Claire-de-la-lune

di Elly Priest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Claire De La Lune 1 ***
Capitolo 2: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Claire De La Lune 1 ***


-Merda!
Un' altra pista infruttuosa.
Le indagini procedevano a 
rilento, tutti gli indizi sembravano non aver alcun significato. 
Scotland Yard era davvero nei casini e i giornalisti non erano d' aiuto.
-Ispettore Le Guen, Ispettore! È vero che la polizia non sa ancora chi sia il colpevole?
-Non rilascio commenti..
Cristophe cercava di farsi largo in quella marea di telecamere e registratori.
Il buco nell' acqua in tribunale non ci voleva: un sospettato, il colpevole secondo lui, era stato rilasciato e dichiarato innocente.
Una fedina penale da fogna, Cristophe era sicuro che fosse lui.
-Ispettore, questi omicidi andranno avanti ancora per molto? Secondo l' opinione pubblica, si pensa che non troverete l' assassino.
Si fermó un secondo.
-I vostri soldi ci finanziano, ci penserei due volte prima di sparare stronzate!
Allungando il passó riuscí a scampare dalla folla.
Faceva freddo ed era già calata la sera. La mano voló alla sigaretta. Nuvole di vapore e fumo uscivano dalla sua bocca.
Cristophe Le Guen, ispettore di polizia. Una quarantina di anni, capelli scuri e barba da cinque del pomeriggio.
Era la sua prima sigaretta da due settimane.
Questo caso lo stava snervando completamente.
Cinque omicidi in una settimana, una strage. Opera di un professionista, senza alcun dubbio. Ma chi? E perchè?
Delle escort erano state assassinate una dietro l' altra in pochissimo tempo. Si pensava ad un serial killer, ma tutto dava da pensare che non fosse un ordinario assassino.
Com'erano state uccise: due proiettili, uno in testa, il secondo nel cuore. Pallottole calibro 22: cecchino, un tiratore scelto dell' esercito forse.
Cosa c'entrentravano delle escort con l' esercito? Perchè ucciderle?
Queste domande gli avevano fatto venire un' emicrania cronica.
In questi casi rimpiangeva di non aver studiato filosofia: tutto sarebbe stato piú semplice.
Peró, quello era tutta la sua vita: proteggere la città, ascoltare il suo battito, sentire il suo sangue che scorreva nelle fogne, come le sue vene.
La Sua città, piena di marcio, droga e prostituazione.
Sí, quella era la sua strada, votata a combattere il crimine con qualsiasi mezzo.
Suonó il cellulare.
-Le Guen, sono Louis Breton della scientifica.
-Avete analizzato i referti?
-Sí.
Breton era riluttante.
-Ebbene?
-Sono state effettivamente uccise con pallottole di uso militare..
Cristophe esultava dentro di sè, ma era ancora presto per cantare vittoria.
-C'è altro?
Un attimo di silenzio. Quando c'erano di mezzo i militari, tutti avevano un solo pensiero: i panni sporchi si lavano in famiglia, Scotland Yard doveva farsi da parte.
Ma lui non era Scotland Yard, era un ispettore con sete di giustizia.
-Sí.. Dalle pallottole abbiamo rintracciato le impronte di un certo Dean Cajero.
-Ottimo lavoro ragazzi.
-Ispettore, solo una cosa: io non le ho detto nulla. Non voglio.. avere rogne. Breton, chiudo.
Cristophe era sollevato per queste informazioni, i suoi sospetti erano fondati: aveva una pista. Non era granchè, ma in polizia si va avanti con ció che passa il convento.
L' umidità della notte stava salendo nella nebbia, il freddo gli entrava fin dentro le ossa.
Le stradine sporche ospitavano barboni infreddoliti e vecchi giornali. Nuvole di vapore coprivano vicoli nell' oscurità.
Finalmente arrivó a casa. Il numero si era staccato dalla porta, solo un alone schiarito e indistinto.
Stava per infilare la chiave quando vide dei graffi sulla maniglia: era stata scassinata.
Giró dietro la casa procedendo verso l' entrata secondaria: la finestra del primo piano.
Una grata su cui cresceva l' esera si allungava su per il muro. Passo dopo passo, arrivó alla finestra. Aperta anche quella.
Un semplice ladro o un assassino?
Tiró fuori la 44 Magnum dalla fondina tenendosi all' erta.
Silenzioso come un felino si infiló nella sua camera da letto, deserta.
La porta del bagno era socchiusa, la aprí di soppiatto: nessuno.
Il soggiorno con cucina, mancava quello. 
Scese le scale evitando le famose travi che cigolavano. 
Apparentemente era tutto calmo. Strisciando con le spalle al muro si diresse alla finestra del soggiorno: la finestra del pianoterra era aperta.
Sentí uno strado odore, o meglio profumo. "Claire-de-la-Lune", non esattamente il profumo di un assassino.
Mise via la pistola e sorrise.
-Ciao Natalya.
Accese la luce e si voltó.
La donna era seduta sulla poltrona, gambe accavallate e espressione enigmatica.
Castana, formosa: uno schianto di donna, quanto letale.
-Ciao Cris.
Tiró fuori una pistolina da un colpo.
-Non rinunci mai ad un tocco di stile, vedo.
-Mi conosci, sai che sono una donna egocentrica.
Cristophe si sedette davanti a lei, sull' altra poltrona.
-Molto sexy, te lo concedo.
Natalya sorrise.
-Tu attraente come sempre, l'uomo trasandato ha un certo fascino.
Scese il silenzio.
-Sei sempre cosí eloquente con i vecchi amici?
-Quasi, se ne avessi.
Natalya sorrise, una schiera di denti perfetti scintillava alla luce dell' abat-jour.
-Cris, so che hai bisogno del mio aiuto...
Gli porse una busta.
-Dean Cajero, trentadue anni, ex tiratore scelto. 
Cris non si scompose: Natalya sapeva tutto su tutti, poteva avere in pugno anche il presidente degli Stati Uniti. 
Cris soppesó la busta per bene.
-E cosa vorresti in cambio?
-Consideralo un regalo. Questa informazione non ha un prezzo.
-Stronzate, tutto ha un prezzo.
Lei sorrise, spostando una ciocca di capelli dietro l' orecchio. Gli piantó lo sguardo negli occhi.
-Ti chiedo un bacio. Solo un piccolo ed insignificante bacio.
Cris non diede risposta, ma lei  gli appoggió una mano sul ginocchio.
-No, non posso.
Istintivamente lui toccó la fede che portava al collo.
-È ancora per Janette, vero?
A quel nome sentí una stretta al cuore.
Natalya annuí digerendo la delusione.
-E va bene... Aspetteró ancora. Tutto quello che ti serve è dentro quella busta.
Si alzó e procedette fuori dalla finestra.
-Mi faró viva io se hai bisogno, buona notte... Tesoro.
Saltó nel buio silenziosa come un gatto.
Gli aveva lasciato una boccetta di profumo sul tavolino davanti.
Cris osservava la busta appoggiata sulle gambe.
Si decise di mettere da parte i problemi personali e di concentrarsi sul lavoro.
Aprí la busta e si immerse nella lettura.
Pagina uno, servizio militare di Dean Cajero.

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Capitolo 2
*** Epilogo ***


Un' alba acquosa si mostrava davanti a loro. I gabbiani strillavano in cielo tra smog e nuvole sporche e grigie. Peró per una volta il paesaggio sembrava un po' più luminoso.
-E quindi?
Natalya gli era accanto, in un tailleur blu impeccabile, come sempre. Cris si accese una sigaretta.
-Quindi cosa, Natalya?
Lei appoggió le mani sulla ringhiera del ponte.
-Finisce cosí? L' assassino è stato arrestato e tutto è calmo, troppo calmo..
-Ti stupisce che l' abbia arrestato? Non ho mai scartato l' idea che fossi tu il killer!
Natalya gli lanciò uno sguardo che lo fece ridere.
-Ne abbiamo passate tante, eh?
-Sí, è vero...
Cris si stiracchiò la spalla dolorante.
-Picchi troppo forte per essere una donna..
-Ti ricordo che ero nella CIA, addestramento militare avanzato.
Cris ridacchiò.
-Uguale a quello della polizia che ho fatto io, eh?
-Più o meno, solo con un una differenza.
-Quale?
Gli fece un sorriso teatrale.
-Io ho più palle di te.
Un attimo di risata, poi il silenzio tra loro due. La guardó di sottecchi. Un profilo perfetto, le labbra rosse e carnose.
Si sentiva bene in sua presenza, era sempre stato cosí da quando l' aveva conosciuta. Il suo silenzio era un discorso che durava ore e ore, non si stancava mai di stare ad ascoltarlo. Sexy, coinvolgente, cocciuta, ma anche esageratamente dolce e comprensiva.
Natalya, come lui, nascondeva la sua vera natura sensibile sotto una scorza di acciaio che tutti vedevano.
Si chiedeva sempre come mai lei non avesse mai gettato la spugna con lui.
Cris era arrivato ad un punto in cui doveva fare una decisione: affondare o lottare per tornare in superficie una volta per tutte. Un percorso di troppa sofferenza doveva trovare un canale di sbocco, che portasse all' oceano. Basta con la commiserazione, Janette non c'era più, erano passati cinque anni. Cinque lunghissimi anni per arrivare ad una semplice conclusione.
Era convito, deciso di non voler piú voltarsi per vedere il passato. Sapeva che se non lo avesse fatto, se ne sarebbe pentito per tutta la vita.
-Natalya devo dirti una cosa.
Gettó la sigaretta a terra e lei lo guardó in modo strano. Lei mantenne la sua spavalderia.
-Vuoi che ti tenga la mano prima di svenire?
Cris lesse fra le righe abbozzando un mezzo sorriso. Le mostró cosa teneva in mano. Luccicó alla luce del sole, dorato e puro con la catenina: la fedina di Cris.
Natalya trattenne il respiro, spalancando gli occhi azzurri. Le infiló l' anello sull' anulare sinistro.
-Credo che stia meglio su di te.
La guardó con sincerità mentre Natalya si mordeva il labbro. Sorrise commossa.
-La prendo come una dichiarazione d' amore.
Cris abbassó un attimo lo sguardo, ma lei gli prese il mento fra le dita.
-Natalya...
Gli mise un dito sulle labbra e scosse la testa.
-È la cosa più bella che una persona abbia fatto per me, ma come hai detto tu "tutto ha un pre"..
-Stronzate.
Natalya lo guardó stupita.
-Tu non ce l' hai, sei troppo preziosa per avere un valore.
Era impacciato, non aveva a che fare con una donna ormai da anni. Le prese il viso tra le mani e appoggió le labbra sulle sue. "Un solo insignificante bacio", aveva detto una volta Natalya. Bhe si sbagliava, pensava Cris, perchè era il più importante della sua vita. Con quel semplice bacio le disse quanto la amava, le chiese scusa, ma sopratutto le promise di stare con lei per sempre.
Cris aprí occhi dopo quel momento e le prese la mano.
-Andiamo.

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