Breakaway from the Hell

di PeterPoncho
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


La prima cosa che Abigail avvertì fu la consapevolezza di essere viva. La seconda, un lancinante dolore alla gola e al braccio. Il petto si gonfiò di rimando ad un respiro profondo. Aprì gli occhi di colpo, scoprendo due iridi completamente nere, tanto da sembrare surreali. Girando il volto posò lo sguardo sul braccio dolorante. Se non fosse stato coperto da una garza, avrebbe potuto vedere una ferita da arma bianca sulla quale erano stati applicati dieci punti. Abigail si issò sul braccio buono. Era seduta su un lettino dell'infermeria; attorno a lei scaffali bianchi si susseguivano in una monotonia snervante, pieni di medicinali di cui ignorava l'esistenza e lo scopo. Barattoli su barattoli, scatole su scatole contrassegnati da numeri e scritte indecifrabili di quei dottori che, con la facciata della guarigione, ti somministravano anestetici per praticare sul tuo corpo esperimenti di ogni tipo. Tastò il suo corpo con apprensione, ma le gambe lunghe e magre erano uguali a come le ricordava, il ventre piatto e il petto non avevano subito cambiamenti, e le braccia, fatta eccezione per il gonfiore degli ematomi e la consistenza ruvida al tatto delle garze non avevano nulla di strano. Per il volto, avrebbe dovuto aspettare di vedere il suo riflesso nello specchio della sua stanza, tre piani sopra il Settore Ospedale. 
Sospirò, grattando distrattamente la pelle intorno all'unghia del pollice. Le era tornato in mente il motivo per cui, dopo mesi, si ritrovava su un lettino piena di ferite: il suo combattimento nell'Arena. L'odore acre del fumo, il caldo afoso del luogo chiuso, il rumore sordo di armi che cozzano, i lamenti dei feriti e le grida dei combattenti. Lei, la ragazza numero uno, la più forte e più veloce del Laboratorio, era stata battuta dalla nuova arrivata. Riesumò alla mente quegli inquietanti occhi rossi e quelle labbra scure che si piegavano in un sorriso sinistro mentre le premeva le dita fredde e affusolate sulla gola stringendo fino a toglierle il respiro con una tale forza ed impetuosità che nemmeno lei aveva potuto fare resistenza. Aveva avvertito i sensi mancarle prima di chiudere gli occhi, e in quel momento era sicura che sarebbe morta. Nell'Arena nessuno risparmia nessuno. Per questo quando si era svegliata era rimasta sorpresa di essere ancora viva. Si passò una mano tra i lunghi capelli neri, amareggiata. Non poteva credere che avesse vinto la nuova arrivata, era sicuramente stata la fortuna del principiante, tutta colpa di una serie di eventi totalmente casuali a favore della sua nemica. Sicuramente. Decise di alzarsi, quindi poggiò lentamente i piedi nudi a terra. Un brivido percorse la sua schiena, scatenato dal freddo delle mattonelle di marmo. Sorrise; le piaceva il freddo. Indossò la lunga camicia piegata al bordo del letto, tirandola verso il basso in modo che coprisse buona parte delle cosce, e si incamminò verso i dormitori.

Poco prima di arrivare alla grande porta che l'avrebbe condotta nel suo settore si sentì chiamare. Quando riconobbe la voce roteò gli occhi in un gesto nervoso. Aveva una vaga idea di cosa avrebbe portato quella conversazione, e non era nulla di buono. Si girò e aspettò che il Dottore dai capelli neri e spettinati la raggiungesse. << Buongiorno, signor Seward. >>, lo salutò con quanta più cortesia riuscì a fingere, mentre le unghie ritornavano a torturare il pollice. L'uomo alto e dinoccolato ricambiò agitando allegro la mano. 
<< Mi dica. >> , lo incitò la ragazza quando il silenzio si fece pesante. Il dottore osservò i lividi che spiccavano scuri sul collo. << Come ti senti ? >>, chiese, con uno sguardo preoccupato. Abigail era stata la prima ragazza ad entrare nel Laboratorio di Formazione, e come diretta conseguenza i Dottori si erano tutti affezionati.
 << Sto bene >>, rispose, non troppo convinta. Il dolore al braccio era scemato in un semplice fastidio, ma la gola le pulsava. Probabilmente più per il bruciore del ricordo che per le contusioni vere e proprie.
 << Ascolta >>, iniziò l'uomo, << sai bene che la ragazza di ieri è appena arrivata. >> Abigail aveva combattuto con tante novelline, ieri. Il fatto che il dottore parlasse della ragazza dagli occhi rossi come se lei avesse bene in mente solo lei le dava non poco fastidio, nonostante rispecchiasse a pieno la realtà. 
<< Dal momento che è nel tuo stesso settore, che ne diresti di insegnarle un po' come funzionano le cose qua dentro? >> 
Quella non era una domanda, e Abigail lo sapeva benissimo. Conosceva abbastanza Seward da sapere che bisognava assecondarlo in ogni caso, quindi non aveva molta scelta. << Si, va bene. >> Avrebbe preferito buttarsi sotto un camion. Ma un ordine era un ordine. Specialmente se da parte di Seward. 
<< Bene! >>, esultò lui. << Ha appena finito la visita medica di base, le darò indicazioni per raggiungerti. Starà da te. >> 
Sgranò gli occhi. << COSA ? >> Fermi tutti. Questo non lo poteva accettare. Non poteva sopportare di dividere la sua stanza con qualcuno. Specialmente se quel qualcuno era la novellina che l'aveva battuta. Seward non rispose, sapeva perfettamente che nonostante tutto Abigail non avrebbe osato disobbidire; girò i tacchi e tornò nello studio dove passava buona parte della giornata, a lavorare a chissa quali nuovi progetti. La ragazza sospirò piano cercando di dimenticare quell'odioso contrattempo, poi riprese i suoi passi verso la propria stanza. 
Dunque, ho dormito per circa un giorno, mi devo far informare di quello che è successo e dei progressi del mio settore. Oltrepassò la grande porta in legno d'ebano spalancata come sempre, durante il giorno, poi percorse il lungo corridoio ormai così familiare superando decine di porte contrassegnate dai numeri di matricola dei ragazzi che vi alloggiavano. Oh, devo avvisare Rusty che hanno revocato la richiesta di un nuovo cuoco alle mense... Spero non si sia presentato in cucina ignorando gli allenamenti, ieri. Una delle luci sfrigolò illuminando a intermittenza, per poi spegnersi in un ultimo lampo di vita giallo. Abigail prese nota mentalmente, più tardi avrebbe informato il tecnico. Poco prima della metà del tragitto, ai suoi calmi passi ovattati sul tappeto blu scuro se ne aggiunsero altri agitati e veloci: c'era qualcun'altro. Il che era piuttosto strano, tenendo conto del fatto che in quel momento tutti i ragazzi che appartenevano a quel settore si trovavano nelle stanze di allenamento, al piano inferiore. Abigail si girò appena in tempo per vedere non più di un volto dalla carnagione scura prima che sparisse nell'incavo della sua spalla, inondandole il volto di capelli riccissimi e voluminosi. Sobbalzò per l'impetuosità di quell'abbraccio inaspettato. << Corine ? >> La chiamò perplessa. << Cosa è successo ? >>
La ragazza dai lunghi capelli del colore del grano mugugnò qualcosa di incomprensibile contro la spalla l'amica. Abigail la allontanò delicatamente. << Non ti capisco se parli così >> Le sorrise. Corine aveva un'espressione preoccupata e felice al contempo. << Ti ho cercata per un sacco di tempo! Non sai quanto ho avuto paura! Stai bene ? >> Questa è la seconda volta che me lo sento chiedere in pochi minuti, pensò con fastidio. << Sto bene, non preoccuparti. >> La bionda parve calmarsi un poco, ma appena prese fiato per parlare Abigail la interruppe. << Se è della mia pessima prestazione di ieri che vuoi parlare, scusami ma non sono in vena. >> Disse, forse un po' troppo brusca. Dopotutto, nonostante il suo carattere pacato, il malumore era difficile da nascondere. Corine si scusò con un gesto della mano. << Ma >>, continuò la mora, << a quest'ora il tuo settore non ha le lezioni al B4 ? >>
Gli occhi celesti di Corine si spalancarono colti da un improvviso lampo. La sentì gridare un "mannaggia" più che sentito mentre correva a perdifiato verso il piano inferiore, dove in quel momento si stavano tenendo le lezioni di Fisica, Logica e gli allenamenti. Abigail non poté fare a meno di sorridere. Corine era stata la sua prima amica lì, e ad avvicinarla era stato proprio quel suo carattere dolce e ingenuo e la sua particolare caratteristica di dimenticare sempre tutto. Sperò per lei che arrivasse in tempo alle lezioni del proprio settore, altrimenti l'istruttore l'avrebbe sgridata di nuovo e si sarebbe ritrovata con il doppio degli esercizi rispetto ai compagni. Non che la situazione fosse anomala, per Corine. Non le era insolito fare tardi a qualcosa, fosse essa lezione, allenamento, visita medica, il coprifuoco o persino i pasti alla mensa. Questo era il principale motivo per cui finiva spesso per essere sgridata: si era esonerati dalle attività solo se ci si ritrovava nel lettino del settore ospedale ferito o in convalescenza. Abigail si era persa una sessione di combattimento, la visita medica che lo seguiva come sempre, e tre sessioni di allenamento del suo settore, una delle quali si stava tenendo in quel preciso momento. Si sentì stanca solo a pensare ai duri esercizi ai quali venivano sottoposti ogni giorno. Ora voglio solo riposare. Continuò a percorrere il corridoio ora più buio fino ad arrivare ad una rampa di scale in parquet, che salì con passo strascicato per poi raggiungere l'ultima camera del corridoio superiore gemello al primo che si era lasciata alle spalle. Oh no, ieri avevo il controllo medico speciale. Bene, se i nervi delle gambe si stanno corrodendo di nuovo lo saprò solo la settimana prossima. Dannati esperimenti. La porta segnata da un solo numero di matricola -il suo- si aprì non appena lesse le impronte digitali di Abigail, e la ragazza, dopo essere entrata , si buttò di peso sul letto. Nonostante si fosse alzata da poco dal lettino del settore ospedale si sentiva infinitamente stanca, probabilmente a causa dell'orribile notizia che le aveva dato il dottore. Dovrò condividere la stanza. Con la novellina.
Non poteva essere vero. Non poteva per il semplice fatto che non aveva mai condiviso la stanza con nessuno e non aveva la minima intenzione di iniziare ora. Soprattutto non con lei. Era improponibile, inammissibile, inaccettabile, rasentava la follia il semplice pensiero per non parlare del...
Un riflesso rosso.
Abigail si alzò di scatto dal letto ma non fece in tempo neanche a indietreggiare che la ragazza dagli occhi scarlatti la prese per il polso strattonandola verso di lei.
<< Non è carino scappare di fronte a un ospite, non te l'hanno mai insegnato ? >> La sua voce era odiosamente melliflua, il suo sorriso tanto sfacciato da essere insopportabile quasi come lo scintillio nei suoi occhi.
Abigail non si prese briga neanche di pensare che fosse preda dei pregiudizi dovuti alla sua sconfitta. Fece un respiro profondo e cercò di mantenere un comportamento il più possibile calmo. E soprattutto di rallentare il battito cardiaco.
<< Come sei entrata ? La porta rimane sigillata se non riconosce le impronte digitali. >>
La ragazza ignorò completamente la domanda. << La tua maleducazione mi stupisce, bestiola. Non mi chiedi come mi chiamo ? Non mi inviti ad accomodarmi ? Non mi offri una tazza di tè ? >> Dinoccolò, contando i suggerimenti sulle punte delle dita affusolate della mano libera. Accentuò il sorriso nel vedere l'espressione spaesata di Abigail, poi riprese a parlare prima che la mora potesse rispondere neanche ad una domanda. << Tranquilla, non ti agitare. Mi sono già servita da sola. Io sono Kaelee, numero di matricola AC078. Tuo settore, tua stanza. Piacere. >>
Abigail non era sicura di come avrebbe dovuto rispondere alla provocazione, ma alla fine decise di non assecondarla. Sarebbe stato un faticoso spreco di tempo, e lei non era propensa a compiere gesti controproducenti. << Piacere mio. Scusa la maleducazione ma non mi aspettavo un'ospite così presto. >> In realtà speravo di non averne affatto. Kaelee annuì soddisfatta, poi si sedette sul letto senza troppi riguardi lasciando andare il polso di Abigail. 
<< Seward mi ha informata che mi avresti spiegato un po' come funzionano le cose in questa topaia. Illuminami, dunque. >>
La mora sospirò. Non le andava proprio per niente, ma il suo senso del dovere le imponeva di fare ciò che le era stato ordinato. Come poteva una persona comportarsi in modo tanto sfacciato il primo giorno al Laboratorio ? Abigail aveva paura persino a riesumare i ricordi dei suoi primi giorni. Era stato terrore puro. Ma era stato tanto tempo prima, ed era solo una bambina. Kaelee avrà avuto si e no diciotto anni, e probabilmente una preparazione psicologica da non sottovalutare. Inoltre era un caso estremamente insolito che il laboratorio prendesse ragazzi così grandi. La fascia di età dei novellini si aggirava dai dieci anni ai quindici in rari casi, ma mai diciotto. A meno che Kaelee non dimostrasse più anni di quanti ne avesse realmente, quella ragazza aveva sicuramente qualcosa di speciale. Si sforzò di non pensarci, dopotutto avrebbe dovuto avere altre cose per la testa. Come sempre, lì al Laboratorio. Aprì il piccolo armadio bianco accanto al letto e ne tirò fuori il cambio più leggero che possedeva: canottiera e pantaloncini neri. << Devi aspettare che mi vesta. Dopo ti farò fare un giro. >>, le disse senza guardarla, dirigendosi in bagno. << Rapido. >>, si affrettò ad aggiungere. Kaelee sorrise e si sdraiò sul letto di Abigail, osservando distrattamente le venature sulle mani.
Abigail sarebbe voluta rimanere in bagno per sempre. Meglio morire di fame in quel buco che mostrare l'immenso Laboratorio alla novellina.
Chiuse gli occhi cercando di distrarsi, ma le uniche immagini che invasero la sua mente comprendevano occhi scarlatti, sangue e sconfitta. Bruciante sconfitta. L'umiliazione era una brutta bestia, ma già era un passo avanti il fatto che la novellina non le avesse ancora rinfacciato niente. Si sciacquò il viso con dell'acqua fredda per cercare di rilassarsi. Sospirò, poi si tolse la camicia e si controllò di nuovo allo specchio. Come aveva già visto, gambe, busto e braccia erano intatti. Si guardò bene il viso, ma non trovò niente neanche lì. S'infilò la canottiera nera e aderente e i pantaloncini, anch'essi neri, poi sospirò un'altra volta e si decise a uscire dal bagno.
Le bastò uno sguardo per capire che la stanza era vuota.
<< DANNATA NOVELLINA >>

Non era nei corridoi, non era nelle classi, non era nella mensa e non era nell'infermeria. Dannata novellina. Aveva controllato praticamente ovunque, sprecando minuti preziosi che avrebbe potuto benissimo impiegare riposando, o mettendosi in pari con i compagni. Ma no, no! Doveva cercare la novellina, che oltre ad averla battuta nell'Arena, ad averla privata della sua stanza unica, ad averla costretta a farle fare un tour del Laboratorio, era dannatamente scomparsa infischiandosene dei guai che Abigail avrebbe passato! Ovviamente rimaneva solo un posto accessibile ai ragazzi, e quel posto era l'Arena. L'unico posto dove Abigail sperava di non doverla andare a riprendere. Okay, l'altro giorno Kaelee era stata fortunata e non solo era uscita indenne dal campo, ma aveva addirittura messo K.O. la ragazza più forte del Laboratorio; però non ferirsi nell'arena due volte di seguito senza uno straccio di allenamento era impossibile. Abigail non sapeva dire quale fosse lo scenario migliore tra trovarla morta o indenne. Novellina morta, stanza unica di nuovo e un pericolo pubblico in meno, ma anche una terribile punizione da parte di Seward. Novellina viva, stanza condivisa e un pericolo pubblico in più, ma niente punizione.
L'assenza di ragazzi per i corridoi permise ad Abigail di correre velocemente lungo l'intero piano e sulle lunghe scale fino ad arrivare alle platee dell'Arena. Come si era aspettata, sulla terra sporca sfrecciava da una parte all'altra una ragazza dai capelli rosso fuoco: sicuramente la novellina. 
Come non si era affatto aspettata, la novellina non aveva un graffio e stava mettendo al tappeto avversario dopo avversario.
Kaelee correva sul campo di battaglia come se fosse stato il suo habitat naturale da sempre, schivando ogni colpo di ogni arma con cui gli altri ragazzi tentavano di fermarla. Se Abigail sembrava un ghepardo, sottile e veloce, Kaelee era una tigre; una tigre scarlatta, forte, rapida ed elegante mentre cacciava. Usava solo un coltellino, che le roteava tra le dita così veloce da essere quasi invisibile mentre attaccava.
Abigail la guardava a bocca aperta. Quella ragazza non era normale. La novellina non poteva essere così di natura, era impossibile. L'avevano sicuramente usata come cavia, non c'era altra spiegazione. La mora cercò di focalizzarsi sulla situazione senza distrarsi, e dopo essersi assicurata che Seward non fosse presente, si affrettò a scendere i gradini e buttarsi nell'Arena.
Se Seward avesse scoperto che si era lasciata scappare la novellina nell'Arena si sarebbe infuriato da morire. I novellini, infatti, non possono toccare il campo di battaglia del Laboratorio per un mese, e Abigail aveva l'ordine di controllare Kaelee. 
Abigail guardò il campo di battaglia davanti a sé. A terra c'erano una ventina di ragazzi e più in fondo la roscia combatteva contro un'altra decina di avversari. 
Una lancia sfiorò la testa della mora, che d'istinto si buttò a terra distanziandosi di qualche metro.  Alla sua destra, dove prima non aveva guardato, due ragazzi le stavano correndo addosso.
Che idiota, sono stata!, pensò Abigail. Era così presa dalla novellina da non prestare attenzione alla sua sicurezza. Eppure sapeva bene come funzionava l'Arena: appena si metteva piede nel campo, gli altri ragazzi erano autorizzati ad attaccarti e a ucciderti. Per di più non era vestita adeguatamente per combattere: nell'Arena si andava vestiti con maglie a maniche lunghe corazzate sul petto, pantaloni dal tessuto resistente e ginocchiere. La ragazza non aveva che una sottile canottiera e un pantaloncino che non le copriva neanche metà cosce. Come se non bastasse, non aveva avuto tempo di mettersi le scarpe quando era uscita per cercare Kaelee, quindi si ritrovava scalza. 
Abigail non perse tempo e si alzò di scatto. Iniziò a correre verso la fine nel campo, dove stava combattendo la novellina. La raggiunse nel giro di un minuto grazie alla velocità artificiale che possedeva; le afferrò una spalla e la strattonò verso di lei.
<< Che fai, vuoi giocare ? >>, le soffiò Kaelee divertita nell'orecchio, per poi farle perdere l'equilibrio dandole un calcio all'altezza delle caviglie scoperte. Abigail attutì la caduta come le avevano insegnato, poi rotolò di lato e si alzò velocemente. 
<< Dobbiamo andare! >>, urlò alla roscia, ma lei non l'ascoltava più, concentrata com'era sui suoi avversari. Nel frattempo i due ragazzi di prima la stavano raggiungendo con  le lance in mano, così Abigail lasciò momentaneamente perdere Kaelee e decise di concentrarsi sul suo combattimento. Non avrà avuto l'abbigliamento adatto, si sarà pure appena svegliata dopo due giorni senza sensi in infermeria, ma la ragazza valeva ogni briciola della reputazione che aveva, e avrebbe fatto di tutto per dimostrarlo. Non appena i ragazzi furono abbastanza vicini Abigail si buttò a terra sulla schiena, dando slancio alle gambe che si chiusero intorno alla lancia del primo avversario che era arrivato, dai capelli rasati e gli occhi nocciola.  Facendo leva sulle braccia e sforzando gli addominali Abigail roteò su sé stessa, strappando la lancia dalle mani del ragazzo. Si rimise in piedi velocemente afferrando l'arma tra le mani appena in tempo per parare il colpo dell'altro ragazzo e si abbassò per schivare il calcio dell'avversario disarmato, dopodiché passò all'attacco roteando la lancia tra le mani e colpendo la testa del ragazzo rasato con abbastanza forza da fargli perdere i sensi, se non da ucciderlo. Almeno così sperò Abigail, che decisamente non aveva il tempo di controllare in che stato fosse il ragazzo a terra: il compagno era indubbiamente più lento ma aveva la corporatura massiccia di un vero e proprio combattente. Cercò di batterlo sul tempo attaccando per prima, e riuscì a sfoderare velocemente un colpo dopo l'altro facendolo indietreggiare. L'avversario cercò di colpirla sugli stinchi, ma Abigail, che aveva dei buoni riflessi, saltò in alto e approfittò dello slancio per colpire il ragazzo alla testa. L'avversario barcollò sorpreso, dando il tempo alla ragazza di affondare un colpo con la punta tagliente della lancia, questa volta sulla gola, che si squarciò lasciando zampillare il sangue. Abigail soffocò l'espressione di disgusto che stava assumendo la sua faccia; fece dietrofront e marciò fino alla novellina, che nel frattempo aveva messo K.O. quasi tutti gli avversari. Arrivata dietro di lei le puntò la lancia alla gola. << E' ora di andare via, coinquilina. >>
Kaelee, che avrebbe dovuto essere un minimo preoccupata per l'arma puntata alla gola, sorrise divertita, probabilmente per essere stata chiamata "coinquilina" dalla mora. Dopo aver fatto l'occhiolino ad Abigail rivolse il suo sorriso agli ultimi due ragazzi rimasti in piedi. << Giocheremo un'altra volta, bestiole. >>, gli disse prima di spostare la lancia dal suo collo e avviarsi verso l'uscita, senza badare che Abigail le stesse dietro. La ragazza buttò a terra l'arma domandandosi come aveva potuto lasciare che la novellina la spostasse senza opporre resistenza, poi in due falcate raggiunse Kaelee. La prese per una spalla costringendola a guardarla. << Ma che diamine ti è saltato in testa ? Perché sei uscita senza avvisarmi ? >>, le urlò contro.
<< A cuccia, bestiola. >>, le rispose la roscia. << Mi stavo annoiando. >>
Abigail si schiaffò una mano sulla faccia, cercando di non perdere la pazienza più di quanto aveva fatto prima urlando a quel modo. Ovviamente tutti i suoi sforzi risultarono vani quando, non appena uscite dall'arena ed aver imboccato il corridoio, le due ragazze si trovarono davanti Seward. 
<< Abigail cara >>, disse l'uomo avvolto dal camice bianco, con un sorriso calmo come il velo d'acqua prima di un'onda anomala. << Puoi spiegarmi cosa ci facevate nell'Arena ? >>
La ragazza avrebbe senza dubbio apprezzato se un improvviso terremoto avesse aperto una voragine sotto i suoi piedi. Sentì Kaelee ridacchiare, ma era troppo impegnata a cercare una valida scusa per giustificarsi, per darle retta. Sicuramente avrebbe avuto modo più tardi di trovare il tempo per pensare a come vendicarsi di quella dannata novellina.



Due parole dall'autrice
Okay, l'ho scritta di getto ignorando la cinquantina di pagine di storia dell'arte che dovrei studiare per il compito di domani  in un pomeriggio assolutamente libero della settimana, ma andateci comunque sotto con le critiche costruttive. Questo che avete appena letto è il primo capitolo di una storia che non ho la minima idea di come finirà, ma ho tutte le intenzioni di continuarla se mi scrivete il vostro parere. Basta qualche parolina, anche solo per dirmi cosa c'è che non va, così magari miglioro pure. Detto questo, viva Kaelee e buonanotte, bestiole <3

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Nei sette anni che aveva vissuto nel Laboratorio di Formazione, Abigail era stata attenta a seguire le regole che le imponevano; non solo perché aveva un grande senso di responsabilità, ma anche perché ricordava benissimo quanto fossero orribilmente dolorose le punizioni. 
Se veramente i Dottori provavano affetto per la loro prima ragazza al Laboratorio, di certo non lo fecero trasparire quando la scortarono al piano più basso del complesso. 
Abigail camminava a testa bassa, torturandosi il pollice con le altre dita e mordendosi le labbra per la paura. Era raro provare paura dopo tutti quegli anni formazione, ma se c'era qualcosa a cui non era decisamente abituata, quelle erano le punizioni. Il cuore martellava forte nel suo petto mentre cercava invano di rilassarsi contando silenziosamente. Insieme agli uomini in camice bianco, la ragazza attraversò lunghi e contorti corridoi spogli nei quali si susseguivano una serie infinita di stanze chiuse che Abigail aveva visto pochissime volte in sette anni.
La ragazza era ancora scalza, e sporca della terra dell'Arena. Sotto i piedi il pavimento freddo le faceva venire i brividi; per di più la temperatura era scesa di diversi gradi, e Abigail non aveva che una canottiera e un paio di pantaloncini. Sta calma, di disse. E' già successo. E sei ancora viva.
Quando Seward le aprì una delle ultime porte di quel corridoio Abigail era appena arrivata al numero milledue nella sua mente. La stanza in cui la fecero entrare era piccola e buia, con solo le luci bluastre dei numerosi computer ad illuminarla. Era piena di macchinari e congegni di cui Abigail non conosceva nulla; sul pavimento erano sparsi tubi di metallo e al centro della stanza c'era un lettino bianco affiancato da un computer. Seward le fece segno di sdraiarsi sul lettino e Abigail, dopo un respiro profondo, eseguì l'ordine. Chiuse gli occhi mentre un altro Dottore -Jay, barba corta e occhi di ghiaccio- le legava i polsi e le caviglie alla struttura e le metteva delle ventose sulle braccia, sul petto e sulla testa. Abigail sapeva cosa sarebbe successo. Strinse i pugni e cominciò a contare alla rovescia da milledue. I Dottori la lasciarono da sola.
Dopo qualche minuto il silenzio venne interrotto da una voce al microfono. Veniva da una piccola stanza separata da quella in cui era chiusa Abigail da una pesante lastra di vetro, al di là della quale erano seduti i due Dottori che l'avevano scortata.
A parlare era Seward. << Abigail, AC000. Sei qui perché hai disobbedito a un ordine. Voglio che tu ripeta questa frase: "Ho disobbedito a un ordine". >>
Abigail smise di contare. Si schiarì la voce, poi prese fiato e pronunciò la frase che doveva dire. << Ho disobbedito a un ordine. >>
Non appena finì di articolare l'ultima parola, una scarica elettrica proruppe dalle ventose per riversarsi nel suo corpo, diramandosi in ogni arto. Abigail inarcò la schiena contorcendosi per il dolore. La scarica non era potente, ma era costante. 
Dalla stanza accanto, Seward riprese a parlare. << Cosa farai d'ora in avanti, Abigail ? >>
A denti stretti Abigail disse: << Non disubbidirò più. >>
L'elettricità smise di scorrere nel corpo della ragazza, che finalmente poté riprendere a respirare. Cercò di trattenere le lacrime mentre riprendeva a contare.
<< Ripeti di nuovo, Abigail: "Ho disobbedito a un ordine". >> 
Di nuovo prese un respiro profondo. Di nuovo eseguì l'ordine.

Abigail non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato da quando era entrata in quella stanza. Seward e Jay se ne erano andati dopo dieci scariche elettriche, lasciando la ragazza definitivamente da sola. Abigail era riuscita a non piangere ma le faceva ancora male il corpo. Le braccia e le gambe erano intorpidite e la testa le scoppiava. Aveva smesso di contare alla sesta scarica, quando era diventato impossibile concentrarsi su qualcosa che non fosse il suo respiro. 
Va tutto bene. E' tutto finito.
Dopo qualche minuto Abigail riuscì a sentire il rumore ovattato di passi che si avvicinano, così girò il volto verso la porta, sperando che Seward avesse deciso di andare a riprenderla.
Come si era aspettata, la porta si aprì in un cigolio inondando la stanza di luce. La ragazza, ormai abituata all'illuminazione soffusa dell'ambiente, dovette socchiudere gli occhi. Ad entrare, notò, non fu Seward ma Jay. L'uomo dagli occhi di ghiaccio si avvicinò al lettino con il suo solito passo lungo, slegò i polsi e le caviglie di Abigail e l'aiutò a mettersi seduta, facendole segno di muoversi lentamente.
<< Seward non è arrabbiato >>, la informò, sapendo che si sarebbe aspettata di vedere l'altro Dottore, << ma aveva delle faccende da sbrigare. >>
Abigail lo guardò con interesse. << Sta punendo Kaelee ? >>, chiese, cercando di nascondere la punta di compiacimento che provava. 
<< Quella ragazza è appena arrivata; abbiamo deciso di mostrarle tolleranza nei primi giorni. >>
Abigail sgranò gli occhi. Tolleranza ? Al Laboratorio ? Non poteva crederci. Non aveva mai sentito i Dottori pronunciare questa parola, mai. In ogni caso la novellina andava punita, e se non ci avessero pensato Seward o i suoi colleghi, Abigail stessa si sarebbe presa l'impegno di farle capire chi comandava.  
La ragazza cercò di alzarsi dal lettino, poggiando lentamente i piedi a terra e sostenendosi al braccio di Jay. << Quando tempo ho passato qui ? >>, chiese. Il Dottore parve pensarci qualche istante, poi rispose: << Circa tre ore. >>
Abigail sospirò. Altre tre ore sprecate. Si fece accompagnare fuori dalla stanza, poi lungo numerosi e lunghi corridoi che si intrecciavano come in un labirinto, e infine sulle scale che li avrebbero condotti al piano superiore: Settore Ospedale, armerie e Arena. Jay le diede una pacca sulla spalla, per poi avviarsi verso l'infermeria. Abigail lo vide scomparire dietro la porta e sospirò. Si massaggiò le tempie per qualche secondo prima di affacciarsi sulla platea per controllare che la novellina non stesse combinando alti casini nell'Arena. Dal campo di battaglia venivano rumori di armi che si scontravano e grida dei combattenti, ma nessuna ragazza dai capelli rossi correva sul terreno sporco di sangue. Abigail tornò nel corridoio centrale e, decisa a fare un bel discorsetto alla roscia, prese a correre verso il suo settore, due piani più in alto, corridoio sopraelevato. 

Fuoco. Ultimamente non sognava altro: fuoco e incendi, fiamme e fumo. Kaelee si alzò a sedere sul letto di Abigail. Si era sforzata di dormire un po' dopo essere tornata dall'Arena, ma forse non era stata una buona idea. Dormire la metteva di cattivo umore da quando faceva lo stesso ricorrente incubo. Si passò una mano sul viso, strofinandosi gli occhi e infine portando dietro i capelli mossi e spettinati. Portava ancora gli stessi vestiti che indossava nel campo di battaglia, che quindi erano piuttosto sporchi. Abbozzò un sorriso divertito quando pensò a quanto si sarebbe arrabbiata la mora una volta visto come aveva ridotto le sue lenzuola. Be', almeno si sarebbe sbrigata a farsi portare da qualcuno un altro letto. 
Sentì dei passi avvicinarsi velocemente, così si mise in piedi e si diede due colpetti sul viso per non apparire appena sveglia. Aprì la porta di scatto e si ritrovò davanti Abigail, che aveva appena posato la mano sulla maniglia. Si fissarono per qualche istante prima che la mora sfornasse l'espressione più arrabbiata che le fosse mai riuscita -ma che comunque non la fece sembrare più spaventosa di un coniglietto- e prese fiato per iniziare a urlarle contro. Prima che una sola parola le uscisse dalla bocca, Kaelee la prese per un polso e la buttò nella stanza, chiudendo poi la porta. Abigail fece qualche passo scombinato d'assestamento per non cadere, per poi girarsi verso la roscia ancora più arrabbiata. Kaelee la precedette di nuovo: << Non sarebbe stato carino fare una scenata davanti a tutti.  Non credi, bestiola ? >>
Abigail, piuttosto sconcertata, decise di ignorare la domanda. << Ascoltami bene, novellina >>, iniziò, << Seward mi ha affidato il compito di insegnarti come funzionano le cose qui dentro, e io non ho la minima intenzione di farmi punire di nuovo. >>
Kaelee si appoggiò al muro e sorrise. << Ah, quindi ti hanno punita per avermi lasciata andare nell'Arena ? >>
Abigail si sforzò di ignorarla di nuovo. << La prima cosa che imparerai da me è che c'è una rigida gerarchia per ordine d'arrivo. Se non la rispetti finisci in guai seri. Tu sei arrivata ieri: chiunque è tuo superiore, quindi devi imparare a tenere la bocca chiusa e fare quello che ti si ordina! Io sono la rappresentante del mio settore, pertanto occupo una posizione importate, appena inferiore di quella dei Dottori. Mi sembra inutile specificare che devi in particolar modo fare quello che io ti ordino. >>
La roscia la guardò impassibile. << Hai il viso un po' rosso >>, le fece notare.
<< E' perché sei dannatamente odiosa! >>, le urlò Abigail. << Non fai altro che darmi fastidio e mettermi nei guai! Mi hai quasi uccisa nell'Arena, mi hai privato della mia stanza unica, te ne sei andata quando ti avevo detto di aspettarmi e, per colpa tua, ho dovuto sopportare dieci scariche elettriche! E, oddio, guarda quel letto... >> Abigail si avvicinò alle lenzuola per controllare se le macchie di sangue e terra fossero tanto grandi, sospirando poi mentre cercava di sfilare dal materasso il tessuto sporco. Kaelee, intanto, si era spostata dal muro avvicinandosi di qualche passo alla mora. << Come hai detto ? >>, le chiese. << Scariche elettriche ? >>
Abigail la guardò con astio. << Si, scariche elettriche. >> Portò le lenzuola nel bagno e aprì il rubinetto della vasca. Quando si accorse che la roscia l'aveva seguita continuò: << E' così che mi puniscono. Siccome sono la prima arrivata e la rappresentante del mio settore ho molte più responsabilità degli altri ragazzi, e se disobbedisco a un ordine o se faccio male qualcosa è questo che fanno: mi trascinano all'ultimo piano e mi puniscono con le scariche elettriche. Credo lo facciano solo con chi cerca di ribellarsi e con i rappresentanti dei settori. Una volta uno è morto su quel lettino, dopo venti scariche elettriche. Quel ragazzo era il fratello della mia amica. Aveva provato a incitare una rivolta. >> S'inginocchiò, immerse le lenzuola nell'acqua e prese a strofinare sui punti macchiati. Kaelee la guardava lavorare mentre metabolizzava le nuove informazioni. Non sapeva che i Dottori usassero le scariche elettriche per punire Abigail. 
<< Sei una stupida. >>, le disse.
La mora si girò esasperata. Avrebbe voluto dirle che non le interessava il suo parere, ma Kaelee la interruppe per la terza volta. << Mi dispiace per averti messa nei guai. >> 
Abigail si bloccò nell'atto di strofinare il lenzuolo sporco. Guardò la roscia con gli occhi sgranati e boccheggiò impercettibilmente prima di chiedere: << Cos'hai detto ? >>
Kaelee la osservò dall'alto. << Ho detto che sei una stupida >>, disse prima di andarsene. La mora la guardò scomparire dietro la porta del bagno. L'insulto che le aveva fatto le fece dimenticare le sue scuse, così si riscosse velocemente e la seguì prima che uscisse dalla stanza.
<< Si può sapere dove credi di andare ? >>
<< Non sono affari tuoi. >>
Abiail bloccò la porta con forza, mettendosi tra essa e la nuova, fastidiosa coinquilina.
<< Non ti ho ancora spiegato come funzionano le cose al Laboratorio >>, disse, ritrovando un po' della calma e dell'autocontrollo che pare avesse perso poco prima. 
Kaelee strinse le labbra in una linea sottile e guardò fissa negli occhi di Abigail. La mora era palesemente confusa dal comportamento dell'altra, ma al Laboratorio distogliere lo sguardo da un ragazzo di grado inferiore era segno di sottomissione, così non si mosse. Ebbe l'opportunità di studiare le stranissime iridi della ragazza, di un rosso scuro con delle macchiette più accese. Era il colore del sangue e del fuoco, di certo opera di qualche esperimento dei Dottori. Dopo qualche lungo secondo la roscia indietreggiò lentamente e si sedette sul letto, poggiando la schiena contro il muro per mettersi comoda. Abigail si rese conto che era la prima volta che faceva ciò che le diceva di fare e si sentì improvvisamente un po' più forte. Raddrizzò le spalle e cercò di assumere un tono autoritario. << Dunque >>, cominciò, << la nostra intera casa, come avrai notato dall'assenza di finestre, è sotterranea. Nessuno sa dove si trovi esattamente, ma questo non è il genere di domande che ci è permesso fare. A noi ragazzi sono accessibili quattro piani, ma ne esistono cinque in tutto. Alcuni ipotizzano che ce ne sia un sesto, dove i Dottori combinano roba losca, ma tu prova a dire una cosa del genere davanti ai camici bianchi e ti troverai al quinto piano. Quello delle scariche elettriche, per inciso. Il piano più alto è riservato alle mense e alle cucine; più in basso ci sono i dormitori e i bagni; a seguire puoi trovare le classi e le sale d'allenamento e infine ci sono Arena, armeria e Settore Ospedale. Come ho detto prima il quinto piano è quello della cosiddetta stanza dell'elettricità, ma ho scorto tantissime altre porte che non ho la minima idea di dove portino. Scoprirai presto che il Laboratorio è pieno di misteri. 
<< Nel Laboratorio di Formazione ci sono esattamente 234 ragazzi che vanno dai dieci ai venti anni circa, divisi in tre settori in base alle proprie abilità o per necessità. I tre settori sono SR, studio e ricerca ;US, unità segreta e AC, assassini e combattenti, come noi due. >> Osservò attentamente la faccia inespressiva di Kaelee. << Ti prego, dimmi che mi hai sentita. >> 
La roscia si lasciò sfuggire una risata, poi annuì. << Ovviamente. >>
<< Menomale >>, sospirò Abigail. << Qualche domanda ? >>
Kaelee parve pensarci qualche secondo. << No >>, disse semplicemente. Abigail era contenta che la stesse ascoltando. Quando riprese a parlare la sua voce era leggermente più rilassata.
<< Le settimane qui al Laboratorio contano cinque giorni, di cui tre scolastici. Le materie sono Biologia, Chimica, Fisica, Pronto Soccorso, Combattimento, Allenamenti, Informatica e Logica. 
<< Nel giorno I, il settore SR ha Biologia, Chimica e Fisica; il settore AC Pronto Soccorso, Allenamenti e Combattimento e US Informatica e Logica. Il giorno II scaliamo, quindi il settore SR avrà Pronto Soccorso, Allenamenti e Combattimento; AC Informatica e Logica e US Biologia, Chimica e Fisica. Nel giorno III finisce il ciclo di studi della settimana: il settore SR ha ha Informatica e Logica; il settore AC Biologia, Chimica e Fisica; US Pronto Soccorso, Allenamenti e Combattimento. Il quarto e il quinto giorno i ragazzi più anziani fanno dei corsi intensivi ai novellini per inserirli nel Laboratorio e metterli più o meno al pari con il programma. Gli altri perlopiù si allenano o sono incaricati di aiutare nei lavori, ma molto spesso i Dottori approfittano dell'assenza di lezioni per fare su alcuni di noi più esperimenti. 
<< La mattina dobbiamo presentarci in mensa alle sei in punto, chi arriva in ritardo avrà lavori extra in base alle esigenze dei Dottori. Le lezioni cominciano alle sette e la sessione mattutina termina a mezzogiorno. Sulla bacheca è affissa una tabella per gli orari precisi. Il pranzo è alle dodici e trenta precise, poi abbiamo tempo libero fino alle lezioni di potenziamento, che differiscono di settore in settore ma rimangono uguali ogni giorno scolastico. Durano trenta minuti per materia e iniziano alle due del pomeriggio. Dalle tre e mezza (o dalle tre per il settore US, che ha il potenziamento di sole due materie) abbiamo tempo libero fino alle sette, ora degli allenamenti serali, obbligatori anche nei due giorni liberi. Alle otto e trenta c'è la cena, alle dieci la visita medica di base e alle undici il coprifuoco. Tutto chiaro ? >>
La faccia inespressiva di Kaelee non cambiò di una virgola. 
<< Mi sono persa all'elenco delle materie. >>, disse. Se prima Abigail si era rilassata pensando che la coinquilina le sarebbe venuta incontro, ora provò un'ondata di odio per Seward. Senza dubbio aveva sottovalutato lo stress che le avrebbe causato la roscia. Si massaggiò le tempie per qualche secondo.
<< Facciamola semplice >>, mormorò, << Qui funziona così: ai ragazzi più anziani del Laboratorio vengono affidati dei novellini, hanno il compito di spiegargli come funziona il Laboratorio e di fargli delle ...ecco, lezioni di recupero. Non ho idea di come facciano. Come ti ho già detto io sono la prima ragazza che ha mai messo piede al laboratorio e in quanto tale detengo un ruolo di rilievo. Nessun Dottore mi ha mai affidato nessun novellino. Tu sei la prima, e se non mi vieni incontro farò in modo che ti affidino a qualcun altro. Questo ti è chiaro ? >>
Questa volta la roscia aveva un'espressione di pura noia. 
<< Senti, ho capito che qui sono molto severi, che è una specie di colleggio e che tu dovresti farti somministrare dei tranquillanti. Francamente il resto non mi interessa, quindi potresti pure evitare di sprecare fiato. Non so se qualcuno te l'ha mai detto -sicuramente si- ma dopo un po' la tua voce diventa fastidiosa. >>
Abigail non ne poteva più. Aveva fatto del suo meglio, ci aveva provato. Seward poteva riprendersela quella dannata novellina. Di sicuro ci sarebbe stato qualcuno, nel Laboratorio, disposto a occuparsi di lei... Del resto nel caso contrario il problema sarebbe stato unicamente di Kaelee. Vivere al laboratorio non è semplice, e chi non accettava aiuto per ambientarsi poteva essere definito con una sola parola: stupido. Kaelee AC078 era indubbiamente una stupida.
<< Mi sono stufata. >>, annunciò Abigail. Indicò la porta invitando Kaelee a uscire.
Di certo non si aspettava che la roscia uscisse silenziosamente, ma avrebbe scommesso che non vedeva l'ora di allontanarsi da lei. Eppure si sbagliava.
Di fatto, Kaelee sorrise. << E così ti arrendi, eh >>, disse divertita. << Sei durata meno di quanto avessi pensato. Mi deludi, Abigail Aaron >>
Aaron. Fu questione di un attimo. Davanti agli occhi di Abigail non c'era più la roscia, non c'era più la sua stanza. Era in un posto che non avrebbe mai pensato di conservare nella sua mente. Di fatto non riconosceva che il colore del muro rosa sotto i fasci di luce provenienti dalla finestra. Si trovava in una camera da letto; davanti a lei un materasso di almeno due piazze, coperto da vari strati di coperte colorate, era alzato da un sostegno a baldacchino, accanto ad esso svettava una pila di libri per bambini su un comodino. Sul bordo del letto sedeva un uomo, ma era troppo sfocato per poter ipotizzare i lineamenti del suo viso. Mentre i bordi della camera cominciavano a svanire, come carta nelle fiamme, una frase riecheggiò nella sua mente: "Rendimi fiero, Abigail Aaron". 
Di fronte a lei ora c'era solo la sua monotona e bianca stanza del Laboratorio. 
All'improvviso la testa prese a martellare dolorosamente. Il dolore aumentò fino a costringerla a stringere la testa con le mani e chiudere gli occhi. Fece qualche respiro profondo e solo indefiniti secondi dopo, quando riuscì ad aprire gli occhi, si ricordò della presenza di Kaelee.
Cercò di ignorare quelli che sembravano centinaia di spilli conficcati nella sua testa e di darsi un contegno. << Aaron ? >>, chiese.
<< Povera piccola >>, sussurrò con scherno Kaelee, alzandosi e avvicinandosi alla coinquilina. << Tu pensi di sapere tutto su come funziona qui, vero ? >>
Abigail si trovò a indietreggiare per mantenere le distanze di sicurezza da Kaelee. Non ricordava che i suoi occhi facessero paura.
<< Tu pensi di conoscere il Laboratorio >>, continuò a voce bassa, << ma non conosci neanche te stessa. >>
<< Smettila! >>, le gridò contro Abigail non appena ebbe toccato con la schiena il muro dietro di lei. Sentiva la confusione e il dolore alla testa corroderle la mente e annebbiarle la vista. Alzare la voce le procurò una fitta ancora più forte alle tempie.
Kaelee la ignorò.  << Oh Abigail >> 
Continuò ad avvicinarsi fino a che la sua fronte non toccò quella della mora. << Tu non sai niente. >> 
Abigail scattò. Il suo pugno chiuso si scontrò con forza contro la tempia di Kaelee, facendola cadere. 
Se la roscia provò dolore non ne diede alcun segno; si rialzò fulminea e contrattaccò con un calcio che venne abilmente bloccato da Abigail. Schivò quella che sarebbe stata una ginocchiata ben assestata allo stomaco e si ritrovò dietro la mora. Abigail si girò velocemente, ma Kaelee non le diede il tempo di fare altro. Scontrò con forza la sua testa contro la fronte dell'avversaria, che perse l'equilibrio e cadde. La roscia le bloccò immediatamente braccia e gambe con le proprie.  
Abigail si riprese dopo poco, ma Kaelee era troppo pesante perché potesse togliersela di dosso. Non appena l'ebbe capito smise di opporre resistenza. La novellina l'aveva battuta di nuovo.
<< Aaron è il tuo cognome. >>, disse Kaelee.
Abigail non provò nemmeno a sopprimere l'odio che provava nei suoi confronti. Quella ragazzina era appena arrivata e non aveva il diritto di sconvolgerle il mondo. << Tu non ne sai niente! >>, le gridò contro. << I nostri cognomi sono i numeri di matricola! >>
<< No, Abigail, tu non ne sai niente. E se non mi credi, puoi sempre verificare con i tuoi occhi. >> Kaelee, veloce come lo era stata durante il breve combattimento, si alzò e uscì dalla stanza.
Per qualche minuto Abigail rimase ferma a terra. Il dolore stava scemando, ma si sentiva peggio di prima. Quando si mosse non fece altro che raggomitolarsi su se stessa e sperare che il suo cuore tornasse presto a battere normalmente.
Nella sua mente martellava incessantemente una sola parola.
Aaron.



Due parole dall'autrice
Ok, ci ho messo davvero tanto tempo ad aggiornare. Chiedo venia. Bene, in questo capitolo c'è una pappardella infinita su come si svolgono le giornate, le varie lezioni eccetera... Non preoccupatevi se non avete letto quel pezzo, perché riconosco io stessa che è di una noia mortale. In ogni caso farò in modo che la storia si capisca bene anche senza sapere cosa fanno i vari settori. Spero di avervi incuriositi con un nuovo volto più umano di Kaelee e un cognome che spunta fuori così inaspettato per Abigail. Concludo chiedendovi gentilmente di scrivermi in due parole il vostro parere. Viva Kaelee e alla prossima, bestiole <3

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