non erano certamente interessati a sentir parlare di creme, costumi e quant’altro; probabilmente a salvarli fu il semplice fatto che Toboe, dall’alto della sua calma quasi stoica, propose una passeggiata nella via alberata, per approfittare del vento fresco che si era fortunosamente alzato.
Le ragazze non se lo fecero ripetere: si alzarono immediatamente, tirando con loro gli amici e continuando a ciarlare, senza preoccuparsi troppo degli accompagnatori, che le guardavano con un misto d’insofferenza e divertimento. Sarada, quel giorno, aveva messo un top bianco e una gonna doppio strato, sotto bianca e corta a metà coscia, sopra celeste chiaro e quasi trasparente; la collana con il ventaglio delle Uchiha’s Industries, sandali bianchi con un poco di tacco e i capelli legati in uno chignon alto completavano il tutto.
ChouChou invece portava pinocchietti bianchi al ginocchio e una maglia rosa con la scollatura a v, che attirava molti più sguardi del necessario – questo era il pensiero di Inojin, all’ennesimo ragazzo dall’occhio troppo lungo che si trovava a fulminare – ma il caldo richiedeva di coprire meno pelle possibile.
Alla fine si chiusero nel ristorante del vecchio Teuchi, che aveva visto crescere l’allegra compagnia dei loro genitori, e anche loro, quando Naruto – padre di Boruto e Himawari – organizzava rimpatriate con gli amici, comprese di marmocchi urlanti.
Immancabilmente ChouChou e Sarada occuparono i posti a fianco a Toboe, lasciando gli altri tre ragazzi a spartirsi i posti: Boruto occupò quello vicino a Sarada, Inojin quello accanto all’altra ragazza e Shikadai in mezzo a loro, chiudendo il cerchio attorno al tavolo rotondo del ristorante.
Ordinarono vari tipi di ramen, piatto speciale della casa, e attesero continuando a chiacchierare; l’argomento cui giunsero insospettabilmente fu la scuola; Sarada prese a lamentarsi del fatto che Anko-Sensei non le avesse messo il massimo all’ultimo test di matematica e ChouChou rise, rispondendole che 100/100 era il massimo.
La serata sembrava andare bene, come le tante che l’avevano preceduta nei diciotto anni precedenti, poi ChouChou si sporse verso Toboe, mentre gli altri facevano casino, per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
Inojin non sentì cosa gli disse, ma lo vide sorridere e fare l’occhiolino, cui ChouChou rispose con una risata e le guance rosse, visibili anche sulla sua pelle scura.
Fu troppo, letteralmente troppo.
Il ragazzo saltò in piedi, sordo ai richiami degli amici e a quelli di lei, e corse via, verso casa: il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno, nella stagione che odiava di più, alla ragazza che amava piaceva un altro e non faceva che sbatterglielo in faccia.
“Grazie, Kami-Sama.”, pensò, mentre chiudeva la porta di casa e saliva le scale verso la sua stanza, senza nemmeno sentire le voci dei suoi che lo chiamavano.
 
 
***
 
 
 
Fece molta fatica ad addormentarsi, e gli parvero passati solo cinque secondi quando venne svegliato da un insistente rumore, un battito continuo e regolare, ma si girò dall’altra parte, tentando d’ignorarlo e fallendo platealmente.
«Inojin, apri!» sibilò la voce di ChouChou fuori dalla finestra; lui s’alzò di scatto, correndo verso l’infisso e spalancandolo di botto, ormai completamente sveglio.
Fuori dalla finestra, arrampicati maldestramente sull’albero che dava sulla sua stanza, c’erano il motivo dei suoi tormenti da tre anni a quella parte e il suo migliore amico, in posizioni alquanto precarie, che lo convinsero a sporgersi per aiutarli a entrare: quando furono tutti e tre dentro e al sicuro da eventuali quanto rovinose cadute, il proprietario della camera si ricordò di chiedere agli inattesi ospiti che ci facessero lì.
«Piuttosto che fare a noi queste domande idiote» rispose la ChouChou, visibilmente imbarazzata «perché non mi fai il favore di vestirti?».
Inojin le sorrise e chiese «Che c’è, sei in imbarazzo?».
Shikadai scosse la testa e sbuffò una risata, mentre l’altra rispondeva per le rime «Non hai nulla che non abbia visto addosso a tanti altri ragazzi, o meglio quando quei ragazzi non avevano nulla addosso.».
Quelle parole parvero congelare l’allegria che aleggiava nella stanza: Inojin si mise addosso pantaloni e canottiera senza proferire altro verbo mentre Shikadai guardava male l’amica e diceva, per smorzare la tensione, «Siamo venuti a vedere come stavi, visto che sei… beh, scappato.».
«Mi spiace.» disse solo l’altro e il Nara capì subito che non gli avrebbe scucito altro davanti a lei; cambiò rapidamente discorso, ChouChou stranamente seguì il suo esempio, e tutti e tre si ritrovarono a ridere, scherzare e a mangiare i dolci che Inojin recuperò dalla cucina.
Alla fine gli altri due se ne andarono – per la stessa via da cui erano arrivati – ma non prima di avergli risollevato il morale, per quanto lo si potesse fare in quelle condizioni.
Erano le tre del mattino, ma quando Inojin tornò a dormire lo fece con un sorriso.
 
 
***
 
 
«Ho caldo.» disse, mentre si faceva aria con il biglietto del treno.
Vari mugugni d’assenso seguirono la sua affermazione, mentre qualcuno tentava vanamente di forzare il vetro del treno, che pareva non arrivare mai a destinazione.
Viaggiavano da un quarto d’ora, ma ne parevano passate tre, di ore, quando finalmente poterono scendere dal mezzo e andare a stendere gli asciugamani sulla spiaggia: Sarada si ricoprì immediatamente di crema solare – aiutata da ChouChou, che di certo non ne aveva bisogno – poi le due corsero in acqua a cercare ristoro dal caldo, imitando i ragazzi che le avevano ovviamente precedute.
Non fecero in tempo a tuffarsi, che i ragazzi cominciarono a schizzarle, dando così il via a una lotta senza esclusione di colpi; alla fine, verso le undici e mezzo, si rifugiarono sotto gli ombrelloni, per scappare dal sole: Inojin, una lattina di soda ghiacciata in mano e nessun pensiero al mondo, era l’immagine della beatitudine, sdraiato sul suo asciugamano, proprio a fianco a ChouChou.
Improvvisamente tutti – tranne lui – iniziarono a sorridere, poi Toboe tirò fuori dal suo enorme borsone un enorme pacco regalo chiuso in carta blu e rossa e tutti strillarono «Auguri Inojin!».
Il ragazzo, letteralmente shockato, ricevette gli abbracci degli amici, prima di ritrovarsi a scartare il regalo, eccitato come un bambino.
«Ma… Ma questi sono…» bisbigliò, passando la mano sopra la scatola rossa e dorata, contenente un costosissimo kit di colori per il disegno e la pittura.
Inojin alzò lo sguardo e, con voce lievemente tremolante, sussurrò un timido grazie, le guance rosse e gli occhi accesi di commozione.
 
Quella sera, mentre Inojin accompagnava ChouChou a casa, dopo aver lasciato Shikadai al bivio dove dovevano girare, lui le chiese, sulle spine: «Quindi con Toboe come va?».
Lei si voltò a guardarlo. «In che senso?» domandò.
«Volevi chiedergli di uscire, no?» disse lui, ricordando una conversazione tra lei e Sarada.
«Oh, no, ho saputo che si sta vedendo con una ragazza.» rispose lei, noncurante.
«Io ieri sera ho pensato che steste insieme, quando ti sei avvicinata a lui…» sospirò Inojin, capendo di dover dare un taglio definitivo a quella storia.
“O la va o la spacca!”, pensò, alzando il mento con orgoglio, ma la sua accompagnatrice si era fermata da ormai parecchi passi.
«E’ per quello che sei scappato?» chiese lei, senza troppi complimenti.
«Non sono…!» cercò di negare, interrotto da un pugno che però divenne una mano che gli afferrava il viso per abbassarlo all’altezza di quello di lei.
Poi ChouChou lo baciò.
«Sono arrivata, idiota.» disse, quando infine si separarono. Poi corse dentro, senza lasciargli tempo di dire “A”.
Inojin guardò la villetta a due piani degli Akimichi per diversi minuti, prima di giungere alla conclusione che no, non se lo aspettava proprio, quello.








Angolo Autrice

Sì, beh, hola! XD
Chi non muore si rivede e io fortunatamente non sono morta X°D
Eccomi qui con il secondo capitolo di questa raccolta che non so neanche io come commentare.
Sinceramente adoro i futuri ninja di Konoha, li adoro sul serio (non quanto i genitori) e allo stesso tempo passo ogni secondo a chiedermi se sto cadendo in OOC, cosa quasi sicuramente vera, ma who cares? Se avessi voluto farla IC avrei dovuto scriverla la raccolta dopo la terza serie X°D
Coooomunque, i prompt erano sabbia e salsedine e sono a mala pena accennati, ma non importa, credo di doverci ancora prendere la mano con questa raccolta, anche perché i personaggi vanno tutti a conto loro trascinandomi per i capelli X°D
Ringrazio tutti quelli che hanno messo tra i preferiti e i seguiti e spero che questo capitolo vi piaccia!
Comunque, il prossimo capitolo sarà "Slice of Life - Caffé" e chissà che ne verrà fuori! Beh, chi vivrà vedrà, quindi a presto! <3 

 

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Capitolo 3
*** Slice of Life - Caffè ***


 


Something of Us
 





Categoria: Slice of Life
Prompt: Caffè








Una delle tante – troppe – cose in cui lei e Boruto erano diversi era l’approccio ai dolci: lei li odiava, i dolci; era profondamente disgustata qualsiasi cosa fosse anche solo vagamente dolce. Boruto, al contrario, li adorava: avrebbe mangiato solo quelli a ogni pasto per trecentosessantacinque giorni l’anno, se i Kami non gli avessero concesso la fortuna di avere come madre Hinata, che era senza dubbio un’ottima cuoca.
Il caffè, non rientrando assolutamente nella categoria dolce, diventava quindi, in maniera totalmente spontanea, la bevanda preferita di Sarada e quella che più disgustava Boruto.
Poi, un giorno lontano ma perfettamente scolpito della memoria della ragazza, il giovane Uzumaki aveva preso a bere il caffè, senza un motivo apparente: inizialmente abbondava con lo zucchero, tanto che beveva più quello che altro; pian piano però, aveva diminuito con le dosi, fino ad arrivare a berlo completamente amaro – proprio come piaceva a Sarada.
Ma sarebbero dovuti passare ancora molti anni, prima che lui le confessasse – con il viso rivolto altrove e le guance rosse come papaveri – che lo aveva fatto solo per avere in bocca lo stesso sapore che aveva lei.
Come dopo un bacio.











Angolo Autrice
Cavolo, alla fine sono riuscita a tornare.
Tanto per cominciare, buon 2015 a tutti. Vi lascio questa cosina (davvero ina, sono giusto 200 parole!) super fluff perché, come al solito, questi personaggi mostrano lati di se che io non immaginavo avessero e beh, non so.
Sarada odia i dolci, perché i geni di Sasuke fanno schifo, quindi ovviamente la figlia ha i tratti peggiori. Boruto al contrario li ama, e solo Hinata lo stacca da biscotti e Dango XD
Però, Boruto, solo per sentire nella sua bocca lo stesso sapore di Sara, inizia a bere il caffè. Il fatto che lui odi il caffè è un altro paio di maniche. 
Come faccia ad odiare il caffè io non lo so, ma immagino che anche lui abbia dei geni strani x_x
Beh, ora vi mollo, bye bye!

Black.

 

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Capitolo 4
*** Fluff - Profumo di Limone ***


 


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Categoria: Fluff
Prompt: Profumo di Limone








La pelle di Inojin odorava di limone.
Un profumo sottile e piacevole che la calmava quando il vento lo trasportava fino a lei.
Non era mai abbastanza vicina da poterlo sentire da sola, il suo odore – non lo era mai stata, troppo piccola, troppo bambina per avvicinarlo – ma il vento pareva sapere quando aveva bisogno di lui, per rilassarsi.
E così Himawari andava avanti, allenandosi per diventare più forte, il profumo di limone ad aleggiare nell’aria e il giallo come suo colore preferito per un altro motivo.
Giallo di girasoli e limoni.












Angolo Autrice
Sì, lo so, sono una piaga!
Mi dispiace di averci messo tanto, ma tra esami, febbre e tutto il resto non ho avuto tempo di nulla!
Allora, un paio di precisazioni xD
Tanto per cominciare la coppia: Inojin e ChouChou sono la mia OTP da quando li ho visti, ma alcune fanart mi hanno fatto sprizzare l'amore per Himawari e Inojin alle stelle, e quando Random.Org mi ha consegnato categoria e prompt... Boh, sono partita senza se e senza ma!
Come avrete notato è davvero solo una minuscola Drabble (91 parole) però spero l'apprezziate comunque.
Infine, dedico questa piccolina a ELIOTbynight e Mokochan (è la tua OTP in fondo X°D).
Per Eliot scusa se non ho risposto alla tua ultima recensione, ma quando l'ho vista era già passato un sacco di tempo e mi sentivo una maleducata a risponderti così tardi!
Spero di farmi perdonare così ^^

Beh, vi lascio in pace, che ne avrete abbastanza di me.
Baci a tutti!

Black ^^

 

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Capitolo 5
*** Angst - Non Mentirmi ***


 


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Categoria: Angst
Prompt: Non Mentirmi









Sarada non aveva mai sopportato le bugie, e odiava quando le dicevano a lei; e sua madre mentiva, mentiva continuamente.
Probabilmente, se non fossero state bugie troppo gravi, avrebbe anche potuto soprassedere, nonostante l'ovvio fastidio. Ma l’argomento di tali bugie era sempre e solo uno: suo padre. E lei non aveva più voglia di lasciar perdere.
Andare al parco, all’accademia o per negozi e vedere gli altri bambini con i loro genitori – con il loro papà – era diventata quasi una tortura, e la ragazzina sapeva che sua madre lo vedeva.
 
«Mamma, quando torna papà?».
«Presto, tesoro, lo sai che è in missione».
 
Sorrisi tirati e cambi di argomenti strategici accompagnavano frasi di rito come quella da ormai dieci anni, senza che la bambina riuscisse mai a vedere la fine di tutte quelle bugie. E l’unica cosa che riusciva a pensare, crescendo, era “Non Mentirmi”.
 
«Mamma, quando torna papà?».
«Oh, Sarada, vedrai che papà tornerà appena avrà finito la sua missione».
 
Non mentirmi.
 
«Mamma, quando torna papà?».
«Presto, Sarada, presto».
 
Non mentirmi.
 



“Mamma, ma papà tornerà mai?”











Angolo Autrice
Umh, che dire... ciao! *silenzio di tomba*
Lo so, ci ho messo ere a tornare a scrivere, ma gli esami e lo studio mi tolgono ogni voglia ed energia ç_ç E vogliamo parlare del Gaiden? Ne vogliamo parlare?
No, n o n vogliamo parlarne.
Comunque, questo è ovviamente preso da quelli che sono i pensieri di Sarada nel corso degli anni.
Da piccola chiede continuamente quando torna papà (chi non lo chiederebbe, in fondo?) e crescendo inizia ad avere dubbi.
Oltretutto, Kishimoto ce l'ha descritta come "La figlia nata da Sasuke e Sakura, che però è un Sasuke al femminile", quindi me la immagino intransigente e rompipalle come suddetto padre.
Sinceramente non so che altro dire... Dovrebbr (vorrebbe) essere angst, ma non mi convince in pieno, e wut, lascio ai posteri l'ardua sentenza x_x
Eh, ovviamente, un ringraziamento caloroso a _Branwen_ per aver betato questa cosa xDD Grazie Cara :*

Bacioni,
_Schwarz XD

 

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Capitolo 6
*** AU - Trasloco ***


 


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Categoria: AU
Prompt: Trasloco





Non era la prima volta che entrambi affrontavano un trasloco, ma era la prima volta che avevano deciso, nonostante i tanti anni di relazione, di andare a vivere insieme.
I primi giorni erano stati davvero stressanti, circondati com’erano da polvere, scatoloni e valigie;
continuavano ad aprire pacchi e a impilare libri come se non ci fosse un domani, sperando che il loro letto e gli oggetti della camera da letto arrivassero presto – anche se Inojin ne dubitava seriamente.
Poi, il terzo giorno, per puro caso, aveva aperto la porta trovando Himawari davanti allo specchio con addosso solo un perizoma celeste e una camicia da notte praticamente trasparente.
La gola gli era diventata secca alla vista del corpo perfetto della fidanzata; lei arrossì, ma non fece nulla per coprirsi, scatenando una reazione del tutto imprevista nella tabella di marcia del trasloco.
E per quel giorno gli scatoloni furono completamente dimenticati.









Angolo Autrice

Ciao, come va?
Dopo mesi - tanti, sia mai il contrario - mesi eccomi qui con questo minuscolo aggiornamento.
Da un certo punto di vista me lo sto autodedicando perché il 30 Giugno ho fatto cinque anni su EFP e me lo meritavo ecco xD
In realtà speravo di scrivere qualcosa di meglio, ma gli esami non mi danno tregua :/ 
Beh, ora evito di rompervi oltre, spero la flash vi piaccia!

Bacioni,
_Schwarz
 

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