Un amore in porta

di Nihal93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 24 ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 25 ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 25 bis ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 26 ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 27 ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 28 ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 29 ***
Capitolo 31: *** CAPITLO 30 ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 31 ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 32 ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 33 ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 34 ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO 35 ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 36 ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 37 ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 38 ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 39 ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 40 ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 41 ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 42 ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO 43 ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO 44 ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO 45 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1 -  POV BELLA

<< Bellaaaa.. hai preso tutto? >> mi chiese una super agitata Rosalie.
<< Si Rose, sono a posto! Possiamo partire.. >>
Lei mi guardò scrutandomi con i suoi occhioni azzurri, ingranò la prima e partì verso Forks, la cittadina della penisola di Olimpia nel quale viveva nostro fratello maggiore, Jasper, e i nostri nonni paterni Billy e Sarah.
Io e mia sorella eravamo gemelle eterozigoti, infatti eravamo completamente diverse: lei con lunghi capelli biondi e occhi azzurri, mentre io mora con occhi color cioccolata; entrambe molto magre, ma con le forme nei punti giusti.
Nostro padre e nostra madre avevano divorziato quando noi avevamo quattro anni, mentre nostro fratello Jasper ne aveva nove.
Charlie Swan nella sua vita aveva fatto tante cose, unico figlio di Billy e Sarah Swan, uno dottore e l’altra farmacista, all’età di diciassette anni partì da casa per esaudire il suo più grande sogno: giocare a calcio.
Era stato uno dei migliori giocatori di sempre, aveva girato nei più importanti club americani ed europei, proprio lungo la sua permanenza in Italia aveva conosciuto mia madre, Reneè Dwyer e fin da subito era stato amore, tanto che dopo due anni di fidanzamento si sposarono. Mia madre, italo-americana, per amore decise di lasciare la sua famiglia e volare in America per seguire Charlie, tanto che, pochi anni dopo, diede alla luce Jasper e cinque anni dopo me e Rosalie.
In seguito alla nostra nascita però, inizieranno i primi problemi nella coppia, in particolare quando Charlie, a seguito di un incidente sul campo, nel quale si ruppe tutti e due i crociati delle ginocchia, fu costretto ad abbandonare la vita calcistica.
Per lui fu un vero e proprio colpo, sprofondò in depressione e a nulla valsero le preghiere di mia madre di rimettersi, di andare avanti, di cercare di guardare il bicchiere mezzo pieno; semplicemente si lasciò andare trascurando tutti i suoi affetti.
Quando riuscì ad uscire dal suo momento di difficoltà, era troppo tardi, Reneè voleva chiedere il divorzio, e così fu.
Per fortuna riuscì a rialzarsi ugualmente e a continuare a lottare per quello in cui credeva. Dopo aver passato a fare l’allenatore per qualche anno e aver portato alla vittoria una squadra che non veniva neanche considerata dai commentatori, gli venne chiesto di ricoprire il ruolo di presidente nazionale del calcio americano, ruolo che ricopre stupendamente tutt’ora.
Noi tre fratelli per i primi tempi del divorzio fummo sballottati un po’ a destra e un po’ a sinistra, ma la nostra unione, ci ha sempre permesso di affrontare le difficoltà senza mai arrenderci.
Mia madre, consulente di moda, si trasferì a Phoenix, dove tutt’ora vive.
All’età di diciotto anni Jasper decise di andare ad abitare dai nonni, ma riuscivamo comunque a vederci spesso, dato che noi abitavamo a Seattle con Charlie, o comunque a sentirci ogni giorno. Dopo aver studiato per tre anni all’università divenne il professore di educazione fisica e l’allenatore della squadra di calcio della scuola nel quale io e Rosalie avremmo concluso l’ultimo anno.
L’anno scorso ero andata a vedere l’ultima partita di campionato che era stato un vero e proprio disastro; oltre ad averla persa per un gol che effettivamente non c’era, perché fuorigioco per l’altra squadra, i giocatori di mio fratello avevano iniziato a darsele con gli avversari. Tanto che per quest’anno erano stati squalificati ed eliminati completamente dal campionato maschile.. idioti!
Io e Rosalie invece avevamo fatto i primi anni di liceo a Seattle, dove abitavamo con nostro padre e tutta la sua “corte” come la chiamavamo noi: la sua addetta stampa Sue, il capo della sicurezza Sam e il manager Harry.
Rosalie era a capo delle Cheerleader, ma non era una classica Cheerleader con la puzza sotto il naso, anzi, era umile e simpatica, sapeva giocare a calcio proprio come un maschio, forse anche meglio, ma non le piaceva tanto praticarlo a livello agonistico. Preferiva suonare il pianoforte, una delle sue più grandi passioni.
Io invece ero il capitano della squadra di calcio per campionato misto, nel quale almeno una ragazza doveva giocare, inoltre nel campionato appena finito, che ovviamente era stato vinto dalla mia squadra, ero stata anche premiata come capo cannoniere. Adoravo giocare a calcio, quando avevo la palla tra i miei piedi e correvo verso la porta avversaria il mondo scompariva era perfetto, certo, sapevo che nella vita le cose importanti erano ben altre, ma un po’ di divertimento ci stava anche.
 
<< Alice è già da Jasper? >> mi chiese Rose distogliendomi dai miei pensieri
<< Si! >>
Già, Alice.. semplicemente la nostra migliore amica e fidanzata storica di mio fratello, andava da lui tutte le volte che poteva, dato che frequentava un corso di moda a Seattle e spesso doveva anche viaggiare fino a New York.
 
Arrivammo a Forks dopo cinque ore di viaggio e posteggiammo alla fine del vialetto della nostra villa (http://www.lussuosissimo.com/wp-content/uploads/2010/06/villa-utah.jpg). Era bellissima, da una parte staccata vivevano i miei nonni, mentre dall’altra avremmo vissuto io, Rose, Jasper e Alice: un sogno.
Sulla soglia di casa c’erano i nostri nonni ad attenderci, Billy e Sarah Swan, due persone meravigliose, che amavano aiutare il prossimo sempre, nonostante la possibilità dei loro mezzi, non indifferenti.
Subito dopo si fiondò completamente tra le braccia di me e Rosalie, Alice, la nostra migliore amica, seguita da Jasper.
<< Che bellooo! Siete qui! Non mi sembra ancora vero! >>
<< Ciao ragazze, mi siete mancate! Papà? >> ci chiese Jasper
<< Papà tutto bene, l’abbiamo sentito stamattina prima di partire, era a Vancouver per una conferenza. Ti manda un abbraccio >>
<< Basta ora parlare.. sarete stanche, venite dentro che ci mangiamo un buon pezzo di torta.. guarda caso c’è la vostra preferita, crostata di frutti di bosco! >> disse la mia cara nonnina.
<< Oh nonna! Grazie! >> con loro ero sicura che ci saremmo sentiti un po’ meno sole.
 
Mentre nell’enorme cucina mangiavamo la torta, ridendo e scherzando tutti insieme, Jasper esordì facendoci una proposta che ci spiazzò un po’..
<< Che ne dite stasera di andare a un falò sulla spiaggia di La-Push? Ci saranno alcuni ragazzi della mia squadra e così magari potreste iniziare a conoscere qualche vostro nuovo compagno. >>
Io e Rose ci guardammo, uno sguardo per noi valeva più di mille parole
<< Si potrebbe anche fare.. >>
<< Oh che bello! Io adoro la spiaggia di notte >> disse un Alice super entusiasmata, la serata si prospettava piuttosto interessante.
 

†††

 
Per l’occasione, o meglio la nostra prima uscita ufficiale come residenti a Forks, avevo deciso di indossare un abbigliamento piuttosto casual, nulla di estremo, idem avevano fatto Alice e Rose. Non mi ero preoccupata nemmeno di prendere la borsa, tanto avrebbe guidato Jasper, mi limitai a mettere il cellulare in tasca.
Il viaggio da Forks a La-Push lo passammo a ridere e scherzare spensieratamente, era da tanto che non mi sentivo così completa, con uno sguardo carico di significato capii che anche per Rose era la stessa cosa.
La spiaggia era già illuminata da qualche falò, in particolare uno spiccava sugli altri per la sua grandezza, lo scoppiettare del fuoco donava alla scena, incorniciata dalle onde del mare, un’aurea quasi magica e molto suggestiva.
C’erano molte persone, chi chiacchierava allegramente in un angolo, chi canticchiava seguendo il suono di una chitarra, chi semplicemente passeggiava..
<< Mister! Sono contento che sia venuto! >> disse un ragazzo biondo con gli occhi azzurri a Jasper, dato il tono doveva essere sicuramente un giocatore della sua squadra.
<< Mike quante volte devo dirti che fuori da scuola e dal campo devi chiamarmi Jasper! >> disse stringendo la mano che gli veniva tesa..
<< E lo so mis.. Jasper, ma è l’abitudine! Comunque ciao Alice! >> disse salutando con un sorriso la mia migliore amica, che si limitò a sorridergli.
<< Mike permettimi di presentarmi le mie due sorelle che hanno la tua stessa età.. Mike loro sono Rosalie e Isabella, Rose e Bella vi presento Mike Newton >>
Ci guardò, squadrandoci quasi con gli occhi da assetato di sangue.. poveretto, magari era appena stato lasciato dalla ragazza..
<< Piacere, chiamami pure Bella >> dissi prontamente, alzando semplicemente la mano in segno di saluto, non mi piaceva tanto avere “contatti” se pur innocui con estranei, lo stesso fece mia sorella che inutile a dirlo, la pensava tale e quale a me.
C’incamminammo alla volta del falò più grande, intorno erano presenti più ragazzi e su un tavolo lì vicino c’era ogni sorda di vivanda e di cibo.
Al nostro arrivo vidi tutti gli sguardi puntarsi su Jasper prima, ma in un secondo momento su me e Rose, che camminavamo a qualche passo di distanza; subito alcuni ragazzi urlarono << Ciao Mister! Ciao Jasper! >> e lui ricambiò subito i loro saluti.
Successivamente si girò presentandoci ufficialmente davanti a tutti << Ragazzi vi presento le mie sorelle Rosalie e Isabella >>
Alcuni si alzarono per venire a stringerci la mano, ma come prima io e Rosalie ci limitammo ad alzare la mano, abbozzare un sorriso di circostanza, anche se piuttosto imbarazzato e dire semplicemente << Piacere ragazzi! >>.
Mentre Jasper si mise a parlare con un ragazzo e una ragazza, Alice iniziò a spiegarci sottovoce qualche pettegolezzo e indicarci qualche persona
<< Vedete quella con i capelli lunghi bruni? Lei è Jessica, da sempre prova un amore platonico per Mike Newton, il ragazzo che vi ho presentato prima, anche se essendo Cheerleader, ovviamente muore dietro al capitano della squadra, Edward Cullen.
Poi c’è quel ragazzo che ha i tratti un po’ orientali, si chiama Ben e anche lui gioca nella squadra, poi c’è Tyler, Seth, un ragazzo fantastico, è simpaticissimo. >> e continuò a elencarci dei nomi che il mattino dopo ci saremmo sicuramente dimenticate.
Ci indicò anche una ragazza che era arrivata con altre due ragazze bionde, come lei, si era andata a sedere vicino a Jessica, iniziando a ridacchiare e confabulare, dopo aver detto << Ma il mio caro Edduccio non è ancora arrivato? >> e la sua amica bionda << A me manca il mio Emmy >> … sconcertante!
<< Non guardarle con quella faccia Bella, loro sono le tre oche più oche che io abbia mai conosciuto. Quella più alta con i capelli biondi rossicci è Tanya, la capo Cheerleader, non ha intelligenza, non ha moralità e men che meno dignità, dato che fa la gallina con qualsiasi maschio, anche se afferma sempre di avere una relazione con Edward Cullen, il capitano della squadra di calcio. Ovviamente è un cosa del tutto falsa. >> ci spiegò con tono saccente.
<< Ma Cullen.. non è il nome del dottore amico di nonno? >>
<< Si Rose, il dottor Carlisle e Billy sono molto amici.. e quello è suo figlio e ha un fratello gemello di nome Emmet >>
Ora ricordavo il dottor Cullen, l’avevamo visto poche volte con sua moglie Esme, erano due belle persone molto a modo.
<< E a proposito di Emmet Cullen, quella con i capelli liscissimi biondi si chiama Kate ed è la sua ex ragazza, anche se lei crede che stiano ancora insieme, peccato che la storia è durata due mesi e lui l’ha lasciata.. poveretta! O meglio povero lui.. che si deve sopportare ancora i suoi assalti >>
<< Infine l’ultima è Irina, lei forse è la più intelligente delle tre, se contiamo anche Jessica, però fate molta attenzione, secondo me è molto falsa, pure con le sue amiche..dato che va dietro sia ad Edward, ma quello lo fanno tutte le ragazze, che ad Emmet, e anche per lui la lista è molto lunga! >> terminò il suo discorso ridendo e noi con lei.
<< Ei ragazze, lasciate che vi presenti due persone che sono arrivate adesso >> ci disse Jasper avvicinandosi a noi e abbracciando Alice dolcemente.
Dietro di lui spuntarono due ragazzi, uno con i capelli ramati e gli occhi verdi, era molto alto, idem l’altro che lo seguiva, erano simili anche se il secondo era un po’ più spesso. Manco a dirlo come avevano fatto tutti i maschi fino a quel momento squadrano me e Rosalie dalla testa ai piedi, mangiandoci un po’ con gli occhi..
Cavolo ma qui nessun ragazzo aveva mai visto una ragazza? Eppure c’è n’erano molte.. vai a capire il genere maschile!
<< Loro sono Edward ed Emmet Cullen.. ragazzi loro sono le mie sorelle Isabella e Rosalie >> io e Rose come avevamo fatto con le presentazione precedenti ci limitammo ad alzare la mano e a sorridere esprimendo il nostro piacere nel conoscerli, ma loro ci stupirono azzerando le distante tra di noi e stringendoci la mano gentilmente.
Il rosso la strinse a me dicendomi << Il piacere è tutto mio.. Isabella >> sfornando poi un sorriso che avrebbe mandato qualsiasi ragazza in un manicomio, ora che riuscivo a vederlo meglio.. Beh era veramente molto, molto bello. Il fisico parlava da solo, con quella maglietta bianca, che si intravedevano i suo pettorali ben marcati..
Le nostre strette di mano furono interrotte un po’ bruscamente dall’arrivo delle tre oche, due delle quali saltarono praticamente addosso ai due fratelli, facendoli sbilanciare e nell’impatto anche io e Rose fummo spinte da parte malamente.
Le guardai meglio e oddio! Erano volgari da far schifo, in pratica se venivano nude forse facevano meno una brutta figura, poi avevano i tacchi a spillo.. in spiaggia?
Ero sempre più allibita e uno sguardo con Rose mi fece intendere che anche lei la pensava nello stesso modo.
<< Kate lasciami andare per favore! >> urlò il più grosso dei due, mentre l’altro era già riuscito a staccarsi la piovra: imbarazzante!
<< Avete spinto Isabella e Rosalie, potevate evitare.. >> disse invece il rosso, mentre Jasper ci invitava verso il buffet fornitissimo, indicando la scena con un’alzata di spalle.
<< Oh dai Eddy mica le abbiamo fatte cadere, chissene frega! >> disse Tanya, mi bastò un altro sguardo con la mia gemella per capire che se avesse detto ancora qualcosa avremmo parlato senza farci problemi.
<< Tanya ma che dici? >> disse lui un po’ alterato
<< Oh dai.. tanto siamo più belle io e Kate, poi loro sono nuove, devono imparare a stare al loro posto.. >>
<< Tanya ha ragione >> disse la cara Kate << cazzi loro, avevano solo da starsene nel loro paese.. >> e qui sbottai e Rose mi diede manforte.
<< Scusami.. non vorrei ridurre a brandelli il tuo ego, però volevo farti notare che io e mia sorella siamo già al nostro posto, forse sei tu che dovresti scendere un attimo dal tuo piedistallo per accorgerti di tante cose >> dissi tranquillamente guardandola e parlandole come se fossi nel bagno turco di un centro benessere << tipo del fatto che si vede la ricrescita sull’attaccatura dei tuoi capelli, poi sul fatto che indossi le mutande.. Ah no che sbadata è una gonna di jeans.. perché tanto le cose che piacciono a voi sono solo quelle, oche senza cervello.. >> dissi prima di girarmi per andarmene, ma Rose voleva dare anche il suo contributo aggiungendo
<< i cazzi sono vostri care, perché a me e mia sorella non parli sicuramente così, anche se siete abituate a vederli spesso.. >> pausa ad effetto
<< quindi ritengo le vostre belle parole come un benvenuto, siete così gentili care.. >> si girò avvicinandomi, per poi rigirarsi un'altra volta, la scena era quasi comica, i fratelli Cullen ci guardavano mangiandoci con gli occhi tra l’incredulità, mentre le due biondone ci guardavano come se fossimo state delle aliene.
<< Ah dimenticavo! Fate attenzione a non farvi soffiare in un orecchio, perché la memoria potrebbe andarsene via e non potreste più ricordarvi del nostro bel faccino! >> concluse mia sorella, prendendomi a braccetto e seguendo Jasper e Alice che si erano già incamminati.
Iniziava a piacermi l’idea di vivere a Forks, io e Rose sicuramente non ci saremmo mai fatte mettere i piedi in testa da delle sconsiderate del genere.
  
  


Ciauz!
Eccomi di nuovo qui a riempire nuove pagine bianche..
Spero che la storia vi piaccia e vorrei tanto sapere che cosa ne pensate a riguardo, se è un'idea che potrei sviluppare e continuare oppure lasciar perdere! Fatemi sapere.. il prossimo capitolo lo posterò quando avrò abbastanza note positive..
Un abbraccio e a presto!
Nihal



 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***



Buona lettura.




Io e Rose arrivammo a casa dal primo stressante giorno di scuola e ci sdraiammo sul letto matrimoniale in camera mia, che alla fine era anche sua, dato che dormivamo insieme e utilizzava la sua camera solo per cambiarsi.
<< Bella.. quelle tre oche proprio non le sopporto, credo che mi presenterò ai provini per le Cheerleader solo per dare a tutte del filo da torcere.. >> sorrisi, Rosalie era veramente bravissima nei salti, nel ballo, le avrebbe sicuramente stracciate.
<< Fai bene Rose, non vedo l’ora di rivedere la loro faccia verde di rabbia e invidia.. poi con tutta l’insalata che si mangiano! >> scoppiammo tutte e due a ridere.
Era passata una settimana dal falò sulla spiaggia e purtroppo erano finite le vacanze estive, il primo giorno di scuola era stato un po’ imbarazzante, perché praticamente tutta la scuola ci fissava, in particolare la parte maschile.
<< Rose ma secondo te i maschi di qua non hanno mai visto delle ragazze che vestono un po’ alla moda? Hai notato come.. >>
<< Si ho notato! Che poi non ci sono delle brutte ragazze.. Mah.. >>
Calò per un attimo il silenzio
<< Tra l’altro abbiamo fatto colpo sui due Cullen, il capitano e il portiere.. non hai visto che a mensa ci guardavano come se fossimo due aliene e sante allo stesso tempo? Ci facevano la radiografia.. >>
<< Già.. e le loro amichette non erano per nulla contente, sto iniziando a pensare che ci potremmo divertire.. >> lasciai la frase, facendo intendere alla mia gemella le mie castissime intenzioni.
<< Mmm non sarebbe male.. io se non ti dispiace mi prenderei il portierino, il rosso è bello, ma non mi attira molto, poi ho visto che più che altro guarda solo te. >>
Già, l’avevo notato, mi scrutava troppo con i suoi occhioni verdi profondi, da togliere il fiato, peccato che io non ero una che si faceva facilmente arpionare da uno solo perché le donava un po’ di attenzioni.
La mattina quando eravamo arrivate a scuola con la nostra macchina tutti ci avevano guardate, mettendoci a disagio, anche se non l’avevamo fatto notare.
Le ore poi erano passate tranquille, tra presentazioni e ascoltando i racconti delle vacanze dei nostri compagni di corso. Purtroppo io e Rosalie non avevamo tutte le ore insieme, ad esempio spagnolo, dove mi ero seduta vicino a una ragazza di nome Angela Weber che mi aveva subito fatto i complimenti per essere stata nominata capo cannoniere, facendomi intendere che le piaceva il calcio, ma non lo praticava spesso.
Dal canto mio le pregai di non far girare la voce, ci tenevo al mio anonimato.
Invece nel’ora di biologia mi ero trovata come vicino di banco proprio il caro Edward Cullen, avevamo scambiato qualche parola, era simpatico, forse un po’ pieno di se, ma molto gentile, io però ero rimasta come al solito un po’ sulle mie.
<< Vado a preparare cena Rose.. vieni con me? >> le chiesi, dopo essere uscita dalle mie elucubrazioni sulla giornata appena trascorsa.
I nonni erano andati via una settimana per una conferenza a New York, molto probabilmente anche i genitori dei gemellini Cullen erano andati, infatti Edward a lezione mi aveva detto che volevano dare una festa a casa loro.
<< Si.. Alice arriva? >> disse mentre ci alzavamo e andavamo al piano di sotto, stasera avevo voglia di pasta al pomodoro e basilico.
<< Si si, spero non in ritardo perché ho fame! >>
La mensa di scuola era stata un po’ una delusione, io e Rose avevamo mangiato una pizza dividendocela in due, ma ovviamente per il nostro metabolismo da sportive non c’era per nulla bastata.
Invece con nostro gran divertimento avevamo notato che gran parte delle ragazze presenti alla mensa mangiava insalate su insalate verdi, senza condimento.. loro e la loro stupida linea!
Preparammo tavola e la pasta al pomodoro, prima di finire arrivarono Jasper ed Alice che iniziarono a tubare come due piccioni, erano così teneri ma a volte un po’ insopportabili.. pazienza, l’amore a volte ti fa proprio andare fuori di testa.
Una volta seduti tutti e quattro a tavola il clima si fece meno romantico dato che ognuno di noi era perso nei propri pensieri a mangiare voracemente, ma l’unico un po’ teso era il nostro fratellone, che ci stesse nascondendo qualcosa?
<< Rose, Bella dovrei parlarvi.. >> ecco, appunto!
<< Parla >> disse Rose subito dopo aver infilato in bocca una forchettata di spaghetti.
<< Voglio farvi giocare nella mia squadra di calcio >> dopo quella frase io rischiai di strozzarmi con l’acqua che stavo bevendo, Rose si bloccò a guardarlo o meglio scrutarlo con gli occhi da cattiva e Alice del tutto impassibile continuò a magiare tranquilla, sicuramente lei era a conoscenza dei piani di Jasper.
<< Non fate quella faccia e lasciatemi spiegare.. tutte e due! >>
<< Come ben sapete la squadra è stata squalificata a causa del comportamento di un cretino di nome James, che per fortuna ha cambiato scuola e città.. ora noi non possiamo giocare in quello maschile, ma in quello misto si! Non voglio far rinunciare ai miei giocatori la possibilità di giocare, allenandosi unicamente per delle amichevoli. Edward Cullen il capitano, nonostante l’ultima disastrosa giornata di campionato ha preso il premio come capocannoniere e gli altri ragazzi si erano impegnati così tanto..
Quindi entrate in campo voi due, siete forti e lo sapete anche voi, per questo che voglio avervi nella mia rosa.. certo ci sarebbero problemi come quello di dirlo ai ragazzi o che dovreste chiamarmi solo Mister ma.. >> per fortuna Rose lo interruppe
<< Jasper frena un attimo.. sei sicuro che i tuoi giocatori sarebbero d’accordo a vederci entrare in squadra senza sentirsi umiliati nel giocare in un campionato misto? Che ti ricordo che non è conosciuto.. cavolo nessuno sa che Bella è capocannoniere, solo Angela Weber l’ha riconosciuta.. >>
<< Rose ha ragione.. non vorrei che si creassero strane idee.. già siamo nuove, poi prendere il posto di altri, non credo che sia una buona idea! >>
Sembrò meditare un attimo sulle nostre parole..
<< Si avete ragione, per questo ho intenzione mercoledì dopo la scuola di fare una riunione negli spogliatoi, siete invitate anche voi e Angela Weber, so che ama il calcio, anche se ammetto che è un po’ scarsina. >>
L’idea della riunione non era male, guardai Rose e capii che lei era un po’ più restia a giocare, ma era comunque d’accordo.
<< Si, si può fare.. Jasper però sappi che io e il calcio a livello agonistico siamo molto lontani, sarò felice di darvi una mano, ma nulla di più.. lo sai bene che la campionessa di casa è Bella! >>
Lui annuì mesto e concordò con noi la data e l’ora ideale per la riunione.
<< Ragazze però vi chiedo un favore, nello spogliatoio e sul campo mi dovrete chiamare Mister e non Jasper, non vorrei creare dei favoritismi, anche se sapete benissimo che metterei voi davanti a qualsiasi altra cosa >> finì sorridendoci..
<< Grazie Jasper.. >> dissi afferrandogli la mano da sopra il tavolo, lo stesso poco dopo fece anche Rose.
<< Mi siete mancate ragazze e.. Bella la tua pasta al pomodoro è sempre da premio Oscar! >> come spesso accadeva ci trovammo tutti e tre uniti in  un super abbraccio coccoloso, anche se ci fermammo subito, girandoci e guardando un Alice un po’ delusa e amareggiata.
<< Alice che aspetti? >> dissi facendole intendere che anche lei faceva parte della nostra famiglia.
Ovviamente la mia migliore amica non se lo fece ripetere due volte e si unì a noi, iniziando a saltellare, chiusi gli occhi e mi godei quell’attimo infinito di felicità.
 
 
Terminata la cena eravamo tutti nel grande salone della nostra villa, Rose scaricava l’ansia e l’agitazione della mattinata suonando al suo bel pianoforte a coda, Jasper e Alice erano sul divano abbracciati che guardavano la tv, anche se alla fine era maggiore il tempo che passavano a baciarsi.
Io invece ero svaccata sulla poltrona con un libro
Ad un certo punto però, sentii il mio cellulare suonare e corsi a rispondere.
<< Ciao bellezza! >> disse una voce roca dall’altra parte.
<< Ciao Jack.. come va? >>
<< Bene, stanco, molto stanco! E voi? Il primo giorno di scuola nella piovosa Forks? Avete già fatto stragi di cuori? >>
<< Noi bene, ci stiamo rilassando.. La giornata è andata bene, anche perché oltre ogni pronostico non ha piovuto.. >>
<< Wow! Domani allora nevicherà.. >> disse il mio migliore amico ridendo come un cretino.
<< Spero di no.. Comunque a proposito di stragi di cuori.. lo sai che tutti i maschi della scuola ci guardano come se fossimo delle aliene? >>
<< Per forza, siete due fighe infarto! >>
Sorridendo iniziai a raccontargli della mattinata, delle oche e delle loro stupide insalate, Jack non mi interrompeva se non per scoppiare fragorosamente a ridere.. era sempre il solito!
<< Bella basta monopolizzare Jacob.. passamelo che voglio salutarlo anche io! >> disse Rose sorridendomi.
<< Jack ti passo Rose, ci sentiamo presto! Ti voglio bene! >>
<< Anche io bambolina.. >>
Jacob Black da sempre era il migliore amico di me e Rose, quando da piccole vivevamo con nostra madre in Florida eravamo sempre stati insieme, anche se lui aveva due anni in più di noi.
Poi all’età di sedici anni aveva iniziato a lievitare, sia di altezza che ti muscolatura, diventando uno dei ragazzi più belli che io abbia mai avuto l’onore di vedere.
Ora lavorava come modello nell’agenzia di nostra madre.
Era famoso e molto apprezzato dal pubblico femminile, tra noi da sempre c’era stato cameratismo, complicità e neanche i suoi viaggi per il mondo prima e il nostro trasferimento a Seattle dopo, erano riusciti ad intaccare la nostra amicizia.
 
 
 
 
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Abbigliamento Rose http://www.polyvore.com/cgi/set?id=53447345&.locale=it
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


Eccomi dopo qualche giorno subito qui ad aggiungere un nuovo capitolo..
 Purtroppo non sono riuscita a scoprire se la storia vi può piacere o meno, quindi ho deciso di postare ancora qualche capitolo e poi decidere se eliminarla oppure continuare a dedicarci del tempo sopra!
 Informatemi, parlate, recensite..
 Grazie di cuore a tutte quelle che l'hanno messa tra le preferite, ricordate e seguite.. non potete neanche immaginare che onore e che gioia sia per me!
 A presto..
 Buona lettura!


CAPITOLO 3


Io e Rose ci stavamo dirigendo verso lo spogliatoio maschile insieme ad Angela, dire che eravamo agitate era un eufemismo, non ce la stavamo facendo sotto, ma avevamo paura di non essere accettate.
Arrivate bussammo alla porta, dopo alcuni secondi di sguardi più o meno tranquilli decidemmo di entrare.
All’interno le panchine erano state spostate creando quasi un gran cerchio, in un capo però c’era una sedia, dove ovviamente c’era Jasper che ci guardava con un bel sorriso
<< Benvenute ragazze, sedetevi pure! >>
<< Ciao a tutti! >> dissi, c’erano già tutti i ragazzi, alcuni gli conoscevo già come Mike, Seth o i fratelli Cullen, altri invece le loro facce mi erano proprio nuove.
<< Bella, Rose lasciate che vi presenti gli altri componenti della squadra che non conoscete ancora >> disse Jasper o meglio il Mister << loro sono William, Daniel, Harry e David >> i quattro si alzarono subito in piedi tendendoci le mani, ma noi come sempre ci limitammo a sorridere e a salutare con la mano.
Mi girai e vidi che sulla panchina dove sedeva Edward c’era posto, così mi sedetti vicino a lui, che tra l’altro fino a quel momento non mi aveva tolto per un attimo gli occhi di dosso, lo stesso fecero Rose ed Angela.
<< Bene ora che siamo tutti si può iniziare la riunione.. >> iniziò un Jasper un po’ in imbarazzo, forse nessuno lì dentro riusciva a percepire la sua ansia, che per me e la mia gemella era così palese.
<< Come ben sapete ragazzi, l’anno scorso siamo stati squalificati dal campionato maschile.. quindi arrivando subito al sodo della questione senza giri di parole, le possibilità sono due >> pausa ad effetto.. il discorso l’avevamo già sentito ieri sera dopo cena, mentre si preparava, piuttosto preoccupato su come gestire la questione.
<< O ci continuiamo ad allenare solo per affrontare amichevoli, aspettando il prossimo anno dove potremmo, forse, ritornare a giocare nel campionato maschile >> mi girai a vedere la reazione degli altri alle parole di mio fratello, in molti stavano facendo smorfie, non contenti della questione amichevoli e basta: molto bene.
<< oppure ci iscriviamo ad un altro campionato dove non siamo stati squalificati e dove possiamo giocare tranquillamente.. >>
<< E quale sarebbe.. questo campionato? >> chiese Edward al mio fianco con voce dura, mi stupii, non l’avevo mai sentito parlare con quel tono di voce.
Pensare che quella stessa mattina nell’ora di biologia aveva invitato me e Rose alla loro festa che si sarebbe tenuta il venerdì a villa Cullen, ora invece quel ragazzo gentile era scomparso, era visibilmente nervoso, data la mascella contratta.
<< Al campionato misto >> ecco piovere sulla stanza il silenzio tombale, che era un po’ il silenzio prima della tempesta.
<< Ecco perché ci sono loro.. >> disse Seth, sorridendo verso la mia direzione.
<< COME? >> urlò Emmet Cullen, seguito da Mike, David e Daniel.
E altri improperi vari che uscirono dalle bocche di tutti, beh in fondo c’era da aspettarsela una reazione del genere..
<< Noi ci dovremmo ridurre a giocare con delle checche che si preoccupano solo di non rompersi le unghie? Col cazzo! >>
Ah si.. il più intelligente non aveva ancora parlato effettivamente, fui veramente tentata di rispondere a tono al mio vicino, ma Jasper purtroppo mi precedette.
<< No Edward, non si preoccupano solo di rompersi le unghie.. io vi ho messo di fronte a una decisione, siete voi che dovete decidere.. infatti avrei pensato di passare ai voti! >>
Il diretto interessato sospirò prima di girarsi verso la mia direzione
<< E di grazia.. perché avresti scelto loro? >>
<< Perché io non mi faccio le unghie >> alzai la mano << vedi? Le ho molto corte, idem mia sorella.. >> terminai non riuscendo a non rispondere, ovviamente io e Rose non avevamo le unghie lunghe perché altrimenti non saremmo riuscite a suonare il pianoforte.
Molti si misero a ridere, mentre lui mi guardò con la faccia un po’ stupita, ma si riprese in tempo per controbattere, anche se le parole di Jasper non glielo permisero.
<< Al di là della battuta di Bella, so per certo che loro due sanno giocare come un maschio o anche meglio e Angela è una vera appassionata di calcio e con un po’ di allenamento riuscirebbe benissimo. Ragazzi, il campionato misto prevede almeno una ragazza in campo per tutti i 90 minuti.. siete liberi di scegliere le due opportunità che vi ho fornito, però sappiate che la maggioranza vince! >>
Prese la parola William, che era anche caruccio, non il mio tipo, ma faceva come dire molto tipo..
<< Potrei sapere che cosa ne pensano loro di questa situazione? >> chiese indicandoci.. non ci potevo credere un maschio che chiedeva il parere di una donna?
Quel ragazzo era da sposare!
<< Se non è un problema parlo per prima >> disse Rose cercando il mio assenso con un sguardo, << io so giocare a calcio, ma fino all’anno scorso sono stata capo Cheerleader.. non mi piace giocare a livello agonistico, ma se vi serve una mano sarò lieta di entrare in squadra. >> vedevo Emmet guardarla con uno strano sorrisino, quello era pazzo di lei!
<< A prescindere della scelta che farete.. >> concluse sbrigativa, subito dopo prese la parola Angela, io intanto cercai di prepararmi un discorso..
<< Io beh.. mi piace il calcio e sarei lieta di far parte della vostra squadra, so di non avvicinarmi minimamente a quello che sanno fare Rose e ancora di più Isabella, però metterei tutta me stessa >> terminò rossa in viso, molto imbarazzata.
In un secondo dopo sentii accendersi i riflettori su di me e tutti iniziarono a fissarmi, cercai di raggruppare le parole coerentemente
<< Io ho sempre giocato nel campionato misto, da giocatrice vi posso dire che è un po’ diverso da quello che siete sempre abituati, in questo per la presenza di alcune ragazze ci sarebbe, ovviamente, meno contatto fisico. Non tutte le squadre sono costituite da ragazze, in molte ci sono sia maschi che femmine in parti uguali e altre, come in questo caso, sarebbero formate da maschi con una o due femmine. >> alzai lo sguardo, tutti pendevano dalle mie labbra, guardai Jasper che mi fece un occhiolino << non è facile vincere, questo ve lo posso assicurare, però a volte c’è chi ci riesce >> sorrisi voltandomi verso Rose che mi strinse la mano
<< ci sono i premi come in quello maschile come il premio per il miglior giocatore, per il miglior portiere >> guardai Emmet sorridendo << e quello come.. capocannoniere sia femminile che maschile, anche se negli ultimi anni è sempre stato vinto da una donna.. >> lasciai correre perché non mi andava di dire che i quattro premi ce li aveva sulla mia mensola in camera.
<< Ovviamente rispetto al maschile è meno conosciuto, però sicuramente non meno importante.. qualunque sia la vostra scelta mi adatterò, grazie per avermi ascoltata >>
Nuovamente il silenzio scese nello spogliatoio..
<< Bene… ragazzi avete bisogno di pensarci o volete procedere subito alla votazione? >>
<< Scusa Jasper posso dire ancora una cosa? >> mi era venuta in mente una cosa niente male..
<< Certo Bella parla pure.. >>
<< Beh.. se non ve la sentite di scegliere e decidere ora, potremmo organizzare un’amichevole, magari il venerdì della prossima settimana, con la squadra vincitrice del campionato misto.. >> feci correre, come potevo dire a tutti che erano mie amiche? O meglio, mie compagne di squadra?  << ho dei contatti.. >>
<< Secondo me sarebbe una cosa da vedere in seguito, sia se accettiamo, che se non accettiamo.. >> disse Emmet, esprimendo la sua opinione.
<< Io concordo con Emmet. Grazie Bella per la tua idea, a seconda della scelta potremmo valutarla, semmai in ogni caso un’amichevole si potrebbe fare, data la presenza della squadra in zona.. >>
Certo perché tutte le mie ex compagne sarebbero state ospiti a casa nostra la prossima settimane per festeggiare il diciottesimo compleanno di me e Rose.
<< Per me possiamo passare subito alla votazione, tanto non è una notte di pensieri che cambierà le nostre idee >> disse il bel capitano seduto al mio fianco.
<< Bene.. la penso come te Edward, come allenatore anche a me tocca votare e quindi esprimo il mio parere, al di là che Rose e Bella facciano parte della mia famiglia! Io credo che per voi sia meglio continuare a giocare, siete una bella squadra e credo che nel campionato misto possiate fare delle belle cose! Quindi voto si! >> concluse Jasper.
Prese la parola Seth << Per me è si, la penso come il Mister. >>
William << Si >>
David << No, senza offesa ma con le donne non gioco >> maschilista!
Daniel << Si >>
Harry << No, non credo come possano aiutarci.. >> emerito idiota!
Mike << No.. >> e non me lo sarei mai aspettato da lui.
Tyler << Mi astengo.. >> addirittura?
<< Non credo che l’astensione sia contemplata, varrà come no >> disse Jasper.
Ben << Si >> 4 no e 5 si! Mi girai e vidi Edward torturarsi le mani, guardandole cupamente.. avrei tanto voluto chiedergli qual era il problema.
Justin il secondo portiere che fino a quel momento era stato zitto votò << Sii! >>
Nicholas << No, però sia chiaro, non ho nulla contro di voi ragazze! >>
Mancavano gli ultimi due elementi, forse quelli più importanti: i fratelli Cullen, che si stavano guardando negli occhi, fu Emmet a prendere la parola per primo.
<< Beh.. siamo a 6 si e 5 no.. Io voto si, perché preferisco giocare contro a delle ragazze che allenarmi unicamente per amichevoli senza sentire la pressione della partita e l’adrenalina. Poi ragazzi.. svegliatevi un attimo! Volete mettere veder ragazze in campo tutte sudate con i pantaloncini corti? >> terminò la sua breve arringa ridendo, era proprio un ragazzo simpatico.
A questo punto qualunque fosse stata la decisione del capitano, si sarebbero comunque iscritti al campionato misto!
<< Anche se la mia opinione a questo punto non serve più, voglio dire che il mio voto sarebbe stato si.. non è giusto stare un anno senza giocare e poi la penso come Emmet, comunque vada sarà un bel vedere! >>
Sorrise, ma notai che era un sorriso di circostanza che non raggiungeva gli occhi.
<< Molto bene, i si vincono! Da domani inizieremo gli allenamenti, anche per voi tre ragazze..più che giocare dovremmo valutare su come muoverci durante questo anno. Bella cerca già di contattare la tua >> si interruppe un attimo perché notò lo sguardo di rimprovero sul mio volto << beh.. la tua amica Carmen. Grazie ragazzi, la seduta è sciolta. >> terminò alzandosi e andando verso il suo ufficio.
Gli altri pian piano si alzarono e andarono verso la porta, compresa Angela che prese a chiacchierare animatamente con Ben; eravamo rimasti solo più io, Rose, Emmet, Edward, Seth e Mike.
Sentii due occhi trafiggermi, allora mi girai verso il possessore
<< Sarai contenta.. >> mi disse cupamente.
<< Come scusa? >>
<< Non è perché sei figlia di un ex giocatore e ora presidente del calcio statunitense, ti puoi permettere certe libertà.. ricordati bene che a me non me ne frega un cazzo che sei la sorella di Jasper. Io sono il capitano e devi rispondere anche a me! Mettitelo bene in testa moretta.. se sei in squadra è perché lui ti ha chiamata, in verità si dovrebbero fare i provini, come faremo con quelli del primo anno.. >> provai a contare fino a dieci, ma Rose mi precedette.
<< Ehi idiota! Vedi di abbassare il tono con mia sorella.. >>
<< Come ti permetti? >>
<< No come ti permetti tu? Uno, non mi conosci proprio per niente, due, non sai un cazzo di mio padre e del suo lavoro, tre, non è sicuramente perché sono la sorella di Jasper che sono qui, forse perché magari so giocare a calcio, direi anche meglio di te! Non è perché l’anno scorso hai vinto il premio di capocannoniere ti puoi permettere di fare lo sbruffone, c’è sempre da imparare. Quattro, proprio perché sei il capitano dovresti cercare di avere un po’ di rispetto per tutti a prescindere se ti sto sul culo o meno! Cinque, tutta la vita moretta e senza le unghie rifatte che bionda tinta e zoccola come quelle oche delle tue spasimanti! >> terminai il mio sfogo con i pugni stretti e il fiatone, continuando a guardarlo in cagnesco, per colpa del mio carattere mi scappò anche una lacrima, talmente ero nervosa.
<< Andiamo Bella >> Rose mi prese per un braccio e mi portò via, intanto Edward si era bloccato a guardarmi, i nostri occhi erano incatenati, non mi importava nulla delle lacrime che scendevano dai miei occhi, quelle erano uno sfogo nervoso, lui invece era stupito e forse i primi sensi di colpa si stavano facendo strada in lui.
Quando varcai la porta stava per parlare, per fortuna o meno, la porta si chiuse prima che riuscissi a capire qualcosa.
 








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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***



Ciao lettrici!
Le vostre recensioni e il vostro entusiasmo verso la mia storia mi hanno resa molto felice!!! Grazie a tutte per il sostegno.. ovviamente parlo anche per le molte silenziose!
Vi lascio al capitolo. Buona lettura!

Ps: ho il sesto senso che il prossimo vi piacerà molto.. sarà un PoV Edward e arriverà credo, se tutto va bene, lunedì!




CAPITOLO 4

Ora di biologia: la mia preferita.
Peccato che avrei dovuto condividere il banco con quello stronzo e mentecatto di Cullen. La sera, dopo l’allenamento ci sarebbe stata la festa a casa sua, ma col cavolo che ci sarei andata, dopo il tono che aveva usato e le parole che mi aveva detto ci sarebbe voluto, come minimo, un miracolo per farmi andare.
Molto probabilmente Rose sarebbe andata, avevo visto attentamente come Emmet glielo aveva chiesto e come ci stava deliberatamente provando, era così palese che lui era pazzo di lei.
Guardai verso la porta e vidi entrare il mio vicino di banco preferito, a mensa non mi ero neanche presentata, data la rara bella giornata avevo preferito stare al Sole su una panchina sorseggiando la mia soda. Sempre meglio di stare in mensa e farmi venire i nervi a fior di pelle, avevo già dato abbastanza la sera prima.
Con la coda dell’occhio lo vidi sedersi sullo sgabello senza neanche alzare lo sguardo nella mia direzione. Uuu.. gongolai! Allora le mie parole bruciavano ancora: come era infantile, non so per quale stupido motivo, ma un po’ mi faceva tenerezza, aveva un broncio adorabile.
Peccato che mi ero ripromessa di non pensare alla sua bellezza, perché sul fatto che Edward era molto bello non ci pioveva, ma anche sul fatto che avevo un piccolo debole per lui. Il problema era il suo carattere, perché se non si fosse ridimensionato, soprattutto con la sottoscritta sarebbe continuato ad essere una merda pura.
<< Buongiorno ragazzi! Oggi spiegherò le leggi di Mendel.. >> disse il professor Banner, iniziando a spiegare.
Per fortuna erano tutte cose che sapevo già quasi a memoria, così decisi di perdermi nei miei pensieri.
Misi una mano sotto il mento e con l’altra iniziai ad attorcigliarmi i capelli, guardando il professore e cercando di mostrare interesse, anche se ero in un mondo completamente diverso e lontano anni luce.
Ad un certo punto però, mi sentii fissata, mi girai verso Edward che, con le mani incrociate sopra il libro aperto, mi stava guardando come se avesse voluto spogliarmi. Era un po’ imbarazzante, ma non riuscii a dire niente perché la vibrazione del mio cellulare mi distrasse e, senza pensarci due volte lo presi dalla tasca dei jeans per leggere il messaggio.

 Ciao dolcezze! Invio sia a una che all’altra, arrivo giovedì alle 15 a Port Angeles, spero che mi veniate a prendere.. vi voglio un bene immenso!

 Sorrisi come una scema, Jack si era liberato, sarebbe riuscito a venire per il nostro compleanno e sarebbe rimasto con noi quattro giorni, ero molto felice.
Una voce però mi riportò sulla Terra..
<< Signorina Swan tutto bene? Se ne ha, può dirmi le sue perplessità sull’argomento >> disse il professore un po’ infastidito, cercai di rimediare subito alla mia gaffe, nascondendo il cellulare nei pantaloni.
<< No professore, questo argomento l’ho già affrontato l’anno scorso, so benissimo di cosa tratta. >> dissi sicura, sorridendo ingenuamente.
<< Oh perfetto, era nel corso avanzato? >>
<< Si.. >>
<< Molto bene, i miei complimenti! >> disse prima di tornare a spiegare, sospirai: l’avevo scampata per un pelo.
Quando alzai lo sguardo però due fari verdi mi abbagliarono, non si erano mossi neanche per un secondo dal mio viso, feci finta di niente e mi trincerai nuovamente dietro al muro dei miei capelli.

Al termine della lezione, Edward scattò in piedi fuggendo verso la porta con grandi falcate, io mi limitai a raccogliere i miei libri e avviarmi verso il mio armadietto, mentre contemporaneamente rispondevo a Jack.
<< Ciao Bella! >> mi girai verso la fonte della voce e vidi Emmet che mi veniva incontro con un bel sorriso.
<< Ciao Emmet.. tutto bene? >> chiesi gentile
<< Si tu? Senti.. volevo dirti che nonostante la litigata con quel pirla di mio fratello, te e Rose siete ancora invitate per stasera! Ci terrei molto.. >>
<< Oh grazie.. si dai vedremo, magari ne riparliamo dopo l’allenamento.. >> dissi cercando di essere il più vaga possibile.
<< Ok! Ciao Bella e per la cronaca concordo con te, meglio mora e senza unghie che oca! >> dopo avermi fatto un occhiolino, si diresse verso la sua aula.
Si, Emmet mi piaceva proprio, era una persona molto simpatica, con il tempo saremmo potuti diventare molto amici.

 


 

†††


 

Il campo era ancora vuoto, io ero già pronta per l’allenamento: stavo facendo i miei soliti e meticolosi esercizi di strecching.
Dopo alcuni minuti in cui stavo distendendo i muscoli delle gambe, sentii arrivare qualcuno, ma non me ne curai più di tanto..
<< Ciao Bellina! Sei già qui? >> chiese Emmet sedendosi al mio fianco, mentre si legava le scarpe da calcio.
<< Si.. sono abituata a fare strecching prima del riscaldamento. >> dissi pratica, dopo la sua frase mi accorsi che con lui erano arrivati anche Edward e Mike, che, si erano seduti poco distanti da noi.
Il primo non mi degnò neanche di uno sguardo, mentre il secondo mi sorrise e fece un cenno con il capo.
Decisi di smettere e iniziai a sgranocchiare una barretta al cioccolato, sapevo che Jasper ci avrebbe fatto correre come dei dannati e continuare ad essere a stomaco vuoto non mi avrebbe sicuramente giovato.
<< Mangi? >> mi chiese Emmet perplesso.
<< Si ne vuoi un pezzo? A pranzo ho solo bevuto una soda e non vorrei svenire per il campo.. >> intanto afferrò dalla mia mano il pezzettino di barretta che gli stavo porgendo. Mi accorsi che gli occhi di Edward, dopo la mia confessione, si erano spostati su di me, mi fece piacere.
<< Grazie, adoro il cioccolato! >>
A mano a mano stavano arrivando tutti, compresa mia sorella e mio fratello che parlottavano poco distanti, mi girai verso il mio vicino e gli sussurrai all’orecchio
<< Emmet, occhio che hai della bava imbarazzante che ti esce dalla bocca.. >>
Lui mi guardò stupito, ma quando ammiccai verso Rose mi fece un sorriso imbarazzato, come un bambino che viene beccato mentre ha le mani nella marmellata appena fatta dalla nonna.
<< Bene, visto che siamo tutti possiamo iniziare ufficialmente l’allenamento. Isabella ieri sera ha chiamato i suoi contatti ed è riuscita ad organizzare la partita per venerdì dopo la scuola.. vero? >>
<< Si.. arriveranno per le cinque circa, il tempo di riscaldarsi e saranno pronte! >>
<< Pronte? Quindi sono solo femmine? >> chiese David contrariato.
<< Ehm si.. il campionato l’hanno vinto con un solo maschio in campo, però si è diplomato l’anno scorso, non so se riescono a rintracciarlo.. è un problema giocare contro tutte femmine? >> chiesi un po’ incazzata, la mia squadra gli avrebbe fatti sicuramente a fettine piccole piccole.
Poi, sinceramente non avevo proprio voglia di vedere Andrew, il mio ex; per quanto eravamo rimasti in buoni rapporti, la nostra chiusura non era mai stata delle migliori.
Alla mia domanda comunque non arrivò nessuna risposta, se non qualche sospiro e qualche smorfia, i soliti maschilisti ignoranti.
<< Beh.. guardate che le furie rosse sono forti, anzi fortissime, quattro..anzi cinque di loro sono state convocate in nazionale, come fate a non saperlo? >> chiese un’Angela un po’ sconcertata, ma almeno non aveva riferito che era la mia ex squadra.
<< Lascia perdere Angela. Allora direi di iniziare l’allenamento, venerdì giocherete solo voi maschi il primo tempo, voglio vedere come ve la cavate da soli.. poi semmai nel secondo, metterò le ragazze per provare l’insieme. Ora direi di iniziare con un po’ di fisico, voglio che riprendiate un po’ di fiato, quelle saranno anche femmine ma corrono come delle gazzelle. >> disse Jasper scoccandomi un’occhiata divertita.
<< Prima vorrei chiedere una cosa >> disse Edward, sembrava tranquillo, ma qualcosa mi diceva che stava fingendo.
<< In che ruolo giocano loro? >> terminò la domanda indicando Angela, Rose e me.
<< Rose non giocherà nel campionato, ci aiuterà solo con gli allenamenti e per la partita di venerdì, Angela è da vedere ma credo che in difesa se la possa cavare e infine Bella beh.. lei è un attaccante, fantasista o punta. >>
<< Quindi uno di noi dovrà rimanere fuori per far posto a loro? >> chiese infastidito
<< Per forza, ma si vedrà con il tempo.. Edward non ti preoccupare! Ora iniziamo, pronti via, si corre! >>


 

 
 

†††


 

Ero spaparanzata sul divano enorme in sala, mentre Rose stava facendo la sfilata di moda per farmi vedere come le stava l’ennesimo vestitino.
<< Questo è il migliore Rose.. Emmet sverrà o peggio, solo guardandoti.. >>
<< Ma a me Emmet non piace! E poi non vorrei mancarti di rispetto andando alla festa del tuo più acerrimo nemico.. anche se uno mangia l’altro.. >>
Le tirai un candido cuscino bianco addosso.
<< Ma che dici? >>
<< Bella.. oggi per tutto l’allenamento non ha fatto altro che guardarti il culo >>
<< Beh guarda che quello l’hanno fatto tutti e non solo a me, ma anche a te ed Angela! Cavolo sembravano dei morti di fame! >>
<< Si, ma lui ti guardava in ogni cosa che facevi, poi appena pensava di essere visto abbassava lo sguardo o iniziava a parlare con qualcun altro.. uno spettacolo! >>
Lasciai correre, mi ero accorta del suo sguardo insistente ma in pratica lo faceva sempre, quindi non ci facevo neanche più caso.
<< Sei pronta? >>
<< Si ma tu.. >>
<< No Rose stai tranquilla, non mi manchi di rispetto, cerca di divertirti.. io sarò nel nostro posto segreto, quando vuoi che ti venga a prendere basta che mi fai uno squillo e sarò subito da te! >>
<< Grazie Bella.. >>

La lasciai davanti a casa Cullen alle ore 21, c’era già un casino assurdo, macchine posteggiate davanti al vialetto, musica a palla.. dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia ed essersi diretta con passo sicuro, nonostante i trampoli tacco dodici, verso la porta, ingranai la prima e partii.
Per raggiungere il nostro posto segreto, anche se ero io quella a che ci teneva di più, di solito mi ci voleva una mezz’oretta.
Giunsi ai cancelli della Reggia e mi si parò davanti uno spettacolo che era da un po’ di tempo che non vedevo, lasciandomi senza parole; le illuminazioni, le fontane nella piazza davanti accese con i giochi luminosi, mi mancò il fiato per alcuni secondi.
Il custode era un amico del nonno e quando eravamo piccole, ci aveva regalato le chiavi di questa fantastica reggia, in pratica, con quel gesto, ci aveva proclamate future custodi. Da allora nei momenti di tristezza, oppure quando avevamo bisogno di silenzio, di conforto o di semplice serenità, ci venivamo a rifugiare.
Era già anche capitato che avevamo occupato delle stanze per poter dormire, a me in particolare piaceva sdraiarmi in mezzo alla fontana più grande, mentre questa zampillava acqua, chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare dai mille pensieri che di solito affollavano la mia mente.
Posteggiai nel parcheggio, ovviamente deserto e con mano tremante aprii il cancelletto; nel pomeriggio avevo chiamato Quill per avvisarlo della mia possibile invasione, ma lui si era detto contentissimo.
M’incamminai sull’acciottolato e m’immersi in quel clima di magia e suggestione, che tutte le volte sapeva regalarmi dei veri e propri brividi lungo la schiena.
Come sempre mi sdraiai in mezzo alla fontana, scavalcando l’acqua e guardai il cielo, sentendomi al sicuro e serena.. sentii che mi era arrivato un messaggio, sperai che non era Rose, ero appena arrivata e non mi entusiasmava l’idea di partire subito.

E’ la quarta volta che mi chiedono perché non sei qui, una volta è stato Emmet, l’altra Edward e le altre due Mike per conto di Edward.. l’hai stregato! Ci sono le 3 oche.. O.o
Mi vieni a prendere per le 23.30 in ogni caso? Sei già arrivata? Vai piano e non farmi stare in pensiero..


Sorrisi io e Rose a volte eravamo la mamma di una e dell’altra, decisi di non farla preoccupare e di risponderle subito.

Si sono arrivata, parto per le 23 allora! Dai un bacio ad Emmet da parte mia.. ;) a buon intenditor..

Inviai il messaggio e chiusi gli occhi sospirando, meno male che non volevo avere distrazioni, ma purtroppo e per fortuna Edward Cullen sarebbe stato sicuramente una distrazione, e che distrazione!
Di nuovo la vibrazione, Rose aveva agito.

Qua qualcuno è molto geloso..

Perfetto.. e ora chi sarebbe riuscito a toglierselo dalla testa?
Mi piaceva, mi piaceva più di quanto sarei mai riuscita ad ammetterlo con Alice o con Rose, e il fatto che non riuscivo a capire che cosa lui realmente voleva da me, ai miei occhi lo rendeva, se possibile, ancora più interessante.
Però lui, bello com’era, chissà quante ragazze, nella sua vita, aveva avuto.. era un donnaiolo, poco ma sicuro, tutte le ragazze della scuola vorrebbero almeno passare una notte di fuoco con lui o ancora meglio, diventare la sua fidanzata fissa.
Io le mie storie le avevo sicuramente avute, ma per il mio modo di essere la botta e via non era contemplata, anche se con lui..
No Bella! Ricordati i tuoi sani principi..
Quelle labbra carnose, i suoi occhi, il suo fisico, il suo sedere che parlava tutto da solo.. diciamo che l’avevo tenuto sotto controllo anche io oggi all’allenamento e mi era piaciuto, diligente, attento, non sembrava lo sbruffone mentecatto che avevo visto negli spogliatoi durante la riunione e prima di iniziare la seduta di allenamento.
Era completamente un’altra persona.. e quella persona mi piaceva un sacco!
Chiusi dalla mia testa le elucubrazioni per nulla positive che stavo facendo, si stava facendo tardi e decisi di partire, dopo aver chiuso di nuovo tutto.
Arrivai davanti a casa Cullen che mancavano cinque minuti alle undici e mezza, spensi il motore e aspettai.
Puntuale come un orologio svizzero fece la sua gran uscita Rose, una volta salita in macchina mi fece un occhiolino << Bella ho voglia di guidare, facciamo cambio? >>
<< Hai bevuto? >> chiesi poco convinta della sua richiesta.
<< No.. lo sai che a differenza tua l’alcol non lo reggo.. >>
Rassegnata aprii la portiera e feci il giro della macchina, aspettando che mia sorella si posizionasse alla guida, mi girai una volta verso la casa, ma non vidi nulla di interessante, quindi mi limitai a salire in macchina e aspettare che Rose ingranasse la prima e partisse.
<< Allora la festa? >> chiesi curiosa
<< Un po’ una delusione.. ma ne ho di cose da raccontarti! Domani sera niente discoteca, mandiamo via Jasper e facciamo un pigiama party tra ragazze.. abbiamo bisogno di informazioni bollenti da Alice.. >>

 

 

 

Rose http://www.polyvore.com/un_amore_in_porta_capitolo/set?id=53555584

 


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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***



Buona lettura e come sempre grazie a silenziose e non, per l'affetto che mi dimostrate!
Al fondo ho messo il link con la foto della Reggia.. c'è solo un piccolo scorcio.. il resto lo vedrete tra un po', forse..
Un abbraccio!



CAPITOLO 5  -  POV EDWARD


Ero sdraiato sul mio letto con la musica a palla nelle orecchie, i miei genitori erano appena partiti con i signori Swan per una conferenza a New York per tutta la settimana. Già Swan.. i miei pensieri ancora una volta vagarono a quella stupenda ragazza che mi aveva stregato anima e corpo.
Dal nostro primo incontro sulla spiaggia non ero più riuscito a togliermela dalla testa, tutti la chiamavano Bella, ma bella, lo era non solo di nome, ma anche di fatto.
Le gemelle Swan erano due ragazze alla moda, ma non come quelle di qui, erano diverse, racchiuse nella loro aura misteriosa, irradiavano sensualità, bellezza, intelligenza, non si riusciva a non essere attrattati da loro.
Poi come avevano saputo tener testa a Tanya e Kate, non l’avrei mai detto che dietro a degli occhioni così dolci si sarebbero nascoste due leonesse niente male.
E non avevano neanche paura di esprimere i loro pensieri, basti pensare come alla riunione per la decisione della squadra mi erano quasi saltate al collo dopo che avevo detto tutte quelle cose, certo, avevano tutte le ragioni del mondo, ero stato uno stronzo insensibile, ma volevo testare i loro nervi e capire se erano delle ragazzine viziate oppure ci tenevano veramente a giocare.
Però, il mio gesto, mi aveva fottuto da solo, dato che avendo visto la grinta con il quale, soprattutto Isabella, aveva risposto a tono mi ero ancora più preso. E ore mi sentivo anche tremendamente in colpa per le lacrime che le scorrevano sulle guancie, in quel momento mi ero sentito uno stronzo assurdo, stavo per chiederle scusa fregandomene delle persone presenti, ma era stata portata via dalla sorella. Un’infatuazione del genere non mi capitava dai tempi di Leah, la mia ragazza di sempre.. con lei era finita due anni prima, ci ero rimasto malissimo, ma poi avevo capito che era semplicemente destino.
Sapevo di essere un personaggio molto ambito dalle ragazze della mia scuola, ma non avevo mai accettato le loro avance, in particolare quelle delle Cheerleader, ero una ragazzo che nonostante le apparenze credeva nelle vere storie d’amore e se mi impegnavo lo facevo seriamente e fino in fondo.
Certo, avevo anche avuto le storielle da una botta e via, ma giustamente ero un ragazzo con gli ormoni a palla e certe cose se non si fanno alla nostra età quando si fanno?
Fui totalmente distratto dalle mie elucubrazioni dall’entrata trionfale nella mia stanza di mio fratello Emmet, che senza notare la mia faccia un po’ incazzata si svaccò anche lui sul mio letto.
<< Edward.. sono pazzo di lei! L’hai vista ieri sera com’era bella? Se quella cretina di Kate non mi fosse stata attaccata come un polipo avrei potuto fare qualcosa, magari anche chiederle il numero.. >> disse un insolito Emmet sconsolato.
<< Si era molto bella.. >> dissi atono, ero ancora un po’ incazzato con lei per come aveva risposto alla mia domanda: “Isabella perché non è venuta?”
“Perché non voleva vederti.. dopo ciò che gli hai detto..”
Che palle, Bella ieri sera non si era presentata alla festa ufficialmente, perché poi dalla finestra l’avevo vista bene mentre scendeva dalla macchina per far guidare Rosalie. Io speravo ardentemente di vederla per poterle finalmente chiedere scusa, a scuola ero stato un vero disastro, mi ero limitato a fissarla, mangiarla con lo sguardo senza avere le palle di dirle cinque stupide lettere.
<< Già.. ma la tua gemella preferita non c’era! Guarda che ho visto che quando Rose mi ha dato il bacio da parte sua, mi avresti staccato il collo, si leggeva lontano un miglio che eri geloso marcio. >>
Sospirai.. aveva ragione miseriaccia!
<< Lo so.. sono un coglione assurdo! >>
<< Con questo ti do ragione.. guarda che ho visto ieri come le guardavi il culo durante l’allenamento, per non dire come te la stavi mangiando quando si è tolta scarpe e calze per fare allungamento.. >> disse scoppiando a ridere.
<< Emmet piantala.. tutti guardavano il culo a tutte e tre! >>
<< Si lo so bene, ma tu più di tutti.. tra te e lei dopo un certo punto ho smesso di contare le occhiate di fuoco.. >>
<< Come, come? Mi guardava? >> provai un compiacimento devastante.
<< Si, anche se era ben attenta a non farsi beccare.. ma tutti e due non avete contato che c’è uno più intelligente di voi! >>
Rimasi per un po’ zitto immerso nei miei pensieri.
<< L’avresti mai detto quando le abbiamo viste per la prima volta sulla spiaggia, che erano due assi nel calcio? Poi hai visto come cazzo corrono? >> chiesi curioso della sua opinione.
<< Beh Ed.. non ti dimenticare che il loro padre è sempre Charlie Swan, mica il primo cretino che passa per strada.. comunque pensandoci, i contatti che dice di avere Bellina, le occhiate divertite con Jasper, il termine gazzelle.. non credi che possa essere la sua squadra quella con cui giocheremo venerdì? >>
<< Figurati Emmet, adesso se mi dici che corrono veloci e sono brave con un pallone ti do ragione, ma da qui ad avere una squadra con tutti quei premi, non ci credo. Semplicemente sarà qualche sua vecchia amica.. >>
Era impensabile che potessero appartenere alle Furie rosse..
<< Se lo dici tu.. >> disse Emmet prima di chiudere gli occhi e cercare di appisolarsi, intanto io mi lasciai nuovamente trasportare dai miei pensieri che iniziavano e terminavano con due occhi color cioccolato.

 

†††

 

Il lunedì a scuola ero molto agitato, da una parte non vedevo l’ora che si avvicinasse la lezione di biologia, ma dall’altra me la facevo un po’ sotto.
Nolente o volente però mi ritrovai prima di quanto avessi mai immaginato al mio solito banco, aspettando Bella, che non tardò ad arrivare.
Come al solito si limitò a sedersi senza neanche guardarmi e trincerarsi dietro i suoi capelli super profumati alla fragola, mi dava alla testa il suo profumo.. semplicemente irresistibile.
Provai a schiarirmi la voce ma niente, continuò a mordicchiare la matita indifferente, aspettando l’arrivo del professore, a questo punto decisi di passare al piano B.
<< Bella? >>
Lei si girò disarmandomi completamente con quegli occhi che sapevano di cioccolata
<< Ehm.. volevo chiederti scusa per il tono che ho usato l’altro giorno nello spogliatoi, sono stato uno stronzo assurdo.. quindi beh.. scusa >> dissi continuando a non respirare, lei mi guardò per un attimo sorpresa, poi sorridendo mi disse
<< Tu puoi chiamarmi Isabella, Bella è solo per gli amici.. >>
<< Ah ok.. >> e faceva pure la algida, così mi sarei buttato ai suoi piedi in poco tempo. << Perché venerdì sera non sei venuta alla festa? >>
La vidi mordersi il labbro inferiore, forse un po’ indecisa su cosa dirmi
<< Avevo mal di testa, sono andata a dormire presto.. >>
Si, diciamo che aveva trovato la miglior scusa possibile, allora era vero che non era venuta perché non voleva vederti, che delusione, non riuscii neanche a controbattere perché il professore arrivò, annunciandoci che aveva intenzione di farci fare una gitarella di tre giorni da qualche parte.
Per tutta l’ora come avveniva già da tempo, non riuscii a toglierle gli occhi di dosso, era molto incantevole quando, sicura di non essere vista, si mordeva il labbro o si attorcigliava i capelli intorno al dito. Era ingenuamente molto sexy.
Alla fine dell’ora quando suonò la campanella, a differenza delle altre volte, raccolsi con molta calma i miei libri, volevo vedere se mi salutava o meno..
<< Ciao, ci vediamo più tardi.. >> disse prima di assumere una bellissima tonalità rossa sulle guancie, che evidenziava il suo imbarazzo.
<< Ciao Isabella.. >> dissi semplicemente, prima di vederla uscire dalla porta con passo sicuro nonostante i tacchi alti, cercando il più possibile di non posare più del dovuto i miei occhi sulla curva della sua schiena e sul sedere da favola che si ritrovava.
 
All’allenamento la vidi che era già in mezzo al campo con la sua bottiglia d’acqua intenta a fare degli esercizi di riscaldamento con la caviglia, mi piaceva questo suo lato, perché si dimostrava una persona corretta, che teneva alle proprie responsabilità, mi sembrava quasi di vedere una copia di me stesso, non così diligente ovviamente.
A differenza di quello che mi aveva detto nello spogliatoio dopo la riunione, pur avendo vinto il premio come capocannoniere, lo sapevo benissimo di aver sempre qualcosa da imparare, su questo punto come altri, ero molto bravo a tenere i piedi per terra.
Mi sedetti poco distante da lei, mentre in campo stavano entrando anche Emmet, Mike, Rosalie e gli altri. La guardai mentre si stava mettendo le scarpe da calcio, lei ricambiò il mio sguardo, indirizzandomi un sorriso timido, o così sembrava..
<< Ciao Bellina! >> disse il mio fratello orso, togliendomi dalla bocca la voce per salutarla.
<< Ciao Em! Tutto bene? >> non potevo essere geloso di Emmet, perché sapevo benissimo che era pazzo di Rosalie, ma un po’ di fastidio nel vederli interagire così bene lo provai.
La loro chiacchierata felice e spensierata fu interrotta da Jasper che diede inizio alla seconda seduta di allenamento, come il primo, per un’oretta ci ritrovammo a fare esercizi di corsa. Come Emmet mi aveva fatto notare mi soffermai sull’agilità di Bella, se le avversarie erano delle gazzelle.. allora lei cos’era?
In genere ero io quello più veloce e Mike mi seguiva poco dopo, ma quando vidi che quasi senza sforzo riusciva a superarlo, mi meravigliai ancora di più.
<< Ragazzi, facciamo pausa cinque minuti.. >> disse il Mister.
Mentre noi ci sdraiavamo tranquillamente per terra sorseggiando acqua e bevande energetiche, lui continuò a parlare
<< Allora adesso voglio vedervi fare due tiri al pallone, facendo qualche passaggio per prendere confidenza con la palla.. ok? >>
<< Si mister! >>
<< Emmet e Justin andate pure a lavorare alla porta, gli altri a coppie, che democraticamente deciderò io: Seth e William, Angela e Ben >>
“Ti prego fai che finisca con Bella, fai che finisca con Bella..”
<< Tyler e Harry, Mike e Daniel, Rose e David e infine Bella ed Edward >> sorrisi dentro di me, felice che il mister non avesse deluso le mie aspettative.
Incominciammo con un esercizio semplice, dei semplici zig zag con dei connetti, vedevo Bella passarsi la palla tra i piedi molto concentrata anche nell’eseguire un esercizio così banale, ma non potei notare il tocco che aveva con il pallone.
Era veramente molto brava, questo dovevo concederglielo, era sciolta, felice, mi iniziava a piacere sempre di più.
Fino a quando quel cazzone di David andò a sbatterle contro facendola cadere come una pera, le chiese scusa ma non la aiutò nemmeno ad alzarsi, le offrii la mia mano che lei, con un’iniziale titubanza, strinse.
<< Maschilista del cazzo.. >>
<< Scusalo, è un’idiota.. >> dissi cercando di trovare un argomento interessante.
<< Ho notato che qui a Forks è pieno di idioti, chi più e chi meno.. >>
Rimasi spiazzato dalla sua constatazione, sicuramente si stava riferendo anche a me, in fondo non riuscii a darle torto.
<< Grazie Edward.. >> mi disse con un sorriso mozzafiato.
<< Prego Isabella.. >>
Successivamente mi concentrai anche sugli altri, Rose era brava come Bella, sapeva gestire la palla senza sforzo e giocava serena, come se fosse una cosa naturale, vedevo ogni tanto Jasper inviare alle due sorelle occhiate molto orgogliose.
Angela invece, era proprio un vero disastro, la palla non sapeva gestirla, era piuttosto un pezzo di legno, si vedeva che si impegnava, ma non aveva assolutamente le basi per poter ambire a qualcosa di più, con lei Jasper avrebbe dovuto lavorare molto.
A fine allenamento dopo una bella doccia rigenerante, presi il borsone e mi avviai alla mia macchina, destino volle che lungo il percorso incontrai Bella che con borsone a spalle si avviava anche lei all’uscita.
La guardai meglio, era stupenda, con i capelli tirati su in una crocchia ancora bagnati, senza trucco, naturale, ai piedi aveva delle infradito viola che la facevano sembrare ancora più piccola di quanto realmente era.
<< Lo sai che se non fossi un idiota di proporresti di portarmi il borsone.. vero? >> disse con quel faccino da baci e morsi e solo Dio sa cos’altro..
Senza parlare, presi dalla sua spalla il borsone, che effettivamente era pesantuccio e continuai a camminare verso la macchina, contenendomi e limitandomi a sorridere ma non come un ebete qualunque.
<< Grazie Edward >> aveva preso gusto a dire il mio nome e non mi dispiaceva affatto!
<< Prego Isabella.. >>
<< Hai l’acqua in casa che vai in giro in infradito? >> chiesi curioso e cercando di non soffermarmi sulle sue unghie rosse che mi facevano impazzire.
<< Ehm.. no ho dimenticato le scarpe da ginnastica e ho troppo male hai piedi per mettere i tacchi di stamattina. >> rispose un po’ impacciata.
Arrivati alla sua macchina aspettai che l’aprisse e appoggiai dentro al baule il borsone e lo richiusi, lei in tutti i miei movimenti non mi tolse gli occhi di dosso, continuando a sorridermi un po’ sorniona.
<< Buonanotte Isabella >> la guardai negli occhi, cercando di far affiorare tutto il mio fascino, mi guardò mordendosi le labbra, forse e dissi forse c’ero riuscito.
Ma poi, si risvegliò come da un sogno e avvicinandosi molto pericolosamente al mio viso, mi stampò un bacio ingenuo sulla guancia, che mi fece andare a fuoco come un accendino, cancellando così irrimediabilmente gli effetti benefici della doccia.
<< Buonanotte Edward.. e grazie ancora.. >>
Disse, prima di salire in macchina dato l’arrivo di Rosalie, mi girai e andai a mia volta in macchina continuando a sentire le sue labbra calde sulla mia guancia, quella notte sarebbe stata sicuramente una buona notte e molto più che bollente.
 
 
Reggia con la fontana
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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***



Buona lettura!



CAPITOLO 6


<< Alice tu devi essere la nostra salvezza.. >> disse una Rosalie molto, ma molto convinta << tutto quello che sai sui gemelli Cullen! >>
<< Oh! >> sulla faccia della mia quasi cognata si disegnò un ghigno piuttosto malefico, << Così i due gemellini hanno fatto colpo sulle gemelline.. >>
Eravamo sedute sul letto di Rose, avevamo appena finito pedicure e pulizia del viso e ora ci stavamo rilassando; Jasper l’avevamo mandato dai nonni, tornati nel pomeriggio.
<< Allora.. inizio da Emmet.. è un ragazzo simpatico che tende a cercare il dialogo con tutti, certo che se non gli vai a genio è la fine. Non ha avuto molte storie, la più recente, come voi già sapete, è stata con Kate. Durata 2 mesi circa, sinceramente credo che era solo per soddisfazione di pruriti da ambedue le parti. >>
Vidi Rose fare un sorriso divertito, la cosa conoscendola, le piaceva più del lecito.
<< Si Rose, voci dicono che è molto bravo.. però ha mollato Kate perché voleva qualcosa di serio, poi voi l’avete conosciuta meglio di me direi.. sapete che bell’immagine di se da in giro.. >>
<< Comunque prima di lei ci sono state altre ragazze, non molte, ma nemmeno poche, anche se credo che la sua storia più importante sia stata con Lauren, infatti se notate non si parlano tanto, lei è molto amica con Jessica, quindi torniamo al discorso: “imitiamo tutto quello che fa Tanya”. Tanto che fu lei a lasciarlo perché s’innamorò di Tyler, anche se lui non era per niente innamorato di lei. >>
<< E credi che sia ancora innamorato di Lauren? >> chiese Rose, ora molto apprensiva.
<< Oh beh.. non saprei, ma non credo, ti sto parlando di una storia che è durata un anno circa e che sicuramente avrà dimenticato.. >>
<< Non mi dire che sei gelosa di Lauren? >> chiesi senza riuscire a trattenermi.
<< No ma... non so.. >> spiazzare Rose era difficile, molto difficile, significava che anche se non lo ammetteva apertamente Emmet l’aveva colpita in positivo.
Lei nella sua vita non aveva avuto molti fidanzati, il più importanti di tutti era stato Royce, che si era riconosciuto, in seguito, essere un gran cretino; dopo di lui aveva avuto altre storie, ma nulla di serio.
<< Guarda che ho visto come ti guarda, anzi come ti mangia voracemente con gli occhi! Quel ragazzo è pazzo di te! >>
<< Davvero? >> chiese Alice su di giri.
<< Davvero davvero! E anche la nostra Rose se lo mangia a colazione, a pranzo e a cena! >>
Mi arrivò un cuscino dritto in faccia che fece attutire le mie risate, si era appena fregata da sola, la sua reazione era un chiaro segno che Emmet le piaceva.
<< E ora passiamo ad Edward.. che alla nostra Bella piace così tanto.. >> disse Rose per vendicarsi, ma sorridendo teneramente nella mia direzione.
<< Beh Edward sembra il classico ragazzo da una botta e via e ammetto che lo sia stato per un breve periodo dopo la rottura con la sua ragazza storica Leah. >>
<< Leah? Ma non viene nella scuola? >> chiesi sentendo la prima ondata di fastidio misto a delusione invadermi..
<< No, vive alla riserva, a pochi km da qui.. Bella non essere gelosa, si sono lasciati quasi un anno fa e nei primi tempi della loro rottura lui ha fatto un po’ il Don Giovanni, ma poi si è ridimensionato, tanto che la sua ultima ragazza, con la quale è durata un mese, risale a gennaio dell’anno scorso. >>
<< E questa Leah perché l’ha lasciato? >> chiesi ora curiosa.
<< Dovresti chiederlo meglio a lui.. però di sicuro so che c’entrava un altro ragazzo di cui questa qui si era innamorata. >>
<< Nooo.. come può innamorarsi di un altro quando stai con tutto quel ben di Dio? >> guardai un po’ male Rose, ma poi scoppiai a ridere, condividevo pienamente il suo pensiero.
<< Non me lo chiedere.. ora tra l’altro lei vive felicemente con questo Sam di cui si è innamorata, in fondo Bella dovresti ringraziarla.. così puoi averlo tutto per te.. >>
Magari, sarebbe un sogno..
<< Ma Tanya che lo chiama Edduccino, Edduccio? >>
<< Poveretta.. è una vita che gli muore dietro in un modo quasi imbarazzante, peccato che lui neanche per una volta è caduto nella sua rete. Pensate che una volta, questo fatto me lo ha raccontato Jasper, lei si è fatta trovare in abiti molto succinti nello spogliatoio per far cadere Edward in tentazione. >>
<< E lui? >>
<< È scappato, appena l’ha vista e si è chiuso nell’ufficio di Jasper, quasi supplicandolo di togliergliela dai piedi.. >>
Tutte e tre scoppiammo a ridere nell’immaginare la scena, mi sentii più rilassata dopo queste rivelazioni.
Rimanemmo a parlare ancora per un’oretta, Alice volle sapere tutti gli sviluppi della questione “gemelli”, i loro sguardi, i nostri discorsi, la litigata dello spogliatoio e poi come sempre ci suggerì una linea da tenere nei loro confronti per farli capitolare.
<< Ragazze è tardi.. Jasper mi starà aspettando.. >>
<< Divertitevi.. >> disse Rose scoccandole un occhiolino, Alice divenne rossa come un pomodoro.
<< Gr..grazie.. buonanotte! >>


†††


 
Lunedì era arrivato, così la sempre attesa ora di biologia, aspettai un attimo dietro alla porta e presi fiato un attimo, non so per quale motivo ma avevo le mani che mi tremavano un po’.
Varcai la soglia della porta e lo vidi, era bellissimo, mi concentrai sui miei passi, quella mattina avevo deciso di osare con i tacchi, anche perché ero in ritardo ed erano state le prime scarpe che mi erano capitati sotto mano, avevo comunque paura di cadere.
Il professore non era ancora arrivato, senza degnarlo di uno sguardo, come più volte mi ero prefissata, mi trincerai dietro ai miei capelli, lo sentii schiarirsi la voce più volte, quasi come se cercasse la mia attenzione, ma lo ignorai bellamente.
<< Bella? >> tutti i miei buoni propositi crollarono quando pronunciò il mio nome, con quella voce poi.. lo guardai cercando di rimanere il più imperturbabile possibile.
<< Ehm.. volevo chiederti scusa per il tono che ho usato l’altro giorno nello spogliatoio, sono stato uno stronzo assurdo.. quindi beh.. scusa >>
Mi aveva chiesto scusa, rimasi molto sorpresa dal suo gesto, mi fece anche molta tenerezza, perché si stava passando più volte la mano nei capelli, chiaro sintomo di nervosismo, poi era così impacciato con le parole..
Cercai di non far uscire un sorriso dolce, o di uscirmene con qualche frase alla melassa, dissi la prima cosa che mi venne in mente e lui sembrò restarci un po’ male, cercai di rimediare con un sorriso.
<< Perché venerdì sera non sei venuta alla festa? >>
Oh cavolo! Tra tutte le domande che mi poteva fare, come ad esempio chiedermi il numero di telefono.. proprio quella?
Mi era completamente passato dalla testa di chiedere a Rose che scusa aveva inventato, quindi decisi di improvvisare, sperando di non farmi figure di merda.
<< Avevo mal di testa, sono andata a dormire presto.. >>
Lo vidi guardarmi stranamente, senza riuscire a rispondermi qualcosa perché entrò, finalmente (finalmente?) il professor Banner in classe che ci annunciò, prima di riniziare a spiegare le leggi di Mendel, che aveva intenzione di farci fare una gita di qualche giorno.
Per tutta l’ora sentii il suo sguardo addosso, mi faceva piacere, ma allo stesso tempo mi metteva in soggezione, tanto che iniziai a mordicchiarmi il labbro, mio sintomo di nervosismo oppure a mordicchiare la matita, non vedevo l’ora che arrivasse l’allenamento per poterlo vedere all’opera.
Se tutto andava secondo i piani avrei potuto passare, come lo chiamava Alice, alla “marchiatura del territorio” con un semplice e ingenuo bacio..
Mi piaceva tantissimo l’idea, ma non volevo illudermi.
 

†††

 

Dopo il semplice e ingenuo bacio nei rapporti tra me ed Edward non cambiò nulla, a parte le occhiate spudorate che ogni tanto mi lanciava, ma secondo Alice e Rose dovevo aspettare una sua azione.. non potevo andare sempre io all’attacco.
Contente loro..
Intanto si era avvicinato giovedì, Alice si era offerta di portare a casa Jack, dato che sarebbe arrivata prima da Seattle per la partita di venerdì e ovviamente per il compleanno di me e Rose, non vedevo l’ora di vedere il mio migliore amico.
L’allenamento era finito, avevamo fatto una partitella divertente, anche se mi rendevo conto che erano un po’ tardi, non giocavano tanto come squadra, o meglio alcuni di loro si credevano chissà chi e giocavano per loro. Ero sempre più convinta che l’indomani gli avremmo dato una vera e propria lezione di vita.
<< Bene, bell’allenamento, sono abbastanza contento! Anche se ovviamente c’è ancora tanto da lavorare.. Domani a prescindere dal risultato voglio, anzi, esigo tre cose da voi: uno, che vi concentriate sul gioco, stasera ho visto poco gioco di squadra; due, voglio che ogni tanto vi fermaste un attimo per vedere come giocheranno loro, non mento se vi dico che quando giocano sembrano un’unica persona. E infine, tre, voglio che vi divertiate, qualunque sarà il risvolto della partita e il risultato. >>
Un applauso partì spontaneo da tutti, Jasper mi guardò sorridendo, mi aveva quasi fatta commuovere quando aveva detto che sembravamo un’unica persona, mi sentii lo sguardo di Edward addosso, sapevo che aveva notato in qualche modo i miei occhi lucidi.
<< Bene, Bella puoi andare.. anche voi Rose e Angela.. >> era ovvio che Jasper ci avrebbe fatte andare via prima, voleva parlare degli schemi che avrebbe usato e non sarebbe stata per nulla corretta la nostra presenza.
<< Perché se ne vanno? >> disse Edward un po’ piccato.
<< Noi uomini dobbiamo parlare di cose noiose >> disse Jasper cercando di essere il più indifferente possibile.
<< Ciao a tutti e buona serata >> dissi gentile, anche Rose e Angela fecero lo stesso.
<< Ciao Bellina >> mi salutò subito Emmet, stavamo diventando molto amici, mi piaceva stare con lui e ridere e scherzare..
Sorrisi a tutti, riservandomi l’ultimo viso, il più bello, per ultimo e ci avviammo verso lo spogliatoio, una volta dentro Angela ci informò delle sue perplessità.
<< Ragazze.. ma secondo voi non se la prenderanno a male che domani Bella giocherà contro di loro? >>
<< Spero di no.. d’altronde Jasper mi ha esonerato dall’ultima parte, ho cercato di non guardare le difficoltà di ognuno.. spero che non se la prendano.. >>
<< Magari lo faranno >> intervenne Rose << se la prenderanno, ma quando vedranno come giocano, beh.. avranno solo da stare zitti e ad essere un po’ più umili! >>
In effetti non aveva tutti i torti, in particolare David e Mike erano insopportabili e il brutto era che davanti a Jasper erano delle persone e dietro.. avevo sempre odiato nella mia vita i voltafaccia e mi dispiaceva ammetterlo, ma loro erano proprio bravi.
Continuammo a chiacchierare sulla partita dell’indomani mentre ci facevamo la doccia, una volta finita io e Rose ci vestimmo il prima possibile, anche perché a casa ci aspettava una persona troppo importante per noi.
Uscimmo dallo spogliatoio quasi correndo con il borsone sulle spalle, bloccandoci subito dopo, il nostro migliore amico ci stava aspettando con un gran sorrisone appoggiato al muro del corridoio.
<< Beh.. non mi salutate bamboline? >> chiese con i suoi occhioni neri da cucciolo; senza farcelo ripetere io e Rose lasciammo a terra i rispettivi borsoni e ci buttammo a pesce, addosso a lui!
<< Jaaaaaaaaaack! >> urlai ridendo come una scema.
Lui senza difficoltà ci prese in braccio e iniziò a farci piroettare come due bambine
<< Mi sei mancato >> ammise sincera Rose.
<< Anche voi >>
<< A noi di più sicuramente >> risposi a mia volta.
Quando ci staccammo avevamo tutti i nostri compagni che ci guardavano, io ero in lacrime, mentre Jack continuava a tenermi stretta, mentre Rose lo teneva semplicemente per mano. Alice saltellava nel corridoio e Jasper quando lo vide andò anche lui ad abbracciarlo, si consideravano quasi fratelli.
Intanto gli altri a mano a mano stavano entrando nello spogliatoio indifferenti, due soli rimasero nel corridoio ancora per un attimo, assistendo alla scena in cui Jack ci caricava come due sacchi di patate sulle spalle senza il minimo sforzo e annunciava
<< Jasper porto queste due bamboline sconsiderate a casa.. riesci a prenderli te i loro borsoni? >>
<< Si certo.. ci vediamo dopo! Alice vai con loro? >>
<< No.. non ci tengo a stare sotto alla guida spericolata di quel pazzo, poi non voglio rovinarmi le orecchie con le urla di quelle due chiuse nel baule. >>
Di solito Jack ci prendeva e ci chiudeva nel baule per un po’, mentre iniziava a guidare come un deficiente, inchiodando, girando a tutta velocità per più volte.. poi eravamo noi le sconsiderate?
<< Nooo Jack nel baule no! TI PREGO!! >> urlai iniziando a pizzicargli il sedere.
Lui dal canto suo ci trascinò senza fiatare fino alle macchina e ci lasciò cadere per terra.
<< Dai sedetevi! Oggi mi sento bravo e non vi chiudo nel baule, promesso! >>
Grate di quel raro scorcio di umanità, prendemmo posto sui sedili in macchina.
Jack ingranò la prima e dopo aver alzato a palla la musica iniziò a guidare verso casa, cantando come uno scemo, anche se noi non eravamo da meno.
 
 
 
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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***



Ciao a tutte sostenitrici e lettrici silenziose!!!
Mi dispiace tantissimo non esser riuscita ad aggiornare prima la mia storia.. cercherò di farmi perdonare!
Intanto vi lascio al capitolo, non prima di avervi augurato, anche se con un imperdonabile ritardo, BUON NATALE!




CAPITOLO 7


Il giorno tanto atteso era arrivato, aprii gli occhi sorridendo felice, mi girai e vidi il volto tranquillo di Jack ancora profondamente addormentato, notai che Rose si era già alzata, allora, facendo molta attenzione tolsi il suo braccio dalla mia schiena e mi avviai verso il mio bagno.
Come sempre Jacob era rimasto a dormire in mezzo a noi, ci eravamo sempre considerati come dei fratelli, infatti tra di noi non c’era mai stato imbarazzo, semplicemente la voglia di stare insieme, di condividere emozioni e momenti.
In cucina trovai già tutti alzati, Jasper intento a sorseggiare il suo caffè, mentre Alice immergeva più volte la bustina di tè nell’acqua calda, infine Rose stava mangiando le frittelle con il succo d’acero ancora mezza addormentata.
<< Buongiorno a tutti! >> dissi mantenendo la mia felicità a livelli galattici.
<< Buongiorno Bella >> rispose Jasper sorridendomi
<< ‘Giorno >> disse Alice sempre intenta a preparare il suo tè, invece Rose si limitò ad un alzata di spalle, la mattina non era mai tanto loquace.
<< Jack sta ancora dormendo? >>
<< Si.. >>
<< A che ora arriva la tua squadra? >> continuò nel suo interrogatorio Jasper.
<< Arrivano per le quattro.. senti potresti farmi una giustifica? Lo sai che siamo abituate ad allenarci prima, poi vorremo provare due cose.. >> dissi pratica
<< Certo, appena arrivo a scuola parlo con il preside e con la segretaria.. le vostre amiche quanto si fermeranno? >>
<< Fino a domenica mattina.. è un problema Jasper? >> chiese Rose, il nostro compleanno l’avremmo festeggiata il sabato sera, anche se stasera un sesto senso mi diceva che saremmo andate a ballare.
<> disse lasciando un bacio sulla fronte a me e Rose e un bacio sulle labbra ad Alice, che sembrò svegliarsi dal suo stadio apparente di torpore.
<< Ieri quando ve ne siete andate con Jack vi siete perse una scena bellissima, ringraziate solo che la vostra amica ha potuto vedere, per poi riferire dettagliatamente.. >>
<< Spara Alice.. >> disse Rose, di mattina era proprio acida.
<< I due cari gemellini erano un po’ gelosetti.. >> mi svegliai ancora di più.
<< Gelosi? Veramente? >>
<< Oh si.. dovevate vedere le loro facce, mentre tutta la squadra indifferente è entrata nello spogliatoio loro sono rimasti impalati a vedere la scena di voi che urlavate e ridevate come due pazze e di Jack che vi lasciava delle manate poco caste sul vostro culettino.. >> ci riferì scoppiando a ridere.
<< Ma avete invitato anche loro alla festa di sabato sera? >>
<< Ehm no.. più che altro non volevamo metterli in imbarazzo, abbiamo chiesto solo ad Angela se voleva venire.. >> disse Rose e io cercai di spiegare meglio i nostri pensieri
<< Beh Alice devi pensare che ci conosciamo da una settimana, lo sai che siamo restie ai regali e quindi non volevamo creare degli imbarazzi del tutto fuori luogo. >>
<< Non vuol dire niente.. potreste invitare anche Seth, William, quelli che vi stanno più simpatici.. >> in effetti non aveva tutti i torti.
<< Vediamo come si evolve la situazione di oggi.. poi non sanno neanche che domani è il nostro compleanno! >> dissi, ma me ne pentii un istante dopo.
<< Ah ma quello non è un problema.. non vi preoccupate, penseremo a tutto io e Jack.. >> una risata diabolica uscì dalla sua bocca, se non fosse stata la mia migliore amica mi si sarebbe gelato sicuramente il sangue nelle vene.
 
 

 

†††

 
 
Arrivai davanti a scuola con un sorriso che si apriva da un orecchio all’altro, anche Rose si era ripresa ed era raggiante.
All’entrata notammo subito i gemellini con altri della squadra, purtroppo c’erano anche le oche, un’occhiata d’intesa con Rose bastò per farle capire la mia idea.
<< Buongiorno ragazzi! >> dissi senza far diminuire il mio entusiasmo, mi risposero tutti ancora mezzi addormentati, a parte Emmet che mi fece l’occhiolino ed Edward che mi rivolse un sorriso mozzafiato.
Vidi che Rosalie aveva iniziato a chiacchierare con Seth, mentre Emmet provava ad entrare nel discorso, squadrando mia sorella con occhiate poco caste.
<< Ci vediamo più tardi >> dissi ancheggiando verso la porta d’entrata, iniziai a contare, ero quasi a cinque quando una voce mi fece sorridere.
<< Isabella aspetta.. >> mi fermai e aspettai Edward, quando mi raggiunse ripresi a camminare, questa volta più lentamente.
<< Tutto bene Edward? >>
<< Si e tu Isabella? >> chiese non staccando per neanche una frazione di secondo i suoi occhi dai miei, io dal canto mio non smisi un attimo di sorridere.
<< Molto bene.. non vedo l’ora che arrivi il momento della partita! >>
<< Già anche io, le faremo sicuramente nere >> scoppiai a ridere, lui mi guardò un po’ perplesso, cercai di spiegare una parte di verità.
<< Sono molto forti Edward.. rimarrai sicuramente impressionato! Ma ricorda quella di cui, se fossi in te, avrei più paura è il capitano.. è una tosta che non si lascia di sicuro impressionare da degli occhietti verdi come i tuoi >>
Rimase colpito dalla mia constatazione, il che sperai fosse un segno positivo, nel mentre eravamo arrivati al mio armadietto, nel quale appoggiai i libri e presi solo quelli che mi sarebbero serviti per la prima ora.
Lui si appoggiò all’armadietto vicino e rispose alzando un sopracciglio, era dannatamente sexy in quel momento.
<< E tu.. Isabella.. ti lasci impressionare dai miei occhietti verdi? >>
Mi avvicinai alle sue labbra ma all’ultimo virai e appoggiai le mie labbra sulla sua guancia sinistra, quella maggiormente appoggiata all’armadietto, sussurandogli sulla pelle << Anche io sono una tosta Edward.. forse più del capitano >>
Lo guardai con la faccia più maliziosa possibile, a casa avevo fatto delle prove con Alice, ma erano state un vero e proprio disastro, sperai almeno con lui di esserci riuscita un pochino.
Chiusi l’armadietto e senza aspettare risposta mi avviai verso l’aula, era il secondo assalto che facevo, se non si svegliava ora, non avrei proprio saputo cosa fare.
 
 

 

†††

 
 
Bella piantala di guardare l’ora ogni dieci secondi, tra cinque minuti saranno le quattro e potrai uscire da quest’aula.
Erano ormai venti minuti che mi ripetevo questa frase come un mantra, Edward al mio fianco mi guardava come se fossi un’aliena, forse perché era palese il mio nervosismo, ma non vedevo l’ora di rivedere le ragazze.
Sentii il rumore di un fogliettino che veniva appoggiato vicino alla mia mano:
Tutto bene?

Risposi subito:
Tra 5 minuti andrà sicuramente molto meglio.

Mi guardò un po’ perplesso ma non ci feci tanto caso, prima o poi avrebbe capito.
<< Signorina Swan? >> siiiii era ora!
<< Si professor Banner? >> chiesi con una calma che in quel momento non avevo.
<< Può uscire, ci vediamo lunedì! >> evvaiiiiii!
Facendo finta di essere quasi dispiaciuta ad andarmene raccolsi con molta calma la mia roba e mi diressi verso l’uscita, non prima di aver indirizzato ad Edward un sorriso timido; una volta fuori iniziai a correre per i corridoi.
Aprii la porta principale come se fosse una questione di vita o di morte e corsi verso il parcheggio, proprio mentre il pulmino delle “Furie rosse” faceva le ultime manovre per posteggiare.
<< Bellaaaaaa!!! >> dissero le mie vecchie compagne di squadra prima di corrermi incontro abbracciandomi calorosamente.
<< Mi siete mancate! >> dissi cercando di non far uscire troppe lacrime dai miei occhi, la verità era che facevo sempre la dura, ma in fondo ero molto fragile e sensibile.
<< Anche tu.. senza di te e Rosalie a scuola non è la stessa cosa >>
<< Dai prendete i borsoni che andiamo in campo.. >> mi avvicinai alla macchina e tirai fuori dal baule il mio borsone e feci strada a tutte verso lo spogliatoio.
<< Non c’è il Mister? >> chiesi curiosa a Carmen.
<< No.. ci siamo solo noi e qualche fidanzato, Elazear farà finta di essere il mister, ma tanto con tuo fratello non ci saranno problemi. >>
Ed ecco spuntare vicino alla sua fidanzata il diretto interessato, che prima era alla guida del pulmino.
<< Ciao Bella! Tutto bene? >>
<< Si mister! E tu? >> stette al gioco
<< Bene capitano.. spero però che voi vinciate.. >>
Una volta nello spogliatoio dopo la prima oretta di chiacchiere banali e di pettegolezzi ci dirigemmo in campo per il riscaldamento, mi sentivo ancora più felice della mattina, finalmente ero tornata il capitano delle Furie rosse, infatti sarei stata io a gestire il riscaldamento e a gestire gli schemi e il referto.
Dopo una mezz’oretta di corsa passammo a provare qualche schema con la palla, l’insieme, nonostante il periodo di lontananza, era sempre perfetto e impeccabile, ci trovavamo ad occhi chiusi in campo, senza bisogno di parlare o di urlare.
<< Tra un po’ arrivano i ragazzi, avete mezz’ora di riposo.. prima di entrare nella giusta concentrazione per la partita, volevo ringraziarvi di cuore per essere venute qui oggi. Purtroppo o per fortuna la vita è fatta di sacrifici e uno di quelli per me è stato allontanarmi da tutte voi.. Quindi grazie ancora di cuore di non avermi dimenticata >>
Urla di giubileo si sparsero per il campo, Carmen si alzò e venne vicino a me
<< Grazie a te di averci invitate Bella, certo, noi due con Jane, Victoria e Senna ci vedremo in nazionale, ma comunque vadano le cose, rimarremo sempre le Furie rosse.. Inoltre come squadra volevamo darti questo >> tirò fuori dalla schiena il bracciale elastico del capitano e me lo porse con un sorriso << la maglia numero dieci sappiamo che ce l’hai ancora..ora sei perfetta per essere il nostro capitano >>
Mi commossi, il loro gesto era bellissimo, ma..
<< Ragazze grazie, ma non posso accettarla.. Carmen sei tu ora il capitano e io non voglio arrivare e far finta che sia ancora voi.. cioè.. non è giusto.. >>
<< Bella lascia decidere a noi cos’è giusto o meno.. poi ci sarà sempre un solo capitano! Tanto che, la nuova maglia numero dieci, non l’ha presa nessuna di noi, perché quella sarà sempre e solo tua! >>
Scoppiai a piangere, erano semplicemente stupende, dopo un abbraccio di gruppo ed essermi ricomposta, alcune si diressero verso lo spogliatoi, mentre io, Carmen, Jane, Victoria e Senna ci accomodammo tranquille sugli spalti a chiacchierare.
Vidi entrare Jasper, Edward ed Emmet, dietro di loro a poco a poco arrivarono anche tutti gli altri, mia sorella Rose venne subito ad abbracciare e salutare le nostre amiche, lo stesso fece Jasper mentre gli altri si riscaldavano.
<< Ciao ragazze.. tutto bene? >>
<< Ciao Jasper, si tutto bene.. cercheremo di non farvi troppo neri.. >>
<< Ho i miei dubbi.. >> disse sorridendo, poi rivolgendosi a me disse << Bella fai anche riscaldamento con noi oppure diciamo a tutti il grande segreto? >>
<< Come non lo sanno? >> chiese Elazear che era appena arrivato.
<< No.. è già di grazia se sapevano l’esistenza del campionato misto.. >>
<< Ragazze ci vediamo dopo.. vado.. >> disse Jasper prima di tornare al centro del campo con Rose..
<< Forse è meglio che andiamo via anche noi.. sapete non vorrei che se la prendessero a male più del dovuto.. >>
<< Hai ragione, andiamo che ci dobbiamo mettere la divisa >>
Mentre ci alzavamo ed entravamo nel corridoio vidi Edward che mi sorrideva, mi venne automatico alzare la mano e salutarlo, peccato che non passò inosservato alle mie amiche.
<< Mancano ancora venti minuti all’inizio della partita.. hai tutto il tempo per dirci chi è quel figo assurdo che ti ha appena sorriso in quel modo così disarmante >> disse Victoria con un sorriso malizioso.
<< Beh lui è Edward Cullen.. >>
 
 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***



Ciao a tutte!!!
Come promesso eccomi qui, prima della fine dell'anno, ad aggiungere l'ultimo capitolo dell'anno!
So di essere stata un po' cattivella nel capitolo precedente, dato che non ero ancora giunta al dunque di questa dannata partita..
Purtroppo mi sa che anche in questa occasione mi odierete un po', ma almeno saprete che cosa ne pensa Edward della piccola bugia/omissione di Bella!
Grazie a tutte per il sostegno e per l'entusiasmo che avete dimostrato per la mia storia.
Vi auguro il meglio per questo 2013 che arriverà.. Buon Anno Nuovo!!
Un abbraccio "trita costole", Nihal.





CAPITOLO 8 – POV EDWARD
 
Era da cinque minuti che mi trovavo nel bagno della scuola.
Continuavo a bagnarmi il viso con l’acqua fredda ma l’immagine delle labbra di Bella che a pochi millimetri dalla mia bocca dicevano “Anche io sono una tosta Edward.. forse più del capitano” e poi quello sguardo, così.. così sexy, mi avevano fatto completamente uscire di testa.
Era impossibile non riuscire a pensarci, il suo abbigliamento, su quei trampoli che rendevano la sua camminata fluida e provocante, era stato troppo per il mio cervello. Dopo un po’ decisi di ricompormi e andare in classe, avrei potuto usare tutta l’acqua della penisola di Olimpia ma il caldo che avevo addosso non sarebbe andato via di sicuro.
Entrai in classe scusandomi con il professor White per il ritardo.
<< Cullen che non succeda di nuovo, non sono qui per fare i suoi comodi >>
<< Si prof, mi scusi ancora >>
Mi sedetti al mio banco vicino a Emmet che stava sogghignando sotto i baffi, il solito cretino..
Riuscii a tenere la concentrazione per i primi dieci minuti, nel quale scoprii che il professore stava spiegando Romeo e Giulietta, ma poi i miei pensieri furono intrappolati dalla visione di stamattina.
Isabella aveva dei pantaloni bianchi che mi permettevano di farle, talmente erano attillati, la radiografia e la visione del suo sedere mi aveva fatto intuire che aveva un perizoma.. Miseriaccia.. il mio amico più sotto, ancora al ricordo, stava facendo le feste, con tanto di champagne. A questo punto sarei stato io a dovermi svegliare: una mossa dovevo farla, anche perché lei, mi aveva lasciato chiari segni che ci poteva stare, ma se non mi svegliavo me la sarei sicuramente giocata.
Sentii mio fratello tirarmi un gomito nelle costole, mentre con l’altra mano mi stava passando un fogliettino, ecco che riprendevano le messaggiante anti sgamo.
 
Eddy piantala di pensare alla Bellina perché hai la bavetta che ti esce dalla bocca..
Ma le hai viste stamattina? Sembravano 2 dee scese in terra, che popò di roba!
Senti ma secondo te il moretto di ieri che le toccava così.. chi era? No perché sto già pensando che forse è meglio marcare il territorio, che ne dici se stasera dopo la partita le invitiamo a cena per domani sera? Facciamo un’uscita a 4, così non si sentirebbero in imbarazzo e tra me e te qualcosa potremmo concludere.. che ne dici?
 
Ripensai per un attimo alla scena a cui avevamo assistito dopo l’allenamento, se non ci fossero stati Alice e Jasper e, cosa più importante, se non avessi rischiato una figura di merda assurda, sarei corso da quel sbruffone e gli avrei tirato un bel gancio destro, come mi bruciava che lui poteva toccarla in quel modo, sembravano molto intimi.
 
Vada per l’invito, stavo pensando anche io a qualcosa da inventarci dopo la partita.. cmq il moretto, non ti sembra di averlo già visto da qualche parte? Io credo e spero che siano solo amici, ho capito che era da parecchio che non lo vedevano..
 
<< Cullen! Spero che stia prendendo appunti, perché ho appena deciso che sarà il primo ad essere interrogato.. >>
Il solito stronzo che non mi lasciava neanche un minuto in pace.
<< Si prof! >> dissi lasciando il foglietto nel quaderno di Emmet, andavo bene a scuola ma il professor White era l’unico che mi faceva penare tantissimo.
Iniziai a scrivere seriamente gli appunti, non volevo rovinarmi la media per colpa di una stupida massaggiata con mio fratello, ci tenevo ad andare bene, oltre per non dare dei dispiaceri ai miei genitori, anche per poter ambire ad un college di rilievo.
Per fortuna, almeno la mattinata passò in fretta, a mensa mi sedetti al solito tavolo, dove mi raggiunsero Emmet, Mike e altri componenti della nostra squadra, dopo un po’ vidi arrivare anche una timida Angela che si sedette vicino a Ben.
Isabella e Rosalie, arrivate poco dopo, si sedettero davanti a me, ma vicino a William e Justin. Notai subito che la mia Dea, una volta seduta, tirò fuori dalla borsa un paio di Converse e iniziò a cambiarsi scarpe, forse sentendosi osservata alzò gli occhi, ma purtroppo non nella mia direzione, ma verso David.
<< Beh? Che c’è? >> chiese mettendosi delle calzine bianche nei piedi con le unghie rosse, me li sarei mangiati per pranzo, iniziai a sentire di nuovo caldo.
<< Stiamo mangiando.. ti sembra il caso di cambiarti scarpe? >> stavo per controbattere qualcosa in difesa di Isabella, ma lei mi tolse le parole di bocca.
<< Oh! Guarda che mi sono lavata stamattina, se ti faccio schifo hai solo da non guardare, ci metto un attimo.. >>
Sentii David borbottare qualcosa ma non aggiunse altro ad alta voce.
<< A me non da fastidio Bella, anzi.. stamattina quando ti ho vista arrivare mi sono chiesto come facevi a camminare così bene su quei trampoli.. >> disse uno smielato William, era palese che ci stava provando, il mio fastidio aumentò dopo che Bella sorrise verso di lui facendogli un occhiolino.
Stavo diventando pure geloso, non era per niente un bene, dovevo assolutamente agire..
<< Eddiiiiii! >> come non detto.. Tanya si avvicinò a me scoccandomi un bacio sulla guancia che in un attimo mi fece gelare, odiavo quando ci provava in quel modo così diretto con me, anche perché dal canto mio continuavo a rifiutarla.
<< Non mi hai tenuto il posto e neanche tu Emmet, che cattivi! >>
<< Dai Tanya vai a sederti con le altre tue compagne.. >> dissi da scazzato, mentre Kate stava facendo gli occhi dolci a mio fratello, glielo avevo sempre detto: non aveva mai fatto cazzata più grande di quando si era messo con lei.
<< Ma Eddiii mangiamo sempre NOI con VOI! Non se ne possono andare loro? >> Tanya dopo la sua stupida domanda indicò le tre ragazze già sedute al nostro tavolo.
<< No.. loro sono.. >> stava rispondendo Emmet ma la voce di Rosalie prevalse sulla sua, a volte mi metteva molto in soggezione quella ragazza, non riuscivo a capire come poteva mio fratello morirci dietro.
<< Cara.. sentimi bene.. O stai qui in piedi oppure vai a sederti al tavolo con le tue amichette con le unghie rifatte, così almeno ti eviti l’umiliazione e la figura di merda.. NOI di qui non ci muoviamo. >>
Isabella scoppiò a ridere, lo stesso fecero anche qualche ragazzo, Tanya, Kate e Irina, verdi d’invidia e con la coda tra le gambe andarono a sedersi al tavolo delle Cheerleader.
 
Ad un certo punto mentre stavo morsicando il mio pezzo di pizza sentii qualcosa sfregarmi sulle gambe, subito non ci feci caso, perché pensai che era qualcuno che accavallando le gambe si era, per sbaglio, scontrato con le mie.
Ma dato che questo sfregamento poco casto continuava, capii che era voluto, alzai gli occhi e mi accorsi che due pozze di cioccolata mi stavano guardando maliziosamente, tornò immediatamente il caldo.
<< Sei sporco proprio qui.. >> disse in sussurro, mimando bene le parole con le sue labbra piene e carnose, portandosi il dito sulla sua guancia destra.
Presi il tovagliolo e mi pulii, vidi con orrore che erano le tracce del rossetto fucsia di Tanya, guardai la mia salvatrice che non mi aveva tolto per un attimo gli occhi di dosso, il suo piede si era fermato, ma continuava a tenere un contatto, dato che era appoggiato al mio ginocchio, permettendole così di tenere la gamba distesa.
Era un contatto intimo che mi piacque un casino.
<< Sono ancora sporco? >>
Mi sorrise scuotendo la testa, la lucidità del mio cervello era partita per la tangente.
<< Grazie Isabella.. >> aggiunsi, dedicandole uno dei miei sorrisi migliori, la vidi assumere per un attimo una carina tonalità di rosso sulle guance, ma si ricompose in fretta, tornando con noncuranza a sorseggiare la sua Coca.
Isabella Swan mi manderai al manicomio.
 

 

†††
 

 
 
Isabella era appena uscita dalla porta degli spogliatoi con le sue amiche, in un attimo mi era parso tutto chiaro, l’agitazione nell’ora di biologia, le parole della mattina, i sorrisetti di Jasper e Rosalie durante gli allenamenti della settimana..
Isabella era il capitano delle “Furie rosse” e molto probabilmente era una di quelle che erano state convocate in nazionale, che stupido che ero, non ci avevo pensato neanche per una volta, quando tutto sarebbe dovuto essere così chiaro.
A fine riscaldamento andammo nello spogliatoio per metterci la divisa, era ancora quella dell’anno scorso, Jasper come sempre si preparò per fare il suo discorso, a differenza degli altri però non mi stupii quando ammise che Bella, avrebbe giocato con l’altra squadra.
<< Perché Mister? >> chiese David il solito polemico.
<< Semplice, perché fino all’anno scorso ha giocato in quella squadra ed esigo che voi vediate e, in particolare, capiate cosa significa gioco di squadra e che a volte le donne possono superarci anche nel calcio. >>
<< Perché non ce l’avete detto subito, invece di tenere tutto questo mistero? >>
<< E’ stata una mia idea, non di Bella.. non mi chiedete il perché ma mi è sembrato giusto così. Ora basta così e scendiamo in campo. >>
Una volta in mezzo al campo la vidi entrare, aveva la maglietta con il mio stesso numero, il dieci, e la fascia da capitano: era bellissima.
In panchina c’era un ragazzo che aveva qualche anno in più di noi, che sembrava andare molto d’accordo con tutte le ragazze, ma non credevo fosse il loro vero Mister, anche perché vidi Bella e l’altra ragazza con i capelli neri che parlavano e dicevano la formazione.
Mi ritrovai davanti a lei per fare Testa o Croce per la palla, lei, mi sorrise e salutò l’arbitro.
<< Testa o Croce? >> lasciai scegliere lei per prima.
<< Testa >>
<< Croce >>
L’arbitro lasciò andare in aria la moneta che cadde a terra, rivelando l’esito favorevole alla mia squadra.
<< Croce, tieni la palla e buona fortuna a tutte e due le squadre >>
Ringraziai l’arbitro con una stretta di mano, salutando anche i due guarda linee e poi strinsi la mano anche al mio avversario che mi stupì con le sue parole.
<< Buona fortuna capitano.. Croce, buona scelta, la palla va sempre ai perdenti per primi.. >> le sorrisi, stando al gioco.
<< Buona fortuna anche a te capitano, delle voci mi hanno detto che sei una tosta, voglio proprio vedere cosa sei in grado di fare.. >>
Mi sorrise un’ultima volta e si girò verso le sue compagne, chiamandole intorno a lei.
Sugli spalti c’erano cinque ragazzi, che immaginai essere i fidanzati di qualche giocatrice, Alice e il ragazzo della sera precedente, strinsi i pugni, mi pareva di averlo già visto da qualche parte, ma non sapevo proprio dove.
Per fortuna i miei pensieri si concentrarono per la partita e il calcio d’inizio.
Scorgendo la formazione avversaria che era un 3 – 3 – 4, con Bella come unica punta, mi stupii, era una soluzione molto difficile da realizzare e piuttosto incasinata, ero proprio curioso di vedere come sarebbero andate le cose.
I primi minuti di gioco scorsero tranquilli, ci passavamo più volte la palla, loro non attaccavano, ci permettevano di fare i passaggi, forse per vedere com’era il nostro gioco e per studiarci.
David aveva la palla, la stava per passare a Mike, quando una ragazza dai capelli rossi intercettò il passaggio e di lì per noi, fu l’inferno.
Iniziarono a passarsi la palla a una velocità quasi impossibile, non si cercavano nel campo semplicemente sapevo dov’era una e dov’era l’altra, in un attimo capii a cosa si riferiva Jasper, per quanto noi correvamo, non riuscivamo mai a prendere la palla, o se lo facevamo, il nostro gioco durava poco.
La ragazza dai capelli rossi scartando William come se niente fosse, avanzò sempre di più verso la nostra porta, iniziai a correre in difesa, ma fu tutto inutile, perché la passò prima, alla ragazza con i capelli neri che dopo una finta di tiro, la passò veloce a Isabella che, nonostante lo sforzo di mio fratello, la piantò nel sette della porta.
Isabella non festeggiò, si limitò a guardare verso gli spalti e a mandare un bacio al vento al ragazzo della sera prima, che rispose con un sorriso al suo gesto.
Mi montò subito il sangue al cervello e alla ripresa della partita iniziai a correre come un forsennato per il campo, ma invano, erano tremendamente veloci.
Il secondo gol per loro arrivò da parte della ragazza con i capelli rossi che avevo capito che si chiamava Victoria, a differenza di Bella, lei si mise a festeggiare e tutte le compagne con lei.
Vedevo molti compagni come David, Mike, Tayler che si stavano innervosendo sempre di più e avrebbero fatto sicuramente delle cazzate che non tardarono ad arrivare, perché furono assegnate diverse punizioni, una delle quali si trasformò nel terzo gol.
E subito dopo arrivò il quarto, fu Isabella a tirare quella punizione, nonostante la mia incazzatura per l’andamento della partita, non riuscii a non notare la sua bellezza indescrivibile, mentre posizionava la palla per terra, facendola girare tre volte nelle sue mani, mentre guardava la porta dove Emmet si sbracciava per mettere la barriera e infine quando chiudeva gli occhi prima di tirare.
La palla finì dentro, tutte le compagne le saltarono addosso, lei sorrise, ma non festeggiò più di tanto, sembrava un po’ tirata e nervosa.
Per fortuna l’arbitro fischiò la fine del primo tempo e ci ritirammo tutti nello spogliatoio, per qualche minuto di riposo.
<< Ragazzi.. state andando bene.. anche se non mi piace per niente il modo in cui state gestendo il vostro nervosismo verso la sconfitta, non è che facendo più falli e tranciando le gambe alle ragazze riuscirete a non perdere. Cercate di fare un po’ più di gioco di squadra! Non le avete viste? A questo punto della partita vi suggerisco di fermarvi un attimo e di guardare come giocano! >>
<< Si come no.. >> disse Mike, per fortuna a bassa voce, ma non saprei dire se Jasper fece finta di non sentire o non sentì sul serio.
<< Edward, prova ad avanzare verso la porta avversaria e voi Mike e David e tutti gli altri provate a passargli la palla.. Emmet stai andando bene, occhio che Isabella predilige tirare nei sette, Victoria tira al centro e Carmen tira verso sinistra, anche se è mancina! Se avete notato il gioco ruota tutto intorno a queste tre attaccanti, anche se si appoggiano molto su Bella, la difesa ammetto che è molto forte, quindi per penetrarla dovrete inventarvi qualcosa, in particolare il pilastro della difesa è Senna, la ragazza di colore, ma anche il portiere Jane non scherza.. >>
In pratica aveva confermato le mie teorie, le quattro ragazze che avevo visto sugli spalti con Bella erano le cinque che erano state convocate in nazionale, mica male per una squadra di ragazze.
Jasper continuò a contarcela per qualche minuto ancora prima di avviarci di nuovo verso il campo, alla fine aveva deciso di non mettere dentro né Rose e né Angela per il momento. Mentre camminavo vidi Bella, era tesa, nervosa, rideva e scherzava con le compagne ma aveva qualcosa che non andava, ma la voce di mio fratello mi distrasse e la persi di vista.
<< Edward.. fai occhio a David e Mike.. >>
<< Perché? >> chiesi, anche se avevo i miei sospetti.
<< Mirano alle caviglie e non è giusto, anche il Mister penso che l’abbia notato.. non capiscono che se fanno male a Bellina mi incazzo come una bestia! >> e non era l’unico..
<< Li tengo d’occhio io.. >>
<< Ah.. e mi devi una birra! Avevo ragione io riguardo a Bella.. >>
Sorrisi, aveva ragione, era stato lui il primo a dire che molto probabilmente Isabella faceva parte delle “Furie rosse”.
Purtroppo però non riuscii a mantenere la parola data a mio fratello, mi si gelò il sangue quando vidi Bella cadere e tenersi la caviglia destra con le lacrime agli occhi..
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***



Buona lettura



CAPITOLO 9
 
Eravamo tornati tutti in campo per il secondo tempo, come preventivato li stavamo stracciando, ma non mi sentivo sicura, ero molto tesa perché avevo paura di averli fatti incazzare, e anche tanto.
Nel festeggiare per i due goal fatti, mi ero limitata a sorridere, le mie compagne lo sapevano, per questo non mi facevano molta pressione.
In particolare avevo paura del pensiero di Edward, più volte l’avevo visto mentre guardava i miei movimenti, quando avevo tirato la punizione che fece guadagnare alla squadra il quarto gol, dovetti chiudere per un attimo gli occhi perché sentivo il suo sguardo disarmante su di me.
David e Mike mi stavano facendo uscire fuori dai gangheri, era da un po’ che miravano alle caviglie, decisi di farlo notare subito a Jasper, non potevo permettere che qualcuna di noi si facesse male a causa di due maschilisti che non ammettevano di poter perdere da un gruppo di donne.
Mentre tornavo in campo incontrai Rose e glielo feci subito presente.
<< Hai ragione Bella, Jasper lo sa.. gli da ancora una possibilità, se non la smettono li cambia. Fai attenzione per favore.. >>
<< Si certo.. >>
 
Purtroppo non riuscii a mantenere la promessa fatta, perché mentre avanzavo con la palla tra i piedi, vidi Mike che, con una scivolata, stava proprio raggiungendo la mia caviglia, provai a saltare, ma sentii comunque la botta arrivare.
Mi fece male, tanto che per un attimo rimasi senza fiato e alcune lacrime mi scesero dagli occhi, per istinto afferrai la caviglia destra, sentii l’arbitro che fischiava e tirava fuori il giallo, sentii delle polemiche, forse aveva assegnato anche un rigore perché ero stesa sull’area della porta.
Quando il dolore diminuì un po’ mi asciugai gli occhi e provai ad alzarmi, vidi subito la mano di Emmet che mi aiutava ad alzarmi.
<< Tutto bene Bellina? Quel coglione lo ammazzo.. >> nonostante il male sorrisi.
<< Si Emmet grazie.. >> riuscivo a stare in piedi e a camminare.
Per fortuna i parastinchi avevano attutito il colpo, decisi però, per precauzione, di andarmi a mettere un po’ di ghiaccio.
<< Bella stai bene? Te la senti di tirare il rigore? >> sentivo che i ragazzi stavano un  litigando tra loro, mi girai e vidi un Edward molto incazzato che puntava il dito contro Mike, in un attimo tutte le paure scomparvero, mi stava difendendo.
<< Bella mi senti? >> mi ero completamente dimenticata della domanda di Carmen.
<< Si ti sento.. sto bene >>
<< Ok, ma ti ho chiesto anche se te la senti di tirare il rigore.. >>
<< No preferisco andare a mettermi un po’ di ghiaccio.. tiralo tu o Victoria! >> dissi sorridendole.. ma ben presto il mio sorriso scomparve.
<< Lo tiro io il rigore.. posso vero? >> chiese Chelsea, mi stava simpatica, ma a volte la sua esuberanza e il suo egoismo mi infastidivano molto, non risposi, preferii che lo facesse Carmen.
<< Beh.. va bene! >> era sempre troppo brava la mia amica..
In un attimo mi venne in mente un’idea, forse troppo poco carina verso la mia squadra, ma in quel momento mi parve una cosa molto giusta.
Mi girai per dirigermi verso la panchina, dopo aver chiesto all’arbitro se potevo prendere un po’ di ghiaccio, dato che non era una partita ufficiale si poteva fare anche qualche eccezione.
Intercettai Emmet che stava tornando in porta dopo il battibecco con Mike e lo chiamai, in quel momento nessuno ci stava guardando tolti Jack e Alice.
<< Para a destra >> dissi convinta per poi girarmi e andare, finalmente, a prendere il ghiaccio.
<< Tutto bene? >> chiese Jasper apprensivo.
<< Si.. posso prendere del ghiaccio spray? Noi non ne abbiamo in panchina.. >>
<< Si certo.. Rose è in quel borsone >>
Rosalie mi aiutò a metterlo mentre in campo l’atmosfera tornava un po’ tranquilla, intanto Emmet si posizionò in porta, mi stava guardando, se in quelle settimane ero stata capace di conoscerlo, sapevo che si sarebbe buttato dalla parte opposta.
Infatti, si buttò verso sinistra, parando il rigore, i ragazzi gli saltarono addosso contenti, lasciandogli delle pacche sulle spalle, lui sorrideva, sicuramente sapeva che l’avevo salvato da goal certo.
<< Sbaglio o hai tradito la tua squadra? >> chiese Rose nell’orecchio.
<< Diciamo che ho dato un calcio al cerchio e un calcio alla botte.. >>
Tornai in campo mentre Jasper faceva due cambi, Seth al posto di David ed Harry al posto di Mike, per fortuna i due maschilisti ingrati erano usciti.
William mi venne incontro, era un bel ragazzo, gentile, ma non era proprio il mio tipo, in altri tempi mi sarei potuta divertire con lui, ma le mie mire erano da tutt’altra parte.
<< Bella stai bene? >>
<< Si grazie William.. >>
<< Quel cretino di Mike ha passato il segno.. Edward stava per prenderlo a schiaffi se non fosse intervenuto l’arbitro.. >> sorrisi, allora il mio bel capitano mi aveva difesa, la cosa mia piaceva e anche troppo.
Parli del diavolo..
<< Isabella, ti fa tanto male la caviglia? >> mi chiesero “le corna” apprensivo, mentre William tornava in difesa un po’ infastidito dall’interruzione.
<< No, è stata solo la botta, tranquillo.. >>
<< Mike è un’idiota.. >> scoppiai a ridere sotto la sua evidente perplessità.
<< Lo so, qui a Forks è pieno di idioti.. chi più e chi meno.. >>
Sorrise, ma il suo volto si trasformò subito in una faccia preoccupata.
<< Guarda che puoi festeggiare tranquilla se fai goal, tanto ormai ci state mangiando.. Non devi preoccuparti che noi ci incazziamo, è una partita, bisogna divertirsi! >>
Mi stupì molto, arrossii, era riuscito a leggermi dentro.. guadagnava tanti di quei punti, ma tanti di quei punti, che me lo sarei sposato subito.
<< Ah.. si si certo, beh vado.. >> furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca, prima di avviarmi verso Carmen che mi guardava divertita.
La partita riprese tranquilla, riuscimmo a fare altri due gol, uno di Carmen e uno mio, finalmente, libera da ogni pensiero negativo, riuscii a inscenare, con le mie compagne, il nostro stupido balletto, ridendo come delle sceme.
Tutto per merito delle parole di Edward che erano riuscite a sbloccarmi, infatti ero decisamente più serena e tranquilla.
In un attimo di distrazione però arrivò anche un goal loro, grazie a un bel passaggio di Seth, che aveva una bellissima affinità con il suo capitano, riuscirono a eludere la nostra difesa ed Edward riuscì a far goal.
Gli sorrisi e lui ricambiò lanciandomi un occhiolino che mi fece sciogliere.
L’arbitro finalmente, dopo novanta minuti, decretò la fine della partita, avevamo vinto otto a uno, ma al di là del risultato era stata, in particolare nel secondo tempo, dove tutti eravamo più rilassati, una bella partita.
In mezzo al campo, come sempre feci stracching, lo stesso fecero le mie compagnie e i nostri avversari, Emmet si sedette vicino a me e con far cospiratorio iniziammo a chiacchierare.
<< Sei una stronzetta sai Bellina? >>
<< No.. perché? >> chiesi ingenuamente.
<< Perché se non avessi seguito il mio orgoglio mi sarei buttato a destra, d’altronde come ho fatto ieri nell’allenamento.. o sbaglio? >>
Risi, in un certo senso era il suo modo per dirmi grazie.
<< Senti.. stasera andiamo a ballare tutti insieme? Le tue amiche dove dormono? >>
<< Ehm.. si potrebbe fare! Dormono a casa nostra.. >> rimasi vaga, mi girai e vidi che si stavano avvicinando Alice e Jack, le mie compagne allupate appena lo videro iniziarono a sospirare e ad ammirarlo, questo era l’inconveniente di avere un amico modello conosciuto da quasi tutta la popolazione femminile.
<< Ah perfetto.. senti e che ne dici domani.. >> le sue parole furono interrotte dalle voci delle mie compagne che urlavano “Ciao Jack”, “Sei sempre più figo Jack” e molto altro.. lui dal canto suo si limitò a sorridere.
Si avvicinò a me e mi scompigliò i capelli, poi si sedette vicino a Rosalie.
<< Scusa Emmet dicevi? >> lui stava fissando un po’ trucemente Jack che sussurrava qualcosa nell’orecchio di mia sorella.
<< Ti stavo chiedendo se domani sera ti andrebbe.. >> la sua voce fu interrotta nuovamente dalla voce cristallina di Alice che annunciava qualcosa, vidi Jack alzarsi e andare verso di lei, la mia fine e quella di Rose erano giunte, chissà cosa si erano inventati quei due.
<< Scusate, vorrei un attimo di attenzione! >> in un attimo si fecero tutti silenziosi, Edward mi guardava, sicuramente il colore delle mie guancie sfiorava il rosso pomodoro.
<< Domani forse non tutti lo sanno.. >> iniziò Alice << ma è il compleanno di Rose e Bella >> tra le mie amiche si sparsero degli urletti, in particolare perché prese la parola Jack.
<< Dato che le “Furie rosse” sono in città proprio per quel motivo, pensavamo di invitare anche tutti voi alla festa che si terrà domani sera a villa Swan. >> riprese Alice << ovviamente siete tutti invitati e se volete potete portare anche le rispettive fidanzate o amiche.. >> stavano facendo proprio quello che io e Rose avevamo pregato di non fare assolutamente per non morire di vergogna.
<< Ragazzi però stiamo invitando voi, non tutta la scuola, va bene qualche amica o amico, ma nulla di più! >> disse Jack e poi aggiunse una cosa che mi fece nascondere completamente il viso nelle mani.
<< Non sono ammessi regali, le gemelline Swan sono un po’ restie a queste cose.. quindi basterà esclusivamente la vostra presenza! Grazie e a domani! >>
Jack andò a risedersi al suo posto, Rosalie gli scoccò un pugno sulla spalla, io mi limitai a guardare la mia migliore amica malissimo, che intercettando il mio sguardo assassino, andò da Jasper che stava parlando, poco distante, con Elazear.
<< Il tuo amico l’ho già visto da qualche parte sai? >> mi disse Emmet pensieroso.
<< Ehm.. lui è Jacob Balck, per forza che l’hai già visto.. è un modello che lavora per mia madre! È stato su molte riviste ed ultimamente è il testimonial della pubblicità del profumo di Hugo Boss.. >> risposi cercando di ridimensionare il più possibile la vita di Jack.
<< Ah.. ma c’è qualcosa tra voi? >> chiese curioso.
<< No, no.. è semplicemente il nostro migliore amico da una vita! È nostro fratello in un certo senso.. >> lui annuì sorridendo e cambiando discorso.
<< Allora domani sera io e mio fratello possiamo venire? >>
<< Si certo, ci farebbe molto piacere.. >>
<< E non possiamo regalarvi niente? >> chiese guardandomi con un sopracciglio alzato.
<< No, e sia io che Rose te ne saremmo grate per l’eternità, odiamo i regali.. non vogliamo imbarazzi, quei due pazzi ce ne hanno già creato tanto nelle poche parole che hanno pronunciato poco fa.. >>
Rise, di gusto, tanto che gli assestai una bella scuzza sul collo.
<< Ragazzi stasera andiamo a ballare tutti insieme? >> chiese Seth ad un certo punto.
Tutte le mie amiche mi guardarono sorridendo, era palese che l’idea le entusiasmava molto, anche a me piaceva molto ballare.
<< Per me va bene.. >> disse Edward allacciandosi le scarpe e alzandosi per andare verso lo spogliatoio.
<< Si noi ci stiamo.. >> dissi a mia volta, partirono altre conferme di assenso tra i ragazzi e piano piano tutti ci dirigemmo agli spogliatoi.
Una volta sotto la doccia, come avevamo sempre fatto, iniziammo a fare casino come delle sceme, mi ero portata dietro, in previsione di un’uscita, la piastra per stirarmi i capelli e un vestitino rosa niente male che si abbinava bene con le scarpe che avevo indossato la mattina.
<< Sembro troppo un confetto? >> chiesi cercando il parere delle mie amiche..
<< No tutt’altro! Edward cadrà ai tuoi piedi senza remore. >> disse Carmen sorridendomi maliziosa, ormai tutte sapevano dell’attrazione che c’era tra me e il bel capitano.
<< Che tra l’altro.. avete visto come l’ha subito difesa quando quell’idiota l’ha buttata per terra? >> fece notare Senna.
<< Si.. avevo quasi paura che lo potesse prendere a schiaffi da un momento all’altro. Comunque cara dopo Andrew hai fatto un gran salto di qualità.. quello è tutto da mangiare! >> disse la solita pervertita di Victoria.
Scoppiammo tutte a ridere.
<< Però io ho notato il portierone guardare insistentemente la nostra Rose.. o sbaglio?  >> chiese Carmen sorridendo, fu la diretta interessata a rispondere.
<< Che nessuna in discoteca stasera lo tocchi, quella è una mia preda.. >> fece la voce da dura, ma gli occhi le brillavano, anche lei cercava tanto di smascherare la sua attrazione, ma inutilmente, perchè era partita per la tangente.
Una volta pronte, ci dirigemmo verso il parcheggio fuori, le ragazze posarono i borsoni nel baule del pulmino. Stavo aprendo il baule della mia macchina, quando di punto in bianco mi bloccai, perché davanti a me c’era una visione stupenda: Edward con dei pantaloni neri e una camicia bianca stava posando il suo borsone nel baule della macchina.
Forse si sentì osservato e si girò subito nella mia direzione, incantandomi ancora di più con i suoi occhi e il suo sorriso..
Ebbene si, sarebbe stata una serata molto movimentata.
 
 
 
Abbigliamento Bella http://www.polyvore.com/cgi/set?id=55266359&.locale=it

 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***



Questo capitolo non mi ha convinto molto, ma credo di non riuscire a renderlo più, più.. Più come?
Buona lettura



CAPITOLO 10
 
La serata in discoteca era andata molto bene, c’eravamo divertiti un casino, io e Jack avevamo bevuto un po’ e Rosalie invece si era astenuta, (tolto un bicchierino di vodka), data la sua scarsa tenuta all’alcool e al fatto che, qualcuno sobrio doveva pur riportarci a casa.
Invece nel pulmino fu Benjamin a non bere, il ragazzo di Tia, una ragazza carina con la quale ero sempre andata molto d’accordo, quando stavo con Andrew spesso avevamo fatto delle uscite a quattro tutti insieme.
Ma il passato era passato..
Ballai molto, mi piaceva ed ero anche piuttosto brava, come al solito il primo ballo fu con Jack e anche il secondo e il terzo, con lui non avevo bisogno di fingere ero sempre me stessa. Notai più volte lo sguardo di Edward addosso, ma ero decisa ad aspettare che si svegliasse e che per una volta facesse lui un passo avanti nella mia direzione..
Vedevo Emmet e Rosalie ballare, anche se con un po’ d’imbarazzo, erano belli insieme; poi quando Jack iniziò a ballare con Victoria rimasi per un attimo da sola, ma arrivò subito William che mi strinse, forse un po’ troppo, ma si vedeva che era un po’ impacciato, mi fece tenerezza.
Anche in quel frangente Edward non si avvicinò a me, mi demoralizzai un po’, in particolare quando lo vidi ballare con Chelsie, un’occhiata con mia sorella bastò per farle capire che avevo bisogno di aria, infatti ci dirigemmo in bagno.
<< Tutto bene Bella? >> mi chiese apprensiva, forse intimidita dalla mia faccia da funerale.
<< No.. cavolo.. mi fa girare la testa il suo modo di fare! >> dissi stringendo i pugni.
<< Mi dispiace.. se vuoi andiamo a casa.. >> in questo momento era lei la mamma.
<< No.. mi sto divertendo ma.. boh, passerà, torniamo a ballare! >>
<< Ho un piano sorellina.. se ti dicessi cubo? >> si mise a ridere e io con lei, non ci potevo credere che voleva davvero farlo..
<< Ci sto.. è ora di movimentare la serata, chiamiamo Alice, Carmen e Vicky! >>
Ci dirigemmo di corsa fuori dal bagno e trovammo subito le nostre pazze amiche, urlando nelle orecchie riuscimmo a capirci.
Una volta arrivate al bar ordinammo cinque bicchierini di vodka lisci, in qualche modo dovevamo annebbiare i sensi per prepararci a quello che avremmo fatto di lì a poco. In quella discoteca non c’erano i soliti cubi dove una ragazza immagine ballava, ma c’era un palco stretto e lungo dove alcune ragazze ballavano, dopo il brindisi Rose e Alice si avvicinarono verso il deejay con far malizioso, notai che Jack si era avvicinato a me, Carmen e Victoria.
<< Non dirmi che state per fare quello che state per fare.. >> esordì scoppiando a ridere, giustamente lui aveva visto un paio di volte il nostro siparietto.
<< Non lo faremo Jack.. >>
<< Siete pazze! Farete impazzire tutti i maschi presenti qui dentro.. vado a godermi lo spettacolo insieme a Jasper che sospetta già tutto! >> fece per andarsene ma poi ci ripenso e avvicinò la bocca al mio orecchio sussurrandomi
<< guarda il rosso quando sei là sopra, è tutta la sera che ti guarda.. Alice aveva ragione, quello è pazzo di te! >>
Arrossii, io non avevo notato che mi guardava così tanto, pensavo che non volesse ballare con me, che stronzo, faceva il prezioso, bene! Gliela avrei fatta pagare molto cara. Sentii partire la nostra canzone, la vodka iniziò a fare l’effetto desiderato proprio mentre mettevo il primo piede sul palco, vidi le altre che si trovavano nella mia stessa situazione.
Dopo una sfilata sensuale per farci notare iniziammo a ballare, muovendo il di dietro alla grande, c’era un casino assurdo intorno a noi, ero concentrata seguivo solamente i passi, limitandomi ad alzare gli occhi per guardare quello che facevano le mie amiche. Dopo il terzo ritornello eravamo tutte più sciolte e mi potei concentrare sulla mia preda, feci scorrere il mio sguardo sulla pista da ballo, molti ragazzi fischiavano nella nostra direzione, mentre alcune coppie ballavano come se nulla fosse.
Vidi le nostre amiche che ammiccavano verso la nostra direzione e muovendosi anche loro a passo di ballo, Jack che ci guardava ridendo come un pazzo, mio fratello Jasper era incantato a vedere Alice, poi c’era Emmet che stava mangiando avidamente Rosalie e infine eccoli.. due occhi verdi che puntavano solo ed esclusivamente me.
Dovevo arrivare a così tanto per farlo beccare in fragrante mentre mi guardava?
I miei occhi si unirono ai suoi e fino alla fine del pezzo non persi per un attimo il contatto, altro che bacio sulla guancia.. questo significava marcare il territorio; stavo semplicemente urlando: “tu sei mio!”.
E lui non era da meno, una volta finito il ballo però lo persi di vista, scesi dal palco e fui travolta dalle mie amiche che si complimentarono con noi. Emmet arrivò poco dopo e mi stampò un bel cinque.
<< Bellina eri una gnocca assurda là sopra.. anche se Rose era divina! >>
<< Grazie Em.. vai a fare i complimenti alla divina allora.. >> non avevo finito di parlare che era già sparito, mi girai per raggiungere Jack ma mi scontrai con un petto duro come la roccia che mi fece perdere l’equilibrio, ma due mani mi agguantarono prontamente.
<< Isabella.. >> quella voce, con quel tono.. alzai gli occhi e incontrai Edward.
<< Edward.. >> dissi sperando che lui agisse, dicesse qualcosa di sensato perché dopo aver sentito la sua voce roca ero completamente partita.
<< Eri bellissima là sopra.. >> disse stringendomi ancora di più a se, i casi erano due, o morivo per autocombustione o per soffocamento.. portai le mie mani sul suo petto, che notai essere molto muscoloso, arrossii per i miei pensieri poco casti che viaggiavano alla velocità della luce nella mia mente.
<< Grazie.. >>
Sentivo il suo fiato nei miei capelli, alzai il viso, stava per dirmi qualcosa, ma una nana malefica non glielo permise.
<< Bellaaa siamo state grandi! Non era mai venuto così bene! >> disse Alice prendendomi dalle braccia di Edward e stringendomi in un abbraccio, come se non bastasse arrivò anche Jack.
<< Bella performance bambolina.. avete fatto impazzire gli uomini in sala! >>
Notai che Edward, per la loro intrusione, se ne stava andando scazzato, guardai Alice e Jack malissimo, ma a loro volta mi guardarono complici.
<< Non ti preoccupare.. ha solo da svegliarsi! >> alzai gli occhi al cielo, quando si mettevano erano due scemi.
Ballammo ancora per due orette, ma poi all’alba delle quattro tornammo a casa, anche perché dovevamo ancora posizionare i materassi per la notte.
Prima di uscire, mentre mi stavo mettendo la giacca, dato che come al solito ero la ritardataria del gruppo, sentii chiudersi la porta della stanza che fungeva da guardaroba, mi girai di scatto, davanti a me c’era Edward che si stava avvicinando a me, feci finta di nulla e continuai a sistemarmi la giacca, presi la borsetta e feci per uscire non degnandolo nemmeno di uno sguardo.
Quando la sua mano afferrò il mio braccio mi permisi di tornare a respirare e sorridere, continuando a guardare verso la porta.
<< Isabella.. >> mi girai, di nuovo quella voce da giramento di testa, c’era qualcosa di strano nei suoi occhi, sembrava triste.
Si avvicinò pericolosamente al mio viso, mi sfiorò delicatamente le labbra per poi virare all’ultimo sull’angolo della bocca, rimasi immobile, anche se mi sarei buttata completamente tra le sue braccia, lo sentii sussurrare sulla mia pelle
<< Buon compleanno Isabella.. >>
Era arrossito, ma aveva la faccia gongolante di chi è riuscito a stupire una persona.
Mi aprì la porta e dopo un attimo mi svegliai, aveva il giubbotto di pelle aperto un po’ sul davanti, presi la cerniera e la tirai su lentamente, alzai lo sguardo vedevo il suo pomo d’Adamo andare su e giù.
<< Non voglio che prendi freddo, ci vediamo stasera.. Notte Edward.. >>
 


 

†††

 
 
Eravamo in camera mia, quella pazza di Alice non voleva che scendessimo prima che l’opera di allestimento fosse finita, anche se tra lei e Jack sinceramente non avrei saputo chi scegliere.
Le nostre amiche erano tutte sotto o chi in camera di Rose o nelle altre due camere degli ospiti, i nonni erano molto probabilmente andati a trovare Quill e sua moglie per non disturbare.
<< Non vedo l’ora di rivedere Emmet.. mi sono troppo presa Bella! >>
Mi disse una Rose stranamente timida mentre si pettinava i capelli, resi liscissimi dalla piastra; sospirai, anche io non vedevo l’ora di rivedere Edward.
<< Siamo fregate sorella.. >> risposi prima di scoppiare a ridere con lei.
Qualcuno bussò.
<< Avanti! >>
La porta si aprì e fece capolino la testa bionda di Jasper, << Posso entrare? >>
<< Certo.. >> cercai di fargli posto tra me e Rose nel lettone grande.
<< Volevo darvi il mio regalo per voi, lo so quanto certe cose vi imbarazzano, anche perché non sono tanto diverso.. >> disse con un sorriso.
<< Jasper non dovevi.. >> cercò di protestare Rose, ma il nostro fratello maggiore la interruppe subito mettendole una mano sulla bocca.
<< Lasciatemi parlare per favore.. non è nulla di che, anzi più che un regalo è una richiesta che voglio farvi.. >> mi feci curiosa, ascoltandolo rapita.
<< Allora.. so che voi avete un tatuaggio uguale con Alice, non discuto il posto in cui ve lo siete fatte perché mentirei se vi dicessi che non mi piace.. però vorrei poter dimostrare, seppur in modo così futile, la nostra unione come fratelli.. >> prese un respiro, era tenerissimo, seduto sul lettone, staccò la sua mano destra da quella di Rose e tirò fuori una busta bianca dalla giacca e continuò..
<< Quindi ho pensato di regalarci a tutti e tre un tatuaggio, il posto lo lascio scegliere a voi, ma la figura sarebbe questa.. >> tirò fuori un piccolo foglietto sopra il quale c’era la prenotazione e poi tirò fuori anche un foglio A4 dove sopra c’era la scritta: “Nient’altro che noi”.
<< Oh Jasper.. >> esclamai portandomi la mano libera alla bocca, era stupendo..
La prima a saltargli addosso fu Rose, ma io la seguii poco dopo.
<< Grazie è il più bel regalo di sempreeeee.. >>
Rose aveva le lacrime agli occhi, mentre lo sommergevamo di baci.
Una volta ricomposti tutti e tre, Jasper ci annunciò che potevamo finalmente scendere. Per fortuna Alice si era molto contenuta, il grande salone di casa, dove al centro svettava il pianoforte a coda, era addobbato da delle decorazioni molto sobrie, c’erano alcuni palloncini e qualche festone.
Le finestre erano aperte, facendo entrare l’aria frizzante di settembre, per fortuna non pioveva, il che era già quasi un miracolo; c’erano già tutte le nostre amiche che applaudirono quando fummo al fondo della scala che conduceva al piano di sopra.
Nell’aria c’era l’odore di pizza e una musica leggera.
Jack era seduto sul divano con Victoria, Elazear e Carmen che chiacchierava, Alice ci venne subito incontro, stringendo Jasper in un abbraccio molto dolce.
<< Piaciuto il regalo ragazze? >> chiese con un sorriso, mentre aggiustava la giacca di nostro fratello un po’ stropicciata.
<< Si molto.. però Alice ci devi poi dire dove ti piacerebbe vederlo.. sul sedere? >> chiese Rose scoppiando a ridere, mentre Jasper divenne color pomodoro.
<< Ragazze per favore.. >>
<< Mmm.. non mi dispiacerebbe, però rovinerebbe un po’ il tutto.. >> scoppiai a ridere anche io, ma poi pensai a Jasper e provai a calmare le due pazze.
<< Basta dai.. lasciatelo stare.. >> le mie parole furono interrotte dal campanello che suonava, Alice scattante come una molla, nonostante i tacchi, andò subito ad aprire.
Erano arrivati Seth, William e Justin, che vennero subito a salutare me e Rose e poi andarono anche a salutare alcune nostre amiche, come Chelsie e Tia.
Il campanello continuò a suonare, andò ad aprire sempre Alice, entrarono Nicholas con una ragazza dai capelli castani che si presentò come Elisa, Ben, Angela e infine Daniel con la sua fidanzata Lucinda.
Sapevo per certo che David e Mike non sarebbero venuti e sospettavo anche Tyler, quando risuonò il campanello Alice ci guardò con un sorriso a trentadue denti e ci supplicò che dovevamo andare ad aprire noi, chissà come mai avevo un sesto senso di chi poteva essere.
Fu Rose a girare la maniglia ed a aprire la porta, due grandi sorrisi ci fecero sciogliere: i gemellini Cullen erano arrivati.
<< Ciao, entrate.. >> dissi io, perché lo sguardo di mia sorella si era già bloccato sulla rosa rossa che teneva in mano Emmet.
Li feci accomodare in casa, prima di andare nel salone dove tutti ci stavano aspettando, ci consegnarono una rosa: Emmet rossa per Rose ed Edward bianca, per me, non seppi come, ma aveva azzeccato i nostri colori preferiti.
<< Grazie.. non dovevate.. >>
<< Lo sappiamo, niente regali.. prendetelo come un omaggio e basta.. >>
<< Beh.. grazie.. >> dissi arrossendo e sorridendo sia a uno che all’altro.
<< Rose portali in salone, vado a prendere un vaso per metterle a bagno >> mi incamminai verso la cucina, da una parte speravo che Edward mi seguisse, ma quando vidi che entrava in salone tirai un sospiro di sollievo.
Misi le rose a bagno guardando in particolare la mia e ritornai nell’altra stanza.
Lì l’atmosfera era tranquilla, c’era chi mangiava, chi ascoltava la musica, chi chiacchierava..
Mi fermai al tavolo delle vivande e mi versai un bicchiere di Coca Cola.
<< Ehi Bella! >> mi chiamò William << mi piace molto la vostra casa, ma è vero che vivete da soli? >>
<< Si in un certo senso.. >>
<< Wow! Deve essere una pacchia! >>
<< Si a volte.. >> rimasi ancora a chiacchierare con William per un po’, avevo paura che si fosse invaghito di me, non volevo dargli false speranze.
Quando arrivò la torta mi sarei voluta sotterrare da qualche parte, tutti cantarono la solita canzoncina, mentre io e Rose rosse di vergogna ci scambiavamo degli sguardi scioccati, era troppo imbarazzante.
Tutto migliorò al taglio della torta, poi arrivò il primo ballo quando Alice spense le luce e mise su un lento, come tradizione Rose ballò con Jasper e io con Jack e a metà canzone ci fu uno scambio di coppia; vedevo che i gemellini Cullen per tutto il tempo non ci tolsero gli occhi di dosso.
Quando terminò canzone e finalmente fui dispensata dal smettere di ballare, mi stavo per sedere mentre alcune coppie si disponevano nella pista improvvisata, quando mi arrivò forte e chiara la voce di Edward che mi chiedeva un ballo, sarei stata una grande stupida se non avessi accettato.
Misi automaticamente le mani intorno al suo collo, lui lo stesso fece mettendole al fondo della mia schiena, forse non eravamo mai stati così vicini.
<< Di chi è il pianoforte? >>
<< Di Rose.. è lei la pianista della famiglia, io suono solo qualcosina.. >>
<< Veramente? Anche io suono qualcosina.. >> disse sorridendo, in pratica eravamo al buio, c’erano solo alcune lucette colorate che facevano da sfondo alla scena,  con la cosa dell’occhio vidi Rose ballare a poca distanza da noi, con Emmet.
<< Comunque mi devi una festa.. >>
<< Come? >> dissi appoggiando la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
<< Tu alla mia festa non sei venuta, mentre io alla tua si.. ti potresti far perdonare con un’uscita a cena o al cinema.. >>
E bravo gemellino che si portava avanti con il lavoro, mi aveva appena chiesto di uscire? O ero in un bellissimo sogno?
<< Magari.. >>
Ridacchiò, appoggiando la sua testa tra i miei capelli, sentii chiaramente che si mise a respirare, sperai che la fragola gli piacesse, avevo un po’ la mania di lavarli sempre con quello shampoo.
Era una sera bellissima, la Luna era alta nel cielo, stranamente non aveva ancora iniziato a piovere, ero tra le sue braccia felice, il compleanno non poteva andare meglio..
 
 
 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***



Ciao lettrici!
Un bacio a tutte e come sempre, buona lettura! ;)


CAPITOLO 11
 
La festa era finita ed eravamo tornati alla solita routine di tutti i giorni, purtroppo nostro padre non era potuto venire a farci visita causa degli impegni impellenti che lo avevano portato in Europa, ma eravamo state a chiacchierare con lui per qualche ora su skype, lo stesso avevamo fatto con la nostra pazza madre.
Jack era partito e mi mancava già tantissimo, lui era un po’ il mio Sole, all’età di quindici anni mi ero completamente invaghita di lui, per un periodo avevamo provato a frequentarci, ma poi, avevamo capito che eravamo fatti per essere amici, quasi fratelli, ma nulla di più.
Con Edward invece era diverso, volevo con tutte le mie forze creare qualcosa di bello con lui, di certo non lo amavo, però provavo nei suoi confronti un sentimento che ci andava molto vicino. Purtroppo però, dopo la festa la situazione tra di noi non era nè migliorata e nè peggiorata. Stava lì, in equilibrio.
A mensa avevamo preso l’abitudine di mangiare tutti insieme in un unico tavolo, tolti gli assalti che spesso facevano le tre oche, non le avevo più viste tanto, secondo me e Rose stavano sicuramente organizzando qualcosa di poco gentile nei nostri confronti.
Ma eravamo pronte a tutto..
Alice era partita per New York e sarebbe stata lì per due lunghe settimane, Jasper era un po’ stressato, non solo per via di Alice, ma anche perché il campionato si faceva sempre più vicino e noi eravamo ancora in alto mare, sia come preparazione fisica dei singoli e sia come andamento tecnico della squadra.
L’unico momento in cui l’avevo visto un po’ rilassato, era stato quando tutti e tre eravamo andati a farci il tatuaggio, c’eravamo molto divertiti.
Alla fine avevamo deciso di farlo nella parte alta della schiena, tra le due scapole, non aveva fatto particolarmente male, quello che avevamo fatto io, Alice e Rose vicino all’inguine si che erano stati dolori!
 
Stavo cucinando nella cucina, oggi Edward era stato un po’ scostante e scazzato nei miei confronti, avevo bisogno di distrarre completamente la mente, infatti decisi di preparare un piatto un po’ elaborato come lasagne e optai anche per una torta al cioccolato, magari da mangiare con un bel gelato alla crema.
<< Qua qualcuno è triste.. >> disse Rose entrando in cucina.
<< Hai finito di suonare? Ti vada aiutarmi con l’impasto della torta? >>
<< Certo.. >>
Prese la bilancia e iniziò a pesare il cacao e la farina, eravamo solo noi due in casa, Jasper era a lavoro per una riunione e i nonni sarebbero tornati in tempo per la cena.
<< Non so che fare Rose.. >> dissi sincera, continuando a mescolare la besciamella.
<< Con Edward? >> “E con chi di grazia?”
<< Prima mi chiede di uscire poi fa due passi indietro, poi l’altro giorno è tornato alla carica nell’ora di biologia, poi a mensa non mi degna di una sguardo.. oggi.. l’hai visto com’era scazzato? Ce l’aveva con me? Non mi ha quasi rivolto la parola.. >>
<< Io.. io non so.. >>
Smise di fare quello che stava facendo e posò la busta della farina sul tavolo iniziando a fissarmi accigliata, fui costretta ad alzare lo sguardo.
<< Bella a volte sei così cieca.. >> disse dopo un po’, alzando gli occhi al cielo con fare teatrale.
<< Cieca.. io? Ma se con tutti i suoi cambi di umore mi manderà al manicomio! >>
<< Si tu cieca.. non hai capito che è geloso marcio? >>
<< Geloso.. e di chi? >>
<< Ma di te testona! >> mi lanciò lo strofinaccio della cucina.
<< Si ovvio che di me.. ma se io non ci provo con nessuno! >> dissi seria continuando a non capire..
<< Ma infatti sono gli altri a provarci con te! Non hai visto William come ti mangia con gli occhi? Oggi a mensa quando ti ha imboccato con quel pezzo di crostata Edward stava per rompere il tavolo talmente lo stringeva forte.. Bella è così chiaro come la luce del Sole.. >> ci pensai su per un attimo.. effettivamente il gesto di William da un occhio esterno poteva sembrare un gesto malizioso, ma non lo era affatto, anzi quando l’altro giorno dopo l’allenamento mi aveva chiesto se volevo uscire per un gelato.. Ecco cavolo! Ora si che era tutto chiaro!
<< Rose ma certo! L’altro giorno nell’ora di biologia io ed Edward ridavamo e scherzavamo, anche maliziosamente.. la sera, alla fine dell’allenamento mentre uscivo dal mio spogliatoio ho incontrato William, non so per un caso fortuito o perché effettivamente mi aspettava.. fatto sta che mi ha chiesto se volevo uscire con lui.. >> mi immaginai la scena e fu ancora una volta così palese, come potevo non essermene accorta?
<< Continua.. >> mi incalzò.
<< Beh.. io subito sono rimasta un po’ vaga perché non avevo capito bene se io e lui da soli o con tutti gli altri.. poi però mentre mi stava confermando l’io e lui da soli è uscito Edward dallo spogliatoio, era un po’ incazzato, forse perché ha origliato metà conversazione.. e oggi a pranzo.. Oddio magari pensa che io e William.. >>
<< Non ha tutti i torti.. però potete sempre chiarire! Ma con William hai messo in chiaro che non vuoi nient’altro che un’amicizia? >>
<< Si certo.. a me piace Edward.. >> dissi abbassando gli occhi e tornando a comporre le lasagne.
<< Vedrai che si sistemerà tutto.. fai solo attenzione che non fraintenda oltre.. >>
Ripensai alle sue parole, Rose aveva ragione, alla fine non avevo fatto niente di male.. però l’atteggiamento di Edward mi lasciava un po’ sconcertata, capivo benissimo la gelosia, ma non riuscivo a capire perché anche nel corso degli allenamenti fosse così stronzo.
Non volevo pensare che lui avesse paura che io li soffiassi il posto, anche perché era molto bravo, molto probabilmente avrei giocato al posto di David o di Harry, ma in ogni caso non riuscivo proprio a farmene una ragione del suo atteggiamento.
Avevo lasciato correre anche troppo, se si fosse ripresentata un’occasione del genere gliene avrei dette due di sicuro, passi che sia il capitano, passi che sia l’ultima arrivata e che io debba stare zitta, ma non passava proprio il fatto che doveva snobbarmi in quel modo, mi piaceva, ma nessuno doveva permettersi di trattarmi con quella sufficienza, parola di Bella Swan.
 

 

†††
 

 
 
La cena era finita da un po’, i nonni dopo aver ringraziato per le buonissime lasagne e la stupenda torta, a detta loro, si erano ritirati nella loro parte di casa; sul divano che guardavamo la tv eravamo io, Rose e Jasper che aveva appena finito di parlare con Alice.
Era pensieroso, doveva mancarle molto, da una parte li ammiravo, il loro amore era storico ed ero sicura che sarebbe durato per sempre.
<< Ragazze ho bisogno di parlarvi.. >> ecco il tono che mi incuteva un po’ di timore, non era autoritario, ma metteva comunque un po’ di soggezione.
<< Le cose sono due, preferisco però iniziare a parlare da quella che riguarda voi, perché effettivamente mi preme un po’ di più.. >> da come aveva iniziato il discorso si capiva che era qualcosa di difficile, annuimmo concentrate sulle sue parole.
<< So che vi piacciono i fratelli Cullen.. >>
<< Alice.. >> dissi alzando gli occhi al cielo, mentre Rose aveva smesso di respirare.
<< No non è stata Alice a dirmelo, o meglio lei mi ha dato solo una conferma, è palese che voi piacete a loro e loro piacciono a voi. >>
<< È un problema Jasper? >> chiesi curiosa.
<< No nessun problema.. solo che non vorrei avere grane come insegnante prima di tutto, poi vorrei e questo riguarda te Bella in particolare, non avere problemi con la squadra, non voglio che si creino gruppi o coppie.. voglio che cerchiate di andare tutti d’accordo.. >> sentii Rose tornare a respirare, non era una richiesta sbagliata, ormai eravamo grandi, certe cose eravamo brave a gestirle, in fondo si trattava esclusivamente di lasciare l’amore fuori dal campo.
<< Jasper sai che so benissimo che cosa significa.. spero che tu ti possa e ti voglia fidare di noi.. >> dissi sincera.
<< Io di voi mi fido, è solo che come fratello maggiore, professore e mister volevo mettere le cose in chiaro.. questo discorso lo farò anche a loro, tranquille.. >>
<< Uguale uguale? >> chiese Rose.
<< No diciamo che a loro dirò anche che prima del professore e del mister sono vostro fratello e se vi fanno soffrire gli appendo alla scogliera della riserva.. >>
Scoppiammo a ridere, Jasper era sempre il migliore, mentre ci abbracciavamo gli dissi “grazie”, lo stesso fece Rose, era il nostro modo per dirgli che gli volevamo un bene dell’anima.
<< E qual è l’altra cosa che ci vuoi dire? >> chiese la mia gemella dopo qualche minuto di coccole famigliari.
<< Ecco.. lo so che siamo solo alla fine di settembre, a Natale manca ancora tanto, però ho bisogno del vostro aiuto, della vostra comprensione e del vostro silenzio. >>
La cosa si faceva molto seria..
<< Spara fratello >> dissi convinta.
<< Voglio chiedere ad Alice di sposarmi la notte della Vigilia.. non so ancora come ma mi farò venire in mente qualcosa.. però avrei bisogno del vostro aiuto perché vorrei che voi mi accompagnaste a prendere l’anello.. >>
Rimanemmo tutte e due a bocca aperta, cavolo se quello era un passo importante..
<< Jasper ma è fantastico >> disse una Rose quasi con le lacrime agli occhi.
<< Vi andrebbe?  >> chiese un po’ titubante.
<< Ma certo!! >> dissi super felice, Alice sarebbe svenuta, era il suo sogno da sempre quello di sposare Jasper, finalmente si sarebbe avverato.
Stringendoci nuovamente in un abbraccio, anche lui ci ringraziò, trasmettendoci tutto il suo affetto nei nostri confronti.
 

 

†††
 

 
 
Come sempre ero già in campo prima di tutti gli altri, mentre facevo strecching e sgranocchiavo la mia barretta ai cereali, a mensa avevo mangiato poco niente, avevo lo stomaco chiuso a causa di un idiota che di punto in bianco si era messo a fare lo splendido con una Tanya più che stupita.
Il suo intento era palese: quello di farmi ingelosire.
Io però non gliela avevo di sicuro data vinta, a differenza sua, non avevo preso per il culo nessuno e mi ero limitata a chiacchierare allegramente con Rose, Angela e ogni tanto Emmet che era proprio seduto vicino ad Edward.
Appena pronunciai il suo nome nella mia mente eccolo entrare, il tempo di Forks non era neanche d’aiuto dato che una lieve pioggerella scendeva e presto si sarebbe trasformata in un temporale. Per fortuna mi ero ricordata di indossare la maglia termica sotto la maglietta o altrimenti sarei morta di freddo.
<< Ciao >> mi disse prima di sedersi poco distante da me, lo guardai un po’ male e tornai a mangiare la mia barretta, come se lui non fosse lì insieme a me.
<< Tutto bene o ti sei morsa la lingua? >>  faceva pure lo spiritoso? Continuai a ignorarlo, oggi in mensa mi aveva proprio fatta incazzare e forse lui lo sapeva bene, arrivarono anche William, Emmet e Seth, così decisi di prendermi una piccola rivincita.
Continuando a non guardarlo mi girai nella direzione dei tre e con un sorriso a trentadue denti li salutai, lo sentii imprecare vicino a me, ma non ci feci più di tanto caso, faceva lo stronzo? Bene.. sarebbe stato ripagato della stessa moneta.
<< Ciao Bella, come stai? >> mi chiese Seth, sedendosi per terra vicino a me.
<< Bene grazie, anche se fino a poco fa mi fischiava un orecchio e mi dava molto fastidio.. >> a buon intenditor..
Emmet scoppiò a ridere, molto probabilmente aveva visto la faccia del fratello e aveva inteso tutto, sorrisi divertita, come sempre staccai un pezzo di cereale e glielo passai, sapevo che era un gran mangione.
<< Grazie cara.. >>
Insieme ai restanti componenti della squadra arrivò anche Jasper che diede subito disposizioni per l’allenamento, di lì a una settimana avremmo avuto la nostra prima partita contro una squadra di Port Angeles.
Dopo il solito riscaldamento, dove io mi impegnai più del solito, in particolare per potermi scaldare perché avevo un freddo bestia.
Dopo aver tirato due calci al pallone, Jasper ci radunò tutti al centro del campo.
<< Allora so che il tempo non è dei migliori, quindi opterei per farvi tirare qualche calcio di rigore, tanto per vedere come ve la cavate. Vi annuncio che dal prossimo allenamento inizierò a provare alcuni schemi e delle soluzioni di gioco.. Intanto Emmet e Justin in porta, vi alternate uno alla volta. >>
Il primo a tirare fu Tyler e così via.. davanti a me c’era David e dietro Edward, mi muovevo sulle gambe, non battevo i denti ma avevo freddo, in fondo ero bagnata come un pulcino.
Arrivò il mio turno, in porta c’era Justin, guardai a destra e scaricai tutta la mia potenza con il piede sinistro a sinistra, il portiere non parò.
Mi girai e tornai al mio posto e iniziai a muovermi per non sentire il freddo, sentii chiaramente quando Edward tornò, perché sentivo il suo fiato gelido quasi sul mio collo, davanti a tirare c’era Angela, Jasper le stava dando qualche dritta.
<< Mi stai facendo venire il mal di mare.. la vuoi smettere? >> disse una voce inconfondibile alle mie spalle, facendomi pervadere la schiena da mille brividi, feci finta di niente, ma dopo l’ennesimo sbuffo la mia pazienza ebbe un crollo e sbottai.
<< Sentimi bene.. non so come sei abituato, ma con me devi proprio finirla di fare lo stronzo galattico perché mi hai rotto. Ho freddo e se non riesci a capirlo non so che dirti.. se ti do così tanto fastidio la coda è lunga quindi puoi benissimo evaporare da un’altra parte.. sono stata abbastanza chiara? >>
Aveva la bocca aperta dalla sorpresa, ma si riebbe quasi subito.
<< Parla l’altra stronza galattica che non mi rivolge neanche la parola, bambina! >>
<< Mi hanno insegnato a non rivolgere la parola agli sconosciuti.. >> dissi piccata e incazzata.
<< Se hai freddo vestiti invece di ballare come una stupida per il campo. >> mi avvicinai pericolosamente a lui, tanto che lo vidi fare un passo indietro.
<<  Ma se ti piace solo vedermi ballare.. Stronzo moralista, stai zitto che ti eviti delle figuracce.. >>
Per fortuna arrivò il mio turno di tirare, questa volta in porta c’era Emmet, decisi di optare per una cosa un po’ insolita ma che l’avrebbe sicuramente fatto capitolare.
Lui mi guardò sorridendo, quando mi ritrovai con la palla davanti alla porta mi dimenticai completamente della conversazione con Edward, pensai solo a quello che stavo per fare.
Presi la rincorsa e tirai, come avevo previsto il cucchiaio, molto azzardato, andò a segno, Emmet mi guardò ghignando, gliela avevo proprio fatta.
Tornai al mio posto in fila sperando che Edward cambiasse posizione, ma dopo aver tirato, eccolo tornare, per fortuna nessuno, per ora, si era accorto del nostro piccolo diverbio.
<< E comunque Isabella, a me stai zitto non lo dici, e neanche stronzo moralista! Non ti permettere mai più altrimenti.. >>
<< Altrimenti cosa? >> risposi pronta sfidandolo con gli occhi, non avevo di certo paura di lui e della sua faccia tosta.
<< Potrei dire al tuo fidanzatino che ci provi anche con altri ragazzi.. >> rimasi per un attimo sconcertata dalla sua affermazione, ma mi ripresi subito.
<< Quale dei tanti? >> lui mi guardò sgranando gli occhi, sorrisi tra me.
Non rispose più, limitandosi a guardare in basso le sue scarpe da calcio, mi fece tenerezza, nonostante lo stronzo galattico che a volte dimostrava di essere era dolcissimo, mi aveva provocata solo per vedere se i suoi sospetti erano reali o meno.
Lo guardai profondamente, la rabbia se ne era andata, un altro sentimento si stava facendo largo in me quasi prepotentemente, prima che Jasper desse fine all’allenamento, invitandoci ad andare negli spogliatoi, gli dissi una cosa che dalla conversazione con Rose dell’altra sera aleggiava nella mia testa.
 
 
 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***



Buona lettura! ;)


CAPITOLO 12 – POV EDWARD
 
<< Non devi essere geloso.. >> mi disse prima di sparire dietro la porta degli spogliatoi quasi di corsa.
Sapevo che aveva freddo, aveva la pelle d’oca sulle gambe, la coda bagnata appiccicata alla faccia e i vestiti tutti zuppi ancora più aderenti del solito che rivelavano le sue bellissime forme.
Aveva ragione lei, ero stato uno stronzo galattico, ma non ci vedevo più dalla gelosia, mi dava un fastidio assurdo la sua amicizia con William che trovava ogni pretesto per provarci e per uscire con lei; quando avevo sentito la loro conversazione non ci avevo più visto. Sapevo che lei aveva messo in chiaro che con lui voleva solo instaurare un rapporto di amicizia perché le piaceva un altro.. ma chi era sto qui?
Il suo migliore amico modello? Qualche ragazzo della sua vecchia scuola? Le possibilità che fossi io il ragazzo che le piaceva mi sembravano bassissime.
O meglio, magari io le piacevo un po’, ma non così tanto da dichiararlo a uno come William; inoltre poteva anche essere una balla come un’altra per scaricarlo.
Emmet mi diceva che ero un cieco, ma cieco per cosa poi?
Non devi essere geloso..” quella frase continuò a vorticarmi nella mente per tutto il tempo della doccia, tanto che non fui neanche di grande compagnia per i miei amici, ero in un limbo tutto mio, a vagliare le varie alternative di quella frase.
Aveva gli occhi che le luccicavano, non saprei spiegare per la pioggia o se per quel sorriso vero reale che aveva preso il posto al suo broncio incazzato.
<< Emmet! Edward! Dovrei parlarvi un attimo.. dopo loro anche a voi Mike e David!>> disse il Mister entrando nello spogliatoio, si era già fatto la doccia e cambiato.
Insieme a mio fratello ci sbrigammo ed entrammo nel suo studio, lui invece di sedersi si appoggiò alla scrivania, sembrava un po’ preoccupato, ma sul momento non mi veniva in mente nessuna plausibile motivazione.
<< So che vi piacciono Rose e Bella.. >> disse alzando gli occhi azzurri e puntandoli nei nostri. Come cavolo l’aveva capito?
<< Questo discorso l’ho fatto anche a loro due, perché come ho già riferito a loro è palese che vi piacete a vicenda.. >> rimasi sbigottito, lo stesso fece Emmet.
<< È un problema? >> chiesi preoccupato, in fondo Jasper aveva detto la verità, perché l’attrazione era palese, poi che piacessi a Bella era da vedere.
Lui sorrise sotto i baffi, quasi come se questa battuta l’avesse già sentita.
<< No non lo è.. ma non voglio avere alcun tipo di problema come professore, come mister, come fratello maggiore e come vostro amico. Come sono stato chiaro con loro voglio essere chiaro anche con voi. Non accetto che si creino gruppi o coppie nella squadra, all’inizio del campionato e per tutto il suo protrarsi dovete stare uniti. I problemi tra di voi devono stare fuori dal campo.. ok? >>
<< Si certo.. >> disse Emmet pronto.
<< E anche a scuola non voglio che becchiate qualche sospensione o qualche punizione che potrebbero pregiudicare gli allenamenti e la vostra media. >>
Annuimmo tutti e due, aveva ragione era più che giusto mettere in chiaro le cose fin dall’inizio, ora sapevo che dovevo andare a tutti i costi a parlare con Bella, una volta fuori dall’ufficio mi sarei inventato qualcosa.
<< È tutto? >> chiese Emmet.
<< Si ma lasciatemi ancora dire una cosa.. prima di essere professore, mister e vostro amico sono anche il loro fratello maggiore.. fatele soffrire e vi appendo a testa in giù dalla scogliera della riserva! Chiaro? >>
Tirai giù il groppo che si era formato in gola, Jasper non scherzava per niente.
<< Cristallino >> disse Emmet, diminuendo la tensione che si era creata in seguito alle parole di Jasper. Ci salutammo con una pacca sulla schiena ed un abbraccio, una volta fuori dall’ufficio, nello spogliatoio trovammo solo più Mike e David che aspettavano un po’ ombrosi il loro turno.
<< Potete andare.. >> dissi serio, senza ricevere alcuna risposta da loro; dopo che raccolsi il mio borsone decisi di chiedere ad Emmet un grandissimo favore..
<< Em.. senti mi puoi aspettare dieci minuti fuori per favore? >>
Lui mi guardò per un attimo, poi alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia iniziò a intonare un Alleluja. Sorrisi, era sempre il solito scemo.
Uscimmo nel corridoio e vidi Isabella seduta per terra sul suo borsone, era buffa perché aveva la giacca a vento tirata su e il cappuccio che le copriva mezza faccia, doveva aver molto freddo, ai piedi aveva le solite infradito, lo smalto viola risaltava sulla sua pelle candida.
Mi si aprì un varco nello stomaco, sentii Emmet che la salutava con un “Ciao Bellina” e che proseguiva per la sua strada, io mi bloccai e continuai a guardarla, contai fino a tre e mi feci coraggio.
<< Isabella posso parlarti un attimo? >> lei come se avesse notato solo ora la mia presenza alzò la faccia e mi guardò, si alzò e aprì la porta del suo spogliatoio facendomi segno di entrare, non me lo feci ripetere due volte.
Insieme buttammo a terra i nostri borsoni che caddero con un tonfo che sembrava quasi assordante nel silenzio che ci divideva, anche la pioggia aveva smesso di cadere.
<< Dimmi >> disse fredda e distante, incrociando le braccia al petto.
<< Ehm >> come inizio faceva veramente schifo, ma non sapevo da che parte iniziare, mi sarei dovuto dichiarare? Da quando Leah mi aveva lasciato non avevo mai più dovuto far fronte a un discorso del genere ed effettivamente mi trovavo un po’ impacciato.
<< Perché non devo essere geloso? >>
Lei mi fissò negli occhi, era buffa, tenera, bellissima.. io la sovrastavo un po’, con quelle ciabattine era ancora più piccola.
<< Non c’è niente tra me e William.. >> disse seria, anche se i suoi occhi mi guardavano un po’ preoccupati, come me si stesse esponendo molto.
Mi avvicinai, lei non si mosse, ero a pochi centimetri dal suo volto, le scostai il cappuccio, i capelli scivolarono sulle spalle disordinatamente, la mia mano invece di tornare nelle tasche dei miei pantaloni della tuta accarezzò la sua faccia.
Chiuse gli occhi, molto probabilmente anche lei sentì la scarica elettrica che si scambiarono i nostri corpi, quando appoggiai il mio pollice sulle sue labbra carnose riaprì gli occhi.
<< Jasper ha parlato a me e mio fratello.. >> dissi la prima cosa che mi era venuta in mente, lei si avvicinò di un passo a me, eravamo molto vicini, era una sensazione bellissima.
<< Anche a noi.. >>
<< Lo so.. >> dissi semplicemente, ma quello che rispose lei mi lasciò un po’ spaesato.
<< E ora? >>
La guardai per un minuto lunghissimo prima di avvicinare le mie labbra alle sue e baciarla. Fu un bacio lieve, dolce, senza lingua, ma che mi fece comunque accendere come un fiammifero sfregato sulla confezione.
Quando ci staccammo i suoi occhi luccicavano nuovamente, facendomi perdere irrimediabilmente nella cioccolata.
<< Ti piace come risposta? >> chiesi sorridendo.
<< Si.. >> mi disse abbracciandomi, avevo paura che potesse sentire il cuore che mi batteva così forte nel petto.
<< Scusa per quello che ti ho detto prima.. >> cercai di spiegarmi ma le sue labbra spensero l’inizio del fiume di parole.
<< Perdonato.. >> sorrisi e la strinsi più forte a me, dopo un tempo che mi parve enorme, ci staccammo.
<< Devo andare o Emmet darà di testa.. ci vediamo domani.. >> sussurrai sorridendole, lei rise e si caricò sulle spalle il borsone, lo stesso feci io.
Mi accompagnò fino alla porta principale, lei doveva aspettare Jasper per tornare a casa, eravamo tutti e due un po’ imbarazzati.
Le lasciai un bacio a fior di labbra e le augurai la buona notte, lei mi sorrise con i suoi denti candidi disarmandomi completamente.
<< Buona notte Edward.. >>
 
Una volta salito in macchina mi dovetti sorbire il terzo grado di mio fratello, non facevo altro che sorridere come un’ebete.
<< Sei fottuto fratello.. >> mi disse Emmet scoppiando a ridere, ma non me ne curai più di tanto, avevo ancora nel naso il suo buonissimo profumo, ero fatto completo.
Entrati in casa, ci dirigemmo subito nella grande cucina, dove la nostra mamma ci stava preparando la cena amorevolmente.
<< Ciao mamma >> dissi scoccandole un bacio sulla guancia, poco dopo mi sedetti sulla penisola, dove era già stato apparecchiato per due.
<< Ciao tesoro.. tutto bene l’allenamento? Avete preso tanto freddo? >> ci chiese come al solito apprensiva, fu Emmet a rispondere.
<< Si tutto bene.. Faceva freddo ma ci siamo scaldati con la doccia vero Ed? E non solo.. >> concluse facendomi un occhiolino, per fortuna mia madre non colse nulla.
<< Papà è a lavoro? >>
<< Si aveva il turno di notte, abbiamo già mangiato io e lui.. >> appoggiò la pentola con la pasta fumante in mezzo a me ed Emmet, servendoci una porzione più che abbondante, eravamo tutti e due dei gran mangioni.
<< Edward stai bene? >> mi chiese mia madre, forse vedendomi sorridere come un idiota al piatto di pasta.
<< Oh mamma lascia perdere.. è innamorato! >> mia madre si portò le mani alle labbra con un urletto, quanto odiavo Emmet?
<< Davvero? Isabella? >>
<< Si.. >> incalzò l’altro e iniziò a raccontarle parte della storia che gli avevo raccontato prima in macchina.
Lei mi guardò sorridendomi, era felice per me, in fondo aveva visto quanto c’ero rimasto male per via di Leah e vedermi così sereno e felice per lei era una vittoria, in particolare per tutti gli incoraggiamenti che mi aveva dato.
Mi accarezzò i capelli, uno sguardo per noi bastava più di mille parole, era e rimaneva la mamma migliore del mondo.
 
 

 

†††

 
 
Ero seduto a mensa, Rosalie era già arrivata e mi aveva pure salutato con un bel sorriso, sicuramente Isabella le aveva raccontata la nostra riappacificazione, quella mattina ero troppo felice.
Purtroppo l’avevo solo intravista all’entrata, la vidi arrivare con il vassoio in mano insieme ad Emmet, i due ridevano, era raggiante, bellissima, sotto al braccio teneva una rivista.
Come avevo progettato minuziosamente, Isabella si sedette proprio vicino a me sorridendomi e avvicinando un po’ la sedia alla mia per far posto ad Emmet, intanto arrivarono anche William, Seth, Angela e Ben.
Il mio sguardo era tutto per Bella che riempiva il bicchiere di acqua e iniziava a mangiare le verdure che aveva nel suo piatto. La rivista che aveva prima sotto il braccio era al centro del tavolo, spostai la mia attenzione su di essa e vidi che era una rivista di cucina italiana, mi incuriosii subito, ma la domanda che stavo per fare arrivò da un’altra persona.
<< Bella ti piace cucinare? >> chiese William sorridendole.
Isabella sentendosi osservata, bevve un sorso d’acqua e rispose educata, mi aveva detto di non essere geloso, ma era praticamente impossibile.
Tutti i maschi guardava lei e anche Rosalie con l’acquolina in bocca, non osavo pensare a quanti inviti avrebbero ricevuto per il ballo di Halloween..
<< Si.. a casa in pratica sono io che cucino e mi piace sperimentare nuovi piatti.. ma anche Rosalie è molto brava, ad esempio fa la migliore crostata alle mele del mondo e la sua pasta allo scoglio è impagabile.. >>
Questo aspetto del suo carattere l’avevo già individuato, era molto modesta e non le piaceva restare al centro dell’attenzione, nonostante che il suo portamento, la sua bellezza e il suo stesso carattere le rendevano ardua l’impresa.
<< Davvero sai cucinare così bene? >> chiese mio fratello intromettendosi nel discorso, << un giorno voglio poi assaggiarle tutte quelle delizie. >>
Vidi Rosalie arrossire, io sarò anche cieco, ma anche lui non scherzava.
Il discorso finì lì, anche perché Isabella tornò a mangiare e Ben iniziò a raccontare di come sua madre fosse proprio incapace ai fornelli..
<< Edduccioooooooooo >> mi si gelò il sangue, il giorno prima per dar un po’ fastidio a Bella avevo dato un po’ di confidenza a Tanya, ma me ne ero pentito all’istante. Ed oggi eccola tornare alla carica come sempre, mi girai dalla direzione della voce, era agghiacciante com’era vestita, quella mini gonna che copriva malamente le autoreggenti, era così volgare.. non valeva neanche metà dell’angelo che avevo seduto vicino.
<< Tanya.. >> dissi freddo.
<< Come stai? Posso sedermi vicino a te? >>
<< Bene grazie.. tu? Comunque no mi dispiace è già occupato il posto >> risposi gentile, d’altronde se uno è limitato è limitato.
<< Ma sii.. si può spostare quella no? >> disse con far civettuolo, oggi stranamente era da sola, le sue due amiche oche erano al tavolo delle Cheerleader che guardavano la scena.
<< Quella chi? >> disse Bella molto incazzata, il tono che aveva usato con me il giorno precedente era niente, l’avrebbe strozzata.
<< Tanya vai al tuo tavolo per favore, qui non c’è posto.. >> cercai di calmare la situazione che si era creata, involontariamente appoggiai la mia mano sul braccio di Isabella.
Tanya mi guardò per un attimo contrariata, poi spostando con la mano i suoi capelli si girò e fece retrofronte verso il suo tavolo, per fortuna la tempesta si era placata; mi accorsi di avere ancora la mano sul braccio di Bella, la tolsi, dopo averle dato un buffetto gentile, lei mi guardò e mi sorrise.
Tornò a mangiare sfogliando la sua rivista e appoggiando la gamba sulla mia, scoccandomi poi, un occhiolino, ero completamente pazzo di lei.
Facendo attenzione a non farmi notare dagli altri ragazzi al nostro tavolo appoggiai la mano sinistra sul suo ginocchio e continuai a mordere il mio pezzo di pizza, dentro di me esultavo come un’adolescente, da fuori sembravamo una vera e propria coppia.
Purtroppo suonò la campanella che riportò in mantenente tutti i miei pensieri sulla terra ferma, dopo aver salutato gli altri mi avviai con lei verso l’aria di biologia, camminavamo piano, senza fretta.
<< Comunque come mio fratello.. anche a me piacerebbe assaggiare qualche tua leccornia.. >> dissi tanto per far conversazione e per conoscere qualcosa in più su di lei.
<< Volentieri.. >> fece una pausa ad effetto e aggiunse maliziosamente,  << te lo devi guadagnare però.. >>  anche se le si colorarono di rosso le guancie.
<< E come? >>
<< Boh.. stupiscimi.. >> disse lasciandomi come un baccalà sulla porta della classe, mentre lei con il suo passo da modella si andava a sedere al nostro banco.
Mi vide sulla soglia della porta ancora impalato e scoppiò a ridere, per fortuna non c’erano ancora tanti ragazzi in classe così limitai la mia figura di merda; la raggiunsi e mi sedetti, facendo finta di essere incazzato.
Cosa che durò molto poco, perché lei mi sorprese dandomi un bacio sulla guancia che mi fece venir caldo, facendomi anche molto probabilmente arrossire.
Una cosa era sicura, oltre al fatto che Isabella mi avrebbe mandato in un manicomio, con ogni mezzo possibile a mia disposizione, avrei fatto l’impossibile pur di stupirla!

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***



Un abbraccio e un augurio di buona lettura!




CAPITOLO 13
 
Dopo il “stupiscimi” che tirai al bel tenebroso, in un momento di follia prima dell’ora di biologia, le cose tra me ed Edward non cambiarono più di tanto.
A scuola chiacchieravamo molto, mi piaceva sapere delle cose nuove sul suo conto e sulle sue abitudini e lo stesso intuii che facesse piacere anche a lui; a mensa sedevamo spesso vicini, tranne quando a volte ero un po’ impossibilitata a dire di no, in particolare quando era William a tenermi il posto.
Mi piaceva come stavano andando le cose tra di noi, non c’era fretta, c’era solo e unicamente il piacere di conoscerci, per costruire con il tempo qualcosa di solido.
La Bella meno romantica e più passionale non era molto contenta perché troppo attratta dal fisico di Edward, per fortuna la Bella romantica e anche intelligente riusciva a contenerla, tolto in rare occasioni, dove riuscivo a non farmi scoprire con gli occhi d’assatanata.
<< Bella come fa Emmet ad avere il mio numero? >> chiese Rose titubante con il cellulare in mano, mentre si sedeva sulla penisola della cucina dove io stavo mischiando gli ingredienti per fare una torta salata.
<< Certo che ne ha messo di tempo prima di scriverti.. glielo ho dato l’altro venerdì! Siamo a mercoledì! Spero che non ti dispiaccia, ma ero così felice per Edward che quando Em mi ha chiesto questo piccolo favore non ho saputo dire di no.. >> ammisi, sperando di non beccarmi degli insulti, dal canto suo rimase zitta continuando a guardare lo schermo del cellulare, non riuscivo a capire se era contenta o meno.
<< Non ho fatto bene? Che ti ha scritto Rose? >>
<< Mi ha scritto “Ciao sono Emmet.. Come stai?” >> smisi quello che stavo facendo e la guardai per traverso, lei alzò gli occhi e scoppiò a ridere, giuro che anche se era la mia gemella non la capivo.
<< Era ora! >> mi abbracciò facendomi quasi crollare a terra, << Grazie sorellina, ti voglio troppo beneeeeeee! >> ricambiai il suo abbraccio e sorrisi contenta, per fortuna non avevo fatto una cazzata.
<< Rispondigli! >>
<< Ciao.. Bene te? Va bene? >>
<< Si si va bene.. >> la vidi trafficare con la tastiera e tornai ai fornelli, dopo un po’ la sentii parlare.
<< Mi ha detto che potremmo organizzare qualcosa a quattro.. ti leggo il messaggio >> annui portando la mia attenzione su di lei, qualcosa mi diceva che c’era lo zampino di Edward.
<< Che ne dici di fare un’uscita a quattro? Secondo me dovremmo dare una scrollata a tua sorella e a mio fratello altrimenti.. Ti andrebbe? Che cosa devo rispondere? Secondo me c’è lo zampino di Edward.. >>
<< La penso come te.. scrivigli così: per me non ci sarebbero problemi, ma forse è meglio che loro due se la vedano da soli.. no? >>
<< Si e aggiungo anche: se tuo fratello è limitato non ci possiamo fare nulla comunque.. Ti saluta Bella! >>
<< Nooo ma così se c’è Edward penserà che io penso che è limitato, ma no! >> dissi seria, ora che stava andando tutto bene non volevo che si ritrasformasse nello stronzo galattico.
<< Bella lascia fare a me.. >> la lasciai fare, in fondo magari era veramente solo Emmet al telefono, l’avrei comunque saputo il giorno dopo.
 
 

 

†††

 
 
La mattina mi ero svegliata con un mal di gola assurdo, non riuscivo quasi a parlare e mancava solo un giorno dalla prima partita; mi feci visitare da nonno Billy che mi consigliò di prendere un po’ di propoli, molto probabilmente era dovuto alla pioggia e al freddo che avevo preso negli ultimi allenamenti.
Quella mattina arrivammo a scuola sotto la pioggia scrosciante, in un certo senso se mi avesse vista mia madre mi avrebbe detto che ero vestita un po’ da barbona, ma stavo così male che non avevo neanche voglia di rendermi presentabile.
Una volta dentro non trovai nessuno del nostro gruppo, eravamo in ritardo, quindi erano già tutti nelle loro classi.
Quando arrivò l’ora della mensa mi limitai a prendere un the caldo, sedendomi al mio solito banco, mi girava la testa, odiavo il mal di gola, la saliva che scorreva a fiumi e quel bruciore incessante che invece di diminuire sembrava aumentare.
<< Che faccia da funerale.. >> mi disse Ben arrivando e sedendosi vicino ad Angela che mi sorrise comprensiva, lei sapeva del mio malessere.
Non risposi e continuai a mescolare il mio the, facendo sciogliere la tonnellata di zucchero che avevo messo, non notai che nel posto vicino a me si sedette Edward e che iniziò a guardarmi stranamente.
<< Bella fammi sentire se hai la febbre? Stai ancora male? Chiamo nonno che ti venga a prendere? >> era arrivata anche Rose che mi appoggiò subito la mano sulla fronte per sentire se ero calda o meno.
<< No non ho la febbre.. sto bene, veramente.. >> dissi, anche se poco convinta, effettivamente la febbre non la sentivo, ma non stavo per niente bene.
<< Si come no.. >>
In quel momento mi accorsi di Edward perché si schiarì la voce, mi girai verso la sua direzione, sapevo di non avere per niente una bella cera, provai a sorridere, ma non uscì il risultato sperato.
<< Ciao.. >> dissi deglutendo un paio di volte, mi guardava stranamente, non mi rispose ma mi sorrise, spostandomi una ciocca di capelli sfuggita alla mia treccia, dietro all’orecchio.
Iniziai a sorseggiare il mio the, sentivo tutto ovattato, infatti non feci neanche tanto caso a quello che dicevano gli altri, sentivo Edward che ogni tanto mi accarezzava la schiena con le dita, dato che aveva appoggiato il braccio sulla mia schiena.
Quando suonò la campanella e dopo essermi beccata per la millesima volta le raccomandazioni da Rose, che supplicò anche Edward di tenermi d’occhio, con lui, mi avviai verso l’aula di biologia.
Camminavo piano, forse era un miracolo che mi reggessi sulle gambe.
<< Forse è meglio che torni a casa piccola.. >> mi disse facendomi venire le farfalle nello stomaco, peccato che stavo così male che non riuscii neanche a godermi lo spettacolo.
<< No sto bene.. veramente! Non posso saltare gli allenamenti, domani abbiamo la partita, dai mi passa.. sto bene.. >>
<< Io insisterei a farti andare a casa, non è importante che perdi l’allenamento.. >>
<< Ho detto che sto bene! >> dissi alzando un po’ la voce, non volevo rispondergli male, però non volevo ammettere neanche quali erano le mie paure, lo vidi adombrarsi e ricominciare a camminare.
Perfetto: avevo fatto una cazzata.
Non riuscii a raggiungerlo perché andava troppo veloce e io ero troppo debole, una volta arrivata al banco e dopo essermi seduta lo guardai, si era offeso, non dovevo essere così cattiva, lui in fondo voleva che stessi bene.
<< Edward.. >> lo chiamai ma lui fece finta di niente, sospirai e appoggiai la mia mano sul suo mento, riuscendo a portare il suo sguardo nel mio.
<< Scusami.. lo so che lo dici per il mio bene.. ma sto bene, veramente! Sono solo un po’ debole, prima dell’allenamento mi passa.. >> cercai di essere il più convincente possibile, lui fece finta di berla, baciandomi la mano e sorridendomi.
<< Se lo dici tu.. >> purtroppo il nostro momento romantico fu interrotto dal professor Banner che entrava in classe e iniziava a spiegare.
 
 

 

†††

 
 
Grazie al Cielo ero sdraiata nel mio letto caldo sotto le coperte, l’allenamento era finito da un po’, almeno per me e i miei standard era stato un disastro.
Erano stati più i momenti in cui mi girava la testa e pensavo al mal di gola, che quelli in cui cercavo di concentrarmi, Jasper sapeva del mio malanno, infatti non ruppe neanche troppo le palle, in fondo doveva sempre mantenere alta la facciata di Mister.
Edward mentre andavo via mi aveva guardata un po’ male, sapeva che quello che gli avevo detto nell’ora di biologia non era vero, sperai che non si sentisse preso per il culo perché era l’ultimo dei miei intenti.
Sentii bussare alla porta di camera mia, ritornai sulla terra a km di distanza dai miei pensieri.
<< Avanti.. >>
Fece capolino dalla porta la testa bianca di nonno Billy, entrò portando nella sua mano sinistra la borsa da medico che aveva conservato nonostante gli anni di pensionamento.
<< Come stai bambina? >> mi chiese apprensivo
<< Male.. la gola mi brucia un po’.. >> con lui volevo essere sincera
<< Lo sai che hai sbagliato oggi ad andare a scuola e a fare allenamento? È molto probabile che ti venga la febbre e una bella influenza >> disse in tono autoritario sedendosi sul letto vicino a me.
<< Lo so ma.. >> provai a protestare ma mi interruppe subito.
<< Ma niente.. Jasper mi ha detto qualcosa.. potevi provare a saltare l’allenamento di oggi così magari non avresti peggiorato la situazione. So che hai paura che i maschi della squadra avrebbero pensato che sei una scansa fatiche che al minimo malanno ti tiri indietro.. ma non devi lasciare che la loro stupidaggine pregiudichi la tua salute! >>
<< Hai ragione.. però io ci tengo.. >>
Appoggiò la sua mano sulla mia guancia accarezzandomi dolcemente.
<< Lo so bambina mia.. ti do qualcosa per farti stare un po’ meglio per la partita domani, è una cosa un po’ forte, quindi se ti dovessi sentire un po’ sulle nuvole è normale.. però devi promettermi che dopo la partita ti riposerai.. va bene? >>
Lo abbracciai, per me era già tanto così..
<< Grazie nonno! Verrai alla partita? >> chiesi speranzosa.
<< Certo.. anche la nonna credo.. >>
Mi rimboccò le coperte e mi diede un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza, ci misi un po’ ad addormentarmi perché facevo difficoltà a respirare con il naso, ma quando ci riuscii sprofondai nelle braccia di Morfeo immaginando due braccia calde e forti che mi avvolgevano: quelle di Edward.
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***



Buona lettura!



CAPITOLO 14
 
Ero appena arrivata nello spogliatoio, purtroppo io e Angela avremmo dovuto stare con i maschi, dato che l’altro era degli avversari, ci eravamo organizzate con delle tende, inoltre eravamo al fondo, lontano dalla porta, quindi difficilmente sarebbe transitato qualcuno, se non Jasper per andare nel suo ufficio.
Come sempre prima di una partita avevo le mie cuffiette nelle orecchie e ascoltavo qualche pezzo che mi desse la carica giusta; la medicina che mi aveva fatto prendere il nonno mi aveva attenuato i sintomi dell’influenza ma mi sentivo molto fra le nuvole, ero in un mondo tutto ovattato.
<< Ragazzi tutti qui che vi do le maglie! >> disse Jasper entrando con il magazziniere che posò per terra due scatoloni.
Uscii dal mio “nascondiglio” e mi misi con gli altri in cerchio, Edward quella mattina mi aveva tenuto d’occhio tutto il tempo, anche se era stato scostante e freddo, i suoi sguardi preoccupati mentre tossivo l’anima, mentre mi soffiavo il naso o mentre mi tenevo la testa nell’ora di biologia li avevo notati, era tornato ad essere lo stronzo galattico di sempre, ma in pensiero per me.
<< Come ben sapete due settimane fa vi ho chiesto di scrivere il numero che avreste voluto indossare sulla divisa, alcuni sono stati accontentati, altri, in particolare quando c’era la scelta dello stesso numero da parte di due o più persone, ho deciso di scegliere a seconda del loro impegno durante gli allenamenti >>
Sbuffi di nervosismo si sparsero per lo spogliatoio, Jasper riuscì nuovamente ad ottenere l’attenzione di tutti.
<< Ci sono stati però due casi in cui invece di scegliere seguendo l’impegno, ho deciso di utilizzare la sorte, in ogni caso avrete sulla maglia il secondo numero scelto. Mi raccomando però.. il numero di maglia non vuol dire niente.. potete avere il numero uno, il cinque, il dieci.. ma se non ci mettete l’anima in quello che fate in campo, non sarete mai dei giocatori. >>
Il Mister iniziò a tirare fuori i pantaloncini che distribuì per taglie, il colore predominante era il blu, le scritte invece erano bianche, in quel momento sentii una forte nostalgia delle magliette rosse della mia vecchia squadra.
Successivamente iniziò a tirare anche fuori le maglie, iniziò con il numero uno sopra il quale cappeggiava il nome Cullen, a differenza nostra i portieri avevano la maglia e pantaloncini bianchi con le scritte blu.
Successivamente distribuì gli altri numeri, ad esempio William aveva scelto il tredici, Seth il sette, Angela il cinque e così via..
Ad un certo punto eravamo rimasti solo più io ed Edward.. mi guardava gelidamente, non ci potevo credere, veramente pensava che io avessi chiesto il dieci?
Io il numero dieci ce lo avevo già: a casa, la nuova divisa, regalo delle mie ex compagne risaltava sul mio letto.
Jasper afferrò le due maglie, erano piegate in modo che il numero non si vedesse, guardando la taglia mi lanciò la mia con un sorriso e lo stesso fece con Edward, a differenza sua io non l’aprii subito per vedere se era il numero che volevo, perché sapevo di averlo ottenuto.
<< Bene.. spero che siate tutti contenti della mia scelta, ammetto che non è stato facile.. comunque mi manca l’ultima cosa ufficiale prima di dedicarmi esclusivamente alla partita! >>
<< Come ben sapete oltre ai numeri vi ho fatto votare per il capitano, finita la partita potrete vedere i fogliettini con i risultati.. ora, vi basti sapere che Edward ha ottenuto quasi l’unanimità! >>
La guardai sorridendo, in fondo il mio voto era andato a lui, ero ben felice che si fosse riguadagnato quel ruolo; lui mi guardò per un decimo di secondo, ma spostò subito lo sguardo sulle scarpe quasi colpevole, non capii il suo gesto.
 
 

†††

 
 
La partita era iniziata già da una ventina di minuti, ero andata a salutare le due ragazze che conoscevo, Charlotte e Anna, una giocava da attaccante, mentre l’altra in difesa, anche se per un infortunio era ancora impossibilitata a giocare.
Eravamo in una fase di parità, ma non perché effettivamente l’altra squadra era al pari della nostra: semplicemente noi non facevamo nessun gioco, i ragazzi si passavano di continuo la palla, senza dar vita ad alcuna azione importante.
Vedevo Jasper che dalla panchina si continuava a sbracciare, c’erano Harry e David in particolare che si scambiavano la palla tra loro e la passava o indietro a Emmet o a Edward, ovviamente neanche mi calcolavano.
Finalmente William mi passò la palla, scardando alcune avversarie riuscii a portarmi in direzione della porta avversaria, ce l’avrei potuta fare da sola, ma volevo dimostrare che giocavo per la squadra, che l’unione faceva la forza, così mi girai e la passai ad Harry che, senza neanche guardarmi tirò, ovviamente sbagliando.
<< Perché non l’hai tirata a me? Ero libero cazzo! >> guardai Edward malissimo, invece di prendersela con quel mezzo deficiente se la prendeva con me? Non risposi, non volevo creare nervosismo.
Poco dopo mi capitò una nuova situazione, come al solito riuscii a scansare le avversarie, ma quando fui davanti alla porta mi sentii chiamare a gran voce, era David, che gran sbruffone, non mi calcolava mai e alla prima occasione quando gli facevo il lavoro sporco eccolo pronto a leccarmi il sedere.
<< Bella quiii! Sono liberoooo! >> mi girai dalla parte opposta di quella voce e vidi Edward marcato da due, provai a passargliela e gli andai vicino pronta per fare l’uno due, ma lui non me la passò e se la fece prendere dagli avversari, mandandola fuori dal campo.
<< Beh? Che ti prende? Perché non me l’hai ripassata? >> chiesi incazzata, tutti quei maschilisti cominciavano a darmi sui nervi.
<< Ho ricambiato il favore che mi hai fatto prima.. >> mi rispose spintonandomi e tornando al suo posto in campo, riuscii a dirgli uno stronzo tra i denti, sperai vivamente che l’avesse sentito.
<< Bella vieni qui! >> sentii Jasper che mi chiamava, mentre a centro campo continuavano a scambiarsi la palla, quasi con noia mi avvicinai a mio fratello.
<< Dimmi! >>
<< Non ascoltare quei cretini e fai il tuo gioco! >> perfetto, tutte cose che sapevo già benissimo da sola, lo ringraziai lo stesso e me ne tornai al mio posto.
Dopo alcuni minuti durante un calcio d’angolo la cara Charlotte mise la palla dentro di testa, approfittando della distrazione di Emmet, m’incazzai come una belva, noi saremmo potuti essere già a quattro goal se dei maschilisti ipocriti fossero riusciti ad essere un po’ più modesti e umili.
Mi guardai intorno e per un attimo mi accorsi che intorno a noi era pieno di gente, c’erano quasi tutti i ragazzi della scuola, le Cheerleader che si muovevano a ritmo delle loro canzoncine, tra gli spalti vidi i miei nonni seduti vicini a due persone che individuai subito come i signori Cullen, c’era Rose che mi guardava speranzosa e in quel momento si concretizzò nella mia mente un piano.
Corsi da William, l’unico che sicuramente mi avrebbe dato retta, gli spifferai il mio piano nell’orecchio facendo finta di niente, lui rimase subito un po’ sorpreso ma poi mi sorrise e accettò il mio folle intento.
<< Contaci Bella! >>
Tornai al mio posto e aspettai il momento più opportuno che arrivò giusto qualche minuto dopo, mancava poco al suono della fine del primo tempo.
William, a cui era stata passata la palla, me la passò a sua volta e insieme iniziammo a correre per il campo, il più lo facevo io, scartavo a destra e sinistra, solo in alcuni momenti passavo la palla a lui per permettermi di respirare un attimo, in quel momento era scomparso tutto, c’era solo la mia voglia di fargliela vedere a quei maschi retrogradi.
<< Bellaaaaaaaaaa! >> mi girai e vidi David che correva dall’altra parte, con il cavolo che gliela avrei passata, con un colpo di tacco inventato sul momento la passai a William, che me la ripassò in un attimo.
Vedevo le avversarie che continuavano a correre, ma non riuscivano quasi a starmi dietro, il mio ego gongolò per un attimo.
Quando mi ritrovai da sola davanti alla porta tirai il più forte possibile e quando sentii il boato del pubblico capii che avevo fatto gol, alzai le braccia al cielo sorridendo.
<< Ce l’abbiamo fatta Bella!  >> mi disse William battendomi il cinque, proprio mentre l’arbitro fischiava la fine del primo tempo di gioco.
Una volta negli spogliatoi ci sorbimmo il cazziatone di Jasper, giustamente aveva tutte le ragioni del mondo ad essere incazzato, stavamo giocando di merda.
<< Adesso ho deciso di fare due cambi, Seth al posto di Harry e Nicholas al posto di David, vi voglio carichi ragazzi! Vedete solo di passare delle belle palle a Isabella e ad Edward, poi loro penseranno a metterle in porta.. sono stato chiaro? >>
Tutti annuimmo convinti, l’unico che parlò ovviamente fu Emmet.
<< Dai ragazzi! Che ce le mangiamo per cena! >>
Finito il gran discorso Jasper chiarì alcuni schemi ai due che sarebbero entrati subito, mentre io mi dedicai a “drogarmi” con la pastiglia che mi aveva dato il nonno, mi aveva detto di prendere la seconda solo in casi eccezionali, ma da come mi bruciava la gola, da come mi girava la testa e da come mi sentivo la febbre intuii che questo fosse proprio uno di quei momenti eccezionali.
Presi la pastiglia in mano e prima ingoiai un po’ d’acqua, stavo per inghiottirla quando sentii una voce.
<< Ti droghi? Ecco perché vai così veloce.. >>
<< Simpatico.. >> feci finta di nulla e presi la medicina, sperando che i sintomi della mia influenza almeno momentaneamente si sarebbero attenuati.
<< Stai male? >> mi chiese Edward, facendo finta di essere indifferente, anche se si vedeva che era preoccupato per me.
<< No sto benissimo.. questa la prendo per sopportare gli idioti! >> sorrise, ma poi si fece subito serio.
<< Scusa per prima è che non sono abituato a giocare con donne.. >> lo guardai malissimo, mi stava sicuramente nascondendo qualcosa.
<< Spero che per questo secondo tempo tu ti sia abituato >> fredda, cinica e stronza fino alla fine.. la sua espressione mi ripagò, anche se un leggero senso di colpa fece capolino nella mia scorza apparente di donna forte e cazzuta.
 
 

†††

 

<< Bravi ragazzi, nonostante l’inizio imbarazzante ci siamo ripresi! Sapete che non mi piace dire a caldo le mie impressioni sulla partita, quindi ne parleremo meglio lunedì ad allenamento! Buon divertimento.. >> partirono degli applausi a cui mi aggregai anche io, perché in fondo nel secondo tempo mi ero pure divertita.
Seth e Nicholas oltre ad aver reso il clima in campo meno teso, avevano anche migliorato la situazione a livello di gioco.
Edward si era “abituato” alla mia presenza, tanto che ci eravamo passati diversi palloni e qualche volta avevamo anche sorriso tra di noi, l’avevo visto teso però, oltre che preoccupato, dato che una volta mi ero afferrata a lui perché avevo iniziato a vedere tutto girare, nessuno per fortuna se ne era accorto.
<< Bella stasera vieni anche tu a festeggiare la vittoria? >> chiese William sorridendo, mentre ci stavamo alzando dalle panchine.
<< No.. >> dissi con la voce bassa, che per il mal di gola se ne era andata, << meglio che vado a casa, non mi sento molto bene.. >>
<< Ah.. mi dispiace.. >> gli sorrisi, se pur con un sorriso di circostanza, non volevo ferirlo dandogli false speranze, io ero attratta da un altro.
Altro che ci stava guardando e che appena fui lasciata sola si avvicinò subito a me, mi guardai in giro ma non vidi nessuno, i ragazzi erano già con gli asciugamani in spalla che andavano verso le docce comuni ridendo e scherzando, tra tutte spiccava la voce e la risata di Emmet.
<< Stai bene? >>
<< No.. >> mi guardò rimproverandomi con gli occhi, mi sentii piccola piccola sotto quello sguardo.
<< Beh.. io vado a casa >> deglutii tre volte perché la voce mi si era in criccata.
<< Buon divertimento.. >>
Prese la mano e la fece scorrere sulla mia guancia, ero ufficialmente in iperventilazione, in più mi venne da sternutire, trattenni il fiato, che gran figura di cacchetta avrei fatto se mi fossi messa a starnutirgli in faccia?
<< Guarisci Isabella.. >> disse guardandomi seriamente negli occhi.
Accennai un sorriso, per fortuna fummo interrotti da Angela che uscì dalle tende, lui interruppe le carezze che mi stava facendo con il pollice, ma non si allontanò.
<< Bella esci? >>
<< Si vengo.. aspettami.. >> mi nascosi nel nascondiglio, non prima di averlo salutato con un “Ciao Edward” sussurrato a causa del mio imbarazzo e della mia scarsa voce.
Mi vestii di corsa e uscii, Angela non c’era più, nello spogliatoio faceva un caldo assurdo, a causa della cappa di vapore che si stava formando. Feci una mossa sbagliattissima, guardai verso le docce e lo vidi: in pantaloncini e ciabatte che camminava: fu un duro colpo per la mia sanità mentale.
Aveva le fossette di Venere, aveva le fossette di Venere.. se non l’avessi già, mi sarebbe sicuramente venuta la febbre solo per quella visione.
 
 

Ciao a tutte!!!!
Vi ringrazio di cuore per tutto l'affetto che state dimostrando verso questa storia!
Sono qui a rompervi per suggerirvi, senza impegno ovviamente, di venire a dare un'occhiata alla mia nuova storia!
From Seattle to London http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1558077
Grazie a tutte, lettrici silenziose e non! Un abbraccio!!!!!!!!


 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


Scusate per il ritardo, buona lettura!
Grazie a tutte come al solito per l'affetto che mi dimostrate e la comprensione!



CAPITOLO 15
 

Era martedì, ero stufa, stufa e strastufa di starmene a letto a starnutire e a pensare alle fossette di Venere di un’idiota di cui mi ero completamente invaghita.
Rose mi aveva detto che più di una volta le aveva chiesto di me per sapere come stavo, ma non aveva mai accennato a volermi venire a trovare o a cercare un modo per contattarmi direttamente. La febbre si era abbassata, anche se ero ancora un po’ intontita, la cosa più fastidiosa era e rimaneva il raffreddore, ogni tre per due ero lì che mi soffiavo il naso, stavo nettamente sclerando.
Sentii bussare alla porta della mia camera, come sempre il mio pensiero corse subito a lui, ma poi si riprese subito, dicendo che era matematicamente impossibile, lo odiavo, no anche questo impossibile.
<< Avanti.. >> dissi stancamente, vidi il volto di mia nonna fare capolino dalla porta sorridendomi, erano quasi le sei di sera, Rose era andata a correre e Jasper era nella palestra di casa che si allenava.
<< Hai una visita.. posso farlo entrare? >> mi alzai subito, appoggiando la schiena sui cuscini, non potevo crederci..
<< Si si certo! >> risposi con troppo calore, tanto che mia nonna mi guardò con un po’ di sospetto negli occhi, in particolare notando il mio sorriso a trentadue denti, che si spense subito, appena vidi entrare Emmet Cullen dalla mia porta.
<< Ciao Bellina! >> sospirai, proprio mentre mia nonna chiudeva la porta per lasciarci la giusta privacy.
<< Ciao Em! Come mai qui? >> le mie parole uscirono con un po’ di acidità.
<< Uuuh.. qualcuno qui sperava di vedere il mio gemello idiota! >> mi disse con un sorriso che non riuscii a non contraccambiare.
Misi la mano sul materasso e gli feci segno di accomodarsi, lui si sistemò vicino a me allungando le gambe e continuando a sorridermi.
<< Come stai? >>
<< Bah.. c’è di peggio, ma ho sicuramente visto giorni migliori! >>
<< Si in effetti non hai tutti i torti.. sei un po’ trasandata, ma tranquilla non lo dirò a nessuno dei tuoi tanti ammiratori! Dopo i tre goal della partita sei diventata l’idolo di ogni maschio della scuola, non che prima fossi indifferente.. >> ammiccò, già, Rose me lo aveva raccontato che molti le avevano chiesto della mia malattia e altrettanti volevano il mio numero.
<< Come mai sei qui? >> chiesi questa volta con un tono più rilassato e divertito.
<< Mi mancavi Bellina.. avevo bisogno di parlare con qualcuno e volevo passare a trovarti.. >> che tenero! Perché l’altro gemello non aveva avuto la stessa idea?
<< Mmm.. grazie del pensiero allora! >> dissi con un po’ d’imbarazzo, che scomparve quando Emmet tirò fuori un’imprecazione da scaricatore di porto.
<< Quelle sono quello che penso? >> con il dito indicò la mensola con le quattro coppe che mi nominavano capocannoniere.
<< Ehm.. si? >>
<< Miseriaccia Bellina! E c’è ancora chi si fa problemi a giocare con te? Porca vacca! Sei il mio nuovo idolo! >> scoppiai a ridere, la semplicità di Emmet mi piaceva troppo, stavo bene con lui.
<< Ma si.. >>
<< Ma si? Ma si? Wow.. mi fai un autografo? >> chiese sorridendo, lo accontentai subito, presi la penna nera che avevo sul comodino e sulla sua mano scrissi: “Ad Emmet, con affetto Bella Swan”.
Scoppiò a ridere, mentre io per l’ennesima volta mi soffiavo il naso.
<< Tua sorella non c’è? >>
<< È andata a correre, fra un po’ dovrebbe tornare.. è di lei che volevi parlarmi? >> sospirò un po’ afflitto, vedere Emmet in questo stato era una cosa un po’ rara.
<< Si.. vedi, lo so che sei la sorella e che sicuramente tutto quello che ti dirò lo andrai a spifferare a lei ma.. Bella mi piace davvero tanto! >> Oddio che tenero!
<< E tu piaci tanto a lei.. >> i suoi occhi si illuminarono.
<< Veramente? Ma se a volte è così fredda, io non la capisco tanto.. >>
<< Beh.. io non ti ho detto niente ovviamente, ma si, le piaci.. e non devi preoccuparti Rosalie è fatta un po’ così: fa tanto la stronza fuori ma dentro è una tenerona! L’unica cosa è che forse devi fare qualcosa tu.. che ne so invitarla a cena.. >> dissi cercando di tirarlo un po’ su di morale.
<< Dici? Cavolo lo sai che non mi era mai capitato di prendermi una botta così grande per qualcuna.. >>
<< Kate? >> chiesi curiosa, tanto per sapere un po’ di lui.
<< Kate è stata una grande cazzata! Sapevo che mi andavo a mettere in un gran casino e così è stato! >> mi raccontò le cose che già sapevo, Alice ormai viveva poco a Forks ma ne sapeva di cose, ero positivamente stupita.
<< E tu? L’amore? >> mi chiese sorridendo, accantonando per un momento i suoi problemi di cuore.
Gli raccontai qualche mia avventura, in particolare di Andrew, di Derek e di Jack, con lui mi era facile chiacchierare, gli raccontai l’essenziale, lui ogni tanto faceva qualche battuta o scoppiava a ridere.
<< Si ma.. mio fratello? >> rimasi con la bocca spalancata, ma non riuscii a rispondere perché il suo cellulare iniziò a suonare con le note di The final countdown.
Sbuffò, alzò gli occhi al cielo e rispose guardandomi con un sorriso, io intanto mi soffiavo nuovamente il naso.
<< Dimmi fratellino.. >> mi bloccai, era Edward!
<< Si che vengo a casa a mangiare.. tra mezz’oretta sono lì, dillo pure a mamma.. >> scoppiò a ridere facendomi un occhiolino.
<< Dove sono? Indovina.. oh dai Edward come sei acido in questo periodo! Ma si dai.. Comunque sono in camera di Bella.. nooo non ti sto prendendo in giro! Bellina salutalo che non ci crede! >> mi passò il telefono velocemente vicino all’orecchio, sentivo Edward che stava parlando dissi semplicemente “Ciao” e dall’altra parte del telefono ci fu il silenzio più totale.
<< Ed? Ok.. ci vediamo dopo.. Ciao >> e chiuse la chiamata.
<< Edward me lo sentirò a casa, era un po’ incazzato che io fossi qui con te.. >>
<< Perché? >> chiesi stupidamente forse, ma giustamente se voleva vedermi anche lui aveva solo da fare come Emmet e venire.
<< È un’idiota geloso.. >>
<< Ma.. non credo di piacergli.. cioè non so se lo sai del bacio negli spogliatoi, ma poi alla partita mi ha trattata di cacca, boh non capisco Em.. >>
<< Mio fratello è fatto così.. gli piaci e anche tanto! Ma nei rapporti sociali non è molto afferrato.. spero solo che si svegli! >>sospirai, quando avrei voluto che si svegliasse..
<< Bellina ora ti saluto che la mia mammina mi ha preparato le lasagne e non posso mancare.. ci vediamo e sentiamo presto ok? >> mi disse sorridendo e alzandosi dal letto, dopo che ci fummo scambianti un abbraccio. Lui era l’unico a cui avevo dato il mio numero, mi sembrava strano che non l’avesse dato ancora al fratello.
<< Ok Emmet, grazie per la compagnia! Trovi da te la strada? Forse sotto c’è Jasper.. oppure incontri Rose.. >> sorrise e si avvicinò alla porta aprendola.
<< Ciao Bellina! Buona serata >>
<< Grazie Em.. buona serata anche a te! Salutami il fratellino geloso.. >> si chiuse la porta alle spalle continuando a ridere della mia battuta, buttai la testa all’indietro, mettendo il cuscino sugli occhi.
Poco dopo un uragano chiamato Rosalie Swan entrò dalla porta catapuldandosi sul mio povero letto, non mi mossi dalla posizione che avevo acquisito da quando Emmet era uscito dalla porta.
<< Emmet è venuto a trovarti >> non era una domanda, era semplicemente un’affermazione, fatta con una voce un po’ stridula.
<< Emmet era qui.. >> continuai a non risponderle, era palese che si stava auto convincendo della cosa e per certe cose ci voleva tempo.
<< Che ti ha detto? Che voleva? Perché è venuto lui e non Edward? Ti ha parlato di me? Gli piaccio? Perché non parli? Non gli piaccio è così vero? >> alzai il cuscino e la guardai con un sopracciglio alzato, ero perplessa, molto perplessa.
<< Dai Bella! Non fare quella faccia e rispondi alle mie domande! >> mi soffiai il naso per l’ennesima volta e le risposi.
<< Voleva sapere come stavo, mi ha raccontato di Kate e di qualche altra sua conquista, nulla di che.. È venuto lui perché da quanto mi ha detto Edward ha dei problemi di rapporti sociali ed è un’idiota, cosa che sapevamo già molto bene. Inoltre mi ha detto che è anche molto geloso dell’attenzione che provano i maschi della scuola nei miei confronti. Si, mi ha parlato di te, si le piaci e anche tanto. E sta pensando a un modo per invitarti a cena.. contenta? >> chiesi sorridendo nel vedere la sua faccia da pesciolina lessa, che per Rose era veramente rara.
Si alzò dal letto iniziando a saltellare come una pazza, anzi in quel momento Alice si era sicuramente introdotta nel suo corpo, non avevo mai e dico mai visto Rose in quello stato, era veramente fregata..
 
 

†††

 
 
Era giovedì e come al solito ero svaccata nel mio letto a leggere “Cime tempestose” per l’ennesima volta.
Avevo appena finito di farmi una doccia, mentre Rose era al piano di sotto che suonava. Non ne potevo più di stare a casa, non che l’idea di andare a scuola mi allettasse molto, ma sempre meglio di stare sdraiata nel letto a soffiarmi il naso e non fare assolutamente nulla.
Il suono del mio cellulare mi annunciò che era arrivato un messaggio, lo lessi e scoppiai a ridere, finalmente Emmet si era deciso in qualche modo.

Sei sveglia? Tua sorella è in casa?

Risposi che si ero sveglia e che mia sorella lo stava giusto aspettando, sperai vivamente che quei due si svegliassero, almeno loro che potevano..
Ecco che il mio pensiero andò di nuovo ad Edward, odiavo ammetterlo ma c’ero rimasta piuttosto male, dopo quel bacio nello spogliatoio effettivamente mi ero un po’ illusa che le cose tra noi sarebbero potute andare con calma, ma invece mi sbagliavo.
Sentii il campanello che suonava e Rose che smetteva di suonare per andare ad aprire, sorrisi immaginando la sua faccia sognante dell’altro giorno, almeno per lei il suo sogno si stava realizzando.
Ritornai a leggere, anche se la voglia era completamente andata via, da sotto non sentii provenire nessun rumore, quindi immaginai che i due stessero chiacchierando.
Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta, molto probabilmente era la nonna, alle nove di sera mi portava sempre la tisana che mi aiutava ad aprire il naso e a farmi respirare di notte.
<< Avanti >> dissi continuando a leggere, ma quando vidi chi entrava mi alzai di scatto dai cuscini, ero desta o era un sogno?
<< Posso? >> mi chiese con un sorriso un po’ imbarazzato, mi guardai le calzine rosse dove al loro interno erano incastrati i pantaloni del pigiama antistupro, incrociai subito le gambe, diventando di tutti i colori possibili e immaginabili.
Il bello è che con Emmet l’altro giorno non mi ero posta minimamente questo problema.
<< Certo, entra.. >>
Entrò.
Gli feci segno di venirsi a sedere affianco a me sorridendogli, sperai non tanto da ebete.
Si sedette anche se un po’ titubante passandomi una tazza fumante.
<< Tua nonna mi ha chiesto di dartela, è già zuccherata come piace a te.. >>
<< Gr..grazie >> presi la tazza tra le mani e la sorseggiai, beandomi del calore che mi donava.
<< Ehm.. come stai? >> mi chiese gentilmente, non alzai neanche per un nanosecondo il mio sguardo su di lui, ero piuttosto in imbarazzo.
<< Meglio.. >>
Lo sentii sospirare e inavvertitamente alzai gli occhi che si immersero nei suoi, meno male che mi ero ripromessa di non farmi trasportare e incantare da lui: missione non compiuta.
<< Bella scusa.. >> mi aspettavo di tutto, ma non di certo delle scuse, il mio cuore iniziò a battere a mille e mi persi completamente nelle sue parole che assorbirono tutte le promesse che mi ero fatta, non cercando neanche per un attimo di resistere alle parole di Edward Cullen.
 
 

†††

 
 
Mi svegliai di scatto, quasi sicura di aver fatto in assoluto il più bel sogno della mia vita; quando le mie mani toccarono un fogliettino di carta, capii che non era un sogno, ma la realtà.
Mi ero addormentata sul petto di Edward, avevamo parlato per un tempo indefinito, lui mi aveva raccontato le sue paure, la sua vita e lo stesso avevo fatto io, sorpassando il muro che il pomeriggio prima mi ero posta di innalzare tra di noi.
Annusai il cuscino, aveva ancora il suo buonissimo odore, tutta la camera sapeva di lui, seppi senza guardarmi allo specchio che avevo la faccia da pesciolina lessa che avevo visto la sera prima da Rose..
Riportai la mia attenzione sul foglietto, c’era un numero di cellulare e una scritta:

Sarei stato tutta la notte a guardarti dormire, ma a differenza tua domani ho scuola.
Chiamami appena ti svegli, Edward.
 
Era ufficiale, ero fregata anche io!
 
 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***



Scusate il ritardo, ma questo è periodo esami e sono completamente sottosopra!
Vi lascio al capitolo abbracciandovi.
Buona lettura!



CAPITOLO 16 – POV EDWARD
 


<< Emmet ma dove ti sei cacciato? Mamma chiede se vieni a casa a mangiare!? >> dissi scazzato a quel pazzo di mio fratello che ti punto in bianco era scomparso da casa per andare chissà dove.
<< Si che vengo a casa a mangiare.. tra mezz’oretta sono lì, dillo pure a mamma.. >> lo sentii scoppiare a ridere, ma dove si era cacciato?
<< Dove sei? >> non era da lui sparire da un momento all’altro.
<< Dove sono? Indovina.. >>
<< Ma che indovina Emmet! Ho di meglio da pensare e muoviti che ho fame! >> mi aveva fatto incazzare, anche perché in questo periodo ci voleva poco, molto poco.
<< Oh dai Edward come sei acido in questo periodo! >> io acido?
<< NO! >>
<< Ma si dai.. Comunque sono in camera di Bella! >> il mio cervello ci mise un attimo di troppo a identificare le sue parole.. lui in camera di Isabella?
<< Mi stai prendendo in giro? >> cercai di contenermi e non urlargli al telefono, tanto prima o poi sarebbe tornato a casa.. no?
<< Nooo non ti sto prendendo in giro! Bellina salutalo che non ci crede! >>
<< Ma Emmet che cazz.. >> non riuscii a finire la frase perché sentii Bella che mi salutò, rimasi come un’ebete a guardare il giardino fuori dalla finestra, non ci potevo credere quell’idiota aveva avuto le palle di andarla a trovare. E io? Beh.. io me ne ero rimasto a casa.
<< Ed? >> mi chiese Emmet preoccupato forse di quella che poteva essere stata la mia reazione.
<< Tutto ok, a dopo. >> dissi quando mi ripresi dallo shock iniziale.
<< Ok.. ci vediamo dopo.. Ciao >> non salutai perché terminai subito la chiamata, non ero incazzato, di più.
O forse più che altro era invidia, gelosia.. neanche per Leah forse ero stato così geloso, in fondo era tutta colpa sua se non riuscivo più a instaurare un benchè minimo rapporto con una persona con cromosoma xx.
Che gran fregatura! Dopo di lei avevo avuto qualche ragazza, più che altro saltuaria, ma non ero più riuscito a fidarmi di nessuna di queste ed era la cosa che mi faceva più male perché solo Dio sapeva quanto volevo provarci con Bella, ma la mia stessa testa mi frenava spaventosamente.
Mio fratello arrivò come promesso una mezz’oretta dopo, lo guardai male, ma male male, però purtroppo non riuscii a farmi spiegare la sua pazzia perché nostra madre ci chiamò a mangiare. Per tutta la cena rimasi zitto, mentre Emmet come al solito teneva conferenza con mamma e papà, quando voleva sapeva essere molto logorroico.
<< Tesoro ma dove ti eri cacciato? >> chiese in un attimo di tregua mia madre, alzai lo sguardo e lo puntai con sguardo gelido, volevo proprio vedere se a lei avrebbe raccontato la verità o meno.
<< Sono andato a trovare Isabella, sta piuttosto male.. poverina è da sabato che è a letto.. le ho fatto un po’ di compagnia! >>
<< Oh Em! Hai fatto benissimo.. povera piccola! Proprio oggi ho incontrato Sarah e me lo aveva detto.. >> guardai mia mamma allibito, non l’aveva neanche cazziato perché era scomparso per un’ora e mezza da casa senza dire niente, sbuffai contrariato, era il solito ruffiano.
<< Ma spiegami una cosa.. perché Edward non sei andato con lui? >> inventai sul momento, non volevo mica fare la figura dello scemo.
<< Dovevo studiare.. >> Emmet scoppiò a ridere, mio padre mi guardò con il suo sguardo alla: “Edward le bugie non dovresti dirle più da un pezzo..” e mia madre si limitò a sospirare, per fortuna fu cambiato completamente argomento.
Una volta terminata la cena con una scusa qualsiasi presi mio fratello da un braccio e lo trascinai prima su per le scale e poi lo portai nella mia camera, una volta raggiunta la meta mi girai verso di lui e con le braccia incrociate sul petto gli posi tutte le domande che mi frullavano in testa.
<< Perché sei andato lei? Non ti basta Rosalie? Come stava? Eri veramente in camera sua? Com’è bella? Che ti ha detto? Ti ha chiesto di me? Emmet parla veloce.. >>
Lui non preoccupandosi minimamente del mio scatto di nervi si andò a sedere sulla sedia davanti alla scrivania e con il suo sorrisino da schiaffi sulle labbra mi invitò a fare lo stesso. In quel momento avrei potuto farlo a fettine, però lo assecondai e mi sedetti sul mio letto con i gomiti sulle ginocchia, pur non smettendo di guardarlo in cagnesco.
<< Sono andato da lei perché mi mancava e volevo chiacchierare con lei, per cellulare non è la stessa cosa.. >> lo guardai a bocca aperta, interrompendolo subito.
<< Tu hai il suo numero di cellulare? >> chiesi tra l’incazzato e il sorpreso, con la voce più alta di qualche noto.
<< Si ma non è questo il punto.. Comunque Rosalie mi basta e avanza, lei mi ha detto che c’è di peggio ma anche di meglio, riferendosi alla sua salute. Ero veramente in camera sua.. poi? Non mi ricordo più le altre domande, me le hai fatte troppo in fretta.. >>
<< Perché non mi hai dato il suo numero? Te l’ha chiesto lei di non darmelo? >> mi guardò scoppiando a ridere, a me veniva più che altro da piangere.
<< Non te l’ho dato perché semplicemente se ti fossi svegliato un pochino te lo avrebbe dato anche a te.. solo che come ho detto a lei, quando mi ha chiesto di te, hai dei grossi problemi nei rapporti sociali fratello.. >>
Come nei momenti di maggior nervosismo iniziai a tirarmi i capelli, manco quando si entra in andropausa si è così frustrati e stressati.
<< Raccontami tutto.. >> dissi guardandolo, ma rimasi interdetto quando iniziò a scuotere la testa sempre con il suo sorrisino stupido.
<< No.. >>
<< Come no? >>
<< No perché Bella è mia amica e mi ha raccontato alcune cose della sua vita, come io ho fatto con la mia vita.. come lei so che non lo racconterà a Rosalie io non ho intenzione di raccontarle a te! Hai solo da svegliarti fratellino.. >> eravamo fratelli, gemelli per l’esattezza, ma forse ci assomigliavamo solo nel modo in cui facevamo pipì.
<< E di grazia perché? >> si alzò con il dito puntato venendomi incontro, metteva paura, anche perché di stazza era più spesso di me.
<< Di grazia perché ti devi svegliare cazzo! Lei è pazza di te come tu sei pazzo di lei.. devi abbandonare l’idea retogada o retrograda che Leah ti ha messo in testa, puoi fidarti di lei e fottertene delle conseguenze per una buona volta. Quindi ora io ti avverto che giovedì sera andrò a casa loro, voglio finalmente invitare Rose a cena.. e lo stesso dovresti fare tu! >>
Rimasi spiazzato dalla sua constatazione, aveva fottutamente ragione per rimanere in tema; senza pensarci mi alzai e mi buttai tra le sue braccia, lui anche se un po’ titubante rispose all’abbraccio.
<< Emmet grazie hai ragione! Giovedì verrò con te.. però si dice retrograda! >>
E iniziammo a ridere come due deficienti..
 
 

†††

 
 
E così non so come era arrivato il fatidico giovedì, eravamo davanti al vialetto di casa Swan, Emmet aveva appena ricevuto la risposta affermativa di Isabella e quindi stavamo posteggiando per poter successivamente entrare.
A me tremavano le gambe, ma a mio fratello come minimo le sue gambe facevano Giacomo-Giacomo da un pezzo.
<< Emmet stai calmo.. >> dissi piccato
<< Falla facile.. tu devi solo parlare con Bellina e le sue calzine blu.. >>
<< Calzine blu? >> chiesi stupito, quasi certo di aver capito male, ma con mio fratello anche la frase più stupida poteva essere vera, infatti..
<< Si usa le calzine con la gomma sotto antiscivolo, pizzica il pigiama sopra, è molto tenero.. l’ho presa parecchio in giro per quello l’altro giorno. Fa tanto la panterona ma invece è una gattina.. >> gli tirai uno scappellotto, non dimenticando che stava parlando sempre della mia ipotetica ragazza.
<< Sa entriamo.. >> dissi lasciando perdere le imprecazioni di mio fratello, mi avvicinai alla porta e suonai, da dentro proveniva il suono di un pianoforte, che ovviamente si interruppe appena sentì suonare.
Fu Rosalie ad aprire la porta, come sospettavo i due iniziarono a fissarsi, dai loro occhi uscivano addirittura i cuoricini, erano molto dolci, ma sul momento mi veniva solo la nausea.
<< Ciao ragazzi.. entrate pure! >> Rosalie si svegliò dal suo sogno apparente, mio fratello continuava a guardarla con uno sguardo tutti baci e tutte carezze e lei non era da meno.
Dopo qualche frase di convenevoli l’atmosfera iniziava a diventare un po’ pesante, i due da sguardi da orsacchiotti erano passati alla fase di sguardi di fuoco e io mi sentivo di troppo, oltre a pensare che al piano di sopra c’era Bella.
Arrivò Sarah, la loro nonna con una tazza fumante tra le mani, la salutammo subito cordialmente, era molto amica di mia madre e lo stesso suo marito con mio padre.
<< Stavo andando a portare a Bella la sua tisana.. qualcuno si offre di portarla al posto mio? >> chiese, guardando inevitabilmente me, che ero molto passivo rispetto alle due persone al mio fianco. Le sorrisi quasi grato, anche perché prima avevo fatto lo spavaldo con Emmet, ma diversamente non avrei trovato nulla di sensato per andare sopra, addirittura nella sua stanza.
<< Vado io.. >> dissi afferrando la tazza dalle sue mani sorridendole.
<< È zuccherato come piace a lei Edward >> sbaglio o stava ammiccando verso i due che incuranti della situazione continuavano a mangiarsi con gli occhi?
Le sorrisi un’ultima volta e salii sulle scale, mi ritrovai in un corridoio dove c’erano alcune porte chiuse, sulla prima c’era il nome ROSALIE, mentre nell’ultima porta a destra c’era il nome BELLA.
Presi un grosso respiro e bussai, da dentro non proveniva alcun rumore.
<< Avanti.. >> con mano tremante aprii la porta e mi ritrovai davanti a uno spettacolo senza eguali, la stanza era in penombra, l’unica fonte di luce era la lampada sopra la testata del letto, Isabella era sdraiata che leggeva con aria rilassata.
Quando si accorse di me si alzò di scatto sui cuscini incrociando le gambe in evidente imbarazzo, mi fece segno di andarmi a sedere sul letto affianco a lei, le sorrisi anche se avevo paura di fare qualche cazzata, ci tenevo troppo a questa possibilità.
Le passai la tazza, mi ringraziò con voce tremante.
Mi decisi a dire qualcosa di sensato.
<< Ehm.. come stai? >> notai che non mi guardava negli occhi, neanche quando mi rispose freddamente.
<< Meglio.. >>
Sospirai, era giunto di tirare fuori quello che pensavo e provavo nei suoi confronti, era inutile tirarla ancora per tanto, la guardai intensamente negli occhi e dopo aver preso un po’ di coraggio parlai.
<< Bella scusa.. >> presi fiato nuovamente, mi sentivo la gola secca.
<< Io sono stato un vero cretino l’altra settimana con te.. solo che non ci ho più visto dalla gelosia, ti giuro che non ho mai provato dei sentimenti così profondi, per nessuna! Il continuo provarci di William con te mi da alla testa.. non capisco più niente e me la prendo, sbagliando, con te.. Scusa io.. >> stavo continuando a parlare ma le sue mani si pararono sulla mia bocca, interrompendo il fiume di parole che mai come prima, mi usciva direttamente dal cuore.
<< Questo non significa che ti ho perdonato ma.. che ne dici di respirare e andare un po’ più piano? Io non mi muovo.. >> sorrise, un sorriso bellissimo, il suo sorriso.
<< Non so da dove iniziare.. >> dissi sincero abbassando lo sguardo sulle mie mani.
<< Inizia dall’inizio.. >> disse prima di soffiarsi il naso, ora che la guardavo più chiaramente notai che era piuttosto arrossato, intanto mi tolsi le scarpe da ginnastica e allungai le gambe sul letto.
Il mio sguardo però nello spostamento incontrò una cosa, o meglio delle cose che non mi sarei mai aspettato di vedere sulla mensola della camera di Bella.
<< Quelle.. quelle.. sono quello che penso? >> chiesi totalmente sbalordito.
<< Ma voi Cullen siete così impressionabili? >> rispose scoppiando a ridere; mi alzai e camminai, afferrando una delle quattro che c’erano.
<< Non deve essere tanto diversa da quella che hai tu.. no? >>
<< Si ma.. tu ne hai tre in più! >> lei era in evidente imbarazzo, decisi di tornare al mio posto, con il tempo avremmo potuto tranquillamente parlare di quei piccoli quattro particolari, al momento c’erano cose molto più importanti.
Appoggiai una mano sulla sua guancia, chiuse gli occhi, la guardai rapito.
<< Cullen.. non dovevi dirmi qualcosa? >> sospirai, togliendo la mano dalla sua guancia dopo aver lasciato una leggera carezza.
<< Si ma.. >>
<< Perché prima della partita pensavi che avessi chiesto e ottenuto io la maglietta con il numero dieci? >> la guardai spaesato, mi aveva ancora una volta sorpreso.
I suoi occhi profondi mi scrutavano attenti.
Mi feci coraggio e iniziai a parlare.
<< Mi sono fidanzato con Leah quando avevo quindici anni.. puoi capire la prima vera ragazza.. eravamo tutti e due ingenui all’inizio, a quell’età pensi all’amore in un modo totalmente diverso. Il più delle volte lo confondi con un grande affetto, una grande amicizia.. per i primi tempi era tutto nuovo, i baci, le prime carezze, il corpo che cambia, l’adolescenza.. >> si soffiò il naso, aspettai che finisse.
<< Scusami.. continua >> disse con un debole sorriso.
<< I primi due anni furono i più belli della nostra relazione. Tutto era semplice naturale, genuino.. poi iniziarono i problemi con le litigate, io mi ero preso tantissimo e credevo che i stessi sentimenti venissero ricambiati, ma da un po’ avevo notato che quando facevamo l’amore lei non era partecipe come prima.. sai erano anche le prime esperienze.. >> senza pensarci presi la sua mano nelle mie.
<< Quindi la prima con cui hai.. >> mi girai a guardarla, si era avvicinata, le nostre gambe si toccavano.
<< Con cui ho? >> non riuscivo a seguire il suo ragionamento contorto.. o forse si?
<< Beh si dai.. quella cosa no? >> nonostante la luce soffusa la vidi arrossire vistosamente.
<< Si è stata lei la prima Isabella.. >> affermai sorridendole.
<< Ok.. continua.. >> presi un grosso respiro, era difficile quella parte di storia.
<< Un giorno andai a trovarla a casa sua alla riserva, bussai alla porta e mi aprì sua madre dicendomi che era andata a farsi una passeggiata in spiaggia. Devi sapere che erano un po’ di giorni che litigavamo spesso, non mi ricordo neanche più per quali cazzate.. fatto sta che effettivamente la trovai in spiaggia. Era insieme a un ragazzo, non stavano facendo nulla di male, erano semplicemente seduti che chiacchieravano.. mi avvicinai e salutai educatamente. Lui lo conoscevo, alcune volte usciva con noi, è più grande di due anni, fa il meccanico all’officina della riserva.. >>
Presi un altro grosso respiro, concentrandomi sulla bellissima sensazione che mi donava la stretta della mano di Bella.
<< Leah tornò a casa sua con me.. i nostri problemi sembravano risolti ma.. sentivo che mi stava nascondendo qualcosa, diceva di amarmi, diceva che ero l’unico uomo della sua vita.. ma c’era qualcosa che non andava.. >>
<< Non sei costretto a raccontarmelo se ti fa stare male.. >> ecco che mi stupiva un’altra volta, era così dolce..
<< Sono stato tanto male.. ma poi ho capito che non ne valeva la pena! Però non riesco comunque ad accettare come sono andate le cose.. non fraintendermi.. io Leah non la amo più.. e forse con il senno di poi posso ammettere di non averla mai amata.. quello che ci legava era un grande affetto ma nulla di più.. io non riesco ad accettare il fatto di essere stato illuso e che una delle persone più importanti della mia vita mi abbia preso per il culo.. >>
<< Leah ha aspettato tre mesi prima di dirmi: “Edward mi sono innamorata di Sam.. è da un po’ che ci frequentiamo.. è finita!” Subito l’ho scongiurata e scongiurata di tornare con me, ma poi quando un giorno facendo una sorpresa a casa sua con un mazzo di fiori, mi venne ad aprire alla porta mezza nuda con Sam dietro di lei.. capii che idiota che ero stato a credere ancora in una possibilità.. e così da quel giorno tagliai tutti i ponti.. seppi da mia madre che andò a vivere con lui.. >>
<< Mi dispiace Edward.. >> presi la sua mano e ne baciai il dorso.
<< Di lì iniziai a far il cazzone con tutte le ragazze che mi capitavano.. poi dopo un po’ mi stancai e capii che prima o poi avrei trovato quella giusta.. >> finii il mio discorso con un’alzata di spalle, mentre Isabella per l’ennesima volta si soffiava il naso.
<< Però non hai risposto alla mia domanda.. >> la guardai interrogativo e continuò << Perché prima della partita pensavi che avessi chiesto e ottenuto io la maglietta con il numero dieci? >>
<< Perché sono un’idiota.. >> dissi sorridendo sinceramente pentito..
<< Mi piace come affermazione e la concordo in pieno ma non puoi essere un po’ più specifico.. >>
<< Isabella tu mi piaci e tanto.. >> sganciai la bomba, mal che vada mi avrebbe buttato fuori di casa, lei mi guardò con la bocca aperta dallo stupore, era qualcosa..no?
<< Ti ho raccontato la mia storia con Leah perché non voglio avere segreti con te e per farti capire il mio stupido modo di comportarmi. Mio fratello dice che ho dei grossi problemi di relazioni sociali e ha ragione, solo che non riesco a fidarmi delle altre persone e per questo ti chiedo immensamente scusa Isabella.. >>
Mi ero immaginato di tutto, o quasi, perché quello che fece Bella mi stupì nuovamente: si avvicinò e mi abbracciò, appoggiando la testa sul mio petto. Automaticamente la strinsi forte a me.
<< Anche tu mi piaci tanto Cullen.. però devi smetterla di farmi scoppiare la testa per i tuoi cambi di umore. Intesi? >>
<< Intesi.. >> il silenzio regnò sovrano per qualche minuto.
<< Perché il numero settantasette? >> chiesi curioso.
<< Era il numero della maglietta di mio padre.. >> iniziai ad accarezzarle i capelli.
<< Ho notato.. che quando salutate le altre persone tu e Rosalie non date mai troppa confidenza, non che sia sbagliato però.. ad esempio quella volta nello spogliatoio quando Jasper vi ha presentate al resto della squadra vi siete limitate ad alzare le mani e basta.. perché? >> era una domanda che mi premeva da un po’, ma avevo sempre avuto paura di osare troppo.
<< Ah.. >> la sentii subito irrigidirsi.
<< Se non vuoi.. >> provai a metterla a proprio agio.
<< No affatto. Vedi, io e Rosalie quando i nostri genitori si sono separati siamo state sempre un po’ spedite come dei pacchetti postali, non fraintendere.. sia Charlie che Reneè ci volevano e ci vogliono molto bene e si continuano a preoccupare per le nostre esigenze. >>
Un brivido scese lungo la mia schiena quando Bella iniziò a muovere ingenuamente la sua mano sul mio petto, sciogliendosi dalla posa rigida che aveva acquisito.
<< Fin da piccole però dovevamo incontrare persone su persone, ci salutavano con una stretta di mano, alcuni ci stringevano le guancie, ci toccavano i capelli.. ovvio che non lo facevano apposta ma.. era più forte di noi ci dava fastidio. Vedi Edward, io e Rose alle apparenze siamo tanto forti, ma invece.. ci imbarazziamo facilmente e odiamo il ricordo del disagio che ci accompagnava in quei momenti. >>
<< Però con me ed Emmet non ci sono stati problemi. >> ammisi sincero.
<< No perché voi non siete come tutti gli altri.. >>
Sbadigliò.
<< Grazie.. >> lasciai un bacio sui suoi capelli profumati stringendola maggiormente a me.
<< Grazie a te di aver rischiato la tua salute per venir a parlare con me.. >> ridemmo all’unisono, era così bello stare con lei.
<< Emmet mi aveva detto che mi sarei dovuto battere con delle calzine blu antiscivolo, però quelle rosse mi piacciono di più.. >>
Nascose la testa tra il mio collo, in un gesto molto intimo, prima di darmi un buffetto sul petto.
<< Emmet questa me la paga! >> scoppiai a ridere e dopo un po’ anche lei con me.
Il silenzio ci sommerse, sentivo il suo respiro a poco a poco farsi sempre più regolare.
E così si addormentò fra le mie braccia, per un attimo pensai di andarmene subito, ma poi guardando il suo viso disteso e sereno, non potei che rimanere a guardarla rapito dalla sua bellezza.
Nel mio stomaco tante farfalle battevano le ali felici come non avevano mai fatto fino ad all’ora.
 
 

Non voglio fare una scrittrice frustrata, ma vorrei invitarvi ad andare a leggere la mia nuova storia: From Seattle to London.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1558077&i=1
Grazie in anticipo a tutte!

 
 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***



Scusate il ritardo, ma come ho già detto in precedenza sono in periodo esami = casino!
Per fortuna giovedì dovrò dare l'ultimo esame di questa sessione!
Grazie a voi tutte che leggete la mia storia e un pensiero speciale anche a chi la recensisce!!!!!
Buona lettura e a presto..


CAPITOLO 17


<< Facciamo un gioco.. ti va? >> alzai lo sguardo sul mio interlocutore un po’ perplessa dalla sua iniziativa.
<< Non guardarmi con quella faccia.. mica voglio giocare a nascondino! Anche se un paio di giochetti con te li avrei in mente.. >> non riuscì a finire la frase perché gli arrivò subito un scappellotto sulla nuca.
<< Pervertito! >>
<< Dai Isabella stavo scherzando.. >> sospirai, in fondo anche io nella mia mente avevo un paio di giochetti niente male..
Cercai di riprendere l’attenzione su Edward.
Eravamo in una caffetteria a Port Angeles, era domenica pomeriggio, lui sorseggiava il suo cappuccino e io la mia stupenda cioccolata calda con panna: una delizia.
<< Pensavo.. ognuno di noi fa una domanda all’altro.. però a quella stessa domanda dovrà rispondere anche lui.. Mi segui? >>
<< Come un’ombra.. >> dissi sorridendogli.
<< Ad esempio come ti chiami? >>
<< Isabella >> allungai la mia mano verso la sua, in un chiaro invito a stringerla.
<< Edward.. piacere.. >> afferrò la mia mano e ne baciò il dorso, abbassai lo sguardo sul tavolo per un attimo prima di riportarlo nei suoi profondi occhi verdi.
<< Dai ho capito.. inizia tu.. >>
Mise la mano sotto il mento ricoperto da un sottile strato di barba, si fece per un attimo pensieroso.
Mi morsi il labbro, era bellissimo, rasentava la perfezione.
Un attimo dopo gli si illuminarono gli occhi, capii che aveva trovato una domanda.
<< Quanto ti piaccio da uno a dieci? >> lo guardai stralunata.. ma che cavolo di domanda era? Non avevamo stabilito di conoscerci un po’ meglio?
<< Sei >> dissi dicendo il primo numero che mi veniva in mente.
Per un attimo sembrò restarci male, ma poi si riprese subito, in particolare quando iniziai a sorridergli complice.
<< Volevo dire dieci.. ma dato che mi hai dato appena la sufficienza ti meriti un nove meno.. >> scoppiammo tutti e due a ridere, era bello stare così con lui.
Insomma, era bello stare con lui, punto.
<< Tocca a te.. >>
<< Il tuo colore preferito? >>
<< Blu! >>
<< Se proprio devo scegliere il viola.. >> dissi alzando la mia mano, dove Rosalie la sera prima mi aveva messo lo smalto proprio di quel colore.
Si leccò le labbra con far malizioso: così mi voleva morta.
<< Il tuo libro preferito? >>
<< Orgoglio e pregiudizi.. adoro la Austin! >>
<< Topolino.. >> disse invece lui tremendamente serio e convinto.
Lo guardai stupita con gli occhi sgranati, non poteva dire sul serio!
<< Ma quello è un fumetto!!! >> lui mi guardò ancora per un attimo serio e poi scoppiò a ridere, in un attimo mi unii anche io a lui.
Quando le risate si furono interrotte, avevo quasi le lacrime agli occhi, mi sentivo così felice con lui, la sua risata era così bella..
<< Si lo so.. Oddio la tua faccia era spettacolare! >> prese fiato, prima di continuare << Mi piace ad esempio Ken Follett, Tolkien, King.. non riesco a trovarti un libro in particolare, forse “Il signore degli anelli”, ma non ne sono molto convinto.. >>
Le domande da entrambi le parti continuarono a fiume, mi chiese dei miei film preferiti, del mio cartone animato preferito, il mio genere musicale preferito e quello che non sopporto..
Dal mio canto anche io feci molte domande incuriosendomi sempre di più della sua vita, per quel pomeriggio non volevo imbarazzi ed ero molto convinta sul fatto che anche lui la pensasse tale e quale a me.
Gli chiesi del suo piatto preferito, se era allergico a qualcosa, il suo dolce preferito, cosa odiava mangiare, da quanto tempo giocava a calcio e molto altro ancora.
<< Che vuoi fare da grande? >> chiese con un sorriso a dir poco illegale.
Mi fermai per un attimo a pensare.
<< Effettivamente questa è una domanda che io stessa mi sono fatta tante volte.. da grande >> lo guardai sorridendo e perdendomi un attimo a guardare i suoi denti candidi e perfetti, << mi piacerebbe laurearmi in letteratura, oppure continuare a giocare a calcio.. data l’opportunità che mi darà la nazionale.. ma non so.. >>
<< Beh hai quasi un anno per pensarci.. no? >>
<< Si.. vedrò.. magari qualcuno mi aiuterà a decidere.. >> lasciai in sospeso la frase, proprio perché il “qualcuno” voleva essere un sottinteso.
<< E tu? >>
<< Io non voglio giocare a calcio da grande.. mi piacerebbe seguire le tracce di mio padre e diventare medico.. >> mi stupii della sicurezza con cui mi confidò i suoi progetti!
<< E in che campo ti piacerebbe specializzarti? >>
<< Magari neurologia o cardiologia, però non mi dispiacerebbe nemmeno fare fisioterapia.. magari anche io avrò la fortuna di poter avere un aiuto per decidere bene i miei progetti.. >> per l’ennesima volta in quel pomeriggio di metà ottobre sorrisi nella sua direzione.
<< Vuoi farmi un’ultima domanda.. oppure torniamo a casa, si è fatto tardi.. >> mi disse guardando l’orologio un po’ triste.
<< No.. andiamo a casa.. è già quasi ora di cena! Il tempo con te è passato così in fretta.. >> affermai sincera.
<< Ok.. vestiti! Io intanto vado a pagare.. >>
Provai a protestare ma non ci fu alcun verso di convincerlo.
Afferrai il cappotto e mi alzai per seguirlo alla cassa, pagò e quando si girò a guardarmi mi squadrò soffermandosi più volte sulle scarpe alte che avevo indossato per l’occasione.
Alzai un sopracciglio come volerlo invitare a sputare il rospo quando si fosse nuovamente degnato a portare i suoi occhi verdi nei miei.
<< Scusa.. >> disse quando notò la mia faccia.
<< Ti piace quello che vedi? >> chiesi, stupendomi della mia audacia.
<< Si.. tanto.. >> si avvicinò al mio orecchio, mentre vicini uscivamo dal locale.
<< Poi quando indossi quel tipo di scarpe.. mi fai andare fuori di testa >> rimasi a dir poco spiazzata dalla sua rivelazione, brividi scivolavano lungo la mia schiena.
Come un gentiluomo mi aprì la portiera e mi fece salire nella sua Volvo.
Il viaggio fu piacevole, ridemmo e scherzammo per tutto il tempo.
Una volta arrivati davanti al vialetto di casa Swan, tornò un po’ di imbarazzo, quel pomeriggio ci eravamo scambiati qualche bacio sulla guancia, qualche sfioramento di mano, ma nulla di più e nulla di meno.
<< Ehm.. grazie per il bel pomeriggio.. sono stata bene con te! >> dissi per stemperare un po’ la cappa di imbarazzo pesante che si era formata.
<< Anche io Isabella.. >> lo interruppi subito
<< Guarda che a questo punto puoi chiamarmi Bella.. >> dissi sorridendo, lui continuò come se nulla fosse..
<< Non mi hai ancora risposto alla domanda che mi ha fatto prima mentre uscivamo dal locale.. >> quando notò il mio grande punto interrogativo proseguì.
<< Ti piace quello che vedi? Io ho risposto.. ma tu no.. se vogliamo seguire le regole di oggi.. devi rispondere! >>
Sembrava quasi che ci fossero le fiamme nei suoi occhi, era semplicemente da manicomio, feci un sospiro e mi avvicinai.
Piano.
Piano.
Fino a quando mi trovai a un passo dalle sue labbra, sempre mantenendo i miei occhi inchiodati nei suoi, stupiti. Bastava un no nulla e ci saremmo baciati.
<< Si, anche a me piace ciò che vedo.. >>poggiai le mie labbra all’angolo della sua bocca, << A me le tue fossette di Venere fanno andare fuori di testa.. >> soffiai sempre nella stessa posizione, prima di ritirarmi e aprire la portiera.
Lui se ne stava lì a stringere il volante con le mani e a guardarmi allucinato.
<< Ciao Edward.. a domani! >> dissi ridendo della sua espressione e avviandomi verso la porta di casa.
 
 
†††
 
 
L’indomani a scuola non ci furono molte possibilità di parlare, durante la mensa mi fece due domande inerenti alla scuola e lo stesso feci io, ma poi continuammo a chiacchierare con gli altri.
Il mio ritorno a scuola dopo una settimana di assenza fu preso bene da tutti i miei amici, stranamente anche David e Mike sorrisero più volte nella mia direzione.
All’ora di biologia, come sempre io ed Edward ci avviammo verso l’aula insieme chiacchierando degli allenamenti che mi ero persa ultimamente; ad un certo punto ci affiancò un tipo, con il quale non avevo mai parlato, anche se ero più che sicura che facesse parte della nostra classe di biologia.
<< Ciao >> iniziò con un tono un po’ da sbruffone.
<< Ciao >> risposi gentile, accennando un sorriso timido, vidi al mio fianco Edward serrare i pugni e rispondere al saluto con un spostamento impercettibile della testa.
<< Io sono Tyler.. piacere, sono il capitano della squadra di nuoto >> mi offrì la mano, che ovviamente non strinsi; ringraziai il fatto di avere le mani occupate dai libri.
<< Il piacere è mio, sono Isabella >>
<< Si so chi sei, volevo chiederti se ti andrebbe di venire con me alla festa di Halloween alla riserva oppure uscire un pomeriggio di questi.. che ne dici? >> finì le sue richieste con un occhiolino.
Intanto eravamo arrivati nell’aula e come sempre mi stavo sedendo al mio posto, mentre Tyler rimaneva in piedi davanti a me, sempre con un atteggiamento piuttosto da sbruffone.
<< Senti Tyler mi dispiace ma.. no, sei stato molto gentile a chiedermelo però! >> dissi più per educazione che per altro.
<< Ah ok.. vabbè dai ti lascio il mio numero, se cambi idea.. >> dopo avermi passato un bigliettino sopra il quale c’era un numero e avermi fatto l’ennesimo occhiolino, andò a sedersi al suo posto in fondo all’aula.
Odiavo quei momenti.
Mi girai verso Edward e vidi che era apparentemente concentrato sul suo libro di biologia, anche se piuttosto scazzato, ma non riuscii a chiedergli spiegazioni, perché entrò il professore che diede inizio alla lezione.
Per tutto il tempo presi appunti e mi mostrai attenta, non volevo che l’aver perso una settimana per malattia, influisse sulla mia media.
Alla fine, mentre raccoglievo i miei fogli e il libro, vidi Edward alzare gli occhi e guardare malissimo alle mie spalle, in un attimo mi ritrovai un altro ragazzo davanti.
Questo era biondino e se non sbagliavo il suo nome era Mitch o qualcosa del genere.
<< Ciao Isabella >> mi disse sorridendo, c’eravamo scambiati qualche parola una volta, << Ciao.. >> risposi continuando concentrandomi a raccogliere le penne colorate che avevo usato.
<< Sei stata assente una settimana.. come stai? >>
<< Meglio grazie.. >> continuai telegrafica.
<< Senti mi chiedevo se ti andrebbe di uscire domani pomeriggio, oggi so che hai gli allenamenti.. >> Oddio! Ma che era successo? Perché mi chiedevano tutti di uscire?
<< Grazie Mitch >> dissi sperando di aver azzeccato il nome e dal sorriso che mi fece immaginai di si.. << mi piacerebbe, ma dato che ho perso una settimana ho molto da studiare! >>
<< Ah ok.. beh fammi sapere se ti liberi.. >>
E com’era arrivato, per fortuna se ne andò.
Sospirai alzando gli occhi al cielo, per oggi ne avevo già abbastanza.
Con Edward che pur avendomi aspettato continuava a rimanere silenzioso, ci incamminammo per il corridoio, il nostro non era un silenzio sereno, sentivo un’atmosfera piuttosto pesante e cupa.
Cosa che peggiorò notevolmente quando mi accorsi che gran parte dei ragazzi che si trovavano nel corridoio iniziò a salutarmi, a sorridermi e a farmi occhiolini ammiccanti, automaticamente iniziai ad aumentare il passo fino quasi a ritrovarmi a correre.
Una volta all’aperto inspirai forte l’aria fresca di Forks e mi sedetti a peso morto su una panchina, chiudendo gli occhi.
Quando sentii una presenza vicino a me, gli aprii subito.
Era Edward, a cui indirizzai un sorriso di circostanza.
<< Tutto bene? >>
<< Si.. >> dissi prima di scoppiare, << ma che cazzo è preso ai maschi oggi? Ma li hai visti? Sembrano tutti dei morti di fame! >>
Quando dopo qualche minuto non sentii risposta ai miei sproloqui mi girai verso di lui e vidi che aveva le mani nei capelli, che stropicciava con far nervoso.
<< Edward? >> nessuna risposta.
Afferrai una sua mano e la tolsi dalla massa di capelli, cercando in qualche modo di farlo tornare sulla Terra.
<< Hai qualche lezione importante? >>
<< No.. >> risposi titubante, non capendo bene le sue intenzioni.
Strinse le nostre mani intrecciate e si alzò, costringendomi ad alzarmi a mia volta e iniziò a correre verso le scale antincendio della scuola; fece i gradini a due a due e continuò a salire, fino a quando ci ritrovammo sul tetto.
Qui aprì la porta e iniziò a scendere una rampetta di scale.
Fino a quando ci ritrovammo in quello che doveva essere il locale caldaia, al suo interno oltre ovviamente la caldaia, c’era una sedia e un armadietto.
<< L’ho scoperto al secondo anno.. Non viene mai nessuno qui a controllare! >>
Lo guardai mentre apriva l’armadietto e tirava fuori delle coperte, che in seguito sistemò per terra.
<< Ci portavi le tue conquiste qui? >> chiesi in un tono che divenne parola per parola più acido di quanto avrei mai voluto.
Dal canto suo lui si limitò a sorridere, si sedette per terra con la schiena attaccata al muro e mi fece cenno di andarmi a sedere affianco a lui.
Lo assecondai anche se ero leggermente infastidita dalla sua non risposta.
<< No non ci portavo le mie conquiste! Semplicemente lo utilizzavo come nascondiglio quando non avevo voglia di stare a lezione. L’ho usato tanto nel periodo dopo che Leah mi lasciò.. >> non risposi, gli afferrai soltanto la mano.
<< Bella >> rimasi sorpresa era la prima volta che mi chiamava così, << non mi piace per niente che tutti quei sciacalli là fuori continuino a guardarti e immaginarti in tutti i modi possibili e immaginabili.. >> affermò un Edward tremendamente serio.
<< Ah.. >>
Gran risposta, complimenti Bella.
<< Te l’avrei chiesto io per primo se volevi venire con me alla festa di Halloween alla riserva, ma quel cretino di Tyler è arrivato prima.. >>
Edward Cullen era geloso, come avevo potuto rendermene conto solo in quel momento? C’era qualcosa di così dolce nella sua voce che non riuscii a non donargli un po’ di conforto.
<< Si peccato che a Tyler abbia detto no.. mentre se per pura coincidenza me lo chiedessi tu.. beh.. potrei dirti di si.. >>
Mi baciò la fronte, sorridendo sulla mia pelle.
<< Sei geloso Cullen? >>
<< No.. tu? >> chiese guardandomi negli occhi
<< No nemmeno io.. >>
Trenta secondi dopo eravamo piegati in due dalle risate.
<< Ti va di continuare con le domande? >>
Fuori aveva iniziato a piovere, si sentiva il rumore della pioggia battere sul tetto.
<< Si.. >> dissi appoggiando la testa sulla sua spalla e allungando le gambe.
<< Il tuo migliore amico e la tua migliore amica? >> chiesi curiosa, prendendo l’iniziativa.
<< Emmet su tutta la linea.. Invece migliore amica ti confesso che non c’è l’ho proprio, qualche amica ma nulla di che.. e tu? >>
<< Il mio migliore amico è in assoluto Jacob, il ragazzo che hai conosciuto alla mia festa, ci conosciamo in pratica da quando io e Rose siamo nate e lo reputo come un fratello.. invece migliore amica ovviamente Alice! E Rosalie! >>
<< Il tuo primo fidanzatino? >> chiese ridendo sotto i baffi.
<< Mmm.. Derek, in quarta elementare mi sembra, abbiamo mantenuto i contatti, ogni tanto ci sentiamo ancora.. e tu? La prima bambina a cadere ai piedi dell’ affascinante Edward Cullen? >>
<< Julie.. la reputavo carina in terza elementare, ma forse preferivo di più i biscottini al cioccolato che mi offriva sempre! >> scoppiai a ridere, era proprio un caso perso.
<< Il tuo primo bacio? >> chiesi, quando finalmente il mio attacco di risate scemò.
<< Rebecca, posso essere sincero? E’ stata una delle cose più schifose che io abbia fatto in vita mia.. >>
<< Addirittura? >> la sua affermazione m’incuriosì parecchio.
<< Si.. veramente! E tu invece? >> rimasi un attimo di troppo zitta, non sapevo se era una buona idea confidargli il mio primo bacio, ma avevamo deciso di essere sinceri, quindi..
<< Jacob >> sussurrai, forse anche un po’ imbarazzata.
<< Quel Jacob? >>
<< Si, ci abbiamo provato per un po’ a stare insieme ma ovviamente l’amicizia era più importante per tutti e due, e così ora siamo quello che siamo.. >>
<< Ah.. >> disse solamente, aveva lo sguardo basso, con il dito portai il suo mento alla mia altezza e mi persi nei suoi profondi occhi verdi.
Sentii la sua mano appoggiarsi sul mio collo e in un attimo le sue labbra sfiorarono le mie, in uno sfioramento tenero, ma passionale.
Poco dopo tornai con la testa sulla sua spalla mentre la sua mano era abbandonata sul mio grembo. Era così bello stare con lui così.
<< La tua prima volta? >>
<< Derek, a diciassette anni. >> risposi seria.
<< Il tuo primo fidanzatino? >>
<< Si proprio lui, ma durò poco, alla fine non funzionò. Lo facemmo solo una volta
 e ti posso assicurare che è una delle cose più schifose che io abbia fatto in vita mia, semplicemente perché mi accorsi, purtroppo dopo, di non essere pronta.. Successivamente mi misi insieme ad Andrew e con lui fu tutta un’altra storia. >> presi fiato, dovevo, o meglio volevo, raccontargli qualcosa di me.
<< Sono stata quasi un anno con lui, è stato bello, romantico.. ma sentivo che mi mancava sempre qualcosa, anche se ancora adesso non so cosa. Giocava nella mia vecchia squadra, era bravino.. finì a maggio quando eravamo in pieno campionato, sinceramente non ci rimasi neanche così male! E neanche lui, continuammo a mantenere i rapporti al minimo sindacale ma diciamo che erano più le volte che non ci parlavamo.. >>
Continuammo a farci domande l’un l’altro fino a quando la campanella della fine delle lezioni ci ridestò, costringendoci a uscire e andare verso il campo da calcio per l’allenamento.
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


Aggiungo di corsa!
Buona lettura e grazie a tutte, silenziose e non, per l'affetto che mi dimostrate nel recensire e anche solo leggere ogni capitolo!



CAPITOLO 18
 
Era un monotono martedì sera.
Jasper guardava una partita alla tv, Rosalie era da qualche parte nella casa che sicuramente parlava al telefono con Emmet ed io ero in cucina che preparavo una torta. Quella mattina avevo promesso ad Edward che gliene avrei fatta una tutta sua.
Immersa nel compito di mescolare i vari ingredienti, non mi accorsi che mia nonna mi fissava con uno strano sorrisino sulle labbra dalla porta della cucina.
<< Ciao >> dissi un po’ titubante.
Intanto lei, sempre con il suo sorrisetto, si venne a sedere in uno degli sgabelli della penisola, prima di rispondermi: << Ciao tesoro mio.. >>
<< Nonno? >>
<< È di là con Jasper.. guardano la partita! Stai preparando una torta.. >> disse, anche se sembrava più un’affermazione che una domanda, decisi di rispondere comunque.
<< Già.. al cioccolato.. >>
<< Rosalie? >>
Stavo per risponderle, quando mia sorella fece il suo ingresso nella cucina, con un sorriso che faceva sicuramente invidia a quello di un bambino la mattina di Natale.
<< Sono qui nonna.. ero andata un attimo di sopra >>
Ci fu qualche momento di silenzio, rotto solamente dall’eco della partita nel salotto e dalla ventola del forno.
Rose si appoggiò al ripiano e con un dito prese un po’ di impasto dalla ciotola.
<< Ragazze.. non mi raccontate niente? >> chiese la nonna con un tono di una che la sapeva lunga, molto lunga.
<< Ma nulla di che.. >>
<< Sicura Bella? >> portai il mio sguardo su mia sorella, mentre la nonna si metteva a ridere di gusto, mi aveva fregato.
<< Il tuo nulla, comprenderebbe i fratelli Cullen per caso? >>
Alzai gli occhi al cielo, beccata e affondata.
<< Si nonna >> rispose prontamente Rose << infatti volevo avvisarti che la sera di Halloween andremo a una festa.. >> abbassò lo sguardo arrossendo e io con lei.
<< Con loro >> dissi io
<< Uscendo ufficialmente.. >>
Nonna Sarah sorrise sorniona, prima di chiederci di raccontarle i dettagli del nostro rapporto con Edward ed Emmet.
Iniziò a parlare Rose, tra lei ed Emmet c’erano stati solo due baci, anche se come me ed Edward, era ovvio a molte persone che stavano insieme; cosa che, dopo la festa di Halloween sarebbe divenuto di dominio pubblico.
Infornai la torta e mi sedetti con loro due su uno dei tanti sgabelli.
Alla fine dei nostri rispettivi racconti la nonna ci guardò con gli occhi che brillavano di contentezza, sicuramente era felice per noi.
<< Io ed Esme abbiamo sperato così tanto.. sono contenta che finalmente i nostri desideri si siano espressi! Emmet ed Edward sono così due bravi ragazzi e da come mi ha raccontato la loro mamma sono così presi da voi.. >>
Il mio cuore iniziò a battere più forte dopo quella confessione, sorrisi e lo stesso fece mia sorella.
<< Solo che c’è un grosso problema per la serata di Halloween >> affermò mia nonna rattristendosi improvvisamente.
<< Quale? >> chiesi già preoccupata.
<< Ho invitato degli amici di famiglia e vorrei che voi foste presenti.. già Jasper non ci sarà perché a casa Brandon.. almeno voi ragazze.. >>
Guardai mia sorella tristemente, come avrei potuto dirlo ad Edward? Ci sarebbe andato con Tanya, o ancora peggio magari con Leah.. però sapevo di non poter offendere la nonna, non ci chiedeva mai niente!
<< Beh nonna.. se la metti così certo ci saremo.. >>
<< Molto bene! >> s’infervorò subito lei, << dovremo pensare a cosa preparare.. >>
Abbacchiata dalla brutta notizia appena ricevuta, non feci neanche caso che mi era arrivato un messaggio, probabilmente di Edward.
<< E chi sarebbero queste persone? >> chiese Rose.
<< Ma ragazze! Dovrebbe essere ovvio no? >>
Alzai il mio sguardo dalla superficie del piano e lo puntai nei suoi occhi.
<< I Cullen! Io ed Esme abbiamo già organizzato tutto.. mangiamo cena e poi voi ragazzi uscite e andate a quella festa! Non è perfetto? >>
Contemporaneamente senza volerlo sia io, che Rosalie ci buttammo sulla nonna abbracciandola!
<< Grazie nonna! Non è perfetto, di più.. >>
La nonna ci strinse per un po’ accarezzandoci i capelli dolcemente, come quando eravamo piccole, prima di congedarsi e andare nel salone.
La mia gemella felice come una Pasqua decise di andare al piano superiore ed avvisare il suo Emmet, mentre io mi ricordai di aver ricevuto un messaggio.
Ehi paperotta!
Ma lo sai che io ed Emmet abbiamo appena scoperto che abbiamo un certo invito a cena per la sera di Halloween! Che stai facendo? Ho voglia di vederti!
Sorrisi come una scema, Edward aveva iniziato a chiamarmi paperotta per via della mia abitudine di mettermi le infradito dopo gli allenamenti; effettivamente aveva ragione, mi facevano sembrare ancora più bassa e più buffa.
Risposi subito.
Ciao carotino mio!
Mi è giunta voce poco fa.. peccato, non ci vedremo allora.. ;)
Sto facendo una cosa.. domani vedrai! Tu che stai facendo? Mi vuoi vedere? Beh.. vieni pure qui.. sto andando giusto in camera mia..
 
Spensi il forno, mi girai e dopo aver salutato il nonno e Jasper in salone raggiunsi la mia camera. Feci la cartella per il giorno dopo e anche il borsone, come un’alunna diligente e mentre stavo infilandomi i pantaloni del pigiama il cellulare mi avvisò dell’arrivo di un nuovo messaggio.
Stronzetta! Non puoi mica dirmi certe cose se ci tieni a me! E non chiamarmi carotino! Non è per niente virile.. Cmq sto guardando la partita con mio fratello e mio padre.. Che cosa dovrei vedere domani?
 
Finii di infilarmi il pigiama e mi coricai sotto le coperte. Intanto Rosalie fece il suo ingresso in camera e mi raggiunse.
<< Emmet mi ha detto che stanno guardando la partita di baseball alla tv.. >>
<< Lo so.. >>
<< Pensavo.. hai già in mente che cosa mettere dopo domani alla festa? >>
<< Vagamente.. e tu? >> chiesi guardandola con il nostro sorriso da mille e una parola.
<< Ovvio.. faremo vedere chi sono le gemelle Swan! >>
Sorrisi contenta prima di rispondere per l’ultima volta ad Edward, sapevo che se fossimo andati avanti a messaggiare gli avrei rivelato la piccola sorpresina che avevo in serbo per lui.
Lo vedrai domani.. ora ti saluto perché sono sicura che troveresti il modo per farti rivelare quello che ho in mente..
Dolce notte Ed..
 
Poco dopo arrivò la sua risposta che mi fece addormentare tra le braccia di Morfeo felice.
 
Dolce notte anche a te paperotta mia..
 

†††

 
 
Finalmente era arrivata la fatidica sera di Halloween e per altro anche la sera in cui avrei incontrato ufficialmente i genitori del mio ragazzo, non stavo più nella pelle.
La torta al cioccolato con Ed era stato un vero e proprio successo, se l’era mangiata quasi tutta da solo, lasciandone una porzione ad Emmet che l’aveva implorato di dargliela. Quando si mettevano erano due bambini.
Per la sera era tutto a posto, la casa era stata pulita più volte a fondo, c’era così tanto cibo che avrebbe per lo meno sfamato un reggimento intero e io e Rose eravamo in camera che finivamo di sistemarci.
Per la cena con i signori Cullen avevamo pensato a qualcosa di semplice, poi per uscire ci saremmo cambiate nei migliori dei modi.
Io avevo optato per un paio di jeans chiari e una maglia sul grigio, mentre Rose jeans neri e maglia grigia; ai piedi ovviamente le immancabili Converse.
Ci dirigemmo verso la parte di casa abitata dai nonni, dove ci sarebbe stata la cena, nel salone svettava il tavolo ben apparecchiato, con i piatti bianchi e gli allegri tovaglioli arancioni; qua e là avevamo messo qualche candela accesa che ricreava un’atmosfera intime e deliziosa.
Sentii suonare alla porta e mio nonno con un sorriso a trentadue denti andò ad aprire.
I primi ad entrare furono i signori Cullen e subito dopo spuntarono in casa anche Emmet ed Edward, che ci sorrisero subito contenti. Intanto era anche arrivata dalla cucina, per accogliere i nostri ospiti, nonna Sarah.
<< Carlisle, Esme lasciate che vi presenti le mie nipoti preferite >> iniziò nonno Billy, << Isabella e Rosalie >>.
Mi sporsi in avanti per prendere la mano che Carlisle mi stava porgendo con un sorriso, ora capivo da chi aveva preso Edward.
<< Piacere signor Cullen >> dissi educatamente.
<< Il piacere è mio Isabella, ma chiamami pure Carlisle.. >>
Lo stesso fece con Rosalie.
Esme invece ci strinse subito in un classico abbraccio da mamma, complimentandosi, con un po’ di nostro imbarazzo, per la nostra bellezza.
<< Grazie signora Cullen >> rispose questa volta Rose.
<< Esme, chiamatemi Esme! >>
<< Grazie Esme.. >>
<< I ragazzi hanno portato la roba per cambiarsi dopo.. >> iniziò la signora Cullen, o meglio, Esme.
<< Oh! Ma certo.. ragazze perché non li accompagnate in una stanza a posarla? Vi chiamo io quando è pronto. >> continuò nonna Sarah, non so perché, ma immaginai che le due ci stavano lasciando giusto un po’ di tempo da passare insieme prima della cena.
Afferrai Edward per mano con un sorriso e lo portai nella nostra parte di casa, lo stesso fece mia sorella Rose con Emmet che in una mano teneva una borsa, probabilmente quella del cambio.
Arrivati al nostro piano Rose mi fece un occhiolino e si portò in camera Emmet.. mentre io continuai fino alla mia camera.
Una volta che ebbi chiusa la porta alle mie spalle le sue labbra furono subito sulle mie, mi arpionai ai suoi capelli, mentre le sue mani vagavano sulla mia schiena.
<< Mi sei mancata.. >> disse quando ci staccammo ansanti.
Lo guidai fino al letto e mi sedetti con lui affianco. Ci abbracciammo.
<< Anche tu mi sei mancato tanto.. >>
Ci sbaciucchiammo per un po’ come due adolescenti.
Adoravo farmi baciare da lui.
<< Come ti vesti stasera? >> chiese curioso ad un certo punto.
<< Non te lo dico.. aspetta e vedrai.. >>
<< Neanche un piccolo suggerimento? >> continuò, facendomi il labbrino e gli occhi dolci. Mi sciolsi completamente.
<< Nero e rosso.. >>
<< Mmm.. >>
Mi morse la guancia, avvampai, ma non di imbarazzo.
Per fortuna arrivò la voce della nonna che ci chiamava, altrimenti non so come sarei riuscita a trattenermi dal saltargli addosso.
Dopo un ultimo bacio passionale ci staccammo se pur a malincuore e c’incamminammo verso il nostro Halloween in famiglia.
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


Buona lettura care lettrici, corro a rispondere alle vostre stupende recensioni!


CAPITOLO 19 – POV EDWARD
 
Io ed Emmet, pieni come due panini, eravamo svaccati sul divano nel salone, mentre aspettavamo le nostre due ragazze che ci raggiungessero per andare alla festa.
Ci eravamo già cambiati, togliendoci la camicia che nostra madre ci aveva quasi imposto per fare bella figura con i signori Swan e mettendoci una più comoda maglietta che sotto il giubbotto di pelle aveva il suo perché.
Il suono di tacchi che scendevano le scale diradò i miei pensieri.
Mi girai e rimasi completamente folgorato: erano bellissime.
Rosalie tutta in nero con dei tacchi altissimi leopardati, mentre Bella era divina; anche lei tutta in nero con delle scarpe rosse dai tacchi altissimi.
<< Andiamo? >> chiese Rose sorridendo verso Emmet, che aveva il mio stesso sguardo da pesce lesso.
<< Si..? >> risposi io, prima di aprire la porta di casa ad entrambe.
<< Edward guido io.. >> disse mio fratello, finalmente tornato sulla Terra.
Mi limitai ad annuire con la testa; una volta usciti di casa e andati verso la Volvo, posteggiata vicino alla Mercedes di mio padre, e aprii, da vero gentiluomo, lo sportello posteriore a Bella.
Il viaggio fino alla riserva fu breve a causa della guida spericolata di mio fratello, in macchina c’era un bel silenzio, ma non di imbarazzo: Emmet aveva una mano intrecciata a quella di Rose sul cambio, mentre Bella aveva la testa sulla mia spalla e la mano nella mia.
All’esterno della palestra si sentiva già la musica assordante.
<< Non te l’ho ancora detto ma.. stasera sei bellissimissima.. >>
Sorrise, arrossendo un po’.
<< Grazie.. >>
<< Posso farti una domanda? >> annuì, guardandomi con curiosità.
<< Quei pantaloni sono di pelle? >>
<< Oh si! Ehm.. >> si morse il labbro, << Non ti piacciono? >>
<< Mi piacciono da morire paperotta.. >>
Se possibile arrossì ancora di più.
All’entrata c’era Seth con Daniel e Lucinda, scambiammo qualche parola prima di entrare nella confusione.
La palestra era stata completamente trasformata, dal soffitto pendevano delle finte tele di ragno con dei pipistrelli attaccati e delle luci rosse che rendevano l’atmosfera veramente tetra e sinistra.
L’unica nota colorata e divertente erano le zucche arancioni sparse qua e là tra la gente. Avevo già perso di vista Emmet e Rosalie.
<< Cerchiamo Jasper e Alice? >> chiese Bella urlandomi nell’orecchio per sovrastare la musica sparata a manetta dalle casse.
Strinsi forte la sua mano e m’inoltrai nella folla.
<< Ciao Bella! >> sentii urlare, mi girai e trovai Mitch che la stava spogliando con lo sguardo.
<< Ciao! >>
<< Allora sei venuta, sono contento! Ti va di ballare? >>
L’avrei strozzato.
<< Mi piacerebbe ma sono con il mio ragazzo e questa sera sono tutta sua! Ci si vede in giro! >>
E detto questo lasciò Mitch come uno stoccafisso in mezzo alla pista, trascinandomi verso il fondo della palestra, ero rimasto anche io spiazzato dalla sua rivelazione: “sono con il mio ragazzo e questa sera sono tutta sua!”.
Come suonava maledettamente bene.
Stavamo per raggiungere Jasper ed Alice quando delle unghie laccate di rosso si posarono sul mio petto e mi fecero fermare di colpo.
<< Eddinoooo! Sei venuto! Balliamo? >> chiese subito con la sua voce petulante Tanya, stampandomi un bacio appiccicoso sulla guancia.
Vidi distintamente alle sue spalle, Bella chiudere gli occhi e stringere ancora di più la mia mano che, nonostante l’imprevisto, era ancora arpionata alla sua.
<< No non balliamo.. Perché sono con la mia ragazza Isabella e questa sera le ho promesso che sarei stato tutto suo.. >>
Per la prima volta da quando la conoscevo vidi Tanya sconcertata: sorrisi felice, prima di raggiungere finalmente la nostra meta.
<< Ehi ragazzi! >> salutò Jasper, abbracciando sua sorella.
<< Ciao Jasper! Ciao Alice! >> risposi e salutai a mia volta educatamente.
Alice puntò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate prima di scoccare a Bella un occhiolino malizioso, ovviamente, feci finta di non aver visto nulla.
Dopo qualche minuto ci raggiunsero anche Emmet e Rosalie e come era avvenuto poco prima con Bella, Alice dedicò anche a Rose uno dei suoi occhiolini maliziosi.
<< Balliamo? >> chiese Bella, avvicinando pericolosamente le sue labbra al mio orecchio. Le sorrisi e tra alcuni sguardi curiosi e stupiti di persone più o meno conosciute, la portai nella calca, stringendola per non perderla.
Si muoveva divinamente, l’avevo già notato quella volta dopo la partita con la sua ex squadra, quando aveva fatto il numero con le sue amiche.. non potevo pensarci perché sarei sicuramente impazzito: in tutti i sensi.
Si girò e appoggiò la sua schiena sul mio petto, il mio cuore perse un battito, le strinsi i fianchi con le mie mani e lei con un lentezza quasi esasperante iniziò ad abbassarsi, strofinando il suo sederino d’ora sulle mie gambe, andata e ritorno.
Sentii caldo, ma che dico.. caldissimo!
<< Bella.. non esagerare.. >> sussurrai, per quanto la musica alta me lo concedesse, nel suo orecchio. Rabbrividì, ma non sicuramente di freddo.
Puntò i suoi occhi nei miei, intensamente, non ci pensai due volte e la baciai con passione, le sue mani si arpionarono subito tra i miei capelli e le mie strinsero ancora più possessivamente i suoi fianchi.
Ci staccammo ansanti, riprendendo a ballare, dopo esserci scambiati un piccolo bacio a fior di labbra.
Dopo tre canzoni arrivarono anche mio fratello e Rosalie, le due sorelle si scatenarono subito insieme, mentre io ed Emmet ci muovevamo semplicemente a ritmo di musica osservandole.
<< Non voglio rovinarti la serata.. >> disse ad un certo punto, << ma devo avvisarti che c’è Leah.. >>
Mi stupii, perché la sua confessione non mi fece veramente né caldo e né freddo, questo significava che ormai non aveva più alcuna importanza nel mio cuore e soprattutto di quanto, ormai, fossi preso da Bella.
<< Non m’importa.. >> risposi, aggiungendo un’alzata di spalle.
Mio fratello sorrise contento, vedendo la mia serenità.
 
 
<< Usciamo un po’.. Ti va? >>
<< Certo.. >>
La presi per mano e la trascinai verso l’uscita, prendendo dal guardaroba il mio giubbotto di pelle che appoggiai subito sulle sue spalle.
L’aria fresca e frizzante della riserva ci arrivò subito al naso, per fortuna non pioveva, altrimenti più tardi non avremmo potuto fare il nostro “rito di Halloween”: sederci sulla spiaggia, vicino ad un falò e aspettare l’alba.
<< Non mi sento più le orecchie >> disse sorridendo.
<< Cosa hai detto? Non sento.. >> risposi ridendo e lei con me.
La feci appoggiare alla parete della palestra, incrociò subito le sue braccia dietro il mio collo, sorridendomi contenta.
<< Te l’ho già detto che.. stasera sei bellissimissima? >>
<< Si.. ma mi piace sentirmelo dire.. >>
La baciai con uno sfioramento di labbra.
<< E io ti ho detto che mi piaci tanto? >> chiese lei, sorprendendomi.
<< Si.. ma mi piace sentirmelo dire.. >>
<< Allora mi toccherà farlo più spesso Cullen! >>
Mi avventai sulle sue labbra, erano perfettamente morbide e carnose al punto giusto.
Restammo così, a baciarci appassionatamente per alcuni minuti come due veri e propri adolescenti, fino a quando iniziammo a tremare per l’aria fattasi un po’ troppo fredda.
<< Entriamo? >> chiesi, incamminandomi verso l’entrata abbracciato a Bella.
<< Edward!? Ciao.. >>
Presi un grosso respiro, al mio fianco sentii chiaramente Bella irrigidirsi, aveva sicuramente capito chi era la ragazza in minigonna e maglietta che mi aveva appena salutato.
<< Ciao Leah! >> risposi educatamente, avvicinandomi ancora di qualche passo, dato che era praticamente davanti alla porta di entrata alla palestra.
<< Tutto bene? >> continuò con un tono fin troppo mieloso, mi fece per un attimo incuriosire quella situazione, l’ultima volta che ci eravamo parlati lei aveva passato metà conversazione ad urlarmi contro: qualcosa non mi tornava.
<< Si grazie.. >> dissi pratico, senza preoccuparmi di chiederle come stava, per poi aggiungere  << Ti vorrei presentare Isabella Swan >> presi fiato, << la mia ragazza. Bella, Leah.. Leah, Isabella >>.
Entrambe le ragazze iniziarono a guardarsi con uno sguardo di fuoco, fu Leah la prima a rompere il ghiaccio, senza però tenderle la mano.
<< È un piacere conoscerti Isabella.. >>
<< Il piacere è tutto mio Leah.. >> rispose Bella, sorridendole con quello che mi sembrò un sorriso falso, << Edward mi ha parlato di te.. >>.
<< Spero che ti abbia detto delle belle cose.. >> disse, visibilmente a disagio e colta alla sprovvista, sapeva che a nessuna delle mie ragazze “occasionali” avevo mai fatto parola della mia storia con lei e tanto meno della nostra rottura.
<< No affatto >>
Leah sgranò gli occhi, guardando prima nella direzione di Bella e poi nella mia.
<< Ci si vede in giro Leah.. >> dissi per chiudere la conversazione e poter finalmente entrare al caldo.
Passammo oltre e proseguimmo nella marea di gente, intravidi appoggiati all’improvvisato piano bar Jasper ed Emmet, che osservavano a poca distanza Alice e Rosalie ballare con Angela.
<< Ragazzi è ora di rallentare un po’ la serata >> disse ad un certo punto il deejay nel microfono, << tutte le coppie in pista per un lento! >>
Guardai Bella, che stava fissando insistentemente le sue scarpe rosse e senza neanche chiederle permesso la trascinai al centro della pista.
Le luci erano state abbassate, tutta la palestra aveva assunto il colore rosso delle luci posizionate sul soffitto; la strinsi per i fianchi e lei appoggiò la sua testa nell’incavo del mio collo.
<< Tutto bene? >> mi chiese di punto in bianco.
<< Si.. perché? >>
Si strinse maggiormente a me, nascondendomi ancora di più i suoi occhi.
<< Non so.. per l’incontro di prima.. cioè non devi rispondere per farmi contenta, nel senso.. io non.. non ci sono problemi se ti ha fatto effetto rivederla.. posso anche capire.. è stata importante.. per.. te.. >> finì in un sussurro appena percettibile dal mio orecchio, per via della musica.
<< Bella.. guardami.. >> dissi dolcemente.
In un attimo i suoi occhi furono nei miei, cioccolato fuso.
<< Non mi ha fatto effetto rivederla.. non me ne frega niente di lei e della sua vita! Perché adesso ci sei tu.. e in così poco tempo mi sei entrata troppo in profondità.. e tu sei troppo importante per me.. >>
Mi stupì nuovamente, perché in un attimo si tuffò senza remore sulla mia bocca, intrappolando le mie labbra in un bacio estremamente passionale, ma allo stesso tempo intonso di dolcezza e tenerezza.
 
 

†††

 
<< Edward aspettami! >>
Mi girai sorridendo, vedendola togliersi le scarpe per poi incamminarsi sulla sabbia scalza.
<< Che bello! Ma guarda c’è un falò! >>
<< Già.. >>
Sembrava una bambina alla mattina di Natale.
<< Vuoi darmi qualche coperta? >>
<< No, goditi lo spettacolo e stai tranquilla.. >>
<< Bella! Venite qui! >> urlò Rosalie, scalza come la sorella, vicino al falò, mentre mio fratello stava disponendo sulla sabbia le coperte.
La vidi correre incontro alla sorella, la luce della Luna e il tenue bagliore che sprigionava il fuoco, davano un colore stupendo alla sua pelle chiara.
Sembrava una piccola Dea.
Si unì anche Alice, correndo con i tacchi nelle mani, Jasper mi fu accanto.
<< Sono belle vero? >> chiese con un sorriso che arrivava a illuminargli anche gli occhi, si vedeva lontano un miglio che avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro.
<< Da far mancare il fiato.. >> ammisi sincero.
Stesi le coperte per terra, a poca distanza da quella di mio fratello e di Jasper e Alice. Intanto altre persone si stavano sistemando intorno al falò, notai anche Leah con delle sue amiche, mi stupii di non vedere Sam, ma non ci badai più di tanto, nonostante le sue occhiate insistenti nella mia direzione.
<< Bella.. ho finito, vieni.. >>
Arrivò con un sorriso, sedendosi vicino a me sulla coperta.
Mi sdraiai e lei, dopo aver posato su di noi altre due coperte, appoggiò sul mio petto la sua testa. La strinsi tra le mie braccia e mi sentii in un sogno.
<< Sei stupenda.. >>
<< Tu di più.. >>
<< No di più.. questi pantaloni di pelle sono stupendi.. >>
<< Dici? >>
Come risposta mi limitai a morderle una guancia, con far malizioso.
Scoppiammo a ridere come due stupidi.
<< Ehi voi due! >> urlò Emmet, << Non fate cose da sporcaccioni in spiaggia! >>
Bella in un lampo si alzò e in due falcate raggiunse mio fratello, catapuldandosi addosso, anche Rosalie tra una risata e l’altra le diede man forte.
<< Ritira ciò che hai detto orso! >>
<< Mai! >>
<< Ho detto ritira ciò che hai detto! >>
Emmet, non so come, si alzò e la prese in braccio come un sacco di patate!
Jasper, Alice e Rosalie risero, mentre Bella urlava di farsi mettere giù.
Tutte le persone che c’erano in spiaggia, più chi o chi meno, stavano osservando incuriosite il quadretto, decisi di intervenire.
<< Lascia andare la mia ragazza Emmet! >>
<< La prendi al volo? >> chiese quell’idiota.
<< EMMET NON CI.. >>
Bella non aveva ancora finito la frase che me la lanciò praticamente tra le braccia, per fortuna era leggera, ma il contraccolpo ci fece capitolare per terra tra la sabbia. 
<< Stai bene? >> chiesi subito apprensivo, alzandomi e tendendogli la mano.
<< Si.. sto bene.. >> rispose sorridendomi, << Ma tu Emmet.. niente più torte o dolciumi vari fino a nuovo ordine! >>
<< Ma Bellina.. ti voglio tanto benino.. >>
<< Non attacca! >> incrociò le braccia sotto il seno, alzando il viso contrariata.
<< Ed, digli qualcosa tu.. >>
<< Te la sei cercata Em.. ora sono cavoli tuoi! >>
 
Detto questo, la riportai finalmente sulla nostra coperta, abbracciandola e posando qualche bacio sui suoi capelli al profumo di fragola.
<< Mi piace stare così.. con te.. il tuo cuore batte forte >> confessò ad un certo punto.
<< Perché ci sei tu con me.. >>
Forse ci addormentammo, stretti in un abbraccio.
Quando aprii gli occhi il cielo si stava schiarendo e Rosalie stava chiamando Bella sottovoce, facendo attenzione probabilmente a non svegliarmi.
<< Bella sveglia! Dobbiamo andare.. Jasper e Alice ci aspettano.. >>
<< Mmm.. arrivo! >>
La sentii spostarsi dal mio corpo e inginocchiarsi vicino a me, per poi ricoprirmi minuziosamente con le coperte, per paura che prendessi freddo.
<< Non andare via.. >> dissi aprendo leggermente gli occhi.
<< Devo.. >>
Posò le sue labbra sulle mie, in un bacio fugace.
<< Ciao tesoro.. >> sussurrò, guardandomi negli occhi.
Mentre la vedevo camminare verso la macchina di Jasper ancora mezza addormentata con le scarpe rosse in mano, non potei non pensare quanto fossi stato fortunato ad aver conosciuto quell’angelo di ragazza.
 




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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***



Sorpresaaaaa!!!!! Buona lettura a tutte! ^^


 CAPITOLO 20
 

<< MIKE! PASSAMI QUELLA MALEDETTA PALLA! >>
Urlai per la millesima volta nella sua direzione, anche se lui imperterrito continuò ad avanzare verso la porta avversaria, infischiandosene completamente.
Ovviamente perse palla quasi subito.
Era la quinta partita che facevamo nel campionato, la squadra che stavamo affrontando era per la maggiore composta da ragazze, però se la cavavano abbastanza bene, tanto che con i maschilisti retrogradi che mi ritrovavo in squadra, faticavamo a mettere su qualche bella azione.
<< BELLA! >>
Mi girai di scatto e vidi arrivare la palla da Seth, almeno qualcuno grazie al cielo c’era.. presi la palla e iniziai ad avanzare.
Alla mia sinistra c’era David, spostato leggermente più avanti rispetto al suo ruolo a centrocampo, invece alla mia destra avevo sia Mike che Edward, senza indugiare tirai nella loro direzione, dato che non avevano molta marcatura.
Mike intercettò la palla, si girò veloce verso la porta e tirò.. a tre metri sopra la traversa della porta. Il sangue mi andò al cervello.
<< Bella stai calma.. >> disse Edward, guardandomi e comprendendo la mia instabilità emotiva momentanea.
Dopo dieci minuti si ripeté la stessa scena, solo che questa volta le avversarie riuscirono quasi a segnare, per fortuna Emmet riuscì a intercettare il tiro all’ultimo.
Non ci vidi più, andai a passo di carica da Mike, che stava avendo uno scambio di opinioni con Edward, i due appena mi videro arrivare serrarono subito la bocca.
<< La prossima volta che non passi la palla o a me o ad Edward o a chiunque altro.. >> pausa ad effetto, << Ti stacco le palle! >>
Puntai il mio dito indice contro il  suo petto e aggiunsi: << Non sto scherzando! >>
 
<< Tirala tu la punizione.. >> dissi ad Edward, guardandolo con un sorriso.
Stavamo già vincendo due a zero, per fortuna dopo il mio avvertimento Mike non aveva più fatto cazzate, significava che in qualche modo ai suoi gioielli di famiglia ci teneva.
<< No tirala tu.. >>
<< Ma tu non hai ancora segnato.. >> ammisi, dato che i due goal portavano la firma mia e di David, diventato decisamente meno maschilista e molto più collaborativo.
<< Non importa paperotta! Fai goal per me! >>
Erano questi momenti che odiavo più di tutti.. perché avrei voluto baciarlo ed abbracciarlo con tutta me stessa ma non potevo, giustamente avevamo promesso a Jasper che la nostra relazione rimaneva fuori dal campo.
Posizionai la palla, dove precedentemente un difensore avversario aveva fatto cadere Seth, chiusi gli occhi, solo al fischio dell’arbitro gli aprii, prendendo la rincorsa e calciando. Nonostante la barriera, la palla finì in rete.
Quando tutti, eccetto Mike, mi abbracciarono per festeggiare il terzo gol, sussurrai ad Edward: << Tutto per te carotino mio.. >>.
 
 
†††
 
 
<< Si mamma.. anche io ti voglio bene! Certo.. ci sentiamo presto! Un bacione.. >>
Chiusi la chiamata con mia madre e continuai a guardare il soffitto persa tra i miei pensieri, sbuffai, mi stavo annoiando.
Era domenica pomeriggio, non vedevo Edward dalla mattina del giorno precedente, quando con Rosalie ed Emmet eravamo andati a correre sulla spiaggia della riserva, purtroppo poi, la sera non eravamo potuti uscire perché avevano una cena con dei parenti. I compiti li avevo già fatti tutti e come se non bastasse, a rendere il mio umore ancora più nero, fuori diluviava e faceva un freddo cane.
Rosalie era sotto che suonava, mio fratello era da qualche parte con Alice e i miei nonni, molto probabilmente stavano facendo il sonnellino pomeridiano.
Provai a chiudere gli occhi, ma il rumore della pioggia non mi permetteva di rilassarmi, sbuffai e mi alzai stizzita, camminando un po’ per la stanza; il suono del mio cellulare mi riportò alla realtà.
Un messaggio: Edward.
Uffa! Sono in camera mia che non faccio altro che pensare a te..
Voglio vederti! L
 
Sorrisi, intenerita dalle belle parole che mi aveva scritto.
In un lampo mi venne un’idea, mi cambiai velocemente e dopo aver preso al volo cellulare e patente uscii di gran carriera da camera mia, facendo le scale verso il soggiorno a due a due.
Mia sorella mi guardava incuriosita dalla sua posizione.
<< Dove stai andando così di corsa? >>
<< Ehm.. Da Edward? >> chiesi con la voce di una bambina beccata con le mani nella marmellata, rigorosamente alle fragole.
<< Salutamelo.. >> rispose con un’alzata di spalle.
<< Non vuoi che ti saluto anche Emmet? >>
Rise, di gusto.
<< No.. dato che tra un’oretta sarà qui con Esme.. ma eri presente o non eri presente a pranzo? >>
<< Ni.. c’ero ma non c’ero.. Ok, allora a più tardi, buono studio! >>
Salii sulla mia macchina e partii in direzione di casa Cullen, sapevo dov’era, l’avevo vista il sabato mattina, ma non ero mai entrata, non vedevo l’ora di rivederlo.
Posteggiai nel vialetto e correndo sotto la pioggia, raggiunsi la porta.
Suonai il campanello, ad aprirmi, dopo qualche istante, fu Esme.
<< Bella! Che piacere vederti! Prego accomodati.. >>
Mi fece accomodare in un salone stupendamente arredato con colori chiari e rilassanti, al centro, seduto sopra un divano, concentrato in uno scontro con fucili e pistole c’era Emmet, che appena si accorse della mia presenza, mi corse incontro abbracciandomi.
<< Bellina! Che ti porta qui? >>
<< Ehm.. sono venuta a trovare Ed.. >>
Quello stupido di Emmet, nonostante la presenza della madre, iniziò a ridere di gusto, prendendomi in giro e facendomi occhiolini maliziosi a tutto andare.
<< Oh cara! Sono contenta che tu sia venuta.. Edward è in camera sua, vai pure su.. così gli fai una sorpresa! >>
<< Una sorpresona.. >> continuò Em..
<< Io ed Emmet andiamo via tra un po’.. ma ho giusto finito di preparare una torta al cioccolato, se volete potete poi far merenda.. >>
<< O..ok grazie! >>
Mi spiegò che la camera di Edward era la seconda porta al secondo piano.
Felice di togliermi di dosso le battutine stupide del mio amico e l’imbarazzante presenza di Esme mi avviai su per le scale, arrivai al primo piano, dove molto probabilmente c’era la camera patronale e gli studi rispettivamente di Esme e di Carlisle e mi avviai verso la mia meta.
La casa era bellissima, decisamente più piccola rispetto alla nostra, ma molto accogliente e con uno stile che mi piaceva un sacco.
Giunta davanti alla camera di Edward, presi un grosso respiro, volevo fargli una sorpresa, ma non sapevo bene come comportarmi: bussare e aspettare che mi desse il permesso di entrare, oppure entrare e saltargli addosso?
Tagliai la testa al toro: bussai.
Non arrivò alle orecchie nessuna risposta, allora bussai nuovamente, ma come la prima volta non mi giunse nessun suono dall’interno.
Appoggiai la mano sulla maniglia ed entrai, ma non mi sarei mai potuta immaginare lo spettacolo che mi si parò davanti; mi avvicinai e contemplai la sua perfezione: Edward era sdraiato sul suo letto.
Dormiva, perché aveva occhi chiusi e respiro troppo regolare.
Lo osservai per qualche minuto, il tempo di decidermi ad agire.
Salii sul letto e gattonai fino a lui, solo allora notai che nella mano sinistra, appoggiata sull’altro cuscino teneva in mano il cellulare, forse attendendo una mia risposta al suo messaggio che effettivamente non era ancora arrivata.
<< Edward.. >> provai a chiamarlo a pochi centimetri dalle sue labbra, ma lui continuò a dormire come se nulla fosse.
Mi dispiaceva svegliarlo, sembrava così sereno perso nei suoi sogni..
Gli baciai le palpebre delicatamente, poi iniziai a scendere sulle guancie, un piccolo bacio sulla punta del naso e tornai sulla sua fronte, per poi giungere finalmente alle sue labbra in uno sfioramento quasi impercettibile.
<< Mmmm.. >>
Sorrisi, si stava svegliando.
Ripresi la mia missione e questa volta proseguii sul collo scoperto, dato che indossava una semplice maglietta che aderiva perfettamente al suo fisico, l’idea di saltargli addosso non era così male, anche se in fondo qualcosa del genere lo stavo già facendo.
<< Mmm.. Bella.. >>
Sentii due mani calde sui miei fianchi, decisi di svegliarlo del tutto, gli morsi il lobo dell’orecchio e poi tornai sul suo collo.
Ma in un attimo mi ritrovai sdraiata sul copriletto blu con tutto il suo corpo sopra di me, prima ancora di riuscire a capire come aveva fatto a invertire le posizioni ero più che impegnata a ricambiare un bacio da far invidia a quelli del cinema.
Le sue mani cominciarono a salire sotto la mia maglietta, invece le mie mani si attaccarono prepotentemente ai suoi capelli, presa dal bacio mi uscì un gemito, che fece svegliare ancora di più una certa cosa che appoggiava sulla mia coscia.
<< Bella?! >>
Tutto finì, aprii gli occhi e mi ritrovai i suoi verdi.
<< Che.. che ci fai.. qui? >> chiese ansante.
<< Mi hai scritto che volevi vedermi.. ed eccomi qui! >>
Mi baciò, anche se con meno urgenza di prima, cambiai la posizione e mi ritrovai io sopra di lui.
<< Quindi non è che stavo sognando? >>
<< No, credo proprio di no carotino.. hai toccato abbastanza per capire che sono viva e reale qui con te.. >>
Scoppiai a ridere e lui con me, ma fummo interrotti dal suo cellulare che suonava, rispose senza guardare il mittente, continuando ad accarezzarmi la schiena.
<< Pronto? Emmet! Ma che cazz.. Ma tu sei tutto scemo! Si ok! Fottiti! >>
Mise giù il telefono, lanciandolo al fondo del letto.
<< Beh? Che succede? >>
<< Mio fratello è un’idiota.. >>
<< Saranno i geni, se sono uguali ai tuoi.. >>
<< Brutta stronzetta! >>
Provò a farmi il solletico sui fianchi un paio di volte, ma quando vide la mia faccia indifferente e piuttosto irriverente si rassegnò e mi fece cadere sul materasso, mentre lui si alzava e si ricomponeva.
<< Ehi! >> cercai di protestare.
<< Sei stronzetta due volte.. ma non ti preoccupare prima o poi troverò il tuo punto debole.. >>
<< Sognalo Cullen! >>
Alla fine scoprii che Emmet voleva avvisarci che loro stavano per andare via, ma che non voleva salire e trovarsi di fronte ad un film a luci rosse.
Così scendemmo, e dopo aver salutato Esme e un sogghignante Emmet, mi fece fare il giro della casa, giusto forse, per riprendersi dai baci poco casti di prima e per stemperare un po’ la passione e la tensione che si era venuta a creare.
 
<< Hai fame? >>
<< Tua mamma mi ha accennato di una certa torta al cioccolato.. >> dissi sul vago, accarezzando con una mano la sua guancia ricoperta da un leggero strato di barba.
<< Vieni in cucina.. >>
Dal divano del salotto sul quale, dopo il giro della casa eravamo finiti a sbaciucchiarci e ad abbracciarci come due adolescenti, finimmo nella cucina moderna e ben arredata di Esme.
Edward prese due piattini e tagliò due generosi pezzi di torta.
<< Nel frigo ci dovrebbe essere anche del succo di frutta.. >>
Aprii il frigo come mi aveva chiesto e nello sportello trovai subito il cartone del succo alla pesca lo tirai fuori, il mio occhio nel mentre, finì sul piano più basso e notai una cosa che con la torta sarebbe andata a nozze.
<< Che fai? >>
<< Guarda e impara pivello.. >>
Scossi un po’ il botticino della panna spray e spruzzai sulle fette una buona quantità di quella delizia.
I miei fianchi furono subito arpionati dalle mani di Edward.
<< Pivello a chi? Io ho un posto migliore per mettere quella panna spray.. >>
Non mi fece provocare dalle sue parole, anche se solo Dio sapeva quanto avrei voluto vedere dov’era precisamente quel posto.
<< Ah Cullen! Aspetta e spera.. intanto.. dove vuoi mangiarle queste delizie? >>
<< Andiamo in camera.. >>
Prese i piattini e il cartone del succo, io mi limitai a prendere i due bicchieri, dopo aver rimesso la preziosa panna a suo posto in frigo.
Una volta seduti sul suo letto iniziammo a mangiare quella delizia.
<< Mmm.. >>
<< Mmm.. Edward devi fare i complimenti a tua madre, è buonissima.. >> dissi di nuovo dopo un po’.
<< Bella >> mi chiamò con una voce un po’ strana, << evita di fare di nuovo quei versi di piacere perché potrei non rispondere più di.. >>
Non gli diedi tempo di finire la frase che intonai di nuovamente il mio gemito di piacere nel mangiare un nuovo boccone di torta e panna.
Sospirò, prima di dire << Io te l’avevo detto.. >>
Non so con quale velocità mi prese il piattino dalle mani, che finì con il suo sul comodino, mentre io mi ritrovai sdraiata con lui addosso che mi baciava e toccava nei punti più disparati del mio corpo.
Poi, mi baciò e io ovviamente risposi.
Un bacio pieno di passione, l’urgenza di poco prima se ne andò, iniziammo ad assaporarci le labbra, lui mordeva il mio labbro e io mordevo il suo, in un gioco senza fine. Le mie mani erano arpionate ai suoi capelli, le sue invece, erano mi stavano accarezzando la pancia e i fianchi; nei suoi movimenti c’era una studiata pacatezza, ovviamente non voleva commettere cazzate.
Io a dirla tutta non sapevo neanche se volevo effettivamente fare quel grande passo proprio adesso oppure aspettare ancora un po’, la parte meno nobile di me continuava a dire fregatene, fregatene, ma la parte nobile mi dava molti sprazzi di lucidità.
Quando le mie labbra furono lasciate libere, perché le sue si spostarono sul mio collo, rantolai con una voce roca da far invidia a uno in fase post-sbronza:
<< Preferivo.. preferivo mangiare la torta.. >>
<< Si Isabella.. >>
Santissimo! Il mio nome intero pronunciato in quel modo, in quella situazione, era ancora più “Aaaaaw”.
Continuammo a baciarci per altri minuti, prima con passione, poi con dolcezza, fino a che le mie mani inavvertitamente si posarono al fondo della sua maglietta e gliela sfilarono. Lui si fece molto più audace e presto mi ritrovai anche io senza maglietta.
<< Bella.. sei.. >>
Sentivo le sue mani che scorrevano sulla mia schiena, mammina mia che sensazioni che mi stava regalando.
<< Sei stupenda.. >>
Quasi con venerazione appoggiò il palmo della sua mano sul mio banale reggiseno blu, mi morsi il labbro, pregna di lui, del suo sguardo disarmante su di me, nonostante l’imbarazzo che stavo evidentemente provando.
<< Non direi.. non sono un granché! >>
<< Non dirlo neanche per scherzo.. Senti come ti voglio? >>
Si strinse a me, facendomi sentire tutto e per tutto, intendo proprio tutto.
<< Si Edward ti sento.. >>
Ci baciammo, con so come mi ritrovai sopra di lui, mi strinse prepotente a se.
<< Bella però.. vorrei che la nostra prima volta avvenga in un modo migliore.. Non con la paura che da un momento all’altro possa arrivare quel cretino di Emmet.. >>
Oh Mammina! Ma chi era questo ragazzo?
Come risposta mi limitai a saltargli addosso, impegnandolo in un bacio da giramento di testa, sentivo le sue mani che si alternavano a stringere prima i miei fianchi e poi il mio sedere.
Poi, lo notai.. una piccola macchia scura sul suo addome, in corrispondenza della V perfetta che aveva, lo rendeva ancora più.. più gnocco? Si può dire?
<< Hai un tatuaggio? >> chiesi con una voce alta, rispetto ai sussurri che ci eravamo scambiati fino a quel momento.
<< Si.. ti piace? È simile a quello di mio fratello, solo che lui ha un orso.. >>
<< Perché la tartaruga? >>
<< Beh perché la tartaruga indica protezione, guarigione e conoscenza interiore. Chi porta questo tatuaggio è pratico, prudente, razionale e legato alle proprie radici. Il lato ombra è rappresentato dalla chiusura verso i cambiamenti e dalla tendenza a ritirarsi nel proprio guscio.. >>
Pensai un attimo alla sua rivelazione, aveva proprio ragione.
<< Proprio come te.. >>
<< Già.. Anche se non mi descrive perfettamente.. E tu invece? >>
<< Beh io.. >> risposi un po’ imbarazzata, il mio problema non era il tatuaggio sulla schiena, ma quello “segreto” che avevo fatto con Rose e Alice.
<< Si.. ne ho due.. >>
<< E dove? >> chiese genuinamente incuriosito, come avrei fatto?
Mi girai di schiena e gli feci vedere la scritta che albergava tra le mie scapole.
<< Questo ce lo ha regalato Jasper per il compleanno a me e Rose.. >>
<< Bello.. >> disse lasciando una serie di baci che mi fecero riempire la schiena di brividi, cominciò anche a giocare con il ferretto del reggiseno.
<< E l’altro? >>
Sospirai, e adesso come glielo facevo vedere? Tornai a guardarlo.
<< Beh l’altro è in un posto che adesso non credo sia il caso di farti vedere.. >>
Strabuzzò gli occhi sorpreso, prima di prendermi tra le braccia e baciarmi, prima di aver sussurrato roco al mio orecchio:
<< Questo non dovevi dirmelo Isabella.. ora sono cazzi tuoi.. >>
 
 
 
 
 

 
 
 
 Abbigliamento Bella http://www.polyvore.com/cgi/set?id=66537542&.locale=it
Tatuaggio Ed http://www.tatuaggis.it/maori/wp-content/uploads/2011/12/Tatuaggi-Maori-14.jpg

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***



Ciao a tutte lettrici!
Vi lascio questo nuovo capitolo augurandovi buona lettura e buona Pasqua.

Ps: tutte sapete benissimo che prima o poi tra i due avverrà IL"fattaccio" e, mi chiedevo se vorreste leggerlo raccontato da Bella, Edward o da tutti e due.
So che a qualcuna l'ho già chiesto alle recensioni, ma vorrei sapere che cosa ne pensate, dato che reputo questo capitolo di grande importanza.
Grazie in anticipo di cuore.





CAPITOLO 21
 
Ero nell’ora di biologia, come al solito il mio compagno di banco era Edward.
Il nostro rapporto andava a gonfie vele, non avevamo ancora parlato della questione amore, ma per adesso andava bene così, senza preoccupazioni vivevamo sereni la nostra storia.
Il pomeriggio avremmo affrontato una squadra che conoscevo molto bene, o meglio, conoscevo bene alcuni giocatori, uno di loro, di nome Jackson, per un certo periodo era stato anche il ragazzo/non ragazzo di Victoria.
<< Perché continui a muoverti sulla sedia? >> chiese in un sussurro il mio vicino di banco, mentre il professore spiegava.
<< Mi scappa la pipì! >>
Soffocò una risata con la mano, ma dopo una mia gomitata nel costato si ricompose, riprendendo a scrivere gli appunti.
Non ce la facevo più.
In un attimo di pausa dalla spiegazione, causa una domanda di Mitch, decisi di alzare la mano e chiedere di uscire.
<< Certo, vada pure Swan. >> mi accordò il professore e senza farmelo ripetere due volte uscii dalla porta e corsi al bagno femminile più vicino.
Una volta che ebbi finalmente svuotato la mia povera vescica mi persi a rimirarmi allo specchio mentre mi lavavo le mani.
Il rumore della porta del bagno che sbatteva, mi fece tornare prepotentemente sulla Terra, a Forks.
<< Bene, sei qui.. >> disse una voce stridula che mi fece alzare la pressione senza aver ancora veramente iniziato a parlare.
<< Ciao Tanya >>
<< Senti credo che sia il momento giusto per parlare! Edward è mio! >>
Alzai gli occhi al cielo, sperando che arrivasse un Santo ad aiutarmi.
<< Hai capito? Vi ho visti a mensa, non devi permetterti di toccarlo, non lo meriti tu.. Guarda che sono pronta a fare qualsiasi cosa pur di averlo! >>
<< Già.. ma lui vuole te? >> chiesi con la mia intonazione retorica migliore.
Intanto mi appoggiai al lavandino, piegando le braccia al petto e sfidandola con lo sguardo, eravamo sole e lei era davanti a me in tutto il suo.. il suo? Non di sicuro splendore.
<< Lui non è in grado di capire che cosa è meglio per lui.. >>
Iniziai ad incamminarmi verso la porta ma la sua mano con unghie finte si posizionò sul mio braccio.
<< Guarda che Edward ha solo trovato un nuovo giocattolino, quando si stuferà di te, come ha fatto con tutte le altre che sono passate nel suo letto, io ti dirò volentieri te l’avevo detto.. >> e partì la sua risata assordante e fastidiosa.
Cercai di non farle vedere quanto realmente le sue parole mi avevano colpita, così, prima di chiudermi alle spalle la porta del bagno, con il mio miglior sorriso falso stampato sul volto, le dissi:
<< Tanya, lo vuoi un consiglio disinteressato? Cambia pusher.. Edward è mio! >>
Tornai in classe sovrappensiero, se l’intento di Tanya era quello di farmi venire il dubbio, ci era riuscita alla grande.
Mi sistemai vicino a lui, spostando, anche senza volerlo, la sedia.
Che cosa avrei fatto, se veramente mi stava prendendo in giro?
Edward era capace di una cosa del genere? Mi aveva raccontato delle cose su di lui che mi avevano fatto capire che era un bravo ragazzo, ma io, le sarei bastata?
Per tutta la lezione continuai a farmi i più disparati castelli per aria, senza arrivare ad un punto di fine, convinta però, di non raccontargli niente di quello che mi era successo in bagno.
<< Ehm.. Bella? >>
La sua voce mi arrivò forte e chiara all’orecchio, facendomi uscire dalle mie elucubrazioni. Mi accorsi che era in piedi davanti a me e la classe era già quasi tutta vuota. Mi ero completamente persa nei miei pensieri, raccolsi la mia roba in fretta e furia e fui pronta di andare agli spogliatoi del campo da calcio.
Dato che la partita sarebbe stata alle sei di sera, ci avevano abbuonato le ultime ore per permetterci di prepararci e riscaldarci.
<< Qualcosa non va? >>
<< No, tutto bene.. >>
Glielo dovevo dire o non glielo dovevo dire?
Intercettai Rosalie nel corridoio: la mia salvezza.
<< Vado un attimo da Rose.. >> dissi guardandolo per un attimo negli occhi, aveva una faccia un po’ preoccupata, ma in quel momento forse la faccia più preoccupata era la mia.
Una volta raggiunta mia sorella la presi subito per mano e la portai in macchina, una volta sedute le spiegai finalmente il mio comportamento e l’incontro poco galante che avevo avuto con Tanya in bagno.
<< Glielo hai detto ad Edward? >>
<< Non so che cosa fare.. dovrei dirglielo? E se fosse vero? >>
<< Bella?! Mica vorrai credere a quella poco di buono spero! Se però hai così tanti dubbi io chiederei al diretto interessato.. >>
Sospirai, mi sarei inventata qualcosa dopo la partita.
Abbracciai mia sorella, ringraziandola per il sostegno e di corsa raggiunsi, con il mio super pesante borsone, lo spogliatoio.
<< Bellina! >> mi accolse subito Emmett, << pensavo che tagliassi.. >>
<< No.. stai tranquillo! Dovevo solo parlare di una cosa alla tua dolce metà! >>
Mi vestii e insieme ai ritardatari, andai in campo per far riscaldamento.
 
<< Ciao Swan! Come stai? >> chiese il mio amico Jackson, abbracciandomi.
<< Bene, grazie.. e tu? >>
<< Non c’è male.. hai cambiato squadra eh? Non volevi più essere l’eroina della scuola? >>
Scoppiai a ridere, era sempre stato un ragazzo molto simpatico, tanto che, per Victoria, l’avevo ritenuto fin troppo una brava persona.
<< No magari.. sono venuta a vivere con i nonni e mio fratello Jasper.. Poi sai, fare l’eroina era anche piuttosto impegnativo! >>
<< Ah si? Prima ho intravisto tua sorella.. spero dopo la partita di poterla salutare meglio. Ma qui a Forks piove sempre? >>
In effetti, era in corso un acquazzone con i fiocchi, speravo almeno che per il calcio d’inizio diminuisse almeno un po’ il flusso dell’acqua, anche se ormai ero bagnata come un pulcino.
<< Mi dispiace ma.. >>
<< BELLA! Jasper ci vuole.. >>
Mi girai e vidi Edward avanzare a grandi falcate verso me e Jackson, quando arrivò, si limitò a guardare con sguardo truce il mio povero amico.
<< Jackson, voglio presentarti Edward, il mio ragazzo.. Edward, lui è Jackson un amico mio e di mia sorella.. >>
I due si strinsero la mano, scambiandosi qualche frase di circostanza.
<< Beh non te la rubo oltre.. ci vediamo in campo Swan, buona fortuna! >>
Lo salutai con un cenno del capo e augurai anche a lui buona fortuna, poi, con Edward m’incamminai verso il caldo e accogliente spogliatoio dove il Mister avrebbe tenuto il discorso prepartita.
<< Mi hai presentato come tuo ragazzo.. >> disse mentre camminavamo vicini.
<< Non avrei dovuto? Pensavo che.. >> non mi vece finire il discorso che mi bloccò, posizionandosi davanti a me.
<< No mi è piaciuto molto invece.. Solo che..è da quando sei tornata dal bagno oggi a biologia che sei strana.. è mica successo qualcosa? >>
Lo guardai per un attimo, glielo dovevo dire o non glielo dovevo dire?
Divagai, per non metterlo troppo in allarme.
<< Ho solo la testa per le nuvole.. >>
<< Ok, ma non hai risposto alla mia domanda. >>
Sbagliavo o iniziava a conoscermi un po’ troppo?
Stavo per rispondere qualche scemenza, ma per mi fortuna, venne in mio soccorso Seth che, ci invitò a raggiungere subito lo spogliatoio.
Almeno fino alla fine della partita sarei stata a posto e sicuramente sarei riuscita a decidermi o meno su cosa dirgli realmente.
 
 
Era appena iniziato il secondo tempo, eravamo in un fase di stallo, a causa del mal tempo e del freddo, nessuna delle due squadre riusciva a dare il meglio.
Avevo segnato un goal, grazie a un bel passaggio di Seth e grazie soprattutto alla distrazione della difesa avversaria; dopo venti minuti però, la squadra avversaria aveva pareggiato.
Il campo era un devasto, ero già inciampata tre o quattro volte, ma dato che l’arbitro era quello che era (un deficiente), continuavamo imperterriti a giocare, solo perché la palla rimbalzava ancora bene sul manto erboso.
Stavo correndo verso la porta avversaria, cercando di aiutare Edward e David che avevano dato inizio a una bella azione, quando mi ritrovai, non so come, a terra.
Qualcuno, che in quel momento non avevo ben identificato, mi aveva gentilmente pestato il piede mentre correvo e la mia caviglia era andata a farsi fottere.
<< Bella! Bella! >>
<< Cazzo che male! >> imprecai.
<< Ragazzi spostatevi, lasciatela respirare.. Riesci ad alzarti? >> chiese l’arbitro.
Secondo te? Se sono qui a contorcermi dal male, riesco ad alzarmi?
<< Bisognerà chiamare qualcuno.. >>
Ma da dove l’avevano tirato fuori questo?
Mi calmai e nonostante il dolore che sentivo, presi la prima mano che trovai e cercai di alzarmi; era difficile ma strinsi i denti e riuscii a tenermi in piedi.
<< Bella stai bene? >> chiese subito apprensivo Edward, la mano che avevo afferrato tra tutte le altre era proprio la sua, destino?
<< Si.. è solo una botta, adesso passa.. >> sussurrai, anche se faceva un male assurdo.
Insieme all’arbitro si accordarono per tirare il calcio di punizione, mentre io vivevo in un mondo tutto mio, sentivo voci, rumori, urla dalle tribune, la pioggia che mi continuava a bagnare, ma l’unica cosa che continuavo a sentire era il male alla caviglia.
Mossi il primo passo e rischiai quasi di cadere per terra, ma la prontezza di Edward mi salvò, presi due profondi respiri e incominciai a camminare.
Per mia fortuna, le lacrime si confondevano bene con la pioggia.
<< A posto, non mi fa più male.. è stato solo il momento.. >> dissi sicura al mio ragazzo, in evidente apprensione nei miei confronti.
<< Fai attenzione piccola, non voglio che ti fai male! >>
Mi sfiorò una guancia e io mi sciolsi e persi nei suoi occhi, in quel attimo perfetto capii che le parole di Tanya erano solo state dettate dalla gelosia e dall’invidia.
La partita riprese e io, stringendo i denti, continuai a correre da una parte all’altra del campo, il dolore si era attenuato e riuscivo quasi a non zoppicare del tutto, ma in cuor mio, sapevo bene che non avrei resistito ancora a lungo.
In un attimo di apparente tranquillità mi girai verso le Cheerleader che urlavano i loro slogan con i pon pon bianchi e blu tra le mani, fui però distratta da Tanya, che mi mimò con le labbra un “Edward è solo mio”.
Sorvolai quella pazza svitata e guardai le tribune, oltre ai miei nonni e ai signori Cullen, notai alcune altre persone che bene o male avevo conosciuto; tra un gruppetto di ragazzi, riconobbi anche Leah. Seguii il percorso del suo sguardo e vidi che stava guardando Ed, ma che cavolo voleva ora quella? Non bastava già Tanya?
Sbagliai, perché mi feci prendere dalla rabbia che provavo e osai una mossa con il pallone che mi fece rimaner bloccata in mezzo all’area avversaria.
Mi sedetti per terra ed ero sicura che se qualcuno non mi fosse venuto a recuperare difficilmente mi sarei mossa, il dolore veniva a ondate, grazie alla mia testardaggine provai ad alzarmi, ma appena appoggiai la caviglia, rimasi senza fiato.
Splendido. Meraviglioso. Una merda.
Mi alzai nuovamente in piedi e iniziai a zoppicare, per fortuna l’arbitro si accorse del mio stato, così fischiò e io potei lasciare il campo, scortata da Nicholas e Justin.
Angela, invece, per la prima volta nella sua vita entrò, era spaventatissima e frastornata, ovviamente mai più avrebbe pensato di dover entrare; Jasper infatti, decise di cambiare anche Harry con Ben, in modo da rafforzare un po’ la difesa.
<< Mi dispiace Angela.. Buona fortuna! >> dissi quando me la ritrovai davanti per il cambio, Jasper mi arrivò subito addosso preoccupato.
<< Bella che cazzo è successo? >>
<< Vorrei saperlo anche io.. >>
Iniziavo anche a tremare a causa del freddo, forse era meglio che mi mettessi un po’ al caldo, sudore, pioggia e lacrime si erano mischiati in un modo che faceva quasi schifo, no ratifico, faceva schifo e basta.
Sentivo uno sguardo perforarmi la schiena, mi girai e sorrisi ad Edward, sembrava preoccupato, non volevo farlo stare in pena più del dovuto, anche perché aveva ancora quaranta minuti buoni da giocare e dovevano assolutamente rimontare.
<< Vieni, appoggiati a me.. Andiamo dentro negli spogliatoi a vedere che ti è successo.. >>
Non so da dove erano sbucati, ma al mio fianco c’erano Rosalie, Carlisle e mio nonno.
Mi fecero sdraiare su un lettino in sala medicazioni, mentre Rose mi metteva sulle spalle e sui capelli bagnati un asciugamano, in modo da provare a scaldarmi un po’; quando mi tolsero la scarpa per poco urlai, ma strinsi i denti e cercai di resistere.
<< Che dici Carlisle sarà una distorsione? >>
<< Non so Billy, il fatto che non riesce ad appoggiarla per terra potrebbe anche essere uno strappo, bisogna vedere se il tendine d’Achille.. >>
E iniziarono a parlare con termini medici che io non riuscivo a capire.
Dopo alcuni minuti, mio nonno prese la parola:
<< Facciamo così.. dato che, io e Carlisle abbiamo appurato che è una distorsione, quindi niente di serio.. E dato che la caviglia è ancora calda, pensavo che Rosalie può aiutarti a fare una doccia, così dopo te la fasciamo.. Va bene? >>
Annuii e come aveva consigliato nonno Billy, Rose mi diede una mano a fare una stupenda doccia calda, mi asciugai e tornai, non con poca fatica nella stanza di medicazione, dove i due medici si prodigarono subito a fasciarmi la caviglia.
Stavano per completare l’opera, quando un Edward trafelato entrò dalla porta.
Mi ero completamente dimenticata che fuori stavano ancora gareggiando per una partita, chissà come se l’era cavata Angela nel suo grande e movimentato esordio.
<< Bella come stai? >>
Il padre sorridendo gli diede una pacca sulla schiena e dopo avermi fatto un gran sorriso, uscì dalla stanza con il nonno e Rose, intenta a cercare il suo ragazzo.
<< Sto bene.. >>
Mi strinse subito in un abbraccio, anche se un po’ goffo, dato che era completamente bagnato, i capelli in particolare gocciolavano dappertutto.
<< Ho avuto paura che ti fossi fatta male seriamente.. che hanno detto mio padre e tuo nonno? E’ grave? Devo accompagnarti in ospedale? Il tempo di farmi una doccia e andiamo.. >>
Interruppi le sue parole mettendogli subito un dito sulla bocca.
<< Angela come sta? La partita? >>
Sospirò, non sembrava molto felice.
<< Abbiamo perso due a uno, Angela.. beh.. poteva andare peggio, ma poteva anche andare molto meglio.. >>
<< Ho capito, pazienza.. Comunque io sto bene, tranquillo, è solo una distorsione, non è tanto grave.. >>
Mi abbracciò nuovamente e io mi feci cullare dalle sue braccia, poi ci baciammo, fino a quando il buon Emmet non arrivò a interrompere il momento romantico.
<< Ah piccioncini! Vi ho cuzzati! >>
<< Emmet non fare l’idiota.. >> gli disse Rose, che stava iniziando a capire come prenderlo e trattarlo.
<< Va bene, va bene.. Tutto ok Bella? >>
<< Si grazie.. >>
Arrivò anche Jasper, riuscii a convincere Edward a farsi una doccia, promettendogli che io l’avrei aspettato lì sul lettino, anche perché mio fratello voleva sapere nei particolari tutto quello che era successo, quindi ne avrei avuto per un po’ di tempo.
 
 
<< Guarda che posso saltellare.. >> dissi al testardo ma dolce ragazzo che mi stava portando fuori dagli spogliatoi in braccio; non vedevo l’ora di arrivare a casa e sdraiarmi nel letto.
<< Piantala di fare la difficile paperotta, mica ti vergogni di me? >>
Arrossii e nascosi la mia testa nel suo collo, che sapeva di un bagnoschiuma buonissimo, rise: aveva capito la mia muta risposta.
Rosalie, nonostante le sue insistenze ero riuscita a spedirla con Emmet e tutti gli altri ragazzi alla cena postpartita, utile soprattutto ad alzare un po’ il morale, invece, Edward mi avrebbe riaccompagnata a casa e sarebbe rimasto a farmi compagnia. Avevo provato a convincere anche lui ma era stato irremovibile.
In fondo però ero molto contenta, avevo una voglia matta di stare da sola con lui e, se mai, avessi trovato il coraggio, gli avrei chiesto di fermarsi a dormire con me.
Arrivati alla sua macchina, trovammo una persona che mi fece andare il sangue al cervello, questa, ora, che cosa voleva?
<< Nooo.. di oggi mi è bastato già parlare con una pazza svitata, un’altra non penso di sopportarla.. >> sussurrai inconsapevolmente, fregandomi da sola.
<< Lo sapevo che mi nascondevi qualcosa.. >> iniziò a dire.
<< Ciao Edward! >> aspettò un attimo, prima di accorgersi che c’ero anche io, sempre in braccio al suo ex, << Ciao Isabella.. >>
Edward mi fece scendere, non staccando per un attimo il contatto tra i nostri corpi, ovviamente gongolai come una scema, ma che ci potevo fare? Nulla.
<< Ciao Leah! Tutto bene? >>
<< Si grazie.. tu? >>
Avrei voluto rispondergli, cos’ero io un soprammobile?
<< Non c’è male.. >> rispose con un’alzata di spalle.
<< Mi dispiace per la partita.. non vieni.. venite a mangiare con gli altri? >>
Chi l’aveva invitata? Ed continuò a risponderle gentilmente, il che mi diede ancora più sui nervi, la mia gelosia viaggiava a livelli storici.
<< No.. Preferisco stare con Isabella.. Ora se ci scusi, andiamo a casa, non vorrei stancarla troppo e farle prendere troppo freddo.. >>
Aprì il sedile passeggero, tutta l’acidità che avevo accumulato prima si trasformò in un mare di zucchero, le sue parole mi avevano fatta sentire amata e protetta come non mai, in più, la faccia seccata di Leah mi fece più che piacere.
<< Si certo.. Ciao >> disse telegrafica.
<< Ciao Leah e buona serata >>
L’arpia se ne andò con la coda tra le gambe, raggiungendo il gruppo di amici, tra cui notai Seth e William che mi salutarono sbracciandosi con un sorrisone.
Una volta tranquilli nella sua macchina, chiusi gli occhi e mi rilassai del tutto.
<< Pronto? Ciao Joe! Sono Edward.. Si, Cullen.. >>
Aprii gli occhi e lo guardai interrogativa, dal canto suo si limitò a farmi un occhiolino.
<< Volevo ordinare due pizze da asporto.. Per me la solita.. Si esatto! E poi una.. >>
<< Patatine, wurstel e olive >> dissi subito.
<< Patatine, wurstel e olive e poi un’altra, quella magica che fai solo tu.. Bene grazie, portamele a villa Swan per favore, sai dov’è? Ok, perfetto! Grazie ancora e ciao! >>
<< Edward non dovevi disturbarti.. avrei cucinato qualcosa io.. >> provai a protestare, anche se sapevo che stanca e spossata com’ero non sarei riuscita a fare granché.
<< Mi andava pizza.. >> mi prese la mano sinistra e l’appoggiò al cambio con la sua, dopo averci lasciato un veloce bacio che mi fece comunque arrossire.
 
Arrivati a casa, mi aiutò ad entrare, i nonni e i signori Cullen avevano deciso di andare a mangiare fuori, dopo essersi premurati che io non rimanessi a casa da sola, in quel momento mi ricordai di Esme che sottovoce parlottava con il figlio con un sorrisone a trentadue denti.
Avevo capito già da tempo, anche grazie ai racconti di Ed, che erano molto legati.
Ci eravamo appena seduti sul grande divano del salone, quando suonarono al cancello, Joe e le sue pizze erano arrivate, nonostante le mie suppliche Edward non mi permise di pagare almeno la cena.
Mentre era andato a prendere qualcosa da bere accesi la tele e la impostai sul canale di MTV, in modo da aver un sottofondo musicale alla nostra “cena romantica”.
<< Adesso tu mi dici per filo e per segno che cosa è successo oggi in bagno! >> esclamò sedendosi sul tappeto, lo imitai subito, afferrando la cola che mi stava porgendo e addentando il primo pezzo di quella fumante pizza.
Provai a fare gli occhi da cucciolo, ma invano, perché mi esortò a parlare.
<< Mi stavo lavando le mani, dopo aver fatto una delle più belle pisc.. >>
<< Questo pezzo evitalo per favore tesoro.. >> disse sorridendo.
<< Va bene. Mi stavo lavando le mani ed ecco che entra quella pazza svitata di Tanya, subito ho fatto finta di non vederla, ma poi quando ha iniziato a parlare.. >>
E così gli raccontai per filo e per segno quello che mi era successo, ma la sua reazione non me la sarei mai aspettata: si mise a ridere. Cioè, io mi ero fatta venire il magone per una mattina intera, fino a quando lui aveva distrutto tutti i miei castelli per aria. Non sapevo se essere incazzata o meno.
<< Beh? Che hai da ridere? >>
<< Tu.. >> ricominciò a ridere come uno scemo, provò a prendere fiato diverse volte.
<< Tu le hai detto cambia pusher? >>
<< Si.. >>
Senza preavviso mi saltò letteralmente addosso, sdraiandomi sul tappeto e baciandomi con passione, ma allo stesso tempo divertimento.
<< Sei fantastica Isabella Marie Swan! E come premio, oltre al mio fantastico bacio, ti meriti un pezzo di questa prelibatezza! >>
Detto questo, aprì il terzo cartone di pizza che aveva appoggiato sul tavolino, sorrisi, mentre lui accompagnava alla mia bocca una fetta di pizza alla nutella.
Andammo avanti così, a mangiarne un pezzo per uno e canticchiando le canzoni che passavano alla tv, adoravo quel momento di noi.
Era tutto perfetto.
 
 
 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 ***


Ciao a tutte, mie care.
Mi scuso tantissimo per il ritardo con cui vi aggiungo il capitolo. Ma purtroppo mentre scrivevo mi si è spento il computer, così non avendo salvato le preziose sei pagine di Word, ho perso tutto e ho dovuto riscriverlo.
Inoltre ho avuto anche dei problemi a caricarlo.
Vi ringrazio per la pazienza che avete.
Buona lettura e a presto! A.
 
 
CAPITOLO 22
 
Nel subconscio del mio quasi risveglio mi accorsi di tre cose dannatamente piacevoli ma, fondamentalmente strane.
Punto uno: la caviglia non mi faceva più tanto male e riuscivo a muoverla distintamente bene da sotto il piumone.
Punto due: sentivo caldo, ma non quel caldo umidiccio, un bel caldo come quando in estate ti metti al Sole, facendo la lucertola.
Punto tre: qualcuno mi respirava nei capelli, oltre a tenermi saldamente a sè, facendomi sentire protetta e amata.
Edward aveva mantenuto la promessa: si era fermato a dormire con me.
<< Mmm.. >>
Si mosse, aderendo ancora di più con il petto alla mia schiena.
Guardai in alto per paura che dalla mia testa fuoriuscissero troppi cuoricini e troppe stelline.
Erano le nove del mattino, forse era il caso di svegliarlo, anche se qualcosa.. era già molto sveglio. Con la mano libera iniziai ad accarezzare le sue braccia, quando lo sentii trarre un profondo respiro cessai le mie coccole.
<< Non ti fermare! >>
La voce era tutto un programma ancora arricciata dal sonno.
<< Da quanto sei sveglio? >> chiesi fintamente offesa, girandomi e appoggiando la mia fronte sulla sua.
<< Da un po’.. i grattini mi piacevano tanto.. >>
Parlava con gli occhi chiusi, le mani si posarono sul mio sedere, i suoi capelli erano qualcosa di spettacolare, sconvolti all’ennesima potenza.
<< Buongiorno.. Sei rimasto.. >>
Avvicinai le mie labbra alle sue per stamparci un lieve bacio.
<< Buongiorno principessa.. sei ancora più bella la mattina! >> ammise aprendo gli occhi e stampandomi un bacio sulla fronte.
<< Mi aspetti un attimo? Devo fare pipì prima che la situazione diventi ingestibile, non ti muovere di qui! >>
<< E se anche io dovessi andare in bagno? >>
<< Giusta osservazione carotino.. io vado in quello di Rose, torno subito.. >>
Oltre ogni previsione riuscii ad alzarmi e camminare fino alla porta, nonostante le continue richieste di Edward di farmi portare in braccio da lui.
Aprii la porta di mia sorella e rimasi impalata.
Il letto era perfetto.
La spiegazione era una sola: non aveva dormito a casa.
Sorridendo andai in bagno e finalmente svuotai la mia vescica, mi diedi una rinfrescata e mi premurai di lavare i denti, per paura di aver un po’ l’alito pensantuccio.
Tornai in camera e mi ributtai sotto le coperte vuote, Edward molto probabilmente era ancora in bagno.
Afferrai il cellulare e vidi un messaggio di Rose.
 
Vado a dormire da Emmett. <3
 
Mia sorella che mi faceva un cuoricino? Era proprio partita per la tangente.
Posai il cellulare sul comodino proprio mentre Edward usciva dal bagno, con solo i boxer addosso, facendomi rischiare un mezzo infarto.
<< Tu.. hai dormito così? >>
Gli chiesi la cosa che tra tutte mi era sembrata meno da ninfomane e depravata.
<< Stanotte avevo caldo e mi sono spogliato, è un problema? >> chiese con la sua migliore faccia da culo, rimettendosi sotto al piumone affianco a me.
<< No no.. cioè si.. no! >>
Mi prese i polsi e me li portò sopra alla testa, mentre in una mossa fulminea si posizionò sopra di me, cercando di non pesarmi troppo. I neuroni del mio cervello urlavano a gran voce cose a rating rosso.
Mammina santa quanto era bello, avrebbe fatto sicuramente invidia al novanta percento dei modelli dell’agenzia di mia madre, i pettorali, la tartaruga, il tatuaggio tartaruga, le gambe sode.. Aaaaaw!
<< Mi sa che hai un po’ le idee confuse paperotta.. >>
Detto questo, senza alcun motivo di replica da parte mia, si avventò sulle mie labbra.
<< Guarda che neanche tu sei poi tanto più coperta o scoperta di me! >>
Effettivamente non aveva tutti i torti, dato che avevo una camicia da notte di seta regalatami sicuramente da Alice, che indossavo, altrettanto sicuramente, per la prima volta.
Mi baciò un’altra volta, ma lo spinsi via, dato che nella foga si era dimenticato di tenermi arpionati i polsi.
<< Ti sei lavato i denti! >>
<< Si beh.. anche tu.. >> rispose un po’ imbarazzato.
<< Edward! Hai usato il mio spazzolino? >>
Silenzio, l’avevo beccato.
<< No.. >>
Perché mi sembrava che mi stesse dicendo una bugia?
Mi posizionai a cavalcioni sul suo torace, il suo Pomo d’Adamo iniziò a fare gli straordinari.
<< Edward Cullen, te lo chiedo per l’ultima volta, hai usato il mio preziosissimo spazzolino? Confessa e forse cercherò di essere clemente! >>
Mentre dicevo le ultime parole, feci scorrere il mio dito dalle sue labbra fino al suo ombelico, per poi tornare indietro e ricominciare, il suo respiro stava aumentando, mentre i suoi occhi mi guardavano in tralice.
<< Beh? Sto aspettando una risposta! >> continuai veemente, mentre mi abbassavo a baciare il petto all’altezza del cuore, ovviamente con studiata malizia, dato che nel rialzarmi sfiorai con le labbra il capezzolo sinistro.
Sussultò, ricoprendosi di brividi.
Le sue mani si attaccarono ai miei fianchi e con una leggera pressione capovolse la posizione.
<< Lo confesso vostro onore, ho usato il suo spazzolino.. >> sussurrò suadente, << spero che la mia pena non sia troppo dura >> e a quella parola, per sottolineare, qualunque cosa potesse essere sottolineata, mi fece intuire quanto effettivamente lui lo era già. Perché era così dannatamente sexy?
<< Chiedo >> bacio sul torace.
<< Clemenza >> bacio sul collo.
<< Perché proprio il mio spazzolino? Adesso mi toccherà cambiarlo e poi.. e poi? >> chiesi cercando di mantenere il mio tono di voce naturale.
<< Così la mattina lavandoti i denti, ti ricorderai di me.. >> altro bacio sul collo.
<< Si ma.. mi ricorderei lo stesso di te.. Io mi ricordo sempre di te! >>
Mi accorsi di aver sparato un’enorme cazzata compromettente quando vidi i suoi occhi illuminarsi e sorridere.
<< La pena sarà più tremenda per aver corrotto il giudice! >>
Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò, facendomi andare completamente a fuoco:
<< Non vedo l’ora.. >>
Non ebbi più motivo di rispondere o parlare, perché da un momento all’altro fui completamente presa da un bacio succhiarespiro, o per meglio dire passionalmente passionale.
Ci staccammo ansanti, io rimasi a prendere fiato, mentre lui cominciò a esplorare il mio collo e il mio orecchio destro con la bocca e, le mie gambe con le mani.
<< Bella, Bella, Bella.. >>
Tornammo a baciarci con più passione di prima, ogni fibra del mio corpo urlava: “Ti voglio!” e, immaginai che lui non era da meno, in quel momento non pensai che poteva essere la nostra prima volta come coppia, non pensai che da un momento all’altro magari poteva entrare qualcuno nella stanza.
Semplicemente mi lascia andare a lui.
Mi tolse la camicia da notte, buttandola chissà dove per la stanza, finalmente eravamo pelle contro pelle.
<< Edward.. >> rantolai senza senso, mentre lasciava una scia di baci sulla mia clavicola.
<< Sei troppo bella.. >>
<< Anche tu.. >>
Molto probabilmente non era destino, perché il suo cellulare, mentre stava per aggiungere qualcos’altro, iniziò a suonare: The Final Countdown.
Quella canzone mi sembrava famigliare.
<< Non.. non rispondi? >>
Non rispose, troppo occupato a conoscere il mio seno.
Assurdamente spettacolare.
Finito il suo incominciò il mio e poi quando non risposi, riprese il suo.
Sbuffò, allungando il braccio per rispondere alla chiamata, ne approfittai subito stravolgendo le posizioni.
<< Emmett che cazzo vuoi? >>
Diretto il ragazzo, non gli davo tutti i torti, in fondo il fratello aveva interrotto un momento molto, molto importante.
<< No. No. Si. Ok. >>
Iniziai a baciargli il petto, scendendo poco per volta.
<< Emmett?! Ok, a dopo! >>
Chiuse la chiamata e buttò il cellulare sul tappeto, portando, subito dopo, le mani sulla faccia. Dal suo gesto capii che qualcosa non andava.
<< Ed qualcosa non va? >>
Non mi rispose, ma iniziò a prendere molti respiri profondi, mi stavo preoccupando.
<< Tesoro tutto bene? Mi stai facendo preoccupare.. >>
<< Emmett e Rose.. >> disse semplicemente.
<< E’ successo qualcosa? Si sono fatti male? >> chiesi già in allarme.
Di colpo si alzò, buttandosi su di me.
<< Tra un po’ saranno qui con la colazioneeee! >> disse, stampandomi un bacio sulla fronte e poi sulle labbra.
<< Quindi dobbiamo vestirci? >>
<< Si cucciola, dispiace tanto anche a me.. >>
Sorrisi per la sua dolcezza che allo stesso tempo trapelava malizia da tutti i pori.
Mi alzai dal letto, stando davanti a lui mezza nuda, notai compiaciuta, i suoi occhi fare la radiografia completa a tutta la mia figura.
<< Bella che cos’è quel puntino nero? >>
<< Dove? >> alzai gli occhi e li portai verso il punto che mi stava indicando con lo sguardo molto concentrato.
Come pensavo, aveva azzeccato il luogo dov’era collocato il tatuaggio.
<< Beh Cullen, pensare che eri arrivato così vicino a scoprirlo e invece.. Dovrai aspettare ancora per un po’.. >>
Scoppiai a ridere, mentre lui si alzava per prendermi, prima, che mi rifugiassi nel bagno.
 
 
†††
 
 
Gita scolastica.
Che grande cosa, se non fosse stato che dovevamo passare ore e ore di viaggio su un pullman. Odiavo viaggiare in un pullman, i sedili erano così scomodi, non riuscivo a trovare una buona posizione per dormire e il fatto che davanti al mio sedile e quello di Rose ci fosse Mitch e un altro individuo, rendeva la cosa più che assurda.
Edward ed Emmett erano seduti negli ultimi posti con David, William, Ben e Daniel.
Ovviamente noi della squadra di football, o almeno quelli dell’ultimo anno, eravamo tutti al fondo.
La cosa che mi faceva più piacere in assoluto era che la mia amica preferita Tanya non era potuta venire, perchè doveva andare a trovare uno zio a Seattle, mentre, le sue amiche del cuore Irina e Kate erano sedute a metà pullman, vicino a Mike e Jessica che a quanto pareva si erano fidanzati.
Chiusi gli occhi, sperando di arrivare presto a destinazione e immergendomi completamente nella musica.
Stranamente a quanto aveva annunciato il professore di biologia, invece di fare solo tre giorni di gita, avremmo fatto una bellissima settimana bianca. Precisamente nella catena dei Dogtooth nelle Purcell Mountains (Montagne Rocciose) del Canada.
Qualche giorno prima, io e Rose, con Jasper eravamo andati a comprare le cose basi per andare a sciare, quando eravamo piccole solo poche volte avevamo passato del tempo sulla neve, ovviamente stando in Florida non avevamo mai avuto quella possibilità.
Rose mi riportò alla realtà con una gomitata.
<< Che c’è? >> chiesi un po’ scazzata.
<< Ti va di parlare un po’? In questi giorni non abbiamo avuto molte occasioni tra una cosa e l’altra.. >> chiese titubante.
L’ultima volta che avevamo parlato seriamente era stato con Alice, quando Rosalie ci aveva confidato che aveva fatto il grande passo con Emmett. QUEL grande passo.
Non li invidiavo, ma allo stesso tempo non riuscivo neanche a rimanere indifferente, ero contenta per lei, ma mi chiedevo quando fosse giunto il momento di me ed Edward, le cose andavano alla grande tra di noi e io lo desideravo tanto.
<< Certo che mi va, dormono tutti? >>
Si girò furtivamente, studiando la situazione generale.
<< Si e i pochi che sono svegli ascoltano la musica. Volevo chiederti se c’è qualcosa che vuoi dirmi in particolare.. >>
<< Non so Rose, lo sai che vorrei il meglio per te e.. non so neanche che dire.. >>
<< Posso farlo io allora? >>, continuò senza aspettare la mia risposta, << credo che tu sia contenta per me, ma allo stesso tempo non sei contenta per te. Nel senso, anche tu vorresti fare quel passo con Edward e forse un po’ mi invidi giusto? >>
Annuii con lo sguardo sulle mie gambe incrociate sul sedile.
<< Te l’ho raccontato a grandi linee com’è successo, c’eravamo io ed Emmett, il resto non contava, era il momento perfetto e abbiamo fatto l’amore. Mi dispiace che tu sia arrabbiata con me, io non volevo che tu ci rimanessi male perché non ho chiesto prima il tuo parere. Vedi.. è stata una cosa improvvisa, ma assurdamente magica! >>
Alzai lo sguardo, punta sul vivo dalle sue parole.
<< Ma Rose io non sono arrabbiata con te! Oddio, se tu ed Emmett quella mattina non ci avreste chiamato e interrotto forse anche noi a quest’ora.. >> lasciai sottintendere le mie parole.
<< Però non devi pensare che sono arrabbiata perché eri pronta a portare ad un livello superiore la tua relazione. Scusami, sono stata una stupida, il fatto è che io ed Edward veniamo sempre interrotti sul più bello e quindi sono un po’ frustrata.. non hai idea di quanto lo voglio, non ho mai ragionato su questi termini con nessun ragazzo con cui sono stata! >>
<< Forse perché nessun ragazzo con cui sei stata era Edward? E forse perché con lui c’è amore.. >>
Amore? Non ne ero ancora sicura, ma qualsiasi cosa fosse, ci andava molto vicino.
Sospirai, ero stata proprio idiota a farmi prendere da chissà quale invidia, per di più insensata.
Afferrai le mani di mia sorella, guardandola negli occhi.
<< Scusa Rose. Veramente.. >>
Sorrise, prima di abbracciarmi.
<< Non ti preoccupare, vedrai che prima o poi riuscirai a fare l’amore con Edward e ti auguro che sia un momento veramente magico e intenso! >>
<< E così i fratelli Cullen sono ben dotati.. >> ammisi per portare il discorso su toni più leggeri e frivoli.
<< Già >> ridacchiò, << ti auguro anche che Ed abbia le stesse doti amatorie di Emmett, c’erano dei momenti che mi dimenticavo perfino di respirare.. >>
<< E non ti ho chiesto.. che ne pensa del tatuaggio? >>
<< L’ha apprezzato molto direi, credo che fra un po’ voglia più bene alla “farfallina del suo cuore”, come l’ha soprannominata, che a me.. >>
Scoppiammo a ridere, non vedevo l’ora che Edward lo vedesse e da come a volte mi guardava e mi diceva, lo stesso valeva per lui.
 
 
Avevo perso il conto delle ore passate in quel “coso” rumoroso, molto poche, rispetto a quelle che ci rimanevano.
Per fortuna ci eravamo fermati in un autogrill, avevo preso un pacco enorme di M&M al cioccolato e una bottiglietta di cola, dopo ovviamente, aver svuotato la mia povera vescica. Rosalie, invece, l’avevo persa quasi subito di vista, era scomparsa con Emmett. Ero molto contenta che tra me e lei le cose si fossero sistemate, il mio comportamento era stato assurdo ed ero finalmente ricaricata di una buona energia per godermi la gita e divertirmi.
<< Paperotta andiamo su? >>
Edward sbucò da non so quale angola e afferrò subito la mia mano, trascinandomi sul pullman e sedendosi affianco a me sul posto che prima era stato mio e di Rose.
<< Guarda che qua c’è Rosalie, la senti tu quanto arriva e scopre che le hai preso il posto.. >>
<< Non fare così tesoruccio >>, mi stampò un bacio sulla guancia, << voglio solo stare con te, sbaciucchiarti un po’, mangiare un po’ di quelle M&M buonissime e dormire con te.. >>
Sorrisi attirandolo a me e lasciandogli un bacio a fior di labbra.
<< Edward spostati, quello è il mio posto! >>
Eccola arrivata, ora volevo proprio vedere come se la cavava.
<< Rose cara >>
Da quando la chiamava così?
<< Ti supplico, mi fai stare vicino alla tua gemellina? >>
Ci fu un attimo di silenzio, per un attimo pensai che gli tirasse un ceffone, invece, scoppiò a ridere, lasciandogli un buffetto amichevole sulla spalla e rivolgendomi un occhiolino.
<< Ma certo che ti fa stare vicino a Bella! Anche perché abbiamo fatto un casino per girare i posti.. Ci vediamo dopo, non fate porcate che siete in pubblico! >>
Mentre andavano via feci la lingua ad Emmett: il solito stupido.
<< Che intendeva Emmett con il giro di posti? >>
<< Allora io sono venuto qui, Angela e Eric hanno lasciato il posto a Rose ed Em e sono andati a sedersi al fondo.. >>
<< Tutto questo perché? >> chiesi, già intuendo la risposta.
<< Semplice, volevo dare e ricevere due coccole dalla mia ragazza! >>
<< Come sei zuccherato Cullen, potrebbe venirmi quasi il diabete.. >> ammisi posando le mani intorno al suo collo, finalmente ci baciammo, un bacio tutt’altro che casto.
<< Alzati! >> disse ad un certo punto.
<< Come scusa? >>
<< Alzati e basta! >>
Mi alzai e mi fece spostare dal mio posto vicino al finestrino, posizionandosi lui stesso, si tolse le scarpe e mise i piedi sul sedile, attirandomi in seguito con la schiena tra le sue gambe.
Incrociai le mani con le sue, appoggiando la testa all’indietro sulla sua spalla.
<< Sei comoda? >>
 << Si, sono comoda però vorrei un bacio.. >>
Mi accontentò subito.
Che cosa aveva detto a riguardo del pullman scomodo? Beh, tra le sue braccia il mio pensiero cambiava completamente prospettiva.
 
 
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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 ***


Buona lettura, care lettrici.

Ci vediamo al fondo per i commenti post-capitolo.

 

 

CAPITOLO 23

 

 

Me ne stavo tranquillamente seduta sul letto della camera d’albergo di me ed Angela.

Erano passati già due giorni dal nostro arrivo e per fortuna avevamo avuto due giorni di tempo spettacolare, in compenso però, a volte, soffiava un vento molto freddo che spazzolava le nuvole.

Le Montagne Rocciose erano molto belle e suggestive, le piste coprivano una superficie di duemilaseicento acri di neve fresca, leggera e polverosa, l’ideale per sciare, grazie anche alla disposizione di quattro impianti di risalita.

Seduta sul letto in short e maglietta, mi sentivo particolarmente stanca.

Il pomeriggio ci eravamo avventurati per le montagne in cerca di fauna, tanta fatica per niente, dato che le uniche creature che avevamo intravisto tra la neve, erano una volpe e un cervo, forse scesi a valle per cercare un po’ di cibo.

Avevamo già cenato nel ristorante dell’albergo e le mie compagne di stanza, Angela e Rose, erano scomparse da qualche parte a intrattenersi nelle camere dei nostri compagni.

Dal canto mio non ero proprio in vena di vedere e interagire con nessuno, mi sentivo una strana tristezza addosso. In parte dovuta dal fatto che avevo appena finito una difficile telefonata con Charlie, perché forse a Natale non sarebbe stato a casa, a causa di un impegno inderogabile.

C’ero rimasta piuttosto male e, come sempre, non gli avevo mandato a dire niente. Poi, a complicare il tutto, c’era stato il piccolo inconveniente del messaggio che avevo letto dal cellulare di Edward il pomeriggio, ma non volevo pensarci, altrimenti avrei sicuramente rovinato qualcosa.

Mi sdraiai sotto al caldo piumone e grazie alla luce soffusa provai a chiudere gli occhi, cosa vana, dato che qualcuno bussò alla porta.

Non risposi, facendo finta di non essere in camera, avevo lasciato Edward a ridere e scherzare con i suoi amici, giustamente, non potevamo mica stare attaccati sempre come due sanguisughe. Tutto aveva bisogno di un equilibrio.

La porta era aperta e chi bussava, l’aprì con cautela, per richiuderla subito alle sue spalle.

<< Ma chi cavolo è!? >>

Urlai alzandomi sui cuscini e scontrandomi con lo sguardo preoccupato del mio ragazzo.

<< Sono io paperotta.. Rose mi ha detto che eri qui sola soletta e che eri stanca. >>

Alzai gli occhi al cielo, tornando nella posizione che avevo assunto poco prima di essere interrotta, lui, prendendolo come un invito gattonò fino a me, per poi sdraiarsi.

Ma non avevo detto che volevo stare un po’ da sola?

<< Edward perché sei qui? >>

<< Volevo stare un po’ con te.. >>

<< Sono stanca. Vai con i tuoi amici! >>

Un po’ mi pentii del mio tono acido e tutt’altro che amichevole, ma c’erano quelle due parole che come un tarlo continuavano a mangiarmi il cervello, riempiendolo di segatura. Dal canto suo sembrò non curarsene.

<< Perché non andiamo a scambiare quattro chiacchiere nella camera di Eric? Lo sai che lui e Daniel sono riusciti a procurarsi da bere, mezza classe è rinchiusa lì dentro.. Il professor Banner e la professoressa Plum sono andati a dormire come al solito. Che si può desiderare di più? >>

Non risposi, stringendo ancora di più la presa sul piumone.

Mi accarezzò i capelli, sospirai.

<< Senti Ed.. ho veramente sonno, per favore vai con gli altri! Magari tra un’oretta vengo anche io.. >>

<< Perché mi sembra che mi stai raccontando una cazzata? >>

<< Non lo sto facendo. >>

<< Dai.. riposo anche io un’oretta con te.. Ci facciamo due coccole.. >>

Chiusi gli occhi, certa che da lì a poco sarei scattata come una molla dal letto, non volevo fare così l’insensibile, ma avevo bisogno del mio spazio per pensare e riordinare le idee, Rose l’aveva capito, perché lui a volte sapeva essere così duro di comprendonio?

<< Fai così per via del messaggio di Leah vero? >>

Non risposi, in che cappero di situazione eravamo finiti?

Ripensai agli avvenimenti del pomeriggio: mi si era scaricato il cellulare, dovevo rispondere ad un messaggio di mia madre ed Edward era l’unico insieme a me, dato che avevamo voluto fare una discesa sugli sci insieme, gli avevo chiesto se gentilmente me lo prestava. Mentre scrivevo, seduta sulla seggiovia, era arrivato un altro messaggio che, una volta inviato il mio, mi aveva chiesto di leggerglielo dato che non voleva togliersi i guanti.

Mi sentivo una stupida, anche perché una volta letto il mittente mi si era gelato il sangue ed ancora di più quando avevo letto quelle due parole: “Mi manchi”.

Subito, avevo bloccato il cellulare e sotto la sua faccia perplessa glielo avevo messo in tasca, consigliandogli di leggerlo poi da solo in separata sede, anche perché il mio cuore non avrebbe retto nel constatare la più piccola briciola di felicità nel suo sguardo.

<< Bella? Ti sei addormentata? >>

Odiavo non rispondergli, quindi decisi di essere sincera con lui, per quanto possibile.

<< No, sono sveglia >>

Tirò un respiro profondo, prima di abbracciarmi strettamente, facendo aderire il suo petto alla mia schiena, respirandomi tra i capelli.

<< Mi piace il tuo shampoo, anzi no.. mi fa impazzire! >> disse, forse per stemperare un po’ l’atmosfera.

Sorrisi, stringendo finalmente le mie mani tra le sue.

<< Ti fa male la caviglia? >>

<< No, non mi da neanche molto fastidio ad indossare tutto il giorno gli scarponi, credo di essermi ripresa abbastanza bene. >>

Ed era vero.

<< Non devi essere gelosa.. >>

Ecco che i ruoli di invertivano, feci per parlare ma non me lo permise.

<< Posso immaginare a che velocità sta viaggiando la tua mente.. Non mi interessa minimamente di quello che può avermi scritto Leah, il messaggio l’ho cancellato. Mi dispiace che tu ci sia rimasta male.. >>

<< Non è vero che ci sono rimasta male! >>

<< Allora perché dopo quello non sorridevi più con il tuo bellissimo sorriso, ma con un brutto surrogato? A cena a malapena hai rivolto la parola a qualcuno e non mi hai mai guardato più di un attimo negli occhi.. >>

Aveva ragione accidenti.

<< Io.. >>

Si sporse oltre di me, alzando l’intensità della luce, permettendoci di guardarci negli occhi.

<< Bella io voglio stare con te, voglio te. Sarei un bugiardo se non dicessi che Leah non è stata importante, una stella. Ma come può una stella competere con una dolcissima e bellissima meteora? >>

Ci fu qualche attimo di silenzio, i nostri occhi e le nostre mani continuavano ad essere uniti, il cuore mi batteva a mille.

<< Dimmelo tu.. >> sussurrai.

<< Semplice, non può. >>

Lo baciai, maledicendo tutti i miei buoni propositi di resistergli.

Quando ci staccammo uno sopra l’altro e ansanti, ammisi:

<< Mi hai fatto venire le farfalle nello stomaco.. >>

Sorrise sereno e felice.

<< Ora mi fai un bel sorriso e lasci perdere i musi lunghi? Siamo in gita, dobbiamo divertirci, non trovi? Quindi, ora alzati e andiamo a fare un brindisi, sperando che non abbiamo ancora finito niente di buono. >>

Ci alzammo dal letto, dopo esserci scambiati ancora qualche bacio e qualche frase diabetica. Prima di varcare la porta, lo bloccai contro il muro.

<< Vengo, ma ad una condizione >>

<< Tutto ciò che vuoi >>

<< Stanotte dormi con me.. >>

Sorrise, prendendomi in braccio e portandomi nella camera di Eric e Daniel.

Paure, gelosie e angosce non c’erano più.

Ora, rimanevo semplicemente una ragazza quasi innamorata del suo ragazzo.

 

 

†††

 

 

La settimana bianca era finita.

Tutti eravamo tornati alla solita routine, scuola e allenamenti, per fortuna mancava giusto una settimana all’inizio delle vacanze di Natale.

L’unico problema era che avevo ancora molti dubbi sui regali che avrei dovuto comperare, ma ci avrei pensato all’ultimo come sempre. Il Natale l’avremmo passato con la famiglia, mentre a Capodanno saremmo andate a trovare nostra madre.

Era solo più da definire se i gemellini Cullen ci avrebbero accompagnate o meno.

<< Certo che però non è valido avere un professore come fratello che vi fa la giustifica per uscire e andare chissà dove.. >>

Guardai Daniel con un sorriso, mentre mia sorella gli faceva una linguaccia indispettita.

Uno dei tanti fattori positivi della gita è che ci aveva permesso di socializzare molto con i nostri compagni di squadra e altri ragazzi del nostro anno, ora ci sentivamo molto meno pesci fuor d’acqua.

<< E’ una missione in incognito, di altissima segretezza.. >> scherzai.

<< Pericolosa? >>

<< Molto! >>

<< Allora andate pure, cercheremo di farci passare l’invidia mentre il professor Banner spiega l’apparato digerente, che tristezza.. >> ammise David, scatenando le risate di tutti.

Al suono della campanella ci alzammo tutti salutandoci, gli unici due che pretesero un saluto migliore di un semplice “Ciao a domani” furono, ovviamente, Emmett ed Edward.

<< Ci sentiamo per telefono.. Divertitevi! >>

<< Grazie carotino! >>

Gli lasciai un bacio con tanto di schiocco di labbra.

<< Se non fate tanto tardi passateci a trovare, siamo a casa da soli stanotte.. >>

Feci finta di non cogliere il suo doppio senso, promettendogli che avremmo visto nel corso del pomeriggio se saremmo riuscite ad arrivare per tempo.

In quel momento sperai vivamente di si.

 

<< Secondo voi qual è più bello? >> chiese Jasper in un evidente stato di agitazione.

<< Sono molto belli tutti e due, semplici ma allo stesso tempo sofisticati, proprio come Alice.. E’ solo una scelta del tuo gusto. >>

<< Rosalie ha ragione, alla fine quello che importa è che Alice ne sarà comunque entusiasta e piuttosto emozionata. >>

Dopo altri minuti di discussione, scelse di prendergli il solitario di Tiffany, il mio preferito, con la montatura in oro bianco e un bel diamante.

Sorrisi tra me, immaginando l’espressione di Alice al momento della rivelazione e mi immedesimai in quel momento: chissà quando sarebbe toccato a me, chissà se mi sarei mai sposata..

<< Bella? Devo lasciarvi a casa di Edward ed Emmett? >> chiese Jasper, strappandomi completamente dai miei pensieri.

<< Si, va benissimo! Grazie Jasper.. >>

Cambiò direzione, svoltando verso la via che conduceva a casa Cullen, fuori una leggera pioggerella rendeva l’atmosfera non triste, come i canoni di Forks, ma serena e tranquilla.

<< Immagino che stanotte non tornerete a casa.. >>

Alzai lo sguardo, puntandolo nello specchietto retrovisore, per fortuna fu Rose, al fianco di nostro fratello, a rispondere.

<< Se non è un problema.. cioè.. se vuoi torniamo a casa! >>

<< E chi sono io per dirvi di tornare a casa? Mi raccomando solo di far attenzione!!>>

Era una pacchia stare con Jasper.

<< Grazie Jazz.. >>

<< Grazie a voi per avermi accompagnato.. >>

Ci fu qualche minuto di silenzio, eravamo quasi arrivati.

<< Ma sbaglio o stasera torna Alice? >> chiese Rosalie.

Scoppiai a ridere, mentre Jasper diventava rosso per l’imbarazzo, anche se, ben presto, si unì alla nostra risata.

<< Eccovi arrivate! Ciao ragazze.. salutatemi Em ed Edward e fate le brave! >>

<< Saluta Alice e.. divertitevi! >>

Salutammo nostro fratello e con una corsetta passammo per il vialetto, raggiungendo la porta; suonai il campanello un po’ di volte.

Fu Emmett ad aprirci e quando ci vide il sorrisetto che aveva in volto si aprì ad un sorriso di quelli usati nelle pubblicità di spazzolini e dentifrici, prima di dare un tenero bacio sulle labbra di mia sorella.

<< EDWARD! >>

Lo chiamò un’altra volta, ma il diretto interessato non rispose.

<< Era sotto la doccia, vai a cercarlo Bella! >>

Capii che il suo era un invito ad andarmene. Lasciai i due piccioncini a sbaciucchiarsi un po’, mi tolsi la giacca, appoggiandola su una poltrona e, di corsa, salii sulle scale, fino al terzo piano.

Bussai alla sua camera e la sua voce mi arrivò forte e chiara alle orecchie.

<< Ehi! Non vieni neanche ad accogliere la tua ragazza? >>

Rimasi bloccata, non credevo di trovarmelo così, con solo i pantaloni della tuta addosso, i piedi scalzi, il torace al vento e i capelli ancora umidi.

<< E come potevo venire in asciugamano se già così la mia ragazza rimane senza parole e mi guarda spogliandomi con gli occhi? >>

Abbassai lo sguardo imbarazzata, studiando approfonditamente le mie converse rosa, che ben presto furono vicine ai suoi piedi.

Con la mano sul mio mento mi alzò il viso verso il suo.

<< Emmett aveva ragione.. >>

Mi baciò il naso dolcemente.

<< Su cosa? >> chiesi curiosa abbracciandolo.

<< Fai tanto la panterona, ma invece sei una gattina.. >>

Il mio cervello studiò per una attimo le sue parole, effettivamente non ci trovai nulla di male a parte una leggera presa per i fondelli, ma volevo giocare.

Feci scorrere le mie mani nei suoi capelli umidi (la fine del mondo), mi alzai sulle punte e portai le mie labbra a qualche centimetro dalle sue, ma all’ultimo virai e iniziai a lasciare dei baci piuttosto languidi sulla sua mascella.

Capii che era in mia balia quando mi strinse più strettamente a se.

Con lentezza calcolata passai al collo, mentre lo facevo indietreggiare fino al letto, per poi farlo cadere sopra e buttarmici, a pesce, anche io.

<< E quindi tu saresti il mio topino? >> chiesi al suo orecchio prima di morderglielo.

Un gemito uscì dalle sue labbra.

Mi prese per i fianchi e mi fece sdraiare sulla schiena baciandomi con molto trasporto, eravamo arrivati tutti e due al punto da avere un’attrazione l’uno per l’altra assoluta e da un parte, soprattutto nel mio caso, era piuttosto strano.

Non mi era mai capitato.

<< Io posso essere tutto quello che vuoi.. >>

<< Baciami ancora, nel mentre ci penso! >>

Rise, prima di fiondarsi sulle mie labbra.

 

<< Allora ragazze, state buone per un po’ di là in salotto che io ed Em prepariamo cena.. >> annunciò Edward, sicuro di se.

<< E di grazia.. che cosa vorreste cucinare? >>

<< Beh, qualcosa ci inventeremo sono solo le sei di sera, non avete da guardare qualche fiction romantica Rose? >>

Alzai gli occhi al cielo, convinta che le uniche cose che avremmo ingerito sarebbero state patatine fritte carbonizzate e carne neanche troppo cotta bene.

<< No Eddino. >> rispose lei a tono, prima di aggiungere:

<< Forse è meglio che io e Bella ci occupiamo della cena, mentre voi giocate un po’ alla play.. >>

<< Ma no! Siete nostre ospiti! >>

<< Emmett? Prendi Edward per favore e uscite subito dalla cucina! Ci pensiamo noi qui! Sparite.. >>

Dopo alcuni minuti di discussione, finalmente riuscimmo a lasciarci la cucina, permettendoci così di accordarci sui preparativi delle pietanze, in santa pace; per fortuna Esme aveva lasciato molte cose in frigo.

<< Allora Rose che facciamo? Pasta arrabbiata, patatine e fettine impanate? >>

<< Va benissimo e come dolce? >>

<< Dici che se lo meritano? >>

Fece finta di pensarci su, portandosi il dito sul labbro.

<< Vediamo, se fanno i bravi, altrimenti lo mangeremo solo noi! >>

<< GUARDATE CHE VI SENTIAMO! >>

Ridendo ci apprestammo a preparare la cena.

 

Dopo un’ora eravamo pronte per chiamare i ragazzi, che nonostante un’avvincente partita alla play, avevano più volte provato a mettere il naso in quello che cucinavamo.

La tavola era stata apparecchiata sul grosso tavolo di marmo, Rose aveva trovato anche delle candele che rendevano l’atmosfera molto romantica, la pasta era stata scolata e la stavo amalgamando con il sugo.

<< RAGAZZI ANDATE A LAVARVI LE MANI, E’ PRONTO! >>

<< VA BENE MAMMINA! >>

Una volta pronti, ci sedemmo a tavola, dove Edward a tutti i costi si volle sedere vicino a me, dando così iniziò alla cena, Rose si preoccupò di distribuire delle generose porzioni di pasta.

<< E’ buonissima questa pasta! >>

<< Divina! >>

Ringraziammo un po’ imbarazzate, in fondo era la prima vera cena, che preparavamo ai “nostri uomini” e un po’ di maniacale ansia che tutto fosse perfetto durante e dopo la preparazione c’era stata.

La cena fu un successione, i ragazzi mangiarono come dei pozzi senza fondo e presero, nonostante tutto ciò che avevano ingerito fino a quel momento, il bis del dolce che mi ero premurata di preparare nel poco tempo a disposizione: una fantastica torta al cioccolato, appena uscita dal forno.

<< Io amo questa torta! >> dichiarò Emmett dopo l’ennesimo morso.

La mano di Edward appoggiata sulla mia coscia, strinse leggermente la presa, come voler approvare il concetto appena esposto dal fratello, ma quando incontrai i suoi occhi, il mio cuore perse un battito.

Mi guardava con così tanto amore.

Sussurrò qualcosa impercettibilmente ma io non capii bene le parole, disturbata dagli altri complimenti di Emmett.

Non sapevo se sperare di essermi sbagliata o meno, ma quello che se pur male, aveva capito, mi aveva resa veramente felice.

 

 

 

Abbigliamento Bella http://www.polyvore.com/senza_titolo_64/set?id=66376098

Abbigliamento Rose http://www.polyvore.com/cgi/set?id=80512566&.locale=it

 

Anello Alice http://static.blogo.it/pinkblog/anelli-damiani-e-tiffany/big_setting.png

 

 

- L’angolo di Nihal –

Mi scuso immensamente con il ritardo imperdonabile con cui aggiungo questo ventitreesimo capitolo. Come ho già spiegato a qualcuna di voi, il mio ritardo è dovuto a una piccola ma intensa vacanza che ho fatto in questa settimana appena passata.

Spero di non aver perso il vostro sostegno e il vostro entusiasmo.

In questo capitolo i temi sono stati molti e direi tutti piuttosto importanti. A partire dal messaggio di Leah, alla reazione di Bella, alla missione “trova l’anello per Alice” dei fratelli Swan, fino alla vera ed ufficiale cena con i gemelli Cullen.

Ma ora, la serata, come procederà?

Lo so che siete super ansiose per la loro prima volta, ma non temete, forse e dico, forse, il momento “x” è arrivato.

Vi ringrazio per il prezioso sostegno. Mi piacerebbe tanto che qualche anima buona delle lettrici silenziose mi faccia sapere il proprio parere; sono riuscita a farvi amare, nel modo giusto, la storia?

Un abbraccio e un augurio di buona settimana,

Nihal

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 24 ***


Buona lettura a tutte.

Forse, il momento tanto atteso è arrivato. Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Un abbraccio virtuale,

Nihal

CAPITOLO 24 

POV EDWARD

 

Leah.

Leah era tornata a incasinarmi la vita, o meglio, a incasinarmi la vita con Bella, rischiando quasi di farmi litigare con lei.

Ma dopo tutto quello che mi aveva detto e non detto, non si vergognava a cercarmi e scrivermi tutte quelle cose assurde?

Io ora stavo con Bella e non volevo nient’altro che lei.

Mio fratello aveva indagato, lo stesso avevo fatto io, anche parlando con mia madre, a quanto sembrava non stava più con Sam, lui l’aveva lasciata per una certa Emily, (la storia si ripete) e lei una volta sola, giustamente, aveva pensato che il fesso fosse rimasto ad aspettarla.

Ma invece mi aveva trovato totalmente diverso.

Forse quando si era presentata alla festa di Halloween le cose con Sam non andavano più molto bene e voleva quindi, sondare un po’ il terreno, giusto per vedere come mi potevo porre nei suoi confronti.

Sorrisi, non l’avevo potuta accontentare perché ormai il mio cuore era già stato preso da un angelo perfetto, che adesso, insieme alla sorella stava preparando la cena.

<< Edward senti, pensavo.. io e Rose potremmo andare nella camera degli ospiti.. >>

<< Perché? >> chiesi non riuscendo a capire il filo di pensiero di mio fratello.

Mi guardò con un sopracciglio alzato.

Mi ero perso qualcosa?

<< Oh! >>

<< Finalmente.. >>

Sorrisi come un demente, mio fratello era com’era, ma spesso e volentieri sapeva essere un grande.

<< Il tatuaggio è qualcosa di spettacolare e poi se Bella ha le capacità amatorie e le forme di Rose, ti puoi ritenere più che fortunato! Perché sono qualcosa di unico, ha due tette meravigliose, un culo sodo che mammina santa, è tutto un programma e.. >>

Provai a fermare il fiume di sue parole che mi stava già annebbiando il cervello.

<< Emmett stai un po’ zitto prima che ci sentano e poi non mi interessa molto il fisico della tua ragazza.. >>

Prima quando mi aveva sedotto in camera, stavo quasi per perdere il controllo, per fortuna ero poi riuscito a calmarmi, altrimenti me la sarei semplicemente mangiata.

<< E poi Ed la cosa più incredibile è che usano biancheria di pizzo, di raso, magari anche di seta, hai presente? >>

Ripensai al semplice, ma estremamente sexy reggiseno blu di Bella di quella domenica pomeriggio.

<< Ho presente, molto bene.. >>

Mio fratello stava per aggiungere qualcos’altro, ma per fortuna fummo interrotti dalla voce di Bella che ci avvisava di andarci a lavare le mani.

 

La cena fu qualcosa di stupendo.

L’atmosfera era bellissima, con le candele che le ragazze avevano acceso sul tavolo, i piatti colmi di cibo delizioso, erano veramente da sposare.

La fine del mondo fu il dolce: la torta al cioccolato di Bella, appena sfornata dal forno, quindi ancora fumante; nonostante le porzioni più che abbondanti, non riuscii a non fare almeno il bis di quella prelibatezza.

<< Io amo questa torta! >>

Se ne uscì Emmett, strinsi la coscia di Bella, sul quale avevo appoggiato placidamente la mia mano, ma, quando i miei occhi incontrarono i suoi, venne alla luce un’altra sorprendente verità.

<< Io amo la persona che l’ha fatta.. >> per fortuna lo sussurrai a malapena sulle labbra, stupendomi con me stesso con la veridicità di quelle parole.

 

<< Pronto? Ciao mamma! Si, si tutto bene.. >>

Comodamente svaccati sul divano dopo la mega abbuffata e dopo aver aiutato le ragazze a ritirare tutte le stoviglie usate, in lavastoviglie, ci stavamo rilassando guardando i notiziari alla tv.

Fino a quando il telefono di casa non aveva suonato e mio fratello era andato a rispondere.

<< Sono venute Rosalie e Isabella e ci hanno preparato una cena divina! Voi tutto bene? Ah, sono contento.. Che cosa? Ma no dai.. Veramente? Mmm ok! Vedo se Rose ha voglia di venire con me, mi ero dimenticato.. Va bene! Certo! Saluta papà! Si, ti salutano tutti.. Un bacione! Ciao Mamma! >>

<< Cosa ti sei dimenticato? >> chiesi appena interruppe la chiamata.

<< Prima di tutto mamma e papà salutano tutti. Poi, mi sono dimenticato di andare a ritirare alla riserva, dalla signora Robinson, quei libri che servivano a mamma. Rose ti va di accompagnarmi? Ha smesso di piovere, se non fa tanto freddo potremmo farci una passeggiata sulla spiaggia. >>

<< Mi farebbe piacere.. >>

<< Vuoi che venga anche io Emmett? In fondo mamma me lo aveva detto anche a me! Tra una cosa e l’altra non ci ho più pensato.. >>

<< No Ed tranquillo.. >>

Detto questo prese la giacca, le chiavi della macchina e con Rose si diresse alla porta.

Una volta usciti, tra me e Bella ci fu un po’ di silenzio imbarazzante, entrambi sapevamo o comunque sospettavamo che i nostri fratelli se n’erano andati per lasciarci privacy e tranquillità.

Per stemperare l’atmosfera presi il telecomando e iniziai a fare zapping sulla tele.

<< Che vuoi guardare? Oh guarda che figo! C’è l’era glaciale.. >>

Sbuffò.

<< Non ti piace? >> chiesi girandomi verso di lei.

Non mi rispose, ma la vidi avvicinarsi come se fosse uno di quelle scene dei film che rallentavano per poter concedere allo spettatore di cogliere i più piccoli particolari.

Si mise a cavalcioni su di me, mi prese il telecomando dalle mani e lo lanciò sulla poltrona, poi, avvicinò il suo volto al mio.

Le nostre fronti e i nostri nasi si toccavano.

<< Edward lo sappiamo entrambi che tuo fratello e mia sorella non ritorneranno per un bel po’.. Forse anche per tutta la notte, se vanno a dormire a casa Swan. >>

Appoggiai le mani sul suo sedere d’oro.

<< E quindi che intendi fare? >>

La vidi arrossire profondamente, abbassò lo sguardo per un attimo prima di riportarlo nei miei occhi.

<< Per ora baciami.. >>

E senza farlo ripetere un’altra volta la bacia con passione, facendole sentire tutta la maledetta voglia che avevo di lei.

Bella dal canto suo ricambiava il bacio abbandonandosi completamente a me, stringendomi i capelli, facendo scorrere le mani sulla mia schiena e sul mio petto, sentivo il suo cuore, eco del mio, battere velocissimo.

Quando ben presto ci ritrovammo ansanti sdraiati sul divano, decisi che forse era meglio andare in un luogo più consono dove poter consumare la nostra prima volta.

Mi alzai da lei e le porsi la mia mano che afferrò prontamente.

Senza neanche dire una parola, camminammo fino in camera mia.

In piedi davanti al mio letto non smettevamo di guardarci, poi, ci baciammo e di lì ebbe inizio una delle notti più belle della mia vita.

 

<< Ti ho fatto male? Stai bene? >> chiesi apprensivo accarezzandole la schiena nuda.

<< E’ stato perfetto, tu sei perfetto.. >>

<< No Bella, tu sei maledettamente perfetta! >>

Mi depositò un bacio sul cuore, poi si alzò sui gomiti per potermi vedere negli occhi.

<< Non te l’ho chiesto bene prima perché ero troppo.. distratta >>, sorrisi, immaginando la sua distrazione regalata dai miei baci bollenti nei posti più nascosti di lei, << ma ti piace il mio tatuaggio segreto? >>

Improvvisamente, solo al pensiero rimasi senza saliva in gola, costringendo così il mio pomo d’Adamo a fare gli straordinari.

<< Si.. >>

<< Non mi sembri molto convinto.. Guarda che non mi offendo mica! >>

Di colpo stravolsi le posizioni, cercando di non gravare troppo su di lei.

<< Pensavo di avertelo fatto capire quanto mi piaceva, ma forse è meglio che faccio un bis.. >>

Senza lasciarle motivo di replica, partendo dal collo lasciai una striscia di baci che terminarono sulla sua bellissima farfalla colorata.

Qui, mi dedicai minuziosamente nel baciare, leccare e venerare la sua pelle liscissima come un petalo di rose. Prima, dopo averle tolto l’intimo di pizzo nero, mi aveva semplicemente tolto ogni parola dalla bocca, ero rimasto spiazzato.

<< Ed.. Edward.. >>

Strinse i miei capelli.

Mi lasciai trascinare in su, tornando alle sue bellissime labbra e baciandole.

<< Perché non facciamo direttamente.. >> prese fiato, mentre le mordevo il collo.

<< Cosa? >>

<< Il bis di tutto? >>

Sorridendo, mi persi, per la seconda volta, con corpo e anima, in lei.

 

 

POV BELLA

 

Mi svegliai presto, al mio fianco Edward che dormiva tranquillo.

Era bellissimo, con la bocca un po’ aperta, i capelli sconvolti e il viso da angelo che si ritrovava, sembrava quasi un bambino. Un bambino un po’ cresciuto, dato che un leggero strato di barba incorniciava il suo viso; le mie labbra che leggermente lo sfiorarono gli scatenarono un brivido. Sorrisi compiaciuta.

La notte che avevamo appena passato era stata a dir poco una delle più belle della mia vita, era stato assolutamente perfetta.

<< Edward.. >> sussurrai, accarezzandogli i capelli.

<< Mmm.. >>

Si girò, dandomi la schiena, le lenzuola lasciavano fuoriuscire le sue stupende fossette di Venere; solo in quel momento mi accorsi che ero mezza nuda, l’unica cosa che mi copriva era la sua maglietta.

Come mossa da un desiderio inconscio, iniziai a lasciargli una striscia di baci lungo tutta la colonna vertebrale, prima di stringermi a lui strettamente.

Avevo una voglia di lui assurda, ma ovviamente non volevo farmi scambiare per una ninfomane, non la mattina appena alzata e soprattutto non dopo che avevamo passato la nostra prima vera notte insieme.

Mi alzai dal letto, facendo attenzione a non svegliarlo, dirigendomi verso il bagno.

Al mio ritorno, dopo alcuni minuti, lo ritrovai nella stessa posizione.

Era proprio un dormiglione.

Stufa di aspettarlo, mi misi a cavalcioni sulla sua schiena e ripresi a baciarli le spalle, mentre con il mio bacino facevo una leggera, ma efficace pressione.

<< Mmm Bella.. >>

<< Buongiorno dormiglione! >> dissi raggiante.

Intanto strisciai le unghie sulla sua schiena.

Peccato però che il risultato non fu quello sperato da me: mise la testa sotto al cuscino.

Sbuffai e mi allontanai da lui, tornando sotto le coperte.

Dopo un po’ le sue mani furono tra i miei capelli e il viso a pochi centimetri dal mio.

<< Bella.. io.. >>

<< No, guarda sei stato chiaro torna pure a dormire.. >>

Alzò gli occhi al cielo.

<< Bellaaaaaaaaaa >>

<< Edwa.. >> non mi lasciò finire la miglior intonazione del suo nome, che mi baciò.

E di lì mi lasciai trasportare completamente.

Quando ci staccammo ansanti, mi disse:

<< Ora, stai zitta venti secondi e mi lasci parlare? >>

Annuii.

<< Prima di tutto buongiorno.. >> mi stampò un bacio veloce sulla bocca.

<< Poi, stamattina hai qualcosa d’importante da fare? >>

Pensai un attimo e mi dissi ma che cavolo aspetti, cretina, lui avrà sicuramente delle idee migliori su come trascorrere la mattina!

<< No.. sono tutta a tua disposizione.. >> sussurrai suadente.

Lo sentii irrigidirsi, tutto.

<< Dio Bella.. di mattina hai una voce orgasmatica.. >>

I nostri buoni propositi sul parlare andarono a farsi friggere, dato che salì su di me e cominciò a baciarmi dappertutto.

<< Chi ti ha detto di metterti la maglietta? >>

<< Tu.. >> sussurrai, già persa nei meandri del Paradiso.

<< Sono un’idiota, toglila subito! >>

Con il suo aiuto, riuscii a sfilarla e in un attimo la sua bocca fu avida sul mio seno.

<< Mmm Ed.. >>

<< Prima >> disse, staccandosi un po’ dalla mia pelle già molto calda.

<< Mi sono nascosto sotto il cuscino perché non volevo sembrarti un ninfomane, ma era già da un po’ che ero sveglio.. >>

<< Sei un’idiota due volte. >>

Questa volta fui io a prendere in mano la situazione, stravolsi le posizioni e mi fiondai su di lui baciandogli il petto e il collo, mentre le sue mani prepotenti mi sfioravano i fianchi.

<< Bella.. >>

<< Si? >>

Il tono con cui mi aveva chiamata era stato ben diverso, quasi serio.

<< Stanotte è stato bellissimo.. >>

Sorrisi emozionata.

<< Anche per me è stato bellissimo, non ho mai provato dei sen.. >> mi bloccai, cambiando subito direzione dei miei pensieri. Non volevo espormi troppo.

<< .. delle emozioni così grandi. >>

Ma aggiunsi anche: << Non ho mai fatto l’amore così.. >>

I suoi occhi e il suo viso si accesero, splendendo in un modo stupendo.

<< E vuoi rifarlo? >>

<< Si, tutte le volte che vuoi. >>

Insieme, in quella mattina di dicembre, continuammo ad amarci senza remore.

 

 

†††

 

 

Come un replay continuavano a scorrermi nella testa le immagini della notte e della mattina trascorsa con Edward. La perfezione e la bellezza di quei momenti, mi davano ancora i brividi e un mix di emozioni molto profonde.

<< Ehi Bella addormentata! >> mi chiamò Rose, mentre guidava in direzione di Port Angeles, dove speravamo di trovare dei regali di Natale per i nostri rispettivi ragazzi.

<< Hai finito di pensare ad Edward? >>

Sospirai.

<< Lo so.. Io ci provo, ma ieri notte è stato troppo bello. Non mi era mai capitato di essere così, così.. >>

<< Innamorata? >>

<< Volevo dire euforica, ma ora che mi ci fai pensare, forse il termine innamorata è quello che più rende l’idea... >>

Scosse la testa con un gran sorriso in viso.

<< Sono contenta Bella.. >>

<< Anche io, per te! >>

Ci scambiammo uno sguardo d’intesa, come al solito riuscivamo a capirci con poche parole.

<< Tra l’altro.. hai già chiesto ad Edward se a Capodanno verrà giù con noi da mamma? >>

<< No.. tu l’hai già chiesti ad Emmett? >>

<< Si.. e mi ha detto di si, ovviamente.. Forse dovresti dirglielo, non credi? >>

Annuii.

<< Bene! Chiamalo, subito. >>

Provai a protestare, dicendole che avrei avuto tutto il tempo per dirglielo di persona l’indomani, ma Rose, testarda com’era, afferrò subito il cellulare e cercò il numero di Edward nella rubrica, avviando la chiamata.

<< Via il dente, via il dolore. So che hai paura di un suo rifiuto, perché ti conosco troppo bene! >>

Alzai gli occhi al cielo, perché aveva maledettamente ragione.

Rispose al terzo squillo.

<< Pronto Rosalie? >>

<< Ciao Ed.. sono Bella, Rose mi ha prestato il cellulare. >>

<< Ehi.. >> disse, cambiando subito tono di voce, rendendolo molto più caldo.

<< Come stai? >>

<< Bene e tu? Siete già arrivate a Port Angeles? >>

<< No, siamo in viaggio. Senti, vorrei chiederti una cosa.. >>

Presi un grosso respiro e tutto di filato gli feci la domanda tanto temuta.

<< AvrestivogliadiaccompagnarmidamiamadreaCapodanno? >>

Rose trattenne una risata, mentre Edward dall’altra parte del telefono stava in silenzio, forse avevo parlato un po’ troppo di fretta.

<< Non ho capito molto bene.. >>

Presi un grosso respiro, prima di ripetere la domanda. Ero molto nervosa.

<< Ti andrebbe di venire con me, da mia madre per Capodanno? >>

<< Ma certo che mi andrebbe! >> rispose subito entusiasta.

<< Davvero? >>

<< Si sciocchina, non mi dire che avevi paura di chiedermelo.. >>

Il mio orgoglio prevalse.

<< Certo che no! Solo che non sapevo bene se volevi passare il Capodanno con i tuoi amici, oppure no.. Non ti devi sentire obbligato.. >>

Rise e la sua risata mi riscaldò veramente il cuore.

<< Non ti preoccupare.. Mi fa piacere venire con te. Voglio stare con te! Intesi? Pensavo che il discorso di stanotte e stamattina fosse stato abbastanza chiaro.. >>

Arrossii e, per fortuna, lui non poté vedermi.

<< Si.. cioè no. Forse è meglio che me lo rispieghi perché credo di non aver capito molto bene.. >>

<< Te lo rispiego volentieri tutte le volte che vuoi. >>

Sorrisi.

<< Mmm.. non credo che sarà un concetto che imparerò tanto presto! >>

Dal microfono del cellulare di Rose fuoriuscì un gran sospiro.

<< Mi manderai al manicomio Isabella.. >>

Era vero, ma quello che non sapeva, era che anche io, presto, sarei andata al manicomio a causa sua.

 

 

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 25 ***


Ciao a tutte!

Come prima cosa, assolutamente importante, mi SCUSO per il tremendo ritardo con cui aggiorno la mia storia.

Purtroppo ho avuto un po' di problemi di percorso. Spero comunque di mantenere la vostra approvazione.

In secondo luogo vi annuncio che aggiornerò presto (lunedì o domenica) il prossimo capitolo. 

Vi ringrazio per la pazienza e la costanza con cui mi seguite. Spero di sentire un po' di pareri anche dalle lettrici silenziose.

Vi mando un bacione e corro a rispondere alle vostre recensioni ed ad aggiungere il nuovo capitolo anche a "From Seattle to London".

Anna

CAPITOLO 25

 

Mi buttai sotto il getto caldo della doccia, insaponando con meticolosità ogni parte del mio corpo. Avevamo appena finito l’allenamento, sotto la neve e il freddo.

Nello spogliatoio ero rimasta da sola, perché Angela aveva l’influenza e mia sorella che, per la partita dell’indomani, sarebbe stata in panchina come riserva, era fuggita via con Emmett, per andare chissà dove a fare chissà cosa.

Il Natale era vicino, mancavano solo più pochi giorni.

Per Forks si potevano già vedere alberi di Natale, pupazzi di neve e illuminazioni di ogni tipo, che rendevano l’atmosfera generale molto gioiosa e magica.

L’indomani mattina, inoltre, sarebbe arrivato anche Charlie.

Non vedevo l’ora di riabbracciarlo: mi era mancato molto.

Finii la doccia e mi avvolsi in un morbido asciugamano di spugna, sentii provenire dei rumori dal corridoio, ma non mi preoccupai; molto probabilmente erano i ragazzi della squadra che uscivano dal loro spogliatoio.

Edward mi aveva precedentemente detto che mi avrebbe aspettata, dato che quella sera, Jasper era dovuto correre prima della fine dell’allenamento per riuscire ad arrivare in tempo a Port Angeles a prendere Alice che arrivava da New York.

Ad un certo punto, mentre mi spalmavo sulle gambe la crema idratante, sentii la porta aprirsi e i miei occhi s’incontrarono con quelli verdi e lucenti del mio ragazzo.

<< Non potresti entrare qui dentro.. >> sussurrai, senza interrompere quello che stavo facendo.

<< Lo so. Ma si da il caso che sono tutti usciti e che mi sono premurato di chiudere a chiave tutte le porte, quindi siamo da soli.. Poi, credevo che ti servisse una mano.. >>

Mi guardava con il suo solito sorriso malizioso sul volto.

Come avrei mai potuto resistergli?

<< No, grazie sono a posto! >>

Me lo ritrovai a pochi centimetri da me, mentre mi guardava spogliandomi completamente con lo sguardo.

<< Sei sicura? >>

<< Si.. si.. >>

Afferrò dalle mie mani la crema e l’appoggiò sulla panchina, poi, controllando ogni suo gesto, portò le sue mani sulla mia schiena, stringendomi possessivamente a sé.

<< Bella hai una benché minima idea di quanto questo asciugamano non ti copra? >>

Mi morsi il labbro, sicura che qualsiasi parola fosse uscita dalla mia bocca in quel momento, sicuramente, non avrebbe mai avuto un nesso logico.

<< E poi l’odore della tua pelle.. >> fece scorrere il suo naso dal lobo del mio orecchio fino alla spalla e ritorno, giusto per rendere il concetto più chiaro.

Gemetti, una, due, tre volte.

Così nel giro di un attimo, mi ritrovai con la schiena contro l’armadietto freddo, le gambe intorno il suo bacino e le mie mani nei suoi capelli, mentre ricambiavo un bacio “succhiarespiro”.

<< Ed.. Edwaaa.. >>

Il mio asciugamano in breve tempo fu buttato per terra.

Poco dopo anche i vestiti di Edward.

<< Bella.. non riesco.. non riesco a fermarmi.. >> sussurrò con l’ultimo briciolo di lucidità che gli rimaneva.

<< Non farlo. Non fermarti mai! >> risposi, perdendomi completamente in lui.

 

 

†††

 

 

<< Bella! Rose! Venite qui! >> urlò nostro fratello, molto agitato per la partita imminente.

<< Qual è il problema Jasper? >>

<< Seth sta troppo male per giocare. Mi dispiace ma dobbiamo assolutamente vincere questa partita, quindi ho bisogno di te. >> disse, prendendo la mano di Rose.

Mia sorella lo guardò un po’ titubante, prima di rispondergli affermativamente.

<< Beh.. papà sarà contento! >> ammisi per stemperare un po’ la tensione.

Rose sorrise, alzando gli occhi verso le tribune già gremite di gente, nonostante il freddo e la leggera spolverata di neve che era scesa il mattino. Lì, insieme ai nonni, ad Alice e ai coniugi Cullen c’era Charlie Swan, vestito in borghese, con jeans, camicia e giacca vento e non in pompa magna con abiti firmati.

<< Oh si! Più che altro sarà contento di sfottermi nel dopo partita. Facciamogli vedere quanto valgono i fratelli Swan! >>

Ci abbracciammo, prima di ricomporci, e organizzare la squadra.

<< Allora ragazzi >> iniziò Jasper nello spogliatoio, prima di entrare in campo, << date le defezioni dell’ultimo momento, ho deciso che la formazione sarà la seguente: Emmett in porta, Angela, Ben, Tyler e Mark in difesa, Jhonny, Daniel e Nicholas a centrocampo, Bella e Rose subito dopo e infine Edward come prima punta. >>

Ci fu un attimo di silenzio prima che i primi incominciassero a esprimere i propri dubbi.

<< Ma Mister.. abbiamo provato poche volte questo schema di gioco e in tutti i casi non ha dato buoni risultati.. >>

<< Concordo con Mike, non credo che possa funzionare.. >> ribadì Harry, giusto i due che non era stati chiamati in formazione.

Avrei tanto voluto rispondere con le rime, ma giustamente lasciai la parola a Jasper.

<< Avete ragione. Peccato che le altre volte non c’erano Rose e Bella nella stessa formazione, per questo che non era mai ben riuscito. Sentitemi bene tutti quanti: io non ho nessun dubbio sulle persone che ho messo in campo, credo in voi e credo che possiate fare una bella partita. So che siete stanchi, ma il punteggio di oggi è importantissimo! Vi chiedo un ultimo sforzo. >>

I primi applausi più o meno convinti uscirono nello stesso istante in cui il Mister finiva di dire le ultime parole che avrebbero acceso ancora di più l’atmosfera.

<< Ora scendiamo in campo e radiamo al suolo quelle mezze calzette! Sono stato abbastanza chiaro? >>

<< Si! Siii! >>

<< SONO STATO ABBASTANZA CHIARO? >>

<< SI! >> urlammo tutti all’unisono.

I miei occhi incontrarono quelli sorridenti e determinati di Edward.

<< BENE! TUTTI FUORI E FATEVI RISPETTARE, CAZZO! >>

Urlando e caricandoci l’un l’altro, ci buttammo, di gran carriera, verso il corridoio che ci avrebbe portati a calpestare il prato verde, o meglio verde/bianco, data la neve, del campo.

 

 

Fissavo la palla concentrata.

Ogni altro rumore era completamente attutito, non c’erano più le pazze Cheerleader con Tanya in testa che urlavano i loro slogan, non c’era più Leah  sulle tribune con i suoi amici, che guardava adorante il mio uomo, non c’era più mio padre, orgoglioso dei suoi figli e i miei nonni orgogliosi dei loro nipoti, non c’era più nessuno.

Nell’istante prima di tirare la punizione, non c’era più neanche il freddo e lo sguardo costante degli occhi verdi di Edward.

Presi un po’ di ricorsa e tirai.

La palla, finì nel sette perfetto della porta.

Tutto il pubblico di Forks si alzò in piedi ad esultare, mentre i miei compagni di squadra con in testa mia sorella, mi saltavano addosso per festeggiarmi.

Grazie al mio ultimo goal, vincevamo la partita per tre a zero.

Impensabile, dato che gareggiavamo contro a una delle squadre più forti del campionato. Nonostante le defezioni di Seth, David e William per via di una brutta influenza, che avevano permesso alle riserve del secondo anno Mark e Jhonny di entrare, la partita era stata nettamente dominata da noi.

 

 

<< Sei stanca piccola? >>

Annuii con la testa, appoggiandomi completamente al braccio di Edward, seduto con me, sui sedili posteriori della macchina di Emmett.

Insieme, stavamo andando alla festa della vincita che si sarebbe tenuta in una discoteca a Port Angeles.

<< Oggi è stata una giornata pazzesca! Ho stretto la mano al presindente del calcio statunitense, ho visto la mia ragazza giocare come un uomo e abbiamo vinto una partita a dir poco improbabile. Incredibile! Ci pensi Ed? >> disse Emmett con tono entusiasta.

Mentre mia sorella rideva contenta, io mi premurai di fargli un po’ di pressione.

<< Non capisco come tu possa essere contento di aver conosciuto mio padre.. Si certo, è fantastico perché l’hai conosciuto in veste di presidente, ma non in veste di padre.. Perché per quello aspetta domani a pranzo e fidati che come minimo ti farà il terzo grado! E non mi riferisco solo a lui! >>

Pizzicai il braccio di Edward per rimarcare nei migliori dei modi il concetto.

<< Bella ha ragione. Molto probabilmente le minacce che vi ha fatto Jasper saranno una piccola parte di quello che domani vi dirà Charlie. No è fantastico? >>

Improvvisamente l’esuberanza di Emmett era scomparsa e al mio fianco, Edward era piuttosto contrito.

Alzai gli occhi al cielo, alla fine erano due fifoni.

Belli, ma fifoni.

 

 

†††

 

 

<< Bella? Vero che fa schifo questa camicia? >>

Sbuffai, era mezz’ora che in camera mia, continuava a provare i vestiti che si era portato da casa.

<< Mi piaceva più quella bianca.. >> ammisi sinceramente.

Lui, senza più dire alcuna parola si tolse quella blu e si rimise quella bianca, specchiandosi e guardando il suo riflesso nervosamente.

L’incontro con mio padre lo agitava abbastanza.

Lo abbraccia da dietro, dopo aver finito di sistemare le lenzuola.

<< Edward è tutta la notte che sei nervoso.. Non ti preoccupare, andrà tutto bene! Io e Rose ieri scherzavamo, Charlie non è così terribile come padre.. >>

Sospirò, perso nei suoi pensieri.

<< Quindi ora, smettila di fare la ragazza vanitosa e scendiamo al piano di sotto che devo aiutare nonna a cucinare.. >>

<< Ok.. >>

Si girò e s’incamminò verso la porta.

Per fortuna riuscii ad intercettarlo prima che la sua mano toccasse la maniglia.

Le mie mani afferrarono il suo viso, obbligandolo a guardarmi negli occhi, per quanto la sua altezza, me lo consentisse.

<< Amore andrà tutto bene, ti fidi di me? >>

Rimase un attimo in silenzio, prima di sorridermi e stamparmi un bacio sonoro sulle labbra.

<< Mi  hai chiamato amore, te ne sei accorta? >>

In un attimo, sicuramente, il colore del mio viso passò dal rosa pallido, al rosso acceso. Balbettai alcune cose senza senso, mentre il suo sorriso malizioso mi guardava attentamente.

<< Anche io l’ho detto comunque stanotte, non ti devi vergognare. >>

Alzai lo sguardo curiosa, non l’avevo notato.

<< Non guardarmi con quella faccia.. L’ho detto, ma tu eri così presa dal momento e dal stringere i miei capelli, che non te ne sei neanche accorta.. >>

Se possibile, il mio imbarazzo aumentò ancora di più.

<< Beh io.. andiamo! >>

Aprii la porta della camera, ma lui, non contento del mio movimento repentino, la richiuse e mi inchiodò al muro.

<< Ehi.. guarda che non ti devi vergognare.. >>

<< Ma infatti mica mi vergogno. >> disse l’ultimo rimasuglio del mio orgoglio.

Edward rise, baciandomi le guancie, molto bollenti.

La sua risata però contagiò anche me.

Dopo un tempo indefinito di risa e baci, finalmente eravamo pronti a scendere.

<< Andiamo? >> chiesi afferrandogli la sua calda mano.

<< Si amore.. >>

Con le stelline e i cuoricini che uscivano dalla mia testa, uscimmo nel corridoio e mano nella mano, andammo verso Charlie Swan e il pranzo in famiglia.

 

 

<< Scusate, è Sue, vorrà avvisarmi di qualche cosa. Con permesso. >>

Fino a quel momento, a parte dell’imbarazzo iniziale, le cose erano andate più che bene. Avevamo mangiato benissimo, la conversazione era stata tranquilla e grazie, ad Alice e al particolare rapporto che la legava con mio padre, c’era stato anche qualche momento esilarante. Ora, tutti, ci trovavamo nel salotto dei nonni a sorseggiare il caffè.

<< Sue che telefona di domenica pomeriggio? Mi sembra un po’ strano.. >> disse Jasper, tra l’assenso generale.

<< Oh Jazz come sei cieco! E’ ovvio che tra tuo padre e Sue c’è del tenero.. >>

Guardai Alice allibita.

Una storia tra mio padre e Sue? Improbabile, ma non impossibile di sicuro.

<< Beh è una bella e brava donna. Poi scusate, credo che sia grande e vaccinato da poter fare le scelte che più ritiene giuste! >>

<< Nonna!? Tu lo sapevi! >> urlò Rose.

<< No mia cara. Solo che sono sempre stata una che osserva le persone e si sofferma su molti particolari. Vostro padre non mi raccontava nulla quand’era giovane, figuriamoci adesso.. >>

Sorrisi tra me, la cose era davvero buffa.

Non mi faceva strano immaginare mio padre con un’altra donna, in fondo ne aveva avuto alcune dopo il divorzio con la mamma, il problema non era neanche che la donna in questione era Sue. Perché come la nonna, la reputavo una brava e bella persona, solo che mi chiedevo quanto ancora Charlie avesse aspettato a comunicarcelo.

<< Tutto bene Bella? >> chiese il mio stupendo ragazzo, seduto vicino a me sul divano.

<< Si.. tu? >>

<< Bene.. Le mie paure erano immotivate. Tuo padre mi piace. >>

Sorrisi contenta.

<< Vi ha fatto il discorso.. Ho visto che vi parlava fittamente prima di mangiare.. >>

Alzò le spalle in un chiaro gesto di nonchalance.

<< Beh.. non è uscito dal seminato. In fondo ha ripetuto le stesse cose che ci avevano già detto Jasper e tuo nonno. Forse se anche io avessi una figlia, mi comporterei come loro, se non peggio.. >>

Non badai tanto alle sue ultima parole, soffermandomi di più sulla prima parte.

<< Jasper ok, ma mio nonno? Perché non mi ha detto e non mi hai detto niente? >>

<< Cose tra uomini. >>

Stavo per ribattere, ma la voce di Emmett che ci chiamava e il ritorno di Charlie mi interruppero.

<< Ragazzi è tardi! >>

<< Uscite? Dove andate? >>

<< Oh Charlie! Lasciali in pace, sono giovani.. Non ti ricordi che quanto eri giovane tu non eri mai a casa? >>

Mio padre borbottò tra se qualcosa d’incomprensibile.

<< Papà andiamo a pattinare con dei nostri amici, visto che per fortuna non piove o nevica.. Ci vediamo più tardi ok? >> disse Rose, mentre si stava mettendo la giacca vento e il berretto di lana.

<< Va bene.. Jasper controlla le tue sorelle. >>

Tutti risero, eccetto io e la mia gemella.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 25 bis ***


Ciao a tutte!

Come promesso ecco il continuo del 25° capitolo. L'ho soprannominato "bis" perchè inizialmente doveva essere un tutt'uno con l'altro.

Spero che vi piaccia e vi auguro buona lettura.

Un abbraccio virtuale,

A.

CAPITOLO 25 bis

La pista di ghiaccio era già piena di gente.

Tra la gente notai Angela e Ben che si tenevano per mano, da tempo avevo intuito che tra i due fosse, finalmente, nata la scintilla.

C’erano anche Daniel e Lucinda, Tyler, Mike e Jessica, William, Seth con una bella ragazza bionda e altri nostri compagni.

Per fortuna mia e soprattutto dei miei nervi non scorsi né Tanya e né le altre sue due pessime amiche: Kate e Irina. Immaginai subito che l’aria aperta e l’affollamento della pista non facessero per la loro stupida superiorità sociale.

Cazzate, dato che alla fine molto probabilmente, io e Rose eravamo ben più ricche e ben più superiori a loro.

Brutto dirlo, ma necessario.

<< Ci buttiamo? >>

Chiese Edward, prendendomi per mano.

Annuii, incamminandomi, già con i pattini ai piedi, sulla pista.

Fin da piccola mi era sempre piaciuto pattinare, anche se per motivi piuttosto ovvi, dato che in Florida la neve non c’era, figuriamoci il ghiaccio, non l’avevo praticato tanto spesso.

Più tardi, quando io e Rose c’eravamo trasferite a Seattle con Charlie, era stato molto facile trovare una pista e degli amici pazienti che ci spiegassero le nozioni principali.

<< Ah ma sei bravissima! >>

<< Grazie, anche tu.. >> risposi ad Ed.

Insieme ci stavamo dirigendo verso il centro della pista, sempre mano nella mano.

<< Beh.. ho avuto tutti gli inverni della mia infanzia e non solo, per imparare. Peccato che lo stesso non si possa dire di Emmett.. >>

Mi voltai verso la direzione che mi indicava e vidi mia sorella tenere Emmett con tutte e due le mani, pattinando vicino al bordo.

<< Noo.. non ci credo! Non sa pattinare? >> chiesi stupitissima.

<< Già, ha sempre preferito giocare alla play. Ti do il permesso di prenderlo in giro quanto vuoi.. >>

Scoppiai a ridere e, staccandomi da Edward, raggiunsi il fratello in difficoltà.

<< Che ti succede Emmett? Sei su dei pattini, mica su delle uova. >>

Mia sorella cercò il più possibile di non scoppiare a ridere, mentre il diretto interessato mi guardava seriamente arrabbiato.

<< Oh su! Non te la prendere.. Non è così difficile! >>

<< Questo lo dici tu.. >>

<< Eh dai Em! Così hai la possibilità di stare vicino, vicino a me. Non sei contento? >>

<< Ma si, certo.. >>

Decisi di lasciarlo stare, facendomi promettere che un giro intorno alla pista l’avrebbe assolutamente dovuto fare con me.

Mi voltai in cerca del mio ragazzo e lo spettacolo che mi si parò davanti mi fece andare il sangue al cervello.

Lui e Leah stavano parlando.

In un attimo mi affiancai a lui.

<< Ah finalmente ti ho trovato! >> dissi, prendendogli la mano inguantata, per poi rivolgermi subito alla mia rivale.

<< Ciao Leah.. >>

<< Ciao Isabella >>

Il ghiaccio che avevo sotto i pattini non era niente in confronto a quello che si respirava tra me e lei.

<< Edward mi stava dicendo che a Capodanno sarete via.. >>

<< Già, andremo in Florida da mia madre. >>  risposi, non capendo dove volesse andare a parare.

<< Peccato, perché vi volevo invitare alla festa che si terrà alla Riserva.. Sarà per un’altra volta.. >>

Annuii, con il mio miglior sorriso falso.

<< Ora vi saluto, i miei amici mi stanno aspettando.. >>

<< Ciao Leah, ci vediamo in giro! >> disse Edward.

<< Ciao.. >>

Io mi limitai a farle un cenno con la testa, avevo già parlato troppo.

Quando se ne fu andata, rivolsi tutta la mia attenzione su Ed.

<< E’ impossibile. Ti lascio per cinque minuti e ti salta addosso come una piovra. >>

Alzò gli occhi al cielo, cosa che mi diede non poco fastidio.

<< Oh paperotta dai, non fare così! Stavamo semplicemente parlando.. >>

<< Allora solo io vedo che quella è ancora presa di te? >>

Non volevo sembrare gelosa, ma in verità mi sentivo tanto una confezione di yogurt acido.

<< No, ma anche se fosse veramente ancora presa di me, non ci sarebbe nessun problema! Perché io sono in.. indissolubilmente.. legato a una moretta con un culo d’oro e un caratterino da far girare la testa anche al più Santo dei Santi.. >>

Ricambiai il suo sorrisetto malizioso.

<< E chi sarebbe questa? >>

Prima di riuscir a finire la domanda, lui mi teneva già stretta a sé con le mani sui miei fianchi.

<< Per caso è la stessa con cui stanotte hai fatto cose vietate ai minori? >>

<< Credo di si.. >>

E ci baciammo. Un bacio vero e appassionato, davanti a mezza Forks.

 

<< Su Emmett non puoi essere ancora così lento! >>

<< Bella? Ti ricordo che se io cado cadi anche tu, quindi non rompere le palle.. >>

Ridacchiai sotto i baffi, mentre con Emmett cercavamo di attraversare tutta la pista.

Avevo lasciato a mia sorella un po’ di tempo per pattinare liberamente e soprattutto velocemente, mentre io, mi sarei premurata di tener d’occhio e sostenere il suo caro ragazzo.

Edward invece, dieci minuti prima, l’avevo visto chiacchierare con Jasper e David.

<< Secondo te mi devo preoccupare di Leah? >> chiesi sovrappensiero.

<< No.. Leah è uscita dalla vita di mio fratello quando lei gli ha chiuso la porta di casa in faccia, perché stava con Sam. Quindi non ti preoccupare.. Non è così stupido da lasciarti perdere tutto questo ben di Dio. >>

I suoi occhi, stranamente seri, mi tranquillizzarono sul fatto che stava dicendo la verità.

<< Grazie Em.. >>

<< Oh di nulla! Ricordati solo questo momento.. in particolare quando aprirai il regalo di Natale che ti farò.. >>

In un attimo da persone serie, eravamo di nuovo passati a punzecchiarci.

<< Non oso immaginare cosa la tua mente perversa non abbia pensato.. >>

<< In verità l’idea è venuta sia a me che ad Edward.. Ma quando vedrai con i tuoi occhi capirai! >>

Scossi la testa, insicura se confidare o meno il fatto che fossero due idioti, ma preferii tralasciare. In fondo era sempre Natale, quindi eravamo tutti più buoni.

Cosa, che mi ripetei più volte quando notai, nuovamente Leah parlare con Edward.

<< Oh merda! Non mi direi che vuoi andare lì e tempestarla di pugni, vero? Perché non riuscirei a raggiungerti in tempo per non permetterti di ucciderla.. >>

Guardai Emmett con uno sguardo che parlava tutto da solo, infatti lui cambiò subito tiro e mi confermò un’altra volta che il fratello non era minimamente intenerito o interessato ai tentativi di Leah.

In ogni caso, vero o non vero, non potevo fare a meno di essere profondamente incazzata. Con lei, ovviamente.

<< Senti Bella.. Mio fratello è innamorato di te, quindi Leah non la vede neanche di striscio, le risponde solo perché è educato. Fine della storia. >>

Aggrottai le sopracciglia e guardai Emmett molto sorpresa.

Edward innamorato di me?

<< Oh MERDA! MERDA, MERDA! Questo, ovviamente tu non l’hai mai sentito uscire dalla mia bocca.. >>

Edward, innamorato di me?

<< Bella mi stai ascoltando? Ti prego.. mi ammazza se sa che te l’ho confidato! >>

Abbracciai di slancio Emmett.

<< Oddio Em non ci posso credere? Davvero? Davvero? E’ la cosa più bella che tu mi avresti mai potuto dire! >>

Sorrise, contento di non aver fatto un disastro e contento che l mia reazione alla notizia, fosse stata del tutto positiva.

<< Si però tu non dire niente a lui, altrimenti mi pela vivo! Ma ora.. dimmi di te.. anche tu sei innamorata di lui? >>

Non ragionai neanche per un istante alla domanda che mi aveva posto.

<< Ovvio che si! >>

<< Che bello allora! Siamo tutti innamorati! >>

Preso dalle sue stesse parole di gioia e dall’entusiasmo con cui ci abbracciammo ancora una volta, cademmo tutti e due sul suolo gelato; per poi scoppiare a ridere come due idioti.

 

 

†††

 

 

<< Allora.. è il momento.. >> dissi titubante, guardandolo fisso negli occhi.

<< Già.. Buon Natale! >>

<< Buon Natale anche a te! >>

Dopo un fugace bacio sulle labbra, finalmente ci scambiammo i nostri regali, sul pavimento di camera sua.

<< Prima ti conviene scartare quello di Emmett.. >>

Annuii con il pacchetto rosso in mano e con attenzione iniziai a togliere il fiocco dorato e poi la carta.

Quando arrivai alla scatola per poco non mi venne un colpo: Victoria’s Secret.

Lo guardai in cagnesco: erano due pervertiti.

<< Bella non ti incazzare dai.. è sempre Natale! >> provò a difendersi.

<< Fammi capire.. tu e lui vi siete messi d’accordo. L’uno ha comprato il completino intimo per la ragazza dell’altro, seguendo ognuno i gusti dell’altro.. >>

Era incasinato come discorso, ma avevo comunque azzeccato alla giusta sequenza dei fatti.

<< Ti prego, ti prego, ti prego.. >> disse avvicinandosi pericolosamente alla mia faccia.

Gesto che sortì un buon effetto sperato, dato che aprii la scatola senza dire alcuna parola e senza protestare ulteriormente.

Ma quello che trovai all’interno, oltre a farmi imbarazzare e diventar rossa fino alla punta dei piedi, mi fece anche terribilmente arrabbiare.

Un completino di pizzo, rosso ed estremamente succinto, o meglio trasparente.

Neanche avevo il coraggio di prendere il reggiseno (la cosa meno osè), figuriamoci il perizoma o la giarrettiera.

<< Oh cazzo. Non è quello che avevo scelto io! >>

Alzai lo sguardo verso Edward, guardandolo shoccata.

<< E vorrei ben sperare! Perché io non me lo metterò MAI! >>

Mi portai le mani alla faccia per nascondere il mio rossore.

<< Ehm Bella.. veramente io non ho optato nessuna preferenza per questo completino. Beh si.. immaginartelo addosso è.. wow! Ma voglio che con me tu ti senta a tuo agio.. io ti preferirei anche con l’intimo di Hello Kitty.. cioè io ti voglio sempre.. Ti prego non avercela con me! >>

Le sue parole funzionarono, perché uscii allo scoperto dal mio nascondiglio fittizio.

<< E così Emmett ha scelto questo per metterti in difficoltà.. ma credo tu abbia fatto lo stesso, no? >>

<< Si ma.. era così per giocare.. >>

<< Siete due pervertiti! >>

Alzò gli occhi al cielo, togliendomi la scatola incriminata da davanti e avvicinandosi ancora di più a me.

<< Però ti piaccio quando faccio il pervertito.. >>

Gli stampai un scappellotto sulla nuca.

<< Ahia! Daiii.. non fare così.. ti prego! >>

Mi lasciai baciare. Come avrei mai potuto rifiutare il suo bacio?

E dopo aver ritirato il regalo stupido, ritornò un clima di serenità tra di noi.

Lui aprì il regalo di Rose, che a differenza del loro era veramente bello.

Una cover per il l’Iphon con la foto di noi quattro e soprattutto quella di me e lui insieme. Lo stesso, avevo fatto per Emmett.

<< Ma è bellissima! Aspetta.. >>

Prese subito il cellulare e in quattro e quattr’otto la cambiò.

<< E’ stupenda! >>

<< Non sei obbligato a metterla.. cioè.. >> provai a protestare, incasinandomi con le parole.

<< Ma no.. è perfetta! L’adoro! >>

Sorrisi felice, prima di tornare in ansia, dato che ora era il momento del mio regalo.

<< Allora io ne ho due. Una è una cazzatina, mentre l’altro è il regalo serio. Quale vuoi vedere per primo? >>

<< La cazzatina. >>

Appoggiai sulla sua mano il pacchettino più piccolo, che, da curiosone qual era non aspettò neanche un attimo prima di scartarlo.

All’interno c’era uno spazzolino.

Mi guardò rigirandoselo più volte tra le mani.

<< Beh.. dato che quando dormi da me usi sempre il mio.. Non che mi dia fastidio ma.. se vuoi questo puoi portarlo e lasciarlo nel mio bagno. >>

Non che il mio discorso fosse stato molto chiaro, ma le sue braccia mi strinsero senza che me ne accorgessi, in un abbraccio molto stretto.

<< E’ bellissimo. Veramente, grazie.. Sei stata molto dolce.. >>

Sorrisi imbarazzata, staccandomi da lui e porgendogli l’altro regalo un po’ più serio. Decisamente più serio.

Sempre con la solita brama passò a distruggere velocemente l’incartamento.

All’interno, trovò un orologio, a mio modesto parere bellissimo, di Armani.

<< Ho notato che in genere indossi sempre il solito, così ogni tanto puoi cambiarlo.. Se non ti piace però possiamo sempre cambiarlo, non ti preoccupare! Dimmelo pure, non mi offendo mica.. Anche perché in fondo è.. >>

<< Isabella? >>

Mi bloccai, era da un po’ che non mi chiamava con il mio nome completo.

<< Stai zitta. E’ bellissimo, dico sul serio.. >>

Si allungò per lasciarmi un veloce bacio sulle labbra, in seguito, tolse l’altro e lo infilò subito al polso sinistro.

Mi fece tremendamente piacere.

<< Ora tocca a me.. >> disse, prima di tirare fuori da dietro la schiena una scatolina quadrata ricoperta di una carta regalo blu.

Lo scartai con cura, non volevo rovinare neanche la carta.

Lui era molto emozionato, si vedeva proprio da come mi guardava su di giri.

Finalmente, aprii il pacco e mi ritrovai davanti a un bellissimo braccialetto di niente popò di meno che Tiffany. Era bellissimo, aveva tre cerchi rigidi e sulla sommità un bellissimo cuore, anzi, due bellissimi cuori uno dentro l’altro.

<< Ti piace? >>

Lo rimirai ancora per un attimo, prima di rispondere alla sua domanda alquanto preoccupata.

<< E’ perfetto.. Me lo metti? Ti va? >> chiesi emozionata come lui e forse più di lui.

Notai proprio come alle mie parole, i suoi occhi si accesero di gioia.

Con calma e soprattutto con premura fece scattare il gancetto della chiusura e lo mise sul mio braccio sinistro.

Era perfetto, semplicemente perfetto.

Lo abbracciai di slancio con il cuore che batteva a mille.

<< Grazie, grazie.. è veramente bello. >>

<< Per te, questo ed altro paperotta! >>

Sorrisi estasiata, ebbra di tutti i bei sentimenti che mi stava facendo provare, in parte grazie anche all’atmosfera che aveva ricreato in camera.

Luci spente e candele sparse qua e là.

Ci iniziammo a baciare come due adolescenti.

Ben presto i suoi e i miei vestiti rimasero a terra, fino a ritrovarci in intimo.

<< Edward io.. volevo dirti una cosa.. >>

<< Si? >>

Cavolo in genere doveva dirlo prima il maschio, ma allo stesso tempo avevo una voglia matta di dirglielo, di esprimere i miei sentimenti..

Mi strinse ancora di più a lui, oramai i nostri corpi erano appiccicati.

Seduta sopra di lui, riuscivo a guardarlo benissimo negli occhi e ci vedevo un sacco di cose belle.

<< Nie.. Niente.. >> dissi, appoggiando nell’incavo del collo la testa, sopraffatta dalla mia stessa vergogna.

Mi prese il mento e mi alzò la testa, in modo che i nostri occhi si specchiassero l’uno nell’altro.

<< Forse sbaglio tutto a dirtelo ora.. è poco che stiamo insieme ma.. >>

<< Ma? >> ripetei più che speranzosa.

Si bloccò un attimo, continuando a guardarmi, vedevo a chiare lettere e sillabe il proseguo della sua frase. I nostri cuori, così vicini, battevano all’unisono.

<< Ma ti amo.. >>

Il respiro mi si mozzò per la forte emozione che mi destabilizzò completamente; mille e una farfalla volavano libere nel mio stomaco.

<< Ti amo anche io.. >> risposi, con voce tremante.

Dopo un lungo sorriso di promesse, ci baciammo, continuando a vivere il nostro amore, in una bolla di intimità e, soprattutto, felicità.

 

 

 

 

 

 

 

Orologio http://static.qnm.it/www/fotogallery/625X0/24127/orologio-uomo-armani-ar1440.jpgù

Bracciale http://www.vendita-orologio.com/images/original/rt1432.jpg

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 26 ***


Capitolo 26

Ci vediamo sotto.

Buona lettura.

CAPITOLO 26

 

Il viaggio era andato bene.

L’aria calda e la temperatura elevata si riuscivano a sentire già da dentro l’aeroporto.

Tutti e quattro, intorno a valigie e valigette, aspettavamo l’arrivo di nostra madre.

<< Ma questa si che è estate! >> commentò Emmett, togliendosi la felpa, rimanendo in maglietta delle maniche corte.

<< Già.. anche se siamo in pieno inverno. Tra l’altro.. l’avete portato il costume? >>

<< Si Rose.. ce l’hai già chiesto tre volte, come minimo. >>

Sbuffò, tirando un scappellotto ad Edward.

Io intanto, stavo cercando il cellulare nella borsa per chiamare Reneè ma, la voce profonda di Jack mi distrasse dai miei intenti.

<< Bambolineeeee.. >>

Contemporaneamente io e Rose, con un balzo, abbracciammo di slancio il nostro migliore amico.

<< Ma non doveva venire mamma? >>

<< Lo sapete com’è fatta vostra madre.. vive costantemente nel suo mondo. Si era dimenticata che doveva parlare con il catering ingaggiato per il trentuno sera.. >>

Alzai gli occhi al cielo, sorridendo, era e rimaneva sempre la solita madre svampita.

<< Jackie.. lascia stare nostra madre! >> iniziò Rose, << e permettici di presentarti, ufficialmente, Emmett ed Edward. >>

I ragazzi si scambiarono la mano e qualche pacca sulle spalle.

<< Benvenuti in Florida! Allora tu Emmett stai con Bella vero? E tu, Edward, con Rose.. no? >>

I gemelli Cullen rimasero un attimo interdetti, fino a quando io non tirai sul fianco di Jack la mia pesante borsa. Ovviamente il nostro amico stava semplicemente scherzando.

<< Basta con le cazzate.. seguitemi che vi porto fuori di qui. Poi, se non dovete cambiarvi, andiamo subito a mangiar pranzo in un bel posto! >>

A passo spedito, facendo un po’ di rally tra la folla, raggiungemmo le porte dell’uscita e successivamente, la limousine che nostra madre aveva fatto mandare per noi.

<< Ma che figo! Una limo! >> urlò Em entusiasta.

<< Oh abituati! >> disse Jack e io continuai, << mia madre è fissata con ste macchine. >>

Ad attenderci, sul marciapiede, c’era Arthur con il suo miglior sorrisetto ironico, ma genuino.

<< Signorina Bella e signorina Rosalie, è un vero piacere rivedervi! >>

<< Anche per noi Arthur >>, risposi contenta, << ti presento Edward, il mio ragazzo ed Emmett, il ragazzo di Rose. >>

<< Benvenuti.. >>

<< Grazie.. >> rispose Ed, che fino a quel momento era stato un po’ sulle sue.

Dopo i convenevoli e, soprattutto, dopo aver caricato tutti i bagagli, salimmo in macchina e ci avviammo verso il posto speciale dove Jack ci avrebbe accompagnato per pranzo.

<< Tutto bene carotino? >> sussurrai al suo orecchio.

<< Si.. >>

<< Sicuro? >>

Sorrise, stampandomi un bacio sulle labbra.

<< Sicurissimo! Mi sto solo guardando intorno e sono molto, molto felice che tu mi abbia invitato! >>

Stavo per ribattere che io invece ero dannatamente felice che lui avesse accettato, quando Jack mi chiamò su di giri.

<< Dimmi.. >>

<< Io non vi ho detto niente >> iniziò serio, << ma credo proprio che stasera a cena, sarete in sei.. >>

Guardai per un attimo il mio amico non capendo bene le sue parole, fino a quando una lampadina si accese, finalmente, nella mia mente.

<< Oh allora si è decisa a farcelo conoscere! >> urlò Rose.

<< A quanto pare.. >>

Mi girai verso Edward ed Emmett, spiegando loro i vari sospetti di me e Rose sul fatto che nostra madre, avesse un ragazzo, probabilmente anche più giovane di lei.

Non che questo fosse un problema, ma conoscendola, forse era un po’ impaurita dal rivelarcelo o meno.

<< Signorino Jacob, siamo arrivati! >> annunciò l’autista nel microfono.

<< Grazie Arthur! Per il ritorno dovremmo essere a posto.. >>

<< I bagagli aspetta a scaricarli per favore, non sappiamo dove nostra madre.. >> stavo per aggiungere: “vuole far dormire Edward ed Emmett”, ma Arthur mi anticipò prontamente.

<< Oh nessun problema! Sono già state date disposizioni. La signora Reneè ha avvertito me e Lily di sistemare i signorini Cullen nelle vostre camere. >>

Senza alcun dubbio avvampai d’imbarazzo, perché Edward al mio fianco sghignazzò divertito.

Salutammo Arthur e uscimmo nel caldo umido tipico della Florida.

Appena posai lo sguardo sul luogo, riconobbi subito il posto.

La spiaggia bianca, le palme, il lungo molo sull’oceano, sul quale mi piaceva camminare a piedi scalzi, soprattutto al tramonto. E lì vicino, davanti ai miei occhi, c’era il ristorante Casa Marina dove, spesso, quando eravamo a Jacksonville, andavamo a mangiare per via dell’ottimo pesce che cucinavano.

Come sempre era pieno di gente, ma immaginai che Jack si fosse premurato di prenotare il tavolo migliore con vista oceano.

<< Dovevo immaginare che ci avresti portato qui.. >>

Il mio amico alzò le spalle, entrando nel locale.

 

 

†††

 

 

<< Allora.. che ne dici di questo? >> chiesi al mio ragazzo comodamente svaccato sulla poltrona in camera mia, già perfettamente vestito.

Mi squadrò attentamente, prima di annuire convinto.

<< Questo, assolutamente! >>

Si alzò e mi abbracciò. Grazie ai tacchi alti riuscivo quasi a guardarlo negli occhi.

<< Sexy, molto sexy! >>

<< Ma no! Non devo essere sexy. Devo sembrare una brava ragazza, altrimenti che penserà Phill di me? >>

Jacob mentre mangiavamo dell’ottima frittura di pesce, innaffiata con del buon vino bianco, si era sbottonato dicendoci il nome del misterioso fidanzato della mamma.

Nonostante questo però, non avevamo capito di chi si trattasse.

<< Bella.. sto per conoscere tua madre, dovrei essere io in crisi, non tu! >>

<< Tu sei stupendo, le piacerai di sicuro. >> asserii convinta.

<< Anche tu sei stupenda , Phill ti adorerà! >>

 

Alla fine optai per l’ultimo vestito che avevo provato: bianco, con i fiori colorati, alcuni dello stesso colore blu dei sandali alti.

Una volta giunti in salotto, trovammo ad attenderci Emmett e Rose che chiacchieravano tranquillamente con Reneè. Era sempre la stessa e il guizzo particolare dei suoi occhi mi confermò l’impressione che fosse un periodo molto felice per lei.

<< Bellaaaa! >>

In un attimo mi ritrovai tra le sue braccia, mentre sentii al mio fianco Edward spostarsi per darci il giusto spazio.

<< Come mi sei mancata! >>

<< Anche tu mamma.. >>

Mi staccò dall’abbraccio un po’ bruscamente e si rivolse subito ad Ed.

<< Oh ma che sbadata che sono! E’ successa la stessa cosa prima con Rose e tuo fratello. Mi sono completamente dimenticata di fare gli onori di casa. >>

Allungò la mano verso Edward che, prontamente la strinse con uno dei suoi migliori sorrisi irresistibili.

<< Sono Reneè ed è un vero piacere averti qui! >>

<< Il piacere è tutto mio signora! >>

Mia madre s’imbambolò un attimo, prima di abbracciarlo goffamente.

Mi scambiai uno sguardo con Rose, molto probabilmente era già stata testimone della stessa scena prima.

<< Chiamami Reneè, Edward caro. >> poi, staccandosi da lui e rivolgendosi a noi, disse:

<< Ragazze che fortuna.. vi siete trovate due Adoni! Li ingaggerai già per la prima sfilata in programma! E guardatevi.. anche voi, vi siete fatte così gnocche! >>

Io rimasi a bocca aperta, come del resto Edward ed Emmett, solo Rose stava per controbattere, quando il campanello suonò.

<< Deve essere Phill, aspettate un attimo. Con permesso.. >>

E sparì dalla porta, quasi correndo sui suoi tacchi alti Louboutin.

<< Beh è andata.. >> commentò Emmett, riferendosi all’incontro.

<< Si, di testa. Totalmente! >>

Tutti e quattro scoppiammo a ridere per la battuta di Rose, neanche poi così tanto sbagliata.

 

Phill Danielson

Uno dei più famosi giocatori di baseball.

Lui e Reneè si erano incontrati in un set fotografico che mia madre aveva curato con i suoi vestiti.

La differenza di età, dato che Phill aveva ben dieci anni meno di lei, non era stata un problema, entrambi erano stati colpiti e presi l’uno con l’altro.

Che era bello, alto e muscoloso era un dato di fatto.

Ma che forse anche gentile e simpatico, migliorò ancora di più il giudizio positivo che, durante la cena, mi stavo facendo di lui.

Inoltre, pur avendo al mio fianco Ed, Phill era tremendamente sexy e aveva un sorriso magnetico, dal quale era difficile scappare.

<< Vostra madre mi ha detto che giocate tutti a calcio, vero? Magari in questi giorni possiamo farci una partitina.. >>

<< Si, volentieri! Ma ti avverto.. le gemelline sono degli ossi duri! >> rispose Em.

<< Beh.. hanno preso dalla loro bellissima madre. . >>

Mi scappò un sorrisino, notando in che modo Reneè e Phill si guardavano.

Erano veramente una bella coppia.

<< Parlando di cose serie.. Vero che per la sera di Capodanno posso contare su di voi ragazzi? >>

<< Si, certo.. >> rispose un po’ titubante Edward, non capendo bene l’uscita di mia madre.

<< Mamma, forse è meglio che spieghi loro che cosa intendi.. >>

<< Certo, certo! Mica voglio farvi sfilare o cos’altro.. anche se fareste sicuramente una bella figura. >>

Ridacchiò un po’ fra sé, prima di continuare.

<< Semplicemente, se siete d’accordo vorrei che mi permettiate di vestirvi con alcuni abiti della mia linea e dei miei amici più cari. >>

<< Si, si.. nessun problema! >> chiarì subito Emmett.

<< Bene, anche le ragazze ovviamente verranno  vestite dalla sottoscritta. Peccato solo che non ci sarà Alice, mi avrebbe dato un grosso aiuto con l’organizzazione.. Vabbè.. Edward direi che un Armani farebbe al caso tuo, mentre Emmett un D e G oppure no.. un Versace? No.. quello l’avevo immaginato su Jack. >>

Mia madre continuò ancora per un po’ sul suo monologo, fino a quando un paziente Phill decise di interromperla, proponendo di fare ancora un giro di torta Chantilly.

Per fortuna, aveva già capito come salvare Reneè dalla moda e, soprattutto, da se stessa.

 

 

†††

 

 

Edward era bellissimo.

Il vestito scelto da mia madre fasciava perfettamente il suo corpo, migliorando, se possibile, ancora di più la sua persona.

<< Sei bellissimo amore.. >> ammisi come incantata.

<< Anche tu sei bellissima ed estremamente sexy. Il rosso ti dona.. >>

Allungai le braccia dietro il suo collo e, senza curarmi delle persone che ci circondavano, nella grossa sala da ballo dell’hotel One Ocean, lo baciai.

<< Ehi voi due! Non è ancora scattata la mezzanotte! >> protestò subito Em, vestito anche lui di tutto punto.

<< Emmett non rompere! Anche tu stavi facendo la stessa cosa con Rose, poco tempo fa.. >>

<< Mmm.. come sei puntiglioso! >>

<< No Em. Semplicemente ti ha chiuso! >> dissi convinta.

Stava per controbattere qualcosa, ma fu interrotto dall’arrivo di mia madre, con indosso un bellissimo vestito di sua creazione: nero con degli intarsi dorati.

<< Oh come siete belli! Fatevi abbracciare! >> disse entusiasta, guardandoci con gli occhi a cuore.

Poco dopo, arrivò anche Phill, splendido, nel suo vestito di alta sartoria.

<< Emmett, Edward >> salutò loro con una stretta di mano, prima di rivolgersi a noi: << Bella e Rose.. siete le più belle in assoluto stasera, dopo Reneè ovviamente. >>

Io e la mia gemella indossavamo due vestiti identici, se non per diverso colore.

Il mio era rosso e il suo nero.

Tutti e due avevano un’unica manica di pizzo fino al gomito e su tutto il resto del vestito c’erano gli stessi ricami in pizzo a forma di fiori; il tutto, ovviamente abbellito con delle Louboutin. Io nere, mentre Rose color nude.

Entrambe un po’ rosse d’imbarazzo ringrazziammo Phill per le sue belle parole.

<< Dovremmo essere gelosi di lui.. >> esordì Ed, cercando l’appoggio del fratello che non tardò ad arrivare.

 

<< Dieci.. >>

<< Nove.. >>

<< Otto, Sette.. >>

Afferrai la nuca di Edward, già immaginando il bacio che di lì a poco ci saremmo scambiati.

<< Sei.. >>

<< Cinque, quattro.. >>

Le sue mani divine strinsero lievemente i miei fianchi.

I suoi occhi erano accesi e impazienti di baciarmi.

<< Tre.. >>

<< Due.. >>

<< Ti amo Bella >>

<< Ti amo anche io >>

<< BUON ANNOOOOOOO! >>

Finalmente le nostre labbra si unirono, mentre i primi botti scoppiavano e coriandoli dorati di carta scendevano dal soffitto.

 

 Abbigliamento Bella (cena a casa)  

Abbigliamento Bella (Capodanno) 

Abbigliamento Rose (Capodanno)

 

 

 

- L'angolo di Nihal -

Finalmente il ritorno di Jack. Non vi era un po' mancato? A me molto, ma state tranquille.. lo vedremo molto, molto presto.

Edward ed Emmett hanno conosciuto la pazza e svampita Reneè e le nostre gemelline hanno conosciuto il ragazzo della madre.

Non è fantastico? La mia attenta scelta è ricaduta su Tom Welling. Giovane, avvenente, fisico da sportivo e soprattutto molto bello. O almeno.. a mio modesto parere.

Nel prossimo capitolo vi dico già che le cose inizieranno a farsi un po' più accese. Sto iniziando a meditare sul grosso casino che ho intenzione di innescare tra i protagonisti. Nulla di grave (forse).

Qua e là nel testo vi siete sicuramente imbattute in qualche parola blu, se ci cliccate sopra potrete vedere qualche scorcio di Jacksonville.

Sono tutti posti reali, mi sono un po' documentata.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di "leggervi" presto in nuove recensioni. Prometto di rispondere presto a quelle arretrate.

Un bacione grandissimo.

Anna.

 

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** CAPITOLO 27 ***


Ciao a tutte!

Mi scuso per il tremendo ritardo di due settimane. Purtroppo sono nel periodo esami universitari e non trovo molto tempo per conciliare studio e scrittura.

Spero che questo capitolo basti per farmi perdonare, soprattutto per gli errori che magari troverete dispersi per il testo.

Vi mando a tutte un grosso bacione.

Nihal

CAPITOLO 27

 

Seduti tutti e quattro sulle panchine dell’aeroporto, aspettavamo l’arrivo imminente di Alice e Jasper da NYC.

Io e Rose, più che altro, eravamo agitate e ansiose di sapere se c’era stata o meno la proposta di matrimonio.

<< Guarda.. >> disse Edward, indicandomi un punto i lontananza, << Eccoli! >>

Li vidi arrivare distintamente, mano nella mano e molto sorridenti, in particolare Alice. Il suo sorriso, come minimo, andava da orecchio a orecchio e se possibile, aumentò ancora di più quando notò me e Rose tra la gente.

Una volta raggiunta, ci abbracciammo di slancio.

<< Facci vedere, facci vedere! >>

Alice, ridendo come una matta, allungò la mano sinistra dove all’anulare splendeva il bellissimo anello.

<< Oh mamma! Ti sta benissimo! >>

<< Lo penso anche io.. >> ribatté sorniona.

Anche da fidanzata, rimaneva sempre la solita pazza e, soprattutto, modesta Alice.

 

 

<< Racconta, racconta! Com’è successo? >> chiese mia madre a una più che su di giri quasi nuora.

<< Allora.. eravamo alla festa con i miei compagni di corso a NY. Ad un certo punto, poco prima che scocchi la mezzanotte, arriva Jasper da me e mi chiede di seguirlo. >>

Ferma un attimo il racconto, in modo da posizionarsi meglio sullo sdraio.

Eravamo sul bordo dell’enorme piscina nel giardino, mentre gli uomini erano andati con Phill a fare un giretto. Jasper a prima vista, era stato particolarmente entusiasta del fidanzato della mamma, ma ero più che sicura che gli avrebbe fatto il discorso. Giustamente, come l’aveva fatto ad Emmett ed Edward, l’avrebbe fatto anche a Phill.

Le sue donne, erano sempre le sue donne.

<< Lo seguo e ci ritroviamo nell’ascensore. Potete immaginare quanto l’abbia tartassato di domande, se non fosse una cosa eternamente romantica, sarebbe stata veramente comica.. Comunque, saliamo fino all’ultimo piano, prendiamo una rampa di scala e in un attimo mi ritrovo sul tetto del palazzo. >>

<< Ci avviciniamo al cornicione e vi giuro, come se qui ora, che non riuscivo a parlare.. ancora adesso se ci penso mi vengono ancora i brividi sulle braccia. >>

Annuii sorridendo, immaginando la mia amica totalmente presa da mio fratello, riuscivo a scorgere nei suoi occhi una gioia e un’emozione ancora palpabili; i suoi occhi ne erano una prova, dato che brillavano.

<< Diciamo che ero più che altro pietrificata, forse dentro di me stavo iniziando a capire che cosa stava per succedere.. >>

<< Oppure avevi paura che ti buttasse di sotto? >> chiese Rose ridendo come una pazza, ma s’interruppe subito, perché in tre la stavamo guardando molto contrariate.

<< Oh! Stavo scherzando.. e’ ovvio che mio fratello è un genio! >>

Ci fu qualche attimo di silenzio.

<< Alice continua per favore! Ti sei interrotta sul più bello! >>

<< Si si.. Mi prende le mani, s’inginocchia davanti a me e mi dice: “Alice Brandon ti amo da quando mi hai rovesciato il gelato sui miei jeans preferiti a quattordici anni. Prometto di amarti per il resto della mia vita. Mi faresti il grande onore di diventare mia moglie?” >>.

Mi scappò una lacrima, Rose, nonostante la battuta aveva ragione, Jasper era veramente un genio.

Un genio tremendamente innamorato.

<< Se hai l’anello deduco che tu gli abbia detto di si.. no? >> chiese Reneè commossa e probabilmente orgogliosa di aver messo al mondo e allevato un figlio così.

<< Si.. >> rispose sognante Alice, << E poi dopo che mi ha messo l’anello al dito, ci siamo baciati e proprio in quel momento sono scoppiati i fuochi d’artificio. >>

Abbracciai la mia amica.

<< Sono contenta! Ve lo meritate tutti e due. Vi meritate il meglio.. >>

Presto, al nostro abbraccio, si unirono anche la mia gemella e la mia mamma.

Era una giornata stupenda. Satura di amore e felicità.

 

 

<< Ehi bellezze! Basta crogiolarvi al Sole! >>

Mi destai dal mio dormiveglia, ma non mi spostai nemmeno di un millimetro, stavo troppo bene con il Sole che baciava e abbronzava la mia schiena.

Sentii Edward sedersi vicino a me sulla sdraio, ma continuai a rimanere immobile.

<< Oh tesoro, sei tornato! Vieni che prepariamo la merenda per tutti.. >> sentii dire da mia madre.

Immaginai che per la merenda ci sarebbe voluto molto, molto tempo.

<< Paperottina.. svegliati.. >> sussurrò il mio ragazzo al mio orecchio.

Aprii gli occhi e studiai un attimo la situazione: Emmett si era già in pratica sdraiato su Rosalie e si stavano già mangiando di baci tutt’altro che casti.

Le mani di Edward mi distrassero un attimo, perché scesero fino alle mutandine del bikini per posizionarsi e iniziare a disegnare spirali.

Mi ripresi e continuai la mia supervisione.

Alice e Jasper si erano alzati e mano nella mano si dirigevano verso il giardino verde. Forse lui le stava raccontando di Phill e dell’impressione che aveva avuto su di lui.

Quindi: via libera.

Mi girai su un fianco, facendo attenzione che il mio seno nudo non si vedesse eccessivamente. Afferrai la catena che teneva al collo Edward e facendo una lieve pressione avvicinai la sua faccia alla mia, per poi baciarlo.

<< Mmm.. allora sei sveglia.. >>

<< Aspettavo privacy. >>

Mi fece sdraiare sulla schiena, mentre lui, dopo essersi tolto la maglietta bianca che indossa sopra i pantaloncini, si appoggiò su di me.

<< Non sono molto d’accordo con la tua mise per prendere il Sole.. >>

<< Ma chi mai mi può vedere? >>

<< Ormai sei famosa. Aspetta.. quando farai il servizio fotografico per quel giornale.. Sarà pieno di paparazzi questo posto e ogni posto dove andrai! >>

Alzai gli occhi al cielo. Edward era palesemente geloso e questo, nonostante l’assurdità del suo ragionamento, non mi poteva far altro che piacere.

Il servizio fotografico sarebbe stato per Vanity Fair, la rivista, famosa in tutto il mondo, voleva immortalare le promesse femminili del calcio statunitense: un chiaro esempio di bellezze nello sport e, ovviamente, mia madre avrebbe curato il servizio.

L’idea non mi allettava tanto, non era una gran fan del posare ore e ore su un set fotografico, ma tutte le convocate in nazionale dovevano farlo, quindi mi ero rassegnata fin dall’inizio.

<< Mica sarai geloso carotino? >>

<< Si. Sono geloso e possessivo di cosa è mio e cosa, soprattutto posso guardare solo io! >>

Mi morsi il labbro, per combattere l’intensità di quelle parole.

<< Ma così non possiamo baciarci.. >>

<< Oh si.. che possiamo.. >>

Mi morse l’orecchio e proseguì, tracciando una scia di baci bollenti lungo tutta la mia spina dorsale.

Boccheggiavo disperatamente in cerca di aria.

<< Ed.. Ed.. >>

<< Ringrazia che Phill vuole fare la partita di calcio dopo la merenda.. altrimenti ti porterei in camera e ti fare perdere tutte le forze. >>

<< Puoi farlo comunque stanotte.. >> risposi prontamente già completamente su di giri solo all’idea.

Dal canto suo, provò a ribattere, ma la voce di Reneè che ci chiamava glielo impedì.

Mi allacciò la parte di sopra del bikini. Poi, mentre ci dirigevamo verso il tavolo sotto il gazebo, dove mia madre e il moroso stavano portando ogni ben di Dio, mi disse:

<< Il discorso non è finito. Stanotte ti pentirai amaramente delle tue stesse parole. Ti mangerò tutta >>.

Compiaciuta da questa specie di promessa, mi lasciai scappare un sorrisetto.

 

 

<< JACK! >> urlai, per farmi passare la palla.

Stavamo disputando la partitella che in verità si era trasformato in un vero incontro all’ultimo sangue.

Ovviamente perché nessuna delle due squadre aveva intenzione di perdere.

Jack, tirò nella mia direzione, ma un amico di Phill di nome Oliver, lo intercettò.

Edward si spostò rapido, cercando di non farlo avvicinare molto alla nostra porta, difesa da Emmett.

Le squadre erano composte da sei elementi ciascuna.

Da una parte c’eravamo: io, Rose, i gemelli Cullen, Jack e Jasper.

Dall’altra parte c’era Phill e cinque suoi amici: Oliver, Marcus, Henry, Nate e Dave.

Uno più bello dell’altro.

<< Scusa Bella.. non sono riuscito a tirarti bene la palla! >>

<< Non ti preoccupare! Il vantaggio è sempre nostro! >>

<< VAI JAZZ! VAI JAZZ! >> sentii urlare dalla tribuna, dove Alice, con mia madre e alcune ragazze degli amici maschioni di Phill, stavano guardando la partita.

Jasper correva verso di me e la porta avversaria, scartando chiunque cercasse di prendergli la palla.

Era lui, che più di me e Rose, aveva ereditato nei migliori dei modi i geni del calcio di Charlie.

<< PHILL! VAI PHILL! >>

Mia madre che tifava per il fidanzato e non per i suoi figli?

Sorrisi, perch anche io avrei scelto Edward, sempre.

<< SII! JAZZ SEI IL MIGLIORE! >> urlò esuberante Alice, dopo il bellissimo goal di mio fratello che ci portava a quota sei.

<< QUELLO E’ IL MIO FIDANZATOOOO! >>

Jasper le mandò un bacio al vento e lei andò ancora più su di giri, improvvisando anche un balletto scrauso da Cherrleader.

Inutile dire, che alla fine, vincemmo la partita dieci a quattro.

 

 

 

†††

 

 

Odiavo le sorprese: da sempre.

Forse non c’era neanche un motivo logico, le odiavo e basta.

Infatti non capivo perché Edward aveva insistito affinché mi vestissi da figa e così avevo fatto, con un vestitino azzurro un po’ vedo e non vedo. Inoltre, Alice, democraticamente mi aveva fatto indossare un paio di scarpe tacco dodici fucsia.

Dopo essermi vestita e preparata, era arrivato Edward in camera, vestito anche lui benissimo in jeans e camicia bianca aderente, e mi aveva bendata.

Sapevo che eravamo saliti sulla limousine con Arthur, ma la meta continuava ad essermi totalmente preclusa.

<< Mi dici dove stiamo andando, per favore?! >>

<< No tesoro.. è una sorpresa. >>

Incrociai le braccia al petto contrariata, sapevo che in quel momento stavo intavolando una bella scena in stile bambina di tre anni.

<< Ti odio. >>

<< Anche io, tantissimo! >> rispose Edward, stampandomi un bacio sulla guancia.

<< Perché mi stai facendo questo? >>

<< Beh.. non capisco se per questo intendi la sorpresa romantica che ti ho organizzato, oppure il fatto che la mia mano sta salendo sulla tua coscia scoperta.. >>

Le mie braccia e le mie gambe si ricoprirono di brividi.

Come potevo anche solo sperare di averla vinta?

<< Bella sei troppo rigida.. >>

Lo sentii avvicinarmi ancora di più vicino a me.

<< Rilassati.. >> sussurrò suadente al mio orecchio, facendomi completamente sciogliere.

Volevo ribattere, dire qualcosa almeno, ma in un attimo le mie labbra furono prepotentemente rapite dalle sue.

Il bacio che ci scambiammo fu tutt’altro che casto e soprattutto rilassante, il fatto di avere la benda nera che copriva i miei occhi, aumentava decisamente ancora di più le emozioni che mi stava facendo provare.

L’iperventilazione era molto, molto vicina.

Le sue mani accarezzavano delicatamente le mie gambe scoperte, mentre con una mossa mi faceva distendere sul sedile della limo.

Quando si staccò un attimo per permetterci di respirare, ansante, riuscii solo a pronunciare il suo nome.

<< Signorino Edward? Siamo arrivati.. >> comunicò Arthur nell’interfono.

<< Grazie Arthur. Scendiamo subito. >> rispose prontamente Edward, quasi come se tra di noi non ci fosse stato niente fino a quel momento.

<< Sei pronta? >>

<< Secondo te? >> chiesi con far un po’ arrabbiato.

<< Eh dai! Continueremo dopo, non ti preoccupare.. >>

Mi prese per mano e aprendo la portiera mi fece scendere dalla limousine e subito, appena appoggiai le mie scarpe tacco dodici su una superficie orizzontale, si preoccupò subito di abbassarmi il vestito.

La benda mi permise di nascondere il rossore.

<< Aspetta che saluto Arthur, non ti muovere. >>

Lo sentii allontanarsi, parlottare un po’ con l’autista e tornare, afferrandomi le mani.

<< Quando tornerà Arthur? >>

<< Domani mattina. >>

Rimasi perplessa e cercai il più possibile di non dare a vedere la mia curiosità. Ovviamente però non l’avrei mai ammesso al mio ragazzo.

Mi prese per mano e mi accompagnò verso una meta a me preclusa.

Mentre camminavamo lentamente, mi concentrai sui rumori esterni, come il suono delle onde del mare, il profumo della salsedine, il silenzio della città; c’era qualcosa che mi sfuggiva, mi sembrava, pur non vedendolo, che in quel posto, qualunque fosse, io ci fossi già stata.

Ma dove potevo mai essere?

Più o meno avevamo viaggiato per una mezz’oretta, ma in verità potevano anche essere venti minuti o quaranta.

Sentii un tintinnio famigliare.

Erano delle chiavi ed Edward stava sicuramente aprendo una porta.

<< Dove siamo? >>

<< Tra un po’ lo scoprirai piccola.. >>

Aprì la porta e una volta entrati la richiuse alle nostre spalle.

<< Vieni.. ancora un ultimo sforzo. >>

Mi spinse verso una stanza che mi sembrava piuttosto aperta, lo sentii distintamente mettersi alle mie spalle e iniziare a sciogliermi il nodo alla benda.

Quando finalmente riuscii a vedere, quello che avevo davanti e tutto intorno mi stupì profondamente.

<< Edward wow.. io.. >>

Eravamo nella casa fuori città dei genitori di Jack, una marea di volte ero stata in quello stesso salone: le finestre aperte che davano sulla spiaggia a poca distanza, il divano bianco enorme, le tende svolazzanti con l’aria della sera.

Sul pavimento di ceramica bianca erano sparse tantissime candele, con al centro un lenzuolo con dei cuscini.

<< Ti piace? >> chiese visibilmente in apprensione.

<< E’ stupendo! Ma come hai fatto? >>

<< Semplice! Ho detto a Jack che avrei voluto portarti in un posto speciale e lui mi ha consigliato la casa dei suoi. Ha fatto qualche telefonata e abbiamo organizzato il tutto. Ma ora.. mangiamo? >>

Annuii con la testa e dopo essermi tolta le scarpe mi sedetti tra i cuscini.

Lui, intanto, arrivò dalla cucina con una bottiglia di vino, due bicchieri e due cartoni delle pizze.

Appena si posizionò vicino a me, gli stampai un enorme bacio sulla guancia.

<< E’ perfetto Ed, è perfetto! >>

Scoppiò a ridere.

<< Meno male che mi odiavi e che non ti piacevano le sorprese.. >>

<< Da oggi mi piacciono. Ma solo quelle che mi fai tu! E poi non è vero che ti odio.. ti amo! >>

<< Ti amo anche io paperotta. >>

La cena era meravigliosa, l’atmosfera era da favola ed Edward era perfetto, ogni giorno ne ero sempre più convinta.

 

 

<< Bella? Dove stai andando? >>

Lo guardai ammiccando e mi alzai dal nostro piccolo giaciglio di fortuna, dove fino a poco tempo prima eravamo abbracciati dopo aver fatto l’amore.

Era mezzanotte o giù di lì.

Afferrai il lenzuolo da per terra e mi premurai di coprirmi, prima di uscire fuori dalla finestra.

<< Bella?! >>

Sorrisi, immaginando che presto Edward mi avrebbe seguita.

Cercai il quadro della luce e, una volta trovato, mi preoccupai di accendere le luci sulla spiaggia.

<< Evvai! >>

<< Evvai cosa? >> sentii dire alle mie spalle.

<< Sono riuscita a trovare le luci, non vedi? >>

<< Si vedo.. ma cosa hai intenzione di fare? >>

Lo guardai e dopo aver lasciato il lenzuolo sulla sabbia, m’incamminai verso l’acqua.

Edward rimase un po’ a bocca aperta guardandomi, per poi riprendersi in fretta e correre affianco a me.

<< Tu sei pazza! Fare il bagno a quest’ora? >>

<< Non vuoi placare anche tu i bollenti spiriti? >>

In poco tempo raggiungemmo la stessa lunghezza d’onda e prendendoci per mano raggiungemmo l’acqua ancora tiepida, nonostante la notte inoltrata, e riprendemmo da dove, poco prima, avevamo concluso.

 

 

 

 

 

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Capitolo 29
*** CAPITOLO 28 ***


Care lettrici,
mi scuso per il ritardo con cui posto questo capitolo.
Purtroppo come ho già detto, questo periodo è un po' difficile per me, con gli esami all'università.
Cerco di restare nei tempi il più possibile, ma non sempre mi riesce.
Vi auguro buona lettura e vi prometto che risponderò alle vostre preziose recensioni il prima possibile.
Un bacione,
Anna.

Ps: Mi scuso se lungo il capitolo troverete qualche errore. Non ho avuto il tempo di rileggerlo una terza volta e dopo un po' gli errori sfuggono.




CAPITOLO 28 – POV EDWARD

 

Mi svegliai quando sentii il Sole sulla mia schiena; sotto alle mie braccia sentivo il corpo caldo di Bella che respirava piano nell’incoscienza del sonno.

Era stupenda e sapeva di salsedine, il bagno della notte nel mare era stato piuttosto intenso, in particolare perché non avevamo solo nuotato, ci eravamo anche dedicati a fare altro.

<< Amore… >> sussurrai al suo orecchio, cercando di svegliarla.

Erano solo le sette del mattino, mancava ancora molto all’arrivo di Arthur, previsto per le undici e mezza.

In quel momento il cellulare iniziò ad illuminarsi: era un numero sconosciuto.

Per fortuna avevo tolto la suoneria e messo la vibrazione, così il rumore non svegliò Bella e, facendo attenzione, mi alzai per scendere al piano di sotto dove avrei potuto parlare con calma.

Presi l’asciugamano con il quale la notte c’eravamo asciugati e me lo avvolsi intorno alla vita.

<< Pronto? >>

<< Pronto? Parlo con Edward Cullen? >>

<< Si, sono io.. chi parla? >>

<< Sono Aro Volturi. >>

Mi sedetti sulla penisola della cucina, mi sembrava di aver già sentito quel nome da qualche parte.

<< Salve >>

<< So che gioca a calcio nel Forks ed è capitano. Sbaglio? >>

<< No signore! >>

<< Perfetto.. mi piacerebbe parlare un po’ con lei del suo futuro. Che ne dice? >>

Rimasi un po’ perplesso dalla sua richiesta.

<< Mi scusi.. ma a quale scopo? >>

<< Credo che non abbia ben capito chi sono io. Dirigo la Volturi’s Company e sono uno dei maggiori sponsor della Nazionale di Calcio. >>

<< Ah.. >>

“Bella risposta Edward, veramente un grande!”

<< Se volesse parlare del suo futuro, le consiglio di passare nel mio ufficio a Port Angeles alle ore tre di giovedì pomeriggio. >>

<< Ehm.. mi dispiace ma giovedì sarò ancora a Jacksonville, starò via fino a venerdì. >>

<< Perfetto! Allora ci vediamo lunedì. Stesso posto e stessa ora. Buona vacanza Edward e a presto! >>

Senza lasciarmi diritto di replica, buttò subito giù la chiamata.

E ora questo che voleva?

Sponsor ufficiale della Nazionale di Calcio? Quello di fare il calciatore non era uno dei miei primi intenti, il mio sogno era quello di diventare dottore. Magari fisioterapista.

Ma in fondo che c’era di male andare ad un stupido incontro?

Avrei sicuramente potuto aspettare a dirlo a Bella, non volevo darle un falso allarme, anche perché nel caso fossi entrato in Nazionale, avrei potuto stare molto , molto più tempo con lei.

Risalii le scale e me la ritrovai nella stessa posizione, il suo viso era sereno e tranquillo, sembrava una cucciola, così indifesa e beata.

<< Paperotta mia.. svegliati.. >> sussurrai sulla sua pelle.

<< Mmm.. >>

Si giro verso di me, per poi appendersi al mio collo con le braccia.

<< Buongiorno amore mio.. >> biascicò ancora insonnolita.

<< Giorno raggio di Sole.. Dormito bene? >>

<< Meravigliosamente.. Ma perché ti sei rivestito? >> chiese un po’ acidamente.

Senza risponderle mi tolsi l’asciugamano e mi sdraiai completamente su di lei, in modo che i nostri corpi aderissero l’un l’altro come un puzzle.

<< A che ora arriva Arthur? >>

Mi scappò un gemito, perché mentre mi faceva la domanda mi morse il Pomo d’Adamo.

<< Alle undici e mezza. Abbiamo quattro ore.. >>

<< Allora mi ci dovrò mettere molto d’impegno! >>

E presi dalla stessa frenesia, iniziammo a baciarci voracemente.

 

 

†††

 

 

<< Fate buon viaggio ragazzi.. >>

Risposi all’abbraccio di Reneè, invece con Phill ci scambiammo solo una stretta di mano e una pacca sulla spalla.

Erano due belle persone e nonostante l’età stavano veramente bene insieme.

<< Ciao mamma.. >> disse Bella già con le lacrime agli occhi.

La mattina mi aveva confidato che al novantanove percento si sarebbe messa a piangere, perché a differenza di quello che dava a vedere era molto fragile e sapevo che la mancanza con la madre era un grosso dolore per lei.

<< Mi mancherai molto.. >>

<< Oh anche tu bambina mia.. Rose? Jasper? Venite qui.. >>

Erano belli, tutti e tre chiusi in un abbraccio famigliare.

<< E voi quattro che fate lì impalati? Unitevi a noi! >>

<< Mamma.. >> provò a protestare Rose, ma senza gran successo.

In un attimo io, Alice, Emmett e Phill ci unimmo all’abbraccio della famiglia Swan.

 

 

†††

 

 

 

Era sabato e io come tutti i sabati avevo deciso di andare a correre.

La sera invece, sarei andato a ballare in discoteca con la mia bellissima ragazza e tutti i nostri amici.

Come non facevo da un po’ di tempo, avevo deciso di andare a correre sulla spiaggia di La-Push. Faceva freddo, molto freddo, il mare era molto agitato, alte onde  s’infrangevano contro la sabbia.

Sulle strade e gli abeti più alti c’era ancora qualche traccia di neve, un Sole timido faceva capolino da qualche nuvola grigia.

Avevo il cappuccio tirato su e le cuffiette nelle orecchie, ogni altro rumore era attutito, pensavo solo alla corsa e all’aria fresca che mi sferzava il viso.

Di punto in bianco sentii una specie di sensazione. Chiamiamolo pure sesto senso.

Girai la testa e vidi a pochi metri da me Leah che correva, probabilmente intenta ad urlare il mio nome. Continuai a correre, indeciso sul da farsi.

Non sapevo se smettere di correre e aspettarla per vedere che cosa voleva, oppure continuare come se nulla fosse.

Optai per la prima soluzione, non volevo fare lo stronzo, anche se sapevo già che me ne sarei pentito.

Tolsi la cuffietta dall’orecchio destro e misi in pausa la canzone.

<< Finalmente.. Pensavo che non ti saresti mai.. fermato.. >> disse, una volta davanti a me, con il fiatone.

Rimasi zitto, guardandola.

Un tempo il solo vederla mi procurava una dose extra di crampi allo stomaco dalla felicità, ma da quando nella mia vita era entrata Bella, nulla era più importante di lei.

<< Ciao.. >>

Salutò, con un accenno di sorriso un po’ imbarazzato.

<< Ciao Leah >>

<< Era un po’ che non venivi più a correre qui.. >>

Annuii con la testa. Le ragioni della mia “mancanza” erano state diverse: all’inizio perché non volevo rischiare d’imbattermi in lei e nel suo fidanzato, ma poi con il tempo avevo iniziato ad andare a correre con mio fratello e Daniel e, dato che loro odiavano correre sulla spiaggia non eravamo mai venuti.

Andavo ogni tanto, quando ero da solo.

<< Come va? Com’è andato il viaggio a Jacksonville?  >>

<< Bene, grazie. E’ stato bello.. e tu tutto bene? >> chiesi, più per educazione che per vero interesse.

<< Si si.. >>

Passò qualche istante di silenzio, lei era in evidente imbarazzo.

L’anno scorso avrei fatto carte false affinché mi capitasse un’occasione del genere con Leah, mentre ora ero del tutto indifferente.

<< Devi dirmi qualcosa Leah? >>

Non volevo sembrare stronzo, ma ero sudato e iniziavo ad aver veramente freddo, in più non vedevo l’ora di chiudere la conversazione, andare a casa, farmi una doccia, mangiare il buonissimo pranzetto che la mia mamma mi aveva preparato e infine fare il conto alla rovescia delle ore che mi separavano dalla mia dolce metà.

<< Io? No no.. cioè si.. >>

Speravo che non mi volesse dire qualcosa riguardante la nostra storia, perché mi sarei veramente incazzato.

<< Ti dispiace se camminiamo verso la macchina? Sono sudato e inizio ad aver freddo. >>

<< Certo.. >>

A malincuore iniziai a camminare al suo fianco.

<< Dimmi pure. >>

<< Beh ecco.. vedi.. >>

Mi scappò un sorrisino. Da quanto balbettava in mia presenza?

<< Volevo chiederti scusa. >>

Mi colse alla sprovvista. Del tutto alla sprovvista.

<< E’ da un po’ che avrei dovuto farlo, ma purtroppo ho trovato il coraggio solo ora. Volevo chiederti scusa per il bruttissimo modo in cui ti ho trattato, so che ci sei rimasto tanto male per come sono andate le cose tra noi. A mia discolpa posso dirti che non era mia intenzione farti soffrire, che mi ero innamorata veramente di Sam. >>

<< Ah.. >> risposi, preso totalmente in contropiede.

E ora che cappero le dicevo? Non che le scuse non mi facessero piacere, o meglio, mi avrebbero fatto piacere a suo tempo, quando forse c’era ancora una possibilità.

Passai oltre anche sul fatto che aveva usato il passato, nel descrivere i suoi sentimenti verso Sam.

Emmett mi aveva riferito che le cose tra loro non andavano per niente bene.

<< Beh.. ti ringrazio. >>

Questa volta forse ero io ad essere un po’ imbarazzato.

<< Anche se le tue scuse non sono necessarie.. le apprezzo. >>

Sorrise un po’ titubante.

<< Allora.. come va con Isabella? >>

La guardai incerto, sapevo che era ancora presa di me e, dato che io non ero come lei, anche se mi aveva fatto soffrire, non l’avrei mai ripagata con la stessa moneta.

Quindi non sapevo proprio che rispondere, avrei tanto voluto mettere in chiaro le cose che tra me e lei non ci sarebbe stato mai più niente, anche se Leah era stata la mia unica amica quasi da sempre.

<< Edward? Conosco quella faccia.. Non ci sto provando con te. O meglio.. forse all’inizio lo facevo ma ora ho capito. Tu sei veramente innamorato di Bella e non mi hai mai guardata con quella faccia. Mi piacerebbe solo parlare ogni tanto con te, anche perché sai.. Mi sento molto sola in questo periodo. >>

Eravamo quasi arrivati alla mia macchina, la vedevo posteggiata nel parcheggio, insieme ad altre due poco distanti.

Non mi andava di chiederle di Sam, sarebbe stato un po’ brutto rompere il ghiaccio così e sarei stato un vero stronzo.

<< Ci devo pensare.. nel senso io.. >>

Le scappò un sorriso divertito, che ben presto si allargò anche sul mio volto.

<< Non vuoi che la tua Bella s’incazzi. Non ti preoccupare ho afferrato il concetto.. >>

Mi appoggiai alla portiera della macchina.

<< Lei è fatta così! Non è cattiva, è solo.. >>

<< Gelosa? >>

Annuii.

<< Beh lo sarei anche io! Non ti preoccupare.. la capisco! >>

Scossi la testa, stupendomi di quanto in fondo eravamo rimasti in sintonia.

<< Ti lascio andare ora.. Ci si vede in giro, Edward. >>

Aprii la portiera e mi sedetti al posto di guida.

<< Si, Ciao.. >>

<< Ciao e pensaci a ciò che ti ho detto. >>

Feci un segno affermativo con la testa, prima di mettere in moto e lasciare il parcheggio, con Leah alle mie spalle che mi guardava scomparire tra gli alberi della foresta.

 

 

†††

 

 

<< Non capisco perché abbiamo preso due macchine. Ci saremmo divertiti di più.. non trovi? >>

Non prestai molta attenzione alle parole di Bella, seduta al mio fianco sulla mia macchina, perché troppo intento a cercare un modo per iniziare il discorso Leah.

Conoscendola sapevo benissimo che ne avrebbe fatta una tragedia, ma solo come autodifesa per mascherare la paura di perdermi e i suoi mille altri dubbi.

Sapevo al cento per cento che non avevo fatto nulla di male e in fondo neanche Leah, perché neanche per un attimo ci aveva provato con me, era stata sincera e chiara, ma il nervosismo c’era comunque.

In particolare a causa di tutte le cose che mi aveva detto Emmett quando glielo aveva raccontato. Lui pensava che fosse un attacco in sordina.

Gli avevo detto che passava troppo tempo a giocare a Call of Duty e ormai non distingueva più la realtà dalla finzione.

Lui mi aveva dato dell’ingenuo, dicendomi: “Aspetta e vedrai”.

<< Edward? Sei con me stasera oppure sei da qualche altra parte? >>

Mi girai a guardarla.

Il vero motivo del mio nervosismo non era tanto il discorso di Leah, ma il modo in cui si era vestita. O meglio, non vestita.

Il cappotto nero lungo fino al ginocchio copriva tutto, non permettendomi di vedere che razza di vestito si era messa. L’unico indizio me lo davano le sue alte scarpe nere.

<< No, sono qui con te amore. Solo che ho un po’ di ansia per quando toglierai quel burka che hai addosso. Non capisco perché non mi hai permesso di guardare cosa c’è sotto.. >>

Alzò gli occhi al cielo. Sulla fronte sbucò una dolce fossetta d’irritazione.

Accostai in una piazzola di sosta.

<< Hai poco da fare quella faccia! Non hai idea di quanto dovrò lottare per non concedere a nessun altro il mio territorio. >> confessai, tra il serio e il divertito.

<< Edward non è una gara a chi piscia più lungo. Io sono tua punto e basta. Gli altri lasciali pure guardare.. >>

Distorsi la bocca, facendole vedere il mio forte disappunto alla sua affermazione. Non mi piaceva proprio per niente che chiunque altro guardasse la mia ragazza con gli occhi arrapati. Perché ero sicuro che sotto al cappotto c’era un vestito da arrapamento violento.

Non sarei riuscito io a tenere le mie mani e i miei occhi a posto, figuriamoci gli altri.

Decisi di lasciare cadere il discorso per qualche istante, dovevo annunciarle una cosa un po’ più spinosa.

<< Lasciamo perdere un attimo questo importantissimo discorso. Ti devo dire una cosa.. >>

Mi guardò curiosa.

<< Ah.. non ti sei fermato per cercare di sedurmi e spogliarmi? >>

Se la metteva su questo punto..

Le sorrisi sornione, prima di afferrarla per le braccia e trascinarla a cavalcioni sulle mie gambe.

<< Anche per quello.. ma prima parliamo. Oggi sai che sono andato a correre alla riserva, no? >>

Annuii concentrata, forse già intuendo dove volevo andare a parare.

<< Ho incontrato Leah. >>

<< E poi dici a me.. Ti lascio per qualche ora da solo e quella ti salta addosso a cozza. Poi sei tu che devi proteggere il tuo territorio.. Ma per favore! >>

Le baciai la bocca, per cercare di farla stare un attimo zitta. Le sue mani accarezzavano i miei capelli, trovare la concentrazione in quella posizione era davvero difficile.

<< E che voleva? Dirti quanto sei stupenderrimo? >>

Diniegai con un movimento della testa.

<< E allora cosa? >>

Decisi di non tirarla ancora per le lunghe, era inutile continuare a tenere la conversazione più strana del secolo tutta per me.

<< Mi ha chiesto scusa per come mi ha trattato quando mi ha mollato. Mi ha detto che era un po’ che doveva farlo. Mi ha chiesto come stavo, com’è andata la vacanza da tua madre e come andava con te.. io le ho date risposte sincere anche se un po’ ristrette. Poi mi ha detto che magari ogni tanto avremmo potuto parlare e poi ci siamo salutati con un ciao. >>

Rimasi muta per qualche istante, sondando la verità del mio sguardo.

<< E tu che hai risposto? >>

<< A cosa? >>

<< Al fatto che ogni tanto avreste potuto parlare. >>

Mi specchiai nei suoi occhi, la voce era acida e piuttosto menefreghista, ma il suo sguardo tradiva ansia e un pizzico di dolore.

<< Le ho detto che ci avrei pensato, non sapevo come l’avresti presa e volevo essere sicurissimo che tu non pensassi nemmeno nell’anticamera del cervello che le sue scuse abbiano sortito qualche effetto, positivo o negativo che sia. >>

<< Ok.. >> disse, ritirando le mani dalla mia testa per tirarsele in grembo, anche i suoi occhi scivolarono verso il basso.

Sopirai, prendendole il mento con le mie mani, acquistando di nuovo un contatto visivo.

<< Ti amo lo sai vero? >>

Si morse le labbra.

<< Bella dico sul serio, ti amo e non farei mai niente per mettere a repentaglio la mia storia con te. Sarei uno stupido se non ti dicessi che un po’ di piacere le sue scuse mi hanno fatto, perché sai benissimo quanto ci sono rimasto male.. ma vorrei tanto che questo non sia un ostacolo tra noi. Io voglio stare con te, ora e sempre. >>

<< Ok.. >>

Alzai gli occhi al cielo.

<< Bella? >>

<< E’ solo che.. non voglio che tu non frequenti nessuna ragazza come amica perché hai paura di una mia scenata di gelosia. Se dici che Leah ha capito e non ha cattive intenzioni ti credo. Io mi fido di te e non voglio importi niente.. >>

L’abbracciai stretta, sentendo quando fragile apparisse ai mie occhi in quel momento.

<< Piccola mia io non voglio uscire con nessun’altra ragazza come amico. Ma magari qualche volta capiterà che io e lei c’incontriamo e voglio essere sicuro di poterle parlare con tranquillità. Non credo che lei avesse cattive intenzioni, mi è sembrata sincera.. >>

Conclusi, non sapendo più bene che dire.

<< Se non ti da fastidio a te parlare con la tua ex dal comportamento del tutto discutibile, non darà fastidio neanche a me. Però non chiedermi ancora di fare un’uscita a quattro perché non so come potrei reagire.. >>

Ridacchia, molto più sereno rispetto a quando avevo iniziato la conversazione.

<< Mica è una gara a chi piscia più lungo. Tu sei la mia ragazza e non hai nulla da temere.. Le altre lasciale pure guardare io sono tuo e basta. >>

<< Ti amo anche io carotino.. >> alitò sul mio collo, per poi mordere delicatamente la pelle sensibile.

La mia eccitazione salì da zero a cento in pochi secondi.

Ben presto la macchina era diventata un forno, pieno di calore e lussuria.

Ci scambiavamo baci avidi, sia l’uno che l’altro cercava il più possibile di toccare l’altro in più punti, nonostante che le piccoli dimensioni dell’abitacolo fossero un ostacolo non indifferente.

Quando le mie mani istintivamente strinsero le sue natiche nude e a lei scappò un gemito, capii che in discoteca non saremmo mai arrivati.

Invece, Bella mi stupì completamente.

<< Edward metti giù quelle mani, fammi sedere che andiamo.. >>

Non l’ascoltai anche perché dal modo in cui l’aveva detto aveva fatto intendere tutt’altro.

<< Amore dico sul serio.. >> disse dopo un po’.

Sbuffai infastidito, mentre la vidi staccarsi e sedersi sul sedile passeggero.

<< Oh dai non fare il broncio.. mica potevo lasciarti guardare il vestito.. >>

Sbuffai un’altra volta. Oltre al danno la beffa.

Chiusi gli occhi e presi fiato un attimo, cercando di concentrarmi e tornare alla realtà il prima possibile.

Quando mi fui abbastanza calmato, accesi la macchina e misi la marcia.

Prima d’immettermi sulla strada però afferrai il suo mento con la mano destra e portai il suo sguardo da finto agnellino, nel mio sguardo di fuoco.

<< Stanotte, quando mi pregherai di smettere ti farti quello che ho intenzione di farti.. io non mi fermerò. >>

Divenne rossa e si morse il labbro imbarazzata.

Contento del risultato ottenuto, partii alla volta di Port Angeles, immaginando il gusto della nutella a contatto con la sua pelle.

 

 

†††

 

 

Ero arrivato un quarto d’ora prima all’appuntamento con Aro Volturi.

Mi ero messo un paio di jeans nuovi e una camicia bianca, abbinata ad un maglioncino nero con scollo a “V”, speravo solamente di non sembrare troppo un cameriere.

La segretaria che mi aveva fatto accomodare su una poltroncina blu aveva sicuramente qualche anno più di me e dal cartellino che aveva appoggiato sulla scrivania avevo scoperto che si chiamava Renata. Renata Manfredi.

Sicuramente aveva origini italiane.

Aspettai il momento per entrare mentre rispondevo ad un messaggio di Bella.

Nessuno sapeva di quello che ero venuto a fare fino a Port Angeles, non l’avevo fatto per cattiveria, ma più che altro per scaramanzia. Magari una volta uscito da quell’ufficio, sarei potuto essere un papabile alla convocazione in nazionale.

Sicuramente avrei dovuto giocare bene le mie carte con Aro.

<< Signor Cullen? >> chiamò Renata.

Mi alzai e mi avvicinai alla sua postazione.

<< Prego, si accomodi. Il Signor Volturi l’aspetta. >>

Le sorrisi ringraziandola, prima di girarmi, fare qualche passo e afferrare la maniglia della porta del suo ufficio.

In quel momento mai mi sarei immaginato, che, una volta uscito, non sarei più stato lo stesso e la mia vita sarebbe tutto ad un tratto diventata molto, ma molto incasinata.

 

 

 

 

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Capitolo 30
*** CAPITOLO 29 ***


Posto super velocemente.
Vi ringrazio per la fiducia e il sostegno che, capitolo dopo capitolo, mi dimostrate.
Vi auguro buona lettura e vi invito a recensire, lasciandomi una piccola ma ben accetta impressione su questo capitolo.
La tempesta ha ufficialmente inizio.
Un bacione,
Anna.




CAPITOLO 29

 

<< Edward ha qualcosa che non va Rosalie. >>

<< E cosa te lo fa pensare? >> chiede mia sorella, mentre insieme stavamp andando a scuola, con la mia macchina.

<< E’ strano, a volte assente. Ieri dopo l’allenamento si è limitato a portarmi a casa e non ha voluto fermarsi a dormire con me, dicendomi che era stanco. Già altre volte abbiamo solo dormito, non capisco perché ieri no. Ho paura che mi stia nascondendo qualcosa.. >>

Mia sorella alzò le spalle.

<< Non so come aiutarti Bella.. Magari è semplicemente un po’ stressato. Non stargli tanto addosso. Gli passerà.. >>

Provai ad auto convincermi delle sue parole, ma era più forte di me.

Quando posteggiai nel primo posto libero che trovai, lei mi prese la mano dal volante e mi costrinse a guardala dritto negli occhi.

<< Dico sul serio. Poi, dopo che vedrà la sorpresa che gli hai preparato per domani sera.. beh.. le cose si aggiusteranno.. >>

Con un sospiro di assenso, presi la mia cartella e uscii dalla macchina.

Lui ed Emmett, come sempre erano lì sul piazzale ad aspettarci.

Dopo aver salutato il fratello, mi specchiai nei suoi bellissimi occhi, lui mi sorrise subito, afferrandomi i fianchi.

<< Buongiorno paperotta.. >>

Sorrisi, forse, i miei, erano stati tutti castelli per aria.

<< Buongiorno a te. Non immagini neanche quanto ho sentito la tua mancanza stanotte.. >>

Mi baciò teneramente.

Forse la mia stima su di lui era stata del tutto sbagliata, perché da quanto mi sembrava era tutto perfettamente normale.

<< Come sono carine oggi le gemelline! >>

Mi girai di colpo, scazzata del tono usato dall’arpia.

Tanya era lì, a pochi metri da noi con tutte le sue tirapiedi intorno, ci mancava solo più quella scocciatura.

Fu mia sorella a rispondere.

<< Tanya.. non hai nessun altro stamattina a cui rompere i coglioni? >>

Diretta, ma efficace, perché l’arpia sembrò un po’ risentirsene.

Edward continuò a tenermi per i fianchi, forse perché pensava che avrei aggredito Tanya? Ma per chi mi prendeva? Non mi sarei mai sporcata le mani.

Continuò a fissarci molto scontenta, ma poco prima che distogliesse lo sguardo, mi accorsi che in verità non stava guardando tutti noi, ma Edward in particolare.

E questa cosa non mi piacque per niente.

 

 

†††

 

 

I balli non erano mai stati la mia gioia. Però ero sempre stata piuttosto brava a mascherarlo, soprattutto con mia madre e tutti i suoi amici.

Ma il ballo a cui io, Edward, Rose ed Emmett eravamo appena arrivati era veramente bello.

Era stato organizzato da mia nonna, Esme e altre donne che facevano parte di un’associazione di bambini bisognosi, che vivevano nell’orfanotrofio a poca distanza dalla città. Nel quale al momento ci trovavamo.

Più che un ballo vero e proprio mi sembrava quasi di essere stata proiettata in una scena di qualche cartone animato: con gli adulti vestiti eleganti e i bambini allo stesso modo, ma in miniatura.

Tra la folla notai subito anche Alice, che saltellando qua e là, aggiustava l’abbigliamento di qualche bambino. Era stata geniale, si era preoccupata di trovare a tutti i bambini un vestito, il più delle volte cucendolo lei stessa.

Non riuscivo ancora a capire dove e come avesse trovate il tempo.

<< Ragazzi siete arrivati! Non è stupendo? >> chiese mia nonna, fasciata da un bel vestito argento.

<< La festa è molto bella, ma tu nonna sei stupenda! >>

<< Alice, tutto merito di Alice.. Ma accomodatevi e servitevi pure! Bella? Tu che sei brava con i bambini avrei bisogno del tuo aiuto. Puoi venire un attimo per favore? >>

Annuii, alzai la gonna del vestito e iniziai a seguirla.

Quando arrivai a metà delle scale mi girai e notai Edward che mi guardava, gli feci un cenno e in un attimo fu al mio fianco, bello e splendente in smoking.

<< Guarda che se vuoi puoi andare anche senza di me.. >>

<< Ma io non riesco a stare senza di te. >>

Rimase zitto, continuando a sorridermi.

<< Piccioncini? >>

Contemporaneamente ci voltammo verso mia nonna, che ci guardava con un mix di felicità e agitazione sul volto.

Salite le scale, la seguimmo per un lungo corridoio, fino a una stanzetta, dalla quale proveniva il pianto di una bambina e la voce dolce di Esme.

<< No, non voglio scendere.. >> disse la bambina piagnucolando.

<< Fate qualcosa ragazzi, mi dispiace che lei non si possa godere la festa come gli altri.. >>

Feci un sorriso d’incoraggiamento a mia nonna, prima di entrare nella stanza.

C’erano tre lettini, di cui uno era a castello. Seduta, per terra c’era una bambina con un vestitino blu di tulle, era molto carina.

Aveva dei capelli biondi lunghi fino alle spalle e un faccino piuttosto disperato, dato che piangeva e aveva un dito in bocca, oltre a un pupazzo a forma di coniglio nell’altra mano.

Più o meno aveva sei anni massimo.

Esme, in un vestito color pesca, era seduta su un lettino e le accarezzava teneramente la testa, mentre alle sue spalle in piedi, c’era un’altra signora.

<< Oh! Ciao Bella.. Meno male che sei arrivata! Perché questo angioletto non vuole proprio ascoltarci.. >>

Sorrisi alla bimba, che tra le lacrime mi stava guardando attentamente.

La madre del mio ragazzo, dopo avermi dato un bacio sulla guancia, uscì con mia nonna e la signora.

<< Edward vieni fuori un attimo, che ti devo parlare.. >>

A malapena sentii la porta che si chiudeva alle mie spalle, perché il mio sguardo era attentissimo nel cogliere qualsiasi segnale dalla bambina.

Si era un po’ rilassata, ma continuava comunque a singhiozzare.

Il problema era che non sapevo proprio cosa fare, immaginai che Esme l’avesse abbracciata, rincuorata, ma nonostante tutto non aveva sortito alcun effetto.

Per quanto ero brava con i bambini, non trovai nulla di meglio che farmi guidare dal mio istinto.

Afferrai il vestito lungo dal fondo e, facendo attenzione a non rovinarlo e a non sporcarlo, mi sedetti a qualche spanna dalla bambina. Stranamente non si ritrasse, continuò semplicemente a mantenere la sua posizione.

<< Ciao piccola! Io sono Bella e tu come ti chiami? >>

<< Non.. non voglio scendere.. >>

Le sorrisi con il sorriso più incoraggiante e affabile che conoscessi.

<< Neanche io.. sai? Queste scarpe mi fanno maledettamente male e se non ti dispiace rimarrei un po’ qui insieme a te.. >>

Non mi rispose, ma per tutto il tempo in cui mi tolsi le scarpe e le appoggiai davanti a me, continuò ad osservarmi.

Chiusi gli occhi e appoggiai la testa al materasso.

Passò qualche istante di silenzio, fuori dalla porta non sentivo niente, se non qualche rumore della festa un po’ attenuato.

Speravo solo che Esme non rivelasse nulla ad Edward della sorpresa.

<< Mi chiamo Kate.. >>

Aprii gli occhi.

<< E lui è Tippete. >>

Alzò il coniglietto, per permettermi di vederlo.

<< Mmm.. ha un nome famigliare. E’ mica il migliore amico di Bambi? >>

Annuì. Non so come ma riuscii a farle uscire un piccolo sorriso.

Mi avvicinai un pochino.

<< Perché non vuoi scendere? >>

Il suo labbrino iniziò a tremolare, mi fece una gran tenerezza. Automaticamente mi avvicinai a lei e le appoggiai una mano sulla spalla, non la scostò, ma semplicemente si appoggiò a me, iniziando a piangere disperata.

Cavolo, forse avevo sbagliato qualcosa nel mio approccio.

Tra un singhiozzo o l’altro capii che il suo dolore non era dovuto solo a qualcosa di materiale, ma a qualcosa di ben più profondo.

Il fatto che non sapevo nulla sulla storia di come Kate era arrivata in quel posto, mi rendeva un po’ nervosa, ma cercai al meglio delle mie possibilità di non farglielo vedere.

<< Pulcina.. perché piangi? Sotto c’è una festa, dovresti essere giù a divertirti con tutti i tuoi amici.. no? >>

Se possibile il pianto aumentò ancora di più.

Altro che brava a trattare con i bambini ero un vero e proprio disastro.

<< Non.. non.. voglio la mia mamma! >>

Non potevo, per ovvie ragioni, chiederle dove fosse la madre, l’unica cosa che potevo fare era cercare di confortarla.

<< La mamma non sarebbe contenta di vederti piangere tesoro.. >>

<< Lei.. lei è su in cielo con gli angioletti.. >>

Il mio cuore si fermò, non sapevo per via diretta che cosa significava, ma potevo immaginare che cosa, già ad un età così tenera avesse dovuto provare.

Al solo pensieri mi veniva a me da piangere.

Ma qualcuno di grande e forte ci doveva essere, quindi avrei fatto il possibile per farla tornare a sorridere e portarla sotto a divertirsi con i suoi amici.

<< Beh.. >>

Non avevo idee.

Che cosa avrei mai potuto dire che non sembrasse stupido o fuori luogo?

<< E.. e non.. mi piace.. il vestito.. >>

Il vestito? A me sembrava stupendo, non c’era niente che non andasse.

<< Non sono d’accordo con te. Il vestito è molto bello sai? >>

Mi guardò, forse non credendo alle mie parole. Le sue ciglia erano pieno di gocce.

<< E’ blu.. mentre Lizzie ce l’ha rosa.. >>

Ops.

Per fortuna ero riuscita a sviare il discorso dalla madre al vestito.

Ma ora, che cavolo mi potevo inventare?

<< Non lo sai che il blu è il colore delle principesse? >>

Entrambe ci girammo di scatto.

A poca distanza da noi c’era Edward, che ci guardava con una strana luce negli occhi.

Kate era completamente abbracciata a me, mentre io le stavo accarezzando i capelli, nel tentativo di calmarla.

Il mio ragazzo aveva un sorriso dolce, di quelli che ti sciolgono come ghiaccio al Sole.

La piccola si nascose sotto la mia ascella, un po’ timorosa.

<< Non è vero. Il rosa è il colore delle principesse. >>

<< Credo proprio di no. L’hai mai vista Cenerentola? >> chiese, avvicinandosi e sedendosi vicino a me.

Sia io, che Kate annuimmo come incantate alle sue parole.

<< Beh.. il vestito che le regala la fata turchina è sull’azzurro.. >>

Era stato forte, a me non era assolutamente venuto in mente in quel momento.

<< E poi vedi Bella? Lei è una principessa, la mia principessa! Ed è vestita di blu.. >>

Appoggiò una mano sulla mia nuca scoperta.

Le sue parole mi avevano completamente sorpresa. Aveva detto la mia principessa?

<< E’ vero? >> chiese Kate curiosa, solo più con le tracce delle lacrime sulle guancie.

Non sapevo che rispondere. Ma optai per una pseudo verità.

<< Si, è vero.. E lui è il mio principe, sai? >>

Lo guardò con i cuoricini agli occhi. Aveva sei anni, potevo concederglielo.

<< E come si chiama? >>

<< Edward, piacere. >>

Le allungò la mano, ovviamente senza farselo ripetere Kate l’afferrò subito, con la sinistra.

<< Io sono Kate.. >> disse incantata.

Rimanemmo tutti e tre qualche istante in silenzio.

<< Anche il mio papà ha gli occhi come i tuoi.. >>

Vabbè che era una bambina, ma come verbo non aveva usato il passato. Forse il padre era ancora vivo? Lo sperai vivamente.

Edward si limitò a sorriderle.

<< Allora.. non vuoi proprio scendere a mangiare dolcetti e a sentire un po’ di musica? >> chiesi, cercando di distrarla un po’ dal mio ragazzo e affrettando i tempi, dato che tra un po’ sarebbe partita l’operazione sorpresa.

Abbassò gli occhi. Forse, forse l’avevamo convinta.

<< Posso far finta che mia mamma sia la mia fata turchina che mi ha reso il vestito magico? >>

Solo i bambini potevano essere così genuini nella loro innocenza. Li adoravo.

<< Ma certo pulcina.. e il tuo, a differenza di quello di Cenerentola non scomparirà a mezzanotte. >>

Mi sorrise felice, prima di oscurarsi un po’.

Mi dispiaceva molto vederla in quello stato, ma non sapevo proprio come aiutarla.

Poi, una leggera carezza della mano di Edward fino alle scapole, mi fece venire un’idea.

<< E vuoi saperla una cosa pulcina? Giusto per far vedere a Lizzie che una vera principessa veste in blu e non in rosa? >>

Mi guardò speranzosa, aprendomi ancora di più il cuore.

<< Ti impresto il mio principe. Scenderai le scale con Edward.. ti va? >>

Non avevo chiesto conferma al mio ragazzo, ma conoscendolo sapevo che gli avrebbe fatto solo piacere.

In un attimo, Kate si alzò, appoggiò Tippete su quello che doveva essere il suo cuscino e iniziò a guardarci, quasi esortandoci ad alzare le chiappine e a muoverci.

Mi venne in mente un’altra idea e una volta in piedi, afferrai le scarpe e mi catapultai fuori dalla stanza, non prima di aver urlato di aspettarmi dentro per un attimo.

Conoscevo una terza cosa che l’avrebbe resa ancora di più una principessa.

 

Stavamo camminando nel corridoi.

In tutto ero stata via dieci minuti, il tempo di andare a cercare, con l’aiuto di Alice, un piccolo diadema di plastica, ritornare in camera, pulire i rimasugli di lacrime e uscire dalla porta.

Ora Kate era sorridente e perfetta mano nella mano tra me ed Edward.

Un piccolo nodo allo stomaco mi indusse a non partire in quarta con i castelli per aria, includendo me, Edward e un piccolo lui o una piccola Bella.

Girandomi a guardarlo però scorsi qualcosa nei suoi occhi che mi fece accelerare di molto il battito cardiaco.

Arrivati all’inizio delle scale, cercai di staccarmi dalla piccola manina di Kate, ma lei, stupendomi, non me lo permise.

<< Voglio anche te.. >>

E quelle piccole tre paroline mi commossero quasi.

Quella bambina era davvero una principessa, molto, ma molto speciale.

 

 

<< Bella.. mi devo fidare della tua guida? >>

Lo guardai male, anche se con la benda che gli copriva gli occhi non poteva vedermi. Come si permetteva a dirmi una cosa del genere? La mia guida era più che perfetta.

O quasi.

<< Edward mi stai innervosendo.. >> dissi, con un sorriso.

<< Dovevo immaginarlo che tu, mia madre e mio fratello mi stavate nascondendo qualcosa. Sono bravissimo ad annusare l’aria di bugie e tu, oltre a non essere capace a mentire, non sei neanche capace a nascondere la tua agitazione. E’ stata palpabile in questa settimana. >>

Evitai di dirgli che per la maggiore la mia agitazione non era stata solo per la sorpresa, ma anche per il fatto che lui hai miei occhi era piuttosto strano.

Mi sedetti al posto di guida, dopo aver cambiato scarpe.

Mezz’ora di viaggio con i trampoli che indossavo non erano il massimo.

Soprattutto alle undici di sera.

<< Allora.. partiamo? >> chiesi già su di giri.

Non vedevo l’ora di arrivare a destinazione e vedere la faccia di Edward.

<< Aspetta.. hai la vibrazione nel cellulare? >>

Mi bloccai con la mano sulla chiave, presi la pochette che avevo appoggiato sulle sue gambe e l’aprii in cerca del cellulare.

Effettivamente stava suonando, ma il silenzioso non mi aveva permesso di sentirlo. C’erano circa dieci chiamate senza risposta.

Era Carmen. Che fosse successo qualcosa?

<< Pronto? >> risposi titubante.

<< Oh Bella! Finalmente sono riuscita a mettermi in comunicazione con te.. Scusa se ti chiamo a quest’ora! >>

Dalla voce capii che era molto agitata.

<< Figurati Carmen.. E’ successo qualcosa con Elazar o le ragazze? >>

<< No no.. Bella non ti è arrivata nessuna comunicazione dallo Staff della Nazionale? >>

<< No? >>

<< Bella io non so come dirtelo.. ma devi saperlo! Non so come ma il tuo nome non è più segnato tra le convocate sul sito internet. Appena l’ho visto ti ho chiamata la prima volta, ma tu non mi hai risposto. Allora ho chiamato il Mister ma non ha saputo darmi nessuna informazione. Così ho provato a chiamare Reginald, quello che si è occupato delle nostre interviste e del resto.. >>

La sentii prendere fiato un attimo, io invece, avevo smesso di respirare.

<< Beh mi ha detto che in pratica qualcuno degli sponsor ha avuto da dire sul fatto che sei la figlia del Presidente del Calcio e che quindi la tua candidatura era del tutto scontata e fuori luogo. >>

<< Co.. come? Io.. non..  >>

La sorpresa mi aveva totalmente cancellato la facoltà di parola.

Mi accorsi che le prima lacrime stavano facendo capolino dai miei occhi.

Ci tenevo così tanto a rappresentare il mio paese al mondiale, ma ora tutto l’impegno che avevo messo in quegli anni sarebbe andato a farsi fottere per un stupido pregiudizio.

<< Bella stai bene? >>

Sentii Edward che mi scrollava il braccio, si era tolto la benda e mi guardava preoccupato.

Dall’altra parte del cellulare anche Carmen era piuttosto preoccupata.

<< Bella mi dispiace tantissimo ma ho pensato che fosse giusto dirtelo prima di saperlo da qualcun altro o dai giornali. Sappi che noi cinque ti stiamo vicino e siamo disposte anche a rinunciare al posto per solidarietà. Perché tu il posto te lo meriti davvero! >>

Sentendo le sue parole, mi commossi ancora di più e mi fu quasi impossibile salutarla e dirle che ci saremmo sentite l’indomani, ringraziandola per avermi avvisato.

Una volta che chiusi la chiamata, rimasi come in trans a guardare lo schermo nero.

Edward mi prese il mento e mi girò il volto verso di lui.

Fu quando i miei occhi incontrarono i suoi che mi resi realmente conto della situazione e mi buttai, piangendo disperata, tra le sue braccia, come qualche ora prima aveva fatto la piccola Kate con me.

Non ci sarebbe stata alcuna sorpresa.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 31
*** CAPITLO 30 ***



CAPITOLO 30

 

Rabbia.

Frustrazione.

Sofferenza.

Questi erano i tre sentimenti che nella settimana successiva alla notizia shock di Carmen gravarono sul mio umore.

A peggiorare la situazione si era messa anche la relazione con Edward.

Ci evitavamo: da due giorni.

Io per prima sapevo di star sbagliando tante cose con lui, spesso iniziavo a urlare per un no nulla, oppure gli rinfacciavo alcune cose poco carine, ma lui non mi aiutava di sicuro. Pur sapendo che ero caduta in una sorta di incazzatura cronica, non aveva nessuna pazienza di lasciarmi i miei tempi, anzi, alla fine certe volte sembrava più arrabbiato lui di me.

Assurdo.

Due giorni fa avevamo litigato per colpa della mia guida e della mia macchina, che forse era arrivata quasi alla fine della sua vita.

Mi ero distratta un attimo e avevo frenato di colpo, perché uno stupido gatto mi aveva attraversato la strada. Per fortuna non l’avevo preso, ma Edward aveva iniziato a urlare che ero un’incompetente a guidare e si era messo pure a inveire verso chi mi aveva dato la patente.

Non avevo ribattuto.

L’avevo portato a casa in silenzio e senza degnarlo di uno sguardo me ne ero andata sgommando.

Da allora i nostri rapporti erano stati piuttosto freddi.

Non sapevo come comportarmi, perché effettivamente era la prima volta che ci succedeva una cosa del genere.

Era un brutto periodo e non vedevo l’ora che finisse.

 

<< Il cliente da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi. >>

<< Cazzo! >> sbottai, lanciando il cellulare sul tavolo della mensa.

<< Bella è la terza volta che lo chiami. Te l’ho detto, aveva una visita stamattina, non so per che ora arriverà.. >>, cercò di spiegarmi Emmett con voce annoiata.

Non gli risposi neanche, perché da un momento all’altro mi sarebbero scoppiate le coronarie.

Capivo che erano due giorni che ci evitavamo, ma almeno avvisare che non l’avrei visto a scuola, magari dicendomi che aveva una visita importante.

In quel momento lo odiavo.

No, non potevo mentire a me stessa, nonostante l’incazzatura permanente continuavo ad amarlo come non mi era mai capitato prima con nessun altro ragazzo.

Infatti volevo mettere il prima possibile a posto la situazione spiacevole.

<< Oh! Tu e Cullen avete litigato o sbaglio? >>

Guardai di sottecchi Daniel, senza degnarmi di rispondergli.

<< Dai Bella.. capita a tutte le coppie prima o poi.. >> sussurrò Angela con un tono un po’ reverenziale.

Sapevo che in quei giorni facevo paura. Ma così tanto?

Non riuscii a rispondere a nessuno dei due perché il mio cellulare iniziò a suonare. Non era Edward, purtroppo.

<< Pronto? >>

<< E’ la signorina Isabella Swan? >>

Dal tono della persona che stava dall’altra parte del telefono capii che era un signore, forse di una certa età.

Mi alzai e feci cenno a Rose che uscivo, i rumori della mensa non mi permettevano di sentire bene.

<< Si sono io.. lei chi sarebbe? >>

L’aria fredda di Forks mi entrò nelle ossa, mentre uscivo in maglietta delle maniche corte, per fortuna non pioveva, altrimenti sarei dovuta andare a parlare in macchina per ripararmi.

<< Sono Aro Volturi, dirigente della Volturi’s Company. Ci siamo incontrati l’anno scorso alla premiazione della sua squadra, le “Furie Rosse”. Non credo che si ricordi di me.. >>

Rimasi un attimo interdetta.

Aro Volturi, magnate dell’industria immobiliare e uno degli sponsor ufficiali della Nazionale Femminile di Calcio. Facendo mente locale riuscivo a ricordarmelo: un signore sulla cinquantina, alto, magro e vestito impeccabilmente.

<< No, si sbaglia. Mi ricordo bene di lei: la sua cravatta di Armani blu non passava di sicuro inosservata. >> risposi un po’ sulle spine, senza però lasciarmi intimidire.

Sapevo bene che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto darmi una spiegazione su ciò che era successo.

Avevo iniziato ad accennare qualcosa a mio padre, ma non volevo fare la figlioletta che chiede aiuto. Charlie avrebbe smosso mari e monti per riammettermi dentro, ma non sarebbe stato per niente giusto.

<< Mi piace molto il suo spirito di osservazione Isabella. Vengo subito al dunque, dato che non sono uno che tergiversa. Volevo dirle che c’è stato un enorme errore e che lei, ovviamente, ha tutto il diritto di far parte della primavera della squadra. Mi occuperò personalmente di risolvere questa brutta situazione.. >>

Il mio cuore accelerò i battiti, ero felice della notizia, ma continuavo a non capire alcune cose. Espressi subito le mie perplessità.

<< Mi scusi ma come può garantire che la persona che non mi voleva nella squadra ora mi voglia? Capisco che lei può essere una persona molto influente, ma questo finirebbe per dimostrare che forse non aveva tutti i torti. Non sono una persona che chiede l’elemosina. >>

Dall’altro capo del telefono ci fu qualche attimo di silenzio.

I casi erano due: o era rimasto sorpreso o si era incazzato.

<< Isabella, ogni minuto che passa mi stupisce sempre di più. Lo sappiamo benissimo tutti e due che senza di lei l’attacco sarebbe notevolmente indebolito. Come ho detto prima c’è stato un’enorme errore e ho tutte le intenzioni di risolverlo. Lei è una stella del calcio e mi auguro che continui così per la sua strada, senza inutili distrazioni. >>

Valutai le sue parole attentamente, mi sembrava sincero e seriamente convinto di risolvere il grosso problema. Non poteva andarmi meglio.

<< Non so come ringraziarla signore.. Per me sarà davvero un onore rappresentare la nostra nazione ai mondiali. >>

Non so come, però me lo immaginai sorridere, probabilmente nel suo studio.

<< Non ho dubbi. La vedrò su i giornali, so che tra due settimane uscirà l’articolo di tutte le ragazze convocate e poi spero di vederla in occasione della presentazione ufficiale e soprattutto nella festa che organizzerò alla mia villa. >>

Sorrisi, come non facevo da una settimana.

<< Certo signore, sarà un piacere. Quando ci vedremo se vuole le posso insegnare due trucchi con la palla.. >>

Lo sentii ridacchiare, avevo fatto colpo. Poco, ma sicuro.

<< In quel caso l’onore sarebbe mio. Buona giornata Isabella e a presto. >>

<< Arrivederci signor Volturi. E grazie, di tutto. >>

Lo sentii ancora ridacchiare, forse per una battuta che non avevo capito.

Staccai la chiamata con un peso in meno sul cuore.

 

Avrei voluto condividere la notizia subito con Edward, ma il suo cellulare era ancora spento o irraggiungibile.

Entrai di nuovo nella mensa, mi sentivo decisamente più leggera e spensierata.

Peccato che la mia nuova disponibilità di spirito svanì non appena vidi chi occupava la mia sedia. Non sapevo se prenderla a sprangate, badilate o semplici mazzate.

Mi avvicinai e notai gli sguardi scazzati di tutti quelli che erano al tavolo.

<< Ciao Tanya. >> dissi, giunta alle sue spalle.

Subito fece finta di non sentirmi, quando le toccai la spalla però, finalmente si girò e mi guardò con uno strano sorrisetto irriverente.

Da quando sorrideva così?

<< Allora.. tu ed Eddy avete litigato. Te l’avevo detto che sarebbe durato poco tra di voi.. >>

La guardai per nulla presa in contropiede, se il suo intento era quello di spaventarmi o farmi incazzare non ci sarebbe proprio riuscita.

La mia risata risuonò stranissima, molte persone nei tavoli vicini smisero di parlare, per ascoltare la nostra piccola discussione.

<< Che hai da ridere? >> disse l’arpia alzandosi, quasi a fronteggiarmi.

<< Mmm.. perché rido? Beh perché io ed Edward stiamo ancora insieme felici e contenti. Mi dispiace così tanto cara.. >>

Lei sembrò non approvare le mie parole, visto che mi fissò con sguardo truce.

<< Ah Tanya.. grazie per avermi tenuto la sedia al caldo. >>

Mi sedetti, sicura di averla fatta veramente incazzare.

Stava per controbattere, ma la suoneria del suo cellulare non le permise di continuare. Lo afferrò dalle tasche dei pantaloni e quando lesse il mittente della chiamata, un grosso sorriso perfido, che non mi piacque per niente, spuntò sul suo volto.

 

 

<< Bella mi hai cercato? >>

“Si caro, ti ho cercato. Quasi sei ore fa.”

Non glielo dissi, volevo cercare di essere più giudiziosa e di non alimentare la nostra scaramuccia.

<< Si. Non ti ho visto a scuola, mi sono preoccupata.. Com’è andata la visita? >>

<< Bene, bene.. >>

Ok, il tono non era scazzato come nei precedenti giorni, ma non era neanche migliore. Un vero casino.

<< Sono contenta. Ti devo dire una cosa fantastica.. Passi da me? >>

<< Che cosa? >>

Sorrisi, il tono incuriosito non passò inosservato.

<< Se vieni te lo dico.. >>

<< Tra dieci minuti sono lì >>

Riattaccò, senza lasciarmi alcun motivo di replica.

Era già qualcosa.

Dopo dieci minuti precisi sentii la sua macchina sul vialetto di casa, era stato di parola e soprattutto puntuale.

Corsi ad aprirgli, lui era lì, un po’ scuro in volto ma bellissimo come sempre.

<< Ciao.. >> dissi, con un leggero imbarazzo.

Mi sorrise, ma purtroppo il sorriso non arrivò agli occhi.

<< Vieni, entra.. >>

In casa non c’era nessuno, neppure i nonni.

Dopo esserci seduti sul divano cominciammo a parlare del più e del meno.

Gli toccai le occhiaie.

<< Sei stanco.. >>

Alzò le spalle, con un movimento che voleva dire tutto e niente.

<< Mi sono alzato molto presto stamattina. >>

Lo guardai un po’ incerta, sicura che mi stesse raccontando una cazzata, o meglio, magari non era vero, però sicuramente non era solo quello a rendere il suo aspetto molto preoccupato.

 << Allora.. la bella notizia che volevi raccontarmi? >>

In un attimo il mio sorriso e il mio entusiasmo si allargarono.

<< Posso di nuovo giocare in nazionale! Mi ha chiamato Aro Volturi  e mi ha assicurato che rimetterà a posto il casino che c’è stato. >>

<< Ah >>

Non aggiunse altro.

Beh, era già un grosso passo avanti, almeno non c’eravamo urlati ancora nulla dietro.

<< Edward.. volevo chiederti scusa. In questi giorni so di essere stata un vero disastro.. e.. scusa, semplicemente. >> affermai, stringendogli la mano.

Fissò a lungo le nostre mani intrecciate senza parlare.

<< La colpa è stata anche mia Bella. So quanto sia importante per te la convocazione in nazionale. E io sono stato un vero cretino.. non ho scuse neanche io. >>

Feci un sorriso molto debole, specchio del suo.

<< Ti amo.. >>

Non rispose, ma si avvicinò e mi baciò. Prima dolcemente e poi con passione crescente, diventando un bacio di labbra, morsi e saliva. Tanta saliva.

In un attimo mi ritrovai sdraiata sotto di lui.

Emisi un gemito di approvazione, in quel momento mi ero accorta che avevo un disperato bisogno di lui.

Lui si staccò, insicuro e con uno sguardo spaventato, che non avevo mai visto.

<< Edward? >>

Non rispose ma continuò a guardarmi negli occhi.

Un disagio opprimente mi gravava sul diaframma.

<< Edward? >> provai a chiamarlo un’altra volta, mentre si alzava da me e si sedeva, mettendosi le mani tra i capelli, in una posa del tutto disperata.

<< Bella.. >> sussurrò.

Mi sembrò quasi che il suo corpo e la sua mente stessero avendo una profonda discussione. Ma forse, il più compromesso di tutti, era il suo cuore.

<< Edward che cosa ti sta succedendo? >>

<< In questa settimana ho pensato molto a noi Bella.. e.. >>

Lo sguardo che mi lanciò non prometteva nulla di buono.

<< E? >> chiesi insicura e spaventata.

<< Questa settimana ci siamo detti delle cose bruttissime. Le nostre litigate mi hanno fatto vedere il nostro rapporto sotto una prospettiva del tutto diversa. Io.. non so più.. >>

Lo guardai stralunata.

Non credevo minimamente alle sue parole.

<< Non sai più cosa? Non sai più che mi ami? >>

Mi guardò come shoccato, forse il mio tono iniziava ad essere sul disperato andante.

<< No, no.. io ti amo. >> disse subito, per poi ripetere:

<< Bella io ti amo. Di questo non devi mai dubitarne. >>

Era già qualcosa, no?

<< Ma? >>

<< Ma forse è meglio che ci prendiamo una pausa. >>

L’aveva detto e il mio cuore aveva smesso di battere.

<< Com.. come Edward? Io.. io non capisco.. >>

Lacrime traditrici iniziarono a inondarmi il viso, non volevo apparire debole, ma Edward in quel momento mi stava più o meno spezzando il cuore.

Cercò di abbracciarmi, ma io non mi lasciai toccare.

<< No Bella non piangere.. io.. ti prego.. >>

Iniziò a dire delle frasi sconnesse.

La rabbia traboccò improvvisamente.

<< MI STAI PRENDENDO PER IL CULO? >>

Mi guardò intimidito.

<< No Bella, non ti sto prendendo in giro. Ti amo solo che.. ti prego, cerca di capirmi io.. >>

Vedendo il suo sguardo addolorato, la rabbia se ne andò, rimase solo più il mio stupido orgoglio.

<< Vattene Ed.. non voglio vederti ora. Ho capito, vuoi una pausa di riflessione per delle motivazioni che non sei neanche in grado di darmi. >>

<< Io vorrei ma.. Bella ti prego non mi odiare. >>

“Non mi odiare?”

<< Non posso odiarti. Ma questo non significa che non mi sento ferita. >>

Sull’ultima parola mi tremò così tanto la voce che dubitai che l’avesse capita.

Mi sentivo svuotata, o forse semplicemente persa.

Lui si alzò dal divano e si posizionò davanti a me, senza toccarmi.

Non so se sarei riuscita a sopportarlo.

<< Hai tutte le ragioni del mondo ad esserlo. Vorrei poterti spiegare quello che sento, ma non so neanche che mi passa per la testa.. >>

Una lacrima le scivolò sulla guancia destra, avrei tanto voluto asciugargliela con un bacio.

Ma, non potevo.

Non più.

<< So solo che ti amo. Ma è un momento difficile per me. Ti prego, dammi tempo.. >>

Annuii, la diga che teneva le mie lacrime stava per cedere.

Mi baciò dolcemente la fronte prima di uscire dalla porta, dopo avermi guardata un’ultima volta.

Senza aspettare di sentire la sua macchina per il vialetto, salii le scale di corsa.

Avevo bisogno di un posto tutto mio, dove potermi sentire protetta e dove poter finalmente crollare.

Aprii la porta di camera mia, chiudendola subito alle mie spalle con un tonfo che sicuramente rimbombò in tutta la casa vuota.

Mi buttai sul mio letto. Sul letto con cui avevo condiviso tante notti con lui.

E piansi tutte le lacrime possibili e immaginabili.

Piansi così tanto quasi da togliermi il respiro da sola.

In quel momento un tuono squarciò la sera, il temporale che le previsioni aveva annunciato, era arrivato.

 

-- L'angolo di Nihal --

Entrando in punta di piedi vi scongiuro di non insultarmi, tirarmi pomodori e quant'altro..
Ok, Edward ha fatto la sua mossa. E' un ragazzo distrutto.
Entrambi, a dire il vero, sono distrutti.. ma non vi sembre che ci sia qualcosa che non torna? A me si.
Ma ovviamente non ve la rivelo.
Mi dispiace solo che per il seguito dovrete aspettare una settimana, perchè in montagna non ho internet. 

Non disperate però, continuerò a scrivere tutte e due le mie storie.
Fidatevi di me.. Sembra che la storia mi stia sfuggendo dalle mani, ma anzi, ho un'idea perfetta di ciò che sto facendo.
Detto questo mando a tutte voi un bacio.
Augurandovi buonissime vacanze.
Vostra,
Anna.


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Capitolo 32
*** CAPITOLO 31 ***




Eccomi tornata dalle vacanze.
Una settimana è volata così in fretta che quasi non me ne sono accorta.
Ammetto di aver lavorato molto a questo capitolo, perchè per molti versi è stato tremendamente complicato.
Spero, almeno in parte, di soddisfarvi.
La storia si fa sempre più incasinata!
Vi auguro buona lettura.
Un bacione,
A.




CAPITOLO 31

 

Tutto il giorno seguente alla nostra “pausa”, ero stata a letto, marinando sia la scuola che l’allenamento.

Non volevo vederlo.

O meglio, avrei voluto vederlo, ma non potevo vederlo distante da me.

Non sarei proprio riuscita a sopportarlo.

Avevo più o meno spiegato la situazione a Rose ed ad Alice.

Entrambe erano super incazzate, se non le avessi placcate sarebbero andate a prenderlo a casa, caricandolo di insulti e botte.

Per carità, se li meritava, ma un comportamento del genere non avrebbe portato a nulla.

Poi, dal suo sguardo avevo capito che qualcosa non andava.

Era disperato, quasi quanto il mio.

Ma perché? Perché non mi parlava? Non mi spiegava che cosa veramente era successo da indurlo a trovare questa soluzione?

Chiudendo gli occhi, capii che la risposta a tutte quelle domande non mi sarebbe piaciuta. Proprio per niente.

 

<< Bella.. non so se riuscirai ad arrivare a casa senza che io ti sia saltato addosso.. Sei troppo.. Cazzo, non ti mordere il labbro.. >>

Risi, spostandomi i capelli da un lato.

<< Edward ma io VOGLIO che mi salti addosso. >>

Strinse forte il volante, guardando ostinatamente la strada davanti a lui.

Mi avvicinai lentamente, sapevo che voleva arrivare a casa, per vendicarsi del fatto che non gli avevo fatto vedere che vestivo indossavo e per averlo lasciato insoddisfatto.

Eravamo quasi arrivati a Forks, quando vidi che accostava e posteggiava in un parcheggio. La mia me interiore gongolò.

Lo sapevo che non sarebbe riuscito a resistere.

Aprì la portiera.

Qualcosa non andava.

<< Aspettami qui un attimo per favore.. >>

Saltò fuori dalla macchina e marciò a passo di carica fino alle porte di quello che notai essere un supermarket.

Che cavolo andava a fare alle quattro di notte, o del mattino, in un supermarket di periferia?

Feci un po’ di mente locale: i preservativi non doveva comprarli, perché non servivano. Io prendevo la pillola e in pratica non li avevamo mai usati.

Molto meglio senza.

Cibo? Aveva fame? No, impossibile.. A breve saremmo arrivati a casa mia e lì c’era di tutto e di più da mangiare.

Sete? Neanche.

Ma allora che cavolo era andato a comprare?

Stavo per alzarmi e andare a vedere di persona, togliendomi così di dosso questa terribile curiosità, quando lo vidi uscire con una borsa di plastica in una mano e un sorrisetto quasi malefico sul viso.

Forse mi dovevo preoccupare.

<< Che cosa hai comprato alle quattro del mattino? >>

Messo il più possibile lontano da me l’acquisto, mise in moto la macchina e prima di partire, mentre si allacciava la cintura, mi guardò in un modo che mi fece contrarre la parte più profonda di me.

<< Bella. Non vuoi saperlo ora. Aspetta e vedrai. >>

Non risposi. Perché il contatto bocca-cervello era andato a farsi fottere.

Arrivati a casa, mi tolsi subito il cappotto, rivelando il mio bellissimo vestitino azzurro.

Con il sacchettino in una mano e la mia, stretta nell’altra, mi guidò fino in camera mia.

C’era una tensione sessuale non indifferente, tanto che quasi non riuscivo a respirare. Il fatto che mi scappasse la pipì, fu quasi una benedizione.

Quando uscii dal bagno, dopo essermi specchiata almeno una decina di volte, me lo ritrovai seduto sul letto, con il petto nudo e i jeans.

Aveva acceso qualche candela che, insieme all’abat-jour, creavano un’atmosfera soffusa, ricca di tante promesse.

Appena mi vede arrivare, scalza e con il vestitino ancora addosso, si alzò e mi si avvicinò e le nostre labbra s’incontrarono come due magneti.

In un attimo mi ritrovai solo più in intimo, con il vestito ai miei piedi.

Come aveva fatto? Non me ne ero neanche accorta.

All’improvviso mi prese in braccio e mi sdraiò sul letto, schiacciandomi poco dopo con tutto il suo peso, attento però a non farmi male.

<< Bella? >>

<< Mmh? >>

Ero un fascio di nervi. Avevo una voglia disperata di lui.

<< Ti ricordi prima in macchina quando ti ho detto che mi sarei vendicato? >>

Rimasi ferma, immobile.

<< Beh.. preparati. >>

Ci baciammo, i suoi jeans sfregavano sulle mie gambe e riuscivo già a sentire la consistenza della sua voglia.

Come un riflesso incondizionato, le mie mani scivolarono sulla sua schiena bellissima e si fermarono sulla cerniera. Volevo liberarlo.

Oltre ogni aspettativa però, non me lo permise, anzi inchiodò le mie mani sopra la testa e mi guardò con uno sguardo di fuoco. Poi, piano all’orecchio mi sussurrò:

<< Non muoverti paperotta.. >>

Leccò e morse leggermente il lobo. Ovviamente, non riuscii a trattenere un gemito.

Lasciò andare le mie mani e si staccò, afferrando qualcosa sotto il letto, protestai, non volevo che si staccasse da me. Lui ridacchiò divertito.

Ritornò su di me, purtroppo il suo corpo mi copriva ciò che dedussi essere un barattolo. Ma di cosa?

<< Queste cose inutili le togliamo.. >>

Il mio respiro aumentò notevolmente quando in poche mosse mi tolse reggiseno e mutandine, lasciandomi completamente nuda in sua balia, ma la mia lingua biforcuta non mi impedì di commentare.

<< Inutili? Se vuoi non le metto più.. >>

Mi lanciò un’occhiata, mentre baciava il mio ombelico.

<< Sono inutili solo quando sei con me. >>

Risi sinceramente, alleggerendo un po’ l’atmosfera passionale.

La mia camera sembrava un forno, o forse ero io ad essere il forno.

Quando vidi che con una mano prendeva qualcosa da dentro il barattolo capii immediatamente che cosa aveva intenzione di fare.

Quella che mi stava spalmando sulla pancia, guardandomi con occhi di fuoco, era nutella e alla sua prima leccata, capii che non sarei riuscita a resistergli.

Infatti mi scappò il primo di un’incessante fila di gemiti.

In macchina avevo vinto io, ma lui, con la sua vendetta avrebbe dominato.

 

 

Mi svegliai di soprassalto, scossa profondamente dal ricordo dell’ultima notte di fuoco passata insieme a lui.

Riuscivo ancora a sentire il profumo della nutella nelle narici e lo spirito di totale avvincimento nel vederlo leccare la crema alla nocciola dal mio corpo.

Era stato qualcosa di impagabile.

Anche se alla fine avevamo fatto un vero e proprio pasticcio, le lenzuola erano rimaste macchiate in più punti, tanto che prima di addormentarci avevamo dovuto cambiarle.

Mi girai verso la mensola, dove, vicino alle coppe c’era il barattolo di nutella vuoto e lavato, a testimonianza di quella bellissima notte.

Ma cosa era cambiato da allora?

Sospirai, non era il caso che mi rimettessi a piangere, dovevo darmi un tono e dovevo farmi forza. Sia Alice che Rose mi avevano detto che dovevo a tutti i costi far finta che non me ne importasse niente, ignorandolo e facendo l’indifferente.

Sapevo fin da subito che sarebbe stata una vera e propria impresa.

Ma la Bella orgogliosa e un po’ stronza che era ancora dentro di me sapeva che ci sarebbe riuscita. Era ora di tornare ad essere quella che ero prima di Edward, o almeno, far finta di esserlo.

Guardai l’ora sul display della sveglia e mi meraviglia, perché erano le cinque del mattino e senza accorgermene avevo dormito dodici ore di fila.

Non male.

Mi alzai e dopo una doccia calda, valutai che cosa indossare.

Ora, in teoria, ero libera di vestirmi come mi pareva, quindi avrei indossato il mio miglior sorriso falso, i miei tacchi preferiti e qualcosa di molto, molto scollato.

Forse mi stavo comportando da bambina, ma questo era l’unico modo che conoscevo per far fronte al dolore e alla sofferenza del mio cuore.

 

 

<< Bella.. te la senti? >>

Guardai mia sorella negli occhi, senza paura di mascherare il mio dolore, con lei non fingevo, mai.

<< Devo Rose. Mica posso starmene come un topo nascosta in casa per tutto il resto dell’anno. >>

Tutti i nostri amici erano come al solito vicino all’entrata e c’era anche lui.

<< No, però pur avendoti suggerito che la miglior difesa è l’attacco so benissimo che tu ci stai male, molto male. E, non dovrei dirtelo, ma so che anche Edward sta molto male. >>

Sicuramente avevo un gran punto interrogativo in faccia.

<< Lo so.. Tu mi avevi quasi ordinato di non andargli a parlare. Ma ieri sera quando sono tornata a casa dall’allenamento e tu dormivi ancora con le lacrime agli occhi, non ho resistito e sono andata da lui. Beh.. era.. >>

Si bloccò, forse valutando qual era la parola più opportuna da usare.

<< Era distrutto. >>

Sarei stupida se non ammettessi che quella confessione mi fece piacere, perché forse una speranza c’era ancora.

<< Come? E’ lui che l’ha voluto.. >>

<< Si, ma a volte il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce. Edward ti ama, ma ha qualcosa che non va. Forse devi solo dargli tempo, quindi sii te stessa e.. non so.. spero che si risolva tutto. >>

Le afferrai la mano, ringraziandola con lo sguardo.

<< Ma se devo essere me stessa.. come faccio a fare l’indifferente? >>

<< Bella.. siamo le gemelle Swan. Noi siamo stronze ed indifferenti. A Seattle eri quasi la regina della scuola, so che se ti impegni un po’ riuscirai a fare del tuo peggio, pur rimanendo te stessa! >>

E così, con un sorriso d’intesa uscimmo dalla macchina.

In un attimo quasi tutti gli occhi furono su di noi, per fortuna la campanella stava suonando e gran parte del corpo studentesco era già dentro gli edifici.

Presi un grosso respiro, mantenendo il sorrisetto irriverente, era quello che nei momenti di tensione mi veniva meglio. Mi tremavano le mani, ma, afferrando la borsa riuscivo a non darlo molto a vedere.

Camminai verso l’entrata con a fianco mia sorella.

Sapevamo entrambe che quella mattina potevamo essere dichiarate illegali.

Entrambe avevamo voluto osare, con tacchi alti, pantaloni strappati e t-shirt scollate, ma non volgari.

Neanche per un secondo puntai lo sguardo su Edward, soffermandomi a guardare alcuni ragazzi qua e là, che a bocca aperta ci guardavano avanzare verso l’entrata.

In un attimo tutta la negatività abbandonò il mio corpo e mi ritrovai a camminare come se stessi calcando una passerella, l’ex-Bella un po’ stronza e regina della Seattle High School si destò dal suo sonno e il sorriso, prima irriverente, si trasformò in un ghigno perfido.

<< Ciao Ragazze! >>, ci salutarono subito i nostri amici.

Nonostante la mia nuova disposizione di spirito non guardai neanche per un secondo Edward, non volevo crollare. Distolsi anche lo sguardo da mia sorella ed Emmett che si salutavano con un bacio e un sorriso, per fortuna mi salvò Daniel, che forse, intuita la situazione mi chiese di entrare per la prima lezione del mattino.

<< A più tardi.. >> dissi, a tutti e nessuno in particolare.

 

 

<< Che cosa voleva Jack al telefono? >>

Mi sedetti di nuovo al mio posto al tavolo, dove tutti mangiavano e chiacchieravano allegramente, tranne Edward, che se ne stava in un angolo.

Spesso e volentieri lo vedevo guardarmi di sottecchi.

La disposizione di spirito perfido della mattina presto era andata a farsi fottere e io, oltre ad essere un fascio di nervi, ero più che sicura che prima della fine della giornata sarei andata a rifugiarmi in bagno a piangerne un pezzo.

Poi, l’idea che di lì a mezz’ora avrei condiviso il banco con lui nell’ora di biologia non mi aiutava molto.

<< Un casino Rose. >>

Mia sorella aggrottò la fronte, non capendo bene che cosa poteva essere successo al nostro migliore amico.

<< E’ appena uscito dall’ospedale.. >>

<< COSA? >> urlò più che sorpresa, mezza mensa si girò verso di noi.

Ripresi più a bassa voce, non volevo dare in pasto altre chiacchiere, con la rottura/non rottura di me ed Edward ne avevano già abbastanza.

<< Nulla di non riparabile Rose, tranquilla. Ha avuto una specie di incidente in macchina, un’idiota è passato con il rosso mentre lui passava. La macchina è distrutta ma lui non ha subito seri danni. L’hanno tenuto una notte in osservazione perché credevano che avesse una commozione cerebrale.. per fortuna aveva la cintura. >>

Sospirai frustrata. Ci mancava solo più Jack coinvolto in un incidente.

<< Ma di specifico che ha? >>

La guardai cercando di farle vedere solo la metà dell’angoscia che attanagliava il mio cuore.

<< Bella? >>

<< Ha il collare, tre costole incrinate e il braccio rotto. >>

<< Cazzarola! >> esclamò Emmett, appoggiando una mano sulla schiena di Rose.

<< Ho chiesto a Jack se dovevo prendere il primo aereo e andare giù. Mi ha detto però che tra sua madre e la nostra lo stanno trattando come un re, di non preoccuparci. Ha anche aggiunto che appena il male alle costole si attenua un po’ prenderà lui il primo aereo per venire qui. >>

Rosalie sorrise contenta per la notizia.

Anche io ero contenta, perché avevo un bisogno disperato di Jack.

La campanella suonò, interrompendo il nostro discorso.

Una volta nell’aula di biologia mi sedetti scazzata affianco ad Edward, senza nascondere la mia lieve irritazione. In fondo, in fondo, avrei voluto abbracciarlo e supplicarlo di ripensarci, di tornare con me.

<< Ciao Isabella.. >>

Mi girai di scatto e mi ritrovai davanti Mitch.

“Oh merda!”

<< Ciao.. >> risposi vaga.

<< Ehm.. ho saputo che.. Beh.. ti andrebbe di uscire a prenderci qualcosa da bere uno di questi pomeriggi? >>

Mi si gelò il sangue nelle vene.

In teoria non stavo più con Edward da ventiquattro ore e già mi chiedeva di uscire? Questo era un morto di fame.

Sentii il mio vicino muoversi a disagio sulla sedia, avrei voluto dire di si a Mitch solo per fargli un dispetto.

<< Guarda Mitch senza offesa ma non credo di voler uscire con te. >>

Gli occhi di Mitch si allargarono, quasi spaventati, solo quando si allontanò farfugliando alcune scuse mi accorsi che non stava guardando me, ma alle mie spalle.

Edward.

Mi girai di scatto e lo sorpresi a fissare il povero Mitch con odio.

Era geloso?

Edward Cullen, colui che mi ama ma non può stare con me, era geloso?

Poi, i nostri occhi si incontrarono.

Vidi lo sgomento nel suo sguardo, eco del mio.

“Perché Edward? Perché non vuoi stare più con me?”

Stavo per formulare qualche domanda, ma il professor Banner entrò nell’aula, iniziando la lezione.

 

 

<< Bella, aspetta.. >>

Mi bloccai, con i libri in una mano e lo sguardo puntato su di lui.

Il cuore iniziò a battermi a mille.

Per tutta la lezione c’era stata una tensione così palpabile che quasi mi aveva tolto il respiro.

<< Che vuoi? >>

Voleva essere una domanda arrogante, ma in verità mi uscì in un sussurro.

<< Come stai? >>

L’aula era vuota, eravamo solo più noi due e sapevo che avrei fatto tardi alla lezione successiva.

<< Tu mi chiedi come sto? >>

Annuì convinto.

<< Come cazzo credi che mi senta? >> strinsi a pugno la mano libera.

Mi voleva far incazzare? Ci stava riuscendo alla grande.

<< Lo so. Mi dispiace ma.. >> sospirò frustrato e in quel momento mi sembrò così fragile.

Feci forza su me stessa per non abbracciarlo.

<< Ieri non ti ho vista e mi sono preoccupato.. >>

<< Avevo bisogno di starmene un po’ da sola. >>

<< Capisco. >>

In quel momento una rabbia assassina mi colorò gli occhi di rosso.

<< Capisci? CAPISCI? Mi hai lasciata Edward senza una spiegazione e ora mi vieni a chiedere come sto? Come cazzo vuoi che stia? Sto male. >>

Passarono mille emozioni sul suo volto, alcune riuscii a capirle, ma altre per me erano incomprensibili.

<< Non ti ho lasciata. Ti ho solo chiesto tempo, cazzo. Perché credi che io non stia male? >>

La sua rabbia mi prese in contropiede. Se voleva fare gara a chi era più stronzo, non avevo alcun tipo di problema.

<< Fai un po’ te! Dici di amarmi, ma non vuoi stare con me. Non è una cosa normale! Quando si ama una persona si parla e si cerca di risolvere i problemi! Perché tu hai dei grossi problemi Edward.. >>

Mi tremò la voce pronunciando il suo nome, ma strinsi i denti e cercai di mantenere la calma e soprattutto l’autocontrollo.

<< E tu no? Sono ventiquattro ore che siamo in pausa e tu vai in giro vestita quasi peggio di Tanya! >>

Trattenni il fiato per un attimo. Questo era un vero colpo basso.

Forse lui intuì di aver detto una grossa stronzata perché mi guardò con un misto di paura e sorpresa.

La mia voce divenne glaciale e tremendamente calma.

<< Vuoi sapere dove puoi mettere la tua fottuta pausa? Nel culo. E’ finita Edward, stammi alla larga. Non abbiamo più nulla da dirci. E io vado vestita come cazzo mi pare, chiaro? >>

Girai i tacchi e uscii di gran carriera dall’aula.

<< BELLA ASPETTA! NO.. NO! >>

Non lo calcolai minimamente e affondai le sue urla al fondo del mio cuore, rifugiandomi in segreteria.

Finsi un malore allo stomaco, dovevo andare urgentemente in bagno a casa mia.

La segretaria ci cascò in pieno e mi diede il permesso.

Uscii e guidai fino a casa in uno stato di confusione assurda.

Feci in tempo a buttarmi sul letto prima di versare tutte le mie lacrime.

Lui non voleva lasciarmi, voleva una pausa, una stupida pausa.

Ma io, guidata dalla mia impulsività, l’avevamo lasciato.

Piansi, piansi così tanto fino ad addormentarmi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 33
*** CAPITOLO 32 ***


Ciao Lettrici!
E' un piacere ritrovartvi qui.
Vi lascio velocemente al capitolo, visto che domani parto e ho ancora un sacco di cose da fare.
Spero che sia di vostro gradimento, anche perchè ci sarà un pezzettino del colloquio di Edward con Aro Volturi. Chiarendo così alcuni dubbi (spero).
Vi abbraccio .
Ci rivedremo il 5 settembre. Promesso.
Anna






CAPITOLO 32 – POV EDWARD

 

Guardai sgomento ancora per un po’ il corridoio dal quale lei era scappata da me.

Il termine idiota era un eufemismo.

Mi aveva lasciato.

“Vuoi sapere dove puoi mettere la tua fottuta pausa? Nel culo. E’ finita Edward, stammi alla larga. Non abbiamo più nulla da dirci. E io vado vestita come cazzo mi pare, chiaro?”

Con quelle parole che mi scavavano un profondo solco nel cuore, camminai fino all’esterno, e, senza preoccuparmi di fare la giustificazione in segreteria, andai a rifugiarmi nel mio nascondiglio.

Quando varcai la soglia dello sgabuzzino sul tetto, mi lasciai cadere contro il muro.

Perché?

Era la domanda che da un po’ girava nella mia testa.

Perché?

 

 

Ero arrivato un quarto d’ora prima all’appuntamento con Aro Volturi.

Mi ero messo un paio di jeans nuovi e una camicia bianca, abbinata ad un maglioncino nero con scollo a “V”, speravo solamente di non sembrare troppo un cameriere.

La segretaria che mi aveva fatto accomodare su una poltroncina blu aveva sicuramente qualche anno più di me e dal cartellino che aveva appoggiato sulla scrivania avevo scoperto che si chiamava Renata. Renata Manfredi.

Sicuramente aveva origini italiane.

Aspettai il momento per entrare mentre rispondevo ad un messaggio di Bella.

Nessuno sapeva di quello che ero venuto a fare fino a Port Angeles, non l’avevo fatto per cattiveria, ma più che altro per scaramanzia. Magari una volta uscito da quell’ufficio, sarei potuto essere un papabile alla convocazione in nazionale.

Sicuramente avrei dovuto giocare bene le mie carte con Aro.

<< Signor Cullen? >> chiamò Renata.

Mi alzai e mi avvicinai alla sua postazione.

<< Prego, si accomodi. Il Signor Volturi l’aspetta. >>

Le sorrisi ringraziandola, prima di girarmi, fare qualche passo e afferrare la maniglia della porta del suo ufficio.

L’interno era molto spazioso e sobrio.

Gli unici colori che si vedevano erano il nero e il bianco.

Su una poltrona, dietro una grossa scrivania di mogano c’era un uomo sulla sessantina dai capelli lunghi neri, sicuramente si faceva la tinta.

Erano troppo neri per essere naturali.

Appena mi chiusi la porta alle spalle si alzò e mi venne incontro, accogliendomi con un sorriso e una stretta di mano.

<< Buongiorno signor Cullen. E’ un piacere conoscerla.. >>

<< Il piacere è mio signor Volturi. >>

Mi fece accomodare sulla poltrona di pelle bianca davanti alla sua scrivania.

<< Vuole una tazza di caffè? Tè? Acqua? O qualcosa di più forte? >>

<< Un caffè, grazie. >>

Aprì l’interfono e disse:

<< Renata? Due caffè, grazie. >>

A prima vista era una persona affabile, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che mi faceva sentire inquieto.

<< Ha passato delle buone vacanze? >>

<< Si signore. Sono andato a Jacksonville dalla madre della mia fidanzata. >>

<< Bene.. >>

Stava per aggiungere qualcosa, ma Renata entrò con un vassoio d’argento.

Lo appoggiò sulla scrivania, richiudendosi la porta alle spalle.

Mentre sorseggiavamo il caffè, parlammo ancora del più e del meno: mi fece qualche domanda sulla scuola, su Isabella e sul campionato.

<< Forse è giunto il momento di parlare del perché l’ho fatta venire nel mio ufficio. >>

Mi spostai sulla poltrona, accavallando le gambe.

<< Come ben sa, io e la mia compagnia siamo uno degli sponsor ufficiali della Nazionale Femminile di Calcio. >>

Mi bloccai un attimo.

<< Femminile? >>

<< Si, signor Cullen. Femminile. Che si aspettava? >>

Dal suo ghigno capii che ero fottuto.

Non risposi, il panico stava pian piano dilagando nel mio corpo.

Se questo non voleva propormi un posto in Nazionale, allora che cosa voleva?

<< Forse c’è stato un malinteso. Pazienza, l’importante che sia venuto e che io possa liquidare la questione in breve tempo. Più tardi ho un’importante riunione. >>

Continuai a non rispondere, limitandomi a guardarlo.

<< Isabella Swan è una più che promettente promessa del calcio statunitense, tanto che il suo nome è stato uno dei primi ad essere nominato per la convocazione. Ora, mi dispiacerebbe molto non poterla vedere con i colori del paese.. non trova? >>

<< Che cosa vuole? >>

Il nome di Isabella pronunciato dalle sue labbra mi aveva fatto tornare lucido.

<< Sono contento che lei sia una persona diretta. Odio tergiversare. La sua fidanzata Isabella potrebbe non essere ammessa in Nazionale, mi basterebbe uno schiocco di dita per toglierla dalla lista ufficiale. >>

<< Mi sta minacciando? >>

<< Oh no signor Cullen non lo farei mai! Per chi mi ha preso? Ho solo detto un dato di fatto. Ma.. se lei farà ciò che le dico la sua cara Isabella giocherà e diventerà una vera e propria stella del calcio. >>

Pensai un attimo alle alternative, ormai c’ero dentro fino al collo, tanto valeva sapere la sua proposta.

<< Ripeto, che cosa vuole? >>

<< Semplice. Voglio che tu ed Isabella vi lasciate. >>

Non colsi il suo cambio di soggetto, perché la sua rivelazione mi aveva completamente spiazzato. Che c’era qualcos’altro sotto era ovvio.

<< Perché? Lei neanche ci conosce.. >>

<< Io no. Ma mia nipote si, e non immagina neanche quanto possa essere determinata quando si pone un obbiettivo. >>

Sua nipote? Un sesto senso mi diceva che era una persona che conoscevo più che bene.

<< Chi è sua nipote? >>

<< Tanya Denali. >>

Rimasi a bocca aperta. Quella brutta stronza me l’avrebbe pagata cara, ma ora dovevo pensare a una soluzione per risolvere questo casino e cercare di convincere Volturi della mia buona fede.

<< Lo sa vero che non accetterò? >>

<< Lo immagino. Ma so anche che quando Isabella scoprirà di non far più parte della rosa ci rimarrà molto male. >>

<< Questa è una minaccia! >>

La rabbia si era completamente impossessata di me, dovevo mantenermi calmo e soprattutto ragionare con la testa.

<< Suvvia minaccia.. io lo chiamerei più un accordo di interessi. Capisco che i primi amori sono quelli più difficili da lasciar andare ma ben presto scoprirà che c’è di meglio là fuori. Bisogna solo cercarlo. Poi Isabella può veramente diventare un astro del calcio e non è necessario che abbia una così grande distrazione come lei. >>

Mi alzai di scatto, schifato completamente da questo uomo.

<< Mi dispiace. Ma io non lascerò mai Isabella per una minaccia, tanto meno per sua nipote. Ora se mi vuole scusare me ne vado. Addio. >>

In quattro falcate raggiunsi la porta e uscii dal suo ufficio.

Alle mie spalle, la sua risata diabolica, mi procurò una marea di brividi.

 

 

POV BELLA

 

Un altro giorno di scuola, un altro giorno senza Edward.

<< Bella so che tra te ed Edward è un vero casino. Me lo hai raccontato e come ti ho promesso non ho mosso un solo dito verso di lui. Però devo ricordarti che oltre ad essere tuo fratello sono anche il vostro Mister e devo cercare di essere il più possibile neutrale. >>

Guardai il profilo serio di mio fratello mentre guidava.

Sapevo che prima o poi mi avrebbe fatto il discorsone, anzi mi stavo chiedendo quanto tempo avrei ancora dovuto aspettare.

<< Quindi? >>

<< Quindi cerca di non mettermi in difficoltà per favore. So che davanti a un eccesso di insulti o cos’altro, starei dalla tua parte. >>

Sospirai pesantemente, cercando almeno per il breve tragitto da casa a scuola di non farmi prendere dallo sconforto.

<< Ok Jasper. Farò del mio meglio. Anche se è difficile.. Però sai bene che quando entro in campo tendo a dimenticare tutto il resto.. >>

Dolcemente, mi accarezzò una guancia e spostò dietro all’orecchio una ciocca ribelle di capelli.

<< Supereremo anche questa. Insieme. >>

Per poco non scoppiai a piangere, ma, mi premurai di cambiare subito argomento.

<< Ehm.. allora tu e Alice avete deciso la data del matrimonio? >>

<< No. Io vorrei sposarmi a luglio, il 4 luglio. Ma lei è contraria, perché dice che non riuscirebbe mai a preparare tutto per quella data. >>

<< Non è che non riuscirebbe a preparare tutto. Solo che il suo tutto non sarebbe di una perfezione maniacale.. >>

Ridacchiò divertito e per un attimo anche io mi lasciai andare.

<< Dovrò convincerla con un po’ di persuasione.. >> ammiccò facendomi un occhiolino, per poi continuare il discorso:

<< Però siamo riusciti a trovare un accorto sulla festa di fidanzamento. Si terrà il dieci aprile.. >>

Annuii in segno di affermazione, sicura che sarebbe stato uno degli eventi più importanti di Forks.

A volte la desolazione di quel posto mi dava un certo sconcerto.

Posteggiò nel parcheggio dei professori, eravamo arrivati all’inferno.

<< Tra l’altro ho sentito papà ieri sera. Volevo dirgli subito la data in modo che non prendesse impegni.. Gli ho accennato della Nazionale. >>

<< Cosa? Oh Jasper! Perché l’hai fatto? Aro Volturi mi ha assicurato che avrebbe aggiustato la situazione e, dato che il mio nome è tornato tra le convocate, devo dedurre che ci sia riuscito. >>

Alzò gli occhi al cielo, guardandomi poi seriamente.

<< Papà doveva essere informato e forse sarà meglio che lo avverta tu stessa. Non c’è da fidarsi di certe persone.. >>

<< Lo conosci? >> chiesi curiosa, dal suo tono deciso.

<< Non molto. Ma abbastanza da sapere che è un uomo molto influente e pericoloso. Non sto scherzando Bella. Papà deve sapere e investigare sulla situazione.. >>

Annuì poco convinta.

In quel periodo ci mancavano solo più le ire di mio padre.

In ogni caso l’avrei chiamato nel pomeriggio, oppure alla sera.

Stavo per uscire dalla macchina, quando Jasper mi afferrò il braccio, costringendomi a girarmi nella sua direzione.

<< Per qualunque cosa.. sai dove trovarmi. Ci vediamo più tardi all’allenamento. >>

Lo abbracciai brevemente, ringraziandolo con lo sguardo, prima di avventurarmi nella Forks High School.

 

 

<< Babba bia quanto odio le Cherr! >>

Risi forse un po’ troppo da isterica, mentre correvo e ascoltavo Daniel che parlava.

<< Ahhh.. ora capisco perché stai con Lucinda. >>

Continuai: << Non è un’isterica saltatrice, non indossa vestiti striminziti, non muove pom pom, non è bionda.. >>

<< Ti sei dimenticata la cosa più importante: ha un cervello. >>

Risi divertita. In quei giorni Daniel era stato proprio un amico, anche la sua fidanzata era stata molto carina con me.

Erano veramente due persone speciali.

<< RAGAZZI BASTA CORRERE! INIZATE IL SOLITO RISCALDAMENTO CON LA PALLA. >>

Mentre andavo alla sacca per prendere i palloni, quasi mi scontrai con Edward.

Della serie: “è proprio destino”.

Cercai di ignorarlo il più possibile e, soprattutto, di ignorare le galline starnazzanti che urlano il suo nome.

Il tutto era molto, molto frustrante.

<< Cerca di guardare dove cammini. >> dissi a denti stretti, completamente irritata dal contesto e dall’idea di essere toccata da lui in un modo così anonimo.

Non mi rispose.

Meglio così.

Tornai a concentrarmi sull’allenamento.

Ero sempre stata così, mentre giocavo a calcio riuscivo a chiudere come una porta stagna tutti i miei pensieri.

A mezz’ora dalla fine dell’allenamento, Jasper ci fece fare una partitella.

Io e Rose eravamo in squadra insieme, con Daniel, Tyler, David, Justin e altri quattro. Mentre Edward, Emmett, William e Mike erano nell’altra squadra.

Apprezzai il gesto silente di mio fratello: non metterci nella stessa squadra, anche se alla prossima partita, che sarebbe stata tra una settimana, avremmo dovuto giocare insieme.

E sarebbero stati cavoli amari.

Jasper, che si era improvvisato arbitro, fischiò una punizione a nostro favore.

Mi fermai davanti alla palla e mi concentrai un attimo, cercando di calmare il mio respiro e soprattutto, cercando di non sentire le urla isteriche delle Cherr.

Mi davano veramente sui nervi, prima fra tutte, Tanya.

Puntai la porta, dove Emmett mi guardava con il suo sorrisone da orso buono.

Era una posizione perfetta.

Non avevo mai sbagliato, mai.

Ma lo feci: sbagliai, clamorosamente, lanciando la palla molto sopra la traversa.

“Bella Merda”.

<< BELLA! >> urlò Jasper, ammonendomi.

In quel momento, più che mai ero irritata, sconsolata e mi sentivo tremendamente vulnerabile.

<< Dai non ci pensare.. Tanto abbiamo la vittoria in pugno lo stesso. >> disse Rose per consolarmi.

Mugugnai qualcosa d’incomprensibile.

Edward mi guardava amareggiato.

Peggio di così non poteva proprio andare.

O forse sì.

 

A fine allenamento, mentre uscivo dallo spogliatoio dopo una doccia rigenerante, vidi una scena agghiacciante.

Edward e Tanya stavano discutendo animatamente.

Lei cercava di mettergli le mani addosso, sul petto, mentre lui indietreggiava vistosamente, mentre la guardava gelidamente.

<< Tanya te l’ho detto.. Stai alla larga da me, da lei e da qualsiasi altra persona a cui voglio bene.. Intesi? >>

Il mio cuore perse qualche battito. Qualcosa non mi tornava.

Tanya avrebbe dovuto guardarlo impaurita, perché Edward in quel momento faceva veramente paura.

I suoi occhi erano così freddi. Invece continuò con il suo tono da gatta morta professionista.

<< Eddino non essere così cattivo.. >>

Non riuscirono a finire la loro conversazione, perché tutto ad un tratto si accorsero della mia presenza.

Tanya mi guardò con il suo sorrisetto diabolico e freddo, mentre Edward era quasi spaventato. Senza degnarli di uno sguardo uscii all’aria fresca di Forks.

Per fortuna mio fratello era già in macchina che mi aspettava con Rosalie.

Salii sul sedile posteriore stringendomi nelle braccia, per farmi coraggio e darmi conforto.

C’era qualcosa di dannatamente insolito in quello che si stavano dicendo quei due. Ma cosa?

<< Bella tutto ok? >>

Annuii, sicura che far uscire delle parole in quel momento sarebbe stata un’impresa.

Mentre mio fratello accelerava verso casa, mi girai.

Edward era sul marciapiede che guardava sgomento la macchina allontanarsi.

Che cosa significava?

Perché?

Ma soprattutto, che cosa mi stava nascondendo?

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Capitolo 34
*** CAPITOLO 33 ***



Ciao! Mi dispiace molto aggiungere il capitolo con tutto eusto ritardo.
So che molte di voi storceranno il naso non contente, ma purtroppo non posso fare altro che chiedervi scusa.
L'inizio di settembre mi ha trovata impreparata ad affrontare imprevisti di università, amici e famiglia.
Spero che riusciate a perdonare la mia mancanza, continuando a recensire.
Ora, vi lascio finalmente al capitolo. State pronte perchè è in arrivo un personaggio molto, molto speciale.
Buona lettura, ci vediamo a fine capitolo.
Anna





CAPITOLO 33

 

Era già passata una settimana da quando avevo visto Edward e Tanya discutere lungo il corridoio dopo l’allenamento.

Non li avevo più visti, insieme.

Se non una volta a mensa quando lei platealmente si era seduta in braccio a lui ed Edward, più che schifato, l’aveva spostata di peso e malamente.

Non l’avrei mai ammesso ad anima viva, ma mi aveva fatto un piacere immenso.

<< Bella.. allora ci vediamo dopo alla partita? Vai piano in macchina per favore. >>

Annuii alla ventesima raccomandazione di mio fratello, mentre Alice mi guardava con un sorrisetto divertito dall’alto dello sgabello dove alle undici del mattino, stava facendo colazione.

O quasi pranzo.

Salutai i due piccioncini ancora una volta e uscii.

Per fortuna era una giornata un po’ soleggiata, con qualche nuvola qua e là.

Si stava bene e non faceva freddo.

Salii sulla mia macchinina e provai a mettere in moto.

Una.

Due.

Tre volte, ma nulla.

Alla quarta finalmente si accese. Lunedì avrei dovuto chiedere a nonno Billy di portarla dal meccanico, qualcosa non andava.

Dopo aver messo la prima, partii verso l’aeroporto di Port Angeles, dove Jack di qui a qualche ora sarebbe finalmente arrivato.

Non vedevo l’ora di abbracciarlo.

Avevo un disperato bisogno del suo sorriso e del suo conforto.

Accesi la radio e viaggiai per mezz’oretta, fino a quando la mia macchina, di punto in bianco non si fermò. Per fortuna riuscii ad accostare in una piazzola.

<< Oh noo! Che merda! >> urlai frustrata.

Ci mancava solo più questa.

Provai a farla partire un paio di volte, ma il risultato fu pressoché inesistente.

<< DAI! Ti prego, non mi lasciare.. Non mi lasciare.. Non adesso. Devo andare da Jack.. >> mugulai, in pieno ad un vero e proprio attacco di panico.

Girai nuovamente la chiave.

Quando vidi che la macchina non si accendeva, sbattei più di una volta la testa contro il volante disperata.

Ora che cavolo mi inventavo?

Jasper e Alice erano andati a fare le prime compere per il matrimonio, non potevo disturbarli. Invece, Rose ed Emmett erano chissà dove a fare chissà cosa.

Però forse mia sorella avrebbe potuto rispondermi, anche perché non volevo disturbare i miei nonni.

Composi il numero velocemente e chiamai.

Nulla. Il telefono poteva essere spento o irraggiungibile.

Lo stesso valeva per quello di Emmett. Dove si erano andati a infognare?

<< Che cazzo faccio? >>

Guardai la rubrica, più di una volta i miei occhi si fermarono sul nome Carotino.

Questa era un’emergenza, l’avrei potuto chiamare, effettivamente avrei preferito mille volte chiamarlo, piuttosto di fare l’autostop.

Soprattutto in una strada poco traffica come quella.

Stavo vagliando le varie alternative, quando il cellulare mi si spense in mano.

<< NOOO! >>

Perché il cellulare doveva scaricarsi proprio adesso?

Scesi dalla macchina sbattendo forte la portiera in modo da sbollire tutta la mia frustrazione. Non potevo neanche mandare un messaggio a Jack che prendesse un taxi, oppure chiamare un taxi io stessa.

Mi girai intorno, in modo da vedere se arrivava qualche macchina.

Ero completamente in panico, così oltre a non riuscire a prendere Jack, non sarei neanche riuscita ad arrivare in tempo per la partita.

Dai Bella.. pensa a qualcosa..” dissi tra me e me.

Potevo tornare a piedi a Forks, ma ero troppo lontana ormai, ci avrei messo una vita, lo stesso valeva per Port Angeles.

Poi, in uno scorcio di lucidità mi ricordai che più o meno ero a quattro chilometri dalla casa di Quill, o meglio, la reggia.

Valutai un attimo se lasciare o meno il borsone in macchina, ma alla fine, dato il peso, decisi di lasciarlo nel baule. Con la borsa in spalla iniziai a camminare.

 

Un’ora.

Dopo aver camminato un’ora finalmente ero giunta davanti ai cancelli della reggia.

Avevo sete, fame e un male cane alla caviglia; in più mancava poco meno di un’ora dall’inizio del riscaldamento.

Ero veramente fottuta.

Sicuramente non sarei riuscita ad arrivare in tempo.

Suonai al campanello, dato che non avevo portato con me le chiavi.

<< Chi è? >> rispose la voce profonda di Quill.

<< Sono Isabella. Isabella Swan.. >>

<< Oh vieni pure cara.. >>

Quill, molto gentilmente mi fece entrare in casa. C’era anche Claire che mi offrì subito un pezzo di torta appena sfornata e un bicchierone d’acqua fresca.

Dopo l’attimo di sbigottimento iniziai a raccontare la mia disavventura; Quill mi ascoltava attentamente, mentre Claire ogni tanto mi faceva una carezza sulla testa per cercare di chetarmi.

<< Quindi non arriverai in tempo né per la partita né per prendere il tuo amico all’aeroporto? >>

Annuii combattuta.

Questa era proprio sfiga allo stato puro.

Quill si picchiettò pensieroso con le dita sul mento, fino a quando un ragazzone alto e dannatamente bello entrò nella spaziosa cucina, dalla porta sul retro.

Da dove sbucava?

Ero convintissima che Quill e Claire non avessero figli, tanto meno nipoti.

Sentii il suo sguardo su di me, sicuramente arrossii; aveva degli occhi così azzurri che mi sembrava di specchiarmi nel cielo, capelli neri un po’ lunghi e spettinati ad arte.

Per non parlare dei jeans strappati un po’ sulle ginocchia e la canottiera americana super attillata che mostrava meravigliosamente la sua tartaruga niente male e, infine, a completare l’opera, un accenno di barba.

Era da sbavo.

<< Scusate.. ho interrotto qualcosa? >>

Arrossii ancora di più, perché la voce aveva un qualcosa di sexy da morire.

<< No Jullian.. Ti presento Isabella Swan, la nipote di Billy e Sarah. >>

<< Piacere Jullian >> disse con un sorriso, che mi fece completamente sciogliere.

Gli sorrisi, sperando di non avere residui di crostata tra i denti.

Questo Dio da dove usciva?

<< Hai finito? >> chiese Quill con uno strano sorriso, rivolgendosi a Jullian.

Finito cosa?

<< Non ancora, mi manca ancora metà steccato. Ancora qualche ora e dovrei finire.. sono solo entrato per prendere un po’ d’acqua fresca. >>

<< Oh ma certo caro.. >> disse subito Claire, prendendo l’acqua e un generoso pezzo di torta.

<< Ma no Claire.. bastava solo.. >>

<< Oh Jullian non protestare! Sono ore che lavori lì fuori, ora ti siedi e ti riposi un attimo. >>

Sorrise, con un sorriso dannatamente sexy e si sedette davanti a me.

Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.

Neanche con Edward ero mai stata così.. Awwwww.

<< Senti Bella.. tra quanto devi essere a Forks? >>

Guardai il grande orologio che avevano su un muro della cucina.

<< Ormai il riscaldamento credo di essermelo quasi perso. La partita inizierà tra quaranta minuti. >> dissi sconsolata.

<< Senti Jullian.. riusciresti a portare Bella a Forks in tempo per la partita? >>

Jullian bevve un sorso d’acqua, guardandomi di sottecchi, come se mi stesse studiando.

<< Penso di si. >> rispose dopo un po’.

Il mio cervello partì in quarta, forse ci sarei riuscita.

<< E Jacob? >>

<< Prenderà un taxi fino a qua e poi lo porteremo noi a Forks, tanto stasera saremmo dovuti andare dai tuoi nonni. >>

Li guardai sicuramente con i lucciconi agli occhi, prima di saltare completamente addosso a Quill e abbracciarlo. Ero salva.

<< Grazie, grazie, grazie. >>

<< Di niente bambina.. Ora, forse è meglio se avvisi Jack e tuo fratello. Poi partirete subito. >>

Annuii contenta, prima di prendere il telefono che mi porgeva Claire e comporre subito il numero di Jack, che sicuramente era già da qualche parte che mi aspettava, molto probabilmente preoccupato.

Rispose al secondo squillo.

<< Bella? Cavolo! Il tuo cellulare è spento o cosa? Dove sei? Stai bene? >>

<< Si Jack, sto bene. Ma non riesco a venire a prenderti.. La mia macchina è morta. >>

<< E come fai ad arrivare in tempo per la partita? >>

<< Ho un passaggio. Senti tu riesci a prendere un taxi? Devi farti portare fino a casa di Quill e Claire. Hai presente? Loro poi ti porteranno a Forks. >>

<< Ok ho capito. Sto già uscendo a cercarne uno disponibile. Cazzo bambolina che sfiga.. non vedo l’ora di abbracciarti. Ora ti lascio andare.. A più tardi! >>

<< Grazie Jack, anche io. A dopo. Fai attenzione! >>

Lo sentii ridacchiare, prima che staccasse la comunicazione.

Composi velocemente il numero di mio fratello.

Rispose al primo squillo e dalla voce mi sembrava maledettamente preoccupato e in ansia.

<< Pronto? >>

<< Jasper sono io. >>

<< Grazie a Dio Bella! Che ti è successo? Stai bene? >>

Sentii vari mormorii intorno a lui.

<< Non ho molto tempo, se voglio arrivare in tempo per la partita. La macchina si è fermata a metà strada e il cellulare mi si è spento dopo la milionesima volta che provavo a chiamare Rosalie. Sto bene. Per fortuna ho camminato quattro chilometri e sono arrivata da Quill e Claire. Sarò lì prima dell’inizio della partita. >>

<< E Jack è con te? >>

<< No, adesso ha preso un taxi. Arriverà dopo. Ci vediamo tra un po’.. >>

<< Fai attenzione Bella. Hai fatto prendere un infarto a tutti noi! >>

Lo salutai velocemente e restituii il telefono a una sorridente Claire.

<< Partiamo? >> chiese Jullian.

In quei pochi minuti in cui avevo parlato con Jack e mio fratello, si era riassettato e ora indossava un giubbotto di pelle, che gli conferiva un’aria ancora più da figo.

Ringraziai e salutai almeno due volte Quill e Claire che erano stati veramente gentili, prima di uscire verso i giardini con quel pezzo di manzo.

Camminava a passo sicuro per il vialetto che portava al portone secondario, volevo parlare per togliermi quel forte imbarazzo che mi sentivo addosso.

Ma che potevo dire?

<< Ehm.. aiuti Quill a rimettere a posto lo steccato? >> chiesi, la prima cosa stupida e forse inappropriata che mi venne in mente.

Prima di rispondermi mi guardò incuriosito, forse non si aspettava che parlassi.

<< Si e no. Faccio il giardiniere e lo aiuto come posso.. >>

Stavo per ribattere, o almeno per dire qualcosa, ma girata la curva, rimasi incantata a guardare il mezzo con cui mi avrebbe portata a Forks.

Non ci potevo credere.

Era una moto. Una signora moto.

<< Oh merda.. >> sussurrai, più che affascinata.

<< Hai paura di andare in moto? >>

Spostai lo sguardo dalla moto a lui, notando che era un po’ preoccupato della mia possibile risposta affermativa. Sorrisi.

<< No, tranquillo.. Non è la prima volta che vado in moto. >>

Mi sorrise anche lui, sporgendomi il suo casco.

<< Ma no.. mettilo tu.. >>

Apprezzai il suo gesto, ma non potevo comunque accettarlo.

<< Isabella mettiti questo per ora, nel mentre passiamo un attimo a casa mia a prendere l’altro. >> si fermò un attimo. Sicuro che da un momento all’altro avrei ribattuto, aggiunse: << non accetto un no come risposta. >>

In effetti però, non ero molto concentrata sulle sue parole, perché ancora troppo scossa dal modo in cui aveva pronunciato il mio nome.

C’era poco da fare, era un Dio fatto e finito.

Misi il casco in testa e lui delicatamente chiuse le fettucce.

Sentivo il cuore pompare sangue prepotentemente nel petto.

In quel momento, il mio cervello tornò magicamente a funzionare. Strano ma vero.

<< Jullian scusami ma dovrei fermarmi alla macchina per cambiarmi già per la partita.. >>

Rise.

<< Immaginavo.. Sempre che tu non voglia giocare in jeans e maglietta. >>

Scossi la testa.

<< Tieniti stretta a me.. >> disse.

Ovviamente lo accontentai al volo.

Partimmo a massima velocità dalla casa di Quill e Claire.

 

Ci fermammo dopo qualche minuto davanti a una piccola villetta, circondate da altre villette più o meno uguali.

Scese di corsa, raggiungendo in poche falcate la porta bianca, per poi uscire poco dopo con un casco tutto nero in mano.

Lo indossò e ripartimmo.

Andava a una velocità a dir poco spaventosa, troppo, troppo veloce.

Mi strinsi ancora di più a lui. Ora che lo notavo, aveva un buonissimo profumo.

Il lato più che positivo era che, a quella velocità, saremmo arrivati in tempo per la partita.

Dopo quindici minuti di viaggio, ci fermammo alla mia macchina.

L’aprii e iniziai a cercare la roba da mettermi nel borsone, presi i pantaloncini, la maglietta, i calzettoni e le scarpe.

Stavo per iniziare a spogliarmi, quando mi sentii osservata.

Lui mi stava guardando, appoggiato alla moto con uno sguardo dannatamente sexy.

<< Ehm.. puoi girarti, per favore? >>

Sorrise, ma senza protestare si girò velocemente.

Cominciai a spogliarmi, guardandolo ogni tanto di sottecchi. Aveva un culo sodo e bello, a dir poco.

Mi tirai giù i jeans, come sempre, superstiziosamente, misi le calze prima dei pantaloncini, come facevo prima di ogni partita.

Forse fu la mia scaramanzia a fregarmi.

<< Mi piacciono le tue mutandine.. Il rosa ti dona. >>

Lo guardai scioccata, infilandomi velocemente i pantaloncini.

<< Come.. come hai osato? >>

<< Vedila così.. non ho saputo resistere. >>

Forse immaginava una mia risposta, ma, dato che lo fissavo a bocca aperta, continuò come se nulla fosse.

<< Hai preso tutto Bella? >>

Annuii, prima di riporre le cose che mi ero tolta nel baule e chiudere la macchina.

Salii nuovamente in moto e ciò che venne dopo fu una vera e propria corsa contro il tempo.

 

Arrivammo nel piazzale davanti al campo sgommando.

Mancavano cinque minuti all’inizio della partita.

Ad aspettarmi davanti alla porta, c’era Jasper con tutta la squadra.

Scesi al volo. Provai a sganciare il casco ma non ci riuscii; Jullian mi prese le mani e con delicatezza staccò i ganci e mi tolse il casco.

<< Vai Isabella. Fammi vedere che non ho infranto i limiti di velocità per niente.. >>

Gli sorrisi, ringraziandolo con lo sguardo, per poi girarmi e correre verso a tutti i miei, più o meno amici che mi guardavano più che attoniti.

Rose fu la prima ad abbracciarmi ed Emmett subito dopo.

<< Bella mi hai fatto venire un infarto! Non farlo mai più! >>

Sorrisi a mia sorella.

Vidi Edward che mi guardava con sollievo, forse anche lui era stato preoccupato della mia scomparsa. O forse pensava che la mia scomparsa fosse in qualche modo collegata a noi due.

Mentre entravamo dentro al corridoio per entrare nel campo, mi girai e salutai con la mano Jullian, che era ancora lì che mi guardava appoggiato alla moto.

<< Bella ma dove cavolo l’hai trovato quel pezzo di manzo? >>

Sorrisi maliziosamente.

<< Non mi dire che sei invidiosa sorella. >>

<< Lo puoi dire forte! >> affermò subito convinta.

<< Ehi! Come ti permetti? >>

Mi girai a guardare Emmett, che aveva dato scherzosamente un pizzicotto sul sedere a Rose. Gelosetto il ragazzo.

<< Em.. sono invidiosa di me stessa. Quindi non prendertela tanto con la tua fidanzata. >> ammisi sincera ad Emmett.

Lui scoppiò a ridere, scuotendo la testa allibito dalla mia affermazione e, solo in quel momento mi accorsi dello sguardo sorpreso/infastidito/triste di Edward, che ci sorpassò a passo svelto.

Quel comportamento mi fece leggermente incazzare. Non era stato lui a voler una pausa? Che poi con la mia idiozia si era trasformata in una rottura totale.

Quindi, faceva il geloso? Oppure fingeva di rimanerci male? Non capivo proprio che cosa gli passava per il cervello. E forse non volevo neanche saperlo.

 

La mia leggera incazzatura si amplificò, diventando un’incazzatura nera, nel corso del primo tempo della partita. Quando, a seguito di una stupida distrazione della difesa, gli avversari segnarono un goal.

Quando tornammo dallo spogliatoio e Jasper finalmente mi mise in campo, all’inizio del secondo tempo, la mia incazzatura, se possibile, aumentò ancora di più.

Andando alle stelle.

Non solo ci fecero un altro goal per colpa di un fallo di Mike, ma oltre al fatto che Tanya continuava a mandare “baci volanti” ad Edward, sugli spalti notai anche Leah. Effettivamente era da un bel po’ che non la vedevo, cominciava quasi a mancarmi.

Ed ad Edward quanto le mancava?

Respirai ed espirai alcune volte, cercando il più possibile di calmarmi.

Sentivo l’aria attorno a me elettrica, talmente ero incazzata. La mia concentrazione, però non era stata minimamente scalfita, anzi, mi sentivo ancora più determinata.

<< Danieeeel! La palla! >> urlai, con quanto più fiato avevo nei polmoni.

Daniel si girò velocemente e tirando una palla piazzata riuscì quasi a mettermela tra i miei piedi. Come un fulmine, iniziai a correre verso la porta avversaria. Edward mi precedeva di poco, senza pensare, lasciando che fossero i miei muscoli a guidarmi, gli passai la palla.

Automaticamente lui la ripassò a me e di lì corsi come una disperata fino alla porta. Due difensori avversari, provarono a sfilarmela, ma io, ovviamente, non mi lasciai prendere. Una volta giunta alla porta, tirai di sinistro, la classica pallonata, che finì nel sette perfetto della porta.

Un boato proruppe dal pubblico. Le Cheer, invece, cappeggiate sicuramente da Tanya, iniziarono a invocare il nome di Edward. Riservai a loro un’occhiataccia, prima che tutti i miei compagni mi abbracciarono felici.

 

<< Tieni Edward tirala tu la punizione. >>

Guardai sconvolta Mike che stava dando la palla nelle mani di Edward,

Da quando tirava lui le punizioni così vicine alla porta? Potevo capire che l’altro giorno all’allenamento avessi sbagliato clamorosamente, ma fino a non permettermi neanche più di tirarle, mi sembrava eccessivo.

Fatto sta che l’incazzatura potente ritornò.

Afferrai, come assatanata la palla dalle mani di Edward e senza proferire parola andai a piazzarla dove Mike era caduto per via di una gamba tesa di un avversario.

<< Bella ma che fai? >> urlò sconvolto Mike.

Continuai ad ignorarlo bellamente. Lo odiavo a dir poco.

Mi concentrai con lo sguardo sulla porta. C’eravamo solo io e lei.

Nemmeno la barriera di ragazzi che cercavano a tutti i costi di posizionarsi, non esistevano più. C’eravamo solo io e la porta.

Al fischio dell’arbitro, presi la rincorsa e tirai.

Sapevo che non avrei sbagliato. Me lo sentivo dalla punta dei capelli, alla punta dei piedi. Infatti, non sbagliai.

Un altro boato da parte del pubblico.

Andai a recuperare correndo la palla dalla porta, mentre i miei compagni cercavano di inseguirmi per abbracciarmi e complimentarsi del goal.

Sorrisi freddamente a Mike e gli misi la palla tra le mani.

<< Nulla di personale. >> dissi, e me ne andai.

 

Il terzo goal, quello della vittoria arrivò dopo neanche dieci minuti dal secondo.

Per me fu facile mettere la palla in porta, grazie al bel passaggio di Edward, potevo avercela con lui per tutta la nostra situazione privata. Ma in campo mi era impossibile, perché era impeccabile.

Esultai freddamente, alzando un braccio al cielo.

Edward mi sorrise contento, risposi subito, sorridendogli a mia volta.

Solo in quel momento, guardando con poco interesse sulle gradinate, che mi accorsi di Jullian. Mi stava guardando, seduto vicino ai miei nonni e a Quill, Claire, Jack e Alice. Quando lui si accorse del mio sguardo, mi dedicò un bellissimo sorriso, che mi fece sciogliere come del ghiaccio al Sole, fino a quando non si fece di colpo serissimo, guardando un punto alle mie spalle.

Dietro di me c’era Edward e lo sguardo che mi lanciò, quando mi girai nella sua direzione, mi fece gelare il sangue in tutte le vene e anche in tutte le arterie.

Che ne pensate del nuovo personaggio? Vi piace o non vi piace?
Cavolo a me.. Awwww. Ero indecisa su diversi volti noti del cinema, ma poi ho scelto lui (Giulio Berruti), perchè ha quel non so che di tremendamente sexy.
Un po' di testosterone mancava, eccome se mancava.
Ma ora? Che succederà? Edward di sicuro è geloso. Bella è ferita, ma già super invaghita di Jullian. Il nuovo personaggio non si è dimostrato indifferente a lei, anzi.. è molto interessato. Ma perchè?
Che cosa potrebbe essersi inventata la mia pazza mente?
Tranquille, i colpi di scena non mancheranno.
Al prossimo capitolo.
Vi lascio nel mistero.
Un bacione, A.

 


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Capitolo 35
*** CAPITOLO 34 ***



Ciao Lettrici!
Questo capitolo è uno di quelli di passaggio.. già dal prossimo, ne vedrete delle belle.
L'ho impostato sui pensieri di Edward e Bella, in modo da mischiare i due diversi punti di vista.
Vi lascio al capitolo e vi auguro Buona Lettura.

Un abbraccio, A.








CAPITOLO 34

 

<< Spiegatemi. Tu, Bella, sei rimasta a piedi in una strada dimenticata da tutti, sei andata fino alla reggia, hai incontrato quel pezzo di manzo di nome Jullian, che è il giardiniere di Quill e Claire. Poi, con la sua moto da urlo siete venuti fino a Forks, hai vinto la partita e poi a fine partita oltre ad aver scoperto che Edward è probabilmente geloso, ora sai anche che Jullian è il giardiniere di casa vostra e Jasper lo conosce da una vita. Ho fatto una sintesi completa? >>

Guardai Jack alzando gli occhi al cielo e sorridendo.

Non aveva dimenticato niente al suo breve ma intenso riassunto.

<< Vorrei proprio sapere perché non l’abbiamo mai visto.. >>

<< Beh Rose, lui viene da noi al mattino. Il mercoledì mattina di solito. >> disse mio fratello.

<< E’ una persona stupenda. >> aggiunse Alice, con il suo tono alla “so tutto io”.

<< Ah.. Quindi anche tu lo conosci? >>

<< Beh si! Qualche volta siamo anche usciti insieme.. non è vero Jasper? >>

Mio fratello annuì, sorridendole gentilmente.

Volevo un gran bene a tutte e due, ma soprattutto in quel periodo le loro manifestazioni d’affetto mi davano un po’ fastidio.

Tutto mi ricordava Edward, miseriaccia.

 

 

 

POV EDWARD

 

Mentre uscivo fresco come una mentina dallo spogliatoio, continuavo a chiedermi chi cavolo fosse il tipo tutto muscoli che aveva portato Bella alla partita.

Non mi piaceva per niente come le parlava, come la guardava e soprattutto come guardava me.

Ma la cosa che mi sconcertava di più era lei.

Si comportava in modo strano e lo guardava anche troppo.

Inutile girarci intorno, ma ero geloso marcio.

Il suo non arrivo mi aveva quasi fatto venire un infarto. Avevo provato a chiamarla mille volte, credendo che la sua mancanza fosse dovuta a ciò che era successo tra di noi.

Ero pronto a rivelargli tutta la verità.

Pur di riaverla e vederla giocare serena e spensierata.

Poi, quando credevo che non si sarebbe mai presentata, Jasper aveva ricevuto una sua chiamata e dopo un bel po’, era arrivata su una super moto insieme ad un nuovo amico.

Jullian.

Solo il pronunciare il suo nome nella mia mente mi saliva la pressione.

<< Edward! >>

Mi girai al suono dei quella voce.

<< Ciao Leah! >>

Scrutò il mio viso per qualche attimo, prima di rispondermi.

<< Perché quella faccia? Avete vinto la partita! La tua Bella è arrivata e ha segnato due goal, portandovi alla vittoria. >>

La guardai ancora più male.

Lei. Lei sapeva praticamente tutto e si metteva anche a fare dello spirito?

Il mio umore non poteva che peggiorare.

Continuai a camminare nel corridoio per uscire. Leah mi seguì subito.

<< Andiamo? Lo vuoi sempre un passaggio, no? >>

Sorrise, con un sorriso che qualche anno fa mi avrebbe mandato in extasi, ma ora mi era del tutto indifferente.

In un istante la mia mente ricordò il sorriso di Bella, quando aveva visto Jullian o come si chiamava, in tribuna.

Per quel sorriso sarei volentieri morto.

Ma ormai, era troppo tardi.

Mi seguì docilmente fino alla macchina e, mentre io mettevo il borsone dentro al baule, vicino al suo trolley, lei si sedette nel sedile vicino al posto di guida.

Non c’era nessuno, molti erano ancora dentro lo spogliatoio e altri erano già andati a casa con amici e parenti, prima di andare in discoteca a ballare. Dove sicuramente non sarei andato io, non avevo nessuna voglia di ritrovarmi Bella in vestiti succinti che ballava. Non ce l’avrei fatta.

Salii in macchina e senza proferire alcuna parola, partii per Port Angeles.

 

<< Edward? Dove sta viaggiando la tua mente precisamente? >>

Strinsi le mani sul volante, così tanto che le nocche diventarono bianche.

Mi ero di nuovo perso a pensare a quali altre alternative avrei potuto trovare invece di mandare a puttane il mio rapporto con Bella.

Avevo capito che non era niente il dolore che si prova quando non puoi stare con la persona che ami.

Ora mi accorgevo che non era niente il dolore che avevo provato con Leah.

Mio fratello aveva ragione, erano state solo moine adolescenziali.

<< Edward? >>

Sospirai.

<< E’ difficile Leah.. >>

<< Lo so. Ma vedrai si sistemerà tutto con Bella. >>

<< Ci vorrebbe un miracolo. >>

Mi riservò un’occhiataccia, ma feci finta di niente.

<< Secondo me.. >>

<< No Leah, per favore. Non mi va proprio di parlarne. >>

Sbuffò infastidita, ma per fortuna non aggiunse altro. A quel punto, cercai di cambiare completamente discorso, anche per distrarmi, perché dovevo togliermi dalla mente Bella.

Impresa impossibile.

<< Allora.. sei sicura di star facendo la cosa giusta? >>

<< Io si. >>

Evitai deliberatamente di rispondere alla sua provocazione.

<< Hai preso tutto? Passaporto, visto? >>

<< Si papà. >>

La guardai di traverso, ma quando la vidi tutta su di giri e con un sorriso da orecchio a orecchio, non potei che sorridere a mia volta.

Per poi farmi subito scuro in viso.

In quel momento assomigliava troppo a Bella e mi riportava ad alcuni momenti passati insieme.

<< Dio Edward.. non vedo l’ora di arrivare a Barcellona! >>

<< Non ho dubbi.. là ci saranno almeno dieci gradi in più di qui. Sarà pieno di spagnoli bollenti e ti ubriacherai tutte le sere con la sangria.. >>

Scosse la testa continuando a sorridere.

Era difficile abbattere la sua felicità e forse non immaginava neanche minimamente quanto la invidiavo.

Partire, lasciare tutto per andare dalla persona che ami.

Stavamo per arrivare all’aeroporto, il traffico si faceva più intenso.

<< Cosa pensi che dirà Sam quando ti vedrà? >>

Si rabbuiò per un attimo.

<< Spero che sia contento di vedermi. O almeno, la metà di quanto sono io.. >>

<< Leah.. vedrai che andrà tutto bene! >>

 

Posteggiai nel primo posto che trovai libero.

L’aiutai a prendere il trolley e c’incamminammo verso il gate delle partenze.

Avrebbe fatto Port Angeles – Seattle. Seattle – Miami e, infine, Miami – Barcellona.

<< Fammi sapere che sei arrivata sana e salva, per favore. >> dissi, abbracciandola.

Lei, ricambiò subito, stringendomi forte.

<< Grazie Edward. Per avermi accompagnata e per avermi riaccettata nella tua vita. Non sarei qui, se tu non mi avessi convinto a partire. Vedrai che le cose con Bella si sistemeranno. Si vede che vi amate davvero tanto.. >>

La ringrazia per le sue belle parole prima di vederla scomparire dietro alla porta del check – in.

Sicuro, che anche per quel giorno, avevo fatto la mia parte, m’incamminai per raggiungere la macchina e per tornare a casa.

Ignaro di avere due fari azzurri a fissarmi piuttosto infastiditi.

 

<< Bentornato tesoro. Tutto bene? >>

Baciai mia madre su una guancia e l’assicurai sul mio stato di salute. Non su quello psicologico, perché lì andava molto, molto male.

Per tutto il viaggio di ritorno, non avevo fatto altro che pensare a un modo per risolvere tutta questa situazione, ma non mi era venuto in mente niente.

L’unica era affidarsi a mia madre, l’unica oltre a Leah che sapeva tutto ciò che era successo, e sperare che prima o poi le venisse un lampo di genio.

Neanche mio fratello sapeva niente, ovviamente.

<< Emmett? >> chiesi guardandomi intorno nel grosso salone.

<< E’ andato a mangiare a casa di Rose.. >>

Già, vero. Molto probabilmente stavano festeggiando tutti insieme l’arrivo di Jack, ci sarei dovuto essere anche io, ma ovviamente non facevo più parte della compagnia.

Magari il mio posto era stato preso da quel Jullian. Dovevo trovargli un soprannome.

Scossi la testa per togliermi quei brutti pensieri di mente.

<< Papà? >>

<< E’ tornato all’ospedale, c’era un caso grave che voleva visitare. Siamo solo io e te. Hai fame? La cena è pronta.. >>

Sospirai. Non avevo fame.

Avevo solo voglia di sdraiarmi nel letto e pensare a lei, ma non potevo lasciare mia mamma da sola; così, mi sedetti a tavola.

La cena passò tranquilla.

Mi raccontò alcune scoperte che aveva fatto su Volturi, ma nulla che io stesso non sapevo già, purtroppo eravamo troppo comuni mortali per poter accedere al suo mondo.

<< Vedrai.. troveremo un modo! >>

Le sorrisi, più per cortesia che per altro.

Sapevo di non aver più speranza.

Avevo avuto un’opportunità e l’avevo mandata a puttane.

<< Esci stasera? >>

Scossi la testa, attendando l’ultimo pezzo di crostata.

<< Perché no? >>

<< Non mi va. >>

Ignorai lo sguardo di rimprovero che mi lanciò.

<< Edward.. non è standotene rintanato in casa che risolverai la situazione. Prova ad uscire, parla con Bella.. spiegale che questo periodo è molto difficile per te. E che non hai nessuna intenzione di rinunciare a lei.. >>

<< E’ troppo tardi. >> risposi laconico, ottenendo il risultato di farla arrabbiare.

<< Oh Santa Patata! Edward! Quella ragazza stravede per te, ti ama. Perché vuoi rinunciare così facilmente a lei? Non hai un po’ di amore verso te stesso? Vuoi far vincere Volturi? Io fossi al tuo posto me ne fregherei di tutto e tutti e cercherei di sistemare le cose con lei! >>

Guardai stupito mia madre, sentendo dentro di me, crescere una nuova consapevolezza.

<< Non so se lei sia ancora innamorata di me.. Non hai visto quel Jullien oggi? >>

<< Chi? >> chiese, non capendo a chi mi riferissi.

<< Jullien, il ragazzo che era seduto vicino a voi a guardare la partita oggi. E’ lui che l’ha portata in tempo per la partita. E lei lo guardava in un modo.. >>

Scossi la testa. Perché più ci provavo e più mi saltava nella mente quell’immagine?

Mia madre scoppiò a ridere.

<< Ma no tesoro. Non si chiama Jullien. Ma Jullian. E’ un bravissimo ragazzo e Bella.. >>

<< Tu lo conosci? >> chiesi shoccato.

Quando? Come? E in che modo?

<< Ma certo. E’ il giardiniere di casa nostra ed è anche il giardiniere degli Swan. >>

Per poco non mi andò di traverso tutta la cena.

<< Cosa? Lui, il nostro giardiniere? >>

Da quando avevamo un giardiniere?

<< Si. Viene solo quando ne abbiamo bisogno. Non l’hai mai visto perché viene il giovedì mattina e tu ed Emmett siete a scuola. E’ molto amico con Jasper, erano compagni di classe alle elementari e non credo che si siano persi di vista durante i suoi molti trasferimenti. >>

Non ci potevo credere.

<< E non è vero che Bella lo guardava con gli occhi da pesce lessa. Te, guardava con gli occhi da pesce lessa. A lui gli ha solo sorriso una volta. Te, invece ti ha guardato per tutta la partita. >>

Con chiunque altro avrei risposto da “duro” ma, visto che era mia madre, potevo sopprimere tutto il mio orgoglio, senza paura di essere giudicato.

<< Davvero? Lei guardava me? >> dissi, con la classica risposta da checca.

<< Si. E per questo che ti continuo a dire di continuare a lottare e di mettere in chiaro la tua posizione Edward. Chiedile di aspettare, sono sicura che lei lo farà. Poi non devi preoccuparti di Jullian.. >>

<< Perché? >>

Scosse la testa sorridendo, forse a una battuta che solo lei poteva sapere.

<< Non è importante. Vai a prepararti! >>

L’abbracciai con trasporto e la baciai, prima di salire a gran velocità le scale per andarmi a preparare.

 

Arrivai in discoteca, posteggiai e mi mischiai nella coda dell’entrata. In poco tempo trovai Justin, Daniel e Lucinda con i quali scambiai qualche parola.

Una volta dentro, perlustrai la sala con lo sguardo alla ricerca di Bella, ma non la vidi. In compenso trovai Rose ed Emmett.

Navigai tra la folla per dirigermi verso di loro.

<< Oh ciao Fratello! Rose.. >>

Lei mi sorrise un po’ freddamente, ma d’altronde non dovevo aspettarmi baci e abbracci, era già qualcosa che mi tollerasse.

<< Pensavo che rimanevi a casa.. >>

<< No, alla fine.. mamma mi ha convinto a venire. >>

Sentii lo sguardo scrutatore di Rose su di me, feci finta di niente e continuai a fissare Emmett.

Mio fratello mi sorrise comprensivo, lui sapeva quanto potevano essere ferree le manie di convincimento della nostra mamma.

<< Ehi Rose! >>

Tutti e tre ci girammo nel medesimo istante verso Angela.

Era carina con i tacchi alti e un vestitino; le due si abbracciarono subito e iniziarono a chiacchierare tra di loro. Così, io potei parlare indisturbato con Em.

<< Allora.. com’è andata la cena? >>

<< La cena?  Bene, mi sono divertito. Jack è proprio simpatico.. ma vuoi sapere sul serio questo, oppure vuoi sapere dov’è Bella, adesso? >>

Sorrisi un po’ tristemente, aveva colpito in pieno il punto focale della questione.

<< Lei non c’è. E’ rimasta a casa con Jack, dato che non poteva venire a ballare per via delle stampelle. >>

Annuii, sicuramente scuro in volto.

Ero andato fino a lì per niente.

<< Beh.. allora torno a casa. >>

<< Ma no! Edward.. >> provò a protestare mio fratello.

Scossi la testa, non avevo più voglia di stare in quella bolgia, volevo solo andare a casa e stendermi tranquillo sul letto. Come avevo deciso di fare fin dall’inizio.

Salutai mio fratello e uscii da quel posto.

 

 

POV BELLA

 

<< Basta piangere, Bella! >> disse Jack, staccandosi brevemente da me.

<< Capisco che ti sono mancato così tanto, ma da qui a disidratarti, mi sembra eccessivo.. >>

Sospirai, solo in quel momento mi rendevo conto di quanto avessi avuto realmente bisogno di lui.

<< Ok, ora la smetto.. Solo che Ed.. >>

<< ALT! Basta pronunciare quel nome! Parlami d’altro.. >>

Pensai per un attimo di cosa avrei potuto parlare che non riguardasse due occhioni verdi da infarto e dei capelli da..

<< Ad esempio.. che cosa vuoi farci con tutti quei moduli dell’esercito? >>

Puntai l’occhio verso la mia scrivania, sopra la quale c’era un disordine spaventoso.

Fogli sparsi ovunque.

<< E’ una lunga storia.. Sinteticamente posso dirti che sto cercando il padre di una bambina dell’orfanotrofio dove nonna fa la volontaria. >>

<< Come, scusa? >>

Sorrisi, non era il primo che mi faceva notare l’assurdità.

<< Vedi.. questa bambina si chiama Kate e si è affezionata molto a me. >> evitai di dirgli che si era affezionata anche ad Edward.

<< La nonna mi ha raccontato la sua storia e mi sono ripromessa di aiutarla, in tutti i modi possibili ed immaginabili. >>

<< Ma suo padre? >>

<< E’ in Afghanistan. Purtroppo però nessuno è ancora riuscito a mettersi in contatto con lui. A quanto pare l’anno scorso è stato ferito gravemente e quindi trasferito in un ospedale da campo. Quell’ospedale, è stato preso d’assalto da un gruppo di ribelli. Suo padre però a quanto pare è ancora vivo.. >>

<< E come fai a saperlo? >>

Lo guardai negli occhi. In verità non avevo nessuna certezza.

Però avevo trovato un documento dell’autunno precedente, il quale affermava che: erano stati ritrovati il tenente Jhon Newman e il soldato semplice Loris Beyer.

Loro, appartenevano allo stesso corpo del padre di Kate.

Un altro documento di due settimane dopo, rendeva noto che era stato anche ritrovato il Capitano Anthony Morris, in critiche condizioni di salute.

E poi, più nessuna notizia.

<< E come fai ad essere certa che non sia morto? >>

<< Semplice.. i due terzi del suo stipendio continua ad essere inviati sul suo conto in banca e con quelli vengono pagati i vestiti e l’istruzione di Kate. >>

Mi guardò per un attimo dubbioso, prima di sorridere con affetto.

<< Ti sei presa proprio a cuore la faccenda.. vero? >>

Annuì, felice che qualcuno stesse dalla mia parte.

Nessuno, a parte la nonna, credeva che l’avrei ritrovato.

Avevo dovuto quasi vendere l’anima al diavolo per trovare quei preziosi documenti; nel senso che ero stata costretta a telefonare a una mia vecchia conoscenza di nome Derek e chiedergli di procurare tutto il materiale su Anthony Morris che riusciva a trovare.

O meglio, ad hakerare dallo Stato tutto il materiale possibile ed immaginabile.

Abbracciai Jack, il contatto con il suo corpo era confortante. Non a fini maliziosi.

Ma perché la sua presenza mi faceva sentire protetta.

Era una bella sensazione, come non provavo da un pezzo.

 

 







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Capitolo 36
*** CAPITOLO 35 ***









Ringrazio di cuore Elenri per questo bellissimo banner. Grazie, grazie, grazie!







CAPITOLO 35

 

“Ciao Bells, buona scuola!”

Scoccai un bacio sulla guancia a Jack e uscii nel freddo mattino di Forks.

Non avevo alcuna voglia di andare a scuola, purtroppo però, dovevo andarci per forza, visto che ad attendermi, già alla prima ora, avevo un’importantissima verifica di letteratura.

Mentre camminavo sul vialetto, guardai per la millesima volta il cellulare.

Aspettavo disperatamente che Derek mi chiamasse per annunciarmi se aveva trovato o meno nuove informazioni sul Capitano Morris. Sentivo che la mia ricerca stata arrivando ad un punto di svolta, o almeno, lo speravo.

<< Bellaaa!!! Aspetta!!! >>

Mi girai di scatto.

Alice, ancora in vestaglia correva nella mia direzione.

<< Cosa c’è Alice? Sono già un po’ in ritardo.. >>

Guardò per un attimo la macchina con cui stavo andando a scuola, per poi dedicarmi uno dei suoi sorrisi sornioni.

<< Alice sputa il rospo >>, dissi, sicura che sarei arrivata in ritardo.

<< Urca.. Bella macchinina per andare a scuola! >>

Alzai le spalle con un gesto indifferente, al momento era l’unica macchina disponibile, dato che la mia era ancora dal meccanico. E Jasper preferiva usare la sua Mercedes, che dava molto meno nell’occhio di quella.

Io, dal canto mio, non mi ponevo alcun problema di passare inosservato o meno.

A Seattle in genere usavo la Porsche, la Ferrari di mio fratello non pareggiava il confronto.

<< Senti Bella.. Dato che ieri mi hai detto che ti sarebbe piaciuto offrire una birra a Jullian per ringraziarlo della gentilezza che ti ha fatto sabato, gli ho dato il tuo numero. Credo che ti contatterà! >>

Rimasi schoccata.

<< Tu cosa? >>

Le urlai imbarazzata, spaventata e allibita.

<< Ma si Bella.. cosa vuoi che sia? Una birretta! >>

Scossi la testa, perché preferivo non crederci, che crederci.

<< Alice questa me la paghi! >> dissi solo, prima di salire in macchina e accendere il motore.

Ero furiosa perché per una mattina che non avevo la solita incazzatura per Edward, lei, con la sua cazzata,  aveva rovinato completamente la mia disposizione di spirito positiva.

Molto, molto male.

Alice si sporse picchiettando contro il finestrino, costringendomi ad abbassarlo.

<< Stai bene vestita così. >> Disse, sorridendomi.

Alzai gli occhi al cielo, era incorreggibile e mi era impossibile rimanere arrabbiata con lei più di dieci minuti.

Le volevo troppo bene.

La ringraziai e la salutai scoccandole un occhiolino, prima di partire a tutto gas e in ritardo verso la scuola.

 

Cinque minuti per raggiungere la Forks High School.

Non ero più in ritardo, anzi, ero in anticipo.

Mi complimentai con me stessa per la mia guida super spericolata. Forse la Ferrari poteva reggere il confronto con la mia vecchia e fidata Porsche.

Feci finta di non notare tutti i ragazzi che mi guardavano mentre raccoglievo borsa e libri dal sedile passeggero.

In effetti quella era la prima volta che mi presentavo con quella macchina, dato che il giorno precedente ero andata a scuola con Rose e Jasper.

Come al solito tutto il nostro gruppo era raccolto davanti all’entrata.

Stampai un bacio sulla guancia a mia sorella e salutai tutti in fretta prima di entrare velocemente nella scuola per andare verso l’aula di letteratura.

C’era anche Edward.

Il suo sguardo mi disarmava sempre troppo.

Quando sarebbero cambiate le cose?

 

Per fortuna ero sopravvissuta al compito in classe e alle altre ore seguenti.

La mensa era già super affollata, quando arrivai con la mia mela in mano. La mia fame era direttamente proporzionale alla mia voglia di stare seduta allo stesso tavolo di Edward.

Quindi, pari a zero.

Mi sedetti vicino ad Angela, vicino avevo una sedia vuota, così appoggiai la mia borsa, dopo aver preso il mio prezioso cellulare ed essermelo messo davanti.

Derek non aveva ancora chiamato e la cosa mi metteva non poca agitazione addosso.

<< Bellina! Devi assolutamente farmi fare un giro! >>

Annuii sorridendo ad Emmett.

<< Sorella? Guarda che Em per un giro intende guidarla! Jasper non glielo ha mai fatto fare.. >>

<< Ma no Rose! Non dovevi dirglielo! Così non vale! >>

 << Mi dispiace Emmett.. ma niente guida, però il posto del passeggero non è male! >> dissi per prenderlo un po’ in giro.

Lui, dal canto suo scosse la testa sconsolato, alimentando le risate di tutti i nostri amici seduti al tavolo.

In quel momento, mi accorsi che mancava una risata.

Stavo per tradirmi e chiedere che fine avesse fatto Edward, ma riuscii a mordermi la lingua in tempo.

<< Scusa.. posso sedermi? >>

Quasi saltai un metro sopra la sedia, quando una mano a caso si appoggiò sulla mia spalla.

Girandomi mi trovai davanti Edward con il vassoio in mano.

Era sempre bello. La camicia blu scuro che indossava metteva molto bene in mostra il suo bel fisico. In particolare, i miei occhi, si soffermarono su un punto del suo petto, dove sapevo che una tartaruga faceva bella mostra di sé.

Quando mi accorsi della mia gaffe e del suo strano sorriso, ovviamente arrossii fino alla punta dei capelli, prima di svegliarmi e togliere la mia borsa dalla sedia vicino, tutto senza proferire nemmeno una parola.

<< Grazie. >>  Rispose educato.

Io abbassai lo sguardo sulla mia mela e poi lo portai sugli altri, per vedere se avevano visto il nostro scambio di battute.

Per fortuna, tutti parlottavano tra di loro.

Gli unici a guardarci erano Rose ed Emmett, che una volta incrociato il mio sguardo iniziarono a mangiare.

I nostri gomiti quasi si sfioravano, volevo spostarmi un po’, ma non volevo sembrare maleducata, sapevo che forse ci sarebbe rimasto male.

O forse no.

Ormai ciò che diceva o pensava non doveva più importarmi.

Sospirai, cercando di darmi un contegno. Non potevo pensare a lui, soprattutto quando ce lo avevo così vicino.

<< Bella macchina! >> esclamò di punto in bianco.

Io lo guardai un po’ incerta, rigirandomi la mela tra le mani.

Mi ero persa il passaggio in cui io e lui conversavamo come due persone qualsiasi che si incontrano nella mensa della scuola.

Stamattina il mio abbigliamento non era così succinto da paragonarlo a quello di Tanya? In fondo indossavo degli shorts su dei collant neri.

Per la seconda volta mi morsi la lingua. Non era il caso rivangare in quel momento vecchie conversazioni dolorose.

<< Grazie, è di Jasper >>, dissi semplicemente, riportando il mio sguardo sulla mela, per paura di essere ammaliata troppo dai suoi occhi.

<< Emmett ha già cercato di corromperti per guidarla? >>

Ok. Qualcosa non mi tornava.

Annuii semplicemente.

<< Ma ovviamente non gli è andata bene, spero. >>

Lo guardai, cercando di non far troppo trasparire i miei sentimenti.

<< No. Mia macchina, mia guida. >>

Quando mi accorsi delle mie parole però era troppo tardi, era una cosa che spesso mi aveva ripetuto lui stesso.

Mi maledii per non essermi morsa la lingua per la terza volta.

Sapevo che poteva essere quella fatale.

Edward mi sorrise e io, da stupida innamorata, mi sciolsi, sorridendogli a mia volta.

Lo stato di rinnovata complicità, durò pochi secondi, giusto il tempo per far capire ai pochi neuroni del mio cervello che non dovevo interagire troppo con lui. Quindi in un attimo il mio sorriso si tramutò in una smorfia. Una smorfia di dolore, probabilmente.

Lui lo capì. Eccome se lo capì, perché anche il suo sguardo e la sua espressione cambiarono velocemente.

“Bella dobbiamo..”

 

You're losing your memory now
You're losing your memory now
You're losing your memory now
You're losing your memory now.
.”

 

Salvata in corner dal cellulare, ringraziai la mia buona stella e risposi subito.

“Derek!”

Bella! Ho il file!

Sorrisi contenta, alzandomi per dirigermi velocemente verso l’uscita.

“Lo sapevo! Sei il mio mito!”

Per tutto il tempo sentii lo sguardo di Edward sulla mia schiena, archiviai per un attimo la conversazione mancata, dedicandomi totalmente al Capitano Anthony Morris.

Avevo fatto una promessa con me stessa e avevo tutte le migliori intenzioni di mantenerla. Lo dovevo a me stessa, ma ancora di più a Kate.

 

Quando tornai di nuovo dentro, la mensa era quasi vuota.

Andai al tavolo per recuperare la borsa, ma non c’era più.

“Te l’ha presa Edward, Bella.” Disse Daniel, guardandomi di sottecchi, forse per paura della mia reazione.

Sospirai. Risolto un grosso problema, ecco che ne arrivava un altro.

Questo, aveva una minigonna improbabile color fucsia e una camicetta bianca super attillata.

Che cavolo voleva Irina da me?

Ora Tanya mandava la sua leccapiedi ad occuparsi della campagna “Edward non tornerà mai più con te.”?

Strano, ma non impossibile.

<< Ciao Isabella! >> disse, rivolgendomi un finto sorriso melanso.

Prevedevo grossi guai.

Feci un gesto della testa in direzione di Daniel, per comunicargli che era tutto ok e che poteva andarsene. Potevo benissimo vedermela da sola con lei.

<< Ti dispiace se mentre parliamo camminiamo? Non voglio arrivare tardi a biologia.. >> dissi, incominciando a camminare.

Quando sentii il rumore dei tacchi sul pavimento alle mie spalle, capii che mi stava seguendo.

<< Qual è il problema, Irina? >> chiesi, preparandomi al mare di cazzate che a breve sarebbero uscite dalla sua bocca.

Lei sospirò teatralmente prima di parlare.

<< Volevo dirti che mi dispiace che tu ed Edward vi siate lasciati. >>

Mi fermai, fulminandola con lo sguardo.

<< Passiamo oltre i convenevoli e veniamo al dunque. >> dissi lapidaria, sicura di star perdendo tempo.

<< Va bene. Lo sai che Leah è partita? >>

<< Ah si? Buon per lei. Peccato.. non sono riuscita ad augurarle buon viaggio. >>

<< Ma il tuo ex si. >>

Mi bloccai per un attimo, prima di accorgermi di aver fatto un passo falso, lei non doveva capire quanto quell’affermazione mi incuriosisse.

<< Quindi Irina? >> chiesi spazientita, girandomi e affrontandola direttamente.

Pochi passi mi mancavano per raggiungere l’aula di biologia.

<< Li ho visti all’aeroporto mano nella mano. Sabato, dopo alla partita. Mi volevo solo premurare che tu lo sapessi. Non glielo ho detto a Tanya, sai com’è fatta, lei non riesce molto a gestire queste cose.. >>

Scossi la testa, cercando di dare la minima importanza alle parole che mi stava rivolgendo, d’altronde lo stava facendo apposta.

Ma era possibile? Leah ed Edward, insieme?

Lui più volte mi aveva assicurato che non gliene importava niente.

Ma a dire il vero, mi aveva anche assicurato che mi amava e che non mi avrebbe mai lasciato..

Piccoli particolari da non sottovalutare.

<< Beh.. non stiamo più insieme. E’ libero di vivere la sua vita come meglio crede. >>

Facevo la spavalda, ma in quel momento avrei voluto sotterrarmi. Per fortuna davanti non avevo una persona con un Q.I pari a centodieci.

<< Si, infatti. Te lo dico perché so che a te non te ne frega niente. Si sono anche baciati e dato che so che tu non ti fiderai mai di me, ti faccio vedere la foto. >>

Stavo per diniegare la sua proposta, quando mi mise davanti agli occhi il suo cellulare.

La foto era nitida.

Edward e Leah si stavano abbracciando e non baciando come mi aveva detto lei.

Però qualcosa tra di loro c’era. Nulla da dire, solo cercare di non dar a vedere il mio senso di nausea momentaneo.

<< Perché non mi fai vedere anche a me la foto, Irina? >>

Quando sentii quella voce per poco non mi si gelò il sangue, Irina invece divenne bianca come un cadavere.

Edward prese in mano il cellulare e studiò la foto per qualche secondo.

Avevo una voglia matta di correre fuori da quel corridoio.

Che ci faceva lui fuori? Il professore era di nuovo in ritardo?

<< Sono venuto bene in foto. Peccato che sabato non ti ho vista.. ti sei nascosta bene. Ora Tanya ti ha chiesto di seguirmi? >>

Era incazzato, lo vedevo da come stringeva il cellulare nella mano.

<< No.. no.. >> balbettò spaventata Irina.

<< No cosa? Parla. >>

Volevo intervenire, ma non sapevo bene come comportarmi.

<< Ero in aeroporto a prendere i miei nonni che tornavano da un viaggio alle Hawaii, io ti ho visto lì con Leah e ho pensato che voi.. >>

<< E hai pensato male. Ti ho sentita. Prova ancora a raccontare cazzate sul mio conto come quella che ho baciato Leah e giuro che ti faccio passare l’inferno. Sono stato abbastanza chiaro? >>

Lei annuì spaventata, in effetti non era da tutti i giorni vedere Edward così arrabbiato, per poi prendere il cellulare dalle mani di Ed e correre verso le uscite di sicurezza.

Per un po’ almeno non l’avremmo vista.

Approfittando della situazione, mi girai e provai a sgusciare indisturbata verso l’aula.

Non avevo proprio voglia di riprendere la conversazione abbandonata durante la pausa mensa. Non sarei sopravvissuta.

<< Bella! >>

Era ancora incazzato, ma il tono con cui pronunciò il mio nome fu molto dolce.

<< E’ vero. Ho accompagnato Leah all’aeroporto dopo la partita. E’ andata a vivere con Sam a Barcellona.. è una storia lunga. Ma.. non ci siamo baciati. >>

Annuii.

Mi bastava.

<< Non mi devi nessuna spiegazione Ed.. >>

<< Swan! Cullen! In classe! >>

Salvata in corner per la seconda volta.

L’idea che forse sarebbe arrivata una terza, mi terrorizzava.

 

 

L’ora di biologia stava per finire e grazie al Cielo io ed Edward non avevamo avuto il tempo di parlare della situazione imbarazzante che si era creata prima con Irina.

Ancora dovevo analizzare bene le sue parole e di quell’arpia.

A dire i vero non era stata la foto a sconvolgermi, era palese che lui e Leah si stavano solo abbracciando, ma non capivo com’era possibile che Edward, dopo tutto ciò che lei gli aveva fatto passare, fosse riuscito a perdonarla.

O forse, semplicemente la mia testa cercava di difendersi da altro dolore gratuito.

<< Bene ragazzi! Oggi finiamo dieci minuti prima perché ho un altro impegno urgente. Studiate, mi raccomando, l’esame per il diploma si avvicina! >>

Detto questo, il professor Banner, uscì tutto trafelato dall’aula, lasciandoci da soli in aula.

Mia nonna mi aveva raccontato che la moglie aveva dei problemi di salute.

<< Bella.. possiamo parlare un attimo? >> chiese il mio vicino di banco preferito/odiato, mentre ritiravo le penne colorate nel portapenne e i nostri compagni iniziavano ad uscire nel corridoio.

Annuii non molto convinta. Sapevo benissimo che un terzo salvataggio di oggi era praticamente escluso.

<< Tra me e Leah non c’è niente, siamo solo amici.. >>

Sorrisi tra me e me.

Solo amici?

Era la classica frase che si dice quando si viene colti in flagranti.

<< Non mi devi nessuna spiegazione, noi non stiamo più insieme.. >>

Sospirò frustrato al mio fianco.

Raccolsi la borsa e mi diressi verso la porta, cercando di chiudere il prima possibile quella conversazione. A breve sarebbe suonata la campanella e io volevo solo andarmene a casa da Jack e aprire la posta elettronica.

<< Bella ti chiedo di darmi solo del tempo, poi se vorrai tutto sarà come prima.. >>

Non so come, ma afferrò la mia mano, stringendola nella sua; ero completamente incatenata al suo sguardo.

<< Ma ti prego.. aspettami. Dammi il tempo di risolvere i miei problemi. >>

<< In una coppia i problemi vengono risolti insieme, non lo sai? >> affermai con un tono un po’ duro.

<< Lo so.. ma.. è un periodo strano, io ho bisogno di tempo. Non voglio vederti soffrire, vorrei vederti felice. Prendo le distanze perché non posso fare diversamente ma io credo ancora in io. Io.. >>

Fine della magia.

Staccai la mia mano dalla sua, allontanandomi di qualche passo da lui, giusto quel tanto per poter rispondere lucidamente.

<< Ho capito tutto e non ho capito niente del tuo discorso. Ti posso solo dire questo: non sarò io a cercarti, resto alla distanza a cui mi tieni e, se è possibile, ancora più lontano. Ma smettere di soffrire e amarti, è un’altra cosa. >>

Lo lasciai guardare la mia schiena che si allontanava a bocca aperta.

Aspettai di essere al sicuro nella mia macchina prima di far scendere la prima lacrima di una lunga serie.

 

 

<< Pron.. Pronto? >>

Cercai di darmi un tono, molto probabilmente era mia sorella e Jack che mi cercavano, non vedendomi ancora tornare a casa.

Ero alla riserva, seduta su un tronco in mezzo alla spiaggia deserta.

Stavo cercando di non pensare ad Edward, ma era impossibile.

<< Ehm.. Isabella? >>

Quella voce. L’avrei riconosciuta ovunque.

Nella foga di rispondere non avevo neanche guardato il numero di cellulare. Tossii cercando di non far capire a lui che avevo appena finito di piangere.

A pensarci, mi veniva tanta voglia di ricominciare.

<< Isabella? >>

Mi maledii per la mia stupidaggine, forse aspettava una risposta.

<< Si, ci sono! Ciao! >>

Rimase un attimo in silenzio.

Forse il mio entusiasmo era stato un tantino eccessivo.

<< Ciao, allora.. ti ricordi ancora di me? >>

<< Si. Alice stamattina mi ha accennato che ti aveva dato il mio numero, ma non credevo che mi avresti chiamato. Forse un messaggio.. ma con questo non voglio dire che mi da fastidio, anzi.. >>

Lo sentii ridacchiare.

<< Cioè, più che altro pensavo che non mi avresti mai chiamato, ma non per cattiveria. So che Alice a volte può essere un po’ pesante, quindi.. >>

<< Isabella, puoi respirare. >>

Quando pronunciò quelle parole stavo per scavarmi la fossa da sola, perché solo in quel momento mi resi conto che ero partita in quarta con le parole.

Molto, molto imbarazzante.

<< Hai pianto? Hai una voce strana!? >>

<< Io? NO! >> risposi prontamente, fregandomi da sola.

Rimase di nuovo in silenzio per un istante, ma per fortuna non indagò oltre.

Ne approfittai per prendere subito la parola.

<< A che devo l’onore di questa telefonata? >>

<< Prima di tutto volevo sapere come stavi. >>

Mi sciolsi.

<< Bene, grazie. E tu? >>

<< Non c’è male. Poi, volevo chiederti quando mi offri quella famosa birra che mi avevi promesso. >>

Sorrisi, quasi convinta.

Il pensiero di Edward era sparito, insieme a tutta la desolazione che lo circondava.

<< A me la birra non piace. Però credo che un drink valga lo stesso come ringraziamento. >>

Lo sentii ridacchiare ancora una volta.

Me lo immaginai, con i denti bianchi e gli occhi azzurri.

<< Si, credo che posso accettarlo comunque! >>

La mia mente impiegò un secondo per elaborare un piano.

<< Questa sera sei libero? >>

<< Cos’è? Vuoi toglierti il prima possibile il debito? >>

Risi, di gusto.

<< No, semplicemente è l’unica sera libera che ho questa settimana. >>

<< Mi dispiace, ma arrivi tardi. Questa sera mi hanno invitato a cena degli amici. Tra l’altro.. tu che sei una ragazza.. dici che se porto una crostata alla frutta va bene come dessert? >>

Jullian mi aveva appena chiesto un consiglio culinario?

Era proprio una strana giornata.

<< L’hai fatta tu? >>

<< Si! Me la cavo in cucina.. ci ho quasi perso mezzo pomeriggio. >>

<< Allora va benissimo! >> dissi, alzandomi per tornare alla macchina.

<< Perfetto. Ci vediamo tra un po’ allora. >>

Impiegai un attimo per capire a fondo le sue parole.

<< Co.. come? >>

<< Alice credo che abbia omesso un pezzo della nostra conversazione. Mi ha invitato a cena. Spero che non sia un problema.. >>

Rimasi sconvolta. Come aveva osato?

Lui. A cena. A casa mia?

<< No, non è un problema.. ma conta una persona in meno per la crostata. >>

<< Perché? >>

<< Perché adesso vado a casa e prendo a sprangate Alice. >>

Scoppiò a ridere prima di attaccare il cellulare.

Una volta arrivata nel parcheggio ed essere salita sulla Ferrari, partii a tutto gas verso casa. Questa volta Alice non avrebbe avuto scampo.

 

Ferrari http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/17/Ferrari_F430_front_20080605.jpg

 

Abbigliamento Bella http://www.polyvore.com/bella/set?id=59524343









Ciao lettrici!
Mi scuso, per il ritardo.
Queste settimane sono state veramente molto intense. Non voglio tediarvi con racconti infiniti, ma sappiate che sono serena, molto serena.
Indi per cui, farò il possibile per continuare questa e l'altra storia ed aggiungere nuovi capitoli.
Non mi sono dimenticata di rispondere alle recensioni. Lo farò sicuramente domani in mattinata.
Un grazie di cuore ad Elenri.
E un grazie di cuore a tutte voi che mi sostenete, "parlanti" o silenziose. Siete molto, molto preziose.
Un abbraccio forte,
A.

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Capitolo 37
*** CAPITOLO 36 ***















Chi non muore si rivede.
Ci vediamo al fondo. Buona lettura!






CAPITOLO 36

Allora.. chi vuole il dolce? trillò Alice, con un irritante sorriso che andava da orecchio a orecchio.

 Il primo ad alzare la mano fu Jacob, ma poco dopo anche Jasper e Jullian lo imitarono.

Bella mi aiuti?

Annuii un po’ sconsolata e un po’ arrabbiata, oggi Alice voleva mettere veramente a dura prova la mia pazienza.

Non che non mi stessi divertendo, anzi.. stavo passando una delle più piacevoli serata dell’ultimo periodo.

Ma, ovviamente, non volevo dare alcuna soddisfazione alla mia peggiore migliore amica.

Ti stai divertendo? chiese con una nonchalance che non aveva, sommersa dal troppo entusiasmo che aveva in corpo.

Si..

Oh Bella! Non fare quella faccia!urlò, appoggiando con un po’ troppa foga i piatti sporchi sulla penisola della cucina.

E’ la mia faccia Alice.. risposi infastidita.

Organizzava gli appuntamenti al buio e si aspettava che io le dessi corda? Si sbagliava.

Di grosso, anche.

Su! Non essere arrabbiata. E’ una sera come un’altra..

Alice? Devo davvero dire quello che penso?

Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Credo che tu stia cercando in tutti i modi di trovarmi un nuovo ragazzo. E ti dico fin da subito di smetterla! Io non sono ancora pronta.. Jullian è un bel ragazzo, su questo non si discute. Ma.. non è Edward. Quindi basta.

Alice scoppiò a ridere.

Mai, avrei immaginato una reazione del genere.

Mi stava mica prendendo per i fondelli?

No.. no no!, disse, mettendo le mani in avanti come per proteggersi dalla mia evidente incazzatura, Bella non ti sto prendendo in giro, scusa se sono scoppiata a ridere, ma non ho resistito. La tua faccia…”

Scosse la testa, quasi come se volesse cacciare via un pensiero.

Immaginai divertente.

Non sto cercando di maritarti, d’accordo? Con nessuno.

Vedi Bella.. Jullian è una persona molto sola e credo che tu e lui possiate diventare molto amici. O almeno, lo spero.

E perché non puoi essere tu sua amica?

Lo sono. Ma ha bisogno di una persona speciale e credo che tu sia la persona migliore che gli possa capitare..

La guardai per un lungo istante con le sopracciglia aggrottate, incapace di capire il suo ragionamento; prima di sospirare rassegnata e annuire alla sua faccia da cucciolo abbandonato.

Grande Bella! Fidati di me..

Stavo per ribattere, ma fui bloccata dall’entrata in cucina di Jullian.

Vi serve una mano? Jack mi ha detto di venirvi a controllare..

Oh ho, tranquillo! La lavatrice la carichiamo poi dopo.. Bella? Prendi i piattini e i cucchiaini, io intanto prendo questa meraviglia. Jullian devi spiegarmi come hai fatto!

Ok.. risposi monocorde, prima di seguirli nell’altra stanza.

 

 

 

 

Ti è piaciuta la mia crostata?

Si.. era molto buona. Mi è quasi dispiaciuto mangiarla, visto il bellissimo disegno che avevi fatto con la frutta fresca! ammisi sincera.

Quasi eh?

Ci guardammo entrambi di sottecchi prima di scoppiare a ridere, in effetti la mia uscita era piuttosto buffa, dato che avevo mangiato ben tre pezzi di crostata.

Che ci potevo fare? Era davvero buona e io amavo i dolci.

Le nostre risa rimbombarono sui muri della piscina coperta.

Democraticamente Alice e Jasper mi avevano spedita a far fare il giro della casa a Jullian, non che mi dispiacesse, perché passato l’imbarazzo iniziale e il fastidio per l’intromissione di Alice, era una persona molto simpatica e socievole.

Dimmi un po’.. non è la prima volta che fai il giro della casa, vero?

Chiesi, una volta esaurite le risa.

No. Sono già stato qui parecchie volte in passato. E poi non so se ti ricordi.. ma io un giorno alla settimana vengo a guardarvi il giardino.

Annuii soprapensiero, guardando le ombre degli alberi sugli specchi che avevo di fronte.

Alice è una piccola peste, lo è sempre stata.. però è una bellissima persona.

Lo guardai incuriosita dalle sue parole.

Si, hai ragione. Anche se ti sei dimenticato di aggiungere piccola peste tentatrice, ricattatrice, con nessuna idea delle mezze misure, fin troppo esplosiva e con dei seri problemi di personalità multiple.

Ridacchiò divertito, dandomi ovviamente ragione.

Sediamoci.. sussurrò, per poi slacciarsi scarpe, togliersi i calzini e arrotolarsi i jeans fino al ginocchio.

Che cosa..? provai a chiedere, ma quando lo vidi sedersi sul bordo della piscina capii le sue intenzioni.

Così lo imitai, sedendomi affianco a lui sul bordo della piscina, dopo essermi tolta le Converse dai piedi.

Da quanto tempo conosci Alice?

Più o meno da quando iniziò a provarci spudoratamente con tuo fratello..

Annuii, perché sapevo bene che lui e Jasper avevano la stessa età ed erano sempre stati nella stessa classe, oltre ad essere molto amici.

Mi ricordo anche di te e tua sorella, sai?

Ah si?

Purtroppo io non potevo dire la stessa cosa di lui, dato che i miei ricordi di bambina erano ormai piuttosto sfocati.

Si. Forse al sedicesimo compleanno di Jasper..

Avevo undici anni e c’era una marea di gente a quella festa. Però mi ricordo che l’avevamo festeggiato nella vecchia casa di Forks, questa forse era ancora in via di costruzione. Io e Rose eravamo arrivate giusto quella mattina con nostra madre da Jacksonville, prima di essere lasciate per le vacanze Pasquali a nostro padre..

Dev’essere stato difficile essere sballottate in giro da una parte all’altra del continente come dei pacchi postali.

Affermò serio, guardandomi intensamente.

Già.. ma che vuoi farci? Dopo un po’ ci fai l’abitudine. Liquidai il discorso con un’alzata di spalle.

Ci fu qualche istante di silenzio.

Per fortuna io non so cosa vuol dire. Arrivo da una famiglia normale, come qualsiasi altra. Mio padre lavorava nelle ferrovie, prima di andare in pensione, mentre mia madre lavora ancora oggi come insegnante. Sono figlio unico e se da una parte è la cosa più bella del mondo, perché soprattutto quando sei piccolo puoi avere tutte le attenzioni dei tuoi genitori unicamente per te, dall’altra è la cosa peggiore. Ad esempio il rapporto che tu hai con Rosalie o con Jasper è veramente molto speciale.. ma credo che tu lo sappia.. no?

Si. E se posso chiederti.. come sei finito a fare il giardiniere?

Sorrise, ricordando probabilmente qualche momento della sua vita passata.

Hai qualcosa contro i giardinieri?

No.. io no, no. Ma.. ma che pensi? Era una domanda come un’altra.. provai a spiegarmi piuttosto imbarazzata.

Quando iniziava a fissarmi con quello sguardo disarmante non riuscivo a non diventare subito color pomodoro e balbettare miseramente.

Dai scherzavo! ammise, schizzandomi un po’ d’acqua con la mano.

Tuo fratello mi ha rubato il posto come allenatore della squadra di calcio e quindi sono stato costretto a ripiegare su quel lavoro..

Lo guardai stupita.

Tu hai il cartellino per allenare?

Oh yes baby. Cos’è non mi fai un calciatore?

No, no.. figurati.. Giocavi in qualche squadra?provai subito a rimediare la mia stupida gaffe.

Ho sempre giocato nella Forks High Scholl con tuo fratello, poi, invece di andare al college, dato che sono sempre stato un patito della natura, ho deciso di iscrivermi ad un corso a Port Angeles per giardinieri, naturalisti e così poco per volta mi sono creato la mia piccola azienda, nella quale io sono il padrone di me stesso e ho iniziato a lavoraricchiare in zona. Fino ad adesso, dove ho un lavoro vero e proprio che mi appaga molto..

E posso chiederti i tuoi che hanno detto della tua scelta? chiesi troppo curiosa.

Oh beh.. sono stati fantastici! Oltre ogni mia previsione non mi hanno messo alcuna pressione e mi hanno fatto decidere da me cosa fare del mio futuro. Ora ti posso dire che se mia madre è stata fin da subito la mia fan numero uno, mio padre ha avuto bisogno di un po’ più di tempo per digerire la cosa.. però adesso che è in pensione, se ho dei lavori un po’ troppo pesanti da fare, viene a darmi una mano volentieri.

Sei stato fortunato allora.. dissi sorridendo nella sua direzione.

I tuoi ti stanno facendo pressione su che college scegliere?

Scossi la testa, negando.

Assolutamente no. Sono fortunata come te. Ci sosterranno qualunque strada io e mia sorella vorremmo intraprendere..

Parlammo ancora un po’ del futuro, mi chiese quale college io e Rose avremmo voluto frequentare e che aspettative avevo. Inoltre mi fece anche qualche domanda sulla Nazionale.

Jasper gli aveva raccontato della mia futura convocazione per i mondiali.

La conversazione continuò tranquilla e spensierata, fino a quando in un momento di quiete, mi fece una domanda al quale non potei che arrossire e cominciare a balbettare imbarazzata.

Mi dici perché oggi stavi piangendo, quando ti ho chiamata?

Io? No no.. non.. non stavo piangendo. Ma che dici?

Scosse la testa, non credendo neanche per un nanosecondo alla mia risposta.

Infondo, come dargli torto?

Guarda che a me puoi dirlo.. ti prometto che se anche Alice proverà a ricattarmi, non le svelerò mai che cosa mi hai confidato.

Mi scappò un piccolo sorriso, apprezzavo il suo tentativo di mettermi a mio agio, nonostante la conversazione stesse vertendo su una strada un po’ spinosa.

Dimmi un po’.. piangevi per quel tuo ex fidanzato. Il rosso.. quello che alla partita mi ha guardato due o tre volte come se avesse voluto uccidermi. Aspetta.. come si chiama? Ah si! Vado anche a casa sua a lavorare il mercoledì mattina.. Edward Cullen, giusto? Esme, sua madre, è una santa donna.

Lo guardai a bocca aperta.

Cosa aveva detto riguardo ad Edward e la sua presumibile gelosia?

Ah ah! Ho fatto colpo! Ora prova a dire che non è vero!

Esasperata e imbarazzata all’inverosimile, annuii sconfitta.

Ora posso sapere perché?

Perché cosa? chiesi sulla difensiva.

Perché continui a morirci dietro. Io capisco che sei innamorata e tutto, però come strategia di riconquista non va proprio.

Strategia di riconquista? sussurrai più a me stessa che a lui, non capendo dove voleva andare a parare.

Lo vidi scuotere la testa con un sorriso, tra l’altro maledettamente sexy.

Scusa ma poi tu come fai a sapere di me ed Edward? Aspetta, fammi immaginare.. Alice ha fatto la spia?

No.. l’ho capito da come vi guardavate in campo.. poi, devi sapere che il lavoro del giardiniere è un po’ come il macellaio o come il panettiere, inavvertitamente vieni a sapere tutto. Poi parliamone.. in un paese come Forks anche un sordo saprebbe che cosa succede da una parte all’altra del paese. In particolare con la vostra rottura.. c’è mancato veramente poco che mettessero i cartelloni pubblicitari per la città.

In effetti non aveva tutti i torti. Non era la prima persona che me lo faceva notare.

Al di là delle cazzate che dico per sdrammatizzare un po’ il momento.. non dovresti farti vedere così fragile. Lo capisco che tu non riesci a fingere di essere felice, ma almeno tira fuori le unghie e lotta per ciò che vuoi.

Lo guardai sorpresa. Questo discorso non usciva a caso.

Sembri molto afferrato sulla materia.. dissi, per provare a farlo distrarre. Mi ero sentita troppo bene fino a quel momento e non volevo distruggere la mia serenità portando brutti pensieri soprattutto riguardanti Edward nella mia mente.

Ho vissuto o meglio, sto vivendo da un pezzo ormai, una cosa simile sulla mia pelle..

Rimasi spiazzata ancora di più.

Quindi lui era fidanzato? O era stato fidanzato?

Come poteva una ragazza lasciare tutto quel ben di Dio?

A malapena riuscivo a crederci.

So cosa stai pensando. Disse, guardandomi di sottecchi.

Io, ovviamente arrossii. Per fortuna la penombra della piscina per tutto il tempo in cui avevamo parlato, mi era stata molto d’aiuto.

E a cosa starei pensando?

Che chiunque sia la mia lei.. è una pazza ad aver lasciato tutto questo ben di Dio. Affermò, indicando con una mano il suo fisico.

A questo punto, il colore della mia faccia se possibile divenne ancor più rosso.

Ma che dici? Sei troppo pieno di te! Non è vero! quasi urlai, schizzandogli un po’ d’acqua con la mano.

Guardò la sua maglietta bianca, ora un po’ bagnata.

Come hai osato? chiese, parlandomi seriamente, per poi girarsi nella mia direzione e sorridere, maliziosamente.

Quando mi accorsi di ciò che stava per fare, ero già in volo.

L’impatto con l’acqua non fu tanto traumatizzante perché, per fortuna, l’acqua era riscaldata, ma in ogni caso il mio vestitino era completamente bagnato, come i miei capelli.

Mentre prendevo fiato lo vidi in pieni sul bordo della piscina ridere, super divertito, come un bambino di cinque anni.

Velocemente saltai fuori dalla piscina e cominciai a inseguirlo, correndogli dietro.

Prima che riuscissi di nuovo ad accorgermene, ero di nuovo in acqua e lui con me.

Così iniziammo a schizzarci e a sguazzare, ridendo come due cretini.

 

 

Ma che avete fatto voi due? chiese Alice shoccata, invitando tutte le persone in salone con lei a girarsi nella nostra direzione.

Solo in quel momento mi accorsi della presenza di Emmett, con Rosalie in braccio sulla poltrona.

E’ colpa sua!

E’ colpa sua!

Urlammo all’unisono io e Jullian prima di scoppiare a ridere per l’ennesima volta. Le uniche cose che avevamo ancora asciutte erano le scarpe e i suoi calzini.

Jasper alzò gli occhi al cielo sussurrando un Ecco.. si sono trovati.., mentre Rose, Jack e Alice scoppiarono a ridere alla vista del nostro siparietto.

L’unico che rimase quasi indifferente fu Em, che si limitava a guardarci.

Vieni Jullian.. andiamo ad asciugarci.. dissi, facendogli strada su per le scale, non prima di aver notato Alice e Jack, scambiarsi un cinque e un occhiolino di complicità.

 

 

Dopo essermi asciugata e aver indossato un paio di jeans e una maglietta asciutti, gli lasciai il bagno, sedendomi sul letto e frizionando i capelli bagnati con un asciugamano.

Avevo preso un paio di boxer, un paio di jeans e una maglietta di Jacob, giusto per non farlo andare in giro nudo per casa. Non che sarebbe stato un brutto spettacolo, ma io dovevo ancora riprendermi del tutto dalla vista della sua maglietta bianca, completamente appiccicata al suo torace super tonico.

Non c’era santo che teneva: era veramente un bel ragazzo.

E così questa è la tua camera.. disse all’improvviso, riportandomi alla realtà.

Già.. sussurrai, guardando come i jeans di D&G valorizzavano maledettamente bene le sue gambe.

E questo disordine? chiese curioso, alzando qualche foglio dal casino della mia scrivania.

Ministero della difesa degli Stati Uniti d’America?

Mi guardò quasi terrorizzato per qualche secondo, prima di chiedermi:

Vorrai mica entrare nell’esercito?

Scossi la testa, non capendo bene questo suo evidente nervosismo.

No, se no prima in piscina te lo avrei detto. Sto cercando una persona.

Mi guardò un attimo, non capendo, ovviamente, il mio ragionamento.

Che tipo di persona?

Hai presente l’orfanotrofio?

Annuì, pur non continuando a capirmi.

Ecco.. lì c’è una bambina che si chiama Kate Morris. Suo padre è il Capitano Anthony Morris..

Così iniziai a raccontargli la sua storia e quella promessa, forse assurda che avevo fatto a me stessa e a Kate.

Allora.. che cosa ne pensi?chiesi per spezzare il silenzio che si era creato dopo il mio racconto.

E’ un bel gesto, Bella. Davvero.

Sorrisi contenta, mi faceva molto piacere sapere il suo pensiero.

Forse.. iniziò, per poi fermarsi un attimo.

Forse?

Forse posso aiutarti. Dammi qualche giorno.

E come? chiesi già super in fibrillazione per la notizia.

A tempo debito lo saprai.. Ora per me si è fatto tardi. Domani devo andare fino a Seattle e quindi mi devo svegliare molto, molto presto. Però appena so qualcosa ti faccio sapere, ok?

Grazie! risposi veramente riconoscente, un ulteriore aiuto, oltre a quello di Derek mi avrebbe fatto veramente comodo.

Lo accompagnai al piano di sotto, c’erano ancora tutti.

Oh finalmente! Credevamo vi foste persi.. disse Jack tirando fuori uno dei suoi migliori sorrisi maliziosi.

Bastò fulminarlo con uno sguardo per non fargli aggiungere nient’altro.

Jullian salutò tutti, abbracciando e baciando sulle guance sia Alice che mia sorella.

Lui ed Emmett si presentarono e si salutarono con una stretta di mano.

Sorvolai sulla tensione che in quel momento si era concentrata nel salone.

Sull’uscio della porta, lontano da occhi indiscreti, mi ringraziò per la bella serata che gli avevo fatto passare.

Lo stesso, anche se un po’ impacciata feci io.

Amici? chiese prima di stringermi in un abbraccio.

All’inizio rimasi un po’ rigida, prima di rispondere all’abbraccio.

Quando ci staccammo lo guardai negli occhi, senza imbarazzo prima di sussurrargli con il cuore in gola.

Si certo. Amici.

 




Abbigliamento Bella: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=110327661&.locale=it












- Note finali -
Come ho detto all'inizio: "Chi non muore si rivede".
Mai cosa fu più vera. Mi dispiace un sacco essere praticamente scomparsa per mesi da efp.
Purtroppo o per fortuna, dipende il modo in cui si guardano le cose, sono partita per un viaggio con la mia migliore amica, abbandonando università, famiglia e amici, rifugiandomi in Kenya.
Ho usato un po' la tecnica adottata da Bella in "From Seattle to London", però a differenza sua il viaggio è andato liscio come l'olio, dall'inizio, quando sono salita sull'aereo, fino a quando ho ripreso l'aereo per ritornare a casa.
Ragazze.. è stata una delle più belle sperienze che io abbia mai fatto nella mia vita.
In ogni caso mi scuso, per non aver avvisato e per non aver più aggiornato nessun capitolo.
Ora, sappiate solo che sono tornata in pianta stabile in Italia e ho tutte le migliori intenzioni di continuare a scrivere e mettermi in pari con i capitoli.
Archiviate le mie avventure, parliamo un attimo della storia.
Capitolo lungo, almeno una pagina in più del normale, volevo a tutti i costi introdurre nel migliore dei modi Jullian all'interno della trama. Ora, voi vi starete chiedendo, che senso ha?
Tanto lei si rimetterà con Edward prima o poi, vero?
Ragazze, diamo tempo al tempo.
Ci sono ancora tantissime cose da scoprire.
Una tra tante: chi sarà questa misteriosa lei che ha spezzato il cuore di Jullian?
Ed Emmett cosa racconterà al fratellino? Veramente tra Bella e Jullian sta nascendo del tenero?
Sono tutte cose che scoprirete nei prossimi capitoli.
La fine la vedo ancora molto lontana, o almeno non è prevista nei prossimi cinque capitoli, di cui ho fatto già una bozza sommaria.
Non mi stancherò mai di dirlo: Grazie, Grazie, Grazie per il vostro sostegno!
Siete fantastiche.
Le vostre recensioni, alle quali mi preoccuperò subito di rispondere, sono molto preziose, perchè mi aiutano a migliorarmi.
Grazie a tutte quelle persone che mi hanno mandato messaggi privati per sapere se avevo ancora intenzione di continuare a scrivere o meno, non avete idea quanto è significato per me.
Con la promessa di aggiornare il prima possibile,
Un abbraccio.
Anna










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Capitolo 38
*** CAPITOLO 37 ***












CAPITOLO 37

Il giorno seguente  alla "grande cena", mi svegliai con un sorriso sulle labbra che faceva sicuramente invidia ai falsi sorrisi delle pubblicità dei dentifrici. E, come se non bastasse, per la prima volta dopo giorni, andai a scuola volentieri.
Cosa, che ovviamente non passò inosservata ai miei amici.
"Guardala.. stamattina siamo presi bene!" disse Daniel, alzando la mano destra per sbattermi il cinque.
"Alla grande. Oggi neanche il polpettone della mensa può abbattere il mio umore. Sfido anche Tanya a provarci."
Mentre salutavo Angela con due baci sulle guance, mi accorsi che i gemelli Cullen mi stavano guardando.
Uno infastidito e l'altro deluso.
Solo in quel momento mi ricordai che Em aveva assistito a tutto il siparietto di me e Jullian, ma soprattutto era stato testimone delle stupide battutine a doppio senso di Alice e Jack.
Ma certo! Ora riuscivo a capire chiaramente: le occhiate complici, i doppi sensi... loro volevano indurre Emmett a raccontare tutto ad Edward.
Quel pomeriggio mi avrebbero assolutamente raccontato tutti i loro piani idioti.
"Bella addormentata?" mi chiamò Rose, riportandomi alla realtà.
"Che cosa?"
"Il cell.. ti è arrivato un messaggio!"
Afferrai velocemente il mio i-phone dalla tasca dei jeans che indossavo e appena scorsi sullo schermo il mittente, per poco non cominciai a saltare per tutto il piazzale della scuola.

- Buongiorno amica! Ti informo che sono in uno squallido autogrill che sorseggio un caffè anacquato.
Volevo solo augurarti buona scuola! :) -

"Chi è?"
"Entriamo." dissi.
"Daiiiii!!!"
Sbuffai, sorpresa della curiosità di Rose. Ovviamente fui costretta a farle leggere il messaggio, mentre entravamo a scuola con un sorriso da orecchio a orecchio.


Se alle otto del mattino, credevo che nulla avrebbe potuto cambiare il mio stato d'animo, alle undici di mattina, durante l'ora di educazione fisica, cambiai completamente idea.
In mensa arrivai zoppicando, sorretta da Angela, che per fortuna mi aveva subito soccorsa, quando ero caduta come una pera.
"BELLA! Ma che è successo?" urlò mia sorella, aiutandomi a sedere.
In un battito di ciglia una marea di gente fu intorno a me.
Stavo per sbottare incazzata per la mancanza di aria, quando mio fratello arrivò e con la giusta autorità di professore dalla sua, fece andare via il grosso delle persone.
"Che cazzo è successo?"
Questo era Edward e oltre ogni logica sembrava piuttosto arrabbiato.
"Calma! Non diamo spettacolo.. che è successo Bella?"
In quel momento mi accorsi che probabilmente la mia settimana e i miei progetti calcistici, sarebbero andati a farsi un giro.
Non avrei potuto fare l'allenamento e non avrei potuto giocare la partita di sabato pomeriggio.
Jasper non doveva sapere assolutamente che cosa mi era successo.
"Non è nulla.. Mi sta già passando... non vi preoccupate! E' stata solo una piccola botta."
Invece era tutto il contrario, perchè la caviglia mi faceva un male cane. A malapena riuscivo a trattenere le lacrime, ma dovevo resistere.
"Mente."
Alzai lo sguardo vero Edward.
Come faceva a leggermi ancora dentro come se nulla fosse?
Lo odiavo. Lo odiavo così tanto.
"No.. no. Sto benissimo, veramente."
Dopo la mia ultima frase, tutti quelli intorno a me, cominciarono a parlare fra di loro, come se io nemmeno esistessi.
L'unica che continuava ad accarezzarmi delicatamente la mano era mia sorella Rose.
"Chiamo mio padre.. stamattina dovrebbe essere a casa.." 
"No! Non disturbarlo, chiamo mio nonno.. Ah! Già! Stamattina accompagnava Jacob a togliere il gesso alla gamba.."
"Ma no dai! Chiamiamo nostro padre, Ed. E' meglio."
"Ma sarà grave?"
"Vedi lì? Si sta un po' gonfiando e la caviglia è piuttosto arrossata."
"Angela ma come si è fata male?"
"Secondo me non riesce neanche a camminare.. dovremmo prenderla in braccio e portarla in infermeria."
"E' inciampata.."
Provai a schiarirmi la voce una, due, tre volte.. le loro voci mi stavano portando all'esasperazione.
Alla fine scoppiai. Letteralmente.
Come una bomba.
"ORA BASTA! NON VI SOPPORTO PIU'! SE VI DICO CHE STO BENE, STO BENE. NESSUNO DI VOI HA IL DIRITTO DI DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE... SONO STATA ABBASTANZA CHIARA?"
Mi ricomposi un attimo, prima di proseguire con un tono di voce decisamente più basso.
"Ora.. se volete scusarmi vado a cercare del ghiaccio. Rose mi accompagni?"
Mia sorella velocemente mise le mani sotto le mie ascelle per alzarmi, a malapena sentivo il dolore alla caviglia. La rabbia quasi cieca aveva sommerso tutte le altre sensazioni.
Uscii dalla sala mensa tra lo stupore e il silenzio generale.

 

¤¤¤


 

Il dolore alla caviglia era  un ricordo. O quasi.
Perchè a seconda di come appoggiavo il piede per terra, potevo sentire o meno una fastidiosa fitta di dolore.
Ovviamente nessuno era e doveva essere al corrente di questo piccolo dettaglio.
Dopo la mia sfuriata in sala mensa nessuno mi aveva più detto niente, a parte mio fratello che mi aveva raggiunta poco dopo e, a cui, avevo chiesto prontamente scusa per il mio comportamento poco carino.
Alla fine ero dovuta andare a lezione di biologia e per tutto il tempo mi ero sentita lo sguardo addosso di Edward, ma io l'avevo bellamente evitato, sedendomi da sola in un banco vuoto in seconda fila.

Mentre mi stavo avvicinando alla sala mensa, con passo fermo ma un po' lento, incontrai Emmett.
"Ciao Bellina!" mi salutò entusiasta, come se il martedì sera e la mia sfuriata del giorno prima non fossero mai esistiti.
"Ciao orsacchiotto.." risposi, rivolgendogli un sorriso.
"Ora.. non urlarmi contro.. ma come stai? Vedo che cammini normalmente, quindi.."
"Oh Em! Scusa per ieri, solo che.." Sospirai sconfitta.
"Fammi indovinare: il fatto che mio fratello si è preoccupato per te, ti ha dato fastidio."
Da quando in qua era diventato così intuitivo?
Gli spiegai le mie perplessità, ma ricevetti una grossa risata come risposta.
"Io sono l'intuitivo dei gemelli, soprattutto per quanto riguarda te. Poi, detto tra me e te.. ti posso confidare che anche Edward si è accorto del tuo evidente fastidio nei suoi confronti? Ma non ti preoccupare.. la tua sfuriata e il silenzio glaciale con cui hai lasciato la mensa, passeranno alla storia. Se conti che anche Tanya e tutte le sue barbie sono rimaste a guardarti stupite.."
Mi bloccai di colpo in mezzo al corridoio.
"Beh? Che ti prende? Lo so che la notizia di Tanya sia piuttosto strana ma.."
Non lo lasciai continuare.
"Emmett.. perchè non vuole più stare con me?"
Potei chiaramente scorgere i suoi occhi trasformarsi in due pozze di tristezza, forse eco della mia espressione sofferente.
Solo nell'attimo in cui mi strinse in un abbraccio, mi accorsi di star piangendo.
"No  lo so Bella.. Non me lo ha detto, Vorrei poterlo sapere, vorrei poteri aiutare..."
Mi lasciai stringere dalle sue braccia.
La sua maglia aveva lo stesso odore di quella di Edward. Era rassicurante, anche se doloroso.
"Non piangere.. vedrai.. si sistemerà tutto.."
Annuii contro il suo petto, totalmente insicura di cosa mi avrebbe riservato il futuro.


Dopo essermi ricomposta, entrai nella mensa insieme ad Emmett.
Tutti gli occhi erano puntati su di me.
Era ovvio.
Mi sedetti al solito tavolo, appoggiando sulla superficie liscia una mela, il cellulare e la rivista di cucina mensile.
Quando arrivarono tutti, notai che il silenzio e l'agitazione erano palpabili.
Forse l'unico che provava a sdrammatizzare, era Emmett, ma non gli veniva neanche tanto bene.
"Ehm.. ragazzi?"
Quasi tutti gli occhi si posarono su di me, tranne quelli di Edward che continuarono a fissare il piatto imperterriti.
"Scusate per la scenata di ieri.. ero un po'.." valutai che termine utilizzare per non complicare ancora di più le cose, "incazzata per cose mie e sono sbottata. Vi chiedo scusa. Voi, giustamente, vi stavate preoccupando della mia salute e io sono stata una vera e propria stronza." ammisi sincera.
Il primo a rompere il ghiaccio e parlare, fu Daniele, dicendo scherzosamente che se l'era quasi fatta nei pantaloni dalla paura.
Tutti scoppiarono a ridere e l'atmosfera al tavolo tornò leggera e spensierata.
L'unico che continuava a non dare confidenza a nessuna era Edward, ma io non avevo nessuna intenzione di stare dietro ai suoi sbalzi d'umore.
"Ma Bella.. ci spieghi come ti sei fatta male?"
"Un incidente. Sono inciampata, avevo la testa tra le nuvole .." spiegai in breve, in fondo era la verità.
"Mmm.. tra le nuvole.. o nell'acqua della tua piscina?" chiese Em, con un sorrisetto furbo sulla sua faccia, che scomparve prontamente, non appena mia sorella gli tirò uno scappellotto sulla nuca.
Rimasi per un attimo spiazzata dalla sua battuta. Veramente me lo aveva chiesto?
Non doveva stare dalla parte di suo fratello? Oppure era entrato anche lui nel club privato di Jack e Alice?
"Che c'entra l'acqua della sua piscina?" chiese William curiosamente, prima che io riuscissi anche solo a pensare a una risposta.
"Beh.. Em.. Emmett stava scherzando." balbettai imbarazzata e sicuramente color fucsia.
Due gemme verdi mi stavano analizzando, quasi spogliandomi.
"Dai Bellina.. non fare la timida! A noi puoi dirlo!" rincarò la dose Emmett, aumentando esponenzialmente la curiosità degli altri.
Per fortuna in quel momento il mio cellulare cominciò a suonare e io mi catapultai con troppa foga a rispondere.
"Pronto?"
"Bella! Ho un problema."
"Jack? E' successo qualcosa? Stai male?"
Mia sorella si avvicinò ancora di più a me per sentire la conversazione.
Gli altri, per fortuna abbandonarono la loro curiosità e iniziarono a parlottare fra di loro.
"No, sto bene. Tranquilla. Semplicemente c'è qui il tuo giardiniere del cuore che chiese i suoi vestiti asciutti."
Il mio giardiniere?
"Scusa?"
Lo sentii sbuffare, solo in quel momento mi ricordai del MIO giardiniere del cuore.
Che stupida.
"Si Jack! I vestiti sono sotto in lavanderia, digli che glieli ho lavati, asciugati e pure stirati. Gli farò avere il conto in settimana.." dissi ridendo.
Rose, al mio fianco, capì subito di chi stavamo parlando e con un sorriso, spiegò ad Emmett la situazione.
"Ti pago in natura alla prima occasione buona."
Scoppiai a ridere.
"Prima dovresti trovarla l'occasione.."
"Senti.. mi sai mica dire dov'è il foglio con le ultime coordinate del Capitano Morris?"
Mi spostai sulla sedia.
"Spiegami Jullian."
"Alt ferma! Non è nulla di sicuro, ma.. dammi il foglio!"
"Ok. Vai in camera mia."
Lo sentii correre su per le scale. Avrei tanto voluto essere a casa in quel momento.
"Sulla scrivania.. cercalo! Dovrebbe essere in una cartellina con scritto sopra: documenti Derek."
Uno sfrusciare di fogli mi arrivò dritto al microfono, probabilmente aveva appoggiato il cellulare sulla scrivania per poter cercare più attentamente.
"Trovato! Grazie Bella.."
"Grazie a te!"
Passò qualche attimo di imbarazzo.
La campanella suonò, molti ragazzi si alzarono per dirigersi alle varie lezioni del pomeriggio.
"Devi andare a lezione.. fai la brava!"
"Ciao Jullian" lo salutai.
"Ah! Dimenticavo.. Stasera tienti pronta. Ti passo a prendere alle otto."
Non riuscii a ribattere, perché aveva già attaccato.
Continuai a guardare sorpresa il cellulare, Jullian mi aveva veramente chiesto di uscire? O meglio, mi aveva ordinato di tenermi pronta e uscire con lui?
Non riuscivo a crederci.
"Bellina.. smettila di fissare il cellulare.. Non uscirà il tuo bel giardiniere dallo schermo."
In un nanosecondo mi resi conto delle parole di Emmett.
Automaticamente presi la rivista di cucina e gliela sbattei sul braccio.
"Piantala di mettermi in imbarazzo!"
Per fortuna parte dei ragazzi erano già andati verso le varie aule e i pochi rimasti non fecero caso alla nostra piccola scaramuccia.
"Ahia! Bella! Mi hai fatto male!"
"E ti sta solo bene.." dissi, girandomi poco dopo per andare a biologia, scambiandomi uno sguardo d'intesa con mia sorella, che rideva divertita dell'espressione buffa assunta dal suo ragazzo.
Quando imboccai il corridoio, sentii subito dei passi dietro di me e capii all'istante che si trattava di Edward.
Non lo aspettai e neanche accelerai, semplicemente continuai a camminare al mio passo.
Alzai gli occhi al cielo.
Odiavo quella situazione.
Arrivammo in aula e, dato che tutti i banchi erano occupati, fui costretta a sedermi al solito banco con Edward.
Era così bello..
Non il banco, ma lui.
E poi il suo profumo.. prima abbracciando Emmett mi era quasi sembrato di sentirlo, ma non era minimamente paragonabile a quello vero.
"Buongiorno ragazzi! Oggi parleremo di ingegneria genetica.."
Iniziai a non ascoltare più le parole del professore dopo la settima parola che pronunciò, perché la mia attenzione era completamente e totalmente concentrata sul suo profumo.
Vedevo le sue mani ad un soffio da me torturare la penna.
Avrei tanto voluto toccarlo.
Mi mancava così tanto.. e soprattutto lo amavo così tanto che a malapena riuscivo a respirare.
Spiandolo, con la coda dell'occhio, notai che stava guardando insistentemente un punto nel vuoto, davanti a lui.
Sospirai pesantemente.
Cos'è che mi aveva detto Jullian due sere prima?

"..non dovresti farti vedere così fragile. Lo capisco che non riesci a fingere di essere felice, ma almeno tira fuori le unghie e lotta per ciò che vuoi.."

Facile a dirsi. Ma a farsi..
Perché la cosa che mi fotteva di più erano i ricordi.
Non riuscivo a togliermeli dalla testa, ovunque andassi loro erano lì pronti ad inseguirmi e a sbattermi in faccia la mia tristezza e quella maledetta voglia di lui.

"Paperotta... ti amo.. mi senti piccola mia? Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita. Ti amo così tanto.. Io vorrei.."

Aprii gli occhi, riportando prepotentemente i miei pensieri alla realtà, quando sentii una lacrima traditrice scendere lungo la mia guancia.
Portai all'istante la mia mano ad asciugarla, ma non così velocemente da non consentire al mio compagno di banco di accorgersene.
Nervosamente mi portai dietro all'orecchio un ciuffo ribelle di capelli, ma proprio in quell'istante, un'altra lacrima sfuggì al mio controllo e fu subito palesemente visibile ai suoi occhi.
Presi un grosso respiro, stringendo i denti e le mani intorno al bordo del tavolo, provando con tutta me stessa di smettere di piangere.
Edward, al mio fianco, era diventato una statua.
"Signorina Swan?" chiamò il professore e io tra me e me imprecai. Speravo che non mi avesse beccata a piangere.
"Potrebbe andare in sala insegnanti a prendere il pacchetto di verifiche nel mio cassetto, per favore?"
Annuii, con fin troppa enfasi, uscendo quasi di corsa dall'aula.
Ero stata veramente salvata. Perché non avrei saputo dire quanto tempo ancora sarei potuta resistere.
Una volta nel corridoio mi appoggiai un attimo a degli armadietti, lasciando finalmente fuoriuscire il fiume di lacrime dai miei occhi.
Alla faccia del consiglio di Jullian, perché praticamente stavo facendo tutto l'opposto.

 

¤¤¤


 

"Spiegami..Tu cosa? Ma Bella! Non ti avevo detto giusto due sere fa di non fare la fragile ragazza ancora innamorata?"
Dissimulai i miei pensieri con un'alzata di spalle.
Era già abbastanza imbarazzante avergli raccontato che cosa era successo quella mattina nell'ora di biologia.
Purtroppo non avevo avuto una grossa scelta. Mi aveva quasi costretto.
"E lui se n'è stato lì fermo come una statua? Non ha detto niente?" chiese Jullian quasi sconvolto, tanto che gesticolò con le mani.
"No.. lui mi ha detto, quando sono tornata: Bella tutto bene? Io gli ho risposto si e la cosa è finita lì. Però ogni tanto mi lanciava strani sguardi."
Scosse la testa, la cosa non so se lo divertiva di più, oppure lo faceva arrabbiare.
Boh. Uomini.
Eravamo in un locale carino, a Port Angeles, a quanto mi aveva detto Jul, il barista era un suo amico e quindi ci andava spesso.
Era un locale dalle linee moderne, pulito e con un bel repertorio musicale.
"Ragazzi.. ecco a voi la vostra ordinazione!"
"Grazie Jhon!" disse Jullian, prima di passarmi una forchettina con la quale iniziai a mangiare uno stupendo pezzo di crostata alla crema pasticcera e fragole. Era una delizia già solo guardandola.
"Mmm.. ma è buonissima!"
"Già.. e dovresti assaggiare quella al cioccolato e vodka.. è una vera bontà!"
"Cioccolato e vodka?" chiesi incredula.
"Lo so. Abbinamento strano e improbabile, ma fidati, strabuono!"
Rimanemmo in silenzio, mangiando un po' per uno l'enorme fetta di crostata che avevamo deciso di dividere.
Dalle otto, quando estremamente puntuale, mi era passato a prendere con la sua inseparabile moto, mi ero divertita veramente molto.
Prima eravamo andati al McDonald's e per questo l'avevo a dir poco adorato, e poi, eravamo finiti all'Harmony, dopo, ovviamente, aver fatto una passeggiatina sulla spiaggia.
Nulla di romantico, anzi.
"Oh no!" sospirò, interrompendo il silenzio tra noi.
"Che succede?"
Non disse niente, ma con il dito, facendo attenzione a non essere beccato indicò tre ragazzi. Più o meno dovevano avere la mia età.
"E quindi?" chiesi curiosa.
"Sono degli idioti."
"Beh da queste parti è pieno di idioti.." gli sussurrai con un sorriso, al quale lui rispose prontamente.
"Fin lì hai tutte le ragioni del mondo, ma questi sono veramente degli idioti. All'ennesima potenza. Qualcuno dovrebbe dargli una vera e propria lezione."
"Cos'è vuoi fare il giustiziere?"
Jullian non riuscì a rispondere alla mia domanda, perché un gran vociare si diffuse nel locale.
Al bar, c'era Jhon che stava cercando di parlare con i tre idioti che erano entrati da poco.
Ora che li guardavo meglio, nonostante le luci soffuse, vidi che erano i classici figli di papà, tutti firmati dalla testa ai piedi, ma quello forse non era il vero problema.

Il loro atteggiamento era il problema.
Erano proprio dei gran cafoni.
E da come si stavano comportando con Jhon, capii cosa intendeva prima Jullian. Una lezione gli sarebbe proprio servita.
"Vorremmo tre bottiglie di vodka. Stasera vogliamo darci dentro, coso."
Avevano veramente chiamato il barista coso?
Ma chi cavolo credevano di essere?
Jhon si limitò ad incrociare le braccia al petto e guardarli con sguardo truce.
"Coso lo dici a qualcun'altro."
"Non rompermi i coglioni barista del cazzo. Vuoi assaggiare i miei pugni?"
Mi girai verso Jullian proprio nel momento in cui si alzava incazzato.
Oh. Oh. Prevedevo guai.
"Come lo hai chiamato, scusa?" chiese con tono glaciale
"E tu chi saresti? Gira all'altro stronzo. Torna dalla tua ragazzetta."
Ragazzetta? Davvero?
Facevano ridere.
Jullian non si fece intimorire, ma si avvicinò ancora di più a loro. Gli era praticamente davanti e la sua schiena mi impediva quasi di vedere le loro brutte facce,
"Non hai capito? Devi smammare!"
"Io la smetterei ragazzi.." provò inserirsi Jhon.
"Dacci le tre bottiglie e ce la svignamo. Da queste parti c'è troppo odore di checca."
Ero quasi sicura che Jullian in quel momento gli avrebbe tirato un pugno diritto in faccia, ma invece mi sbagliavo.

Perché giocò d'astuzia.
Forse.
Non sapevo che cosa avesse in mente di fare.
"Facciamo così.. io ve ne pago sei.. se riuscite a battermi in una gara di shuttini."
Tutti e tre lo guardarono stupiti. E anche io.
Che cavolo aveva in mente di fare?
Una gara di shuttini? Davvero?
I ragazzi, o meglio, gli idioti sembravano convinti, perché si girarono tutti dalla stessa parte, confabulando qualcosa.
"Vogliamo anche la ragazza.." dissero, puntando il dito verso di me.
"COSA?" quasi urlai.
"Scordatevelo."
Sembrò quasi che ci pensasse un attimo.
Se mi vendeva l'avrei preso a sberle davanti a tutti.
"Vi do la mia moto se vincete."
I tre ragazzi, o meglio, i tre idioti lo guardarono stupiti.
Jullian, per dar conferma alle sue parole tirò fuori le chiavi e gliele fece sventolare davanti al naso.
"Andata." dissero all'unisono.

Dopo dieci minuti Jullian era seduto ad un tavolo, al suo fianco c'ero io che lo guardavo piuttosto preoccupata, mentre seduti davanti a lui i tre ragazzi, che da quanto avevo capito si chiamavano Dennis, Noah e Rick, stavano ridendo come degli idioti.
Forse era la decima volta che lo dicevo da quando erano entrati, ma non ci potevo far niente.

Erano degli idioti.

“Allora le regole sono chiare. L’ultimo che rimane in piedi e non si arrende, vince.”

Come cavolo avrebbe potuto vincere Jullian?

Lui magari aveva uno stomaco da urlo, ma Noah mi sembrava piuttosto sveglio e alcolizzato tanto basta per vincere.

“Allora..”, continuò Jhon, “i bicchierini rossi sono quelli di Jullian e quelli blu sono i tuoi. Pronti. Partenza.. Via!”

Jul si buttò sul primo bicchierino e lo buttò nel suo stomaco in una sola golata.

Ora che ci pensavo.. il problema era: come mi avrebbe portato a casa? Dubitavo che dopo sarebbe stato abbastanza sobrio da guidare una moto e io non ero di sicuro in grado.

Ma ci avrei pensato a tempo debito.

 

Dopo i primi dieci shoot, la situazione sembrava normale, o meglio Jullian sembrava fin troppo normale. Mentre Noah iniziava a dar segni di sbronza, ben evidenti.

Alcune persone che c’erano nel locale si erano posizionate intorno al tavolo e stavano facendo un tifo non indifferente.

La maggioranza tifava Jullian.

John dall’inizio della sfida che se la rideva sotto i baffi. Forse mi stavo perdendo qualcosa, ma non riuscivo proprio a capire.

 

“BOOM!”

“Il vincitore è Jullian, complimenti!”

Guardai allibita la scena che mi si presentava davanti: Noah a terra quasi senza sensi e Jullian con i pugni alti verso il cielo, le guancie rosse e una faccia non proprio del tutto sobria.

Almeno aveva vinto.

I tre idioti avevano avuto ciò che si meritavano.

Infatti, poco dopo, mentre la gente si complimentava con Jul, sgusciarono fuori dal locale, trascinandosi il loro amico ormai ubriaco marcio come un sacco di patate.

“Tieni Bellissima.. Bevi l’ultimo shoot!”

Guardai il mio accompagnatore per la serata con un sopracciglio alzato, per poco però, perché non riuscii a resistere al suo sorriso disarmante.

Afferrai il bicchierino e in un solo sorso lo scolai completamente.

Per poco non mi andò per traverso.

“Ma è..”

“Shhhhh..” disse tappandomi la bocca con le mani, per poi aggiungere: “Vieni che ti spiego..”

Indossammo le giacche, pagò il conto, scambiando ancora qualche parola con John e uscimmo dal locale.

“Allora.. hai barato. Era acqua quella nel bicchiere! E io che stavo pensando a come riportarti a casa sbronzo, guidando la tua moto..”

Scoppiò a ridere, scompigliandomi i capelli.

“Punto primo: non avresti mai guidato la mia moto. Neanche fossi stato quasi in coma etilico. Punto secondo: non ho barato, ho dato semplicemente una lezione di vita a quei tre ragazzini.”

“Ma Jullian! C’era acqua dentro quel bicchierino. Per quanto posso essere contenta che hai battuto e fregato quei tre idioti, non è una cosa onesta.”

Ci fu qualche istante di silenzio, prima che entrambi scoppiassimo a ridere di gusto.

“Non c’era solo acqua, in qualcuno c’era anche vera vodka. Io e John ci conosciamo abbastanza da aver fatto diverse cazzate con questo trucchetto. Da stasera, se ti ricapiterà di finire qui e vorrai stupire qualcuno o semplicemente divertirti, basta che gli fai un occhiolino e lui ti cambierà il drink.”

Scossi la testa, sorridendo ancora per il modo in cui Jul aveva fregato i ragazzi. In quel momento mi pentii di non aver fatto un video della scena.

“Dai vieni.. ti riporto a casa, principessa. Domani devi andare a scuola.”

Infilai il casco sorridendo.

Era stata una bellissima serata.

Non mi perdo in chiacchiere.
Il prossimo è IL CAPITOLO.
Un bacione, A

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Capitolo 39
*** CAPITOLO 38 ***














Buona lettura, carissime.

Questo è IL capitolo.

 

 

 

CAPITOLO 38

Camminavo tranquilla per i corridoio del campo sportivo con il borsone sulla spalla. Ero elettrizzata, non vedevo l’ora di scendere sull’erba per l’allenamento, anche se forse gran parte della mia energia era ancora dovuta alla bellissima nottata che la sera prima avevo passato con Jullian.

La caviglia mi faceva un po’ male, ma con una fasciatura ero sicura di poter arginare, almeno in parte, il problema. O almeno, speravo.

In ogni caso non sarebbe stato un po’ di dolore a fermare la mia voglia di giocare.

L’indomani sarebbe stata una di quelle partite decisive.

“Bella?”

Mi voltai, sulla soglia dello spogliatoio maschile c’era William.

“Dimmi..”

“Tuo fratello ti vuole parlare.”

Strano. Ci eravamo visti a colazione e non aveva accennato a niente.

“Ok.. poso il borsone e arrivo.” Dissi, appoggiando la mano sulla maniglia della porta, pronta per aprirla.

“Ehm Bella.. forse è meglio che vai subito.”

Doppio strano.

Con un’alzata di spalle lo superai e procedetti, passando tra i ragazzi che si cambiavano, fino al suo studio.

Evitai deliberatamente di guardare Edward torso nudo, anche quando Emmett vicino a lui mi salutò con una delle sue stupide battute, a cui avrei riso, se non fossi stata preoccupata da Jasper e imbarazzata.

Bussai. Anche se ero sua sorella, l’educazione era sempre educazione.

“Avanti.”

Aprii la porta e buttai a terra lì vicino il borsone, prima di richiuderla alle mie spalle.

“William mi ha detto che volevi parlarmi..”

“Si. Siediti.”

Qualcosa non andava, lo vedevo decisamente troppo nervoso.

“Jasper.. tra dieci minuti c’è l’allenamento.. gli altri sono già tutti quasi pronti..” provai a rimandare la nostra conversazione.

Perché un sesto senso mi diceva che non mi sarebbe per niente piaciuta.

Non rispose, si limitò a guardarmi con sguardo glaciale.

Ok.

Era veramente incazzato.

“Stamattina ti ho vista zoppicare mentre salivi le scale.”

Oh merda. Beccata.

“No Jasper.. non mi fa male la caviglia.”

Continuò a guardarmi.

“Ma quello è il meno.. Dimmi.. non sono stato chiaro quando ti ho detto di avvisare papà sulla questione Aro Volturi?”

Doppia merda. Ero fottuta.

“No..”

“Allora spiegami.. perché lui non ne sapeva niente?”

“Glielo hai detto?” mi lasciai sfuggire con troppa foga.

“Certo che glielo ho detto. Perché qualcuno non è stato abbastanza intelligente da farlo!”

“Ma qual è il tuo problema?”

Mi accorsi di aver detto una cazzata, nel momento in cui uscì fuori dalla mia bocca.

“Qual è il mio problema?” ripetè glacialmente, per poi aggiungere alzandosi in piedi, “non lo capisci che quell’uomo è un brutto e losco personaggio? Veramente ti fidi di lui? Non mi meraviglierei che lui stesso fosse sia quello che ti ha tolta, sia quello che ti ha di nuovo inserita nella lista. Le persone così quando fanno certe cose, ne vogliono altre in cambio.”

“Non credo che sia il suo caso.” Dissi più a me stessa che a lui.

Jasper con le sue poche, ma efficaci parole aveva insinuato in me il dubbio.

“BELLA MA CHE DICI?”

Raramente avevo sentito Jasper urlare così.

“Non sono più una bambina Jasper. Puoi anche evitare di urlare.”

“E allora non ti comportare da bambina.”

“Che ha detto papà?”

“Non era contento. Più che altro era un po’ deluso, avrebbe preferito sentirsi raccontare da te tutta la storia.”

“E ora che farà?”

“Ci penserà lui.”

Ci fu qualche attimo di silenzio.

“Ho anche un’altra notizia. Fino a nuovo ordine non giocherai. Puoi tornare a casa o restare. Non ti farò sforzare ulteriormente la caviglia. Ci hai già pensato abbastanza tu..”

Lo guardai allibita.

“COME?”

“Hai capito bene.”

“No, tu non hai capito bene Jasper. Io gioco. Sia adesso all’allenamento, sia domani alla partita.”

“Difficile, se la formazione la faccio io che sono il Mister.”

Merda.

Non ci avevo pensato.

Mi alzai frustrata, incazzata e un po’ delusa.

“Non puoi farmi questo.”

“Oh si che posso! Capisco che questo per te sia un periodo difficile.. a partire da come è finita la storia con Edward e che forse vedi nel giocare a calcio, l’unica via di fuga per non pensare ai tuoi sentimenti spezzati. Ma questo non ti da la libertà di buttare all’aria la tua carriera. Adesso puoi essere incazzata con me quanto vuoi, ma sto cercando di proteggerti e di aiutarti..”

Mi sentivo in colpa. Tremendamente in colpa.

Le dure parole di Jasper mi avevano aperto gli occhi su quanto realmente stessi rischiando la mia carriera. Comportandomi come una deficiente, nascondendo e trascurando il mio dolore alla caviglia.

Ma, allo stesso tempo, ero così incazzata con lui, perché mi stava privando dell’unica cosa che riusciva a farmi dimenticare della mia sofferenza nei confronti di Edward.

Non aggiunsi altro, anche perché probabilmente sarei scoppiata a piangere come una fontana.

Semplicemente mi girai, afferrai il mio borsone e uscii sbattendo la porta.

I pochi che erano ancora nello spogliatoio e stavano chiacchierando si ammutolirono di colpo e mi guardarono con un’espressione curiosa e preoccupata allo stesso tempo.

Senza badare ai loro sguardi, a passo svelto uscii dallo spogliatoio, sbattendo anche quella porta.

Continuai a camminare spedita fino alla Ferrari, aprii il baule, buttai il borsone e sempre velocemente mi sedetti al posto di guida, partendo a tutta velocità. Con tanto di stridio alle gomme.

Feci una decima di chilometri, per poi fermarmi alla prima piazzola e scoppiare in un pianto a dirotto.

Il problema era che continuavo a fare con tutti la sostenuta, ma tutto ciò che mi stava capitando in quel periodo stavano infrangendo sempre di più la mia corazza. Mi sentivo così vulnerabile in quel momento.

Piangevo per Edward. Piangevo per la Nazionale e per il modo in cui per poco avevo rischiato di essere tagliata fuori. Piangevo per la discussione che avevo avuto con Jasper. In tanti anni non era quasi mai successo.

E purtroppo per la maggiore era tutta colpa mia.

Non avevo voglia di tornare a casa e di sentire le domande dei nonni, inoltre Jack era andato fino a Port Angeles ad un colloquio per un probabile servizio fotografico.

 Provai a calmarmi, concentrandomi sulla respirazione.

E in quel momento mi venne un’idea.

Presi il cellulare e in fretta e furia inviai un messaggio.

 

Dove sei?

 

La risposta arrivò dopo qualche minuto.

 

Dai Downson. Tutto bene?

 

Feci inversione e tornai verso Forks.

 

Arrivai in pochi minuti e posteggiai poco distante dal bel vialetto della casa della famiglia Downson.

M’incamminai verso la stradina lastricata, passando vicino alla moto di Jullian.

Avevo smesso di piangere, ma i miei occhi erano ancora molto rossi e il poco trucco che avevo era inesorabilmente colato sulle mie guancie.

Suonai più volte al campanello ma nessuno mi venne ad aprire, così decisi di fare il giro della casa e vedere se magari il mio amico era da qualche parte sul retro.

Una volta circondata la casa, trovai ad attendermi una sorpresa, più indietro, al confine con il bosco c’era una serra.

Piccola, ma ben tenuta.

Sulla porta c’era Jullian che mi aspettava, con le braccia incrociate.

Appena mi vide corse verso di me con una faccia più che stupita.

Mi afferrò per le spalle, sicuramente non ero per niente un bello spettacolo in quel momento.

“Bella stai bene? Che ti è successo?”

Lo guardai per alcuni istanti negli occhi, con il labbro fin troppo tremolante.

Fu quando sentii le sue braccia avvolgermi, che scoppiai nuovamente a piangere. Disperata.

 

 

“Allora.. se ho capito bene tuo fratello ti ha cazziata di brutto perché non hai avvisato tuo padre di una cosa importantissima, hai rischiato di farti ancora più male alla caviglia, trascurandola e non riesci ad affrontare il tuo dolore perché ti rifugi giocando a calcio. E tu ti senti in colpa perché ci ha azzeccato su tutta la linea. Giusto?”

Annuii, asciugandomi il naso nel fazzoletto che gentilmente mi aveva prestato.

“Non mi odi se ti dico che puoi benissimo fare ammenda, chiedendo scusa prima a Jasper, poi a tuo padre e poi a te stessa.”

Annuii un’altra volta.

Mi accarezzò una guancia dolcemente.

Eravamo seduti per terra al caldo nella serra, uno vicino all’altro. Mi ero staccata da poco dal suo abbraccio, mortificata per avergli bagnato la parte superiore della sua maglietta.

“Su dai alzati! Vieni con me!” disse, porgendomi la mano.

La afferrai e mi fece avvicinare ad un dei due grossi tavoli.

“Lo sai che cosa sono queste?”

“Certo.. sono orchidee..”

La mia voce era ancora un po’ troppo roca.

I fiori erano davvero bellissimi.

I loro colori variavano dal bianco, al rosa, fino al bordeaux.

“Bene.. non c’è niente di meglio di prendersi cura di questi fiori quando si è tristi!”

“Ma io.. non sono..”

“Capace? Non ti preoccupare.. ti insegno io! Però prima fammi un sorriso..”

Accennai l’ombra di un debole sorriso e forse per il momento gli bastò.

 

Pulimmo e bagnammo tutte le bellissime orchidee della signora Downson, Jullian mi raccontò che alcuni di quei fiori erano veramente costosi e soprattutto rari, dato che se li faceva spedire dagli angoli più sperduti del mondo.

Guardai l’ora, erano già le sette di sera.

“Devi andare a casa oppure vieni a mangiare qualcosa con me?”

“No, non ho fretta di tornare..”

Lui mi guardò un po’ di traverso, ma non disse altro.

Raccolse tutti i suoi attrezzi e uscimmo fuori dalla serra. Aveva iniziato a piovigginare.

“Ma i signori Downson?” chiesi, accorgendomi che non c’era nessuna luce accesa in casa.

“Questa settimana sono andati via, per questo che mi occupo io delle sue orchidee, anche perché di solito lo fa lei stessa. Senti.. vorrei cambiarmi un attimo, è tutto il giorno che sono vestito così. Ti dispiace se passiamo un attimo da casa mia?”

Scossi la testa, aggiungendo: “No tranquillo, così posi la moto e andiamo con la mia macchina, dato che piove.”

Mi sorrise, prima di mettersi il casco e partire.

Lo seguii, standogli dietro senza problemi.

 

Arrivati a casa sua, avevo intenzione di aspettarlo in macchina, ma lui insistette per farmi entrare al caldo. Così per la prima volta entrai in casa di Jullian.

Era una piccola villetta, carina e confortevole.

Aveva un bel arredamento, moderno, ma allo stesso tempo colorato.

Mi piaceva un sacco, anche se lo conoscevo poco, mi sembrava che quel posto rispecchiava tantissimo il suo carattere.

“Fai come se fossi a casa tua.. Ci metto un attimo.”

Mi lasciò nel salottino e io, presa da una curiosità troppo grande, cominciai a guardare qua e là. L’ambiente era pulito, cosa strana per un ragazzo che viveva da solo, ma forse la madre che abitava poco distante, andava a fargli le pulizie.

Su un mobiletto vicino alla televisione, notai una foto.                                           

Dentro, Jullian e una bella ragazza dai capelli castani, mi guardavano sorridendo.

Afferrai la cornice, avvicinandola davanti ai miei occhi.

Qualcosa nel modo in cui si abbracciavano, mi fece pensare che forse era lei la ragazza di cui mi aveva raccontato quella sera in piscina.

“Che cosa guardi?”

Mancò poco che dallo spavento, mi scappò la cornice dalle mani, ma riuscii a riafferrarla al volo.

Mi girai guardando Jullian in volto.

Ero un po’ imbarazzata ad essere stata scoperta a curiosare come una bambina, ma non avevo proprio saputo resistere.

Lui non disse niente, si limitò a prendere la foto dalle mie mani, guardarla per un attimo, per poi riappoggiarla nel punto dove le mie stupide manine l’avevano presa.

Sospirò, io non sapevo che dire.

“Scusa se ho curiosato..”

“Nessun problema..”

“Siete molto belli.” Mi limitai a dire, più che altro per sondare il terreno.

Lui, d’altronde, sapeva qualsiasi cosa di me ed Edward, mentre io ero in pratica totalmente a sconoscenza di quello che provava lui per questa ragazza.

Sorrise, ringraziandomi con lo sguardo, prima di chiedermi se ero pronta per andare.

Salii in macchina e misi in moto, lui al mio fianco si allacciò subito la cintura.

“Non ti fidi?”

Mi guardò di traverso.

“Sei una donna e stai guidando una Ferrari. No, che non mi fido.”

Sbuffai infastidita e senza lasciargli tempo di dire qualcos’altro di stupido partii a tutto gas verso Port Angeles.

 

 

 

“La ragazza che hai visto in foto prima, si chiama Evelyn. E’ praticamente la donna della mia vita.”

Lo guardai sconcertata, non mi sarei mai aspettata questa rivelazione, ma forse avendo visto le mie lacrime, e avendomi conosciuta meglio, gli avevo dato quella giusta sicurezza per confidarsi.

“Hai parlato al presente.. quindi state ancora insieme, giusto?”

Mi sorrise.

“Ci proviamo, anche se è molto difficile.”

Quindi non era single.

“Vi amate?”

Mi maledii subito per la domanda inopportuna, però ormai non potevo più tirarmi indietro e poi ero veramente incuriosita della sua ipotetica risposta.

“Io la amo.. e lei è abbastanza pazza da ricambiarmi.”

Lo guardai per un attimo stupita, prima di ricambiare il bel sorriso che mi stava rivolgendo. Jullian innamorato.. dovevo abituarmi all’idea.

“ Anche Jasper la conosce.. sai? Andavamo a scuola insieme.”

“Davvero?” chiesi curiosa.

“Si. In pratica io e lei ci conosciamo da quando frequentavamo l’asilo. Ti dico la verità.. all’inizio non andavamo così tanto d’accordo.. ma poi è cambiato tutto.”

“Racconta..”

Mi guardò per un lungo minuto, sorseggiando la sua birra, fino a quando non iniziò a parlare.

“Io ed Evelyn ci odiavamo quasi. Eravamo i classici due bambini che in una stessa stanza, la distruggevamo, perché iniziavamo a tirarci qualsiasi cosa trovavamo a portata di mano. Ci picchiavamo, io le tiravo i capelli, e lei mi tirava i miei, le nostre madri non sapevano più che fare. Poi, a dieci anni: successe. Magicamente, di punto in bianco, diventammo amici. Non so precisamente il giorno, l’ora, il minuto esatto, ma semplicemente noi diventammo amici.”

“All’inizio era davvero strano, poi con il tempo, a piccoli passi siamo diventati inseparabili.”

“E come avete scoperto di essere innamorati?”

Il mio lato romantico stava uscendo prepotentemente.

Mi sorrise complice, forse capendo i miei pensieri.

“Avevamo sedici anni, io e tuo fratello Jasper giocavamo  nella squadra di calcio, ovviamente eravamo i fighi della situazione..”

Risi di gusto, perché me li immaginavo benissimo.

“Avevamo un harem di ragazze ai nostri piedi che neanche ti immagini. Tuo fratello era già completamente perso per Alice, mentre io preferivo essere visto come il bello e impossibile, hai presente?”

“Si. E sono sicura che ci riuscivi benissimo.” Mi lasciai scappare con un sorriso complice, arrossendo un po’.

“Beh.. allora il mio tocco non è ancora scomparso. Comunque, tornando alla storia.. C’era una ragazza di nome..” iniziò a pensarci, portandosi un dito sulle labbra. Davvero non si ricordava il nome? Era proprio un uomo.

“Non mi guardare con quella faccia, Bella. Ma il nome proprio non me lo ricordo. Si chiamava Lisa o Lilly qualcosa. Sta di fatto che era perdutamente innamorata di me, del tipo che mi lasciava bigliettini imbarazzanti nell’armadietto oppure che mi portava le rose alle fine delle partite.”

Lo guardai stupita, di solito questo tipo di atteggiamento ce l’avevo i ragazzi e non le ragazze. Strano. Era proprio un caso perso allora, oppure..

“Non è che tu le avevi dato delle false speranze?”

Scosse la testa guardandomi seriamente.

“No Bella. Se c’è una cosa che ho sempre messo in chiaro con tutte le ragazze con cui me la intendevo in quel periodo era proprio la mia più totale estraniazione ai sentimenti. L’unica cosa con cui non avevo fatto i conti era proprio Evelyn.”

Sorrisi tra me. Probabilmente eravamo arrivati al momento topico della sua storia.

“Era un bel po’ di giorno che vedevo la mia migliore amica strana. Non rispondeva ai miei messaggi, o se lo faceva era piuttosto fredda e concisa oppure era così scostante da sorridermi felicemente per un attimo e l’attimo dopo non cagarmi nemmeno di striscio. Anche Jasper era totalmente allibito come me dal suo comportamento. Ma alla fine immaginai fosse dovuto a qualche paturnia femminile. Sta di fatto che dopo una partita, mentre come al solito quella Lisa qualcosa mi consegnava tre rose rosse e io le continuavo a ripetere che non doveva più farlo, che io non ricambiavo i suoi stessi sentimenti, vidi la mia migliore amica baciare Jordan, un mio compagno.”

Ma che razza di storia era?

“Sul momento mi ricordo che ci ero rimasto un po’ male, ma, in quel momento, avevo collegato il mio fastidio al fatto che lei non si fosse mai confidata con me su Jordan. Poi, con il passare dei giorni il buco che sentivo dentro di me si faceva sempre più presente..”

Ragionai un attimo, arrivando al continuo più ovvio.

“Fammi indovinare: sei andato da lei e te la sei presa, prendendo a cazzotti Jordan.”

Mi guardò con un sopracciglio alzato, in una chiara espressione scettica.

“Ma ti pare Bella? Assolutamente no.” Mi rispose quasi come la mia proposta potesse essere la cosa più stupida al mondo. E pensare che, al di à dei pugni, mi sembrava una cosa così romantica..

“Ho iniziato a fare lo stronzo epocale.”

“Stronzo epocale?” chiesi sorpresa.

“Si. Perché?” ribatté lui indifferente.

“Scusa, non mai sentito una cosa del genere. E quali sono i punti fondamentali per essere un ottimo stronzo epocale?”

“Fai bene ad informarti. Dovresti anche tu fare la stronza epocale con Edward. Vedi come tornerebbe con la coda tra le gambe a supplicarti di tornare con lui..” guardò per un attimo la mia espressione un po’ contrita, “Non divaghiamo.. stavamo parlando di me! Quando vorrai ti insegnerò i punti fondamentali.. ora è solo importante che tu sappia che cominciai a divertirmi davvero con tutto il genere femminile della scuola. L’unica con cui non ci provai, fu Alice ovviamente. Anzi, in quel periodo ci avvicinammo molto. Fu lei a mettermi il punto interrogativo in testa che forse Evelyn si comportava in quel modo con Jordan per farmi esclusivamente ingelosire. Inizialmente liquidai la sua idea come una cosa impossibile, Evelyn mi aveva voluto solo bene come amica. Nulla di più e nulla di meno. Poi, guardando il modo in cui si atteggiava con Jordan e il modo in cui in alcuni istanti mi guardava.. Per non parlare del modo in cui mi faceva nettamente impazzire e incazzare le luride manacce di quel viscido che la palpeggiavano. Come dire.. Evelyn stava riuscendo nel suo intento, dato che io ero completamente fuori. Iniziammo a litigare di brutto, un po’ come quando eravamo bambini. Però a differenza di allora, ci dicevamo cose molto, molto più cattive. Poi, semplicemente un giorno mi sono stufato di sentirla starnazzare cazzate e l’ho zittita.”

“Come?” chiesi completamente presa dal racconto.

“L’ho baciata.”

“E poi?” volli sapere su di giri.

“Non ci siamo mai più separati, innamorandoci perdutamente.”

Portai le mani al cuore. Dio, che romantico.

Lui sorrise al mio sguardo probabilmente contornato da stelline e cuoricini.

Prese un respiro, come dire qualcosa, prima di chiudere la bocca e scuotere lentamente la testa.

Forse c’era qualcosa che non mi aveva raccontato. Sicuramente il piccolo particolare di dove si trovasse lei in questo momento.

Poteva essere in qualche università famosa nel paese, oppure anche in Europa, oppure poteva essere in vacanza da qualche parte. Ero così curiosa di scoprirlo.. Ma, nonostante la mia curiosità disarmante, avevo un po’ paura di espormi, ponendogli quelle domande.

“Spara.” Disse, appoggiandosi con la schiena alla sedia.

“Spara cosa?” chiesi con falso tono ingenuo.

“So che vuoi chiedermi qualcosa., fallo.”

Pensai ancora qualche istante, formulando una domanda che non sembrasse troppo impertinente.

“Ehm.. Ma se ora tu ed Evelyn state ancora insieme.. lei.. dov’è?”

Sospirò.

“Devi sapere Bella che tre anni fa, ho chiesto a Evelyn di sposarmi. E lo stesso giorno ho scoperto che un mese dopo sarebbe partita per l’Afghanistan.”

Mi portai le mani alla bocca, stupita.

“Non ci credo.” Sussurrai flebilmente.

“Suo padre era un marines e lei ha voluto seguire il suo esempio. L’ultima volta che l’ho vista dal vivo e non da uno schermo di un computer, erano sette mesi fa.”

In quel momento lo ammirai tantissimo. Non era facile vivere un amore a distanza e soprattutto non sapevo proprio come lui riuscisse a vivere con la continua ansia che a lei potesse succedere qualcosa.

Poi, ripensando a tutto ciò che mi aveva detto, mi venne un’illuminazione.

Lei era una marines!

“Aspetta ma.. ecco perché mi hai chiesto quei documenti riguardanti il capitano Morris! Lei può forse aiutarci?”

Lo vidi annuire, con un gran sorriso, al quale prontamente risposi.

Se davvero Evelyn sarebbe riuscita ad aiutarci, forse avremmo avuto qualche speranza in più, di venire a capo a tutto quel gran casino.

Felici, continuammo a chiacchierare, a ridere e scherzare fino a notte tarda.

 

 

 

♠♠♠

 

 

Mi alzai presto il sabato mattina. Però rimasi per un tempo indeterminato a guardare il soffitto della mia camera con un cipiglio pensieroso.
Oggi ci sarebbe stata la partita, a cui non avrei partecipato e subito dopo, il compleanno di Daniel. A cui non avrei voluto partecipare.
Perché non mi andava proprio di passare il mio sabato sera cm Edward.

La mia mente tornò alla sera precedente, quando, una volta entrata in casa alle due di notte, avevo trovato sul divano di casa Jasper ad aspettarmi.
All'inizio, oltre ad essere rimasta sorpresa, ero anche imbarazzata.
Noi non ci eravamo mai urlati contro come il pomeriggio precedente e quindi mi trovavo nella brutta situazione di non saper come approcciarmi.
Alla fine però era stato lui a colmare la distanza ed ad abbracciarmi.
Avevamo chiarito e gli avevo promesso tra le lacrime che avrei parlato con Charlie e che non gli avrei più nascosto niente.
Mi aveva confortata ed era stato con me nel mio letto fino a quando non mi ero addormentata.
Come al solito si era dimostrato per quello che era veramente: sincero, leale ed infinitamente dolce.
Sospirai pesantemente.
Sarebbe stata una lunga giornata.


Arrivai nello spogliatoio con una faccia tra lo scazzato e il rilassato. In fondo non avrei dovuto giocare e quindi non sentivo molto la tensione della partita.
"Ciao Bellina! Pronta per la partita?" chiese un Emmett tutto pimpante.
Alle sue spalle c'era Edward.
"Ciao." risposi atona, proseguendo verso la fila di armadietti alla quale io, Angela e Rose avevamo attaccato una tenda per consentirci un minimo di privacy.
"Bella senti.." continuò Em, costringendomi a girarmi nella sua direzione, "volevo sapere se era tutto ok con Jasper.. Ieri so che avete.. Insomma.. Litigato."
Lo guardai per un lungo istante.
In verità stavo cercando di non guardare il fratello alle spalle che stava ardentemente aspettando una mia risposta.
"Una meraviglia"
Senza lasciargli alcun motivo di replica, girai i tacchi e me ne andai.
In quel momento odiavo con tutta me stessa quella situazione di merda.
Non possiamo stare insieme ma ti amo? Fanculo.

Senza premurarmi di legarmi i capelli o di mettermi le scarpe da calcio, uscii dietro la tenda in Converse, con lo sguardo sorpreso di Angela alle spalle.
Mio fratello era già circondato da tutti i ragazzi compresa Rosalie per fare il discorso di rito e dire la formazione.
Non ero arrabbiata con lui, solo che avevo delle difficoltà ad accettare di non giocare.
"Allora ragazzi.. Questa è una partita molto importante! Confido in voi e so che farete del vostro meglio.."
Jasper continuò a parlare, ma la mia mente non lo seguì più per un attimo, perché i miei occhi furono catturati da quelli penetranti di Daniel, che con un dito mi indicò le scarpe. Mi limitai ad alzar le spalle.
"La formazione è Emmett in porta, Tyler, William, Angela e Ben in difesa, David, Daniel e Nicholas a centrocampo, Seth ed Edward e infine Rose come ultima punta. Ok?”

Un mormorio  fastidioso e piuttosto sorpreso si liberò nell’aria.

Forse i miei compagni non si aspettavano di vedermi per la prima volta in assoluto in panchina.

Per fortuna nessuno ebbe il tempo di esprimere la propria opinione, dato che Jasper li spinse praticamente fuori dallo spogliatoio. Da una parte lo ringraziai, non avevo proprio voglia di rispondere a domande invadenti.

Una volta arrivata in campo mi posizionai su una sedia, allungando le gambe, in una chiara posizione di relax.

Sapevo benissimo che sarebbe stata una partita molto, molto lunga.

“Bella? Non ti senti bene?” chiese una voce inconfondibile.

Lo guardai di traverso.

“Sto una meraviglia.”

In quel momento il mio tono di voce era tale e quale ad un ghiacciolo, soprattutto con lui.

“Allora perché non giochi?”

A rischio di sembrare veramente maleducata, gli risposi probabilmente molto male. “Allora perché non vai in campo a giocare e non ti fai i cazzi tuoi? Non sono più una tua priorità. Quindi puoi evitare di fare il finto preoccupato. Vivo bene lo stesso.”

Non riuscii a guardarlo negli occhi, infatti incrociai le braccia e mi concentrai sull’assistente dell’arbitro, ero sicura che se avessi letto delusione e tristezza nei suoi occhi sarei scoppiata a piangere come una povera pazza sfigata o come un piccolo pulcino indifeso.

Io, invece, ero Isabella Swan.

Una tigre.

 

Quella fu la partita più brutta, triste e deludente a cui avevo assistito in tutta la vita.

Non solo perdemmo, ma ci annientarono.

Cinque a zero.

Punteggio tosto da digerire. Tra primo e secondo tempo, quando eravamo sotto di due gol i ragazzi avevano quasi cazziato mio fratello.

Gli recriminavano il fatto di non avermi fatto entrare, così lui per pararsi le chiappine, aveva dovuto raccontare del mio problema alla caviglia e della mia impossibilità di giocare per almeno una o forse anche due settimane.

Alla fine, il problema non era stata la mia assenza in campo, ma bensì l’assenza in campo di metà squadra. Ognuno pensava ai fatti suoi, gli unici che correvano come dei pazzi erano mia sorella, Seth, William e Daniel.

Emmett era incazzato come una bestia, perché la difesa faceva acqua da tutte le parti; David non riusciva a rinviare un pallone decente agli attaccanti, perché prontamente venivano intercettati dagli avversari.

E il più disastrato, Edward, non era riuscito a concretizzare nemmeno un tiro.

In più, nel primo tempo aveva sbagliato un rigore.

Avrei tanto voluto sapere che cosa gli passava nella testa in quel momento.

Quindi, il clima nello spogliatoio non era dei migliori, il più abbattuto era Daniel, era tremendamente dispiaciuto di non festeggiare il suo compleanno in un clima di festa anche per la vittoria della partita.

Ero però sicura che Lucinda sarebbe riuscita a farlo tornare a sorridere in poco tempo.

“Bella ci vediamo in pizzeria? Vado a casa a lavarmi e a cambiarmi..”

Annuii a mia sorella, che stava salendo in macchina con Jasper, era indisposta e preferiva farsi la doccia nella tranquillità del suo bagno.

Io invece ero già pronta.

Avevo deciso di indossare un bel vestitino che mi aveva mandato per posta, insieme a molti capi, mia madre. Era di una sua amica stilista non ancora molto conosciuta.

Ai piedi, ovviamente ero costretta a indossare le Converse, che sarebbero state le mie fedeli compagne per le future due settimane. Anche se ero già fermamente convinta che prima della scadenza imposta da Jasper e da mio nonno, avrei sicuramente ceduta alla tentazione di un bel e sacrosanto tacco dodici.

Tornai nello spogliatoio, per riprende la borsa con le chiavi della Ferrari, ovviamente mi ostinai a guardare il pavimento ad ogni mio passo, sapevo che Edward, Emmett , Seth e forse qualcun altro, non erano ancora usciti. E non avevo nessuna voglia di trovarmeli mezzi nudi davanti.

Mi nascosi dietro la tenda e risposi ai tre messaggi che mi erano arrivati.

Due erano di Carmen, era molto preoccupata per me e anche a distanza continuava ad essere un gran punto d’appoggio per me.

L’altro invece era di Jullian.

 

Com’è andata la partita? Fammi indovinare.. senza di te hanno perso, vero? J

Prima ho sentito Evelyn per pochi minuti, tra le poche cose che ci siamo detti mi ha accennato che ha delle novità sul capitano Morris. Ma che mi saprà rivelare di più la prossima settimana, quando finalmente potrà parlarmi con tranquillità tramite Skype. In più mi ha detto di salutarti.

 

Rimasi sorpresa dall’ultima frase.

Evelyn che mi salutava? Beh, in fondo era stata anche lei amica di Jasper e Alice mi aveva confidato quella stessa mattina, che anche lei la conosceva piuttosto bene. Giustamente in un paesino come Forks, tutti conoscevano tutti.

Mi premurai subito di rispondere.

 

Hai indovinato in pieno. Abbiamo perso 5 a 0. L

Sono contenta che presto vi risentirete, non sei impaziente? Speriamo che siano delle notizie positive. Derek non mi ha inviato più niente e non vedo l’ora di mantenere la mia promessa a Kate. Che fai stasera?

 

Dovetti aspettare solo qualche istante per ricevere risposta.

 

Sono in giro con alcuni amici di Port Angeles. Tu non vai al compleanno di quel tuo amico? Hai tirato fuori le unghie, i denti e qualsiasi altra parte tagliente contro il tuo ex?

 

Sorrisi.

 

Si. Vado al compleanno di Daniel, sarò anche io a Port Angeles. E di nuovo si. Sono stata una vera tigre prima.. Grrrrr.

 

Stavo aspettando la ricezione della risposta, quando la mia attenzione fu catturata da un gran vociare.

Era Emmett.

“ORA CHE SIAMO SOLI ESIGO DELLE SPIEGAZIONI!”

Con chi mai poteva parlare con quel tono di voce? Spiegazioni? Di cosa?

“Emmett rilassati.”

“No che non mi rilasso, cazzo. TU stai di merda. LEI sta di merda e forse ancora di più. L’hai lasciata senza una ragione come se fosse stato un bel passatempo e ora ti preoccupi del fatto che non gioca, che fa la stronza con il prossimo, litigando anche presumibilmente per la prima volta con il fratello.. Tu non sei normale Edward. Quindi ora spiegami! Perché potrei fare una grossa cazzata.. ma in questo momento vorrei tanto riempirti la faccia di pugni!!!”

Trattenni il fiato.

Emmett stava chiedendo spiegazioni ad Edward della nostra rottura.

Emmett era incazzato nero e forse sarei dovuta intervenire per evitare una strage tra gemelli.

Cosa più importante: forse avrei scoperto le vere ragioni di Edward.

“Bella non è stata un passatempo. Io la amo.”

Il mio cuore mancò un battito.

“LA AMI? La ami? Ma che cazzo dici! Prima la molli e poi mi dici che la ami?? Ma diglielo, cretino!!! Lei crede che a te non importi più niente di voi due!”

“Io non l’ho mollata! E’ lei che ha mollato me e non gli ho dato tutti i torti.. sono stato imperdonabile chiedendole una pausa, poi in quel modo.. però Emmett davvero, io la amo. Ma non potevo fare altrimenti.”

Strinsi i pugni così tanto che le unghie si infilzarono nel palmo della mano e le nocche diventarono bianche.

Cosa significava che non poteva fare altrimenti?

“Come non potevi fare altrimenti?”

Ci fu qualche attimo di silenzio tra i due, mentre il mio cuore batteva furioso.

“Emmett devi promettermi sulla cosa più cara che hai al mondo che non rivelerai MAI a Rose, a Bella o a chiunque altro ciò che sto per raccontarti. Gli unici a saperlo sono mamma e papà e deve rimanere una cosa totalmente riservata. Chiaro?.”

Non sentii la risposta di Emmett, ma immaginai in un suo assenso con la testa, però ad Edward non bastava.

“No Emmett. Giuramelo.”

“Si te lo giuro Ed. Non dirò niente a nessuno. Ora voglio sapere cosa tu, mamma e papà mi state nascondendo.”

Cosa centrava la nostra rottura con un segreto della famiglia Cullen?

Ero più che sicura che quello che avrei sentito non mi sarebbe per nulla piaciuto. Non potevo neanche sedermi, perché sicuramente avrei fatto rumore, quindi strinsi i denti e ascoltai attentamente con tutta me stessa.

“Sono stato ricattato.”

Ricattato?

“Aro Volturi, lo zio di Tania. Mi ha messo di fronte a due alternative: lasciare Bella e consentirle di giocare in Nazionale oppure stare con Bella e rovinare per sempre la sua futura carriera.”

Mi portai tutte e due le mani alla bocca per frenare un urlo, che sicuramente avrebbe smascherato il mio nascondiglio.

Era un incubo.

 

 

 

 

 

 

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Aaaaaaah.

Bella l’ha scoperto. E ora? Secondo voi, cosa succederà?

Uscirà dal suo nascondiglio e prenderà a sberle Edward?

Farà finta di nulla e studierà una strategia da adottare?

Sono curiosa di sapere le vostre idee e le vostre speranze.

Vi aspettavate che la love story di Jullian fosse così romantica?

Ed Evelyn.. avrà veramente delle ottime notizie?

Dopo tutte queste domande vi saluto. Aspetto con ansia le vostre critiche, i vostri complimenti e soprattutto i vostri suggerimenti.

Inoltre vi prometto che risponderò tra oggi e domani mattina a tutte le vostre bellissime recensioni.

Grazie mille a tutte.

Senza di voi, sarei persa.

Un abbraccio, A.

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Capitolo 40
*** CAPITOLO 39 ***







Buona lettura.

Non aggiungo altro, se non: GRAZIE.

A.

 

 

 

CAPITOLO 39 – POV EDWARD

Flashback capitolo 30

Quella mattina mi svegliai alle cinque del mattino, in modo da arrivare a Seattle il prima possibile e poter parlare con quel gran bastardo di Volturi.

Quando sabato sera avevo visto Bella piangere in quel modo dopo la telefonata di Carmen, avevo capito, con grande sgomento, di mettere la parola fine alla nostra storia. 

O meglio, speravo tanto che dall’incontro con Volturi potessi trovare un modo per scamparla.

Ma le mie speranze erano molto vane.

Non saprei calcolare quanti divieti o quanti limiti di velocità infransi quella mattina, fatto sta che arrivai dopo ben quattro ore di auto a Seattle.

Alle dieci entravo dentro all’enorme grattacielo della Volturi’s Company, prima che mi facessero salire verso l’ufficio del capo, dovetti aspettare un’ora nell’atrio; ora passata a guardare le persone che entravano e uscivano dalla porta principale.

Successivamente, una segretaria tette e culo era venuta a comunicarmi che potevo salire all’ultimo piano e che il Signor Volturi avrebbe potuto ricevermi in poco tempo.

Avevo preso l’ascensore, ero salito fino all’ultimo piano con un’ansia e un nervosismo crescenti, fino a quanto la cara Renata Manfredi, mi aveva pregato di accomodarmi nella sala d’attesa per attenderlo.

E lì avevo aspettato per un’altra ora e mezza, fino a quando mi era stato permesso di entrare in quell’inquietante ufficio.

Aro Volturi era seduto sulla sua enorme poltrona di pelle nere e mi guardava con un sorriso estremamente maligno.

“Oh caro Edward.. mi fa piacere ricevere una tua visita. Spero che le cose tra te e la tua bellissima fidanzata procedano al meglio..”

Mi ero ripromesso di mantenere una certa calma e un certo sangue freddo.

“Buongiorno signor Volturi. Anche per me è un piacere ritrovarla.”

L’importante era non rispondere alle sue provocazioni.

“Posso immaginare il motivo della tua visita..”

“Perché vuole distruggere la felicità di Isabella?”

Rise sommessamente.

“No, ti sbagli Edward. Sei tu che vuoi distruggere la felicità di Isabella. Quando ti ho detto che immagino il motivo per cui sei venuto qui, beh.. credo che la voce della sua eliminazione dalla lista in Nazionale sia arrivata, no?”

Mi limitai a guardarlo freddamente.

“Che scortese che sono stato! Accomodati pure, ti posso offrire qualcosa?”

Negai con il capo, ma decisi di sedermi comunque nella piccola poltroncina di fronte alla sua scrivania in mogano.

Le mani mi sudavano copiosamente, avevo paura di peggiorare ancora di più la mia situazione.

“Edward caro.. l’altra volta che ci eravamo visti mi sembrava di essere stato piuttosto chiaro nel dirti che dovevi troncare i conti con la signorina Swan. Ovviamente, questo non ti costringeva a frequentare la mia nipotina, perché di lei non mi importa più di tanto, ma a lasciare la tua ragazza si. Invece che cosa hai fatto? Hai continuato a starle attaccato come un’ape al suo miele. Male, molto male.”

“Quello era un ricatto.”

“No. Quello non era un ricatto, era un consiglio. Quello che ti sto per dire oggi sarà un ricatto: Isabella non è l’unica che può trovarsi con una marea di problemi. Ci sono anche i tuoi genitori, tuo fratello, Rosalie, i tuoi amici.. sappi che andrò a colpire uno ad uno tutte le persone a cui vuoi bene. Quindi Edward.. che cosa stai aspettando?”

Ero preoccupato, non avrei mai potuto sapere come arginare il problema. Se una parola avesse potuto descrivere quel momento, era sicuramente: fottuto.

Ero fottuto.

Ricatto o non ricatto ero andato proprio da Aro Volturi per chiarire una volta per tutte la situazione, ma in fondo al cuore sapevo che sarebbe arrivata anche la parola fine alla relazione con Isabella.

“Va bene. Lascerò Isabella.”

Quattro parole.

Ventuno lettere.

Come avrei fatto senza di lei?

“Molto bene Edward. Lo sapevo che con un po’ di persuasione le cose si sarebbero accomodate. Fantastico. Non credi che sia giunto il momento di dare questa bella notizia alla tua ex ragazza?”

“No. Prima voglio sapere una cosa.”

“Sentiamo..”

“Perché fa tutto questo? Se non è per sua nipote, allora per chi?”

Ridacchiò divertito, portandosi il bicchiere di scotch alla bocca, inumidendosi appena le labbra.

“Giusta osservazione. Devi sapere che quando mia nipote è venuta a raccontarmi la triste storia del suo cuore spezzato, non l’ho calcolato più di tanto. Ma quando tra le lacrime, mi ha riferito che la ragazza che le stava impedendo di vivere la sua storia d’amore con il grande Edward Cullen, era proprio Isabella Swan. Ho visto subito del notevole potenziale.”

“Ho fatto le mie ricerche e mi sono costruito un piano d’azione. Tu conosci mica mio figlio Caius? No? Beh lui è un caro ragazzo e io gli voglio così bene tanto da volergli trovare la fidanzata giusta con cui fare tanta, tantissima carriera.”

Il mio odio verso quell’uomo, parola dopo parola saliva sempre di più.

Come poteva rovinare la vita degli altri per raggiungere i suoi subdoli scopi? In quel momento la mia priorità era uscire da quell’ufficio, per poter sfogare al meglio tutta la mia frustrazione.

“Ora, telefoniamo a Isabella.”

Mi misi sull’attenti. Come telefoniamo a Bella?

Schiacciò un tasto nero e con una voce dolce chiamò la sua segretaria, pregandola di chiamare Isabella e di mettere il vivavoce.

“Pronto?”

Quando sentii la voce di Bella rispondere un po’ arrabbiata, mi ricordai che quella mattina non le avevo neanche inviato un misero messaggio per informarla della mia assenza a scuola.

Doveva essere a mensa, perché si sentiva un leggero chiacchiericcio.

“Sto parlando con la signorina Isabella Swan?” disse Volturi con un finto tono mieloso.

Probabilmente in quel momento si stava spostando verso le vetrate esterne, perché in un attimo tutti i rumori furono smorzati.

“Si sono io.. lei chi sarebbe?”

“Sono Aro Volturi, dirigente della Volturi’s Company. Ci siamo incontrati l’anno scorso alla premiazione della sua squadra, le Furie Rosse. Non credo che si ricordi di me..”

Bella rimase qualche istante in silenzio, forse stava facendo mente locale per ricordare il volto di quella sanguisuga, serpe, bastarda.

“No, si sbaglia. Mi ricordo bene di lei: la sua cravatta di Armani blu non passava di sicuro inosservata.”

Un piccolo sorriso si dipinse sul mio volto, la sua risposta aveva benissimo fatto intendere che non si faceva intimidire da nessuno.

Un attimo dopo mi accorsi di essere stato doppiamente coglione. Lei sapeva benissimo chi era Volturi, se solo gliene avessi parlato fin dalla prima telefonata, questo casino forse si sarebbe evitato.

“Mi piace molto il suo spirito di osservazione Isabella. Vengo subito al dunque, dato che non sono uno che tergiversa. Volevo dirle che c’è stato un’enorme errore e che lei, ovviamente, ha tutto il diritto di far parte della primavera della squadra. Mi occuperò personalmente di risolvere questa brutta situazione..”

Bella ti prego non ci cascare. Almeno tu.

“Mi scusi ma come può garantire che la persona che non mi voleva nella squadra ora mi voglia? Capisco che lei può essere una persona molto influente, ma questo finirebbe per dimostrare che forse non aveva tutti i torti. Non sono una persona che chiede l’elemosina.”

Volturi annuì sorridendomi sornione, involontariamente strinsi i pugni così tanto da farmi male.

“Isabella, ogni minuto che passa mi stupisce sempre di più. Lo sappiamo benissimo tutti e due che senza di lei l’attacco sarebbe notevolmente indebolito. Come ho detto prima c’è stato un’enorme errore e ho tutte le intenzioni di risolverlo. Lei è una stella del calcio e mi auguro che continui così per la sua strada, senza inutili distrazioni.”

Bastardo. Lui e la sua nipote stronza.

“Non so come ringraziarla signore.. Per me sarà davvero un onore rappresentare la nostra nazionale ai mondiali.”

Mi guardò con un gran sorriso, prima di mimarmi un “è fatta”. In quel momento gli avrei tritato la testa in un tritacarne.

“Non ho dubbi. La vedrò sui giornali, so che tra due settimane uscirà l’articolo di tutte le ragazze convocate e poi spero di vederla in occasione della presentazione ufficiale e soprattutto, nella festa che organizzerò alla mia villa.”

"Certo signore, sarà un piacere. Quando ci vedremo se vuole le posso insegnare due trucchi con la palla..”

Immaginai la gioia di Bella. La stessa gioia che una volta tornato a Forks, le avrei precluso.

“In quel caso l’onore sarebbe mio. Buona giornata Isabella e a presto.”

"Arrivederci signor Volturi. E grazie, di tutto.”

 


Guardai negli occhi mio fratello, la sua faccia era a dir poco sconvolta. Finalmente ero riuscito a togliermi un grossissimo peso dallo stomaco, il non potermi confidare con lui mi aveva quasi mandato al manicomio.

Evitai di raccontargli altro, tra pochi minuti avremmo dovuto vederci a casa di Rose per andare tutti e tre insieme a Port Angeles al compleanno di Daniel. E avevamo perso anche troppo tempo.

“Ed.. Edward io.. io non sapevo.” Balbettò in difficoltà.

“CAZZO!” urlò tirando un calcio all’armadietto, scardinando quasi la porta.

“Dobbiamo fargliela pagare a quel figlio di puttana!”

Scossi la testa sconsolato.

“Come? Mica vorrai lasciarla nelle mani di quel verme! E il figlio? Sarà ancora peggio. Non credi che possa usare lo stesso sistema ribaltando il ricatto e facendo fare a Bella delle cose contro la sua volontà?”

“LO SO CAZZO!”

In un attimo mi ritrovai tra le braccia di mio fratello.

Era più o meno una vita che non ci abbracciavamo, ma in quel momento ne avevo disperatamente bisogno.

Ora forse, sarebbe stato un po’ più facile.

 


“Ciao amore! Ciao.. Edward..”

Salutai Rose con un sorriso, prima che mio fratello si impossessasse delle sue labbra per lasciarle un bacio dolcissimo.

Lei mi tollerava e io cercavo in tutti i modi di farmi tollerare.

“Bellina?”

Rose non riuscì a dire neanche una sillaba perché la Ferrari si fermò derapando a pochi centimetri dalla macchina di Emmett.

Bella scese sbattendo la portiera e marciando a passo di carica verso la porta d’ingresso. Qualcosa non andava.

Tutti i suoi movimenti esprimevano rabbia allo stato puro.

“Ehm.. mi scusate un attimo? Vado a vedere che cosa è successo.”

Rosalie uscì di corsa dalla macchina, nonostante i tacchi alti, e andò verso la porta.

Passarono alcuni minuti e niente.

“Senti.. secondo te devo andare a vedere che succede?” propose mio fratello, girandosi e guardandomi.

Scossi la testa.

Aspettammo ancora qualche minuto in trepidante attesa, fino a quando Rose uscì dalla porta, non capii molto bene il suo sguardo. Ma inevitabilmente era preoccupato.

Una forza oscura nella mia testa avrebbe voluto correre da Bella e stringerla, sentendo l’odore della sua pelle e dei suoi capelli. A volte mi mancava così tanto da non riuscir quasi a respirare.

Quando prima alla partita avevo visto che non avrebbe giocato, mi ero preoccupato tantissimo, sapevo che il giorno prima aveva litigato con Jasper, ma non credevo che un diverbio famigliare avrebbe potuto così tanto influenzare il fratello nella scelta della formazione.

Ero perplesso. Molto.

Poi, il modo in cui mi aveva risposto mi aveva fatto più male di una stilettata al cuore, mi ero sentito perso, tanto che non ero riuscito a dare il meglio di me nella partita. Sbagliando addirittura un rigore.

“Tutto bene?” chiese mio fratello a Rose.

Lei guardò un attimo il suo ragazzo intensamente negli occhi.

“Si, tutto bene. Ci raggiungerà dopo con Jack.”

Emmett non indagò oltre, mise la marcia e partì.

Stavamo viaggiando tranquillamente, il clima in macchina era un po’ gelato; più che altro ognuno aveva la testa immersa nei propri pensieri, quando un clacson ci riportò prepotentemente alla realtà.

“Ma che cazz.. no!”

Mi girai verso il lunotto posteriore e vidi una macchina, o meglio una Ferrari arrivare a tutta velocità verso la nostra direzione.

Poteva essere Bella?

La risposta arrivò quando la macchina si accostò alla nostra.

Al volante c’era Bella, mentre vicino in una posa stranamente rilassata, c’era Jacob.

"Bellina! Tutto bene?” chiese mio fratello, guardandola negli occhi da un finestrino all’altro.

Dal mio posto non riuscivo a vederla bene, ma sentii benissimo la sua risposta.

“Alla grande. Rose?”

Vidi Rosalie sporgersi verso Emmett.

“Scusa per prima.”

“E’ tutto ok. Ne parliamo domani con calma..”

Parlare di cosa? La mia curiosità era troppo grande.

“Bene.. ci vediamo a Port Angeles. Bye bye!”

Accelerò di botto, dopo pochi minuti la perdemmo di vista.

 

Il locale era sempre il solito dove festeggiavamo i nostri compleanni.

Io, Emmett e Rose per fortuna non eravamo gli ultimi, mancavano ancora parecchie persone.

Tra cui Bella.

Strano, perché Jack era già seduto che parlava con Lucinda, la ragazza di Daniel, tra di loro c'era un posto libero, probabilmente appartenente a Isabella.

Daniel mi aveva raccontato che la sua ragazza e aimè, la mia ex, erano diventate molto amiche ed erano usciti tutti e tre insieme con Jack, qualche volta.

"Jack? Ma Bella?" chiese Rose, dopo aver baciato Lucinda.

"C'è Jull fuori. Stanno un attimo parlando.."

Jull. Diminutivo di Jullian.

Strinsi i pugni, cercando il più possibile di mantenere la calma e non uscire fuori a spiare i due.

Mio fratello mi aveva raccontato che Bella e Jullian erano diventati molto amici. Per non dire intimi.

Cosa che mi faceva venire una voglia matta di violenza. Fisica.

Su quel coglione.

Anche se alla fine sapevo benissimo che il coglione della situazione ero solo e soltanto io.

Quando Em mi aveva raccontato della loro nuotata in piscina, oppure quando avevo visto con i miei occhi Bella arrossire alle provocazioni di mio fratello avevo sentito il mio cuor cedere e creparsi come una lastra di vetro dopo una colluttazione.

Come potevo pretendere che Bella, dopo il modo vile con cui mi ero comportato, mi aspettasse? Non avevo speranze.

Anche se ipoteticamente le avessi raccontato tutta la verità non ero pienamente sicuro che mi avrebbe permesso di ritornare nella sua quotidianità.

"Eccomi! Scusate.. Dovevo risolvere un problemino.." annunciò la mia Bella con un sorriso, sedendosi tra Lucinda e Jack.

La faccia incazzata che le avevo visto prima di fronte a casa sua era scomparsa.

Adesso aveva un sorriso radioso, le guance erano un po' arrossate e i suoi occhi avevano una strana luce.

Quasi rilassata o meglio, sollevata.

Possibile che la sua incazzatura fosse dovuta a un litigio con il giardiscemo?

Sperai di no.

"Ah ma.. Siete arrivati, lumache."

"Bellina non farmi arrabbiare.. Non tutti sotto le chiappe hanno una Ferrari!"

Rise e mi beai di quel suono.

"E aspetta di vedere la mia futura nuova macchina.. Rimarrai sorpreso. Vero Rose?"

La sorella si limitò ad annuire con un sorriso da orecchio ad orecchio.

"Perché non me lo dici adesso?"

"No. Voglio vedere la tua faccia quando la vedrai.." sghignazzò Bella.

Mi sembrava una vita che non la vedevo così divertita. Quasi senza pensieri.

"Posso sempre ricattare tua sorella."

"Non credo che.."

Bella fu interrotta da Daniel che pregava tutti di accomodarsi. Vidi mio fratello mettere il braccio intorno al collo di Rose e sussurrarle qualcosa.

Quando la vidi arrossire e mordersi il labbro prepotentemente, capii che Emmett aveva appena finito di giocare sporco.

Ero quasi sicuro che quella notte avrei dovuto mettere i tappi alle orecchie per dormire.

Erano le tre di notte e stavamo tornando a casa.

Davanti, sulla Ferrari c'erano Jack e Bella e dietro c'eravamo noi.

Alla fine, tutto sommato, era anche stata un bella serata. Mi ero anche divertito e soprattutto c'era stato un istante in cui gli occhi miei e di Bella si erano incrociati e lei, non li aveva abbassati, ma, cosa fuori da ogni cognizione, mi aveva sorriso.

Era stato un istante, ma avevo sentito le farfalle volare libere nel mio stomaco e il cuore battere alla velocità delle ali di un colibrì. Patetico forse, ma non mi importava.

"Emmett.. Jack mi ha scritto che Bella deve fare una piccola deviazione. Se vogliamo possiamo proseguire, tanto lei poi ci raggiunge."

Alzai lo sguardo verso lo specchietto retrovisore, per poter vedere mio fratello negli occhi.

Ci capimmo al volo.

"No Rose.. È molto tardi.. Dille che la seguiamo. Anche se vorrei sapere che cavolo ha da fare alle tre del mattino!"

Rosalie sorrise, forse contenta della risposta e iniziò a comporre velocemente il messaggio.

Dopo dieci minuti Bella si fermò davanti a una piccola villetta. Chi cavolo..?

Non finii la domanda nella mia mente, che vidi uscire dalla porta principale il giardiscemo.

"Pfff.." mi lasciai scappare ad alta voce.

Mio fratello sorrise, mentre Rose si limitò a guardarmi con sguardo scrutatore per un attimo, prima di riportare gli occhi sulla scena di fronte a noi.

Il caro Jullien, come il taglio delle carote, era in jeans e in canottiera e si stava avvicinando pericolosamente al finestrino di Bella.

L'istinto di aprire la portiera e andargli a stampare un pugno sulla faccia, era così forte, che dovetti tenermi spasmodicamente con le mani alla cintura di sicurezza.

Lui aveva una cartellina in mano.

Gliela passò dal finestrino.

Rise, forse a una battuta di Bella o di Jack.

Si girò dalla nostra parte e alzò una mano per salutarci. Rose lo salutò nello stesso modo con un gran sorriso, mio fratello mosse appena la testa e io rimasi immobile a guardarlo con aria di sfida.

Sapevo che non poteva vedermi ma in ogni caso i miei occhi lanciavano dardi infuocati.

Lo odiavo.

Scambiarono ancora qualche parola.

Lui aveva i gomiti appoggiati sul finestrino, la testa era quasi dentro alla macchina. Troppo vicino a Bella.

Nella nostra macchina non volava una mosca. Io mi sentivo un cubetto di ghiaccio, ma allo stesso tempo bruciavo.

Giardiscemo si staccò dalla macchina con un gran sorriso tutto zucchero e miele.

Bella dopo un attimo partì a tutto gas.

Chissà cosa si erano detti.

Giravo con noia il cucchiaino nel mio caffè.

Erano le nove e mezza di domenica mattino e io non avevo praticamente quasi chiuso occhio.

Infatti avevo un sonno assurdo e un bruciore devastante allo stomaco. Ero sicuro che entro fine giornata mi sarebbe venuta un'ulcera. Ero troppo nervoso.

"Edward tutto bene?" chiese Rose, riportandomi alla realtà. Per poco rovesciai tutto il caffè sul piano della cucina.

"Si.." risposi solamente.

Il mio umore non era sicuramente dei migliori.

"Tra un po' farai il buco sotto la tazza.."

Alzai le spalle in un chiaro segno di noncuranza.

Non volevo sembrare maleducato, ma non ero proprio dell'umore giusto per parlare con chiunque.

Ci fu qualche istante di silenzio.

Forse lei non sapeva cosa dire, mentre io non avevo proprio nulla da dire.

"Ehm Edward?"

Alzai lo sguardo verso di lei, incuriosito dal tono della sua voce.

"Tra Bella e Jullian.."

"Buongiorno fratello!!! Dormito bene?"

Guardai malissimo Emmett, che aveva interrotto la confessione di Rose. Lasciandomi sulle spine.

Che cosa voleva dire? Dallo sguardo di Rose capii che per quella mattina non avrei avuto una seconda opportunità di sentire la fine della sua frase.

Tutta colpa di quel piciu di mio fratello e del suo tempismo da schifo.

"Amore cosa vuoi per colazione? Quell'idiota di mio fratello non ti ha offerto neanche un po' di caffè!!"

Stava rischiando. La mia voglia di violenza di ieri sera non si era ancora placata.

"No, non ti preoccupare Em. Bella stamattina prepara la colazione a tutti e sono già un po' in ritardo.."

"Bellina che prepara la colazione? E non mi ha invitato?" chiese indignato mio fratello.

Sei lui era indignato. Io ero iperindignato.

"Non prendertela Em.. È che vuole fare una riunione di famiglia.." non mi sfuggì lo sguardo imbarazzato verso la mia direzione.

Bella voleva dare a tutta la famiglia, la stupenda notizia che lei e Jullien stavano insieme?

Perché di una cosa ero sicuro: tra Bella e Jullian c'era qualcosa.

"Non ti preoccupare amore. Ti accompagno volentieri a casa."

Detto questo, sparirono dalla cucina.

Lasciandomi da solo con i miei lugubri pensieri.

 
 


Per tutta la domenica rimasi spaparanzato sul letto a guardare il soffitto, con un profondo senso di sconfitta.

Com’era possibile che Bella si fosse già dimenticata tutti i momenti fantastici passati insieme?

Ma, la domanda a cui maggiormente non sapevo trovar risposta, era: “Come poteva non amarmi più?”

Io l’amavo con tutto me stesso e come un cretino qualsiasi pensavo che lei sarebbe rimasta ad aspettarmi per chissà quanto tempo.. e invece.. ero solo un illuso!

Mi ero fatto fregare dal primo giardiscemo di turno.

All’ora di cena era arrivato mio fratello e mi aveva annunciato che sarebbe andato a mangiare a casa Swan.

Non mi ero neanche preoccupato di rispondergli, avevo chiuso gli occhi e mi ero svegliato il lunedì mattina, con un mal di testa senza eguali, una fame da lupo e un umore nero come la notte più buia.

A metà mattinata, potevo tranquillamente affermare che il nero era diventato ancora più nero. E, dalla mia faccia, si poteva benissimo intuire, dato che nessuno a mensa mi aveva rivolto ancora la parola, se non per salutarmi.

“BUONGIORNO RAGAZZI!” trillò Bella, sedendosi quasi di fronte a me, appoggiando il cellulare sul tavolo in bella vista.

Mi sforzai di non alzare la testa e guardarla negli occhi, ma alla fine, cedetti.

Anche perché non la vedevo dal sabato sera.

Per poco mi strozzai con l’acqua: indossava la maglietta di Superman.

Automaticamente, nella mia mente si affacciarono una moltitudine di ricordi… che mi imposi di scacciare via come una fastidiosa mosca.

“Ah! Guarda la tagliona! Non ti vergogni ad arrivare a quest’ora?” disse Daniel, pizzicandola su un braccio.

“AHIA! Dani! Mi hai fatto male.. Guarda che rivelo a tutti il messaggio ch..”

Bella non riuscì a finire la frase perché il diretto interessato le mise la mano davanti alla bocca.

“Giù le mani da mia sorella, Simons!”

“Si.. falla parlare..” aggiunse quella comare pettegola di mio fratello.

“Che messaggio?”

Daniel e Bella si scambiarono uno sguardo d’intesa, anche se lui aveva ancora la mano sulla sua bellissima bocca.

Probabilmente lo stesso messaggio che aveva inviato alla gemella Swan del mio cuore, l’aveva mandato anche a me.

Semplicemente aveva scritto che con Lucinda aveva passato una notte molto romantica e mille altre cose sdolcinate, a cui, ripensandoci bene, avevo risposto forse un po’ da.. stronzo.

Mi ripromisi di parlargli.

“Nulla.. Nulla! Frena la tua anima curiosa, Cullen!” rispose Bella, una volta libera, per poi aggiungere: “nessuno mi chiede com’è andata la visita?”

“Ma certo! Com’è andata?”

Portai la mia attenzione su di lei, ero preoccupato per la sua salute.

“Mmm.. mi ha fatto un massaggio e mi ha messo lo scotch colorato per stabilizzare diciamo la parte dolorante. In linea di massima non è una cosa molto grave, il tasto dolente è che sicuramente per una settimana non potrò giocare. Assoluto riposo.”

“COME? NO!” urlarono in coro alcuni della squadra, tra cui William, che afferrò la mano di Bella in un chiaro gesto di conforto.

Com’è che tornava all’attacco quell’idiota? Non si era fidanzato con un certa Jasmine?

“Mi dispiace molto Bella.. Senza di te giocare non sarà la stessa cosa.”

“Grazie William, sei molto carino.”

Cosa? COSA? William? Carino?

Ma si era fritta il cervello, per caso?

Stavo per alzarmi preso da un moto di rabbia, delusione e gelosia, quando mi sentii afferrare la spalla da una mano inconfondibile.

Oggi aveva le unghie smaltate rosse.

Era un po’ che non partiva alla carica, forse non ero stato ancora abbastanza chiaro.

“Ciao ragazziiii!” strillò con una voce da miele putrefatto.

Inutile dire che nessuno ricambiò il saluto.

L’espressione di Bella era profondamente cambiata, aveva uno sguardo che non le avevo mai visto.

Si limitò ad un piccolo sorriso, quando mi vide afferrare la mano di Tanya per spostarla dalla mia spalla.

“Che vuoi Tanya?”

“Sedermi un po’ qui con voi.. no?” rispose con un tono innocente.

“Ma anche no.” Disse Bella.

In un attimo l’aria al tavolo si fece molto, molto fredda.

Qualcosa non andava.

“Stai zitta tu. Non stavo parlando con te..”

Mi girai a fronteggiare l’arpia alle mie spalle. Non si doveva permettere di parlare in quel modo a Bella.

“Tanya non ti..”

“Cosa hai detto a mia sorella?”

“Hai capito benissimo biondina. E anche per te vale lo stesso invito: stai zitta!” disse Kate, sbucando alle spalle dell’amica del cuore.

Dov’era Irina? Poi, saremmo stati a posto.

“Kate non esagerare..” provò a mediare mio fratello, ma Bella riprese la parola prima che chiunque, lui compreso, riuscisse ad aggiungere altro.

“Tanya? Ti posso dare un consiglio?”

“Solo se riguarda Edward e le cose che preferisce a letto.”

Il gelo scese sul nostro tavolo.

Io non sapevo se prenderla a pugni oppure insultarla in tutti i modi possibili, era ovvio che stava provocando Bella, ma uscirsene con una frase del genere, era quasi da film dell’orrore.

Quando mi accorsi dello sguardo ferito della mia ex ragazza, non ci vidi proprio e mi girai pronto a fronteggiare quella stronza.

“Tanya non ci provare cazzo. Vattene subito di qui. Sparisci dalla mia vista prima che mi incazzi sul serio e non risponda più di me.”

Il mio tono di voce glaciale e il mio sguardo sembrarono farla cedere per un attimo.

“Edward non t’impicciare. E’ una cosa tra me è lei.”

Io impicciarmi?

“Cos’è vuoi aspettarmi fuori da scuola, Swan?” chiese con un sorrisetto irriverente Tanya.

“No. Non riuscirei mai ad arrivare fuori perché ti spaccherei il faccino da culo che ti ritrovi prima di arrivare alla porta del corridoio.”

Tutti la guardammo con gli occhi fuori dalle orbite. Perfino Kate la guardava a bocca aperta.

“Lascia che ti dia un consiglio, Tanya-vipera-stronza-acida e ci aggiungerei anche zoccola Denali, io tollero poco il caffè, ma ancora di più tollero poco la tua persona, sia quella fisica che, ancora peggio, quella morale. Me ne sbatto le balle che tu abbia tutte le conoscenze di questo mondo e tutti i parenti dell’altro.. perché io ti faccio fare la fine di un ovetto Kinder in mano ad un bambino. Chiaro? Quindi ora sparisci dalla mia vista prima che ti metta le mani addosso. Perché giuro che lo potrei fare.”

Nessuno proferì parola alla fine dell’arringa di Bella. Eravamo tutti troppo sconvolti per dire o fare qualcosa.

La prima, forse ad agire fu Tanya che si girò di scatto e uscì di gran carriera dall’aula arrabbiatissima, rovesciando addirittura un vassoio sulla testa di un primino.

Inutile dire che nel giro di un attimo anche Kate si volatilizzò.

Il nostro silenzio fu interrotto dalla campanella, continuando a non proferire parola tutti presero i propri zaini per poi sparire verso le varie aule.

Io, mentre seguivo per il corridoio Bella che camminava stringendo i pugni delle mani, probabilmente ancora arrabbiata, cercavo di immaginarmi il perché di quella sfuriata.

Era stata stupenda, ma non riuscivo comunque a capire il perché di tutto quel risentimento.

Stavo cercando una risposta nella mia mente, quando vidi Bella fermarsi di colpo per poi girarsi verso di me con uno sguardo che non prometteva niente di buono.

PS: Scusate per il linguaggio molto colorito. Ma quando ci sta, ci sta.

 



























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Capitolo 41
*** CAPITOLO 40 ***






Buona lettura, care.

Grazie per la vostra pazienza.

 

 CAPITOLO 40 (POV BELLA)

 

Guardavo totalmente shoccata il vecchio pavimento dello spogliatoio.

Emmett ed Edward erano usciti già da qualche minuto, avevo sentito la porta sbattere e la macchina partire a tutto gas. Prima di passare a prendere mia sorella, dovevano andare a casa loro per posare i borsoni, mi concessi ancora qualche minuto.

Appoggiai la testa contro il muro freddo, mi sentivo svenire.

Stavo uno schifo.

Tutte quelle giornate passate a piangere come una sfigata, sicura di non poter più stare con Edward, quando invece lui..

Ma come minchia aveva potuto nascondermi una cosa del genere?

Mettere le sue idee prima delle mie? Senza neanche chiedermi che cavolo volevo fare della mia vita?

In un baleno tutta la frustrazione e la rabbia accumulata in quei mesi esplosero completamente dentro di me come una bomba atomica, finendo di prendere a calci panchine e armadietti.

Poi, in un attimo, la disperazione prese il sopravvento, così, mi ritrovai seduta, o meglio accucciata a terra, a piangere come una bambina.

Cercai di respirare e riprendermi il più possibile, prima di uscire dagli spogliatoi di corsa e salire in fretta e furia sulla mia macchina.

Il mio obbiettivo era arrivare a casa il prima possibile e parlare con Jack, Alice, chiunque.. l’importante era sapere che tutto ciò che avevo ascoltato non era frutto di una mia speranza o sega mentale.

Che veramente Edward ancora mi amava.

Che mi aveva lasciata solo per permettermi di poter giocare in Nazionale.

Ora capivo benissimo tutti i suoi strani comportamenti, le sue parole.. e Dio! Io a volte ero stata così stronza!

Mentre lui cercava solo di aiutarmi..

Che cavolo dovevo fare?

Un’ansia senza eguali mi stava assalendo mentre a tutta velocità cercavo di raggiungere casa mia.

Quando arrivai nel vialetto, vidi posteggiata la macchina di Emmett.

Dentro c’erano lui, Rose ed Edward.

Se fino a dieci secondi prima avevo pianto, in quel momento avevo solo voglia di scendere dalla macchina e andare a prendere a cazzotti Edward.

Come cavolo aveva potuto privarmi di lui stesso?

Sbattei incazzata la portiera e a passo di carica, senza degnarli di uno sguardo raggiunsi la soglia di casa.

Aprii la porta e me la sbattei alle mie spalle.

Cosa dovevo fare?

Far sapere a Edward che io sapevo oppure far finta di niente?

Ma in quel caso non sarebbe stato come darla vinta a Volturi?

Al suono della mia borsa che pesantemente toccava terra e del successivo calcio che la lanciò a metà salone, contro il divano, uscì dalla cucina Jacob con un pacchetto di patatine in mano.

“Ma.. che cazzo succede? … BELLA??”

“Hai pianto. Qualcuno ti ha fatto del male?” chiese premuroso, venendomi incontro.

Sapevo di essere uno schifo in quel momento, con tanto di trucco colato sulle guancie, rossetto sbavato e capelli che sembravano un nido di rondine, ma non me ne fregava proprio un bel niente.

“No. Sono incazzata.” Risposi freddamente, prima di scoppiare a piangere e abbracciare Jack di slancio, disperatamente.

“Shhh Bambolina.. ci sono io adesso qui con te.”

A quelle parole un’onda di disperazione maggiore si abbatté su di me e piansi ancora di più. Soprattutto quanto sentii la voce allarmata di mia sorella alle spalle.

Avevo paura che anche i gemelli Cullen l’avessero seguita e non avevo nessuna intenzione di farmi vedere in quello stato.

“Bella che cos’è successo?”

A malapena riuscivo a respirare, figuriamoci a parlare.

Jack mi condusse fino al primo divano e, sempre cullandomi tra le braccia, mi massaggiò la schiena con movimenti delicati e dannatamente confortanti.

“Vado a dire ad Emmett di partire.. non voglio farlo preoccupare. Se te la sentirai gli raggiungeremo più tardi.”

“No Rose..” dissi flebilmente tra un singhiozzo e l’altro, ma lei probabilmente non mi sentì perché stava quasi per aprire la maniglia della porta.

Emmett ed Edward non dovevano sapere che ero in questo stato, o avrebbero potuto sospettare qualcosa.

“HO DETTO NO, ROSE. NON USCIRE DA QUELLA DANNATA PORTA” urlai.

Sia lei che Jack mi guardarono sconvolti.

“Bell..Bella.. Ma io.. io non capisco.” Balbettò mia sorella in difficoltà.

“Edward.. Edward.. mi ama ancora.”

Qualche attimo di silenzio accompagnò questa difficile rivelazione.

“Hai parlato con lui? Eppure in macchina non l’ho visto..”

“NO. L’ho sentito parlare con Emmett. Lui mi ha lasciata per..” scossi la testa, non era il caso di andare oltre. Glielo avrei raccontato l’indomani mattina insieme a tutti gli altri.

“Per?” chiese incerto Jack.

Sopirai. Eppure volevo così tanto confidarlo a qualcuno, dovevo accertarmi che ciò che avevo sentito fosse reale e non un stupido ed effimero sogno.

“Rose ora esci e va con il tuo fidanzato perfetto. Io e Jack vi raggiungiamo tra un po’.. ne riparleremo in un altro momento. Ora non mi va.”

“Ma come? Prima lanci il sasso e poi tiri indietro la mano? No. Ora voglio sapere tutto!”

Mi alzai dal divano, fronteggiandola.

“Ti ho detto di uscire e andare via.”

“No. Fino a quando non mi dici che diamine è successo.”

“Scordatelo.”

Era facile dire che eravamo sorelle, stessa testa dura.

“Ehm ragazze.. manteniamo la calma, che ne dite? Rose esci e vai da Emmett ed Edward. Io e Bella vi raggiungeremo tra poco.”

Tutti e tre ci guardammo insistentemente per uno o due minuti, prima che Rose un po’ delusa e preoccupata uscisse dalla porta.

“Dove pensi di andare?” chiese Jack, quando ero già quasi arrivata al primo scalino.

“Vado a darmi una sistemata..”

“Va bene, andiamo.”

Sospirai. Se con Rose l’avevo avuta vinta, con lui non avevo praticamente nessuna speranza.

Una volta in camera, raggiunsi il bagno per darmi una sciacquata alla faccia e per ritruccarmi. Jack, si appoggiò allo stipite della porta.

“Finita la partita sono tornata nello spogliatoio a prendere la borsa e le chiavi della macchina. Pensavo di essere da sola, e invece, mentre ero dietro la tenda tra le due file di armadietti che rispondevo a dei messaggi di Jullian, ho sentito un gran vociare..”

Chiusi gli occhi e cominciai a raccontare.

 

“Bella non credi che stai andando un po’ troppo veloce?”

Guardai Jack di traverso, ma rallentai comunque l’andatura, visto che tanto Emmett, Rose ed Edward li avevo già superati e stavamo quasi per arrivare a Port Angeles.

“Mi lasci in pizzeria e vai a parlare con Jullian?”

Annuii.

Avevo disperatamente bisogno di parlare con Jull.

“Però non farai più scene da psicopatica, vero? Neanche davanti ad Edward?”

Provai a trattenermi, ma scoppiai a ridere.

“Soprattutto davanti ad Edward. Fin quando non ho spiegato a tutti la situazione.. Tra l’altro, l’hai mandato a tutti il messaggio?”

“Si tranquilla.”

L’indomani mattina avevo deciso di invitare le persone a me più chiare a far colazione, in modo da poter chiarire e spiegare la situazione. Inoltre sapevo che insieme, avremmo trovato la miglior strategia da adottare.

Sapevo anche che avrei dovuto assolutamente telefonare a mio padre e spiegare a lui tutta la brutta faccenda Volturi, oltre a chiedergli scusa per il modo stupido in cui mi ero comportata.

Se solo Edward mi avesse rivelato la telefonata che aveva ricevuto dal signor Volturi quando eravamo ancora in Florida, forse adesso..

“Bellaaaa! Basta seghe mentali.”

Sospirai.

Jack aveva ragione. Le cose si sarebbero sistemate.

Ci voleva solo pazienza e tempo, due cose che avevo quasi del tutto estirpato dal mio vocabolario.

Il tempo sembrava non essercene mai abbastanza, e la pazienza.. l’avevo totalmente esaurita.

Posteggiai in un posto libero, per poi scendere dalla macchina ed entrare nel locale insieme a Jack.

“BELLAAAA!!!” corse ad abbracciarmi Lucinda.

Adoravo quella ragazza. Lei e Daniel erano perfetti insieme.

“Ciao Lucy! Come stai?”

“Bene.. e tu? Dani mi ha detto della caviglia. Mi dispiace così tanto.”

Alzai le spalle con noncuranza, a dirla tutta in quel momento la caviglia era uno dei miei ultimi pensieri.

“Ciao Bellina!”

“Ciao festeggiato!”

Baciai Daniel su una guancia, mentre Jack stritolava in un abbraccio Lucinda.

“Non mi soffocare la ragazza.”

“Pfff..  come sei noioso!” rispose stizzito Jack, per poi scoppiare a ridere e salutare con due poderose pacche sulla spalla Daniel.

“Beh.. ragazzi prima che vi stacchiate le spalle vi saluto.”

“Te ne vai?” chiese dispiaciuta Lucy.

“No. Vado solo un attimo a salutare un amico che è da queste parti. Mi raccomando occupatemi una sedia tra te – dissi indicando Jack – e te – dissi indicando Lucinda.”

 

 

“Ciao brutta!”

Per poco non feci cadere a terra il cellulare che avevo tra le mani.

“Ma sei scemo? E’ mancato poco che mi venisse un infarto. Ma che ti dice il cervello?”

“Anche io sono contento di vederti, fatti abbracciare.”

Senza alcun motivo di replica, Jullian mi strinse tra le sue braccia.

 

“Allora.. il rosso si è tradito?”

“Si! Finalmente ho scoperto perché mi ha lasciata e.. Oddio Jull! E’ fantastico! Lui mi ama ancora. L’ha fatto solo per me.”

I suoi occhi azzurri mi scrutarono per qualche istante.

“Felicità.. un sentimento che non credevo di vedere. Capisco che la tua sfera emotiva in questo periodo può essere un po’ stravolta, ma comunque mi aspettavo di trovare rabbia, frustrazione, odio..”

“Sei serio?” chiesi con tono finto ironico.

“Serissimo. Ma scusa, non ti senti presa per il culo?”

Rimasi completamente spiazzata dalla sua domanda.

“Io? Presa per il culo? Quale punto ti è sfuggito della mia spiegazione? Edward si è sacrificato per me… Lui ha..”

“Ha preferito non parlarti e non renderti partecipe di nessuna scelta. Ha deciso per tutti e due. Questa, non ti sembra abbastanza una presa per il culo?”

Riflettei per qualche attimo la risposta migliore.

Nel suo discorso contorto c’era qualcosa di ben più profondo e io ero quasi certa che in qualche modo riguardasse Evelyn.

Probabilmente vedeva la decisione di Edward ed il conseguente dolore che avevo provato io, come ricordi, sensazioni e sentimenti che lui stesso aveva vissuto sulla propria pelle.

“Jull.. ascolta..” provai a parlare, ma lui si era girato di schiena, forse per non farmi vedere che cosa realmente gli passava per la testa.

“Posso capire che forse Edward ti ricorda..”

Non riuscii a terminare la frase, era tutto così strano.

Le sue spalle si alzarono e abbassarono lentamente, probabilmente stava cercando di regolarizzare il respiro, mi chiesi se non stesse piangendo.

In quel momento, per la prima volta lo vedevo solo ed indifeso come non mai.

E, quando una volta girato, scorsi una lacrima scendere dai suoi occhi, capii l’intensità del suo dolore.

Senza neanche pensarci due volte, corsi ad abbracciarlo.

“Bella.. ti devo delle scuse. Tu mi racconti una cosa importantissima per te e io.. mi comporto come un vero idiota. Prima ti assalgo e poi manca poco che mi metta a piangere come una donnicciola qualunque..”

Bloccai il flusso delle sue parole prima che gli uscissero altre cazzate dalla bocca.

“Jull.. da quando sono arrivata a Forks, ho conosciuto un sacco di idioti e fidati, se ti dico che tu non sei tra questi. Tanto meno una donnicciola qualunque.. Piuttosto sono io che ti devo delle scuse. Non ho pensato che le mie parole avrebbero potuto portare a galla delle vecchie sofferenze.”

Scosse la testa.

“Oggi ho sentito Evelyn e.. avevo una frustrazione non indifferente.”

“Vuoi parlarne?”

Per un po’ mi guardò con sguardo insicuro, eravamo ancora molto vicini. Sapevo da Alice, che raramente parlava di Evelyn e della rabbia che probabilmente ancora covava per lei e per le sue scelte.

Forse in me, vide qualcosa di diverso, da spingerlo ad aprirsi, a fidarsi e a parlare.

“Parlarne.. mi manca. Mi manca così tanto che a volte non riesco neanche a respirare. Anche se non sono mai riuscito a condividere la sua scelta di partire per l’Afganistan, sono così orgoglioso di lei.. ma allo stesso tempo ho una paura fottuta di perderla. E il fatto che quell’idiota di Edward non abbia lottato per continuare a stare con te, mi ha fatto incazzare all’inverosimile. Perché.. perché io avrei fatto esattamente lo stesso. Darei la mia vita per lei.. rinuncerei a qualsiasi cosa per vederla felice.”

“Rinuncerei anche a lei.”

Strinsi la sua mano nella mia, commossa dalle sue belle parole.

“Vieni qui.. fatti abbracciare!” disse, tirandomi nuovamente verso le sue braccia.

Rimanemmo così qualche istante.

Non c’era assolutamente nulla di passionale nel nostro abbraccio, c’erano soltanto due persone che si volevano davvero bene.

“Grazie Bella.. o meglio, dovrei ringraziare Alice. Se lei non mi avesse convinto a venire da voi a cena quella sera, non avrei mai trovato ciò di cui avevo più bisogno: un’amica come te. Che mi aiutasse a uscire dalla mia solitudine.”

“Vorrà dire che le faremo un bel regalo per il matrimonio..” sussurrai nel suo orecchio.

Rise, decisamente più rilassato.

“Ma ora.. parliamo di cose più serie. Domani mattina a colazione, eh?”

Annuii sorridendo.

“Devo raccontarlo ancora a Jasper, Alice e Rose.. e ho un bisogno disperato di qualcuno che mi dica che cavolo devo fare!!”

“Io credo che sai benissimo cosa fare..”

Scossi la testa.

“No Jull, non capisci.. le cose sono più difficili di quanto pensi. Non ti ho raccontato proprio tutto! Domani, con calma..”

“Merda!” esclamò battendosi la mano sulla fronte.

“Ti devo dare una notizia, anzi, una notiziona! Evelyn l’ha trovato!”

“Co.. come trovato?”

Il mio cuore cominciò a battere fortissimo, impregnandosi di speranza.

Kate, la piccola e dolce Kate avrebbe rivisto il suo principe azzurro.

Suo padre.

 

 

 

 

Ritornai dentro alla pizzeria quando il grosso della gente era già arrivata.

Jull, prima di salutarci mi aveva consigliato di essere il più possibile me stessa, senza pensare alle conseguenze delle azioni di Edward.

Dovevo solo stare tranquilla.

Il che, era facile a dirsi, ma a farsi..

“Beh.. non è andata tanto male, no?”

Guardai di sottecchi Jack, seduto al mio fianco in macchina.

“Oh! Dai Bella! Non è passato inosservato il sorrisone tutto zucchero e miele che hai fatto ad Edward. Mi si sono cariati i denti solo guardandovi.”

Scossi la testa, era incorreggibile.

“Manda un messaggio a Rose, per favore, devo fare una piccola deviazione. Devo andare fino a casa di Jull a prendere la cartellina con tutti i documenti sul Capitano Morris e la lettera che Evelyn mi ha scritto.”

Mentre digitava sullo schermo del suo cellulare il messaggio, ripensai alle parole che poco prima di salutarci mi aveva detto Jullian.

Evelyn mi aveva scritto una lettera.

Ancora non riuscivo a crederci.

Non vedevo l’ora di leggerla, ero molto, molto curiosa.

“Ha detto che ci seguono.. non sei contenta? Avrai uno spettatore geloso.”

Alzai gli occhi al cielo, lui e Alice e il loro strambo piano per far ingelosire Edward.. mi facevano troppo ridere, anche se a volte erano veramente irritanti.

Arrivai davanti alla villetta di Jull, la luce sulla veranda era accesa, infatti appena spensi il motore, lo vidi uscire in tutto il suo splendore dalla porta.

“Ciao ragazzi.”

“Ciao brutto! Allora? Non mi devi dare qualcosa?”

Mi passò la cartellina dal finestrino sorridendomi.

“Voglio poi sapere che cosa c’è scritto.”

“Non l’hai letta?”

Scoppiò a ridere.

“No. E’ sigillata. E poi per chi mi hai preso? Tra l’altro.. fammi salutare il pubblico..”

Si girò verso la macchina di Emmett e alzò un mano per salutare.

“Non sai quanto darei per vedere la faccia di Edward adesso.”

Sussurrò Jack.

Jull si appoggiò con i gomiti al finestrino, le nostre teste erano molto vicine.

“Concordo con Edward e ribatto. Mi piace giocare con il fuoco.”

“Piantatela voi due! Se scende e ti prende a cazzotti?”

Chiesi sorridendo.

Erano due pazzi.

“Non lo farà”, disse Jack convinto, “non può sbilanciarsi. Se scende dalla macchina e prende a cazzotti lui, dimostrerebbe che ci tiene ancora a te, e ti considera come sua proprietà. Non è che così stupido. Dobbiamo minare il suo autocontrollo.”

“Concordo con Jack.”

“No. Voi due non concordate niente. Non ho nessuna intenzione di fare subdoli giochini!”

Scoppiarono a ridere.

“Vedremo.”

 

 

Finalmente, dopo aver indossato il pigiama ed essere scivolata sotto le coperte, potei dedicarmi completamente alla lettera di Evelyn.

Facendo attenzione, strappai la busta e cominciai a leggere.

 

Cara Bella,

ti scrivo per ringraziarti per tutto ciò che stai facendo per Jullian in questo periodo.

So benissimo che da quando sono partita lui si è chiuso sempre di più a riccio, non confidando a nessuno i suoi sentimenti e, soprattutto, il dolore che prova nel sapermi lontana.

Mi ha detto che ti ha raccontato la nostra stramba storia d’amore.

Immagino che tu, come lui, non capisca il motivo della mia scelta di partire per l’Afganistan e forse, a distanza di anni, sto iniziando a rivalutare le mie decisioni.

Qui, tutto dove ti giri e ti muovi è sofferenza, miseria e paura.

Vedo distese di sabbia e ripenso alla spiaggia di La Push, vedo mogli, madri, figlie disperate per la perdita di mariti, figli e fratelli e ripenso alle braccia di Jullian che mi stringono, quasi a togliermi il respiro. Vedo dolore e penso all’amore.

Io amo Jullian.

E mi manca tanto. Così tanto da trovarmi alcune volte con più motivazioni di prendere un aereo e tornare a casa, rispetto alle motivazioni per rimanere. Ma, poi, penso a quello che ho rinunciato e ho fatto rinunciare a lui, pur di essere qui, che mi sembra così assurdo lasciare tutto senza aver fatto qualcosa di veramente concreto.

Qui, i bambini continuano a morire e io mi sento così inutile.

Come se la mia vita non avesse ancora raggiunto un vero e proprio scopo.

Quando Jullian mi ha raccontato della tua bellissima iniziativa, si è acceso qualcosa in me e, grazie a te, ho trovato uno scopo e ho capito che non bisogna essere per forza “al fronte” per far del bene.

Si può sempre far del bene.

Per questo, mi sto impegnando con tutta me stessa per trovare il Capitano Morris. Perché prima lo trovo e prima tornerò a Forks.

Hai capito bene, ho intenzione di tornare da Jullian.

Per farmi perdonare, per sposarlo e per vivere il resto della mia vita con lui.

Ti sarei davvero grata se riuscissi a non accennare nulla del mio ritorno a lui, ovviamente voglio fargli una sorpresa e ho bisogno del tuo aiuto.

Tra qualche ora partirò, per dirigermi all’ospedale da campo dove si trova il papà di Kate, spero di trovarlo in buone condizioni da affrontare il viaggio in aereo.

Il mio comandante si è già messo in contatto con il generale Royals, in modo da sbloccare tutti i cavilli burocratici.

Spero di farcela.

Per Kate, per te, per Jullian e per me.

Ti saluto e ti lascio, al fondo di questa lettera tutti i miei contatti, così magari ci potremmo sentire per organizzare le cose.

Grazie Bella. Grazie, di tutto.

Evelyn

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Capitolo 42
*** CAPITOLO 41 ***












Ci vediamo sotto.

Buona lettura!

 

 

CAPITOLO 41

Erano le nove del mattino di domenica.

A grandi linee avevo quasi finito di preparare una sostanziosa colazione per tutti i miei amici, c’era una torta al cioccolato e una margherita, cupcakes al cocco, punkeys, frutta fresca, cereali, caffè e latte.

Mancava solo più la panna, che stavo montando proprio nell’istante in cui Jullian, accompagnato da mia nonna, entrò in cucina.

“Ma Bella, quanta roba hai cucinato?”

“Ho esagerato?” chiesi guardando titubante mia nonna.

Non era lei che da sempre mi diceva che la colazione è il pasto più importante di tutta la giornata? Da quanto aveva cambiato idea?

“A che ora ti sei svegliata?”

“Ehm.. in verità non sono riuscita a dormire molto bene. Credo di aver iniziato più o meno alle cinque del mattino.”

Jull fischiò, mentre afferrava una fragola dal grilletto.

“Bella non va bene! Devi dormire un po’ di più..” affermò mia nonna, guardandomi contrariata a braccia incrociate.

“Sarah ieri ha scoperto che il su grande amore l’ama ancora. Come fa a dormire?”

Mi girai verso Jull fucilandolo con gli occhi.

Che cavolo gli passava per la testa?

“Come?” chiese mia nonna sconvolta.

“E’ una lunga storia..” dissimulai un po’.

“Ah! Ora capisco la necessità di cucinare per un esercito.. Beh cara, credo che ruberò qualcosa e mi ritirerò con il nonno nella nostra cucina. Però mi prometti che prima della fine della giornata mi racconterai cosa sta succedendo, d’accordo?”

Abbracciai mia nonna.

Riusciva sempre a capire il momento più adatto per dire o fare delle cose.

L’adoravo.

“Certo nonna. Grazie!”

Riempii un vassoio di dolciumi vari e glielo porsi con un gran sorriso.

Nonna Sarah diede un bacio sulla guancia a me e uno a Jull e sparì dalla portafinestre.

“Bella io ho fame. Dobbiamo proprio aspettare gli altri?”

Stavo per rispondergli con le rime, quando un folletto entrò a passo di carica in cucina.

“Brutto disgraziato! Non pensarci neanche!”

“Alice. Tornatene da dove sei venuta..”

La mia migliore amica rimase a bocca aperta a guardarlo esterrefatta, forse non si aspettava di essere cacciata da quella che ormai era anche casa sua.

“Eccoli che iniziano.” Disse mio fratello scuotendo la testa e afferrando la fidanzata tra le braccia.

“Brutto zoticone, io ti odio! Come ti permetti? Mi stai cacciando da casa mia?”

Jull alzò un dito.

“Tecnicamente non è ancora casa tua. Perché sei ancora la signorina Brandon. E poi mi ha invitato Bella, quindi solo lei può cacciarmi.”

Alice di tutta risposta gli fece la linguaccia.

Davvero? Ora iniziavano a tirarsi i capelli e rincorrersi per tutta casa?

“Invece di fare i bambini voi due.. preparate tavola!” esclamai, passando a Jull tutto l’occorrente.

“Mamma mia Bella! Quanta roba hai cucinato?”

“So di aver esagerato ma.. cucinare mi tranquillizza.” Confessai, abbassando gli occhi sul recipiente ricolmo di panna.

Quando sentii due mani posarsi sulle mie spalle, automaticamente, alzai il viso e mi ritrovai il volto di mio fratello a pochi centimetri.

“Bella.. andrà tutto bene. Noi siamo una famiglia e qualsiasi cosa dovrai dirci, l’affronteremo tutti insieme.”

E mi stampò un bacio dolcissimo sulla fronte.

“Oh ma che belli i fratellini!” esordì Jack, entrando in cucina in pigiama e rompendo irrimediabilmente la bolla di intimità che si era creata tra me e Jasper.

“SONO A CASA!” urlò nello stesso istante Rose.

“Com’è andata la notte con il Cullen?” chiese Jull con un sorrisino malizioso.

Inutile dire che Alice gli ficcò subito uno scappellotto.

“Ehi! Strega! Non ho mica chiesto che fate tu e Jasper a letto!”

“Se vuoi te lo dico io.. stanotte si sentiva fino nella mia..”

Jack non riuscì a finire la frase, perché questa volta fui io a tirargli un manrovescio sulla schiena.

“Ok. Che ne dite di mangiare? Ho fame!” provò ad uscire dal momento imbarazzante Jasper, utilizzando la miglior arma possibile.

Senza ripeterlo un’altra volta, tutti si catapultarono al tavolo imbandito.

 

“Allora.. non siamo qui tutti riuniti perché Bella ci deve raccontare qualcosa?” chiese di punto in bianco Jack, portando l’attenzione di tutti su di me.

“Ehm vedete.. io ho scoperto una cosa ieri solo che.. non so.. da che parte iniziare.”

“Inizia dall’inizio, love.” Disse Jull scoppiando a ridere.

Facile a dirsi, ma a farsi.

Feci un respiro profondo e cominciai a raccontare.

 

“Brutta stronza!” urlò Rose, stringendo i pugni intorno alla tazza di caffè.

“CAZZO!” esclamò Jasper sbattendo un pugno sul tavolo.

Gli unici che non dissero nulla alla fine del mio travagliato racconto, furono Jullian, Jack e stranamente un’Alice rimasta senza parole.

Avvenimento raro e da segnare sul calendario.

 “Non la devono avere franca! Dobbiamo fare il possibile per distruggerli!” continuò con tono duro Jasper, mentre la consapevolezza di ciò che avevo raccontato stava sempre di più entrando nella sua testa.

“Beh questo è poco ma sicuro, Jazz”, disse Jull, “ed a mio modesto parere, credo che con l’aiuto di tuo padre non sia neanche un problema. Volturi avrà una falla nel suo sistema e sarà facile trovarla e la nipote.. si sa che qui a Forks non ha una buona reputazione. Secondo me sarebbe il caso far sapere al preside, almeno in parte la situazione. Il problema e so, che Bella concorderà con me, è Edward.”

Annuii alle sue parole.

Edward era il problema.

Cosa dovevo fare con lui?

L’attenzione di mio fratello si spostò completamente su di me, infatti in un attimo fui circondata dalle sue braccia.

“Oh Bella! Che stupido sono stato! Sono partito a macchinetta a insultare Volturi, senza pensare ai tuoi sentimenti. Edward ha rinunciato a te per darti la possibilità di giocare in Nazionale.. se penso a come l’ho trattato in questo periodo.. sono stato pessimo.”

Mi lasciai cullare dalle parole di Jasper. Il suo abbraccio era proprio ciò di cui avevo bisogno per calmare la tempesta che avevo nella mia mente, a seguito di tutto ciò che ero stata costretta a raccontare.

“Emmett lo sapeva e non mi ha detto niente..” sussurrò Rose triste.

“Devo andargli a parlare subito!”

Fece per alzarsi, ma le mani di Jack seduto al suo fianco, glielo impedirono.

“Non ti muovere di qui. Non credo che sia un bene parlare adesso ad Emmett.. dobbiamo prima capire altre cose ben più importanti. Ci serve un’idea.”

“Ma tu non capisci, Jack. Emmett ci può aiutare!”

“Si, non ho dubbi. Ma ricorda che Edward è sempre suo fratello. Poi non sappiamo neanche cosa stanno facendo Esme e Carlisle..”

“Già”, s’intromise Jull, “credo che dobbiamo adottare una strategia.”

Notai chiaramente che i suoi occhi si soffermarono su Alice.

Com’è che non aveva ancora parlato?

“Ragazzi.. sia chiaro: io non ho nessuna intenzione di dargliela vinta a Volturi. Voglio stare con Edward.. solo che non so come uscire da questa brutta situazione che si è creata.. io..”

Stavo per aggiungere un’ultima frase quando due mani che sbattevano sul tavolo, fecero sobbalzare tutti i presenti.

“MA CERTO!” trillò Alice con un sorriso da orecchio a orecchio.

“Alice che cavolo..?”

“Non è ovvio?” chiese Jull, “ha trovato una strategia.”

Il silenzio calò sul tavolo e gli occhi di tutti si spostarono su Alice, curiosi di scoprire il suo piano geniale, o quasi.

 

“Ascoltatemi attentamente: tu, Bella, ora telefonerai a Charlie e gli racconterai tutto. Poi, andrai dai nonni e farai lo stesso.”

“Alice.. non volevo tirare i nonni dentro a questa.. faccenda.” Provai a spiegarle.

Lei per risposta sbuffò infastidita, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

“Fai come ti dico. Rose e Jack, pulite questo casino. Jull tu assisterai Bella e farai in modo che esegua gli ordini, Jasper vai a prendere il tripiedi e i fogli bianchi che uso per disegnare insieme ai pennarelli, mentre io mi concentrerò un attimo e cercherò di focalizzare al meglio tutto ciò che ho in mente. Il ritrovo è tra un’ora in salone. Sono stata chiara?”

“Signorsì!” rispondemmo tutti all’unisono.

D’altronde, chi l’avrebbe mai potuta fermare?

 

La telefonata con Charlie non fu così terribile come avevo immaginato e neanche la conversazione con i nonni. Tutti e tre si erano arrabbiati molto e avevano promesso che avrebbero fatto i salti mortali pur di smascherare Volturi e nipote.

La nonna aveva anche deciso di partecipare al summit di Alice in salone, infatti, aspettava il resto della famiglia comodamente seduta sulla poltrona.

Io e Jull invece eravamo spaparanzati sul divano, di fronte a Rose e Jack.

Jasper stava finendo di sistemare il tripiede quando Alice fece il suo ingresso trionfale in salone.

“Bene. Sono contenta che ci sia anche tu nonna.” Esordì, dedicando un sorriso tutto zucchero alla nonna, che ricambiò con la stessa dolcezza.

Alice e la nonna erano legate in un modo che a volte neanche io mi sapevo spiegare.

“Allora.. Bella che ha detto Charlie?”

“Mi ha detto che insieme a Sue inizia a indagare tra le sue conoscenze per scoprire qualcosa su Volturi e suo figlio. Poi, mi ha detto che sabato parleremo meglio, dato che non è sicuro parlare di certi argomenti per telefono, non si sa mai..”

“Vai a Seattle?” chiese Jull.

“Ah! Già. Non te l’ho detto.. ho la presentazione ufficiale della squadra e sabato sera andrò alla festa a casa Volturi.”

“Nella bocca del leone..” sussurrò, prima che Alice prepotentemente riportasse l’attenzione a questioni più importanti.

“Dopo parleremo anche di sabato, ieri è arrivato il tuo vestito. Ma, parlando di cose più serie.. ora è importantissimo adottare una strategia per fregare Tanya e soprattutto per fregare Edward.”

“Come fregare Edward?” chiesi sconvolta.

Lui era una vittima.

“Calmati e lasciami spiegare.”

“Prima di tutto, Nonna, devi scoprire quando ne sa Esme di tutta questa faccenda. Da quanto ha detto Bella, i genitori di Edward si sono già più o meno mossi per trovare una soluzione al problema. Ovviamente devi far attenzione che lei non racconti niente al figlio. E’ importante che Tanya continui a pensare che Edward e Bella non stanno più insieme.”

“Approposito di questo piccolo particolare.. Bella tu non dovrai dire nulla ad Edward. Lui non deve sapere che tu sai, chiaro?”

“Ma io voglio..” provai a protestare.

“Lo sappiamo tutti qui dentro che tu vuoi stare con Edward, ma lui non deve sapere che tu sai. Questo significa che deve essere lui a dirtelo.. giustamente non vorrai un po’ vendicarti per ciò che ti ha fatto passare, no?”

Rimasi un attimo interdetta, non capendo bene dove la mia migliore amica voleva andare a parare.

“Diabolico.” Esclamò Jull sorridendo verso Alice.

“Anche perché nel mentre che tu cercherai di smuovere l’autocontrollo di Edward, noi tutti cercheremo di far affondare Tanya e di far venire a galla le sue molteplici malefatte.”

Ci fu qualche istante di silenzio, tutti cercavamo di metabolizzare le parole di Alice.

“Scusa la domanda stupida. Ma come farò a minare l’autocontrollo di Edward?”

“Facile. L’hai detto tu stessa, no? Edward è ancora innamorato di te, quindi l’ingrediente base è che tu devi essere sempre te stessa. Poi ci aggiungiamo qualche lacrima, un po’ di melodrammatica nostalgia, audacia e infine l’ingrediente più potente di tutti, la gelosia.”

Sia Rose che mia nonna batterono le mani probabilmente soddisfatte dal piano di Alice.

“Fammi indovinare piccolo mostro.. io dovrò fare del mio peggio?” disse Jull con un sorriso malefico ad illuminargli il volto.

“Ovvio che si.”

“Nessuno vuole sapere se sono d’accordo o meno?”

Tutti mi guardarono come se fossi una pazza e dopo alcuni istanti di silenzio cominciarono a parlottare tra di loro e a definire ancora di più la grande strategia.

 

 

 

 

 

Il lunedì mattina, dopo aver visto un fisioterapista amico del nonno, ero andata a scuola carica come non mai.

Tanto che ad un certo punto, dopo una certa frase detta da una megera chiamata Tanya, tutta la mia carica esplose prepotentemente e scoppiai platealmente.

Non ci vedevo più dalla rabbia.

“Solo se riguarda Edward e le cose che preferisce a letto.”

Brutta stronza.

Quando uscii dalla sala mensa, tra il silenzio generale, ero ancora infuriatissima, più nella mia mente mi ripetevo di stare calma e più quella frase tornava prepotente nella mia testa. Anche solo l’idea di Edward e Tanya nello stesso letto, oltre a farmi accapponare la pelle, mi faceva incazzare come poche volte era successo nella mia vita.

Mentre camminavo verso l’aula di biologia sentii alle mie spalle il passo di Edward, improvvisamente mi accorsi che sicuramente il mio scoppio di rabbia non avrebbe giovato al piano ideato da tutti noi. Quindi decisi d’improvvisare.

Mi girai di colpo e gli puntai il dito contro; sapevo che forse sembravo una pazza, ma poco me ne importava.

Da una parte ero anche arrabbiata con lui. Se fin da subito fosse stato sincero con me, a quest’ora non ci saremmo trovati sicuramente in questa situazione.

Quindi ne avevo anche per lui e la sua idiozia.

“Per la cronaca: la prossima volta che ti metti in mezzo in una conversazione che non ti riguarda minimamente, ti taglio le palle. Sono stata chiara?”

Quando vidi i suoi occhi terrorizzati, gioii internamente.

“Be.. Bella.. volevo solo aiutarti. Tanya..”

“Tanya è una stronza e lo sanno tutti. Ma il fatto che lei tiri fuori cose vecchie una vita tra me e te non significa proprio un bel niente. Per me non significano più niente. Sono in grado di difendermi da sola.”

Detto questo, mi girai e continuai a camminare verso la classe.

Lui mi raggiunse dopo poco tempo.

“Bella aspetta.. lo so che la situazione tra noi è difficile ma.. io.. voglio proteggerti, ecco..”

Per un attimo la dolcezza prese il sopravvento, sentivo le farfalle nel mio stomaco sbattere le ali contente, ma poi ripensai alle parole di Alice e cercai il più possibile di ricompormi.

“Grazie.. ma.. non ce n’è più bisogno.” Sussurrai tristemente, prima di girarmi e raggiungere finalmente l’aula.

“Ah bene.. buongiorno ragazzi!” ci salutò il professor Banner.

A quanto pareva mancavamo solo più io ed Edward.

“Oggi parleremo di animali vertebrati ed invertebrati.”

Aprii il libro e sbuffai, sarebbe stata una lunga lezione, soprattutto con lo sguardo di Edward puntato addosso.

 

“Allora.. nessuno mi sa fare un esempio di un animale che sia ermafrodita?”

Edward stava scarabocchiando sul suo blocco degli appunti, quindi ero più che sicura che non avrebbe risposto.

Timidamente alzai la mano.

“Si, signorina Swan?”

“L’orata. E’ un ermafrodita proterandrico.”

“E sa cosa significa?”

“Si. Significa che per i primi due/tre anni di vita è maschio, poi, quando aumenta le sue dimensioni, diventa femmina.”

“Complimenti signorina Swan. Avete capito?”

Quando non gli arrivò nessuna risposta, continuò, aggiungendo:

“Allora ragazzi.. Ho deciso che venerdì prossimo mi dovrete consegnare un approfondimento a coppie su un qualsiasi argomento che riguardi un animale o più animali di una delle cinque classi di vertebrati che abbiamo cominciato a vedere oggi.”

La campanella suonò e alcuni cominciarono a sbuffare.

“Non vi rubo altro tempo.. qui c’è il foglio delle coppie, ve lo lascio sulla cattedra. A domani.”

Detto questo uscì dalla classe e, neanche a dirlo, tutti corsero a vedere con chi erano stati accoppiati. Io, a dire la verità, non avevo nessuna fretta di saperlo.

Mi accostai alla cattedra insieme ad Edward, sapevo che la mia sfuriata in mensa prima, e nel corridoio poi, lo aveva scosso.

Un po’ mi dispiaceva, ma dovevo assolutamente seguire la strategia, anche se avevo una voglia pazza di abbracciarlo e baciarlo fino a consumarmi tutte le labbra.

Mitch mi passò il foglio con un sorriso, distogliendomi dai miei pensieri, dileguandosi poi, un attimo dopo, fuori dall’aula.

Sfogliai attentamente i nomi:

Mitch Brown – Sandra Freeman

Josh Wallace – Paul Polland

Isabella Swan - Edward Cullen

 

Quando lessi i nostri due nomi uno vicino all’altro, per poco non mi scoppiò una coronaria. Infastidita sbattei il foglio sulla cattedra e uscii a passo di carica nel corridoio, con tutte le persone che c’erano in classe, proprio con lui doveva mettermi?

Mi sarebbe andato bene anche Mitch e questo era tanto.

“BELLA, APSETTA!”

Rallentai il passo, anche se non ero molto convinta di quello che avrebbe potuto dirmi.

“Dovremmo metterci d’accordo per trovarci e fare l’approfondimento.”

“Prima forse dovremmo trovare un tema da trattare.” Dissi ironicamente guardandolo negli occhi.

“Si.. giusto.. tu hai già in mente qualcosa?”

Pensai per alcuni istanti la miglior risposta da dargli, anche perché in quel momento mi tremavano le mani e l’idea di averlo così vicino mi faceva andare fuori di testa. Forse ero proprio fuori di testa.

“Senti.. facciamo una lista a testa di ciò che ci piacerebbe, poi vediamo se ci sono punti in comune e decidiamo il da farsi, ok?”

Annuì, approvando la mia idea.

“Ok.”

La mia spavalderia era completamente scomparsa, in quel momento mi sentivo terribilmente in imbarazzo.

“Beh.. ciao.”

Disse, accennando appena il suo sorriso irresistibile.

Lo fissai e di colpo, senza ricambiare il saluto, mi girai, dirigendomi verso l’aula di storia.

 

 

“C’è un ragazzo bellissimo fuori che sta parlando con il professor Swan.”

“Dai! L’hai visto anche tu? E’ troppo figo, poi su quella moto..”

“Ma chi starà aspettando?”

Sorrisi, sentendo parlottare le ragazze del primo e del secondo anno tra di loro.

Affrettai il passo e uscii nel pomeriggio inoltrato di Forks.

In mezzo al cortile, con tutte le ragazze single e non solo della scuola che li guardavano, c’erano Jull, seduto sulla moto e mio fratello vicino a lui.

Mentre mi avvicinavo cercavo il più possibile di mascherare il mio divertimento.

“Ah.. Ecco la più simpatica delle gemelle Swan.” Esordì Jull con un sorriso.

“Avete idea che mezza scuola femminile sta sbavando spudoratamente dietro di voi?”

“Avresti dovuto vederci quando eravamo ancora sulla piazza.”

Alzai gli occhi al cielo.

“E pensa quando le Cheerleader sapranno che abbiamo un nuovo co-allenatore.”

“Come?” chiesi shoccata. “Da quando Jull è diventato il tuo vice?”

“Da quando io e lui siamo andati a parlare con il preside.”

Annuii ancora un po’ sorpresa.

Sapevo che quello stesso pomeriggio Jasper e Jullian sarebbero andati a parlare con il preside Green, ma non credevo che una delle conseguenze sarebbe stata quella che mi avevano appena comunicato.

Chissà allora che cosa avevano deciso riguardo a Tanya.

“E.. che altro vi ha detto?”

Jull scosse la testa.

“Non è questo né il luogo e né il momento opportuno per dirlo.”

Seguendo il suo sguardo notai Edward uscire dal plesso scolastico insieme a Daniel.

“JULL!” urlò mia sorella, venendo nella nostra direzione, insieme ad Emmett.

“Ah! Ecco invece la gemella Swan più bella.”

Gli tirai uno scappellotto sul braccio.

“Non ero io la ragazza più bella che tu avessi mai visto?” chiesi con un tono finto indignato.

“Lo sai principessa, che ho un debole per le bionde..”

“Io non giocherei tanto con il fuoco, fossi in te”, disse Em, guardando Jullian con un sorriso un po’ tirato, “Bella oggi stava già per picchiare Tanya.”

L’avevo detto come una battuta, ma ero sicura che un po’ era geloso per l’apprezzamento che il mio amico scellerato aveva fatto alla mia gemella.

“Già. L’abbiamo saputo del tuo spettacolo. Grazie al cielo sei riuscita a non fracassarle la testa.” Stemperò l’atmosfera Jasper.

Tutti scoppiammo a ridere.

“SWAN”

In un istante tutti smisero di ridere, sentendo la voce di quella iena di Tanya.

Mi girai, ritrovando in un attimo lo spirito battagliero che avevo tirato fuori in sala mensa. Questa volta, se non riusciva a tenere la bocca chiusa, le avrei veramente tirato i capelli. E non solo.

“Denali.. devo ricordarti che sono sempre un professore della scuola e non devi rivolgerti così ad una tua compagna?”

Tanya era immobile.

Al suo fianco c’era Kate e poco distante Irina, che aveva quasi uno sguardo rassegnato.

“Lo so, professor Swan. Ma.. mi sembra che non è stato mosso un dito per me quando Isabella mi ha insultata ingiustamente davanti a tutta la sala mensa.”

Con la coda dell’occhio vidi Edward avvicinarsi.

L’aria era satura di nervosismo.

Stavo per rispondere a tono, che lei era una vipera, stronza, acida e zoccola, quando Jullian si affiancò a me, in un chiaro segno di protezione.

“Io cambierei tono, fossi in te.” disse solamente.

Tanya scoppiò a ridere.

“Cos’è, ora hai un nuovo principe azzurro che ti protegge?”

Accennai un passo in avanti, ma ancora una volta Jull mi impedì di agire, appoggiando la sua mano destra sul mio braccio.

“Signorina Denali. Farebbe bene ad ascoltare il consiglio del professor Swan e del professor Preston. E ora.. mi farebbe piacere disquisire con lei di alcune questioni, se vuole seguirmi nel mio ufficio..”

A quelle parole la stronza assunse un’aria terrorizzata, prima di girarsi verso la direzione da cui proveniva la voce.

“Allora?”

Il preside Green aspettò paziente che Tanya ci fulminasse con lo sguardo, prima di sparire insieme a lui dentro all’edificio.

Ero troppo curiosa di sapere che cosa si sarebbero detti, ma qualcosa mi diceva che Jasper o Jullian avrebbero potuto placare la mia curiosità.

“Tutto ok?”

Guardai Jull attentamente, prima di annuire con un sorriso.

“Professor Preston?” chiesero all’unisono Rose ed Emmett.

“Si. A quanto pare sono entrato nel consiglio docente poche ore fa.”

Inutile dire che l’entusiasmo di Rose era inversamente proporzionale all’entusiasmo di Edward e di Emmett.

Indubbiamente ne avremmo viste delle belle.

 

 

“Ma dove mi hai portato?” chiesi curiosa a Jull.

A dire il vero sapevo benissimo dov’eravamo, visto che ci trovavamo ancora a Forks, ma non riuscivo a capire che cosa significava una visita alla signora Keller di lunedì pomeriggio.

“Stai buona un attimo e lo scoprirai.”

La signora in questione, aprì la porta proprio nell’istante in cui stavo per rispondere con le rime. La conoscevo poco, sapevo che con mia nonna ed Esme faceva parte del gruppo che organizzava gli eventi nella nostra cittadina.

“Ciao ragazzi! Prego accomodatevi..”

Le sorrisi dolcemente, entrando dentro alla piccola villetta che divideva insieme al marito. Ci chiese come stavamo e se volevamo qualcosa da bere o mangiare.

Jullian diniegò educatamente con un sorriso sexy da paura.

“Seguitemi..” disse la signora un po’ imbambolata.

Ci fece strada verso un corridoio che portava ad una piccola veranda.

Quando entrai nel piccolo locale per poco non mi sciolsi sul pavimento.

In un angolo c’era una grossa cesta, dentro alla quale c’era una cucciolata di gattini, sorvegliata da quella che, immaginai, essere la mamma gatta.

Erano adorabili.

“Scegliete quelli che più vi piacciono.”

Rimasi a bocca aperta.

“Cosa vuol dire Jull?” chiesi, una volta rimasti da soli.

“Scegline uno per te e uno per tua sorella.”

“Ma.. come?”

“E’ il vostro regalo di compleanno in ritardo..”

Presa dall’euforia, e un po’ dalla commozione, lo abbracciai, ringraziandolo più volte.

Insieme cominciammo a guardarli e ad accarezzarli.

Erano davvero teneri.

 

“Allora cari.. avete scelto?”

“Si”, ammisi convinta più che mai.

“Voglio quei due.”

 

 

“Che cosa penserà tua sorella quando scoprirà che le ho regalato un gatto?”

“Sarà felicissima.. come lo sono stata io. Grazie Jullian.. sei stato davvero carino!”

Eravamo a casa seduti sul grosso divano nel salone, io tenevo tra le braccia il mio piccolo nuovo amico, mentre lui, mi guardava, con il futuro gattino di mia sorella addormentato sulle sue gambe.

“Lo sai che per attimo ho sperato che non prendessi quello rosso?”

“Lo sai che ho un debole per i rossi..”

Entrambi scoppiammo a ridere, prima di essere interrotti dalla porta di casa che si apriva.

“SIAMO A CASAAA!!” urlò Rose.

In fretta e furia, nascondemmo il suo gattino nel cesto che la nonna mi aveva gentilmente prestato.

“Ciao Rose.. Jasper..”

Salutò Jull, coprendomi in parte.

“Jack?”

“E’ uscito con un suo amico.”

“Che fate lì seduti come se..”

Rose non riuscì a finire la frase perché rimase a bocca aperta a guardare la piccola creaturina che avevo tra le mie braccia.

“E’.. è..”

“Un gatto. Si.” confermò Jasper, che probabilmente era già a conoscenza di tutto.

“Si chiama Eddy” disse Jull, prima di prendere il cestino e metterlo tra le mani di mia sorella, “e lui è tutto tuo.”

Per poco mia sorella non scoppiò a piangere dalla gioia, aveva sempre desiderato un gatto, ma per una cosa o per l’altra, non avevamo mai avuto l’occasione di possederne uno.

“Grazie Jullian!” urlacchiò, abbracciandolo a cozza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Care lettrici,

come avete visto sono riuscita ad aggiungere il capitolo un po’ prima del solito.

Purtroppo sono molto impegnata con l’università e le varie associazioni di cui faccio parte nel mio paese. Però sappiate che faccio del mio meglio per scrivere questa storia che, giorno dopo giorno, mi regala un sacco di soddisfazioni.

 

Bella lo sa e la strategia c’è.

Non siete curiose di sapere come Jullian darà del suo peggio? Io non vedo l’ora.

Vi è piaciuto il bel gesto che lui ha fatto per le gemelle? Io adoro i gatti!!!!

Immagino che ve lo aspettavate tutte che Bella avrebbe chiamato il suo gattino Eddy, vero? E Rose il suo, magari, lo chiamerà Emmy?

Come dice la cara Fabisweetheart, i Bellan sarebbero stati veramente grandi.

Ma Edward, è Edward.

Però per farmi perdonare, soprattutto da lei, ho aggiunto un po’ di amore fraterno fra Bella e Jasper. Lo sapete che in questo periodo sto rivalutando totalmente la coppia Alice e Jasper? Forse perché ho letto alcune efp dedicate completamente a loro. Ma sono così teneri. (Occhi a cuore).

A qualcuna, rispondendo alle recensioni e ai messaggi privati che mi arrivano, ho chiesto alcune cose e ho piacere di estenderle a tutte voi:

Irina? Quanto ne sappiamo su di lei? E cosa pensate su di lei?

Io avrei una pazza ideina. Forse già dal prossimo capitolo scoprirete qualcosa in più.

Bella dovrebbe dire a Jullian il contenuto della lettera di Evelyn, guastandogli la sorpresa?

Riusciranno a sconfiggere Volturi?

 

Ovviamente sono sempre aperta a suggerimenti, domande, critiche e quant’altro.

Ringrazio tutte voi per il sostegno e l’entusiasmo che mettete nel leggere la mia storia e nel commentarla.

Ringrazio anche le silenziose lettrici, perché anche senza di loro non sarei nessuno.

Grazie, GRAZIE, GRAZIE.

Vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata.

Un abbraccio,

Anna





























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Capitolo 43
*** CAPITOLO 42 ***






Mi scuso per il ritardo.

Non ci sono parole per descrivere il mio dispiacere.

Vi lascio al capitolo, buona lettura.

Anna

 

 

 

CAPITOLO 42

 

“Grazie Phil. Dai un bacio alla mamma da parte mia.”

Staccai la telefonata e rimuginai un attimo sulle parole che avevo scambiato con il compagno di mia madre. Ovviamente anche loro erano stati informati di ciò che era successo con Edward, con Tanya, ma soprattutto con Volturi.

Nonostante la tristezza che provavo nel non poter stare con la persona che amavo e la rabbia cieca che a volte mi assaliva, ero molto contenta di vedere come tutta la mia famiglia e le persone a me più care, mi sostenessero in tutto e per tutto.

Phil mi aveva detto che per certi versi conosceva il figlio di Volturi e che l’aveva visto in più di un’occasione.

Mi aveva anche avvertita del fatto che Caius Volturi fosse un vero e proprio verme.

Viveva alle spalle del padre sperperando denaro su denaro, aveva dei giri molto loschi, probabilmente alcuni riguardavano anche il campo della droga e della prostituzione.

Era stato bello, sentirmi dire da Phil di fare attenzione e di stare il più alla larga possibile da Volturi. Le sue parole mi avevano aiutata a capire che lui, come mia madre, era davvero preoccupato per me e la mia incolumità.

Alla fine, dopo esser passati a chiacchierare su temi un po’ più leggeri, mi aveva detto che lui e Reneè stavano cercando di liberarsi il più possibile, per poter venire a Forks e aiutarci attivamente nella strategia contro Volturi.

Sospirai ancora un po’ preda di tristi pensieri e mi decisi a scendere dalla macchina.

Il giardino era uguale a come l’avevo visto l’ultima volta in cui ero stata ospite, d’altronde sapevo che Jullian continuava a prendersene cura.

Camminai lungo il vialetto un po’ con il cuore in gola.

Non c’era nessuna macchina posteggiata, ma questo particolare non significava che lui non fosse in casa.

In ogni caso avrei affrontato qualsiasi cosa.

Suonai il campanello e cercai di calmarmi il più possibile, assumendo la miglior faccia da poker a mia disposizione.

Per fortuna ad aprirmi la porta fu Esme Cullen.

Ci guardammo per un istante negli occhi, non sapevo che cosa si erano dette lei e la nonna, perché non aveva voluto rivelarmelo, però qualcosa dentro il suo sguardo mi fece capire che entrambe sapevamo ed entrambe avremmo fatto il possibile per Edward.

“Ciao Bella.” Disse un po’ titubante.

“Ciao Esme.. scusa il disturbo ma sono venuta a trovare.. Emmett.”

“Oh che carina! Prego accomodati..”

Mi fece entrare nel salone, ovviamente, senza che riuscissi a controllarmi, guardai di sottecchi l’ambiente, per paura di trovarmi Edward seduto da qualche parte.

Per fortuna, di lui, nemmeno l’ombra.

“Sono contenta che tu sia venuta, si sente un po’ solo, anche se Rose passa a trovarlo spesso. Chiacchierare un po’ con te gli farà bene. Domani vai a Seattle, giusto? La nonna mi ha detto che sei un po’ in ansia per questo debutto..”

Grazie ai modi gentili di Esme, riuscii a calmarmi e far scomparire l’imbarazzo.

“Si. Più che altro non sono tanto una da riflettori e non ho molta voglia di posare per ore e ore davanti a una macchina fotografica. Per fortuna mi accompagnerà Jacob.”

Il nome del mio migliore amico mi uscì con un tono di voce un po’ basso, per quanto gli volessi bene e fossi contenta della sua presenza, avrei di gran lunga preferito farmi accompagnare da Edward.

Forse Esme capì a cosa stavo pensando, perché in un attimo cambiò totalmente discorso.

“Emmett non ha più la febbre, ma è ancora molto debole. Chi lo direbbe mai che un orso grande e grosso come lui potesse prendersi l’influenza?”

Ridacchiai. Il gemello Cullen simpatico era a letto con la febbre da mercoledì sera dopo l’allenamento.

Contando che eravamo a venerdì immaginai che ne avesse le balle piene di starsene a letto e chiuso in una stanza.

“Vai pure di sopra in camera sua..” disse sorridendomi gentile.

Ok. Ce la potevo fare.

La ringrazi e m’incamminai verso le scale.

“Bella?!”

Mi girai, senza proferire alcuna parola.

“Edward non è in casa.”

 

Prima di bussare alla porta della stanza di Emmett, mi fermai una manciata di minuti ad osservare la porta della camera di Edward.

Mi mancava. Ogni giorno sempre di più.

“Avanti..” esclamò Emmett flebilmente e con un tono forse un po’ scazzato.

Appena mi affacciai alla porta i suoi occhi, prima un po’ spenti si accesero, sorridendomi felice.

“Bellina! Che bello vederti!”

Chiusi la porta alle mie spalle, avvicinandomi al letto con le braccia allungate per stringerlo in un abbraccio.

“Sapevo che Rose oggi non riusciva a venirti a trovare perché è a lezione di pianoforte, così ho deciso di passare a farti un salutino. Sempre se non hai qualcosa di meglio da fare..”

Sbuffò, postandosi un po’ di più verso sinistra.

Mi appoggiai sulle coperte al suo fianco allungando i piedi.

“Scusa Bella. Ma è da martedì che non mi lavo, quindi puzzerò un po’!” disse serissimo.

“Credo che peggio delle mie calze rosse antiscivolo non ci sia niente. Poi l’uomo sporco e puzzone è sempre piaciuto. Hai anche la barba.”

Accennò un sorriso, ma si vedeva che era ancora convalescente.

“Esme mi ha detto che ti senti ancora un po’ debole, però la febbre è passata, no?”

“Si. In questo momento mi sento come se un carro armato mi fosse salito sul corpo.”

Gli presi la mano, che aveva appoggiato sulla coperta, in un chiaro segno di dolcezza e sostegno.

Ad Emmett volevo un gran bene e, anche se in quel periodo non glielo avevo particolarmente dimostrato, volevo che sapesse che io per lui ci sarei sempre stata.

“Se sei stanco puoi dormire.. in effetti ho sonno, potrei dormire un po’ anche io.”

“Fammi indovinare.. hai fatto le ore piccole con il tuo nuovo amico?”

La sua domanda forse voleva essere un po’ scherzosa, ma in verità uscì, probabilmente anche alle sue orecchie, piuttosto acida.

“No. Che cos’hai contro Jullian?”

Incrociò le braccia, un chiaro segno di nervosismo.

“Nulla in particolare. Se non che la mia ragazza è pazza di lui!”

Provai in tutti i modi a mascherare il mio sorriso, ma fallii miseramente. Come riuscivano le ragazze a non impazzire per Jull? Era troppo tutto.

“Dai Em! Non essere così acido. Jull è stato così carino a regalarci i gattini, dovevi vederla Rose.. per poco sveniva! E poi guarda che l’ha chiamato Emmy perché ama te, altrimenti l’avrebbe chiamato Jully, non trovi?”

“Si, ma questo non significa che se all’inizio mi stava simpatico perché vedevo in lui un modo per far tornare alla realtà mio fratello.. adesso lo trovo estremamente odioso.”

Pensai per un attimo di troppo alle sue parole e lui fraintese i miei pensieri.

“Oh Bella!! Scusa.. non volevo rimarcare brutte faccende con Edward..”

Alzai le spalle, con un sorriso di circostanza piuttosto triste.

“Non ti preoccupare Em, ormai ci ho fatto il callo. Comunque stai tranquillo.. Rose vuole molto bene a Jullian, ma ciò che prova per te, va oltre a qualsiasi cosa. Fidati, per favore.”

“Ora capisco però.. immagino che c’eri anche tu nella protesta contro il nuovo co-coach. Vero?”

Se prima il suo sorriso era così contento, con tanto di fossette, quando pronunciai l’ultima frase, per poco non diventò verde vomito.

“No.. io mi sono tirato fuori. Credo che il diretto interessato ti abbia raccontato qual era il maggior contrario alla sua candidatura. Purtroppo però, pur essendo il capitano, non ha avuto alcuna voce in capitolo.”

Sospirai afflitta, scuotendo la testa.

Anche se dentro di me gioivo da quando Jasper mi aveva raccontato l’incazzatura di Edward e le parole che si erano detti loro due, non potevo di sicuro tradirmi di fronte ad Emmett.

“Ci mancherebbe! Come se lui potesse comandare.. se il preside e mio fratello hanno ritenuto all’altezza Jullian non vedo perché non possa essere il co-coach. Io posso capire le motivazioni di Edward.. ma forse avrebbe dovuto pensarci.. prima.”

Vidi l’espressione di Em mutare e rattristarsi di tutto punto.

Non doveva essere facile mentire a tutti. Mi ritrovavo molto in lui, soprattutto dopo la lettera che avevo ricevuto da Evelyn, non ero ancora riuscita a capire se raccontare o meno del suo ritorno al suo fidanzato.

Da una parte l’avrei voluto fare, perché sapevo quanto le mancava, ma dall’altra avevo paura di accenderlo di false speranze e di rovinare una sorpresa così bella.

Mi sdraiai appoggiando la testa sul cuscino.

“Non è facile Bella. Edward.. ti vuole bene, su questo non devi dubitarne mai.”

“Forse hai ragione ma.. non stavo pensando a tuo fratello.” Mi girai verso di lui, guardandolo intensamente negli occhi, “ti posso chiedere una cosa?”

Annuì, sdraiandosi anche lui.

“Mettiamo il caso che tu stia nascondendo una cosa ad una persona molto importante per te, perché un’altra persona ti ha chiesto di mantenere un segreto. Tu cosa faresti? Manterresti il segreto oppure glielo diresti?”

Lo vidi seriamente in difficoltà.

“Beh.. dipende quanto è compromettente il segreto..”

Che stupida! Mi ero completamente dimenticata che lui stava nascondendo il segreto di Edward a Rose e a me.

La mia domanda, seppur indirizzata al problema tra Evelyn e Jullian, non avevo immaginato che potesse anche passare per una domanda trabocchetto.

Decisi di giocarci un po’ su.

Alice sarebbe stata orgogliosa si me.

“Il segreto in sé è una cosa bella. Però dipende da come quest’altra persona prende la notizia.. Cioè.. tu nasconderesti mai qualcosa a me o a Rose? Penso proprio di no, anche se fosse per il nostro bene.. Non so Em, mi trovo in una situazione un po’ difficile.”

“A chi lo dici..” sussurrò sottovoce.

Forse ero stata un po’ cattivella.

 

 

Mi svegliai un po’ intontita, guardandomi intorno.

Qualcuno mi aveva coperta con una copertina di pile.

Emmett dormiva seraficamente, con un braccio sotto il cuscino, era molto buffo, ma allo stesso tempo davvero tenero.

Guardai l’ora sul cellulare e mi maledii, erano già le sette di sera, dovevo assolutamente tornare a casa e fare i bagagli, probabilmente tutti si stavano chiedendo che razza di fine avevo fatto.

Facendo attenzione a non svegliare Em, presi un pezzo di carta dalla sua scrivania e scrissi:

 

Grazie per la bella dormita.

Vedi di rimetterti, ci vediamo lunedì a scuola! ;)

Un bacione, B.

 

Scesi al piano di sotto con il cuore in gola.

Che cosa dovevo fare?

Chiamare Esme? Andare in cucina, dove sentivo un lieve parlottare? Oppure sgusciare fuori di casa, facendo attenzione a non farmi beccare?

Quando giunsi al fondo delle scale, non vidi altra alternativa se non quella di dirigermi in cucina, pregando con tutta me stessa di non ritrovarmi davanti Edward.

Preghiere vane, perché era seduto sullo sgabello della penisola che leggeva un spesso libro che mi sembrava simile a quello di biologia.

Mi dava le spalle, quindi fu Esme a vedermi per prima.

“Ah Bella! Stavo giusto per venire su a svegliarvi.. la cena è quasi pronta. Ti fermi a mangiare qui?”

Non so che cosa mi fece ritardare la risposta.

Se il fatto che Esme sapesse che mi ero addormentata con suo figlio e che mi chiedesse di fermarmi a cenare insieme a loro, come se nulla fosse. Oppure il fatto che Edward mi guardava come se ci fossimo stati solo io e lui in quella stanza.

“Ehm.. Emmett dorme ancora.”

Fu la mia prima risposta intelligente, la seconda, forse fu ancora peggio.

“Mi piacerebbe.. ma no. Grazie.”

Immaginai di emanare disagio da tutti i pori della pelle.

Esme, lanciò prima uno sguardo veloce al figlio, che mi stava ancora fissando come se non ci fosse un domani, per poi sorridermi gentilmente e posare lo straccio che teneva tra le mani.

“Ti accompagno alla porta.. mi ha fatto piacere che sei..”

“L’accompagno io alla porta, mamma.”

Oh no.

“Ok.”

Edward si alzò dallo sgabello e a passo di carica mi fece uscire dalla cucina, riuscii a malapena a salutare la madre.

“Che diavolo ti prende?” chiesi arrabbiata.

L’ultima cosa che volevo in quel momento era rimanere da sola con lui.

“Domani parti?”

“Già..”

Aprii la porta e sgusciai fuori di casa, l’idea era quella di svignarmela il prima possibile,

“Dobbiamo trovare qualcosa da fare per biologia..”

Quanto mi faceva tenerezza. Era troppo bello.

“Magari ne possiamo parlare lunedì, adesso dovrei proprio andare.. mi staranno aspettando per la cena.”

“Si, certo..” disse, quasi come se fosse in un altro continente.

“Ciao Edward..”

Mi girai e cominciai a camminare verso la macchina, dopo pochi passi però una mano afferrò il mio braccio.

“Bella aspetta..” lo fronteggiai, o almeno, ci provai.

Il suo sguardo era un mix tra disperazione e prudenza, forse aveva paura di farmi infuriare. Eravamo davvero troppo vicini, le cellule del mio corpo urlavano allarme rosso. Mi sentivo una dodicenne.

“Divertiti a Seattle e.. fai attenzione.”

Mi sforzai con tutta me stessa per riuscire a trattenermi nel non saltargli addosso.

Dovevo fare la sostenuta. O almeno, provarci.

“Grazie. Ora puoi lasciarmi il braccio?”

“Bella mi dispiace, veramente. Non avrei mai voluto che.. beh.. ci vediamo lunedì.”

Riuscii a sostenere il suo sguardo per pochissimo, poi, tornai a camminare verso la macchina.

Mi sentivo cattiva a dargli le spalle in quel modo, ma non potevo farne a meno, sapevo che non avrei resistito a lungo. Mi mancava troppo.

 

 

 

“Allora.. che ne dici di raccontarmi che cosa ti frulla per la testa? Sento le rotelle del tuo cervello girare a velocità supersonica.”

Spostai lo sguardo dal panorama fuori dal finestrino e lo portai su Jacob. Più o meno ci eravamo messi in viaggio tre ore fa.

“E’ complicato Jack..”

“Nulla è complicato. Dimmi che cosa ti passa per la testa. Sei preoccupata di conoscere Volturi, o il figlio di Volturi? Oppure stai ancora pensando ad Edward?”

“E’ un mix di tutte queste cose più una.”

“Inizia dall’una.. credo che dopo aver assistito alla prova intimo di Alice di ieri pomeriggio, posso sopportare qualsiasi cosa.”

“Come la prova intimo? Ha chiamato te e non me o Rose per vedere il completino da mettere sotto il vestito da sposa?” chiesi sbigottita e un po’ arrabbiata.

Ce lo aveva promesso.

“Ma che pensi Bella!! No.. stasera voleva fare una sorpresa a tuo fratello. Perché in questo periodo Jasper era veramente molto preoccupato per te e così vuole.. distrarlo.”

Scossi la testa pensando alle arti amatorie della mia migliore amica, quando si metteva una cosa in testa.. Jasper avrebbe trovato lungo e largo.

“E com’era questo intimo?”

“Beh.. conta che sono un uomo ed etero. Anche se voglio davvero bene a tuo fratello ed Alice la reputo al pari di una sorella..”

“Vieni al dunque, Black.” Lo esortai.

“Era davvero gnocca.”

Entrambi scoppiamo a ridere.

Impiegammo qualche istante per riprendere il controllo.

“Ma ora.. mia cara Bambolina.. Dimmi un po’ che cosa ti angustia.”

Sospirai. Sapevo che Emmett non era stato in grado di esprimere liberamente il suo pensiero perché si era sentito preso in causa, ma ero sicura che Jack non avrebbe esitato a dirmi la verità dei suoi pensieri.

“Mettiamo il caso che tu stia nascondendo una cosa ad una persona molto importante per te, perché un’altra persona ti ha chiesto di mantenere un segreto. Tu cosa faresti? Manterresti il segreto oppure glielo diresti?”

Sentii le ruote stridere e prima che me ne accorgessi, eravamo quasi fermi in mezzo all’autostrada.

“MA SEI IMPAZZITO?” urlai spaventata.

Jacob, come se nulla fosse mise la prima e riprese a guidare. Per fortuna non c’era quasi nessuno sulla strada, se no, avremmo fatto l’incidente del secolo.

“Scusa Bella, mi era sembrato di vedere un riccio..”

Un riccio? In mezzo al cavalcavia di un’autostrada?

Non riuscii ad esternare i miei dubbi, perché le parole che uscirono dalla sua bocca mi fecero scattare un campanellino di allarme nella testa.

“Dipende da quanto il segreto potrebbe essere compromettente..”

Sbagliavo, o questa risposta mi ricordava qualcosa?

“Jack.. da quando non dici subito quello che pensi? Non è che anche tu hai un segreto da nascondere?”

“Bella? Cos’è? Mi stai psicanalizzando?”

Si stava mettendo sulla difensiva: brutto segno.

“No.”

L’atmosfera in macchina era diventata piuttosto tesa, il silenzio gravava su di noi come una nuvola minacciosa. Non mi piaceva per niente.

Sentii Jacob sospirare pesantemente, poi sganciò la bomba.

“Esco con una ragazza.”

Valutai per un attimo se insultarlo, perché mi aveva fatto veramente preoccupare, o se insultarlo perché mi metteva al corrente solo in quel momento, oppure saltargli addosso e abbracciarlo contenta.

Optai per una via di mezzo.

“Tu ci hai quasi fatto rischiare un incidente perchè non sei riuscito a dirmi che ti eri messo insieme ad una ragazza? Ma sei scemo, o cosa?”

“Lo so. Sono un caso perso ma.. tu avevi i tuoi problemi con Edward e non volevo farti star male ulteriormente..”

Tutta la mia rabbia con quelle poche parole andò via.

Era tipico di lui, mettere prima di qualsiasi altra cosa la mia felicità o la felicità di mia sorella. Non era adorabile?

“Oh Jack! Mi dispiace così tanto.. Sono stata troppo presa da me stessa e il mio dolore per accorgermi che ti stava succedendo qualcosa di bello. Potrai mai perdonarmi?”

“Ora sei scema tu.” Rispose con un sorriso tutto miele.

Con rinnovato entusiasmo gli chiesi di raccontarmi tutto.

“Non va avanti da molto.. saranno tre settimane che ci vediamo.”

“Ah.. ecco chi era il tuo amico misterioso! Ma io la conosco?”

Tergiversò un attimo.

“Si.. credo che almeno di vista tu la conosca. Non credo però che vi siate scambiate più di qualche sillaba..”

“E non mi dici come si chiama?”

“No, per ora..”

La cosa iniziava a puzzarmi.

Stavo per controbattere, quando il mio cellulare suonò.

Era Jullian.

“Ciao Fiorellino, come stai?”

“Ciao a te, dolcezza. Io sto bene, anche se sono qui a veder correre delle lumache. Voi? Siete già arrivati?”

In quel momento mi ricordai che quella mattina i miei compagni di squadra avrebbero avuto una partita. Ovviamente speravo in una vittoria, altrimenti il nostro primo posto nella classifica non sarebbe stato più così certo.

“Tutto bene, anche se non siamo ancora arrivati. Già, la partita.. vedete di vincere!”

“Non devi dirlo a me.. ma a quelle schiappette dei tuoi compagni.. Tua..” si sentì un po’ di trambusto e poco dopo sentii la voce di mia sorella forte e chiara nel ricevitore.

“Bella! Tutto bene?”

“Si, ma che fine ha fatto Jull? Almeno l’hai seppellito?”

Al mio fianco sentii Jack ridacchiare.

“No, tranquilla.. non ho fatto nulla al tuo Jull. Volevo solo salutarti..”

Salutala anche a meee!” sentii urlare.

“Si, ti saluta anche Daniel..”

Anche a me! E a me! Ciao Bellaaaa!”

Sorrisi contenta, mi faceva piacere sapere che a qualche mio compagno mancava la mia presenza.

“Comunque mi hai promesso una foto con Caius Volturi, tutti dicono che è bello da mozzare il fiato e voglio vedere se è vero..”

Ma perché stava urlando? E perché diceva cose senza senso?

“Rose smettila di dire ste cavolate! Non è necessario che urli per farti sentire da Edward, non è facendolo infuriare e ingelosire che risolveremo le cose. Un po’ va bene, ma forse stai esagerando..”

Come se io non avessi detto niente, continuò imperterrita.

“Si lo so.. Non parlare troppo forte altrimenti Jullian sente e poi potrebbe farsi cinque ore di macchina e raggiungerti a Seattle. Ma poi.. anche se fosse? Sarebbe un gesto così..”

“NON DIRE ROMANTICO!!”

“Romantico.”

Jack ormai era piegato in due dalle risate; ad una mia occhiata però, cercò di ricomporsi il più possibile.

“Rose questa me la paghi!”

“Pagarti cosa?” sbuffai infastidita quando risentii la voce di Jull.

Tanto ormai mia sorella la frittata l’aveva fatta.

“Che faccia sta facendo Edward in questo momento? Credo che mia sorella abbia esagerato.”

“Non credo. Io mi farei veramente cinque ore di macchina per raggiungerti, tesoro.”

Rimasi per qualche istante a bocca aperta.

Non ci potevo credere, anche lui cominciava con questa farsa?

“Jull non provarci! Almeno tu!”

“Scusami ma ora devo salutarti perché devo lavorare. Tuo fratello oggi è più schizzato del solito..” disse scherzosamente, per poi tornare subito serio, “Bella? Fai attenzione, mi raccomando.”

Annuii, ma poi mi ricordai che lui non poteva vedermi.

“Ti mando un messaggio quando arrivo, tu fammi sapere come va la partita.. Un bacio!”

Ridacchiò divertito, quando lo sentii dire la parola “Pasticcino”, non ci pensai due volte e chiusi la chiamata.

 

 

A Seattle non faceva molto freddo, c’erano le solite nuvole che giravano intorno al perimetro della città, c’era il solito traffico congestionato e c’era il solito clima di frenesia. Da quando mi ero trasferita a Forks, non avevo mai sentito la mancanza di quella città come nel momento in cui Jack posteggiò nel parcheggio sotterraneo del palazzo dove viveva mio padre.

Io e Rose avevamo passato la nostra adolescenza lì.

“Tutto bene?” chiese Jack premuroso, mentre salivamo nell’attico, dove ci aspettava Charlie, sull’ascensore.

“I ricordi tornano a galla..” spiegai con un’alzata di spalla.

Quando entrammo nell’attico, la nostalgia si fece ancora più intensa, era tutto come l’avevamo lasciato. I muri bianchi, le finestre e il bel panorama che si riusciva a scorgere, l’odore inconfondibile di mio padre.

“Ehi! Sono a casa!” dissi naturalmente, come se fossi appena tornata dalle superiori.

“A casa?”

Ad accoglierci trovai mio padre Charlie con un gran sorriso sulle labbra, senza pensarci due volte corsi ad abbracciarlo.

“Mi sei mancato papà.”

Raramente esprimevo quello che provavo, soprattutto con Charlie, che sapevo essere timido, tanto quanto me, ma quel periodo era stato davvero strano e difficile per me.

“Anche tu piccola mia..”

Ero tra le braccia di mio padre, ora le cose si sarebbero sicuramente aggiustate.

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Capitolo 44
*** CAPITOLO 43 ***













Care lettrici,

sono appena tornata dalla vacanza in montagna e vi posto il capitolo che ho scritto in questa settimana. Vi saluto e vi ringrazio per la vostra pazienza.

Ci vediamo al fondo. Vi consiglio di leggere attentamente il capitolo. Ci sono molti dettagli buttati a caso qua e là che potrebbero aiutarvi, in un secondo momento, per trovare la soluzione a questo grosso casino.

Un abbraccio, A.

 

 

 

CAPITOLO 43

Come un pesce fuor d’acqua, guardavo l’insieme di luci, fiori e cascate d’acqua dal finestrino della limousine che era venuta a prendere me, e il mio accompagnatore, direttamente a casa per portarci a casa Volturi.

La paura di sbagliare qualcosa o farmi prendere dalle emozioni negative che mi suscitava in generale tutta la famiglia Volturi, era tanta. Ma non dovevo abbattermi, come diceva mio padre dal giorno prima, in cui l’avevo riabbracciato, le cose si sarebbero sistemate.

“Ehi? Sei pronta?”

Guardai il mio accompagnatore rassegnata.

“Bella.. so che puoi farcela. Tutti insieme risolveremo questa situazione.. ma dobbiamo stare uniti! E tu devi essere forte! Visualizza bene nella tua mente il momento in cui tu ed Edward finalmente starete insieme!”

Sospirai pesantemente, prima di afferrare la sua mano e uscire dalla limo.

Una folla di fotografi era stipata all’ingresso e cominciò a bersagliarci con i flash delle macchine fotografiche. Li sentivo chiamare, o meglio, urlare il mio nome e quello di Jack.

Con non poca fatica riuscimmo ad entrare nel cancello di quella che, solo ad una veloce occhiata, sembrava una villa dalle dimensioni inimmaginabili.

“Bella!”

Mi girai tra la folla, ma non riuscii a capire da dove proveniva la voce della mia amica Carmen.

Continuai a camminare per il vialetto, alcuni giornalisti disposti sul sagrado del vialetto mi fecero alcune domande a cui risposi educatamente, come il pomeriggio precedente mi aveva spiegato una paziente Sue.

“Tu sei una stella del calcio. Però sei sempre una ragazza, una bella ragazza. Nell’intervista del Vanity Fair avevi accennato ad un fidanzato, ma ora ti vedo accompagnata da Jacob Black. Quindi ti possiamo ritenere.. single?”

Oh no. Non mi ero preparata a delle domande così personali. Che avrei dovuto rispondere?

Con la coda dell’occhio notai Jack parlare con un altro giornalista, a quanto pareva non avevo proprio via di scampo: ero fregata.

“No, non sono single..” dissi sorridendo. In fondo era la verità, io ed Edward eravamo ancora legati, anche se non ufficialmente. Ed ero sicura che, appena le cose si sarebbero messe a posto, saremmo potuti ritornare insieme.

“E non possiamo proprio sapere chi è questo ragazzo?”

“No, mi dispiace.”

Per fortuna Jack tornò per salvarmi dalle sempre più insistenti domande e, finalmente, entrammo dentro alla villa. Ad attenderci sulla soglia dell’enorme salone c’era Aro Volturi.

Mi strinsi ancora di più al braccio di Jacob.

Lui, al mio fianco, capì il mio evidente disagio e aumentò, anche se impercettibilmente la stretta.

Avevo paura di sbagliare o peggio, di tradirmi. Il mio nervosismo e il mio odio erano palpabili.

“Bella.. fai un bel respiro.” Sussurrò il mio amico al mio orecchio.

Feci come mi aveva detto e cercai il più possibile di tranquillizzarmi. Potevo farcela.

Lo dovevo a tutti gli amici e famigliari che in quel periodo si erano preoccupati per me e si stavano adoperando per rimettere a posto i cocci della mia vita e della mia relazione con Edward.

“Signorina Swan! E’ un piacere rivederla di persona..”

Con un sorriso tutto miele strinsi la mano che Aro Volturi mi stava porgendo.

Al suo fianco c’era una donna, probabilmente la moglie, che, ad occhio e croce, doveva avere all’incirca due o tre anni più di me. Aveva un bel vestito arancione che ben si sposava con i suoi capelli biondi.

“Il piacere è tutto mio, Signor Volturi.”

“Le posso presentare il mio accompagnatore? Jacob Black.”

I due di scambiarono la mano e qualche parola di circostanza.

“E permettetemi di presentarvi mia moglie, Alexandra Volturi.”

Con un sorriso afferrai la mano che mi stava porgendo la donna, nel suo sguardo, però, potevo benissimo notare come in quel momento volesse essere da tutt’altra parte, inoltre, quando stavamo per rompere la stretta di mano, scorsi una scintilla di fastidio nel suo sguardo.

Forse stavo esagerando, la mia agitazione mi faceva vedere alcune cose che neanche esistevano.

Volturi ci invitò al buffet e alla mischia di persone che chiacchieravano e si scambiavano convenevoli.

“Beh.. non è stato un completo disastro, no?”

Annuii alle parole di Jack, mentre scrutavo tra la folla se vedevo qualcuna delle mie amiche.

“BELLA!”

Non ebbi neanche il tempo di girarmi verso la fonte della voce, che due braccia mi strinsero a tenaglia: era Carmen.

“Bella! Sono così contenta di vederti.. mamma mia! Quanto mi sei mancata!”

Ricambiai l’abbraccio della mia amica.

“Mi sei mancata anche tu.”

In un attimo altre braccia si unirono alle nostre e capii che Senna, Jane e Victoria ci avevano trovate.

“E anche a noi ci sei mancata, brutta ragazzaccia.”

Quando ci staccammo alcune persone intorno a noi ci stavano guardando incuriosite.

Capivo benissimo che non era da tutti i giorni vedere delle ragazze abbracciarsi come delle cozze in mezzo ad una sala piena di persone.

Una volta staccataci, abbracciai anche Elazear.

“E a me non mi saluti, Swan? Capisco di non essere simpatico, ma qui dentro ad occhio e croce sono il più bello, quindi..”

Guardai sconvolta il ragazzo vicino ad Elazear, non ci potevo credere.

“James?”

Un ragazzone biondo vestito con un completo blu mi osservava divertito. Cavolo, per due anni era stato il mio compagno di banco alle superiori nonché mio grandissimo amico e ora non riuscivo a pensare di vederlo in quel posto.

“Ma scusa.. tu che ci fai qui?”

Con un gran sorriso prese Victoria e l’attirò al suo corpo.

“Omiodio!!!! Voi state insieme? Da quanto?” chiesi sconvolta.

Davvero non me lo sarei mai aspettato.

Erano così diversi.

“Beh.. da un po’!” aggiunse Victoria con sguardo sognante.

Mentre ancora a bocca aperta e incredula guardavo i due, mi sentii afferrare il braccio con una stretta gentile. Quando mi girai, trovai il sorriso dolce di Sue.

Il vestito rosa pallido fasciava perfettamente il suo corpo, accentuando il suo bel decolleté e una generosa cascata di ricci incorniciava il volto ancora giovane.

“Tutto bene, Bella?”

Annuii, ricambiando il sorriso. Mi faceva molto piacere che si occupasse di me, le avevo sempre voluto un gran bene ed ero contenta che le cose tra lei e mio padre procedessero alla grande.

“Ciao Sue!” la salutò Carmen, abbracciandola, lo stesso fecero le altre mie quattro amiche.

Spesso, quando abitavo ancora a Seattle, erano state ospiti a casa mia e Sue, che a quel tempo era solo l’addetta stampa di mio padre, si fermava a chiacchierare, o meglio, spettegolare, con tutte noi nel grande salotto. Poi, era una persona così genuina e buona che non si poteva non amare.

“Ragazze.. i vostri vestiti sono davvero bellissimi!”

“Grazie.. anche se credo che stasera la più bella sia Bella.” Disse gentilmente Jane.

“Già.. una gran gnocca.” Fece eco Victoria. Anche lei non era niente male con il suo vestito nero.

“Voi avreste dovuto vedere quando Alice glielo ha consegnato tra le mani.. per poco non è svenuta. Si sono urlate contro per un tempo indefinito, fino a quando Rose non è entrata dentro alla camera di Bella e per magia hanno iniziato a ridacchiare come delle quindicenni.”

Scossi la testa, sentendo le parole di Jack, mi ricordavo benissimo quel pomeriggio, quando Alice aveva deciso di farmi vedere il vestito e gli accessori che mia madre aveva spedito direttamente da Jacksonville.

 

“Bellaaaa!! Vieni, vieni! Non è fantastico?”

Guardai shoccata, per un tempo che mi parve infinito il vestito di pizzo nero che Alice teneva in mano come se fosse una reliquia. Io avrei dovuto veramente indossare quel vestito?

Mia madre si era bevuta il cervello e Alice le stava dietro alla grande.

“Alice.. lo sai che io non indosserò mai quel vestito, vero?”

La mia migliore amica sbuffò infastidita.

“E’ inutile che fai così. Io non ho intenzione di mettermi un vestito così impegnativo. Fine della storia.”

Vidi Alice appoggiare con grande attenzione sul mio letto il vestito, per poi girarsi e fronteggiarmi a braccia incrociate.

“Bella TU non capisci niente. Il vestito è perfetto.”

“No, TU non capisci niente. Non me ne frega niente che sia perfetto, ma io non lo metterei mai. E’ troppo succinto e provocante!”

“MA CHE SUCCINTO! TI STAREBBE DA DIO! SERVE PROPRIO AL NOSTRO SCOPO!”

“SCOPO? QUALE SCOPO?”

Alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi con far minaccioso. Ovviamente io non mi spostai di un passo, se voleva litigare ero dell’umore giusto per tenerle testa.

“BELLA NON FARMI INCAZZARE!”

“NO, ALICE.. NON FARMI INCAZZARE TU! LO SAI BENISSIMO COME SONO FATTA, NON SONO IL TIPO CHE VA IN GIRO MEZZA NUDA!”

“MA CHE MEZZA NUDA! TI RENDI CONTO DI CIO’ CHE STAI DICENDO?”

“SI, ME NE RENDO CONTO. LO SO CHE VOI STATE FACENDO IL POSSIBILE PER AIUTARMI E VE NE SONO GRATA, MA QUESTO NON VUOL DIRE CHE IO FACCIO LA BELLA STATUINA E VOI MI PLASMATE A VOSTRO PIACIMENTO. MI DISPIACE MA QUEL VESTITO NON LO METTERO’ MAI!!!!”

Per quanto mi sforzavo di non urlare la mia voce continuava ad andare sempre più verso l’alto.

Alice mi guardò furiosa; stava per ribattere quando mia sorella entrò in camera mia.

Dal suo sguardo capii che anche lei era piuttosto incazzata.

“ZITTE TUTTE E DUE! ORA PARLO IO!”

“Siete due testone. Tu, Alice, perché ti ostini a voler seguire uno schema che hai in testa, senza cambiare neanche di un briciolo. Mentre tu,” disse, puntando il dito contro di me, “sei partita a priori a dire che non lo metterai mai. Senza soffermarti a guardarlo meglio.”

Entrambe abbassammo lo sguardo colpevoli.

“Quindi ora fatemi un grosso favore: calmatevi. E tu Bella.. provo sto benedetto vestito!”

Stavo per controbattere quando una sua occhiata furiosa mi fece cambiare totalmente idea; con la coda tra le gambe mi tolsi ciò che indossavo e, con l’aiuto di una silenziosa Alice, provai il vestito.

“Oh Bella! Ti sta benissimo!”

Mi guardai nel grosso specchio del mio armadio.

Alice aveva ragione, mi stava bene, perché fasciava il mio corpo, accentuando le mie curve e poi, il “vedo non vedo” del pizzo era davvero sexy.

I miei pensieri corsero immediatamente ad Edward. Chissà se lui avrebbe apprezzato il vestito? Sicuramente avrebbe protestato perché troppi ragazzi avrebbero posato lo sguardo su di me.

“Edward impazzirebbe vedendoti con questo vestito.” Disse Rose con un debole sorriso.

“Già..” le feci eco triste, per poi aggiungere: “Alice non si nota che sono senza reggiseno? Non si potrebbe allungare un po’ la parte sotto nera? Almeno di qualche centimetro, mi sentirei più a mio agio.”

La mia amica mi passò un paio di scarpe che infilai con non poca fatica, dati i tacchi alti e poi, con un sorriso cominciò a prendere le misure.

A quanto pareva, grazie a Rose avevamo trovato una quadra.

“Click”

Mi girai verso mia sorella, quando sentii il rumore della fotocamera del cellulare.

“Rosalie che hai intenzione di fare?”

“Gliela invio ad Emmett!”

Emmett uguale Edward.

“Non credo che sia il caso..”

“Non fare la guastafeste. Te l’ho detto prima, impazzirà vedendoti così! E non sarà il solo.. anche Caius Volturi andrà fuori di testa.”

Ecco, di male in peggio.

“Quello era uno dei motivi per cui non volevo indossare questo vestito, vorrei passare un po’ inosservata se fosse possibile.”

“Invece no, Bella, con questo vestito sarà impossibile non notarti, sarai la più bella della festa. Se vogliamo incastrare Volturi dobbiamo farlo agire..”

“Si, ma la cimice come la nascondiamo?”

“La cimice non la indosserai sabato sera, ma quando Caius ti chiederà di uscire.”

Sospirai, sperando con tutta me stessa di riuscire a portare a termine il piano e di poter tornare, finalmente, insieme ad Edward.

 

Mi guardavo intorno inquieta.

Ero ancora nel grande salone di casa Volturi, mio padre mi aveva presentata a diverse persone e, dopo il discorso di Aro, eravamo state tutte presentate ufficialmente. Mi ero sentita un po’ in imbarazzo, ma per fortuna i riflettori mi avevano impedito di vedere la folla sotto di me, mentre sorridevo come un’ebete.

“Jack.. vado un attimo in bagno.”

Il mio accompagnatore mi guardò un attimo in pensiero, sapeva che forse qualcosa non andava.

“Vuoi che ti accompagno? Semmai andiamo un attimo in giardino a prendere un po’ d’aria.”

“No, tranquillo.. è tutto sotto controllo.”

Prima andai nel bagno per aggiustarmi il trucco e poi, finalmente, uscii nell’enorme giardino sul retro, completamente illuminato. Si vedeva lontano un miglio che era ben curato, con aiuole, siepi e molti cespugli di rose di tutti i colori, pensai per un attimo a Jullian, ero sicura che quel giardino gli sarebbe veramente piaciuto.

Decisi di mandargli un messaggio, probabilmente stava festeggiando con i miei compagni di squadra per la vittoria.

 

La festa procede bene. Per ora non ho ancora incontrato Caius Volturi, dubito perfino che ci sia. 

Ora sono nel giardino che prendo un po’ d’aria. Dovresti vederlo, è stupendo! Tu, che fai? 

Festeggi la vittoria? Edward? Eddy?

 

Sospirai pesantemente e mi appoggiai alla ringhiera, mentre vedevo girovagare alcuni invitati con flute di champagne in mano.

“Un penny per i tuoi pensieri.”

Mi girai di colpo, spaventata. Davanti a me c’era un uomo che più o meno doveva avere una trentina d’anni, aveva i capelli castano-biondi corti e uno sguardo così magnetico da far invidia a quello di un mago. Indossava uno smoking nero, con una sottile cravatta nera. Era bello e decisamente affascinante, ma questi piccoli dettagli non significavano nulla per me, perché lui era Caius Volturi.

“Scusa.. non volevo spaventarti..” disse con una voce dolce che non gli avrei mai attribuito.

“Non ti preoccupare.. io.. ero immersa nei miei pensieri e non ti ho sentito.. arrivare.” Balbettai in imbarazzo, sicuramente arrossendo.

Proprio in quel momento la mia parte emotiva doveva uscire e farmi fare la figura dell’imbranata?

Senza farmi notare presi un grosso respiro e cercai il più possibile di calmarmi.

“E qui torniamo alla mia affermazione di poco prima. Un penny per i tuoi pensieri.” Continuò sorridendo e avvicinandosi pericolosamente a me. Era davvero alto ed immaginai che sotto lo smoking ci fosse un fisico niente male.

Mi maledii per i miei pensieri del tutto inopportuni. Jack mi aveva fatto bere troppo champagne, provai a trovare una via di fuga dai suoi occhi azzurri, girandomi verso il giardino.

“Stavo guardando il guardino, è veramente molto bello.”

“E non l’hai visto ancora tutto.. c’è un laghetto dietro a quella siepe, ti posso accompagnare?”

Vagliai un attimo le alternative. Se dovevo portare avanti il piano dovevo assecondarlo e soprattutto, far finta di non conoscerlo e, indubbiamente, ero sicura che non mi avrebbe fatto alcun male.  Poi, in ogni caso avevo ancora il cellulare tra le mani.

“Ci vieni spesso qui a casa Volturi?” chiesi muovendo il primo passo in direzione della stradina che poco prima mi aveva mostrato.

“Quando capita..” ammise con un’alzata di spalle.

Se non avessi saputo che infondo era uno stronzo, avrei anche potuto scambiarlo per un bravo ragazzo.

“Ti ho vista prima sul palco..”

Scossi la testa impercettibilmente, era impossibile non vedermi con quel vestito.

“Anzi.. a dire il vero ti ho notata fin dall’inizio..”

Appunto.

“Immagino che debba prendere quest’affermazione come una specie di complimento. O no?”

Mi stupii di quanto in realtà mi sentissi a mio agio in quel momento, tanto da riuscire a scherzare ed a.. flirtare?

Caius ridacchiò mostrando i suoi denti bianchissimi.

“Si. Lo ammetto. Sei molto bella..”

Arrossii, ma inaspettatamente il mio cuore non perse neanche un colpo.

Per un secondo la mia mente tornò alla prima volta in cui Edward mi aveva detto che ero bella, in quell’occasione per poco non ero andata in autocombustione.

“Grazie..”

Camminammo per qualche istante in silenzio, fino a quando arrivammo nell’erba e io mi bloccai, chiedendomi come cavolo avrei potuto proseguire.

“Se vuoi ti prendo in braccio..”

Lo guardo negli occhi, oltre ad una lieve luce maliziosa non scorsi niente che m’indicasse che lui era una brutta persona, come più volte Phil, mio padre e Jasper mi avevano raccontato.

Senza dargli nessun segno di preavviso appoggiai la mia mano sul suo braccio e facendo attenzione a non perdere l’equilibrio, mi tolsi le scarpe.

Quando i miei piedi nudi toccarono l’erba fresca sospirai di sollievo.

Con la mano che fino ad un momento prima era appoggiata al suo braccio, afferrai il fondo del vestito e lo alzai per non rovinarlo.

I suoi occhi curiosi non smisero per un solo istante di fissarmi.

“La scorsa settimana mi sono infortunata la caviglia.. in teoria oltre a non poter giocare non potrei neanche mettere questi trampoli.” Dissi per interrompere il silenzio che stava diventando piuttosto pesante.

“Oh mi dispiace. Quando tornerai ad allenarti?”

“Ufficialmente giovedì.”

Mi guardò di traverso con un sorriso.

“Però lunedì sarò già in campo..” ammisi sorridendo a mia volta.

Bip. Bip.

Biascicai delle scuse e lessi sul monitor del cellulare il mittente del messaggio: Jullian.

 

Se per festeggiare intendi far da balia a dei bambini.. si, sto festeggiando. Eddy sta benissimo. Prima, sono passato a casa tua e mi ha graffiato, credo che stia covando lo stesso odio del suo omonimo bipede. Che, giusto in questo momento, mi sta fissando trucemente. Tua sorella e Alice hanno messo la diretta streaming della presentazione, non ti dico.. delirio. Caius c’è. Hanno fatto vedere una sua intervista in cui si complimentava con le ragazze e, in cui lodava te. Sia per la tua bellezza che per la tua bravura. Fai una foto al giardino.

 

Omonimo bipede. Solo a lui potevano venire in mente certe idee.

 

Sono insieme a Caius. Stiamo facendo un giro nel giardino.. non posso scrivere di più. Ti racconterò il prima possibile. Saluta tutti e non dire cazzate sul mio conto. Tu, mia sorella e Alice insieme, siete MOLTO pericolosi!!!

 

“E’ il tuo ragazzo?”

La sua domanda mi riportò nel giardino di casa sua.

“No, non è il mio ragazzo.”

“Scusa.. non volevo essere indiscreto..” continuò, forse accorgendosi del mio sguardo triste.

Ero convinta che dopo quella sera avrei potuto benissimo venire candidata per l’Oscar.

“E’ solo un mio amico. Fa il giardiniere e mi ha chiesto di fargli una foto, pensi che i proprietari si arrabbiano se fotografo due cespugli di rose?”

“No.. fai pure. Non credo che ad Aro importi qualcosa di questo giardino. Sai.. mi hanno detto che era la sua prima moglie ad occuparsene.”

Non mi sfuggì il tono mesto e triste con cui pronunciò le ultime parole.

“Ah si? Beh ha fatto davvero un ottimo lavoro.” Dissi a disagio, non sapendo bene come prendere il suo repentino cambio d’umore.

Per fortuna arrivammo davanti al laghetto.

Era stupendo, mi sembrava quasi uno dei tanti dipinti di Monet sulle ninfee, inoltre, la luce delle torce creava un’atmosfera magica.

“Bello, eh?”

Annuii stupita, incapace di proferire parola, limitandomi a scattare due o tre foto.

Jullian sarebbe rimasto stregato.

“Vuoi sederti un attimo, Isabella?” chiese indicando con la mano una panchina a poca distanza da noi.

Quando sentii il mio nome pronunciato dalla sua voce, un brivido mi attraversò la spina dorsale. La cosa che mi faceva davvero strano era che in quel momento non avevo paura, mi sentivo a mio agio, pur sapendo che magari il comportamento di Caius era tutta finzione, non riuscivo a vederlo come il verme, stronzo e insensibile di cui Phil mi aveva parlato.

Mi sembrava sincero.

“Mi piacerebbe.. perché è veramente bellissimo questo posto, ma non vorrei far preoccupare Jack..”

Lui sembrò sollevato. Perché?

Dopo aver goduto di quella vista per pochi secondi, ritornammo sui nostri passi.

“Prima mi sono accorta che mi hai chiamata Isabella. Però io non conosco il tuo nome..” dissi per spezzare il silenzio che si era creato.

Ridacchiò divertito.

“E questo mi stupisce.. ci siamo già incontrati.”

“Davvero?”

Ero perplessa. Come potevo averlo già incontrato?

“Si, l’anno scorso alla premiazione delle Furie Rosse…”

Oh.

“Non ti preoccupare.. non mi ero neanche presentato all’ora. E credo che tu non mi abbia proprio visto, diciamo che ero un po’ in disparte..”

Provai per un attimo a ricordare quei momenti, ma la sua immagine non era stata assolutamente catturata dai miei occhi. Non avrei mai potuto dimenticarlo.

Sinceramente, era troppo bello.

“Quindi? Continui a non dirmi il tuo nome..”

“Mi chiamo Caius..”

Rimasi in silenzio per qualche istante, prima di esclamare stupita:

“VOLTURI?”

Lui, alzò le spalle, in un chiaro segno d’indifferenza.

“Tu sei l’unico figlio di Aro Volturi, giusto?”

“Ognuno ha una croce da portare..” sussurrò con un tono mesto.

Che cosa significava?

Io, come tutti i miei famigliari, credevamo che padre e figlio fossero molto legati, l’uno con l’altro.

Qualcosa non mi tornava.

Caius sembrava così sincero..

“Tua cugina viene a scuola con me..” mi lasciai sfuggire. Volevo vedere più chiaro nella faccenda.

“Tanya. Una tale serpe..”

Lo guardai stupita, davvero aveva usato il termine serpe per descrivere la cugina? Ma da che cavolo di parte stava?

“Non guardarmi con quella faccia sconvolta. So bene che razza di persona è mia cugina e non ho nessun problema a dirlo, anche in sua presenza.. Spero che con te si comporti bene, almeno..”

Sicuramente non passò inosservato il fatto che impiegai un istante di troppo a rispondere.

“Beh.. non è una delle mie migliori amiche..”

Sospirò scuotendo la testa.

“Fidati: più le stai alla larga e meglio è.”

Su questo punto non avevo dubbi.

“BELLAA!”

Entrambi ci girammo di scatto verso la direzione da cui Jacob stava arrivando tutto trafelato, con un sguardo molto preoccupato.

“Sono qui, Jack!”

Appena fu davanti a me, mi abbracciò.

“Ero così preoccupato.. è mezz’ora che ti cerco. Pensavo fossi andata in bagno e invece non c’eri..”

“Scusa Jack.. Alla fine ho deciso di prendere una boccata d’aria di qualche minuto. Poi, ho incontrato Caius e il tempo mi è sfuggito di mano.”

Gli occhi indagatori del mio migliore amico passarono da me, a Caius, alle scarpe che tenevo in mano.

L’aria cominciava a farsi molto, molto tesa.

“Che stupida.. Jacob lascia che ti presenti Caius Volturi, Caius, lui è Jacob Black.”

I due si strinsero la mano con un sorriso di circostanza.

“Possiamo tornare dentro, Bella?”

Rimasi un attimo indecisa sul da farsi, se prendere il braccio di Jack, salutare Caius frettolosamente e rientrare nel salone brulicante di gente, oppure se congedare Jack e parlare ancora qualche istante con Caius.

Alla fine mi decisi.

“Jack inizia ad andare.. ti raggiungo subito.”

Il mio amico mi guardò scettico, prima di salutare ancora una volta Caius e camminare verso le vetrate.

“Non credo di andar molto a genio al tuo accompagnatore..”

“Oh no, no. Lui è solo molto protettivo nei miei confronti.”

“Anche io sarei protettivo se avessi un’amica o una sorella come te..”

Arrossii, immaginando il significato secondario di quelle parole.

“Volevo ringraziarti, per avermi mostrato il giardino di casa tua e per avermi fatto compagnia..”

“E’ stato un piacere, Isabella. Posso chiederti..” tergiversò un attimo, prima di continuare. Sembrava quasi in imbarazzo, “il tuo.. numero di cellulare?”

“S.. si. Certo.”

Gli dettai il numero cercando il più possibile di non far tremare la voce.

Una volta finito, rimanemmo per un attimo a guardarci negli occhi e mi ritrovai a pensare che non poteva essere la persona orribile di cui mi avevano parlato.

Questo Caius sembrava buono, disponibile, genuino.. non poteva essere un verme.

Il dilemma che mi scuoteva le viscere era: come ci saremmo salutati?

Una stretta di mano? Troppo formale.

Un abbraccio o una bacio sulla guancia? Troppo informale.

Alla fine, per fortuna, decise lui, avvicinandosi al mio volto e scoccandomi due baci sulla guancia.

“Quando parti per tornare a Forks?” chiese curioso.

“Domani pomeriggio, penso.. domani mattina ho promesso alle mie amiche che sarei uscita con loro..”

Mi sorrise contento.

“Beh.. vorrà dire che magari un giorno o l’altro verrò a trovarti fino a Forks.”

Annuii sorridendogli a mia volta.

“Certo, mi farebbe molto piacere..”

E non era del tutto falsa quell’affermazione.

“Ciao..” sussurrai girandomi per raggiungere la porta finestra più vicina.

Dopo qualche passo mi sentii chiamare, mi voltai, sorrideva con una strana luce negli occhi.

“Forse prima di entrare dovresti metterti le scarpe!”

Guardai le scarpe che ancora tenevo nella mano sinistra. Mi ero completamente dimenticata di essere ancora scalza.

Scoppiai a ridere, seguita a ruota da lui.

Una volta indossate, lo salutai con la mano, balbettando qualcosa che alle mie orecchie parve piuttosto indefinito, non osai immaginare alle sue, di orecchie.

Lui, continuando a sorridere ricambiò il mio saluto, prima di girarsi e proseguire verso un punto indistinto del giardino.

Ero confusa, molto confusa, ma di due cose ero del tutto convinta, o Caius Volturi sapeva fingere molto bene, oppure era quasi del tutto all’oscuro dei piani del padre.

 

 

“Dimmi che cavolo ti è passato nel cervello? Tu e Caius da soli? Per poco non ho preso un infarto.”

Scossi la testa, Jacob stava esagerando.

“Caius non è la persona che tutti credevamo che fosse. Si è dimostrato gentile, educato e simpatico. Credo che sia quasi all’oscuro di tutto.”

Questa volta fu la volta di Jack a scuotere la testa.

“Stai scherzando Bella?”

“No.” Risposi decisa.

“Io invece credo proprio di si.. Da quando in qua si fa amicizia con il nemico?”

Sbuffai contrariata.

“Jacob ti dico che lui sa poco niente. Aveva uno sguardo che.. non so spiegarti, ma posso dirti con certezza che forse ci stiamo sbagliando sul suo conto. Voglio saperne di più.”

“E con questo hai intenzione di uscirci insieme?”

Non risposi alla sua domanda.

“Oh! Andiamo! Sei impazzita?”

Trassi in profondo respiro, non volevo arrabbiarmi con Jack, però non capivo tutta la sua agitazione immotivata. La mano sul fuoco non la si metteva mai per nessuno, però qualcosa d’indefinito del mio subconscio mi diceva di fidarmi del mio giudizio e di rivalutare completamente Caius.

“Jack..” provai, parlando con tutta la calma a mia disposizione, “fammi spiegare per filo e per segno che cosa è successo e cosa ci siamo detti, poi valuterai tu stesso.”

Mi guardò negli occhi per alcuni istanti seriamente, fino a quando non mi sorrise, lasciandomi un lieve bacio sulla guancia.

“Hai ragione Bella. Scusa.. mi sono fatto prendere dall’ansia. Mi fido di te e so che non sei una ragazzina stupida.. arriviamo a casa, attacchiamo skype e racconti a tutti ciò che è successo stasera.”

Strinsi la sua mano ringraziandolo con lo sguardo.

 

 

 

 

“QUESTA NON CI VOLEVA!” sbottò Alice alla fine del mio racconto.

Dall’altra parte del computer, quasi come se fossimo in una conferenza online, c’erano Alice, Jasper, Jullian e Rosalie.

“Io mi fido dell’istinto di Bella.. se dice che lui non è pericoloso..” disse la mia gemella, guardandomi con un sorriso.

Gli unici che non si erano ancora arrischiati a dire nulla erano i due uomini.

“Non so.. forse dovremmo..” stava dicendo Jasper, quando il mio cellulare suonò per l’arrivo di un messaggio.

Con il cuore in gola lo afferrai, sentivo tutti gli occhi puntati sui miei gesti e sulla mia possibile razione. Tutti potevamo benissimo immaginare chi fosse. E infatti..

 

Grazie per la bella chiacchierata. Buonanotte, Caius.

 

 
“Tutto qui?”

“Beh.. magari non è uno di tante parole.” disse Alice. La vedevo chiaramente concentrata, sicuramente la sua mente stava già pensando ad un qualsiasi piano strampalato.

“Bella..” chiamò mio fratello, guardandomi attentamente dalla webcam, “mi fido del tuo giudizio. Se dici che Caius non è pericoloso, ti credo. Però questo non significa che sia entusiasta di saperti da sola con lui. Molte cose non mi tornano. Perché Phil che l’ha già conosciuto dice che è un verme, mentre tu ribadisci il contrario?”

“Indubbiamente dobbiamo fare in modo di vederci più chiaro, su tutti i fronti. E per quanto, neanche a me, l’idea che Bella possa rimanere da sola con lui non mi vada proprio a genio, mi trovo costretto a dire che deve uscirci insieme.” continuò Jullian.

Tutti sospirammo all’unisono.

Erano le tre di notte e noi facevamo ancora supposizione di ogni sorta.

Poi, ovviamente, la vera mente di tutta – l’Operazione Volturi Abbattuto – parlò.

“Bene. Ho un piano.. o meglio, una revisione del precedente.”

“Tirando le somme avete ragione: tutti siamo preoccupati all’idea che Bella esca da sola con Caius, ma, allo stesso tempo se non lo facesse, non potremmo scoprire che cosa ci nasconde e se è un attore di Hollywood o un vera e propria persona non succube del padre. Dobbiamo sperare nella seconda, perché se fosse davvero così, beh.. avremmo un alleato in più per sconfiggere Aro.”

Tutti pendevamo dalle labbra di Alice, d’altronde non potevamo che condividere le sue parole.

“Quindi, ora ascoltatemi bene! Jasper, domani mattina chiameremo Phil e tua madre e racconteremo loro che cosa è successo. Tu,” disse, indicando Rosalie, “continuerai a tener sottocontrollo Edward. Domani c’è la giornata di Primavera e sarà festa.. quindi sarà il caso che Tanya stia alla larga da lui. Jacob devi  trovare informazioni su Aro, la prima moglie e la moglie attuale, Alexandra. Racconta a Charlie la situazione e vedi di farti dare tutto ciò che ha trovato. Non è un bene che lui svolga la sua indagine da solo.. dobbiamo cooperare come una squadra. Invierò anche la nonna a parlare con Esme, in modo da essere tutti aggiornati costantemente. Tu,” continuò toccando su un braccio Jullian, “so che domani sarai impegnato con la decorazione dei vari carri, della cittadina e del salone dove si terrà la cena, però dovrai continuare a fare quello che stai facendo.”

“E cosa sta facendo?” chiesi titubante.

 “Bella non mi distrarre, altrimenti perdo il filo del discorso.” Comandò subito Alice senza lasciarmi alcun motivo di replica.

“Riguardo a te,” continuò imperiosa, “rispondi immediatamente a Caius scrivendogli qualunque cosa tu voglia. Poi, domani mattina esci pure con le tue amiche. Il resto, verrà da se..”

Rivedemmo le ultime cose, prima di salutarci per andare a dormire.

Mentre ero sotto le coperte, esausta, dopo una serata ricca di eventi più o meno felici, cercai le parole adatte da scrivere a Caius. Ma, alla fine, come sempre, mi lasciai trasportare dal mio istinto.

 

Grazie a te. Sono stata davvero bene. Notte, Bella

 

 

 

Ero seduta nei tavoli esterni dello Starbucks del Pike Place Center, a Downtown.

Stavo aspettando Jack, la mattina, quando l’avevo salutato per uscire con le mie amiche, mi aveva assicurato che sarebbe passato a prendermi alle tre in punto per raggiungere Forks in tempo per la cena e la festa.

Provai a chiamarlo per l’ennesima volta, ma non rispose, decisi anche di lasciargli un messaggio minatorio sulla segreteria. Sapevo che doveva parlare a quattr’occhi con mio padre e aspettare ordini di Alice, ma non credevo che ci volesse tutto quel tempo.

La cosa mi puzzava un po’ di bruciato.

Sospirai frustrata e continuai a girare la cannuccia nel mio cappuccino.

Per essere a Seattle, faceva abbastanza caldo, tanto che mi ero concessa un paio di jeans, una camicetta beige con un giacchino di pizzo dello stesso coloro e le mie amate Converse fucsia.

Con le ragazze mi ero davvero divertita e per alcune ore ero riuscita a non pensare agli avvenimenti degli ultimi mesi. Victoria, come suo solito aveva mantenuto alto il livello di allegria all’interno del gruppo. Addirittura eravamo riuscite a sapere qualche aneddoto particolare riguardo alla sua vita amorosa con James; stavano bene insieme e vedevo lei veramente felice.

Loro erano state fantastiche, perché avevano evitato di farmi domande su Edward e sulla nostra chiusura. Avevo veramente apprezzato la loro premura.

“Se giri ancora un po’ quella cannuccia.. credo che il bicchiere si possa bucare..”

Allarmata guardai alle mie spalle e per poco il mio cuore smise di battere.

Davanti a me, in tutto il suo splendore, in jeans e giubbotto di pelle, c’era Caius.

“Scusa.. ti ho di nuovo spaventata. Ma, quando ti ho vista, dall’altra parte della strada non ho saputo resistere..”

Ancora incantata, provai a tirare fuori il mio miglior sorriso, invitandolo a sedersi.

“Che ci fai da queste parti?” chiesi incuriosita.

Lui ridacchiò divertito, prima di alzare la mano e richiamare il cameriere che passava lì di fianco.

“Si, signore?”

“Un caffè, grazie.”

Quando il cameriere si allontanò, finalmente rispose alla mia domanda.

“Un mio amico ha un ristorante qui vicino e spesso vado a mangiare da lui la domenica..”

Dopo quella risposta, nella mia mente si creò la tremenda supposizione che non a caso Jacob mi aveva ordinato di aspettarlo in quel bar.

A questo, forse, era anche dovuto il suo ritardo.

“E tu? Che ci fai qui, tutta sola?”

Il cameriere arrivò e posò il caffè davanti a Caius.

“Aspetto Jacob che mi passi a prendere per tornare a Forks. Oggi c’è la festa di Primavera e mi piacerebbe almeno arrivare per la cena.”

“Capisco. Ti sei divertita con le tue amiche?”

Annuii alla sua domanda, sorpresa del fatto che si fosse ricordato di ciò che gli avevo detto la sera precedente.

Stavo per aggiungere altro, quando il mio cellulare cominciò a suonare: era Jacob.

“Scusa, devo rispondere.”

Lui mi sorrise comprensivo e cominciò a sorseggiare il suo caffè.

“Jack lo sai che sei in ritardo, vero?” dissi subito arrabbiata.

“Lo so Bella.. ma ci sono stati degli imprevisti. Alice ha stravolto le carte..”

“Imprevisti?” ripetei atona, sicura che non mi sarebbe per nulla piaciuto che cosa stava per dirmi.

“Bella.. non farti fregare dalla voce e rispondi senza essere scoperta.. sei con Caius, vero?”

Rimasi in silenzio un attimo. Allora ci avevo visto giusto, era stato tutto premeditato.

Da Alice, dovevo aspettarmelo.

“Si. Jack? Lo sai che mi potrei incazzare, vero?”

Appena le parole uscirono dalla bocca mi morsi subito le labbra, guardando di sottecchi Caius che stava sorridendo divertito.

“NON ti incazzare. E’ stata un’idea di Alice.. anzi no, un po’ di tutti. Senti, Phil e tua madre tra un’ora prenderanno un aereo.. in serata arriveranno a Seattle. Io li aspetto qui. Tu lo sai che cosa dovresti fare? Cercarti un passaggio.”

Mentre parlava nella mia mente riuscivo benissimo ad immaginare che cosa Alice sperava che accadesse. Per un istante pensai ad Edward e solo grazie al suo pensiero riuscii a rilassarmi e a fingere un dispiacere che in quel momento non possedevo. Ero troppo arrabbiata.

“Jack ma come faccio? Lo sai che non posso ancora guidare per tante ore perché mi fa male la caviglia..” sbuffai.

“Se non te la senti di fare il viaggio da sola con lui prendi un taxi. Te lo pago io.”

Era dolce, il suo prendersi cura di me, nonostante gli ordini di Alice.

“Eh no. Se prendo i servizi pubblici non arriverò mai in tempo per la festa, domani ho anche scuola..”

Scossi la testa un po’ disperata.

Alla fine di tutto quel casino, come minimo mi sarei meritata un Premio Oscar.

“Vabbè dai.. semmai mi faccio portare domani mattina presto dall’autista di papà. Non ti preoccupare. Avviso poi solo Jasper di giustificarmi a scuola.. avevo il compito di biologia.”

“Bella, fai attenzione. Qualunque cosa chiamami. Ti voglio bene.”

“Anch’io, ciao.”

Buttai il telefono sul tavolo e sospirai tristemente.

In ogni caso, non ci voleva proprio.

“Tutto bene?”

Guardai Caius in viso, sembrava davvero preoccupato.

“No. Sono rimasta a piedi.” Risposi imbronciata come una bambina di tre anni.

“Posso aiutarti in qualche modo? Sai.. ho una patente, io.”

“Oh, no.. Non potrei mai chiederti una cosa del genere!”

Anche se stavo fingendo, mi sentivo davvero in imbarazzo.

Mannaggia ad Alice e alle sue idee strampalate.

“Isabella lo farei davvero volentieri!”

Scossi la testa, questa volta senza più fingere. In un attimo, il pensiero di rimanere cinque ore o più in una macchina da sola con lui, aveva portato via tutta la mia sicurezza.

“No.. Ci conosciamo solo da ieri sera.. non voglio approfittare della tua gentilezza. Non importa.. Posso farmi accompagnare domani mattina dall’autista di mio padre, oppure posso sempre prendere i mezzi. Mi ricordo che ce n’è un bus che parte alle sei.”

Scosse la testa, guardandomi intensamente.

“Non se ne parla neppure. E’ vero, ci conosciamo da poco, ma questo non significa che io non possa aiutarti.”

 “E poi come faresti a tornare indietro? Una volta arrivati a Forks sarebbe sera inoltrata. No, non posso chiederti una cosa del genere.”

Afferrò la mia mano da sopra il tavolo.

“Dai!” disse solamente, guardandomi con uno sguardo dolcissimo.

Tergiversai un attimo, indecisa sul da farse. Dovevo farmi pregare ancora oppure bastava?

“Ok..”

Lo vidi sorridere a trentadue denti.

“Ad una condizione.”

“Sentiamo..” disse curioso.

“Non ritorni subito indietro. Puoi fermarti a dormire da me, abbiamo molte stanze per gli ospiti.”

 

 

Mentre vedevo scorrere il paesaggio fuori dal finestrino mi continuavo a ripetere che ero stata un po’ stupida ed avventata ad invitare Caius a dormire a casa mia.

Per fortuna, lui aveva detto di non preoccuparmi, che sarebbe andato a dormire a casa degli zii e della cugina Tanya. Alla smorfia che avevo involontariamente fatto quando aveva pronunciato il nome della cugina, era scoppiato a ridere e mi aveva assicurato che non erano mai andati d’accordo. In più, non capiva come i genitori facessero a sopportarla.

Una volta pagato il conto mi aveva accompagnata fino a casa mia e, gentilmente, mi aveva aspettato mentre prendevo i miei bagagli.

Jacob era in camera mia, c’eravamo scambiati qualche parola bisbigliata ed un abbraccio.

Quando ero ritornata in salone, avevo trovato mio padre e Caius impegnati in una conversazione riguardante il calcio. Avevo saluto e abbracciato Charlie e il mio – nuovo – amico aveva insistito affinchè non portassi il borsone così pesante.

Una volta raggiunta la strada, avevamo preso un taxi ed eravamo andati a recuperare nel posteggio custodito, dove l’aveva lasciata, quella che immaginai essere una delle sue tante automobili: una fiammante Mercedes nera.

Per spezzare il silenzio che si era creato e, soprattutto, per togliermi dall’imbarazzo, gli avevo raccontato che quello non era il primo salvataggio che avevo ricevuto.

Quando gli avevo detto che mi ero fatta quasi cinque chilometri a piedi, era scoppiato a ridere ed ad una mia occhiataccia aveva cercato il più possibile di ricomporsi.

Poi, mi aveva telefonato quasi tutta la mia famiglia: mio fratello, mia nonna, Alice e Rose. Jullian mi aveva mandato solo un messaggio, sapevo che era impegnato nei preparativi e non l’avevo disturbato con inutili paranoie.

Caius aveva ricevuto solo una telefonata al quale aveva risposto a monosillabi per poi chiudere in fretta la conversazione. Mi ero incuriosita moltissimo, ma, non avevo fatto alcun accenno.

Gli avevo raccontato qualcosina sulla mia famiglia, non entrando troppo nello specifico e lui mi aveva raccontato i viaggi che aveva fatto e i posti che aveva visitato fino a quel momento.

“Allora.. questo Jullian.. è il tuo ragazzo?” chiese, riportandomi alla realtà.

Lo guardai per un attimo con il sopracciglio alzato.

Fuori dal finestrino cominciava a diventare buio.

“No.. non è il mio ragazzo.”

“Allora chi è il tuo ragazzo? Stasera me lo farai vedere?”

Solo in quel momento, mi resi conto che io e Caius saremmo andati alla festa, quindi Edward ci avrebbe sicuramente visti. Era un problema a cui non avevo pensato, però, sicuramente, Alice sarebbe riuscita a trovare un rimedio.

Scossi la testa, ma poi preferii rispondere.

“E tu non ce l’hai una ragazza?” chiesi, girandomi completamente nella sua direzione.

 “Non si risponde ad una domanda, con un’altra domanda.”

Alzai gli occhi al cielo.

Se volevo scoprire un po’ di più su di lui, dovevo a mia volta confessare qualcosa sul mio conto.

“Non ce l’ho più un ragazzo. Mi ha mollata senza un benché minimo motivo, spezzandomi il cuore. Stasera lo vedrai, presumo..”

Rimase un attimo in silenzio.

“Anche io non ho una ragazza e ho il cuore spezzato.”

Non sapevo se credergli o meno, ma quando vidi i suoi occhi, capii che un fondo di verità c’era e m’incuriosii ancora di più.

“Come si chiamava?”

“Alexander”

Rimasi per un attimo sconvolta. Lui.. gay?

Quando lo vidi scoppiare a ridere capii che mi stava prendendo in giro.

Gli tirai uno scappellotto sul braccio, per poi unirmi alle sue risate.

“Si chiamava Nina. Adesso ha sposato uno stronzo.”

Afferrai il suo braccio, cercando di consolarlo, non era per niente una bella cosa.

Accennò un sorriso, però potevo vedere chiaramente i suoi occhi tristi.

A questo punto o era una sfida tra di noi a chi fingeva meglio, oppure una sfida a chi diceva di più la verità. In entrambi i casi stavo perdendo miseramente.

“E il tuo lui, come si chiama?”

“Edward.”

Presa da non so quale istinto, cominciai a raccontargli qualche aneddoto della storia tra me ed Edward, finendo a spiegare il modo in cui apparentemente mi aveva lasciata.

Alla fine del mio racconto, non parlammo per un po’, fino a quando i fari della macchina non illuminarono la scritta – Forks -.

Sospirai per scacciare la tensione, cercando di non farmi vedere da lui.

Sarebbe stata una lunghissima serata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Festa: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=129366339&.locale=it

Pomeriggio: http://www.polyvore.com/senza_titolo_64/set?id=66376098

 

 

 

 

 

 

- L’angolo di Nihal –

Piaciuto il capitolo? Forse un po’ lungo, ma decisamente intenso.

Bella ha conosciuto (direi finalmente), Caius Volturi.

So benissimo che nel film viene interpretato da Jamie Campbell-Bower (che tra l’altro è un gran bel figliolo), però nel mio caso avevo bisogno, nella descrizione del personaggio, di attenermi a qualcuno più maturo. E per questo, che mi sono ispirata a Stephen Amell – per chi non lo conoscesse è l’attore di Arrow.

Che cosa ne pensate di lui? Non di Stephen, ma di Caius, anche voi come Bella credete che non sia il verme stronzo senza cuore? Io ho un’idea ben chiara di lui, ma, per ovvie ragioni, non posso svelare assolutamente niente.

Aro Volturi e la moglie Alexandra, più giovane di lui e.. e? Boh.

Sono veramente molto curiosa di sapere il vostro pensiero. A dire il vero ne ho bisogno, perché devo capire se mi ucciderete o meno quando concluderò la storia.

Giusto per sapere se comprare un biglietto di sola andata per l’Australia o meno.

Vi annuncio che nel prossimo capitolo ci sarà un bel POV EDWARD, così, oltre a scassarci un po’ dal ridere per i siparietti di Rose, Jullian ed Alice, scopriremo anche che effetto avrà su Edward, l’arrivo alla festa di primavera di Bella con Caius.

Farà caldo. Poco, ma sicuro.

Vi mando un grossissimo bacione e vi saluto.

Grazie per il vostro sostegno, senza, sarei persa.

Aspetto sulle spine tutti i vostri pensieri e le vostre domande.

Anna



































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Capitolo 45
*** CAPITOLO 44 ***







Grazie per la pazienza. Abbiate fede!

Buona lettura.

 

 
CAPITOLO 44 – POV EDWARD

Mentre il professor Banner spiegava allegramente gli animali, io ero intento a scarabocchiare sui miei appunti, disegni che non avevano alcuna logica.

Nella mia mente erano ancora impresse a fuoco le parole che, prima di entrare nell’aula, io e Bella c’eravamo scambiati.

“Tanya è una stronza e lo sanno tutti. Ma il fatto che lei tiri fuori cose vecchie una vita tra me e te non significa proprio un bel niente. Per me non significano più niente. Sono in grado di difendermi da sola.”

Per un istante chiusi gli occhi, troppo intontito e addolorato dalle parole che erano uscite dalla sua bocca. Sapevo che ormai tra noi era finita, se avevo ancora delle speranze, erano tutte scomparse il giorno precedente, quando avevo capito che tra lei e il giardiscemo c’era qualcosa di più di una semplice amicizia.

Per me non significano più niente.

Sei parole che bruciavano nella mia mente, sei parole che spezzavano il mio cuore.

Me le meritavo, come mi meritavo il fatto che lei non mi amasse più e che non mi volesse più nella sua vita.

Ero stato uno stupido a non raccontarle subito che cos’era successo con Aro Volturi, ma ora non sarei mai potuto tornare indietro. Era finita.

“Complimenti signorina Swan. Avete capito?”

Sentendo il suo nome, riportai l’attenzione sulla lezione.

Probabilmente il professor Banner le aveva chiesto qualcosa e lei aveva risposto correttamente.

“Allora ragazzi.. Ho deciso che venerdì prossimo mi dovrete consegnare un approfondimento a coppie su un qualsiasi argomento che riguardi un animale o più animali di una delle cinque classi di vertebrati che abbiamo cominciato a vedere oggi.”

Sbuffai infastidito, la mia voglia di andare a scuola stava svanendo ogni giorno di più.

Ci mancava solo più una ricerca, avevo già tante cose a cui pensare.

Mentre andavo verso la cattedra affiancato da Bella, speravo il più possibile di finire in coppia con qualcuno serio, non avevo nessuna voglia di fare una ricerca completamente da solo.

Mitch, l’odioso Mitch, passò il foglio a Bella, guardandola con uno strano sorrisino irriverente.

Aspettai il mio turno, guardandola di sottecchi.

In un’altra dimensione, l’avrei baciata fino a consumarle completamente le labbra e poi l’avrei sdraiata sulla sul nostro banco e..

Il suono del foglio e della sua mano che sbatteva sulla cattedra mi fecero tornare alla realtà, giusto il tempo per vederla uscire molto, molto arrabbiata dall’aula.

Diedi un’occhiata veloce al foglio e capii al volo il motivo del suo repentino cambio d’umore.

Certo, che tra tutti i compagni che avevamo, proprio insieme doveva metterci il Professor Banner? Le corsi dietro, cercando di fermarla e d’informarmi su quali argomenti avrebbe voluto trattare nella ricerca.

L’imbarazzo era palpabile e mentre parlavamo, potei notare anche le sue mani tremare.

Quindi non gli ero così indifferente come avevo creduto, vero?

“Beh.. ciao.” La salutai, tirando fuori il sorriso che lei definiva irresistibile.

Mi guardò per alcuni istanti negli occhi, prima di girarsi e camminare a passo sostenuto verso l’aula di storia, lasciandomi come un cretino in mezzo al corridoio.

 

Per tutta la lezione di spagnolo ero stato come in trans, vagliando le alternative che avevano portato Bella a non salutarmi ed a scappare via da me in quel modo, tanto che non sentii neanche la campanella di fine scuola suonare.

Tutti corsero fuori nel corridoio, quasi come se fossero stati posseduti da qualche demone.

Invece, io, con tutta calma misi le penne e il libro che non avevo neanche usato dentro allo zaino e uscii, continuando a formulare le ipotesi più disparate.

Sapevo, o meglio, speravo di non essere del tutto indifferente a Bella, anche perché i sentimenti non potevano sparire da un giorno all’altro. Ma, allo stesso tempo, sapevo che lei aveva sofferto davvero tanto per la nostra separazione.

“Ehi! Bell’addormentato! Da quand’è che non saluti gli amici?”

“Ciao Daniel. Scusa.. ma non ti avevo visto.”

Il mio amico mi guardò storto per un attimo, ma, per fortuna, non fece commenti.

“Tra l’altro.. volevo giusto parlarti,” dissi ricordandomi di ciò che avevo pensato durante la mensa.

“Sono tutt’orecchi.”

Tutto intorno a noi sentivo un leggero brusio. Che stava succedendo?

“Volevo chiederti scusa per averti risposto un po’ male al messaggio che mi hai inviato ieri. Non ero molto.. dell’umore giusto.”

Daniel scosse la testa, con un sorriso comprensivo sul volto.

“Nessun problema. Posso immaginare cosa ti passa per la testa. Effettivamente avrei potuto evitare di scriverti così tante cose nei dettagli.. Non ti preoccupare, è tutto ok.”

Sorrisi, contento di aver chiarito la situazione.

“Ma che cavolo succede?”

“Boh..” risposi, continuando a guardare un gruppo di ragazzine del primo anno che confabulava fittamente sulla porta d’uscita.

Una volta fuori mi fu subito chiaro a cos’era dovuto il gran chiacchiericcio.

Bella stava tirando uno scappellotto sulla nuca a Jullian, comodamente seduto sulla sua moto da duro. Insieme a loro c’erano anche Jasper, mio fratello e Rosalie.

Si scambiarono qualche battuta e tutti scoppiarono a ridere.

“Edward non fare quella faccia..” disse Daniel seriamente.

“Che faccia?”

“La faccia che da un momento all’altro vai là, tiri un cazzotto a Jullian, ti carichi sulle spalle Bella e te la porti in un posto lontanissimo.”

Sorrisi alle sue parole, in effetti non aveva tutti i torti.

Il cazzotto a giardiscemo glielo avrei tirato molto, molto volentieri.

“SWAN!”

Il gelo calò su di loro, ma più in generale su tutto il cortile.

Involontariamente mi avvicinai un po’ di più alla scena, non volevo assolutamente che Tanya minacciasse ancora Bella. Per quanto lei poteva cavarsela da sola, volevo che quell’arpia le stesse il più lontana possibile.

Lei e il suo adorato zietto avevano già fatto abbastanza disastri.

Per fortuna  Jasper cercò il più possibile di stemperare la situazione.

“Lo so, professor Swan. Però.. mi sembra che non è stato mosso un dito per me quando Isabella mi ha insultata ingiustamente davanti a tutta la sala mensa.”

Vidi Bella avvicinarsi minacciosa alla rivale, ma del tutto inaspettatamente il giardiscemo si affiancò a lei, in un chiaro segno di protezione.

Ora capivo. Non aveva più bisogno di farsi proteggere da me, perché c’era lui?

“Io cambierei tono, fossi in te.” disse sicuro di sé.

Tanya scoppiò a ridere.

“Cos’è, ora hai un nuovo principe azzurro che ti protegge?”

Dopo quelle parole Bella accennò un passo in avanti, ma ancora una volta Jullian la fermò, appoggiando la mano sul suo braccio.

La mia gelosia salì alle stelle e il mio cuore sprofondò nelle stalle.

Poi, del tutto inaspettatamente uscì allo scoperto il preside Green e invitò la strega a seguirlo nel suo ufficio. Forse era la volta buona in cui si sarebbe presa una bella sospensione.

Lo sperai vivamente.

Mi ero avvicinato molto al loro gruppetto, quindi non mi sfuggì il resto della loro conversazione.

Il Professor Preston. Davvero? Avrei dovuto fare assolutamente qualcosa per impedirlo.

La disperazione mi assalì, in particolare quando vidi Bella salire a cavalcioni sulla moto, stringersi con le braccia intorno alla schiena del giardiscemo e partire a tutto gas.

Lontano dal mio cuore.

 

 

 

Bussai alla porta dell’ufficio un po’ nervoso.

Più che altro non sapevo come avrebbe reagito Jasper alle mie rimostranze.

“Avanti”.

Entrai e mi richiusi subito alle spalle la porta.

“Edward! A cosa devo la tua visita?”

Sapevo benissimo che mancava ancora un’ora all’inizio dell’allenamento, ma dovevo a tutti i costi chiarire con Jasper la faccenda del nuovo co-coach. Ci mancava solo più che lo vedessi ogni giorno.

“Posso sedermi?” chiesi seriamente.

“Si, certo..”

Mi sedetti nella poltrona di fronte a lui.

“Volevo sapere perché Jullian Preston è stato nominato co-coach.”

Ero andato dritto al punto: non avevo proprio nessuna voglia di tergiversare.

“Perché io e il preside Green lo abbiamo ritenuto opportuno.”

La risposa non mi piacque, ma non mi persi d’animo.

“Io credo che sia inutile la sua presenza.”

Jasper ridacchiò scuotendo la testa.

“Edward, senza offesa ma qui il coach sono io e decido io che cosa è o non è meglio per la squadra. Jullian è una persona seria e preparata che ha giocato a calcio per anni e ha vinto anche una borsa di studio. Posso capire le tue rimostranze, ma come sai ho sempre voluto tenere fuori dal campo le motivazioni personali.”

Rimasi in silenzio un attimo, soppesando le sue parole.

Aveva ragione, stavo protestando perché mi dava fastidio l’idea di vedere Jullian e Bella nello stesso posto per più di un’ora.

Non avrei resistito e la mia gelosia mi avrebbe fatto fare delle grossissime cazzate.

“Non sono solo motivazioni personali. Mi dispiace Jasper, ma non credo che lui sia la persona adatta.”

La mia mente stava escogitando un qualche modo per toglierlo di mezzo, magari con una petizione firmata da più del cinquanta percento della squadra, o andando direttamente ad esprimere i miei dubbi al preside. Cavolo, ero il capitano!

Volevo pur dire qualcosa, no?

“Edward non pensare neanche per un secondo di andare dal preside Green perché giuro che non ti faccio giocare fino alla fine del campionato. Non mi piace come ti stai comportando. Perché, anche se non lo ammetti, stai facendo tutta questa scenata solo perché credi che tra Jullian e Bella ci sia qualcosa.”

“Non è vero.” Dissi seriamente, guardandolo negli occhi.

“Non è vero il cazzo. Ora, quando ti sei messo con lei ti avevo fatto un bel discorso, dicendoti che se l’avresti fatta soffrire ti avrei appeso a testa in giù dagli scogli della riserva. Non l’ho fatto perché voglio tenere la vita privata fuori dal campo ma tu non hai la minima idea di cosa avrei voluto farti..”

Iniziai a sudare. Mi mancava solo più il cazziatone.

“Se ora lei è tranquilla e serena è per merito di Jullian e di tutti noi che le siamo stati vicini. Quindi Edward te lo dico da fratello della tua ex fidanzata: non rompere i coglioni.”

Rimasi di sasso, da Jasper questi termini coloriti non me li sarei mai aspettati.

Senza aggiungere altro, mi alzai dalla sedia e mi avviai verso lo spogliatoio.

“Edward?” mi chiamò, quando stavo per aprire la porta.

Mi girai e lo guardai, volevo solo andare a prendere una bella boccata d’aria, ne avevo un disperato bisogno.

“Facciamo che questa conversazione non è mai esistita, ok?”

Annuii e quasi di corsa uscii, per dirigermi nel campo.

Mi sedetti con la schiena appoggiata contro il palo della porta e ripensai alle parole di Jasper.

Non mi aveva confermato che tra Bella e Jullian ci fosse qualcosa, ma allo stesso tempo non aveva neanche smentito una probabile relazione. Ma poi, che volevo farci?

Lei aveva sofferto davvero tanto per me e lui le aveva riportato il sorriso. Avrei dovuto essere felice, perché sapevo che era una brava persona e che non le avrebbe fatto mancare niente.. però non riuscivo proprio ad accettarlo.

Rimasi lì appoggiato fino a quando alcuni miei compagni entrarono in campo per fare stretching.

“Tutto bene, Ed?” chiese mio fratello, notando probabilmente un evidente turbamento sulla mia faccia.

“Si, non ti preoccupare..”

Quando entrò Jasper con Rose e incominciò a spiegare i primi esercizi, ero decisamente più tranquillo e sereno.

Jullian, non c’era.

“Aspettate un attimo.” Ci richiamò il mister.

“Prima che iniziate a correre vorrei annunciarvi che da mercoledì ci sarà un nuovo co-coach: Jullian Preston. Molti di voi sicuramente lo conosceranno.. Se qualcuno non è d’accordo, mi dispiace ma se lo deve far piacere.”

Tutti annuirono.

“Mister? Posso solo chiedere una cosa?”

“Certo, Tyler.”

“Come mai ora e non sei mesi fa?”

Jasper annuì, forse quella domanda se l’aspettava.

“Prima di tutto sei mesi fa non sapevo che mi sarei sposato.” Tutti scoppiarono a ridere, qualcuno, tra cui mio fratello, applaudì anche.

“Poi, io e il preside Green ne avevamo parlato già all’inizio dell’anno scolastico, però, purtroppo non erano stati congelati ancora i fondi necessari ad un ulteriore assunzione.”

Finito il discorso, molti iniziarono a correre, io aspettai un attimo, rimanendo un po’ indietro.

“Jasper?”

“Mmm..”

“Scusa per prima, avevi ragione.”

Mi sorrise comprensivo.

“Nessun problema, Edward.”

Felice di aver messo le cose a posto, mi unii al resto dei compagni con un spirito decisamente più positivo.

 

 

☼☼☼

 

 

Guidavo tranquillo tra le strade di Forks. Stavo tornando a casa dopo una belle e sana corsa sulla spiaggia di La Push, ne avevo veramente bisogno per i miei nervi.

Tra l’allenamento di mercoledì e della sera prima ne avevo veramente le scatole piene.

Quel Jullian poteva anche essere il miglior allenatore del mondo, ma questo non mi avrebbe fatto cambiare idea; anche se avevo promesso a Jasper che non avrei mosso un dito contro di lui, non significava che lo avrei abbracciato alla prima occasione.

La mia fortuna era stata che Bella non si era presentata.

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, no?

Girai nel vialetto di casa mia e inchiodai shoccato.

C’era una Ferrari posteggiata, la sua Ferrai.

Sapevo che Rose oggi non sarebbe venuta a trovare mio fratello, quindi non c’erano molte alternative su chi fosse.

Posteggiai fuori dal garage ed entrai in casa di soppiatto.

C’era silenzio, mi tranquillizzai, magari non era lei.

“Edward cosa fai lì sulla porta come un ladro?”

Feci un salto di un metro, spaventato.

“Io? Niente, niente..” dissi entrando completamente e proseguendo verso il salotto, dove mi aspettava mia madre, seduta sul divano, con una rivista in mano.

“Si, come no. Sei sudato, vatti a fare una doccia prima che ti venga la febbre come a tuo fratello.”

Annuii alle sue parole.

Feci qualche passo verso le scale prima di girarmi nella sua direzione.

“Per caso c’è qualcuno della famiglia Swan, qui?” chiesi titubante.

Mia madre sospirò.

“Si. C’è Isabella sopra con Emmett.”

“Grandioso.” Sussurrai rassegnato.

“E’ stata molto carina a venire a trovarlo, non credi?”

“Nonostante la possibilità di trovarmi? Si, direi quasi coraggiosa.” Dissi con un tono amaro.

“Oh Edward!”

Mia madre di alzò e in pochi passi mi raggiunse abbracciandomi.

Non piansi perché ormai ne avevo già versato troppe lacrime ed ero stufo di sentirmi così male, però ricambiai l’abbraccio. Ne avevo bisogno.

Quando ci staccammo mi guardò attentamente, spingendomi delicatamente verso le scale.

“Ora vai.. puzzi!”

Le sorrisi e feci i gradini a due a due, di corsa.

Guardai un secondo la porta della camera di mio fratello, dall’interno non sentivo provenire nessun rumore, ma magari stavano parlando a bassa voce. Entrai nella mia stanza deciso a farmi una doccia di almeno mezz’ora.

Rilassato uscii dalla mia camera.

Questa volta la curiosità vinse su qualsiasi cautela e decisi di avvicinarmi alla porta per sentire di cosa stavano parlando.

Come una vera e propria spia segreta appoggiai l’orecchio al legno, ma non sentii assolutamente nulla. Che Bella fosse andata via mentre io ero sotto la doccia?

Appoggiai la mano sulla maniglia, per poi toglierla pochi secondi dopo.

Alla sesta volta decisi di entrare.

Nel caso fossero stati entrambi presenti avrei inventato una qualsiasi scusa.

A dire la verità mi ero immaginato una vasta gamma di scenari, ma nessuno poteva minimamente avvicinarsi a ciò che mi trovai davanti: Bella ed Emmett che dormivano.

Lui dormiva con la bocca aperta, mentre lei, sdraiata su un fianco dava le spalle alla porta.

Attento a non fare il minimo rumore mi avvicinai ancora di più, guardandola rapito.

Le mani sotto la guancia, le labbra piene e rosse appena aperte, i capelli sciolti sparsi sul cuscino, le gambe fasciate dai jeans chiari.. sarei potuto stare ore e ore e ancora ore ad ammirarla.

Era bellissima.

La guardai ancora per qualche istante, lei mosse le gambe e borbottò qualcosa d’indefinito.

Preoccupato che da un momento all’altro si svegliasse, trovandomi a guardarla come un maniaco, decisi, anche se di malavoglia, di uscire dalla stanza.

Prima però, afferrai la copertina di pile che Emmett teneva sulla sedia della scrivania e la coprii, rimanendo per qualche istante indeciso se lasciarle o meno un bacio sulla fronte.

Alla fine decisi di evitare.

Ripercorsi il tratto fino alla porta, cercando di non fare rumore.

 

“La doccia ti ha fatto bene, se sorridi così tanto..”

Guardai mia madre che stava tagliando la verdura, continuando a sorridere.

“Si, diciamo di si.”

“Non hai origliato quello che si stanno dicendo Emmett e Bella, vero?”

Mi sedetti sulla penisola e appoggiai davanti a me il libro di biologia.

“Edward?” continua impaziente di sapere la risposta.

“No, mamma.”

“Meno male, perché sarebbe stato davvero poco matur..”

“Stanno dormendo.”

“Sei entrato nella camera di tuo fratello?” chiese quasi scandalizzata.

“Non ho saputo resistere. Ho dato una sbirciatina e sono uscito.”

Dalla sua espressione capii che si stava sforzando di apparire arrabbiata, ma in verità era solo molto, molto divertita. Infatti dopo pochi istanti scoppiò a ridere, indirizzandomi un:

“Hai preso proprio da tuo padre.”

Aprii il libro ad una pagina indefinita. Volevo farmi un’idea di quali argomenti avrei potuto proporre a Bella.

“Che cosa studi?”

“Guardo quali argomenti potrei proporre a Bella per la ricerca di biologia.”

“Scusa.. ma non dovevate consegnarla per questa settimana?” chiese curiosa, mentre pelava le patate.

“Si, inizialmente. Poi il Professor Banner ha avuto la stupenda idea di farcela consegnare come ricerca di fine anno.”

Stranamente non rispose, forse assorta in chissà quali pensieri.

Mi concentrai sulla pagina che avevo aperto: i pesci.

No, a Bella non sarebbero per nulla piaciuti, decisi di andare direttamente ai mammiferi.

“Bella che cos’ha detto della ricerca?”

Alzai le spalle: “Nulla. Mi ha semplicemente detto di fare una lista degli animali che potevano interessarmi e poi valutavamo i punti in comune.”

“Beh.. non è una brutta idea, no?”

Guardai mia madre negli occhi.

“Si, invece. Perché, per quanto io possa sforzarmi, lei non mi guarderà mai più come prima.”

Ecco che tutta la positività che avevo accumulato prima con la corsa e, dopo, con la visita nella stanza di mio fratello, era scomparsa.

“E a questo proposito non posso che darle ragione. Edward, le hai spezzato il cuore.”

Guardai mia mamma scocciato e shoccato.

“Scusa.. ma da che parte stai?”

Non volevo litigare, anche perché si contavano le volte in cui entrambi avevamo alzato la voce, ma come poteva incolparmi di aver spezzato a Bella il cuore, quando lei era la prima a sapere quanto realmente stavo male?

“Dalla tua, sempre. Però l’altro pomeriggio ho parlato con Sarah e mi ha raccontato delle cose di Bella che..”

“Che?”

Non mi piaceva per niente la piega che aveva preso la nostra conversazione.

Sospirò tristemente.

“Non voglio raccontartele Edward.”

“Perché?”

“Perché sono brutte.”

Mi spazientii e la guardai ancora più infastidito.

“Non puoi lanciare la pietra e tirare via la mano. Dimmele mamma, ho tutto il diritto di sapere..”

“Anche lei ha il diritto di sapere che cos’è successo con il signor Volturi. Lo sai che domani sera andrà a quella festa.. Per fortuna ci sarà Jacob con lei, ma so che lei vorrebbe ancora che ci fossi tu ad accompagnarla.. Non è un bel momento per Bella. Lei è stata veramente male quando vi siete lasciati, più di quanto ti abbia mai fatto vedere.”

Soppesai le parole di mia madre.

“Come fai a sapere che mi vorrebbe ancora? Ormai Jullian è il suo nuovo ragazzo, io non sono più nulla per lei. E poi, lo sai benissimo che non posso dirle nulla di Volturi.”

“Perché Bella è ancora innamorata di te. Quando Sarah me ne ha parlato non volevo crederci, ma poi quando prima ho parlato con lei, ho capito. Il modo con cui si pone con te: quando fa la fredda, l’arrabbiata o la distaccata.. è perché sta cercando un modo per andare oltre all’amore che prova per te.. Sta cercando di trasformarlo in odio e io, fossi in te, farei in modo che ciò non si verificasse. Sarah non ha saputo o voluto dirmi se tra Bella o Jullian c’è una storia chiodo schiaccia chiodo o c’è solo un rapporto puramente fisico o c’è solo un’amicizia. Però so che da quando lui è entrato nella sua vita lei mangia e sorride di nuovo.”

Un rapporto puramente fisico. Non riuscivo o meglio, non volevo immaginare Bella e quel coglione fare sesso. Per niente.

“Non ti dico questo per farti star ulteriormente male, ma per cercare di farti capire come forse dovresti uscire allo scoperto e raccontarle la verità. Perché di una cosa sono sicura, se tu fossi al posto di Bella vorresti sapere che cavolo sta succedendo.”

Non risposi subito a mia madre troppo preso dal capire il significato delle sue parole.

Quando sentii mia madre parlare per poco non mi prese un coccolone.

“Ah Bella! Stavo giusto per venire su a svegliarvi.. la cena è quasi pronta. Ti fermi a mangiare qui?”

Immediatamente mi girai verso la sua direzione. Era ancora più bella con i capelli un po’ scompigliati e gli occhi ancora un po’ addormentati.

Quando stavamo insieme adoravo dormire con lei per vedere la luce meravigliosa che aveva negli occhi quando si svegliava e mi trovava al suo fianco.

“Ehm.. Emmett dorme ancora.” Sussurrò con evidente imbarazzo.

A costo di sembrare maleducato, continuai a fissarla e a saziarmi della sua immagine.

Il discorso di mia madre continuava a girarmi nella testa a velocità supersonica.

“Mi piacerebbe.. ma no. Grazie.”

E certo che le sarebbe piaciuto, un’infinità di volte era stata ospite a cena o a pranzo a casa mia che avevo quasi perso il conto.

Ma, ormai, era troppo tardi.

Poteva anche amarmi ancora ma nulla sarebbe mai più tornato come prima.

“Ti accompagno alla porta.. mi ha fatto piacere che sei..”

“L’accompagno io alla porta, mamma.”

In un baleno mi uscirono quelle poche parole dalla bocca. Volevo parlarle, anche solo per qualche minuto.

Senza quasi lasciarle il tempo di salutare mia madre l’accompagnai alla porta.

“Che diavolo ti prende?” chiese arrabbiata.

“Domani parti?”

Mentre rispondeva con un “Già..” sussurrato, si aprì la porta da sola, probabilmente per svignarsela il più in fretta possibile da me.

Avrei voluto dirle mille e più cose, ma alla fine tirai fuori la prima frase che la mia bocca riuscì a pronunciare.

“Dobbiamo trovare qualcosa da fare per biologia..”

Per un attimo cambiò espressione, sorridendo quasi, prima di tornare una maschera indecifrabile.

“Magari ne possiamo parlare lunedì, adesso dovrei proprio andare.. mi staranno aspettando per la cena.”

“Si certo..” borbottai infastidito dal suo comportamento.

Forse mia madre aveva ragione. Cercava di fare il più possibile la cattiva con me, perché stava cercando la giusta forza dentro di sé per odiarmi.

E io? Sarei riuscito a sopportare una Bella che mi odiava?

No, decisamente.

Quando alzai lo sguardo per vedere i suoi occhi, lei mi stava già dando le spalle, dirigendosi verso la sua macchina. Mi ero perso ciò che mi aveva detto, non potevo lasciarla andare via così.

Mi affrettai e la raggiunsi, afferrandole il braccio.

“Divertiti a Seattle..” dissi titubante, “e.. fai attenzione”.

Pensò un attimo di troppo a cosa rispondermi.

“Grazie. Ora puoi lasciarmi il braccio?”

“Bella mi dispiace, veramente. Non avrei mai voluto che..” mi bloccai di colpo. Mia madre poteva farmi tutti i discorsi di questo mondo, ma non avrei mai rinunciato a proteggere Bella.

Lei doveva continuare a vivere la sua vita.

“Beh.. ci vediamo lunedì.”

Lei mi scrutò in faccia per pochi istanti, prima di girarsi e raggiungere la macchina.

“Ti amo.” Dissi sconsolato alla pioggia che flebilmente cominciava a scendere.

 

Entrai in casa scombussolato.

“Edward vai a svegliare Emmett, tuo padre sarà quasi arrivato.”

Senza darle alcuna risposta salii le scale e mi catapultai in camera di mio fratello.

Dovevo assolutamente sapere che cosa si erano detti, ne andava della mia sanità mentale.

Quando aprii la porta, lo trovai già sveglio con un bigliettino in mano.

“Ah! Sei sveglio... mamma mi ha detto di dirti che è quasi pronto.”

“Bella è andata via da molto?”

“No, da pochi minuti. Ti ha lasciato un bigliettino?”

“Si, leggilo pure.”

Mi passò il foglio di carta, lessi le poche parole che gli aveva scritto, tracciando con le dita l’iniziale del suo nome.

“Edward?”

Alzai lo sguardo su mio fratello, aveva un’aria piuttosto sconsolata.

“Devi dirglielo. Lei ti pensa ancora.. credo che con Jullian ci sia solo un’amicizia molto forte. Non credo che riuscirò a mentire a Rose ancora per tanto..”

“Stai scherzando?”

“No. Non voglio giocarmi il mio rapporto con la ragazza che amo. Il prossimo anno ci saranno già abbastanza chilometri a dividerci..”

Mi sentii profondamente tradito, ma in un certo senso me lo sarei aspettato da Emmett.

“Con questo non voglio dirti che domani o dopodomani andrò da Rose a confessargli tutto, ma prima o poi dovrò dirglielo! Domani sera Bella sarà a quella dannata festa, cosa potrà succedere? Magari conoscerà Caius Volturi.. e non so. Guardala meglio, come si comporta quando tu sei nei paraggi. Soffre. Pensaci solo. Ne vale la pena stare lontano da lei?”

Annuii scosso. Era la seconda volta nel giro di neanche un’ora che qualcuno mi faceva un discorso del genere.

Dirglielo a Bella.

Sarebbe stato bello, perché finalmente avrei potuto togliermi un grosso, grossissimo macigno dal petto, ma come potevo essere sicuro che lei non mi avrebbe veramente odiato, una volta scoperta la verità?

Non lo sapevo e forse non l’avrei mai saputo.

 

☼☼☼

 

 

Ero seduto al tavolo di un stupido locale con gran parte dei componenti della mia squadra, Alice, Jasper e il giardiscemo.

Avevo più volte cercato di evitare i festeggiamenti post partita, ma Daniel mi aveva quasi obbligato a partecipare. Se avessi avuto la macchina, me ne sarei già tornato a casa.

“Uuuh!” trillò Alice tutta contenta, “Jasper dobbiamo vedere la presentazione in streaming. Devo vedere se Bella ha messo il vestito nel modo giusto e come l’hanno truccata.”

Il vestito.

Quel vestito.

Quando mio fratello mi aveva fatto vedere la foto che gli aveva inviato Rose, per poco ero svenuto. Non solo il vestito fasciava perfettamente il suo corpo da favola, ma, grazie al pizzo, molte parti erano in evidenza. Avrei dato qualsiasi cosa per poterla vedere dal vivo così..

“Ho portato il tablet apposta.”

Rose tirò fuori dalla sua borsa l’apparecchio e lo accese, cercando probabilmente il sito dal quale poter vedere la presentazione.

“M’immagino la gioia di Bella nell’essere pettinata, truccata, imbalsamata..” disse Angela, scatenando le risate generali, tanto che anche a me scappò un sorriso.

“Mai come la gioia che ha provato quando Alice le ha mostrato il vestito. A me ha fatto lo stesso effetto di quando vai in discoteca e stai tre ore sotto le casse..” disse Jullian, mentre Jasper ridacchiava annuendo.

 “Perché? Non le piaceva?”

“A detta sua.. lei non è il tipo che va in giro mezza nuda. Poi, credo che abbia anche detto che lei non è la bella statuina.. bla, bla, bla.. vero Alice?”

Alice stava per aggiungere qualcosa, quando Rose parlò.

“Se non era per me che entravo e le facevo ragionare a quest’ora erano ancora lì che si urlavano contro. Almeno io ho fatto qualcosa. Non come tu,” disse indicando Jasper, “Tu” continuò indicando il giardiscemo, “e Jacob che continuavate a ridere come degli scemi. L’idea più geniale poi alla fine l’ha avuta Jull, vero? Voleva entrare di soppiatto in camera, prenderle e buttarle in piscina.”

“Beh.. così avrebbero urlato ancora di più.” Dissi senza pensarci, attirando su di me le occhiate di tutti.

“Giusta osservazione. Infatti poi ho evitato..”

“Tanto il bagno ve l’eravate già fatto, no?” sussurrò Alice con un sorrisetto malizioso.

Jullian le rispose con un occhiolino.

L’avrei ucciso, l’idea mi faceva quasi vomitare tutta la pizza che avevo appena finito di mangiare.

“Eccolo! L’ho trovato!” esultò Rose, mettendo al centro del tavolo il tablet.

“Si ma così non riusciamo a vederlo tutti..” protestò Daniel vicino a me.

Vidi Alice alzarsi per andare a parlare con un cameriere. Pochi minuti dopo sulla televisione vicino al nostro tavolo comparvero le immagini di un palco sopra il quale c’erano Volturi, Charlie Swan e altri personaggi mai visti prima.

Cominciarono a chiamare nome per nome tutte le convocate. Quando chiamarono Isabella Marie Swan, al tavolo scoppiò il putiferio generale: Alice saltellava sulla sedia su di giri, arpionando senza pietà con un mano il braccio di Jasper. Daniel sorrideva, guardandomi di sottecchi. Rose e Jullian invece, guardavano la televisione con un misto di gioia e orgoglio sul volto.

Io, in verità, non riuscivo a definire benissimo i sentimenti che mi frullavano per la testa, più che altro, continuavo a guardare Bella come in trans.

Era bellissima. Come sempre, d’altronde.

Si vedeva che era imbarazzata, le sue guancie erano rosse e il suo sorriso era stentato, non spontaneo.

“E’ imbarazzata.” Disse Angela meravigliata.

“Beh.. troppa gente la sta guardando.”

Dopo pochi secondi la telecamera si spostò sul viso della prossima convocata.

Quando tutte le venticinque ragazze vennero presentate, la linea fu passata ad una giornalista che cominciò a intervistare qualche personaggio di spicco del calcio americano, tra cui anche Charlie.

Dopo un tipo tutto ciccia e niente capelli, la giornalista si trovò insieme ad un uomo giovane con i capelli biondo cenere e due occhi azzurrissimi.

“Aspetta.. quello è..” sussurrò Rose puntando il dito verso la televisione.

“Caius Volturi” terminò la giornalista.

Strinsi i pugni automaticamente.

Nella mia mente mi ero più volte immaginato il figlio di Aro Volturi, grasso, ma non troppo, brutto, viscido e invece era tutto l’opposto,

La mia paura aumentò a dismisura, non sarei mai riuscito a competere con uno così.

“Cosa ne pensa della presentazione? Crede che le ragazze siano state scelte con attenzione? E se posso.. qual è la sua preferita?”

Caius sorrise, inondando di luce il locale, con i suoi denti bianchissimi.

Sentii, contemporaneamente Alice, Rose e Angela sospirare.

“Buonasera a tutti. E’ un vero piacere per me e la mia famiglia che la presentazione sia stata fatta qui, nella casa della mia infanzia. Che posso dire delle ragazze? Spero che portino in alto l’orgoglio della nazione e che si facciano rispettare. Non è giusto che il vecchio continente vinca sempre le competizioni importanti, non credete?” terminò con un occhiolino.

La giornalista arrossì vistosamente, ma non demorse, continuando l’intervista.

“Continua a non dirmi qual è la sua giocatrice preferita.”

Lui alzò gli occhi al cielo ridacchiando.

“Beh.. immagino che se sono state scelte dal team della nazionale è perché sono brave e quindi si meritano la maglia a stelle e strisce.”

“Però.. se proprio devo scegliere una giocatrice.. non me ne vogliano le altre, ma.. è indubbiamente Isabella Swan.”

Eccolo. Che partiva all’attacco.

“Credo che è una delle migliori giocatrici mai viste negli ultimi anni.”

“Inoltre stasera è molto bella, vero?”

Ridacchiò, in un modo che mi fece accapponare la pelle.

Lo odiavo, forse più del giardiscemo.

“Lei è sempre bella.”

No, indubbiamente lo odiavo più di Jullian.

 

“Wow.. che uomo!” esclamò Angela alla fine dell’intervista, attirando un’occhiataccia di Ben.

“Divino. Da bruciare come se non ci fosse un domani.”

Vidi Jasper annuire alle parole del giardiscemo e, per quanto avrei voluto e dovuto odiarlo con tutto me stesso, non potevo far altro che dargli ragione.

“Oh non fate i gelosoni voi, è così.. affascinante. Sfido qualunque a donna a non rovinargli ai piedi.. E poi avete visto? Ha detto che è Bella la sua giocatrice preferita. Mia sorella..”

Jullian culo, Jullian culo.”

Tutti contemporaneamente ci girammo nella direzione del giardiscemo, al suono della voce di Bella.

Lui stava già sbloccando il cellulare borbottando qualcosa.

Alice rideva divertita.

“Mi piace la tua suoneria. Devo chiedere a mia sorella che me la registri!”

“Molto divertente.” Rispose lui alla battuta di Rosalie.

“Che dice Bella?”

“Affari nostri.”

In un attimo vidi il sorriso di Alice mutare, da divertito a malizioso.

Sapevo di guardare Jullian trucemente, ma, nonostante le gomitate di Daniel non avevo nessuna intenzione di smettere.

Il giardiscemo posò il cellulare e dopo pochi istante arrivò la risposta che gli fece nascere un sorrisetto divertito sulle labbra.

“Bella vi saluta.” Disse, prima di passare il cellulare ad Alice e Rose che lesserò il messaggio curiose.

Avrei dato qualsiasi cosa per poterlo leggere a mia volta.

Quando tutti e tre si guardarono con una strana scintilla negli occhi, capii che era in atto una conversazione silenziosa. Di certo, sapevo che qualunque cosa fosse, non mi sarebbe per nulla piaciuta.

 

 

☼☼☼

 

 

Guardavo i carri sfilare tra le vie di Forks un po’ annoiato.

Alcuni erano davvero buffi, ma d’altronde non si poteva di certo pretendere la Luna da un paese sperduto come quello.

“Edward! L’ultimo dovrebbe essere il carro dell’orfanotrofio!” disse entusiasta mia madre.

Mi girai nella direzione che stava indicando.

Di solito il carro dell’orfanotrofio, oltre ad essere l’ultimo, era anche il più triste di tutti.

I bambini erano tutti stretti sopra con uno sguardo che faceva venire i brividi, gli addobbi erano brutti, un caleidoscopio di colori senza una logica.

“Oh!” esclamai spontaneamente quando lo vidi spuntare dalla curva.

Non ci potevo quasi credere, era troppo bello.

C’era quello che sembrava un grosso mappamondo al centro, completamente rivestito di fiori, poi, intorno, che facevano il girotondo ridendo e cantando allegramente c’erano i bambini.

Ognuno era vestito con un abito tipico di uno stato o di un continente.

C’era un indiano, un’hawaiana, un africano, una giapponese, un eschimese, e così via..

“Oddio! E’ stupendo!” esclamò mia madre, potandosi le mani alla bocca, commossa.

Mio padre la strinse in un abbraccio.

“Mamma hai ragione!” disse Emmett, uscito da casa apposta per vedere la sfilata.

Al suo fianco c’era Rosalie con un gran sorriso sulle labbra. Ad un certo punto la vidi alzare la mano e salutare qualcuno.

Seguendo la direzione del suo sguardo notai Jullian seduto sul trattore che guidava il carro e che salutava qua e là le persone che lo riconoscevano.

“Chi è il creatore?” chiesi, immaginando già la risposta.

“Jullian. Ha lavorato in ogni attimo libero che aveva. E dovresti vedere com’è stato dolce con i bambini: lo ascoltavano in tutto e per tutto. E’ una persona davvero speciale.”

“Ha preso molto a cuore la causa, Esme. Peccato che Bella non sia qui per vederlo di persona.”

“Non doveva arrivare per la cena?”

Mi girai ansioso di sentire che cosa diceva Rose.

“Si, però Jacob ha avuto un contrattempo. Per fortuna ha trovato un altro passaggio.”

Sospirai rilassato, contento di rivederla, ignaro che alla guida della macchina che la stava riportando a casa, c’era Caius Volturi.

 

 

Nell’enorme tendone dov’erano stati allestiti i tavoli per la cena, c’era un gran vociare di gente.

Io ero al tavolo con i miei compagni di squadra, mio fratello e Rosalie, al fondo della sala invece vedevo i miei genitori con i nonni di Bella, Jasper, Alice e i suoi genitori.

“Ehi! Avete notato che Irina sta alla larga da Kate e Tanya?”

La domanda di Lucinda suscitò la curiosità di tutti. Effettivamente era da qualche giorno che, anche a scuola, avevo notato Irina nettamente in disparte.

“Ah! Ma non lo sapete!” cinguettò Jessica, accarezzando la mano del suo Mike, per poco non vomitai tutto ciò che fino a quel momento avevo mangiato vedendo quel gesto.

“No, non lo sappiamo.” Sussurrò Rosalie al mio fianco.

“E’ da un po’ che hanno litigato. A quanto pare Irina si vedeva con un ragazzo senza averlo detto a Tanya e lei è andata fuori di testa..”

“Lei è fuori di testa.” Affermò Daniel scatenando le risate generali, che si fermarono, almeno da parte mia, non appena scorsi Isabella sulla porta.

“E’ arrivata tua sorella, Rose.”

Lei si girò, alzando la mano per farsi notare tra la gente.

Bella, notandoci, s’incamminò verso di noi.

“Ma scusate.. chi è il tizio che la segue? Non era andata a Seattle con Jacob?”

“Si, Lucinda. Ma purtroppo Jack ha avuto un contrattempo e Bella ha trovato un passaggio.”

“Oh cazzo..” sentii sussurrare da mio fratello.

Immediatamente il sangue del mio corpo si gelò, non appena riconobbi il tizio che stava scortando Bella al nostro tavolo come una vera e propria guardia del corpo.

Caius Volturi.

Il solo e unico.




























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Capitolo 46
*** CAPITOLO 45 ***








Dov’eravamo rimasti?

CAPITOLO 44 – POW EDWARD

 

“E’ arrivata tua sorella, Rose.”

Lei si girò, alzando la mano per farsi notare tra la gente.

Bella, notandoci, s’incamminò verso di noi.

“Ma scusate.. chi è il tizio che la segue? Non era andata a Seattle con Jacob?”

“Si, Lucinda. Ma purtroppo Jack ha avuto un contrattempo e Bella ha trovato un passaggio.”

“Oh cazzo..” sentii sussurrare da mio fratello.

Immediatamente il sangue del mio corpo si gelò, non appena riconobbi il tizio che stava scortando Bella al nostro tavolo come una vera e propria guardia del corpo.

Caius Volturi.

Il solo e unico.

 

 

Buona lettura, ci vediamo al fondo.

 

 

CAPITOLO 45

 

Camminavo verso la direzione in cui erano seduti mia sorella, Emmett, Edward e tutti gli altri nostri amici con la netta sensazione di star andando al patibolo.

Sentivo alle mie spalle i passi di Caius e vedevo l’espressione di puro orrore sulla faccia di Edward.

Mi limitai a sospirare e a metter su il miglior sorriso sfoderabile in un momento come quello, un tremendo sesto senso mi suggeriva che quella serata sarebbe stata a dir poco una serata da dimenticare.

“Bella!” urlò mia sorella abbracciandomi.

“Tutto bene?”

“Si, tutto bene.. Rose? Ti presento Caius Volturi. Caius.. Lei è la mia gemella Rosalie.”

Lui, con un sorriso da infarto, afferrò la mano di Rose.

“E’ un vero piacere conoscerti, Rosalie.”

“Il piacere è..è mio. Chiamami pure.. Rose.” Balbettò in imbarazzo.

Mia sorella in imbarazzo? Questa era davvero da scrivere da qualche parte.

Vidi l’espressione di Emmett incupirsi, prima di affiancare Rose e presentarsi a Caius.

“Io sono Emmett Cullen.”

“Caius”.

Daniel si alzò e mi strinse in un abbraccio, sussurrandomi nell’orecchio:

“Tu sei pazza. Hai idea di quanto ora Edward voglia sfondare la faccia a questo qui?”

Non riuscii a rispondergli, perché Lucinda si buttò completamente addosso a noi due, come se non fosse già abbastanza problematica la situazione, arrivò anche Tanya.

“CAIUS.. ma che ci fai qui?”

Pigolò, mezza sconvolta.

“Ciao cugina! Anche a me fa molto piacere vederti.. come stai?”

Sentii le persone intorno a me cominciare a parlottare tra loro, erano in pochi a sapere della parentela.

“Bene.. perché non vieni a sederti al mio tavolo? Ti presento qualche mia amica..”

“No, grazie. Preferisco stare qui con Bella..” per poco la mandibola non mi cadde a terra.

Voleva stare con me?

Con la coda dell’occhio notai lo sguardo di Edward passare dall’arrabbiato al molto arrabbiato.

Questa situazione mi metteva sempre più a disagio.

Per fortuna a salvarmi fu mia sorella:

“Bella? Perché non presenti Caius ai nonni e a Jasper. Non credo che ti abbiano ancora vista.. sono sicura che vorranno accertarsi che sei arrivata a casa sana e salva..”

Colsi al volo l’opportunità e, afferrando il braccio di Caius lo condussi tra le file di tavoli, mantenendo gli occhi fissi su un punto, senza vedere così gli sguardi che mi lanciavano le persone.

La prima ad accorgersi della mia presenza fu Alice, ci scambiammo un veloce sguardo d’intesa. Anche se ero ancora profondamente arrabbiata con lei per ciò che era successo, non potevo ammettere che il suo piano non era stato geniale. Divinamente geniale.

“Oh Bella! Sei arrivata!” esclamò mia nonna contenta.

In un attimo, tutta l’attenzione del tavolo si concentrò su di me e il mio accompagnatore.

“Si.. sono arrivata. Lasciate che vi presenti Caius Volturi. E’ merito suo e della sua gentilezza se sono qui..”

Ok, forse era un po’ troppo una sviolinata, ma dal sorriso di Alice, capii che avevo fatto goal.

Mio fratello si alzò in piedi, per stringere la mano a Caius.

“Grazie mille per aver accompagnato Bella fino a qui e non averla lasciata andare con i mezzi pubblici.”

“E’ stato un piacere.. Quando Bella ha ricevuto la telefonata di Jacob che la informava di non poter accompagnarla a Forks, eravamo insieme.”

Insieme.

Alzai gli occhi e incontrai quelli incuriositi di Esme.

“Bella ma che sbadata che sei!” s’intromise Alice, “non ci presenti?”

Alzai gli occhi al cielo.

“Non so se Caius ha molta voglia di conoscere proprio te.” la presi in giro, prima di aggiungere:

“Caius, lei è Alice, la fidanzata di mio fratello Jasper, lei è mia nonna Sarah, mio nonno Billy, i genitori di Alice, James e Nora Brandon e i genitori di Emmett ed Edward, Carlisle ed Esme Cullen.”

Da vero gentiluomo strinse la mano a tutti sempre con il sorriso sulle labbra.

“Scusate. Vorrei andare a salutare i miei zii.. Bella ci vediamo dopo?”

“Certo.. io vado al tavolo con gli altri.”

Salutò ancora una volta tutti, prima di girarsi e andare verso il tavolo dove vedevo seduti i signori Denali.

“E’ proprio un caro ragazzo. Isabella ha un posto dove passare la notte?”

Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.

“Si.. si. Ha detto che i suoi zii sarebbero stati felici di ospitarlo. Era parecchio tempo che non li vedeva.”

Mia nonna annuì contenta.

“Tuo padre sta bene? L’hai avvisato che sei arrivata?”

“Si, nonno, l’ho avvisato. E sta bene.. questa sera lui e Sue avevano una cena importante.”

“E la mamma?” chiese invece Jasper.

“Lei e Phil dovrebbero quasi essere atterrati a Seattle. Jacob mi ha promesso che mi avrebbero avvisata subito.”

“Arriva tua mamma, Bella?”

Guardai Esme Cullen con un sorriso gentile.

“Si. E non vedo l’ora di riabbracciarla.”

 

 

Chiacchierammo ancora per qualche minuto del più e del meno, la mamma di Alice, Nora, mi chiese qualche mia impressione sulla serata precedente.

Ovviamente evitai di raccontare loro qualche particolare.

Ad esempio la camminata in giardino con Caius.

“E oggi che ci facevi insieme a supermegafusto?” chiese Alice, guardandomi con un sorriso sornione.

“Beh.. diciamo che ero seduta ad uno Starbucks a Downtown, quando me lo sono trovata davanti, ci siamo messi a chiacchierare e nel mentre Jacob mi ha chiamato e mi ha dato la lieta notizia.”

“Coincidenze fortunate.” Esclamò Alice facendomi un occhiolino.

Scossi la testa esasperata, era proprio la peggior amica che mi fosse mai potuta capitare.

Decisi che era il caso di svignarmela.

“Sapete mica dov’è Jullian?”

“Ho visto i suoi genitori”, disse mia nonna, “ma lui dovrebbe essere al tavolo laggiù in fondo, dove ci sono i bambini dell’orfanotrofio.”

Alzai la testa, ma oltre un marasma generale di bambini non notai il mio amico. Che fosse stato sommerso?

Ringraziai e salutai ancora tutti e con un sorriso m’incamminai verso il punto che mi aveva indicato mia nonna.

Notai che Caius stava ancora chiacchierando con i genitori di Tanya e che mia sorella e gli altri stavano ridendo e scherzando.

Solo due occhi verdi seguivano con discrezione i miei spostamenti.

Quando raggiunsi il tavolo dei bambini, un ciclone dai capelli biondi si catapultò completamente su di me.

“Bellaaa!”

“Ciao pulcina! Ti stai divertendo?”

Kate mi guardò con un grosso sorrisone.

“Si, tantissimissimo. Jull è stato fantastico!”

“Jull è fantastico.” Dissi di rimando.

“Grazie.”

Alzai il viso e me lo ritrovai davanti, aveva uno strano sguardo che sul momento non riuscii ad interpretare.

Kate si sciolse dal mio abbraccio per afferrare la mano di Jullian.

“Ciao.”

“Ciao.” Risposi con uno strano imbarazzo addosso.

“Non vi abbracciate?” chiese quella furbetta di Kate con un sorriso insolente.

Spesso, nell’ultimo periodo io e Jull eravamo andati all’orfanotrofio a trovare e giocare con tutti i bambini, in particolare con Kate che si era praticamente innamorata di lui.

Jullian senza lasciarmi alcun motivo di replica mi strinse in un abbraccio tutto muscoli; automaticamente le mie mani si aggrapparono alla sua maglietta.

“Mi sei mancata tigre.”

“Jull? Tutto bene?” chiesi in pensiero. Mi sembrava davvero molto strano, come se gli fosse successo qualcosa.

Provai a staccarmi dal suo abbraccio, ma non me lo permise.

“Aspetta ancora un attimo.. c’è il tuo nuovo amico Caius che ci sta guardando e anche il nostro amico di lunga data Cullen.”

Ridacchiai contro il suo petto.

“Ehi!” esclamò Kate indignata perché nessuno dei due le dava molta attenzione.

“Scusami principessa.. hai ragione non dovrei dare confidenza ad un’altra principessa, soprattutto se è meno bella di te.”

Lo guardai con finta aria imbronciata.

“Io e Bella siamo belle uguali. Ma lei ha già il suo principe, Edward.”

Ecco.

La rottura tra me ed Edward non era stata particolarmente chiara alla bambina, tanto che tutte le volte in cui l’andavo a trovare mi chiedeva di lui.

Per fortuna riuscivo sempre a distogliere la sua attenzione.

“Grazie Kate. Che ne dici di tornare dai tuoi amici? Io adesso vado a mangiare perché ho molta fame.”

La piccola mi stampò un veloce bacio sulla guancia e corse a sedersi sulla sedia vicino alla sua migliore amica Sasha.

“Vieni con me?” chiesi a Jullian.

“No, vengo poi a mangiare il dolce semmai.. sono con i miei genitori e la mamma di Evelyn.”

“Ah si? Dove sono?”

M’indicò un punto non molto lontano dal tavolo dei bambini, c’erano i suoi genitori, che già conoscevo, infatti la mamma mi rivolse un saluto con la mano. E, colei che immaginai essere la mamma di Evelyn: una bella signora distinta, ma con un sorriso genuino in volto.

“Non vive a Vancouver con il fratello di Evelyn?”

“Si, ma ogni tanto viene a trovarmi e a trovare i vecchi amici che ha qui.”

Lo vidi esitare un attimo quasi a disagio.

“Jullian? E’ successo qualcosa ad Evelyn?” chiesi preoccupata.

“No. Tranquilla. Però.. Bella c’è qualcosa che devi dirmi?”

Lo guardai per un attimo infinito negli occhi, non capendo il fine della sua domanda.

Aveva forse scoperto ciò che la fidanzata mi aveva scritto nella lettera? No, era impossibile. Anche perché solo io ero a conoscenza del suo ritorno, non ne avevo praticamente fatto parola con nessuno.

Forse voleva sapere qualcosa di Caius.

Ma perché fare una domanda tanto diretta e con quel tono tanto serio?

“No, Jullian. Perché?”

Il suo volto rimase ancora un attimo impassibile, prima di sorridermi a trentadue denti.

“Nulla di che.. Ci vediamo dopo al dolce. Fai la bravo e vedi di presentare Edward a Caius. Non voglio assolutamente perdermi la scena!”

 

Ritornai al tavolo dei miei amici con un po’ di agitazione addosso. Il breve scambio di battute che avevo avuto con Jullian non mi era per nulla piaciuto.

“Hai finito di disturbare le altre persone?” mi chiese Emmett ridendo.

La mia risposta matura fu una semplice linguaccia.

Rosalie mi aveva tenuto due posti uno vicino a lei e l’altro tra Emmett ed Edward.

La guardia con un enorme punto di domanda in faccia.

Ma che cavolo le passava per la testa?

Lei, dal canto suo ricambiò la mia occhiataccia con un sorriso malizioso.

“Dove mi posso sedere?” chiese Caius.

In un attimo il mio cervello per fortuna trovò la soluzione.

“Guarda.. siediti pure qui vicino a Rose. Io vado dall’altra parte.”

Senza notare gli sguardi un po’ sorpresi di Daniel e Lucinda, mi andai a sedere tra i due gemelli Cullen.

Ovviamente, in quel momento la mia del tutto inopportuna sbadataggine comparve e per poco non inciampai nelle mie stesse gambe, rischiando di finire seduta su Edward.

Per fortuna il suo braccio afferrò saldamente la mia vita.

Il mio volto, appena mi resi conto della situazione, si tinse di rosso pomodoro maturo.

Immaginai, alle mie spalle, Jullian farsi tante risate.

Il tocco di Edward era forte, ma allo stesso tempo dolce e protettivo.

“Gr..grazie.” balbettai in imbarazzo prima di sedermi.

Vidi Caius alzare le sopracciglia in un chiaro segno di curiosità, mentre Emmett e Daniel ridevano come due cretini.

“Bella sei sempre la solita!”

“Gne, gne, gne.” Dissi tra me e me, consapevole che mi ero appena fatta una gran figura di cacchina.

Non permisi alla mia testa di pensare alla mano di Edward su di me, se no, non sarei più riuscita ad uscire da pensieri viziosi.

“Non ci siamo ancora presentati.. Io sono Caius. Caius Volturi.” disse il mio nuovo amico, porgendo la mano sul tavolo al mio vicino di posto.

“Edward. Edward Cullen.” Rispose dopo un attimo di esitazione.

Si strinsero le mani e notai che le nocche erano bianche.

Caius girò l’occhio per un istante nella mia direzione per poi riportarlo su Daniel che molto furbamente stava presentando lui, Lucinda e il resto della squadra.

 

“Come stai?”

A seguito di quella domanda, per poco non mi strozzai con il pezzo di carne che stavo mangiando.

“Bene. E tu?”

Mi voltai verso Edward, non prima di aver dato un’occhiata alle persone che erano intorno a noi.

Caius, Emmett e Rosalie stavano chiacchierando tra loro, mentre gli altri badavano a tutto tranne che a noi.

“Bene.. eri bellissima ieri sera.”

Per un attimo rimasi senza fiato.

Ciò che più mi sconvolse della sua frase non furono le parole, ma il modo con cui lo disse: con tenerezza e amore.

I nostri occhi si legarono e mi fu praticamente impossibile nascondere ermeticamente tutti i miei sentimenti, quindi, a costo di sembrare patetica afferrai la sua mano sotto il tavolo e la strinsi lievemente.

“Grazie.”

E dentro a quel grazie, non c’era solo un banale ringraziamento per il complimento che mi aveva appena rivolto, c’era anche un grazie per ciò che stava facendo per me in quel periodo.

Lui si era completamente sacrificato per proteggermi e, anche se ancora non era il momento di dirgli ciò che sapevo, volevo comunque lasciargli un qualcosa di me.

E io, ovviamene, volevo un qualcosa di lui.

Il calore della sua mano, ad esempio, o la piccola fiamma di felicità nei suoi occhi.

“Bella io..”

Stava per continuare la frase quando sentii la mano di qualcuno sulla mia spalla e quasi come se la sua pelle fosse fuoco vivo, lasciai andare la presa ustionata.

“Vi posso rubare un attimo la star? Prima le ho promesso di farle vedere una cosa..”

Chi mai poteva essere se non Jullian?

Dopo l’avrei preso a sberle. Come minimo.

“Ah! Tu devi essere Jullian..” disse Caius, “Bella mi ha parlato molto di te.”

Jull appoggiò una mano vicino al mio piatto e si sporse verso Caius, stringendogli la mano, era praticamente sdraiato su di me.

“Piacere. Grazie per avermela riportata a casa.”

Per poco non imprecai. Che diavolo stava facendo?

Se fino ad un attimo prima l’atmosfera tra me ed Edward era, non proprio romantica, ma almeno calda, ora l’unica cosa che si poteva chiaramente vedere erano i ghiaccioli.

Senza dare nell’occhio, pizzicai il fianco di Jull.

“Di nulla.”

Caius aveva uno strano sorriso in volto. Probabilmente stava iniziando a capire qualcosa dal comportamento mio, di Rose e di Jullian. Era ora di telare. E di corsa.

Per evitare altro inutile imbarazzo, mi alzai di colpo e afferrai il gomito del mio caro amico.

“Allora.. andiamo?”

Lui, si girò verso mezzo tavolo e con il suo peggior sorriso malizioso esclamò:

“Cavolo.. è sempre così impaziente!?”

A quel punto la mia mano partì automaticamente sulla sua nuca.

“Ahia! Bella, come sei suscettibile!”

Alzai gli occhi al cielo, mentre tutti i presenti, ad eccezione di uno, scoppiavano a ridere del nostro siparietto.

“Andiamo per favore.” Dissi per l’ultima volta.

Lui, dopo aver rivolto agli altri un’ammiccata, mi seguì verso l’esterno del tendone.

Una volta fuori esplosi.

“No ma dico.. che ti dice il cervello?”

Lui sbuffò, scuotendo la testa.

“Non hai visto che io ed Edward stavamo finalmente parlando civilmente?”

“Più che parlare civilmente mi sembrava che da un momento all’altro vi sareste.. saltati addosso.”

Incrociai le braccia, guardandolo malamente.

“Vieni.. e non fare quella faccia. E’ la verità!”

Mi accompagnò fino al punto dov’erano posteggiati tutti i carri che quel pomeriggio avevano sfilato per Forks, in particolare ne notai uno che rispetto a tutti gli altri era in assoluto il più bello.

“E’questo quello che hai fatto tu per l’orfanotrofio?”

Annuì con un sorriso.

“Beh.. Rose mi ha mandato due foto ma non ne facevano sicuramente giustizia. E’ bellissimo, Jull. Non voglio immaginare quante ore di lavoro hai impiegato per ultimarlo. Complimenti!”

“Grazie. Poi, la vera decorazione non erano i fiori.. ma i bambini! Dovevi vedere com’erano felici. In particolare la piccola Kate. Lo sai che l’ho nominata capo dei lavori? Era il mio secondo in carica.”

Sorrisi, immaginandomi la scena.

Jullian ci sapeva davvero fare con i bambini.                                                

Tolse una rosa bianca dalla grossa sfera e me la porse, l’afferrai e subito annusai il buonissimo odore che emanava.

“Cosa vi stavate dicendo tu ed Edward prima?”

“Quando ci hai interrotti?” chiesi con finto rimprovero.

Era come Alice, per quanto mi sforzavo non riuscivo a rimanere arrabbiata più di un battito di ciglia.

“Mi ha chiesto come stavo e mi ha detto che ieri sera ero bellissima.” Dissi con una faccia sicuramente trasognata, “poi stava per rivelarmi qualcosa ma tu sei piombato come un avvoltoio alle nostre spalle e l’hai interrotto.”

“Chiedo scusa, non era mia intenzione interrompervi.. in fondo se è qualcosa di così importante può sempre rivelartelo in un altro momento, no?”

Annuii, anche se non del tutto convinta.

Quello era stato un momento perfetto, difficilmente ce ne sarebbero stati degli altri.

“Ci sediamo un attimo?”

Assecondai la sua richiesta, sedendomi affianco a lui su una panchina lì vicino.

Per qualche attimo rimanemmo in silenzio, ognuno nei proprio pensieri.

Io, guardavo il cielo stranamente stellato e pensavo ad Edward.

“Sai..” iniziò con un strano tono di voce.

“Anche io credevo che quello di prima, mentre eravamo con Kate, fosse un buon momento per dirmi qualcosa, Bella.”

“Sei arrabbiato.” La mia era e voleva essere un’affermazione.

“Perché? Che è successo?”

“Pensavo che io e te ci dicessimo tutto, invece..” scosse la testa, prima di guardarmi intensamente negli occhi.

“Invece cosa? Jullian sputa il rospo.”

Questa attesa non mi piaceva per niente.

“Questa mattina, quando ho rivisto la mamma di Evelyn, mentre ci salutavamo e chiacchieravamo un po’, mi ha detto testuali parole: non vedo l’ora che Evelyn torni.”

“Subito non ho dato molto peso alle sue parole, perché già altre volte mi aveva detto qualcosa di simile. Di simile però. Sicuramente non aveva mai usato le parole non vedo l’ora. Ed è stato ripensando a quelle parole che mi è sorto il dubbio.. Poi mi è venuta in mente la lettera che un po’ di tempo fa Evelyn ti ha inviato. E ho capito. Bella.. come hai potuto non dirmi una cosa del genere?”

Lo guardai in apnea.

E ora cosa gli dicevo? La verità.

“Evelyn mi ha pregato di non dirti nulla del suo ritorno, doveva essere una sorpresa. Non sai quanto ho pensato se dirtelo o meno.. mi dispiace.”

“Una sorpresa. Certo.”

“Jullian.. Mi dispiace.”

“Perché non me l’hai detto, Bella? Prima mi hai mentito guardandomi negli occhi.”

Si alzò di colpo e imprecò qualcosa d’indefinito, colpendo con il piede un sassolino.

“Pensavo di fare la cosa giusta.”

Era la verità. Io credevo di fare del bene, pensavo che quando l’avesse vista scendere da uno stupido aereo tutto sarebbe andato a posto. E invece, stavamo litigando.

Non riuscivo ad accettarlo.

“La cosa giusta. Davvero? E se lei non ritornerà, perché anche se ogni giorno cerco di non pensarci.. c’è una possibilità che lei non torni. Come saresti riuscita a dirmi della lettera al suo funerale?”

Il tono e l’entità delle sue parole mi procurarono un dolore allo stomaco. Rischiai quasi di vomitare la cena.

“Jullian.. Ma lei tornerà.”

“Si. Tornerà e poi se ne andrà un’altra volta e io dovrò di nuovo raccogliere tutti i cocci. Da solo.”

Non avevo capito nulla.

 

 

Tornai al tavolo con le lacrime che spingevano prepotenti dai miei occhi. Non volevo crollare, ma ero molto vicina.

Mai e poi mai avrei pensato di litigare con Jullian, invece era successo e ora, nel più profondo di me, sentivo qualcosa di rotto, probabilmente d’irreparabile.

Nel parcheggio avevamo ancora discusso parecchio, ero perfino arrivata a supplicarlo di perdonarmi, ma non c’era stata ragione da parte sua. Probabilmente era troppo sconvolto da ciò che aveva scoperto e da ciò che aveva sofferto in passato per riuscire a concepire l’idea che presto avrebbe riabbracciato l’amore della sua vita.

Mia sorella, ovviamente, fu la prima ad accorgersi del mio disagio.

Presi un grosso respiro e mi sedetti vicino ad Edward.

“Che fine avevi fatto?” chiese Caius con curiosità.

Alzai lo sguardo su di lui, cercando di darmi un contegno e di non far capire il mio vero stato d’animo.

“Jullian mi ha fatto vedere il carro dell’orfanotrofio.” Dissi, alzando la rosa bianca come giustificazione, per poi appoggiarla vicino al mio piatto.

Come se non fosse abbastanza difficile la situazione, per la seconda volta in una serata, arrivò Tanya.

“Ciao a tutti!” cinguettò con la sua faccia da schiaffi.

Nessuno rispose ai suoi saluti.

“Posso rubarvi un attimo mio cugino? Vorrei presentargli le mie amiche.”

La guardai meglio in faccia, nella sua voce c’era nervosismo.

Strano. Molto strano.

“Devo proprio Tanya? A me piace stare qui con loro.”

“Dai! E’ questione di pochi minuti.”

Caius con un sospiro esasperato si alzò, seguendo a passo marziale la cugina, quando li vidi prendere verso l’uscita e non verso i tavoli, capii che i due avrebbero sicuramente litigato.

“Rosalie? Andiamo un attimo dai miei?”

Mia sorella annuì e mano nella mano con Emmett camminarono tra i tavoli.

Sospirai sconsolata.

“Tieni.. ti ho lasciato un pezzo di torta. La vuoi?”

Edward mi spostò il piattino con una generosa porzione di torta con la panna e il cioccolato davanti ai miei occhi.

Rimasi per qualche istante come incantata a guardarla.

Mi aveva tenuto un pezzo di torta, anzi, probabilmente non l’aveva neanche mangiata per me.

Dio. Quanto mi mancava.

Alzai lo sguardo, consapevole di avere gli occhi velati di lacrime e per la seconda volta nella serata lo ringraziai, come se quei mesi senza stare insieme non ci fossero mai stati.

Lui sembrò rimanere di sasso, o per il tono della mia voce o per il fatto che una piccola e traditrice lacrima scivolò sulla mia guancia. Automaticamente sentii le sue calde dita sulla mia pelle.

Chiusi gli occhi emozionata dal contatto.

“Hai litigato con Jullian?”

Gli aprii di scatto, annuendo, incapace di pronunciare nulla.

Mi sorrise tristemente, indugiando ancora qualche attimo con le dita leggere sulla mia guancia, per poi abbassare la mano e unirla alla mia, appoggiata sui miei jeans.

“Mangia.”

Scorsi ancora per un istante le emozioni sul suo volto, prima di prendere il cucchiaino con la mano sinistra e assaggiare un boccone di quella prelibatezza.

Mi sentii subito meglio.

Finii di mangiare il mio pezzo di torta con i suoi occhi colmi d’amore su di me e le nostre mani intrecciate sotto il tavolo.

Avevo completamente dimenticato cosa significava passare dall’inferno al paradiso in pochi istanti. Solo lui ci riusciva ogni dannata volta.

 

 

“Grazie per la serata. Mi sono davvero divertito.”

Scossi la testa con un lieve sorriso sulle labbra; anche se ero ancora molto turbata da ciò che io e Jull c’eravamo detti, una piccola parte di me fluttuava nel cielo spensierata e innamorata.

“Grazie a te per avermi accompagnata in questo piccolo posto sperduto!”

“E’ stato un piacere, Bella. Ci sentiamo?”

“Certo. Chiamami quando vuoi.”

Caius inaspettatamente mi abbracciò e io, anche se un po’ frastornata, ricambiai.

Fu lui però ad interrompere il contatto.

“Buonanotte!”

“Anche a te. E buona fortuna.. dormirai sotto lo stesso tetto di Tanya. Da brividi.”

Scoppiò a ridere, prima di sedersi in macchina.

“Non ricordarmelo, Bella. Ho paura che avrò gli incubi.”

Ridacchiai anche io alla sua battuta; ci scambiammo ancora qualche frase di circostanza prima che partisse.

A quel punto, una volta sola, spostai il borsone verso la macchina dei nonni.

“Ti serve una mano?”

Annuii alla richiesta di mio fratello che molto premurosamente mi aiutò a mettere nel baule il pesante borsone mentre un’Alice particolarmente su di giri blaterava cose senza senso.

“Ehi Jullian!” La sentii urlare ad un certo punto ed immediatamente mi voltai.

Lui stava camminando a pochi metri da noi, probabilmente per raggiungere la sua amata moto, guardò unicamente Alice, senza rivolgermi il più minimo sguardo.

“Alice devo.. andare.. devo ancora passare all’orfanotrofio a prendere degli attrezzi che mi servono domani.”

Chiunque avrebbe potuto capire che qualcosa non andava.

Ma nel chiunque, ovviamente, non era compresa Alice.

“Ok. Ma dopo passa fino da casa.. Facciamo una piccola riunione per aggiornarci.”

Rimasi con il fiato sospeso.

“No. Devo andare a casa, buonanotte.”

Detto questo, si girò e continuò per la sua strada.

“Che cavolo gli prende?” chiese spaesata la mia amica.

“Abbiamo litigato. Non vuole più parlarmi.” Affermai con le lacrime che scendevano già prepotenti dai miei occhi. Jasper mi abbracciò protettivo, sussurrandomi nell’orecchio:

“Vedrai che gli passerà. Ti vuole troppo bene per avercela con te.”

E io, per quanto bene gli volessi, non ero stata capace di dirgli una cosa così importante per la sua vita.

Ero una persona orribile.

 

 

Caius era a Forks.

Edward mi amava ancora e quella sera più volte era riuscito a dimostrarmelo.

Aro Volturi e il suo stupido piano avevano le ore contate.

Erano delle notizie fantastiche. Ma io non avevo più un vero amico con cui condividerle.

 

 

 

 

 

 

 

 

- L’angolo di Nihal –

SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE il mio imperdonabile ritardo.

Non voglio stare qui a rubarvi tempo per dirvi mille scuse più o meno valide, semplicemente non riuscivo più a trovare tempo e voglia per scrivere, continuavo a scrivere il capitolo ed a cancellarlo poco dopo arrabbiata del risultato.

Vi ringrazio calorosamente per le mail che mi avete inviato che chiedevano, giustamente, mie notizie.

In settimana cercherò di rispondere anche alle vostre stupende recensioni.

 

Bella e Jullian hanno litigato. Lo so. Sono cattiva, ma abbiate fede, le cose si sistemeranno.

I momenti Bella ed Edward sono stati troppo sdolcinati? Voglio sapere il vostro parere.

Grazie e scusate ancora.

Spero di riuscire a postare la prossima domenica.

Un bacione, Anna.

 




























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