The doctor and I

di sofcwrites
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Eva ***
Capitolo 3: *** Riflessioni ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Dolore, sangue, e poi più nulla.

Tutti la guardavano sprezzanti, con disgusto, quasi; ma lei camminava a testa alta, fiera di sé e di ciò che era. Dichiarare la propria omosessualità fu un passo avanti per lei, e non aveva intenzione, proprio ora, di rinnegare la sua vera natura, solo per far felice qualche povera anima destinata probabilmente all’inferno. Ma questo, loro, sembravano non capirlo. Coglievano il suo sguardo fiero come uno di sfida. E questa sfida, la accettavano.

Non capiva dove si trovasse, sentiva solo delle voci, soffuse, quasi le sue orecchie non fossero improvvisamente capaci di captare i rumori esterni; o almeno non come prima.

Una ragazza le si avvicinò. Era una di quelle “popolari”, che lei disprezzava a tal modo da averle sempre odiate a prescindere; un po’ come faceva con il resto del mondo, d’altronde. Il suo sorriso gridava cattiveria, i suoi occhi dolore. Probabilmente l’avrebbe insultata solo perché era ciò che tutti i “popolari” facevano, ciò che loro consideravano essere il massimo del divertimento, probabilmente; probabilmente lei nemmeno voleva farlo, a differenza degli altri, ma doveva, per mantenere la propria cerchia di amici intatta. Ma non per questo doveva essere perdonata, non per questo doveva odiarla di meno, anzi. Le precedenti esperienze le avevano insegnato che proprio quel tipo di persone è quello che ti pugnala alle spalle.
-Be’, cos’è quel sorrisetto che hai sulla faccia? Probabilmente una cosa “gay”, o sbaglio?-
Si mise a ridere goffamente, quasi soffocando con la sua stessa risata.
“Se soffochi ora, saprò per certezza che il Karma esiste, puttana” pensò Noemi.
-Ti sbagli, infatti. E’ fierezza. Sono fiera di ciò che sono. Dovresti imparare cosa vuol dire, invece che nasconderti dietro la maschera che porti-
Quest’ultima frase sembrò colpire la ragazza nel profondo e, per un attimo, sembrò aver perso le sue precedenti intenzioni. Nel frattempo, un gruppo di ragazzi dietro di lei stava raccogliendo una piccola folla che le accerchiassero e le voci di tutti rumoreggiavano nel sottofondo. La ragazza si girò di spalle, e fece un cenno al suddetto gruppo. I maschi camminarono verso la loro direzione e, poi, si fermarono, immobili, di fronte a Noemi.

I sensi cominciarono a riprendersi e sentì tutto il dolore che fino a quel momento era stato coperto dalla confusione. Ora le voci erano ben distinte e, quando percepì le parole “sala operatoria”, improvvisamente ricordò ciò che era successo, e capì, in conseguenza, ciò che stava succedendo in quel momento.
Era stata picchiata, di nuovo. Stavolta un po’ più forte. Si trovava all’ospedale.
Un dolore lancinante le premette lo stomaco e, piano, tutto tornò buio. 


ANGOLO AUTRICE:
Spero che questo prologo possa catturare la vostra attenzione; deciderò se proseguire in base a voi e alle vostre opinioni :)

 

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Capitolo 2
*** Eva ***


Noemi si risvegliò. Come primo istinto, guardò l’orologio: 12:35. Doveva aver dormito un’intera giornata, fino al giorno dopo. Vide che qualcuno le aveva lasciato il pranzo sul comodino, così cercò di allungarsi e raggiungere il vassoio, ma un dolore che andava dalle costole allo stomaco la bloccò e dovette tornare a sdraiarsi. Più vicino del comodino, c’era un pulsante. Un grosso pulsante rosso, con sopra scritto “Infermiera”. Leggendo quella parola, Noemi ricordò di essere all’ospedale e premette il pulsante. Dopo qualche minuto di noiosa attesa, entrò dalla porta una ragazza in camice da dottoressa, anche se troppo giovane per esserlo. Ricordava di averla vista, mentre era sulla barella. Probabilmente era una delle voci che aveva sentito. Aveva i capelli biondo scuro, portava una coda di cavallo, e gli occhi color nocciola, quasi miele. Una naturale e misteriosa dolcezza sembrava intingere la stanza quando sorrideva, i denti bianchissimi.
-Ciao! Sono Eva, hai bisogno di qualcosa?-
Noemi avrebbe potuto scommettere che se anche avesse chiuso gli occhi, avrebbe comunque potuto percepire il suo sorriso, mentre parlava.
-Qui c’è scritto “Infermiera”, - disse Noemi, indicando il pulsante al suo fianco – ma lei ha un camice da dottoressa…-
Eva si avvicinò alla paziente.
-In realtà sono una tirocinante, non sono ancora una dottoressa, per questo mi affidano anche compiti infermieristici. Comunque, dammi del tu, dovremmo avere quasi la stessa età!-
Noemi le sorrise, lieta di aver conquistato la sua fiducia, in qualche modo. Per un attimo s’illuse che loro due sarebbero potute essere amiche, ma poi scacciò dalla mente quel pensiero: lei non aveva amici.
-Può sembrare una cosa sciocca, ma non riesco a raggiungere il vassoio con il pranzo. Mi fa troppo male il costato e lo stomaco.-
Eva annuì dispiaciuta e la porse l’atteso vassoio. Poi, sempre dal comodino, prese una medicina che Noemi non aveva visto e le fece segno di inghiottirla.
-Su, bevi. - Le disse, porgendole un bicchiere d’acqua – Va meglio?-
Il suo sorriso illuminò nuovamente la stanza, stavolta accompagnato da quello di Noemi, felice di provare quel lieve sollievo.
-Ogni volta che non riesci a sopportare il dolore, puoi prendere una pillola. Senza abusarne, però. Al massimo sei pillole al giorno. E’ un forte anti-dolorifico, che può avere seri effetti collaterali-
Per maggiori informazioni consultare il libretto illustrativo, pensò Noemi, divertita, mantenendo però l’espressione seria e annuendo alle sue istruzioni.
Dopo qualche secondo di silenzio e di sguardi fugaci tra le due, Eva indicò il suo letto e chiese se poteva sedersi. Noemi annuì senza esitazioni.
-Se posso chiedere, come mai ti hanno picchiata in quel modo?-
Noemi mantenne il contatto visivo con la pseudo-dottoressa, entrambe serie.
-Sono gay.-
Eva assunse uno sguardo confuso, sembrava quasi non capisse il nesso tra le due cose.
-E…dunque?-
Noemi, incredula, ebbe l’istinto di spalancare leggermente la bocca. Come può non capire?
-Mi hanno picchiata perché sono gay, e a loro questo sembra non andare a genio-, si spiegò meglio Noemi.
Stavolta Eva assunse un’espressione terrificata, ma anche molto preoccupata. Non riusciva a concepire come le persone potessero trovare certe motivazioni alla violenza. Sconcertata, rimase senza parole, così fu Noemi a riempire il silenzio.
-I miei genitori quando verranno a trovarmi?-
Eva sembrò svegliarsi da un sogno. Confusa, non ricordava cosa dovesse rispondere a una tale domanda.
-Ah…ehm…Ah, già…Sono rimasti qui fino a poco prima che ti svegliassi, non sembravano nemmeno sorpresi, - disse, più a se stessa, che alla paziente, Eva, con aria perplessa, -ma hanno detto che torneranno oggi pomeriggio se possibile!-
Noemi le sorrise e la ringraziò. In seguito, Eva si alzò dal letto della paziente e si diresse fuori dalla stanza, alzando appena la mano per salutarla. Fuori l’aspettava un ragazzo con in mano il pranzo. Eva ripensò tutto il giorno all’incontro con Noemi.

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Capitolo 3
*** Riflessioni ***


A scuola poteva vedere la cattiveria negli occhi di tutti. Sembravano pronti ad accogliere quella scintilla, il casus belli, che serviva loro per bruciare per l’eternità. E chi era lei per fornirli di tutto ciò? Una ragazza semplice, semplicemente stufa. Stufa della situazione, del nascondersi, della scuola, della vita. Non poteva più sopportare tutto ciò, era snervante. Doveva uscire allo scoperto.
-L’hanno ridotta in quel modo per questo?- chiese Pietro, anche lui sconcertato.
Erano seduti sulle scale d’entrata del grande edificio ospedaliero, al momento deserte a causa dell’orario. Stavano mangiando la pasta portata da lui, discutendo, come al solito, della giornata; e, ovviamente, era saltata fuori la storia di Noemi.
Eva annuì debolmente, col capo chino.
-E’ terribile! Che razza di mostri!-
Per un minuto intero calò il silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire. Pietro continuava a guardare l’amica, incerto sul da farsi, quando lei prese l’iniziativa e parlò.
-Dobbiamo uscire allo scoperto-
Gli occhi di lui si sbarrarono con immediatezza alla dichiarazione di lei. Era forse impazzita? Probabilmente sì.
Noemi provò per la prima volta nella sua vita l’incertezza. Era passata più di mezz’ora dall’arrivo delle amiche, quelle di cui più si fidava, e da esattamente mezz’ora le sue gambe tremavano in preda alla paura. Pian piano si convinse di non potercela fare, e, senza che se ne potesse rendere conto, quasi tutte le amiche avevano ormai lasciato la casa, tranne una, Elisa. Lei era forse la migliore tra tutte, quella per cui avrebbe sacrificato la vita, se solo avesse detto una parola. Non c’era assolutamente nulla di romantico, o di sessuale, in ciò che provava per lei. Era un amore platonico, amichevole. Elisa capiva sempre quando qualcosa non andava, a anche quella volta non si sbagliò.
-Cosa succede, Nemi?-
La chiamava Nemi, per abbreviare il già corto nome che aveva.
-Devo confessarti una cosa. Una cosa grande, che mi sono tenuta dentro per tempo, molto tempo-
Elisa, senza capire, la squadrò confusa.
-Sono gay.
-E, scusa, come saresti giunta a questa conclusione?-
Le chiese, forse persino più sconcertato di prima. La domanda sembrò spiazzare Eva, la quale probabilmente non sapeva lei stessa l’origine della sua affermazione.
-Non possiamo finire come questa ragazza, Pie’-
Gli strinse le mani con le sue e il suo sguardo cercò comprensione nei grandi occhi color cioccolato dell’amico.
-Ed è proprio per questo che gli altri non devono sapere, giusto? Stai dicendo cose senza senso-
Eva si bloccò un momento, a pensare. “Forse ha ragione lui”, si ritrovò a pensare, “Ha sempre ragione lui”.
-Però…-Eva si mosse il labbro, in cerca di risposte. Più per se stessa che per l’amico, - Come possiamo vivere una vita all’ombra?-, alla fine disse, lo sguardo teso e disperato.
Entrambi guardarono verso il basso, consapevoli della propria punizione: passare l’eternità a fingere di essere qualcun altro.
Il mattino dopo, Noemi si sentì più felice, rincuorata. Essersi aperta con qualcuno sembrò per la prima volta essere stata la cosa giusta da fare. O almeno, lo era sembrata finché non era arrivata a scuola. Era leggermente in ritardo rispetto al solito, quindi si aspettò di vedere già il gruppo di amiche nel solito posto, a fianco all’albero di fichi, ma non c’era nessuno. Avanzò lungo il cortile della scuola, per cercarle, ma tutti la guardavano con circospezione. Improvvisamente, vide Elisa e le altre, e le raggiunse correndo nella loro direzione, ma quando Elisa se ne accorse le se rivolse subito con aria contrariata per allontanarla.
-Ehi, ehi! Che pensi di fare? Non vogliamo una deviata come te nel nostro gruppo!-
Il sorriso di Elisa gridava cattiveria, i suoi occhi dolore. Probabilmente non voleva nemmeno fare ciò che era sul punto di fare, ma sembrava mossa da un istinto, o forse da una paura. “Ha paura di rimanere sola, se non lo farà”, si disse Noemi, e, con questo, la giustificò. Si girò dall’altra parte, offesa, e raggiunse l’ingresso della scuola superiore, ignorando completamente gli sguardi che la seguivano.
Improvvisamente, Pietro alzò lo sguardo verso l’amica.
-Hai ragione-
Nella testa di Eva, sembrava aver raggiunto un’epifania spirituale, che lo aveva portato a delirare. Ma lei si limitò a dipingere uno sguardo interrogativo sul suo volto.
-Non possiamo vivere all’ombra. Dobbiamo uscire allo scoperto-



A/N
Ecco il mio regalino di Natale ^^ Questo capitolo mi piace particolarmente, quindi spero che il feedback sia positivo. Il prossimo, invece, per ora è una schifo (pazientite, perchè mi toccherà riscriverlo). Vi auguro buon Natale e felice anno nuovo! 
-Veggi-

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