Red Pirates

di Ikki95
(/viewuser.php?uid=608771)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1. Era seduto in una strana posizione, con le gambe distese e appoggiate sul bracciolo di una sedia finemente decorata. Il braccio sinistro gli sorreggeva il volto, mentre con l'altro lanciava stancamente dei coltelli verso il muro davanti a lui, i quali si andavano a conficcare in una copia della taglia di Gol D. Roger. A terra ne giacevano molte altre, completamente stracciate. Ad un tratto, un uomo entrò nella stanza con fare titubante. L'altro lo guardò appena, attendendo che parlasse.
"Capitano." Iniziò, facendo un piccolo inchino.
"Cappello di Paglia è qui?" Si limitò a rispondere l'uomo, poco interessato.
"Non lo abbiamo ancora trovato, Capitano..."
"Ti avevo detto che avresti avuto tre giorni."
"Lo so, Capitano, ma l'oceano è enorme, lei capisce, potrebbe nascondersi ovunque..." Adesso stava balbettando.
"Sono stufo di aspettare. E sono ancora più stufo delle tue giustificazioni."
"Capitano, la prego, mi dia solo un altro po' di tempo..."
"Ci sono centinaia di persone come te che non aspettano altro che io li faccia entrare nella mia ciurma."
"No, la prego..."
L'uomo cercò con le mani la porta dietro di lui nel tentativo di darsi alla fuga, ma un'improvvisa fitta al petto lo bloccò sul posto. Cadde in ginocchio, una mano premuta all'altezza del cuore, l'altra allungata verso il suo Capitano come a voler implorare pietà. L'uomo lo stava guardando contorcersi con la mano destra stretta a pugno. Sorrideva.

Il sole splendeva alto nel cielo illuminando la Thousand Sunny e mostrandola in tutta la sua bellezza. Franky, come sempre al timone, guidava sicuro sul mare calmo e piatto. Zoro si allenava sul ponte principale facendo alcune flessioni su un braccio solo. Sanji ruotava vorticosamente offrendo ora un drink a Nami che stava osservando le sue carte nautiche, ora un pasticcino a Niko Robin, immersa nelle proprie letture. Brook, Chopper e Usop, intanto, stavano giocando a carte vicino alla poppa della nave. Rufy se ne stava appollaiato nel posto più in alto della Sunny, con le gambe incrociate e l'espressione sempre sorridente. Scrutava l'orizzionte.
- Chissà quali avventure mi aspettano oggi! -
Si mise una mano sul cappello che portava sempre in testa, e il semplice sfiorare la paglia gli riportò alla mente tutti i ricordi legati a quel copricapo, a partire da quando Shanks glielo aveva affidato quando era poco più che un bambino, passando per tutte le volte che aveva rischiato di perderlo e aveva lottato a costo della vita per difenderlo.
"Rufy. Scendi un attimo sul ponte."
La voce di Sanji lo riscosse. Si alzò e con un balzo si portò vicino al cuoco.
"Che succede?"
"Guarda qui."
Sanji gli porse un foglio di carta. Riportava la scritta "Ti sto aspettando. Kizumi."
Dopo il primo volantino ne seguirono altri. Caddero come una pioggia bianca e in poco tempo tutto il ponte della Sunny fu ricoperto da fogli riportanti la medesima scritta.
"Cosa diavolo sono...?" Chiese Nami pulendosi gli abiti da tutta quella carta.
"Kizumi...? Non ne ho mai sentito parlare, in nessuno dei miei libri" Commentò poi Robin.
Sanji si creò un piccolo spazio tra tutto quel bianco e si sedette sotto all'albero maestro, poi si accese con calma una sigaretta.
"Io sì, invece."
"Che cosa sai?" Gli chiese il capitano.
"Non so nulla su di lui, di preciso. Ma posso dirti che è un capitano. Lui e la sua ciurma si fanno chiamare i Pirati Rossi. Conosco per fama il suo secondo..." Il cuoco ebbe un attimo di esitazione. "Sakoto. Questo è il suo nome. Ma è conosciuto più che altro con il nome di Freccia d'Argento."
Rufy aggrottò un soppracciglio. "Come mai questo soprannome?"
Una nuvoletta di fumo fece capolino dalle labbra del cuoco. "E' per via delle sue abilità in combattimento. Me ne parlò Zef. Mi disse che, semmai avessi perfezionato la mia tecnica con i calci, e se mai avessi dovuto confrontarmi con qualcuno di davvero forte, quello sarebbe stato Sakoto. La sua velocità nel tirare calci è ineguagliabile."
"Anche io conosco il nome dei Pirati Rossi." Intervenne Zoro. "Ma neppure io so nulla sul loro capitano. Analogamente a quanto ha appena detto il cuocastro, conosco solo l'altro suo braccio destro, Uruma."
"Anche lui ha un soprannome?" Chiese il capitano.
"Pare che le sue vittime non facciano mai ritorno, dopo aver combattuto contro di lui. Quindi nessuno sa esattamente come combatta, visto che non ci sono testimonianze."
Il resto della ciruma, la quale si era avvicinata per sentire il dialogo, rabbrividì dopo aver udito quelle parole.
"L'unico accenno che ho avuto su di lui e sulla sua tecnica lo ho avuto dal mio maestro. Mi disse che se fossi diventato uno spadaccino, mi sarei dovuto confrontare con il più forte, ovvero Occhi di Falco. Koshiro mi disse anche che lo stesso Occhi di Falco, ai suoi tempi, aveva avuto un rivale degno di tal nome. Quell'uomo era proprio Uruma."
Uno strano ghigno comparve sul volto di Rufy. "Mi piacerebbe proprio incontrarli!"
"Rufy, non dire idiozie!" Gli rispose Nami. "Spero tu abbia sentito che cosa ti hanno detto Zoro e Sanji! Quella ciurma è composta da mostri."
"Io non ho paura! Sanji, Zoro, sapete dove potremmo trovarli?"
"Non sei preoccupato che ti vogliano così ardentemente, Rufy? Questa cosa non ti puzza di trappola?"
"Certo." Rispose con noncuranza il capitano alla domanda di Robin. "Ma ripeto, io non ho paura. Se voglio diventare il Re dei Pirati, allora è giusto che la mia strada si incroci quegli uomini."
"Sei sempre il solito..." Commentò Zoro. "Non ne so molto, ma l'ultima volta che ebbi notizie sui Pirati Rossi fu perchè la Marina scandagliò un'isola a qualche decina di miglia da dove ci troviamo noi, in direzione sud - ovest. L'hanno rinominata Red Island."
Brook ebbe un sussulto. "Red Island?"
"La conosci?" Gli chiese Rufy.
"Moria ne parlava spesso. Diceva che, all'inizio, si sarebbe voluto stabilire lì per condurre i suoi esperimenti. Poi, però, fu scacciato da una feroce banda di pirati."
"Sapresti segnare sulla mappa dove è ubicata quest'isola, più o meno...?"
"Credo di si... MA IO NON VOGLIO ANDARCI!"
"Oramai è deciso! Andremo a Red Island e incontreremo i Pirati Rossi!"
"Ma... Ma... Rufy!" Protestò Nami.
Sanji sorrise e si accese un'altra sigaretta. "Mi sta bene. Non si dica mai che Sanji Gamba Nera si tira indietro da uno scontro."
"Sanji! Ti ci metti anche tu?"
"Non vedo l'ora di affrontare quello spadaccino..."
"Zoro! Sei un incosciente! Franky, dì qualcosa!"
"Se il capitano pensa che sia una cosa Supeeeeeeeer andare su quest'isola, io obbedisco!"
"Voi state tutti male... Robin?"
"A me basta che voi facciate silenzio così posso tornare a leggere."
"Non ci posso credere... E voi?" Nami si voltò. "Ehm... Chopper? Brook? Usop?"
I tre erano immobili, imbambolati dalla paura. Rufy sorrise e poggiò una mano sulla spalla di Nami.
"Oramai è deciso... Si va a Red Island!"


 
Spazio dell'autore: eccoci qua con una nuova ff sorta praticamente dal nulla! x'D La sto finendo di scrivere, probabilmente durerà 4/5 capitoli e gli ultimi saranno un po' più lunghi; la brevità del primo e del successivo e per facilitarvi la lettura (e ingolosirvi anche un po' :p) Se vi va, fatemi sapere se vi piace, sarei molto contento di sapere i vostri pareri! Vi lascio comunque i link delle altre mie fic, con lo stesso invito! Buona lettura!
Fan-fiction fantasy a più capitoli
Fan-fiction fantasy (One shot)
Fan-fiction introspettiva (One shot)
Fan-fiction su One Piece (One shot)
Fan-fiction crossover (Naruto/One Piece)
Fan-fiction su Naruto: (One Shot, molto natalizia!)
Fan-fiction a più capitoli (One Piece + nuovi personaggi)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


2. "Ehi, hai sentito?" Chiese una guardia al suo collega mentre avanzavano lungo un corridoio del QG della marina.
"No, cosa?" Rispose quello con noncuranza.
"Sembra che l'ammiraglio Borsalino stia preparando un grande attacco..."
L'altro strabuzzò gli occhi. "Dici sul serio? E il grande ammiraglio che cosa ne pensa?"
"Non lo so, sembra non sia stato ancora informato... L'ammiraglio Borsalino è stato appena convocato nell'ufficio del capo. Eccolo che arriva, fai silenzio."
Le due guardie si misero in posizione di saluto poco prima che Kizaru passasse loro davanti.
"Ooooh... Comodi, comodi." Comandò lui con quello strano accento che si ritrovava e facendoli segno con la mano di finirla con tutta quell'etichetta. L'ammiraglio li superò e aprì la porta che conduceva all'ufficio di Akainu.
"Ehilà, Sakazuki, volevi vedermi?" Esordì Borsalino richiudendosi la porta alle spalle.
"Brutto idiota." Un pugno infuocato si abbatè sul tavolo dinnanzi al grand'ammiraglio, il quale incredibilmente rimase illeso. "Che cos'è questa storia?"
"Quale storia?" Rispose Kizaru con quel suo solito ghigno stampato sul volto.
"Non fare il finto tonto. Ti hanno visto mobilitare le truppe. Dove diavolo credi di andare?"
"I 5 Astri non ti hanno detto niente?" Il tono di Borsalino si fece stranamente serio.
"Smettila di sputare mezze frasi. Che cosa diavolo dovrei sapere?"
"Stiamo preparando una spedizione a Red Island."
Il grand'ammiraglio strabuzzò gli occhi. "Senza il mio consenso?"
"Sono sicuro che al solo pensiero di poter assicurare Kizumi alla Giustizia tu non avresti resistito. Mi sono semplicemente portato avanti con il lavoro. Ti avrei informato non appena terminati i preparativi."
Sakazuki esitò un attimo. Stava riflettendo. Kizumi Neriko... Uno dei pirati più ricercati al mondo. Il capo dei Pirati Rossi. Giustiziarlo pubblicamente avrebbe incrementato la visibilità della marina. Inoltre era una ghiotta occasione per punire altra feccia pirata che infestava la sua epoca. Akainu prese la sua decisione.
"Quanti vice ammiragli sono stanziati qua al QG?" Chiese risoluto.
"Almeno una ventina." Rispose Borsalino, il quale aveva ora ritrovato il suo canonico ghigno.
"Scegline dieci e prendi cinque navi. Dov'è Fujitora?"
"Tra poco dovrebbe tornare da una missione. Perchè?"
"Lui ci sarà utilissimo se dovessimo imbatterci nel braccio destro di Kizumi, Uruma."
"Lo spadaccino? Ooooh, ho sentito parlare di lui... Vale 500 milioni di Berry, se non sbaglio..."
"Proprio così. Se catturata, la ciurma di Kizumi vale un miliardo e mezzo di Berry."
"Sarà uno spasso."Kizaru si voltò e fece per uscire, ma venne richiamato dal suo superiore.
"Ah, Borsalino, ancora una cosa."
La sua espressione si fece interrogativa, mentre scrutava l'espressione imperturbabile di Akainu.
"Tra due ore partiamo."
"Ooooh... Vieni anche tu, Sakazuki?"
"Non mi farò sfuggire quel bastardo per nessuna cosa al mondo. Deve essere giustiziato, proprio come tutta la feccia pirata che infesta i nostri mari."
Borsalino rise, poi si voltò definitivamente richiudendosi la porta alle spalle, lasciando Sakazuki da solo coi suoi pensieri.

La terra fu in vista dopo qualche ora di viaggio. Era oramai calata la notte e la temperatura mite del pomeriggio aveva lasciato spazio alla fresca brezza notturna. Si respirava un clima surreale: una fitta nebbia circondava l'isola, rendendo insicura la navigazione. Tutti i componenti della ciurma erano vigili, sull'attenti.
"Vedi niente?" Chiese il capitano ad Usop, il quale stava imbracciando un binocolo e scrutando i dintorni.
"Non mi sembra di vedere scogli o rocce..."
"Bene. Franky, procedi a dritta." Ordinò allora Rufy.
Attraccarono abbastanza vicini alla costa, ma una striscia d'acqua lunga diverse braccia li separava dalla riva. Poichè Rufy non poteva nuotare e l'unico mezzo che la ciurma aveva per percorrere piccole distanze poteva contenere solo quattro persone, i componenti decisero di mettere ai voti chi sarebbe dovuto scendere.
"Allora, oltre Rufy chi vuole andare?" Chiese Nami.
Chopper si abbarbicò alla gamba scheletrica di Brook tremando. "Io non voglio andare..." Una folata di vento gelido lo fece rabbrividire ancora di più. "Preferisco di gran lunga rimanere qui!"
Venne poi il turno di Brook.
 "Io preferirei rimanere sulla Sunny. Sapete, non ci terrei a morire." Fece un attimo di pausa. "Anche se sono già morto! YOHOHOHOHOH!
Nami si portò una mano sul volto e scosse la testa. "Non avevamo dubbi, ragazzi... Altri che non ci tengono ad andare?"
"Io rimarrò quì a difendere la nave!" Sentenziò Usop a voce spropositatamente alta e reggendo la sua fionda, come a volersi dare sicurezza. "Non oseranno attaccarci se Capitan Usop sarà qui a proteggere la propria imbarcazione!" Le gambe dell'uomo tremavano.
"Va bene, Usop, tu rimarrai a proteggere la nave. Robin?"
"Onestamente, preferirei studiare alcuni libri che ancora devo finire di leggere." Rispose lei degnando la navigatrice di un veloce sguardo appena.
"Bhè, un po' deboluccio come motivo, però visto che neppure io voglio mettermi nei guai, direi che rimanete solo voi tre più Franky che deve guidare!" Puntò il dito verso Sanji, Zoro e Rufy.
"Al solito... Che seccatura." Commentò lo spadaccino.
"Lo faccio solo per te, Nami - swan!" Disse Sanji mentre produceva un numero incredibile di cuoricini con il fumo della sua sigaretta.
"Si va all'avventura!" Sentenziò infine Rufy.

I quattro, imbarcati da Franky sul suo speciale mezzo di locomozione simile ad una moto d'acqua, giunsero a riva dopo pochi minuti. Scesero uno alla volta e poi si voltarono verso il proprio compagno.
"Allora io vi lascio qui e torno indietro!" Disse lui facendoli un segno d'approvazione con il pollice, poi scomparve nella fitta nebbia che circondava l'isola.
I tre si voltarono nuovamente. Davanti a loro vi era un panorama desolante: alberi rattrappiti e rinsecchiti, spettro di una foresta che un tempo doveva essere stata rigogliosa, mentre adesso era putrescente; arbusti e cespugli ingialliti dal tempo o da chissà cosa e una generale penuria di forme di vita.
"Cominciamo bene..." Commentò Zoro mettendosi una mano sul fianco.
"Dai, su, Zoro, non abbatterti! Vedrai che ci divertiremo!"
"Come fai ad essere così ottimista?" Chiese, mentre il suo capitano lo precedeva avanzando.
"Lascialo perdere, testa d'alga. lo sai che lui è fatto così." Gli disse Sanji notando che Rufy aveva già la testa altrove.
Si addentrarono in ciò che rimaneva della foresta. Non trovarono nulla per diversi minuti di marcia: nè un animale, nè una persona, nè una qualsiasi forma di vita. Tutto era morte e desolazione. Si ritrovarono più volte a domandarsi che cosa fosse successo in quel luogo. Dopo un po' giunsero ad un piccolo villaggio. Si fermarono su una zona più rialzata rispetto alle altre e osservarono a lungo ciò che avevano di fronte. Capanne che dovevano una volta essere la dimora di molte persone ridotte a scheletri di implacature carbonizzate, cenere ovunque, e un'atmosfera funerea che lasciava ben poco spazio all'allegria. L'espressione di Rufy si fece decisamente più seria. I tre raggiunsero il villaggio camminando per un altro po' nella foresta, e quando furono arrivati lo spettacolo che gli si parò davanti fu ancora più raccapricciante. Una sola strada attraversava il viallaggio tagliandolo in due metà più o meno uguali. Ai lati di essa, pile di cadaveri raggomitolati e corpi smunti, assorti in una innaturale smorfia di dolore. PIantate a terra vi erano persino delle lunghe picche, sulla sommità delle quali erano incastonate delle teste decapitate. Pur avendo affrontato numerose battaglie, i tre rabbrividirono nel vedere certe cose.
"Che cosa diavolo è successo...?" Chiese con voce sommessa Zoro mentre osservava quei corpi.
"Chi può averlo fatto...? Che sia forse...?"
"Kizumi." Rufy finì la frase lasciata in sospeso da Sanji. "E' stato Kizumi, ne sono sicuro."
"Ma perchè fare una cosa del genere? Perchè tanta efferatezza?"
"E' quello che voglio scoprire. Lo chiederemo direttamente a lui quando ce lo troveremo di fronte."
Gli altri due annuirono e ripresero a marciare, sempre dietro al loro capitano. Passarono oltre a numerose pile di corpi, e notarono che quei cadaveri erano tutto fuorchè normali: ad essi mancavano le orbite, e la loro pelle si era raggrinzita in una maniera innaturale. Sembravano come prosciugati da tutta la loro forza vitale. I tre si fecero coraggio e tenendo sempre lo sguardo alto e trattenendo la rabbia, proseguirono. Dopo poco più di un'ora giunsero al capezzale di un'enorme porta di ferro che riportava sulle due grandi ante un jolly roger con la metà destra del volto scheletrico colorata di un rosso vivo. I tre osservarono l'imponenza del portone stando col naso all'insù.
"Bhè, questo è il capolinea." Affermò Zoro mettendosi seduto su una grossa pietra lì vicino.
"Nessuna guardia... Non è strano?" Sentenziò retoricamente Sanji fiutando una possibile trappola.
"Non lo so e non mi interessa. Tutto ciò che voglio è entrare."
Gli rispose Rufy, poi caricò il pugno, il quale si abbattè violentemente contro il gigante di ferro. Il rumore risuonò per tutta l'isola, ma la porta non si smosse. Al primo pugno ne fece seguito un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora. Gli occhi di Rufy erano colmi d'ira e di odio. Ci volle l'intervento combinato di Sanji e Zoro per fermarlo.
D'un tratto, la porta emise un flebile cigolio e si aprì dinnanzi ai loro occhi, svelando un lungo tunnel discendente nelle viscere della terra che li attendeva impazienti.
"Evidentemente bussare serve." Commentò lo spadaccino.
"Scendiamo?" Chiese il cuoco.
"Certo che sì. Coraggio, ragazzi."

 
Spazio dell'autore: eccoci arrivati al secondo capitolo dei quattro previsti! :) Spero che siate curiosi di sapere un po' di più riguardo a Kizumi e alla sua ciurma, perchè nel prossimo capitolo ci rivelerà qualcosa di interessante... u.u Grazie per aver letto e, come sempre, se vorrete lasciare un parere ne sarò contento! Vi lascio anche i link delle mie altre fic, se vorrete dare un'occhiata! Alla prossima!
Fan-fiction fantasy a più capitoli
Fan-fiction fantasy (One shot)
Fan-fiction introspettiva (One shot)
Fan-fiction su One Piece (One shot)
Fan-fiction crossover (Naruto/One Piece)
Fan-fiction su Naruto: (One Shot, molto natalizia!)
Fan-fiction a più capitoli (One Piece + nuovi personaggi)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


3. Si addentrarono nel tunnel dinnanzi a loro. La già risicata luce che illuminava l'ingresso si spense a poco a poco mentre proseguivano la loro discesa, tanto che dopo aver percorso qualche metro dovettero iniziare a procedere tentoni, attaccandosi alla parete rocciosa e camminando in fila indiana. La roccia toccata dalle loro mani era piuttosto friabile, ma per fortuna quella sulla quale stavano mettendo i piedi era ben più solida. Dopo qualche minuto di marcia scorsero una flebile luce sul fondo del tunnel.
"Là! L'uscita!" Gridò Rufy indicando l'imboccatura davanti a loro.
I tre presero a camminare più velocemente e in poco tempo furono fuori. Respirare di nuovo aria fresca, seppur odorasse di zolfo, fu una sensazione ben migliore che respirare quella, stantia, che vi era all'interno del tunnel. La loro contentezza, però, durò molto poco. Quando ebbero superato la piccola collinetta che seguiva all'uscita del tunnel, s'imbatterono in un vero e proprio esercito. Uomini invecchiati dal mare, con i denti ingialliti dal troppo rhum, brandivano sciabole, spade e asce ed inveivano contro di loro.
"Ti stavamo aspettando, cappello di Paglia!" Disse uno.
"Benvenuti nel nostro territorio!" Commentò un altro dopo aver sputato per terra.
In poco tempo, i tre furono letteralmente accerchiati. Quegli uomini non avevano intenzione di perdere tempo: era ai soldi che puntavano, alle loro profumate taglie. Oramai ci erano abituati: ovunque andassero, tutti si ricordavano le loro facce. Più di mezzo milione di berry, ecco quanto valevano le teste di Rufy, Sanji e Zoro. I tre si misero in cerchio, dandosi le spalle l'uno con l'altro.
"Che facciamo?" Chiese il capitano ai due subordinati.
Zoro estrasse le sue tre katane dai foderi, poi se ne mise una in bocca. "E ce lo domandi pure?"
Sanji si accese un'altra sigaretta, con la calma consumata di chi sa cosa sta per succedere. "Combattiamo."
Cacciarono un urlo e si separarono, affrontando ognuno i nemici che aveva di fronte. Rufy sgominò una decina di pirati avversari facendo ricorso ai suoi poteri di Paramisha, mentre alla sua destra Sanji faceva piazza pulita dei nemici roteando vorticosamente sulle braccia e colpendo chiunque avesse la sfortuna di trovarsi nel suo raggio d'azione. Zoro, nel frattempo, non aveva problemi a rivaleggiare con le dozzine di spade che tentavano di colpirlo da ogni parte, danzando agilmente tra un affondo e una stoccata, tra una parata ed una schivata, disarmando e stordendo tutti i suoi avversari. All'inizio, le cose sembravano mettersi piuttosto bene per i tre amici. Poi, con il passare dei minuti, notarono che il numero dei loro avversari continuava ad aumentare. Dapprima erano forse una trentina. Poi divennero cinquanta. Poi ottanta e così via. Sembravano non avere mai fine. Si strinsero di nuovo in cerchio, vigili, in posizione di combattimento e ansimanti.
"Qui si mette male..." Sentenziò Sanji.
"Non dobbiamo arrenderci. Finiranno, prima o poi."
Lo sguardo del capitano si bloccò in un punto leggermente più in alto e più ad est rispetto a dove lui si trovava. Scorse un uomo con un beffardo ghigno stampato sul volto. La parte destra del viso era fasciata con spesse bende, e i suoi capelli erano cresciuti e arricciatisi per la scarsa cura, dimostrata anche dall'unto che trasudava degli stessi. Aveva un ampio mantello rosso sulle spalle, fregiato con un jolly roger, anch'esso per metà rosso, ricamato sulla spalla destra. Rufy riconobbe quel simbolo e lo associò al grande portone di ferro.
- Kizumi... -
"Finalmente ci incontriamo, cappello di paglia." Esordì lui con voce sicura.
I suoi uomini si fermarono per un istante e lo fissarono, con uno sguardo a metà tra l'ammirazione ed il terrore.
"Tu sei Kizumi?" Chiese Rufy.
L'uomo cacciò una risata gutturale. "Sì, sono io."
"Perchè volevi incontrarmi?"
"Quanta fretta... Pensi che tu sia all'altezza di presentarti al mio cospetto se non riesci neppure ad uccidere un centinaio di uomini?" Rispose Kizumi schernendolo.
Le iridi degli occhi di Rufy si colorarono di rosso. Kizumi indicò uno dei suoi subordinati.
"Ci state mettendo troppo." Disse poi facendosi serio.
"No... La prego, no..." Rispose impaurito lui. Lasciò cadere la spada e si preparò alla fuga.
Il movimento di Kizumi fu rapido, quasi istantaneo. Chiuse con rapidità la mano destra e il suo uomo si accasciò a terra, privo di vita, rinsecchito all'improvviso. I tre Mugiwara ebbero un sussulto. Che terribile potere era quello? Che quell'uomo avesse mangiato un frutto del diavolo? Le cose si sarebbero complicate a dismisura.
"Vedete il cadavere di questo idiota, uomini?" Gridò Kizumi indicando il corpo esanime di colui a cui aveva appena tolto la vita. "Se non volete fare la sua stessa fine, portatemi la testa di cappello di paglia."
Si voltò e fece per andarsene, poi si fermò un attimo e guardò in direzione di Rufy. "Se sopravviverai, io ti aspetterò." Poi scomparve nella nebbia.
I suoi subalterni rimasero fermi, inebetiti, per un attimo che sembrò lunghissimo. Poi i loro occhi divennero rabbiosi come chi sa di dover lottare con le unghie e con i denti per la propria vita e si scagliarono con più foga contro i tre amici. La resistenza di Rufy, Sanji e Zoro fu grande, ma erano in evidente inferiorità numerica.
"Non possiamo resistere ancora a lungo..." Commentò il capitano mentre teneva a bada un paio di gaglioffi.
"Rufy!"
 Un grido più veemente di tutto il vociare di quei pirati fece capolino nel bel mezzo della battaglia. Il capitano si voltò e sulla sua faccia fece nuovamente capolino il sorriso. "Nami!"
La ragazza scese dalla collina, pronta per il combattimento, seguita da altri membri della ciurma.
"Chopper! Brook! Usop! Ci siete anche voi!" Disse Rufy con tono esultante.
"Non potevamo lasciarvi da soli." Gli rispose Usop nascondendo la paura.
Il resto della ciruma intervenne nella battaglia e diede una gran mano ai loro compagni. Nami teneva impegnati una decina di pirati grazie ai suoi fulmini, Niko Robin ne bloccava alcuni altri grazie alle sue mani che spuntavano da dovunque, limitando i movimenti di questi, mentre Chopper e Usop combattevano assieme, di modo che il cecchino rallentasse le azioni dei propri avversari con le proprie tecniche mentre la renna, ingigantendosi, sfoltiva le file nemiche. Dopo qualche minuto, la situazione sembrava essere sotto controllo.
"Andate pure, ragazzi. A loro ci pensiamo noi." Disse sorridendo Robin rivolgendosi a Rufy, Sanji e Zoro.
Il suo capitano non se lo fece ripetere due volte: annuì convinto, poi afferrò la punta dell'altura dalla quale era poc'anzi spuntato Kizumi con le proprie braccia, trascinando con se anche gli altri due. Quando furono in cima, Rufy si voltò verso la sua ciurma e gli sorrise. "Siete fantastici!"
I tre si voltarono lasciandosi alle spalle la battaglia e gettandosi all'inseguimento di Kizumi.

La battaglia infuriava dietro di loro. Corsero a perdifiato per qualche centinaio di metri, fino a che non si imbatterono in una gigantesca costruzione fatta completamente d'acciaio. Frontalmente era simmetrica, divisa in due metà che culminavano con due alti torri di stampo medievale. Al centro della fortezza troneggiava un enorme portone simile a quello già visto in precedenza. A pochi metri dall'entrata c'era Kizumi, stavolta affiancato da due uomini. Se ne stava comodomante seduto sull'erba, riposandosi come se nulla stesse accadendo.
"Vedo che siete riusciti a superare la Piana." Disse poi con noncuranza.
"Basta tergiversare, adesso." Gli rispose Rufy, già pronto alla battaglia.
"Quanto impeto, cappello di paglia. Sei ansioso di morire?"
"Di sicuro non sarò io quello che oggi verrà sconfitto."
Kizumi sorrise, poi fece un cenno con la mano ai suoi due uomini. "Sakoto, Uruma, occupatevi di quei due idioti e lasciatemi da solo col loro amico."
I due annuirono e si fiondarono contro i loro nemici, Sakoto su Sanji e Uruma su Zoro. Il cuoco fu costretto a compiere svariati balzi all'indietro e ad allontanarsi dal suo capitano per evitare gli attacchi di Sakoto: lo incalzava senza sosta colpendo con una velocità fulminea. Lo stesso accadde con la battaglia tra i due spadaccini: Uruma brandiva una sola spada, ma gigantesca. Aveva la lama ricurva come una sciabola ed era incredibilmente scarna per essere la lama di uno degli spadaccini più forti del mondo. In breve, il gruppo si divise.

"Vedo che il tuo soprannome è meritato." Affermò Sanji mentre si accendeva un'altra sigaretta.
I due si trovavano ora in una radura un po' più ad ovest rispetto al luogo nel quale si trovavano prima. Era deserta. A fare compagnia ai due c'era solo il frusciare del vento tra le piante.
"Ci conosciamo?" Gli rispose Sakoto.
"No, non di persona, almeno. Il mio maestro, Zef, mi ha parlato di te."
"Zef? Oh, quindi tu devi essere il famoso Sanji Gamba Nera. Ti immaginavo diverso, vista la tua taglia..."
L'espressione di Sanji si fece incredibilmente arrabbiata. "QUELLA NON E' LA MIA FACCIA, ACCIDENTI, VOLETE CAPIRLO O NO?!"
Sakoto rimase interdetto da quella reazione.
"Comunque..." Riprese il cuoco gettando via il mozzicone che teneva in bocca e mettendosi in posizione d'attacco. "... Direi che abbiamo parlato anche troppo."
Sakoto si grattò con calma la guancia sinistra, la stessa dove aveva tatuato lo stemma dei Pirati Rossi, come se quella affermazione non lo tangesse. Reclinò la testa da un lato.
 "Forse... Ci tieni a morire?" Gli chiese poi.
Sanji sorrise. "Non sarò di certo io quello che..."
Un improvviso colpo alla schiena gli fece morire le parole in gola.
- Come è possibile...? E' già qui? - Pensò.
Sakoto si era portato al suo capezzale ad una velocità fulminea, senza dargli il tempo di rispondere all'attacco.
"Dicevi?" Ironizzò.
Sanji non perse tempo e rispose all'attacco voltandosi di scatto e affondando un potente calcio rotante, che però mancò il bersaglio.
- Dannazione... -
Sakoto si era portato nuovamente dietro di lui.
"Troppo lento."
Il cuoco allora si piegò su una gamba e provò a sferrare un calcio dal basso verso l'alto, ma il suo avversario sembrò volatilizzarsi ancora una volta. Si stava prendendo gioco di lui. Quell'uomo, così comune nell'aspetto fisico, con niente di particolare se non l'espressione apatica, si meritava veramente il suo soprannome.
"Sai..." Si apprestò a dire Sakoto. "Non credo che tu possa veramente farmi divertire."
Comparve di nuovo alle sue spalle.
- Cosa...? -
"Adesso capirai davvero perchè mi chiamano Freccia d'Argento."
Sanji non fece in tempo ad imbastire alcuna difesa: una pioggia di calci fulminei e potentissimi lo investì in pieno. Cadde riverso a terra, con alcuni punti del corpo già anneriti per i tanti colpi subiti.

"Tre spade... Interessante."
Uruma si stagliava dinnanzi a Zoro. Lo spadaccino dei Mugiwara gli cedeva molti centimetri, e probabilmente anche molti chili. La sua gigantesca spada era proporzionata alla sua stazza. Zoro si domandò se sarebbe stato agile, oltre che spaventosamente forte. Il posto nel quale si trovavano era abbastanza grande per puntare su delle rapide schivate.
"Invece io ho gli incubi, ogni volta che vedo qualcuno combattere con una spada sola." Affermò ironicamente lo spadaccino.
"Che cosa intendi dire?" Il suo avversario aggrottò un sopracciglio.
"Sicuramente conoscerai Occhi di Falco."
Uruma cambiò espressione. Le vene sul volto gli si ingrossarono. Strinse con più forza l'elsa della sua spada. "Ebbene?"
"E' lui che mi ha allenato per due anni." Concluse Zoro.
Il suo nemico ebbe una serie di tic involontari: compì piccoli movimenti con l'arcata superiore della bocca, le sue spalle ebbero vari sussulti e le sue palpebre iniziarono a sbattere più velocemente del normale. "Occhi di Falco... Mihawk..." Riuscì a malapena a dire. "Occhi di Falco... Mihawk... Occhi di Falco..."
"Che diavolo ti prende?" Chiese Zoro, palesemente scocciato da quel comportamento.
"HAI UNA VAGA IDEA DI COSA DIAVOLO MI ABBIA FATTO QUELLO STRONZO?" Urlò Uruma. "Lo vedi questo?" Si scoprì il braccio destro dalla manica del mantello scarlatto. Era completamente metallico. Sull'avambraccio riportava il disegno dello stemma dei Pirati Rossi. "Questo è il prezzo che ho dovuto pagare per averlo affrontato, per aver provato a sconfiggerlo. Il mio braccio tagliato via di netto con un solo colpo. Quel bastardo non ha avuto pietà per me che mi dichiaravo oramai sconfitto. Per lui tutto ciò che conta è essere al vertice."
Zoro si toccò d'istinto l'occhio sinistro, quello che non poteva più utilizzare. Sapeva bene che cosa intendesse Uruma con quelle parole.
"Lo odio." Conitnuò quello. "E odio anche chiunque abbia avuto a che fare con lui." Guardò Zoro con fare minaccioso. "Hai fatto male a venire quest'isola, ragazzino."
Si avventò sulla sua preda con un potente attacco, che però, fortunatamente, mancò il bersaglio e s'infranse contro il terreno, crepandolo. Zoro aveva fatto in tempo a scartare di lato. Adesso era il suo turno di attaccare: lo fece usando tutte le forze e combinando sapientemente le tre spade. I due si affrontarono in una estenuante battaglia a colpi di affondi, controattacchi e schivate, e sembrava che nessuno riuscisse ad avere la meglio.
"Mi hai proprio stancato." Disse Uruma in un momento di pausa. "Sai, c'è una cosa positiva riguardo al fatto del mio braccio. Vedi, ora posso aumentare la mia forza a piacimento: questo arto bionico è stato progettato utilizzando le ultime tecnologie belliche." Ruotò una piccola valvola posta poco più in alto del gomito. "Adesso la mia forza si è triplicata. Sei pronto a morire?"
Uruma si scagliò nuovamente contro Zoro, il quale fu sorpreso della velocità del rivale. Riuscì ad imbastire una timida difersa, parandosi con tutte e tre le sue spade, più per istinto che per altro, ma esse volarono via dopo aver incocciato l'arma del rivale. Adesso era disarmato e a terra.
"E' finita." Affermò il suo nemico mentre troneggiava alto su di lui.

Rufy continuava a fissare Kizumi in cagnesco. La pioggia, intanto, aveva iniziato a scendere leggera, bagnando la sterpaglia attorno a loro. La tensione era palpabile.
"Che cosa vuoi da noi?" Esordì Rufy, stanco di tutto quel silenzio.
"Da voi? Niente." Rispose il suo intelocutore.
"E da me?"
"Sei curioso, cappello di paglia?" Continuò Kizumi con una calma che pareva innaturale, vista la situazione.
"I miei amici stanno rischiando la vita, per me, e -"
"Probabilmente i tuoi amici sono già morti." Lo interruppe l'altro. "Sakoto e Uruma non sono tipi che vanno tanto per il sottile, e neppure il resto della mia ciurma."
Rufy strinse i pugni. "Allora parla, bastardo."
Il capitano dei Pirati Rossi sorrise. "E così vorresti sapere come mai ti ho fatto chiamare qui, eh? E sia." Poi prese a narrare.
"Vivevo in una piccola città del mare Orientale. Ero l'unico ragazzino della mia età, gli altri erano tutti più grandi di me. Nel mio quartiere la violenza era all'ordine del giorno. Mi ricordo che avevo un gatto. Gli volevo bene, sai?" Il suo occhio scoperto s'intristì per un attimo. "Un giorno l'ho ritrovato a terra, ricoperto di lividi e di botte. Non respirava. Non capivo cosa stesse succedendo, avrò avuto sì e no otto anni. I ragazzi del quartiere mi dissero che lo avevano legato ad un palo per una zampa e gli avevano tirato delle pietre fino a che non era morto dissanguato. Quando me lo dissero andai su tutte le furie. Avrei voluto prenderli a botte, ma furono loro ad avere la meglio. Mi massacrarono. Quel giorno sono quasi morto. E lo rifecero, più di una volta. Avrei tanto voluto dirlo a mio padre, ma non era mai a casa. Mia madre, invece, lei sì che era una stronza... Beveva tutto il giorno e non faceva altro che aspettare che lui tornasse. Ma lui non tornava mai. E più i giorni passavano, più lei mi allontanava. Credo che non mi abbia mai abbracciato, neppure una volta in tutta la sua vita." I suoi occhi divennero lucidi, ma l'uomo si trattenne, ostentando una sicurezza che in quel momento non possedeva. "Anche io speravo ogni giorno che papà tornasse da noi. Passarono tre anni dalla morte del mio gatto, ma lui continuava a spedirci lettere nelle quali ci diceva semplicemente di dover star dietro ad un pirata leggendario. Ogni volta, sempre la stessa storia. Forse era una scusa accettabile detta da un vice - ammiraglio della marina come lui, ma io smisi di credere al suo ritorno. Vedevo mia madre piangere ogni sera e disperarsi per quella situazione, ed anche io stavo sempre peggio." Kizumi fece una lunga pausa. Fissò un punto nel vuoto. "Accadde tutto all'improvviso. Una mattina come tanto bussarono alla porta e mia madre fu costretta dall'insistenza di quel suono ad andare a vedere chi fosse. Ci portarono l'uniforme di mio padre e le consegnarono una medaglia al valore. L'uomo che ci portò quelle cose ci raccontò che lui era morto durante una spedizione per catturare colui che fu poi additato come Re dei Pirati, Gol D. Roger. Puoi immaginare come mi sentì in quel preciso istante. Quello che non riuscì a comprendere, però, fu il fatto di ritrovare mia madre appesa per il collo con una corda nel bel mezzo della cucina, il giorno dopo. In poche ore la mia vita era definitivamente crollata. Ero solo, senza più neppure la speranza che mio padre tornasse a casa e che tutto si sistemasse a consolarmi."
Rufy guardò quell'uomo. Nonostante tutto, in quel momento avvertiva in lui una grande tristezza, e non potè fare a meno di provare un forte senso di pena nei suoi confronti.
"Fu quel giorno che decisi di diventare un pirata." Continuò Kizumi. "Non avevo alcuna intenzione di entrare in Marina, mio padre era morto servendo quei leccaculo del Governo, e tutto ciò che ne aveva avuto indietro era stata una medaglia al valore. Desideravo la libertà, e soprattutto volevo incontrare l'uomo che mi aveva portato via mio padre e, indirettamente, mia madre, e quella era l'unica soluzione. Ci misi circa dieci anni, ma alla fine ce la feci. Tirai su una discreta ciurma. Mi fidavo di loro. Erano diventati i miei compagni. Di quelli uomini..." Fece di nuovo una lunga pausa. "...Sono sopravvissuti soltanto Uruma e Sakoto."
Guardò Rufy dritto negli occhi, come a voler carpire i suoi pensieri.
"Ti starai chiedendo perchè, immagino. Bhè, un giorno incontrai veramente il Re dei Pirati. La sua nave era bellissima: risplendeva fulgida a metri di distanza. La Oro Jackson... Il suo orgoglio. Decidemmo di abbordarla. Non stavo più nella pelle. Potevo finalmente compiere la mia vendetta."
"Che cosa successe?" Chiese Rufy di getto, desideroso di sapere la fine di quel triste racconto.
"Fummo sterminati tutti." Rispose secco Kizumi. "Sakoto e Uruma riuscirono a salvarsi tuffandosi in mare. Non ebbero pietà di noi. Più di sessanta uomini uccisi da meno di dieci nemici... Quell'uomo, Gol D. Roger, combatteva come un demone. Bastava che guardasse uno della mia ciurma ed egli cadeva a terra privo di sensi. Infine mi catturarono. Mi legarono braccia e gambe. Gol D. Roger mi interrogò. Mi chiese che cosa mi aveva spinto ad attaccarli, per che cosa combattessi, perchè ero disposto a sacrificare anche la mia ciurma in quell'abbordaggio. In quel momento non realizzavo fino in fondo che cosa avevo fatto. Non seppi cosa rispondergli. Mi disse che mi avrebbe risparmiato."
Kizumi si alzò in piedi ed iniziò a togliersi le bende.
"Raccolse una spada da terra e vibrò un colpo verso di me. Mi disse che quello era per ricordarmi che cosa significhi essere un vero pirata, perchè io non compissi più lo stesso sbaglio e meditassi sui miei errori."
L'uomo allora svelò l'altra metà del suo volto. La pelle era stata tagliata via di netto e sotto si poteva distinguere chiaramente la carne viva.
"Da allora, ogni volta che mi guardo allo specchio, mi ricordo di che cosa successe quel giorno."
Rufy, dopo quella rivelazione, rimase ammutolito.
"L'anno dopo assistetti all'esecuzione di Gol D. Roger in mezzo alla folla." Riprese Kizumi. "Quel figlio di puttana sorrideva anche prima di morire. Credevo che il tempo avrebbe sanato la ferita, ma non fu così. Il mio odio verso di lui non si sera affatto sopito. E da quel giorno odio ancora di più la marina, poichè mi tolse il privilegio di scannare quell'uomo con le mie mani. Fu allora che decisi di tornare per mare. Rintracciai Sakoto e Uruma e strinsimo di nuovo un'alleanza. Da quel giorno io vivo soltanto con un obiettivo in testa... Porre fine alla testimonianza tangibile di Gol D. Roger in quest'Era. Ogni segno della sua presenza in questo mondo deve scomparire, essere distrutto, annientato, comprese le persone che lo hanno conosciuto. Adesso capisci perchè ti ho invitato qui al mio cospetto, cappello di paglia? Tu per me non hai un nome. Non hai neppure un carattere. O una personalità. Tu per me sei solo un bersaglio, come lo è l'oggetto a cui tieni tanto, ovvero il tuo copricapo. Voglio incendiarlo e disperdere le sue ceneri ai quattro venti. Nulla dovrà rimanerne."
Rufy aveva ascoltato in silenzio quelle parole. Rimuginava tra se e se su quel racconto e su quanto quell'uomo fosse diventato pazzo nel corso degli anni. Un odio così grande che non si sarebbe sanato se non con la sua morte.
"Aveva ragione..." Si limitò a dire Rufy.
"Chi?" Gli chiese Kizumi piccato.
"Gol D. Roger... Aveva ragione... Tu non sai cosa significa essere un vero pirata."
Kizumi cacciò una grassa risata. "E tu chi saresti per farmi le prediche, eh? Sei solo un oggetto."
"Sì, forse hai ragione, forse io non sono nessuno, ma c'è una cosa che so con certezza."
"E sarebbe?" Lo guardò interrogativo.
Rufy alzò gli occhi e lo guardò con una espressione incredibilmente determinata. "Io non metterei mai in pericolo i miei compagni lasciando che rischino la vita per me, specialmente dopo che essi mi hanno accompagnato per anni, Mai!" Adesso il tono della sua voce era diventato più potente. Stava urlando. "Ti dimostrerò che cosa significa essere un vero pirata!"

 
Spazio dell'autore: Oooooh, finalmente un capitolo bello corposo! Nel prossimo la fic si chiuderà, quindi stay tuned! :P No, scherzo, seriamente: grazie mille per chi abbia avuto la forza di arrivare fino al terzo capitolo e per tutti quelli che ci hanno anche solo dato un'occhiata, grazie veramente. Se vi va lasciatemi un parere ed io vi risponderò: ogni opinione/consiglio è ben accetto! Vi lascio i link delle altre mie fic con lo stesso invito! Alla prossima!
Fan-fiction fantasy a più capitoli
Fan-fiction fantasy (One shot)
Fan-fiction introspettiva (One shot)
Fan-fiction su One Piece (One shot)
Fan-fiction crossover (Naruto/One Piece)
Fan-fiction su Naruto: (One Shot, molto natalizia!)
Fan-fiction a più capitoli (One Piece + nuovi personaggi)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. ***


4. "I miei occhi non m'ingannano; quella è una nave della Marina!"
Disse Brook rivolgendosi a Franky mentre passeggiava in su e in giù per il ponte principale della Sunny. Erano stati loro due gli incaricati a sorvegliare la nave.
"... Se solo avessi gli occhi. YOHOHOHOHOH!" Concluse gioiosamente lo scheletro.
"Ehi, hai ragione..." Gli rispose Franky spostandosi dal volto i suoi tipici occhiali da sole.
Effettivamente, ormeggiata a qualche metro di distanza dalla Sunny c'era una nave della marina. Franky si voltò e notò che ve ne erano altre due attraccate poco distanti. Probabilmente, la fitta nebbia che circondava l'isola aveva impedito ai Marine di avvistare la Sunny, altrimenti avrebbero immediatamente cercato di catturarli. Che anche loro fossero lì per Kizumi? Per Franky e Brook ciò non aveva importanza: per ora, potevano solo sperare che il resto della ciurma tornasse presto indietro: dovevano scappare.
"Tutto qui?" Commentò Sakoto mentre faceva pressione con una gamba sullo sterno di Sanji, steso a terra. "Sarebbe questo il famigerato Gamba Nera? Non sono per niente soddisfatto." Aggiunse.
Sanji tossì e tentò di togliere il piede dell'avversario dal suo stomaco, ma le forze lo avevano abbandonato. Sakoto si pettinò con una mano i suoi capelli corvini.
 "Bhè, basta giocare, adesso. Non sei stato divertente." Commentò lui poco soddisfatto per l'andamento dello scontro. "Addio."
Sollevò il piede e si apprestò a vibrare il colpo definitivo verso il cuoco.
- Cazzo... Devo schivarlo, devo rotolare via... - Tossì sangue. Non riusciva a muoversi, era come paralizzato. Sanji chiuse gli occhi, quasi rassegnato. Il suo ultimo pensiero poteva andare solo ad una persona. - Nami - swan... Cosa non avrei dato per portarti all'altare e vivere una vita con te... -
Chiuse gli occhi.
Sentì solo un rumore sordo, come quello di due sbarre d'acciaio che cozzano l'una contro l'altra. Attese un istante che gli parve infinito, poi si fece coraggio e riaprì gli occhi.
"Ooooh... Sakoto Freccia d'Argento e Sanji Gamba Nera... Due piccioni con una fava..."
L'ammiraglio Kizaru aveva contrastato il colpo di Sakoto con un suo calcio.
- Impossibile... - Si disse Sanji mentre osservava incredulo quella scena.
"Ma tu guarda... Un ammiraglio della Marina." Sakoto gli sorrise svelando i denti ingialliti dall'incuria. "E tu mi farai divertire?" Chiese infine.
"Più di quanto tu creda." Nello sguardo di Kizaru bruciava un fuoco di pura determinazione.
Si mossero da quella posa ed iniziarono a combattere. Sanji quasi non riusciva a seguire i loro colpi, mentre guadagnava strisciando qualche centimetro di distanza dai sue. Si erano completamente dimenticati di lui. Avrebbe potuto rimettersi lentamente in piedi, fuggire, raggiungere Rufy, ma non lo fece. Il combattimento a cui stava assistendo era un concentrato di tecnica, potenza e abilità. Sanji ne era estasiato, e continuò a fissare i due rimanendo immobile. Continuarono ad affrontarsi per diversi minuti, poi il cuoco colse in Borsalino uno strano ghigno.
"Oooh... Devo ammettere che sei bravo, Freccia d'Argento. Ti stai divertendo?" Chiese sornione, conscio di avere un asso nella manica.
L'altro gli sorrise con tutti e trentadue i denti. "Sì... Sì... Sì!" Urlò. "Nessuno mi aveva mai fatto divertire così!"
"Riesci a vedere un calcio sferrato alla velocità della luce?" Concluse Kizaru a mezza voce.
"Cosa...?"
Sakoto non ebbe neppure il tempo di comprendere. L'ammiraglio smise improvvisamente di controattaccare ai suoi attacchi e quando il pirata guardò sopra la propria testa era già troppo tardi. Si rese conto della sconfintta quando fu investito da un fascio di luce, ne assaporò il calore al contatto, poi si sentì avvampare. Infine, più nulla.

Uruma sorrise al suo nemico, conscio di avere la vittoria in pugno. Zoro era riverso a terra, senza più armi per potersi difendere. Il suo avversario non era tipo da perdersi in chiacchiere: non gli disse alcuna frase che potesse distrarlo dal suo obiettivo, non fece alcun giro di parole per cercare di convincerlo ad unirsi a loro. Semplicemente, il suo odio represso per Mihawk e per chiunque lo conoscesse lo spinse a sollevare il braccio bionico, pronto per schiantarlo contro il corpo inerme dell'uomo. D'un tratto, vide stagliarsi sul terreno un'ombra minacciosa.
"Ma che...?"
Si voltò di scatto e si accorse con la coda dell'occhio di un uomo, il quale impugnava una spada, passargli a fianco. Uruma rimase immobile, turbato così come Zoro, per un lungo attimo. Quando si riscosse, scoprì di avere un lungo taglio sulla guancia.
"Le tue doti di percezione sono così scarse? Devi affinare i tuoi sensi." Lo canzonò allora Fujitora.
"Chi diavolo sei tu?" Chiese il pirata pulendosi dal rivolo di sangue con una manica della lacera veste.
"Chi sono non ti riguarda." Gli rispose piccato l'ammiraglio. "Sappi solo che sono qua per portarti davanti al giudizio supremo." Si voltò verso Zoro, il quale si concentrò sui suoi occhi ciechi. Come poteva sapere dove fosse anche senza avere la facoltà di vedere? Quell'uomo era portentoso, e da una parte lo spadaccino lo ammirava. "Poi sarà il tuo turno, Roronoa. Non pensare che abbia voluto salvarti." Sentenziò Fujitora.
Uruma rise. "Sei così sicuro di te?" Chiese dunque.
"Non è la consapevolezza dei miei mezzi a decretare le mie parole. Sarai tu stesso ad ucciderti. Mi basta percepire la tua essenza per comprenderlo."
"Troppe parole, vecchio." Lo schernì l'omone. "E troppi pochi fatti." Sollevò la spada. "Muori."
Quando calò il colpo, Uruma si sorprese nel vedere che il suo avversario lo aveva parato con il semplice movimento di una mano. Era già nella modalità che triplicava le sue forze, dunque come era possibile?
"Non sei alla mia altezza." Gli disse Fujitora liberandosi da quello stallo. "Ti do la possibilità di arrenderti ed essere giudicato."
Uruma cacciò una sonora risata. "Spero tu stia scherzando. Non sarà di certo un colpo fortunato a darti la vittoria."
Si lanciò di nuovo all'attacco, questa volta con più veemenza. Fujitora parò nuovamente il suo colpo, e lo fece ancora, e poi ancora. Zoro, che stava assitendo a quella scena surreale senza essere riuscito a proferire parola, aveva già capito tutto. Fujitora lo stava scherzando, stava giocando al gatto col topo. Non c'era alcuna possibilità che Uruma potesse sconfiggerlo. L'ammiraglio aveva ragione: si sarebbe dovuto arrendere senza opporre resistenza. Dopo qualche minuto, il pirata iniziò ad ansimare e i suoi movimenti divennero più lenti. Fujitora non si fece cogliere impreparato. Appoggiò la sua katana contro il fianco sinistro e abbassò la testa correndogli incontro. Il taglio fu fulmineo, da destra verso sinistra, a creare una semicirconferenza disegnata dai rivoli di sangue che la spada si portò dietro dopo essere affondata nella carne. Uruma ebbe pochi secondi di lucidità dopo quel colpo, bastanti appena a constatare che quello che fluiva dalla mano che si era portato all'altezza del taglio era sangue. Rivolse un ultimo sguardo a Fujitora, poi si accasciò a terra privo di sensi.

Rufy teneva i pugni serrati e fissava con una espressione indemoniata Kizumi.
"Cosa diavolo stai farfugliando, eh, cappello di paglia?" Gli chiese lui visibilmente irritato dalla precedente affermazione del suo avversario. "Io non sarei un vero pirata?"
"No." Gli rispose secco Rufy. "No, tu non sei un vero pirata." Ripetè.
Kizumi rise, stavolta con più convinzione che in precedenza. "Invece tu ti considereresti tale?"
Rufy esitò un attimo, poi rispose sicuro. "Non saprei dirti se io possa essere considerato un vero pirata o no, ma c'è una cosa che so con certezza." Fece una breve pausa. "So perchè Gol D. Roger ti ha fatto quello sfregio."
La risata di Kizumi si interruppe. Adesso guardava Rufy interrogativo. Serrò anch'egli i pugni e assunse una espressione alterata, come se il ragazzo avesse toccato una nota dolente.
"Spiegati." Lo esortò.
"Mi hai raccontato di aver cercato di aver abbordato la Oro Jackson. Bhè, se c'è una cosa della quale sono sicuro è che Gol D. Roger non era uno spietato assassino. Se ha ucciso i tuoi compagni lo ha fatto per legittima difesa. Uno come lui sicuramente teneva di più alla vita della sua ciurma che alla sua. Sono certo che gli è dispiaciuto fare ciò che ha fatto, ma doveva farti capire. Eppure, non ha avuto il coraggio di punirti fino in fondo. Per lui, ciò che contava era farti comprendere che era solo colpa tua se avevi perso i tuoi amici, e che lui avrebbe lottato con la vita pur di non perdere i suoi."
Kizumi strinse ancora di più i pugni. Abbassò lo sguardo. Ribolliva di rabbia. "Dovevo capire, dici?" Esordì all'improvviso. "Che cosa dovevo capire, eh, cappello di paglia? Dovevo capire che cosa vuol dire la sofferenza?  La solitudine? Il dolore, forse? Tutta la mia vita è stata un'accozzaglia di queste tre cose. Non dovevo capire un bel niente. Lo sai perchè quelle persone che prima ti hanno affrontato mi seguono, eh?"
"Perchè si fidano di te come capitano." Gli rispose Rufy di getto.
"Assolutamente no." Lo corresse Kizumi. "Mi seguono perchè sono potente e crudele, la tipica persona con la quale è meglio essere amici che nemici. Hanno paura di me. E così era per la ciurma di Roger. Non c'era amore in lui, no. Mi rifiuto di crederlo. Io, invece, molto tempo fa avevo dei compagni. E lui me li ha portati via. Io non sono null'altro che la sua nemesi, cappello di paglia. Sono diventato come era lui allora."
Quelle parole scossero Rufy nel profondo. Gol D. Roger uno spietato e crudele soggiogatore di menti? Possibile che la sua ciurma lo frequentasse solo per tornaconto personale? No, questo Rufy non poteva accettarlo. I suoi occhi s'infiammarono.
"Tu non sai cosa dici." Aggiunse infine. "Se non posso farti ragionare con le parole, lo farò a suon di pugni."
"Non chiedo di meglio." Gli rispose Kizumi. "Così potrò finalmente sradicare una parte del ricordo di Roger da questo mondo."
Rufy si avventò sul suo nemico come una furia. Menò un pugno, poi un altro, poi un altro ancora. Kizumi li evitò tutti. Il ragazzo di gomma allora prese a vorticare velocemente sulle sue braccia tentando di colpirlo con i suoi calci, ma non ottenne alcun risultato. Kizumi si limitò nuovamente a compiere rapidi balzi indietro per tenersi a distanza. Era molto agile, a dispetto di quanto Rufy pensasse. Smise di roteare e si rimise in piedi. Afferrò un ramo abbastanza robusto di un albero poco distante e ci si appese, allungandosi e usando il suo braccio sinistro a mo' di liana. Quando fu in prossimità del nemico, cercò di colpirlo con un pugno, ma nuovamente Kizumi scartò di lato. Stavolta aveva addirittura le mani in tasca. Rufy abbandonò la prese e fu a terra. Guardò a lungo Kizumi, che lo scherniva ridendo a mezza bocca.
"Smettila di giocare." Gli disse infuriato.
"Cappello di paglia... Questo combattimento non è mai iniziato. Posso porvi fine in qualsiasi momento." Gli rispose lui avvicinandoglisi lentamente.
"Che cosa diavolo stai dicendo?" Rufy iniziò a percepire una strana sensazione, un qualcosa di malvagio. Indietreggiò.
"Ho mangiato un frutto del diavolo." Rivelò il suo avversario. "Il frutto Soul - Soul, per la precisione. Sai che capacità ha?" Chiese facendosi sempre più vicino.
Rufy scosse la testa. Adesso aveva paura. Kizumi aprì la mano destra.
"Basta che io abbia nel mio campo visivo l'uomo che voglio uccidere," disse. "E che stringa la mia mano, come se volessi schiacciare un lurido insetto. L'anima dello sfortunato si accartoccia, si sfalda, si demolisce, e quello cade a terra privo di vita e di ogni forza vitale."
Rufy capì. Gli vennero in mente i corpi, il villaggio distrutto, le pile di cadaveri, le teste appese alle picche... Tutto era chiaro. Aveva solo bisogno di una conferma.
"Sei stato tu ad uccidere gli abitanti del villaggio che c'era su quest'isola?" Chiese tutto d'un fiato.
Kizumi annuì sorridendo convinto. "Non volevano lasciarcela. Io e i miei uomini avevamo bisogno di una base..." Iniziò a ridere. "Vederli contorcere implorando pietà senza neppure capire cosa stesse succedendo non ha avuto prezzo."
Rufy si sentì ribollire dall'interno. Il fuoco della rabbia gli bruciava dentro sempre più intensamente. "Sei un mostro. Dannato basta-"
Sentì una forte fitta al petto. Vi ci portò una mano e si strinse all'altezza del cuore. Guardò con la coda dell'occhio Kizumi e lo vide sorridere trionfante, con il pugno destro serrato.
"Lo capisci adesso, cappello di paglia?" Chiese l'uomo. Adesso era vicinissimo. "Tu non puoi sconfiggermi." Gli sussurrò nell'orecchio.
Rufy iniziò a sentire la vita che scivolava via da lui. Sperava che stringendosi il petto avrebbe potuto trattenerla, fermarla, costringerla a rimanere al suo posto. Ma non ce la faceva. A poco a poco la vista iniziava ad annebbiarglisi. Rufy era spaventato. Morire lì non era un'ipotesi che aveva vagliato, ovviamente. Aveva ancora così tante cose da fare, così tanti posti da vedere, così tante persone da incontrare... E poi c'era la sua ciurma. E' lì che andò il suo pensiero. Zoro, Sanji, Nami, Usop, Robin, Chopper, Franky e Brook. I suoi amici più fidati. Ma anche Shanks, Garp, il suo rivale Law, suo fratello Ace, Sabo... Tutte persone che aveva avuto la fortuna di conoscere e per le quali doveva lottare. Si concentrò sulle loro immagini, le visualizzò all'interno della propria mente e rivisse tutti i momenti più belli passati con loro. I suoi occhi si accesero nuovamente. Cacciò un urlo.
"Non mi separerai mai dei miei amici!"
Quella reazione sorprese Kizumi, il quale smise improvvisamente di sorridere.
"Possibile che tu non sia già morto? Impossibile..." Affermò.
Effettivamente, le sue vittime non ci mettevano che pochi secondi prima di esalare l'ultimo respito. D'un tratto, come un fulmine a ciel sereno, a Kizumi sovvenne il motivo di tanta resistenza. Era l'anima stessa del ragazzo ad opporsi alla distruzione. Troppe ne aveva passate e troppe ne doveva ancora passare per potersi arrendere così. Un'anima temprata da mille emozioni diverse; un'anima speciale. Ecco qual'era il segreto di Rufy.
"Maledetto moccioso insolente..." Kizumi continuò a stringere con più foga il pugno, aumentando la pressione sul ragazzo. Rufy si contorse, ma non smise di lottare.
Arrivò fulmineo: un pugno ricoperto di magma incandescente colpì con brutalità il volto di Kizumi, facendo ruzzolare l'uomo a metri di distanza. Rufy sentì il suo battito regolarizzarsi e tirò un sospiro di sollievo.

- Ooooh... Chissà dove è andato... - Si chiese Kizaru guardandosi attorno. Sanji si era come volatilizzato. Il combattimento con Sakoto lo aveva distratto troppo. Che se lo fosse lasciato sfuggire? - Poco male, - Pensò - A Sakazuki andrà bene anche lui e basta. - Rivolse uno sguardo al corpo di Sakoto, poi si voltò e si diresse in direzione di Akainu.

"Rialzati, Roronoa." Disse Fujitora rinfoderando la sua lama. "Non ho intenzione di catturarti. Nè di ucciderti." Sentenziò.
Zoro rimase immobile, sorpreso da quelle parole. Poi si rimise lentamente in piedi. "Perchè lo stai facendo? Non hai paura dei tuoi superiori? Non hai degli ordini da rispettare?" Chiese.  "Prima eri di tutt'altro avviso..." Concluse titubante.
"Nessuno può giudicare la giustizia, e non darò a nessuno un motivo per farlo. La mia missione era di catturare Uruma, ed io l'ho portata a termine. Inoltre, è scritto nel tuo destino che tu ti batta con me, un giorno. Non avrebbe senso interrompere il corso del fato, qui."
Zoro annuì lievemente e si tenne il braccio dolorante con l'altro. Poi scomparve tra la vegetazione. Fujitora si voltò verso est e si avviò, al fine di dare una mano al suo superiore.

"Tu..." Iniziò Kizumi rimettendosi in piedi e pulendosi il sangue dalla guancia. "Come hai osato, maledetto bastardo?"
Akainu assunse una espressione determinata, simile a quella che Rufy gli ricordava avere a Marineford. "Non ti lascerò libero, oggi, feccia pirata." Si voltò verso Rufy e lo squadrò con rabbia. "Dopo tocca a te, Mugiwara." Concluse, e si avventò su Kizumi.
Il combattimento tra i due fu impressionante: tremendi pugni, seguiti da rivoli incandescenti, si abbattevano sul corpo del pirata, il quale però sembrava non soffrirne eccessivamente. Lui rispondeva colpo su colpo, schivando ciò che poteva e parando il resto, aspettando il momento propizio per poter utilizzare il suo potere. Akainu, ignaro delle capacità del rivale e troppo preso dalla foga dello scontro, infine glielo concesse. Dopo un attacco particolarmente potente, balzò indietro per recuperare le energie. Era convinto che oramai Kizumi fosse arrivato allo stremo, ma non fu così. Fece appena in tempo a scorgere un lieve sorriso fare capolino sulla bocca del nemico, dopodichè sentì una forte fitta al petto e si inginocchiò, incredulo.
"Rufy, andiamo, dobbiamo scappare!" Gridò Nami sbucando all'improvviso da dietro un cespuglio.
Lo prese per la giacca e lo trascinò con sè, fino a che non scomparve dall'orizzonte visivo di Kizumi.
"Cappello di paglia!" Gridò al loro indirizzo. Il suo obiettivo se la stava dando a gambe e lui era impegnato con quel dannato marine. Quell'attimo di distrazione gli fu fatale. Sentì solo lo spostamento d'aria. Soltanto quando si guardò il braccio e notò la sua mano destra a terra capì che cosa era accaduto. Fujitora era lì, accanto a lui, la spada ancora intrisa del suo sangue.
"Mai distrarsi in battaglia." Sentenziò.
"Sakazuki, stai bene?" Chiese Kizaru al suo superiore dopo esserglisi avvicinato.
Akainu sputò un po' di sangue per terra e lo scostò brutalmente. "Sto bene. Siete in ritardo, maledetti."
Borsalino si grattò la testa con noncuranza e assunse una espressione innocente. "Abbiamo avuto da fare, sai com'è..."
Kizumi non aveva neppure urlato. Era abituato al dolore. Fissava il moncherino del suo braccio con sguardo assorto. Sapeva che era finita. Ma piuttosto che consegnarsi a quei bastardi si sarebbe ammazzato da solo. Con folle calma, alzò la testa verso il cielo e gridò con quanta forza aveva in corpo. "Uomini! Raggiungetemi tutti alla base!" L'onda d'urto di quelle parole scosse la foresta e tutti la recepirono. "Oggi si decide della vostra vita!" Chiosò lui.
Kizaru si mise le mani in tasca. "Ooooh... Sakazuki, Fujitora... Ho visto qualche decina dei suoi uomini passando per la foresta, prima. Non so quanti siano. Che cosa facciamo?"
Sakazuki si pulì i pantaloni e la camicia dallo sporco ed emise la sua sentenza. "Distruggeremo l'isola."
"Non vuole portarli al QG?" Chiese serio Fujitora.
"Questa feccia non merita neppure di essere giudicata. Posso dispensare la giustizia anche da solo. Riprendete tutto da una delle navi: che il mondo sappia che cosa succede ai pirati che credono di dettar legge."
Kizumi non fece una piega, si limitò solamente a ridere. Probabilmente era impazzito. I tre ammiragli fecero dietro - front e scomparvero tra le piante.

Rufy e Nami raggiunsero la riva e si allontanarono dall'isola con il waver usato dalla ragazza per giungere fin lì. In breve raggiunsero la Sunny e salirono a bordo, ritrovando il resto della ciurma, compresi Sanji e Zoro, riportati sulla nave da Usop, forse grazie allo stesso mezzo di trasporto usato da Franky poche ore prima per accompanarceli. Rufy li salutò con un sorriso, ma si vedeva che c'era qualcosa in lui che non andava. Ordinò a Franky di partire e la Sunny si allontanò a tutta velocità dall'isola. Il ricordo del passato di Kizumi, le sue rivelazioni, le sue motivazioni e ciò che gli aveva fatto avevano segnato profondamente Rufy. Se ne stette in silenzio per svariati minuti, puntando gli occhi verso Red Island e aspettando che qualcosa accadesse. Sarebbe stato più lo stesso?
- Tutto ciò che devo fare è andre avanti senza ripensamenti. - Pensò infine.  Passò in rassegna con lo sguardo uno ad uno i suoi compagni. - Troverò le risposte che cerco grazie a loro. - Ritrovò un po' di serenità.

Era tutto pronto. Le telecamere erano accese e puntavano dritte sull'isola, gli uomini erano stati radunati sulle navi e i vice - ammiragli stavano solo aspettando che Sakazuki iniziasse. Egli sollevò le braccia serrate a pugno al cielo e pronunciò due inconfondibili parole. "Meteore Vulcaniche."

Kizumi era fermo nello stesso identico punto. Anche la posa era la stessa, con l'unica differenza che ora il suo sguardo era rivolto a terra. Non lo turbarono neppure i suoi uomini che correvano urlando in tutte le direzioni. C'era chi si tuffava in mare per cercare salvezza e trovava solamente la morte, sottoforma di un mostro marino, ad attenderlo. C'era chi invece piangeva disperato, e chi infine si rassegnava. Tutto ciò che passava nella mente di Kizumi in quel momento era il senso di colpa. Lo aveva fatto di nuovo: era stato pronto a sacrificare i suoi uomini per tornaconto personale. I suoi pensieri andarono a Sakoto e Uruma, i suoi più fedeli aiutanti. Poco prima che una gigantesca meteora s'infrangesse proprio sopra di lui radendo definitivamente al suolo la sua base, Kizumi fece appena in tempo a comprendere il significato ultimo di quell'episodio. Gol D. Roger aveva ragione: lui non era mai stato un vero pirata.
 
The End.


 
Spazio dell'autore: Ed eccoci finalmente alla fine! Scusate se vi ho fatto attendere qualche giorno in più per il finale ma la scuola mi ha ucciso, questa settimana, e non sono riuscito a correggere questo capitolo fino ad ora. Grazie mille a tutti quelli che mi hanno letto e che mi leggeranno, se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate della storia o di qualche capitolo in particolare, ve ne sarei molto grato!
Vi lascio i link con le mie altre fic, se volete dare un'occhiata! A presto!
Fan - fiction fantasy a più capitoli: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2820293&i=1
Fan - fiction fantasy (One Shot) : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2832857&i=1
Fan - fiction introspettiva (One Shot) : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2845044&i=1
Fan - fiction su One Piece: (One Shot): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2886160&i=1
Fan - fiction Crossover: (Naruto/One Piece) : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2899972&i=1
Fan - fiction su Naruto: (One Shot, molto natalizia!) : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2938288&i=1

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2941221