Preda

di Chrystal_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doc ***
Capitolo 2: *** cap. 2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***



Capitolo 1
*** Doc ***


Preda


Doc
 

Un lento rumore, insistente e regolare, riempì la stanza buia e umida.

Non c'era luce, solo la lontana illuminazione della luna che filtrava dalle sbarre di ferro di una finestrella minuscola, unico particolare di quattro pareti sporche e umide, uguali tra loro.

Ruby non si sentiva più i polsi tanto stretti erano legati. Mosse un po' le mani e scrollò le spalle, ben conscia che non sentiva nemmeno le altre periferie del corpo.

Da quanto era in quella posizione? Ore? Sì, ma quante?

Sollevò a fatica le gambe e pestò i piedi -anch'essi legati da fascette di plastica- al suolo, cosicché un formicolio imponente la scosse dalla pianta sino alle cosce.

Cercò di emettere un gemito ma dalla bocca non uscì nulla. Aveva un panno legato e non poteva far altro che morderlo, cercando di riattivare un po' di saliva.

Non ricordava quasi niente, se non che stava correndo al parco e che si era maledetta per non aver portato con sé una felpa. Il vento autunnale aveva preso d'assedio quegli ultimi giorni di ottobre e lei non aveva badato le raccomandazioni di sua nonna, quando era uscita in legghins e t-shirt rossa.

Guardò intorno ma non riconoscevo quel luogo e non aveva idea di dove potesse essere. Sicuramente era ancora a Storybrooke, visto che ricordava ancora chi era.

“Vedo che ti sei svegliata.” una voce spezzò il silenzio inquietante. Qualcuno, dietro la porta, aveva parlato. Qualcuno che presto entrò, facendosi avvolgere dall'oscurità della stanza e riempiendo l'aria dello stridore dei cardini arrugginiti.

“Pensavo avresti ripreso prima conoscienza. Non sei la bella addormentata, non puoi permetterti questo lusso.”

Ruby avrebbe voluto urlare mille cose ma la stretta benda che aveva in bocca glielo impediva.

“Cosa? Vuoi parlare? Che scortese che sono stato.”

L'uomo si avvicinò e, in malo modo, le tolse le benda di bocca.

I denti le dolevano, così come la mandibola. “Chi sei?” sibilò.

L'uomo ghignò. “E' presto detto.” detto questo, si rialzò in piedi e, facendo qualche passo indietro, tirò una cordicella appesa al soffitto e una scarna lampadina si accese.

Questa volta la mandibola le cadde per la sorpresa. “Archie!”

“Alcuni mi chiamano il grillo.” ghignò lui, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Che cosa fai? Sei stato tu a portarmi qui?”

“Oh Ruby, capisco che servi alla tavola calda, ma, visto il tuo modo di vestire, ti pensavo meno ingenua.”

“Liberami. Qualsiasi minaccia, qualsiasi problema, possiamo risolverlo insieme.”

“Pensi che qualcuno mi stia minacciando?” L'uomo proruppe in una fragorosa risata.

“E per quale altro motivo dovresti tenermi qui prigioniera?”

Questa volta Archie si tolse gli occhiali, sorrise e si accucciò per terra, per poter guardare in faccia la ragazza.

“Per lo stesso motivo per cui siamo finiti qui e per lo stesso motivo per cui il sortilegio si è spezzato.” disse, stringendo le mani. “Per amore.”

Ruby sentì il sangue pulsarle nelle orecchie quando l'uomo, avvicinatosi quasi a carponi, prese a sfiorarle i contorni del volto.

“Mi spiace, io pensavo che tu... E Whale... ma se parliamo, se ragioniamo le cose si risolvono”

Archie rise di nuovo. “Pensi che sia per te?” disse, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

“Oh no. Ti credi troppo importante.”

“E allora perchè? Per chi?”

“Per una persona che sta a cuore a tutti e due.” L'uomo si alzò, issandosi sulle ginocchia. Tornò alla porta e chinandosi prese una borsa da medico. La aprì e ne estrasse un libro. Lo soppesò da una mano all'altra e poi ne accarezzò la copertina.

Ruby aveva una buona vista e, nonostante la scarsa luce della lampadina, riuscì a vedere che si trattava di un libro sui nodi.

Il dottore notò l'espressione interrogativa e lo sguardo di lei rivolto al volume che aveva in mano.

“Mi sono innamorato di lei quando l'ho vista volteggiare fuori dal tuo dinner. Sembrava leggera come un volatile e aggraziata come una ballerina. Allora non sapevo nemmeno chi fosse e cosa fosse quel battito accelerato. Poi, quando mi ha trovato, e mi ha toccato il braccio, ho capito tutto. Chi altro era venuto a cercarmi? Tu? Gli Charmings? Nessuno. E' grazie a questo che mi ha trovato.”disse continuando ad accarezzare la copertina.

Ruby capì e inorridì. “Belle.”

Hopper sorrise. “Esatto, Belle. Lei e solo lei.”

“E io che c'entro qui? Se sapesse cosa mi stai facendo...”

“Mi odierebbe? Ma non lo saprà mai, o perlomeno non saprà che sono stato io. Magari avrà qualche sospetto per Gold. Non ci hai litigato l'altro giorno per l'affitto?”

“No, era mia nonna.”

“Mmm. Penserò anche a lei, allora.”

“Non osare toccarla!” Ruby cercò di muoversi ma coi polsi e coi piedi legati riuscì solo a cadere.

“Cosa speri di ottenere tenendomi qui?”

“Due cose. La prima è far male a Belle.”

“Se l'amassi non dovresti voler farle del male.” ringhiò la giovane.

“Chi l'aiuterà quando starà male? Chi se non uno psichiatra, un amico? Il lutto per un'amica è una cosa a cui Gold non saprà porre rimedio. E qui entro in gioco io. Altrettanto attaccato a te da comprenderne il dolore.”

Archie riprese la borsa da medico e ne estrasse un astuccio. Lo posò a terra e lo aprì. Mille lame e bisturi rilucevano al lieve bagliore della lampadina. Poi ripescò anche una piccola sega elettrica e posò anch'essa sul pavimento.

A Ruby si gelò il sangue nelle vene.

“No, Archie. Tu non sei così. Ti prego, lasciami andare. Siamo amici, non sei un mostro, non lo sei mai stato.”
“Non sono mai stato nulla se non un confidente da usare in caso di necessità e poi lasciare in un angolo per il resto del tempo. Non tutti possiamo avere la gloria dei reali ma ci si può sempre creare una piccola fetta di successo.”

Scelse un bisturi e, con un sorriso sadico e surreale, si avvicinò alla giovane.

“Cerca di stare ferma, o farà più male.”

“Archie, ti prego. Non sei un mostro, non sei così. Non ti amerà mai se mi ucciderai.”

“Hai ragione, non sono così. E qui ci porta alla seconda ragione per cui lo sto facendo.” gattonò finò a lei e Ruby sentì la lama fredda del bisturi accarezzarla la guancia, mentre la pressione si faceva sempre più insistente.

“Io sono un dottore. Non sarò prestante come Whale ma qualcosa sull'anatomia la so anche io, per quanto non sia mai stato con una donna.”

La ragazza sentì le labbra dell'uomo posarsi sul collo e morderla. Rabbrividì dal disgusto e si mosse, tentando invano di liberarsi.

Riuscì solo a dargli una testata e a farlo indietreggiare.

“Ah, è così? Allora devo saltare i preliminari e iniziare subiti. Peccato, avrei voluto gustarmelo fino in fondo.”

Si alzò e andò ad attaccare la spina della sega elettrica a un interruttore.

Poi si chinò sul libro e lo baciò. “Niente ci terrà più separati, amore mio.” sussurrò.

“Sei pazzo.” ringhiò Ruby.

“Sì, sono pazzo di lei.” rispose lui, con un sorriso da far gelare il sangue.

Si inginocchiò di fronte a lei e la tirò per i capelli, così da immobilizzarle anche la testa. Azionò la sega che coprì ogni preghiera di Ruby.

“Shh. Non ti sentirà nessuno.” Poi le posò un baciò sul collo, avido e malato, come l'espressione che animava i suoi occhi.

“Sai, ho sempre voluto sezionare un lupo mannaro.” disse, prima di avvicinare la sega alla guancia della giovane.





Note dell'Autrice
Questa ff è una sorta di spin-off dalla raccolta "Halloween nights". Visto che il primo capitolo è piaciuto, almeno a pochi, ho deciso di scrivere il seguito. L'intenzione iniziale era di postarlo nella raccolta ma è venuto talmente lungo che avrebbe occupato almeno altri tre capitoli e non sarebbe stata più una raccolta di one shot.
Così eccomi qua, ho deciso di estrapolarlo. Come si può vedere ho ripetuto il primo capitolo,  in caso qualcuno lo volesse sotto mano.
Ringrazio Emma_blue, DropsOfJupiter ed Euridice100 per aver recensito questo capitolo. Il seguito non mi soddisfa tanto quanto  l'idea, ma spero mi perdoniante e che vi piaccia comunque
.
 

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Capitolo 2
*** cap. 2 ***


Preda


Archie alzò il bavero della giacca per combattere il freddo. Nonostante fossero più di 28 anni che viveva a Storybrooke non riusciva mai ad abituarsi all'avvento dell'aria gelida di ottobre.

Si affrettò sul marciapiede, in direzione della torre dell'orologio. Quando arrivò, prima di varcare la soglia della biblioteca, fece un respiro profondo e sperò che il ghigno di prima ora si trasformasse nel suo solito sorriso timido e incoraggiante.

“Belle?” chiamò, non vedendo nessuno al bancone.

Fece qualche passo in avanti. L'odore dei libri lo investì e lui chiuse gli occhi deliziato, immaginando se anche la pelle di Belle avesse la stessa fragranza.

“Archie?” Belle fece capolino da uno dei corridoi bui e pieni zeppi di libri. “Sei in anticipo.”

“Sì, pensavo fosse urgente.”

Belle si pulì le mani sulla gonna. “Scusami, non so ancora come funziona mandare lettere con questi...”

“Telefonini” finì lui per lei.

Belle rise. “Sì, Rumple si offre sempre di aiutarmi ma preferisco imparare da sola.”

Al nome di Rumple lo sguardo di Hopper si incupì. Le mani cominciarono a tremargli e, per non darlo a vedere, dovette stringerle a pugno, dietro alla schiena.

“Che cosa volevi chiedermi?”

Belle sorrise e si abbassò. Poi rispuntò da sotto il bancone principale e ne riemerse con un grosso volume.

“Quello che avevi ordinato.”

“Come... come hai fatto a trovarlo?”

“Magia” sorrise lei.

Lui la guardò con la bocca aperta. Belle scoppiò a ridere e, aggirato il bancone, gli mise una maso sulla spalla per tranquillizzarlo. “No, stavo scherzando. Mi sono accorta di non aver svuotato tutti gli scatolo e, stamattina, all'improvviso, l'ho trovato in mezzo ad altri libri. Era tutto impolverato ma le pagine sono integre.”

“Grazie.” disse lui, cercando di memorizzare il tocco della mano di Belle sulla sua spalla. Si maledì dei vari strati di vestiti che si metteva addosso per il freddo che soffriva.

“Non pensavo ti interessasse l'anatomia animale. Pensavo fosse uno psichiatra, non un veterinario.”

Archie trasalì. “Diciamo che... ho interessi voraci. La psiche è un campo talmente vasto che limitarsi agli umani sarebbe uno spreco.”

Belle lo guardò per un attimo e lui si sentì ghiacciare il sangue nelle vene. Che lo avesse scoperto? Che riuscisse, con quei suoi splendidi occhi azzurri, a perforargli le lenti e ad entrare nella sua anima? Sapeva ciò che aveva appena fatto?

La ragazza però non diede segno di tutto ciò. “Sei un po' come me, allora.”

“Come te?” Belle ritornò dietro il bancone e lui fece qualche passo in avanti, verso di lei.

“Sì, anche io adoro i romanzi ma non riesco a resistere ai libri. Di qualsiasi genere siano. È un peccato lasciare qualcosa di inesplorato.”

Archie rimase a bocca aperta e, senza neanche accorgersene, allungò una mano sul bancone fino a pochi centimetri da quella di Belle.

“Cosa ti sei fatto?” Archie si risvegliò di colpo. Seguì lo sguardo di Belle e vide delle ferite sulla mano.

“Oh, niente, sono solo graffi.”
“Problemi con il cane?”

Archie sorrise, per un attimo beffardo. “In un certo senso sì.”

Belle sorrise bonariamente. “Bene, prenditi pure tutto il tempo che ti serve per leggerlo. Ora scusami, ma ho un mucchio di libri da catalogare e ho ancora alcuni problemi col codice Dewey.”

Gli sorrise ancora e si allontanò verso l'oscurità della biblioteca.

Archie rimase a fissarla, finchè un corridoio zeppo di libri la inghiottì.

Sorrise e accarezzò il libro che gli aveva appena dato. Quando i suoi occhi si riaprirono si posarono sul cappotto della donna, lasciato candidamente sul bancone.

Si avvicinò e, prendendolo delicatamente tra le mani, lo annusò. Vi affondò la faccia e si chiese che sapore avesse la sua pelle e se fosse più soffice del suo cappotto.

Si guardò intorno e, dopo averla rimessa al suo posto, prese un golfino buttato lì vicino.

Sorrise, infilandoselo in una tasca della borsa. Quello era il primo bottino d'amore che avrebbe carpito da lei. E non aveva intenzione di fermarsi lì.

 

 

“Dottor Whale, il paziente presenta ferite infette.” Jefferson scarabocchiò su un foglio i dati del dottor Hopper.

“Vediamo” disse lui, precedendolo in una stanzetta dell'ospedale di Storybrooke.

“Hopper. Che cosa ti porta qui?”

Lui lo guardò serio per un attimo, poi gli rivolse il sorriso che concedeva a tutti i concittadini.

“Ha cominciato a pulsarmi. A casa non avevo i disinfettanti giusti.”

Whale guardò distratto la mano dell'uomo.

“Sì, è un po' infiammata. Jefferson, lavala e medicalo con del cortisone.”
“Sì.” disse Jefferson serio, andando a prendere il necessario.

Whale prese i fogli che prima l'infermiere aveva in mano e li firmò. “Ti do anche un'altra cosa, così potrai medicarti meglio a casa.”

“Non penso sarà necessario.”

Whale lo guardò e riuscì a intravedere una sfumatura rabbiosa e insolita nello sguardo dell'uomo.

Archie se ne accorse e si corresse subito. “Mi fido delle tue cure.”

Whale però non si lasciò incantare e tornò a osservare la mano.
“Sembrano... morsi e graffi. Come te li sei procurati?”

“Problemi col cane.” disse lui, senza smettere di sorridere.

Whale gli prese la mano. “Non sembra opera di un cane.”

In quel momento Jefferson entrò e Archie ne approfittò per togliere la mano dalle grinfie di Whale.

“Sto bene.” disse soltanto.

Whale lo guardò e, annuendo, se ne andò via, pronto a bere un po' di whiskey in santa pace.

Jefferson lo medicò, gli spalmò una crema biancastra e fresca e coprì il tutto con un cerotto gigante bianco.

“Questo dovrebbe tenere per un paio di ore. Se aspetti un attimo, te ne prendo altri così puoi sostituire la benda.”

Mentre Archie si rimetteva l'impermeabile e la sciarpa, Jefferson andò verso un mobiletto e prese alcuni cerotti giganti. Quando chiuse il cassetto gli scivolò la confezione di alcune siringhe e si chinò per raccoglierle. Alcune erano rotolate fuori e si sbrigò a prenderle tutte per non essere scoperto, altrimenti gli sarebbe toccata una ramanzina coi fiocchi dai superiori.

Allungò la mano, a carponi, per acciuffare l'ultima siringa errabonda. Era finita proprio vicino alla borsa di Archie.

La prese e fu allora che lo vide. Dalla borsa spuntava un golfino verde, con trame bianche e nere.

Nessun altro ne aveva uno simile a Storybrooke e lui ne era certo.

“Fatto?” chiese Archie col suo solito tono calmo e gioviale.

“Sì. Ecco.” Jefferson si rialzò e gli porse i cerotti.

“Allora grazie.” L'uomo si alzò e uscì, lasciando Jefferson con un'espressione confusa e preoccupa in volto. Che ci faceva Hopper con il golfino di Belle in borsa?







Note dell'Autrice
Ok, questo è il verso sequel. Non potevo metterlo indipendete dal primo capitolo, visto che gli è praticamente contiguo. Che dire? E' un capitolo di transizione, lo ammetto, ma è vitale per lo sviluppo del resto della storia.
I capitoli, avviso subito, saranno pochi. Più o meno ci vorranno ancora 2 capitoli perchè questa storia finisca.
Spero di essere riuscita a tenervi col fiato sospeso.

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Capitolo 3
*** cap. 3 ***


Preda

“Mi sei costata più tempo di quanto immaginassi.” disse Archie, rivolto al corpo di Ruby. Lo mise a fatica nel portabagagli. Si guardò la mano bendata e sul suo volto si dipinse una smorfia di disgusto.

“Ma ora è tutto finito.”

Chiuse con forza il portellone e sospirò. Sorrise, soddisfatto. Ancora pochi minuti e si sarebbe sbarazzato di quel corpo ingombrante.

Salì in macchina e mise in moto, canticchiando una canzone.

Quando arrivò ai confini con la foresta, accostò e scese dall'auto. Si diresse verso il portabagagli quando una voce lo fermò.

“Hopper.” Archie si voltò e vide un uomo avvicinarsi a passi lenti.

“Jef-Jefferson. Che ci fai qui?”

“Stavo per chiederti la stessa cosa.”

Archie si guardò in giro, nervoso.

“Una semplice passeggiata nel bosco.”
“E come mai non c'è Pongo con te?”

Hopper strinse i pugni. “Sta poco bene.”

Jefferson lo squadrò da capo a piedi. “Mi dispiace. Speriamo che si rimetta.”

Calò un silenzio pesante fra i due. Archie volevo solo sbarazzarsi di lui, per poi poter sbarazzarsi di Ruby. Tuttavia l'uomo sembrava guardarlo con diffidenza e per poco non cadde in paranoia. C'erano poche possibilità che sapesse, eppure il suo sguardo pazzo era più che eloquente.

“Allora, ci vediamo.” provò ad allontanarlo.
“Non così in fretta, grillo parlante. Hai qualcosa che non ti appartiene.”

All'uomo si gelò il sangue nelle neve. Divenne pallido di colpo. Lo sapeva. E ora doveva eliminare anche lui affinché il suo segreto non venisse scoperto e il suo piano andasse a buon fine. Belle doveva essere sua, ad ogni costo.

Con quel pensiero in testa, i suoi lineamenti si distesero in un sorriso. “Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Vado a prendertelo.” disse e aprì la porta dell'auto. Vi infilò il busto dentro e armeggiò con la borsa.

Aveva proprio il bisturi che faceva al caso suo. Il bisturi perfetto per un cappellaio matto.

“Sai, mi chiedevo se qualcuno si sarebbe accorto della sua assenza e avrei pensato a molti ma a te...”

Sentì una mano sulla spalla e, in men che non si dica, si sentì sollevare e sbattere contro l'auto.

“Che le hai fatto?” ringhiò Jefferson.

“Perchè interessa proprio a te?”

“Rispondi!” urlò l'altro, spingendolo di nuovo sull'auto.

Archie mugolò dal dolore. “E'... è nel portabagagli.”

“Non mentire, ho visto che era nella tua borsa e la borsa è proprio sul sedile.”

Hopper lo guardò confuso. “Non capisco di cosa stai parlando. L'ho messa nel portabagagli. Guarda.”

Jefferson lo tenne per il bavero della giacca e lo spinse davanti al portabagagli.

“Mi stai mentendo. Proprio tu, grillo.”

Lo spinse per terra e fece per dargli un calcio quando sentì un rumore venire proprio dal portabagali. Lo aprì e dentro vide Ruby, legata.

“Ruby!” disse, guardandola.

Allungò la mano ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, sentì un ramo pesante colpirlo dietro la nuca. Non potè far nient'altro che cadere.

“Seccature, solo seccature.” disse Archie, col fiato mozzato.

“E ora sistemiamo anche te.” tornò all'auto e prese l'ombrello da cui non si separava mai.

Jefferson aveva riaperto gli occhi ma sembrava ancora troppo intontito per potersi difendere.

Gli si avvicinò con un sorriso più che sadico e avvicinò l'oggetto all'uomo.

“Sarei stato un ottimo chirurgo, sai?”

Fece scattare un pezzo del manico dell'ombrello e dalla punta fuoriuscì una lama.

“Sono molto affezionato a questo strumento. Ritieneti fortunato e onorato, questo è un ombrello speciale.”

Prima di poter affondare la lama nel petto dell'uomo, cadde in avanti e finì a terra.

Ruby si era appena alzata e, nonostante le ferite, era riuscita a spingerlo via.

“Questo non avresti dovuto farlo. Sai cosa si fa coi cagnacci disobbedienti?” chiese Archie, rialzandosi e massaggiandosi le ginocchia.

“Si puniscono, col bastone. Tu dovrai accontentarti della lama del mio ombrello però.” Ancora sorridente e con un po' di sangue che gli colava da un graffio sopra l'occhio, Archie si avvicinò a Ruby che indietreggiava spaventata e barcollante.

“Pensavo di averti ucciso e invece... rimedierò subito.” strinse l'ombrello e lo puntò verso di lei.

Indietreggiò col braccio per darsi più slancio e affondò.

Il colpo però andò a vuoto, a pochi centimetri dal ventre della ragazza.

Archie cadde a terra, con gli occhi spalancati e privi di vita.

Quando il suo corpo si adagiò sulla terra, Ruby vide Jefferson con un bastone insanguinato in mano e lo sguardo sconvolto.

“Lo hai... lo hai ucciso.”

“Spero di sì.” disse lui, secco.

“Mi hai salvata, grazie.” disse lei. Jefferson però non la badò e andò alla macchina. Vi si immerse quasi con tutto il corpo e cominciò a frugare dappertutto.

“Jefferson, che stai facendo?”

“Dov'è?” continuava a mormorare lui.

“Dov'è cosa?”

“Dov'è?!” urlò lui, emergendo dall'auto e scrollandola per le spalle.

“Non so di cosa tu stia parlando.”

“Lui... Belle...”

Ruby si mostrò sorpresa. “Lo sai? Sai che voleva far del male a Belle?”
“Il suo maglioncino. Aveva il suo maglioncino.” disse soltanto lui, prima di tornare a cercare.

“E' così che hai scoperto che mi teneva prigioniera?”

Jefferson rise.

“Pensi che sia venuto qui per te?”

“Jefferson ma che...” l'uomo le si avvicinò e, chinatosi un attimo, riprese il grosso ramo con cui aveva ucciso Hopper.
“Jefferson. Sei sconvolto, ma spiegheremo tutto ad Emma, lei capirà. Era legittima difesa e...”
“Sai, devo ringrazie Archie, anche se stava per uccidermi. Se non fosse stato per lui non avrei mai trovato il coraggio.”
“Il coraggio di cosa?” chiese lei, con un filo di voce. La testa le girava ancora e non capiva se ciò che vedeva era uno scherzo della poca lucidità o era un incubo fatto realtà.

Lui sorrise e mostrò l'altra mano, che fino ad allora aveva tenuto nascosta dietro la schiena. Stringeva un maglioncino. Ruby strinse gli occhi e riconobbe che era il maglioncino della sua amica.
“Jefferson...”

“Sì, e ora lei sarà mia. Mi ossessiona da quando l'ho liberata. Non so nemmeno perché proprio lei o come abbia fatto, ma ogni notte i suoi occhi vengono a trovarmi in sogno. Ogni notte la cerco ma lei è irraggiungibile. E ora, ora che qualcuno ha già aperto la strada, tutto sarà più semplice.”

“Sei pazzo. Tutta questa situazione ti ha dato alla testa.”
“No, ti sbagli. Quando ho visto il suo maglioncino nella sua lurida borsa ho capito che non potevo più aspettare.”

Ruby indietreggiò ancora e, incespicando in una radice d'albero, cadde a terra.

“Finirei comunque dentro per aver ucciso una persona, tanto vale che me la goda.”

“Sei... sei pazzo.” disse lei, mentre le mani di lui la ghermivano e la trascinavano di nuovo verso l'auto.
“Che cosa ti aspettavi dal cappellaio matto?” rise lui.

Quelle furono le ultime parole che Ruby sentì, prima che una coltre buia calasse sui suoi occhi.

 


 

Belle sorrise, osservando tutto il lavoro che era riuscita a fare in quelle ore.

Aveva rinunciato a poltrire tutto il giorno a casa in compagnia di Rumple ma doveva ammettere che, così, aveva portato avanti un bel po' di lavoro catalogando tutti quei libri.

Ne rimanevano ancora molti e altri doveva aggiustarli, ma si consolò pensando che nemmeno Roma era stata costruita in un sol giorno.

Si diresse al bancone, prese la borsa. Non trovando il golfino, guardò se fosse caduto per terra ma, non trovandolo, decise di soprassedere e di infilarsi il cappotto. In ogni caso, presto sarebbe stata avvolta dal colore di una casa rosa salmone e dall'abbraccio tenero e anche un po' timido di Rumple.

Sorrise al pensiero che la toccava sempre come se prima avesse voluto chiederle il permesso.

Si ricordava ancora come Gaston la ghermiva e l'abbracciava con forza, e quelle prese non le erano mai piaciute. Denotavano possesso e arroganza, oltre a un senso di superiorità che l'aveva contraddistinto sin da ragazzo. Menomale che il suo Rumple era tutto il contrario.

Uscì e si voltò per chiudere a chiave la porta della biblioteca.

Si girò e saltò dalla paura quando si ritrovò di fronte, a pochi passi da lei, Jefferson che la fissava.

“Jefferson!” si portò una mano al cuore. “Non mi ero accorta che eri qui. Mi dispiace ma la biblioteca è chiusa. Se ne hai bisogno urgente però posso aprire e...”
Jefferson sembrava strano. Aveva gli occhi rossi e lo sguardo fisso su di lei, quasi famelico.
“Sì, è qualcosa di urgente.”

“D'accordo. Allora aspetta un attimo che apro.” Belle si voltò di nuovo e infilò le chiavi nella serratura. Aprì le porte ed entrò. Jefferson le fu subito addosso.

“Che stai facendo?!” urlò lei, sentendo le labbra dell'uomo ghermirle il collo scoperto.

“Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.”

Le mise una mano sulla parte alta e interna della coscia mentre con l'altra le tappò la bocca e, aderendo al suo corpo, la spinse dentro.





Note dell'Autrice.
Ruby non era morta, non per mano di Archie almeno. In principio, quando era solo una one shot, doveva esserlo, tuttavia, in questo frangente, sarebbe stato inutile. Un bel colpo di scena fa bene, di tanto in tanto. Fosse lei la sola sorpresa! Già, anche Jefferson ha qualche rotella fuori posto, tuttavia per lui era più prevedibile. A differenza di Archie però, e penso lo abbiate capito dall'ultima frase e dal modo in cui l'ha agguantata, il cappellaio matto sembra molto più maniaco.
Povera Belle, mi sento in colpa nei suoi confronti. In ogni caso, passando a un aspetto più particolare del testo, ho voluto dotare Archie di un'arma originale:  il suo ombrello. Ecco perchè lo porta sempre con sé! Non è mica un'oggetto da lasciare alla mercé di tutti, anche perchè la lama non è mica dalla punta arrotondata... L'ho inserito per rendere il personaggio più credibile e meno OOC di quanto già lo sia.
Mi chiederete perchè anche Jefferson è fissato con Belle. Perchè ci stava bene e aveva avuto un contatto con Belle in passato. Se osservate la puntata 1x22, nel momento in cui la tocca, noterete che, per quanto lei non gli interessi e sia solo un'arma contro Regina, le porge la mano in maniera molto pacata, quasi signorile devo dire.
Ho forzato un po' la cosa, ma questa ff è pur  sempre un horror.
Per la vostra gioia o no, ho modificato il finale e ho aggiunto un capitolo. Sta a voi decidere se tirarmi un intero reparto di attrezzi o sopportare una pagina in più.
Basta ai vaneggiamenti e veniamo alle cose più importanti.
Un grandissimo grazie (davvero grande) a Emma_blue, Saja, Euridice100, DropsOfJupiter e KimberStormer per aver recensito il capitolo precedente. Le vostre parole sono state più gradite di qualsiasi altra ricompensa.
Un grazie a elly_didyme_volturi (che mi segue sempre) e Saja per aver aggiunto la storia tra le preferite. Spero di non farvi cambiare mai idea. E un grazie a Euridice100, Emma_blue e Dearly_Beloved per aver messo "Preda" tra le seguite. Anche con la morte di Archie (?) e con l'introduzione di Jefferson spero che continuate a seguirmi. Infine un grazie a tutti i lettori silenziosi.
Al prossimo capitolo! Ho già i brividi...(per l'influenza intendo :) )

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Capitolo 4
*** cap. 4 ***


Preda

Ruby sentì in lontananza uno stridore, ma la testa le pulsava talmente tanto che non riuscì neppure ad aprire gli occhi. Probabilmente stava per morire, se non per le ferite, per assideramento, visto che le tenebre stavano sopraggiungendo e la notte si faceva vicina.

Una luce sembrò oltrepassare la barriera delle palpebre, rendendo la pulsazione ancora più potente e fastidiosa.

“Ruby! Ruby!”

Si sentì scuotere prima dolcemente e poi sempre più in maniera energica. Aprì gli occhi quel tanto che le permetteva di vedere cosa stesse succedendo.

“Ruby, come stai? Ruby, rispondimi!”

Whale era inginocchiato di fronte a lei. Le prese la testa fra le mani, disperato.
“Che ti ha fatto? Lui dov'è andato?” Ruby sentì le mani dell'uomo tastarla.

“Non sembri aver niente di rotto, ma dobbiamo andare via. Hai perso troppo sangue.”

La aiutò a rialzarsi e la mise in macchina, vicino al posto del guidatore.

“Whale...” mormorò lei con un filo di voce.

Lui chiuse piano la porta e corse per entrare in macchina.
“Come ti senti?”
“Mi... mi fa male la testa.”

“Ti porto in ospedale.” disse lui deciso, mettendo in moto.

“No... Belle... Belle è in pericolo.” riuscì a dire lei.

“Belle? Perchè dovrebbe essere in pericolo? Sei tu quella ferita!”

“Non capisci. Lui vuole farle del male.”

“Hopper dici?”

Ruby scosse la testa in segno di diniego. “No. Hopper è morto. Come facevi a sapere che era lui?”

“Ti spiegherò tutto, ma ora dobbiamo andare in ospedale.”

“Devo trovare Belle.”
“Non se ne parla. Tu vai dritta in ospedale.”
“No.” ribattè lei ferma. “Prima la troveremo, o andrò a piedi.” mise una mano sulla maniglia per aprire.
“Aspetta!” Whale la fermò. “Facciamo come vuoi tu, ma poi ti farai medicare.”

Ruby annuì e, sentendo l'auto sfrecciare sull'asfalto, abbandonò la testa sullo schienale del sedile.

 

“Accosta! E' la macchina di Hopper!”

Ruby si agitò sul sedile e Whale fu costretto a frenare di colpo per non permettere alla giovane di saltare giù con l'auto ancora in corsa.

Ruby barcollò un po' e arrivò fino all'auto di Hopper che Jefferson aveva guidato.

Whale le fu subito vicino. “Deve essere ancora qui, da qualche parte.”

“Ruby, forse dovremmo chiamare...”
“Chi? Emma? Che ne sa meno di noi? Perderemmo solo del tempo prezioso.”
“Io intendevo Gold.”
Ruby si girò con un'espressione di odio e disgusto sprezzante. “E lui cosa credi che farebbe? Le ha già fatto abbastanza male!” sbottò lei.
Whale avrebbe potuto approfondire di più la questione ma un urlò non glielo permise.

“E' in biblioteca!” disse Ruby, correndo verso l'edificio.

 

 

Belle sentiva il fiato umidiccio dell'uomo sul collo. Cercò di scrollarselo di dosso ma non ci riuscì. Per quanto non fosse palestrato, probabilmente il lavoro di infermiere lo aveva allenato a sollevare e fermare pesi, cosicché l'esile figura di Belle non doveva essere un problema.

La ragazza fu trasportata quasi di peso dentro la biblioteca, avvolta quasi del tutto dal buio.

La mano dell'uomo sulla coscia di lei stava risalendo ben oltre l'orlo della gonna del vestito. Belle non demorse e, trattenendo i brividi di disgusto che le percorrevano la pelle, gli diede una gomitata, inutilmente.

Jefferson allora strinse ancora di più la presa sulla coscia, tanto da affondare le unghie nella candida pelle della ragazza che emise un grido soffocato dalla mano dell'uomo.

L'uomo tornò ad avvicinare le labbra al collo della giovane e, senza tanti indugi, cominciò a risalire con la lingua il profilo, fermandosi a livello dell'orecchio.

Gli occhi si spalancarono dall'orrore quando lui la spinse contro la reception e cominciò a sollevarle l'orlo della gonna. Per quanto Belle fosse rimasta imprigionata dal resto del mondo prima nel castello del Signore Oscuro e poi in una cella sotterranea, sapeva benissimo quali erano le intenzioni dell'uomo.

Disperata tentò il tutto per tutto e, pestandogli un piede con i tacchi alti, gli morse la mano. La mossa funzionò tanto che Jefferson si piegò in due e mollò la presa.

Belle prese un grosso tomo dalla scrivania e, girandosi repentinamente, glielo sbatté in faccia, facendolo barcollare all'indietro maggiormente.

Corse via per recuperare la borsa. Vi rovistò dentro nervosamente, facendo finire tutto il contenuto sul pavimento. Quando riuscì a prendere il cellulare per chiamare Gold, non fece in tempo a comporre tutto il numero che si sentì agguantare ferocemente per i capelli.

“E con questo chi credi di chiamare?” le sibilò lui. Dopodiché le strappò il cellulare di mano e lo gettò a terra.

“Lasciami...” Belle riuscì a dire soltanto quello. La testa le pulsava e sentiva un forte bruciore sulla coscia, dove lui l'aveva afferrata all'inizio di quell'incubo.

Jefferson la strattonò ancora di più e la spinse via, facendola finire a carponi sul pavimento.

“Volevi chiamare lui, vero? Gold!”

Belle si toccò la testa.

“Rispondimi!”

La giovane alzò gli occhi e vide la pazzia in quelli dell'uomo che aveva di fronte.
“Sì.” rispose, raccogliendo quel poco di fierezza che ancora sentiva in corpo.

Jefferson rise, buttando la testa all'indietro. Poi, subito dopo, si ricompose e tornò a farsi minaccioso. Saltò sopra il cellulare con tanta energia che lo frantumò, sotto il suo peso. Continuò a saltarci un paio di volte, come un bambino che fa i capricci, fino a che le varie componenti elettroniche si sparsero in giro.

Quando si calmò aveva il fiatone, gli occhi rossi e le vene del collo bene in vista.

“Perchè continui a chiamare lui?! È stato lui, forse, a liberarti dalla prigione di Regina? No!” Urlò.

“Chi ti ha portato fuori da quell'inferno? Chi?!” Jefferson aveva fatto alcuni passi in avanti e ora era a pochi centimetri da Belle.

La ragazza però non gli rispose e tenne lo sguardo basso. Lui allora la prese per il mento e lo sollevò di scatto.

“Dimmi che mi ami. Che non ami quel mostro, ma che ami me.” sussurrò, ora più debolmente. “Dimmi che hai dimenticato quella bestia. Dimmi che, come me, ogni notte sogni quel momento in cui ho aperto la porta e ti ho presa tra le braccia. Dimmelo, Belle.”

Belle abbassò gli occhi, cercando di non guardarlo.

“Dimmelo!” alzò la voce lui. “Ammettilo, e tutto sarà più semplice. Questa città vive troppo nella menzogna.”

“Io...”
“Sì?” chiese lui, più speranzoso.

“Non posso amare un mostro come te. Io amo Rumple. E lo sai benissimo.”

Jefferson arretrò di pochi centimetri.

“Non è vero.”

Fu Belle ora a guardarlo con sguardo fiero e tenace. “Io amo Rumple. È lui il mio vero amore.”

Lo sguardo di Jefferson si fece di colpo più duro, più collerico.

“Ah, è così? Allora dovrò farti cambiare idea.”

La schiaffeggiò di colpo, tanto forte che la testa di Belle ruotò di lato. La giovane si accasciò di più a terra e si toccò la guancia, in fiamme e dolorante al tocco.

“Non mi convincerai mai ad amarti.” sussurrò Belle, con un filo di voce.

Jefferson sorrise, beffardo. La prese per il collo con una mano.

“Se non sarai mia, non sarai di nessuno.” Con la mano sul collo la sollevò da terra, per averla all'altezza del suo volto.

“E nessuno verrà a salvarti, perché solo io in passato ti ho salvata. Hai fatto la scelta sbagliata.”
A un passo dalle sue labbra, cominciò a stringere la mano sul suo collo, sempre di più, mentre il respiro di Belle si faceva ad ogni secondo più flebile.






Note dell'Autrice
Vi ho fatto aspettare molto e tutto per un capitolo semi-marginale. VI chiedo perdono. Avevo fatto dei calcoli su quando postare e alla fine è saltato tutto. Questo è -ufficialmente- il penultimo capitolo, anche se qualcos'altro mi sta frullando nella testa. Devo dire che questa cosa di vedere i personaggi di ouat, anche quelli più tranquilli e mansueti, sotto una sfumatura oscura mi sta dando alla testa, anche nella visione della serie! Poco male, vuol dire che almeno io sono un po' presa da questa ff.
Non c'è molto da dire su  questo capitolo, anche perchè, se aggiungessi qualcosa, rischierei grossi spoiler, e il mistero deve essere ben tenuto per far funzionare questa ff. Whale è arrivato come un cavaliere a salvare la sua Ruby che, altrimenti, non credo sarebbe sopravvissuta a lungo.  Già, non potevo farla morire, non così presto perlomeno! 
Jefferson si sta rivelando un gran brutto maniaco.  Ho inserito alcuni piccoli riferimenti nella diatriba tra Belle e il cappellaio. Quel "Non posso amare un mostro come te" può sembrare fuorviante perchè, in fondo, anche Rumple era un mostro. Con questo ho voluto sottolineare che Belle va oltre l'aspetto e la bestialità la vede nell'animo.
Un'ultima nota: quando Jefferson dice che è l'unico che l'ha salvata non è affatto vero, ma lui non lo sa. Belle infatti viene salvata nella 2x04 da Rumple (oltre a David e Ruby), prima di attraversare il confine per mano di suo padre e di Spugna. Senza contare quando Rumple la guarisce dopo che Hook le ha sparato, ecc.ecc.
Passiamo ai ringraziamenti.
Un grosso grazie a Emma_blue, Euridice100, DropsOfJupiter, Saja e B e l l e per aver recensito il/i capitolo/i precedente/i. Grazie davvero, siete  stati uno sprone per andare avanti.
Un grazie anche a elly_didyme_volturi e Saja per averla inserita nelle preferite e a B e l l e, Dearly_Beloved, DropsOfJupiter, Emma_blue, Euridice100 e TheBigWingsOfFantasy per averla aggiunta alle seguite. Mi sento seriamente onorata. Un ultimo, ma non meno importante, grazie a tutti i lettori silenziosi, sperando che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


Preda
 

 

“Belle!” urlò Ruby vedendo l'amica scivolare a terra, mentre un'ombra stava per inghiottirla.

“Ruby...” disse l'altra con la voce flebile.

L'ombra però ringhiò di rabbia e la spinse via. Belle sbattè la testa su uno scaffale e si accasciò a terra.

“No!” urlò Ruby gettandosi addosso a Jefferson.

Lui intercettò le sue braccia e la fermò per i polsi.

Quasi la sollevò, facendola indietreggiare. Lei lo morse su un avambraccio e lui, in risposta, le diede un ceffone tanto forte da farle voltare il volto e farla cadere a terra.

“Aveva ragione Hopper. Sei davvero una seccatura.”

Le avvolse le mani attorno al collo e cominciò a stringere forte.

Ruby sentì ogni singola molecola di ossigeno abbandonarle il corpo, mentre i polmoni bruciavano sempre più, reclamando aria.

“Belle sarà solo mia.” rise forte Jefferson, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

“Ruby...” Belle era ancora a terra accasciata, e non riusciva a muovere un muscolo. Poteva solo osservare la propria migliore amica venire strangolata e sperare, pregare che qualcosa o qualcuno intervenisse.

Come se le sue preghiere fossero state ascoltate, Whale apparve sulla soglia della biblioteca e si precipitò su Jefferson, facendolo staccare dalla ragazza.

I due finirono a lottare sul pavimento, mentre Ruby riforniva i suoi polmoni di dosi massicce d'ossigeno.

Poi gattonò sul pavimento e raggiunse Belle, quasi priva di conoscenza.

“Belle...” sussurrò, accarezzandole una ciocca di capelli scomposta.

La ragazza aprì piano gli occhi e sorrise, vedendo l'amica viva e davanti a sé. Subito dopo però il sorriso si spense e i suoi occhi si sbarrarono dal terrore.

Ruby era a pochi centimetri dal suo volto e, accortarsi della sua espressione, si girò, vedendo Jefferson in piedi che scaraventava un carrello zeppo di libri su Whale, disteso a terra.

Con le ultima forze che le rimanevano in corpo si scagliò su di lui. Sentiva la rabbia crescere, passo dopo passo, e farsi sempre più prepotente nelle sue vene. Era come un'onda che l'aveva trascinata via, facendole perdere ogni controllo su suoi gesti. Non si rese nemmeno conto di ciò che aveva di fronte, del pericolo che l'uomo rappresentava, perchè ora la disperazione la stava spingendo oltre confini che non sapeva di avere. Nemmeno la vista annebbiata per i tanti colpi ricevuti nelle ultime ore potevano fermarla.

In pochi attimi fu su Jefferson, inerme di fronte alla sua ferocia e colto di sorpresa dalla reazione della giovane donna.

“Ruby! Ruby, fermati!” sentì una voce lontana che la richiamava. Piano piano il mondo di fronte a lei riacquistò i colori.

Sentì qualcosa colarle dal mento. Si toccò e vide che era un liquido rosso, vischioso e caldo che le copriva tutte le mani. Anche la maglietta era rossa e tutta strappata, quasi a brandelli, tanto che gran parte della sua pelle erano in bella vista. Si toccò un fianco e lo sguardo ora abbracciò un altro raccapricciante spettacolo, ancora più sconvolgente delle condizioni in cui versava il suo corpo.

Guardando di nuovo in basso vide i corpi di Jefferson e Whale a terra, privi di vita. Il volto di Jefferson era quasi irriconoscibile e il collo era quasi completamente squarciato. Brandelli di carne e vestiti si spandevano tutto intorno, sopra la grande e densa pozza di sangue che arrivava a pochi metri dal bancone della biblioteca.

Il petto di Whale era aperto da tre profondi graffi. E Ruby sapeva bene cosa voleva dire. Si guardò nuovamente le mani, anch'esse piene di sangue e vide che le unghie erano ancora un po' più lunghe del normale.

Era stata lei, era stato il lupo che aveva dentro di sé. Non era riuscito a controllarlo. Non era riuscita nemmeno a rendersi conto che la sua parte animalesca aveva preso il sopravvento.

Cominciò a tremare forte, rimanendo inginocchiata a terra davanti al corpo di quello che doveva essere il suo uomo.

“Ruby...” Belle era alle sue spalle, in piedi.

“Ruby.” ripetè, avvicinandosi e sfiorandole una spalla.

“Non mi toccare.” riuscì a dire la ragazza lupo.

“Ruby, non è stata colpa tua.” Ruby scosse la testa.

“Jefferson stava per uccidere Whale e tu gli sei andata addosso. Lui ti ha scaraventata via e, probabilmente sbattendo, la tua parte animale si è svegliata per salvarti. Sei tornata alla carica e lui ti ha colpita... non potevi fare altro per salvarti.”

“Whale...” mormorò Ruby.

Belle si morse il labbro. “Quando ormai ti eri trasformata hai visto Whale che mi toccava, mi stava aiutando ad alzarmi. In quel momento Jefferson ha cercato di colpirti un'ultima volta e probabilmente hai collegato le due cose; poi pensando che mi stesse facendo del male lo hai attaccato. Ruby, è successo tutto in un attimo. So che non è stata colpa tua.”

Alcune lacrime scesero sulle guance di Ruby, mischiandosi al sangue che imbrattava il suo volto.

Belle la raggiunse e, senza farsi fermare, la fece alzare e l'abbracciò.

Ruby si abbandonò a quel contatto, ancora sconvolta dalle parole dell'amica.

Poi, di colpo, tutto cambiò. L'odore delle pelle di Belle investì i suoi sensi, ancora potenziati dalla trasformazione appena avvenuta, e la lasciò sgomenta, con una nuova verità che faceva capolino da uno degli angoli più bui della sua mente. Era come un'epifania, e più il profumo dell'amica la colpiva, più tutti i tasselli tornavano al loro posto, rivelando un quadro che aveva sempre ignorato.

All'improvviso infatti le tornò tutto in mente. La lotta con Jefferson, le mani di lui attorno al suo collo, la rabbia che le saliva e che la salvava trasformandola in lupo, la carne lacerata sotto gli artigli, il volto spaventato di Whale quando l'aveva agguantato e trascinato lontano da Belle, il calore del suo sangue che zampillava dal cuore, la paura negli occhi identica a quella del suo fidanzato quando, molto anni prima, nel mondo delle favole, lo aveva ucciso.

Il sangue del suo fidanzato, di Peter. Era così diverso dal sapore che aveva quello di Whale e quello di Jefferson. Si passò la lingua sulle labbra e assaggiò quel liquido rosso e ancora caldo. Era proprio diverso. Non c'era stato gusto questa volta, non era stato come con Peter. Le aveva lasciato una sorta di vuoto, un languore a livello del petto. Versare quel sangue non l'aveva soddisfatta come quando aveva ucciso l'amore della sua vita. E questa era la prova che aspettava da tempo.
Belle era ancora fra le sue braccia e il suo odore riusciva a sovrastare ogni altra cosa. Affondò il viso nei suoi capelli, cercando di nascondere anche quelle idee che ora la stavano terrorizzando. Eppure sapeva che non erano novità, semplicemente quell'evento aveva portato alla luce ciò che aveva sepolto per molto tempo nell'angolo più recondito del cuore.

Strinse ancora di più l'amica e fece più pressione con le unghie a livello dell'avambraccio.

Eccola la sensazione. Più affondava nel corpo di Belle e più il lupo dentro di sé ululava soddisfatto, come quando aveva avuto il proprio amore sotto le zanne, molto tempo prima.

Era eccitazione, era fame, era amore. La strinse ancora di più, inspirando a fondo il suo delizioso e invitante profumo.

“Ahia! Ruby, mi fai male...”

Ma la ragazza non la ascoltò. Continuò a stringerla, perfino a graffiarla. Ora aveva capito tutto. La amava. La amava dal primo istante in cui le aveva chiesto cosa volesse e le aveva portato del tè freddo. Era per questo che aveva ucciso Jefferson e, soprattutto, Whale. Non poteva sopportare che qualcun altro, che non fosse lei, la toccasse. Non poteva sopportare di fingere di provare qualcosa per quel chirurgo resuscita-morti. Ghignò, pensando che il destino aveva proprio il senso dell'umorismo. Whale era morto squarciato, la stessa sorte che aveva riservato a migliaia di cadaveri che erano passati sotto le sue mani. Ben gli stava, era solo un ostacolo. E ora che non c'era nient'altro a separarle, aveva la strada spianata.

Sentì un formicolio attraversarle la schiena, segnale che il lupo stava reclamando la scena.

Molti le avevano detto che era sbagliato e persino lei, fino a quel momento, ci aveva creduto. Ma ora, il sapore del sangue, l'odore di Belle e la morbidezza della sua pelle vellutata le dimostravano il contrario. Aveva ragione sua madre quando, prima di morire, le aveva detto che essere un lupo non era qualcosa di cui vergognarsi, non era un mostro come gli esseri umani pensavano; era semplicemente un lupo. Molti, come lei, avevano rinnegato quella maledizione, quel destino, solo perchè non sapevano come controllarlo. E ora lei sapeva come controllarlo. Col sangue e con Belle.

Passò la lingua sul collo di Belle, assaggiandone il sapore.

“Ruby, che fai?” Belle si scostò dall'amica. La guardò negli occhi, ormai gialli, e vide che sembrava un'altra persona, qualcuno molto lontano dall'amica che serviva ai tavoli del Granny's, qualcuno che sembrava volerla divorare con il solo sguardo.

“Ruby...”

Ruby sorrise. Aveva proprio ragione sua madre. Doveva abbracciare la sua natura. E il solo modo per controllare il lupo era accettare che era una parte indissolubile di lei.

“Belle” dalla gola le uscì una voce gutturale e profonda. “Belle” disse avvicinandosi.

“Ruby, sei sconvolta. Devi... devi calmarti.” Belle fece un passo indietro, esplicitamente intimorita.

Ruby però continuò ad avanzare, sempre più curva su se stessa e senza mai staccarle gli occhi di dosso.

“Ruby, non è stata colpa tua. Vedrai che gli altri capiranno...”

“Sei tu che non capisci, Belle. Io ti amo. Io ti voglio.” Belle scosse la testa e aprì la bocca, incredula e terrorizzata. Il volto di Ruby stava mutando e ormai i suoi lineamenti non avevano quasi più nulla di umano.

“Ti ho sempre amato e ora devo accettare ciò che sono. E tu devi accettare ciò che siamo insieme. Ti voglio, Belle. Ora e per sempre.”

In un attimo il mondo cambiò agli occhi di Ruby. Gli odori erano più intensi e poteva sentire distintamente il respiro corto della ragazza che aveva di fronte, scandito dai rapidi battiti del cuore.
Quel delizioso tum-tum era come una musica ancestrale che risvegliava tutti i suoi istinti. E quel cuore doveva essere suo, ad ogni costo e in ogni modo possibile.

Belle era impietrita di fronte a quella che, fino a poco prima, era stata la sua migliore amica, ma che ora era solo una bestia, nient'altro che una bestia.

Con tutta la forza che aveva in corpo si girò e corse via, fuori dalla biblioteca e da quell'incubo a occhi aperti.

Ruby avanzò piano fuori dalla biblioteca e si fermò sul marciapiede, col pelo illuminato dalla luce della luna alta in cielo. Scoprì le zanne in quello che voleva essere un sorriso: in fin dei conti la notte era ancora giovane, e lei ora sapeva qual era il suo destino.

 

 

 

 






Note dell'Autrice
Eccoci giunti all'ultima capitolo. Spero vi sia piaciuto. Dai commenti del capitolo precedente, mi hanno fatto sorridere tutte le vostre congetture che vedevano il povero Whale come un futuro maniaco psicopatica. E' vero, i presupposti per esserlo li avrebbe, e invece è stato l'unico, oltre a Belle, a essere la vittima. 
Il vero e, per ora, ultimo mostro è Ruby. Può sembrare sconcertante la sua trasformazione e la sua repentina passione per Belle, ma vi invito a riconsiderare piccoli gesti e indizi che disseminato qua e là, per rendere la cosa più credibile in questo finale e allo stesso tempo per non svelare niente. La sua ossessione per andare a salvare l'amica poteva sembra, appunto, un gesto d'amicizia ma in realtà non era così. E se vi ricordate la rabbia contro Gold doveva avervi messo la pulce nell'orecchio, anche se io l'avevo giustificato con il suo essere sconvolta e con il vedere potenziali maniaci in ogni maschio vicino alla bibliotecaria. Una piccola bugia che però era indispensabile.
In realtà, ora che posso scoprire tutte le carte, potevate tranquillamente intuire subito che sarebbe stata Ruby il mostro. Mi sono tradita, apposta, nelle caratteristiche della storia e precisamente nel tipo di coppia. Non so perchè da Femslash si sia modificato per un paio di settimane in Shoujo-ai, ma in ogni caso, fattezze reali o no, c'era una relazione omosessuale tra donne.
E sì, Gold non è giunto, anche perchè se fosse arrivato avrebbe giustamente fatto fuori tutti. Un'ultima cosa: nel testo il discorso sull'abbracciare la natura da lupo è preso dalle parole della mamma di Ruby nella puntata 2x07, inoltre la battuta sull'umorismo del fato e sulle coincidenza ricorda quella di Gold nella puntata 2x19.
In ogni caso, spero di avervi sorpresi!
Grazie mille per il vostro sostegno e in particolare grazie a Emma_blue, B e l l e, DropsOfJupiter ed Euridice100 per aver commentato il capitolo precedente. Considerate tutte le vostre supposizioni mi auguro di avervi fatto rimanere con la bocca almeno schiusa, se non mezza aperta.
Un grandissimo grazie a elly_didyme_volturi, ErZa_chan e Saja per aver inserito la storia tra le preferite e a B e l l e, Dearly_Beloved, DropsOfJupiter, Emma_blue, Euridice100 e TheBigWingsOfFantasy per aver aggiunta la ff alle seguite.
Un ultimo grazie a tutti i lettori silenziosi che hanno seguito questa strana fan fiction un po' inquietante.

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