L'ultimo anno di MelMelMely (/viewuser.php?uid=48180)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente buone notizie ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Finalmente a Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Confessioni ***
Capitolo 5: *** Segreti e incomprensioni (prima parte) ***
Capitolo 6: *** Segreti e incomprensioni (seconda parte) ***
Capitolo 7: *** Chiarimenti ***
Capitolo 8: *** Nuovi problemi (prima parte) ***
Capitolo 9: *** Nuovi problemi (Seconda Parte) ***
Capitolo 1 *** Finalmente buone notizie ***
L'ultimo anno
Finalmente buone notizie
Amy non vedeva l’ora di tornare a scuola, o meglio non vedeva
l’ora di tornare a scuola per rivedere i suoi amici. Durante
l’estate aveva dovuto declinare l’invito di uno di loro
perché, dopo il matrimonio di suo zio in un paesino
dell’Irlanda, i suoi genitori avevano deciso di restare in quel
posto infernale, come era solita chiamarlo Amy, per staccare la spina
dal lavoro, o meglio dal resto del mondo!
In quella piccola cittadina l’età media degli abitanti si
aggirava intorno ai 70 anni; l’unica eccezione erano le due
famiglie che abitavano accanto alla villetta dove Amy soggiornava e che
erano entrambe composte da genitori che sembravano usciti da una
pubblicità e da quattro marmocchi urlanti a testa. I bambini non
facevano altro che urlare per tutto il giorno così Amy, per
evitare quelle pesti, cercava di passare meno tempo possibile in casa.
Il suo posto preferito, dove restare in santa pace, era un piccolo
parco giochi, l’unico della città, dove poteva leggere
tranquillamente, senza nessuno che la disturbasse. I ragazzini che
abitavano nel suo quartiere, infatti, sembrava fossero gli unici
bambini della città e in giro non c’era mai anima
viva, fatta eccezione per qualche vecchietta con le buste della spesa.
Quel giorno, un giorno qualsiasi, uno dei giorni tutti uguali che
trascorrevano così lentamente che sembrava che qualcuno avesse
fatto rallentare il tempo, Amy se ne stava seduta su un altalena, per
terra, accanto a lei, una borsa azzurra e l’ennesimo libro letto
durante quelle vacanze, forse il ventesimo, quando, con uno stridio, un
gufo atterro accanto a lei. La ragazza prese la busta legata alla zampa
dell’animale e come aveva immaginato e un po’ sperato non
era dei suoi amici, non che un loro messaggio non le avrebbe fatto
piacere, ma era la lettera di Hogwarts che aspettava da ormai quasi due
mesi, e, se era arrivata, significava che non doveva mancare poi tanto
al 1° Settembre. Un po’ più allegra, tornò a
casa e accese la televisione per la prima volta dall’inizio della
vacanza, se così si poteva veramente chiamarla, e dal
telegiornale locale, mezz’ora di notizie sulla straordinaria
produzione agricola di quell’estate, apprese che mancava solo una
settimana all’inizio della scuola. Rincuorata, dopo che durante
la cena i genitori le avevano annunciato che sarebbero partiti di
lì a due giorni, salì nella sua camera e cominciò
a fare le valigie. Quasi tre ore dopo il baule era ancora pieno solo a
metà, era veramente faticoso fare tutto senza magia e dire che
ormai era maggiorenne e le sarebbe bastato prendere la sua bacchetta e
pronunciare un incantesimo, se non fosse stato che la sua bacchetta si
trovava nel suo appartamento di Londra. Essendo ormai mezzanotte Amy
decise di andare a letto e continuare il giorno successivo; si
preparò e, mentre tirava giù le coperte del letto, un
rumore richiamò la sua attenzione. Era come se qualcuno stesse
tirando dei sassi contro i vetri della finestra. Si avvicinò e
vide che a produrre quel ticchettio era il becco di un piccolo uccello
che evidentemente cercava di richiamare la sua attenzione. Aprì
la finestra e subito la bestiolina entrò e volò sul
letto. Questa volta, invece, erano sicuramente notizie dei suoi amici,
il minuscolo gufo, infatti, era Leotordo, l’animaletto di Ron.
Amy prese la lettera che l’animale portava, ma aspettò un
po’ prima di aprirla. Durante l’estate aveva scritto spesso
ai suoi amici e loro le avevano sempre risposto dicendo che era tutto
ok, che non vedevano l’ora di rivederla e che non facevano mai
niente di che. Amy era convinta che quest’ultima affermazione non
fosse del tutto vera, sicuramente dicevano così per non far
capire che in realtà si divertivano anche senza di lei. Questo,
pensò la ragazza, era assolutamente normale, erano in vacanza e
passavano le giornate tra amici e capiva che non volevano darle un
ulteriore dispiacere. Se solo i suoi l’avessero lasciata andare
alla Tana! Avrebbe trascorso il suo tempo non sui libri, ma giocando a
Quidditch con Harry, Ron e Ginny e a chiacchierare con la sua migliore
amica Hermione. Alla fine Amy si decise ad aprire la lettera, una
calligrafia storta e disordinata, senza dubbio quella di Ron.
Ciao Amy,
come va? Mi è molto
dispiaciuto che tu non sia potuta venire a casa mia con gli altri
quest’estate. Comunque questa mattina sono arrivate le lettere di
Hogwarts e abbiamo deciso di andare a Diagon Alley Venerdì
mattina, vieni con noi?
Aspettiamo tue notizie.
Ah dimenticavo, Hermione, Harry e Ginny ti salutano.
Ron
Non appena ebbe finito di leggere, Amy prese un foglio di pergamena dal
fondo del suo baule, si sedette alla scrivania e scrisse un messaggio
di risposta.
Certo che vango con voi! Non vedo
l’ora di rivedervi. Non so come ho fatto a resistere in questo
posto, ma per fortuna è finita, dopo domani, o meglio domani
ormai visto che è mezzanotte passata, finalmente torno a casa. A
venerdì allora. Alle 10 davanti alla Gringott. Un saluto a tutti.
Amy
Si alzò per legare la lettera alla zampetta di Leotordo che non
aveva fatto altro che saltellare e strillare per tutto il tempo in
attesa della risposta. L’animale volò via nella notte, Amy
lo seguì con lo sguardo finché non diventò che un
puntolino nella notte e poi venne inghiottito dal buio. Finalmente Amy
andò a dormire, stanca ma felice sul serio per la prima volta in
due mesi. La mattina dopo parlò di nuovo con i suoi genitori di
Diagon Alley; questi le dissero che sarebbe dovuta andare da sola sia
Venerdì che il primo Settembre poiché loro avevano un
importantissimo incontro di lavoro. Amy risalì nella sua stanza
e ricominciò a fare i bagagli. Mentre piegava i vestiti
pensò alla sua famiglia. I suoi genitori non le facevano mai
mancare niente, o, per precisione, niente che potesse essere comprato.
Tuttavia erano dei genitori assenti e, a volte, sembravano quasi
indifferenti ad Amy. Per esempio, si erano presi una pausa di due mesi
dal lavoro, ma non potevano prendere un permesso per un giorno per
andare a salutarla alla stazione il primo Settembre? Ormai, tuttavia,
c’era abituata, i suoi lavoravano per un’importante azienda
di Londra ed erano sempre via per affari. Vergognandosi un po’,
provò una fitta di gelosia per Ron e Ginny che avevano una mamma
semplicemente fantastica, ma pensò anche a Harry che aveva
pochissimi ricordi dei suoi genitori, morti quando lui aveva appena un
anno. Scacciò questi pensieri e finì di fare le valigie.
L’indomani, Amy e i suoi genitori, partirono presto e intorno
alle 10, dopo poco più di un’ora di volo, erano già
a casa. Alle 11.30 i suoi genitori erano di nuovo in viaggio per una
conferenza. Le avevano lasciato un bel po’ di denaro per le spese
scolastiche e l’avevano lasciata con un semplice
– Ciao tesoro – anche se si sarebbero rivisti solo a
Natale. Appena se ne furono andati cominciò a sistemare i
bagagli, ma non a disfarli, si limitò a cambiare i vestiti
estivi con le uniformi di Hogwarts e qualche vestito più
pesante, Venerdì poi avrebbe aggiunto i nuovi libri di testo e
tutto il resto. Dopo aver pranzato decise di fare una passeggiata.
Camminò per più di un’ora e alla fine, quasi senza
volendo, si ritrovò davanti alla “Testa di Porco”.
Decise di entrare e prendendo posto in un piccolo tavolino in un angolo
si sentì veramente a casa, anche se il posto non era un
granché, si sentiva a suo agio, circondata da maghi e
streghe. Ordinò una burrobirra e cominciò a leggere
“La Gazzetta del profeta”, che aveva trovato già sul
tavolo.
Dopo circa un quarto d’ora, entrarono due ragazzi.
- Ciao Amy -
- Ciao Dean, Seamus –
Dean e Seamus erano due compagni, del suo anno, del Grifondoro.
- Come va? – disse Dean
- Tutto bene. Andate a Diagon Alley? –
- Si – rispose Seamus – Tu invece? Hai già comprato tutto? –
- No, vado domani con Ron, Hermione e Harry e Ginny –
Ai nomi Harry e Ginny, Dean aveva fatto una faccia strana, Ginny era
stata la sua ragazza, ma parve riprendersi subito e domando –
Allora come mai sei qui? –
- Così, facevo un giro, abito qua vicino -
- Ah ecco –
- Bhè allora noi andiamo. Ci vediamo Lunedì sul treno – fece Seamus
- Ciao – aggiunse Dean
- Ciao –
I due ragazzi si avviarono verso il fondo del locale e sparirono dietro
ad una porta, dove Amy sapeva che si trovava l’ingresso di Diagon
Alley. Avrebbe voluto seguirli, ma non lo fece, convinta che senza
Hermione, che le ricordava dei libri e degli ingredienti per le
pozioni, avrebbe spesso tutti i soldi per comprare un cappello
intarsiato di diamanti o qualcosa del genere. Decise allora di tornare
a casa e subito dopo aver cenato andò a letto non vedendo
l’ora che fosse domani.
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Capitolo 2 *** Diagon Alley ***
DD
Diagon
Alley
Venerdì mattina Amy aveva messo la sveglia alle 8 in
punto per essere in perfetto orario, ma quando questa suonò la spense e si
concesse altri cinque minuti di sonno. Purtroppo i 5 minuti divennero 10, poi 20
e infine, quando Amy si svegliò, erano già le 9.30! Si preparò più velocemente
che poté e per fare prima chiamò un taxi; la voce della signora del centralino
le disse che a causa di un incidente non sarebbe potuto arrivare in meno di 20
minuti. Amy riattaccò e pensò che poi ce ne sarebbero voluti minimo altri venti
per arrivare, così decise di prendere la metropolitana.
Scese di corsa verso
la stazione, a pochi metri da casa; riuscita a prendere la linea2, il vagone
pieno come al solito, arrivò di fronte al “Paiolo Magico” e sempre correndo si
recò verso la porta dove il giorno precedente si erano diretti Dean e Seamus.
Si trovava ora in una specie di piccolo cortile dove c’erano due enormi
bidoni dell’immondizia; prese la sua bacchetta (betulla e crine di unicorno) e
vi colpì un particolare mattone del muro sopra i secchi. Davanti a lei apparve
un’arcata e al suo interno una lunga strada ricca di vetrine luccicanti e piena
di donne e uomini vestiti con sfavillanti vesti colorate. Anche se in ritardo,
Amy non poté fare a meno di fermarsi ad osservare quel mondo fantastico, il suo
mondo, il mondo della magia. Affrettandosi verso la banca dei maghi, dove aveva
appuntamento con i suoi amici, ripensò a quando era stata a Diagon Alley per la
prima volta. Amy aveva scoperto di essere una strega a 11 anni, quando era
arrivata la lettera di Hogwarts per la prima volta, infatti i suoi genitori
erano entrambi babbani. Ricordò che quando aveva letto la lettera aveva pensato
ad uno scherzo, poi però un uomo vestito con una tunica lillà era comparso
improvvisamente tra le fiamme del camino del salotto e aveva informato lei e i
suoi genitori del mondo magico. Poteva vedersi, una bimba di 11 anni per quelle
stesse vie, capelli castano chiaro quasi biondi e occhi nocciola che brillavano,
timida e curiosa, un po’ a disagio perché non ne sapeva niente di calderoni e
bacchette magiche. Ora percorrendo lo stesso luogo, sei anni più tardi, si
sentiva completamente a suo agio e sicura di sé. Aveva presto imparato che
essere babbani di nascita non significava niente, che anche i figli di maghi
dovevano imparare tutto sin dal principio, e che spesso i primi erano anche più
bravi degli altri (come non pensarlo con un’amica come Hermione Granger?!). Amy
svoltò un angolo e vide in lontananza l’enorme costruzione di marmo con la sua
lunga scalinata ai cui piedi c’erano i suoi amici. Affrettò il passo ancora di
più e non appena li raggiunse sentì un coro di – Ciao – e contemporaneamente
otto braccia la strinsero tutte insieme.
- Oddio mi sembra un secolo che non
ci vediamo – disse Amy e lo pensava davvero; soprattutto Harry e Ron le
sembravano diversi, entrambi sicuramente più alti di parecchi centimetri e più,
bhè forse affascinanti non era la parola giusta, ma senza dubbio erano molto più
carini di quanto ricordasse.
- Anche a me – disse Ginny
- Allora, come
sono andate le vacanze? – chiese Harry ridendo
- Sicuramente peggio delle
vostre – replicò Amy sorridendo quasi impercettibilmente.
- Io non ne sarei
del tutto certa – aggiunse Hermione – Sai Ron non ha fatto altro che rompere le
scatole per tutta l’estate. Diceva sempre che non era giusto che tu non stavi
con noi – e fece un sorrisetto malizioso.
- Già, ha perfino chiesto un paio
di volte a mamma se potevamo venirti a trovare – aggiunse Ginny.
- Bhè, che
c’e di male – fece Ron – mi mancava la mia amica; e poi senti chi parla
Hermione. Continuavi a dire che non sapevi che fare mentre noi giocavamo a
Quidditch e che avresti voluto che Amy fosse con noi – mentre diceva ciò,
tuttavia, le sue orecchie si colorarono di rosso.
- Che centra!? È la mia
migliore amica – gli rispose Hermione stizzita.
- Non ricominciate a
litigare come al solito voi due! A volte sembrate una vecchia coppia sposata. –
Si guardarono tutti e cinque per un attimo, poi scoppiarono a ridere.
Alla fine Harry disse – Andiamo, sono già le undici e la madre di Ron vuole
che andiamo al “Paiolo Magico” alle due. Presero a salire i gradini del
gigantesco edificio ed Amy sentì Hermione bisbigliarle qualcosa all’orecchio –
Devo dirti una cosa importante – ma non seppe cosa la sua amica avesse da
raccontarle perché erano arrivati nell’immensa sala della Gringott brulicante di
folletti. Ron e Ginny avevano già i loro soldi, così la ragazza accompagnò Harry
nella sua camera blindata, mentre il fratello attese che Amy e Hermione
cambiassero il denaro babbano.
Dopo circa un quarto d’ora uscirono dalla
banca e decisero di comprare, o meglio si convinsero a comprare, dopo un
discorso di Hermione il cui riassunto sarebbe stato “prima il dovere poi il
piacere”, innanzi tutto il necessario per la scuola e poi, se ci sarebbe stato
tempo, avrebbero fatto un giro negli altri negozi.
Per prima cosa
acquistarono penne, inchiostro e pergamene, si rifornirono di tutto il
necessario per pozioni in farmacia e infine uscirono dal Ghirigoro con le tasche
svuotate e le borse decisamente appesantite. Fecero una pausa con un grosso
gelato di Florian Fortebraccio offerto da Harry e poi ricominciarono le spese.
I due ragazzi presero dei biscotti gufici per i loro animali, tutti
comprarono una nuova veste da Madama McClane e Harry, Ron e Ginny presero del
lucidante per scope, facevano parte, tutti e tre, della squadra di Quidditch del
Grifondoro.
- Adesso abbiamo ancora mezz’ora – disse Amy.
- Giusto – fece
Ron – andiamo da Fred e George.
Amy fu l’unica a notare che, dopo le parole
di Ron, Hermione aveva assunto una strana espressione. Possibile che
disapprovasse ancora gli scherzi dei gemelli?
Ma prima che potesse chiederle
spiegazioni si ritrovarono davanti alle scintillanti vetrine di “Tiri Vispi
Weasley”. Su ogni superficie di vetro erano appesi giganteschi manifesti rossi
con al centro una “W” d’oro e le scritte “Sconti per tutti gli studenti di
Hogwarts, rifornitevi per la scuola” e “Venite a trovarci nel nostro nuovo
negozio a Hogsmeade!”
- Hanno aperto un altro negozio? – chiese Amy
- Si,
hanno comprato Zonko – rispose Ginny
- Faranno sicuramente un sacco
di soldi. – aggiunse Ron – Con tutte le visite degli studenti! - Una volta
entrati videro che il negozio era pieno di ragazzi e gli scaffali brulicavano di
strani oggetti, caramelle di mille colori e scatole dalle forme più
varie.
Amy vide Fred impegnato in un’animata discussione con una bambinetta
che voleva, a tutti i costi, acquistare una confezione dei Sognisvegli
Brevettati e George dietro al bancone, intento a servire un cliente. Fecero un
giro per il negozio, poi Amy si allontanò dagli altri per cercare qualcosa da
dare a Harry per il suo compleanno, anche se era già passato; infatti in quel
posto infernale, dove aveva passato le vacanze, non aveva potuto comprargli
niente, a meno che non avesse voluto regalargli una scatoletta di cibo per gatti
o roba simile.
Dopo un po’ trovò una scacchiera stupenda, i pezzi
raffiguravano insegnanti e personale della scuola: c’erano Silente, Madama
Chips, Piton e Gazza.
Si diresse alla cassa e subito consegnò la scatola del
regalo a George per evitare che Harry la vedesse, pagò e gli chiese di
mandargliela il giorno seguente via gufo.
Si avvicinò agli altri che stavano
chiacchierando.
– Hermione ti stava cercando – le disse Ginny
- Dov’è? –
- Non lo so, è da un po’ che non la vedo. Prova a guardare nella sala dietro
la tenda –
Amy avanzò verso la stanza dove i gemelli tenevano accessori e
oggetti magici come i mantelli e i cappelli scudo, in grado di proteggere, con
un incantesimo, dalle maledizioni minori, ma non c’era traccia di Hermione. Girò
per un po’ nella saletta e vide una porta aperta in un angolo, probabilmente
quella del magazzino. Certamente Hermione non era là, ma decise lo stesso di
entrare per vedere se vi si trovava Fred, non aveva ancora avuto l’occasione di
salutarlo. Non appena fu sulla soglia si fermò. Si dentro c’era Fred, ma non era
da solo; teneva tra le braccia una ragazza che lo stava baciando con foga:
Hermione. Cercò di andarsene senza fare rumore, ma proprio in quel momento:
- Amy? Sei qua? Hai trovato Hermione? - all’urlo di Ron, Fred e Hermione si
separarono e voltandosi la videro.
- Ciao Amy! – la salutò Fred, facendole un
gran sorriso, mentre usciva dal magazzino.
- Ah eccovi, eravate qua con Fred.
Dai andiamo, è tardi, sono quasi le due –
Le due ragazze seguirono l’amico e
con Harry e Ginny raggiunsero il “Paiolo Magico” dove li attendevano i Weasley.
Amy salutò i genitori di Ron e Ginny e si diede appuntamento con gli altri alla
stazione di King’s Cross, il primo Settembre.
- Bhè allora a Lunedì – fece
Ron
- Certo, ciao Ron- disse Amy salutando il ragazzo e poi gli altri amici.
Arrivata a Hermione le sussurrò – Ora so qual’era la notizia importante
–
- Scusa, volevo parlartene, ma non mi andava di farlo per lettera, comunque
non l’ho detto a nessuno -
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Capitolo 3 *** Finalmente a Hogwarts ***
hogwarts
Finalmente a Hogwarts
Lunedì arrivò in un lampo e
la mattina del 1° Settembre, alle 10.45, quindi in perfetto orario, Amy,
Hermione, Ron, Harry e Ginny stavano attraversando la barriera del binario 9 e
¾ dove li attendeva la sfavillante locomotiva dell’espresso per Hogwarts.
Caricarono i bauli e riscesero dal treno per salutare i Weasley. Quando un
suono acuto avvisò che il treno era in partenza, risalirono a bordo. Entrarono
in uno scompartimento vuoto, a parte le loro valigie, e si sedettero
cominciando a chiacchierare. Alcuni studenti, tra cui Neville e Luna, il
compagno maldestro del Grifondoro e l’amica strampalata di Corvonero, entrarono
a salutarli. A mezzogiorno, come al solito, passò la grassa signora che
spingeva il carrello pieno di dolci e bibite rinfrescanti. Comprarono del succo
di zucca e svariati dolci a testa; Amy inoltre acquistò un’enorme scatola di
Cioccorane e una di Gelatine Tutti i gusti + 1 che divise con gli altri.
Mentre scherzavano e
assaggiavano le caramelle dai sapori più strani, il treno arrivò in aperta
campagna e piano piano il cielo si fece sempre più buio. Alla fine, quando
mancava si e no un’ora all’arrivo, Amy diede ad Harry il suo regalo.
- Harry, tieni, questo è per
te. Anche se un po’ in ritardo, per il tuo compleanno. -
- Grazie, non dovevi. –
- Su aprilo! – disse Ron e
Harry cominciò a scartare il regalo.
- Wow, è bellissima. Grazie
ancora. –
- Dove l’hai presa? – domandò
Ginny
- Al negozio di Fred e George
–
- Dai Amy proviamola – fece
Harry
- Si certo – la ragazza però
vide la faccia di Ron; un’espressione sbalordita era impressa sul suo volto,
probabilmente stava pensando all’abilità dei fratelli, e contemporaneamente
sembrava non stare nella pelle di provarla. – Anzi guarda, gioca con Ron. Io mi
diverto più guardandovi e poi lui è più bravo di me a scacchi – Hermione le
lanciò una strana occhiata.
- Davvero? Posso? – chiese
Ron
- Certo –
Il ragazzo prese posto
accanto ad Harry e Ginny si spostò vicino alle ragazze.
- Vai Ron, tocca a te -
- Aspetta, sto pensando –
- Così ti farai mangiare
l’alfiere! – esclamò Amy, che non riuscì a trattenersi notando che Ron aveva
fatto una mossa proprio stupida.
- Lo so – un sorrisetto
spuntò sulle labbra del ragazzo.
Dopo la mossa di Harry, ci fu
una specie di urlo e la torre del ragazzo distrusse l’alfiere di Ron, Piton,
che si sgretolò in mille pezzi con un gemito soffocato. Tra le risate generali
i ragazzi finirono la partita, poi tutti si prepararono a scendere dal treno e
indossarono le divise della scuola.
Alla stazione di Hogsmeade li
attendevano le grandi carrozze trainate dai Thestral, gli spaventosi ma innocui
animali neri. Salirono su una di queste e, attraversando la notte stellata,
arrivarono ai piedi dell’enorme e splendido castello di Hogwarts. Una luce
soffusa usciva dalle finestre e rischiarava appena il buio che circondava
l’edificio.
La Sala Grande era, come sempre, illuminata da candele che si
consumavano lentamente, galleggiando a mezz’aria.
Dopo che tutti gli studenti
ebbero preso posto attorno ai quattro grandi tavoli, con a testa la McGranitt, un gruppetto
di ragazzini spaventati entrò nella stanza e avanzò al centro della sala, dove
la professoressa aveva adagiato un vecchio cappello su di uno sgabello. Nel
Cappello Parlante si formò uno squarcio e questo fece, come ogni anno, il suo
discorso che parlava di lealtà, fiducia e collaborazione tra le Case. Quando
ebbe terminato, Jenny Austen, una graziosa bambina, venne assegnata a
Grifondoro, mentre Carl Beker con il suo minaccioso cipiglio finì a Serpeverde.
Dopo che finalmente anche l’ultimo bambino venne assegnato ad una delle Case, montagne
di cibo comparvero magicamente su ogni tavolo. Pasta, risotto, porridge, polpettone,
patate fritte, arrosto e ogni sorta di prelibatezze.
Infine i dessert: budino,
crostata, torte alla panna, alla crema, al cioccolato e gelato alla fragola, al
limone…
- Gli elfi domestici si sono
dati proprio da fare quest’anno – fece notare Ron. Hermione, particolarmente suscettibile
riguardo all’argomento elfi domestici, lo fulminò con lo sguardo e sembrava
pronta a ribattere, ma…
- Cari studenti – cominciò
Silente – ben venuti e ben ritrovati. Sta per cominciare un nuovo anno
scolastico e spero che ognuno di noi faccia del suo meglio. Naturalmente, come
mi auguro che sappiate, il vostro comportamento e le vostre azioni
influenzeranno il punteggio della vostra Casa, quindi mi aspetto impegno e
costanza da parte di ciascuno studente. Ancora vorrei informare i nuovi
studenti, e ricordarlo agli altri, che la Foresta Proibita è, come dice
la parola stessa, proibita e che l’accesso ad essa è vietato a chiunque.
Inoltre Mastro Gazza vuole che sappiate che gli oggetti proibiti sono circa 300
e che la lista e consultabile nel suo ufficio. Ed ora che siamo tutti sazi, ma
stanchi, credo sia il momento di congedarci e andare a letto. –
Scoppiò un forte rumore,
quello di centinaia di persone che spostavano le panche per alzarsi e parlando
si dirigevano nelle rispettive sale comuni.
Amy e gli altri, dopo aver
salutato Hagrid, salirono verso i loro dormitori passando però in corridoi
quasi deserti il cui ingresso era nascosto da arazzi e armature e che quindi
solo alcuni degli studenti più anziani conoscevano.
Arrivarono di fronte al
ritratto della Signora Grassa con il suo svolazzante vestito rosa.
- Parola d’ordine? -
- Fenicottero –
Il quadro si aprì per farli
entrare. Camminarono nello stretto passaggio e una volta all’interno della sala
comune, una confortante e accogliente stanza circolare, si sistemarono, anche
se un po’ stretti, su un divano e una poltrona vicino alla finestra, gli unici
rimasti liberi, dai quali potevano vedere, in lontananza, la luce della capanna
del guardiacaccia.
Dopo circa mezz’ora Hermione
era immersa in un enorme libro, Trasfigurazione avanzata, mentre Harry e Ginny
se ne erano andati dopo uno scambio di battute non proprio amichevoli tra la
ragazza e il fratello. Ginny aveva preso per mano Harry, gli aveva sussurrato
qualcosa all’orecchio, e si stavano dirigendo verso l’uscita della sala comune.
- Ehi dove state andando? –
aveva chiesto Ron
- In giro – aveva risposto
Harry con uno sguardo eloquente
- A quest’ora? – aveva
ribattuto Ron – perché? Restate qui con noi, no? Che andate a fare? –
- Ron – era intervenuta Amy,
posando una mano sul braccio dell’amico per tentare di calmarlo, poiché era
chiaro che si stava agitando, - dai lasciali fare, vogliono solo stare un po’
da soli. Dopotutto sono fidanzati. – Queste parole parvero sortire l’effetto
opposto che la ragazza aveva sperato.
- Fidanzati?! – aveva ripreso
Ron – Ginny ha solo sedici anni e.. –
- Ron io ho sedici anni e
allora? Tu ne hai solo uno più di me e poi non mi sembra che io venga a dirti
cosa devi o non devi fare –
- Beh no, ma –
- Ma cosa Ron? Cosa? –
- Tu sei una ragazza e –
- Si, sono una ragazza e no
vedo come questo cambi le cose.
Io faccio quello che voglio e
con chi voglio – aveva replicato Ginny con voce inferocita, chiarendo che la
discussione era finita.
La ragazza era uscita quasi
correndo, seguita da Harry che, dopo un’occhiata a mo’ di scusa, l’aveva raggiunta.
Ora, mentre Hermione leggeva,
Amy guardava Ron che, imbronciato e arrabbiato allo stesso momento, stava
lucidando il suo manico di scopa con tanta forza che probabilmente avrebbe
finito per rovinare il legno. Alla fine, dopo quasi un’ora di quel lavoro
durante il quale la scopa era diventata così lucida che ci si poteva
specchiare, il ragazzo era andato a letto, sbattendosi la porta del dormitorio
alle spalle.
Dopo pochi minuti Harry e
Ginny erano tornati e si erano seduti nella poltrona occupata prima da Ron.
- È andato a letto? – chiese
il ragazzo
- Si – rispose Hermione,
chiudendo finalmente il suo libro.
- È ancora arrabbiato? –
- Direi di si, ma più che
altro credo sia dispiaciuto –
- E per quale motivo? –
- Non capisci Ginny? – fece
Amy - È dispiaciuto perché avete litigato. Ron ti vuole davvero bene e si
preoccupa per te.
Sei fortunata ad avere
qualcuno che ti vuole così bene! -
- Si hai ragione – ammise
Ginny – è solo che a volte esagera un po’ e io no riesco a trattenermi. Deve
capire che so badare a me stessa e per di più dovrebbe fidarsi di Harry. –
- Lo fa, si fida di me, ma
non quando sto con te. Sa che in tua presenza sono vulnerabile perché ti amo
troppo. Inoltre essendo un ragazzo anche lui, sa cosa un ragazzo vorrebbe fare
con la ragazza che ama. – disse Harry in imbarazzo.
- Ok. Penso che questo sia un
discorso che dovreste affrontare in privato quindi io me ne vado a dormire. –
disse Hermione alzandosi.
- Aspetta, vengo anche io.
Ehm a domani ragazzi, buonanotte –
e Amy seguì l’amica su per la
scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile, lasciando Harry e
Ginny a fissarsi, ora l’uno in piedi di fronte all’altra.
Grazie a tutti quelli che
hanno letto la mia storia e soprattutto a chi ha commentato…
Per rispondere a erikappa:
come puoi capire da questo capitolo si Harry e Ginny stanno già insieme.. Per
la scrittura come vedi ho ingrandito un po’..
meglio?
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Capitolo 4 *** Confessioni ***
Confessioni
Confessioni
- Sai è soprattutto per
evitare scenate del genere che non ho detto niente –
- No, scusa Hermione non ti
seguo –
Mentre stavano andando nel
loro dormitorio, Hermione aveva deciso di confidarsi con Amy.
- Di me e Fred. Voglio dire
che non l’ho detto a nessuno che stiamo insieme per evitare una scenata simile
a quella di qualche ora fa. Non so come reagirebbe Ron -
- Secondo me dovresti
dirglielo, siete amici e poi lui e Fred sono fratelli; non penso se la
prenderebbe. E poi scusa, ma non credi che prima o poi verrebbe a saperlo? -
- Si, forse hai ragione.
Meglio che lo sappia da me che da altri. –
- Non so come fai Hermione, a
tenere tutto nascosto voglio dire. Io vorrei farlo sapere a tutti –
- Beh qualcuno lo sa, a parte
te voglio dire. Fred mi ha chiesto se poteva farlo sapere a George, perché sono
molto uniti e voleva che il fratello fosse a conoscenza di una cosa così
importante –
- Wow! È già una cosa
importante? –
- Più o meno. A me piace sul
serio e credo che la cosa sia reciproca. Se solo potessimo vederci più spesso –
Le ragazze erano arrivate nel
dormitorio e si erano preparate per la notte. Hermione stava per mettersi a
letto…
- E no mia cara, non pensare
di cavartela così. Ora devi raccontarmi tutto, com’è successo? Come vi siete messi
insieme? – Amy si avvicinò all’amica e la fece sedere sul suo letto. Con un
gesto della bacchetta fece comparire due tazze di cioccolata calda e prese dal
cassetto del comodino un sacchetto di piume di zucchero.
Hermione fece un grande
respirò e cominciò.
- Ok, partiamo dall’inizio.
Durante l’estate Fred e George avevano molto da fare per l’apertura del nuovo
negozio e così venivano sempre a cena alla Tana. A volte si fermavano anche il
pomeriggio per provare gli effetti di strane caramelle sui vari membri della
famiglia, oppure per collaudare nuovi fuochi d’artificio nel cortile della casa
-
Amy ascoltava con interesse
l’amica che, anche se all’inizio sembrava non volesse parlare, ora si era
lasciata andare: aveva veramente bisogno di confidarsi con qualcuno.
- Quindi – riprese Hermione –
durante l’estate ho parlato e passato molto tempo con Fred e anche con George.
Cenavamo tutti insieme in giardino dove i gemelli, dopo aver mangiato, ci
mostravano i fuochi o altre nuove invenzioni. Un pomeriggio Ron, Harry e Ginny
sono andati su una collina nascosta dagli alberi per giocare a Quidditch e i
gemelli li hanno raggiunti; di solito io stavo là a guardarli, ma quel giorno
non ne avevo proprio voglia, così sono restata alla Tana. Mi sono messa a
leggere sotto a un grande albero e… - Ci fu rumore strano, come uno schiocco,
Amy aveva tolto dalla bocca la piuma di zucchero che stava mangiando.
– Ops, scusa. Continua -
Le due ragazze si guardarono
intorno per vedere se le compagne, tutte già addormentate quando erano salite
in camera, dormissero ancora.
- Dicevo che stavo leggendo
all’ombra di un albero, dopo un po’, all’improvviso, qualcuno mi è arrivato
alle spalle, senza farsi sentire, e mi ha messo le mani sugli occhi. Pensavo
fosse Ginny, ma dato che non diceva niente, credevo di aver sbagliato e che fosse
Harry, o Ron.
Poi, alla fine, ha detto “No,
riprova” e allora ho riconosciuto la voce di Fred. Si è seduto vicino a me, mi
ha tolto il libro dalle mani e l’ha chiuso dicendo “Basta leggere signorina
Granger”. E non so come ci siamo ritrovati a fissarci, a guardarci negli occhi.
Fred ha cominciato ad avvicinarsi e ho pensato “ma che cavolo sta facendo,
adesso mi scanso”, ma… -
- Non ti sei mossa- concluse
Amy
- Già, ho lascito che mi
baciasse –
- E come è stato? –
- Cosa? –
- Come cosa? Il bacio? –
- Mah, un bacio – Amy la
guardò in modo strano. – Ok, ok. È stato molto bello. Non un bacio, come dire,
passionale, ma leggero, delicato e dolce –
- Wow, non so proprio che
dire, sembra un film –
- Peccato che sia arrivato
Ron per cercarci per la cena. Per fortuna non ci ha visti –
- Io invece si… -
- Amy, ti giuro che te
l’avrei detto –
- Si, si, lo so. Però devi
comunque farti perdonare, raccontami tutto –
- Ti ho già raccontato tutto
–
- Non direi, mi hai raccontato
la prima volta che vi siete baciati, io ti avevo chiesto come vi siete messi
insieme. –
- Non vale, mi hai
imbrogliato io… - Hermione disse queste parole, ma lo fece sorridendo e non
riuscì a trattenere una risata, rischiando di svegliare tutte, quando Amy si
mise in ginocchio e cominciò a pregarla.
- Ve bene, dai alzati.
Allora, dopo che è arrivato Ron… -
- Guastafeste, sempre in
mezzo – commentò Amy
- Siamo andati a cena-
riprese Hermione – e i gemelli subito dopo sono andati via perché avevano un
incontro di lavoro. La mattina dopo mi è arrivata una lettera di Fred che…
Aspetta. –
Hermione scese dal letto,
rovistò nel baule, tirò fuori un enorme libro con la copertina marrone e lo
diede ad Amy.
- Cosa dovrei farci? -
- Pagina dodici, il 12 Agosto
è il giorno che mi è arrivata la lettera –
Amy aprì il libro e, a pagina
dodici, trovò un foglio di pergamena accuratamente piegato. In una calligrafia
un po’ storta, molto simile a quella di Ron, la lettera diceva
Cara Hermione,
mi dispiace per ieri sera, ma dovevo sbrigare un
affare importante e non sono proprio potuto restare. Volevo parlarti di quello
che è successo nel pomeriggio in giardino… Non so perché l’ho fatto, no bè lo
so, ma non avrei voluto farlo così, prima avrei voluto parlarti; poi però ti ho visto là, da sola, e non ho
potuto fare a meno di baciarti. Durante questo mese ti ho conosciuta più di
quanto non abbia fatto in cinque anni a Hogwarts. Penso di aver scoperto un po’
della vera Hermione. Non so come ho fatto a non accorgermene prima, non sei
solo la ragazza rispettosa delle regole e studiosa che pensavo, in te c’è molto
di più. Sabato vengo a cena alla Tana con George, intorno alle 8, ma se vuoi
possiamo vederci un po’ prima. Se vuoi, fai in modo di trovarti sotto
all’albero di ieri verso le 7 così possiamo parlare faccia a faccia.
Fred
- Wow! Non so che dire
Hermione è semplicemente stupenda -
- Lo so, è un lato di Fred
che non conoscevo. Comunque, quella sera ci siamo incontrati e abbiamo parlato.
Lui mi ha ridetto le cose che aveva scritto nella lettera e mi ha chiesto se mi
andava, ogni tanto, di uscire con lui. –
- Naturalmente hai detto si –
- Certo. Per il resto
dell’estate ci siamo visti quasi tutti i giorni, anche se in pratica non siamo
mai veramente usciti insieme. Lui si materializzava nella camera che
apparteneva a lui e George, dove io lo aspettavo e stavamo lì fino a quando
qualcuno non si accorgeva che ero sparita e
veniva a cercarmi. –
- Insieme, da soli, in camera
da letto. Non me lo sarei mai aspettato da te Hermione – disse maliziosamente
Amy.
- Guarda che non abbiamo
fatto niente. Bè non proprio niente, qualcosa facevamo, ma non quello che pensi
tu. Per ora ci siamo solo baciati, niente di più. Il giorno che siamo andati a
Diagon Alley, quando ci hai visto, mi aveva appena chiesto di mettermi con lui –
- E da quello che ho visto la
risposta è stata si –
- Si - confermò Hermione –
Fine della storia. Ora direi che è davvero tardi, quindi buonanotte –
- Notte Hermione –
Le ragazze si stesero nei
propri letti, Hermione pensando a Fred, Amy pensando all’amica; era veramente
felice per lei e per il fatto che si fosse confidata e finalmente le avesse
raccontato tutto.
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Capitolo 5 *** Segreti e incomprensioni (prima parte) ***
Segreti e incomprensioni 1
Segreti e incomprensioni (prima parte)
Il mattino seguente Ginny e
Ron si parlavano normalmente, come se la sera prima non avessero affatto
litigato. La ragazza sapeva che il fratello aveva detto quello che aveva detto
solo perché le voleva bene e si preoccupava per lei, mentre il ragazzo aveva
capito di aver esagerato e che doveva avere un po’ più di fiducia nella
sorella.
A colazione la McGranitt distribuì gli
orari; quello di Ginny era naturalmente diverso, dato che lei frequentava
ancora il sesto anno.
Gli altri seguivano invece le
stesse lezioni, con l’eccezione che Amy e Hermione frequentavano anche Storia
della magia, in cui i ragazzi erano stati bocciati, e quest’ ultima anche
Antiche rune e Aritmanzia.
- Ma ci pensate? – disse
Hermione, mentre si versava una tazza di caffé
- questo è il nostro ultimo
anno a Hogwarts –
- Significa che dobbiamo
godercelo e divertirci vero? – chiese Ron speranzoso
- No. Significa che abbiamo i
M.A.G.O., quindi quest’anno dobbiamo studiare sul serio –
- Perché scusa gli altri anni
che abbiamo fatto Hermione? –
- È diverso, dobbiamo
impegnarci ancora di più –
- Smettila, per te saranno
una passeggiata, sei bravissima! –
- Dai Ron, anche noi ce la
faremo – intervenne Amy
- Te sicuramente. Non so
perché ma anche se studi quanto me e Harry alla fine prendi sempre voti
migliori dei nostri –
- Non è colpa mia se sono più
intelligente –
- Finitela qui – si intromise
Harry – guardate, alla prima ora abbiamo Erbologia, ci vorrà un po’ per
arrivare alle serre, andiamo –
Ginny, che era stata
insolitamente zitta per tutta la colazione, si alzò con loro e li accompagnò al
portone di quercia e dopo averli salutati, Harry con un bacio, tornò verso la
Sala Grande per andare poi anche lei a
lezione.
Aveva un’aria strana,
sembrava pensierosa. Arrivati alle serre, la professoressa Sprite, così come
più tardi Piton e Vitious, fece un discorsetto sui M.A.G.O. Tutti i professori
sembravano essere d’accordo con Hermione sul fatto che avrebbero dovuto
studiare più di quanto non avessero fatto fino a quel momento.
E tutto ciò sembrava essere
proprio vero. A ora di pranzo avevano già due temi, una ricerca e dovevano
esercitarsi a far apparire oggetti dal nulla, cosa che durante la lezione era
ovviamente riuscita solo ad Hermione.
Ginny raggiunse gli amici al
tavolo di Grifondoro e sebbene chiacchierasse tranquillamente sembrava ancora
che qualcosa la turbasse.
Dopo aver mangiato Amy ne
parlò a Hermione mentre andavano a Storia della magia.
– Senti Hermione, non hai
notato niente di insolito in Ginny? -
- Non, mi sembra stia bene,
perché? -
- Non lo so, mi è sembrata un
po’ strana. Forse mi sono sbagliata –
Le ragazze raggiunsero la
classe del professor Rüf e presero posto in un banco vuoto accanto alla porta.
- E con Fred? Come va? -
- Direi bene – rispose
Hermione sorridendo – ha detto che fra qualche giorno viene a trovarmi –
- Come fa ad entrare a
Hogwarts? Cioè non penso che gli daranno un permesso per venire a trovare la
sua ragazza –
- Certo che no, ma lo sai com’è
fatto Fred. Lui e George conoscono un sacco di passaggi segreti, probabilmente
ne userà uno per entrare di nascosto. Non lo so, per ora mi ha detto solamente
che sarebbe venuto. –
- Bè è semplicemen… -
- Shh, la lezione –
Hermione era irremovibile, a
meno che non si trattasse di qualcosa di molto importante, iniziata la lezione
si smetteva subito di parlare.
Amy voleva bene alla sua
amica, ma pensava che a volte fosse stato veramente esagerata e irritante,
sempre così rispettosa delle regole… Quando aveva saputo di lei e Fred era
rimasta molto sorpresa. Quei due erano così diversi!
Dopo un’interminabile ora
sulla guerra dei Troll contro i Folletti, o i Goblin? Boh, i Troll c’entravano
sicuramente qualcosa, Amy decise di raggiungere Harry e Ron nella Sala Comune,
mentre Hermione andava ad Antiche Rune. I due ragazzi avevano avuto libera
anche l’ora precedente e si trovavano comodamente seduti su due poltrone vicino
al fuco, una partita a scacchi abbandonata a metà, intenti a chiacchierare
liberamente.
Non appena Amy si avvicinò,
però, tacquero all’istante.
- Ciao -
- Ciao – la salutarono i
ragazzi
- Com’ è andata Storia della
magia? – chiese Harry
- Noiosa come al solito. Di
che stavate parlando? –
Harry guardò Ron.
- Oh niente – rispose Ron
arrossendo – niente di importante, Quidditch e cose così –
Era evidente, soprattutto dal
colore della sua faccia, che stava mentendo.
- Ron, se non volete dirmelo
non importa, non c’è bisogno che ti inventi qualcosa -
- No, è che… - cominciò il
ragazzo diventando, se possibile, ancora più rosso.
- Ti ho detto che non fa
niente. Piuttosto, dov’ è Ginny? –
- Doppie pozioni - la informò
Harry
- La scuola è appena iniziata
e già non vedo l’ora che sia sabato – disse Amy sedendosi sul bracciolo della
poltrona di Ron.
- A chi lo dici. Ah e a
proposito di sabato – aggiunse Harry – ci sono i provini, le selezioni di
Quidditch per i nuovi giocatori. Se a te e Hermione va di venire a dare un’
occhiata... –
- Certo. Hermione non lo so, già
non fa altro che studiare, comunque io ci sarò di sicuro –
- Perché non fai il provino?
– domandò d’un tratto Ron
- Chi io? Perché non so
giocare –
- Ma se sul treno mi hai
detto che non vedevi l’ora di fare un giro sulla scopa! –
- Ok, ok, so giocare ma non
sono così brava da poter entrare in squadra –
- Almeno prova –
- Grazie della fiducia ma non
me la sento proprio –
- Va bè fai un po’ come vuoi
– rispose Ron, assumendo un’espressione tra il dispiaciuto e l’arrabbiato.
- Ron mi dici che diavolo ti
è preso adesso? Ho detto qualcosa? –
- No, niente, lascia perdere,
non puoi capire –
- Che cosa? Come fai a dire
che non posso capire se neanche provi a spiegarmi! – ma il ragazzo aveva
mormorato – Scusatemi devo andare – ed era uscito dalla Sala Comune.
- Cosa cavolo gli è preso? Tu
ne sai qualcosa Harry? –
- Niente, e non voglio
intromettermi –
Amy capì che in realtà Harry
sapeva qualcosa e uscì anche lei dal buco del ritratto. Non appena fu nel
corridoio incontrò Ginny
- Ehi Amy, ho appena visto
Hermione, è in biblioteca, ci aspetta dopo in Sala Grande per la cena -
- Ok. Senti Ginny posso
parlarti? –
- Certo – e le due ragazze si
avviarono parlando verso il parco.
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Capitolo 6 *** Segreti e incomprensioni (seconda parte) ***
segreti e incomprensioni Ok
Segreti e incomprensioni (parte
seconda)
- Sono entrata in Sala Comune
e appena mi sono avvicinata a Harry e Ron loro si sono subito ammutoliti. E Ron
ha inventato una scusa per non dirmi di che cosa stavano parlando. Il tuo
ragazzo però sapeva qualcosa e tuo fratello era decisamente strano – cominciò
Amy
- Adesso sono il mio ragazzo
e mio fratello? – fece Ginny sorridendo
- Va bè, insomma, Ron era
strano e abbiamo quasi litigato –
- Quasi? –
- Si, io non ho fatto niente,
ha fatto tutto lui. Poi non è che ci urlavamo contro, ma diciamo che lui non
era molto amichevole. Stavamo parlando dei provini di Quidditch di sabato e
all’improvviso ha cambiato tono e ha detto che non potevo capire e… -
- Cosa non potevi capire? –
- È quello che gli ho chiesto
io, ma non mi ha risposto ed è uscito dalla Sala Comune -
- Vallo a capire! Comunque se
dici che Harry sapeva qualcosa proverò a parlarci e vedo se riesco a tirargli
fuori qualcosa –
- Grazie mille Ginny –
Le ragazze si erano sedute in
riva al lago, percorso da piccole onde, il sole sempre più basso che vi si
specchiava.
- Già che ci siamo, a
proposito di persone strane. Che ti è successo? -
- A chi? A me? –
- Si a te Ginny. Stamattina,
a colazione, non hai aperto bocca e è tutto il giorno che sei strana, anche se
cerchi di non farlo vedere. Ma purtroppo per te me ne sono accorta. Pensavo
avesse a che fare con quello che è successo ieri sera, ma poi ho visto che tu e
Ron vi parlavate senza
problemi. –
- In effetti ha a che fare
con quello che è successo ieri sera, però non con Ron, ma con Harry. Visto
quando tu e Hermione siete andate via? -
- Si bè, era palese che
dovevate parlarvi –
- E abbiamo parlato –
- E? Avete litigato? –
- No. Harry è stato
dolcissimo –
- Qual è il problema allora?
–
- Non c’è un vero e proprio
problema, diciamo che sono solo un po’ pensierosa. Harry mi ha detto che mi ama
e… -
… quella sera nella Sala
Comune
Ginny fissava Harry, Harry
Ginny, ed entrambi sembravano incapaci di muoversi o parlare.
- Harry aveva appena detto, davanti a Amy ed Hermione,
che l’amava e, se aveva capito bene, che voleva fare l’amore con lei- si ritrovò a pensare Ginny
- ok sono uno stupido, le ho praticamente detto,
davanti a Hermione e Amy, che voglio
fare sesso con lei, anzi io non voglio fare sesso con lei, voglio fare l’amore
con lei. Quanto è bella, mentre mi guarda con i suoi occhi così, ok, ok Harry
pensa, hai appena fatto una gaffe e devi rimediare. – Harry si fece forza, fece un passo verso Ginny e
disse:
- Senti, quello che ho appena
detto, io, possiamo parlare? –
Ginny annuì e con Harry si
sedette su un vecchio divano.
Il ragazzo fece un gran
respiro e continuò – Bè forse te lo immaginavi che voglio, no, che vorrei fare
l’amore con te, però non dovevo dirlo così, non ne avevamo mai parlato e – la
lingua gli si stava impastando e parlava a fatica, ma Ginny sorrideva – Harry,
non preoccuparti, non devi giustificarti, è una cosa normale.
- È una cosa normale, ma che sto dicendo, così penserà
che voglio andare a letto con lui, bè in fondo perché no? Dopotutto lo amo e
stiamo insieme da un bel po’ ormai… -
- Io ti amo Ginny e non mi
importa, certo mi piacerebbe molto farlo con te, ma posso aspettare, voglio
aspettare, fino a quando non sarai pronta, fino a quando noi non saremo pronti,
insieme. –
- Harry, non so che dire, io…
-
- Non devi dire niente –
Le loro labbra si
avvicinarono, un tocco leggero, pieno d’affetto, poi piano piano gli occhi si
chiusero e le labbra si aprirono lentamente, un bacio intenso, passionale, che
faceva capire tutto ciò che le parole non erano in grado di spiegare. Ginny
desiderava che quel momento non finisse mai, ma all’improvviso sentirono un
rumore e si separarono. La Sala Comune
ormai vuota, il fuoco quasi spento.
- Cos’è stato? -
- Non lo so – rispose Harry e
lo sguardo gli cadde sull’orologio appeso alle spalle di Ginny. – Guarda che
ore sono –
La ragazza seguì lo sguardo
di Harry – Cavolo è davvero tardi, sarà meglio andare – Si alzarono e Harry le
posò un tenero bacio sulla guancia.
- Buonanotte -
- ‘Notte –
Il ragazzo stava già salendo
la scalinata che portava al dormitorio maschile, ma si voltò quando Ginny lo
richiamò
- Harry? -
- Si? –
- Anche io ti amo –
- Questo è quanto – concluse
Ginny dopo aver raccontato ad Amy della sera prima con Harry.
- Scusa Ginny, ma ancora io
non vedo cos’è che ti fa pensare. Harry è stato così dolce –
- Si lo so, ma alla fine non
abbiamo risolto niente. Lui ha detto che vuole fare l’amore con me e, bè lo
sapevo già, o comunque me lo immaginavo. Io però non gli ho detto niente, non
gli ho dato una risposta. –
- Una risposta? Ginny lui non
ti ha fatto nessuna domanda, ha detto che ti aspetta, che aspetta che tu sia
pronta –
- Ok, ma avrei lo stesso
dovuto dire qualcosa, anche se non me l’ha chiesto in modo esplicito, credo che
comunque si aspettasse una risposta –
- Forse hai ragione, in tal
caso, qual è la risposta? –
- Non lo so –
- Non puoi non saperlo. Tu lo
ami sul serio? –
- Certo! –
- Allora ecco la tua risposta
–
- Hai ragione. Io voglio fare
l’amore con Harry. Ma come faccio a dirglielo? Non è che posso dirgli, scusa
Harry ma ho deciso, voglio farlo con te. Oppure posso? –
- Magari non proprio così.
Puoi cercare di farglielo capire con dei piccoli gesti o, secondo me la cosa
migliore, parlarci, con calma e sincerità. –
- Non voglio fare la figura
della scema –
- Stai tranquilla. Poi come
glielo dici, glielo dici, a lui tanto farà sicuramente piacere saperlo. -
Vorrei ringraziare lily_94 e erikappa che leggono e
commentano sempre i mie capitoli.
Grazie mille!
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Capitolo 7 *** Chiarimenti ***
Chiarimenti
Chiarimenti
A
cena Ron non c’era e Ginny non faceva che fissare Harry; così come più tardi,
nella Sala Comune. Amy e Hermione stavano facendo un compito di Storia della
Magia mentre Harry, che Ginny guardava così intensamente come se volesse
leggergli nella mente, stava scrivendo su una pergamena una nuova tattica di
gioco per il Quidditch.
-
Hai visto Ron? – chiese dopo un po’ Hermione a Harry
-
No, penso sia in dormitorio –
-
Sta male? – domandò Amy – Non lo vedo da quando, si insomma da oggi pomeriggio
dopo le lezioni e non era nemmeno a cena… –
-
Ron che non mangia!? C’è da preoccuparsi! – aggiunse Ginny
-
Forse è meglio se vado a dare un’occhiata – disse Harry alzandosi e salì in
dormitorio.
-
Ron, è tutto okay?
Ron
era sdraiato a pancia in giù sul letto, circondato da carte di Cioccorane e
altri dolci che evidentemente erano stati la sua cena e, cosa incredibile,
stava studiando. Era chiaro che qualcosa non andava.
-
Ron? Siamo un po’ preoccupati per te, è da oggi pomeriggio che non ti fai
vedere. Che è successo? -
-
Niente, non mi andava di scendere – disse senza voltarsi e senza alzare gli
occhi dal libro che stava leggendo.
-
Dai Ron, chiudi quel libro, girati e parliamo sul serio. Ha a che con la
discussione che hai avuto con Amy vero? –
-
Bè si –
-
Ron, credo che lei sia dispiaciuta per quello che è successo anche se, a essere
sinceri, non è affatto colpa sua, l’hai trattata male senza motivo –
-
Non so che mi è preso Harry, è da un po’ che sono strano, per vari motivi,
anche a causa di quella cosa, si insomma di quello che ti stavo dicendo oggi in
Sala Comune. Tu come ci riesci? –
-
Come ci riesco? A fare cosa? –
-
A dire sempre la cosa giusta –
-
Non è così Ron, credimi –
-
Ieri sera però direi che te la sei cavata piuttosto bene –
Ieri sera? A Harry prese un colpo. Quel
rumore, mentre lui e Ginny si stavano baciando… Li aveva visti, forse anche
sentiti.
Ron
intuì cosa stava passando per la testa di Harry.
-
Si amico, vi ho visti, e sentiti. Però non sono arrabbiato, si mi da fastidio
vedervi mentre vi baciate eccetera e probabilmente sarà sempre così, ma non
posso farci niente, quindi dovrò cercare di abituarmi perché ho capito che, bè
ho capito che vi volete bene sul serio. –
-
Comunque Harry stai attento, se dovesse succedere qualcosa a Ginny sei un uomo
morto – aggiunse sorridendo.
-
Non preoccuparti. Ora andiamo di sotto dalle altre dai –
Una
volta in Sala Comune la situazione era ancora più strana di prima: Ginny aveva
ripreso a fissare Harry, che ogni tanto guardava Ron in modo strano e un po’
preoccupato, Amy e Ron si guardavano a vicenda ma senza mai incrociare l’uno lo
sguardo dell’altra e Hermione osservava interrogativa i quattro amici, non
avendo la più pallida idea di quello che era successo.
Dopo
quasi mezz’ora qualcuno si fece coraggio e ruppe quel silenzio imbarazzante.
-
Posso parlarti?- dissero contemporaneamente due voci.
Anche
se era passato solo un giorno da quando aveva parlato con Harry e poche ore da
quando, dopo la chiacchierata con Amy, aveva preso la sua decisione, Ginny già
non ce la faceva più, non poteva continuare così, doveva assolutamente parlare
con Harry e dirgli ciò che pensava.
-
Certo – rispose subito Harry – dimmi Ginny -
-
In privato – aggiunse la ragazza e accennò ai dormitori.
-
Scusateci – disse Harry alzandosi e un po’ perplesso seguì Ginny verso il
dormitorio maschile.
-
Possiamo parlare? – ripeté Ron
Amy
alzò lo sguardo dalla pergamena sulla quale stava scrivendo – Dici a me? –
-
Si. Allora? Possiamo parlare? -
-
Ok – rispose Amy annuendo.
Anche
Hermione alzò la testa dalla sua pergamena.
-
Ehi ma che vi succede stasera? Siete tutti così strani! -
-
Dopo ti racconto tutto ok? – le disse Amy
-
D’accordo, ti aspetto di sopra – rispose Hermione e anche lei sparì verso i
dormitori.
-
Cosa volevi dirmi Ron? –
-
Volevo scusarmi per oggi pomeriggio. Non so che mi è preso. –
-
Scuse accettate –
-
No, non così –
-
Così come? Cosa? Ron che stai dicendo? –
-
Hai fatto quella faccia -
-
Quale faccia? –
-
Quella che fai sempre quando dici una bugia. Hai detto che accetti le scuse, ma
non è quello che pensi veramente –
-
È vero – gridò Amy, facendo voltare tutte le persone che erano ancora in Sala
Comune, - è vero – ripeté a voce più bassa – è che non capisco, non riesco a
capire cosa è successo. Prima tu e Harry smettete di parlare non appena mi
avvicino, e va bene, magari erano cose vostre, cose private. Poi però
all’improvviso hai detto che non potevo capire e te ne sei andato senza
spiegarmi niente –
-
Lo so, hai ragione. Mi sono comportato male. Adesso cerco di spiegarti. Vedi
con Harry stavamo parlando di, di, ecco di ragazze e non volevo sentissi perché
bè diciamo che le conosci. –
-
Ok, fino a qua non fa una piega – disse Amy sorridendo e pensando di aver
capito a chi Ron si riferisse. – Però non mi hai ancora detto perché hai
reagito in quel modo dopo che abbiamo parlato dei provini di Quidditch –
-
Il Quidditch non centra niente. È solo che ho delle cose che mi passano per la
testa e sono un po’ confuso e bè anche nervoso e me la sono presa con te senza
motivo -
-
Scusa – aggiunse dopo un attimo di silenzio.
Pronunciò
quest’ultima parola guardando Amy negli occhi e la ragazza capì che era sincero
e veramente dispiaciuto.
-
D’accordo, scuse accettate – ripeté Amy, questa volta pensandolo sul serio.
Continuarono a guardarsi per qualche istante.
-
Sai, ho letto un articolo sulla Gazzetta del Profeta… –
cominciò
Ron; e lui e Amy, ormai chiarita la situazione, continuarono a chiacchierare
tranquillamente per un po’.
Ginny
aveva fatto le scale di corsa e quando Harry entrò nel dormitorio, ancora
vuoto, lei era già seduta sul suo letto.
-
Ginny, cosa c’è? Qualcosa non va? – le chiese Harry, ma non fece nemmeno in
tempo a finire la frase.
Ginny
aveva pensato che il modo migliore per dire a Harry ciò che pensava era farlo
in fretta. Ora o mai più, prima che il coraggio svanisse, perché si ci voleva
un certo coraggio per dire quello che stava per dire.
-
Harry, sono pronta -
-
Cosa? –
Ginny
aveva parlato così in fretta che Harry non era riuscito a capire cosa lei gli
avesse detto.
-
Sono pronta – ripeté Ginny più lentamente.
-
Sei pronta – disse Harry, come se non avesse capito neanche stavolta.
-
Si – il viso di Ginny era diventato dello stesso colore dei suoi capelli,
mentre la mente di Harry lavorava febbrile sulle parole della ragazza, senza
però riuscire a capire a cosa lei si riferisse, era pronta per cosa?
Come
se gli avesse letto nel pensiero, Ginny raccolse tutto il coraggio che aveva e
rispose alla muta domanda di Harry.
-
Il discorso che abbiamo fatto ieri sera, io c’ho pensato molto e, bè, sono
pronta, pronta per farlo con te. Voglio fare l’amore con te Harry – le parole
le erano uscite così, e all’improvviso tutto era diventato semplice da dire. Ginny
sorrise pensando a come era stata stupida ad aver avuto paura di dirlo ma…
-
Adesso? – aveva detto Harry, pentendosene immediatamente e non rendendosi nemmeno
conto del perché l’aveva fatto.
-
Oddio no, cioè si se proprio vuoi ma… - rispose Ginny con voce incerta. Quando
aveva deciso di parlare a Harry non si era proprio aspettata una risposta del
genere.
-
Ho detto una cosa stupida, scusami. È che non me l’aspettavo. Scusa, certo che
non lo faremo adesso, non qui, non così, non per la nostra prima volta. –
Ecco
la risposta che Ginny aveva sperato. Harry che era sempre così dolce e sapeva
sempre cosa dire.
-
Ah comunque, tanto per la cronaca, anche io sono pronto
Ginny
– aggiunse Harry con uno sguardo che doveva essere provocante, ma che riuscì
tremendamente buffo, ed entrambi scoppiarono a ridere.
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Capitolo 8 *** Nuovi problemi (prima parte) ***
nuovi problemi
Nuovi problemi (prima
parte)
- Cos’avete da ridere?
Ron era entrato in dormitorio
e aveva trovato Harry e Ginny che ridevano.
- Niente, buonanotte
fratellino. – disse la ragazza uscendo.
Ron lanciò uno sguardo
interrogativo alla porta che si era appena richiusa dietro a Ginny e cominciò a
infilarsi il pigiama.
- Allora? – chiese Harry
accennando al piano inferiore.
- Abbiamo risolto, le ho
chiesto scusa e le ho spiegato tutto. –
- Tutto?
- Beh non tutto tutto, ma non
le ho proprio mentito, ho solo omesso alcuni particolari più o meno
irrilevanti. Piuttosto, cosa voleva Ginny? Prima sembrava, non so, agitata.
D’accordo, Ron aveva detto
che in qualche modo approvava la relazione sua e di Ginny, ma dirgli che la
ragazza l’aveva preso da parte per dirgli…
- Harry?
- Scusa Ron. Ginny, ma
niente, voleva solo dirmi una cosa sui provini di sabato.
- Sì certo e Merlino non era
un mago.
- Ok, ok, ma sarebbe una cosa
ehm, privata.
Harry non sapeva più che
pesci prendere, non avrebbe mai potuto dire a Ron la verità, ma non vedeva
altre alternative.
- Non ti arrabbiare –
aggiunse.
Stranamente Ron rispose:
- Ok, non dirmelo. Se è una
cosa tra voi.
Che sarà mai, pensò tra se e
se. Si mise a letto, ma si addormentò molto più tardi non riuscendo a smettere
di pensare a cosa Ginny avesse detto a Harry e si ripromise di cercare di scoprire
la verità.
Appena Ginny chiuse la porta
del dormitorio maschile si ritrovò di fronte Amy.
- Ginny.
- Ehi Amy. Volevo dirti una
cosa prima, ma poi me ne sono dimenticata. Non so se l’hai notato ma ero un po’
nervosa.
Amy sorrise annuendo.
- Beh volevo dirti che con
quello che è successo mi sono dimenticata di chiedere a Harry di Ron, del loro
strano comportamento in Sala Comune.
- Non ti preoccupare Ginny,
abbiamo risolto. Ron si è appena scusato e mi ha spiegato tutto.
- Ron si è scusato?! Mio
fratello?! Proprio quel Ron?
- Sì proprio lui. A volte sa
essere molto, non so che aggettivo usare, carino forse. Va bè hai capito che
voglio dire. Te invece come mai ti sei trascinata dietro Harry nel dormitorio?
- Gliel’ho detto.
- Gliel’hai detto? Cosa gli…
- la domanda gli morì in bocca, aveva capito cosa Ginny aveva confidato a
Harry. – E lui?
- Beh è stato un po’
imbarazzante all’inizio, poi però Harry è stato carinissimo come sempre.
- Allora è deciso, quando lo
farete?
- Amy! – fece Ginny fingendo
uno sguardo scandalizzato. – Credo che succederà, prima o poi. Quando ci sarà
l’occasione e sarà il momento giusto.
- Bene, ora sono proprio
contenta per voi. Adesso scusa ma vado su da Hermione. Le ho detto che le avrei
spiegato tutto. Era un po’ confusa stasera perché ancora non sa della sfuriata
di Ron o di te e Harry e non riusciva a capire perché eravamo tutti così
strani.
- Ci credo, povera Hermione,
avrà pensato che fossimo tutti matti. Spiegagli da parte mia anche la faccenda
di me e Harry.
- D’accordo. A domani, Ginny.
- ’Notte Amy.
- Hermione? Sei sveglia?
Domanda piuttosto stupida
visto che la luce era accesa e la ragazza stava leggendo.
- Certo che sono sveglia. Ti
stavo aspettando. Che cosa voleva Ron? E cosa avevate tutti stasera? – chiese
chiudendo il libro.
Amy raccontò a Hermione della
discussione con Ron, delle scuse che il ragazzo le aveva fatto e della
decisione di Ginny.
- E tutto questo sarebbe
successo oggi?
- Ieri sera e oggi mentre eri
ad Aritmanzia e in biblioteca. – precisò Amy.
- Forse dovrei smettere di
studiare così tanto.
- Non riesco a crederci! Cosa
sentono le mie orecchie?
- E dai, volevo solo dire
che, beh guarda, non sto con voi per poco più di un pomeriggio e guarda che
succede.
- Giusto, è stata sicuramente
la tua assenza a farci agire così. . scherzò Amy.
Le ragazze andarono a letto
tranquille, contente che tutto si fosse risolto per il meglio, ma non sapevano
che i guai non erano ancora cominciati.
Tic, tic.
Un debole raggio di sole
spuntava timido tra le tende della finestra, illuminando il bicchiere posato
sul comodino di Amy.
Tic, tic.
Il rumore si faceva sempre
più insistente e fastidioso.
Tic, tic.
Amy aprì stancamente gli
occhi voltandosi verso la finestra, li richiuse e tirò una ciabatta alla sagoma
della ragazza rannicchiata nel letto alla sua destra.
- Ahi! – disse Hermione
debolmente.
- Un gufo, di Fred. – le
disse Amy sbadigliando e portandosi il cuscino sopra la testa per cercare di non
sentire l’animale che stava beccando il vetro della finestra. Al nome Fred,
Hermione sembrava essersi completamente svegliata; in un attimo aprì la
finestra e prese la lettera legata alle zampe del gufo. La lesse tutta d’un
fiato e, non appena ebbe finito, corse dalla parte opposta della stanza, aprì
la borsa dei libri e tirò fuori piuma, inchiostro e pergamena su cui scrisse:
Caro Fred,
anche io non vedo l’ora di vederti. Venerdì sera alle
7, nella Stanza delle Necessità.
Con affetto,
Hermione.
- Amy? – chiamò.
- Amy! – ripeté più forte.
- Che c’è? – borbottò Amy
soffocando uno sbadiglio, riemergendo da sotto il cuscino.
- Era una lettera di Fred. –
fece Hermione sedendosi ai piedi del letto di Amy.
- Lo so, ho riconosciuto il
gufo. Sono io che te l’ho detto svegliandoti.
- Ah, già, è vero.
- Già, ed è sabato mattina e
sono appena le 7. Quindi se non è questione di vita o di morte vorrei
continuare a dormire, grazie. – sentenziò Amy.
- Ma è importante! – protestò
Hermione. – Fred ha detto che verrà sabato prossimo. E ci sono un paio di cose
di cui vorrei parlarti.
- Va bene, va bene. – rispose
Amy con un tono tra lo scocciato e il curioso. Sebbene fosse seccata per essere
stata svegliata così presto non riuscì a trattenere un sorriso, impaziente di
sapere cosa l’amica volesse dirle.
Si vestirono, attraversarono la
Sala Comune ancora vuota e scesero in Sala
Grande per la colazione. La stanza era pressoché deserta; solo pochi studenti
mattinieri erano seduti qua è la nei lunghi tavoli. Amy e Hermione sedettero
l’una di fronte all’altra a un’estremità del tavolo di Grifondoro, lontano da
un gruppetto di ragazzini del primo anno che sembravano stranamente elettrizzati.
- Ok, Hermione. Sono tutta
orecchie, dimmi pure. Che diceva la lettera?
- Fred, viene a trovarmi
venerdì sera. Userà un passaggio segreto che da Hogsmeade porta al settimo
piano. Ci vediamo alle 7 nella Stanza delle Necessità.
- Beh è fantastico. Un solo
problema Hermione. Se qualcuno o proprio Ron, dovesse vedervi?
- Staremo attenti. Nessuno
dovrebbe vederci se restiamo sempre nella Stanza delle Necessità.
- Io continuo a pensare che
la cosa migliore sia dirglielo. Se dovesse scoprirlo da solo credo proprio che
si arrabbierebbe perché gliel’avete tenuto nascosto. Se invece glielo dici
credo che non si arrabbierà più di tanto, ma che sarà solo dispiaciuto perché
beh lo sai…
- Lo so? Cosa so?
- Beh che piaci a Ron.
- Cosa? Di nuovo con questa
storia?
- Dai Hermione, non fare la
finta tonta. Te l’ho già detto altre volte che secondo me lui è cotto di te.
- Io non credo proprio. Da
cosa lo capiresti poi?
- Da come si comporta, da
come ti guarda.
- Assolutamente no. Se
parliamo di strani comportamenti, beh è Ron, lo sai com’è fatto e se parliamo
di sguardi allora sei tu a piacergli. Forse non ci hai fatto caso, ma ogni
volta che entri in una stanza, ogni volta che ti vede comincia a guardarti e
passa almeno un minuto a fissarti.
Amy non riusciva a credere
alle parole di Hermione, come le venivano certe idee?
- Se lo dici tu. – disse in
tono poco convincente. – Comunque penso che ti stia proprio sbagliando.
Tuttavia, mentre diceva
questo, Amy si sentiva strana ripensando alle parole di Hermione. Se la ragazza
avesse avuto ragione? In un certo senso si sarebbe sentita, come dire,
lusingata. Dopotutto Ron era piuttosto carino, era stato Prefetto ed era il
portiere della squadra di Quidditch di Grifondoro; insomma era sicuramente un
ragazzo interessante.
- Probabilmente non sapremo
mai chi ha ragione. Il problema comunque non si pone: io sto con Fred e mi
piace davvero tanto e nemmeno a te piace Ron giusto?
Amy non rispose, ancora
immersa nei suoi pensieri.
- No! Ti piace? – chiese
incredula Hermione, interpretando forse in modo corretto il silenzio
dell’amica.
- Cosa!? Ma certo che no, che
vai pensando? – rispose Amy in modo piuttosto convincente.
Anche se nella testa le si
affollavano mille pensieri decise di allontanare tutte le domande e i dubbi che
le nascevano, almeno per il momento.
- Allora? Perchè non glielo
dici, a Ron intendo, di te e Fred? – continuò Amy riprendendo il discorso
precedente, volendo cambiare argomento.
- Sai, sinceramente non lo so
nemmeno io con precisione. Ho paura che si arrabbi e non voglio rovinare il
nostro rapporto, ci tengo troppo alla nostra amicizia. - Credo sia meglio evitare, almeno per il
momento. – concluse Hermione addentando una fetta di pane tostato.
Amy sorseggiò il suo caffé
pensierosa e stava per ribattere alle parole di Hermione quando tre persone
entrarono in Sala Grande e si avvicinarono a loro.
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Capitolo 9 *** Nuovi problemi (Seconda Parte) ***
Nuovi problemi II
Finalmente, dopo tanto tempo, riesco di nuovo a trovare un po’ di tempo per scrivere!
Scusate, ma con la scuola eccetera non riuscivo mai a trovare un momento…
Nuovi Problemi (Seconda Parte)
- Ciao – fece Ginny, sedendosi vicino a Hermione.
- Come mai in piedi così presto? – domandò Harry prendendo posto accanto lei.
- Buongiorno – disse Ron sbadigliando e sorridendo ad Amy si
accomodò anche lui a tavola continuando a guardarla per un
po’.
Che Hermione avesse veramente ragione? Amy fece appena in tempo a
pensarlo che il ragazzo si voltò e rivolse ad Hermione lo stesso
sorriso e, distolto lo sguardo, afferrò un piatto di bacon e del
pane tostato e iniziò a mangiare.
- Eravamo sveglie e abbiamo deciso di scendere a fare colazione in pace
– rispose Hermione alla domanda di Harry. – Voi invece? -
- Hermione, oggi è sabato! – disse Ron quasi indignato.
- Lo so. Infatti di solito dormi fino a tardi e invece oggi sembri già perfettamente sveglio. –
- Ci sono i provini. – fece Amy, anticipando Ron.
- Esatto. – confermò lui sorridendole di nuovo.
- Voi due venite vero? – chiese Ginny.
- Certo, mi ero solo dimenticata che erano oggi. – rispose Hermione con scarso entusiasmo.
La Sale Grande si faceva sempre più affollata, in particolare il tavolo di Grifondoro.
Ron tamburellò con una mano, grande e calda, su quella di Amy,
per richiamare la sua attenzione, mentre stava chiacchierando con Ginny.
- Mi passi le uova? – le chiese quando si voltò.
- Ron ma quanto diavolo mangi? – disse Harry ridendo mentre Ginny
e Hermione lo guardavano con aria leggermente disgustata.
- Ehi, ho fame. Ieri sera poi non ho nemmeno cenato!- protestò lui.
Era una bella giornata, il sole cominciava a scaldare e c’era un
venticello tiepido. Usciti dal Castello, erano arrivati al campo di
Quidditch. Harry, Ron e Ginny aspettavano gli altri al centro del
campo, mentre Amy e Hermione si erano sedute sugli spalti.
In pochi minuti il campo si riempì di aspiranti giocatori.
Harry, il capitano della squadra, prese in mano la situazione e fece
dividere i candidati in base al ruolo che volevano ricoprire.
Naturalmente Ginny e Ron erano in squadra anche senza che affrontassero
il provino, ma quando alcuni Serpeverde, arrivati a esaminare i nuovi
potenziali avversarsi, insinuarono che i due fossero in squadra solo
perché erano il migliore amico e la ragazza di Potter, entrambi
inforcarono le scope e diedero prova di essere migliori di qualsiasi
altro candidato.
Anche Dean venne riconfermato in squadra e Carl Geer, un robusto
ragazzo del quarto anno, divenne uno dei nuovi battitori. Mancavano
ancora due giocatori. Tra i due potenziali battitori rimasti tra cui
scegliere, uno si colpì un ginocchio con la sua stessa mazza,
mentre l’altro mancò un bolide che gli finì dritto
in faccia: dovettero tutti e due essere ricoverati in infermeria. I
cacciatori non furono da meno: due si scontrarono nel tentativo di
prendere la pluffa e un altro non riuscì a segnare nemmeno una
volta nonostante gli anelli fossero scoperti.
- Ma li avete visti!? – si lamentava Harry, mentre risalivano al castello per pranzo.
- Sono stati davvero tremendi! – confermò Ginny.
- Alla fine chi hai scelto Harry? – domandò Amy
- Scegliere? Non ho scelto proprio nessuno! Facevano pena! –
- Però alla fine dovrai per forza scegliere qualcuno. –
- Lo so, infatti ci saranno degli altri provini. –
- Altri provini? –
- Si, esatto. Sabato prossimo. Gli ultimi che erano rimasti oggi
potranno riprovare e soprattutto spero vivamente che si presenti
qualcun altro. –
- Io non ci conterei – sussurrò Ron – Credo che
chiunque volesse far parte della squadra si sia presentato oggi. –
- Sperare non costa niente – ribatté Harry anche se con poca convinzione.
Trascorso lentamente il pranzo, Harry, Ginny e Ron sembravano troppo
provati per parlare, si avviarono in silenzio verso il Lago Nero e si
sedettero all’ombra di un grosso faggio.
Piano, piano la situazione si distese un poco e, mentre Ginny stava
raccontando di un buffo episodio avvenuto durante l’ora di
Incantesimi, Hermione trasalì all’improvviso e, alzandosi
di scatto, corse verso la biblioteca, dicendo di essersi dimenticata di
un compito di Aritmanzia.
- A volte proprio non la capisco – buttò la Ron.
- Chi? Hermione? Si bè, sai com’è e come la pensa
riguardo allo studio. – rispose Amy non del tutto convinta.
Doveva esserci sotto qualcosa, Hermione non dimenticava mai i compiti e
dopotutto era sabato anche per lei, che fosse qualcosa che avesse a che
fare con Fred?
Harry, intanto, stava parlando piano all’orecchio di Ginny.
- Noi andiamo a fare due passi. – disse la ragazza facendo un
cenno d’intesa ad Amy che significava che lei e Harry andavano a
fare tutt’altro che una passeggiata.
- Ok ci vediamo dopo –
- A dopo – disse anche Ron pensieroso.
Strano, di solito coglieva ogni occasione per non lasciare Harry e Ginny da soli.
Appena i due si furono allontanati, si avvicinò a Amy e le si
sedette di fronte per guardarla in faccia mentre le parlava.
- Devo chiederti un favore. -
- Dimmi pure – lo incoraggiò Amy, cercando di immaginarsi cosa mai potesse volere da lei.
- È una cosa… privata, bè non proprio. Non so come
dirtelo. Sì insomma ieri quando sono entrato in dormitorio ho
trovato Harry e Ginny che ridevano, ma prima, in Sala Comune, lei mi
era sembrata un po’ strana, nervosa. C’è qualcosa
che non va? È successo qualcosa tra loro? – disse tutto
d’un fiato. – Magari tu sai qualcosa. –
Amy sorrise.
- Ti fa ridere? – domandò Ron con una punta di nervosismo nella voce.
- Assolutamente no, scusa. Stavo pensando che sei molto…
è solo che non credevo te ne fossi accorto, di Ginny intendo.
–
- Come avrei potuto non accorgermene?! Non faceva che fissare Harry.
Dopotutto sono suo fratello e la conosco piuttosto bene. –
- Poi ho anche parlato con Harry ed è stato piuttosto evasivo.
Volevo saperne di più, ma avevo appena chiarito con te e non mi
andava di discutere di nuovo con qualcuno così ho lasciato
perdere. Adesso però non faccio che ripensarci e se è
successo qualcosa, io… Devo sapere che aveva mia sorella, o
divento matto! –
- Ron, non credo d’essere io a dovertelo spiegare. –
- Non mi dicono mai niente. Harry non parla mai di Ginny con me. –
- Scusa, ma viste le tue reazioni non ha tutti i torti. –
- È vero. Ma adesso è diverso. Ho riflettuto e ho capito
la situazione. Anche prima ho fatto finta di niente, ho fatto finta di
credere che sono andati a fare una passeggiata, ma non sono ritardato,
lo so che sono andati da qualche parte a pomiciare. -
- Va bene, ti credo, ma non cambia il fatto che Ginny mi ucciderebbe se ti dicessi qualcosa. –
- Ti prego. –
- No. -
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