Daughter of Darkness

di ShinigamiGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Darkness and Magic ***
Capitolo 2: *** Lucky ***
Capitolo 3: *** Just to get high ***
Capitolo 4: *** The Bad Touch ***
Capitolo 5: *** Drive By ***
Capitolo 6: *** Play Hard ***
Capitolo 7: *** Berzerk ***
Capitolo 8: *** Bring Me To Life ***
Capitolo 9: *** Animals ***
Capitolo 10: *** Going Under ***
Capitolo 11: *** Oops, I did it again! ***
Capitolo 12: *** Umbra Nigra ***
Capitolo 13: *** Shot Me Down ***



Capitolo 1
*** Darkness and Magic ***


Michelle si guardò allo specchio.
Orrenda, ecco com’era. Gli occhi color cioccolato, coperti da alcuni ciuffi della frangetta, non rivelavano emozioni, erano seri, una serietà priva di qualunque forma di emotività.
Sospirò afflitta. Non riusciva neanche a sorridere.
E’ questo, il modo di vivere?, si chiese.
Non osò rispondersi. Ciò che avrebbe potuto pensare l’avrebbe trascinata ancor più nel vuoto.
Doveva andare alla Shibusen, o si sarebbero preoccupati, Sid e Spirit. Era una ragazza che manteneva la parola data, nonostante tutto. Così tentò invano di sistemarsi la chioma nera, ma i ricci indomabili non ne vollero sapere. Allora prese con sé lo zaino, si mise le converse e uscì.
Nella strada di periferia di Death City, molti studenti si affrettavano come lei ad andare all’istituto per armi e maestri d’armi. Quasi le scappò una risatina amara. Tanti alunni che avrebbero fallito, solo pochi che sarebbero emersi. Era questa la vera essenza della Shibusen, un ammasso di ragazzi diretti al fallimento, se non prescelti.
Anche se era solo da qualche mese che andava in quella scuola, bastava rifletterci un po’: Maka Albarn, la studentessa migliore, era figlia di una falce della morte, Black Star era figlio di White Star, che fu il famosissimo componente del clan della stella, a suo tempo, e infine Death The Kid era il figlioletto del “preside” della Shibusen, il sommo Shinigami.
Coincidenze?
Forse, ma Michelle non pensava proprio. Era fermamente convinta che solo i prescelti potessero spiccare, in quella scuola.
Si sentiva addirittura inferiore a Crona. Già, quell’essere senza senso, da cui spuntava un’arma parlante dal corpo ogni cinque minuti. A differenza degli altri, però, non lo odiava. Aveva passato molte avventure decisamente spiacevoli, come lei, e forse, avrebbe potuto capire in parte i suoi sentimenti, sicuramente meglio di tutti gli altri. Se solo si fossero conosciuti.
Sbuffò, lievemente divertita da quei frivoli e stupidi pensieri. Non aveva tempo per pensare alle amicizie, lei.
Mentre rimuginava su varie cose spiacevoli, arrivò alla Shibusen, e si diresse all’entrata.
Parli del diavolo…Pensò.
Davanti all’istituto c’era il famoso gruppo degli studenti modello. Maka e Tsubaki chiacchieravano freneticamente, con espressioni preoccupate, mentre Soul e Black Star facevano parecchio rumore, come loro solito, con schiamazzi e risate varie. Kid sembrava che stesse impartendo istruzioni a Liz e Patty, vicino a Crona, che tremava spaventato, di fianco a Maka.
Michelle passò tra di loro, tenendo lo sguardo basso.
Non la degnarono di uno sguardo, esattamente come aveva previsto. Entrata, si fermò ad ammirare gli interni. Tutto era, come sempre, ordinato e… Simmetrico.
Colpa della famosa mania di Kid per la simmetria, probabilmente. Michelle si chiese come diavolo si potesse avere una mania simile. A quanto pareva era migliorato, prima dell’arrivo della giovane a Death City, prima del Kishin, lui ne era letteralmente ossessionato.
Sospirò, dirigendosi all’aula del professor Stein.
Quel giorno c’era un’aria strana, nella scuola. Sembravano tutti agitati, e Michelle non ne capiva il motivo.
Stava per entrare, quando qualcuno le afferrò il braccio. Si voltò sorpresa verso la persona che la tratteneva, e si sorprese ancor di più nel vedere che quella persona era Marie, una delle falci della morte.
-Marie-san! Avete bisogno di me?- chiese, sospettosa.
La donna annuì, con fare deciso.
-Il sommo Shinigami chiede di te- disse.
Michelle si fece più seria e fredda del solito.
-Fatemi poggiare lo zaino- disse la ragazza -e arriverò subito.
Corse in classe, al suo banco, dove buttò con noncuranza la cartella e i libri, per poi tornare da Marie.
Chissà cosa voleva Shinigami-sama.
Marie la guidò fino a lui, alla camera della morte. Non appena entrarono, giunse alle loro orecchie la voce stridula dello shinigami, che diceva: -Oooh, benvenute, vi stavo aspettando!
-Shinigami-sama, ecco Michelle, come mi avevate chiesto.
-Ora devo chiederti di andare fuori, Marie!- esclamò Shinigami, unendo le mani enormi.
Lei si inchinò, prima di alzare i tacchi e andarsene.
La ragazza guardò lo shinigami, con un’espressione interrogativa.
-Michelle- cominciò lui, con un tono che non prometteva nulla di buono -è successa una cosa non molto piacevole.
-Di che si tratta?- domandò lei, cercando di andare subito al sodo.
-C’è un individuo che rischia di diventare Kishin, l’abbiamo saputo stamane…
-Sì, quindi? Cerchi di andare al punto, sommo Shinigami.
-Gli manca pochissimo, e voglio mandare una squadra. Nonostante tutto, sei una validissima combattente, e vorrei inviarti con il gruppo di mio figlio in missione, per fermarlo.
Michelle strinse i pugni, tanto che le nocche sbiancarono.
-Sa che non voglio.
-Per questo te l’ho chiesto.
-Allora rifiuto.
Il sommo Shinigami emise un “oh” dispiaciuto.
-Ma non vuoi neanche rifletterci un po’?- le chiese.
-Sommo Shinigami, sa bene che non ho intenzione di essere la migliore studentessa della Shibusen. A dir la verità, voglio solo raggiungere la maggiore età per continuare a cacciare le uova di Kishin.
-Come Justin?
-Sì, lui era… E’ il mio senpai. Il mio modello da seguire. Non ho bisogno di un maestro. Come lui, diventerò Death Scythe da sola.
-Hai visto la fine che ha fatto…
-Sì, e questo mi permetterà di non commettere il suo stesso errore- rispose prontamente Michelle, guardando negli occhi, o meglio dire nella maschera, il dio della morte.
Lui sembrò dispiaciuto.
-Michelle… Se ti prometto che dopo questa missione non ti farò più proposte simili, accetteresti?
-Senta, Shinigami, non capisco perché ce l’ha su con me a tal punto- sbottò spazientita la ragazza.
-Lo sai, il perché.
Quattro parole. Quattro parole che fecero rabbrividire Michelle, che le fecero abbassare lo sguardo, pieno di vergogna, di ricordi orrendi e di dolore.
-Non voglio farti star male, ma voglio che il tuo futuro sia migliore- disse Shinigami, con un tono un po’ più dolce.
Ma era tardi, per essere dolci.
-E secondo lei, io mi sentirei meglio, stando di fianco a quelli lì?- gridò la ragazza -No, mi sentirei ancor di più una persona sbagliata, che non dovrebbe essere mai nata!
-Non è così, lo hai visto anche in Crona.
Michelle scoppiò a ridere, perfida.
-Lui non è nulla, a mio confronto- disse, con un sorriso maligno.
-Su questo ti do ragione. Però devi provarci. Ti concederò tutto ciò che desideri, ma partecipa alla missione, fai un tentativo.
Gli occhi della fanciulla si illuminarono, e sorrise.
-Se parteciperò- disse -al termine della missione, potrò abbandonare la Shibusen?
Lo shinigami rimase di stucco. Non poteva fare un accordo simile, così rifletté, cercando una soluzione.
-Non può, vero?- gli chiese lei, con aria delusa e superiore.
-No. Non hai nessun altra richiesta che io possa soddisfare?- domandò Shinigami.
La ragazza scosse lentamente la testa.
-Forse, se mi promettete di non parlarmi mai più, potrei accettare- ipotizzò.
-D’accordo- disse Shinigami, a malincuore.
Michelle rimase sorpresa. Non credeva che avrebbe funzionato. Quello shinigami non le avrebbe più dato fastidio… Allora, per una missione soltanto…
-Accetto anche io.
-Bene, allora comunicherò a mio figlio la tua partecipazione. Partirete domani mattina all’alba, meglio se vai a casa a preparare lo zaino, oggi puoi saltare le lezioni- disse lo shinigami.
-Grazie. Allora vado.
La ragazza si voltò soddisfatta, dirigendosi fuori dalla camera della morte, con un lieve sorriso sulle labbra.









Spazio dell'autrice

Ehm... Siete arrivati fino a qui? Beh, allora vi faccio i miei complimenti, non so come avete fatto a leggere questa schifezza...
Non pretedo che vi sia piaciuta, anzi... Credo che vi darei ragione su ogni bandierina rossa che mi arriverà... Se vi è piaciuta, invece, ne sono felice ^^
Come già detto, aggiornerò a velocità di lumaca, perciò siate pronti psicologicamente per questa cosa. Ho altre storie da portare avanti, questa non avrei neanche dovuto pubblicarla ^___^"
Grazie per aver letto! 8 baci.
ShinigamiGirl

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Capitolo 2
*** Lucky ***


Michelle uscì dall’appartamento con lo zaino sulle spalle.
Si era portata poche cose, giusto qualche cambio di vestiti e un po’ di provviste, oltre l’i-pod. Già, quello che le era stato regalato da Justin, quando era ancora vivo e la follia non l’aveva ancora divorato.
Era un modello di i-pod nano della Apple, aveva fatto tanta fatica per ottenerlo.
Si ricordò delle uova di Kishin che aveva ottenuto, pur di avere quell’apparecchio, e sorrise fra sé.
Chiuse l’appartamento a doppia mandata e scese le scale, infilandosi le cuffie nelle orecchie.
Quando giunse in strada, scorse il sole che nasceva da dietro la scuola, e si affrettò. Con tutto quello che sarebbe potuto succederle, arrivare tardi era la cosa che poteva seriamente farle iniziare male la giornata.
Corse per le vie cupe di Death City, serena, come da tanto non succedeva. Arrivò davanti alla Shibusen col fiatone, ma non se ne preoccupò. Il fatto che dopo quella missione Shinigami non le avrebbe più dato fastidio la eccitava, era su di giri. Non sarebbe più stata convocata, niente più prediche o paternali.
Nel piazzale principale stavano già Maka e la sua falce Soul, insieme a Kid e le sue buki.
Michelle sospirò, e il sorriso le scomparve dalle labbra, ma d’altronde era così. Per avere la sua tranquillità, avrebbe dovuto sopportare quel gruppo di ragazzini per un po’.
Maka, appena la scorse, le andò incontro di corsa, lasciando la ragazza stupefatta e incredula.
-Piacere, sono Maka Albarn, tu devi essere Michelle!- esclamò, porgendole la mano.
La fanciulla le fissò la mano, togliendosi le cuffie dalle orecchie, poi gliela strinse con poca convinzione.
-Sai, sono curiosa di conoscere il tuo compagno, o la tua compagna! Ma dimmi, tu sei meister o buki?- continuò la bionda.
Michelle strinse le labbra con disapprovazione.
-A dir la verità sono solo io- rivelò -e sono una buki, se proprio ci tieni a saperlo.
Un barlume di consapevolezza attraversò gli occhi verdi di Maka.
-Oh, proprio come…
-Justin, sì, era il mio senpai- la interruppe Michelle -Prima che passasse alla follia, ovviamente.
Ci fu una pausa di silenzio, poi la bionda le disse: -Beh, andiamo, ti presento gli altri!
La guidò fino al resto del gruppo.
-Ragazzi- cominciò Maka -lei è Michelle, una buki indipendente. Michelle, lui è Soul, la mia falce- indicò l’albino -e lui Crona- indicando il ragazzo dai capelli violetti.
Kid si fece avanti: -Io sono Kid, ma probabilmente già lo saprai. Loro sono Liz e Patty, le mie armi.
Michelle annuì senza profferire parola.
Ad un tratto si sentì urlare e strepitare in lontananza, e Maka sospirò pesantemente.
-Eccoli, i ritardatari!
-Ehi, Soul! Guardami, non sono più splendente di un dio? Oggi è un gran giorno!- urlò Black Star, ad una ventina di metri di distanza.
-Black Star, tutti dormono- ammonì Tsubaki, cercando di fargli abbassare il tono di voce.
-Ma che importa! Saranno felici di essere stati svegliati da un grande come me!- esclamò il ragazzo scoppiando a ridere.
-Loro sono Black Star e Tsubaki- annunciò Maka.
Michelle si lasciò sfuggire un leggero sbuffo.
-Guarda che so chi siete, non credo che ci sia qualcuno che non lo sappia- disse, acida -comunque, credo sia meglio partire ora.
Si voltò senza osservare le reazioni dei presenti.
-In effetti, è meglio partire. Sono le sei e mezzo, proprio ora- disse Kid.
Pochi secondi dopo se lo vide passare di fianco, con in mano Liz e Patty, a bordo di uno skate. Michelle rimase basita qualche secondo, poi gli corse dietro.
-Non puoi venire a piedi!- esclamò Maka, che la raggiunse su una moto guidata da Soul.
La ragazza scoppiò a ridere, dicendo: -Certo che posso! Vado sempre in giro con i miei piedi, non vedo perché non farlo anche in viaggio.
Aumentò la velocità, e la attivò.
La follia che aveva imparato a domare a suo piacimento l’attraversò, dandole spinta, e Michelle spiccò un salto, atterrando sui tetti delle case. Dalla moto, Maka e Soul la fissavano un po’ straniti, mentre lei balzava agilmente da un tetto all’altro, alle calcagna di Crona, che volava grazie a Ragnarock. Persino Black Star, su una moto dietro di loro, si era zittito, osservando la scena, rapito.
Michelle mise le cuffie nelle orecchie a massimo volume, facendo partire un po’ di musica disco. Andava a ritmo, senza la minima fatica, e si stava annoiando un poco. Quello non era divertirsi, per lei, il vero divertimento, era squartare i demoni. Presto la sua voglia di divertimento si sarebbe soddisfatta. Avrebbe solo dovuto aspettare un po’.
Uscirono dalla cittadina, e la ragazza continuò a saltare sulle cime degli alberi della foresta.
Dopo un paio d’ore di viaggio giunsero nei pressi di una città. Prima di entrarvi Michelle scese dagli alberi, disattivando il fattore follia in sé, per apparire come una ragazza normale.
Anche Crona scese con lei, e Kid li seguì a ruota.
Liz e Patty si trasformarono, sgranchendosi le gambe.
-Prendete questi, ci porteranno in Italia- disse Kid, porgendo a tutti un biglietto aereo.
Entrarono nella città, diretti all’aeroporto, dove entrarono tentando di non dare nell’occhio.
Con stupore di Michelle, Black Star si era fatto improvvisamente serio, quasi fosse entrato nello spirito della missione.
Una ragazza li guidò fino al loro aereo, dove salirono e si disposero.
Michelle non ci mise molto a capire, con lieve compiacimento, che si sarebbe seduta da sola. Infatti, Maka si sedette di fianco a Crona, dietro a Kid e Soul. Liz e Patty si sedettero nell’altra corsia, davanti a Black Star e Tsubaki.
La ragazza avanzò e si lasciò cadere sul sedile davanti al figlio di Shinigami, che guardava fuori dal finestrino con aria assente.
Sembrava che nessuno si dovesse sedere nel posto di fianco a Michelle, e così fu. L’aereo partì, e il posto al suo fianco rimase vuoto. Non che la ragazza ci avesse dato peso, anzi, ascoltava la musica come se niente fosse, a massimo volume.
Il viaggio durò parecchio, e nonostante la gravità della loro missione, Maka chiacchierava con Soul e Crona, mentre Kid era assorto dai suoi pensieri.
Il giovane shinigami aveva saputo solo la sera prima della partecipazione di Michelle alla missione, e aveva creduto che fosse una ragazza simile a Maka. Ovvero aperta, gentile, intelligente e simpatica. In classe l’aveva notata un paio di volte, perché sembrava essere molto brava, ai livelli della sua amica bionda e Ox, nonostante non si impegnasse al massimo, e gli era sembrato che facesse così per timidezza.
Invece le si era parata davanti una tipetta acida, scontrosa, con un ammasso di ricci neri totalmente asimmetrici. Ma quello era il minore dei mali. Aveva percepito qualcosa in lei che l’aveva messo in agitazione… La follia in lei era pazzesca, di dimensioni assurde, ma sembrava che riuscisse a controllarla come più le aggradava.
-Ehi Kid, ci sei?
La voce di Soul lo riportò al presente.
-Sì, riflettevo. Scusatemi.
Maka sussurrò, indicando il sedile davanti a lui: -Volevamo sapere cosa ne pensi di Michelle.
-Beh, credo che non ne sapremo molte su di lei. Sembra parecchio ostile.
-Credo che ci odi…- bisbigliò Crona.
-Di cosa vi preoccupate? L’abbiamo solo per questa missione, no? E poi credo che sappia il fatto suo, è forte. Ciò ci porterà solo bene, finiremo prima.
-Soul!- esclamò Maka, con tono di rimprovero -Sei sempre il solito. Dovremmo cercare di capire perché si comporta così.
Kid rimase in silenzio.
-Magari è in una situazione simile alla mia, un po’ di tempo fa- ipotizzò Crona -e se non fosse stato per Maka credo che non sarei qui, perciò io appoggio la sua iniziativa.
-Non credo sia messa male com’eri tu, Crona, senza offesa. Dovremmo farci gli affari nostri- disse Soul, poco convinto.
-Invece io dico di indagare- decise Kid, d’improvviso. Voleva saperne di più sulla follia dentro quella ragazza.
-D’accordo… Tanto, se lasciamo tutto a Maka, ce la farà, da secchiona senza tette quale è- si arrese l’albino.
Maka gli tirò un “Maka-CHOP”, sorridendo soddisfatta.
Dentro di sé sapeva che avrebbero fatto la cosa giusta, e avrebbero aiutato un’altra ragazza in difficoltà. Si sentì felice e orgogliosa di avere compagni che l’appoggiavano.
-Secondo voi come mai ha questi atteggiamenti?- chiese.
-Dovremmo scoprire il suo passato, credo che le risposte che cerchiamo siano tutte lì- disse Kid -potrei chiedere qualcosa a mio padre.
-E’ già un inizio- approvò la bionda.
Michelle, un paio di sedili più avanti, fece una smorfia.
Se speravano di attaccare briga con lei, facendo la figura dei santarellini, avevano preso un granchio.
Il suo passato, il perché dei suoi atteggiamenti, erano tutti affari suoi, e non li avrebbe certo rivelati al primo che passava. Se Shinigami avesse raccontato in giro della sua infanzia, l’avrebbe fatto fuori con malcelato piacere.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
Secondo capitolo!!
Perché così presto? Oggi ho perso il pullman, rimanendo a casa, e ho scritto giù questo sgorbio.
Spero vi sia piaciuto…
Domande? Critiche? Suggerimenti? Recensite o mandatemi un messaggio, non può farmi altro che piacere.
Alla prossima!
 
ShinigamiGirl

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Capitolo 3
*** Just to get high ***


Il volo terminò qualche ora dopo, quando l’aereo atterrò in Italia. Tutto il gruppo scese dall’aereo con soddisfazione, stiracchiandosi per bene.
Michelle non ne sentiva il bisogno, piuttosto, voleva subito mettersi all’opera, alla caccia del demone.
-Allora, dov’è questo Kishin quasi formato?- chiese, impaziente, non appena uscirono dall’aeroporto.
Tutti la guardarono con sorpresa.
-Beh- provò a dire Maka -ora andiamo a mangiare. Ci penseremo dopo, no?
La ragazza guardò la bionda con disappunto.
-Se Shinigami ci ha mandati qui, non è per fare una vacanza, per mangiare la pizza o guardare il Colosseo e altri monumenti. Il tempo di un pranzetto e quello lì potrebbe batterci sul tempo e diventare un effettivo Kishin. Non mi sorprenderebbe che abbia saputo della nostra partenza e sia già all’opera.
La ramanzina che sputò fra le labbra, secca e ben definita, sembrò dare un duro colpo ai ragazzi, ma Michelle ci badò poco. Era quello che pensava, in fondo.
Kid fu il primo a riprendersi.
-In effetti- disse -non hai tutti i torti. Potremmo goderci l’Italia dopo che avremo sistemato tutto. Dunque, mio padre sosteneva che il Kishin dimorasse le foreste intorno alla città.
-Andiamoci, allora- esortò Black Star, con tono di sfida, pieno di entusiasmo.
Il gruppo partì, andando a recuperare qualche abbonamento per i mezzi pubblici. Non potevano certo muoversi per Roma volando.
Crona era molto inquieto, era nello stesso paese dove aveva conosciuto Maka. Dove aveva ferito Soul. E dove aveva rifiutato l’aiuto di Maka, in preda alla follia. Tutti quei ricordi lo facevano tremare di insicurezza, così Ragnarok uscì dalla sua schiena, d’un tratto, urlandogli di smetterla di tremare.
Maka si esibì in un ennesimo “Maka-CHOP” diretto all’arma, mentre Michelle assisteva alla patetica scena, lievemente infastidita dalle occhiatacce che i passanti lanciavano a quello che, a loro, sembrava un pupazzo, ma in realtà era un’arma letale che li avrebbe potuti ammazzare in pochi istanti.
La ragazza ghignò al pensiero dello sterminio che Ragnarok avrebbe potuto fare, ma dato che in fondo era anche lui un codardo come tutti gli altri, si ritirò sotto le lamentele della bionda.
Sistemata la situazione, Maka si diresse alla biglietteria, esortando gli altri a non muoversi.
Gli altri, però, corsero in giro, approfittandone per guardarsi intorno nei negozi. Solo Soul e Michelle non si mossero, rimanendo davanti alla biglietteria della stazione dove si trovavano.
La città era un brulichio di gente a piedi, di autovetture, automobili e autobus.
-Come mai non vai in giro a dare un’occhiata?- chiese l’albino alla ragazza.
-Potrei farti la stessa domanda.
-Quei Maka-CHOP fanno male, sai. Ci tengo, alla mia testa. Piuttosto, non sembra che sia la prima volta che vieni in Italia. Tutti sono impazziti alla vista degli autobus con il Colosseo stampato sul fianco, ma tu non hai avuto nessuna reazione.
La ragazza si spostò un boccolo dietro l’orecchio.
-Sei acuto- gli disse, poi aggiunse -se ci tieni proprio a saperlo, sono cresciuta qua. Justin era la Death Scythe responsabile dell’Europa occidentale, perciò mi ha fatta crescere qua, in Italia, anche se più al nord rispetto a Roma.
Soul rimase in silenzio, sorpreso da quel momento di intimità inaspettata. Credeva che quella ragazza fosse un blocco di ghiaccio, ma a quanto pareva aveva un cuore. Le chiese: -Quanti anni ci hai vissuto?
-Credo che sia irrilevante che tu lo sappia o meno.
Come non detto. Quella ragazza era davvero di ghiaccio.
Maka, uscendo, si arrabbiò non poco vedendo che erano andati quasi tutti a farsi un giretto. Soul si beccò un “Maka-CHOP” per non aver prestato attenzione agli altri e non aver impedito loro di andarsene.
Richiamati tutti, attesero un autobus, dove salirono esibendo gli abbonamenti giornalieri. Il viaggio durò tre quarti d’ora buoni, poiché dovevano andare davvero fuori città. Patty continuava a lanciare gridolini di stupore e allegria, mentre Black Star si cimentava nell’urlare il suo nome dai finestrini, tutto sotto gli occhi di Michelle, che li guardava come se fossero alieni scesi direttamente da Marte. Quando il paesaggio divenne meno urbano e più naturale, Black Star divenne di nuovo serio, mentre Patty continuò a scatenarsi.
Giunti ad una delle ultime fermate, scesero.
Non appena il pullman sparì tra le colline, Michelle si sistemò i ricci dietro le spalle, sorridendo. Finalmente si tornava a viaggiare come si deve. Attivò il fattore follia, che la attraversò come un fiume in piena, dandole una forza disumana.
Spiccò un salto verso la salita, dove iniziava il bosco, senza attendere gli altri, iniziando a saltellare da un punto all’altro. Oltre alla follia, sentì chiaramente dentro di sé un sentimento di pace e serenità. Si sentì al sicuro.
Si bloccò sulla cima di un albero, pochi secondi dopo.
La pace, la serenità, la sicurezza, svanite. Era tutto scomparso, davanti allo spettacolo che le si presentava davanti agli occhi.
Il primo a raggiungerla fu Crona, che si fermò di fianco a lei.
-Si è dato da fare, eh?- commentò Ragnarok, con ironia.
-Maledizione!- esclamò Kid, non appena vide anche lui.
-Che succede?- chiese Black Star, ma anche lui rimase senza parole.
Davanti a loro, tra gli alberi, si estendeva un’enorme distesa di terra completamente bruciata, dove le anime aleggiavano come spiriti d’oltretomba, illuminando lo spazio. Dall’esterno quella stesa non era visibile, ma dall’alto era tutta un’altra cosa.
Maka e Soul, sotto di loro, avevano intravisto la luce azzurrognola delle anime e si erano fermati dietro agli ultimi alberi, osservando la scena dal basso, prima di arrampicarsi per raggiungere gli altri.
-A quanto pare ha già tutto pronto. Dobbiamo avere un buon piano, o…- Kid si interruppe.
Le spalle di Michelle erano scosse da lievi tremiti.
-Michelle… Stai... Bene?- chiese Crona.
La ragazza, consapevole di sé, interruppe il flusso della follia, atterrando sul ramo dove stavano Maka e Soul, e scoppiando finalmente a ridere di gusto.
La bionda la guardò preoccupata, avvicinandosi lievemente.
Michelle continuava a ridere, la sua risata era inquietante e macabra, nonostante sembrasse che si stesse davvero divertendo.
-Ehi, cosa ti prende?- le chiese Maka.
La ragazza cercò di prendere fiato, respirando lentamente fra le risa, per risponderle. Quando si fu calmata, tornò seria.
-Scusatemi. Era da tanto che aspettavo una battaglia simile, ma non credevo che l’avrei ritrovato… Non ora…- farfugliò, come sovrappensiero.
-Di che stai parlando?- domandò Tsubaki.
Michelle fece un profondo respiro, prima di dire: -Nulla. Nulla di importante, credo sia meglio andare ora. E’ meglio che non ci dividiamo, ma che ci presentiamo a lui come gruppo. Sente le nostre lunghezze d’onda, e se cerchiamo di fargli un attacco a sorpresa ucciderà i primi che gli capitano a tiro, sentendoci divisi. Se andiamo come gruppo, avrete qualche speranza in più.
-Avrete?- disse Soul, lievemente infastidito dal piano che Michelle aveva deciso per tutti senza chiedere nulla a nessuno.
La ragazza si voltò verso la falce nera e rossa tra le mani di Maka, con uno sguardo tanto truce da far paura anche al Kishin in persona.
-Sì, avrete. Combatterò io, lui è mio- disse, con tono d’oltretomba e leccandosi le labbra come se fossero piene di cioccolata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
Domani ho una gita, quindi… Ecco cosa ne è venuto fuori. Fatemi sapere cosa ne pensate, e grazie a chi segue questa storia, non me l’aspettavo che qualcuno avrebbe potuto addirittura apprezzarla, quindi GRAZIE.
Alla prossima!
 
ShinigamiGirl

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Capitolo 4
*** The Bad Touch ***


Il gruppo guardava quella strana ragazza quasi con timore.
-Perché dovresti combattere tu? Siamo una squadra- protestò Black Star.
-Ho detto che combatterò io, e io mi batterò. Voi non sapete neanche contro chi stiamo andando, io invece lo conosco a fondo, e so per certo che voi non potreste batterlo, con nessuna strategia possibile- rispose secca Michelle.
-Come fai a dirlo, insomma! Magari, se ci dicessi qualcosa su di lui, potremmo farcela…- ipotizzò Maka.
-Ma allora non avete capito!- esclamò Michelle, con tono di rimprovero -Gli avversari che avete affrontato fin’ora, in confronto a lui, non sono nulla. Non avete speranze! Per una dannatissima volta mettete da parte il vostro orgoglio del cazzo da “studenti migliori della Shibusen”, e lasciate fare a me!
Tutti rimasero sorpresi da quel discorso molto scurrile, uscito dalla bocca di quella ragazzina acida e, a loro parere, molto presuntuosa.
-Tu vuoi solo la scena tutta per te!- sbottò Black Star.
-Mi dispiace ammetterlo, ma anche a me sembra così- ammise Kid.
Maka annuì col capo.
A quelle risposte, Michelle scoppiò a ridere con cattiveria, facendo venire i brividi al resto del gruppo. Si lasciò andare, sedendosi sul ramo e ridendo.
-D’accordo, d’accordo- disse -fate come vi pare. Andate pure a battere questo quasi Kishin, a che servo io? Poi non dite di non essere stati avvertiti, però.
La ragazza continuò a ridacchiare maligna, ignorando completamente gli altri. A quel punto, i due meister e lo shinigami si guardarono, con occhiate d’intesa.
Scesero dall’albero, seguiti da Crona, lasciando Michelle da sola, sul ramo. Lei sentì Kid impartire ordini sulla strategia da mantenere, mentre correvano attraverso la landa desolata, piena di anime.
Rise.
Poveri illusi.
Non sapevano a quello a cui andavano incontro. Si alzò, decisa a seguirli di nascosto. Sarebbe stato divertente vederli combattere invano.
Maka correva a perdifiato dietro a Kid e Black Star, decisa a dare il meglio di sé. Erano quasi giunti al centro della piana, quando si divisero, alla ricerca del demone quasi completamente formato.
-Io sono il grande Black Star! Sono più grande di un Dio! Vieni fuori, Kishin dei miei stivali!- disse il ragazzo dai capelli azzurri, sottovoce, forse per darsi carica, correndo verso il centro esatto della landa.
Successe in fretta.
Una figura esplose con il terreno, davanti a lui, emergendo dal sottosuolo.
Black Star venne colpito da qualcosa, che lo scaraventò lontanissimo, contro gli alberi sul limitare della zona bruciata.
Il ragazzo non ebbe tempo di riprendere fiato, perché si sentì afferrare dal colletto del vestito. Aprì gli occhi, inorridendo davanti a ciò che vide.
Davanti a lui, stava una figura magra e alta, dai lineamenti spigolosi, che lo teneva per l’abito, sorridendo pacificamente.
Aveva occhi rossi sangue, e capelli neri come una macchia d’inchiostro. Ma la cosa che faceva più paura, era il terzo occhio che spuntava sulla fronte, tra i ciuffi di capelli neri.
-Ciao, grande Black Star- gli disse il demone, con voce bassa e sensuale -mostrami la tua grandezza.
Il ragazzo ansimò, cercando di colpirlo con la forma lama incantata di Tsubaki, ma il quasi Kishin lo evitò facilmente, colpendolo ancora con un calcio e spedendolo lontano, contro un altro albero.
Da lontano, Maka guardava inorridita la scena.
Il demone era rapidissimo, un momento era su un lato a dare i calci a Black Star, l’altro era sul lato opposto per riprendere lo sventurato ragazzo.
Michelle non aveva mentito.
Questo quasi Kishin era decisamente potente.
Black Star, intanto, era stremato, perdeva sangue da molti punti e ansimava a fatica.
-Dimmi almeno il tuo nome!- ordinò al demone, con arroganza.
Lui, sempre sorridente, gli schiacciò un braccio, rompendogli l’osso e facendolo urlare di dolore.
-Il mio nome è Ikura. Ricordatevelo!- urlò il demone, prima di dargli l’ennesimo calcio, facendo sbattere il giovane contro il tronco dell’albero dietro di lui. Black Star svenne, mentre l’albero si spezzava sotto il colpo ricevuto.
Tsubaki si trasformò in forma umana, gridando preoccupatissima: -Black Star!
Il demone non badò più ai due.
Infatti, qualche secondo dopo Maka se lo trovò davanti.
Annaspò, tentando di colpirlo con la falce, ma lui fu più veloce. La colpì al petto con una mano, facendole perdere un battito e impedendole per qualche secondo di respirare, mentre andava a sbattere contro qualcosa…
Quel qualcosa, quando atterrarono sul terreno, si scoprì essere Kid.
Il ragazzo si rialzò in piedi a fatica, ma il demone, già davanti a loro, lo colpì di nuovo, talmente forte da scaraventarlo lontano.
Si preparò per ferire la bionda, ma la falce mutò in umano, parandosi davanti a lei.
-Oh, non c’è bisogno di fare gli eroi- disse allora il quasi Kishin -arriverà anche il tuo turno, ragazzo, ma se vuoi venire prima di lei, chi sono io per impedi…
Il demone si interruppe, guardando un punto sopra di loro.
-Ikura, non credi sia ora di prendertela con quelli forti come te?- chiese una voce femminile, sopra le loro teste.
-Michelle- sospirò il demone -è da un po’ che non ci si vede.
La ragazza si lanciò dall’albero, giungendo davanti al demone e dando le spalle a Soul e Maka, che la guardavano sbigottiti.
Lei rise.
-Credo che dovrò ucciderti. Tanto, sarebbe successo comunque.
-Ne sei davvero sicura?- le chiese Ikura.
-Ovviamente. Pensi che ti avrei lasciato in giro per tanto? Eri sulla mia lista da un po’. Avrei preferito ucciderti con calma, sei l’ultimo che mi manca- disse Michelle, sorridendo.
-Abbi un po’ più di rispetto per tuo zio. Mio fratello, tuo padre, merita di essere onorato da sua figlia, ma tu lo onori nel modo sbagliato.
-Io non lo sto onorando, verme!- gridò Michelle -Io disprezzo sia te che tutta la nostra famiglia. Altrimenti non vi avrei ammazzati tutti, no?
-Allora perché ci uccidi? Non lo fai per incrementare la follia?
-No, rincoglionito! Lo faccio perché siete tutti dei vermi, fate schifo! Il mondo può andare avanti solo con l’ordine.
-Diceva così anche colui che ti strappò da tuo padre. Alla fine però, lui capì di essere in torto. Perché tu non lo capisci?- domandò Ikura.
-Justin fu corrotto da voi, pezzi di merda! Non accettavate la mia crescita come la dirigeva lui, e me l’avete corrotto…- Michelle stringeva i pugni, le nocche erano bianchissime, e tremava. Tremava di una rabbia immensa.
Ikura rise maligno.
-Allora l’avevi capito. Beh, è servito a far nascere la cattiveria in te- le disse, continuando a ridere.
-Tu… Ora la pagherai, verme del sottosuolo!- urlò la ragazza.
Lame di falce azzurrognole spuntarono dietro ai suoi avambracci e le gambe, mentre attivava il fattore follia, con più foga del solito.
Si lanciò all’attacco, mirando al torace del demone.
Lui la schivò, e iniziarono a tentare affondi ed evitare i colpi a velocità supersonica.
Gli spettatori, ovvero Maka, Soul, Kid, le sorelle Thompson, Crona e Tsubaki, riuscivano a vedere solo delle figure sfocate e informi, tanto erano veloci. Si dovettero ricredere sulle parole della ragazza, che prima avevano ignorato. Poi, improvvisamente, rimasero senza fiato, terrorizzati e affascinati.
Michelle, ferma in mezzo alla landa, ansimava vistosamente, con la lama del braccio destro piena di sangue nero. Ikura, lontano, era accasciato a terra con uno squarcio che gli percorreva l’intera gamba.
La ragazza scoppiò a ridere, con una nota amara nella voce.
-Ora non fai più lo sbruffone, vero?- disse.
Ikura tremò, si alzò a fatica e sorrise.
Michelle sbiancò.
-No!- urlò, e corse verso di lui, ma fu tutto inutile.
Lui afferrò un’anima che gli fluttuava di fianco, ingoiandola. La ferita guarì, e il demone sparì dalla landa.
La ragazza cadde in ginocchio dove prima stava il demone. Era diventato un vero Kishin, con quell’anima.
Michelle si prese la testa fra le mani e urlò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
Eheheheheh… Quanto amo mettere la mia depressione sentimentale in gioco e trasformarla in queste storie cupe ed elaborate.
Spero almeno che vi piacciano.
Critiche? Consigli? Scrivete pure. Si accettano anche suggerimenti su come portare avanti la storia, non dico che farò come mi scrivete voi, ma potrei trarre spunto.
Al prossimo aggiornamento!
 
ShinigamiGirl

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Capitolo 5
*** Drive By ***


Erano tutti in un bar, davanti a frullati, cioccolate e gelati.
Solo Michelle sorseggiava la sua cioccolata, il resto del gruppo, infatti, attendeva una spiegazione da lei, e non riuscivano a toccare cibo.
-Ehi, tu! Ti vuoi decidere a spiegare cosa è successo? E sii chiara- sbottò Black Star.
La ragazza tirò su la testa, fulminandolo con lo sguardo.
-Prima finirò la mia cioccolata. Ormai è un Kishin, non cambierà nulla se vi spiegherò prima o dopo- sentenziò.
Nessuno osò controbattere.
Quella giovane metteva i brividi, soprattutto a Maka, che poteva sentirne la lunghezza d’onda.
Ora la stava trattenendo, ma comunque la bionda riusciva a sentire una potenza assurda, che traeva energia dal sentore di follia che c’era in lei.
Maka continuava a chiedersi come non avesse potuto notarla prima.
In battaglia la sua potenza era enorme, più forte anche della sua tecnica Majingari. Un’energia decisamente devastante.
Il rumore di un cucchiaino sbattuto nella tazza la riscosse dai suoi pensieri.
-Ora vi accontenterò- annunciò Michelle, allontanando con una smorfia la tazza vuota, davanti a sé.
-Dunque- cominciò -quello lì era un mio familiare. L’avrò incontrato in totale solo un paio di volte, ma questo è irrilevante, siccome Justin mi strappò dalle grinfie della mia famiglia quando avevo cinque anni. Sapevo che dopo la morte del primo Kishin qualcuno della mia famiglia ci avrebbe provato, a crearne uno nuovo, ed è per questo che li ho uccisi quasi tutti. Mi mancava solo Ikura, ma… Mi ha battuta sul tempo. Avrei dovuto immaginare che c’era lui, dietro tutto questo, ci doveva essere un motivo se il Sommo Shinigami insisteva così.
-Aspetta, quindi c’erano altri individui così potenti, in giro?- chiese Soul, un po’ scioccato.
-Certamente, ma ci avevo già pensato io a loro.
-E perché è così potente?- chiese Black Star -O dovrei dire, perché tu sei così potente e noi no?
Ci fu una pausa di silenzio.
Michelle fissava il tavolo senza rispondere; poi alzò lo sguardo e disse: -Ho avuto un dono, come spesso mi piace chiamarlo. Lui è un semplice Kishin, ma con il mio stesso dono, ecco. Non è possibile batterlo senza questo qualcosa in più, è come voler tagliare un diamante con un rubino. Non si può, il diamante si taglia solo col diamante.
-Cos’è questo qualcosa in più? Il sangue nero?- domandò Liz.
-No, sbagli proprio. Il sangue nero sta alla base di tutto ciò, è una cosa che ormai hanno tutti. L’avreste già sconfitto se fosse stato quello, no? Qui si tratta di follia vera e pura. La follia solitamente nasce in coloro che si nutrono di anime umane, giusto? Oppure attraverso il sangue nero, dove ne è facilitata la comparsa. E se vi dicessi che ci sono persone che hanno già la follia dentro di loro? Persone che hanno un’anima particolare?
-Tutte le persone hanno della follia, dentro di loro…- disse Kid.
Michelle ridacchiò.
-Non così poca. Intendo anime interamente fatte di follia. Vi faccio un esempio. La biondina ha un’anima particolare, o mi sbaglio? Un’anima Grigori, meglio conosciuta come anima angelica, di natura molto rara, non è così?- fece una pausa, guardando Maka, che la fissava con attenzione, ascoltando tutte le sue parole.
Poi la giovane aggiunse: -Se esistono anime angeliche… Perché non dovrebbero esistere anche anime demoniache? Anime assetate di sangue fin dalla nascita, inclini ad accogliere in sé la follia, interamente fatte di questo principio.
Tutti si guardarono, con occhi spalancati.
-Andiamo, era naturale che esistessero cose simili. Non l’avevate mai pensato?- chiese Michelle, con un ghigno sul volto.
-Tu hai un’anima di questo genere, vero?- disse Crona.
-Molto intuitivo, moccioso- sibilò Michelle, facendolo spaventare –La follia può contagiare, ampliare la potenza e devastare. Io sono incline alle ultime due, data la mia anima particolare. Peccato che...
La ragazza si interruppe, sovrappensiero, con un’espressione seria e accigliata.
-Peccato cosa?- la esortò Soul.
-Quand’ero piccola i miei parenti, assetati di potere, fecero degli esperimenti su di me, coinvolgendo le streghe. Ho avuto il grande onore di conoscere Arachne, all’età di soli tre anni- disse con una smorfia -lei e le altre non si sono fatte scrupoli. Hanno applicato stregonerie varie, riuscendo ad applicare l’abilità della mia anima a quelle dei miei parenti. Poi Justin riuscì a strapparmi dalle loro grinfie. Questo è tutto.
I ragazzi erano un po’ scossi. Sapevano che le streghe conducevano spesso e volentieri esperimenti su come incrementare i poteri, lo avevano già visto nella storia di Crona.
Eppure… Era così… Difficile, pensare che la cattiveria fosse già in quelle basi, addirittura nell’anima.
Michelle li guardava con un sopracciglio alzato, con superiorità.
-Tu sei cattiva, allora!- esclamò di botto Patty, con un po’ di ingenuità nella voce.
La ragazza rise.
-Sì, cari miei. La cattiveria c’è sempre stata dappertutto, d’altronde- ribeccò Michelle -siete voi che non vi accorgete di nulla. Voi e il vostro stupidissimo gruppetto di “migliori studenti” della Shibusen.
-Vacci piano con le parole, io sono un Dio!- esclamò Black Star.
-E tu abbassa i toni!- gridò la ragazza di rimando -Ti ricordo che sei quasi morto davanti a un nemico che io ho quasi ucciso!
-Dannazione, che cos’hai contro di noi?- chiese Soul, esasperato.
-Tutto, fannulloni! Andate in giro a vantarvi di essere i più forti, di aver combattuto grandi nemici, quando non sapete neanche dove stanzia la vera perfidia. Combattere non è l’unica cosa che conta, e non dovrei essere io a capirlo, ma voi! Invece tocca a me, una dannata, a comprendere queste cose. Siete mai stati in un centro per poveri, malati e giovani con problemi di droghe a dare una mano? Siete stati solo a studiare nella vostra amata Shibusen, con l’appartamento assicurato in città, vero?
Nessuno rispose.
-Ecco, vedete?- continuò Michelle imperterrita -Non siete degni di essere chiamati eroi. Gli eroi non battono solo i cattivi. Adesso mi direte “ma noi l’abbiamo fatto per gli altri”… Balle. L’avete fatto solo perché dovevate, perché vi è stato ordinato. Voi non capite il vero fondo delle vostre azioni, come pretendete quindi di diventare più forti?
-Tu non sei superiore a noi!- ribatté Black Star, furioso.
Michelle fece una di quelle sue risate che davano i brividi.
-Di certo non vado in giro a vantarmi di aver fatto fuori tutta la mia famiglia, che come avete visto è potente. Voi conoscete tutta la scuola? Conoscete gli altri studenti? No. Vivete solo tra di voi, fregandovene degli altri.
-Non è vero!- provò a dire Crona -Altrimenti io non sarei qui.
-D’accordo, e con te siamo a uno. Tutti gli altri dove li avete lasciati, per strada?- chiese Michelle, a muso duro.
La ragazza si alzò di scatto, piena di rabbia.
-Io vado in albergo. Se volete potete ragionare su quello che vi ho detto riguardo a voi stessi, o potete fregarvene e chiamare Shinigami per farvi dire la sua versione dei fatti su Ikura. Per me è uguale- disse, congedandosi.
Tutti la guardarono uscire disinvolta dal bar, immersi nel silenzio, prima che il loro sguardo cadesse sulla banconota da cinquanta euro che aveva lasciato sul bancone, per pagare.
-Cosa abbiamo fatto?- chiese Maka, con sguardo vitreo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice
 
Ehm Ehm…
Capitolo corto, lo so.
Però ci sono tante informazioni, eheh. Mi sono accorta che sto facendo un mix tra l’anime e il manga, perciò mi scuso, continuando nel mio mixaggio (si dice cosi?) tra i due.
Ringrazio tutti i lettori, che perdono minuti della loro preziosa vita a leggere questa fic. Grazie.
Alla prossima!
 
ShinigamiGirl



Consiglio l'ascolto di questa musica:  https://www.youtube.com/watch?v=9K0-AvXoRwY
E giocateci anche, magari. E' figo.

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Capitolo 6
*** Play Hard ***


Michelle, nella stanza elegante e lussuosa dell’albergo, osservava con disprezzo il soffitto, riflettendo su quello che aveva appena compiuto.
Aveva fatto bene a rivelare tutto a quei mocciosi?
Forse no. Ma d’altra parte, prima o poi sarebbe venuta fuori la verità, ed era meglio che gliel’avesse detta lei.
Si passò una mano sui ricci neri, con disappunto. Non era a quello che doveva pensare, ma piuttosto a Ikura.
Quel bastardo era riuscito a diventare Kishin completo, ed era un problema enorme. La ragazza pensò che Shinigami avesse previsto una cosa simile, e perciò avesse insistito per mandarla, col gruppo di migliori studenti della scuola per armi e maestri d’armi, in missione per sconfiggerlo.
Forse aveva sperato che lei sarebbe riuscita a fermarlo prima che mangiasse quell’anima. Previsioni totalmente sbagliate, pensò Michelle.
Certo che, se fosse stata avvertita prima, avrebbe preso provvedimenti più seri già dall’inizio.
Sbuffò infastidita.
Ikura, l’unico membro della sua famiglia che era sopravvissuto alla sua caccia spietata.
Aveva una voglia pazzesca di torturarlo, vedere la sua espressione mentre gli staccava un braccio, osservare le smorfie di dolore e ridere mentre bruciava vivo.
Ridere di lui, della sua inferiorità.
Era LEI la vera demone, non quel pezzo di imbecille.
Era LEI ad avere l’autentica anima demoniaca, non quello sprovveduto.
Doveva solo trovare il modo migliore per umiliarlo, sconfiggerlo e neutralizzarlo.
Il suono di quelle parole…
Umiliarlo. Sconfiggerlo. Neutralizzarlo.
Il solo pensiero la tranquillizzava, un senso di pace la invadeva facendole spuntare un sorriso pacifico sul volto.
La porta si aprì d’un tratto, e Michelle, sdraiata sul letto bianco, lanciò uno sguardo penetrante verso l’individuo che faceva capolino nella stanza.
Soul si fece avanti, nonostante l’ostilità della ragazza.
-Che vuoi?- sibilò lei.
-Te ne sei andata senza darmi tempo di controbattere, non ti pare?- le disse, chiudendosi la porta alle spalle e andando a sedersi sul letto candido, di fronte a lei.
-Sentiamo cos’hai da dire, allora- disse con tono di scherno la giovane.
-Non hai tutti i torti in quello che hai detto, ma sbagli a trattarci così… Ti basi solo su pregiudizi. Hai ragione a dire che stiamo solo tra di noi, che non compiamo vere azioni da “eroi” e che siamo dei ragazzini. Il fatto è che anche tu sei una ragazzina.
-Quindi?
-Ti comporti come se il mondo girasse intorno a te, come se tu fossi l’unica che possa sconfiggere Ikura! Magari, se fossi meno concentrata su te stessa, potresti aiutarci a diventare più abili e potenti, in modo da sconfiggerlo insieme.
-Forse non ti sei reso conto che serve la mia anima per sconfiggerlo. Come potrei passarvela? Mi rifiuto di subire altre stregonerie solo per rendervi più forti e saziare la vostra fame di potere. E comunque sì, io sono la materia prima per sconfiggerlo, perché dovrei comportarmi come se non lo fossi?
-Potremmo trovare una soluzione!
-Forse, ma siete le persone sbagliate.
-E tu, sei proprio convinta di essere la persona giusta?
-No, io sono una persona sbagliata già nelle fondamenta- rispose con tono freddo e calmo, come se fosse rassegnata.
-Siamo ad un punto morto. Fammi capire, vuoi batterlo da sola? Perché ti trovi qui con noi, allora?
-Sono stata costretta.
-Vuoi batterlo da sola?- ripeté Soul.
-Certo che lo voglio!
-Fallo. Cosa te lo impedisce?
Michelle si alzò a sedere, fissandolo negli occhi: -Ora, più nulla.
Detto ciò, la ragazza andò verso la porta e uscì, afferrando il proprio zaino.
Intanto, il resto del gruppo stava tornando all’albergo.
La ragazza li scorse e abbassò la testa, confondendosi nella folla per evitarli.
Maka era abbastanza seria, guardava davanti a sé inespressiva. Gli altri non erano certo messi meglio, ma entrarono nell’edificio senza degnarla di uno sguardo. Michelle, soddisfatta, iniziò a correre via.
Il gruppo, intanto, giunse alle stanze e videro Soul uscire dalla camera di Michelle.
Lui, senza alzare il volto, annunciò: -Se n’è andata.
Kid strabuzzò gli occhi ed esclamò: -Cosa?
-Come hai potuto permetterlo?- domandò Maka, d’improvviso agitata, afferrando Soul per il braccio.
-Lei non accennava a voler collaborare!- si difese l’albino -Cosa potevo dirle? Ha detto che non ci vuole, è stata costretta a collaborare con noi, quindi è andata a sconfiggere il Kishin da sola.
Tsubaki si portò la mano alla bocca, preoccupata.
-Ci ha abbandonati, quindi!- concluse Liz.
-A quanto pare. E ora chi lo dice a mio padre? Dannazione!- esclamò Kid, imprecando.
-Non glielo diremo!- gridò Black Star. Non voleva che il disonore lo colpisse ancora -Adesso, la andiamo a cercare.
-Si!- strillò allegramente Patty, mettendosi a ballare.
-Non se ne parla nemmeno!- ribatté lo shinigami -Non posso evitare mio padre, e deve esserne al corrente.
-Kid ha ragione- disse Maka.
-Allora andiamo nella tua stanza e contattiamolo- intervenne Crona -Forse ci potrà dare anche una mano, con dei consigli.
Black Star si arrese con disappunto.
Nella stanza di Kid, chiamarono la camera della morte, scrivendo il numero sullo specchio della stanza, grande abbastanza da riflettere le immagini dei ragazzi da mezzobusto.
Maka si avvicinò, alitò sulla superficie riflettente e scrisse “42-42-564”.
-Pronto Shinigami-sama? Sono la meister Maka.
-Maka! Come stai piccolina?- chiese una voce stridula, mentre sullo specchio si metteva a fuoco l’immagine di Shinigami.
-Ehm, bene… - rispose lei, incerta.
-Avremmo una questione urgente di cui parlarle, sommo Shinigami- intervenne Soul.
Shinigami si protese verso di loro, in ascolto.
-Si tratta di Michelle, padre- disse Kid -Ci ha raccontato delle cose abbastanza sconvolgenti di cui non eravamo al corrente, e ci ha abbandonati per sconfiggere da sola il nuovo Kishin.
Ci fu una pausa di silenzio, in cui lo shinigami si irrigidiva sempre di più.
-Ditemi cosa vi ha detto, e cosa è successo…- ordinò, con una certa serietà.
Suo figlio gli raccontò tutto per filo e per segno, soffermandosi in modo particolarmente dettagliato sulla discussione che avevano avuto con la ragazza, e sulla sua rivelazione a proposito dell’anima corrotta.
Shinigami annuì senza profferire parola, e quando Kid terminò il racconto ci fu una lunga pausa.
Infine, Shinigami parlò: -Ha sbagliato ad andare da sola, anche se non aveva tutti i torti nel dire che solo lei può batterlo… Tuttavia- aggiunse, con tono più acuto -ora che Ikura è un effettivo Kishin, serve l’intervento di uno shinigami e della tecnica Majingari, oltre alla sua anima. La lama incantata di Tsubaki è sufficientemente potente da distrarlo, esattamente come Ragnarok.
-Non dimentichiamo me, il dio della situazione! E allora che si fa? Si recupera la ribelle?- chiese con foga Black Star.
-Non ci resta altra scelta!- esclamò Soul.
-Ma… Dove sarà finita?- domandò Crona.
-Già… Sicuramente sarà molto lontana ora- commentò Liz.
Shinigami tossicchiò per chiedere parola, e cadde il silenzio. Allora disse: -Andate a cercarla, evitate Ikura. Non appena l’avrete trovata, contattatemi.
-Sì, Shinigami-sama- rispose Maka, prontamente.
La chiamata terminò, e l’immagine dello shinigami svanì.
-Bene- disse la biondina, sistemandosi la giacchetta nera -è ora di andare a cercarla.
Nel frattempo, non molto lontano da lì, Michelle correva tra le vie della città.
Percepiva chiaramente la lunghezza d’onda del Kishin, di suo zio.
Sorrise.
L’avrebbe raggiunto in meno di qualche ora.














Angolo dell'Autrice

Trololololo!!!
Welcome Back ShinigamiGirl anche in questa storia!
Spero vi piaccia come "continuo" :3
Ora non vi abbandonerò più, promesso!
A prestoooo e grazie delle visite, delle recensioni e di tutto tutto!!!
Un bacione ENORME <3

ShinigamiGirl

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Capitolo 7
*** Berzerk ***


-L’avete trovata?
-No- ribatté laconicamente Soul.
Stavano cercando Michelle da quasi un’ora ormai, erano persino arrivati ai boschi, e di lei non c’era più traccia.
Maka, alla risposta del giovane, emise un gemito di sconforto.
Kid e le sue buki erano piuttosto isolati rispetto al gruppo, e mentre Patty saltellava senza ritegno, lo shinigami e Liz discutevano della situazione.
-Non penso che la troveremo mai più- stava dicendo la ragazza, quando Black Star e Tsubaki si voltarono ad ascoltarli.
-No, noi la troveremo, non posso deludere mio padre- rispose Kid.
-Ma non capisci, quella lì è più potente di tutti noi messi insieme. Anche se la trovassimo, non tornerà con noi solo perché le chiederemo scusa e l’abbracceremo- insisté Liz.
Crona ascoltava tremante, e Maka intervenne: -Hai ragione, ma non possiamo fare altro. Qui c’è in gioco non solo un Kishin ma anche la reputazione della Shibusen, nonché di Shinigami-sama. La dobbiamo trovare e il resto verrà da sé… Non è stupida, capirà presto che le serviamo io e Soul per sconfiggere il Kishin.
Il silenzio fu padrone del gruppo, e poco dopo ripresero le ricerche, sapevano che Maka aveva ragione.
Michelle, non molto lontana da lì, era finalmente giunta al suo obiettivo. Percepiva chiaramente la lunghezza d’onda dell’anima di Ikura, ed era pronta a saltargli addosso.
Gettò lo zaino a terra e si fece avanti. Il bosco terminava davanti ad una montagna, e lei era davanti ad una parete di roccia molto alta e piena di grotte. Sfondò la sua copertura, iniziando ad attivare la follia e rendendosi più che visibile ad ogni Kishin, shinigami e meister nei paraggi.
Fu proprio per questo, che Kid la percepì, ma la loro corsa verso di lei non sarebbe stata sufficiente.
Ikura era già davanti alla ragazza.
-Vuoi davvero sbarazzarti di me? Potremmo dominare il mondo insieme- le disse, con voce suadente.
-Non dominerò nessun mondo, e non mi interessano i tuoi sporchi trattati!- esclamò, iniziando a compiere una serie di affondi e attacchi.
Il Kishin li schivava uno dopo l’altro, spostandosi a destra, sinistra, ma non poteva durare così a lungo.
Infatti lui tentò un colpo all’addome della fanciulla, che lo parò con una lama di falce spuntata dal suo braccio. Ruotandolo con energia, fece perdere l’equilibrio all’uomo, e approfittò del momento di distrazione per gettarsi in un affondo al fianco.
Lui però si era già scansato e le si gettò contro, ma Michelle schivò lo scontro e gli conficcò una lama nella spalla.
Il sangue nero cominciò a sgorgare, e all’improvviso sembrò prendere vita, e si attaccò alla falce, impedendo alla fanciulla di estrarla.
Presa un momento dal panico, cercò di allontanarsi dando un calcio alla sua gamba e facendo leva su di essa, ma fu tutto inutile.
Il colpo arrivò, secco e lancinante, e la vista divenne offuscata. L’aveva colpita alla testa molto forte.
Il sangue nero mollò la lama, e Michelle cadde a terra tossendo.
La lotta, avvenuta in cinque secondi circa, data la loro incredibile velocità, fece capire alla ragazza che suo zio era più potente di quanto avesse potuto immaginare.
-Sei patetica- sghignazzò l’uomo, iniziando a tirarle lenti calci ai fianchi e provocandole ancora più tosse -ma io non sono intenzionato ad ucciderti. Mi servi. Dopo questa tua piena sconfitta, ti lascio una settimana. Una settimana Michelle, ascolta bene il tuo zietto. In questa settimana, avrai diritto di scegliere se stare dalla mia parte… O quella dei tuoi stupidi amici.
La ragazza voleva controbattere, ma quando riuscì a alzare il capo senza tossire, lui era già scomparso.
Si sentì umiliata, e lacrime di vergogna, miste al dolore alla testa, cominciarono a rigarle il volto.
-Che tu sia maledetto!- urlò, con voce disumana.
Poi il mondo iniziò a diventare sfocato, e lei si lasciò andare, facendosi cullare dalle braccia del nulla.
Quando si risvegliò, la testa pulsava ancora con insistenza.
Era in una stanza a lei familiare… Non ci mise molto a ricordare. Quella era la camera dell’hotel che aveva preso con i suoi ex-compagni di squadra.
-Sei sveglia, era ora- commentò una voce, non molto lontana da lei.
-Che cazzo ci faccio qui?- domandò, portando una mano al capo e sentendo che era stata fasciata, con tanto di panno bagnaticcio sulla fronte.
-Sempre con questi termini scurrili- sospirò Kid, entrando nella sua visuale –ti abbiamo trovata svenuta e con una grave ferita, così ti abbiamo portata qui e curata.
-Nessuno ha chiesto la vostra compassione- sputò lei.
-Nessuno ti ha chiesto di sacrificarti per noi- ribatté il giovane, rimanendo nella sua serietà composta.
-Non lo sto facendo per voi, idioti.
-Per vendetta, allora?
-Capisci in fretta, ragazzo- gli disse.
-Più di te sicuramente. Non ti è venuto in mente che per sconfiggere un Kishin serve la tecnica Majingari?- chiese, con lieve tono di rimprovero.
La ragazza si maledisse. Era terribilmente vero. Pensò di essere stata ancora più umiliata, e in quel letto, esposta alle critiche di tutto e di tutti, si sentiva vulnerabile.
-Fammi alzare- ordinò Michelle, tentando di mettere un piede giù dal letto.
-No, devi riposare.
-Non voglio che nessuno mi veda in questo stato!- si stava già alzando a sedere, nonostante la testa le facesse davvero male.
Kid la bloccò, afferrandola per le spalle e fissandola dritto negli occhi: -Ti prometto che solo io verrò a prendermi cura di te, ma te ne prego, rimani a letto. In un paio di giorni potrai alzarti.
La ragazza percepì lo stomaco chiudersi.
Si ricordò di quella volta che aveva avuto l’influenza, e Justin aveva detto le stesse parole, pur di farla rimanere a letto.
-Sì, ma… Io non ho un paio di giorni.
Lo shinigami la guardò senza capire.
Lei si maledisse per aver avuto quel momento di debolezza. La paura iniziò ad attanagliarla, e la paura, in un corpo dominato da un’anima demoniaca, è più forte che in qualsiasi altra persona.
Iniziò a tremare, le iridi si strinsero nel terrore, e cominciò ad ansimare.
-Michelle… Michelle! Calmati, cosa significa che non hai due giorni? Ehi… Ehi…!- disse Kid, non sapeva bene cosa fare, ma era molto spaventato e preoccupato.
Sembrava che la ragazza fosse in un pieno attacco di panico, e gli venne in mente solo una cosa da fare.
La abbracciò.
Il tempo sembrò quasi fermarsi, nonostante Michelle, nascosta tra le braccia dello shinigami, avesse iniziato a piangere e singhiozzare, come faceva solo con Justin, molto tempo prima.
Erano quasi due anni che lui…
Le mancava terribilmente. Le mancava il modo in cui la consolava, il modo in cui la faceva stare tranquilla, il modo in cui le voleva bene.
Era da tanto che non aveva qualcuno che le voleva bene sul serio, e sentiva che sarebbe stata uccisa da Ikura, sarebbe morta sola.
Kid, da parte sua, ascoltava i suoi singhiozzi e i suoi gemiti con tristezza. Qualcosa in lui gli diceva che quello non era semplice spavento, ma dolore vero e proprio, e anche se ciò lo metteva in soggezione, lui sapeva rimanere serio e lucido. In un paio di minuti, sapeva già cosa dirle.
Si staccò un poco da lei, che si era rannicchiata e teneva il capo basso, coprendosi la faccia con entrambe le mani.
Le prese i polsi e glieli abbassò, poi le alzò il volto prendendole con due dita il mento. Poi le asciugò le guance con il pollice dell’altra mano, e intanto le chiese: -Mi dici perché stai piangendo?
Lei si zittì, trattenendo i singulti.
No, non glielo voleva dire, anzi, quello che era appena successo era contro la sua stessa volontà.
Davanti al suo silenzio, Kid la guardò negli occhi, facendola sentire trapassata.
-So che è per un motivo molto intimo. Si percepisce dal modo in cui piangi. Ma io voglio davvero saperlo… Dopo aver sentito la tua storia, ti guardo con occhi diversi. Hai vissuto tante situazioni difficili, è normale che tu a volte non riesca a controllare le tue emozioni.
-Tu… invece… Ci riesci sempre…!- esclamò lei, tra un singhiozzo e l’altro.
-Ti sbagli. E’ solo che non ho molte persone con cui condividere le mie ansie, e le mie paure- le rispose, con tono gentile.
-Hai i tuoi stupidi amici!
-Non condivido tutto con loro, nemmeno con Patty e Liz. Alcune cose sono da… Shinigami, non da semplici meister e buki. E mio padre… Ha spesso e volentieri molte cose da fare, per cui non lo disturbo.
La ragazza tirò su col naso, e alzò un braccio, per poi tirargli un pugno sul petto.
-Sei uno stupido!- urlò.
-Ma che…?
-Stupido, stupido, stupido, stupido!- continuò lei, senza smettere di tirargli pugni al petto. Le sue grida divennero presto farfugli, mentre la fanciulla era tornata a piangere debolmente.
-Michelle… Perché?
-Tu che hai persone intorno a te… Ti… Ti isoli per niente… Inconsapevole del fatto… Che alcuni la soffrono, la solitudine!
Lo shinigami era incredulo.
Quella ragazza era incredibile, aveva una faccia tosta e un’anima corrotta, ma in quel momento gli pareva una normalissima ragazza, se non speciale.
Riusciva a capire i valori di amicizia, vicinanza e amore, nonostante l’anima demoniaca.
Si nascondeva dietro una personalità prepotente e arrogante, ma era solo per non far vedere la sua solitudine e il suo dolore.
Kid pensò che una persona così meritasse di più, così sorrise lievemente, mentre diceva: -E qui chi soffrirebbe la solitudine, chi è solo?
-Io!- gli urlò in faccia lei, che odiava dar sfogo ai suoi dolori.
-Beh… Non più. Adesso tu puoi contare sempre su di me.














Angolo Autrice

Salve gente!
E' da un po che non prendevo questa storia in mano, cavoli, ne ho iniziate troppe D:
Ringrazio chi mi seguirà ancora...
E chi mi lascerà un commentino, perché è molto importante per me.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento <3
Alla prossima!!

ShinigamiGirl



 

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Capitolo 8
*** Bring Me To Life ***


Nella Camera della Morte il silenzio regnava e appesantiva l’atmosfera come mai era successo prima. Marie osservava preoccupata Shinigami, che pareva piuttosto serio, cosa alquanto insolita per il dio della morte.
Aveva appena chiuso la chiamata con suo figlio, ma ciò che sapeva la donna si fermava a questo.
Shinigami si era accorto della sua entrata, e forse per quel motivo le disse, a mo’ di spiegazione: -Sono preoccupato.
-Sommo Shinigami, sono certa che i suoi studenti, compreso suo figlio, sapranno essere all’altezza del compito che gli avete assegnato.
-Marie… Ci sono poche soluzioni a questa situazione. Questo Kishin è molto pericoloso… A mali estremi, estremi rimedi, ma questi rimedi sono per me fonte di non poco dolore.
-M… Ma loro… Ce la faranno! Hanno… Battuto… Persino Ashura!- esclamò lei, boccheggiando.
Lo shinigami sospirò.
-Ho paura di no.
Lo sconforto sembrava aver preso il totale controllo del sommo Shinigami, ma suo figlio, dopo la loro animata discussione, ne era uscito invece più serio e rigido del solito.
In quel momento camminava a passo svelto nei corridoi dell’albergo, dirigendosi nella sala ristorante, dove aveva chiamato tutto il gruppo, meno Michelle, che sarebbe rimasta nella sua stanza fino al giorno successivo.
Aveva ancora in mente l’attacco di panico che la ragazza aveva avuto quel pomeriggio, e ciò che aveva seguito quella situazione. Era uscito poco dopo per chiamare suo padre, e anche se aveva molta fame, era tutt’altro che voglioso di mangiare.
Entrò col suo portamento elegante nella sala, e dopo aver individuato il tavolo della sua compagnia, si sedette a capotavola.
-Ma prenditela comoda, eh! Aspettavamo solo te per cenare!- esclamò Black Star.
-Scusatemi, ma dobbiamo parlare. Voi mangiate pure, mi basta che ascoltiate- disse con tono deciso Kid, e il giovane dai capelli blu non ci pensò due volte ad affondare la forchetta negli spaghetti, seguito a ruota da Soul.
-Ho parlato privatamente con mio padre, poco fa- esordì lo shinigami, senza degnare di troppa attenzione il baccano che i due ragazzi stavano facendo -e mi ha esposto i metodi possibili per sconfiggere Ikura. Ne esistono solo tre.
-Evviva!- esclamò Patty, alzando le braccia al cielo.
-Frena l’entusiasmo, sorellina. Non mi piace il tono di Kid- disse Liz.
-In effetti questi metodi non sono molto di mio gradimento, e dubito che lo saranno per voi… La prima soluzione è quella più semplice, ma anche la più drastica. Mio padre mi ha spiegato che gli incantesimi fatti su Ikura e che gli permettono di mutare la sua anima in un’anima demoniaca, sono strettamente collegati alla fonte. La quale è, ovviamente, l’anima di Michelle. E’ come se la sua anima fosse un albero, e quella del Kishin un ramo. L’albero vive anche senza un ramo… Ma il ramo non vive senza albero.
-Stai… Dicendo che dobbiamo ucciderla?- domandò Tsubaki con tono spaventato.
-Se adottassimo questo piano, Ikura perderebbe molto potere, e sarebbe come un normale Kishin. A quel punto, Maka e Soul lo finirebbero in poco tempo, con il nostro aiuto.
-Ehi… Ehi… Ehi… Scusate un attimo… E se lei lo distraesse un momento, permettendo a me e Maka di fare la tecnica Majingari? Non è più semplice?- chiese Soul.
-No- disse secco Kid -voi due non bastate. Follia e anima demoniaca vanno a braccetto, sono più potenti di un’anima Grigori, follia e tecnica Majingari, perché queste ultime non sono in completa sintonia, tendono ad eliminarsi l’una dall’altra… E facendo così, il vostro potere diminuisce.
-Mi stai dicendo che la mia anima e il sangue nero in Soul sono troppo contrastanti per fare un Majingari sufficientemente potente?- domandò Maka, scioccata.
-Esattamente. Tuttavia, ci sono altre due possibili alternative che non vi ho ancora accennato- lo shinigami prese una pausa per bere un sorso d’acqua, poi riprese -La seconda sarebbe trovarle un meister, e incaricare Maka e Soul di insegnare loro la tecnica Majingari. Noi però non abbiamo tempo di trovare una persona che sia sulla sua stessa lunghezza d’onda, perciò ecco la terza proposta: insegnarle a fare il Majingari come Justin. Lui era senza meister, ma sapeva comunque cavarsela egregiamente, e anche lei potrebbe farlo.
Ci fu un momento di silenzio, in cui tutti rifletterono. Fu Liz a parlare: -Maka e Soul ci hanno messo anni per impararla. Non abbiamo tutto quel tempo.
-Ma è l’unica soluzione valida! Dobbiamo tentare!- esclamò decisa Patty, ridacchiando.
-Non sono d’accordo. La prima opzione è la migliore- ribatté la sorella.
-Sì, è la soluzione più rapida. E poi noi sappiamo ciò che facciamo, così lo sconfiggeremo!- esclamò Black Star con sicurezza.
-No ragazzi! Non credo alle mie orecchie… State proponendo di ucciderla? Con quale buon principio? Siete impazziti?- chiese Maka.
-Si tratta di sacrificare una vita in salvezza di altre migliaia, se non miliardi- le rispose Soul, beccandosi un forte pugno dalla bionda.
-Sono d’accordo con Maka!- dichiarò Tsubaki, e Crona annuì tremante alle affermazioni delle due ragazze, mentre Kid ascoltava tutti.
-Non piace nemmeno a me l’idea di farla fuori- esordì lo shinigami -anche se capisco chi sostiene che sia la migliore soluzione.
-Cosa facciamo quindi?- domandò Liz.
-E se chiedessimo direttamente a lei?- propose lui di rimando.
I ragazzi lo guardarono all’unisono. Pareva un’ottima idea.
Nel frattempo, due piani sopra, Michelle stava nella stanza dell’hotel, in preda al terrore.
Due giorni per guarire… Ikura le aveva dato praticamente una condanna a morte. E persino lei sapeva che la sua anima demoniaca era particolarmente soggetta alla paura, e poteva persino impazzire per quel sentimento.
Quel dannato lo sapeva, aveva previsto tutto.
Michelle era seduta sul letto, le orecchie tese ad ogni rumore, e sobbalzava ad ogni porta che sentiva aprirsi o chiudersi.
Sarebbe finita male, se lo sentiva. Se fosse andata avanti così, si sarebbe suicidata. Tutto, pur di non provare terrore.
Eppure, c’era qualcosa che la teneva ancorata alla vita e al mondo reale, le parole di quel ragazzo. Le aveva promesso tante cose, e le aveva detto che poteva contare su di lui.
Seppur non lo conoscesse e lo odiasse a prescindere, quel momento di debolezza che aveva avuto in sua presenza e il modo in cui l’aveva calmata continuavano a tornarle in mente, e in un certo senso contrastavano tutti i suoi timori.
-Death The Kid.
Il solo aver provato a pronunciare il suo nome la fece sentire ridicola, ma suonava strano alle sue orecchie, il modo in cui l’aveva detto.
Non fece in tempo a pensare altro, che sentì la porta aprirsi. Parli del diavolo, e spuntano le corna, dicevano… E così era appena successo. Kid si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al letto dove lei stava rannicchiata.
-Ciao Michelle. Come va?- le chiese.
-Il solito- fece lei, laconica.
Lui sospirò e si sedette di fianco a lei, sulla sedia. Osservandolo, la ragazza notò che aveva i capelli leggermente scompigliati e gli occhi stanchi, pareva che avesse passato una notte insonne, ma erano solo passate un paio d’ore.
Fuori dalla finestra, la notte era calata, e la luna brillava nel cielo.
-Devo dirti alcune cose. Abbiamo tre possibili modi per procedere e sconfiggere Ikura.
Michelle si fece attenta. Se avevano tre possibili metodi, c’era più probabilità che lo facessero fuori e le salvassero la pelle.
Ma man mano che Kid le spiegò quelle soluzioni, inorridì sempre di più. Erano una più improbabile e inutile dell’altra.
Il ragazzo, terminato il discorso, dichiarò: -Noi non abbiamo preso alcuna decisione in merito. Aspettiamo un tuo parere.
Lei si zittì.
Poi si voltò con i suoi occhi neri come pozzi, e lo guardò dritta in quelli del giovane.
-Evidentemente la mia ora è arrivata…
Kid ci mise qualche secondo a realizzare ciò che la ragazza aveva deciso. Ma quei secondi non furono abbastanza, perché Michelle si era alzata ed era corsa alla finestra, aprendola e buttandosi giù.
Fu in quel momento che lo shinigami corse alla finestra, sporgendosi.
La vide cadere, e non ci pensò due volte. Tese le mani, e due teschi violacei spuntarono come raggi, la raggiunsero e la avvolsero.
Michelle stava vedendo tutto a rallentatore, e la sua vita le scorreva davanti agli occhi.
Sapeva che la sua vita non era servita a nulla, anzi, aveva solo portato guai. Aveva fatto bene a buttarsi. Nessuno avrebbe capito l’enorme bontà del suo gesto, ma poco le importava. Non le importava proprio di nessuno, era egoista, e in ogni caso nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
L’unica persona che poteva sentire la sua mancanza, era morta da tempo.
Le lacrime avevano rigato le sue guance, quando si sentì bloccare.
La sua caduta si era fermata, ma non era morta. Che diavolo…?
Ci mise qualche secondo a realizzare che Kid, sì, proprio quel moccioso inutile e viziato, aveva fermato la sua caduta con uno di quei suoi raggi che gli servivano a creare dal nulla il suo skate e un portale di comunicazione con il sommo Shinigami. Quei raggi l’avevano “salvata”, a pochi centimetri dal suolo.
Prima che i passanti potessero vedere e rendersi conto di cosa fosse successo, i raggi sparirono, facendola cadere a terra malamente, ma viva.
Kid ci mise poco a scendere, usufruendo dello skate che fece poi sparire quando fu a terra, di fianco a lei.
-Che ti è preso!?- esclamò, furibondo.
-Ma che cazzo vuoi?- gridò lei di rimando, alzandosi -Io ti faccio un favore, ti risparmio il dovermi accoppare e tu mi salvi?!
-Non voglio ucciderti!
-Appunto, mi stavo ammazzando apposta! Dovevi stare fuori dai coglioni!- detto ciò, gli tirò uno schiaffo sul viso, facendogli voltare il capo.
Kid rimase qualche secondo girato, con gli occhi spalancati, quasi non capisse cosa fosse successo.
Poi tornò a fissarla, con la guancia che bruciava, incrociando lo sguardo rabbioso della ragazza.
La fissò per qualche secondo ed esclamò: -Non hai capito niente di me. Io non ti ucciderò, e sconfiggeremo Ikura senza che tu ci debba rimettere la vita!
-Stupido, Ikura mi ha dato una settimana! Una sola settimana, e verrà a cercarmi per uccidermi. Non imparerò mai un cazzo in una settimana!- sbottò lei, asciugandosi le lacrime che le erano scese durante la caduta.
-Dovresti credere di più in te.
-Sono solo un peso per tutti! Non servo a nulla!
-Smettila di fare la vittima che nessuno compatisce!- ordinò Kid -E datti da fare, che servi per battere quel dannato Kishin. Sono stato chiaro?
Michelle non trovò nulla da urlargli addosso, nulla con cui difendersi. Lo fissò con odio, non voleva dargli ragione per nessun motivo al mondo.
Forse per questo motivo ciò che fece Kid fu per lei inaspettato e la prese totalmente alla sprovvista.
Lui infatti si avvicinò a lei, le afferrò le spalle con decisione e posò le labbra sulle sue.
Michelle, per qualche secondo, non riuscì a capire cosa stesse succedendo, poi inorridì. Si staccò con prepotenza dal bacio, guardando storto il ragazzo.
-Ok. Imparerò la tecnica… Ma non farlo mai più- balbettò, e poi corse dentro l’albergo, senza guardarlo nemmeno, fino alla sua stanza, dove chiuse la porta sbattendola e appoggiandocisi con la schiena.
Non doveva succedere, era terribilmente sbagliato. E ciò che era ancora più sbagliato e la faceva sentire stupida, era che in realtà non aveva provato solo schifo in quella situazione.
Aveva provato affetto.














Angolo dell'Autrice

Sono perfida, amo le cose tormentate, che vi aspettavate?
Fatemi sapere che ne pensate tesorini <3
E grazie per tutti coloro che seguono la storia <3
Un bacio,

ShinigamiGirl

 

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Capitolo 9
*** Animals ***


La sveglia le trapanava le orecchie, insistente, ma Michelle non aveva proprio voglia di alzarsi.
Aveva passato la notte in bianco, ed era stanchissima. Ciò che era successo la sera prima, quello che Kid le aveva detto e fatto, l’aveva messa a dura prova. Poteva ancora sentire le labbra di quello sconsiderato sulle sue. Era una sensazione che non riusciva a sopportare.
Tirò un pugno all’apparecchio che continuava a suonare, facendolo cadere a terra. Dopo il fracasso, finalmente il silenzio dominò la stanza.
La ragazza si alzò, rassegnata, e andò nel bagno per prepararsi. Mentre si asciugava il viso dall’acqua calda, osservò la sua immagine riflessa nello specchio.
Pensò a come Ikura l’aveva terrorizzata con l’idea di ucciderla, e a ciò che le aveva detto Kid. Se lei fosse morta, nemmeno lui sarebbe sopravvissuto.
Questo voleva dire solo una cosa, ovvero che Ikura la voleva viva.
E perciò, non c’era nemmeno bisogno di avere paura. Questa la aiutava già a sentirsi meglio, perché la paura era in realtà il suo più grande nemico, persino più di qualsiasi altro Kishin.
Indossò una canotta bianca, dei pantaloncini di jeans e un gilet nero, senza maniche, si infilò le All Star nere e si decise a scendere nella sala da pranzo, dove tutti l’avrebbero squadrata guardinghi, ne era certa.
La sala era grande, dispersiva e piena di tavoli, ma individuò subito il loro posto, grazie a Black Star, che continuava a gridare, senza dar troppo peso alle persone che li circondavano.
Michelle camminò sulla moquette rossa, fino a sedersi insieme a loro, tra Soul e Crona, che stava a capotavola. La sedia le pareva un po’ scomoda, avrebbe preferito che sul legno ci fosse un cuscino.
-Buongiorno!- esclamò Maka, nella sua direzione.
La ragazza si spostò i ricci neri dal viso, facendo un cenno d’assenso e prendendo del latte, per poi riempirlo di cacao.
Soul, al suo fianco, trangugiava fette biscottate e muffin con un caffèlatte, imitando Black Star, alla sua sinistra.
Le sorelle Thompson mangiavano delle brioche allegramente, ma forse Liz un po’ meno rispetto alla sorella minore.
Il posto di Kid, dall’altro capo della tavola, era ancora vuoto, e Tsubaki, seduta tra Patty e Maka, sembrava non voler mangiare nulla di che.
Michelle cercò di essere indifferente all’assenza del ragazzo, e bevve il latte con tranquillità.
-Andiamo, dov’è Kid? Persino ieri ha fatto ritardo! Che pappamolla!- gridò improvvisamente Black Star, quando ebbe finito di spazzolare tutto ciò che gli si era parato davanti.
-Avrà i suoi motivi- lo difese Tsubaki.
Michelle si stupiva sempre di più di quanto fosse gentile, paziente e bonaria. Fosse stata nei suoi panni, il suo meister avrebbe avuto già qualche osso rotto.
-Noi dobbiamo sapere cosa si sono detti ieri, no? Allora chiediamolo a lei- disse semplicemente l’albino di fianco a lei, indicandola.
La ragazza si voltò, fissando con astio il pollice di Soul, proteso verso di lei. Sospirò, e disse: -Mi ha detto delle soluzioni.
-E…?- incalzò Liz.
-Mi farò insegnare la Majingari da loro- fece un cenno col capo a Maka e Soul -e poi chiuderemo Ikura nella sua stessa pelle… Come successe con Ashura…
Il gruppo rimase piuttosto perplesso, ma Maka interruppe quel silenzio: -Quando vuoi che cominciamo?
-Il prima possibile… No?- domandò Michelle, con ovvietà.
La bionda annuì, con un sorrisino incoraggiante, che la fece sentire strana.
Maka era piuttosto carica, era felice che Kid e quella strana ragazza sempre così cupa alla fine avessero scelto la soluzione più giusta. Questo la faceva sentire molto felice.
Il suo compagno Soul era invece scettico, ma confidava nella bravura della sua meister.
-Inizio a spiegarti dunque- cominciò la bionda -noi abbiamo finora parlato della tecnica Majingari, perché è lo stadio direttamente antecedente al Kishingari.
-E perché non mi insegni direttamente il Kishingari?- domandò Michelle.
-Le tecniche sono progressive. Immagino che tu sappia già fare il Majogari.
Dopo aver visto la mora annuire, Maka continuò: -Dunque, la prossima da imparare è la Majingari. Non possiamo saltare le fasi, purtroppo, e speriamo quindi che basti quella. In fondo, tu hai un’anima demoniaca, e questa tecnica, se dominata a dovere, dovrebbe essere così potente da superare la forza di un mio Kishingari.
-Ho dei dubbi su questo- sentenziò la ragazza -la mia anima è contrastante a queste tecniche. Ci ho messo mesi per controllare la Majogari, perché di base, sono tecniche anti demone, streghe e tutto ciò che è oscuro.
Maka si zittì.
A questa cosa, nessuno sembrava aver pensato.
Liz si alzò spazientita.
-L’unica cosa che possiamo fare, è ammazzarlo, ma così non va. Ci metteremmo troppo tempo. E non sappiamo nemmeno se sarà abbastanza potente!- esclamò.
Michelle abbassò il capo.
Quelle parole erano le stesse che aveva pensato la sera prima, quando si era gettata giù dalla finestra, lasciando che il sangue nero non si indurisse per salvarla.
Black Star urlò: -Sarò io, più grande di un Dio, a ucciderlo! Ditemi cosa fare e sarà fatto!
-E allora ammazzami!- ordinò Michelle, alzando il capo di scatto e guardandolo con gli occhi pieni di odio.
Nessuno ebbe coraggio di risponderle.
Sembrarono tutti paralizzarsi, e lei iniziava a spazientirsi.
-Allora, cosa dobbiamo fare? Decidetevi! Siete degli incoerenti del cazzo. Toglietemi di mezzo, se volete tanto prendere la strada facile, no?
-Che nessuno la tocchi!
Tutti si girarono verso Kid, che era dietro alla sua sedia, in piedi di fianco a Liz.
-Smettila di difendermi, non ne ho bisogno. Ho accettato il mio destino. Non me ne frega un cazzo se ho avuto una vita di merda! Almeno fatemi morire come voglio io!- ribeccò Michelle.
-Ieri mi pareva di averti fatto capire che ci servi viva!
-Concretamente, non riusciremo a concludere nulla. L’ho scoperto parlandone ora con le tue care amichette. Procedere, ora, non è da coraggiosi, è da imprudenti!
-Hai paura?- le domandò Kid, scrutandola con gli occhi gialli.
Michelle lo fissò con astio.
-Ovviamente no.
-Quindi si farà come Shinigami decide, e ormai sa che imparerai la tecnica. Mi batterò con te, mentre Maka ti darà istruzioni. Tra un’ora prenderemo uno di quegli autobus e andremo in un posto isolato, in cui allenarci.
Detto ciò, lo shinigami si voltò e se ne andò, seguito prima da Liz, e infine da Patty, che saltellava con allegria.
Maka li osservò andare via, e pensò che Kid avesse ragione, ma non capiva come Liz potesse essere così acida nei confronti di Michelle.
Si voltò verso la mora, che stava ancora guardando Kid andare via, con odio che traspariva dallo sguardo. La bionda percepì qualcosa di strano, così cercò di analizzare l’anima della ragazza.
Non appena aprì gli occhi, vide un’enorme anima nera circondarla, dalla quale sprizzavano fulmini neri. Maka si spaventò e distolse subito lo sguardo.
Era davvero quella la potenza di un’anima demoniaca?
Soul notò la preoccupazione di Maka, e le chiese: -Va tutto bene?
La bionda annuì, si alzò e andò verso le scale. Black Star e Tsubaki si congedarono, seguiti da Crona, che andava da Maka per vedere come stava.
Rimasero solo l’albino e Michelle a tavola.
La ragazza pestò un pugno sul tavolo, facendolo tremare, e poi si prese la testa fra le mani.
-Vuoi davvero morire?- le chiese Soul, continuando a guardare dinnanzi a sé.
Lei si girò a guardarlo, e rispose: -Se necessario, sì.
-Non so cos’abbia Kid. Mi è parso strano. Ma… Non credo che tu debba morire senza combattere.
-Te lo dico cos’ha!- esclamò, con uno scatto d’ira -E’ un moccioso, viziato, illuso. Se pensa che tenendomi viva avrà il mio ringraziamento, si sbaglia di grosso!
Soul fece una pausa, riflettendo, poi disse: -Anche Liz è strana. E comunque, non credo che voglia il tuo ringraziamento…
-Qualsiasi cosa voglia da me, non l’avrà.
-Sembri decisa a odiarlo.
-Capisci in fretta, come ho sempre pensato.
-Non te ne frega nulla di nessuno?
-Le persone a cui tenevo sono morte da tempo. Altre mi hanno tradita. Gli esseri viventi sono infidi, hanno odio e follia anche se sembrano buoni e angelici. L’unica che si salva credo sia la tua meister, con la sua anima angelica, il resto del mondo, è merda.
Michelle si alzò e andò a prepararsi, lasciando Soul in solitudine. Il ragazzo andò presto dalla sua meister, nella loro stanza.
Anche loro dormivano in una camera dalle pareti gialle e le decorazioni abbastanza scontate. Maka stava indossando il suo mantello nero quando lui fece ingresso.
-Maka… Che hai?
La ragazza non rispose subito.
-L’anima di quella ragazza fa paura. Compete con quella del Kishin.
-Questa storia non mi piace. Kid ci nasconde qualcosa, e Michelle dice tanto di fregarsene, ma gatta ci cova.
Maka assunse un’aria perplessa: -Ci nasconde… Qualcosa?
-Hai visto come si è comportato. Ha in mente qualcosa- decretò Soul.
La ragazza non aveva fatto caso al tono autoritario e deciso di Kid, quasi sprezzante. Forse perché spesso faceva da leader al gruppo.
Michelle però non sopportava di essere sotto la direttiva di qualcuno. Per questo, nella sua stanza, aveva preso a pugni un cuscino e ora ne stava fissando i resti, sul pavimento.
Non riusciva a capire quel dannato.
Perché aveva osato toccarla, addirittura baciarla? E ora la trattava come uno zerbino, le ordinava di fare quello che voleva lui. Che bastardo.
Eppure, perché lei stava sperando che tutte quelle ipotesi fossero false?
Lei non voleva affezionarsi a nessuno. Né tantomeno innamorarsi.
La sola idea le faceva schifo.
Lei era la figlia adottiva di Justin Law. E questo era sufficiente, non le serviva nessun altro titolo.
Si mise i guanti senza dita, neri, e mise un rossetto del medesimo colore. L’aspetto dark le era sempre piaciuto.
Quando era più piccola, si divertiva a vestirsi da gotica, per essere abbinata agli abiti da prete del suo tutore. Chi li vedeva arrivare si stupiva di vederli insieme, un prete e una ragazzina dall’aspetto satanico.
Era da quell’epoca che proveniva quel rossetto nero e consumato.
Poco dopo la ragazza era giù, a piano terra, ad attendere gli altri.
I primi ad arrivare furono Maka e Soul, che si sedettero sul divanetto rosso scarlatto, di fianco a lei, seguiti da Crona.
Black Star e Tsubaki non si fecero attendere, a differenza del trio, che arrivò dieci minuti più tardi degli altri.
Il viaggio nel pullman di servizio fu silenzioso, fatta eccezione di Patty che rideva con spensieratezza nel veder scorrere davanti ai suoi occhi la città italiana.
Quando giunsero alla fermata, tutto il gruppo scese e Michelle notò che erano vicini al posto in cui Ikura si rifugiava. Kid si fece seguire fino a quella pianura, dove ancora le anime umane aleggiavano, poi si voltò.
-Si comincia!













Spazio Autrice

Cialve :3
Okok capitolo di passaggio.
Il prossimo sarà azione pura, yee :D
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere!
Grazie mille a tutti coloro che leggono/recensiscono la storia! <3
Alla prossima!

ShinigamiGirl

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Capitolo 10
*** Going Under ***


Le sorelle Thompson erano mutate in pistole e Kid le era già scattato contro, puntandole la pistola all’addome.
Lo schivò con un semplice passo a destra, e con una gomitata ben assestata tra le costole lo buttò a terra, facendolo tossire. Il ragazzo però si rialzò subito, sparando.
Per Michelle era tutto troppo lento, ma gli speciali proiettili la presero di sorpresa, e la colpirono in pieno. Dalle braccia della fanciulla spuntarono le lame della falce color argento e con un’aura azzurrognola, che mise davanti a lei, per parare i colpi.
Non si era fatta male, ma l’avevano innervosita.
Non aveva intenzione di fare la figura dell’incapace contro quello stronzo.
Spiccò un balzo, fece una capriola per vedere dove stava il suo avversario, e si preparò all’attacco.
Death The Kid, dal basso, continuava a cercare di spararle addosso, ma era troppo veloce.
Cercava di stare concentrato, ma non riusciva a focalizzarla. Aveva iniziato a muoversi velocemente, e in modo casuale, per non farsi prendere. Probabilmente, in quel momento, quella ragazza stava sorridendo.
Era questo che gli piaceva di lei, il suo lato cattivo. La consapevolezza di essere superiore agli altri, l’alone di mistero che la circondava. E quel rossetto nero, che incorniciava il sorriso malefico, le donava davvero.
Improvvisamente Michelle sparì dalla sua visuale.
Si girò, cercandola ovunque con lo sguardo, puntando le pistole.
La ragazza si lasciò cadere, era proprio sopra di lui. Lo colpì con la lama del braccio destro alla spalla.
Kid vide la scena a rallentatore, a causa dell’adrenalina. Aveva alzato la testa troppo tardi, e l’aveva vista affondare il filo della lama, affilato come non mai, nella carne. Il sangue era schizzato sul viso della fanciulla.
Come aveva immaginato, lei stava sorridendo.
Il giovane però si riscosse. Puntò la pistola alla sua pancia e sparò.
Michelle cadde a terra, con una smorfia infastidita.
Continuava ad abbassare la guardia e farsi colpire, non andava bene.
Kid, con sguardo determinato e serio, le puntò ancora le pistole e iniziò a sparare a raffica. La fanciulla parò i colpi con la lama sinistra, ma qualche sparo le lacerò la canotta, sul fianco destro.
Era stanca. Preparò la sua anima, ed eseguì la Risonanza.
Ovviamente, come Justin, non avendo un meister, non poteva eseguire l’eco dell’anima, e non era predisposta a intensificare la potenza della propria, acquisendo le tecniche dei maestri della falce.
Ma con duro lavoro e concentrazione lei aveva imparato, come il suo tutore, ad eseguire ciò che vi era più simile all’eco dell’anima, ma in maniera solitaria.
L’avevano chiamata Risonanza dell’anima, e impiegavano la capacità della loro anima di amplificare i poteri della stessa, e non del loro ipotetico meister. Justin vi arrivava con la sola preghiera, era insomma una forma di auto-fortificazione.
Appena attivò la Risonanza e il fattore follia che scorreva costante nel suo sangue, i ricci neri iniziarono a fluttuare per l’aria che il suo potere generava.
Fece uno dei suoi sorrisi sicuri e insolenti, prima di portare il braccio destro dietro di sé, e abbassando l’altro, che faceva da scudo.
Gli spari di Kid la colpivano, ma non le facevano nulla. Il sangue nero li bloccava, perché si era irrigidito, permettendo al corpo di essere resistente ad ogni colpo esterno.
Kid comprese che si era stufata di giocare.
In contemporanea a Liz e Patty, urlò: -Eco dell’anima!
Michelle si stava sforzando di eseguire un Majingari, ma la lama non si era ingrandita, né si era fatta più sottile e affilata rispetto alla Majogari.
Kid la stava per puntare con i due cannoni che aveva legati alle due braccia, al posto delle semplici pistole.
Maka cercava di urlarle di stare calma, di concentrarsi, ma Michelle non la sentiva.
Lei non aveva paura. Lei non si sarebbe fatta male. Lei ce l’avrebbe fatta.
Guardò lo shinigami, che con un mezzo sorriso stava per sparare.
Fu allora che esplose.
Lo odiava, non lo sopportava.
Cacciò un urlo disumano, mentre il suo volto si deformava, e la lama dietro di lei sfarfallò. Maka non credeva ai propri occhi.
L’odio che scorreva in Michelle si riversò nella lama come energia allo stato puro, e la lama divenne più affilata e dettagliata.
Con gli occhi pieni di sangue nero, si gettò contro Kid, nel medesimo momento in cui lui sparava col Death Cannon.
Girò il braccio dinnanzi a sé, per colpire il ragazzo, ma la intercettarono i colpi che lui aveva appena sparato. Per qualche secondo la ragazza fu trattenuta, ma gli speciali proiettili cedettero, rilasciando tantissimo fumo costellato dal teschio di Shinigami.
Ma Michelle non si era certo fermata, aveva continuato la sua corsa, e aveva colpito Kid.
Il ragazzo non poté far altro che cadere a terra, in una pozza di sangue.
La ragazza ritirò la lama e iniziò a ridere di gusto, mentre il fumo si disperdeva, esponendo l’orribile scena anche agli spettatori.
Liz e Patty si trasformarono in forma umana, chine sul loro meister, per vedere come stava. Patty lo guardava con aria triste, punzecchiandolo con l’indice, mentre Liz alzò lo sguardo su Michelle, che continuava a ridere, con gli occhi spalancati e il viso sporco di sangue.
Ne rimase disgustata.
-Kid!- urlò Maka, correndo verso di loro.
A metà strada, si bloccò con sguardo terrorizzato.
Dopo qualche secondo, gridò: -Liz, Patty! Prendete Kid e andate via! Subito!
Le due buki furono sconcertate dal suo ordine, e non si mossero.
Michelle si avvicinò a loro, ridendo e ansimando allo stesso tempo. Liz la osservò, mentre il panico la invadeva.
Si sentì afferrare i capelli e tirare su, finché non si trovò a guardare gli occhi impazziti della ragazza, che la fissava con aria malsanamente divertita.
Improvvisamente, diede a Liz un fortissimo pugno sulla pancia scoperta, per poi lasciarla cadere a terra, dolorante.
-Anime… Anime… Umane- esclamò Michelle, ridendo e guardandosi intorno con sguardo completamente pazzo.
Si stava avvicinando ad un’anima fluttuante, quando Kid iniziò a tossire sangue, riprendendosi. La ragazza si era fermata per fissarlo, sempre sorridendo. Si leccò l’angolo della bocca, dove del sangue, e di certo non suo, stava colando verso il mento.
Lo shinigami si tirò a sedere, sputando altro sangue, e infine si alzò in piedi.
Michelle fece uno scatto, e gli afferrò la gola con la mano, scoppiando a ridere.
Tra un respiro e l’altro, Kid balbettò: -Torna… In te!... Andiamo…
Lei lo guardò, smettendo di ridere e inclinando la testa, con fare sinistro.
-Michelle!- urlò lui, afferrandole il braccio con entrambe le mani.
Improvvisamente, una scossa sembrò pervaderla. Cadde a terra, in preda a violenti spasmi, lasciando la gola del ragazzo.
Maka si era già precipitata da loro, e stava curando Liz, mentre Soul e Tsubaki la aiutavano.
Black Star, Crona e Kid, invece, cercavano di tenere ferma Michelle, che pian piano si calmò, e perse coscienza.
Dopo alcuni attimi di silenzio, e dopo che Maka ebbe aiutato Liz ad alzarsi, la bionda andò da Kid e domandò, con fare autoritario: -Cosa ci nascondi? Cos’era quello?- indicò Michelle.
Lo shinigami tossicchiò e rispose: -Più si arrabbia, più alimenta i suoi poteri… Per questo l’ho spinta ad arrabbiarsi, e come vedete… Ha imparato la Majingari tutta da sola. Mi sono offerto io perché quell’attacco non può… Ferirmi più di tanto. Ecco tutto, è andata come doveva… Tutto secondo i piani.
-Mi hai sfruttata.
Tutti voltarono l’attenzione verso Michelle, che aveva aperto gli occhi e si stava rialzando.
-Era… Tutta… Una menzogna!- urlò -Figlio di puttana! Sei solo un pezzo di merda!
-Se ti arrabbi un’altra volta…- cominciò Maka, spaventata.
Michelle scosse la testa, ormai in piedi e a pugni stretti. Aveva in mente il bacio, il finto atteggiamento distaccato, tutto per farla arrabbiare. Dunque, anche quel bacio era, come aveva detto lui, “tutto secondo i piani”.
Non gliene fregava niente di lei.
Era stata una stupida a sperarci. Avrebbe dovuto odiarlo, e fidarsi dell’istinto fin dall’inizio.
E invece, ci aveva sperato.
Soul la guardava con uno strano sentimento, non era pena, ma nemmeno tristezza… Era piena di sangue, e l’espressione ferita, mista ad un’incredibile rabbia, le aveva fatto spalancare gli occhi tanto da far vedere i capillari.
-Non mi arrabbio. No. Ma tu… Sei solo una fetida merda che calpesterò con la mia scarpa!- disse, fissando Kid negli occhi.
Quello che però colse tutti di sorpresa, furono le lacrime che le strabordarono dagli occhi, rigandole le guance.
Si voltò di scatto, come per nascondere quella sua debolezza, e con voce rotta, annunciò: -Me ne torno in albergo.










Spazio Autrice

Okay, ecco il nuovo capitolo, dedicato però solo alla lotta tra Michelle e Kid.
Spero che vi abbia comunque soddisfatti, cari miei lettori!
Vi ringrazio infinitamente per il solo fatto che stiate leggendo questa fanfiction!
Beh, che dire, grazie ancora e... Al prossimo capitolo ;)

ShinigamiGirl

 

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Capitolo 11
*** Oops, I did it again! ***


Rientrando nell’albergo, il gruppo andò a passo deciso verso il secondo piano, dove stavano le loro stanze.
Michelle era la furia repressa fatta persona, e sbatté la porta della propria camera con così tanta forza da far rimbombare le mura vicine. Maka voleva andare a dirle qualcosa, per questo si avvicinò alla stanza, mentre tutti gli altri se ne andavano, apparentemente indifferenti.
Fu Soul a bloccarla, posandole una mano sulla spalla destra.
La bionda si voltò con uno sguardo preoccupato, trafiggendolo con gli occhi smeraldo, ma la sua arma sembrava ancor più determinata di lei. L’albino infatti scosse la testa, come per dissuadere la sua voglia di sistemare le cose.
-Soul- provò a dire Maka.
-Non servirà nulla andarle a chiedere cosa succede, o perché sia così furiosa. Ci manderebbe solo al diavolo.
-Non possiamo lasciarla così! E… E se si infuria di nuovo? Chi la fermerà?
-Tutto ciò è molto poco fico.
-Mi sai dire solo questo? Siamo nei casini. Casini che non conosciamo e non sappiamo risolvere!- esclamò lei, evidentemente disperata, ma molto decisa -Per questo dobbiamo parlarle. O continueremo a non capire!
-Preferirei che ne parlassi a Kid. Da Michelle in questo momento non ne caveremmo nulla…- ribadì con tono annoiato Soul.
-Va bene. Ma se le sue risposte non mi soddisferanno, andremo dritti da Michelle!- affermò.
-D’accordo.
Ognuno pranzò per conto proprio, nessuno era dell’umore di stare in compagnia. Maka però, con la sua determinazione, cercò invano di trascinare Soul da Kid in cerca di spiegazioni, ma finì per andarci da sola. Il compagno, intanto, non aveva certo intenzione di starsene con le mani in mano.
Non appena la bionda uscì dalla loro stanza, l’albino si diresse verso quella di Michelle, entrando senza nemmeno bussare.
La ragazza era sdraiata sul letto, con i ricci neri a coprirle il viso, e non lo degnò di alcuna attenzione, nonostante avesse sentito benissimo la porta chiudersi.
-Ehi, non mi hai sentito per caso?- chiese il ragazzo, alzando un po’ la voce.
Michelle non rispose subito. Si tirò su a sedere, scoprendo il volto dai ciuffi ribelli, e Soul rimase sorpreso.
Il rossetto nero era sbavato, gli occhi arrossati e gonfi dal pianto, e le guance rigate da segni neri, probabilmente le lacrime avevano fatto sciogliere il mascara e le avevano sporcato tutto il volto.
-Ti ho sentito- rispose semplicemente.
Lo guardava con occhi neri, ma vuoti come pozzi senz’acqua.
-Stamattina è successo un casino, eh- commentò Soul.
La ragazza sapeva cosa volesse da lei. Fosse stato chiunque altro, l’avrebbe già riempito di imprecazioni e spedito fuori dalla stanza.
Ma quell’albino sembrava avere dei modi di fare così simili ai suoi, ma allo stesso tempo così diversi, tanto da capirla, in qualche modo. Non le metteva pressione, ma non le dava nemmeno fastidio la sua presenza. Per questo, invece di rispondergli male, annuì senza troppi problemi, lasciando il discorso calmo e pacifico.
-Non dovresti lavarti la faccia?- le domandò, sedendosi non molto lontano da lei, su una sedia.
La stessa su cui, qualche giorno prima, si era seduto Kid per consolarla.
Quel bastardo a doppia faccia.
-Già, dovrei- disse, alzandosi.
L’albino attese che lei andasse in bagno, che rimuovesse ogni traccia di nero dal viso e tornasse indietro, ancora con in mano l’asciugamano e strofinandoselo sulla faccia.
La fanciulla si sedette sul letto senza profferire parola.
-Meglio?- fece Soul.
-Sì, diciamo.
-Non per farmi gli affari tuoi…
-Vuoi sapere che cazzo è successo?- chiese, diretta.
Il ragazzo annuì, così Michelle prese un gran respiro, prima di iniziare a spiegare.
-E’ vero. Più mi infurio, e più i miei poteri si intensificano. Mi ha tirato un colpo basso, mi ha fatta incazzare apposta… Solo per farmi imparare la tecnica. Non avrei immaginato che un moccioso simile potesse essere così meschino, l’ho sottovalutato.
-In fondo lui è uno shinigami.
-Già.
-Ma non capisco cosa ti abbia fatta incavolare.
Lei arrossì e fremette di rabbia.
-Oh andiamo, che ti ha fatto?- insistette Soul.
-Mi ha… Ammaliata, e poi mi ha trattata di merda. Tutto a scopo di farmi incazzare.
-Ammaliata?- chiese, con aria confusa.
-Oh, diavolo, mi ha baciata!- esclamò lei, sull’orlo della disperazione.
Soul la fissò per qualche secondo senza reazione.
Poi chinò la testa di lato e fece: -Eh?
Michelle non aveva certo intenzione di ripetersi, così distolse lo sguardo.
Fu abbastanza per far capire a Soul che non aveva sentito male.
-Che?- esclamò -Non posso crederci! Quel damerino ti ha baciata?!
-Ho già detto di sì!- disse lei, infastidita.
-Ah beh, ora si spiegano molte cose.
-In ogni caso, ormai quel gesto non significa più nulla, vale meno di zero.
-Buon per te.
-Non vedo l’ora di sconfiggere quel dannato Kishin. Mi leverò tutti dai piedi- commentò Michelle, con molta soddisfazione.
Soul rimase in silenzio, riflettendo.
-C’è ancora qualche dubbio che ti urta?- gli chiese lei.
-Sì. Cosa ti ha fermata dalla follia totale? Credo che ci serva saperlo, se ti ricapiterà ancora.
Il viso della ragazza si rabbuiò.
L’albino stava già per pentirsi della domanda fatta, quando Michelle disse: -Non vi ho raccontato proprio tutto di me.
-Ah no?
-No. Rifletti, Soul. Io sono una minaccia. Se io diventassi un Kishin, sarei il più potente Kishin mai esistito. E Shinigami potrebbe mai permettere una cosa simile?
-Suppongo di no…- rispose il giovane, cercando di capire dove volesse andare a parare la ragazza.
-Appunto per questo sono stata affidata a Justin, perché lui mi educasse in modo da evitare una cosa del genere. Ma Shinigami non si è accontentato di questo.
Michelle si alzò, e si levò la canotta nera, che aveva ancora lo squarcio sul fianco destro dalla lotta con Kid. A quel gesto Soul inizialmente si prese molto male, chiedendosi cosa diavolo stesse facendo. Dopo essere rimasta in reggiseno, anch’esso rigorosamente nero, si voltò, dando la schiena a Soul.
Ciò che vide lo lasciò di stucco.
Sulla schiena della ragazza erano incisi vari simboli, che andavano a spirale, e il centro di quest’ultima sembrava quasi entrare e incarnarsi nel corpo della fanciulla.
-Cosa… Che cos’è?- chiese Soul.
Lei si rimise la canotta, poi tornò a sedersi e incrociò lo sguardo di Soul prima di dire: -E’ una formula, che il Sommo Shinigami mi ha impresso.
-Formula…?
-Già. Questo marchio mi impedisce di usare una certa intensità di follia per più di un certo periodo di tempo. Più la follia è potente, minore è il tempo che ho a disposizione. Questo marchio ha lo scopo di bloccare i miei poteri quando perdo coscienza e divento completamente folle, cosa che succede quando mi arrabbio più del normale.
-Cosa fa di preciso…?
-E’ come se Shinigami mi colpisse dall’interno, anche se lontano fisicamente. E’ qualcosa di abbastanza doloroso, considerata la sua forza.
Michelle si mise comoda sul letto, appoggiandosi alla testiera e distendendo le gambe sul materasso. Odiava Shinigami, perché quel sigillo le aveva sempre fatto male, anche mentre dormiva, e le impediva di essere ciò che voleva, le era sempre sembrato di essere una sua schiava.
L’istruzione di Justin puntava a renderla indipendente, ma quel marchio continuava a essere una prigione, una prigione dentro il suo stesso corpo.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Soul si alzò.
-Sconfiggeremo quel Kishin. Ne sono certo.
Lei annuì, lasciandolo uscire senza aggiungere altro.
Maka, nel frattempo, aveva costretto Kid ad aprirle, e nonostante fosse ferito l’aveva torturato di domande.
Soul li raggiunse in breve tempo.
Spalancò la porta, interrompendo il loro discorso e attirando l’attenzione di tutti. Si sedette sulla poltrona vicino all’ingresso della stanza.
Le sorelle Thompson erano vicine allo shinigami, sdraiato nel letto, mentre Maka era in piedi davanti a lui.
-Sei stato un cretino- disse, rivolto a Kid.
-Ma… Che diavolo fai qua? E che sentenze ti permetti di sparare??- chiese Maka, agitando un’enciclopedia.
-Oh andiamo Maka. Che ti ha detto per tutto questo tempo?
-Che l’ha stuzzicata e comunque non c’è da preoccuparsi, perché un sigillo trattiene la sua follia…- aveva iniziato a spiegare lei, con un’espressione serena e pacifica.
-Ah, ha tralasciato che l’ha baciata?- la interruppe.
Il silenzio cadde nella stanza, e l’imbarazzo divenne padrone della situazione in breve tempo.
-Tu hai fatto cosa?!- chiese Liz, additando il suo meister mentre Patty si sganasciava dalle risate.
Kid aveva occhi spalancati e non accennava nemmeno ad arrossire.
-Oh mio Shinigami, non ci credo!- esclamò sconvolta Maka -Ma ti sembra il caso di fare il sentimentalista in una missione per salvare il mondo?!
Detto ciò, lo colpì alla testa con l’enciclopedia che aveva in mano.
-Maka… CHOP!
Lo shinigami rimase stordito per qualche secondo, poi si riprese, solo per essere sommerso da domande di Maka e Liz.
Patty rideva a crepapelle, e Soul osservava la scena pensieroso, guardando Kid negare il tutto.
Si chiese se davvero provasse qualcosa per lei, o se fosse stata solo una strategia per farla arrabbiare. In quel caso, lo avrebbe preso volentieri a schiaffi, dopo aver visto com’era ridotta Michelle.













Angolo dell'Autrice

Eccomi con l'undicesimo capitolo!
Un grazie speciale a tutti coloro che leggono e recensiscono :3
Soul e Michelle sono sulla stessa lunghezza d'onda, in un certo senso xD
Spero di ricevere qualche recensione, mi piacerebbe sapere cosa avete pensato leggendo questo capitolo!
Alla prossima, un bacio!

ShinigamiGirl



 

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Capitolo 12
*** Umbra Nigra ***


Era il giorno.
Quel mattino, Michelle si alzò svogliata e spossata. Il marchio impresso sulla sua schiena l’aveva torturata tutta notte, impedendole di dormire bene.
Agiva come una spugna, per quanta follia usasse, la assorbiva e la mutava in energia benefica, che la avvelenava da dentro, e ovviamente il sangue nero reagiva, facendole venire febbre alta e mal di testa, oltre a convulsioni e altri effetti collaterali.
Fortunatamente la sofferenza era finita, si sentiva stanca, ma almeno non era più dolorante.
Indossò un paio di pantaloncini di jeans e le sue solite All Stars nere, ma invece della canotta indossò una maglia scura e aderente, con un profondo scollo sia davanti che sulla schiena.
Quando uscì dalla stanza, sfortuna volle che la prima persona ad incrociare il suo sguardo fosse proprio Death The Kid, che osservò il suo outfit con faccia confusa ma seriosa.
Lei gli lanciò un’occhiata di puro e distillato odio, mentre Liz, vicino alla sorella, era lievemente arrossita, con un’espressione indignata.
Michelle però non la calcolò minimamente. Li superò a grandi passi, con la schiena ritta e senza mai voltarsi.
Poteva andare a farsi fottere, sia lui che le sue armi, ma a lei non sarebbe fregato nulla, anzi, avrebbe danzato volentieri sulle sue ceneri.
Una fitta alla schiena la fece tossire improvvisamente, mentre scendeva le scale. Cercò di calmarsi, altrimenti Ikura avrebbe avuto la meglio su di lei, quel pomeriggio.
Nella sala da pranzo, durante la colazione, Michelle fissò per tutto il tempo davanti a sé, senza mai mutare espressione, nemmeno quando Soul, al suo fianco, si abbuffò così tanto di cibo da farselo andare di traverso.
Non vedeva l’ora di mettersi in viaggio verso quella landa desolata e battersi contro suo zio. Fremeva di eccitazione e rabbia, ma il suo volto rimaneva impassibile.
Maka le lanciava occhiate preoccupate, mentre Crona evitava di guardarla, tremando di paura.
-Michelle, tutto bene?- chiese Tsubaki, ad un certo punto.
Sul tavolo piombò il silenzio più totale.
Tutti aspettavano la risposta della ragazza, temendo il peggio.
-Sì. Cercate di muovere il culo- rispose infine, con tono sobrio e allo stesso tempo minaccioso.
Black Star iniziò a ingurgitare cibo a dismisura, capendo che la pazienza di Michelle sarebbe durata ancora ben poco.
Partirono qualche minuto più tardi, e il viaggio fu per la fanciulla come la partenza per l’Italia. Tutti le stavano lontani, lasciandole il suo spazio, cosa che non le dispiacque. Ascoltò musica a tutto volume per l’intero tragitto.
Kid poteva sentire distintamente il ritmo incalzante e persistente delle canzoni hard metal e disco che stava ascoltando, nonostante egli fosse un paio di posti più indietro.
Non si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto il giorno precedente, ma vederla tornare all’atteggiamento ostile dei primi giorni gli dava molto fastidio. Liz lo aveva tartassato di lamentele e polemiche tutta la sera prima a causa del bacio che aveva dato a Michelle, anche se lo shinigami aveva sospettato che fosse semplicemente gelosa.
Maka, invece, l’aveva definito un deficiente, uno sprovveduto, e soprattutto aveva insistito sul fatto che stesse diventando come suo padre, la falce della morte Spirit. Per evitare questo avvenimento, l’aveva riempito di colpi con la propria enciclopedia un’infinità di volte, appoggiata da Liz, mentre Patty se la rideva di brutto senza intervenire e Soul osservava la scena con superiorità.
Insomma, non era stata la sua notte migliore.
Si chiese cosa diavolo l’avesse spinto a baciare quella ragazza.
Certo, era suo obbiettivo farla arrabbiare, ma non a causa di quel bacio. Si era reso conto di aver sbagliato a compiere quel gesto sin dall’istante in cui Michelle si era staccata brutalmente da lui.
La cosa più preoccupante, a quanto pare, era che lei l’aveva presa sul personale, ed ora ce l’aveva a morte con lui, anche se lo shinigami stesso non riusciva a capire se l’avesse fatto per la foga del momento o per qualche sentimento realmente esistente.
Per il momento, sapeva soltanto che il carattere ostile e pieno di risentimento della ragazza lo stava mettendo a dura prova.
Scesero dal pullman, e Maka sondò i dintorni finché non scorse l’enorme aura dell’anima di Ikura, indicando poi la direzione ai compagni.
Michelle si mise in testa alla marcia, entrando nel bosco.
Nulla la protesse, quando un’enorme sfera di energia si abbatté su di lei, facendo fare un balzo indietro a tutti gli altri compagni.
-Michelle!- urlò Kid.
Maka aveva gli occhi spalancati, e chiamò subito Soul, che si trasformò in falce e si fece cadere tra le sue mani.
Ikura, sopra di loro, rideva di gusto.
-Non è solo…- sussurrò la bionda, scioccata.
Inaspettatamente, dalla nube che l’esplosione aveva generato, comparve la figura di Michelle, che con uno scatto del braccio spostò ogni forma di polvere e residui di energia. Il suo corpo rifletteva un’aura visibile da tutti i presenti, mentre Maka osservava l’enormità della sua anima con terrore.
La sua persona pareva illuminata da un effetto di controluce, ma non c’era nessuna fonte luminosa intorno a lei. Era sospesa a qualche metro da terra, con i capelli e gli orli della maglia che fluttuavano dolcemente.
I suoi occhi erano totalmente neri, come la pece.
A velocità sovrumana la videro sparire e abbattersi contro Ikura, che venne colto di sorpresa e ferito al fianco sinistro.
Black Star, nel frattempo, aveva già in mano la forma kusarigama, e senza aspettare alcun ordine si gettò tra gli alberi, urlando.
Sbucò nuovamente da sopra la chioma della pianta, mostrando a tutti di aver appena trafitto una donna sulla quarantina, con le sembianze di una lucertola.
-Le streghe!- urlò Liz, terrorizzata.
Patty iniziò a ridere, prima di trasformarsi in pistola insieme alla sorella.
Kid si fece strada tra gli alberi con lo skate, e constatò, come Maka aveva già fatto, che erano presenti moltissime streghe.
La bionda ne aveva percepite almeno una cinquantina.
Crona, intimidito dalla loro presenza, non si fece scoraggiare e iniziò a combattere al fianco di Maka e Soul, cercando di uccidere più streghe possibili.
Michelle e Ikura, intanto, si scontravano nel cielo, causando fortissimi boati ad ogni colpo dato e parato.
-E così, hai scelto questi smidollati!- lo sentì esclamare lei.
-Taci!- urlò, buttandosi sul Kishin con furia estrema -La pagherai!
Lo zio si mise semplicemente a ridere, parando ogni suo colpo.
Maka, mentre combatteva con una strega, si tormentava, chiedendosi come mai quelle fossero presenti.
C’era sicuramente sotto qualcosa.
Michelle decise di non far durare troppo quella lotta vana, e si allontanò, caricando il braccio destro dietro di lei.
La lama del suo braccio scattò, ingrandendosi improvvisamente, in contemporanea col suo urlo disumano, e il tempo parve fermarsi.
I suoi compagni la osservavano dal basso, col cuore in gola, sperando che ce la facesse.
La ragazza si gettò contro il Kishin, quando Maka inorridì.
Un flusso di energia si scatenò dalle varie anime violacee che stavano intorno, e si abbatté sulla schiena di Michelle.
La ragazza spalancò gli occhi, la lama del suo braccio andò in frantumi, tornando alle dimensioni originali, e pochi secondi dopo la sentirono urlare così forte e in maniera così disumana che tutti si bloccarono, amici e nemici.
Poi, il caos.
Un’onda d’urto potentissima si generò dal corpo di Michelle, propagandosi a velocità massima tutto intorno a lei, facendo cadere a terra qualsiasi corpo che stava nel campo di battaglia.
Poco più lontano, a Death City, il sommo Shinigami si bloccò.
-Che succede, Shinigami-sama?- gli chiese Marie, allarmata.
-Il sigillo è stato spezzato!- gridò.

















Angolo dell'Autrice

Oh mio Shinigami, da quanto non aggiorno?
Maledetta scuola.
Ringrazio chi ancora mi seguirà dopo questa più che sufficiente pausa. E perdonate i miei probabili errori di battitura, segnalatemeli e li correggerò, scusatemi davvero, ho fatto tutto di fretta...
Spero che vi abbia intrigato, lo so, è un capitolo piuttosto corto, ma i prossimi saranno avvincenti (almeno spero lol).
Alla prossima!

ShinigamiGirl

 

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Capitolo 13
*** Shot Me Down ***


Michelle boccheggiò.
Non sentiva più quella presa sempre insistente sulla schiena, il veleno nel suo corpo e i dolori costanti.
Erano spariti.
Davanti a lei, Ikura ghignava in modo minaccioso.
-Ecco, e ora? Su, non sei più obbligata a seguire quei pacifisti. Sei libera dal loro dominio, e solo grazie a me!- esclamò.
La ragazza era ancora ad occhi spalancati, incredula. Si tastò la schiena, ed effettivamente il tatuaggio non c’era più. Solitamente, toccando quel punto, poteva sentire i simboli in rilievo sulla pelle.
Abbassò lo sguardo, e un’ombra le coprì fronte ed occhi, mentre Ikura attendeva con ansia la sua riconoscenza.
Kid, poco più sotto, percepì subito che l’anima di Michelle era ora libera, senza maschera, e si voltò verso Maka, allarmato.
-Maka, non guardare!- urlò, ma era troppo tardi.
La bionda giaceva in ginocchio, fissando con sguardo vacuo l’anima demoniaca che li sovrastava. Se precedentemente quell’aura la spaventava, ora la stava letteralmente risucchiando in un vortice di follia, ed era proprio per questo che Kid le aveva gridato di distogliere lo sguardo.
Ciò che vedeva la ragazza, insieme a lui, era un occhio spalancato, dal quale si propagavano strani raggi simili a fulmini, che si agitavano continuamente. Era proprio quell’occhio, dalla pupilla rosso scarlatto, che la costringeva a non distogliere lo sguardo, e le pareva che le stesse strappando l’anima.
Soul, afferrato il messaggio dello shinigami, mutò in forma umana e fece voltare di forza la faccia a Maka, che fu come se riprendesse improvvisamente a respirare.
La bionda, non capendo cosa le fosse successo, smise di concentrarsi a percepire le anime e tornò a vedere con più chiarezza.
-Non osare più guardarle l’anima- la ammonì Soul, tornando in forma falce.
Maka lo afferrò con decisione, seppur fosse ancora confusa.
-L’anima di quella ragazza… Ti assorbe l’energia vitale, perché è stata addestrata solo a diventare più forte, e non a controllare quella sua abilità…- sussurrò Crona.
-Come lo sai?- gli chiese la bionda.
Lui esitò.
-Medusa mi aveva spesso parlato di lei…- rispose infine.
Nonostante la meister fosse perplessa, comprese che forse Crona era stato istruito sulla possibilità di combattere contro un individuo del genere.
-Quindi, stai dicendo che quel sigillo non le ha permesso di imparare a controllarsi?
-Sì, era il marchio a fare il lavoro sporco, lei soffriva e basta…
-E ora?- chiese, con tono incalzante.
Crona si voltò a osservarla, con il suo sguardo perennemente dispiaciuto e preoccupato.
-Ci schiaccerà tutti come insetti- disse, con voce macabra.
Improvvisamente, una risata si propagò in tutta la foresta, facendo innalzare alcuni corvi in lontananza.
I ragazzi volsero la loro attenzione sopra le loro teste, e videro una scena raccapricciante.
Era proprio Michelle a ridere, ma ciò che faceva gelare il sangue nelle vene era il modo spasmodico con cui lo stava facendo, gettando la testa verso il cielo e spassandosela di gusto.
Riprese fiato ansimando pesantemente, e quando tornò a guardare suo zio, davanti a sé, il Kishin ne ebbe quasi paura.
Le iridi si erano fatte piccole, scattavano da un lato all’altro del bulbo oculare, osservando ciò che la circondava con folle curiosità.
-Ma come siamo stati gentili, zietto- fece, sghignazzando sotto i baffi.
-Mostrami il tuo riconoscimento. Unisciti a me, perché insieme siamo invincibili!- esclamò lui, ormai convinto che il piano avesse funzionato.
Michelle tentò di trattenersi, ma esplose in un’altra risata, che fece rabbrividire Ikura.
-Hmpf… Io… Ahah… Eheh… Io e te? Ahah…- bofonchiò, mentre cercava di smettere di ridere.
Avvenne tutto in pochi secondi.
Dal braccio destro della ragazza apparve una falce scura, al posto di quella argentata dall’aura azzurrognola che aveva prima, e si gettò contro il Kishin, conficcandogli la lama nel petto.
Ormai a pochi centimetri dal suo viso, la ragazza fece un sorriso a trentadue denti, che abbinato agli occhi malamente spalancati dava un effetto spaventoso.
-Ogni pedina è utile, ma non indispensabile- gli sussurrò, prima di estrargli brutalmente la falce dal petto.
Ikura tentò di solidificare il sangue nero, ma Michelle si tagliò il braccio, facendo fuoriuscire liquido viscoso e scuro, che avvolse totalmente il nemico a scopo di soffocarlo.
Michelle sapeva bene però che non era possibile ucciderlo in quella maniera, così caricò il braccio dietro di sé, la lama si ingrossò e divenne ancora più minacciosa di quanto non lo fosse prima. Sul filo di essa c’erano incisi simboli che quasi nessuno seppe riconoscere, ma questo poco importò quando la ragazza tagliò letteralmente in due lo zio, esponendo la sua anima al vento e facendo calare un silenzio di tomba.
Il silenzio fu rotto dalla risata malsana della fanciulla, che afferrò l’anima, osservandola maliziosa. Senza muovere il capo, la sua iride si spostò per guardare in basso, verso i suoi compagni.
Sorrise sorniona, e divorò l’anima di Ikura, leccandosi le labbra.
Le streghe iniziarono ad attivare lo scudo dell’anima, una dopo l’altra, rendendosi conto che presto sarebbe toccato a loro. Michelle si accorse della loro paura, e iniziò a inseguirle divertita, accompagnata dagli sguardi ancora confusi degli studenti della Shibusen.
Catturò e uccise varie streghe, ma quando non ne rimase più alcuna, dato che molte erano scappate o state eliminate precedentemente, rivolse la sua attenzione a Black Star, seduto sulla radice di un albero.
Si avvicinò a lui, sempre con il solito sorriso sinistro stampato in faccia.
Il ragazzo indietreggiò, capendo di essere stato preso di mira, mentre lei iniziava a ridacchiare.
-Basta, è tutto finito, calmati ora- le gridò Tsubaki, impaurita.
Maka decise di intervenire.
Si buttò tra l’assassino e la ragazza, con sguardo deciso.
Michelle si fermò a guardarla, con aria assorta. Le fissava il petto, come se stesse ammirando la sua anima.
-Anima Grigori…- sussurrò, e le sorrise con fare malefico.
In quel momento nessuno capiva davvero cosa stesse succedendo, ed è per questo che, nell’ombra, qualcuno iniziò ad approfittare della situazione.
La ragazza era ormai totalmente fuori controllo, e dopo aver sconfitto la combriccola, avrebbe iniziato a divorare anime su anime, diventando presto un Kishin che nessuno avrebbe più fermato.
Una strana aura fece bloccare tutti quanti, e una nebbiolina violacea si fece largo, spuntando dagli alberi. La fanciulla, già pronta ad attaccare Maka, si bloccò, guardando con orrore lo strano gas che la stava circondando.
-No!- urlò, cercando di divincolarsi, ma la nebbia la risucchiò, e seguirono urla disperate, che Michelle emetteva senza controllo, a costo di disfarsi le corde vocali.
Non vedeva più nulla oltre al viola che la circondava, e su tutto il corpo sentiva dolori lancinanti, come se degli enormi aghi la stessero penetrando ovunque, dalle braccia alle gambe, dalla testa al torace.
Black Star scattò, deciso ad intervenire.
Superò la nebbia, correndo a testa bassa, e si ritrovò in mezzo agli alberi. Vide subito una donna di mezza età, con una strana coda e un pungiglione enorme che ondeggiava sopra la sua testa.
Aveva lunghi capelli violacei che le scivolavano sul corpo snello, rivestito da un abito nero molto aderente e una cintura impreziosita da pietre arancione. L’assassino non ci pensò due volte e la attaccò, ma la strega si scansò facilmente, continuando ad agitare le mani per l’incantesimo.
-Ti ammazzo!- esclamò Black Star -Tsubaki, kusari-gama!
La ragazza, che lo aveva seguito di getto nella corsa, era appena giunta davanti al suo meister.
-Okay!- rispose, e un fascio di luce la attraversò, prima che cadesse tra le mani del suo maestro d’armi, facendo tintinnare le catene.
La strega non sembrava essere molto felice di quell’inconveniente, ma sospese l’incantesimo per contrattaccare.
-Skorpius Skorpi Skiprium!- esclamò, strisciando il piede destro per disegnare un semicerchio a terra, e una miriade di scorpioni scuri apparvero di fronte alla donna, formando una barriera quasi insuperabile.
-Eh no, brutta megera!- disse fra sé Black Star, e intensificò la risonanza della sua anima, per poi abbattersi comunque sulla strega, superando la barriera con facilità. Gli scorpioni, a contatto col corpo del ragazzo, rimanevano folgorati dall’energia della sua anima.
L’avversaria, tuttavia, sapeva il fatto suo.
Schivava i colpi dell’assassino uno dopo l’altro, e con una capriola all’indietro salì su un ramo di un albero.
-Skorpion vectors!- esclamò, e dalla schiena le spuntarono altre quattro code, con enormi pungiglioni che puntavano verso il basso, contro Black Star.
La donna si lasciò cadere, con l’intento di schiantarsi proprio sopra il ragazzo ed infilzarlo con i pungiglioni.
Lui fece un balzo all’indietro, e l’avversaria atterrò sul terreno, facendo un enorme polverone. Quando Black Star tornò a vedere meglio, la osservò alzarsi lentamente.
I pungiglioni si erano infiltrati nel terreno, e in quel momento, una chiazza di erba appassita si stava pian piano espandendo, uccidendo ogni pianta vivente in un raggio d’azione non troppo limitato.
La strega stava ridacchiando sommessamente, ma il ragazzo era serissimo.
Qualsiasi cosa stesse facendo a Michelle, di certo non era nulla di buono.
-Leva i tuoi sudici incantesimi dalla ragazza!- le ordinò.
Lei lo fissò con sorniona curiosità, e sorrise. Le sue labbra erano circondate da rossetto arancione.
-Io governerò il mondo con quel Kishin!- esclamò, e di seguito esordì -Skorpion scythe!
Nella sua mano destra comparve una falce. Alla base della lama c’era uno scorpione d’argento, e la strega fu velocissima.
Lo attaccò al lato destro, e il ragazzo si difese a stento con la catena di Tsubaki, sforzandosi di tenerle tese il più possibile.
Nel frattempo, nella radura, Crona era pensieroso e triste, mentre le urla di Michelle erano improvvisamente cessate.
-Dev’essere stata una strega- aveva ipotizzato Soul.
-E ora Black Star se la sta vedendo con lei- concluse Kid, serioso.
-Cos’era quell’occhio?- chiese Maka allo shinigami.
-Era la vera natura dell’anima di Michelle. Io la posso vedere ancora, ma su di me non ha lo stesso effetto. Per certi versi, io sono ancora più potente di lei- spiegò il moro.
-Tu più potente di lei? Ma fammi il piacere.- fece Soul, indispettito.
-Soltanto a livello di controllo dell’anima. Prima, Crona vi ha detto una cosa vera. Michelle era sotto controllo del sigillo, e non ha mai imparato a controllare il vero potere distruttivo della sua anima. E’ incline a risucchiare l’energia vitale di ogni cosa. Con la crescita avrebbe imparato, ma il sigillo la bloccava, impedendole di utilizzare quei poteri, e di conseguenza anche di controllarli…
Soul sbuffò.
-Questo significa che ora lei è potenzialmente pericolosa?- chiese Liz, nella mano sinistra di Kid -Quando avremo battuto la strega e lei sarà libera, cosa succederà?
-Divorerà le nostre anime…- disse Crona, in un lieve e raccapricciante sussurro. Ciò che faceva più rabbrividire, era il tono tranquillo con cui parlava, come se ormai avesse già accettato il suo destino.
-No- decise Kid, prendendo il comando -Crona, è meglio che tu vada a dare man forte a Black Star. Quando Michelle si risveglierà, io, insieme a Maka, la affronteremo.
-E’ troppo forte per noi. E’ una partita persa in partenza!- esclamò Liz.
-Ma non possiamo stare con le mani in mano!- ribatté la bionda -Kid, hai in mente qualcosa, vero?
Lo shinigami la osservò con i suoi occhi gialli.
-Sì. Tenterò di ricreare il sigillo. Mi odierà, ma lo fa già, quindi non cambia nulla.
 
















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Angolo dell'Autrice

Zalve.
Sapete che non manca molto alla fine di questa fanfiction, vero? Massimo tre capitoli.
Eh già.
W la strega di cui non si sa il nome ma che è comparsa in questo capitolo! La soprannimineremo strega Skorpius.
Mi scuso per eventuali errori di battitura, sarò sincera nel dire che metà capitolo l'ho scritto di getto senza rileggere. Segnalatemi, e correggerò. Quello che vedete sopra lo spazio autrice, è il mio disegno della protagonista. C'è il sigillo di Shinigami-sama, lei versione normale (in basso a sinistra), sopra lei versione follia, e infine sopra la sua anima come la vede Maka in questo capitolo.
Grazie a chi ancora mi segue, siete troppo buoni.
Alla prossima!

ShinigamiGirl

 

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