The mystic people

di mengo1904
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dichiaro guerra al tempo ***
Capitolo 3: *** Divento un bodyguard ***
Capitolo 4: *** Spuntini salutari. ***
Capitolo 5: *** La mia nuova famiglia. ***
Capitolo 6: *** Venenum-Veleno ***
Capitolo 7: *** Cespugli tattici ***
Capitolo 8: *** Piccola passeggiata nel bosco. ***
Capitolo 9: *** The cabin of Apollo. ***
Capitolo 10: *** Benvenuta Ester Loi! ***
Capitolo 11: *** Nuova arrivata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ester Loi è una sedicenne diversa dagli altri, è dislessica e iperattiva, so quello state pensando, “molte persone ne sono affette”, beh è vero, ma Ester sente di essere diversa.

Le altre persone della sua età praticano sport, si impegnano o se ne fregavano delle studio, escono ogni giorno con gli amici   oppure passano giornate a divertirsi in casa ecc. ma Ester non è così, lei non pratica sport, studia poco, ha pochi amici che però non vede quasi mai, e quando esce è quasi sempre da sola, ormai è un abitudine intrattenersi con cose stupide o insignificanti tipo stare al computer, leggere, disegnare. A volte va a fare un giro   per vedere cose nuove, scoprire nuovi sentieri per poi tornare sempre a casa, non perché non ci volesse stare, ma si sentiva rinchiusa, fuori dal mondo, lontano dalle cose belle che la circondano.

Questa è la vita di Ester Loi, o meglio lo era, diciamo che i suoi pensieri “sull’essere diversa’ non erano poi tanto sbagliati, ma, in un certo senso, nemmeno molto positivi.







*Spazio autrice*
Lo so che è corto, anzi cortissimo, ma è solo il prologo quindi per piacere siate pazienti!
Comunque questa è la vita di Ester Loi spero che mi abbia interessato.
Il primo capitolo lo metterò domani e da li ogni settimana ce ne sarà uno nuovo! 
Spero che mi seguirete e mi aiuterete in questa storia ,e nella vita, di Ester! 
Ci vediamo domani !

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Capitolo 2
*** Dichiaro guerra al tempo ***


Pov. Ester

                                                                                                                                                    18 Maggio/07:00/Scandicci-Firenze(IT)

 

Molti di voi penseranno che il mio risveglio la mattina, come quello di qualunque essere nomale sulla terra, possa essere causato dal rumore di una sveglia nelle orecchie, o dalla voce di un genitore che ti dice di svegliarti, o addirittura dal cellulare che squilla per colpa di un tuo amico mattiniero, ma il mio risveglio purtroppo è stato per il fatto che il mio fin troppo cresciuto pitbull mi sia vivacemente e delicatamente saltato sopra.

Una volta che riuscii a togliermelo di dosso mi misi goffamente a sedere sul letto, appena riuscii ad aprire gli occhi quel tanto che bastava per accertarmi che i ladri non mi avessero rapito durante il sonno vidi mia madre entrare dalla porta ancora in pigiama, sorridermi e tirarmi addosso un cuscino del divano.
< Buongiorno figlia > mi disse con un sorriso divertito in volto.
< Buongiorno madre > li risposi facendo una finta smorfia di dolore dovuta all’impatto del mio naso contro il cuscino.
< Se non ti muovi a prepararti secondo me perdi il bus > mi disse una volta che si era comodamente sistemata in piedi accanto alla porta.
< Anche se lo perdessi avrei una mamma talmente cara e gentile da portarmi con la macchina > risposi facendogli gli occhi dolci.
< Non ci contare cara, io non posso arrivare in ritardo a lavoro > disse   facendomi la linguaccia.
Mi alzai dal letto prendendo il cuscino che mi era gentilmente finito in faccia e nascondendolo dietro la schiena, iniziai a camminare a passo sicuro verso la porta.
< Mm..  okay tanto poi la nota dell’insegnante la firmi te > risposi sorridendo e tirando fuori il cuscino dal suo nascondiglio per poi spingerlo con poca forza contro la pancia di mia madre e subito dopo andarmi a chiudere in bagno per una, purtroppo, brevissima doccia.

Una volta uscita mi coprii con l’accappatoio e tornai in camera mia per poi vestirmi e andare in cucina, mangiai velocemente qualche biscotto preparato il pomeriggio precedente.
Anche mia mamma era andata a prepararsi per poi scendere subito dopo pulita, vestita, truccata e pronta per andare al suo solito lavoro da parrucchiera.
< Ci vediamo, stasera posso fare la pizza ma non credo di farcela> li dissi sapendo che lei sarebbe tornata tardi e che quindi avrei dovuto cucinare io per entrambe.
< Ma che brava figlia che ho, prepara pure da mangiare!> mi stava prendendo in giro per caso? No no, non va bene.
< Sfotti pure, tanto se continui non sarò io quella a non mangiare stasera! > oh yea! Punto per la figlia!
Mi guardò con un ciglio alzato, ormai aveva raggiunto il divano su qui era poggiata la sua borsa che ormai si trovava sulla sua spalla.
< Touché! > Mi diede un bacio sulla guancia per poi avviarsi verso l’uscita, aprire la porta e bloccarsi subito dopo.
< Comunque la pizza va bene. Ah e, è meglio se controlli l’orario! > disse facendomi la linguaccia e uscire dalla porta con un ultimo “Ci vediamo stasera”
Non capii bene quello che mi aveva detto finché poco dopo la suoneria del mio IPhone si mise a rimbombare in quella casa ormai vuota, lessi velocemente il nome del mio migliore amico Ron (il quale non ha niente a che fare con l’amico di Harry Potter) che mi chiamava per poi riattaccarmi subito dopo, segno inconfondibile che mi stava aspettando alla fermata degli autobus. “Ora è meglio muoversi se non vuoi subirti un’altra volta il discorso sul non fare tardi a scuola di quella cornacchia dell’insegnante di lingue”, è già, a volte la mia vocina interiore mi diceva pure cosa dovevo fare, devo ammettere che la maggior parte delle volte non li davo retta ma ero già abbastanza in ritardo che a quest’ora Ron dovrebbe essermi venuto a prendere con la forza quindi a questo punto posso anche cambiare idea.
Presi velocemente il mio zaino e uscii fuori dalla porta per iniziare una corsa mortale dichiarando guerra al tempo.
 
 
 
Quando arrivai alla mia meta vidi l’autobus che si era appena fermato davanti a Ron che nel frattempo mi stava guardando in cagnesco, ma invece di subirmi quella che doveva essere una ramanzina con i fiocchi mi prese il polso e mi scortò “delicatamente” verso i nostri soliti posti.

< Comunque buongiorno testa di carota, si tranquillo la maratona è andata bene anche se la mia faccia stava per avere un incontro ravvicinato con un segnale stradale che, a mio parere, dovrebbero togliere. > li dissi sarcasticamente una volta accomodati su quello che doveva essere il nostro passaggio per gli Inferi.
< Ester mi stavo preoccupando, non arrivavi, erano già 10 minuti che aspettavo! > Lo disse ignorando completamente il mio sarcasmo sui segnali stradali, ma mi guardava con uno sguardo talmente accusatorio che pensavo di andarmi a sedere sul tettuccio dell’autobus.
< Scusa non pensavo che ti eri preoccupato così molto, calmati, avevo solo perso di vista l’orario > li dissi con finto sguardo dispiaciuto, si finto, perchè dai era solo qualche minuto di ritardo, non è certo la fine del mondo.
< Okay okay. Comunque te quest’estate vai da qualche parte o resti qui? > disse calmandosi e riacquistando quel suo solito tono calmo e soave quale era.
< Il 35% delle possibilità è che resto qui, mentre il restante 65% vado da Davide così posso stare al mare. Ti chiederei di venire, ma tanto te dovrai andare, di nuovo, in quel campo, quindi credo sia inutile. > è vero, Ron appena finiva la scuola andava in una specie di campo estivo e tornava a fine Agosto, ovviamente io non andavo con lui, ma anzi dovevo fare 2 ore di viaggio in treno per raggiungere Davide in un piccolo paesino in provincia di Grosseto. Davide è un buon conoscente di mia madre, è di buona famiglia e io e lui abbiamo un buon rapporto, infatti tutti le estati mi invita a casa sua perché sa che sennò non avrei molta compagnia qui. Lui e mia madre si conoscevano fin da giovani, ora però si vedono raramente da quando lei si è trasferita in provincia di Firenze dopo il divorzio con il suo ormai ex marito, ed è lì che ha conosciuto mio padre, aveva divorziato da 2 anni prima che lo conoscesse, di conseguenza ebbero me, poi però lui dovette andarsene, mia madre non parla mai di questo, la vedo star male e subito dopo me ne pento e finisco il discorso con un “non fa niente tranquilla” anche se sono sempre stata curiosa del passato di mia madre. Di conseguenza abbiamo continuato a vivere qui, a Scandicci, lei si prende cura di me e io a volte mi prendo cura di lei, come una piccolissima ma bellissima famiglia.

Dopo che Ron mi ebbe guardato un po’ scettico tolse di nuovo lo sguardo da me e lo rivolse alla strada come se stesse riflettendo su qualcosa.
< E invece credo che questa Estate possa venire, insomma almeno per un mesetto sai, anche per controllare che tu non faccia cavolate.> mi rivolse un sorriso soddisfatto ma non feci in tempo a vederlo perché lo stavo abbracciando come se mi fossi trasformata improvvisamente in un koala.

Quando il mio abbraccio prolungato ebbe una fine non era una fine tipo “e passarono così una bellissima estate” no no, questo è solo l’inizio. Il mio racconto sull’estate non parla di scii d’acqua, serate fuori a festeggiare, fumo, alcool, smadonnate per delle ustioni dovute al sole o cose così, la mia estate è molto più complessa, vivace, triste, pazza delle solite estati normali, e se questo non ti piace puoi andartene e restare nel dubbio, ma se ti piacciono le storie così allora sei nel posto giusto, resterai impressionato su quante cose devi ancora scoprire, fidati di me non ti deluderò! Ho mai sbagliato io? Certo che no! Ho avuto ragione pure quella mattina, non ce l’avrei mai fatta a fare la pizza, anche se di sicuro non mi sarei mai immaginata che fosse per un motivo del genere!










*Spazio autrice*
Ed eccomi qui con il primo capitolo ufficiale delle storia di “The mystic people”!
Spero molto che vi sia piaciuto e spero che leggerete pure i prossimi capitoli che verranno pubblicati ogni settimana a partire da oggi!
Sono curiosa di sapere i vostri pensieri e i vostri consigli sulla storia quindi recensite così posso renderla migliore!
Grazie mille per aver letto alla prossima settimana!

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Capitolo 3
*** Divento un bodyguard ***


Pov. Percy

                                                16  Maggio/11:37/Campo Mezzosangue, Long Island(NY)
 

Quella mattina dopo essermi quasi strozzato con un panino al formaggio, aver affrontato una piovra assassina e essermi aggiudicato il premio come peggior atterraggio con un pegaso, decisi di andare con Annabeth a fare un Picnic sulla collina da qui si vedeva l’intero Campo Mezzosangue.
Annabeth era seduta alla mia destra, le sue gambe erano incrociate, i capelli erano raccolti in una coda di cavallo mentre  gli occhi vagavano concentrati dal campo di fragole fino alla stalla dei pegasi, per poi raggiungere la Casa Grande fino ad arrivare all’armeria. Stava studiando attentamente ogni singolo movimento che c’era al campo, e c’era molto da vedere,  ad esempio i figli di Ermes che provavano a truffare i nuovi semidei arrivati, o i figli di Atena che elaboravano nuove strategie per la caccia alla bandiera che si sarebbe svolta il giorno dopo, o i figli del dio della guerra che davano vita ad una nuova rissa contro i figli di Apollo mentre Chirone correva, anzi galoppava, contro di loro per poi cercare di placare la loro rabbia.
Una volta finito il Sandwich che stava mangiando, Annabeth ruppe il silenzio che era calato fra noi due.
< Credi che abbiamo fatto bene a venire prima? Insomma non che mi dispiaccia, ma non sarebbe bello se stasera tu venissi di nuovo rapito da qualche dio che vuole cancellarti la memoria >
Girai la testa per guardarla in volto, lei fece lo stesso e per la millesima volta da quando la conobbi mi persi in quegli occhi grigi tipici di una figlia di Atena.
< Allora forse succederà di peggio, insomma la profezia diceva che saresti arrivato sano e salvo fino ai vent’anni. Questo significa che l’assicurazione non vale più da quando compi ventun anni, cosa successa l’anno scorso > Aveva ragione, come sempre, ormai avevo compiuto ventun anni, questo significa che ero di nuovo in pericolo di morte, ma non mi sarei arreso facilmente, ora avevo una ragazza, degli amici e un posto in cui mi sentivo al sicuro nonostante gli impegni da semidio che, meglio precisare, non è il solito lavoro che le i bambini vorrebbero fare da grandi.
< Giusto, ma non permetterò che qualcuno mi porti via questa vita così facilmente > In quel momento nei suoi occhi vidi una luce diversa, non erano quei soliti occhi grigi che trasmettevano sicurezza, astuzia e saggezza, questa volta il sentimento principale era la felicità. Sapere che la persona che ami è felice è la cosa più bella del mondo, soprattutto se il motivo sei tu.
Ci baciammo a lungo, era un bacio bellissimo, ricordo di aver sorriso sulle sue labbra, ero felice, come succedeva la maggior parte delle volte quando stavo con lei.
Poi il tutto fu interrotto dal mio braccialetto che suonava, si avete capito bene, il mio braccialetto suona, è l’ultima invenzione di Leo, dice che è un modo sicuro e facile per comunicare quando siamo lontani. Schiacciai il tasto per rispondere e subito dopo, sopra il polso in qui tenevo il braccialetto, comparve l’ologramma di un Leo sorridente che si trovava nella fucina del campo, posto molto frequentato dai figli di Efesto.
< Jackson! Felice di vederti! Oh ciao anche a te Annabeth, scusa non ti avevo visto > Leo era sempre così, impacciato, sicuro e felice, direi che la sua iperattività superava quella di qualunque semidio si trovasse al campo.
< Heyla. > Lo dissi con poco entusiasmo, ma cosa potevo fare? Era lui che interrompeva i miei momenti con Annabeth.
< Sempre allegro lui eh? Comunque, ti ho chiamato con la nuovissima invenzione di Leo Valdez per comunicarti che Chirone  e il Signor D. ti aspettano alla Casa Grande dopo pranzo, volevano parlarne pure con te prima di partire, ora scusatemi ma devo tornare a lavorare su un progetto Top Secret!> Dopo di che pigiò di nuovo il pulsante e Leo era scomparso.
< Hai fatto qualche infrazione Percy? > disse Annabeth guardandomi con un ciglio alzato.
< Io.. beh no.. o almeno credo >  Ero sfregato.
 
Dopo aver riaccompagnato Annabeth alla casa dedicata ad Atena - dea della saggezza, della guerra, delle arti utili e della maestria di odiare i figli di Poseidone -, andai alla Casa Grande dove mi incontrai con Chirone. Era nervoso e si vedeva, posava il suo peso da uno zoccolo all’altro, ciò era strano, Chirone non era mai nervoso, forse stavolta il Signor D. mi avrebbe trasformato veramente in un delfino.
Quando arrivai alla porta mi face entrare e andammo nella stanza in qui il dio del vino ci aspettava.
< Qualunque cosa pensiate che abbia fatto non sono stato io > mi giustificai appena attraversato il ciglio della porta.
< Perry Jenson, vedo che sei ancora vivo. > non risposi alla battuta sulla mia vita o sul nuovo nome che mi aveva dato, ormai era abitudine che Dioniso sbagliasse il mio nome, e quello di qualunque ragazzo e ragazza del campo.
< Tranquillo Percy, non hai fatto niente di male > Mi rassicurò Chirone.
< E allora perché sono qui? > Ero confuso, non vieni mai convocato alla Casa Grande se non hai fatto infrazioni e se non si tratta di una cosa grave. In entrambi i casi io ero fregato.
< Ci hanno fatto sapere che è stata trovata una nuova semidea, ovviamente abbiamo già mandato qualcuno che la porti qui > si capiva che c’era del nervosismo nella sua voce.
< Quale sarebbe l’emergenza? Insomma, io cosa c’entro in questa storia? >
< Vedi Percy, sembra che ci sia una specie di campo di forza che la protegge da i mostri che tentano di attaccarla, ultimamente questo “scudo” si sta indebolendo, è per questo che siamo riusciti ha trovarla, il vero problema è che lei abita in Italia, e portarla fino a cui sana e salva sarà un impresa molto difficile. Avevamo in mente che Leo potesse prendere lei e il suo custode e portarli qui con l’Argo 2°,ma sappiamo che se la nave viene attaccata ci saranno solo Leo e il custode ad aiutarla, e questo potrebbe essere rischioso. > Chirone era stato molto chiaro, capii cosa voleva intendere.
< E volete che vada pure io per essere certi della sua sicurezza?>
< Esatto >
< Fico, sono un bodyguard! >.

 
 
 

Pov. Ester

                                                                         18 Maggio/13:38/Scandicci(FI)Italia
 

Quella mattina era passata in fretta,  le materie che avevo non erano troppo pesanti, anche perché quella di francese l’ho passata dal preside che si è divertito a farmi stare in punizione dopo la scuola. Infatti dopo che la campanella dell’ultima ora suonò i miei compagni di classe si alzarono per andarsene a casa  ed io invece mi incamminai verso un'altra classe mentre mandavo un messaggio a Ron dicendoli di non aspettami all’entrata.
La classe dove si teneva la punizione delle persone che quel giorno, come me, non avevano voglia di affrontare dei professori insopportabili, era quella più isolata e più buia di tutta la scuola, durante quell’ora Marta la bidella ci intrattiene facendoci vedere un film sulla lavagna elettronica, penserete che come punizione sia una cavolata, ma provateci voi a vedere un film con la pancia che ti brontola dalla fame.
Quando il film fù a metà la porta si aprì facendo entrare la più cattiva delle bidelle. Era bassa, i suoi capelli erano sempre un completo disordine e puzzava da far schifo, anche se non lavorava da molto in quella scuola tutti si erano già fatti un idea su quella donna, soprattutto io. Mi ha sempre odiato fin da quando mi ha visto la prima volta. Non ne sono certa ma credo che tutte le volte che li sono passata davanti lei mi fissava finche non scomparivo dalla sua vista, anche i miei compagni di classe lo confermavano. Perché mi fissava? Si sono bella, vuoi una foto?
Appena entrò, Marta bloccò il film per farla parlare.
< Scusate per l’interruzione ma il preside vuole vedere la signorina Loi > disse guardando Marta per poi finire a guardare me. Mi fece un cenno verso la porta, presi il mio zaino e mi avvicinai a lei trattenendo il fiato per non sentire il tanfo che emanava.
Scendemmo le scale e prendemmo il corridoio in qui c’era l’ufficio del preside. Guardavo le mie Converse nere mentre pensavo al perché il preside mi aveva convocato. Avevo fatto qualcosa di grave? Oppure vuole parlare di stamani. E se volesse  espellermi per i casini che ho fatto durante l’anno? Gli ho già spiegato che non sapevo niente sull’esplosione nell’aula di scienze, non penserà di nuovo che sia stata io?
Mentre cercavo di trovare una risposta alle mie domande non mi accorsi di cosa stava succedendo finche non alzai la testa.
Avevamo superato ormai da molto l’ufficio del preside e stavamo procedendo verso l‘entrata della palestra con passo molto più veloce di quello con cui eravamo uscite dall’aula. Ormai eravamo arrivate all’entrata, lei si era fermata davanti alla porta e stava tirando fuori le chiavi per aprirla.
< Scusa, ma perché andiamo in palestra, aveva detto che il preside doveva parlarmi ma l’ufficio non è qui > Li chiesi confusa mentre mi mettevo le mani nelle tasche dei miei jeans.
La porta era stata aperta, dentro di essa era quasi buio, le cose per fare ginnastica erano state poste hai lati della palestra.
< Sta zitta > detto questo mi prese per un polso e mi scaraventò dentro facendomi pure cadere, chiuse la porta alle sue spalle.
Ero stasa per terra, avevo la vista annebbiata, credo che avessi sbattuto contro una delle sbarre, ma come c’ero finita vicino alle sbarre? E perché mi faceva tanto male la schiena? Il mio braccio è veramente rosso? Perché quel cesto di immondizia che molti chiamano bidella si sta trasformando in un enorme punto nero?

 
 
*Angolo autrice*
Hey gente! Questo è il secondo capitolo ufficiale della storia "The mystic people"! Spero che vi piaccia. 
Non vedo l'ora di leggere cosa ne pensate! 
Alla prossima settimana!

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Capitolo 4
*** Spuntini salutari. ***


Pov. Leo

                                                             18 Maggio/ore:14:43/Scandicci(FI)Ita.

 

Sapete, in fondo mi piaceva l’idea di andare a salvare persone, soprattutto se codeste sono ragazze, e ammettiamolo, non poi rifiutare chi ti ha salvato la vita, soprattutto se quella persona sono io.
Ma ora è meglio lasciar stare il mio autocompiacimento e tornare alla storia.
Io e Percy eravamo scesi dall’Argo 2°, ed ormai da un ora giravamo a vuoto in quella città, come ha detto che si chiama Chirone? Scanchi? Mmm…  no. Scalvicci? No, non è nemmeno questa…
< Infondo non è male qua> E fù così che Percy mi distrasse dal trovare nella mia mente il nome di quella città.
< Si si, carino. Dici che qui ci sono romani che potrebbero avercela ancora con me per quella storia del Campo Giove? > Girammo in un'altra via che, come tutte le altre, non ci avrebbe portato dal custode che cercavamo.
< Uhm, non credo che ce l’abbiamo ancora con te… O almeno non tutti>
< Grazie per l‘incoraggiamento >
non fece in tempo a finire la frase che una nuvoletta si formò davanti a noi, qualcuno stava cercando di contattarci. Era un messaggio Iride, e dall’altra parte c’era il custode della fanciulla che dovevamo portare al campo.
 
Ron ci spiegò che aveva perso di vista la ragazza, però era certo che si trovava ancora dentro la scuola. Dopo aver preso indicazioni dai passanti che avevano un pessimo vocabolario di inglese ci precipitammo alla  scuola superiore di Scandicci (Si, sono riuscito ha ricordarmi il nome).

 

Pov. Ron

 

Lo so, sono un idiota.
Ho il compito di proteggere una persona e io la perdo di vista.
L’ultima volta che ho visto Ester era nella classe Lim, ho cercato di guardare meglio dalla finestra ma era troppo alta e sono scivolato, una volta che sono riuscito a guardare di nuovo lei era sparita.
Ho mandato un messaggio-Iride ai semidei che sarebbero arrivati di li a poco per aiutarmi a portare Ester sana e salva al campo.
Fortunatamente sono arrivati poco dopo e insieme siamo entrati nella scuola.
Stavamo girando da poco quando sentimmo un fracasso provenire dalla palestra. Ci guardammo ed iniziammo a correre in quella direzione.

 

Pov. Ester

 

Ero stesa a terra con la schiena dolorante mentre la mia vista pian piano stava tornando normale.
Non saprei come interpretare quello che vidi. La buona notizia è che la bidella non c’era più, la brutta notizia è che al suo posto c’era un uccello nero alquanto inquietante che mi stava fissando come se fossi il suo pranzo, e se ve lo state chiedendo, no, non avevo assunto nessuna specie di droga.
Quell’uccello gigante emise un verso simile a quello di una cornacchia per poi volare fino al tetto e subito dopo scendere in picchiata verso di me.
Non potevo fare molte cose in quella situazione, potevo stare stesa per terra ad aspettare che la cornacchia mi mangiasse, oppure potevo iniziare a correre per salvarmi la pelle, oppure potevo farmi aiutare da quell’idiota del mio migliore amico con le gambe da asino che era appena arrivato in pale.. aspetta, per metà asino?
Invece di farmi mangiare, correre o farmi aiutare, decisi di fare qualcosa di più utile, svenni.
 
Quando mi risvegliai ero stesa su un letto, Ron era in piedi di fronte a me e mi stava fissando.
< Ti senti bene? >
< La domanda dovrei farla io a te. Ron ti stai mangiando una lattina ! > E questo non me lo sono immaginato come le gambe da asino, si stava veramente mangiando una lattina.
< Hey! Guarda che è molto salutare > “ Vi presento la nuova insalata di lattine! Molto più salutare delle solite insalate fatte di insalata! Non consigliabile per chi ha denti poco resistenti”
< Ok, ma è una lattina! >
< Secondo me è buona >
Lo guardai per capire meglio se era il mio migliore amico idiota che si preoccupava per me o se era un salutista che fissava una lattina.
I miei pensieri furono interrotti da due ragazzi che entrarono nella stanza. Tutti e due avevano la stessa altezza e gli stessi capelli arruffati, solo che uno li aveva neri e l’altro mori, che oltretutto era coperto di chiazze d’ olio per motori.
< Sei sveglia > Questa brillante affermazione fù detta da quello con i capelli neri.
< Sei viva! > Ma che cazz?
< Grazie.. credo. Dove siamo? >
< Sull’Argo 2° > “ Certo, ora si che ho capito “
< Che sarebbe? >
< Un mezzo di trasporto costruito a forma di nave ma che può andare, oltre che in mare pure in cielo >  “ Un gabbiano gigante! “
< Sei serio? >
< Serissimo > Ok, questa conversazione con olio-boy non aveva senso.
< Smettila Leo, così la farai confondere ancora di più! > Il capello nero aveva capito tutto dalla vita!
< Ragazzi se uscite un attimo ci parlo io > Che carino, il mio migliore amico voleva salvarmi da quei due. Ma sinceramente parlare con chi mangia una lattina non mi sembra una buona idea.
 

 
 
 
 
*Spazio autrice*
Hey gente! Lo so che è corto, scusatemi ma non ho avuto molto tempo.
Comunque ecco il 4° capitolo di “ The mystic people “, spero che vi piaccia!

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Capitolo 5
*** La mia nuova famiglia. ***


Pov. Ester

                                             19 Magio/ore:11.30/Campo Mezzosangue, Long Island(NY)

Avevamo trascorso la notte nell’Argo 2°.
Ron mi ha spiegato che i miti e le leggende riguardo all’antica Grecia e all’antica  Roma in realtà sono vere, lo so, è assurdo, ma vi posso giurare che è così.
È stato sconvolgente quando Ron si è abbassato i pantaloni e invece di normali gambe da persona c’erano gambe da capra. In teoria, non ho avuto un allucinazione in palestra, ma ho semplicemente visto quello che era successo, fin quando non sono svenuta.
La sera prima avevo chiamato mia madre con un messaggio Iride, che potrebbe sembrare una videochiamata sospesa per aria, per informarla degli avvenimenti di quel pomeriggio e per dirle che appena saremo sbarcati a New York avrei trascorso l’estate nel famoso campo estivo di qui mi parlava Ron.
I due ragazzi, che ho scoperto essere semidei, si chiamano Leo e Percy, figli di Efesto e Poseidone. Dicevano che mi stavano portando a New York! La meta precisa sarebbe Long Island, in un certo Campo Mezzosangue, ma pur sempre New York !
Il Campo Mezzosangue è un posto sicuro dove semidei, satiri, ninfe, ciclopi ecc.. possono abitare senza che qualche mostro, tipo la cornacchia gigante, li attacchi.
< Anche tu sei una semidea > Mi aveva detto Ron. Io non potevo crederci, era davvero quello il mio destino?
Percy e Leo mi hanno detto che la vita da semidio è molto pericolosa. Devi allenarti ogni giorno, combattere contro mostri che tentano di ucciderti, cercare di non farsi trasformare in delfino da qualche dio un po’ scontroso.. insomma, non sono cose che vorresti fare ogni giorno.
Una volta che Ron, Leo e Percy finirono di mostrarmi  l’Argo 2° in tutta la sua bellezza io tornai nella camera dove avevo trascorso la notte per poter riflettere sugli avvenimenti accaduti in quei due giorni.
 
Mentre ero stesa sul letto qualcuno bussò alla porta e subito dopo Percy entrò nella stanza.
< Hey! Volevo dirti che siamo quasi arrivati al campo, ti aspettiamo di sopra per scendere tutti insieme >.
 Ma se quelle persone non mi avrebbero accettato? Se io fossi diversamente sbagliata e nessuno vuole aver a che fare con me?
È sempre stato così, e scesa dalla nave io sarei stata quella da ignorare.
 
Uscii dalla stanza e percorsi il piccolo corridoio che permetteva l’entrata alle camere. Salii qui pochi gradini e subito una luce accecante mi colpì, il sole sembrava brillare molto di più rispetto agli altri giorni, forse perchè non c’erano nuvole in cielo o forse semplicemente perché sono stata quasi una giornata nella stessa stanza con pochi fili di luce emanati dalle lampade.
Percy e Leo erano affacciati dalla nave, i loro sguardi fissi verso il basso, a volte muovevano la mano come per fare un saluto.
Mi sporsi giusto un poco, la prima cosa che vidi fù la lunga distesa d’acqua salata estendersi poco più lontano da noi, poi guardai verso il basso e vidi delle persone, molte persone, alcune guardavano la nave e scuotevano le mani in segno di saluto.
Il mio stomaco era in subbuglio, tutte quelle persone sapevano che ero li? E se lo sapevano che idea si saranno fatti di me?
Stavo ancora fissando tutte quelle persone sotto di noi fin che Percy e Leo non mi risvegliarono dal mio stato di trans. Solo allora mi accorsi che la l’Argo ll si era fermato e che pian piano si avvicinava sempre di più al terreno.
Non ero pronta per conoscere tutte quelle persone, non ero pronta a sconvolgere la mia vita, a cambiarla radicalmente. Il mio stomaco era in subbuglio, la testa mi girava e sentivo la mia pelle andare a fuoco sotto la luce del sole, iniziai a credere che se fossi stata ancora sotto il sole mi sarei ustionata.
Ci fù una piccola scossa e vidi Ron  dirigersi verso di me.
< Siamo ufficialmente arrivati. Vieni che ti facciamo conoscere la tua nuova ed enorme famiglia! > Detto questo mi mise un braccio sulle spalle e mi condusse verso la sponda della nave, poi un piccolo salto e mi ritrovai davanti a me centinai di occhi con mi fissavano incuriositi.
Percy e Leo mi accompagnarono fino ad una certa casa grande, poi una volta arrivati li dissero che tornavano nelle loro case per riposarsi.
Ron, da gentiluomo caprino quale era, mi aprì la porta e quando entrai vidi un uomo seduto su una sedia a rotelle che sfogliava un libro dietro ad una scrivania.
Appena sentì sbattere la porta alzò subito lo sguardo verso di me e mi rivolte un largo sorriso, uno di quelli che ti fanno sentire al sicuro sempre, ed io in quel momento ne avevo proprio bisogno.
< Ecco qui la nostra uova arrivata! Io sono Chirone e per qualunque cosa puoi contare su di me! > Non credevo si riuscisse a vedere così tanto ma dalle parole di Chirone capii che aveva intuito il mio timore.
< Grazie mille. Io sono Ester > Ero insicura sul cosa dire e quando parlai la mia voce risuonò molto più bassa di quel che credevo.
Chirone mi face cenno di sedermi sul piccolo divanetto li vicino e Ron si accomodò accanto a me, ora però il suo braccio non era più sulla mia spalla ma anzi si stendeva lungo il fianco fino ad arrivare alla mia mano che stringeva la sua, come per avere un supporto morale.
Dopo l’incontro con Chirone  Ron mi portò a fare un giro per il Campo, e fù li che lo incontrai.
 

 
*Spazio autrice*
Hey gente! Finalmente sono ritornata!
Ecco a voi *rullo di  tamburi* il 4° capitolo della mia fanfiction !
Spero che vi piaccia, e in tal caso mi farebbe piacere scoprirlo grazie alle vostre recensioni.
Alla prossima !

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Capitolo 6
*** Venenum-Veleno ***


Pov. Ron

 
 

Stavo accompagnando Ester per tutto il campo così che iniziasse a conoscerlo.
I suoi occhi furono attenti per tutto il giro, si muovevano da una parte all’altra per osservare bene ogni singolo movimento circostante. Speravo che Ester con il suo solito senso dell’orientamento non si perdesse nei giorni a venire, ma dopo avere visto la curiosità nei suoi occhi ne dubitai.
Credevo che le sue domande sarebbero arrivate una dopo l’altra invece si limitò a stare zitta ed annuire, comportamento molto strano per Ester.
Come ultima tappa nel tour la portai alle case per i semidei. Glie le mostrai una ad una, ovviamente da fuori. Nella maggior parte di esse si aggirava un semidio figlio del dio a cui era stata dedicata la struttura.
Iniziammo a sentire dei passi  goffi dietro di noi, mi girai e vidi un Leo correrci contro.
Quando fù abbastanza vicino da farsi sentire  iniziò a parlare con stanchezza  ma anche entusiasmo nella voce.
< Hey ragazzi! Come è andato il giro? >
< Per ora tutto bene, abbiamo quasi finito. > dopo questa mia affermazione mi misi le mani nelle tasche ed iniziai a concentrami su gli altri due che mi stavano di fronte.
Leo aveva leggere perle di sudore in volto, segno che stava nella fucina fino a pochi minuti prima. I capelli erano scompigliati come al solito e le sue dita stavano armeggiando freneticamente con bulloni e viti che solitamente portava con se.
Ester invece teneva le mani incrociate davanti a se, i capelli che le incorniciavano il volto e gli occhi che brillavano alla luce del sole. Il suo seno e a sua pancia erano piatti, sembrava quasi che non stessere nemmeno respirando. Era  calma, non parlava, guardava solo attorno a se. L’avevo vista reagire così solo poche volte, ad esempio quando andavamo in posti affollati tipo una festa in piazza o in discoteca. Non ho mai capito perché facesse così, l’unica cosa che so è che le sue emozioni in quei momenti sparivano e non lasciavano altro che il vuoto. Forse era così che si sentiva in quel momento, vuota.
Leo mi risvegliò bruscamente  dai miei pensieri.
< Ron se sei stanco posso accompagnarla io , sempre se a lei va bene. >
Non ero certo di mandare quei due in giro da soli ma la stanchezza mi piombò addosso come se in quel momento ci fosse solo lei, così cedetti e dopo aver consentito mi voltai e iniziai a camminare verso la mia piccola casina.

 

Pov. Ester

E’ stato molto gentile Leo a offrirsi volontario per accompagnarmi, anche se a dirla tutta non ero poi molto convinta di continuare.
Per tutto il tragitto con Ron non dissi nulla, sia perché non sapevo cosa dire sia perché non ne avevo voglia. Insomma, cosa potevo fare oltre che annuire?
Però Leo cercava di trovare ogni modo per coinvolgermi sempre di più.
< Senti, lo so che sei arrivata da poco, ma comunque ti conviene cercarti un arma. > 
< Così mi spaventi Leo > Non mi entusiasmava molto il fatto di girare con un arma o tantomeno usarla, ma effettivamente l’idea mi emozionava anche.
< No no, non fraintendermi! E’ solo che tanto prima o poi te ne dovrai procurare una, ed è meglio prevenire >
< Va bene. Ma io non ne so nulla di armi >
< Di questo non ti devi preoccupare, hai Leo Valdez con te! >
Riuscì a convincermi e pure a farmi scappare un piccolo sorriso.
Leo Valdez era proprio bravo  con le persone.
 
Parlammo per tutto il viaggio fino all’armeria. Mi chiese ogni particolare sulla mia vita. Da quali voti prendevo a scuola fino al rapporto con i miei genitori.
Quando arrivammo all’armeria stavamo parlando del perché nessun mostro prima della furia avesse provato ad attaccarmi.  Lo lasciai in sospeso tant’ero persa nello scrutare tutte le armi esposte su scaffali o depositate su tavoli in mezzo alla sala enorme.
< Da qui in poi, devi guidarmi te >
Lo fissa per un attimo per assicurarmi che stesse dicendo sul serio. Solo quando lo vidi fissarmi dall’alto con le mani agganciate dietro la schiena decisi di voltare il mio sguardo verso la sala ed iniziare a camminare con passo lento vicino agli scaffali.
C’era di tutto: archi, lance, scudi, elmi, spade e pugnali di ogni misura.
Mi fermai solo quando viti un pezzo di metallo grande quanto una mano posto sul tavolo poco più avanti a me.
Mi avvicinai e subito dopo mi accorsi che su un lato teneva un pulsante e poco più sotto, in una calligrafia elegante ma tagliente, una parola che non riuscii a decifrare.
Sentii Leo raggiungermi subito dopo.
< Questa è una delle ultime nostre invenzioni. E’ un pugnale, si chiama Venenum. Basta che schiacci il pulsante > Detto questo lo schiacciai e subito dopo una lama grigia e lucente lunga quanto il mio braccio saettò fuori da quella che capii essere l’impugnatura.
Premetti di nuovo il pulsante e il pugnale si richiuse.
Mi voltai verso Leo che mi stava ancora fissando un po’ impaziente.
< Ho deciso, voglio questo. > Dissi.
 
Stavo camminando con ancora il pugnale chiuso tra le mani verso le case che Ron mi aveva mostrato.
Leo, che era tornato nella fucina, mi aveva consigliato di metterlo in una tasca e di portarlo sempre con me ma non riuscivo proprio a smettere di rigirarmelo tra le mani, era come un tic nervoso.
Osservandolo da più vicino potevo capire la scritta sull’arma.
 Venenum:  “Veleno” in Latino.
 
Giunsi alla casa di Ermes che come mi aveva detto Leo era quella che ospitava i semidei non ancora riconosciuti.
Prima di attraversare la soglia della porta mi decisi a mettere l’arma nella tasca dei miei jeans, poi entrai.
Si può dire di tutto della casa di Ermes, tranne che era ordinata e tranquilla.
C’erano sacchi a pelo sparsi per il pavimento, e alcuni letti a castello sui lati su cui erano seduti o sdraiati tre ragazzi.
Uno di loro era concentrato sul meccanismo di una piccola fionda a mano, un altro era invece steso sul piano superiore di un letto a castello, e l’altro invece era seduto per terra con le gambe incrociate e con la testa voltata verso di me, e dalla sua faccia credo che si fosse appena accorto della mia presenza.
< Sei nuova giusto? > disse mentre mi stava ancora fissando
< Esatto >
< Bhe io sono Travis Stoll > disse quello sul letto indicandosi con gesto teatrale .Subito dopo saltò giù e atterrando con molta facilità riprese a parlare.
< e loro sono Marcus > sta volta indicò quello per terra < e Connor, miei fratelli >
Solo dopo quest’affermazione mi resi conto della somiglianza che c’era fra i tre. Soprattutto tra Trevis e Connor, l’unica cosa che li distingueva arano l’altezza e il colore degli occhi.
< Piacere >  Dissi guardando tutti e tre.
< FUNZIONA ! > Urlo Connor prima che una piccola sfera da lui lanciata esplose sulla parte di muro accanto al mio viso  lasciandola un poco macchiata dal liquido blu.
< Bhe.. benvenuta al Campo Mezzosangue! >
 
 
Marcus, Travis e Connor furono molto accoglienti, forze fin troppo.
Mi diedero dei vestiti puliti e un sacco a pelo per la notte.
Dopo essermi cambiata depositai il mio pugnale nella tasca dei jeans che avevo in dosso e poi uscii.
Non avevo una meta precisa, ma mancava ancora tempo prima di cena così invece di aspettare nella casa di Ermes andai a fare un giro per il campo.
Ero nel bosco, attenta a non allontanarmi troppo. Trovai un piccolo ruscello e lo seguii fino a che davanti ai miei occhi non si trovò un piccolo ma bellissimo laghetto.
Il sole filtrava tra gli alberi per poi risplendere sulla piccola distesa d’acqua cristallina. I sassolini erano ben visibili grazie all’acqua trasparente come se fosse vetro.
Mi accovacciai e immersi le mie dita nell’acqua e subito una sensazione di freschezza mi pervase. Mossi lentamente la mia mano per godermi il suono dolce dell’acqua smossa che mi risuonava nelle orecchie.
Quel suono.
Quel suono era così rilassante, tanto da sembrare sovraumano.
Dovrebbe essere illegale poter ascoltare una cosa così semplice e melodica per poi tornare all’intrigata realtà.
 
Chiusi gli occhi, per sentir meglio scorrere l’acqua sulle mie dita.
Tutto era più semplice ad occhi chiusi. Sarebbe stato un paradiso poter vivere nella semplicità, ma un suono freddo, un improvviso fruscio, mi risveglio dai miei pensieri.
Non ero sola.

*Spazio autrice*
Hey bella gente! Ecco a voi il 5° capitolo della storia!!
Si, lo so, è un po’ serio, ma mi è venuto così! Comunque  spero che vi sia piaciuto! Se c’è qualche consiglio, critica o se volete fare qualche commento sulla FF  sarò felice di accettarlo!
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Cespugli tattici ***


Pov. Nico

Stupido albero!
Ogni volta, ogni stupidissima volta ci devo andare contro!
Volevo tornare al Campo Mezzosangue per l’estate ma il viaggio nell’ombra aveva problemi anomali da un po’ , forse non ero abbastanza concentrato, fatto sta che appena mi materializzai al campo mi ritrovai di fronte ad un albero e non avendo spazio per fermarmi ci andai a sbattere involontariamente cadendo subito dopo.
Doveva essere un po’ patetica la scena..
Un ragazzo tutto in nero che sbuca sicuro di se dal nulla e subito dopo sbatte il naso contro un pino per poi cadere a terra, era come un incontro di box, solo che io ero già stato steso, da un albero per lo più.
Mi alzai ed iniziai a scrollarmi di dosso l’erba e la terra che si era attaccata ai vestiti, poi raccolsi la spada che mi era caduta di fianco e iniziai a barcollare a giro per il bosco in direzione del Campo.
Solo dopo mezzora circa mi resi conto di essere più lontano di quello che pensavo. Era ormai da minuti che vagavo tra gli alberi e ancora non avevo visto niente.
Niente capanne, ninfe, satiri, trappole messe dai figli di Ermes o dai figli di Ares, niente, solo alberi, terra e erba.
Il viaggio nell’ombra aveva proprio toppato alla grande.
Continuai a camminare nonostante la mie gambe chiedessero pietà e  solo quando viti un  fiume  mi fermai per rinfrescarmi.
Ormai il campo ormai era vicino,  ho sempre visto quel fiume durante la caccia alla bandiera.
Mi misi in ginocchio  sulla sponda del fiume e misi le mani a coppa per prendere l’acqua e portarla fino al mio viso e sul collo.
Mi rialzai e seguii il fiume, ero sicuro che mi avrebbe condotto al campo, qualsiasi sorgente li vicino passava da li.
Dopo poco iniziai a riconoscere la strada, si vedevano ancora dei graffi, delle esplosioni e alcuni colori sgargianti sugli alberi, segno di una recente caccia alla bandiera.
Dopo poco arrivai in un lago, ero solito ad andarci da solo, mi piaceva la solitudine, alla maggior parte delle persone  può sembrare triste, ma a me no, mi faceva riflettere, mi faceva calmare, e si, a volte ero anche triste stando li, non per il posto ma per alcuni fatti successi.
L’acqua era azzurra come sempre, stavo per sedermi su un masso li vicino per riposarmi e per vedere meglio la direzione in cui avrei dovuto proseguire quando vidi un veloce riflesso nell’acqua, come un piccolo lampo improvviso, socchiusi gli occhi e mi guardai attorno per vedere cosa fosse stato, solo poco dopo vidi una figura china sulla riva del lago, stava guardando l’acqua assorta nei suoi pensieri.
Mi avvicinai nascondendomi dietro ad alcuni cespugli li vicino, non volevo farmi vedere, insomma non la conoscevo nemmeno! 
Quando fui abbastanza vicino ci fu un altro lampo, il riflesso della luce sul suo braccialetto di ferro che avvolgeva l’esile polso.
Ero curioso di scoprire cosa ci facesse quella ragazza li, portava una maglietta del campo ma nonostante questo non l’avevo mai vista, che fosse stata una novellina?
 
Stavo per avvicinarmi ancora di qualche passo ma improvvisamente qualcosa mi strinse la caviglia tirandomi con forza e in un batter d’occhio mi ritrovai a testa in giù.
La testa mi girava per il movimento brusco e inaspettato,  quando mi ripresi  riuscii  a capire che la corda era stata nascosta sotto un mucchio di foglie proprio accanto al mio appostamento precedente, ma non capivo ancora se qualcuno sapeva che sarei passato di li o se era una trappola per qualcun altro o per qualcosa.
Fortunatamente la mia spada era sempre al suo solito posto, la presi e con cautela mi piegai quel poco che bastasse per far toccare la punta alla corda per poi poterla tagliare.
Meglio sarebbe se non preciso la mia caduta, fortunatamente i metri che precedentemente mi tenevano lontano da terra non erano molti, ma il mio atterraggio laterale mi causò comunque dolori per tutto il braccio.
Mi appoggiai ad un albero li vicino e mi accertai di non avere graffi o altro, e li capii che avevo fatto davvero molto rumore nel cascare perché la ragazza del lago mi aveva sentito e ormai mi stava fissando da minuti appoggiata ad un albero.
< Divertente? > non volevo sembrare acido ma a volte mi viene spontaneo.
< Molto. > non sembrava offesa ma solo divertita.
< Mi stavi spiando ? > credevo che fosse li da poco ma non doveva essere così visto il modo in cui se la rideva.
< Esatto, come tu hai fatto prima con me, ma con meno cautela. > era visibilmente indifferente, come se una persona che ti inizia a spiare da dietro un cespuglio fosse normale. Ma devo ammetterlo, in tal caso, aveva proprio ragione,  e questa cosa  mi turbava.
Stavo per rispondere, ma cosa avrei potuto dirle? Mi aveva beccato sul fatto!  Così decisi di starmene zitto, di rialzarmi e riavviarmi per la mia strada.
Lei mi seguì a ruota, se ne stava in silenzio pochi passi dietro di me, non voleva passare inosservata, far sapere che mi stava seguendo era una delle sue priorità. Credo che dopo poco si sia stancata perché accelerò il passo e me la ritrovai accanto.
< Allora, perché mi stavi spiando? >  guardava dritto davanti a sé, il suo modo di parlare era innocuo, misterioso, come se potesse capire tutto su di te in una solo frase.
< Stavo cercando il campo, diciamo che mi ero perso, sono passato per caso da li vedendoti, ho proseguito ma una trappola ha intralciato la mia strada. Tutto qui. >  Finsi che il mio intento non era spiarla ma solo arrivare al campo, non vorrei passare per uno stalker !
< Per questo eri appeso ad un ramo? > era divertita dalla mia precedente situazione, ma non sapeva come ci si sentiva ad essere una pignatta.
< Esattamente, forse una delle trappole dei figli di Ermes, le mettono ovunque. >  e sono veramente odiosi quando lo fanno !
< Lo stai dicendo come se fosse una cosa normale. >
< E’ una cosa normale. > dissi con indifferenza.
< Forse per te, ma per una persona che non ha mai avuto a che fare con cose del genere no. >
< Giusto. Non ci avevo pensato. > continuai < Quindi sei nuova di qui. > era più un affermazione che una domanda.
< Già, sono arrivata stamani e ho già visto una nave volante, ho schivato un gavettone, un corvo gigante mi ha quasi ucciso.. nuove esperienze che non avrei mai creduto di fare ! E tu invece? Da quanto sei qua? >
< Da quando avevo undici anni, praticamente è la mia casa; anche se a volte me ne vado per l’inverno. >
Non parlammo più durante il viaggio, stemmo zitti fino a che non vedemmo il campo di fragole in lontananza da li io andai verso l’armeria e lei verso le case dei semidei.
Non sapevo chi era, da dove venisse, quale fosse la sua storia, non sapevo nemmeno il suo nome. E in tutta sincerità, non me ne importava nemmeno.

 
 
 
 

*Angolo autrice*

Scusatemi, scusatemi, scusatemi e ancora scusatemi!
Lo so, sono in ritardissimo ma ho avuto molte cose da fare, il patentino, le verifiche, interrogazioni ecc.
Sappiate che non ho avuto tempo di ricontrollarlo quindi molto probabilmente ci saranno errori d’ortografia o altro. Giuro che il prossimo capitolo sarà meglio!
Spero comunque che vi sia piaciuto, e anche che mi perdoniate !
Grazie per aver letto!

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Capitolo 8
*** Piccola passeggiata nel bosco. ***


Pov. Ester

 

Mangiare alla mensa era proprio strano.
Non so voi, ma secondo me è bizzarro il fatto che agli dei piaccia il sapore di bruciato, a me fa schifo, così come alla maggior parte delle persone, quindi mi chiedo: perché ? Perhè gli piace l’odore di bruciato? E’ fresco? No. E’ dolce? No. E’ salato? No.
Non ha senso! Se li piace così tanto possono usarlo come profumo e già che ci sono lanciare una nuova linea di moda firmata Olimpo !
In più in mesa c’era tanto casino, persone ovunque, voci che si mischiavano ad altre voci. Se c’è una cosa che non sopporto è il parlare troppo e gli ammassi di persone.
Tutti gli altri sembravano abituati a quella situazione, erano indifferenti e non se ne preoccupavano, o almeno non lo davano a vedere.
Io invece li dentro mi sentivo come un pesce fuor d’acqua. E’ la mia personalità, non sono fatta per stare in mezzo a troppe persone, soprattutto se non le conosco.
Finsi indifferenza e continuai a mangiare il mio pasto, quelle che ne era rimasto ovviamente perché l’altra metà era stata carbonizzata!
Io ero seduta al tavolo di Ermes insieme ad un’altra ventina di persone, quel tavolo era il più chiassoso, forse perchè era il più numeroso o forze solo perché i figli di Ermes erano nati nella caffeina, fatto sta che quella  sera sarei andata a dormire con i dolori alla testa.
Non male come primo giorno direi, ho scoperto l’esistenza di un campo invisibile, ho conosciuto nuove persone (anche se la maggior parte di codeste sono pazze, ammettiamolo non è normale avere un muro dell’arrampicata con della lava! Semplice acqua sarebbe andata bene, avrebbe evitato molti feriti almeno.),  ho scoperto che mio padre è un dio anche se non so ancora quale dei tanti, ho preso un arma dopo che il mio amico per metà capra me lo ha consigliato per via di alcuni figli del Dio della guerra che hanno una tendenza a ferire gravemente delle persone innocenti, sono stata stalkerata da un ragazzo che si diverte a fare passeggiate chilometriche; mi era sembrato anche più strano degli altri, più tenebroso, diverso insomma.
L’avevo visto a mensa, se ne stava solo in un tavolo più appartato, Connor e Travis hanno detto che ogni tavolo era riservato ad un Dio, chissà di quale era figlio, non sembrava molto incline a fare nuove amicizie, insomma, quando ci siamo incontrati nel bosco era stato piuttosto distaccato e nervoso, soprattutto nervoso. Ma che problemi aveva ? Li avevo fatto qualcosa si male? Non è colpa mia se si è distratto ed è finito appeso ad un ramo!
Meglio lasciar stare e parlare d’altro, ci sono altre persone che conoscevo a mensa, non molte ma c’erano, ad esempio Leo: era al tavolo dei figli di Efesto e chiacchierava allegramente con i suoi fratelli. Quel ragazzo era pieno di vita, emanava felicità da tutti i pori. Ron lo vidi solo in lontananza, con alcune ninfe credo, non mi ricordo bene. Era strano vederlo con quelle gambe da asin… no no, capra, i satiri sono metà umani e metà capra, non me lo ricorderò mai..
Travis, Connor e Marcus erano, ovviamente, al mio stesso tavolo e non facevano altro che parlare! Dubito che  masticassero prima di ingogliare il cibo che avevano preso, erano mostruosi.
Appena finii di mangiare mi stavo per dirigere nella cabina di Ermes quando ad un tratto cambiai idea, e iniziai ad andare verso il bosco.
Era bello li, calmo, silenzioso, vuoto ma tremendamente pieno, era come se nascondesse milioni di cose diverse ma non le volesse far vedere a nessuno, un po’ come le persone.
Ormai era buglio e c’era solo la luna a far splendere le foglie verdi, continuai a camminare fino a quando tutto intorno a me non iniziò ad illuminarsi, una luce bianca, accecante e tremendamente potente.

 

Pov. Nico

Avevo appena finito di mangiare e mi trovavo nell’anfiteatro con la signora O’Leary; fra tutte le persone, ninfe, satiri ecc. la signora O’Leary era la mia preferita, non so il motivo, forze perché nonostante fosse enorme e terrorizzante era una cucciolona a cui piaceva giocare, dormire, mangiare, come monotone insomma; oppure mi piaceva semplicemente perché era una creatura degli Inferi e avevamo di natura un buon legame, fatto sta che le serate più belle le trascorrevo con lei.
Ero sdraiato a pancia  in su mentre guardavo il cielo pieno di stelle, buio e illuminato allo stesso tempo; non ditelo a nessuno ma a parer mio, la notte era assai più bella del giorno.
Restai li, a contemplare la bellezza dell’oscurità quando la signora O’Leary alzò di scatto il muso che aveva poggiato sulle zampe, come se avesse sentito qualcosa, e purtroppo per me, era così.
Subito dopo scattò in piedi così da farmi battere la testa che , non avendo più il busto del segugio infernale a sostenerla, prese un brusco colpo sul praticello.
La signora O’Leary iniziò ad affrettarsi vero il bosco ed io non potei fare altro che seguirla a ruota, purtroppo per me accellerava sempre di più il passo, tanto che iniziai ad avere il fiatone nonostante le interminabili ore di addestramento al campo.
Ormai stavo correndo così veloce che quasi mi scontrai contro la signora O’Leary quando si fermò bruscamente davanti a me, iniziò subito dopo a guardarsi intorno e a ficcare il naso nei cespugli con aria interrogativa come se non capisse dove si trovava o cosa stesse facendo.
Poggiai una mano in fronte slanciando la testa all’indietro in un segno arrendevole per poi vedere con la coda dell’occhio un movimento poco più avanti a me, e sicuramente non era stato il segugio infernale al mio fianco a causarlo.

E detto questo, come se un animale potesse rispondermi, iniziai a seguire quell’ombra slanciata che riconobbi subito essere la ragazza del lago.
Ma cosa ci faceva lei li?
Pensai che se li piaceva così tanto la natura poteva anche essere figlia di Demetra, ma il suo atteggiamento con le persone la tradiva.
Io non conoscevo per niente quella ragazza, un colpo di sfortuna  ci aveva fatto incontrare ma ero sicuro che non avrei mai più avuto a che fare con lei, purtroppo però si stava dirigendo sempre di più verso la fine del campo, se avrebbe attraversato la barriera senza un addestramento adeguato sarebbe stata cibo per mostri, così mi lasciai libera scelta: potevo seguirla in caso si fosse cacciata nei guai oppure potevo lasciarla nelle mani degli dei.
Potete pensare che sia stato molto egoista da parte mia ma in quel momento scelsi la seconda opinione, e vi dirò di più: non avevo alcun rimorso, non m sentivo in colpa ad averla lasciata al suo destino, almeno fino a che non sentii un urlo. A quel punto mi precipitai immediatamente verso di lei.

 
 
 
 

*Angolo autrice*

Hey!
Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto per questo capitolo ma non mi veniva niente in mente e scrivevo circa cinque righe al giorno!
Comunque spero che il capitolo vi piaccia!
Grazie per la lettura!

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Capitolo 9
*** The cabin of Apollo. ***


Pov. Nico

Sappiate fin da subito che dopo aver rincorso un segugio infernale per quasi metà campo non è molto facile fare un’entrata in scena molto eroica. Alcune persone non sarebbero nemmeno riuscite ad arrivare, e quelle che invece ce l’avrebbero fatta sarebbero state uccise quasi subito, quindi teoricamente il mio arrivo non è stato uno dei peggiori.
Sbucai da dietro una siepe e appena cercai di vedere qualcosa una forte luce mi spiazzò facendomi vedere puntini neri per i secondi successivi, subito dopo inciampai all’indietro per colpa di una radice lì vicina.
Quel giorno me ne capitavano di tutte i colori!
Ero stufo di cadere, di farmi cogliere di sorpresa e di ritrovarmi le cose tra i piedi, ero stufo anche di fare la figura dell’imbecille, ma dei! Perché mi capitano tutte a me?
Sfoderai la mia spada e cercai di sbirciare di nuovo tra i cespugli, la luce si era affievolita e fortunatamente riuscivo a vedere molto meglio di prima.
Mi accorsi che il bagliore proveniva da sopra la testa della ragazza, ovviamente era appena stata riconosciuta, ma non fu quello ad attirare la mia attenzione.
Poco più in là, davanti a lei si trovava un animale a quattro zampe con criniera, coda di serpente e un forte odore di spazzatura, ah già, sputava pure fuoco.
La ragazza era così curiosa da aver oltrepassato la barriera del campo.
Uscii da dietro i cespugli proprio quando quel mostro stava per attaccarla. Mi parai davanti a lui ed iniziai a menare fendenti contro quell’essere che pian piano si faceva più lontano.
Stavo per fare un affondo e mettere fine a tutto quando la coda di scorpione che avevo precedentemente ignorato mi precedette e mi scaraventò contro un albero.
Riaprii pian piano gli occhi e vidi che l’animale si era avvicinato nuovamente alla ragazza che teneva ben saldo un pugnale, chissà da dove era sbucato. Stavo per riprendere la spada che mi era caduta e tornare verso la creatura quando mi venne un colpo di genio.
Misi la spada nel suo fodero attaccato ai pantaloni ed iniziai a correre verso di loro.
Mancava poco, davvero poco, e saremmo stati salvi.
In un attimo li fui davanti ed invece di attaccare l’animale presi la ragazza per un braccio e la tirai indietro per poi farla cadere con me al suo seguito, ed in un attimo avevamo riattraversato la barriera.
Bhe, capitemi dai. Non sono figlio di Atena, i miei piani non sono più geniali, sono un figlio di Ade, ciò a cui spero quando mi lancio contro un mostro non è che il piano funzioni ma che codesto non mi faccia fare un viaggetto da mio padre!
Infatti, anche se sembravo uno stalker, ero caduto per la milionesima volta quel giorno, avevo fatto pure la figura dell’idiota con la ragazza che oltretutto avevo sdraiata sopra di me in uno stato di trans dopo quasi-morte (e credo proprio che stesse per svenire), almeno eravamo sani e salvi!
La vidi alzare il mento e socchiudere di poco gli occhi, molto probabilmente per far smettere i giramenti di testa causati dal movimento brusco.
Appena si accorse che mi era completamente sdraiata sopra si mosse così velocemente da piantarmi una ginocchiata nella coscia, una gomitata tra le costole e ci mancò poco che mi fece ingoiare i suoi capelli, il tutto alla velocità della luce.
 
 

Pov. Ester

Okay, è successo tutto troppo in fretta.
Non ci capivo più niente!
Ero appena arrivata e già me ne erano capitate di tutti i colori!
Fino al giorno prima me ne stavo nella mia normale casa, con il mio normale gatto, a guardare dei normali programmi (se “sedici anni e incinta” si può definire normale)! Il fatto è che non ero abituata a tutto questo!
In più, come se non bastasse, il ragazzo dark di quel pomeriggio era sbucato dal nulla con un inquietante spada nera in mano! Ovviamente per certe persone era normale… ma non per me!
-A te piace così tanto il bosco eh? Dovresti iniziare a frequentare posti più adatti a te invece di andarti a ficcare nei guai!-
-Non ti ho chiesto io di aiutarmi! Potevo benissimo cavarm… aspetta, cosa intendi con “posti più adatti a te”? Pensi che sia una buona annulla che riesce a fatica a stare in piedi?- gli risposi alquanto scocciata.
-Si, è proprio quello che penso!-
Non dovette dire altro. Mi alzai e me ne tornai alla cabina di Ermes.
Mancava poco alla fine del bosco quando mi sentii afferrare il braccio.
Di nuovo lui!
-Dove pensi di andare?- mi urlò quasi in faccia.
Non era molto più alto di me ma eravamo così vicini che mi sentivo piccolissima e impotente davanti a lui.
Era tardi ormai, era tutto buio e vedevo a fatica i tratti del suo volto. Tutto intorno a lui era fermo, immobile. Pure l’aria sembrava non sfiorarlo nemmeno, come se lo temesse. Non vedevo nulla di lui, ma lo sentivo. La sua mano che teneva forte il mio braccio, il suo respiro caldo che sfiorava a stento la mia fronte. E in qualche modo, sentivo la sua presenza. Un qualcosa di puro e bello, ma anche di freddo e distrutto. Sembrava che in lui non ci stesse solo un anima, ma due. E che codeste fossero in contrasto.
-Alla cabina di Ermes- sussurrai appena.
-Quello non è più posto per te. - rispose duro.
-E allora che faccio? Vado a dormire nel fiume? -
-No. Sei stata riconosciuta, di conseguenza non puoi più stare nella cabina di Ermes, ma in quella di Apollo. Tuo padre. -
Credo che in quel momento mi sia uscita una risatina acuta tipica del “mi stai pigliando per il culo?”, ma visto che lui non rideva feci finta di niente e me ne andai alla cabina di Erme. Anche se quello non era più posto per me dovevo pur prendere la mia roba e dare la notizia agli altri no?
Quando entrai vidi subito Marcus seduto sul letto, era piegato su se stesso e armeggiava con una fionda.
Quando mi avvicinai mi accorsi che non era una semplice fionda, era più complessa, con viti, bulloni, elastici ecc. Sicuramente era stata fabbricata da un figlio di Efesto.
Non aveva ancora notato che ero entrata nella cabina, così tossii e appena mi vide mi fece un gran sorriso e mi fece cenno di avvicinarmi.
-Questa è una fionda molto speciale Ester…- Iniziò a spiegarmi come se fossi una bambina piccola. –Questa può lanciare qualsiasi cosa, dalle cose più piccole a quelle più grandi e le lancia ad una velocità formidabile con solo un piccolo sforzo. E’ fantastica! Purtroppo al giorno d’oggi le fionde sono sottovalutate…-
-Sono contenta che tu abbia trovato la tua anima gemella Marcus. Siete fatti l’uno per l’altra! -
-Smettila di sfottere! -
Scoppiammo entrambi in una fragorosa risata, poi però mi feci seria (per quanto mi riuscisse) e poggiandoli una mano sulla gamba iniziai a raccontargli dell’accaduto e del fatto che dovevo “trasferirmi” nella cabina di Apollo.
Li ordinai con poca gentilezza di scortarmi li, anche se non era molto lontana, perché volevo compagnia. Mi imbarazzava andare a bussare ad una cabina dove non mi conosceva nessuno!
Fortunatamente Marcus accettò e mi accompagnò volentieri.
Facevamo passi piccoli e lenti, in modo tale che potessimo stare più insieme e chiacchierare animatamente.
Purtroppo però il tempo non si fermò e dopo poco infatti ci trovavamo davanti alla cabina di Apollo.
Marcus mi fece un sorriso, mi posò una mano sulla schiena e poi bussò.

 

*Spazio autrice*

Spero tanto di non trovarvi sotto casa mia con torce e forconi per colpa del mio ritardo.. scusate tanto!
Comunque, finarlmente abbiamo scoperto di chi è figlia la nostra cara Ester! 
Sarò sincera con voi: non aveo idea di chi potesse essere figlia finchè non mi sono trovata a doverlo scrivere1
Oltre a questo, sappiate che non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate del nuovo capitolo e bla bla bla.
Alla prossima people!

 

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Capitolo 10
*** Benvenuta Ester Loi! ***


Pov. Nico

Quella ragazza è proprio strana, che cavolo gli ho fatto di male?
Lasciai perdere e me ne tornai dalla Signora O’Leary, era da un po’ che me ne stavo nel bosco.
Andai all’anfiteatro e dopo tre fischi vidi un enorme segugio infernale corrermi contro. Non aveva cattive intenzioni ovviamente, la Signora O’Leary era una cucciolona in vena di coccole, solo che era mostruosamente grande.
Non si decideva a rallentare il passo ed iniziai a preoccuparmi, poteva rompermi le ossa se provava a saltarmi sopra!
-Signora O’Leary, no.- dissi mettendo le mani davanti a me. Come se potessi difendermi davanti ad un cane che ha la massa corporea il triplo della mia! -No no no…-
Purtroppo fu troppo tardi e mi ritrovai disteso sotto di lei mentre mi leccava animatamente.
Quando riuscii a scollarmela di dosso mi rialzai, poi la rifornii di croccantini per cani e mi avviai verso la mia cabina con lei alle mie spalle che si sgranocchiava il cibo nella sua enorme ciotola.
 
La cabina di Ade non era molto grande perché in fondo ci vivevo solo io. A volte veniva mia cugina Hazel ma da quando noi greci avevamo socializzato con i romani avevamo fatto costruire delle cabine apposta per loro, in modo tale che potessero venirci a trovare.
Appena entravi infatti c’era quasi subito il bagno a destra e poco più avanti un armadio, il letto, un piccolo divano al lato sinistro della stanza, qualche mensola e un po’ di dispense.
Non era granche ma poteva andare.
Si era fatto tardi ed io ero completamente distrutto.
Ero stato tutto il giorno ad allenarmi con la spada contro dei manichini oppure contro alcuni figli di Ares, e credetemi quando vi dico che loro non ci vanno piano ad attaccare!
Mi tolsi la solita maglia nera, i pantaloni e mi infilai sotto le coperte, decidendo così che la doccia me la sarei fatta l’indomani.

Pov. Ester

La cabina di Apollo era completamente bianca e oro, sia fuori che dentro, emanava così tanta luce che se ti avvicinavi avevi bisogno degli occhiali da sole.
Ci aprì la porta un ragazzo parecchio alto, con folti capelli dorati e con occhi azzurri chiaro.
Marcus spiego a quel ragazzo che ero stata riconosciuta e lui subito dopo aver salutato il figlio di Ermes mi fece entrare e si presentò.
-Brown, Henry Brown. Scusa la presentazione alla James Bond. Tu come ti chiami?-
-Ester, Ester Loi.-
-Molto piacere Ester!- disse facendo un enorme sorriso. –Allora, non c’è molto da vedere in questa cabina e poi io non sono abituato ad accogliere i nuovi arrivati, di solito quello è compito di Josh ma lui è ancora al falò. Comunque tranquilla io sono meglio di lui a fare da guida, quindi non c’è niente di cui preoccuparsi! Seguimi!-
E detto questo si incamminò per un piccolo corridoio ed iniziò a spiegare.
-Questo è il salotto,- disse indicando un ampia stanza con qualche colonna alla nostra sinistra -la maggior parte di noi si ritrova lì prima di andare a pranzo o a cena. Qui a destra invece c’è una mini cucina, –disse indicando una porta semi aperta- perché alcuni noi sono talmente pigri che non hanno voglia di fare la strada per arrivare alla mensa. Effettivamente però noi non cuciniamo, prendiamo solo qualcosa in mensa per poi portarla qui…- Aggiunse dubbioso. Poi si girò con uno scatto deciso verso di me –Sai che c’è? Non considerarla una cucina, è più una grande dispensa!- detto questo si girò di nuovo in avanti e continuò a camminare.
-Queste sono le scale, come puoi ben vedere. Salendo puoi trovare i bagni, a destra quelli per le femmine a sinistra quelli dei maschi. Ti consiglio di ricordartelo bene questo, non vorrai mica entrare in quello sbagliato mentre qualcuno si fa la doccia!-
-Effettivamente non mi farebbe piacere…-
Pochi passi dopo ci fermammo davanti ad un'altra porta e prima di entrare Henry si fermò e mi guardò.
-Questa invece è la stanza in cui dormiamo…- disse per poi aprire la porta.
Alla faccia della stanza! Quella che mi si presentò davanti era un enorme camera lucente!
Ai lati erano posizionati dei letti, tutti perfettamente rifatti, ognun di questi aveva lì accanto un piccolo mobile e un armadio con un anta, il minimo indispensabile!
Ma quello che mi colpì di più (oltre all’immensità della stanza) erano le finestre alte fino al soffitto che coprivano quasi tutta la parete, immaginai che quella stanza di giorno dovesse essere parecchio illuminata, potevi prendere il solo sul tuo letto!
-Gli ultimi tre o quattro letti infondo sono liberi, puoi metterti sistemarti in quello che ti pare.-
Lo ringraziai e mi diressi verso un letto sulla sinistra. Avevo già iniziato a sistemare le mie cose quando la voce di Henry mi richiamò.
-Comunque, benvenuta tra noi figli di Apollo, Ester Loi!- fece un sorriso e poi uscì dalla stanza.
 
Non era passato molto tempo prima che arrivassero i miei fratelli e le mie sorelle.
Iniziai subito a presentarmi e a dire qualcosa su di me e lo stesso fecero loro. Erano tutti molto socievoli e simpatici. Pian piano tutti quelli che poco prima erano passati dalla porta d’ingresso vennero da me e si presentarono.
Alcuni di loro iniziarono ad andare nei bagni a prepararsi e poi nei rispettivi letti.
Aurora, una mia sorella che aveva il letto al lato opposto al mio, mi disse che tutte le sere la maggior parte di noi figli di Apollo si riuniva attorno al falò e cantava. Nonostante tutto non mi è mai piaciuto cantare davanti a delle persone ma Aurora disse che infondo non era male e che una volta mi avrebbe fatto provare lei.
Mi sarei trovata molto bene lì.
Mi chiamo Ester Loi e vivo al Campo Mezzosangue, cabina di Apollo, letto numero 7, lato sinistro.
 

*Angolo Autrice*
Hey gente!
Si, lo so, sono tornata molto presto ma credo che lo meritiate visto che non mi sono fatta sentire per un po’.
Spero che vi piaccia il capitolo!
Un bacio a tutti!

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Capitolo 11
*** Nuova arrivata ***


Pov. Ester 

Trovarmi bene? Scherziamo? Abitare al Campo Mezzosangue era fighissimo! E non lo dico solo perché puoi fare quel che cavolo ti pare da mattina a sera, senza preoccuparti di avere responsabilità o altro. Lo dico per i numerosi passatempi che ci sono, per i miei fratelli e le mie sorelle, per il cibo già pronto che trovi a colazione, pranzo e cena senza che tu debba muovere una pentola. Effettivamente l'addestramento non poteva di certo definirsi un passatempo, era più come l'ora di educazione fisica a scuola, solo che invece di schivare innocue palle di gomma hai a che fare con fiumi di lava bollente. Cose così insomma. Una cosa era sicura: il Campo Mezzosangue si distingueva da qualsiasi altro campo al mondo. 

Pov. Seal

-Gab, mi puoi dire dove cavolo stiamo andando? — 
-Tra poco arriviamo, abbi pazienza! -
Non ce la facevo più. Le gambe mi dolevano, la milza pure e sono sicura che i miei polmoni si sono fermati all'Autogrill per fare rifornimento di ossigeno. 
-Scommetto che il raiv era tutta una cazzata, vero? — dissi schivando un cespuglio di bacche. 
-Vero. Scusa ma dovevo portarti qui. — Gab era mio amico da tanto. In realtà odia essere chiamato Gab perché si chiamerebbe Gabriel, ma mi importa `na sega, io ce lo chiamo lo stesso. Comunque, di solito ce ne andiamo in discoteca ma 'sta volta ha avuto la brillante idea di venire ad un raiv. Inizialmente pensavo che ci fossimo persi, poi mi sono resa conto che il mio amico aveva l'aria di chi sa esattamente quel che sta facendo. Così ho continuato a seguirlo, non tanto perché lo volessi fare, ma perché girare per i boschi durante la notte tutta sola non mi pareva una buona idea. 
Ah, non mi sono ancora presentata. In realtà non c'è molto da dire, sono solo una delle tante ragazze complesse che ci sono al mondo. Mi chiamo Seal, sono le cinque del mattino e sto scalando una collina. E ti giuro che se quel coglione del mio amico mi ha portato fin lassù per farmi vedere un panorama lo avrei buttato giù da lì. 
-Qui dove? Nella terra di mezzo? Se volevi farmi perdere dieci chili ci sei riuscito, sappilo. -
Schivai qualche altro albero, mi tolsi un po' di foglie che sì erano incastrate tra i capelli quando ero caduta in una buca, qualche altro passo e finalmente arrivammo  in cima alla collina.
-Cogliona, intendevo qui - Okay, niente raiv, questo potevo accettarlo. Scalare una collina con delle zeppe di 10 cm, infondo un po' dí esercizio fa bene. Ma trovarsi di fronte un campo zeppo di persone nonostante ci trovassimo a chilometri e chilometri di distanza dalla città é troppo! 
-E questo cosa dovrebbe essere? - dissi continuando a guardare giù, verso tutte quelle personcine che si divertivano a giocare con spade di plastica estremamente reali.
Lui  allargò le braccia, fece un enorme sorriso e guardò davanti a se. 
-Benvenuta nella terra di mezzo! - 
-Tu hai un forte desiderio di morte, che oltretutto sta per essere realizzato.-
Non so esattamente come successe, ma si senti uno stridio acuto per niente invitante provenire dalle nostre spalle. Ammetto che sono una tipa molto curiosa, avrei fatto di tutto per sapere perché cazzo c'era un non so cosa nel bosco che faceva quel che sembrava il verso di un gatto in pieno orgasmo. Purtroppo non ebbi il tempo di scoprirlo perché Gab mi urlò di correre non appena intravidi due zanne spuntare dai cespugli. L'attimo dopo mi ritrovavo a correre giù per la collina con un matto che imprecando e borbottando compiva frasi come: "per Zeus! C'era andata bene fino a poco fa, e guarda chi sbuca!". Poi inciampò sui suoi stessi piedi e continuò a rotolare, lo invece dopo poco urtai una roccia con il mio piede ferendomi gravemente il mignolo e mi unii a Gab nel suo viaggio verso l'ignoto. Okay, in verità ci scontrammo e atterrammo su un prato sul quale sembrava veramente che ci fosse stato fatto un raiv. 
Subito delle persone ci vennero in contro ma io non lo potevo ancora percepire perché ero troppo occupata a contorcermi dal dolore. Poco dopo aiutarono me e Gab ad alzarci dicendo che ci avrebbero portato in infermeria. 
Di una cosa mi resi conto prima di arrivarci: le spade non erano finte. 

Arrivammo e ci fecero sedere, iniziarono a fare domande a Gab mentre io me ne stavo ferma a tenere la busta di ghiaccio sul mento. Fissavo il mio amico e mi chiedevo cosa cavolo fosse successo. Mi chiedevo perché fossimo andati fino là. Volevo sapere cosa volevano quelle persone e soprattutto perché c'erano delle persone. Distolsi lo sguardo. 
Iniziai a fissare il resto del piccolo edificio. C'erano persone ovunque, ma solo tre di loro attirarono la mia attenzione. Era un ragazzo e due ragazze. Lui se ne stava seduto sul letto. Era un bel ragazzo: alto, muscoloso, un bel moro con occhi color smeraldo. Una ragazza bionda era intenta a tamponargli una ferita sulla spalla, sembrava perdesse molto sangue ma lui non ci faceva molto caso, così come all'infermiera. Sembrava che tutte le sue attenzioni fossero rivolte alla castana in piedi accanto a lui che continuava a borbottare su quanto gli uomini fossero fragili. Lui, d'altra parte, se ne stava zitto. Continuava a fissarla senza emettere un singolo rumore, credo non ascoltasse nemmeno quel che diceva, troppo preso da lei. Solo dopo notai la scintilla nei suoi occhi. Non la stava semplicemente guardando, la stava ammirando. Lodando ogni parte del suo corpo, ascoltando quell'armonia che usciva dalla sua bocca senza comprenderne il significato, troppo concentrato per non baciare le labbra che si muovevano freneticamente, appartenenti alla ragazza che parlava della sua strabiliante mossa che lo ha messo al tappeto non notando che  mandava occhiate fugaci alla spalla di lui e a come l'altra ragazza lo toccasse.
Non conoscevo quelle persone. Ma in poco tempo capii però che la verità era molto più semplice e meravigliosa di quello che si potrebbe pensare. 
La bionda in verità non c'entrava più di tanto, molto probabilmente stava solo svolgendo il suo lavoro, ma in qualche modo suscitava alla castana la voglia di essere al suo posto, non sicuramente per pulire le persone dal sangue secco ma per ritrovarsi davanti la persona più importante per lei, perché infondo dopo tutte quelle cattiverie dette su di lui non ne pensa nemmeno una, ma è troppo orgogliosa per ammetterlo. Sarà anche questo uno dei motivi per cui viene amata così tanto da quel ragazzo. Si perché, in quello sguardo così attento, in quell'espressione rilassata e in quel sorriso così sincero, l'unica cosa che riuscii a vedere era amore. 
Li avrei scrutati ancora un po' per capire quanto l'infermiera si sentisse a disagio da 1 a 10, ma un ragazzo mi si piazzò davanti oscurandomi la visuale.
Era un ragazzo parecchio alto, molto più di me, purtroppo non perché lo fosse in maniera smisurata ma perché ero io quella tappa. Comunque, aveva dei capelli biondi e ricci, rasati di lato perché alquanto pare ora vanno molto. I suoi occhi azzurri mi fissavano intensamente e pensai subito che stesse per chiedermi qualcosa tipo chi ero e perché mi trovavo lì, invece andò più sul classico.
-Perché hai i capelli blu?-


*Angolo autrice*
Buonsalve a tutti quanti! 
Lo ammetto, sono orgogliosa di me stessa per essere arrivata al capitolo 10. Finalmente!
Comunque, confesso anche che ho avuto dei problemi nel continuare la storia, così ieri ho avuto un illuminazione e ho pensato "perché non aggiungere un altro personaggio?", ed eccola qua! La nostra Seal (col nome proveniente spudoratamente dalla mia mente), alla quale purtroppo non ho ancora dato un cognome.
Abbiate pazienza e capirete perché ho aggiunto questa strana ragazza dai capelli blu.
Per finire: spero che ci sia piaciuto, un parere è sempre gradito ecc.
Alla prossima people! 

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