Elemente.

di Ale Villain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #0 ***
Capitolo 2: *** #1 ***
Capitolo 3: *** #2 ***
Capitolo 4: *** #3 ***
Capitolo 5: *** #4 ***
Capitolo 6: *** #5 ***
Capitolo 7: *** #6 ***
Capitolo 8: *** #7 ***
Capitolo 9: *** #8 ***
Capitolo 10: *** #9 ***
Capitolo 11: *** #10 ***
Capitolo 12: *** #End+Epilogo ***



Capitolo 1
*** #0 ***


Elemente©
 
 
 
 
 
 
Una semplice raccolta di Missing Moment
Di una fanfiction che non pubblicherò, quasi sicuramente, mai
Che spero riesca a fare emozionare voi
Quanto me nello scriverla
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 MissingMomentElements0
 
 
 
 


14 settembre 2013
“Dove stai andando?” chiese Ambra, seguendo Karim mentre attraversava frettolosamente il corridoio della casa semibuia. Non lo aveva abbandonato un attimo da quando erano entrati in quell’abitazione deserta. Anche perché conosceva poco e niente riguardo a quel posto: sapeva solo che Karim e altri cacciatori si rifugiavano e facevano rifornimento lì, in quel luogo abbandonato.
“A cercare Nikolas” rispose diretto lui, senza voltarsi e sapendo bene dove dovesse dirigersi per cercare quello che gli serviva. Ambra sapeva solo che Nikolas era una delle persone che Karim odiava di più in assoluto. Non aveva mai capito perché, però. Ma probabilmente riguardava la sua famiglia, ipotizzò lei.
“Vengo anche io” dichiarò la ragazza, cercando di mantenere il suo passo, con scarsi risultati, per poi iniziare ad andare talmente a passo svelto che alla fine dovette fare retro front, poiché non si era resa conto che il ragazzo era entrato in una delle mille stanze.
Prima di entrare anche lei, però, gettò un’occhiata al suo interno: era, quasi sicuramente, una vecchia camera da letto – dato che un ampio letto bianco latte troneggiava al centro della parete di sinistra -, ma era completamente sottosopra, come se fosse passato un uragano. Poi vide che il ragazzo si era messo a cercare delle armi negli armadi, nei comodini e sulle mensole, senza degnarla di uno sguardo. Era strano che Karim ne facesse uso; di solito combatteva a mani nude, sfruttando i poteri, o si trasformava direttamente.
“Mi hai sentito?” chiese Ambra a voce più alta, mentre si muoveva sul posto senza sapere bene cosa fare e dove guardare, dato che il ragazzo continuava a spostarsi da una parte all’altra in continuazione.
Karim si girò verso di lei di scatto, con tre coltelli tra le mani.
“Sto cercando delle armi, sei pregata di non ronzarmi intorno” rispose lui, lanciandole un’occhiataccia e spostandosi in un altro punto della stanza. Ambra incrociò le braccia al petto, con stizza.
“Vengo con te” ripeté lei decisa. Questa volta era sicura che l’avesse sentita, poiché Karim si bloccò nel punto in cui era e successivamente si voltò verso la ragazza con un’espressione per niente rassicurante.
“Non ci pensare neanche” sillabò lui, sistemandosi i tre coltelli negli indumenti, in punti strategici e in modo che risultassero facili da reperire in caso di bisogno.
“Perché?” domandò la ragazza, delusa. Avrebbe voluto ritornare utile anche lei, per una volta.
“Lyun ormai sa che sei qui nel mio Mondo2” spiegò “Se ti vede non ci penserà due volte a rubarti i poteri o, nel peggiore dei casi, a ucciderti”
“Ma io voglio venire” ribatté lei “Sono stanca di rimanere sempre nascosta a non far niente”
Karim, apparentemente, sembrò ignorarla; poi però prese una piccola pistola da una mensola posta alla sua altezza.
“Se ti uccide non avrò la mia vendetta1, perché morirà senza darmi spiegazione” disse lentamente lui, posizionandosi di fronte a lei e guardandola direttamente negli occhi. Ambra non capì immediatamente a fondo il senso della frase, ma abbassò comunque lo sguardo.
“Tieni” disse ancora lui, porgendole la pistola “E’ una pistola che spara aghi annulla poteri. Nel caso ti attaccano”
“Non mi hai mai dato armi” constatò lei, prendendo delicatamente l’arma tra le mani. Non aveva mai tenuto in mano, né tanto meno usato, una pistola. Ce l’avrebbe fatta, se ce ne sarebbe stato bisogno?
“Sei sempre stata con me” rispose lui, lasciando l’arma nelle mani della ragazza “Comunque non dovrebbe essere necessaria… ma non si sa mai”
La ragazza annuì e abbassò lo sguardo, per osservare attentamente l’arma che si ritrovava tra le mani. Che situazione stramba. Karim avrebbe usato delle armi e persino lei, adesso, ne aveva una.
Karim si allontanò da lei, afferrando una piccola falce, che testò su una delle pareti già crepata. Al rumore provocato, Ambra tirò su la testa di scatto.
“Quando tornate?” domandò poi, osservando con lieve preoccupazione il ragazzo. Se l’era sempre cavata, ed era sicura che anche questa volta sarebbe andato tutto bene, ma non riusciva a non preoccuparsi comunque.
Karim sospirò e si mise a rimirare il taglio provocato sul muro e immaginandosi Nikolas, invece che una vecchia carta da parati.
“Non lo so” disse “Quando l’avremo ucciso, spero”
La ragazza annuì lievemente. “Buona fortuna, allora”
Karim si voltò verso di lei e la guardò per qualche istante.
“Anche a te” disse il ragazzo, prima di superarla e abbandonare la stanza. Karim le aveva detto il posto in cui doveva rifugiarsi: ora doveva solo trovarlo e restarci fino al suo ritorno.
 
 
 

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Ambra: http://live-wallpaper.net/iphone/img/app/l/i/lily-collins-03_640x960_iphone_4_wallpaper_eb9562386c7dce2b812dc32bb412c979_raw.jpg
 
Martinahttp://static.stylosophy.it/stwww/fotogallery/625X0/116815/capelli-lunghi-ricci.jpg
 
Karim: io so bene a chi mi sono ispirata e anche qualcuno lo capirà sicuramente lol nel caso contrario, sbizzarritevi (:
 
Daniel: stessa storia di Karim.
 
Vendetta1: la frase che dice Karim è veritiera, pensa davvero a ciò (se avete capito, tra le righe, cosa intende). Però, la storia della vendetta (solo il fatto della vendetta) è una balla inventata da lui. Poi capirete perché.
 
Mondo: non si trovano nel Mondo Elements, ma nel Mondo Dei Cacciatori.
 
Okay, lo so, questo MM è molto corto, ma è solo il primo! E poi pubblicherò subito domani il primo vero e proprio. Lo so che alla fine non sono proprio dei Missing Moment, ma mi piace chiamarli così.
 
Ps. I vari MM non sono pubblicati in ordine cronologico. Se c’è qualcosa di importante da sapere  e che potrebbe servire per quel capitolo lo scrivo in una nota ad inizio capitolo. 
Se però un MM è un “continuo” di un precedente, metterò il riferimento! 
L’unica cosa che specifico è che sono una raccolta di capitoli MaschioxFemmina; non sono proprio romantici, ma sono episodi che, se li leggete bene, faranno capire la profonda intesa e i sentimenti forti che scorrono tra i due. 
 
Aggiornamenti previsti il Lunedì e il Venerdì, twice a week. 

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Capitolo 2
*** #1 ***





MissingMomentElements1
 
 
 
 





“Vieni con me” disse Karim, alzandosi dalla sedia e non dando ad Ambra il tempo di salutare gli altri presenti nella stanza. Ginevra alzò lo sguardo verso il ragazzo, lanciandogli un’occhiata di rimprovero. Il ragazzo la ignorò.
“Mi fai fare colazione?” chiese Ambra, guardando stranita il ragazzo, già davanti alla porta d’ingresso. Daniele, intanto, aveva abbassato lo sguardo verso il pavimento. Ginevra sospirò.
“No” rispose Karim “Avrai tempo per farla”
Ambra corrugò le sopracciglia e si avvicinò lentamente al ragazzo, che continuava, apparentemente senza motivo, a non degnarla di uno sguardo, mentre apriva la porta di casa.
“Ciao, Ambra” mormorò Ginevra, per poi portarsi alle labbra una tazza fumante di caffè. Daniele la guardò per qualche istante e tentò di sorriderle. Ambra non capì: perché la stava salutando? E perché Daniele l’aveva guardata in quel modo?
“Vieni” insistette Karim, trascinandola fuori dall’abitazione. Ambra seguì Karim a debita distanza, guardandogli la schiena: perché non la degnava di uno sguardo? Perché era così serio? Dove la stava portando?
“Dove stiamo andando?” domandò, appunto, Ambra. Karim la sentì, ma comunque non si voltò.
“Tra poco vedrai” rispose atono. Ambra sospirò. Quante cose avrebbe voluto e dovuto chiedergli.
Karim pareva abbastanza nervoso: continuava a sistemarsi le maniche della felpa e a passarsi le mani tra i capelli. Ambra se ne era accorta: di solito si muoveva in questo modo quando era preoccupato o in ansia per qualcosa. E nella ragazza, la curiosità stava continuando a crescere. Il ragazzo non voleva dirle niente e intanto si stavano dirigendo in qualche luogo abbastanza lontano rispetto a casa loro.
Per fare prima, pensò Ambra, Karim la fece deviare per una delle foreste, assicurandosi, però, che la ragazza fosse dietro di lui e quindi fu proprio lui ad accorciare le distanze, cercando di avere la ragazza sempre dietro di sé, ma il più vicino possibile.
Arrivarono in un luogo affollatissimo e pieno di gente che correva da una parte all’altra. Ambra lo riconobbe all’istante: la stazione del Mondo Elements. Quante volte aveva fatto avanti e indietro con il treno, per raggiungere il Mondo Reale o quello in cui si trovava adesso, assieme al ragazzo. E qui le venne il primo e vero dubbio, che esternò ad alta voce:
“Perché mi hai portata qui?”
Karim si voltò verso di lei, la guardò negli occhi per qualche istante e poi si fece di nuovo strada tra la gente che andava e veniva. Ambra dovette seguirlo nuovamente.
Alla fine, Karim si fermò definitivamente davanti ad un treno che era pronto per partire verso il Mondo Reale.
“Allora? Perché siamo qui?” fece ancora la rossa, tentando di capire e osservando con sguardo indagatore il ragazzo. Il ragazzo aspettò che tutti i passeggeri fossero saliti sul treno e, non appena il treno iniziò a muoversi lentamente, Karim si voltò verso la rossa: prese in braccio la ragazza, passando le mani sulla sua schiena e sotto le ginocchia; con un solo balzò salto sul treno, che, intanto, stava iniziando a prendere velocità. Non avrebbe dovuto perdere più di uno o due minuti, o non sarebbe più potuto tornare indietro. Mise giù la ragazza.
“Adesso mi ascolti attentamente” disse Karim con serietà “C’è una guerra in corso e io devo combattere. E per farlo ho bisogno di essere in tranquillità, senza qualcuno tra i piedi”
“Che significa?” chiese Ambra iniziando a preoccuparsi.
“Vuol dire che te ne devi andare” sillabò Karim “Devi starmi lontana”
Ambra rimase immobile e a palpebre spalancate per qualche istante.
“Come?” domandò sconvolta, infine. Karim prese un profondo respiro, superò la ragazza e si abbassò sul treno. Mise la mano destra sul tetto del treno e ne accartocciò una piccola parte con disumana facilità, creando un buco, abbastanza grande da lasciar passare, almeno, una persona intera.
“Te ne devi andare da qui. Tornatene nel Mondo Reale”
“Perché, Karim? Cosa significa?” continuò a domandare Ambra, sempre più preoccupata. Karim si avvicinò a lei, la prese per le braccia e la fece indietreggiare, di schiena, fino a quando la ragazza non si trovò sul ciglio del foro creato dal ragazzo. Quando si accorse di quello che stava per fare Karim, Ambra posò le mani, a sua volta, sulle braccia del ragazzo e tentò di opporre resistenza.
“E’ per questo che Martina se n’è andata, vero? Anche lei ha… “
“Vai, Ambra” continuò Karim ignorandola, quasi come se, in quel momento, gli costasse fatica pronunciare quelle parole “Te ne devi andare”
“No!” si impose lei, tentando di spingere via il ragazzo, con scarsi risultati “Non voglio lasciarti qua a combattere, da solo”
“Credimi, Ambra… fa più male a me che a te” disse Karim, abbassando lo sguardo “Ma te ne devi andare da qui”
E detto ciò, diede una spinta secca alla ragazza, che cadde con un tonfo giù nel treno. Non era stato un atterraggio morbido, ed era finita sulla sua gamba sinistra, che ora le faceva parecchio male; probabilmente si era strappata il muscolo. Gli altri passeggeri fecero finta di nulla, o almeno così credette lei. Si tirò su a fatica e alzò lo sguardo. Karim era ancora lì, a guardarla.
“Va’ nel Mondo Reale” disse il ragazzo “E non mettere più piede nel Mondo Elements fino a quando la guerra non è finita!”
Dopodiché, il ragazzo sparì dalla vista e dalla ragazza e balzò giù dal treno. Ambra, ancora sconvolta, percorse, tentando di correre e trattenendo il dolore alla coscia, quelle poche carrozze che rimanevano per arrivare alla fine del mezzo. Una volta raggiunto l’ultimo scomparto, si fiondò fino al vetro sul fondo di esso: Karim era fermo, immobile sui binari ad osservare il treno che si stava allontanando sempre di più.
“Karim! Karim!” urlò la ragazza disperatamente, battendo le mani sul vetro “Karim!”
Il ragazzo parve far finta di nulla: deglutì a vuoto e a fatica, poi si voltò e con uno scatto raggiunse la stazione da cui il treno era partito. Ambra fece appena in tempo ad osservare il ragazzo raggiungere ad una velocità elevata la stazione, prima che il treno curvasse.
 
 
 

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Qui volevo solo dire che ho messo il tag Violenza. A dire la verità, non tutti i capitoli presentano scene violente e quelle presenti non sono particolarmente crude o terribili. Ho preferito inserirlo comunque.
 

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Capitolo 3
*** #2 ***





MissingMomentElements2
 
 
 


 
Read Me:
Il Mondo Dei Cacciatori confina con il Mondo Elements. In totale, vi sono sei regioni, con i quattro elementi. Sono presenti due Regioni dell’Acqua e due della Terra. E’ stato creato millenni di anni fa, da persone provenienti dal Mondo Reale che sono venuti a conoscenza degli elementi. Poiché i sovrani di quei tempi non accettarono di ammetterli nel Mondo Elements, rubarono una quantità non identificabile di poteri agli elementi e crearono un loro Mondo. Non vi sono regole ferree e i poteri si acquisiscono geneticamente (ex. Genitori che vivono nella Regione della Terra, ma hanno il potere del fuoco, avranno un figlio che avrà il potere del fuoco) a differenza del Mondo Elements. Ora i cacciatori sono in pace con il ME. Coloro che sono ancora in lotta con  gli elementi sono chiamati cacciatori neri e sono radunati in una sorta di esercito/banda al servizio di un superiore. Si stimano che ci siano minimo due bande di cacciatori neri per ogni regione del loro Mondo. I cacciatori vengono anche chiamati “demoni”, per via del fatto che, quelli neri, vivono per tantissimo tempo. Alcuni sfiorano la soglia dei cinquecento anni. Karim e Daniel sono amici fin da quando erano bambini e sono entrambi figli di genitori con i poteri dell’acqua, ma hanno vissuto nella Regione della Terra. Entrambe le due coppie morirono per via di una guerra interna e i figli vennero presi in custodia da Lyun, nel lontano 1912.
 
 
 
 


Ambra venne spinta malamente all’interno di quella che sembrava una rimessa abbandonata. Il luogo era buio, c’era solo qualche finestra impolverata, alle quali mancavano pezzi di vetro, a illuminare vagamente il posto. Per terra c’erano polvere e detriti di ogni genere di oggetto e terreno. Sul fondo della stanza c’era una vecchia carrozza quasi completamente distrutta: si capiva che era una carrozza solo dalle grandi ruote in legno quasi intatte.
Ambra venne spinta nuovamente e stavolta cadde in ginocchio per terra, non riuscendo a sostenersi in nessun modo avendo entrambi i polsi tenuti fermi da una corda annulla poteri dietro la schiena.
“Ehy, Dark!” fece Karim lanciandogli una brutta occhiata, voltandosi verso il ragazzo e ex amico, che aveva spinto malamente la ragazza; quest’ultima, intanto, si stava osservando intorno  stranita, insieme a Martina.
“Puoi anche smetterla di recitare, vecchio mio” fece il ragazzo, con un ghigno. Ambra aggrottò le sopracciglia e Karim gli lanciò nuovamente un’occhiataccia, ma continuò a camminare, spinto da un altro cacciatore nero. Daniel e Karim, quindi, si ritrovarono di fronte ad una sorta di altare. Entrambi sapevano chi li stava aspettando. I cacciatori, intanto, presero posto intorno alle ragazze, formando un semicerchio dietro di loro, per evitare che fuggissero in qualche modo.
Nella stanza si alzò un vento carico di aria gelida - solamente ad Ambra non diede fastidio - che puntava contro l’altare davanti ai quali si trovavano Karim e Daniel, tenuti fermi da due cacciatori. Il vento si raggruppò in un unico punto, formando una colonna di polvere e detriti – sollevati dal suolo – che si diradò con cautela, rivelando la figura di una bellissima donna, dalle labbra viola scuro, lo stesso colore del vestito e del mantello che indossava. I capelli erano poco più corti del mantello e di color argenteo, come l’iride dei suoi occhi. Al polso sinistro teneva, come bracciale, un piccolo serpentello, che strisciava avanti e indietro dalla sua mano al suo avambraccio.
“Giù le mani dai miei ragazzi” disse tranquillamente, guardando i due uomini che stavano braccando Karim e Daniel. Essi levarono all’istante le mani dalle spalle dei due e si allontanarono di qualche passo.
La donna scese i due gradini che li separava dai cacciatori e si avvicinò a loro.
“Daniel” disse, senza ottenere alcuna risposta, né fisica né parlata, dal ragazzo “E Karim. Amore mio”
Il ragazzo in questione abbassò lo sguardo verso sinistra, evitando di guardare negli occhi la donna che aveva di fronte, a poca distanza. Ambra intanto aveva assottigliato lo sguardo e osservava stranita, così come Martina, la scena che aveva davanti, a pochi metri di distanza.
“Cosa avete fatto in tutto questo tempo? Sono stata in pensiero” disse con assurda dolcezza la donna prendendo con delicatezza il viso di Karim e facendolo voltare, lentamente, verso il suo.
“Hai portato a termine il compito che ti avevo dato?”
Ambra corrugò le sopracciglia, non capendo cosa intendesse la donna, mentre Martina sospirò perplessa. Il respiro riecheggiò in tutta la rimessa e la donna se ne accorse. Quest’ultima guardò oltre il viso di Karim, per vedere da dove provenisse quel sospiro.
“A quanto pare sì” disse sorridendo sinistra, mentre toglieva le mani dal viso del ragazzo per avvicinarsi alle due. Sia Ambra che Martina si resero conto che la donna camminava in modo estremamente lento. Karim e Daniel intanto si erano voltati per osservare la scena.
“Chi delle due è Ambra?” chiese lei, alzando le sopracciglia, una volta posizionatasi di fronte alle due. Nonostante stesse dando da tempo la caccia alla ragazza, la prima e unica volta che aveva avuto l’occasione di vederla era stata quando Ambra era ancora in fasce. Purtroppo, almeno per la donna, non esistevano le sfere di cristallo.
La risposta alla sua domanda non arrivò dalle due, bensì da uno dei cacciatori, che Ambra riconobbe come quello che l’aveva spinta in quella topaia:
“Lyun, è la ragazza a…”
La donna mosse lievemente le dita della mano sinistra e un fulmine violaceo colpì in pieno il ragazzo, che finì contro il muro alle sue spalle.
“Non mi sembra di averti interpellato”
Per quanto imponesse ai suoi cacciatori di chiamarla col nome proprio, esigeva rispetto. O almeno, questo era quello che intendeva lei come rispetto.
“Dunque” disse la donna, tornando a riconcentrarsi sulle due “Non mi rispondete?”
Né Martina né Ambra si mossero dal proprio posto, fissando il vuoto e non aprendo bocca. La donna sorrise compiaciuta e chiamò a sé uno dei suoi cacciatori, al quale sussurrò qualcosa. Il cacciatore annuì e si allontanò per raggiungere Karim e Daniel, facendoli voltare. Si diresse verso il moro.
“Chi è Ambra?” sussurrò a denti stretti, mettendosi alle spalle di Karim. Questo inspirò profondamente a labbra serrate, ma non rispose. Perciò, il cacciatore, lentamente, estrasse dalla cinta un coltello ricurvo; provocò un taglio non troppo profondo al fianco sinistro del ragazzo e ritentò:
“Chi è Ambra?”
Karim non ci diede peso, poiché vide un cacciatore, probabilmente senza il consenso di Lyun – dato che lei si era distratta per sussurrare qualcosa ad un altro cacciatore - avvicinarsi di soppiatto ad Ambra con un ascia e alzarla sopra la sua testa. Karim non ci pensò due volte: con un movimento fulmineo, prese da dietro di sé il coltello del cacciatore che era dietro di lui e, senza prendere bene la mira, lo scagliò contro il cacciatore. Non avendo calcolato la traiettoria, un pezzo del mantello di Lyun si strappò, mentre dal polso del cacciatore nero, con il quale stava brandendo l’ascia, colava sangue. La lama, nel frattempo, si era conficcata in una delle crepe del muro alle spalle delle ragazze e degli aiutanti di Lyun.
“Karim?” chiese stranita, ma tranquillamente, la donna, osservando un pezzo del mantello ridotto a brandelli e vedendo il cacciatore nero dal polso sanguinante allontanarsi da una delle due ragazze catturate. Dark ringhiò: perché Karim aveva questi privilegi?
La donna vide il cacciatore dietro Karim, Paul, annuire con sicurezza. Lyun si rivoltò nuovamente e osservò la ragazza dietro alla quale vi era il cacciatore con il taglio al polso destro.
“Sei tu, Ambra?” chiese, abbassandosi per vederla meglio in volto. Cominciò ad osservala intensamente e la ragazza ricambiò, con la stessa intensità, lo sguardo: erano degli occhi bellissimi, ma era normale che ora avevano la forma di una spirale e che girassero su se stessi? Notò di riuscire a tenere a fatica le palpebre aperte e la testa non le era mai sembrata così tanto pesante da sostenere. Martina la stava chiamando, ma la voce, senza un motivo a lei chiaro, le arrivava ovattata.
Fu solo grazie all’intervento di un lupo, decisamente più grosso del normale, che la ragazza si risvegliò. Strizzò più volte le palpebre e scosse la testa, poi osservò la scena davanti a lei. Karim aveva assunto la forma di un lupo – da un po’ di tempo lo faceva sempre più spesso – ed era alle prese con i cacciatori di Lyun, la quale, dopo essersi allontanata dalla rossa, parlava fittamente e in disparte con Paul. Daniel, intanto, stava liberando Martina dalle corde che legavano sia lei che Ambra.
D’un tratto, Karim emise uno strano verso e si accasciò al suolo e, velocemente, Dark si avvicinò, per tracciare un cerchio luminoso intorno a lui. Il cerchio sparì in una manciata di secondi e Karim ritornò nella forma umana: era in ginocchio, sostenuto da una sola gamba, e poggiato sull’avambraccio destro, dolorante. Alzò lentamente lo sguardo verso Ambra.
“Karim!” gridò lei preoccupata, per poi spostare lo sguardo verso Daniel, che aveva emesso un verso di frustrazione dato che era ancora alle prese con le corde che legavano Martina.
“Ambra… non…” iniziò Karim. Paul fu più veloce di lui: con un braccio cinse il ragazzo per il collo, in una stretta che avrebbe sicuramente soffocato qualsiasi umano, e si sollevò in volo, continuando a stringere forte il ragazzo. Ora fluttuavano in un angolo della stanza.
“Karim!” fece Lyun, guardando in alto e osservando il ragazzo “Cosa significa?”
Daniel, intanto, era stato nuovamente preso per le spalle dai cacciatori neri della donna.
“Non mi hai ancora degnato di una parola” continuò lei. Karim avrebbe voluto parlare e risponderle, ma gli costava fatica anche solo respirare, quindi evitò.
“E poi i patti li hai mantenuti. Me l’hai portata” e indicò, con la mano circondata dal serpentello, Ambra.
“Che vuol dire?” chiese lei preoccupata, fissando Karim. Il ragazzo ricambiava lo sguardo continuando a deglutire a vuoto e cercando di far allentare la presa del cacciatore, afferrandogli l’avambraccio.
“Vuol dire che tu devi star lontana da Karim e che verrai con noi!” continuò Lyun.
“Vedi, Ambra, Lyun voleva assolutamente averti con sé. Sai, saresti un’ottima cacciatrice e hai un potere grandioso. Ma ovviamente non ci saresti mai arrivata da sola, qui. E se ti avessimo catturata in questo modo non avremmo avuto alcun riscontro positivo” spiegò Paul, cercando di tenere fermo Karim, che stava sudando freddo per via di quelle parole, che, sapeva benissimo, avrebbero creato solo ulteriore confusione “Perciò Karim aveva un compito semplice e chiaro: doveva portarti qui”
“Karim è…” Lyun si voltò verso il ragazzo, prima di continuare “Il mio miglior cacciatore. È un abile doppiogiochista oltre che un grande attore. Come vedi, è riuscito a convincerti che lui ti avrebbe protetto, che era dalla tua parte”
Ambra stava ascoltando il tutto con gli occhi lucidi e le labbra socchiuse. Non voleva credere a quella storia, anche se, in quel momento, non aveva il coraggio di guardare negli occhi Karim.
“Quindi, Ambra, è stato tutto un suo piano. Lui ha trovato le strategie per convincerti e lui è riuscito a portati da me”
“Solo che, man mano che il tempo passava, sono sorti dei problemi” intervenne Dark, ripresosi dal colpo di prima “Le volte che vi attaccavo era solo per controllare il suo operato. E poi mi sono reso conto che lui sarebbe arrivato all’impossibile, pur di proteggerti. Non era questo, quello che avrebbe dovuto fare: i patti erano che tu saresti dovuta arrivare viva qui, è vero. Ma non che Karim rischiasse anche la vita per te”
“Perciò ho dovuto fare in modo che Karim ti portasse qui il prima possibile, per non rischiare che lui si innamor…”
“Basta!” urlò Ambra, respirando a fatica e non sapendo né chi né cosa guardare. Quella storia era stato un colpo al cuore, doloroso. Si sentiva una stupida per aver creduto così facilmente a Karim, per essersi lasciata proteggere da lui, per essersi fidata di lui, per esserselo fatto pia…
“Ambra! Ambra!” Karim era riuscito ad allentare la presa su di lui di pochi centimetri “Non credere a niente!”
“Smettila di fare il doppiogioco” intervenne Dark, con ribrezzo.
“Solo all’inizio era così” continuò Karim, ignorando l’ex amico “Ma poi non più! Quando ti proteggevo… lo facevo perché avevo davvero paura di perderti!”
“L’hai visto quando lo ha fatto anche prima, no? Non lo avrebbe fatto, altrimenti” disse Daniel, che non sembrava troppo turbato dal racconto. Forse perché…
“Tu lo sapevi?” domandò sconvolta Ambra, voltandosi verso di lui. Anche Martina si voltò verso di lui e lo guardò tristemente. Daniel venne scosso bruscamente dai due che lo tenevano per le braccia. La ragazza continuò a guardarlo sconvolta per qualche secondo, poi si voltò nuovamente verso Lyun, la quale sorrideva compiaciuta e soddisfatta, convinta, probabilmente, di riavere Karim solo per lei.
“Io e Karim siamo stati amanti” continuò Lyun, avvicinandosi ad Ambra “E potremmo ritornare ad esserlo”
Ambra ora la guardava con gli occhi velati dalle lacrime che non voleva e non doveva far uscire. Non voleva mostrarsi debole.
“Non dire cazzate” fece Karim, stringendo con entrambe le mani il braccio di Paul, che non accennava a mollare la presa sul suo collo, ma che ora riusciva a farlo parlare “Non eravamo amanti e lo sai benissimo”
Lyun si girò verso di lui con espressione irata:
“Ti ho fatto giurare che mi amavi” gli ricordò lei.
“Sì, per avere del sesso in più”
Lyun spalancò le palpebre, ispirando fumante.
Ambra era sempre più sconvolta.
“Ambra, ascoltami…”
“No! Non ti voglio sentire!” fece Ambra respirando affannosamente “A cosa mi ha portato fidarmi di te, alla fine?!”
Daniel approfittò del momento di distrazione di tutti per tirare un calcio negli stinchi al cacciatore alla sua sinistra e un pugno nello stomaco a quello di destra; dopo di ciò, si avvicinò frettolosamente alle ragazze. Preferì liberare prima Ambra: probabilmente, in quel momento, era arrabbiatissima anche con lui. Ambra si tirò su velocemente, alzò una mano e creò una folata di vento che fece volare indietro Lyun, per la troppa potenza, facendola sbattere contro il muro di fianco alla carrozza abbandonata. I cacciatori capirono solo in quel momento il perché Lyun voleva tremendamente i poteri di Ambra.
Approfittando del vento rimasto nella stanza, Ambra si diresse verso Martina e aiutò Daniel a slegare le corde che le tenevano i polsi, Karim decise di approfittare del lupo che c’era in lui, allungando in modo disumano i canini e mordendo il braccio di Paul. Il cacciatore mollò all’istante la presa su di lui, il quale precipitò in modo elegante per terra, con un ginocchio e una mano a terra. Dopo aver steso ad uno ad uno, insieme a Daniel, gli aiutanti di Lyun, si diresse verso le due ragazze. Lyun, intanto, era sparita nello stesso vortice in cui era arrivata, lasciando riecheggiare una frase minacciosa nell’aria:
 
Non solo hai osato mettermi contro di me, ma mi hai portato via Karim. Nessuno mi impedirà di ucciderti, nemmeno Karim stesso!
 
“Tranquilla, riprenditelo pure il tuo Karim” commentò aspramente la ragazza, dando le spalle ai due e avvicinandosi a Martina, aiutandola a tirarsi su.
“Come va?” domandò.
“Ora bene” rispose la ragazza, annuendo e prendendo un grosso respiro. Dopo di ciò, si avviarono rapide verso l’uscita della rimessa.
“Ambra…” fece Karim, toccando una spalla della ragazza. Questa si girò e spostò bruscamente, con una manata, le dita del ragazzo.
“Non mi toccare” disse, cercando di far rimanere ferma la voce. Il ragazzo non poteva capire quanto l’avesse delusa e demoralizzata.
“Devi credermi, non ho più pensato al compito che avevo” continuò il ragazzo, a bassa voce, tentando di risultare convincente “Anzi, dato che era Ginevra a ospitarmi… mi sono legato anche a lei e le ho confessato di non aver più interesse per la missione”
Stava dicendo la verità, ma era consapevole della gravità di ciò che aveva combinato.
“Dovevi dirmelo, allora” rispose lei, lasciando che una lacrima scappasse da un occhio, avendo scoperto che persino Ginevra lo sapeva “Non farmelo scoprire così”
“Ambra, ti prego…”
“E sappi che questo maglione” disse la ragazza, prendendo tra le dita i lembi del maglione, dato da Karim, che indossava “Me lo tengo. Solo perché possa buttarlo io stessa”
Per quanto gli riguardava a Karim, quel maglione avrebbe preferito che lo tenesse la ragazza, ma in quel momento non stava pensando a quello.
“Ambra…”
La ragazza intanto era uscita dalla rimessa e si stava avvicinando al bosco.
“Non hai idea di quanto mi abbia fatto male saperlo, non ne hai idea
“Lo so. Ma ora le cose sono cambiate, io sono cambiato. E sarei pronto a…”
“No, non è cambiato nulla!” esclamò Ambra, con voce rotta.
“Sono ancora pronto a dare la vita per te, lo sai benissimo” fece Karim, fermamente.
“Tu sei ancora il cacciatore di quella!” continuò la rossa “Come puoi dirmi questo?”
“No, Ambra, io voglio…
“Vattene, Karim” disse lei, disperata “Vattene dalla mia vita”
Karim non rispose e appoggiò una mano sullo stipite della porta. Non voleva credere alle proprie orecchie: Ambra lo stava dicendo davvero. Lo stava cacciando dalla sua vita.
Ambra diede un’ultima, drammatica, occhiata al ragazzo, poi si voltò definitivamente e prese il sentiero della foresta.
“Martina…” iniziò Daniel, non sapendo bene cosa dire alla riccia.
“Non so chi dei due mi abbia deluso di più” fece lei, passando, con disprezzo, lo sguardo da uno all’altro “Ma vi dico una cosa: se Ambra va nel Mondo Reale… io vado con lei”
E si voltò, per raggiungere l’altra ragazza.
Karim poggiò l’avambraccio contro lo stipite e vi appoggiò la fronte, non sapendo più che fare e non potendo crederci che era arrivato quel momento; Daniel si sedette per terra, prendendosi la testa tra le mani. E ora che sarebbe successo?
 
 
 
 
 
°°°°°°°°°°


 
Mh… Niente da dire su questo capitolo, solo spero di aver reso bene i fatti, i luoghi e i personaggi!
 
Ps. Quando Karim si trasforma in lupo, non immaginatevi una bestia dalle dimensioni mastodontiche e esagerate. Immaginatevelo grosso poco poco meno dei licantropi della saga di Twilight.
 

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Capitolo 4
*** #3 ***





MissingMomentElements3 (rif. MME1)
 
 
 
 






“Quanto tempo è passato da quando Karim mi ha cacciato?” domandò Ambra sospirando e mettendo nei sacchetti i prodotti che le stava passando la cassiera. Martina la guardò per qualche istante, poi si riconcentrò nuovamente sulla spesa.
“Un mese e mezzo circa” disse lei “E comunque dovresti fare come me: anche io non sto più pensando a Daniel”
“Non ci sto pensando più, infatti” mentì Ambra. Martina le lanciò un’occhiataccia, segno che non le credeva affatto. E Ambra non replicò: Martina aveva tutte le ragioni del mondo per guardarla in quel modo. Karim le mancava tantissimo, non poteva più nasconderlo o negarlo. La notte le era anche capitato di sognarlo, talmente sperava di rivederlo. Ma purtroppo non sapeva più cosa fare: aveva provato a fare ritorno nel Mondo Elements, ma Martina l’aveva fermata; aveva provato a ricontattarlo in qualche modo, ma non aveva trovato i mezzi per farlo. Stava provando a dimenticarlo, ma non ci stava riuscendo. Il suo migliore amico, Alex – che non faceva ritorno nel Mondo Elements da tanto tempo – le aveva chiesto come mai volesse addirittura dimenticarlo. Ambra gli aveva spiegato il motivo: se c’era una guerra e Karim voleva essere lasciato in pace, probabilmente sarebbero passati anni prima che lo avrebbe nuovamente rivisto. Poi, che ci credesse poco al fatto che questo era il vero motivo per cui l’aveva cacciata, bè… quello era un altro discorso. Nemmeno Martina era tanto convinta delle parole di Karim e Daniel (nonostante lui avesse parlato alla ragazza, invece di cacciarla giù in un treno come aveva fatto Karim con Ambra), anche perché avevano combattuto fianco a fianco più e più volte, eppure loro non avevano fatto notare alle due niente che a loro potesse pesare.
“Ambra, lo dico davvero” fece Martina, dopo aver pagato e prendendo due sacchetti tra le mani “Non devi pensarci. Pensa solo al lato positivo”
“Perché, c’è un lato positivo?”
“Bè, più o meno” intervenne subito la riccia “Sei qui e non in mezzo alla guerra”
“Mi stai dicendo che così Karim rischia la morte in qualsiasi momento mentre noi siamo al sicuro, no?”
Martina strinse le labbra: non era proprio quello che avrebbe voluto dirle.
“No, Am…” fece l’altra, mentre imboccavano un marciapiede adiacente al supermercato “E poi sono degli (ex?) cacciatori neri… non hanno una resistenza umana. Per fare un paragone, fisicamente saranno forti e resistenti quanto rocce”
“Come minimo, sì” annuì Ambra “Però vanno comunque contro altri cacciatori neri, che conoscono i propri punti deboli”
“Ambra, dai” continuò Martina, con un leggero sbuffo “E non fare quella faccia. Cosa credi? Anche io sono preoccupata per Daniel, ma cerco di viverla più serenamente”
“Beata te” e fece spallucce.
Percorsero ancora qualche metro insieme, poi furono costrette a dividersi, dato che abitavano in due zone differenti e abbastanza distanti tra loro. Dopo aver salutato l’amica, Ambra raggiunse il portone del palazzo, entrò e poi si avviò verso le scale. Erano tre o quattro giorni che gli ascensori non funzionavano, ma aveva solo tre piani a piedi per fortuna.
Una volta arrivata al proprio pianerottolo, si posizionò di fronte alla porta di casa con già le chiavi in mano; nel mentre in cui mosse un passo per avvicinarsi alla serratura, sentì qualcosa scricchiolare sotto la scarpa che aveva appoggiato sullo zerbino. Abbassò lo sguardo e notò una busta bianca, che raccolse da terra: a prima vista, sembrava non esserci scritto niente.
Entrò in casa, posò i sacchetti contenenti la spesa sul piano di lavoro in marmo della cucina, si tolse le scarpe e tornò nel salotto, dove si appostò sul tappeto, davanti al tavolino in vetro che si trovava di fronte ai due divani. Rigirandosi più volte la busta tra le mani, incuriosita e sorpresa allo stesso tempo, notò una piccola scritta in un angolo:
 
 
Per farti capire
Che tu ci creda o no
Che non ti ho dimenticata.
 
 
Non riconobbe la scrittura e si stupì nel leggere quelle tre frasette. Chi poteva averle scritte?
Decise di aprire la busta, con cautela: sollevò la parte davanti, e si accorse di una consonante scritta con lo stesso pennarello e lo stesso stile di scrittura delle frasi di prima:
 
K.
 
“Karim?” sussurrò sconcertata e sperando di non stare sbagliando. Eppure chi altri poteva essere?
Si meravigliò ancora di più nel vedere qual era il contenuto della busta: gioielli di ogni tipo, soprattutto orecchini, tra i quali circular barbell, barbell, piercing. Non ne aveva mai ricevuti così tanti in diciotto compleanni messi insieme. E Karim lo sapeva benissimo: quante volte, lei, gli aveva parlato della sua passione per i buchi alle orecchie (infatti la ragazza ne aveva parecchi) e per i piercing (questi, invece, non ne aveva ancora)? Karim aveva azzeccato in pieno.
Svuotò completamente la busta e non vi trovò nessun biglietto o nessuna lettera: quello che Karim aveva voluto dirle lo aveva già scritto, evidentemente.
Decise di chiamare Martina, eccitata: doveva sapere di ciò. Mentre sentiva il telefono squillare a vuoto, si ricordò di essere appena tornata a casa e sperò che anche la ragazza ci fosse arrivata. Nel momento in cui stava per lasciar perdere e rimandare la telefonata ad un altro momento, sentì la voce di Martina.
“Neanche il tempo di arrivare a casa mi lasci!” fece lei, per poi fare un sospiro. Probabilmente si era affrettata a rispondere al telefono.
“Mi è arrivato un regalo da Karim!”
Ambra non sentì alcun suono provenire dall’altra parte del telefono per qualche istante.
“Come un regalo? E da Karim?” ripeté lei, sempre più stranita.
“Sì! Insomma, mi ha inviato un sacco di piercing e orecchini”
“Davvero? Ma sei sicura che arrivino da lui?”
Ambra le spiegò, velocemente e in breve, cosa c’era scritto sulla busta e un’ipotetica spiegazione a quel determinato tipo di regalo.
“Quindi Karim sa dove abiti? Cioè, il tuo indirizzo?”
“Evidentemente” rispose di getto la rossa. Poi però ragionò qualche secondo: non l’aveva trovata nella casella di posta, la busta.
“No, aspetta” si corresse, infatti, la ragazza, sedendosi sul divano e mordendosi il labbro inferiore, con fare pensieroso “Io l’ho trovata sullo zerbino”
“Però mi sembra strano che Karim sia venuto qui solo per portati la busta, senza farsi vedere direttamente” sospirò Martina.
“Non mi sembra da lui” continuò Ambra, sempre più pensierosa. Come aveva fatto, allora, a inviarle quella busta?
Sia lei che Martina sapevano che, dal Mondo Elements a quello Reale, era tranquillamente possibile spedire la posta. Ma, appunto, gli oggetti inviati finivano nella casella di posta, come di consueto: non sugli zerbini. Quindi qualcuno avrebbe dovuto, per forza, portargliela a mano. Ma chi?
“Ma certo!” esclamò Martina ad un tratto, ridestando Ambra dai suoi pensieri “Oggi pomeriggio ti vengo a prendere”
“E dove andiamo?” chiese Ambra, corrugando le sopracciglia senza capire.
“Tra poco ci arriverai anche tu, non preoccuparti”
 
 
**
 
 
“Cosa? Dobbiamo andare fino a Torino?!” domandò Ambra strabuzzando gli occhi alle parole dell’amica. Martina roteò le iridi azzurre al cielo.
“No, stupida” fece, incrociando le braccia al petto “Ho detto solo che lui viene da…”
“E perché siamo di fronte ad un Hotel?” continuò Ambra, osservando stranita l’albergo che le si parava davanti e all’interno del quale non era mai entrata, dato che lei, lì a Milano, ci viveva – quando non era nel Mondo Elements.
“Posso?” domandò Martina, mentre Ambra annuiva leggermente “Bene. Ti stavo dicendo che sì, Francis vive a Torino, ma ora non credo proprio che si trovi lì dato che secondo me è stato lui a portarti la busta con i piercing”
 “Come fai a esserne sei sicura?” chiese Ambra corrugando le sopracciglia.
“E’ l’unico amico di Karim a essere tornato qui” spiegò la riccia “E a proposito, non so perché non sia rimasto con Karim…”
Ambra alzò le spalle. Non ne aveva la più pallida idea, anche se, in realtà, le suonava strano: possibile che tutti gli amici stretti di Karim fossero lì con lui tranne Francis?
Scosse impercettibilmente la testa: doveva smettere di farsi tutte quelle domande, a cui, probabilmente, non avrebbe trovato un’immediata risposta.
“Quindi siamo qui…” fece Ambra, traendo conclusione dal discorso di Martina “Perché è l’unico Hotel di questa zona dove potrebbe esserci Francis?”
“Precisamente” confermò lei annuendo “Hai la busta con te?”
Ambra fece un segno di assenso, controllando l’interno della borsa per sicurezza.
Decisero, quindi, di entrare nella hall dell’albergo e, intanto, escogitarono un modo per riuscire a trovare la camera in cui soggiornava Francis, se Martina aveva davvero ragione. Si avvicinarono alla reception, ma nel momento in cui Martina allungò la mano per premere sul campanello, una voce alle loro spalle le distrasse.
“Ambra?”1
La rossa e la riccia si voltarono contemporaneamente verso il biondino che aveva parlato: Francis era dietro di loro con uno zaino in spalla, un libro tra le mani e le guardava stranito e stupito.
“Ehm… ciao, Fran”
“Cosa ci fate qua?” domandò, passando lo sguardo da una all’altra, sempre più sorpreso. Le ragazze si guardarono tra di loro.
“Volevamo chiederti delle cose” fece Martina “Possiamo parlarti?”
Il ragazzo si guardò intorno per qualche istante, sempre più perplesso e spaesato.
“Come fate a sapere che io vivo qua?”
Ambra indicò con l’indice Martina, la quale aggiunse: “Ti spiegheremo tutto”
Francis osservò preoccupato le due.
 
“Ci sei arrivata in fretta al fatto che vivo qui, wow” commentò Francis meravigliato “Daniel mi aveva detto che sei intelligente, ma addirittura…”
“Conosci anche Daniel?” domandò Martina, con sospetto.
“Certo che lo conosco” fece il biondo, annuendo.
“Eravamo convinte che fossi amico solo di Karim” continuò Ambra, osservando con sospetto il ragazzo seduto di fronte a lui. Questo ricambiò lo sguardo.
“No” disse solamente, prima di cambiare discorso “Che dovevate chiedermi?”
“Tu sai dove vivo?” domandò Ambra, poggiando entrambe le mani sulle cosce. Francis la guardò stranito.
“Che c’entra?”
“Rispondimi” ribatté la rossa. Francis sospirò, prima di annuire. Ambra afferrò la borsa che aveva messo su uno dei tavolini presenti nella Hall, frugò per qualche istante al suo interno e, infine, estrasse da essa una busta bianca quasi perfettamente intatta, ma completamente vuota. Francis sollevò entrambe le sopracciglia non appena vide la busta. Martina se ne accorse.
“La riconosci?” domandò, appunto, la riccia, mentre Ambra gliela mostrava. Francis la prese tra le mani e la rigirò più volte. Si soffermò più del dovuto sulla scritta in nero, posta in un angolino.
“Certo che la riconosco” sospirò “E’ di Karim”
Ambra si girò di scatto verso di lei e mormorò un Quello che ti avevo detto!
“Sai com’è finita in casa di Ambra?” chiese Martina, indicando col palmo della mano sinistra l’amica seduta di fianco a lei.
“Come faccio a saperlo?” disse Francis, facendo spallucce.
“Come fai a conoscerla, allora?”
“Potrebbe averla scritta settimane fa, no?” rispose il ragazzo retoricamente e guardando la rossa, che era sempre più sospettosa.
“Francis” sospirò Ambra “Come è finita da me?”
“Vi ripeto che non ne ho idea!” continuò Francis, gesticolando “Potrebbe averla spedita direttamente Karim, per quanto mi riguarda”
“No, non può”
Francis si girò stranito verso la rossa:
“Perché no? La posta dal nostro2… o meglio, dal Mondo Elements a questo funziona allo stesso modo”
“Lo so, peccato che la busta non l’ho trovata nella casella di posta, ma sullo zerbino!”
Calò in silenzio, intorno al luogo in cui si trovavano i tre. Ambra, non appena aveva finito di pronunciare la frase, aveva sbattuto la busta bianca sul tavolo in legno; Francis stava osservando la lettera con sguardo perso.
“Inoltre la busta non ha su nessun indirizzo” intervenne Martina, accavallando le gambe.
“E poi, si può sapere perché tu sei qui e non di là a combattere?” domandò Ambra.
Francis sospirò amareggiato, si passò una mano tra i capelli e iniziò a parlare:
“Sono venuto qui giusto una settimana dopo che Karim ti aveva cacciato dal Mondo. Mi tengo in contatto con lui molto spesso, perché lui vuole sapere se stai bene e se non ti è successo niente – e guardò Ambra -. Mi ha spedito quei piercing qualche giorno fa e sempre qualche giorno fa avrei dovuto darti la busta, ma tu eri sempre in casa, non te ne saresti mai accorta”
“Quindi tu sei in contatto con Karim?” domandò Ambra, a labbra leggermente socchiuse. Francis annuì.
“Sta benone, non preoccuparti”
“E… come fai a conoscere anche Daniel?”
“Martina, mi deludi” fece sarcastico Francis “Pensavo ci saresti arrivata”
Martina guardò con sguardo sospettoso il ragazzo. Ambra, invece, non sapeva dove il biondo stava andando a parare.
“Ragiona: perché Karim mi avrebbe mandato qui con Ambra? Non ve l’ho detto prima, ma è stato Karim a dirmi di venire qui. E secondo te perché conosco anche Daniel? Cosa mai mi avrà detto?” l’ultima frase la pronunciò in modo talmente ironico che anche Ambra, che non ci stava capendo granché, sembrò aver capito a cosa alludeva il ragazzo e cosa intendesse dire.
“Se Karim voleva proteggermi… perché non mi ha lasciato nel Mondo Elements con lui?”
“E’ quello che mi chiedo anche io” fece, ad insaputa delle ragazze, Francis.
L’unica cosa che desideravano sia Ambra che Martina, in quel momento, era di fare ritorno nel Mondo Elements.
 
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
 
Ambra?1: ammetto che è un po’ forzato come incontro, ma avevo praticamente troppe altre cose da scrivere e questa scena l’ho dovuta accorciare e tagliare (per così dire).
 
Nostro2: Francis, Daniel, Karim e tutti gli altri cacciatori vengono, appunto, dal Mondo dei Cacciatori. Per questo Francis si è corretto. Il Mondo dei Cacciatori (dal quale proviene) e quello Elements sono due cose diverse, nonostante confinino.

Ps. L'idea per questo capitolo mi è venuta grazie ad un sogno che ho fatto.  
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** #4 ***





MissingMomentElements4 (rif. MME2)
 
 
 






 
Qualche giorno dopo.
“Ho visto passare Ambra da queste parti” disse Ginevra, annuendo tetramente “Ha detto che sarebbe andata nella Regione del Fuoco, una cosa del genere”
“Dio” fece Karim, passandosi le mani tra i capelli “Non so niente di Ambra da giorni e l’unica cosa che mi viene detta è questa!”
“Se va nella Regione del Fuoco sarà solamente perché c’è il passaggio nel nostro Mondo” fece Daniel, appoggiato ad una delle pareti della cucina, con sguardo pensieroso e cercando di fare chiarezza sulla situazione.
“O per cercare sua madre” continuò la donna, posizionandosi al centro, tra Karim e Daniel. Entrambi si voltarono straniti verso di lei.
“Perché?”
“Sapete che Ambra sa poco e niente dei suoi genitori naturali, no? Bè, l’ultima cosa che le ho detto riguardo a sua madre è che è probabile che si trovi in quella Regione” spiegò la donna.
“E quindi lei è lì per trovarla” concluse Daniel.
 “Io vado a cercarla” fece Karim, avvicinandosi con poche falcate alla porta di casa.
“Va bene che la Regione del Fuoco è la più piccola del Mondo” disse Ginevra “Ma non ti sembra di correre?”
“Cosa devo fare? Ci sono già stati casini dato che ha scoperto il perché io sarei dovuto stare con lei, ora…” osservò l’espressione di Ginevra “Oh… già, tu non lo sapevi”
“Lo ha scoperto?” ripeté la donna, prendendo posto su una sedia situata intorno al tavolo. I due ragazzi raccontarono tutto quanto successo pochi giorni prima, compresa la litigata finale tra Karim e Ambra. La donna, ovviamente, non poteva biasimare la ragazza: avere scoperto solamente dopo diversi mesi che il ragazzo, che ti era stato accanto per così tanto tempo, avesse come compito quello di portarti al macello, in un certo senso, non era di sicuro una buona notizia. Il problema era che, ora come ora, nessuno sarebbe riuscito a far qualcosa per riportare indietro la ragazza e farle capire che Karim era davvero cambiato e che, negli ultimi mesi, si era addirittura dimenticato della missione che aveva.
Ginevra si alzò dalla sedia e sparì per qualche secondo, recandosi in camera propria. Tornò dai due con in mano un foglietto, che porse a Karim. Il ragazzo lo lesse velocemente: era segnato un indirizzo e un luogo preciso.
“Vai qui” disse Ginevra, con un sospiro “Si trova nella Regione del Fuoco. È il posto che avevo consigliato ad Ambra per cercare sua madre, quando sarebbe stata pronta fisicamente per farlo”
Karim la guardò, in un muto ringraziamento. Ginevra aggiunse:
“Non permettergli di arrivare fino in cima” si raccomandò “E’ un elemento dell’Aria. I fumi del vulcano sono troppo per lei”
 […]
“Le vedi?” chiese Daniel, alzando lo sguardo e osservando la cima del vulcano, alla base del quale si trovavano lui e Karim. Karim scosse la testa.
“No, in alto non c’è nulla” disse lui, spostando lo sguardo verso sinistra “Aspetta… guarda là”
Daniel si voltò nella direzione indicata dal ragazzo e osservò una figura minuta, avvolta dal fumo del vulcano, avvicinarsi a quella che sembrava essere l’entrata della montagna.
Karim, sospettoso, si avvicinò al punto in cui la figura era sparita. Non era certo che fosse Ambra o Martina, ma per sicurezza preferì controllare.
Scoprì di non essersi affatto sbagliato: Ambra stava, infatti, percorrendo delle scale a chiocciola che l’avrebbero portata fino alla cima del vulcano inattivo. Per quanto sapesse ben poco del Mondo Elements, era a conoscenza che molti abitanti della Regione vivessero nei vulcani, quindi era probabile che la ragazza stesse andando da qualcuno. Poi si ricordò delle parole di Ginevra e raggiunse la piccola entrata: Ambra aveva già percorso diversi scalini.
“Ambra!” esclamò Karim, iniziando a salire il primo gradino. La ragazza si voltò stupita verso la voce che aveva parlato.
“Cosa…” iniziò lei, sorpresa nel vedere il ragazzo dietro di lei. Emise un verso di frustrazione, poi proseguì il percorso più velocemente. Karim non ci pensò due volte a seguirla, riuscendo quasi a raggiungerla in pochi passi, essendo molto più veloce di lei. Daniel, intanto era ancora fuori a controllare che non ci fosse nessuno o che, in qualche modo, riuscisse a trovare Martina.
“Ambra, dove stai andando?” fece Karim, dietro di lei. Ambra tentò di salire le scale più rapidamente che poteva, ma notò che il ragazzo non ci stava impiegando molto a raggiungerla.
“Lasciami stare” sbottò, voltandosi solamente per pronunciare quelle parole. Karim scosse la testa e riprese a inseguirla, facendo due gradini alla volta.
Ambra, intanto, era quasi arrivata in cima, dato che si iniziava a intravedere uno spiraglio di luce provenire da un punto indefinito sopra le loro teste. La ragazza aveva il fiato corto e sentiva i polmoni scoppiare, ma non voleva trovarsi faccia a faccia con Karim.
Il ragazzo, dal canto suo, riuscì ad arrivare appena un gradino dietro la ragazza e l’afferrò per un braccio, fermandola.
“Ascoltami, Ambra” disse il ragazzo, guardandola negli occhi.
“No!” esclamò la ragazza, strattonando il braccio sinistro e riprendendo a salire i gradini. Dopo poco, la luce cominciò a diventare sempre più forte e più intensa, fino a quando non si ritrovarono fuori alla luce del giorno e di fronte al cratere pieno di lava.
Ambra, nonostante faticasse a respirare e fosse preoccupata, mise un piede fuori, ma nel momento stesso in cui lo fece, Karim la prese di nuovo per il braccio e la tirò indietro, per farla voltare. Purtroppo, la ragazza perse l’equilibrio e finì sullo stesso gradino di Karim che, intanto, l’aveva afferrata per i fianchi per evitare che cadesse. I loro corpi erano, in quel momento, praticamente attaccati.
“Lasciami” disse la ragazza, deglutendo a vuoto per la situazione “Non ti voglio ascoltare”
“Non mi interessa, tu mi devi ascoltare” fece Karim. La rossa scostò lo sguardo, ma non rispose.
“Non posso negare quello che ti hanno detto Dark, Lyun e Paul. È tutto vero. Fino a poco tempo fa, ero al servizio di Lyun e il mio compito era convincerti a fidarti di me, in modo che mi seguissi ovunque. In modo che ti riuscissi a portare da loro”
Ambra respirava a fatica, per via dell’estrema vicinanza con Karim e per quello che le stava dicendo.
“Quando, però, ho iniziato a proteggerti… sono cambiate un po’ di cose. Non mi piaceva vederti stare male, soffrire per dolori fisici o meno. Volevo proteggerti e lo voglio tutt’ora” Karim poggiò la fronte contro quella di Ambra “Sei, inaspettatamente… diventata la mia ragione di vita. Credimi, Ambra. Ed è per questo che ora daranno la caccia anche a me. Perché non doveva succedere che io… mi attaccassi a te in questo modo”
Ambra non sapeva cosa dire. Era ancora arrabbiata con lui per non averle detto niente e per essersi comportato in quel modo, ma quelle parole l’avevano colpita nel profondo. Non era mai successo che le venisse detto di essere una ragione di vita per qualcuno.
“Io… Karim…” mormorò, deglutendo a vuoto e spostando le mani, che fino a poco prima aveva tenuto strette a pugno sul proprio petto, sulle spalle di lui.
“Non voglio che tu mi chieda scusa, perché sono io che dovrei farlo. Non te l’ho detto solo perché non sapevo come avresti reagito”
“Non so…” iniziò Ambra, ma venne nuovamente interrotta.
“Ho bisogno di te. Non mi lasciare di nuovo”
Karim appoggiò lentamente la testa nell’incavo tra il collo e la spalla sinistra della ragazza; lei, di riflesso, mise le mani dietro il collo del ragazzo.
“Mai più” sussurrò Ambra.
Karim si avvicinò più che poté alla ragazza, stringendola in un abbraccio possessivo. Ambra si dimenticò dell’arrabbiatura: aveva altro a cui pensare.
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
 
Mh… sì, è parecchio corto (lo siento) e decisamente romantico questo capitolo, ma volevo troppo mettercelo. Capirete, più avanti, che era giusto metterlo tra i primi cinque, invece che tra gli ultimi cinque (sì, in totale dovrebbero venire 10 chap).
Non sono una ragazza romantica, quasi per niente, e ogni volta storto il naso quando rileggo questo capitolo ma oh, qualche capitolo tenero ci doveva essere!
Spero che lo abbiate apprezzato, o per lo meno più di me lol

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Capitolo 6
*** #5 ***


  
MissingMomentElements5
 
 










Karim aiutò Ambra a scalare l’ultima roccia, poi le lasciò la mano e si abbassò, tastando il terreno con la mano sinistra. Ambra intanto raggiunse Martina, che si era allontanata parecchio dai tre per avvicinarsi all’unico albero presente su quell’altura. Martina aveva poggiato una mano sul tronco della quercia e osservava il paesaggio che le si presentava davanti: era un’immensa distesa di rocce, di varie forme e colori, illuminate dal debole sole mattiniero; molto in lontananza, si scorgeva, appena, un accenno di verde e alberi. Anche il punto – molto in alto – in cui si trovavano loro, in quel momento, era completamente spoglio; eccezion fatta, appunto, per la grossa quercia che, chissà come, era riuscita a crescere sul ciglio del dirupo.
“Siamo parecchio in alto” mormorò Martina, quando Ambra la raggiunse di fianco a lei. Ambra si voltò qualche secondo verso la ragazza, poi riprese a rimirare il paesaggio che, nonostante era composto solamente da rocce, era parecchio piacevole, e catturava lo sguardo.
“Abbastanza” disse Ambra, portando un piede avanti e esponendosi leggermente dallo strapiombo, constatando che erano davvero molto in alto. La rossa sospirò, ritornando al posto di prima.
“Troveremo qualcosa che ci porti a Lyun, qui?” domandò, quindi. Martina alzò le spalle.
“Non ne ho idea”
Ambra annuì comprensiva: nemmeno lei aveva la più pallida idea di cosa e se avrebbero trovato qualcosa, in questo punto della Regione del Fuoco che sembrava praticamente deserto.
“Daniel” disse Karim, continuando ad osservare, con particolare attenzione, un punto preciso del terreno “Vieni qui un attimo”
“Cos’hai trovato?” chiese il ragazzo dagli occhi azzurri, abbassandosi per osservare anche lui cosa stesse guardando il ragazzo.
“Peli” decretò il ragazzo, accarezzando la poca peluria grigiastra sparsa per terra con la falange di due dita “Sono peli di lupo”
“Come i tuoi?” domandò Daniel. Karim alzò lo sguardo e osservò l’amico, senza rispondergli.
“Cioè, sono gli stessi peli che hai tu quando sei trasformato in lupo?”
Karim si alzò:
“No, sono più corti, questi”
“Sei sicuro che qui troveremo qualcosa?” continuò Daniel, seguendo l’amico, il quale si stava dirigendo verso una delle sporgenze del posto “Mi sembra parecchio spoglio”
“Qui sicuro non troveremo niente” rispose Karim, guardando giù dallo strapiombo e vedendo che terminava con un fiumiciattolo “Ma se ci sono peli di lupo vuol dire che sono passati di qui”
Daniel rimase in silenzio e si mise a guardare, imitando Karim, la fine del dirupo. Sarebbe stato un bel salto da fare, anche per loro due che erano cacciatori e per giunta dell’acqua. Non era quest’ultima, infatti, il problema vero e proprio: era l’immensa altezza a cui erano.
“E se fossimo costretti a scendere fino a lì?” domandò ad un tratto Daniel, indicando con un cenno del capo la fine del dirupo. Karim alzò le spalle.
“Spero di no, ma non credo” mormorò il ragazzo “Non ho visto nessuna strada che porta in discesa, mentre venivamo qui”
“Magari ci sono scorciatoie”
Sia Karim che Daniel sobbalzarono; Martina ridacchiò. Ambra intanto era davanti a loro, a pochi metri di distanza a spostare, con i piedi, la poca e fine sabbia rossastra che si trovava in quel punto.
“Non volevo farvi spaventare” disse la riccia, con un sorriso innocente stampato in volto. Karim si portò una mano sul petto e fece un respiro.
“Probabile” disse lui. Gettò una rapida occhiata al fiume d’acqua ai piedi del dirupo “Ma credo che per te non sia…”
il ragazzo smise di parlare e si voltò, lentamente, nel punto in cui si trovava Ambra, avendo sentito un rumore sospetto. Tre o quattro lupi si stavano dirigendo a passo di carica verso di loro, correndo come forsennati. Non appena raggiunsero Ambra, però, la raggirarono quasi fosse un ostacolo e si diressero, diretti, verso Karim.
“Cosa diavolo…” il ragazzo non fece quasi in tempo ad aprir bocca, poiché tutti i lupi gli furono addosso e lo spinsero giù dal dirupo, scendendo con lui ad una velocità elevata.
“Karim!” urlò Ambra, correndo verso il punto in cui era scomparso il ragazzo. Non riuscì a fare molti passi, poiché si sentì mordere la maglia e venne fatta voltare, a forza, di centoottanta gradi. Si ritrovò, di fronte, un lupo dalle dimensioni fuori dal normale – come la trasformazione di Karim – che la guardava intensamente. In un modo o nell’altro, riuscì, spostandola col muso, a far mettere in sella la ragazza su di lui. La ragazza fu costretta ad aggrapparsi saldamente al pelo della bestia, poiché si trovava in una posizione scomodissima.
Daniel e Martina, intanto, dovettero vedersela con altri tre lupi, che li tenevano impegnati nella lotta; più che lottare però, in realtà, li distraevano graffiando il vuoto e li tenevano fermi dov’erano, sul ciglio del dirupo. Riuscirono, purtroppo, nel loro intento, tanto che solo la ragazza si accorse di ciò che stava succedendo ad Ambra.
“Ambra! Ambra scendi!” urlò la ragazza, dopo essere riuscita  mettere a terra un lupo con una scarica elettrica potente. Daniel fu distratto dal suono provocato dalla scossa elettrica e si accorse di cosa stesse facendo quel lupo enorme con Ambra.
Ambra urlò di paura essendosi ritrovata, con un balzo, sdraiata sul dorso del lupo, che aveva iniziato, immediatamente, a correre verso il punto da cui era arrivato. La voce di Martina non le arrivò chiara all’orecchio e si ritrovò spaesata sulla schiena di un lupo che stava correndo all’impazzata.
 
“Cosa diavolo volete fare?” esclamò Karim, vedendo che sì, i tre lupi lo stavano spingendo verso il fondo del dirupo, ma non stavano facendo niente di più; non lo stavano attaccando in nessun modo, nessun morso e nessun graffio. Dall’alto, udì una voce femminile gridare di terrore: Ambra. Non gli piaceva sentirla gridare, dato che ogni volta che lo faceva era perché le stava succedendo qualcosa.
Alla fine, non capendo cosa stessero realmente facendo i lupi e stufo di stare precipitando per chissà quanti metri, allungò il piede destro fino a tastare la parete dello strapiombo, riuscendo a rallentare la caduta, spingendo con il piede contro il muro. Afferrò per il collo uno dei tre lupi e, con una fatica immensa, lo spinse contro la parete, facendogli perdere i sensi; il lupo precipitò. Avendo un braccio libero, si aggrappò alla prima roccia sporgente che trovò e vi rimase a penzoloni. Gli altri due lupi si staccarono per andare a recuperare il loro compagno privo di sensi; quando arrivarono alla base del dirupo, gettarono un’occhiata al cacciatore appeso, poi se ne andarono.
“Che significa ‘sta cosa?” si domandò Karim, guardando il punto in cui i tre animali erano spariti. Scosse la testa e iniziò ad arrampicarsi lungo il muro di roccia, avendo constatato di non essere precipitato, per fortuna, di molti metri.
Quando riuscì ad arrivare in cima, trovò la mano di Daniel già esposta ad aiutarlo. L’afferrò saldamente e si aiutò con la mano libera.
“Cosa ti hanno fatto quei lupi?” chiede Daniel, quando il ragazzo si fu messo in piedi, notando che l’amico non aveva nessuna ferita profonda e particolare. Karim si ripulì velocemente i vestiti.
“Niente” rispose il ragazzo, stranito “Mi hanno solo spinto giù per qualche metro”
Daniel inizialmente assunse un’area completamente spaesata, poi sembrò illuminarsi, dato che spalancò leggermente le palpebre.
“Ambra” mormorò il ragazzo “Hanno rapito Ambra”
“Come?” chiese Karim, spalancando, a sua volta, le palpebre. Martina si avvicinò ai due, con un’aria particolarmente sconvolta.
“L’ha portata via un lupo della tua stessa taglia”
Karim ascoltò Martina, poi abbassò lo sguardo, facendo mente locale: ecco perché i lupi lo avevano semplicemente spinto giù per il dirupo.
“Evidentemente ti hanno buttato giù solo perché sapevano che avresti impedito il rapimento” continuò Martina, non sapendo né chi né da quale parte guardare. Karim sembrava apatico: aveva perso espressività e fissava il vuoto a palpebre leggermente socchiuse. Poco dopo sospirò.
“Merda” mormorò Karim, mordendosi nervosamente il lato sinistro dell’indice destro. Ambra poteva essere stata portata ovunque. Come avrebbero fatto a trovarla?
 
 
 

 
…Continua
 
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
 
Mi piace molto questo capitolo, anche se mi dispiace il fatto che la scena dei lupi l'ho quasi copiata da un manga.
Comunque, vi do dei piccoli accorgimenti, o meglio le uniche cose che ritengo sia meglio spiegare:


 
Ambra: nata nel ME, spedita da Ginevra nel Mondo Reale un anno dopo la nascita, elemento dell’aria, nata nel 1995
 
Martina: nata nel ME, trasferitasi con i suoi nel Mondo Reale per via della guerra del 95-96, elemento del fulmine-elettricità, nata nel 1995
 
Karìm (non Kàrim): nato nel MDC, il 4 agosto 1895. Eh sì, ha 118 anni. (ambientazione nel 2013)
 
Daniel: nato nel MDC, il 7 agosto 1894. Eh sì, ha 119 anni. Ovviamente i due dimostrano rispettivamente 18 e 19 anni lol
 
 
Ps. Non ho messo il “continua” nel secondo MM, perché nel suo MM di riferimento non accadono fatti immediatamente dopo la partenza di Ambra. Non so se mi spiego. 

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Capitolo 7
*** #6 ***





MissingMomentElements6
 
 
 



“Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee,
 per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso,
in maniera inaspettata,
prima che una sola parola venga pronunciata.”
 
 
 
 
Read Me:
La madre di Ambra, durante la guerra e quando la bambina aveva appena un anno, ha chiesto a Ginevra di metterla al sicuro dai cacciatori, una di questi era Lyun, in qualche luogo. Poi era fuggita senza lasciare più alcuna traccia. Ginevra allora aveva preso la bambina e l’aveva portata nel posto che, allora, risultava il più al sicuro dai cacciatori. Ginevra aveva chiesto aiuto ad una sua amica nel Mondo Reale, la quale, anche se aveva già un figlio di quattro anni, decise di adottare comunque la piccola Ambra. Quattordici anni dopo, circa, i cacciatori presentarono nuovi attacchi, non solo nel Mondo Elements, ma anche, purtroppo, nel Mondo Reale. Ginevra decise quindi di prendere la ormai quindicenne Ambra, portarla nel Mondo Elements e raccontarle la sua storia. L’unico pericolo che correva Ambra non riguardava, in quegli anni, lei come persona, ma solamente il suo potere. Essendo rimasto nel corpo di Ambra per quindici anni senza mai essere stato utilizzato, ogni volta che la ragazza ne faceva uso, esso si manifestava in modo potentissimo. Ora, a diciotto anni, Ambra è a conoscenza di tutto ciò che c’è da sapere sul Mondo Elements e lei, ed è ancora alla ricerca della madre naturale. Ed è per via del suo potere, che una delle massime autorità dei cacciatori neri la vuole per sé. Martina e Ambra, invece, si conobbero alla scuola elementare e da lì, fortunatamente, divennero grandi amiche. Da poco meno di un anno, Ambra vive da sola col fratello maggiore Giovanni.
 
 
 
 
 
 
24 Maggio 2013
“Sei sicura che possa venire anche io?” domandò Martina, allungando lo sguardo verso la ragazza seduta di fronte a lei. Ambra roteò gli occhi al cielo. Era l’ennesima volta che l’amica le rivolgeva quella domanda.
“Ti ho detto di sì” ripeté la rossa, annuendo e portandosi alle labbra la tazza di cappuccino, ormai mezza vuota, che aveva ordinato poco prima “Quindi tranquilla”
“Ho solo paura di crearti casini” continuò la mora, storcendo la bocca da un lato e staccando un pezzetto di brioche vuota. Ambra ridacchiò e riappoggiò la tazza di ceramica sul piattino.
“Non puoi crearmi casini, ti ho invitato io”
Martina sospirò, poi finalmente si convinse che quella piccola vacanza – organizzata da Ambra in persona – non avrebbe causato niente di male a nessuno. Anzi, probabilmente avrebbe fatto solo bene, dato che finalmente poteva staccare, anche lei, dall’assurdo affanno che caratterizzava il mondo di Milano.
“E’ in Toscana il residence, giusto?” chiese Martina, finendo di masticare l’ultimo boccone di brioche e pulendosi i lembi delle labbra con un tovagliolino di carta. Ambra annuì.
“Nelle parti di Massa Carrara, quindi c’è pure il mare”
“Motivo in più per venire” rise Martina. “A proposito, come hai convinto tuo fratello a lasciarti partire?”
“Tra poco c’è il ponte del due giugno e non ho molto da studiare” spiegò la ragazza, raccogliendo con il cucchiaino ciò che rimaneva sul fondo della tazza “E poi parte anche lui con la sua ragazza”
“Mica può partire solo lui” disse Martina, con ancora il sorriso sulle labbra.
“E tu, i tuoi?” domandò curiosamente l’altra ragazza, poggiando gli avambracci sul tavolino dopo aver mollato il cucchiaio nella tazza.
“Ho detto loro che avrei fatto un salto a casa, nel Mondo Elements” dichiarò lei, abbassando leggermente lo sguardo “E’ l’unica scusa che funziona, quando voglio partire”
Ambra annuì comprensiva. Essendo nata, come l’amica, nel Mondo Elements, le mancava parecchio quel mondo. Sapere, inoltre, di essere stata adottata nel Mondo Reale per via della guerra che ci fu nel ’95, faceva sempre crescere in lei la nostalgia di casa. Purtroppo erano già cinque anni che non mettevano più piede nel mondo in cui era nata.
Martina, per lo meno, si era trasferita nel mondo, in cui si trovavano in quel momento, insieme alla sua famiglia; anche lei però, purtroppo, per lo stesso motivo di Ambra. La guerra tra cacciatori e elementi del ’95-’96.
Il “bello” di ciò era che, per entrambe, ormai era diventata una normalità non utilizzare mai i poteri. Un’amica di Martina, che però viveva ancora nella Regione dell’Acqua, le disse tempo fa che lei non ce la farebbe mai a resistere senza poteri. La ragazza aveva riso, costatando che lei ormai aveva passato più tempo a non utilizzarli che a farne uso. Questo principalmente era dato dal fatto che vi erano regole ferree: i poteri non andavano assolutamente utilizzati nel Mondo Reale. L’identità di “elemento” andava nascosta
“Un giorno ci ritorneremo” disse Ambra, dopo essersi ridestata da ricordi e pensieri. Martina annuì a sua volta.
 
 
**
 
The day after
Ambra, da perfetta milanese doc, arrivò in stazione con un quarto d’ora d’anticipo. Era tremendamente eccitata per quel piccolo viaggio che avrebbe compiuto da lì a breve, anche perché era la sua prima vera e propria vacanza che trascorreva da sola con un’amica. Martina, comunque, non tardò ad arrivare, trascinandosi dietro non solo un piccolo trolley turchese, ma anche un borsone a tracolla, di un grigio abbastanza scuro e spento.
“Addirittura il borsone?” chiese Ambra ridendo, portandosi dietro il suo trolley rosso e raggiungendo la ragazza, che camminava, a sua volta, nella direzione della rossa “Stiamo quattro giorni”
“E’ tutta biancheria” rispose la ragazza, dando due baci sulle guance all’amica per salutarla, nonostante si fossero viste la mattinata precedente “Oltre che costumi e creme”
“Hai la crema solare? Io l’ho dimenticata” esclamò Ambra, ricordandosi in quel momento di non aver messo, nel piccolo beauty case il tubetto con la crema “Comunque il treno arriva tra un… cinque minuti”
Martina si voltò verso il pannello con gli orari, costatando l’affermazione dell’amica.
Sei minuti dopo, il treno stava già sostando davanti alla stazione centrale. Le ragazze salirono velocemente e tentando di scansare la folla di gente che spingeva a destra e a manca. Si rifugiarono in una delle prime cabine libere che trovarono.
“Metti su anche la mia?” fece Ambra, passando delicatamente la propria valigia a Martina, che era in piedi su uno dei sedili per sistemare le proprie borse. La riccia annuì brevemente e afferrò anche la valigia dell’amica. Poi, entrambe, si sedettero a peso morto sul sedile imbottito.
“Sono proprio felice di partire” fece Ambra, sorridendo sorniona. Anche Martina sorrise.
“A chi lo dici” rispose la ragazza, guardando fuori dal finestrino e aspettando che il treno iniziasse a muoversi “Hai fatto bene a convincermi”
“Lo so” ridacchiò Ambra, soddisfatta.
La prima e buona parte del viaggio passò in modo veloce e rapido: le ragazze si erano perse in fitti discorsi, tanto che non si erano accorte che era già passata una buona parte del viaggio e del tempo. Dopo aver terminato l’ultimo discorso riguardante la scuola, Martina si era data alla lettura del libro che si era portata dietro per coprire i momenti morti e Ambra aveva messo le cuffiette nelle orecchie ad ascoltare musica, appoggiandosi al muro della cabina e chiudendo gli occhi, sperando di farsi un piccolo pisolino.
 
 
Martina chiuse il libro di scatto; Ambra si svegliò all’improvviso.
“Cosa?” borbottò la rossa, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco la situazione e dove si trovava. Poi notò che Martina, seduta di fronte a lei, guardava fuori dal finestrino perplessa.
“Cosa c’è?” ripeté Ambra, cercando di svegliarsi del tutto. Martina staccò lo sguardo dal finestrino.
“Il treno si è fermato” disse cupamente. Ambra la guardò, un misto di sgomento e preoccupazione.
“Perché?” domandò, senza capire. Neanche Martina sembrava capirci qualcosa, dato che scosse lentamente la testa e si alzò dal divanetto, aprendo lo scomparto del treno e controllando cosa stesse succedendo. Nessuno, però, pareva toccato da quanto stava accadendo dato che, guardando in modo indiscreto dai vetri delle porte degli altri scompartimenti, i vari passeggeri stava continuando con le loro attività.
Martina, d’un tratto, dovette aggrapparsi alla maniglia di una delle varie porte del corridoio, rischiando di aprirla, per il movimento improvviso del treno, che sembrava essere ripartito normalmente.
“Ci sarà stato qualche problema, ma credo si sia risolto” mormorò Martina, aprendo la porta del proprio scompartimento. Ambra, già in piedi al centro della cabina, non aveva un’aria tranquilla. Martina se ne accorse, ma non servì che glielo facesse notare o che chiedesse spiegazioni.
“Perché il treno si sta muovendo dalla parte opposta?”
Martina, d’impeto, corrugò le sopracciglia. Poi, però, gettò un’occhiata al finestrino alle spalle di Ambra.
“Cazzo, è vero” mormorò preoccupata “Ma perché?”
Ambra la guardò senza dire nulla; non ce n’era bisogno, entrambe si erano capite a vicenda e al volo. La rossa uscì velocemente dallo scompartimento e seguì l’amica, che si stava già incamminando verso la cabina dove vi era il capotreno.
Quando arrivarono davanti alla porta, apparentemente chiusa a chiave, Ambra allungò una mano verso la porta per bussare. Non fece in tempo, poiché il treno aumentò, in modo impressionante, la velocità, tanto che le ragazze dovettero aggrapparsi l’una all’altra per non cadere e poi, di colpo, si arrestò in modo brusco: la rossa finì contro la porta, mentre Martina rischiò di cadere all’indietro. Dopo essersi riprese, si dimenticarono del viaggio che avevano da compiere, schiacciarono sul pulsante per far aprire le porte e scesero dal treno. Non seppero, con certezza, se si trovassero ancora in Lombardia o di già in Toscana, poiché il posto era in mezzo al verde. E i passeggeri, constatarono, sembravano ancora ignari di ciò che stava succedendo.
“Possibile che non vedono che continuava a fermarsi?” domandò Ambra, mentre saliva in un punto di cemento, poco distante dal binario del treno. Martina scosse la testa, non avendo la più pallida idea del perché si comportassero così.
“Ma perché ogni volta…” iniziò a lamentarsi Ambra, ma venne bloccata da Martina che le fece segno di stare zitta e di ascoltare, indicandole, debolmente, un punto a poca distanza da loro: dal tetto del treno era appena saltato giù un ragazzo vestito con un maglione nero – le maniche tirate su fino ai gomiti, un classico – e dei jeans altrettanto scuri. Aveva fatto il giro del mezzo e si era fermato in una delle carrozze finali del treno, si era abbassato e aveva raccolto, da sotto una delle ruote, un paio di coltellini. Ecco cosa aveva frenato il treno. Il ragazzo, dopo essersi alzato, aveva poi sollevato lo sguardo e lo aveva diretto verso Ambra.
La ragazza sobbalzò per lo sguardo improvviso del ragazzo puntato su di lei. C’era qualcosa di particolare in quello sguardo di quel bellissimo ragazzo. Allungò una mano verso la sua sinistra, per cercare l’appoggio di Martina, ma la trovò girata dall’altra parte ad osservare un altro ragazzo, vestito in modo molto simile all’altro, che si stava avvicinando a loro. Voltò di nuovo lo sguardo verso il primo ragazzo e notò che anche lui stava muovendo qualche passo verso di loro.
“Perché siamo scese dal treno?” bisbigliò Ambra a Martina, la quale stava iniziando ad indietreggiare.
“Perché non sappiamo farci i cazzi nostri” rispose, in un sussurro, la riccia.
Ambra deglutì.
 
Ambra, con i riflessi più pronti in quel momento, si abbassò di scatto e trascinò con sé anche Martina, che fino a poco prima era rimasta paralizzata. Il ragazzo alla loro destra aveva scagliato un attacco verso le due, lanciando loro una serie di dischetti, taglienti, formati da acqua. Chi erano i due ragazzi? Due elementi? Improbabile.
“Non rispondete agli attacchi?” chiese retoricamente il ragazzo che aveva scagliato l’attacco. Le due si rialzarono lentamente, spostando lo sguardo dall’uno all’altro, ma non risposero. Il ragazzo che aveva parlato gettò un’occhiata al compare.
“Sono loro” disse quest’ultimo “Lasciami la rossa”
Ambra strabuzzò gli occhi. Due secondi dopo, stava già correndo a perdi fiato verso un punto dalla parte opposta della banchina, saltando giù da essa e correndo sui binari. Martina la imitò e ora stavano correndo una dietro l’altra per sfuggire ai due. Entrambe pregarono che in quel momento non dovesse passare un treno.
“Ambra” esclamò Martina, dietro di lei, con il fiato già corto “Sono cacciatori, ne sono sicura”
“Sì, probabile” confermò lei, senza voltarsi “E se è così, è inutile correre. Sono troppo veloci. Molto più di noi”
Martina sospirò, ma continuò comunque a correre. In quel momento, però, nessuna delle due sapeva dove si trovavano i due cacciatori dato che, quando Ambra era scattata e Martina non ci aveva pensato due volte a seguirla, i due giovani erano rimasti fermi a guardarle.
Ironia della sorte, davanti ad Ambra si materializzò, con uno scatto, il ragazzo che l’aveva “adocchiata”. La rossa si bloccò di scatto e, pur di non finire addosso a lui, rischiò di ruzzolare per terra. Non osò guardare in che condizioni si trovasse Martina.
“Cosa… cosa vuoi da me?” disse, la voce rotta in un misto di paura e fiato corto, dato che stava respirando a fatica. Non avevano corso per molto, ma lo avevano fatto in modo davvero veloce.
“Prendi fiato, Ambra” disse lui “Non ti voglio fare niente”
“Come sai il mio nome?” s’incupì lei, traendo un profondo respiro e cercando di calmare il battito accelerato del cuore. Lui ghignò e Ambra notò, grazie a questo suo gesto, che il ragazzo aveva dei canini leggermente più lunghi e affilati del normale.
“So molte cose su di te” rispose lui, incrociando le braccia al petto “Anche cose che non sai nemmeno tu”
Ambra lo osservò attentamente negli occhi, caratterizzati dalle iridi e dalle pupille gialle: non sembrava che le stesse mentendo, ma non voleva comunque rischiare nel fidarsi di uno sconosciuto.
“Sei un cacciatore, vero?” gli domandò, riprendendo a respirare normalmente, ma mantenendo alta la guardia. Il ragazzo emise uno sbuffo simile a una risata e si grattò leggermente il mento: non aveva delle unghie normali, - essendo più lunghe e affilate del normale - constatò Ambra, ma veri e propri artigli.
“Karim, piacere” disse lui, con un sorriso malizioso stampato in viso. La ragazza deglutì a vuoto e si girò verso Martina che stava tentando di scappare dalle grinfie dell’altro.
“Daniel ha dei modi un po’ bruschi, ma è più buono di me” fece lui, notando in che direzione stesse guardando la rossa. Ambra non rispose.
“Abbiamo bisogno di voi due” disse ad un tratto il ragazzo di nome Karim, diventando serio. Ambra lo guardò con altrettanta serietà, cercando di capire cosa volesse intendere e dove volesse andare a parare questo cacciatore “Contro i cacciatori neri”
“Voi non siete cacciatori neri, invece?” sputò sarcastica la ragazza, guardandolo con una smorfia schifata.
“Esatto” rispose il ragazzo.
“Come facciamo a fidarci, allora?”
La ragazza stava già per girare i tacchi e raggiungere Martina, ma la voce di Karim la fermò:
“Se ti dico che io e Daniel viviamo da Ginevra, mi credi?” domandò. Ambra non poteva vederlo, dato che era riuscita a girarsi di spalle, ma era sicura che avesse un’espressione soddisfatta in viso, dato che aveva fatto centro.
“Tutto ‘sto casino con il treno solo per dirci questo” borbottò la rossa, riprendendo a camminare verso l’amica. Karim ridacchiò.
 
 
 
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
 
Olè, avrete constatato che questo è il modo in cui si incontrano per la prima volta i quattro personaggi. Ho preferito metterlo a metà, diciamo, mi piaceva come idea. Per questo il nome del capitolo è in rosso!
 
Spero che abbiate letto la parte Read Me, perché è un pezzo importante della biografia di Ambra.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** #7 ***





MissingMomentElements7(in seguito a MM3)
 
 

 

Read Me:
Le regioni, nel Mondo Elements, sono quattro. Aria, Acqua, Fuoco, Terra.
 I poteri vengono acquisiti in base al luogo di nascita, ovviamente.
 Gli elementi iniziano a sviluppare il potere che possiedono dal giorno del proprio terzo compleanno.
Chi ha poteri come il fulmine o del ghiaccio-neve è perché è nato ai confini tra le varie regioni.
La Regione dell’Acqua è la più abitata.
Nella Regione del Fuoco, la più piccola e meno abitata, si trova il passaggio per il Mondo Dei Cacciatori.
Nella Regione della Terra si trova la Stazione che collega il Mondo Reale a quello Elements. 

 
 



La Regione della Terra era sempre stata una delle quattro regioni del Mondo Elements maggiormente popolata. Non solo il clima era mite e si aveva cibo in quantità tutto l’anno, ma era l’immensa distesa di campi e foreste che possedeva ad attirare maggiormente i vari elementi. Campi immensi di verde e fiori di qualunque tipo, per non parlare degli alberi, crescevano lungo tutta la superficie di quel posto. Chi abitava in quella regione poteva andare fiero dei propri poteri e dei propri luoghi. L’unico motivo per il quale non era la regione con il maggior numero di abitanti era per via delle numerose foreste: in quei luoghi, ovviamente, era difficile trovare e costruire abitazioni.
Per questo, ogni volta che Ambra e Martina ritornavano nella Regione in cui avevano passato più tempo, era sempre come la prima volta. Sarebbero restate ore, immobili, a fissare e a perdersi lungo ogni distesa verde che si trovavano davanti. Inoltre, se nessuna delle due fosse dovuta partire per il Mondo Reale, era in quella Regione che avrebbero dovuto vivere.
“Ci vogliamo muovere?” borbottò ad un tratto Karim, incrociando le braccia al petto e osservando le due ragazze di fronte a lui, ferme in cima alla collina da minuti interi. Daniel raggiunse Karim e ridacchiò.
“Non sai apprezzare ciò che hai” rispose Ambra, incrociando le dita delle mani dietro la schiena, senza staccare gli occhi dall’enorme campo che aveva davanti. Il ragazzo roteò gli occhi al cielo e sbuffò.
“Siamo tornati qui perché dobbiamo andare da Ginevra, non per guardare il prato” continuò Karim, sempre più spazientito. Anche Daniel, questa volta, decise che era meglio intervenire.
“Karim ha ragione” disse infatti “Meglio non perdere tempo”
Se Lyun e i suoi lupi sono davvero nei paraggi sarà meglio muoversi, prima che scovino Ginevra pensò Karim, corrugando le sopracciglia al solo pensiero.
“Va bene, va bene” rispose Ambra, leggermente dispiaciuta di non poter godere ancora di quella meravigliosa vista. Martina si voltò verso di lei sorridente.
“Tanto adesso ci passeremo in mezzo” le disse, continuando a mantenere il sorriso sulle labbra. Ambra si illuminò.
“Giusto!” esclamò, giusto un attimo prima di prendere la riccia per la mano e trascinarla giù, correndo, per la collina. Karim e Daniel si avvicinarono curiosi verso il punto in cui erano appena sparite le ragazze; poco dopo, le videro correre lungo il prato, Martina ancora gridava di terrore e sgridava l’amica per quella corsa improvvisa e inaspettata.
“Tu mi volevi far morire! Dillo!” disse Martina, interrompendo la corsa e piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato. Ambra, intanto, continuava a ridere per la situazione che aveva creato.
“Lo so che ti sei divertita” rise Ambra avvicinandosi alla ragazza, sorridendole sorniona, nonostante anche lei avesse un po’ di fiatone. Martina fu contagiata dal sorriso dell’amica e scoppiò a ridere anche lei. I due cacciatori, intanto, le avevano raggiunte in pochi secondi.
“Complimenti, Ambra” si congratulò Daniel, sinceramente sorpreso “Finalmente l’hai fatto muovere, questo tronco”
Ambra rise come ringraziamento.
“Non sono un tronco” si lamentò l’altra, voltandosi verso il ragazzo in questione “E poi a differenza mia, non mi sembra che tu sia sceso correndo”
“Abbiamo saltato, infatti” rispose lui, sorridendole soddisfatto. Martina scosse la testa, ma non rispose.
Karim intanto aveva alzato gli occhi al cielo e pareva che stesse sentendo l’odore presente nell’aria, come a captare qualche segnale o se avesse direttamente sentito qualcosa che non andasse.
“C’è qualcosa che non va?” domandò Ambra, avvicinandosi a lui. Questo non si scostò di mezzo millimetro, anzi, sembrava incupirsi sempre di più. La ragazza non riusciva a capire a cosa stesse pensando Karim o se avesse, veramente, sentito qualcosa di sospetto. E pure a lei sembrava tutto tranquillo e normale, nei dintorni. L’unico rumore che si percepì in quel momento, fu il fruscio di un punto dell’erba vicino a loro, ma durò solo per qualche attimo.
La ragazza però, all’improvviso, si portò il palmo della mano sul collo a coprire un punto sulla parte destra.
“Ahi” borbottò a bassa voce. Karim intanto si era voltato verso di lei e la stava guardando con aria stranita, ma senza capire come mai avesse avuto, all’improvviso, quella reazione.
“Mi ha punto qualcosa” spiegò lei, continuando a tenere la mano nel punto che le pizzicava. Martina e Daniel si avvicinarono sospettosi.
“Fa vedere” disse Martina, scostando i capelli mossi della ragazza. Essa tolse il palmo della mano dal punto e Martina poté constatare che vi era un puntino rosso scuro, dal quale si intravedeva del sangue e la zona intorno era arrossata.
“Credo sia un insetto” rispose lei, non del tutto convinta “Però mi sembra strano che ti esca sangue. Non ti sei grattata, vero?”
“No, ho solo poggiato la mano” rispose la rossa “Ma ora pizzica già di meno”
Karim distolse l’attenzione dalla ragazza e voltò il capo verso destra, osservando che il vento si stava stranamente alzando tutto d’un tratto. Daniel si avvicinò.
“Non mi piace questo vento” disse Daniel, storcendo la bocca da un lato e osservando sospettoso il fondo del prato, punto dal quale sembrava provenire quella folata improvvisa di vento che non sembrava cessare. Karim corrugò le sopracciglia.
“Ambra, se sei tu vedi di piantarla” disse Karim, riportando l’attenzione sulla ragazza, sapendo che la rossa spesso e volentieri, quando aveva qualcosa che non andava, tendeva a far alzare il vento, anche senza farlo apposta. Questa alzò lo sguardo su di lui, allibita da quelle parole e riportando la mano sul punto dolorante.
“Mi fa male il collo, secondo te sono io?” ribatté lei, a voce alta.
“Oh, no. Non è lei”
La profonda voce maschile che arrivò alle orecchie di tutti fece calare il silenzio. In quel momento si poteva udire solamente il rumore del vento e dell’erba spostata da esso. Tutti e quattro si girarono verso il punto dal quale era  probabile che provenisse la voce.
Da una colonna di vento e fili d’erba apparì un ragazzo che, apparentemente, aveva l’età dei ragazzi. I capelli neri e lisci gli ricadevano morbidi lungo il viso e buona parte  del collo, mentre le iridi rosse stavano percorrendo i volti dei quattro giovani che si trovavano di fronte a lui.
“Sono stato io” continuò lo sconosciuto, incrociando le braccia al petto e nascondendole nel largo maglione nero e viola che indossava. Poi si concentrò su uno in particolare.
“Oh, ma guarda chi c’è” disse sarcastico, con un accenno di sorriso “Karim”
“Come fai a conoscermi?” rispose il ragazzo. Era sparito da tempo dal suo Mondo, gli sembrava strano che, lì dov'erano, qualcuno sapesse chi era. Lo sconosciuto rise leggermente.
“Ma come, non ti ricordi di me?” domandò lui. Karim corrugò le sopracciglia e studiò meglio il viso del ragazzo. Aveva un qualcosa di familiare, ma non riusciva a ricordare chi fosse. Eppure era sicuro di averlo già visto da qualche parte, però.
“Come ci si può dimenticare di un vecchio avversario?” proseguì il ragazzo, spostando i capelli con un colpo secco del capo “Sono San, il fratello di Lyun”
Karim spalancò le palpebre al suono di quelle parole.
“San…” mormorò a bassa voce. Ma certo, ora sì che se lo ricordava e anche piuttosto bene. Il cacciatore lo udì comunque.
“In persona” disse San, sorridendo con sinistra malizia “Che hai fatto, in tutti ‘sti anni?”
“Dovrei chiederlo io a te” rispose Karim, diventando improvvisamente serio “Sono anni che non ti fai più vivo”
“Giusto” rispose lui, continuando a sorridere e sciogliendo le braccia dalla stretta “Ho avuto degli… impegni. Ma dimmi, da te che aria tira?” marcò particolarmente la penultima parola, quasi a voler indicare un doppio senso o un sott’inteso. Karim gettò una fugace occhiata alla ragazza dietro di lui, sostenuta da Martina. Quando si voltò nuovamente, ringhiò leggermente contro San, che non si scompose minimamente.
“Da noi non c’è un’aria molto serena. Sai, manchi molto alla mia sorellina. E non mi piace vederla triste”
“Se ne deve fare una ragione, io da lei non ci tornerò mai più” sputò Karim, facendo un passo verso di lui.
“Certo… lo capisco” San, mentre disse quest’ultima frase, spostò lui stesso lo sguardo verso la ragazza dai capelli rossi seminascosta da Karim. Il ragazzo se ne accorse e strinse i pugni lungo i fianchi. Doveva smetterla con tutte queste allusioni alla ragazza.
“Non ci pensare nemmeno” sillabò Karim, capendo le possibili intenzioni che poteva avere San. Sicuramente non era venuto da loro per intrattenerli in una amabile chiacchierata e perciò era meglio stare all’erta e pronti a tutto.
“Ti fa ancora tanto male, il collo?” domandò ancora San, muovendosi di qualche passo verso la propria destra, per poter guardare meglio in volto la ragazza. Questa deglutì a vuoto e si tastò la parte del collo lesa. Ora che ci pensava, il dolore pizzicante che aveva fino a poco prima sembrava quasi del tutto scomparso, anche se si sentiva particolarmente debole.
Con un scatto che solo un cacciatore nero, come San, sarebbe stato in grado di fare, si mise di fronte alla ragazza, superando Karim. Estrasse un piccolo manico di color argento da una tasca dei pantaloni scuri e lo mostrò ad Ambra.
“Questo” iniziò, mentre fece spuntare dal piccolo manico un ago appuntito “Contiene del tuo sangue. Tu non hai idea di quanto possa tornarmi utile”
Ambra si rese conto di aver trattenuto il respiro solo quando San si fu allontanato, poiché, non appena il ragazzo fece qualche passo all’indietro, lei riprese a respirare correttamente.
“Perché se io faccio così…” e toccò con l’indice la punta dell’ago, ancora sporca del sangue della ragazza “Tu…”
La ragazza si posizionò di nuovo la mano sul collo e si accasciò a terra, in ginocchio, per il dolore lancinante che ora stava provando. Sembrava che le stessero infilzando contemporaneamente una decina di coltelli particolarmente affilati, tutti nello stesso punto.
Karim osservò Ambra urlare di dolore, mentre Martina le teneva le spalle senza sapere cosa fare. Daniel, intanto, teneva d’occhio sia Karim che San.
“Smettila!” urlò Karim, sfruttando i propri artigli e cercando di colpire San. Nonostante avesse tentato di schivare il colpo, questo venne preso in pieno dal cacciatore e il maglione si squarciò, sulla manica destra, nei tre punti colpiti dai tre artigli utilizzati da Karim per sferrare l’attacco. Nonostante ciò, continuò a sorridere.
“E’ proprio qui che ti volevo, Karim” disse lui, animandosi particolarmente “Tu sei un licantropo, giusto?”
Karim si bloccò, la mano impregnata del sangue del nemico era ancora a mezz’aria.
“Non mi trasformo solo nelle notti di plenilunio, però” rispose lui, abbassando di scatto la mano e non capendo cosa stesse dicendo il fratello di Lyun “Posso farlo quando voglio. Come ora!”
Karim saltò in aria a parecchi metri di altezza; il sole che spiccava alto nel cielo, quel giorno, non permise agli altri di vedere la trasformazione, ma quando Karim atterrò al suolo, era diventato un maestoso lupo dalle dimensioni al di fuori del normale. San, intanto, era scoppiato a ridere di gusto, ma in modo minaccioso. Per via di quel gesto, Karim ringhiò e si fiondò su di lui con tutta la forza che possedeva in quel momento. San fu, però, più agile e si scansò in tempo, evitando tutti i colpi che il ragazzo tentava di infliggergli. Gli altri osservavano la scena ammutoliti, mentre si avvicinarono sempre di più ad Ambra, che si continuava a contorcere al suolo.
“So che voi Licantropi non amate l’argento1, sbaglio?” continuò San, mentre evitava gli attacchi del cacciatore. Karim arrestò all’improvviso la lotta per ascoltare quello che aveva da dire. Se sapeva il suo punto debole in quella forma, era meglio stare attenti.
“Quindi se io facessi così” e allungò la mano che impugnava il piccolo ago verso il muso del lupo. Questi si abbassò spaventato e dolorante, come se anche lui, allo stesso modo di Ambra, fosse stato colpito da numerosi colpi di coltello e armi da taglio.
“Esatto” continuò San, allontanando l’oggetto “E ti dirò di più. Se tu ti trasformi in lupo… Ambra rischierà la morte”
Karim assunse un’espressione decisamente sorpresa e sgomentata. Come rischiava al morte? E perché?
Non seppe se credergli veramente fino a quando non vide la ragazza, con la testa poggiata sulle gambe di Martina, contorcersi sempre di più dal dolore e respirare a fatica. Dal punto del collo in cui era stata punta, intanto, era iniziato a colare una piccola quantità di sangue. Il ragazzo non ci pensò più di tanto nel ritrasformarsi e, una volta umano, poté fare le giuste domande, non prima, però, di aver gettato un’occhiata preoccupata ad Ambra.
“Come hai fatto a pungerla? E perché se mi trasformo lei potrebbe morire?” domandò irato e a raffica. San sogghignò.
“Come ho fatto a pungerla? Così”
San si voltò e lanciò l’ago contro il tronco di un albero che poi tornò, una frazione di secondo dopo, tra le sue mani. Karim notò che il sangue di Ambra era ancora impresso sulla punta di esso, anzi, come esattamente stava succedendo sul suo collo, ora stava anche colando.
“E poi ti ripeto. Tu sei un licantropo, quindi l’argento, se sei nei paraggi e nella forma di lupo… non fa che aumentare la potenza del veleno presente qui”
Calò il silenzio e San sorrise soddisfatto per aver creato quella situazione. Karim e San si erano già scontrati una volta, in passato, e quest’ultimo sapeva benissimo di essere più forte, anche se non di molto, di Karim. L’unico metodo che a Karim si era rivelato utile era stato, appunto, il trasformarsi in lupo. Ma ora non aveva possibilità di farlo, o Ambra sarebbe morta.
“Ambra…” mormorò Karim, osservando la ragazza semi svenuta. Daniel lasciò Ambra ad una Martina piuttosto preoccupata, ma non poté fare altrimenti. Il ragazzo si avvicinò all’amico, pronto a combattere fianco a fianco con lui.
“Ah già… mi ero dimenticato di te, Daniel” mormorò sorridente, un secondo prima di trasformarsi in un possente lupo beige, dalle dimensioni mastodontiche.
Daniel corrugò le sopracciglia, Karim strinse nuovamente i pugni lungo i fianchi. Come lo avrebbero sconfitto, senza nuocere alla vita di Ambra?
 
 
                                                                                                                                        
 
 
                                                                                                         …Continua.
 
 
 
 
 
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Argento1: guardate, a dire la verità non ne ho la più pallida idea se nelle leggende riguardanti i licantropi sia segnata questa particolarità, io l’avevo trovata in una rivista, ma non so se sia vera. Era di fianco alla storia dell’aglio e dei paletti contro i vampiri lol
 
 
Niente da fare, dovevo troppo dividerlo a metà questo capitolo. Appena ci sarà il suo continuo ve lo indicherò!
 
Ps. Tra parentesi ho scritto in seguito. Vuol dire del tempo dopo eh, non è il continuo!
Ah e anche San si trasforma in un lupo, ma è un lupo mastodontico; inoltre, lui può scegliere di trasformarsi in alcuni diversi animali, quindi non è un licantropo vero e proprio.
 

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Capitolo 9
*** #8 ***




MissingMomentElements8 (rif. MME5)
 
 
 
 



 


Dopo una camminata di un quarto d’ora
“Non ditemi che dobbiamo entrare là dentro, vi prego” borbottò Martina, indicando con l’indice della mano destra l’entrata di una grotta posta in mezzo ad una quantità enorme di rocce, che parevano dover rotolare giù da un momento all’altro. La cosa non la rassicurava per niente.
“Temo di sì” sospirò Daniel, osservando anch’esso l’entrata di quella specie di antro “E’ che è l’unico posto in cui potrebbero essersi diretti, dato che la strada fino a qui è sempre stata tutta dritta”
“Appunto” continuò Karim, iniziando già ad incamminarsi verso l’entrata buia della grotta, sotto lo sguardo curioso degli altri due compagni di viaggio “E io, Ambra, la voglio trovare”
Karim, in tutti quei mesi in cui era stato con Ambra, non si era mai ritrovato in una situazione simile. Non aveva mai pensato ad un possibile rapimento da parte di qualcuno nei confronti della ragazza. Anche perché lei era sempre stata al suo fianco e lui si era ripromesso che l’avrebbe protetta a qualunque costo, patto con Lyun o non. Questo, però, era quello che si era imposto e quello che aveva creduto di fare. Se fosse stato così sveglio da capire immediatamente che i lupi erano solo un diversivo, a quest’ora Ambra sarebbe stata ancora con loro e, soprattutto, con lui. Sapere, però, che i lupi hanno dovuto addirittura allontanarlo – e non solo tenerlo occupato, come con Daniel e Martina – e buttarlo giù per diversi metri per riuscire a rapire Ambra “tranquillamente”, gli dava una certa soddisfazione.
Karim gonfiò il petto, cacciò i brutti pensieri che in quel momento popolavano la sua mente e iniziò ad addentrarsi nella grotta quasi completamente buia, assicurandosi che Martina e Daniel lo stessero seguendo.
La grotta era un classico antro formato esclusivamente da rocce, di ogni genere, forma e dimensione. Il posto non era nei migliori e se per caso uno di loro sarebbe stato, ipoteticamente, sbattuto a terra da qualche nemico, non avrebbe sicuramente avuto un atterraggio morbido.
“E’ immensa questa grotta” commentò Martina, stando al fianco sinistro di Daniel e osservando il luogo “Non so quanto ci impiegheremo a trovarla”
“Per me potremmo metterci anche tutta la giornata” disse Karim, che camminava stando all’erta ad ogni minimo rumore o movimento sospetto “L’importante è che la troviamo”
Camminarono ancora per parecchio tempo: la grotta sembrava non finire mai, il corridoio che stavano imboccando pareva interminabile e completamente deserto, da cima a fondo. L’unica cosa che dava speranza a tutti erano delle torce illuminate poste ogni tot metro, segno che, per lo meno, qualcuno era sicuramente passato da quelle parti. In realtà non c’erano altri segni di civiltà, in quel posto, ma ormai era troppo tempo che camminavano e tornare indietro significava essere entrati nella grotta inutilmente. Inoltre, dall’esterno della grotta si poteva chiaramente intuire che oltre essa non c’era assolutamente nulla, perciò – a meno che Ambra e il suo rapitore non erano spariti nel nulla – quello era l’unico luogo in cui si poteva trovare la ragazza.
“Facciamo una pausa, per favore” disse ad un tratto Martina, poggiando una mano sulla spalla di Daniel “Mi fanno malissimo i piedi”
Karim sospirò contrariato, ma si fermò ugualmente.
“Andiamo, non è così tanto che camminiamo” disse comunque Karim alla ragazza, che aveva sollevato un polpaccio tenendosi il piede, per rilassarlo un po’.
“Non è tanto che camminiamo?” fece Martina, con voce stanca “Sarà come minimo un’ora. Non ho la vostra resistenza” ricordò loro. Anche Daniel, infatti, non sembrava per niente stanco o affaticato; quanto meno, però, lui non glielo aveva fatto notare alla ragazza, a differenza di Karim.
“Una piccola pausa, Karim” intervenne quest’ultimo “Poi riprendiamo”
Karim acconsentì con un cenno brusco del capo, anche se non ne era per niente convinto. Stare fermo con le mani in mano, soprattutto in situazioni come quelle, non era di certo la sua attività preferita.
Daniel, intanto, decise di cercare un modo per uscire da quel lungo corridoio dritto che sembrava condurli da nessuna parte. Si avvicinò ad una delle pareti.
“Che stai facendo?” domandò Karim, vedendo che l’amico stava bussando contro le pareti di roccia nel punto in cui si trovavano loro. Il ragazzo continuò a svolgere quel compito ancora per qualche attimo, poi si fermò, annuendo.
“Ho visto che le torce non sono posizionate tutte alla stessa distanza” spiegò Daniel “Secondo me c’è un motivo” concluse, facendo un piccolo tratto di strada e avvicinandosi alla torcia più vicina al punto in cui si trovavano loro tre.
“Che criterio potrebbero aver usato?” domandò Karim. Martina, intanto, si era seduta su una roccia piatta e apparentemente non appuntita.
“Ce ne sono tante, di possibilità” rispose Daniel “Ma secondo me indicano un qualche passaggio”
“E’ vero!” esclamò Martina, come illuminandosi “Ora che ci penso, questo è l’unico corridoio presente nella grotta, è impossibile che non ci siano altre uscite” spiegò poi, alzandosi e raggiungendo i due.
“Come facciamo a capire quale passaggio dobbiamo aprire?” domandò quindi Karim “E poi come si aprono questi passaggi?”
“Se i cunicoli sono bui, a chi deve attraversarli serve una luce” disse Martina e, un istante dopo, afferrò la torcia spostandola sul lato, per poi estrarla dal piccolo contenitore in ottone che la conteneva. Provocando un rumore assordante, una parte del muro si alzò, come se fosse una tapparella.
“Sei un genio…” mormorò Daniel meravigliato. Anche Karim dovette ammettere che la ragazza aveva decisamente un buon intuito.
“Bravissima” disse quest’ultimo, prendendo dalla mano della ragazza la torcia e facendo strada agli altri tre. Martina sorrise compiaciuta.
“Grazie” rispose Martina “Ma sapete che rischiamo di dover provare tutti i cunicoli presenti? Non abbiamo idea di dove sia stata portata Ambra”
Rischio è il mio secondo nome” fecero all’unisono i due cacciatori, prima di guardarsi divertiti.
 
 
**
 
 
“Fermati! Rallenta!” continuò a gridare Ambra, tenendosi stretta più che poté al lungo pelo del lupo “Sto per cadere!”
Per quanto a quell’enorme lupo potesse non importare della sua salute, Ambra non poté non ricordare all’animale che così rischiava di tornare a casa senza cena. Bravo genio, si disse poi nella mente.
Emise un ultimo grido di terrore nel momento in cui il lupo frenò davanti ad un imponente altura che partiva da una grotta sinistra, che metteva i brividi.
I lupo aspettò a ripartire fino a quando la ragazza non si fu sistemata meglio su di lui, o almeno, ad Ambra diede questa impressione. Poi, non appena essa si fu saldamente riaggrappata al suo pelo, spiccò in un enorme salto, tanto che riuscì a superare quasi tutta l’altura. Ambra, durante il volo, non ebbe il coraggio di aprire gli occhi e guardare, né tantomeno riuscì ad aprir bocca.
Quando riuscì ad aprire le palpebre, si ritrovò in una piattaforma appartenente alla parete di roccia, davanti alla quale vi era un’altra entrata. Il lupo si avvicinò ad essa.
Tieniti forte, adesso si scende
Ambra pensò di essersela solo immaginata quella profonda e roca voce che le aveva pronunciato nell’orecchio quella frase, ma decise che ci avrebbe pensato più tardi. In quel momento, doveva ancora elaborare che stava precipitando, aggrappata alla schiena di un lupo, per chissà quanti metri. Questa volta riuscì a gridare di terrore e pensò di morire. Non ce l’avrebbe mai fatta a restare viva dopo quella caduta: nonostante i poteri che possedeva, la sua resistenza era di poco superiore a quella di un umano qualsiasi.
Quando il lupo atterrò con grazia, Ambra non ci pensò due volte a ruzzolare per terra e a stendersi a pancia su, attaccandosi al suolo. Finalmente qualcosa che non si muoveva.
“Che diavolo fai lì a terra?” domandò la voce di un ragazzo a lei sconosciuta. Si tirò su a sedere a fatica e si ritrovò di fronte ad un ragazzo della sua età – all’incirca - che la osservava incuriosito e stranito allo stesso tempo. Il giovane aveva dei capelli ricci castani e degli occhi dello stesso colore. Non aveva l’aria di un cacciatore pericoloso.
“Tu… tu chi sei?” domandò Ambra, osservando il ragazzo con curiosità.
“Vine” mormorò lui “Come ti chiami?”
La rossa si guardò per qualche istante in giro, anche se vedeva poco e niente per via del buio quasi totale, ma non trovò traccia del lupo di prima. Inoltre, perché l’aveva rapita se nemmeno sapeva il suo nome?
“Ambra” disse infine, dopo averci pensato qualche secondo e aver valutato se fosse stato davvero il caso di dirlo “Sei un licantropo?” domandò in seguito, riponendo la sua attenzione sul ragazzo. Questo annuì.
“Esatto” rispose lui “Ma, come tutti i cacciatori che sono nati con questa maledizione, posso decidere io come e quanto trasformarmi”
Ambra si ricordò di Karim e abbassò lo sguardo.
“Perché mi hai rapito?” chiese quindi la ragazza, alzandosi e ponendosi alla stessa altezza di Vine. Il ragazzo la osservò per qualche istante, con un’espressione strana e indecifrabile in volto. Ambra corrugò sospettosa le sopracciglia.
“Voglio tenerti con me” rispose lui, come se fosse una cosa normale e di cui parlare tranquillamente “Una ragazza con un potere come il tuo sarebbe l’ideale”
“Stai scherzando, spero” borbottò la ragazza allibita, rimanendo a labbra leggermente socchiuse. Vine rise leggermente.
“Non scherzo affatto, saresti la donna perfetta” disse e allungò la mano per afferrare il polso di Ambra e avvicinarla a sé.
“Non sai quante cose vorrei…” iniziò il ragazzo, prendendo, con la mano libera, il fianco destro della ragazza e avvicinandola sempre di più al proprio corpo. Questa, inizialmente non si mosse, poi, capendo con chi aveva a che fare, decise di reagire: probabilmente, uno schiaffo così potente e in pieno volto non lo aveva mai dato a nessuno.
Il ragazzo rimase con il volto girato nella direzione dello schiaffo per qualche secondo, poi mollò la presa su di lei e si tastò la guancia dolorante.
“Ahi” mormorò sorpreso “Picchi forte”
La ragazza fece un passo indietro, tenendosi a debita distanza da lui. Vine sembrava parecchio sorpreso dalla reazione della ragazza; evidentemente, non era così abituato a ricevere un due di picche dalle donne.
“Nessuna mi ha mai trattata così” Ambra sperò di non essere finita nei guai “Non è che tu hai qualcosa con il Karim con cui giri sempre, vero?” domandò curioso.
Ambra avvampò e spalancò le palpebre. Davvero aveva pensato che lei e Karim avessero una relazione?
“Cosa? No!” esclamò la ragazza, evitando di guardarlo in faccia “Io e lui non abbiamo assolutamente niente”
Vine non sembrò affatto convinto e, per questo, parlò ancora, sempre più sospettoso:
“E allora perché non ti lasci toccare da me?” domandò. La ragazza si morse il labbro inferiore.
“Perché sei un completo sconosciuto” rispose sicura.
Vine si prese il mento tra l’indice e il pollice della mano sinistra:
“No, secondo me tu hai davvero qualcosa con Karim” borbottò, prima di scuotere la testa “Pazienza, a lui ci penserò dopo. Non è proprio per questo che ti ho portato qui”
Ambra rimase in ascolto, curiosa di sentire il perché di quel rapimento, ma rimase comunque ad una buona distanza dal ragazzo. Non voleva rischiare di ritrovarselo di nuovo addosso e per lo meno avrebbe guadagnato del tempo nel caso si fosse ritrovata a scappare da lui avendo notato che, dietro di lei, il corridoio continuava per chissà quanti metri, anche se era quasi completamente avvolto nel buio.
“Tu sei un elemento dell’aria” iniziò il ragazzo, portando le mani sui fianchi “Quindi riesci anche a far levitare le persone”
“Bè… non è proprio così che funziona” mormorò la ragazza, correggendolo “Sono in grado di spostare una certa quantità d’aria per fare pressione da sotto il corpo e quindi sollevarlo. Ma ci sto ancora lavorando su questo, non so se…”
“Ah, poco importa” liquidò la faccenda il ragazzo, accompagnando la frase con un gesto secco della mano destra “Mi devi aiutare a liberare mio fratello”
Ambra spostò la testa di lato, senza capire.
“Dov’è tuo fratello?”
“Nel centro della grotta, nello stesso punto in cui c’è un magma incandescente. Lo hanno fatto prigioniero alcuni cacciatori neri” e abbassò lo sguardo. Ad Ambra faceva quasi pena: si vedeva che ci teneva davvero al fratello e che era parecchio preoccupato per la sua sorte.
All’improvviso, entrambi udirono un profondo rumore proveniente dal corridoio alle spalle della ragazza e poi un lungo rimbombo. Vine gettò uno sguardo alle spalle della rossa, ma non disse niente. Ambra decise di ignorare la cosa.
“Quanto è lontano il centro della grotta?” domandò quindi la ragazza, muovendo qualche passo verso il riccio. A questo punto era meglio aiutarlo: prima gli avrebbe dato una mano, prima se ne sarebbe andata da lì. E magari avrebbe ritrovato Karim o viceversa.
“Non molto da qui”
La ragazza si guardò intorno qualche istante. Alla fine annuì decisa.
“Mi fai strada?”
Il ragazzo storse la bocca in modo strano, facendo una smorfia molto simile ad un sorriso. Poi si passò una mano tra i ricci e ritornò serio, di punto in bianco. Ad Ambra venne da ridere.
“Seguimi, intanto ti spiego cosa dovremmo fare”
La ragazza annuì e si posizionò dietro di lui, il quale aveva già iniziato ad incamminarsi.
“Ah, sappi una cosa” intervenne Vine. La ragazza lo guardò, in attesa che continuasse.
“A Karim, presto gliela farò pagare molto cara per aver ridotto male uno dei miei compagni”
Ambra non sapeva minimamente a cosa si stesse riferendo, ma pensò solamente ad una cosa: Vine aveva l’aspetto di un comune ragazzo di diciotto anni circa e non sembrava forte e potente; non in modo particolare, almeno. Se aveva deciso di mettersi contro Karim, il ragazzo avrebbe fatto una pessima fine. Ambra deglutì.
 
“Quindi voi due non siete dei cacciatori neri?” chiese Ambra allibita, capendo l’antifona in quel momento.
“No” rispose il ragazzo, scuotendo impercettibilmente la testa “Abbassa la voce”
“E allora come pensi di farcela contro Karim?” continuò la ragazza, ignorando l’ultima frase del giovane, che continuava a guardare oltre il muro alle sue spalle.
“Sono un licantropo, no?” disse Vine “Vedi di fare un po’ di silenzio, ora”
“Sì, ma lui è un cacciatore nero” proseguì Ambra, facendo irritare maggiormente il ragazzo “E’ decisamente più…”
“Zitta!” esclamò, a voce bassa “Sto cercando di capire come tirare fuori da lì Finn”
Ambra si zittì e osservò, anche lei, la scena che le si presentava oltre il muro che si trovava di fronte al ragazzo. I due si trovavano davanti ad una stanza circolare, non molto ampia, ma particolarmente alta, minimo quanto tutta l’altura che la conteneva. Il centro era cavo e, non molto in fondo, vi si trovava una lava incandescente, il magma di cui Vine aveva parlato alla ragazza. Nel punto più in alto, invece, era appeso, apparentemente svenuto, un ragazzo molto simile a Vine, ma con i capelli lisci; era attaccato in un punto del soffitto con delle catene di ferro, che avevano tutta l’aria di essere particolarmente resistenti, anche ai vari poteri.
“Come lo tiriamo giù di lì?” domandò Ambra a voce bassa, mentre ancora faceva vagare lo sguardo all’interno del posto; inoltre faceva un caldo infernale e l’aria era soffocante.
“Stavo pensando a questo” disse il ragazzo “Io raggiungo la cima e taglio le catene con questo coltello – e mostrò alla ragazza un pugnale pesantissimo e affilatissimo – e tu, non appena le catene sono tagliate, lo fai levitare e lo porti qui” concluse il ragazzo, rimettendo a posto, in una delle tasche dei pantaloni il pesante pugnale, che non sembrava armeggiare con tanta facilità.
La ragazza mosse qualche passo verso il centro della stanza, affacciandosi e osservando la lava sottostante, che continuava a ribollire, non mettendola per niente a suo agio.
“Ho paura di non farcela” mormorò sincera “E se non avessi la forza di trasportarlo fino a qui?”
Vine sospirò, abbassando lo sguardo.
“Mi voglio fidare di te” rispose “Perciò ti affido questo incarico; i rapitori non torneranno qui per qualche ora, ma voglio sbrigarmi. Stai bene attenta a quando le catene sono tagliate”
Ambra non ebbe il tempo di rispondere, poiché il ragazzo si era già avviato verso uno dei corridoi che lo avrebbero portato verso il punto più in alto della stanza, lasciando la ragazza da sola e in balia di se stessa. Quest’ultima entrò in uno stato di ansia particolare e l’unica cosa che riuscì a fare fu mettere a fuoco il ragazzo e stare bene attenta a quando avrebbe tagliato la catena, sempre che ce l’avrebbe fatta. Il pugnale che Vine le aveva mostrato sembrava parecchio duro, affilato e resistente, ma anche le catene sembravano avere la stessa durezza e resistenza. Ambra indietreggiò di qualche passò, rimettendosi dove era prima, nascondendosi per metà dietro il muro.
A Vine mancava poco per arrivare in cima, quando un rumore affrettato di passi distrasse tutti e due: il cacciatore si bloccò, muovendo solamente la mano destra per impugnare il manico del coltello posto nella tasca anteriore dei jeans, ma non lo tirò fuori; Ambra trattenne il respiro. E se erano stati coloro che avevano rapito Finn? Sarebbero sicuramente finiti nei guai entrambi.
Però, non appena i tre nuovi arrivati varcarono la soglia, Ambra cacciò un urlo. Vine si voltò spaventato verso di lei.
“Karim!” gridò la ragazza, spostandosi dal muro e avvicinandosi al cratere. Il ragazzo in questione cercò la fonte della voce e la trovò esattamente di fronte a lui, dall’altra parte della stanza.
“Ambra!” rispose di rimando il ragazzo, saltando da un corridoio all’altro per raggiungere l’altra parte della stanza, dove si trovava la rossa. Appena Karim atterrò nella parte del cratere in cui si trovava la ragazza, questa si gettò tra le sue braccia.
“Ambra” mormorò il ragazzo, stringendola a sé “Stai bene, vero? Non ti è successo nulla?”
“No, sto bene” rispose lei, negando con la testa e strusciando il viso contro il maglione del cacciatore “Finalmente sei arrivato”
“Perdonami, Ambra” disse Karim, abbassando il tono della voce “Non ti sono stato vicino”
“Non importa” rispose all’istante la ragazza e sollevando lo sguardo verso di lui. Karim sembrava davvero dispiaciuto per non aver impedito il rapimento, ma fortunatamente si erano ritrovati, a distanza di poco tempo.
“Ambra, stai bene?” urlò Martina, dall’altra parte della stanza circolare. Ambra voltò il viso verso di lei, illuminandosi, contenta di rivedere la propria amica.
“Sì, tutto a posto!” disse sorridente, ricevendo un Menomale come risposta.
“Cosa ti è successo?” chiese dunque il ragazzo, sciogliendo la presa, ma rimanendo comunque di fronte a lei. La ragazza aprì bocca per rispondere, ma non fece in tempo a dire niente, poiché un coltello passò pericolosamente, e in modo veloce, vicino al proprio viso.
“Dio…” mormorò lei, carezzandosi con la punta delle dita la guancia destra, la quale, per fortuna, non presentava alcun taglio o graffio. Karim oltrepassò la ragazza e afferrò il coltello che si era andato a conficcare nel muro dietro di loro.
“E’ pesantissimo ‘sto pugnale” constatò Karim, facendolo volare lievemente dalla mano per poi riafferrarlo abilmente. Persino lui non sembrava maneggiarlo con molta maestria, dato che, quando il coltello riatterrò sul suo palmo, la mano si abbassò di qualche centimetro.
“Giù le mani dal mio coltello” esclamò una voce alla loro sinistra. Vine si era esposto da una delle colonne poste in alto e osservava con cattiveria il ragazzo che era da poco entrato nella stanza.
“E quello chi è?” sussurrò Martina all’orecchio di Daniel. Quest’ultimo scosse la testa, non avendolo mai visto in vita sua.
Karim si voltò sconcertato verso di lui. Si vedeva lontano un kilometro che non era un cacciatore nero e già questo non gli fece piacere.
“E già che ci sei anche da Ambra”
Karim corrugò le sopracciglia, allibito e divertito allo stesso tempo. Ambra, intanto, rimaneva dietro Karim, sperando che la situazione non degenerasse.
“Cosa?” fece il ragazzo retoricamente. Vine strinse i pugni.
“Lo so che hai un intreccio con Ambra” Karim avvampò vistosamente, ma continuò a mantenere un’espressione seriosa “Perciò voglio sfidarti”
“Non perdo tempo con i cacciatori” disse Karim “Perché si vede chiaramente che non sei un cacciatore nero, altrimenti mi avresti colpito”
“Però sono anche io un licantropo” ribatté sicuro di sé Vine, gonfiando il petto “E intanto sono più furbo di te, dato che sono riuscito a rapire Ambra”
Karim iniziò a digrignare i denti: non gli piaceva affatto quando gli si facevano notare i propri errori, soprattutto in una situazione come quella.
“E come ho detto ad Ambra, so perfettamente cos’hai fatto ad uno dei miei lupi. E te la farò pagare molto cara, dato che è morto!”
Solo in quel momento Karim si ricordò di ciò che aveva fatto con uno dei lupi che l’avevano spinto giù:
 
 
Afferrò per il collo uno dei tre lupi e, con una fatica immensa, lo spinse contro la parete, facendogli perdere i sensi; il lupo precipitò.
 
 
“E con questo? Non avevo idea che fossero solo un diversivo”
“Non mi importa!” ribatté nuovamente Vine, indicandolo con un dito “E dato che sei così stupido, mi chiedo cosa ci trovi Ambra in te. Per quel poco che l’ho conosciuta, Ambra sarebbe la ragazza perfetta per me”
Karim strinse i pugni e afferrò meglio il pugnale nella mano destra, che ora trovava particolarmente leggero e maneggevole – la stessa Ambra notò che ora non faceva fatica a sollevarlo -  mentre corrugava le sopracciglia sempre più arrabbiato e irritato.
Ambra, dietro di lui, era, di rimando, sempre più sconvolta e allibita. Martina e Daniel non erano da meno, anche perché facevano fatica a seguire e a credere a quello scambio di battute.
“Ambra con me sarebbe felice, ne sono sicuro” continuò Vine, pieno di sé “Molto più che con un… cacciatore nero” marcò le ultime due parole in tono dispregiativo.
Ambra indietreggiò di un passo rispetto a Karim: il ragazzo sembrava sul punto di scoppiare, tanto stava tremando e ringhiando. La ragazza riuscì persino a notare che gli artigli che aveva, al posto delle unghie, si stavano allungando leggermente, così come i canini.
“Bastardo” sibilò Karim “Se glielo permettiamo, lui1… Ambra, Ambra, Ambra. Cos’è tutta questa confidenza?!” esclamò il ragazzo, prima di lanciare con forza il pugnale contro Vine, centrandolo in un braccio e facendo in modo che si conficcasse nel muro alle sue spalle, portandosi dietro il giovane. Il ragazzo urlò a squarciagola, e non riuscì immediatamente a togliere il pugnale insanguinato dal proprio braccio destro, dato che la fitta di dolore era fortissima e lancinante.
Quando, finalmente, riuscì a togliere la lama dal bicipite, si accasciò a terra, in ginocchio, mentre sul suolo continuava a colare sangue dal braccio. Fu un attimo e Vine non era più un ragazzo di appena diciotto anni, ma un maestoso lupo castano.
Karim fece un verso di soddisfazione: per battere quello lì, non aveva nemmeno bisogno di trasformarsi.
Il cacciatore nero stava già per spiccare uno dei suoi balzi migliori, quando Ambra lo bloccò.
“Aspetta!”
 “Cosa?” rispose Karim, sconcertato. Aveva gli occhi rossi. Ambra boccheggiò un attimo. Era il caso di farlo arrabbiare ancora di più?
“Lui mi aveva rapito per… perché gli serviva il mio aiuto” confessò la ragazza, prendendo coraggio, ma mangiucchiandosi l’unghia dell’indice della mano destra, con nervosismo. Karim non si scompose.
“Ti ha comunque rapito” le ricordò, fregandosene del tono brusco che stava usando con lei.
“Sì, ma… per una buona causa, diciamo” continuò la ragazza “Dovremmo liberare suo fratello”
“Suo fratello?”
Ambra allungò l’indice che si stava mangiucchiando contro il ragazzo appeso, di cui né Martina né Daniel, e né tantomeno Karim, si erano accorti. Karim ritirò gli artigli e i canini, vedendo le condizioni del ragazzo.
“Le catene sono troppo resistenti” disse il cacciatore nero, di fianco ad Ambra “Le usano nelle nostre prigioni” concluse infine, come se con ciò il discorso fosse chiuso e non si potesse fare più niente.
“Il coltello che ti ha lanciato Vine… era quello che voleva usare per tagliare la catena” spiegò lei, osservando, preoccupata, Finn.
Karim sospirò, in disaccordo.
“Aiutalo, per favore” fece Ambra, sinceramente dispiaciuta per la sorte dei due “Vine ci tiene davvero a lui” e abbassò lo sguardo.
“Lo chiami anche per nome, ora?” fece Karim amaramente. Osservò per qualche istante la rossa e fu solo il suo sguardo implorante a fargli cambiare idea.
Intanto che Karim lavorava, Ambra ne approfittò per fare il giro della stanza e raggiungere Daniel e Martina. Non appena li ebbe raggiunti, si gettò tra le braccia di quest’ultima, che l’accolse senza pensarci.
“Mi hai fatto stare in pensiero” fece Martina, stringendo l’amica.
“Scusami” rispose la ragazza, continuando a stringere la riccia, come se non la vedesse da anni “Mi siete mancati, in queste ore”
“Sono passate ore?” scherzò Martina, anche se aveva davvero perso la cognizione del tempo, con tutto quello successo in quei momenti.
“Non ne ho idea” rispose Ambra, alzando le spalle e allontanandosi da lei, prima di dare un veloce abbraccio all’altro ragazzo.
“Sono contenta che stai bene” mormorò Daniel, sorridendole. Ambra ricambiò il sorriso.
 
“Dov’è Karim?” domandò Ambra, non notando più, di fronte a lei, il ragazzo. Daniel le rispose da dietro:
“E’ già uscito dalla grotta”
Ambra annuì, facendo segno di aver capito. Poi, quando uscirono definitivamente e rividero la luce del sole, la rossa notò il ragazzo seduto su una roccia sporgente, che dava le spalle all’entrata della grotta.
“Perché non vai a parlargli?” mormorò Daniel con cautela, ponendosi al fianco della ragazza, la quale osservava tristemente Karim. Questa sospirò.
“Era davvero preoccupato per te” continuò Martina, storcendo la bocca da un lato senza sapere cos’altro aggiungere per convincere l’amica.
Alla fine Ambra si convinse che era meglio chiarire il tutto e si arrampicò sulle varie rocce, rischiando di inciampare e cadere più volte. Karim se ne accorse, ma fece finta di nulla, continuando a guardare l’orizzonte, perso nei propri pensieri.
Ambra, una volta riuscita a salire, si sedette di fianco a lui, sistemandosi in una posizione comoda e in cui non rischiasse di ruzzolare giù.
“Per quanto vuoi rimanere qui?” domandò la ragazza, voltando il capo verso Karim. Questo ci mise più del previsto a rispondere.
“Non lo so”
Ambra sospirò.
“Sei arrabbiato con me?” tentò lei, andando al succo del discorso. Karim la osservò con la coda dell’occhio.
“No” rispose lui “Deluso”
Ambra lo guardò preoccupata.
“Pensavo di averti resa felice, venendoti a salvare” spiegò Karim “E invece mi sembravi anche abbastanza preoccupata per lui”
“Karim… io ero davvero contenta di vedere che eri arrivato lì… per me
Ambra s’intristì maggiormente e si morse il labbro inferiore, abbassando lo sguardo sulle proprie gambe, che penzolavano giù. Tentò di continuare il discorso.
“Non volevo…”
Fu il turno di Karim di sospirare amareggiato, per via della piega che stava prendendo la conversazione.
“Ma non mi interessa, sinceramente”
Ambra alzò di scatto lo sguardo e si voltò verso di lui. Come non gli interessava?
“Stai bene e sei viva” proseguì il ragazzo, voltando il viso verso di lei “Questo mi interessa”
Ambra si sforzò di sorridergli, ma non le uscì che una semplice smorfia.
“Io però faccio sempre casini”
“Smettila” disse lui, spostandole una ciocca dal viso “Non è vero”
Ambra scosse la testa, ma non rispose. Semplicemente, appoggiò la testa contro la spalla del ragazzo che, a sua volta, appoggiò la propria su quella della rossa. Non c’era altro da aggiungere. Sarebbero rimasti così in eterno, se avessero potuto.
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
 
Lui1: frase rubata al manga Inuyasha, nell’episodio in cui Koga rapisce Kagome, lo stesso episodio al quale mi sono ispirata largamente per questo capitolo. Spero non sia risultato un plagio!
 
Sì, è un po’ lunghetto questo capitolo ma non riuscivo proprio a dividerlo!
E dunque sì, siamo mooooolto vicini alla fine! Prepare yourself to the worst. 

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Capitolo 10
*** #9 ***


 
MissingMomentElements9 (rif. MM7)
 
 
 








Karim venne sbattuto a terra con forza, per la terza volta di seguito. Rimase supino per qualche istante, prima di rialzarsi nuovamente, nonostante il braccio destro gli doleva tantissimo. Non potendo trasformarsi in lupo, altrimenti Ambra avrebbe rischiato la vita, San ne aveva approfittato: si era trasformato lui in un maestoso lupo di colore beige e non aveva esitato ad attaccare in ogni modo Karim, al quale non rimaneva che combattere a mani nude e senza trasformarsi. Karim si rese conto di quanto la trasformazione in lupo lo avesse aiutato tantissimo fino a quel momento. Da lupo era tutto più semplice, dato che si diventava molto più grossi di una bestia normale e molto più forti; anche se lui era comunque molto abile e forte persino nella lotta a mani nude.
Una volta in piedi, Karim si tenne il braccio destro con la mano sinistra, che era ormai completamente insanguinata. Quel morso che gli aveva inferto San era stato dolorosissimo. Anche Ambra non ne poteva più di quel dolore al collo, ed era talmente stremata da esso che era sdraiata completamente nel prato con la testa ancora posata sulle gambe di Martina e respirava a fatica, semi svenuta.
“Tieni aperti gli occhi, ti prego” la implorò Martina, accarezzando lievemente il viso della ragazza e cercando di tenerla sveglia. Aveva paura che lo svenimento avrebbe potuto compromettere la salute e, quindi di conseguenza, la vita della ragazza. Ma a questa sembrava costare una faticaccia anche solo riuscire a respirare e le palpebre non le erano mai sembrate così fastidiose e pesanti da tenere aperte.
Martina venne distratta da un rumore poco lontano da lei: ora anche Daniel era stato scagliato lontano ed era atterrato poco distante da dove poco prima si trovava Karim. Lui intanto, ignorando a fatica il dolore lancinante al braccio destro, si era nuovamente scagliato contro San. Utilizzò la mano insanguinata per infliggerli la ferita, avrebbe fatto più effetto. Riuscì, infatti, a ferirlo profondamente, provocando un enorme taglio lungo tutta la zampa sinistra anteriore del lupo, il quale ora latrava per il dolore. Karim, con un gesto secco della mano sinistra, cercò di togliersi il sangue di San dagli artigli che aveva allungato insieme ai canini. Niente trasformazione, ma almeno quello poteva farlo.
Daniel, nel frattempo, si era tirato su abbastanza velocemente, essendo messo decisamente meno male dell’amico. Si era scagliato, quindi, contro il lupo, approfittando del momento di debolezza e aveva dato un taglio definitivo alla zampa di San, rompendogliela del tutto e facendola sanguinare a dismisura.
Martina distolse lo sguardo, sconvolta e schifata da quella orrenda visione.
Nonostante l’enorme ferita alla zampa, San riuscì a prendere Karim con i denti e a gettarlo nella parte del campo dove si trovava il bosco: lo scagliò via con talmente tanta forza che Karim ruppe, con la schiena, il tronco di un albero e sbatté su quello dietro, accasciandosi alle radici di quella pianta definitivamente, perdendo, per qualche minuto, i sensi.
Daniel spalancò le palpebre: da solo non ce l’avrebbe mai fatta a sconfiggere San, soprattutto se questi era trasformato in lupo, cosa che Daniel non poteva fare. Decise di tentare il tutto e per tutto, intanto che Karim riacquistava i sensi, e si fiondò nuovamente contro la bestia. Questi evitò abilmente il colpo che gli stava per infierire Daniel e compì un giro di centottanta gradi per riuscire ad avere l’avversario davanti agli occhi. Non appena atterrò, Daniel saltò immediatamente in aria e atterrò sulla schiena del bestione conficcandogli tutti e cinque gli artigli della mano destra nella schiena. San gemette di dolore emettendo un rumorosissimo verso e scosse la schiena cercando di levarsi il cacciatore da sopra di sé. Il ragazzo venne catapultato per terra e finì di schiena contro il suolo. Gettò un’occhiata a Karim, ma era ancora accasciato a terra, immobile, contro il tronco di un albero.
“Oddio” mormorò Martina sconvolta, passando lo sguardo da Karim a Daniel “Non ce la faranno mai…”
In un modo o nell’altro, San la sentì e non ci pensò due volte ad attaccare anche le due ragazze.
Esatto, ma sarà Ambra a morire per prima” disse San, con una profonda e intensa voce roca, mentre saltava in aria e si fiondava contro le due ragazze.
Daniel si tirò su, guardò nuovamente Karim e successivamente si voltò verso Martina.
“Martina, scappa!” gridò a pieni polmoni e sperando che la ragazza eseguisse la richiesta senza fare domande. Ovviamente non accadde.
“E Ambra?” urlò di rimando, gettando lo sguardo al viso della ragazza posata sulle sue gambe. San, intanto, era sempre meno distante dalle due.
“Scappa!” ripeté Daniel, urlando più che poté. A malincuore, Martina poggiò la testa di Ambra sul prato, si alzò in piedi e corse via da quel punto. Qualche lacrima, durante la corsa, le rigò il viso. Si fidava di Daniel, ma non avrebbe dovuto abbandonare l’amica, non in un momento del genere.
 
Dopo minuti che parvero interminabili, Karim mosse impercettibilmente le palpebre e subito dopo allungò il collo, portando lo sguardo verso l’alto, per scroccare i muscoli doloranti. Emise un gemito di dolore non appena aprì gli occhi e le labbra. Si rese conto di sentire un male tremendo alla cassa toracica per via del volo e dei colpi che aveva subito pochi minuti prima. Spostò lo sguardo verso il campo di battaglia, dove Daniel se la stava cavando, a parer suo, egregiamente; avrebbe tanto voluto dargli una mano, ma non era ancora in grado neanche di sollevarsi. Rimase qualche istante immobile, fino a quando non notò che San aveva cambiato obiettivo e stava puntando alle ragazze, invece che a Daniel come aveva fatto fino a poco prima.
“Sarà Ambra a morire per prima
Karim spalancò le palpebre. Daniel era troppo lontano per riuscire a raggiungere la ragazza e Martina era seriamente in difficoltà, non sapendo come comportarsi e come muoversi. Ignorando il dolore che sentiva in tutto il corpo, si tirò su e, non appena Martina si fu allontanata da Ambra, Karim corse più veloce che poté. Raggiunse Ambra in pochi attimi, la prese per le ginocchia e la schiena e si sollevò con lei in braccio, saltando il più lontano possibile; San, intanto, aveva sbattuto entrambe le zampe posteriori e il muso sul suolo, provocando un rumore assordante.
Karim atterrò lontano e si mise in ginocchio, con ancora la ragazza incosciente tra le braccia. Se non fosse stato per l’impercettibile movimento dell’addome, l’avrebbe data per morta, dato che non dava altri segni di vita.
“Ambra, resisti” disse lui, tremando leggermente mentre stringeva con maggior forza le gambe e la schiena della ragazza “Ti prego”
“E’ viva?” chiese Martina ad un tratto con voce rotta, avvicinandosi correndo alle spalle di Karim. Questo annuì appena.
“Grazie a Dio” disse la ragazza, sospirando rincuorata. Poi si accovacciò di fronte ai due.
“Non ho idea… di come potremmo batterlo…” disse a fatica Karim, essendogli ritornato il forte dolore all’addome.
“Nemmeno io” ammise Martina, scuotendo la testa. Intanto, anche Daniel li aveva raggiunti.
“Secondo te ti dicevo davvero di scappare, se Ambra avrebbe rischiato la morte così tanto?” disse quest’ultimo, asciugando le ultime lacrime della ragazza. Questa abbassò lo sguardo e abbozzò un sorriso. Karim, intanto, stava riacquistando forze, fortunatamente, nonostante faticasse ancora a parlare e a muoversi.
“Dobbiamo trovare un modo di fermare questa… questa cosa” disse Karim, per poi riprendere fiato prima di parlare nuovamente “Non so quanto ancora riuscirà a resistere”
Martina corrugò la fronte e guardò il suolo. Se anche fossero riusciti ad ammazzare San, non avevano la certezza che, poi, quella sorta di incantesimo sarebbe sparito.
“E se puntassimo all’ago che ha usato per pungere Ambra?” fece Martina, guardando i due. Karim la guardò stranito, invitandola a proseguire. Daniel, intanto, stava tenendo d’occhio San, che si stava rialzando.
“Secondo me dovremmo distruggerlo” spiegò Martina, spostando lo sguardo dall’uno all’altro “La maledizione è controllata dall’ago, non da San”
“Poi dovremmo togliere il veleno dal corpo di Ambra, però” constatò Karim.
“La possiamo portare da Ginevra” ipotizzò la ragazza, tentando di convincere Karim, il meno sicuro tra i due. Daniel intervenne a favore di Martina.
“Sconfiggiamo San, prendiamo l’ago e poi la portiamo da Ginevra”
Karim abbassò lo sguardo sulla ragazza, che non accennava a muoversi o a svegliarsi.
“Se avessi la forza necessaria, l’avrei già portata io da Ginevra” disse Martina, capendo al volo la preoccupazione principale di Karim, ovvero il timore di non farcela in tempo. Questo spostò lo sguardo sulla ragazza.
“Allora è deciso” disse Daniel, alzandosi “Via San, via l’ago”
“No!” ribatté Martina, alzando lo sguardo verso di lui “Prima dovete cercare l’ago! Se riuscite a portarmelo, io potrei distruggerlo mentre voi…”
Un ruggito fece zittire i tre. San si era alzato e sembrava anche più carico di prima, nonostante i numerosi colpi inflitti dai due cacciatori e una zampa rotta. Karim poggiò Ambra nel prato, con delicatezza.
“Tienila d’occhio” disse a Martina, prima di voltarsi e saltare in direzione della bestia, inspirando profondamente e tentando di non far caso, nuovamente, al dolore.
“Daniel, prima l’ago e poi San” spiegò nuovamente la ragazza, guardando Daniel implorante. Dovevano salvare la ragazza.
Daniel non le rispose, ma capì ciò che doveva fare. Corse più velocemente che poté nel punto in cui si trovava Karim, già impegnato nella lotta contro la bestia.
Avanti, trasformati. Tanto lo sai di non avere scampo” fece San, mentre tentava di schiacciare, con una zampa, Karim, che la teneva sollevata sopra di sé con entrambe le mani. Il braccio destro, nel frattempo, aveva ripreso a pulsargli dolorante, facendogli tornare delle fitte.
“Mai” riuscì a dire, con fatica, mentre tentava di allungare gli artigli per infilzarglieli nella zampa. Daniel si affiancò a lui, aiutandolo a tirar su la zampa.
“Karim” disse, mentre infilzava anch’esso gli artigli nel palmo “Dobbiamo cercare l’ago”
“Sì, ma…” rispose Karim, un secondo di prima di dare, insieme all’amico, una spinta definitiva alla zampa e spingerla via. Con un balzo all’indietro, si allontanarono dall’animale.
“Non abbiamo idea di dove possa essere” continuò il ragazzo, preparandosi al prossimo attacco di San “Se è nascosto nel pelo non lo troveremo mai”
“Se lo avesse tenuto nel pelo, a quest’ora sarebbe già caduto da qualche parte” ribatté Daniel, evitando un colpo della folta coda di San, che la stava usando come arma.
“Vuoi dire che lo dovremmo cercare per terra?” domandò Karim sconvolto, mentre saltava in aria e evitava un colpo di coda destinato a lui. Sperò di non dover fare in quel modo, non ce l’avrebbero mai fatta. L’ago era piccolo e sottile, in mezzo a tutta quella ghiaia e quei fili d’erba ci avrebbero impiegato un’eternità.
“Anche” rispose Daniel, a malincuore. Karim riatterrò.
“Merda”
Daniel emise un verso di frustrazione, prima di allontanarsi da Karim per fare il giro dell’animale.
“Tu cerca su di lui” gridò Daniel, mentre si allontanava “Io cerco per terra”
Karim deglutì. Come avrebbe fatto a trovarlo, in mezzo a tutta quella peluria?
Decise di tentare il tutto e per tutto, così con un solo balzo raggiunse la schiena dell’animale e si mise a correre su di essa, tirando calci ai peli e sul dorso, per vedere spuntare l’oggetto di argento sporco di veleno e del sangue di Ambra. Sulla schiena non sembrava essercene traccia, così come sulla coda, che l’animale continuava ad agitare, e sul capo. Cercò di rovistare anche accanto alle orecchie, ma la bestia continuava ad agitarsi e a colpirsi per tentare di levarselo di dosso. Karim rimase saldamente aggrappato al pelo, ma non riuscì a controllare per bene ogni parte del dorso dell’animale.
All’improvviso, San alzò il muso di scatto e Karim scivolò indietro rischiando di cadere. Si aggrappò più che poté al pelo, ma rimase comunque a penzoloni. L’animale, intanto, continuava a ringhiare infuriato. Nei momenti in cui Karim rimase appeso, pensò a dove l’animale potesse aver messo l’oggetto argentato. Per un breve istante, la sua mente pensò che avrebbe potuto ingoiarlo; ma poi escluse quell’opzione, perché anche se San era un cacciatore nero a tutti gli effetti, il veleno era comunque letale per qualsiasi essere vivente. E purtroppo, Karim era sicuro che San ne avesse usato un potente.
Fu in quel momento che San si accorse del ragazzo appeso al suo pelo, di fianco al muso. Tentò di voltare il muso più che poté verso Karim e, non appena lo vide, digrignò i denti. Non appena lo fece, qualcosa catturò l’attenzione del ragazzo: un oggetto piccolissimo stava brillando tra i morali.
“Daniel!” esclamò a voce alta, sperando che il ragazzo lo sentisse “Daniel!”
San scosse nuovamente la schiena e, stavolta, Karim non riuscì a rimanere appeso, essendosi distratto. Per questo, volò per terra e atterrò di schiena. Karim sentiva di non avere più forza, aveva subito troppi colpi forti e secchi. La vista gli si offuscò qualche attimo, fino a quando non vide Daniel chino su di lui.
“Dio, Ambra, menomale che non stai vedendo” borbottò Martina, abbassando lo sguardo sulla ragazza per evitare di osservare la scena che le si parava di fronte a pochi metri di distanza.
“Karim!” esclamò a sua volta Daniel, piegandosi sul ragazzo “Ho corso non appena ti ho sentito”
“L’ago… l’ago si trova tra i denti” disse, tirandosi su, anche se con fatica, grazie all’aiuto di Daniel.
“Tra i denti?” ripeté lui, incredulo.
“Sì” rispose Karim “Tra i molari, nella parte di sinistra”
Daniel annuì.
“Provo a prenderlo” dichiarò infine “Tu cosa fai?”
Avrebbe tanto voluto rispondergli che non se la sentiva più di combattere, non aveva  più le forze per farlo in modo pronto e veloce. Si sentiva a pezzi, questa era stata una delle battaglie più dure che avesse mai dovuto affrontare. La battaglia di molti anni prima contro San, era stata una passeggiata al confronto. Ma, nella mente, si disse che nemmeno stavolta avrebbe dovuto lasciarsi sconfiggere dal fratello di Lyun. Inoltre doveva fargliela pagare, per quello che aveva fatto ad Ambra.
“Aspetta” mormorò Karim, togliendo il braccio dalle spalle di Daniel. Il ragazzo prese un enorme respiro e spiccò un ultimo salto. Usò gli artigli della mano sinistra per infliggere un secondo taglio alla zampa destra di San, che ringhiò e emise un verso di dolore, accasciandosi per terra. La zampa era ormai completamente rotta e quasi irreparabile, oltre al fatto che il sangue non faceva che scorrere a fiumi da essa.
Daniel ne approfittò e saltò sul muso dell’animale. Si sporse nella parte di sinistra per cercare l’oggetto e, finalmente, intravide qualcosa che brillava. Non sapeva come fare a toglierlo da lì, perciò decise di usare l’unico metodo che ritenne possibile: allungò il braccio sinistro e armeggiò qualche attimo con l’aggeggio, fino a quando non se lo ritrovò in mano, facendo schizzare sangue dalle gengive della bestia. L’animale si accasciò a terra e Daniel fece appena in tempo a saltare giù dal suo muso, prima che quest’ultimo cadesse al suolo. San pareva svenuto.
Daniel, tenendo stretto tra le dita l’ago dal manico argentato, raggiunse Karim e lo trovò a terra.
“Karim” disse, inginocchiandosi accanto a lui “Ho preso l’ago”
Il ragazzo aprì impercettibilmente gli occhi.
“Davvero?” mormorò, prima di alzarsi con l’aiuto dell’amico “E San?” domandò inoltre.
“Credo sia svenuto” rispose l’amico.
La prova che sono più forte di te anche senza trasformazione.
“Daniel” esclamò Martina, gettandosi tra le sue braccia non appena questo ebbe raggiunto lei e Ambra.
“Ehy” disse lui, accennando un sorriso.
“Non sai quanta paura ho avuto” confessò la ragazza, lasciando la presa. Daniel posò la mano libera sul volto della ragazza.
“Non devi” disse lui “Lo sai che me la cavo sempre – le mostrò l’ago nella mano sinistra – riesci a distruggerlo?”
Martina abbozzò un sorriso e annuì. Si allontanò di pochi metri dai tre per cercare una pietra sufficientemente appuntita. La trovò di fianco al corpo incosciente di San, che aggirò tranquillamente e con un’espressione abbastanza schifata in volto.
“Mi sa che dovete allontanarvi” decretò Martina, posizionando l’ago di fronte a sé e impugnando la pietra “Ho paura che si crei un campo elettrico”
Karim utilizzò le ultime forze rimaste per prendere in braccio Ambra e, con Daniel, si allontanò di parecchi metri.
Martina afferrò la pietra e la sollevò: miriadi di scariche elettriche visibili percorsero le braccia della ragazza fino ad arrivare alla pietra. Quando la ragazza si sentì sufficientemente carica, in tutti i sensi, colpì l’ago con la pietra elettrificata. Si udì un rumore molto simile a quello provocato da un’esplosione e un campo di luce viola si espanse per tutta quella zona, rischiando di prendere anche Karim, Daniel e Ambra. Poco dopo, il campo svanì e con esso anche la pietra e l’ago. Per terra rimase solamente il manico in argento. Gli altri tre si avvicinarono di nuovo a Martina; Karim si inginocchiò, mantenendo la ragazza tra le braccia e aspettando che desse qualche segno di vita.
Fu questione di un secondo: Ambra iniziò a muovere leggermente le labbra, poi strinse più volte le palpebre e infine le aprì. Davanti a sé, la prima cosa che vide furono gli occhi preoccupati di Karim che stavano scrutando ogni suo movimento.
“Ka… Karim…”
“Ambra” mormorò lui, spostando dei capelli dalla fronte della ragazza “Sei viva”
“Sì…” rispose lei, accennando un leggero sorriso; poi spostò lo sguardo verso il corpo di San a terra, che era ritornato un umano “San è…”
“Svenuto, credo” rispose Daniel.
Tutti si voltarono verso il ragazzo. Incredibile ma vero, stava tentando di rialzarsi, nonostante perdesse sangue dalla bocca e un braccio era praticamente inutilizzabile.
“Karim… bastardo” e cadde nuovamente per terra, in una pozza di sangue.
Karim rimase a guardarlo qualche istante prima di voltarsi di nuovo verso la ragazza. Tutt’a un tratto, la vista gli si offuscò e fu costretto ad appoggiare lentamente la ragazza al suolo; questa intanto lo osservava stranita, insieme agli altri.
“Karim, stai bene?” domandò Daniel, vedendo che il ragazzo, aveva uno sguardo vuoto e stava dondolando sul posto.
“Sì… sto bene…” riuscì a dire, prima di cadere a terra, svenuto e sfinito. Daniel non si meravigliò: durante tutta la battaglia si era chiesto come aveva fatto a resistere così tanto con dolori del genere in tutto il corpo.  
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
Ebbene sì. Questo è il penultimo capitolo. Spero di avervi fatto ridere, piangere, gioire. Insomma, spero che queste one shot vi abbiano lasciato qualcosa.
 
 
Ci vediamo all’ultimo capitolo!
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** #10 ***




MissingMomentElements10
 
 




 
Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano,
e che magari la vita gli offre in modo generoso;
oppure possono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto
che si presentano sempre nel momento giusto
 
 
 
 
 









Dopo tutto quello successo in precedenza.
 
 
Ginevra strinse con forza le bende intorno al torace nudo di Karim.
“Ahi!” esclamò quest’ultimo, voltando di scatto il viso verso la donna prossima alla sessantina d’anni, inginocchiata dietro di lui “Fai piano”
“Le bende non sono molto lunghe” spiegò lei, iniziando a mettere una crema particolare su un’altra ferita presente tra le scapole “E tu hai il torace grosso”
Karim emise un verso di soddisfazione, mentre Daniel, seduto sul divano ad osservare la scena, ridacchiò. In effetti, il ragazzo era messo bene di fisico: era asciutto, ma i muscoli erano ben delineati e i bicipiti si vedevano tranquillamente. Per l’immensa forza che possedeva, come minimo avrebbe dovuto avere il doppio dei muscoli. Ambra era rimasta a labbra socchiuse quando aveva visto il ragazzo senza maglia. Generalmente, Karim tendeva sempre ad indossare maglioni o camicie a manica lunga e lasciava scoperti solo gli avambracci, dato che le maniche le tirava sempre su fino ai gomiti. La ragazza, infatti, aveva visto solo una volta e di sfuggita il ragazzo a petto nudo, quando gli era volato un qualcosa in un fiume e lui si era tuffato per riprenderla.
Perciò in quel momento, Ambra si trovava a gambe incrociate in un angolo del divano, il più lontano possibile dal punto in cui il ragazzo si trovava per essere medicato da Ginevra. Il ragazzo, infatti, era parecchio attraente e sensuale senza maglia, secondo la ragazza, ed era soprattutto per questo evitava il contatto visivo diretto con lui.
“Contro chi avete combattuto, ‘sta volta?” domandò Ginevra, mentre passava una seconda garza intorno al torace del ragazzo, facendola passare per la spalla sinistra.
“Non ci crederai mai” rispose Karim “Era una sorta di drago”
Ginevra interruppe per qualche attimo la medicazione.
“Un drago?” domandò incredula, prima di riprendere a fasciare il ragazzo. Daniel annuì in direzione della donna.
“Sì, un drago. Anche se sembrava più un serpente gigante con le ali” disse Daniel, incrociando le braccia al petto e allargando le gambe, stendendole. Ambra, intanto, continuava a stare in disparte, nello stesso divano su cui era seduto Daniel, e continuava a far vagare il suo sguardo sui mobili della casa – ormai aveva imparato a memoria tutti gli arredi della stanza – e sulle proprie unghie.
“Ed è stata Ambra a buttarlo giù”
Ambra si voltò di scatto verso Karim, stando bene attenta a non far scendere lo sguardo lungo i pettorali. Il ragazzo ricambiò lo sguardo con serietà.
“Per puro caso” continuò Daniel “Ma comunque l’ha buttato giù lei”
Ginevra sorrise divertita.
“Okay, ho finito” disse infine quest’ultima, alzandosi e dirigendosi verso il bagno a mettere via le varie creme, garze e tutti i medicamenti che aveva usato per aiutare Karim a guarire. Non che il ragazzo ne avesse bisogno: avendo un corpo resistente come l’acciaio, era in grado di guarire molto velocemente dalle ferite, anche da quelle più gravi e profonde. Se però veniva curato, il ragazzo riacquistava più velocemente le forze e le ferite guarivano più in fretta.
Karim si alzò e afferrò la maglia che aveva abbandonato per terra, poi si diresse in una delle camere con la stoffa tra le mani. Ambra tornò a respirare tranquillamente.
“Sai quando tornava Martina?” chiese Daniel, osservando l’orologio appeso al muro di fronte a lui. Ambra scosse la testa.
“No, non ne ho idea” rispose, alzandosi. Decise che avrebbe raggiunto l’amica al negozio, dato che aveva dimenticato di dire a Martina di comprare delle cose prima della loro partenza.
“Comunque sto andando a raggiungerla” spiegò, mentre chiudeva la zip della felpa larga che aveva deciso di indossare quella mattina “Mi sono dimenticata di dirle delle cose”
“Cercate di tornare per pranzo” disse Ginevra, ritornando nella stanza e accompagnando Ambra all’uscio della porta “Dovete fare la valigia”
Ambra si voltò e le sorrise.
“Tranquilla, non dobbiamo fare molte compere”
La donna annuì e chiuse la porta non appena la ragazza fu uscita definitivamente dall’abitazione. Pochi istanti dopo, Karim rientrò nel salotto con addosso una camicia blu: le maniche rigorosamente tirate su fino ai gomiti e i primi due bottoni slacciati.
“Dov’è andata?” domandò, mentre si sistemava il colletto della camicia. Fu Daniel a rispondergli:
“Ha raggiunto Martina” spiegò il ragazzo, alzandosi “Dovrebbero tornare prima del pranzo”
Karim annuì con poco interesse.
 
 
Le strade della cittadina in cui soggiornava, nel Mondo Elements, erano abbastanza piccole, ma ricche di negozi, bar e quant’altro. Ambra si era sempre persa nell’osservare i vari negozi e ciò che vi era esposto nelle vetrine. Anche quel giorno, infatti, ci mise più del previsto a ritrovare il piccolo market in cui si era recata Martina, per via delle numerose vetrine presenti sia a destra che a sinistra. Ovviamente, anche nel Mondo Reale erano presenti numerose vie di quel genere; ma vederne così tante in una piccola cittadina, che poteva tranquillamente sembrare e passare per un villaggio, faceva molto il suo effetto. La ragazza si ricordò, inoltre, di quando venne nel Mondo Elements e nella Regione della Terra per la prima volta: oltre a sapere che tutte le persone che le passavano accanto avevano dei poteri, quelle vie sempre colme di negozi e gente l’avevano colpita particolarmente. Martina era rimasta meno sorpresa: era nata nella Regione dell’Acqua e, rispetto ad Ambra, era tornata parecchie volte in quella regione e lì le vie sono molto più ampie e ricche. Nonostante questo, anche Martina aveva passato la maggior parte della sua vita nel Mondo Reale ed era sempre un’emozione ritornare nel proprio mondo d’origine.
Lasciò perdere le vetrine dei vari negozi e tirò dritto, cercando il market in cui si era diretta l’amica. Quest’ultima aveva deciso di spendere l’ultimo giorno nel Mondo Elements in giro per la città e aveva deciso, al contempo, anche di spendere soldi. Avrebbe voluto prendere qualche specialità locale, prima di andarsene, perciò si era offerta volontaria per andare a fare la piccola spesa anche per Ambra. Avevano deciso di ritornare nel Mondo Reale anche per non rimanere troppo indietro con lo studio: infondo stavano ancora frequentando le scuole superiori e non volevano rischiare di rimanere indietro col programma scolastico rispetto ai compagni; e, soprattutto, non volevano assolutamente perdere l’anno scolastico. Ma probabilmente, per le vacanze di Natale, sarebbero ritornate lì.
Era anche questo il bello del Mondo Elements: la temperatura era quasi sempre costante e non c’erano mai periodi in cui faceva davvero freddo. Anche ora che erano agli inizi di dicembre, dei pantaloni lunghi e una felpa bastavano a mantenerti al caldo. Si erano, però, attrezzate di giubbotti per il ritorno nel Mondo Reale, dove, vivendo entrambe a Milano, faceva sicuramente parecchio freddo.
Non appena raggiunse la porta del market, spinse il vetro e vi entrò, allungando il collo per cercare l’amica nei vari reparti. A primo impatto non notò la ragazza, perciò si addentrò nei pochi reparti del posto. La trovò nel reparto della cosmetica, intenta a leggere qualcosa scritto su una confezione rettangolare.
“Cos’è?”
Martina distolse lo sguardo dalla confezione e osservò con un certo stupore la ragazza.
“Ambra” disse, rimettendo a posto la scatoletta bianca “Una crema per i capelli, comunque. Ma come mai sei qua?”
“Ho dimenticato di dirti di comprare alcune cose” spiegò la ragazza “E inoltre, Ginevra mi ha detto che dobbiamo tornare prima del pranzo”
Martina si spostò da quello scaffale, per cercare gli oggetti della lista iniziando a dirigersi nei corridoi. Ambra la seguì, stando al suo fianco.
“Prima del pranzo?” ripeté, in un lamento “Pensavo avessimo il pomeriggio libero”
“A quanto pare no” rispose la rossa “Anche perché se ci pensi non abbiamo ancora fatto la valigia”
“Ah, già” disse solamente Martina “Allora, già che ci sei, leggimi le cose della lista intanto che giriamo”
Ambra afferrò il foglietto bianco pieno di scritte che le aveva passato Martina e si preparò a leggerle l’elenco scritto da lei, ricordandosi, anche, di aggiungere quelle poche cose che si era dimenticata di scrivere su di esso.
Rimasero per parecchio tempo nel reparto del cibo, facendo rifornimento soprattutto di yogurt, formaggi e frutta fresca. Ambra prese un grosso sacchetto di mandarini: sia a lei che a suo fratello piacevano tantissimo.
Ambra, nonostante tutto, era davvero contentissima di ritornare nel Mondo Reale: le mancava il posto, la gente e suo fratello. Probabilmente, se anche avesse conosciuto un suo ipotetico fratello biologico, non sarebbe mai riuscita a volergli bene quanto a Giovanni, il suo fratello adottivo.
Anche Martina era parecchio felice di ritornare a casa, essendo stata, insieme all’amica, per molto tempo in quel mondo. Era meno elettrizzata della rossa solo per il fatto che lei, nel Mondo Elements, ci veniva molto spesso assieme, anche, alla sua famiglia, mentre Ambra era sempre venuta da sola.
“Non mi piacciono i mandarini” commentò Martina, storcendo la bocca nel mentre in cui Ambra afferrava un sacchetto colmo di quegli agrumi. Ambra le lanciò un’occhiataccia.
“Come fanno a piacerti i fichi, allora?” rispose la rossa di rimando, mettendo la retina nel cestino bianco dal manico nero.
“Ma sono buoni, a differenza di quelli” rise Martina. Ambra la guardò nuovamente male, ma evitò di rispondere.
Tutt’a un tratto, si sentì un forte boato proveniente dal centro del piccolo supermercato e il suolo tremò per qualche secondo. Nonostante la scossa durò relativamente poco, la potenza con cui mosse la terra era decisamente forte, tanto che le ragazze si attaccarono a dei cestini di frutta, sperando di non volare per terra. Senza capirne il motivo, Ambra sentì l’istinto di afferrarsi il braccio sinistro. Subito dopo, divenne improvvisamente tutto bianco e non riuscirono più a distinguere la realtà.
 
Ambra aprì di scatto le palpebre. Era, in un modo o nell’altro, arrivata all’esterno del supermercato e si ritrovava, appesi a entrambi gli avambracci, due sacchetti colmi di roba, probabilmente acquistata poco fa. La lista della spesa era ancora tra le dita della mano destra.
“Ambra?” chiese Martina, notando che la ragazza aveva uno sguardo perso.
“Ehm… Martina?” chiese la ragazza, guardandosi intorno, prima di mettere in uno dei sacchetti il foglietto accartocciato “Quando siamo uscite?”
Martina assunse un’espressione di completo sconcerto, mentre continuava a guardare con preoccupazione la sua amica.
“Poco fa” rispose comunque la riccia “Ti ricordi perché abbiamo fatto la spesa?”
Ambra rimase per qualche istante ad osservarla.
“Dobbiamo partire” rispose con poca convinzione. Martina trasse un lungo sospiro di sollievo, poi sorrise all’amica.
“Menomale!” esclamò radiosa “Pensavo ti fossi dimenticata del viaggio”
Ambra sorrise a sua volta. Allora andava davvero tutto bene, a quanto pare, anche se continuava a non spiegarsi il perché non ricordasse minimamente di aver finito di fare compere e di aver addirittura pagato.
“Sì, scusami” disse la ragazza, mentre iniziava ad incamminarsi, insieme all’amica, verso casa “E’ che sono emozionata all’idea di tornare a casa”
Martina scoppiò a ridere di gusto. Ambra la guardò stranita.
“Sei emozionata di tornare a casa tua? Ci sei stata neanche mezz’ora fa” continuò la ragazza, divertita come non mai “Tu sei fuori” concluse, dandosi un po’ di contegno, essendo in mezzo alla gente.
“Ma io parlo… dell’altro Mondo” specificò Ambra, piegando la testa di lato e studiato l’espressione dell’amica. Questa corrugò la fronte.
“Ambra, stai bene?”
Ambra sospirò amareggiata.
“Sì che sto bene” rispose “Sei tu che sei strana”
Martina non rispose, continuando ad osservare con sospetto la ragazza di fronte a lei, avendo smesso di camminare.
“Martina, dobbiamo tornare nel Mondo Reale. L’avevamo deciso settimane fa”
“Tu non stai per niente bene” disse Martina, scuotendo la testa e iniziando ad incamminarsi, sospirando preoccupata. Ambra la seguì, raggiungendola e ponendosi di nuovo al suo fianco.
“Aspetta un attimo“ ribatté Ambra “Posso chiederti solo una cosa?” domandò con ansia. Se stava succedendo quello che stava pensando, sarebbe stata la fine.
Martina annuì, senza voltarsi.
“Per quale viaggio… ci stiamo preparando?” chiese, per poi mordersi nervosamente il labbro inferiore.
“Non pigliare per il culo” disse Martina con disprezzo. Se la rossa stava giocando, lei non si stava divertendo affatto.
“Sono seria, Martina” provò ancora Ambra con dispiacere, cercando di stare al passo con la ragazza, che aveva cominciato ad accelerare senza motivo. Quest’ultima sospirò irata.
“Senti, se non vuoi più che venga in Toscana con te fai prima a dirmelo” esplose Martina, agitando i sacchetti della spesa.
Ambra spalancò le palpebre e arrestò la camminata. Quando Martina si accorse che la ragazza non la stava più seguendo, smise anch’essa di camminare e si voltò svogliatamente verso di lei.
La rossa abbassò lo sguardo sconvolta, allibita e sconcertata allo stesso tempo. Non era possibile. Tutto quello non era umanamente e assolutamente possibile. Cosa caspita stava accadendo?
“E adesso cosa c’è?” fece Martina con stizza, posando a terra i sacchetti della spesa e incrociando le braccia al petto. Ambra era ancora a labbra socchiuse e aveva, dipinta sul suo viso, un’espressione sconvolta e incredula. Né Martina né Ambra ci stavano capendo qualcosa riguardo a quella situazione, chi per un motivo chi per un altro.
“Dov’è Karim?” esclamò Ambra, alzando di scatto al testa e fissando le proprie iridi verdi in quelle azzurre dell’amica. Questa corrugò la fronte.
“Chi è Karim?”
Ambra sentì di avere un mancamento, perciò lasciò andare i sacchetti della spesa, che atterrarono al suolo con un tonfo; si abbassò e si sedette sul marciapiede, osservando il viale davanti a sé. Fu quella la goccia che fece traboccare il vaso.
Ambra analizzò, per qualche istante, la via che si ritrovava davanti. Non era per niente una via della cittadina del Mondo Elements in cui viveva, assieme a Ginevra.
“Quindi non sai neanche chi sono Daniel e Ginevra” mormorò a bassa voce Ambra, continuando ad osservare, sempre più sopraffatta dall’emozione, il viale che si apriva di fronte alle due.
“Proprio no” rispose Martina sospirando “Sono di questa zona di Milano?”
Ambra gettò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, strizzando le palpebre. Non doveva piangere, non poteva permetterselo proprio ora. Non doveva cedere, era solo un incubo, ne era fermamente certa e a breve si sarebbe risvegliata.
Si alzò di scatto dal marciapiede e si mise di fronte a Martina, che la stava guardando preoccupata e timorosa. Non aveva mai visto Ambra reagire in questo modo. Mentre erano andate semplicemente a fare la spesa, per giunta!
“Quando siamo tornate a Milano?” gridò Ambra in direzione della riccia, attirando l’attenzione di parecchi passanti. Martina stessa si guardò intorno con fare preoccupato.
“Adesso basta, Ambra” la rimproverò, abbassando notevolmente il tono di voce. Ambra si passò le mani sul viso.
 
 
**
 
 
Seduta sul divano della casa di Martina, Ambra ripensò a quello successo solo qualche ora prima. Continuava a non capire cosa diavolo fosse successo e soprattutto a come ciò accadde. Perché c’era sicuramente qualcosa che non andava: era convintissima di aver lasciato Daniel e Ginevra in casa con Karim, dato che lei era uscita per fare la spesa con Martina; si ricordava anche del fatto che aveva raggiunto l’amica poiché si era dimenticata di scriverle alcuni prodotti nella lista, che aveva preparato insieme a lei. Ricordava perfettamente anche il fatto che l’aveva trovata nel reparto cosmetica. E che l’ultima cosa che si erano dette, era stato un brevissimo scambio di battute riguardo ai mandarini. Poi era tutto nero e offuscato. O meglio, era tutto bianco. Poiché era sicura di aver visto una sorta di luce bianca investire sia lei che Martina in pieno volto. Da lì si era ritrovata fuori dal supermercato di colpo. Nel Mondo Reale.
“Sono nel Mondo Reale” piagnucolò, posando la fronte sulle ginocchia che aveva stretto al petto. Martina, dall’altro capo del divano, continuava a guardarla con stizza, sperando che tutta quella messa in scena finisse all’istante.
“Adesso mi spieghi cosa diavolo ti prende” disse Martina, senza distogliere, neanche un istante, gli occhi dalla ragazza seduta a poca distanza da lei. Questa tirò su la testa con estrema lentezza, sospirando.
“Noi non dovremmo essere qui, lo capisci?” iniziò a spiegare “Dovremmo essere di là…. Nel Mondo Elements”
Certo che era felice di essere rimasta amica di Martina anche in quell’incubo, ma non era tutto quello di cui aveva bisogno.
“Ma la pianti con ‘sta storia? L’hai ripetuto per tutto il tragitto dal supermercato a casa” sbraitò Martina, agitando mani e braccia.
Ambra abbassò lo sguardo, seriamente intristita per via di quella situazione.
Martina si avvicinò alla ragazza. Per quanto la stesse facendo uscire dai gangheri con quelle stronzate, era comunque una sua grande amica e le dispiaceva non poco vederla giù di morale in quel modo. Anche se continuava a non capire bene cosa le stesse raccontando.
“Magari hai fatto un sogno che era parecchio realistico” disse la riccia, facendosi più vicina a lei. Ambra rialzò lo sguardo.
“Ho sognato?...” borbottò con poca convinzione. Martina tentò di sorriderle.
“Secondo me sì” continuò la ragazza, annuendo alle sue stesse parole “Avrai fatto un sogno talmente realistico che ti è sembrato vero, appunto. Inoltre ‘sta mattina ti sei alzata tardi, quindi…”
La ragazza sembrò valutare l’idea per qualche istante. Eppure ne era sicura, quelle situazioni le aveva vissute davvero, una per una. Questo voleva dire che… Karim non esisteva? Era solo frutto della sua immaginazione?
“Mi sono… Karim…” mormorò Ambra. Martina si preoccupò ulteriormente. La ragazza stava delirando.
“Vieni con me” disse la ragazza, scendendo dal divano e porgendo la propria mano ad Ambra “Ti porto in cucina. Vuoi un tè o una camomilla?”
“Quello che vuoi tu” rispose la ragazza, accettando la mano e alzandosi dal divano. Seguì la ragazza in cucina, ma non si accorse del tavolo in legno sulla sinistra; per questo, sbatté un fianco contro lo spigolo, senza farlo di proposito.
“Ahi” borbottò, massaggiandosi la parte lesa. Poi alzò lo sguardo verso Martina. Aveva assunto un’espressione strana, dato che era rimasta, per qualche attimo, con gli occhi fuori dalle orbite. Fu Ambra a spaventarsi, questa volta.
“Martina…”
La riccia scosse la testa con furore.
“Ti preparo il tè” disse semplicemente. Ambra si sedette su una delle sedie, osservando la ragazza con stranezza.
 
 
 
Karim si piegò sulla ragazza, osservando attentamente la sua espressione. Per qualche istante, la fronte e le sopracciglia della ragazza si corrugarono e nel suo viso si dipinse una lieve smorfia di dolore. La ragazza, inoltre, aveva portato la mano sinistra sul fianco destro.
“Cosa credete che abbia?” domandò Karim, senza staccare lo sguardo dal volto di Ambra. La ragazza era caduta in una sorta di sonno particolare e non erano ancora riusciti a svegliarla. Quando Martina era riuscita a portarla indietro, anche se con molta fatica, dal supermercato, Karim aveva preso un colpo. Era la seconda volta che vedeva Ambra in quello stato e non voleva di certo ripetere l’esperienza passata, vissuta ormai parecchio tempo fa.
“Non ne ho idea” disse Ginevra, sorpassando Daniel e osservando, come Karim, la rossa distesa sul divano “Ma si sta toccando il fianco destro. Forse…”
Ginevra allungò la mano e slacciò la felpa della ragazza; subito dopo, alzò leggermente la maglietta nel punto in cui si trovava la mano della ragazza.
“Ha un segno rosso. È piccolo, ma c’è” concluse, mostrandolo anche agli altri tre. Daniel si avvicinò maggiormente, mentre Karim osservo più attentamente il fianco della giovane.
“Martina” disse Ginevra, voltandosi verso la ragazza seduta sul divano alle loro spalle “Ci puoi spiegare meglio cos’è successo?”
Martina sospirò.
“Ve l’ho detto” iniziò, stringendo la stoffa dei pantaloni tra le dita “Abbiamo sentito un improvviso boato e poi c’è stata una luce bianca, una sorta di flash. È durato tutto poco tempo, ma quando è finito Ambra era per terra. L’ho portata fuori subito” concluse, per poi mordicchiarsi leggermente il labbro inferiore.
Karim si alzò in piedi, sospirando irato. Poi si diresse verso la porta d’entrata, senza dare alcuna spiegazione.
“Dove vai, Karim?”
Karim ignorò la voce di Ginevra che lo stava chiamando e spalancò la porta.
“Non è possibile che queste cose succedano sempre ad Ambra” ringhiò, prima di uscire e sbattere la porta con violenza.
Gli altri tre si guardarono tra di loro preoccupati.


**
 
Ambra si alzò dal letto, si recò di fronte alla finestra e spalancò le ante, per lasciare entrare l’aria. Come ogni mattina. Successivamente si diresse in cucina, salutò Giovanni e aprì la dispensa per prendere i biscotti e il latte con cui fare colazione. Dopo aver mangiato, con Giovanni che le raccontava cosa aveva combinato assieme ai suoi amici la sera precedente, pulì il tavolo, mise il cucchiaio e la tazza nel lavandino e si recò verso camera sua, per prendere i vestiti. Come ogni mattina. Afferrò il primo maglione e i primi jeans che trovò nell’armadio, andò nel bagno e fece una doccia veloce. Dopo essersi asciugata e vestita, pettinò i capelli mossi con la spazzola, stando attenta che non diventassero gonfi. Guardò la pochette contenente il mascara e l’eyeliner: non aveva voglia di truccarsi, quella mattina.
Lasciò il bagno, tornò in camera sua per prendere lo zaino, si recò nel salotto e prese il giubbotto dall’attaccapanni, urlando un saluto al fratello e dicendole per che ora sarebbe tornata, in modo da trovare, una volta tornata a casa, il pranzo pronto. Come ogni mattina.
Come sempre, a scuola passò le ore a scarabocchiare su un foglio, a guardare il cellulare e a chiacchierare con la sua compagna di banco. Fu concentrata solamente alla quarta ora, quando doveva svolgere il compito di matematica. Non si era esercitata molto per quella verifica, ma credette di averla svolta abbastanza bene.
Uscita da scuola, si fiondò verso la fermata del pullman che arrivò, come al solito, con qualche minuto di ritardo. Ormai ci era abituata e non si lamentava più per quell’inconveniente che si ripeteva praticamente sempre.
Tornata a casa, Giovanni era ancora ai fornelli. Si giustificò dicendo che si era addormentato un’oretta prima e, quando si era svegliato, non si era accorto che non sarebbe mai riuscito a preparare il pranzo in tempo per la sorella. Così se l’era presa con comodo e aveva deciso di pranzare in solitudine e solo successivamente preparare il mangiare anche per Ambra. Non era la prima volta che accadeva e Ambra ci passò sopra, liquidando la faccenda con un Fa niente.
Dopo aver giocato per una mezz’oretta con i videogames del fratello, in seguito al pranzo, si chiuse in camera per fare i compiti per il giorno dopo. Si rese conto di essere piena di esercizi – come di consueto – in quasi tutte le materie e, a breve, avrebbe avuto anche un’interrogazione.
Presa così tanto dai compiti e dallo studio, non si accorse delle ore che passavano e di aver saltato la merenda quotidiana delle quattro del pomeriggio, perciò, a cena, si abbuffò di carne e contorno. Rifiutò il gelato che le aveva messo, sotto al naso, Giovanni e si diresse in camera da letto, dove si stese sulle coperte e afferrò il libro che teneva, come sempre, sul comodino, per averlo sempre a portata di mano.
Giovanni, dopo un’oretta e mezza, interruppe la sua lettura, imponendole di andare a dormire poiché, la mattina, faceva sempre una faticaccia ad alzarsi, anche se erano solo le dieci di sera. La ragazza sbuffò, ma poggiò comunque il libro sul comodino; afferrò il pigiama da sotto il cuscino, si cambiò e si distese nel letto, poco dopo aver spento l’abat-jour sul comò. Rimase per qualche istante a rimirare il soffitto azzurro, poi si ricordò di non aver preparato la cartella con i libri di scuola per il giorno dopo. Sbuffò scocciata e si alzò, gettando via le coperte e, senza accendere la luce, cercò la cartella e la spostò, trascinandola, sotto la mensola dove aveva riposto tutti i libri per la scuola, accanto a quelli che Giovanni aveva usato fino a tre anni prima. Si disse che avrebbe dovuto dire al fratello che, ormai, sarebbero stati anche da vendere, quei libri. Si abbassò e svuotò lo zaino, che poi riempì con i libri che le sarebbero serviti per le materie che aveva la mattina seguente. Nel mentre in cui fece il cambio di libri e quaderni, si rese conto di quanto tutto questo le fosse fin troppo familiare, oltre che abitudinale. C’era qualcosa di insolito e che non quadrava, in questa quotidianità. Era ormai qualche giorno che ripeteva le stesse azioni che aveva compiuto anche durante gli anni precedenti, quindi non si sarebbe dovuta sorprendere più di tanto. Eppure non le andava affatto bene, questa situazione. Sentiva di stare facendo qualcosa di sbagliato, sentiva di aver quasi dimenticato qualcosa.
Dopo la piccola discussione avuta con Martina, non avevano più toccato quell’argomento e Martina l’aveva convinta del fatto che aveva semplicemente fatto un sogno molto realistico. Fin troppo, si disse Ambra. Ma lei era sicura che le emozioni che aveva provato con Karim le aveva sentite veramente; come davvero aveva provato dolore, quando era stata attaccata più volte nel Mondo Elements. Lei, infatti, rimaneva fermamente convinta del fatto che sia il Mondo Elements che Karim esistessero veramente. Per provare se ciò era vero, il giorno precedente si era recata alla stazione centrale di Milano. Aveva provato a vedere se riusciva ad individuare le scale sotterranee che, se il Mondo Elements esisteva davvero, l’avrebbero condotta verso l’unico binario presente (a Milano) per recarsi in quel Mondo, più precisamente nella Regione della Terra. Non aveva trovato nessuna scala che portava sotto la stazione e, accompagnata da una Martina accigliata poiché aveva perso parecchio tempo, era tornata a casa delusa come non mai.
Stentava a crederci che tutto ciò era stato solo un unico frutto della sua mente e della sua immaginazione. E poi, un sogno può durare anni? Perché nonostante Karim fosse presente nella sua vita solamente da diversi mesi, era venuta a conoscenza del Mondo Elements anni prima. Per quanto non ci fosse nulla di veramente normale in quella storia, era umanamente impossibile arrivare a sognare cose del genere, con troppi dettagli e troppe storie.
Decise di fare un’ulteriore prova. Se davvero non esisteva il Mondo Elements e tutte le sue storie, voleva dire che Giovanni… era il suo fratello biologico.
Chiuse alla rinfusa la cartella, si alzò, aprì la porta di camera sua e si diresse in salotto, dove trovò Giovanni spaparanzato sul divano a guardare un programma alla televisione, a luci spente. Non appena si accorse della sorella, allungò la mano verso il tavolino su cui c’era una lampada, che accese.
“Cosa c’è?” domandò, guardando stranito la sorella che si era piazzata di fronte a lui a braccia incrociate. Ambra prese un bel respiro e si preparò: non si era mai immaginata che sarebbe arrivata a fare quella fatidica domanda che spesso, alcuni bambini, si ritrovavano a fare ai loro genitori, anche solo per semplice curiosità.
“Io sono stata adottata?” chiese tutto d’un fiato. Il fratello rimase sconcertato per qualche istante, poi ridacchiò leggermente, rilassando i muscoli tesi, dato che si era aspettato chissà quale quesito.
“No, Ambra” rise lui “Perché me lo chiedi?”
“E allora perché non assomiglio né a mamma né a papà?”
Giovanni assunse nuovamente un’aria circospetta.
“Non sempre i figli sono la fotocopia dei genitori” spiegò. Il discorso non faceva una grinza, anche Ambra lo riconobbe, ma non ne era comunque convinta al massimo.
“Dove sono nata?” domandò ancora, iniziando a muoversi sul posto con agitazione. Giovanni corrugò le sopracciglia e la fronte.
“Se non lo sai tu” continuò, ridendo. C’era, però, qualcosa di strano nella sua risata. Ambra se ne accorse, poiché, grazie alla grande conoscenza del fratello, sapeva che egli rideva in quel modo – ovvero storcendo la bocca verso sinistra – solo quando stava raccontando una balla o era in ansia e nervoso per qualcosa.
“Tu lo sai?” insistette Ambra, indicandolo con un cenno del capo e sciogliendo le braccia dalla presa. Giovanni spense la televisione.
“Certo che lo so, sei mia sorella” dichiarò, allargando le braccia con fare incredulo, ma continuando a ghignare in quel modo strano.
“E allora dimmi dove sono nata. Voglio il nome della città” s’impose.
Giovanni rimase a labbra socchiuse qualche istante, poi si alzò. Si posizionò di fronte ad Ambra, che rimase immobile, sicura di avere ragione riguardo a quello scambio di battute. Il ragazzo aprì la bocca, ma invece di parlare mostrò dei terribili e disumani canini appuntiti. Ambra indietreggiò spaventata. Eppure, nonostante il ragazzo fosse sul punto di attaccarla, non era mai stata così felice in vita sua. Mai stata così felice di sapere che non era impazzita, che il Mondo Elements e Karim esistevano. Karim. Perché stava gridando il suo nome?
Ambra si tirò su a sedere di scatto, facendosi male alla parte posteriore del collo. Si massaggiò la parte lesa e guardò le coperte. Era in un letto. Aveva sognato?
“Ho sognato” disse, stringendo con forza le coperte tra le dita “Ho sognato!”
“Sì Ambra, hai sognato” disse la voce preoccupata di suo fratello, con una mano poggiata sulla sua spalla. Ambra si voltò verso di lui. Non c’era Karim, c’era suo fratello. Non era a casa di Ginevra, era a casa sua, con Giovanni. Non era nel Mondo Elements, era… dov’era? Non poteva più considerarlo il Mondo Reale, dato che, a quanto pare, esisteva solo quello.
“Che ore sono?” domandò Ambra, notando che in camera sua l’unica fonte di luce era l’abat-jour sul comodino accanto al letto.
“Le tre e mezzo circa” rispose Giovanni, rilassatosi nel momento in cui la sorella si fu svegliata. Evidentemente, constatò la ragazza, doveva aver gridato parecchio per aver svegliato uno come Giovanni, che aveva un sonno particolarmente pesante.
Poi si rese conto di quanto appena accaduto: aveva avuto un sogno nel sogno?
 
 
 
“Karim, cazzo, ti devi fermare” esclamò Daniel, seguendo il ragazzo che stava camminando velocemente, percorrendo un sentiero che lo avrebbe portato verso il centro della città.
“Lasciami stare” rispose brutalmente Karim, stringendo i pugni mentre camminava a passo di marcia. Daniel sospirò, ma non si arrese.
“Fermati, Karim! Davvero, cosa pensi di risolvere così?”
Probabilmente quella frase non avrebbe sortito alcun effetto nel cacciatore, come infatti accade, ma Daniel volle provarci lo stesso. Forse, per lo meno, si sarebbe reso conto che Ambra non si sarebbe svegliata, se lui scappava via in quel modo.
“Lo so” rispose infatti Karim, senza accennare alcun rallentamento “Ma almeno mi sfogo”
“Per cosa dovresti sfogarti?” chiese Daniel, cercando di mantenere il suo passo, fortunatamente con buoni risultati. In fondo, era un cacciatore nero pure lui.
“Lascia perdere, non capiresti” sospirò Karim, rallentando, inizialmente senza rendersene conto, la cadenza con cui stava camminando. Daniel si accigliò.
“Perché tu pensi che io non tenga a nessuno” disse “Tipo, Martina mi è indifferente, vero?”
“Non fare del sarcasmo” rispose Karim, evitando di guardarlo direttamente in viso “Non ho detto questo”
“Bè” fece soltanto Daniel, per niente soddisfatto.
“Martina non ha mai rischiato la vita” sillabò Karim. Daniel si passò una mano tra i capelli.
“Non è necessario che Martina arrivi a rischiare la vita, per farmi preoccupare” rispose a tono l’amico “E tu lo sai meglio di me”
Karim si morse la lingua.
“E comunque non è detto che Ambra sia seriamente così in pericolo” proseguì il ragazzo, riuscendo, finalmente, a stare al suo fianco “Bisogna solo trovare il modo di svegliarla”
Karim alzò lo sguardò e il viso al cielo. Non ne poteva più.
 
 
 
 
…Continua.
 
 
 
 
°°°°°°°°°°
 
 
 
Dopo essermi resa conto di aver scritto ben NOVE pagine di Word (i miei standard sono quattro pagine), sono arrivata ad un punto in cui mi sono detta che forse è meglio dividerlo, questo capitolo. Anche per questo capitolo mi sono ispirata al manga di Inuyasha dell’episodio 68 (mi sembra). Chiedo ancora scusa, ma per essere la mia prima ff completamente inventata credo sia normale, all’inizio, prendere spunto da altro.
Comunque nel prossimo capitolo l’introduzione con la scritta rossa e la citazione in grigio sarà uguale. So…

 
A prestissimo! 

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Capitolo 12
*** #End+Epilogo ***


  
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“Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano,
e che magari la vita gli offre in modo generoso;
oppure possono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto
che si presentano sempre nel momento giusto”

 
 
 
 
In un modo o nell’altro, Daniel e Karim si ritrovarono davanti al supermercato dove dovevano essere andate, non molto tempo prima, Ambra e Martina. O meglio, quello che rimaneva del supermercato: la struttura con le colonne portarti e il tetto erano rimasti praticamente intatti, ma il resto era andato completamente distrutto. All’interno dello scheletro del market, non rimaneva altro che polvere, detriti e, probabilmente, qualche cadavere. Sembrava esserci stata un’esplosione, ma, a quanto pare, Martina si era dimenticata quel particolare. O forse non se ne era accorta. Anche se un’esplosione non era, di certo, una cosa che passava inosservata.
“Martina non ha detto che il supermercato si è distrutto” commentò Daniel, guardando con preoccupazione ciò che rimaneva della struttura che si ritrovava davanti. Anche Karim era parecchio sconcertato per quello che stava vedendo.
“Non abbiamo sentito nessun botto” disse appunto il ragazzo, marciando avanti e indietro, con lentezza, di fronte a quel cumulo di macerie. Daniel si era fermato di fronte all’entrata e continuava a osservare l’interno. Solo qualche giorno prima era andato lì per comprare da mangiare e ora si ritrovava davanti solo detriti e ceneri.
“No, infatti” confermò Daniel, annuendo “Martina ha parlato solamente di un flash bianco”
“A me suona strano anche questo” mormorò Karim, scavalcando un cumulo di prodotti completamente bruciati e aggirandosi nel market. Le persone intorno, intanto, li osservavano preoccupati, ma evitavano di intervenire in qualche modo. Avevano capito, per via del loro aspetto, che quei due ragazzi erano due cacciatori; forse era principalmente per questo che stavano alla larga da quel posto.
“Entri?” chiese stranito l’amico, osservando il cacciatore aggirandosi tra i vari reparti. Ovviamente non c’era assolutamente niente, a parte cumuli di polvere, cenere e resti di prodotti. Karim però era abbastanza sospettoso: perché Martina non aveva parlato di nessuna esplosione? E perché era ridotta in uno stato… indefinibile?
“Sto solo cercando… qualcosa” fece Karim, mentre si aggirava, con fatica, all’interno della struttura “Qualcosa che mi faccia capire di più”
“Non so cosa troverai là dentro” rispose Daniel con poca convinzione, mentre osservava l’amico dirigersi tra quello che rimaneva dei vari reparti. Karim lo ignorò, continuando la ricerca.
Dopo un buon quarto d’ora, Karim decise che era meglio uscire da quel posto. Non avrebbe trovato niente, se ne convinse pure lui, purtroppo. Inoltre,  l’odore che emanava quel posto non era di certo uno dei migliori. All’improvviso, qualcosa attirò la sua attenzione: da uno degli scaffali che erano caduti per terra, si sentiva un rumore simile al battito cardiaco. Era sicuro provenisse da sotto quello scaffale, poiché se anche si allontanava di pochi passi, il rumore era già meno chiaro e udibile. Si avvicinò con riluttanza allo scaffale e si abbassò alla sua altezza. Lo afferrò, da sotto, con entrambe le mani e lo sollevò quanto bastava per mostrargli la fonte di quello strano e sinistro rumore.
“Daniel” esclamò Karim, voltando la testa nella direzione del ragazzo “Vieni qui”
Il ragazzo non ci pensò due volte e si avvicinò, dopo aver fatto slalom tra le varie montagne di detriti, all’amico accovacciato per terra, che stava sollevando una parte dello scaffale.
“Cosa c’è?” domandò, non capendo come mai il ragazzo era lì e stesse tenendo sollevata quella struttura.
“Tienimelo su” rispose il cacciatore, indicando lo scaffale sopra la sua testa con un cenno del capo. Daniel, anche se non ne capiva il motivo, diede il cambio a Karim, il quale allungò un braccio sotto allo scaffale e afferrò la fonte di quello strano rumore. Quando Karim si alzò in piedi, Daniel mollò la presa sullo scaffale, che cadde a terra con un tonfo, sollevando una gran quantità di polvere.
“Era lì sotto?” chiese Daniel con curiosità, avvicinandosi a Karim e osservando il piccolo oggetto luminoso che teneva fra le dita della mano destra. Il cacciatore annuì.
“Ma è un ago annulla poteri” constatò Daniel, osservando l’oggetto da diverse angolazioni. In effetti, aveva la forma di un ago in tutto e per tutto, anche se era più spesso degli aghi normali.
“No, non mi pare” ribatté Karim, rigirandoselo tra le mani e studiandolo attentamente “Pulsa. Questo vuol dire che è ancora in funzione”
Daniel corrugò le sopracciglia e la fronte, completamente spaesato e svanito.
“Ma gli aghi pulsano solo se sono ancora dentro al corpo della vittima”
“Appunto per questo non può essere un ago annulla poteri” continuò Karim “Ora che lo vedo meglio… mi sembra un ago illusorio
“Pensavo non esistessero” ammise Daniel, incrociando le braccia al petto con preoccupazione. Sapeva soltanto dell’esistenza degli aghi annulla poteri, diffusissimi sia nel Mondo Elements che in quello dei cacciatori. Lui stesso ne aveva provato uno sulla propria pelle e non era stata, certamente, un’esperienza leggera e piacevole. Oltre ad annullarti i poteri, l’ago simulava una ferita da arma da fuoco e si rimaneva destabilizzati dal dolore; per questo era difficile da estrarre.
“Appena viene a contatto con la pelle, viene scagliato via provocando… un enorme flash” concluse, aprendo maggiormente le palpebre. Ecco quindi spiegato il motivo del flash visto da Martina, subito dopo quella sorta di scossa sismica.
“Bianco?” chiese Daniel. Karim storse la bocca.
“Non sono sicuro del colore del flash, a dire la verità” confessò “Ma potrebbe anche esserlo”
Daniel sospirò, guardando il suolo.
“Potrebbe essere opera di Lyun?” tentò quest’ultimo, rialzando lo sguardo verso Karim “Magari fa parte di un piano”
“Peccato che abbiamo trovato l’ago” concluse Karim, pensieroso “Non sempre i piani finiscono nei modi che abbiamo stabilito. E io ne so qualcosa”
 
**
 
La routine quotidiana stava distruggendo la ragazza. Non aveva idea del perché si era ritrovata in quella realtà parallela, né quanto ci sarebbe dovuta rimanere. E se fosse stata davvero quella la sua vita? Il Mondo Elements non esisteva. E quindi, di conseguenza, nemmeno Karim. Si prese la testa tra le mani e osservò le coperte che le coprivano entrambe la gambe. Si era già fatta milioni di volte quel discorso e ogni volta diventava sempre più doloroso. Non riusciva a prendere confidenza con il fatto, non riusciva ad accettare che ciò era stato tutto frutto della sua mente. Martina, inoltre, non sembrava volerle dare una mano in nessun modo. Non voleva neanche provare a capire cosa avesse esattamente sognato (se poi era davvero così). Ma il fatto più strano era, sicuramente, suo fratello Giovanni. Ogni volta che gli chiedeva qualcosa riguardo al suo passato, lui spalancava la bocca e arrivava sul punto di attaccarla; e Ambra, ogni volta arrivata a quel punto, si svegliava di colpo nel cuore della notte.
Anche in quel momento, si ritrovava da sola nella sua camera nel cuore della notte, poco dopo che suo fratello ebbe lasciato la stanza.
“Cosa diavolo sta succedendo?” mormorò a voce bassa, mentre stringeva le lenzuola tra le dita, tremante.
Il giorno dopo era, fortunatamente, domenica e Ambra ne approfittò per dormire fino alle dieci e mezza del mattino, all’incirca. Non aveva recuperato il sonno perduto durante la notte, ma per lo meno si era alzata più riposata del solito. Il fratello, intanto, stava ancora dormendo.
Mentre faceva un’abbondante colazione, controllò il tempo fuori dalla finestra: faceva freschino, ma fortunatamente un timido sole stava facendo capolino da dietro le colline che si intravedevano da quel balcone. Decise che avrebbe fatto una passeggiata. Era ormai passata una settimana da quell’accaduto al supermercato e non aveva ancora avuto il privilegio e il tempo di passeggiare per la periferia di Milano in completa solitudine, a pensare all’aria aperta e a mente lucida.
Non se la sentiva di svegliare Giovanni solamente per avvertirlo che sarebbe uscita, così gli lasciò un post-it attaccò alla porta di camera sua, per essere sicura che lo leggesse.
Una volta fuori, iniziò a camminare senza sosta e senza una meta ben precisa. Incontrò alcuni suoi conoscenti, ma non si fermò a chiacchierare con nessuno di loro. La sua mente era completamente occupata da un unico pensiero che la notte, la maggior parte delle volte, la faceva restare sveglia fino a tardi.
Si rese conto di stare camminando già da parecchio tempo quando si ritrovò in una zona di campagna abbastanza distante dalla sua abitazione e le gambe iniziavano a farle male, insieme alle caviglie. Si fermò e rimirò il paesaggio, che non contribuì a migliorarle l’umore: nonostante quella distesa verde e gialla le piacesse moltissimo, non faceva che ricordarle in un modo assurdo la Regione della Terra. E Ginevra. E Karim. Ormai ne era certa: faceva malissimo la sua assenza, sia fisicamente che psicologicamente. Le mancava davvero molto, quel ragazzo: le mancava il suo carattere scontroso e irrequieto, impulsivo e coraggioso. Ma le mancava anche la parte dolce del suo carattere. La tranquillità e l’attento senso protettivo che riservava solo a lei e a lei soltanto, il preoccuparsi nei suoi confronti, la gelosia dimostrata in alcuni casi. Cos’era per lei, Karim? E chi era lei, per lui?
Si ricordò un episodio avvenuto all’incirca un paio di mesi prima, in cui aveva avuto davvero paura di perderlo.
 
 
Sentì qualcuno ringhiare alle sua spalle. Ambra posò con estrema lentezza il coltello per terra e, con altrettanta calma, si voltò completamente. Karim era di fronte a lei: gli occhi erano diventati rossi, i canini si erano allungati più del solito ed erano sporchi di sangue e gli artigli erano più lunghi e appuntiti, oltre che più taglienti. La ragazza deglutì a vuoto. Cosa doveva fare? Scappare? O rimanere lì? Se rimaneva immobile e con lui, però, non era sicurissima che si sarebbe salvata; Karim non sembrava riconoscerla, in quello stato. Eppure lei se lo doveva aspettare: il ragazzo l’aveva avvertita che, una volta entrati in quella particolare foresta, l’aura presente tra le fronde avrebbe sortito un effetto di quel genere su di lui. L’aveva anche avvertita del fatto che se lui avesse provato a farle del male, lei avrebbe dovuto reagire. Avrebbe dovuto ucciderlo, se fosse stato necessario. Ambra deglutì nuovamente, a quel pensiero. Sperò di non dover arrivare a tanto, molto probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
“Karim…” mormorò, muovendo un passo verso di lui. Il ragazzo continuò a ringhiare e scroccò le dita della mano destra, mettendo in bella mostra gli artigli. Ambra sospirò preoccupata.
“Non ti avvicinare…” sibilò Karim, con preoccupazione. Una parte di lui combatteva per non arrivare a fare del male alla ragazza, l’altra parte cercava di prevaricare per compiere un altro spargimento di sangue.
“Karim” ripeté nuovamente “Karim, sono io… sono Ambra”
Anche il ragazzo mosse un passo verso di lei, ma invece che risponderle in qualche modo la afferrò per le spalle in modo brusco. La ragazza iniziò a gemere di dolore non appena sentì gli artigli del ragazzo conficcarglisi nella pelle. Erano veramente troppo appuntiti.
[…]
La ragazza osservò dei rivoli di sangue percorrere le proprie braccia, partendo dal punto in cui Karim aveva posato le mani. Il dolore iniziava ad essere lancinante, così, con uno scatto fulmineo, si staccò bruscamente dalla sua presa, facendosi ancora più male, si abbassò e afferrò il coltello. Il ragazzo la osservò irato: come aveva osato sfuggire a lui in quel modo?
Ambra tenne l’arma pronta in caso di bisogno. Karim mosse un braccio per provocarle un’altra ferita. Ambra mosse il coltello alla cieca e lo ferì ad una spalla, che iniziò a sanguinare. Karim si accasciò a terra. Era davvero bastato così poco?
Ambra gettò il coltello per terra e si inginocchiò di fronte al cacciatore ferito.
“Karim?” chiese preoccupata. Era stata un’esperienza bruttissima anche solo ferirlo, figuriamoci se avesse dovuto ucciderlo.
Il ragazzo prese un paio di respiri, tossì un paio di volte e alzò gli occhi verso il volto della ragazza. Gli occhi stavano, lentamente, tornando normali.
“Ambra…” mormorò lui, deglutendo e tenendosi la spalla ferita. Si accorse di ciò e tolse la mano, guardando il palmo insanguinato. Poi guardò Ambra, la quale si morse il labbro inferiore.
“Scusami Karim, io…”
“No” la bloccò sul nascere lui “Hai fatto bene”
Ambra abbassò lo sguardo. Karim si accorse solo in quel momento delle ferite della ragazza.
“Te le ho procurate io?” chiese. Ambra alzò lo sguardo verso di lui e annuì debolmente. Il ragazzo sospirò.
“Dio…” fece lui “Perché non mi hai fermato prima?”
“Non ce l’avrei fatta” ammise lei.
“Ti è andata bene che l’effetto è durato poco” continuò lui “Devi farmi del male subito quando succede, hai capito?”
Ambra abbassò lo sguardo ma non rispose.
“Non voglio più arrivare a farti del male”
La ragazza, come risposta, gli accarezzò debolmente il viso.
 
 
Fu, ad un certo punto, distratta dai suoi pensieri per via di uno strano riflesso che vide in alto nel cielo. Alzò gli occhi, ma fu costretta ad assottigliare le palpebre e a farsi ombra con la mano sinistra. Non sembrava provenire da sole, quel riflesso. Più che altro, sembrava che qualcuno stesse utilizzando uno specchio per accecarla. Si voltò dall’altra parte per evitare di ritrovarsi di nuovo contro quella luce accecante, ma tale gesto risultò inutile. Anche a sinistra, infatti, era presente quella luce bianca, che colpì ancora la ragazza in pieno volto. Decise di spostare lo sguardo sul terreno sottostante; la luce non la colpì più, però, in quel momento, non riusciva a distinguere bene il suolo, poiché vide tutto a macchie colorate. Notò che un altro fascio di luce bianca era presente di fronte a lei e, senza pensarci, alzò lo sguardò. Si pentì quasi all’istante di quella scelta e indietreggiò senza volerlo, poiché quella potente luce sembrava avvicinarsi sempre di più alla ragazza. Ad Ambra bruciavano gli occhi e non riusciva a capire dove si stesse spostando. Ironia della sorte, inciampò su una protuberanza del terreno – non capì precisamente cosa fosse – e finì con i glutei a terra. Iniziò a lacrimare sia per il dolore all’osso sacro, sia perché i suoi poveri occhi non riuscivano più a stare aperti per via di quella luce. Piano piano, divenne tutto completamente bianco, tanto che non riuscì a distinguere più nemmeno la propria figura. Intanto, distinse due occhi di sopra di lei che la guardavano preoccupati. Credette di morire, ma nel senso buono del termine.
 
 
“Dobbiamo fargli perdere lucentezza” spiegò Ginevra, mentre sfregava, con una spugna rigida, l’ago che le avevano portato Karim e Daniel poco prima “Più brilla, più l’allucinazione sembra reale e duratura. Non deve più emanare luce”
Karim osservò attentamente l’operazione che stava compiendo la donna, a braccia incrociate. Sperò che Ginevra non si stesse sbagliando e che, in questo modo, Ambra si risvegliasse da quell’allucinazione che stava vivendo. Chissà poi cosa stesse sognando la ragazza. Non aveva un’espressione molto felice sul volto.
“Serve qualcosa in particolare per pulire l’ago?” domandò Daniel, affiancandosi alla donna. Questa scosse la testa.
“No, per fortuna” disse, con un sospiro. Era da minuti interi che tentava di opacizzare l’ago, mettendolo sotto l’acqua ghiacciata, e le mani iniziavano a risentire il problema del freddo.
“Non tutti sanno che basta dell’acqua fredda” spiegò lei, senza mai smettere di strofinare “Il problema è che nessuno sa quanto ci vuole”
Karim sospirò preoccupato e irato. Possibile che ogni volta che volevano qualcosa da lui dovessero prima colpire Ambra? Sempre se, poi, questo sconosciuto stesse puntando davvero al ragazzo.
“Ragazzi” disse ad un tratto la donna “Inizia a non brillare più”
Sia i cacciatori che Martina, che era rimasta seduta accanto ad Ambra tutto il tempo, si avvicinarono alla donna, accerchiandola completamente. L’ago, in effetti, aveva smesso di emanare quella strana e fastidiosa luce e sembrava, a prima vista, pulsare molto meno. L’acqua e le dita callose della donna, per via di tutto il lavoro svolto durante i suoi sessant’anni, stavano sortendo l’effetto desiderato.
“Okay… ci sono quasi…” disse in un sibilo Ginevra, dando l’ultima e definitiva passata sulla superficie dell’ago. Non chiuse l’acqua e non smise di fregare sull’ago fino a quando non fu sicura di aver eliminato anche l’ultimo briciolo di luminosità.
“Finito” dichiarò alla fine, stremata, mentre chiudeva l’acqua e posizionava l’ago sul piano di lavoro.
“Ambra…” mormorò Martina, avvicinandosi alla ragazza che stava continuando ad assumere smorfie di dolore, muovendosi leggermente. Anche Karim si voltò nella direzione della ragazza, che ancora non accennava a svegliarsi.
L’oggetto luminoso, però, in quel momento sembrava un comunissimo ago da cucito più spesso del solito. Ginevra mise via la spugna, si asciugò le mani in un panno e si avvicinò, insieme gli altri, al divano su cui era sdraiata la ragazza.
Ambra, inizialmente, non si mosse. Poi, sempre con molta lentezza, spostò la mano sinistra sui propri occhi, come a volersi coprire. Emise un gemito di dolore e tolse la mano dagli occhi, mantenendo le palpebre serrate. Socchiuse le labbra come in cerca di aria e, infatti, trasse dei lunghi respiri.
Finalmente, iniziò a stringere le palpebre e ad aprirle lentamente. Le richiuse più volte per via della luce, alla quale si doveva abituare, ma alla fine riuscì a tenerle aperte. La prima cosa che vide furono gli occhi di Karim che la scrutavano con preoccupazione e sospetto. Una volta che la ragazza ebbe messo a fuoco la stanza, il ragazzo si sedette di fianco a lei.
“Tu mi vuoi male” sussurrò, in tono divertito “Mi fai sempre preoccupare”
“Karim…” mormorò lei a fatica “Cos’ho fatto?” domandò lentamente e a bassa voce. Karim  rise leggermente.
“Niente” rispose, dandole una leggera carezza su una guancia, col dorso della mano destra. Non appena il ragazzo la toccò, Ambra spalancò le palpebre e si tirò su a sedere di scatto. Gli altri tre rimasero immobili ad osservarla, cercando di capire il perché di quella reazione.
Ambra si guardò intorno: Ginevra, la casa, Martina, Daniel. Karim. Erano lì, davanti a lei. Era nel Mondo Elements. Non stava sognando.
“Sono nel Mondo Elements…” si disse, continuando a guardarsi intorno, in cerca di conferma.
“Certo, Am” disse Martina, avvicinandosi a lei “Perché?”
Ambra alzò lo sguardo verso la ragazza.
“Cos’avete fatto durante questa settimana?” domandò la rossa. Martina si scambiò uno sguardo stranito con i ragazzi e con Ginevra.
“Una settimana?” ripeté Martina, senza capire.
“Ambra, guarda che hai dormito solo qualche ora” disse Ginevra, avvicinandosi a sua volta. La ragazza rimase di sasso per qualche istante. Come solo qualche ora? Il “sogno” era durato una settimana, aveva vissuto momento per momento.
Aveva bisogno di assicurarsi che tutto quello stava accadendo veramente. Quando si era ritrovata nel Mondo Reale, doveva far capire alla Martina di quel mondo che il Mondo Elements esisteva. Ora si ritrovava nella realtà, a spiegare che quello che era vissuto sembrava averlo vissuto davvero. Non ci stava capendo più niente nemmeno lei. Sospirò affranta.
“Hai voglia di raccontarci cos’è successo?”
La ragazza guardò Martina.
 
 
**
 
 
“Dio” commentò Martina, rabbrividendo al solo pensiero “Che brutto”
“Non dirmelo” sospirò Ambra, rallentando il passo senza accorgersene “E tu non volevi nemmeno capire”
Martina guardò la ragazza con tristezza. Lei, la vera Martina, non si sarebbe mai comportata in quel modo con Ambra; soprattutto se quest’ultima aveva un problema che non riusciva a risolvere. Karim e Daniel, invece, avevano proposto alle due di accompagnarli al supermercato e fargli vedere meglio la scena successa qualche ora prima. Non avevano ancora parlato, con le ragazze, del fatto che il supermercato era andato distrutto e volevano vedere se loro avessero assistito a quel momento. Entrambi ne dubitavano, anche se non ne capivano il motivo. Semplicemente per il fatto che un’esplosione non è una cosa da poco e che si può non notare.
“La parte peggiore credo sia quella di Giovanni”
Karim aguzzò l’udito.
“Era esattamente uguale al Giovanni della realtà” spiegò la ragazza all’amica, gesticolando “Però appena gli chiedevo qualcosa sul mio passato… impazziva!”
Martina annuì comprensiva. Karim, invece, continuava a domandarsi chi poteva essere questo Giovanni.
“E ogni volta che succedeva, due secondi dopo mi risvegliavo nel mezzo della notte, con lui di fianco che mi chiedeva come stessi” concluse la rossa.
“Non so perché” fece la riccia, voltando la testa nella sua direzione “Ma mi mette ansia, questa situazione”
“Non dirmelo” annuì Ambra “La cosa peggiore era che sembrava tutto vero”
Fu il turno di Martina di sospirare, frastornata quasi quanto l’amica per la storia che quest’ultima le stava raccontando.
Karim, intanto, si continuava a domandare chi era il ragazzo che Ambra stava continuando a nominare nel suo discorso. Probabilmente si stava facendo inutili pare, perché era possibile che lui fosse il…
“Ambra, ma chi è Giovanni?” chiese Daniel, dietro di lei. La rossa voltò qualche istante la testa verso di lui, poi ritornò a guardare la strada.
“Mio fratello” rispose. Daniel si voltò verso Karim, come se avesse intuito la sua domanda silenziosa, e gli sorrise compiaciuto. Karim gli riservò un’occhiataccia, ma si sentì stranamente più leggero.
“Cos’è successo al market?” chiese Ambra allibita, arrivando davanti alla struttura quasi completamente distrutta. Martina si affiancò a lei, rimanendo a bocca spalancata per quella visione.
“Tu non ne sapevi nulla?” domandò Daniel, posizionandosi di fianco alla riccia, che non staccava gli occhi – come Ambra – dall’ex supermercato. Martina scosse lentamente la testa.
“No, era…” iniziò, titubante “Era intatto quando ce ne siamo andate”
“Ambra” chiamò Karim, iniziando a farsi strada tra i detriti che si erano accumulati in tutti i punti. La ragazza si voltò verso di lui e lo raggiunse, cercando di scavalcare e aggirare i resti del supermercato. Notò che, però, lo scheletro era ancora quasi completamente intatto e si distinguevano alcune parti del market.
“Dov’eri quando è successo… quello che è successo?” chiese Karim, non sapendo come definire bene l’accaduto. La ragazza ci pensò qualche istante, poi ricordò.
“Lì” disse, indicando con la mano destra un punto del supermercato, dove prima c’era, a grandi linee, il bancone della frutta “Eravamo più o meno in quella zona”
il ragazzo annuì e calcolò, brevemente, la distanza dal punto che gli aveva indicato la rossa e il punto in cui si trovavano loro due. Karim l’aveva portata, infatti, nel punto in cui aveva ritrovato l’ago.
“Sai cosa ti è successo?” domandò lui, guardandola. La ragazza scosse la testa.
“Ti hanno colpito con un ago illusorio” spiegò lui. La ragazza lo guardò stranita e incredula.
“Davvero?” chiese, per avere un’ulteriore conferma.
“Davvero” rispose lui “E qui, io e Daniel abbiamo trovato l’ago”
Ambra guardò per terra e notò i vari detriti. Solo un occhio attento e sovraumano, come potevano essere quelli di Karim e Daniel, avrebbero notato un aghetto sottile e piccolo in mezzo a tutta quella montagna di roba.
Un rumore in lontananza li distrasse. Si accorsero che proveniva dal punto in cui si trovavano Martina e Daniel. Ambra stava già per raggiungere l’amica, ma la mano di Karim sul suo polso sinistro la bloccò.
“Ambra” fece lui, serio “Tu adesso mi devi ascoltare attentamente”
La ragazza rimase immobile e si voltò verso di lui, ricambiando lo sguardo del ragazzo.
“Promettimi che mi resterai sempre vicina. Sempre” disse Karim “E che se ti trovi in pericolo, troverai un modo per salvarti. Indipendentemente da me… e da lei” e indicò, con un lieve cenno del capo, la riccia di fianco a Daniel. La ragazza si voltò nella direzione indicata dal ragazzo. Si rivoltò, verso il cacciatore, sospirando.
“Non sono così… egoista” sentenziò infine, abbassando lo sguardo. Karim si aspettava una risposta del genere dalla ragazza, perciò non si scompose più di tanto.
“Voglio che me lo prometti” continuò il ragazzo, avvicinandosi maggiormente a lei “Non so più cosa fare per tenerti al sicuro” concluse, alludendo a quando aveva cacciato la ragazza dal Mondo Elements. Ambra deglutì; in quel momento avrebbe anche potuto prometterglielo, ma non sarebbe mai riuscita a mantenere la parola data. Karim e Martina erano diventate tra le persone più importanti della sua vita. Come poteva abbandonarli, in caso di pericolo?
“La lontananza da noi ti ha reso troppo sdolcinato”
Karim alzò lo sguardò al cielo, in cerca dell’uomo che aveva parlato. L’aveva riconosciuta benissimo quella voce, era stato a stretto contatto con lui per un’infinità di tempo. Era stato il suo migliore amico.
“Dark” sibilò Karim, senza mollare la presa dal polso di Ambra, che si guardava intorno spaesata “Fatti vedere, bastardo!”
“Certo” rispose lui, continuando a non mostrarsi “Ma non qui”
 
Ambra si tirò su a sedere a fatica. La testa le doleva parecchio e non riusciva bene a mettere a fuoco la situazione. Cos’era successo? Ricordava solamente di essere andata al vecchio supermercato con Karim, Martina e Daniel. Poi avevano sentito la voce di Dark, lo stesso cacciatore nero che aveva conosciuto tempo prima, che sapeva essere una vecchia conoscenza di Karim. E infine niente.
“Karim?” chiese, sperando di non ritrovarsi sola. Era completamente buio e non riusciva a capire dove fosse. Sapeva solo di trovarsi su di un pavimento di pietra.
“Ambra?” rispose il ragazzo di rimando. Fortunatamente, la voce del ragazzo era a pochi metri di distanza da lei. “Stai bene?”
“Sì, ma non capisco dove siamo”
“Nemmeno io” ammise Karim, un secondo prima che le luci si accendessero. Entrambi si coprirono gli occhi con un braccio, essendo stati investiti da una forte luce. I due si resero conto di trovarsi all’interno di una piccola cella fatta interamente di pietra. Dall’entrata della cella spuntò Dark, che osservava i due con soddisfazione.
“Ciao, vecchio mio” disse quest’ultimo, osservando Karim alzarsi dal posto in cui era e posizionarsi di fronte a lui.
“Dove ci hai portato?” chiese Karim. Dark sorrise.
“In una delle mie segrete” spiegò lui con tranquillità “Mica posso lasciarvi girare liberi”
Detto questo, fece un cenno con la mano a due cacciatori neri dietro di lui, che superarono Karim e Dark per dirigersi verso l’unica ragazza della stanza. La presero per le braccia e la costrinsero ad uscire da lì.
“Lasciatemi!” esclamò la ragazza, dimenandosi nel tentativo di sfuggire alla presa dei due, che la stavano portando da un’altra parte. Dark mosse nuovamente le dita della mano destra e il cancello della cella in pietra, in cui si trovava ancora Karim, si chiuse, lasciando dentro il ragazzo. Questo si avvicinò alle sbarre d’acciaio.
“Portatela di là” ordinò il capo ai due, che eseguirono senza obiezioni. Ambra continuò a dimenarsi, mentre Dark iniziò a seguirli.
“Dark!” esclamò Karim “Dark! Bastardo, non ti azzardare a toccarla!”
Il ragazzo interpellato si voltò leggermente verso di lui; gli regalò un sorriso malizioso e poi sparì insieme ai due.
L’ultima cosa che sentì fu la ragazza che gridava il suo nome. Brutto scherzo del destino: qualche attimo prima le aveva fatto promettere di restargli vicino. Per lo meno le aveva anche fatto promettere che si sarebbe salvata in qualsiasi situazione, senza pensare a lui o a Martina.
Aspetta un attimo… lei, alla fine, non aveva promesso.
 
 
“Smettila di crucciarti” disse ad un tratto Dark, avvicinandosi alla cella di Karim, che non aveva fatto altro che ringhiare e “limarsi” gli artigli per tutto il tempo in cui era stato lì dentro. Non appena il cacciatore sentì la voce dell’ex amico, si voltò di scatto verso di lui e si avvicinò alle sbarre.
“Cos’hai fatto ad Ambra?” disse a voce alta, guardando Dark in cagnesco. Questo sorrise leggermente.
“Niente di cui lamentarsi, anzi” rispose vago, controllandosi gli artigli e soffiandoci su, con menefreghismo. Karim corrugò maggiormente le sopracciglia.
“Dannato” ringhiò “Se l’hai anche solo sfiorata…”
“Io?” ripeté incredulo Dark, ma in tono divertito “Io non le ho fatto proprio niente”
“Non mentire!”
“Perché ti ostini a pensare che le sia successo qualcosa?” domandò Dark, con sicurezza. Il ragazzo si bloccò.
“Non ti senti tranquillo se non è con te, dico bene?” continuò il cacciatore, sapendo di stare toccando un tasto dolente per il ragazzo di fronte a lui “Sai, certe volte mi manca il vecchio Karim. Quello che si fotteva di tutto e tutti, scontroso ed egocentrico. Quello che da arrabbiato faceva stragi. Il mio vecchio amico
Karim rilassò i muscoli facciali. Era strano sentire parlare Dark in quel modo, soprattutto dopo mesi di puro odio e niente di più. Anche a lui mancava tremendamente la sua amicizia e vicinanza, dopotutto era stato il suo migliore amico. Ne avevano condivise e passate tante insieme, sia esperienza belle che brutte. Erano cresciuti insieme, anche con la compagnia di Daniel. E poi era arrivato il piano di Lyun. L’invidia nei confronti dei poteri di Ambra l’aveva completamente accecata.
“Non fare di questo cambiamento una colpa a Lyun” disse Dark, come se gli avesse letto nel pensiero “La colpa è solo tua”
Karim non replicò. Dark, purtroppo, aveva pienamente ragione.
“Tu avevi un piano da svolgere. Non semplice, certo, ma se lo seguivi alla lettera avrebbe funzionato” sospirò Dark “Ma tu ti sei… innamorato di quella ragazza, che ha passato più tempo con gli umani che con altri elementi”
“Io non mi sono…” Karim venne interrotto da Dark, che parlò nuovamente.
“Non negare l’evidenza!” esclamò “Perché se ti dicessi che adesso Ambra è passata a miglior vita…”
Dark rise sornione di fronte alla reazione del ragazzo: spalancò le palpebre e serrò le labbra, ispirando irato.
Karim ci mise più del dovuto a elaborare la frase appena pronunciata dal ragazzo.
“Cosa?” chiese sconvolto, non volendoci credere. Sul volto di Dark si dipinse un’espressione di pieno soddisfacimento.
“Te l’ho detto” continuò Dark “E… no. Tu non la raggiungerai. Perché devi soffrire, così come sta soffrendo Lyun”
Karim stava già preparando una minaccia di morte nei suoi confronti, ma non riuscì ad esternarla poiché qualcuno aveva colpito Dark alla testa. Il ragazzo sbatté la fronte contro l’acciaio delle sbarre e cadde a terra, svenuto. O almeno, questo fu quello che credette Karim, prima di vedere il ragazzo conficcarsi in una delle armi che erano state poggiate per terra.
“Daniel?” vide Karim, mentre il ragazzo tentava di aprire la cella con le chiavi rubate poco prima. Karim evitò di guardare l’ex amico sanguinante per terra. Forse, quella era davvero l’unica cosa a cui non avrebbe voluto assistere.
“Non mi fare domande” disse Daniel con agitazione, riuscendo ad aprire la porta della cella “Non ho idea di dove le abbiano portate”
I due, con il cuore a mille, si fiondarono verso il corridoio in cui erano spariti i due cacciatori neri con Ambra, qualche ora prima. Non avevano idea di dove l’avrebbe condotti e, soprattutto, non sapevano se avrebbero ritrovato le ragazze. E se le avrebbero trovate vive.
 
“Perché siamo al supermercato?” gridò Karim, furioso. Dark lo stava prendendo in giro? Non era possibile che da quel corridoio fossero ritornati nel Mondo Elements davanti a quello che rimaneva del supermercato.
“Non lo so, Karim” rispose Daniel, furioso quanto lui. Non c’era traccia delle due ragazze da nessuna parte e non vi erano nemmeno i due cacciatori neri che le avevano portate via e che – Karim ne era sicuro – non avevano fatto ritorno in quella sorta di prigione.
“Ka… Karim…” fece ad un tratto Daniel, con voce spaventata. Karim si avvicinò e lo osservò preoccupato.
“Dimmi” rispose, studiando l’espressione dell’amico. Quest’ultimo indicò, tremante, il supermercato. Non c’erano più le impalcature che erano rimaste in piedi fino a qualche ora prima e vi era, solamente, un enorme cumulo di macerie dal quale non si sarebbe più riuscito a ricavarne niente.
“No… no…” iniziò Karim, addentrandosi nel cumulo “Dimmi che non è vero, dimmi che non è vero”
Daniel era immobile, paralizzato dalla paura e dalla possibile realtà dei fatti. Anche Karim era sconvolto allo stesso modo, ma si mise comunque a cercare tra i cumuli di macerie e detriti.
Non voleva crederci, non poteva essere vero. Le ragazze non potevano essere lì sotto, Dark non sarebbe arrivato a così tanto.
“Ambra” cominciò a chiamare sottovoce, nella speranza di veder spuntare la ragazza “Ambra..:”
Delle ragazze non c’era traccia e Daniel non lo stava aiutando in nessun modo. Avevano modi diversi di reagire ai fatti, ma certe volte sarebbe stato utile rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Anche quando sembrava troppo tardi.
Nonostante il pensiero iniziasse a pesargli come un macinio, il fatto di non aver trovato nessuna traccia delle ragazze lo fece leggermente rasserenare. Se fossero davvero state lì sotto, probabilmente i cadaveri sarebbe rinvenuti fuori. Scacciò dalla mente l’immagine di Ambra priva di vita e continuò a rovistare, spostando tutto quello che poteva e aprendo vari varchi, in modo da poter passare in tutto quel cumulo. Daniel decise di sbloccarsi e dare una mano all’amico, disperato quanto lui. Insieme a Karim, spostò il più possibile, in modo da cercare ovunque; ma delle ragazze, sembrava non esserci traccia.
“Merda” imprecò Karim tra i denti, mentre sollevava da solo interi scaffali “Merda”
“Karim” disse ad un tratto Daniel. Il ragazzo interpellato non ci pensò due volte ad avvicinarsi a lui.
Ciò che vide lo fece rabbrividire: Ambra e Martina erano distese per terra, piene di ferite e apparentemente senza vita. Daniel cacciò un gemito di felicità quando Martina aprì con fatica gli occhi.
“Sei viva” esclamò, stringendo la riccia al petto. La ragazza non ebbe la forza di parlare, semplicemente annuì con estrema lentezza.
Karim sollevò Ambra, Daniel sollevò Martina e insieme uscirono dal posto, portandole in un luogo più fresco e aperto, dove potessero respirare.
“Apri gli occhi, Ambra” continuava a ripetere Karim, lasciando la ragazza sdraiata, ma tenendole la parte superiore del corpo sollevata, di fianco a lui “Ambra…”
“Karim…” disse ad un tratto Martina, distesa per terra di fianco alla rossa “Io sono viva… perché ero in un punto più sicuro…. Ad Ambra è… caduto addosso uno scaffale”
“Non sforzarti troppo” fece Daniel con premura, abbassandosi su di lei. La ragazza deglutì a fatica, ma non staccò gli occhi da quelli di Karim, che ora era pieni solo di paura, terrore e rabbia. Riabbassò gli occhi sulla ragazza.
“Me lo dovevi promettere” disse, socchiudendo le palpebre “Che ti saresti salvata in qualunque situazione. Stupida”
Ambra non accennava a dare segni di vita. Martina lasciò perdere il dolore in tutto il corpo, facendo spazio ad un nuovo dolore. Daniel, per quanto felice della salvezza di Martina, era comunque frastornato per quanto accaduto ad Ambra. Karim era diventato apatico. Dopo poco, riappoggiò la ragazza per terra con delicatezza, si alzò e si diresse verso il bosco. Scroccò le dita della mano destra e preparò gli artigli.
Quanto accaduto non se l’era immaginato nemmeno nei suoi peggiori incubi. Non era una cosa a cui aveva pensato, nonostante il rischio l’aveva corso più e più volte. Non c’era dolore che poteva reggere con quello che stava provando lui. Non c’era nessuno che potesse capire quello che, in quel momento, stava provando lui. Stava letteralmente impazzendo. Qualsiasi cosa gli stava capitando a tiro, era oggetto di taglio per i suoi artigli. Aveva già fatto fuori una decina di alberi e arbusti e aveva a sua disposizione ancora una foresta intera. Ma non sarebbero bastate le foreste di tutti e tre i mondi per placare la rabbia che provava dentro di sé, in quel momento. Non si sarebbe mai placato, probabilmente. Non poteva neanche raggiungere la ragazza, dato che era difficile uccidersi, con quel corpo particolarmente forte e resistente che si ritrovava. Ma no, magari come Ambra era vittima di un ago illusorio che, la maggior parte delle volte, causano allucinazioni riguardo alle peggiori paure di ognuno. La rabbia aumentò nel momento in cui realizzò l’allucinazione di Ambra: in quella sorta di sogno, lui non esisteva. Era questa la più grande paura di Ambra? Il sapere che lui non c’era veramente? E perché lui lo capiva solo ora, quando… era troppo tardi? Ma troppo tardi per cosa, poi? Quello successo era ormai successo, non esisteva cura per quello e con il tempo non sarebbe cambiato assolutamente niente. Gli artigli iniziavano a fargli male, aveva perso il conto degli alberi tagliati. Non aveva idea di cosa stessero facendo Daniel e Martina. Diamine, perché lei si era salvata? Le fortune sempre agli altri, vero? Ma qui, probabilmente, c’entrava poco la fortuna. Dark voleva morta solo Ambra, di Martina non gliene fregava niente. Perché sempre Ambra?
Il tronco di quella quercia non si tagliò in due come quello gli altri alberi. Gli artigli gli facevano malissimo e… stava piangendo. Karim stava piangendo. Non se ne era nemmeno accorto che le lacrime avevano cominciato a scorrere a fiumi dagli occhi. Non gli era uscito neanche un flebile singhiozzo, niente di niente. Lui piangeva e soffriva in silenzio, come sempre. Ma questa volta, il suo dolore non sarebbe passato, di certo, inosservato. Dark aveva detto che gli mancava il vecchio Karim, che quando si arrabbiava faceva una strage. Probabilmente, allora, era tornato - il vecchio Karim - dato che in quel momento il ragazzo avrebbe fatto fuori chiunque gli sarebbe capitato davanti. La rabbia che sentiva dentro di sé non l’aveva mai provata prima di quel momento.
Fu solo la voce di Daniel a riportarlo alla realtà. Tornò dal ragazzo facendo fuori ancora qualche arbusto. Martina spalancò gli occhi non appena lo vide: le iridi gli erano diventate rosse, i canini e gli artigli si erano allungati più del solito. Faceva paura. Karim rimase sulla soglia della foresta, non si avvicinò più di tanto. La visione di Ambra in quello stato gli faceva girare la testa.
La cosa che, però, sconvolse maggiormente i due furono le lacrime presenti negli occhi e sul volto di Karim. Nessuno dei due l’aveva mai visto piangere e vederlo lacrimare per quel motivo significava solo una cosa.
“Tu… tenevi ad Ambra…” disse Martina, guardando Karim. In quel momento aveva un sincero timore che potesse attaccare anche lei, solamente per il fatto che si era salvata, a differenza di Ambra. Karim non rispose, semplicemente si sedette per terra con poca grazia e incrociò gambe e braccia.
“Karim… senti…”
“Non ho voglia di ascoltarti” rispose Karim bruscamente, senza staccare gli occhi dal terreno e ignorando la voce della ragazza. Questa sospirò, ma non si arrese.
“Ascoltami, solo un attimo” continuò la ragazza. Karim non rispose, ma Martina interpretò la frase come un muto Vai avanti. La riccia si voltò verso la ragazza alla sua destra e le prese la mano. Era gelida.
“Ha una ferita molto vicino al cuore, che sta sanguinando da molto” spiegò la ragazza “Se la copri… forse…”
“Se è morta non la si può riportare in vita” esclamò il ragazzo, lasciando trapelare il dolore che provava e scandendo le parole con voce rotta. Martina e Daniel si stupirono di quel tono, che non aveva mai usato con nessuno, prima d’ora.
“Forse c’è una speranza” disse Martina, deglutendo “Ti prego…”
Karim decise di alzare gli occhi rossi verso la ragazza. Adesso anche lei stava piangendo, avendo realizzato lo stato dell’amica di fianco a lei. Si conoscevano da tantissimo, le due ragazze. Avevano passato l’infanzia e l’adolescenza insieme, anche se avevano litigato spessissimo. Non avrebbero mai voluto far finire l’amicizia in quel modo violento, brusco e per niente giusto. Aveva solo diciotto anni. Avrebbe avuto ancora un futuro e una vita intera, davanti.
“Karim…” sussurrò nuovamente la ragazza. Il ragazzo sospirò con fare scocciato; se lo sentiva che sarebbe stato inutile, non esisteva ancora una cura che riportava indietro i morti. E a Karim non piaceva perdere tempo per cose futili. Ma una cosa era certa: si sarebbe vendicato e la sua vendetta sarebbe stata ricordata da tutti.
Il ragazzo si avvicinò alla rossa e si piegò su di lei. Le alzò lentamente la maglietta dalla parte di sinistra, deglutendo, e controllò la ferita. C’era un profondo taglio poco sotto il seno sinistro; la ferita aveva mancato il cuore di molto poco. Karim, con agitazione, posò le dita della mano sinistra sulla ferita, utilizzando il potere dell’acqua per idratare la pelle di quel punto e tenere bagnata la ferita, in modo che il sangue si fermasse. Ci mise del tempo, ma ne valse la pena, poiché la ferita smise di sanguinare. Ci sarebbero volute le bende di Ginevra, se la ragazza fosse stata viva. Stupida.
“Non so cosa sia servito” dichiarò Karim, rimettendo a posto la maglia della ragazza e alzandosi, iniziando a camminare nuovamente verso la foresta.
“Perché… te ne vuoi andare?” chiese Daniel, titubante. Karim arrestò la camminata e voltò di novanta gradi la testa, in modo da vedere almeno con la coda dell’occhio il cacciatore.
“Non ho più l’unico motivo che avevo per vivere in libertà” spiegò Karim “Mi vendico e poi ritorno al servizio di Lyun”
“Cosa?” domandò, sconvolto, Daniel “Quella ti userà di nuovo come il suo burattino. Rischierai di finire nuovamente a letto con lei quando le pare. Lo sai?”
“Lo so bene” rispose all’istante il ragazzo, agitandosi leggermente “Ma non mi interessa, sinceramente”
Daniel si voltò verso Ambra, poi ritornò con lo sguardo sul cacciatore nero. Martina, intanto, strinse maggiormente la presa sulla mano della ragazza, rischiando di conficcarle le proprie unghie nella pelle.
“Non vuoi passare gli ultimi momenti con Ambra?” domandò il ragazzo.
Karim sospirò.
“No” rispose lui, a fatica “Sarebbe peggio”
Iniziò nuovamente a camminare.
“Martina… mi fai male…”
Karim si fermò all’improvviso, spalancò gli occhi e deglutì a vuoto. Daniel si voltò di scatto verso le due ragazze, mentre Martina non ebbe il coraggio di voltarsi; semplicemente allentò la presa sulla ragazza, lasciando andare del tutto la mano dell’amica.
Karim si voltò, con estrema lentezza, verso Ambra. La ragazza lo guardava ad occhi socchiusi, in attesa che qualcuno si accorgesse che lei era viva.
“Am… Ambra…” borbottò Karim, sempre più sconvolto. Il destino si divertiva a fare tira e molla con la vita della ragazza?
“Sì?...” disse con fatica lei. Con uno scatto, Karim, si avvicinò alla ragazza. Tirò su la parte superiore del corpo e la sostenne con braccia e mani.
“Come… come ti senti?”
Karim continuava a strizzare le palpebre e a prendere lunghi respiri, per evitare di incrinare la voce e di versare altre lacrime.
“Bene, credo” rispose la ragazza, dopo qualche attimo. Karim controllò attentamente il corpo della giovane: era piena di ferite in ogni punto, ma per fortuna non sanguinava più da nessuna parte.
“Davvero… vuoi ritornare da Lyun?” mormorò Ambra, osservando attentamente il viso di Karim e studiandone le espressioni. Karim si riconcentrò su di lei.
“No” rispose con sicurezza “Non ti lascio”
Ambra sorrise.
“Sei viva” disse Martina, versando ancora qualche lacrima. Karim riappoggiò la ragazza per terra, la quale si girò verso l’amica. Si presero le mani a vicenda e si avvicinarono l’una all’altra, come a simulare un abbraccio.
“Sono viva” rispose Ambra, sorridendole a sua volta.
Karim e Daniel non avevano mai assistito ad una scena tanto bella e commovente.



 
 
 
 
 
Epilogo
 
Il sole stava tramontando e sul cielo del Mondo Elements si stavano dipingendo i più bei colori della stagione. Gli abitanti avevano iniziato a rintanarsi nelle loro abitazioni, per preparare la cena. Gli animali delle foreste avevano incominciato a fare meno rumore, mentre le bestie notturne cominciavano ad aprire gli occhi.
Verso la strada che portava al primo villaggio della Regione della Terra, quattro giovani erano in procinto di tornare verso casa. Il quadro perfetto, rappresentante l’armonia e la pace che doveva esistere: due cacciatori e due elementi. Solo quando tutti avrebbero incominciato a vivere insieme in tranquillità e serenità, si sarebbe arrivati ad un accordo pacifico.
Daniel teneva per un fianco Martina, pronto a reggerla in caso avesse dei mancamenti, come successo durante tutta la strada. Le ferite non si erano ancora chiuse, per questo camminavano lentamente. Davanti a loro, Ambra, tenendo gli occhi chiusi per la stanchezza di tutto ciò subito quel giorno, era sulla schiena di Karim, che la portava con tranquillità, come se avesse da sostenere il peso di una piuma. Ambra era così: delicata e leggera, ma resistente e forte allo stesso tempo.
“Da quando mi hai conosciuto sei sempre in pericolo” mormorò Karim, in tono dispiaciuto.
“Non importa” rispose la ragazza in un sussurro “Io voglio stare con te”
Osservò l’orizzonte e la strada di casa. Non si era mai sentito così leggero e completo, in vita sua.
“Ti amo”
“Anche io”
Karim sorrise. Non avrebbe avuto bisogno d’altro, per continuare a vivere.
 

 
 


The End
 
 
 
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E siamo davvero arrivati alla fine di questa raccolta di One Shots. Wow, non pensavo ce l’avrei fatta, conoscendomi. Sono contentissima di averla terminata, credo sia ricca di emozioni e sentimenti forti. Spero abbiano reso l’idea, nonostante siano stati semplicemente scritti.
Un grazie a tutti voi che mi avete sostenuto e aiutato durante questo percorso.
Grazie, dal profondo del cuore. In particolare:
RixtonNow
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A presto. 

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