Life OC

di Urlandocontroilcielo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Voglia di famiglia ***
Capitolo 3: *** La laurea di Ryan ***
Capitolo 4: *** Shock! ***
Capitolo 5: *** Game Over? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I lampioni fuori illuminavano attraverso la finestra il tavolo in penombra dove stavano sorseggiando un drink, lei raccontava dell’ultimo viaggio in Cina, lui ascoltava affascinato, dalla Cina e da lei.
“Che scusa hai usato questa volta?”
“Seduta speciale del corso di massaggi”
Camminavano tranquilli per il corridoio dell’albergo, di tanto in tanto lui le sfiorava la mano fino a quando la porta si chiuse.
Ora erano soli in una stanza, in meno di due secondi si ritrovò con la schiena appoggiata alla porta e Ryan.
Le era mancato da morire e se non avesse avuto paura di complicare ancor di più le cose glielo avrebbe detto.  Lo guardò negl’occhi era visibilmente eccitato.
Non che lei non lo fosse, ma lui che se ne stava lì tra le sue gambe a riempirla di attenzioni, la mandava fuori di testa.
“Ryan” aveva già il respiro corto e questo succedeva solo con lui.
“Che c’è?” Chiese senza guardarla e continuando a torturarle il collo, dopotutto se l’era cercata, non aveva fatto altro che stuzzicarlo durante la cena, ma ora non ce la faceva più.
“Il letto”
“Sto così bene qui” il tono ironico la fece sorridere e pensare che fosse anche un po’ stronzo, ma forse fosse stato per lui, l’avrebbe davvero fatto contro la porta.
Con un colpo secco fece scendere la zip del vestito che lei lancio lontano. Non era tipo da complimenti mentre lo facevano, ma come la guardava, le bastava.
“Non lasciarmi segni”
“Guarda che sono io quella sposata…”
“Ho la laurea tra qualche giorno”
“Certe volte mi dimentico che vai all’università”
“E io che sei la zia di Seth, eccitante no?”
“Tu da morire”
Il suono di un cellulare interruppe quella situazione così piacevole, lei fece finta di nulla, o forse stava davvero iniziando ad annullare tutto il resto quando erano insieme.
Lui si scusò un attimo e uscì dalla stanza, lei rimase a dir poco perplessa era tipo da non sentire niente e nessuno soprattutto se stavano per fare sesso.
Si buttò sul letto, per recuperare un po’ di lucidità. Il pensiero che ultimamente lui fosse strano si faceva sempre più spazio nella sua testa: rispondeva meno alle sue telefonate, sembrava evasivo, diceva di essere impegnato con la tesi e poteva benissimo essere così, Ryan stava riuscendo a laurearsi con anticipo in architettura. Era riuscito a dare tutti gli esami e non solo, nei tempi prestabiliti, passando di corso in corso, dando più esami a sessione e la media voto del trenta, durante la cena le aveva anche detto che aveva aumentato i turni nel ristorante del padre di Luke, eppure c’era qualcosa che non la convinceva a pieno.
Dieci minuti dopo lo vide rientrare sorridente e questo bastò per spazzare via ogni paranoia che le stava attanagliando il cervello:
 “Allora lo vuoi questo massaggio? Così la tua sarà solo una mezza bugia”
Alcune volte Ryan se ne usciva con queste cose che la spiazzavano totalmente, in fondo nell’ultimo anno per vederlo aveva raccontato così tante bugie che non era certo quello il problema, così le bastò un sorriso come risposta.
“E’ uno degli alberghi più costosi di tutta Portland... e la crema per massaggi è nel terzo cassetto del mobile sulla destra di ogni stanza”
“Allora non sono la prima ragazza che porti”
“Come sei maliziosa: vivere per cinque anni con Luke e il suo padre omosessuale a quanto pare ha dei vantaggi nella scelta di posti carini”
“Sei veramente capace di fare massaggi?”
“Questa è la prima volta”
“Bè io mi fido, girati”
“Ti ho già visto nuda” disse con fare sarcasticamente ovvio.
“Sì, ma ora è per un massaggio, è diverso”
La vide quasi imbarazzata, ma era inutile iniziare una discussione così obbedì alzando le braccia in segno di resa.
“Spero di essere l’unica cui fai questi massaggi”si ritrovò a dire poco dopo.
Ad un tratto ha intrecciato la sua mano a quella di lei mentre con l’altra continuava a salire e scendere per tutta la spina dorsale, quando poi aggiunse i baci sul collo, poteva sentire il suo respiro vicino al suo orecchio, era decisamente troppo.
“Ti voglio”
La voleva davvero quella bocca per lei.
Mentre lui scalciava via pantaloni e boxer lei continuava a mordicchiargli il labbro. Lo sentiva e lo voleva così tanto, che di tutto il resto non le importava più niente.

Ancor prima dell’alba Ryan si stava rivestendo. Sarebbe dovuto essere a casa per le otto del mattino.
“Ehi, non volevo svegliarti”
“Scappi?”
“E’ tardi, ho delle cose da fare”
Si girò verso il comodino, la sveglia segnava le sei. C’era qualcosa che non andava, il dubbio continuava a frullargli in testa e questo rovinava la cena, le risate, il massaggio e la notte fantastica, lasciando posto alle paranoie abbandonate la sera prima. Tirò un sospiro e si accorse che non era affatto un buon risveglio anche perché lui se ne stava andando e questo per lei diventava sempre più difficile.
Si girò e passandosi una mano sugl’occhi, mentre lui si rimetteva la camicia, ha iniziato un discorso che non sapeva a cosa avrebbe portato ma era già colmo di rabbia:
“Dobbiamo parlare”    
“Che c’è?”
“E’ obbligatorio vederci sempre così?” Il tono era accusatorio, stupidamente visto che quella sposata è lei.
“Che problema hai?”
“E’ un motel e non sono una puttana”
“Preferisci in macchina?” chiese con un pizzico d’ironia mentre si allacciava i bottoni della camicia.
“Perché non possiamo più fare a casa tua?”
“Ci sono stati cambiamenti, vivo con altre persone”
“Hai una fidanzata?”
“No, ma il nostro accordo non era “una domanda ogni tanto”?”
“C’è qualche problema? Posso aiutarti?”
“Non c’è niente davvero, sono solo occupato con lo studio”
La vide davvero preoccupata, provò a baciarla ma lei si tirò indietro.
“Sandy e Kirsten saranno contentissimi”
“Non lo sanno e sei pregata di non farglielo sapere”
“Non li inviterai?” Era stupita, ma lo sarebbe stato chiunque.
“No” Non riusciva a capire, erano così tante le cose che non capiva di lui e altrettanti i momenti in cui sembrava capire tutto, che la mandavano in tilt, perché lui non spiegava mai niente.
“Hanno fatto tanto per te e… te l’hanno pagata loro l’università”
“Mi piace questo tuo lato morale che ogni tanto spunta fuori… Dopo tutto sei piena di moralità… Tradisci tuo marito con me, menti a tua sorella che non vedi da anni, ma ricordi a me che è lei a pagarmi gli studi...”
Non voleva essere bastardo ma odiava affrontare questi discorsi così.
“E Seth e Summer?”
“Non ci saranno nemmeno loro, finite le domande?”
“Stai sbagliando”
“Nessuno ti ha chiesto un parere”
“Devo chiederti il permesso per dirti quello che penso?”
“Dio come sei, per una cena ti prendi il diritto di iniziare a dare giudizi sulla mia vita?”
Prima che potesse rispondere, era già sparito sbattendo la porta.
L’aveva lasciata lì, ancora una volta. Sprofondò nelle lenzuola finché non senti bussare, escludeva che lui tornasse indietro, anche perché aveva sentito il motore della moto partire, quando aprì la porta, si ritrovò davanti il cameriere con un carrello pieno di cose da mangiare e un rosa rossa con un bigliettino.
Improvvisamente si sentì quasi in colpa, per pensarsi una puttana era trattata piuttosto bene.


Ormai erano quasi due anni che aveva istaurato questa specie di relazione con Hailey, spesso si chiedeva come l’avrebbe presa Seth se lo avesse saputo, se sarebbe uscito con uno dei suoi: “Aspetta... quindi ti fai mia zia?!”
Arrivato davanti casa di Luke, si limitò a una suonata di clacson e Kaitlin arrivò quasi subito.
“Eri a farti una ragazza o a fare a botte con qualcuno? O entrambe le cose?”
“Magari né l’uno né l’altro”
Si chiedeva come facesse a mettere ironia su qualunque cosa.
“Questo casco comunque mi rovina sempre i capelli! Dici che non lo vendono un casco che non spettina?”
Sbuffando la ragazza si mise il casco si aggrappò a Ryan, lui però, dopo poco fece inversione con la moto.
Ok, Ryan riusciva a riderne, questa scena del casco poi la ripetevano tutte le mattine.
Si fermò davanti al più grande centro commerciale di tutta Portland.
“Niente scuola oggi”
“Che gran figata!” Rispose lei abbracciandolo.
Gli sembrava giusto, insomma vivano insieme da quasi sei mesi e Kaitlin non gli aveva dato il minimo problema anzi, alle volte quando studiava fino a tardi, era lei a cucinare per lui, certo era ancora tutto all’inizio e non voleva illudersi che fosse semplice ma si sentiva di aver fatto la scelta giusta.
Iniziarono a girare i vari negozi, anche se l’unica cosa che girava a Ryan era la testa, invece lei sembrava esserci nata in quel centro commerciale.
“Ma ci sei già stata?” Chiese un po’ sconcertato, si limitava a seguirla da un negozio all’altro, cercando di tenere lo stesso passo, nel tempo che lei guardava una vetrina lui ne aveva già guardate sei.
“No perché?”
“Scusa come fai a orientarti?” A lui sembrava di essere sempre allo stesso punto o forse erano solo tanti negozi tutti uguali.
“Ho passato l’infanzia a girare per centri commerciali comprando le cose più inutili del mondo solo per il gusto di spendere soldi, essere la figlia di Julie Cooper ha anche dei vantaggi”
“Bene allora dove troviamo le vernici per ritinteggiare casa?”
“Non lo so, da noi venivano a ritinteggiarci casa” disse mentre guardava la mappa del centro posizionata tra varie panchine tutte occupate da bambini con gelati in mano e qualche genitore esasperato “E molto probabilmente mia madre si faceva l’imbianchino e i suoi operai tutti insieme” aggiunse subito dopo.

Mentre aspettava ai tavolini fuori dal centro Ryan diede un occhio al cellulare, non c’erano telefonate, né messaggi, era passato poco tempo e forse era ancora arrabbiata anche se non capiva per cosa, la loro relazione non era certo fatta per capire era fatta per non pensare, ma sapeva di aver sbagliato nel dirle certe cose.
“Il fattorino ci porta le vernici nel pomeriggio”
“Che?”
Lei gli porse il gelato e scotendo la testa precisò subito “Certo che sapevo dov’era il reparto vernici, ma volevo scegliere io i colori di casa”
“E che colori hai scelto?”
“Per la mia camera fucsia, il resto sarà a sorpresa”
“Non mi piacciono le sorprese”
“In sole tre ore ho scoperto che ti piace il gelato al cioccolato e non ti piacciono le sorprese più di quanto ho scoperto negl’ultimi sei mesi, lo shopping aiuta più te che me!”
Il silenzio non era il massimo e poi erano mesi che voleva chiederglielo, pregò che un gelato al pistacchio le desse quel coraggio.
“Ti sei pentito?”
“Bè sei ore per scegliere una maglia blu tinta unita, forse un po’ si”
“Intendevo di tutto” precisò lei diventando improvvisamente seria.
“Non mi sono pentito proprio di niente”
Ryan è così non ti dice mai più di quel che chiedi.
“Certo che a voler scambiare due parole con te si fa fatica”
“Lo so, tu però parli troppo”
“E tu troppo poco, ci compensiamo alla grande”
“Io cercherò di parlare un po’ di più”
L’aveva ripromesso a se stesso un centinaio di volte da quando aveva deciso di accettare l’affidamento e si sentiva in colpa per non riuscire mai a farlo.
Da qualche parte doveva iniziare e sperava che il gelato al coccolato lo aiutasse.
“Dai approfitta della giornata che vuoi sapere?”
Stava rischiando conoscendo Kaitlin avrebbe potuto chiedergli qualunque cosa.
“Quando ti sei sposato con mia sorella?”
Per poco non gli scivolò il gelato tra le mani.
“Quelli della casa famiglia mi dissero che potevo chiamarti perché eri a tutti gli effetti un mio parente…”
“A Las Vegas”
“Forte! E’ proprio come nei film? Vai la è c’è un tipo che ti sposa subito?”
“Sì, ma tu non lo fare”
“Ma scherzi, il giorno in cui mi sposerò ti taglieranno le palle”
“Nel senso che non ti sposerai mai, voglio sperare”
“Certo, a mia madre sarà venuto un infarto”
Ryan si ricordava quel giorno nei minimi particolari e solo parlandone gli sembrava di riviverlo, Kaitlin lo risvegliò dal torpore in cui per qualche attimo si perse.
“Che palle è già finito il momento “domande”?”
“Tua madre non lo sa”
“Cioè vi siete sposati e non lo avete detto a nessuno?”
“Così doveva essere, ma Summer lo saprà di sicuro”
Era andata piuttosto bene per essere la prima volta che parlavano un po’ di più.
“Sto bene qui, penso di non essere mai stata così serena in vita mia, puoi stare più tranquillo”
“Se ci sono problemi me lo devi dire sempre”
 “Lo so, ora posso abbracciarti?”
Lo fece ancor prima che lui potesse rispondere, sussurrando un “grazie”, immaginando il suo imbarazzo quando si sciolse dall’abbraccio tornò a prenderlo in giro come sempre.
“Comunque tu sei uomo, non puoi capire le scelte per quanto riguarda i vestiti”
“La commessa secondo me dopo essere riuscita a servirti chiede l’aumento”
“Uuuh ma allora è vero che quando c’è la luna piena Ryan Atwood è simpatico…”
“Ti va bene che non c’è quasi mai”

Lo guardava dalla macchina e tutto sembrava meno che avesse in testa la laurea. Era fuori da un centro commerciale con una ragazza molto giovane, sembravano affiatati, scherzavano.
Si sentiva scema, non era mai stata gelosa, anche perché non avevano mai parlato di queste cose, ma il fatto che lui le avesse mentito la faceva imbestialire, non c’era motivo di farlo, poteva benissimo dirle che aveva una fidanzata.
In un attimo ripensò a tutto, a quando lo aveva chiamato la prima volta.
Aveva un debito da pagare con un tipo poco raccomandabile e non poteva certo chiedere a Seth di accennarlo a sua madre. L’ultima volta che l’aveva visto era stato al funerale di suo padre, era andato con Marissa a farle le condoglianze ed erano stati tutto il giorno a casa Cohen per occuparsi di tutte le cose a cui Kirsten in quel momento non poteva pensare, ma sapeva certo tutta la sua storia e sperava che le desse una mano, altrimenti l’alternativa sarebbe stata chiamare Sandy e parlare di droga ad un avvocato, marito di tua sorella, non era il massimo della vita.
Rimase un po’ basita quando lui le disse che ora stava a Portland, ma le sembrò subito predisposto ad aiutarla, così si diedero appuntamento in un locale carino e tranquillo. Quando lo vide entrare non fu nemmeno sicura fosse lui, le sembrò una persona totalmente diversa: aveva il fisico molto più scolpito, i capelli molto più corti e la barba piuttosto pronunciata, ha sempre mostrato più anno di Seth, ma sembrava averne dieci di più.
Aveva ascoltato lei che gli parlava di questo tizio che era uscito di prigione e che quando era giovane le aveva dato della roba e ora voleva i soldi, lui non era affatto turbato, veniva da Chino.
“Poi ti ridò tutto con gli interessi. Se dico a mio marito che da giovane tiravo di coca addio soldi”.
Quando aveva finito di sperperare la sua parte di eredità in viaggi, non poteva certo chiedere altri soldi a sua sorella, non aveva più diciotto anni e la predica di Kirsten voleva evitarla, decise di sposare Jack, molto più vecchio di lei ma anche ricco sfondato. Le era sembrata la soluzione più semplice.
“Basta che non diamo problemi a casa”
Ryan le aveva semplicemente risposto “Sono d’accordo, voglio che Sandy e Kirsten abbiano meno problemi possibile” .
Così si vedevano ogni volta che Hailey riusciva a spillare al marito qualcosa. Erano serate tranquille e con il tempo non si parlò più di casa, di Newport ma sembravano due semplici persone, parlavano molto di qualsiasi cosa, dopotutto per avere venticinque e trentadue anni ne avevano di avventure da raccontarsi.
 “Allora brindiamo al fatto di aver risolto questo problema senza aver creato casini a casa” brindare con coca light non era molto trasgressivo ma vista la poca attitudine di entrambi per gli alcolici era la cosa più normale.
“Giusto”
“Non avrei mai pensato che ci saremmo riusciti”
“Grazie per la fiducia, la prossima volta chiama Seth”
“Credo che questo sia il primo casino che risolvo senza chiedere a casa”
“Io credo sia il primo che risolvo e basta”
L’aveva riaccompagnata in moto fino a casa ed era la prima volta che lo faceva, di solito chiamava un taxi, una volta arrivati erano stati ancora un po’ fuori a parlare parlavano di tutte le cose successe in quei mesi si soffermarono scherzando su quel giorno in cui Ryan era convinto di non passare un esame e poi prese tenta e quella stessa sera andò a consegnare dei soldi ad una filippina che parlava solo cinese.
Gli veniva da ridere solo ripensandoci. Doveva essere una cosa losca ma non lo fu affatto, la signora tirò fuori anche un traduttore.
“E’ tardi è meglio se vado”
“E’ meglio se resti”

Era per quello che ora si trovava davanti a una porta.
Suonò un paio di volte il campanello e la stessa ragazza che vide con lui al centro commerciale le aprì mentre si toglieva le cuffie.
“Ciao c’è Ryan?”
“Si te lo chiamo!” La ragazza sparì per un attimo e lei si guardò intorno: c’era un plastico, dei fogli e libri impignati sul tavolo molto probabilmente riguardavano la tesi, un arredamento completamente diverso e una tv con schermo gigante, insomma, dall’ultima volta che c’era stata sembrava essere passato un uragano.
“Vieni entra, forse sta facendo un po’ di palestra e magari ha la musica nelle orecchie”
“Sono in doccia un attimooo”
“E’ in doccia ha finito la palestra” le disse con fare accogliente.
“Tu chi sei?”
“Ketlin Cooper tu?”
“La sorella di Marissa?”
Non le dava fastidio. Era abituata da sempre a essere riconosciuta così, ma certo preferiva quando era la sorella della ragazza più in voga di Newport che la sorella della ragazza morta in un incidente.
Comunque il quel caso non sapeva che rispondere, qualcuno la salvò dalla situazione complicata, un fattorino comparve e chiese di Ryan, che proprio in quel momento spuntò alle sue spalle, indossava dei jeans e una maglietta al contrario.
Ci rimase di sasso nel trovarla lì.
Il fattorino andava di fretta e in rapida successione elencò le cose che nel frattempo scaricava, c’erano dei bidoni di vernice, un casco, e un sacco da boxe.
“Mi hai comprato il casco che non spettina?” Dal suo sguardo sembrava le avesse regalato la cosa più bella del mondo e in un attimo si fiondò ad abbracciarlo. Doveva abituarsi a questa cosa degli abbracci, decisamente.
“Mi hai comprato un sacco da boxe?” disse lui con sguardo tra l’incredulo e l’evasivo.
“Ho sempre saputo che ti piace fare a botte, cioè potresti scaricare il nervoso!”
“Allora dove lo piazzo?” chiese con una certa fretta il fattorino.
“Dentro? ”rispose la ragazzina prendendosi gioco di lui e facendogli strada, appena la porta si chiuse Ryan si ritrovò faccia a faccia.
“Ciao”
“Che ci fai qui?” Era scocciato, sapeva che non si erano lasciati bene, ma non era la prima volta e trovava spropositato il piombare lì in quel modo, soprattutto dal momento che aveva detto a chiare lettere che si sarebbero visti da altre parti.
“Dovevo parlarti”
“Il telefono non lo sai usare?”
Voleva chiarire, ma il tono acido che usò lui la face scattare come una molla.
Era lui quello che l’aveva gonfiata di bugie.
“Dai, se è una cosa lunga, andiamo da qualche parte”
“Qual è il tuo problema?”
“Sei tu. Io non ti ho mai fatto improvvisate a casa”
Tentava di credere che non avesse una fidanzata, ma tutto lasciava pensare il contrario.
“Cos’è la vita con Marissa non è abbastanza appagante?”
Se lui in due anni avesse trovato la forza il coraggio e la voglia di dirle che Marissa era morta ora non si troverebbe in questa situazione.
“Strano perché l’ultima volta a casa Cohen sembravate andare alla grande”
Improvvisamente non riuscì a rispondere come se le immagini prendessero il sopravvento sulle parole.
Non era colpa sua lei non lo sapeva.
“Centro commerciale, bar, shopping”
“Mi hai seguito?”
“E tu mi hai mentito?”
“E’ assurdo che tu mi abbia seguito”
“Infatti mi sembra assurda tutta questa cosa” disse lei recuperando la calma e calibrando le parole “Sono venuta fin qui per rompere questa cosa, l’aver scoperto che tu mi abbia detto delle palle ha spostato l’attenzione ma il motivo era questo”
Fu una doccia fredda e lo percepì anche lei dallo sguardo che però non si scompose più di tanto “Ok, ma il motivo? Così per curiosità”
“E il tuo di motivo? Non mi sembra sia la tesi”
Ryan rimase zitto, lasciò il vuoto, con quella risposta l’aveva fregato, ma lui non disse niente e la lasciò andare via così, senza guardarsi in faccia.


Newport Beach.
Nella casa lussuosa della famiglia Cohen Kirsten sistemava la casetta in piscina.
O quello che ne rimaneva, Seth aveva deciso di trasformarla in una “sala della musica” ed era rimasto solo un divano letto, contornato da mixer, strumenti, casse e amplificatori.
Seth osservava sua madre dalla finestra interna e ogni volta che vedeva quella scena, si sentiva arrabbiato, come non lo era mai stato. Ogni volta si riprometteva che la volta successiva la delusione non avrebbe preso il sopravvento e invece, accadeva sempre.
Ryan non era più la stessa persona e tutti ormai avevano accettato questa cosa, era come andare a sbattere contro un muro e chi ci provava ne, usciva sempre più devastato. Così avevano semplicemente smesso.
Quel giorno però lo ricordava come fosse ieri.
Aveva lasciato un biglietto sul tavolo di casa Cohen, dove in poche righe spiegava di volersi trasferire a Portland da Luke.
I suoi genitori ne furono sollevati, visto che per un po’ avevano sospettato avesse preso una brutta strada salvo poi scoprire che passava quasi tutto il tempo sui libri in un bar fuori Newport.
Aveva pensato che avrebbero mantenuto lo stesso un rapporto, lui avrebbe rielaborato il lutto e poi sarebbe tornato, dava per certo che non lo avrebbe lasciato solo. Lui aveva fatto di tutto per aiutare Ryan in quei mesi, ma più si avvicinava più lui si allontanava, non immaginava sarebbe stato per sempre, invece piano piano si è fatto sentire sempre meno, fino a chiedergli di non chiamarlo più e ora c’è la telefonata alle feste e il messaggino al compleanno.
Questo è quello che resta.
Il suono del campanello lo distolse dai pensieri, aveva appuntamento con Summer, sarebbero andati a cena fuori per il loro anniversario.

“Volevo organizzare qualcosa di meglio di una stupida cena, ma con l’assunzione ero così agitato”
“Ti agiti sempre per niente, Cohen”
“E’ vero per farmi passare l’ansia ho pensato a com’ero agitato la prima volta che ci siamo parlati e mi sono sentito calmo e rilassato”
La senti ridere e la sua risata per lui era la cosa più bella del mondo.


Note: Una Fanfic su The Oc, riprende all' incirca dalla fine della terza serie, con qualche modifica, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto!

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Capitolo 2
*** Voglia di famiglia ***


bnbnb Era stanco. Felice ma esausto. Un architetto felice ma esausto a dir la verità.
Realizzava forse solo in quel momento di essersi laureato con il massimo dei voti.
Con un gran vociare tutto intorno, seduto al tavolo del ristorante più bello di Portland, stava realizzando di avercela fatta.
Un sorriso gli uscì spontaneo. Era riuscito in qualcosa nella vita.
Non poteva essere completamente felice, era questo a offuscare un pensiero che doveva essere solo bello.
Aveva lì con lui Luke ei suoi genitori che in qualche modo ora erano anche un pò la sua famiglia, aveva passato con loro gli ultimi cinque anni ed erano persone cui voleva bene, ma la cena per festeggiare la sua laurea nella sua mente se l’era sempre immaginata diversa: una cosa tranquilla a casa Cohen con Sandy e Kirsten, Seth, Summer e Marissa. Avrebbe lasciato che Kirsten si avvicinasse ai fornelli e cucinasse per loro correndo il rischio di non mangiare nulla, poi si sarebbero spostati nella casetta in piscina e forse sul tardi avrebbero fatto il bagno…
Si tolse la cravatta, ogni volta che pensava a queste cose, sembrava sentisse mancare il respiro. Solo che non riusciva a non pensarci. Si passò ancora una volta la mano nella tasca, gli sembrava di stare meglio.
Luke non era scemo, vero, certe volte gli piaceva darne l’impressione, così la gente si sarebbe stupita quando avrebbe fatto qualcosa di normale. Era stato superficiale durante l’adolescenza ma dopo essere stato messo alla porta perché aveva un padre omosessuale, era cambiato radicalmente, certo persisteva la sua parte festaiola, ma sapeva quando essere serio e quello era uno di quei momenti.
Non ci voleva una scienza a capire cosa stesse passando nella testa di Ryan, lo guardava da lontano, se ne stava lì con lo sguardo perso nel vuoto… ed entrambi non erano bravi con le parole, le poche volte che aveva provato a parlare con Ryan di Marissa si era preso solo silenzio, ma era così ovvio che stesse pensando a lei in quel momento… era giusto, ma doveva essere una giornata felice, non malinconica e lui sapeva come fare, per la prima volta c’era bisogno di ciò che gli riusciva meglio.
Prese un cucchiaino e lo batté un paio di volte sul bicchiere catturando l’attenzione dei presenti, propose “un ultimo brindisi all’architetto che avrebbe progettato le loro nuove case” e senza lasciargli scampo lo portò via.
Sapeva già che si sarebbe preoccupato di Kaitlin ma aveva risolto con l’aiuto di suo padre, sapeva che avrebbe detto di essere stanco e non si sarebbe opposto a un veloce rientro a casa. Infatti, fu così.
“Eddai ti sei appena laureato fai qualcosa di folle” provò a spronarlo mentre girava la chiave nella toppa.
“Si tipo dormire per i prossimi due gior...”
Ryan non fece in tempo a finire la frase, appena accese la luce di casa un’ondata lo invase al grido di “sorpresaaa”, partì una musica assordante e il suo sonno svanì nello stesso istante.
C’erano almeno trecento persone e riconobbe a malapena qualche suo compagno di corso già alle prese con boccali di birra e qualche ragazza cui aveva prestato degli appunti, gli altri non aveva idea di chi fossero, gente sconosciuta che si congratulava con lui senza nemmeno sapere perché.
“Festa a sorpresa per l’architetto più figo del mondooooo” Luke quasi gli staccò un timpano per quanto urlava.
“Io odio le sorprese”
“Quindi non sei contento di vedermi…”
“Neanche di vedere me? Ho fatto ore di macchina per vederti con questi… occhiali?”
Era immensamente contento. Uno dei pochi sorrisi veri della giornata, corse ad abbracciarle.
Erano le sue migliori amiche concretamente diverse ma tremendamente simili, entrambe riuscivano a lasciarlo senza parole.
“Ma Alexander dov’è? e la settimana bianca?”
Theresa credeva fosse a Chino con il piccolo Alexander, piccolo non tanto, sette anni e un bambino troppo sveglio. Anna e Martin dovevano essere in questo viaggio per innamorati o qualcosa del genere… e invece erano lì.
“Fregato!” gli disse Luke fiero di essere riuscito a organizzare tutto alle sue spalle. Ed era proprio così, forse impegnato a pensare ad altro non si era accorto di niente.
“Se mi avessero detto che ti laureavi con il massimo dei voti... ”
“Io lo sapevo, la persona più intelligente che abbia mai incontrato!”
Era una delle classiche feste organizzate da Luke e mentre tutti si devastavano dimenticandosi il motivo per cui erano lì, Ryan e le persone cui voleva veramente bene invece si godevano la serata nella mansarda al piano di sopra in un’apparente tranquillità.
Stavano su un divanetto in disparte: Luke, Anna, il suo fidanzato Martin e Theresa. Ryan poteva considerarsi fortunato ed era veramente contento che fossero lì a ridere dei suoi tre sorrisi.
“Notiziona: Ryan ha sorriso tre volte oggi! E io ho filmato tutto!” la birra rendeva Luke ancora più esagitato del solito, iniziava un discorso per poi finire con un altro ed era come sempre divertente.
“Allora che palle fotofotofoto compromettenti del festeggiato”
“E’ tutto il giorno che mi riprendi e scatti foto, metti giù quel cellulare, spegni un po’ la videocamera, finirai con il fonderla” Ryan cercava qualche appiglio mentre beveva coca cola. Aveva chiesto a Luke di riprendere il suo discorso e lui l’aveva interpretato come “Riprendi la mia vita per un giorno” inoltre, blaterava sul fatto che finalmente aveva trovato la sua strada come regista o fotografo.
“Noi siamo già stati insieme non c’è nulla di compromettente se ci scatti una foto”
“Nel senso che avete fatto sesso?”
“E’ stato il primo” Theresa stava decisamente divertendosi nel vedere Luke fuori come una scimmia, per questo lo stuzzicava.
“Complimenti fratello! E tu? ti sei fatta solo Cohen?”
“E’ il mio migliore amico, quando viene a Pittsburg dorme in stanza con me”
“Che palle quindi sarà solo una foto ricordo?”
“Luke sei un ragazzo troppo sentimentale” disse Anna prendendolo in giro prima di mettersi in posa.
Qualche ora e molte chiacchiere dopo Ryan si ritrovò in una situazione surreale, c’era una ragazza, molto carina a dire il vero che su una musica sensuale a quanto pare ballava per lui. Era piuttosto assurdo.
“Chino ti avevo detto che le sorprese non erano finiteeee” il suo timpano si era ormai arreso al tono festaiolo, ma tra tutte le cose che poteva immaginare questa non c’era.
“Non ci credo: ti ha invitato una spogliarellista per la tua laurea?”
“Nemmeno a Chino queste cose”
“A Chino non ci laurea” puntualizzò Ryan mentre Theresa e Anna guardavano sconcertate Luke.
“Bè direi che la “sorpresa” è riuscita! Guarda che sono stato lì a sceglierla bene”
“Come fosse una macchina?” Martin era divertito, ma quella scena non faceva per lui, era un tipo estremamente romantico.
“Mi sono visto con lei per ben due volte per assicurarmi che fosse la persona adatta a te”
“Tipo?” Luke si stravaccò sul divano e mangiucchiando patatine raccontava il tutto, come si trattasse di un qualcosa d’intellettuale.
“Si chiama Jasmine, ma forse è un nome fittizio, comunque fa la spogliarellista perché vuole avere un certo stile di vita, non perché ha figli da mantenere o sfighe allucinanti, così Ryan non se la prenderà a cuore ma potrà essere solo una botta e via”
“Interessante, mi affascina questa tua ricerca continua…” lo canzonò Anna.
“Tuttavia il buon Ryan è tipo da ragazze affascinanti anche a livello mentale… infatti, la nostra Jasmine tra uno strip e l’altro vuole laurearsi in lettere... ”
“Mentre fate sesso le chiederai di Amleto?”  chiese Martin ironico.
“E’ un’idea… vedi Anna? il tuo ragazzo ha buone idee!” continuò Luke mentre si apriva un’altra birra, nonostante non avesse finito la precedente.
“Scusa cosa ti fa credere che io ci andrò a letto?”
“Hai appena chiuso con la zia di Cohen e Jasmine è perfetta!”
“Avete chiuso?”
“Avete rotto?”
Per averlo confidato solo a loro quattro riuscivano a rendere enfatica la cosa.
“Non avevamo mai aperto nel modo che intendete voi. Credo che andrò a conoscere il mio regalo!”
“Fermo qui” Theresa lo riprese per la camicia.
“Jasmine può aspettare”
“Legge Amleto” aggiunse Martin divertendosi e facendo accomodare meglio la sua ragazza sulle sue ginocchia.
A Ryan non restava altro che raccontare quel poco che era successo.
“Cioè fammi capire stavate per fare sesso e tu l’hai mollata lì per rispondere al telefono?”
“Che brutta cosa” “Un tempo non lo avresti mai fatto”
“E’ bello avervi come migliori amiche e poi la folle idea di farvi conoscere, credevo non ci potesse essere niente in comune tra di voi...”
Theresa e Anna si erano viste solo un paio di volte ai compleanni di Ryan.
Per la prima era difficile, avendo un figlio concedersi serate con amici o ragazzi della sua età, ma per Ryan lo faceva volentieri, lasciava Alex da sua madre e lo raggiungeva, qualche volta anche lui andava a trovarla a Chino, raramente, ma quei giorni per suo figlio erano i più belli, adorava Ryan.
Spesso si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se lui fosse rimasto a Chino con lei, le capitava di pensare che forse lo avrebbe visto soffrire meno.
Per la seconda stare con Ryan era notevolmente più facile dal momento che viveva a Portland poco lontano da lui, si vedevano quasi tutti  i giorni, ultimamente un po’ meno, da quando Anna ha iniziato a lavorare come reporter per un giornale, ma era senza dubbio con Luke, la persona che più viveva la sua vita e che lo aveva aiutato a stare meglio; da un paio d’anni poi stava con Martin, ed era stato proprio lui a presentarli e quella che doveva essere una semplice conoscenza è diventato un grande amore.
Martin e Ryan si sono conosciuti in palestra perché il primo gioca basket, alto 1.90, occhi azzurri come il mare, capelli corti neri e la passione per la musica rap, un bravo ragazzo, così bravo da far innamorare Anna e non riuscire più a farne a meno.
“Effettivamente rispondere al telefono mentre stai per farti quella gran gnocca è harakiri… ma poi ti sia fatto perdonare no?”
“Luke sei sempre più sentimentale, ora lascio Martin e ti sposo”
“Non posso competere! addio!” il suo fidanzato si lasciò andare sul divano.
“Non stavamo insieme era solo sesso, quindi era ovvio potesse finire da un momento all’altro, solo sono rimasto spiazzato” intervenne Ryan come a voler far finire quel discorso.
“Sì, ma prima che tu diventassi il tutore di Kaitlin, ha provato a uscire con noi, conosci i suoi migliori amici, vi facevate dei week-end… voglio dire se era solo sesso che bisogno c’era di tutto questo?”
“Anna sai il tuo ragazzo è... ”
“Stupendo?”
“Stavo per dire fastidioso, forse stupendamente fastidioso?”
Alzò le mani: “Ok, ho capito, vado al piano di sotto a vedere se è collassato qualcuno”
Martin prese le scale, Luke e Theresa lo seguirono in cerca di cibo, Theresa non si ubriacava da una vita e mangiare qualcosa avrebbe aiutato.
Luke certe volte avrebbe voluto provarci con lei, se non fosse che la sua vita è altrove e non è certo quella in cui si sono incontrati; A Chino ha un figlio, un lavoro saltuario e non è certo la ragazza spensierata che vede in un paio di feste.
Anna invece aspettava un momento per stare sola con lui da tutta la sera, non era facile parlare con Ryan, ma lei sapeva di poter dire qualsiasi cosa.
Era come se quel giorno al ballo delle debuttanti le avesse dato questo permesso senza dirglielo. Ryan tolse la mano dalla tasca quasi pensasse che lei potesse vedere ciò che stringeva fra le mani.
“Sei sicuro di stare bene?”
“Al momento sono solo un po’ ubriaco, senza aver bevuto, credo di stare scaricando la tensione, il discorso è stato lungo e… adesso non so cosa fare” lei sapeva, anche senza guardarlo, che aveva le lacrime agl’occhi, sapeva anche che a lui dava fastidio, ma soprattutto sapeva come fare.
“Perché non provi a riprendere in mano la tua vita?”
“Ho paura”
“Lo so, ma è passato del tempo e non sei solo, ci siamo noi, insomma: Io, Martin, Theresa, Lukequandoèsano…” riuscì a farlo ridere, ed era bello sentirlo ridere ogni tanto. Ryan tirò fuori dal portafoglio un invito. Piuttosto stropicciato, per quanto in quei giorni l’aveva passato tra le mani.
Negl’anni ne avrà ricevuti un centinaio. Lei ci provava sempre e lui non andava mai.
Anna, immaginava già di cosa si trattava, girò il foglio e tracciò con una biro una riga a metà. Scrisse “pro” da una parte e “contro” dall’altra.
Con Ryan sapeva che bisognava fare così, non erano argomenti facili, ma per lui erano macigni e lei voleva solo alleggerire la cosa: “Vediamo…”
“Cose negative se riprendessi i rapporti a Newport…”
“I ricordi e la paura di perdere quel poco di tranquillità che ho fatto fatica a trovare e poi ora, l’affidamento ho paura di mandare tutto a puttane… se perdo questa serenità o quello che è...”
“Cose positive?!” Anna gli regalò un sorriso, dopotutto, era il momento delle cose positive.
 “Volevo invitare Seth e Summer, giuro, ma ogni volta, tutte le volte che li vedo non faccio altro che pensare che lei dovrebbe essere lì con loro o con me e mi sembra di sprofondare di nuovo senza possibilità di risalire, non li potevo invitare, vorrei che fossero qui, ma non riuscirei ad averli qui”.
Gli mancava il fatto di non avere la sua famiglia lì, se si era laureato, era grazie a loro, se non fosse stato per loro, probabilmente avrebbe fatto qualche strana fine, in qualche strano posto.
“Lì volevo qui” si passò una mano tra i capelli. Aveva deciso di rinunciare per paura di quello che sarebbe successo e ora non sapeva più se aveva fatto la cosa giusta oppure no.
Anna gli consigliò di iniziare da qualcosa di semplice.
“Seth mi odia”
“Non ci credo nemmeno se lo vedo”
“Davvero? E come pensi capirà la storia di Heily?”
“Questo è già più strano da spiegare” stava ridendo, immaginando che Seth sarebbe partito con mille domande a raffica per superare lo shock.
“Ti diverte?”
“Molto, scusa è la birra, ma anche se Seth all’inizio si arrabbierà poi, sarà divertente quando ne parlerete!”
Ryan si slacciò un bottone della camicia, se già aveva ansia a parlarne così, figuriamoci quando lo avrebbe detto a Seth.
“Allora come mai avete rotto?” chiese la bionda distrattamente, mentre si versava della coca cola... “Si si lo so che non stavate insieme…blabla… come mai avete chiusoquestacosa?”
“Non lo so, perché ho risposto ad un telefono, perché stiamo in un albergo, perché non le ho parlato di Kaitlin… non lo so”
“Sai, tu piaci alle donne, ma non le capisci”
“Eh?”
“Lascia stare, vieni voglio almeno dieci foto sorridenti con il mio migliore amico, riuscirò a battere i tre sorrisi di Luke!” le voleva bene perché sapeva farlo sorridere e sapeva capirlo senza che parlasse. Era la sua migliore amica. A lei ne avrebbe anche regalati cento di sorrisi.
“Allora brindisi al fatto che tu stanotte non andrai con quella ragazza!”
“Coooosa? tutta questa mia fatica sprecata?” protestò Luke, mentre saliva le scale con un nuovo gioco da mettere sulla playstation.
“Davvero riusciresti ad andare con una che nemmeno conosci?”
“Anna il tuo ragazzo non è mai stato a Chino vero?”
“No, lui vive nel mondo delle fate!”
“Oh sta diventando anche simpatico, fatemi ubriacare, non reggo questa cosa!”
A Ryan arrivò un cuscino in piena faccia.
Cinque amici che si divertivano, erano solo questo e Ryan se lo meritava più di chiunque. Tutti ne erano sicuri.
“Scusa Jasmine, prima che fai un altro spettacolino, ci scatti una foto tutti insieme?!”


Se c’era una cosa che Ryan detestava, era sentirle dire “Vedi che avevo ragione?” oppure “Te l’avevo detto”, certo ora che avevano chiuso non sarebbe più successo.
Guardava fuori dalla finestra come se, averci rimuginato tutto il giorno non fosse stato abbastanza. Scorse i numeri in rubrica e non ci pensò più.
Il telefono squillava a vuoto, stava per riattaccare quando le sue continue paranoie furono premiate.
Fu questione di qualche minuto, non avevano un grande dialogo, ma lei riusciva sempre a levarlo dall’imbarazzo con battute su quanto il fidanzato del padre di Luke gay fosse uno spreco per l’universo femminile.
Accennò una mezza risata prima di riattaccare. Ryan tirò un respiro di sollievo, era andata bene, ora arrivava il difficile.



Sandy Cohen stava sistemando la sua tavola da Surf, dopo aver salutato le ultime onde della stagione.
Dentro casa invece Kirsten fa prove per la cena del prossimo week-end, ingredienti sul bancone e Summer cerca di aiutarla leggendo ad alta voce il libro di ricette. Al tavolo della colazione poco lontano, Seth scorre le immagini sul portatile che ha ricevuto come regalo dalla casa editrice che lancerà i suoi fumetti. Non ci poteva credere, ma era proprio così.
“Com’è che non lanci allarmi perché cuciniamo?” non ascoltava nemmeno Summer, che si avvicinò meglio per vedere cosa catturava la completa attenzione del suo ragazzo. Sandy comparve proprio in quel momento.
“Guardate chi ho incontrato qui fuori!”
“Folle folle folle! Zia è qui!” si fiondò ad abbracciarla.
“Vorrei sapere perché ti esalti ogni volta così” chiese Summer, contenta che la sua attenzione si fosse spostata su altro “Bè quando ero piccolo per dormire papà mi raccontava le avventure di zia Heily, cose assurde che però erano vere”
“Evitavamo quelle con droga, alcool e polizia” precisò Sandy ridendo.
“Com’eravate saggi, ma quelli erano gli ingredienti principali delle mie avventure... ”
“Si non ricordarcelo!”
“Allora come mai qui?” chiese sua sorella mentre l’abbracciava a sua volta.
“Voglia di famiglia”
“E lo zio vecchio e ricco dov’è?”
“Seeeeth”
“Non è più ricco?!”
Kirsten lanciò un’occhiataccia a suo figlio ma le sembrò inutile… Heily rideva di gusto.
“Non so dove sia, ma ci sarà per il ricevimento del mese prossimo giuro”
Voleva cambiare discorso. O solo stare con la sua famiglia. Non sapeva bene perché avesse ascoltato il consiglio delle sue amiche.
“Allora sentiamo qualche fumetto nuovo del mio autore preferito?”
“Da inizio anno li potrai leggere, una casa editrice ha fatto carte false per avermi, questa cosa delle carte false l’ho aggiunta io, per darmi un tono sai…”
“Ti è uscita bene però”
“Vero? vado migliorando, vuoi vedere qualche tavola?”
“Vorrei vederle tutte!”
Prese il computer dal tavolo e lo portò al divano, dove erano sedute lei e Summer, si mise in mezzo a loro e apri il mac, si era quasi dimenticato di cosa stava facendo prima. Trovarsi cento foto di Ryan a tutto schermo non era proprio ciò che si aspettava, visto che era lì per non pensarci.
“Scusalo si deprimeva un po’ con scenate di gelosia che non regala nemmeno a me” disse Summer scherzandoci sopra, un tempo non lo avrebbe fatto, ma ora era stanca di provare a prendere sul serio qualsiasi cosa.
“Ryan si è laureato con il massimo dei voti in architettura e con largo anticipo”
Fu contenta di sapere che fosse andato tutto bene, non che avesse mai avuto il minimo dubbio.
“Già e ha invitato alla festa tutti tranne noi, vedi…” continuò Seth facendo scorrere le foto “Ha invitato una miriade di gente che non conosco, ma leggendo nelle favolose didascalie piene di enfasi di Luke ci sono: i parenti del padre di Luke, i parenti del fidanzato dal padre di Luke, i parenti della madre di Luke e i parenti del toyboy della madre di Luke e poi gli amici del calcetto, i suoi compagni di università, la sua ex di Chino, la mia ex e il suo probabile ragazzo, una tipa mezza nuda… chiunque meno noi, ma non dirlo ai miei... loro si illudono che lui ci pensi ancora…” lo ascoltava il tono era pieno di rancore e credeva che Seth non conoscesse nemmeno il significato di quella parola.
Non aveva mai voluto pensare come avrebbero reagito se avessero saputo della loro relazione clandestina, non che le creasse un problema, lei si sarebbe sentita ancor meno della famiglia più di quanto già non fosse, le spiaceva per Ryan.
Seth continuava a scorrere le foto, si era completamente dimenticato delle tavole e mentre tutti andavano a sedersi per la cena lui se ne stava lì a guardare le mille foto di Luke. Li raggiunse svogliatamente al tavolo al terzo richiamo di sua madre.
“Allora Heily, cosa fai adesso?” Sandy era curioso e guardando la ragazza di suo figlio aggiunse “Se mi dicesse che alleva leoni mi sembrerebbe la cosa più normale”
“Faccio da tramite per un’azienda di mobili e l’estero, quindi sono sempre in giro, sono stata in Cina ultimamente, in macchina ci sono regali per voi”
“E Jack come sta?!”
“Non lo vedo da un po’, ma potresti tranquillizzare Kiki sul fatto che all’evento che organizzerà ci sarà?”
Kirsten la guardò storto, lo stile di vita che aveva sua sorella era quanto di più lontano da lei ci fosse, per non parlare di questo matrimonio lampo con uno di trent’anni più di lei.
“Hai un amante?”
“Ne serve uno anche a te?!” per un attimo le venne la tentazione di dire “Si Ryan”, solo per il gusto di vedere quante facce sarebbero cadute nei rispettivi piatti, dal canto suo Summer trovò interessante guardare l’insalatiera, la situazione era diventata piuttosto tesa e il suo fidanzato sembrava tra il divertito e il pensieroso, di certo non cercava di toglierla dall’imbarazzo.
“Spero che tu non ne abbia bisogno” s’intromise Sandy cercando di spezzare l’aria che si stava facendo pesante… non che ne fosse sorpreso: sua moglie e sua cognata non riuscivano a stare cinque minuti senza litigare, anche se non si vedevano da anni.
“Secondo te è normale sposare una persona per farsi mantenere?”
“Chi può definire cosa è normale o cosa no?! Piuttosto è normale cucinare queste cose? ma cosa sono topi?”
Seth non riuscì a trattenere un sorriso, di sicuro l’ironia l’aveva presa da sua zia, ma lei rischiava molto di più.
“Kiki perché non ti tranquillizzi? voi come state? novità?”
Kirsten scelse di chiudere il discorso per il momento, vista anche la presenza di Summer, non le piaceva creare situazioni di disagio, di solito evitava queste cose, ma con sua sorella le riusciva difficile,sembrava si divertisse a provocarla continuamente.
“Ryan si è laureato con il massimo dei voti in anticipo e il suo libretto oscillava tra il trenta e il trenta e lode, credo che l’azienda di papà sarà in futuro sarà in buone mani, forse perfino migliori”
“Mi viene da vomitare” Seth non usò mezzi termini.
Si beccò un calcio sotto il tavolo dalla sua ragazza che nonostante sapesse quanto gli desse fastidio tutto quest’orgoglio traboccante da parte di sua madre per Ryan, trovava le sue battute inadeguate.
“Ma sei scema?Ahia!”
“Attacchi.di.rabbia” disse prima di alzarsi scusandosi per aver dimenticato acceso il telefono.
Sicuramente doveva essere qualcuno per lavoro. Summer lavorava come organizzatrice di eventi nell’agenzia di suo padre, ma contava di aprirne presto una tutta sua, per questo si era resa disponibile a tutte le ore, farsi un giro di clienti e mollare l’azienda di famiglia. Le piaceva come lavoro, organizzare, stare a contatto con le persone, le riusciva bene.

Poco dopo Summer, nell’altra stanza si passava il telefono tra le mani, come se fosse destino che quella telefonata arrivasse in quel momento.
Guardava da lontano la scena, invidiava a Kirsten di non perdere mai la calma e riuscire a spiegare per trecento volte la stessa cosa, giustificando che Seth non capisse, o facesse finta di non capire.
Non sapeva come dirlo quindi tornò al tavolo, lo disse e basta, come uno strappo veloce.
“Ryan ci invita tutti a cena per festeggiare la laurea”
Kirsten aveva le lacrime agl’occhi ed era forse questo che dava così fastidio a Seth.
“Sei seria?” le chiese Sandy retoricamente, era ovvio che lo fosse  per quanto le piacesse scherzare sarebbe stato proprio troppo. Sorrise vedendoli così felici.
Aspettavano dicesse qualcos’altro.
“Sembrava contento, dice che farà mettere del pesce nel menù perché le piace”
Summer non dava mai del lei a Kirsten, insomma le era stato proibito da tempo, ma non sapeva nemmeno perché, quando si parlava di Ryan non riusciva ad evitarlo.
“Pazzesco, vi fate intortare con questa cazzata della cena, dio quanto è furbo!”
“Seth, smetti di vedere del marcio in tutto quello che fa, tu aspetti che lui faccia qualcosa per poi trovarci per forza un risvolto negativo. Non lo facevi quando avevi due anni lo fai ora? Sei regredito di colpo?!”
Ovviamente Summer stimava anche suo suocero. Lei tutti questi discorsi li aveva già fatti, così tante volte da averli memorizzati.
“E questa cosa che fa mettere il pesce per mamma…”
Heily non aveva dubbi che Ryan ci avrebbe ripensato o che li avrebbe pensati tutto il giorno mentre si laureava, perché aveva scelto di non invitarli non importava più. Certo poteva giurare di non aver mai visto sua sorella così felice ma nemmeno Seth così arrabbiato “Oh ci fa l’onore di una cena, sono in debito di un miracolo con Gesù e Mosè, salutatemelo!” e voleva stare zitta, ma era così strano. Troppo.
“Perché non ci vuoi andare?” la buttò lì con l’intenzione di smorzare i toni e far sfogare suo nipote; avevano sempre avuto un buon rapporto, poco tempo ma di qualità, lo definivano. La verità è che Seth adorava sua zia, così anticonformista e schifata dallo stile di Newport, aveva trovato il coraggio di fare quello che avrebbe voluto fare lui quando era piccolo: scappare.
“Ryan è uscito dalla mia vita”
“Per questo spulci i profili facebook per vedere se respira?”
Lui storse il naso.  Poteva sembrare ma non era.
 “Avete litigato?” gli spiaceva che Seth parlasse così, Ryan con lei parlava spesso di quanto gli volesse bene e ora qualcosa sembrava non tornarle, certo il ragazzo meno loquace della terra non diceva le esatte parole, ma il senso era quello.
“Mi sarebbe piaciuto litigarci ma è scappato senza una parola, classico di Ryan, vigliacco ma con un certo stile!”
“Seth finiscila, ora.”
Heily aveva già visto sua sorella riprendere il proprio figlio, ma guardarlo così mai, alzare la voce mai e rivolgersi così mai, si sentiva quasi di troppo nel silenzio che calò poco dopo, silenzio che Seth decise di non far durare.
“No, mi sono rotto, l’abbiamo tirato fuori da un orfanotrofio, pagato gli studi e dato un tetto dove stare e quello che ci resta sono le foto su facebook”
“Sai che forse ha solo bisogno di tempo” aggiunse suo padre, ci credeva davvero. Aveva sempre pensato che con il tempo si sarebbe aggiustato tutto.
“Basta! Sono passati cinque anni e lui ci ha tagliati fuori” evidenziò alzando la voce le ultime parole, ma era un fiume in piena “Se tu glielo avessi chiesto lui non se ne sarebbe andato lo sai” disse con tono inquisitorio verso sua madre “L’avrei aiutato io!” “E’ solo egoista, lo è sempre stato” prima che potesse continuare, sua madre questa volta con molta calma lo interruppe: “Forse non ti è chiaro Seth: Io aspettavo solo che lui se ne andasse, fai finta di non ricordare quando vagava per casa come un fantasma? quando stava sveglio fino all’alba per non avere incubi? pensi che vederlo andare via abbia fatto male solo a te? forse l’egoista sei tu il discorso si chiude qui e non ho intenzione di riaprirlo ogni volta che a Ryan succede qualcosa di bello di cui tu dovresti solo essere felice” scusandosi Kirsten si alzò da tavola per andare in salotto.
“Certo sono felice che al posto mio ora ci sta quello sciroccato di Luke” mugugnò Seth, quasi spiaciuto che quella cena finisse così, negl’ultimi tempi capitava spesso
“Non credo proprio che Luke possa prendere il tuo posto” Heily lo disse sapendo che dopo avrebbe dovuto inventarsi qualcosa che non fosse “Me lo ha detto una settimana fa” ma in cuor suo sperava che Seth ci si appendesse a quelle parole.
“E te che ne sai?” “Bè quando ero qui eravate inseparabili”
“Ryan è cambiato, è diventato uno stronzo e tu non ti fai vedere dalla morte di nonno, abbastanza per non poterti permettere frasi con finto ottimismo”
“Sai succede se ti muore la fidanzata in un incidente e alla guida c’eri tu”
Summer che fino a quel momento era rimasta in silenzio si limitò a quelle parole.
Quell’argomento li divideva profondamente e non c’era volta che uno dei due mollasse il colpo. Tutti smisero di mangiare e Sandy cercò di togliere Heily dalli improvviso disagio spiegandole qualcosa.
“Sai Marissa? La figlia di Jimmy è morta in un incidente e Ryan guidava…”
Improvvisamente ripensò alle cose che aveva detto a Ryan l’ultima volta che lo aveva visto e si sentì uno schifo.
“Tutto bene?”
“Si è che mi dispiace per…”
“Jimmy, non dirlo a me ha fatto proprio una brutta fine, ancora non riesco a capacitarmi che sia in prigione” continuò ripensando all’amico.
Jimmy Cooper fu l’ultima persona cui Heily pensava, nemmeno si ricordava esistesse, era una situazione surreale, ora capiva tutto: il perché sembrava parlassero di Ryan come di una persona ormai estranea alla loro vita, il perchè a Portland tutti parlassero di Newport poco e niente... non poté fare a meno di essere sconvolta nel pensare che Marissa fosse morta.
“E la sorella di Marissa?”
“Julie con la morte di Marissa ha un po’ perso la testa, vive sotto psicofarmaci così l’ha mandata dai parenti in Svizzera”
“Finiscila di guardarmi così”
“Finiscila tu” a Summer non importava proprio niente se si trovava al tavolo con i suoi suoceri, le sembrava di trattenersi già troppo, lo avrebbe preso volentieri a schiaffi.
“Non ho intenzione di intraprendere la solita discussione” continuò Summer esasperata.
“Che c’è? avete finito le parole per difenderlo?”
“Forse un giorno finiranno proprio le parole che ci diremo”
“Non ho più il mio migliore amico”
“Sei un bambino”
“Invece lui è grande, lui è fantastico solo perché ci invita a cena!”
“Gli è morta la fidanzata”
“Bene ora non ho più né Marissa né Ryan”
“Sì ma tu Ryan lo puoi… lascia stare sei un’idiota!”
Summer prese la via della casetta in piscina e a Seth restò solo lo sguardo poco convinto di suo padre.
“Ehi Summer lo sa, che su questo argomento deve lasciarmi perdere” e prese le scale per rifugiarsi in stanza.


“Ho come l’impressione di essere arrivata nel momento sbagliato” attaccò Heily una volta rimasta sola con Sandy, mentre sparecchiavano i piatti ancora pieni.
“Non esiste il momento giusto per queste cose” la rincuorò lui.
Parlarono tutta la sera, Sandy la rassicurò sul fatto che Kirsten stesse bene, anche se non glielo aveva chiesto esplicitamente era certo lo volesse sapere.
Le raccontò di Ryan, di tutto quello che avevano provato a fare per lui prima di accettare che si trasferisse a Portland, del fatto che si accontentavano di qualche telefonata e se all’inizio si sentiva quasi imbarazzata poi, per un attimo soltanto, fu invasa dalla voglia di tranquillizzarlo che Ryan stesse bene, ora le sembrava di non saperlo più in realtà... però li vedeva preoccupati all’eccesso.
Sandy era contento di averla lì, era certo che la sua presenza in fondo avrebbe giovato a Kirsten e soprattutto a Seth. Il suo rapporto con Heily è sempre stato scherzoso, ma sapeva che c’era tutte le volte un motivo se piombava a casa, ed era strano non fosse venuto ancora fuori:
“Allora veramente sei qui per…”
“Ho solo bisogno di stare con la mia famiglia” pareva sincera e questo era ancora più strano.
“Non ho scoperto di avere pochi mesi di vita, stai sereno!” gli tirò un pezzo del pane con cui stava giocherellando.
“Non so se fidarmi… comunque la casetta in piscina è tutta tua, tutto il tempo che vuoi!"
Smisero di lanciarsi pane quando Kirsten li raggiunse per la buonanotte.
Non era stupita di trovarli intenti a scherzare, quando erano insieme non facevano altro, pensava che sua sorella tirasse fuori il lato più infantile di suo marito.
"Noi parliamo domani del perché sei qui”
Kirsten le dava la buonanotte con quella frase da anni, non si ricorda quando iniziò, ma funzionava così.

Forse non aveva fatto bene a tornare a Newport. Voleva avere la sua famiglia vicina e invece aveva scoperto cose che mai avrebbe immaginato; e in questo fatto di volere la famiglia vicina era stato Ryan a farcela cascare, lui parlava di Kirsten come di una persona a lei sconosciuta diversa da quella che conosceva, l’idea che potesse essere almeno in parte come lui la descriveva l’aveva spinta lì a cercare non sapeva nemmeno cosa. Doveva smettere di pensare a Ryan e soprattutto doveva andarsene, da lì, dal continente, ovunque.
Ah già. La fuga di Summer nella casetta in piscina, per un attimo si chiese dove avesse trovato tutta quell’ indelicatezza Seth.
La sua casetta in piscina era diventata un’accozzaglia di cose inutili e assurde, vide Summer sdraiata sul letto, aveva sicuramente pianto.
“Resta pure, se vuoi evitare…”
“Si lo vorrei evitare quell’idiota!” lo immaginava e aveva ragione.
Aprì la valigia e le lanciò le salviettine struccanti “Il trucco che cola fa sembrare tutto più tragico” le sorrise, mentre sistemava la valigia.
Ryan a dire il vero non le parlava spesso di Summer, una volta le aveva detto che era un’amica perfetta per una ragazza, lei gli doveva aver chiesto qualcosa di Marissa e la cameriera era arrivata in quel momento. Ora era più chiaro. Le sarebbe piaciuto poter dire che quella rivelazione le avesse fatto capire tanti momenti, ma non era così, semplicemente perché non ne parlavano mai, lui le aveva detto la prima volta che si erano visti “La mia vita si è un po’ sfasciata e ho deciso di ripartire da Porland, Sandy e Kirsten mi hanno appoggiato, sono fantastici” ma a quel tempo aveva un problema da risolvere e non le importava molto del perché se ne fosse andato, le importava che le desse una mano, tutt’al più pensava che si fosse stancato della ragazzina più in vista di Newport.
 “Tu vuoi bene a Seth?” Summer interruppe i suoi pensieri, la voce era rotta ma non le sembrò una domanda strana, anzi lecita poiché non si faceva vedere mai.
“Seth è l’unico motivo per cui ogni tanto passo di qui, sono sempre stata convinta che un posto come Newport inquinasse le menti di chi ne fa parte e lui mi ricorda che non è così… anche se a volte è un po’ infantile”
“Io e Seth ci stiamo per lasciare” si rese conto che era la prima volta che lo diceva. Non le suonava neppure così strano.
Heily non sapeva bene cosa dire ma di una cosa si sentiva certa: “Seth ti ama” non aveva prove concrete, mancava da casa da troppo tempo ma Seth le parlava di Summer da quando aveva dieci anni.
“Lo so, sono io che non lo amo più”
Bene. Questa è una di quelle classiche frasi a cui non puoi ribattere. Nemmeno se il ragazzo in questione è tuo nipote. Nemmeno se avesse vissuto lì tutta la vita.
“Ogni cosa riesce a ricondurla al fatto che Ryan non è più qui. Mi ha chiesto mille volte di chiamarlo e convincerlo a tornare ma io non l’ho mai fatto.
Perché avrei voluto fare la stessa cosa che ha fatto lui, ma poi Seth sarebbe rimasto solo. Sai Ryan non parlava molto dopo che Coop è morta, non che prima fosse un chiacchierone, figurati dopo. Una mattina ha suonato alla porta di casa e mi ha detto “Chi va via?” io gli ho detto che amavo Seth e che avevo bisogno di lui, ma in verità sarei voluta andare via io… insomma se non avessi risposto subito e ci fossimo messi a un tavolo per decidere a chi avrebbe fatto meglio lasciare Newport forse saremmo ancora a quel tavolo… e l’ho fatto nella convinzione che Seth mi sarebbe stato vicino e mi avrebbe davvero aiutato ma non… non l’ha fatto” ogni volta che diceva quella frase era come se ne avesse un’ulteriore conferma.
“Lo amavo, solo che mi ha sfinita così tanto da offuscare tutto, sembra che il migliore amico sia morto a lui e non a me” piangeva di rassegnazione per aver ormai gettato la spugna e Heily odiava una sola cosa nella vita: vedere le persone piangere. Forse era perché aveva visto piangere così tanto sua madre, da scappare di casa a sedici anni solo per non vedere più quelle scene...
“Cosa posso fare per farti stare meglio? film? gelato? pizza? tiriamo freccette a una foto di Seth?”
Rise tirando su con il naso “Vorrei solo riuscire a smettere di pensare a come e quando lo lascerò, riuscire a non pensarci per un attimo” era stanca ed era una brava ragazza, molto probabilmente un’altra non si sarebbe fatta tutti questi problemi nel lasciare Seth.
Pensò a Summer e le sembrava di rivivere quello che aveva passato lei anni prima, sentirsi incompresa da chi non dovrebbe fare altro che comprenderti.
E poi, Ryan che le diceva che Summer sorrideva sempre, cheppalle.
Ok.
“Facciamo una cosa, un patto, una persona mi ha detto che sei la migliore amica che una ragazza può avere quindi io ti dico una cosa ma tu non mi fai domande, ti va?”
Summer asserì, prendendo un fazzoletto, tanto la sua mente non si sarebbe liberata di quel tarlo finché non avrebbe preso il coraggio di lasciarlo, ne era certa, ma provare non costava nulla, Seth le diceva che sua zia aveva quel non so che di fantastico in ogni situazione ed effettivamente era particolare parlare con lei, come aveva cercato di tirarle su il morale non giustificando per forza suo nipote.
“Io e Ryan avevamo una storia, però ora basta domande”
“Ryan chi?” “Ne conosci tanti?” “Coooooosa?” rise vedendo l'espressione di Summer, passata da immensamente triste a completamente sconvolta.
“E soprattutto non dirlo a nessuno; diciamo un segreto che resterà in questa piccola casetta e non si saprà mai in quella grande?” le sorrise furbescamente
“Ci mancherebbe. A Kirsten prenderebbe un infarto”
“Si lo so…” “Per fortuna che lo sai”
Summer la guardava ancora sorpresa. A Heily sembrava non importare proprio niente di quello che poteva pensare sua sorella.
“Si, non mi importa granché di quello che potrebbe pensare… allora? riesci a non pensare a Seth?” 
Non era ancora certa se crederci o no, magari era una cosa detta per farla smettere di piangere, ma non poteva certo essere, o meglio ci credeva solo che… doveva assimilare.
 “Seth mi diceva che porti scompiglio e fai pazzie per far innervosire sua madre, ma non credevo…”
Carino sapere che passano gli anni ma le opinioni non cambiano “Si dirlo solo per veder svenire mia sorella non sarebbe stato male ma Ryan adora lei, adora voi e quindi per lui sarebbe un problema, comunque abbiamo chiuso questa cosa, ma l'importante è che deve essere chiaro che lui vi adora, siete voi la sua famiglia”
Summer si accomodò meglio sul letto.  Aveva mille domande e neanche una risposta.
“Wow” disse poco dopo sospirando, come se avesse almeno preso coscienza della cosa.
“Lui non mi ha mai parlato di Marissa, non so come sta per quello…” non voleva si facesse in qualche modo illusioni, era difficile spiegare il suo rapporto con Ryan, soprattutto non potendo dire la verità "...Per il resto però forse sta meglio, sorride spesso" non voleva sbilanciarsi troppo, ora anche lei aveva dei giganteschi punti di domanda.
"Ryan non ne parla con nessuno, non devi stupirti se non te lo ha detto perchè non te lo ha detto vero?"
Si limitò ad un cenno d'assenso, in un secondo stava parlando con una sconosciuta di cose che sapevano giusto le sue migliori amiche. Ryan non le aveva parlato mai neanche per sbaglio di Marissa, pensava e ripensava ma non era mai successo.
I suoi pensieri vennero nuovamente interrotti, la curiosità di Summer era comprensibile:
“Stavate insieme?”
“Ho detto niente domande”
"Non puoi dire una cosa del genere e poi "Niente domande" Nonesistenientedomande… stavate insieme?”
“Non nel senso normale del termine”
“Solo nel senso sessuale?”
“Non era né l’uno né l’ altro a dire il vero… stavamo bene” “Davvero bene” aggiunse.
“E per quanto…”
“Due anni più o meno” “Non è che festeggiassimo mesiversari o robe di questo tipo..” lo disse subito prima che potesse chiederlo lei.
Certo era una bella donna abbastanza folle e fin troppo menefreghista... proprio ciò che piace a Ryan e poi parlava di questa cosa con la massima normalità senza vederci almeno un minimo di allarme o stranezza.
Due anni erano comunque una bella cifra, anche se tutto dipendeva dal senso che davano alla relazione. Summer sentiva davvero di avere mille domande.
 “Immagino che mia sorella mi descriva come una persona machiavellica che le escogita tutte per portare scompiglio in una famiglia perfetta, non ho contattato Ryan perché volevo inventarmi qualcosa, è successo proprio perché volevo evitare casini, avevo bisogno di una mano e non volevo coinvolgere Sandy e Kirsten”
“Non potevi chiedere a Seth?” se lo avesse saputo si sarebbe offeso a morte.
“Pagamento arretrato per cocaina, non lo so...mi sembrava più da Ryan che da Seth…”
In questo caso aveva ragione, non era arrabbiata, anzi, una parte di lei era perfino in qualche modo sollevata, forse Ryan stava davvero meglio, solo dall'altra parte c'erano Seth, Sandy e Kirsten e visto che non era niente di serio si poteva evitare tutto quello che sarebbe stato solo un gran casino, lo disse, come se in un quarto d'ora avesse acquistato con lei tutte la confidenza del mondo.
“Senti potrà sembrarti strano, ma io Ryan l’avevo visto tre volte in vita mia e non è mio nipote… era solo il ragazzo problematico portato qui da Sandy, insomma quando telefonavo qui non mi ricordavo nemmeno che esisteva… comunque dovresti dire a Seth che gli vuole bene, è nel 90% dei suoi discorsi e Luke è simpatico, ma non è molto affine a Ryan…”
Conosceva anche Luke, pazzesco, trovava una cosa che le faceva pensare che la storia fosse seria e altre due che la portavano a pensare l'esatto contrario.
"E adesso?"
"Adesso basterà che tu non lo dici a nessuno" quello era ovvio.
"Adesso tra di voi..."
Heily Evitò di dirle di Kaitlin, le era chiaro che nessuno sapesse nulla ed anche perchè Ryan ultimamente era così nervoso. Ripensò a quella sua sparata davanti casa, pensare che avessero chiuso così non la faceva stare bene, ma era certa fosse l'unico modo.
Summer le diceva di quanto Ryan non meritasse di stare male perchè aveva già sofferto abbastanza e non la smetteva di parlare di Ryan, così decise di tagliare corto lei, non aveva intenzione di dire più di quello che aveva detto e di pensarci per altri minuti.
"L'ho lasciato prima che le cose potessero sfuggirmi di mano, vado a prendere del gelato" chiuse così l'argomento.

Quella notte Summer si ritrovò a mangiare gelato e dormire poco, ma almeno Seth non centrava niente.




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Capitolo 3
*** La laurea di Ryan ***


spadsdo Grazie a Zade per il commento e a tutti quelli che leggono :)
Questo capitolo è piuttosto lungo, ma credo scorrevole, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!



Si ritrovò a sbuffare, ascoltandolo con un orecchio solo, non voleva ignorarlo ma forse per ora era meglio così o avrebbe dovuto litigare di nuovo… Seth aveva organizzato una cosa romantica, proprio la stessa sera della cena di Ryan.
Non riusciva neppure a quantificare quanto lo trovasse infantile… e poi aveva altri pensieri, ancora non sapeva se credere o meno a quello che le era stato detto la sera prima.
Era così pazzesco.
Seth invece trovava pazzesco che la sua ragazza fosse riuscita a litigare anche questa volta. Questo giorno, che per lui era tutto tranne che felice, ripensò alle foto di Luke e non vedeva l’ora fosse tutto finito, tutta quell’euforia ingiustificata.
Sperava in una serata romantica, voleva farsi perdonare l’anniversario non proprio perfetto come le parole del giorno prima, per questo aveva affittato i tre film preferiti di Summer e li avrebbe guardati tutti, solo per stare sul divano con lei stesa sulle sue gambe, ma no… perché c’era la quella stupida cena e molto probabilmente lei preferiva quello ed era semplicemente assurdo, lei lo sapeva quanto Ryan lo avesse fatto soffrire andandosene così, non rispondendo mai a telefonate, mail o messaggi, escludendolo senza nemmeno un saluto dalla sua vita, Summer lo sapeva perché lui le diceva tutto, ogni cosa, ogni stato d’animo e proprio per questo non poteva evitare di esplodere davanti alla tranquillità con cui lei gli dava picche per la serata.
“Lo sapevi che ci sarei andata, di cosa ti stupisci?”

Hailey entrò in cucina proprio in quell’istante, ancora assonnata, era stata svegliata dal tono troppo alto e isterico di suo nipote che probabilmente era tornato alla carica, avrebbe voluto aiutarlo ma proprio non sapeva come e poi lei non era adatta per tirare fuori dai guai le persone, non vedeva l’ora di andarsene a dire la verità; per dimenticare Ryan era nel posto sbagliato e che l’avrebbe dimenticato era cosa certa, forse avrebbe fatto un po’ più di fatica ma l’avrebbe fatto, nel frattempo le sarebbe bastato essere un fantasma almeno per un pò...
Ridestò dai pensieri quando Seth le corse incontro, era contento che fosse lì, preoccupato per sua madre si, ma per lui era solo felicità, l’adorava, dopo averla abbracciata si sedette e le regalò un sorriso. Era ruffiano, con Hailey non ne aveva bisogno perciò gli piaceva esserlo.
“Prepari la colazione?” le chiese accomodandosi meglio sullo sgabello, Seth di stranezze ne aveva tante, ma questa era sicuramente la più assurda: “Fin da quando sono piccolo… adoro osservarla mentre prepara la colazione!” spiegò con naturalezza alla sua ragazza che lo guardava sconcertata, era solo una persona che metteva il pane a tostare, eppure poteva sentire emozione nell’aria.
“Anch’io adoro prepararti la colazione, ma non dirmi che stai stressando una povera ragazza di prima mattina e senza che abbia almeno mangiato qualcosa” fece l'occhiolino a Summer seduta al tavolo, già del tutto sveglia dalla litigata mattutina e con la tovaglietta ancora vuota.
“So che sei femminista, ma dovresti stare dalla mia parte, sono sempre io il tuo nipotino che ruba ai ricchi perché se lo meritano!” si stupì lo ricordasse ancora “Non potrei scordarlo uno dei picchi sociali più alti della mia infanzia!”
L’umore di Seth era virato vertiginosamente, tanto che non poté fare a meno di raccontare a Summer a cosa si riferiva: quando aveva tre anni per carnevale Hailey lo vestì da Robin Hood mandandolo in giro a dire frasi ingiuriose sui ricchi. Ricordava tutto, nei minimi dettagli.
Non si aspettava niente di diverso, ma faticava nell’immaginarsi un piccolo Seth così intraprendente “Il coraggio me lo dava lei” precisò quasi la stesse leggendo nel pensiero, l’euforia che respirava nel suo fidanzato non la vedeva da tempo.
Kirsten comparve sulla porta proprio in quel momento, smise di canticchiare, ancora in vestaglia, aveva per le mani tre appendiabiti con relativi vestiti, era in ritardo sulla tabella di marcia per quel giorno così speciale.
“Quale preferite?” uno bianco, uno rosso e uno blu. Le sembrava di non aver ancora trovato il vestito giusto, Ryan le aveva dato così poco preavviso… e così tanta gioia allo stesso tempo.
“Non saprei… ma se vendi uno di quei vestiti ci salvi il terzo mondo” Seth rise alla battuta di Hailey, le mancava questo suo schifare ogni sfarzo... anche se in quell’attimo quel senso di pace che si percepiva poco prima cambiò radicalmente, trasformandosi in qualcosa che sarebbe inevitabilmente successo.
“Piuttosto perché non ci dici da cosa dobbiamo salvare te questa volta? oggi sono di ottimo umore, approfitta!”
Il tono era piccato, ma non era piacevole sapere che da un momento all’altro poteva arrivarti qualunque guaio.
“Che sfortuna! proprio oggi che potrei approfittarne non ho casini all’attivo!” rispose Hailey con strafottenza.
Kirsten si fece seria aspettava quel giorno da così tanto che ancora non era certa lo stesse vivendo e nessuno lo avrebbe rovinato.
“Non ho alcuna voglia di scherzare, oggi è uno dei giorni più felici della mia vita, lasciamo perdere le tue mille battutine su quanto detesti il mio modo di vivere e le miei risposte su quanto io trovi assurdo il tuo e arriviamo al punto…”
“Non ho niente da chiederti” Seth rise ma capì che ormai le risate erano fuori luogo perché non si scherzava più.
Avrebbe voluto credere a sua zia, ma aveva visto quella scena così tante volte… un conto era quanto adorasse Hailey, il suo modo di fare e i suoi pensieri e un conto era la realtà e la realtà dice che non c’è volta in cui lei si presenta senza guaio annesso.
“Senti non m’importa se piombi qui senza preavviso, racconti che hai un amante con la massima naturalezza, io non vedo mio figlio da cinque anni – scandì bene ogni parola- e oggi vado a festeggiare che si è laureato con il massimo dei voti e tu hai la fantastica capacità di rovinare tutto in due minuti quindi voglio sapere da cosa devo tirati fuori, non ho intenzione di ricevere telefonate nel bel mezzo della serata da qualche strano posto o da chissà chi” era nervosa e preoccupata.
“Spegni il telefono” Kirsten tirò un sospiro, non esisteva persona capace di provocarla come quanto ci riuscisse lei, se ne stava lì come se niente la sfiorasse a mangiare pane e nutella, mentre lei l’avrebbe poi sicuramente dovuta togliere da qualche casino e non aveva voglia di giocare. Era impossibile non perdere la calma: “Allora? ti servono soldi? per cosa? droga? polizia? cosa?”
Summer era come Seth in religioso silenzio, ma a disagio perché non aveva mai visto sua suocera in quel modo, parlare di tutte quelle cose con normalità, come se per tutti non ci fosse possibilità che Hailey si trovasse lì per altro.
“Ti da fastidio che io non tiri più di coca non abbia debiti e la polizia non mi stia cercando?”
“L’ultima volta che ti sei presentata solo per una visita di cortesia mi sono ritrovata alle quattro di notte in una centrale di polizia a dichiarare il falso e questo solo per salvare la tua bella faccia!”
“Di sicuro non l’hai fatto per la mia bella faccia”
Tutta la giornata di Seth stava rovinosamente andando a rotoli: litigata con fidanzata di prima mattina, nessuna serata romantica, niente colazione con sua zia ed ora una fantastica discussione tra Nichols. Non voleva che andasse così, forse qualcosa poteva dire anche lui:
“Bianco!” “Io opterei per il bianco!” “Ti dona il bianco!” “Amo i tuoi vestiti bianchi!”
Si beccò uno sguardo omicida da parte di entrambe, ma non voleva desistere, perché quelle poche volte in cui sua zia si trovava lì non poteva godersela?
Seth era fatto così sperava sempre di poter cambiare anche quello che non si può cambiare.
“Raccontavo a Summer di quando da piccolo zia mi vestì da Robin Hood…fu bellissimo!” sua madre non cambiò espressione. Anzi.
“Bellissimo sì, tuo nonno dovette andare porta a porta a scusarsi con tre quarti della gente che ci dava da vivere!”
Era il modo di fare che la faceva innervosire e quel sorrisino estremamente eloquente senza dire una parola.
“Sono passati vent’anni e non è cambiato niente, trovi ancora divertente tutto quello che hai fatto passare a papà” non era una domanda ma un’affermazione, si vedeva che non le dispiaceva affatto.
La pensavano così diversamente sul loro padre ma con la stessa intensità che nessuna delle due avrebbe taciuto.
“Un vero peccato non ci sia più, avevo ancora così tante frecce al mio arco!”
Fu un secondo o anche meno che Hailey si prese uno schiaffo in piana faccia, senza cambiare minimamente espressione.
“Non parlare così di papà”
Summer guardò il pavimento, avrebbe voluto evaporare o qualcosa del genere.
Lo sbattere della porta spense quel momento come acqua sul fuoco, a nessuna delle due andava di coinvolgere Sandy nelle discussioni.
 “Famiglia è fantastico, uscire e dire che quel ragazzetto che ho portato qui da Chino è diventato un architetto quando tutti lo davano per futuro ladro o ancor peggio… mi rimette in pace col mondo e sentire meno in colpa”
“Ho saputo che ti sei venduto!” gli fece Hailey con tono ironicamente triste, salvo poi voltarsi verso suo nipote “Robin …tu non deludermi mi raccomando… sei l’ultimo supereroe rimasto!”
Seth avrebbe voluto sorriderle o dire qualcosa ma era ancora immobile a quanto successo poco prima, a quanto pare molto più delle protagoniste che andavano avanti come se nulla fosse successo. Le battutine di Hailey erano qualcosa d’intollerabile per Kirsten, battutine sul perchè Sandy fosse passato al più famoso studio legale della città, e su quanto deve essere importante per l'umanità risolvere le diatribe tra due suv che si scontrano, ancor più intollerabile però, era suo marito che le trovava divertenti, forse perché in parte le condivideva, meno divertente il volerla invitare alla cena di Ryan, Hailey faceva parte della famiglia solo quando le conveniva, grazie al cielo non era tipa da cene per ricorrenze, ma a Sandy sembrava giusto chiederglielo lo stesso…
Summer guardò il fondo della sua tazza di caffè, per evadere, ma non poté che alzare lo sguardo, le gelò il sangue alla domanda di suo suocero, non erano propriamente fatti suoi ma vista la tensione di poco prima se fosse stato vero, pensò che a Hailey sganciare una bomba del genere avrebbe fatto piacere.
“Cena per il ragazzetto problematico che hai portato qui? nooo però se dici che è divertente userò la cosa per giocare con i perbenisti arricchiti che vegetano in questa bolla”
Pensò che le avesse mentito, era indecifrabile, una che si prende uno schiaffo e poi spalma marmellata come nulla fosse poteva benissimo essersi inventata tutto per divertirsi e portare scompiglio.
Non sapeva cosa pensare. Il discorso virò sulla tesi di Ryan. Kirsten era curiosa di sapere su che cos’era, l’ultima volta che l’aveva sentito aveva parlato di architettura antica, ma non le era parso granché convinto.

Hailey aveva capito che Summer le credeva si… ma anche no, così una volta rimaste sole, dopo aver fatto una sigaretta con cartina e tabacco e prima di scomparire verso la casetta in piscina la buttò lì: “La fa sulle abitazioni tipo, ha ripreso in mano la vecchia tesi di Kirsten, l’ho letta è molto bella”.



La stanza di Kaitlin ora sembrava davvero la stanza di una sedicenne, una sedicenne un po’ eclettica a giudicare dal rosa shocking delle pareti in contrasto con il copriletto rosso... e l’enorme specchio sulla destra, se Ryan pensava che si era fatto un pomeriggio all’Ikea per sceglierlo come fosse l’acquisto più importante della vita, ancora gli girava la testa.
“Così sembri un bravo ragazzo” gli sistemò il nodo alla cravatta, prima che si strozzasse, era tanto che non si vestiva così elegante, sapeva quanto Kirsten adorasse vedere lui e Seth vestiti “per bene”, così lo aveva comprato, smoking con cravatta, solo non si ricordava quanto fosse fastidiosa la cravatta.
“Se continui a torturarti il nodo, ti conviene non metterla o prenderti una camomilla” Theresa lo conosceva troppo bene per non sapere quanto fosse nervoso, e lui non si preoccupò neppure di nasconderlo.
“Non è perché ti scopavi sua sorella che sei così agitato vero?!”
“E’ la cravatta, non ci sono più abituato mi stringe il collo!”
“La cravatta?”
“E poi Anna…mi convince a fare le cose e si dilegua, a proposito, grazie mi hai salvato!”
L’aveva salvato davvero rimanendo quella sera con Kaitlin, Anna aveva dato buca all’ultimo e non poteva portarla con lui alla cena, certo avrebbe potuto lasciarla a casa da sola, ma sarebbe rimasto tutto il tempo in pensiero e ne aveva già molti.
Per il momento aveva deciso di non dire niente a Sandy e Kirsten, chiese al padre di Luke di fare lo stesso promettendo che ne avrebbe parlato loro quanto prima, ma quella sera non era proprio indicata, non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a riprendere un rapporto con loro, si sentiva in colpa per averli tagliati fuori il giorno della sua laurea, ci mancava solo raccontasse che Kaitlin Cooper viveva con lui e ne era diventato il tutore.
“Peggio di Alex il primo giorno di scuola” provò a risistemargli la cravatta che si era nuovamente snodato, lasciandola un po’ più larga.
“A proposito dov’è?” in quei giorni si era quasi abituato a quella peste per casa.
“Fuori a giocare con ragazzini senza coltelli nelle tasche, a proposito, grazie a te” rispose certa, ripetendo le sue parole e pensando a suo figlio che giocava felice nel piccolo giardino e a come lo aveva visto spensierato in quei due giorni, avevano ritinteggiato tutta casa e si era divertito come un pazzo a rotolarsi nella vernice, giocare con Luke o leggere le storie di Anna.
Quando era a Portland, si sentiva più sicura, non solo perché non stavano a Chino, ma perché poteva coccolarsi Alex senza dover ricoprire mille ruoli nella sua vita, poteva respirare un attimo, Ryan la guardava e ora con la laurea, presto, avrebbe fatto qualcosa per loro, non sapeva cosa, ma lo avrebbe fatto, lo pensava da tempo ci stava lavorando prima che arrivasse Kaitlin, un lavoro più sicuro per Theresa o mettere da parte dei soldi per far studiare Alex qualcosa...
Aveva capito a cinque anni che Theresa avrebbe fatto parte della sua vita e viceversa, si sarebbero sempre aiutati e ora erano quello che avrebbero sempre dovuto essere: Amici. Poi non c’era persona migliore, lei era con lui in tempi buoni e meno buoni e lo conosceva così bene che non c’era mai bisogno di tante parole.
Theresa si sdraiò sul letto dove Ryan si era seduto indeciso sul profumo da spruzzarsi, Luke gliene regalava uno al mese, una delle sue mille fisse.
“Allora? non rispondi alla mia domanda?”
Per alcune cose preferiva sempre Anna, anche se gli aveva dato buca.
“Deve essere stato uno smacco clamoroso per una come lei essere mollata nel bel mezzo di un preliminare…”
Ryan non dava molto peso a quel che diceva, sapeva bene della sua avversione per le persone ricche e vista la sua situazione e com’erano cresciuti non poteva darle torto, anche se ora lui la pensava diversamente, per Theresa il mondo era diviso in ricchi e poveri e i primi non le piacevano affatto, poi non era tipo da raccontare nei dettagli i suoi fatti intimi, non perché Theresa fosse stata con lui, ma si chiedeva come facesse invece Luke a raccontare ogni dettaglio delle sue notti amorose senza un filo di imbarazzo o pudore.
“Sai cosa c’è peggio di una donna ricca? una donna ricca che schifa la ricchezza”
“Hailey è diversa”
“Facile fare l’alternativa quando hai una famiglia ricca alle spalle”
A lui dava fastidio avesse chiuso così. Voleva lasciarsi bene con le persone.



Uff. Aveva passato la giornata in barca e molto probabilmente la sera avrebbe visto i film, aveva fatto tutto quello che voleva fare con Summer ma da solo, che novità.
Ora se ne stava lì a fissare il soffitto e di tanto in tanto diceva qualcosa a Capitan Avena. Si chiedeva cosa stesse succedendo a Porland.
Nella casetta in piscina se lo chiedeva per motivi diversi anche Hailey, immaginava Ryan fosse agitato, ma ancora non capiva come facesse a volere tutto quel bene a Kirsten, lo trovava inconcepibile, lesse ancora una volta il messaggio di una delle sue migliori amiche “Bel casino!”, erano sempre molto simpatiche ma non vedeva l’ora di averle davanti di persona per chiedere loro come l’avessero convinta a finire a Newport, per interrompere i pensieri almeno l’orologio giocava a suo favore.
Appena la vide entrare in camera Seth bloccò ogni intenzione, non aveva voglia di parlare “Ti prego nessun discorso su quanto mamma mi vuole bene e Summer e…”
Alzò le mani “Volevo solo dirti che ho svaligiato un ristorante cinese, con la deliziosa carta di credito di tuo padre, voglio solo cenare" ed era la verità non andava nemmeno a lei di pensare a niente e lui si passò una mano tra i capelli, annuendo, per un attimo aveva creduto di avere una zia “normale” ed era così bello avere invece Hailey.
Il tempo di scendere le scale e tutte le buone intenzioni di Seth erano già scomparse.
“E’ che sono andati a Portland senza nemmeno pensare di stare a casa per rispetto nei miei confronti… papà si starà abbuffando di pesce”
Era stata al ristorante con Ryan qualche volta, il cibo era veramente ottimo, ma evitò di dirlo “Non avevi detto che non ne volevi parlare?”
“E’ che non so stare zitto, e poi… mamma, devi vedere sta dieci metri per aria nemmeno fosse l’unico che si laurea!”
Non poté fare a meno di ridere, suo nipote era sempre lo stesso e pregava che restasse sempre così speciale, però non poteva proprio credere Seth pensasse che sua madre facesse delle preferenze.
“Così, mi stai dicendo che tua madre, la persona più imparziale che io abbia mai visto fa preferenze tra te e Ryan?”
“Io passo tutti i giorni con lei e so cosa desidera per il suo compleanno, ma quando arriva il regalo di Ryan, lei aspetta solo quello… le brillano gli occhi!”
“No, non ci siamo, ascolta: tuo nonno se ne andava in giro a dire a tutti che ero la sua figlia preferita, poi però quando restavamo soli non faceva altro che dirmi quanto Kirsten fosse perfetta e io una sorta di incubo, a tua madre iniziava a fare  i regali per il compleanno una settimana prima, credo che non sapesse nemmeno la mia data di nascita… ti risulta che tua madre sia così?”
Certe volte Seth tendeva ad ingigantire tutto, se avesse potuto gli avrebbe semplicemente detto quanto Ryan non facesse altro che parlare di lui o continuasse a leggere i suoi fumetti ma con Seth bastava anche un discorso fatto nel modo giusto per togliere le sue inutili paranoie, non conosceva nessuno che rimuginasse sulle cose quanto lui. “Senti: quando eri piccolo non riuscivi ad unire due lego nemmeno a pagarti, era bellissimo vederti assorto mentre ti si leggeva una favola davvero… ma non riuscivi a costruire nemmeno le sorpresine delle uova di cioccolato… tua madre ha accantonato l’idea di avere un figlio architetto ai tuoi quattro anni, il destino le ha portato un figlio che a quanto pare ama queste cose quanto lei… è solo felice”
Questa volta era proprio semplice, lei ci vedeva un sacco di cose poco buone in sua sorella, ma in questo vedeva solo una felicità genuina. Il suono del campanello le venne in soccorso: “E ora chiudiamo prima che mi renda conto di stare spendendo buone parole per tua madre e mi passi l’appetito, vai ad aprire al nostro plebeo cinese”
Seth sorrise e rise, non perché pensasse che ci fossero plebei cinesi, ma perché l’avrebbe voluta sempre lì e si sentì improvvisamente stupido nell’aver pensato quelle cose dei suoi genitori.
Quando apri la porta e se la trovò davanti rimase a bocca aperta per qualche secondo, sbatté anche gli occhi per assicurarsi fosse lì davvero.
Lei sorrise semplicemente: “Ciao! disturbo?”
Ancora era incredulo, non la vedeva dal funerale di Marissa, si l’aveva vista spesso sulle foto di Luke…ma non era la stessa cosa: “No è che aspettavo un cinesino e tu…
“Gli occhi a mandorla ancora mancano!”
Si spostò per farla entrare, aveva i capelli più lunghi ed era semplice così come l’aveva lasciata: un paio di jeans, una maglietta particolare, una giacca. Anna era sempre Anna e questo non lo avrebbe cambiato mai nessuno.
“Come stai?” chiese appena riacquistò l’uso della parola dopo averla abbracciata ed essersi assicurato che non fosse un ologramma, quella visita inaspettata era valsa la brutta giornata che aveva vissuto.
“Bene, sono qui di passaggio dovevo portarti una cosa” dalla borsa a tracolla tirò fuori una chiavetta per pc.
“Cos’è?”
“Avevo pensato di mandartelo per e-mail, ma faceva troppo servizi segreti sai…”
Seth non ci capiva niente, però non voleva che se ne andasse, aveva così tante cose da chiederle che intanto chiuse la porta alle sue spalle.
“Metti che è un formato che il mio pc non apre?”
“Te l’ho messo in quattro formati diversi!” era sempre più furba lei, non lo aveva certo dimenticato!
“Fermati a cena!” non le importava nulla di quella chiavetta, Anna era lì.
Nemmeno lei aveva dimenticato quanto fosse impossibile liberarsi di Seth, sperava arrivasse qualcuno ad aiutarla ma immaginava che tutti fossero da Ryan, quello che mai avrebbe immaginato però le si materializzò davanti in un secondo. Non poteva crederci, ma nessuna delle due sembrava in difficoltà o di certo Anna non lo era.
“Zia lei è Anna, Anna lei è Hailey e siete qui entrambe è...è fantastico”
“Piacere Anna!” disse allungando la mano.
Ryan le aveva presentate già al concerto dei The Killers.
E ora stava succedendo davanti al salotto di casa Cohen.
Nessuna delle due ebbe il tempo di trovare un aggettivo al posto di "fantastico".
“Ti prego tira fuori qualche cosa da superzia e falla restare per cena”
Non poteva fare altro “Abbiamo ordinato cinese e se ti vuoi fermare…” le aveva regalato anche un sorriso, il meno spontaneo della galassia, ma sempre un sorriso.
“Come sta Ryan? siete amici no?” Seth si rese conto che non poteva chiederlo a nessun altro, nessun altro, che non fosse lei.
“Si e non sa che sono qui, non dovrei essere qui a dire il vero! se sa che sono qui…”
Aveva tirato al suo migliore amico un bidone gigantesco, ma aveva anche detto che gli sarebbe stata vicino e che l’avrebbe aiutato…
“Ma non lo saprà mai! io non glielo dirò di certo! e zia non sa nemmeno che faccia ha!” Anna si prese proprio quel secondo per guardarla, non l’aveva con lei, non era arrabbiata, ma un po’ irritata sì, non sapeva il motivo della rottura o chiusura di quel che fosse e non c’avrebbe messo il becco, ma lei partiva dalla convinzione che se Ryan doveva scegliersi una per del sano sesso di certo non avrebbe scelto la zia di Seth.
Si ritrovò senza sapere come ad un tavolo con Seth e del sushi, soli, forse un po’ di strizza Hailey doveva averla provata visto che aveva colto la prima occasione per dileguarsi.
“Hai imparato o…”
“Ho imparato!” disse giocherellando con le bacchette per il cibo cinese. In quell’attimo si sentì in colpa, era stato Martin ad insegnarle come fare… e lei gli aveva detto che doveva fare una cosa per Ryan e tecnicamente era quello che stava facendo, aveva omesso di Seth perché voleva evitare che fosse inutilmente geloso e pensava di cavarsela in cinque minuti… non sapeva neppure come poteva aver pensato una cosa del genere conoscendo Seth Cohen.
“Se hai imparato con le bacchette allora sono cambiate proprio tante cose! come stai?”
Semplice come era sempre stato. Iniziò da lì una chiacchierata che durò fino a tardi, Anna e gli esami e il lavoro, gli accennò di Martin, di quanto fosse speciale, lui le raccontò di Summer, di quanto fosse emozionato ma anche preoccupato per la nuova casa editrice e poi le foto della laurea di Ryan, il ritrovarsi ugualmente stupiti dal fatto che ci fosse una spogliarellista, i fumetti e le barche… e avrebbe voluto tenerla lì, non sapeva nemmeno quanto tempo fosse che una persona era così interessata alle sue parole e ai suoi pensieri.



“Vuoi consumare il pavimento?” la voce di Amanda lo seguiva mentre camminava avanti e indietro da ormai un quarto d’ora. Non erano in ritardo, era lui a essere in anticipo.
Amanda era la cugina di Luke, aveva diciott’ anni e lavorava nel ristorante di suo zio come cameriera, a quanto pare si era occupata lei dei preparativi: “E’ tutto pronto, stai tranquillo”, non lo era affatto. Era la paura di rivedere Seth, paura che svanì in un attimo visto che non c’era e si ritrovò ad abbracciare solo Summer.
“Hai imparato ad abbracciare le persone?!” fece lei mentre si scioglieva dall’abbraccio senza sapere quanto fosse fuori luogo la frase, il pensiero di lui andò subito a Kaitlin e a quella sua mania di dispensagli abbracci come fosse un orsacchiotto.
Li vide e in un attimo tutto sembrò più semplice. Erano semplicemente le due persone speciali che aveva lasciato, così speciali da cambiargli la vita.
Erano la sua famiglia. Stranamente non ci pensò più e la voglia di abbracciare Kirsten lo invase, si era dimenticato cosa fosse l’abbraccio di una mamma e quando non lo aveva mai saputo era stata lei ad insegnarglielo.
“Allora abbiamo un architetto?”
“Così pare” faceva un po’ strano sentirsi chiamare così, da Sandy ancor di più.
Fece strada al tavolo, un tavolo in una stanza riservata, avrebbe preferito qualcosa di diverso ma non se l’era sentita di chiederlo a Carson, così c’era un tavolo, la musica in sottofondo “Una famiglia speciale merita un trattamento speciale no?” aveva detto nel salutarli mentre arrivava la prima portata di pesce.
Luke era così contento per il suo amico che si era offerto di sua spontanea volontà di scambiare il turno del Mercoledì con quello del Sabato: “Signori Cohen, è passato dall’ incendiare case a costruirle forte eh?”
“E tu sei passato dal toccare il sedere delle cameriere all’esserlo? fortissimo!”
A Summer non faceva piacere vedere Luke, immaginava che Ryan gli volesse bene ma aveva avuto una storia con la madre di Marissa, un po’ difficile da dimenticare.
“Dov’è il tuo fidanzato?”
Già anche Ryan se lo chiedeva, sapeva di meritarsi quella sedia vuota per tutte le volte che non aveva risposto o non si era fatto trovare, ma per un momento aveva sperato ci fosse, anche se poi sarebbe stato tutto più complicato.
La ragazza non rispose, pensava solo che quella sedia vuota poteva non esserci e che quella domanda presto non gliel'avrebbero fatta più, non vedeva l'ora.
Kirsten non voleva rovinare niente, non avrebbe mai detto di tutte le litigate di quei giorni e nemmeno qualcosa di Seth, quando avrebbero fatto pace si sarebbero raccontati tutto loro, così inventò qualcosa perché Ryan non ci restasse troppo male
"Voleva essere qui, davvero, ma Hailey è passata e non ci siamo certo fidati a lasciarla lì da sola" "Vorremo ritrovare la nostra casa al ritorno!" aggiunse Sandy sorridendo per dedicarsi ai gamberi.
Luke non poteva evitare, voleva mordersi la lingua ma non riuscì a non farlo “Non sapevo avesse una sorella!” non poteva crederci, adorava queste cose e quello era il suo momento, quante volte aveva ipotizzato a Ryan una scena del genere e mille cose imbarazzanti al seguito? infinite e infatti lui lo sapeva benissimo, sospettava che sul block notes invece delle ordinazioni si stesse segnando questo momento epico per il quale lo avrebbe preso per il culo per i prossimi cento anni, o che sulla sua fronte uscisse la scritta “BINGO”. "Chino vuoi dell'acqua?!" Avrebbe regalato uno sconto ai signori che lo chiamarono al tavolo evitando così altre mille frecciatine.
“La tengo nascosta come ancor più nascosti tengo i motivi per cui la tengo nascosta” rispose Kirsten, almeno il suo arrivo era un’ ottima scusa.
“Adesso sta con uno di trent’anni più vecchio” spiegò Sandy sorridendo, lui non ci vedeva poi una cosa così sconveniente per com’era fatta Hailey, aveva imparato ad aspettarsi di tutto da lei, e poi trovava buffissimi gli atteggiamenti sconcertati di sua moglie quando se ne parlava  “Trentuno” precisò sorridendo.
“Lo fa per i soldi” tagliò corto Kirsten tornando a suo figlio che li guardava divertito, divertito ma non quanto il camerire che ne approfittò per riempirgli il bicchiere d'acqua, prima di dileguarsi, ancor più divertito.
“Allora raccontami tutto! dove eravamo rimasti?”
Ryan si accorse in quel momento che non vedeva l’ora di raccontarle tutto, adorava parlare con Kirsten di architettura, ogni esame gli passava per la testa di chiamarla e raccontarle ogni cosa ma poi desisteva, aveva così tante cose da chiederle.
“Mi affascinava un sacco, lo storico, ma non avevo molto su cui lavorare…” a dire il vero fu chiaro che adoravano parlare di qualunque cosa e fu bello, Sandy guardò Summer sorridendo e lei di rimando, sarebbero potuti sparire e nessuno dei due se ne sarebbe accorto e Sandy lo sapeva che sarebbe andata esattamente così, che ad un tratto avrebbero iniziato a parlare di cose che capivano solo loro, scostandosi a malapena quando un cameriere arrivava con un nuovo piatto, tutta l’ansia di quella serata di Kirsten era svanita così come quella di suo figlio. Perché erano esattamente questo: una mamma e un figlio e gli piaceva da morire vedere cosa avesse creato osando, dando un opportunità ad un ragazzo che non ne aveva.
Anche Summer era contenta, ma si chiedeva perché diavolo Ryan lo avesse fatto, più tardi gli avrebbe fatto un culo quadro. Visto che di architettura non ne sapeva nulla e suo suocero si godeva la cena, cercava di mettere insieme i pezzi. Le parole di Hailey. Il gongolare idiota di Luke. Forse era tutto uno scherzo.
“Ho scelto le abitazioni tipo come argomento”
“Cazzo!” tutti si voltarono verso Summer, le spiaceva aver interrotto quella sorta di magia, ma un conto era immaginare un conto era averne la certezza.
“Cavolo, volevo dire, che bell’argomento! sembra interessante!”
“Quella di Kirsten è fantastica! dovresti leggerla”
Sandy non ci poteva credere, era contento, ma ancora non capiva cosa ci fosse di tanto interessante in queste cose e in quella tesi, amava sua moglie, ma quella tesi… era ancora argomento di forte discussione nella sua vita matrimoniale “Tu l’hai veramente letta? voglio dire, l’hai letta tutta?”
“Visto? non è poi così difficile” fece sua moglie, i ragazzi li guardavano divertiti, per tutto quello stupore da parte di uno che non si stupiva di niente.
“Quando Kirsten preparava la tesi le dissi che l’avrei letta, lo dissi così, come gesto di carineria nei confronti della mia fidanzata, senza pensare che poi l’avrei dovuto fare… wow… tu davvero… non trovi sia un mattone?”
“No, a dire il vero l’ho letta due volte, è bella”
“Pazzesco! pazzesco sei un idolo!” Risero tutti di gusto “Alla fine l’ho comunque letta!” precisò “Leggere una tesi di architettura è così noioso che solo una persona innamorata può farlo il più folle gesto d'amore”
“Non sono così certa che tu l’abbia letta ma farò finta di crederci, piuttosto dì la novità: Sandy vuole prendere un cane!”
Ryan questa volta si che per poco non si strozzò con l’acqua, insomma un cane è una responsabilità e Sandy sapeva prendersi grandi responsabilità, ma su quelle piccole deficitava un po’, troppo pigro per avere un qualsiasi animale.
"Datemi un pò di fiducia, nessuno crede che io possa occuparmi di un semplice cane?"
"No" 
le risa riempirono la sala e se guardavi da lontano vedevi solo una famiglia felice.

Prima di andarsene dopo aver salutato Ryan e Summer i Cohen si fermarono a parlare con Luke, a dire il vero fu lui a fermarli, lo fece così, per fare qualcosa di bello e visto che Anna stava facendo la sua parte, non voleva essere da meno e poi sarebbe rimasta così sorpresa della cosa che magari non gli avrebbe dato del superficiale per un paio di settimane, in fondo sarebbe bastato poco immaginava volessero sapere così tante cose del loro figlio, anche le più insignificanti... non avrebbe detto niente di sconveniente, si limitò a raccontare cose semplici, che giocavano in una squadra di calcetto, che non si sa come lo aveva convinto a suonare la batteria nel suo gruppo musicale, che di tanto in tanto suonavano per locali e che Ryan era senza dubbio il migliore amico che avesse mai avuto "Mi regala momenti epici di continuo!" concluse ripensando alle uscite di quella sera, avrebbe sicuramente ringraziato Hailey e avrebbero riso insieme di questa cosa la prossima volta che si sarebbero visti.


Alle due di notte, in una piazzetta su dei gradini a Portland, illuminati dai fari, altre due persone cercavano il momento giusto, i tempi dei dialoghi erano molto diversi e se per Anna e Seth niente era cambiato, loro dovevano ancora decidere come avrebbe dovuto essere.
Se a Newport Anna e Seth non facevano altro che parlare, coprendo qualsiasi rumore, su quei gradini c'era solo silenzio e l'unico rumore era quello della pioggia che batteva sulla tettoia che li riparava dall'acquazzone.
Era rimasto sorpreso quando disse che si sarebbe fermata, ma doveva essere per qualcosa d'importante e non poteva certo rifiutare ora che i Cohen credevano vivesse da solo.
"Ho un segreto e se non lo dico..." non ce la faceva più, aveva delle amiche, tante, ma tutte si chiedevano perchè stesse con Seth prima di chiederle perchè lo volesse lasciare. Scoppiò a piangere, dirlo a Ryan era come quasi dirlo a Seth.
"Non so tenere i segreti" aggiunse dopo.
"Nemmeno io" rispose lui, non lo disse solo per rincuorarla, era tutta sera che voleva dire di Kaitlin.
"Lascio Seth, ho voluto dirtelo perchè magari potrebbe aver bisogno di te"
Voleva fare qualcosa per Seth tutto quello che non aveva fatto in questi anni e stupidamente pensò che dire quelle parole bastasse "Guarda che ti ama" capì solo dopo che erano parole stupide in quel momento.
"Basta! tutti a dire che mi ama, papà, Hailey, tutti, non c'è riuscito, non è stato capace di starmi vicino, non nel modo giusto, magari non è neppure colpa sua, ma non... ogni volta che mi vedeva piangere se ne andava così ho smesso di piangere... non posso stare con lui per non farlo soffrire... lo so che mi ama, ma..." Ryan si limitò ad abbracciarla, non era molto bravo ma lo fece e basta, a lui spiaceva vederla piangere ma non gli dava fastidio, la stimava, lui si vergognava così tanto nel pensare di piangere davanti a qualcuno...
"Ti doco una cosa..."
"Guarda che l'effetto "sorpresa" te l'ha già rubato Hailey..." si aspettava di sentirlo ridere,sorridere, imbarazzarsi o almeno muovere un muscolo, ma era un ghiacciolo e non per il freddo, anche lui ora doveva dire una cosa per la prima volta a qualcuno, era il suo turno.
"No, vivo con Kaitlin Cooper" "Dimmi che scherzi" si fece seria sciogliendosi dal suo abbraccio e lasciò che il vento asciugasse le lacrime al suo posto.
Prevedeva che si sarebbe arrabbiata, o almeno non ne sarebbe stata felice, provò a spiegarsi con la gola ancora secca: "Mi hanno chiamato, credevo fosse qualcosa che riguardasse il mio di affidamento, non avevo voglia di chiamare Sandy, sono andato e me la sono trovata davanti, potevo lasciarla lì, ma non esistono sempre persone come i Cohen... non esistono altre persone come loro"
"Ryan" era sconsolata, sconsolata di vederlo così, così capace di mettersi nei guai per tirare fuori gli altri "Ha una mamma..." "Anch'io... ma..." "I Cohen sono persone adulte" "Mi sento meno in colpa" lo disse non rendendosi conto che non lo stava dicendo solo a se stesso, ma Summer non le voleva sentire quelle parole, lo chiamò ancora quasi a voler fermare il suono della sua voce.
Summer ebbe paura, paura che non stesse davvero meglio, glielo disse come aveva fatto nei giorni di tanti anni fa, quando Ryan studiava giorno e notte quasi credendo che prima avesse preso la laurea prima sarebbe stato tutto un brutto sogno.
"Non è che se ti prendi cura di Kaitlin torna Marissa" non voleva essere dura ma aveva paura che non fosse cambiato nulla. "Forse un pò torno io.." era pieno di dubbi e avrebbe voluto darle più certezze, ma non ne aveva nemmeno una. "Marissa non l'avrebbe lasciata là" aggiunse quasi a cercare una piccola conferma di stare fecendo la cosa giusta. "Si, ma non sarebbe stata nemmeno contenta di portarsela a casa..." disse lei con gli occhi lucidi. Certo che era così. "Pallaalpiede" fece Summer, Ryan sorrise, non era una cosa bella ma era così che Marissa chiamava Kaitlin parlando con la sua migliore amica "Se devono fare figli per poi accollarmeli possono anche usare precauzioni!" no, decisamente, Marissa era un pò egoista, ma quelle poche persone che entravano nel suo cuore erano destinate a starci per sempre e a non sapere più come fare senza di lei.
Lo disse e basta e lui non voleva nemmeno, ma le parole uscirono come da sole.
“Mi manca tutti i giorni”
“Anche a me”
Summer lo diceva quasi tutti i giorni a qualcuno quanto Marissa le mancasse, oppure lo scriveva da qualche parte o faceva qualcosa per esorcizzare quel dolore, ma Ryan non l’aveva mai detto a nessuno. Ed era stato lui a dirlo per primo. Gli fece un effetto strano sentire la sua voce dire quelle parole e per un istante pensò di scappare via.
Poi in un secondo senti un groppo più grande della sua gola sciogliersi, le lacrime scendere, caldo anche se pioveva come non mai, stava piangendo e questa volta se ne accorse, come si accorse di Summer che per toglierlo immediatamente da quell'immensa vergogna che immotivatamente lo attanagliava lo abbracciò e pianse con lui.
Lei lo avrebbe voluto fare tanto tempo prima, perchè solo loro potevano sapere cosa volesse dire aver perso Marissa, non poteva saperlo Seth e nemmeno nessun altro.
"Ci provo tutti i giorni a ricordare cosa è successo ma non ci riesco..."
Ogni giorno, da quel giorno, ultimamente prendendo a pugni quel sacco da boxe, Ryan ci provava a ricordare cosa fosse successo, ma ricordava solo di essere salito su quella macchina e di essersi risvegliato in ospedale. Nient'altro e l'ultimo ricordo di Marissa sono loro due che litigano nella casetta in piscina, aspetta che arrivi quella scintilla che faccia ricordare qualcosa in più ma non arriva mai.
Questa volta rispetto a quei giorni lo sguardo di Ryan era più presente così gli ripetè quelle parole con la stessa convinzione: "Ryan mi devi ascoltare: Lei era felice, felice di stare con te, era innamorata di te, tu la rendevi felice. Mi devi credere perchè io lo so"
"Si ho capito ma io adesso come faccio?" era questo che si chiedeva tante volte, si sentiva semplicemente perso e Summer non si aspettava che sarebbe andata così, di trovarselo tra le sue braccia a piangere, però per quanto avrebbe voluto un risposta, non l'aveva, non sapeva nemmeno lei come fare, ma adesso che erano insieme e avevano qualcuno con cui condividere tutto questo, sarebbe stato più facile.

Voleva spezzare quella sensazione di imbarazzo che ora immaginava, conoscendolo, provasse e dicendo "non piangere" l'avrebbe solo sottolineata, lo aveva già detto ma questa volta rise nel dirlo e se prima non lo trovava divertente ora pregava che Hailey fosse davvero stata capace di farlo stare bene anche solo qualche secondo.
"E così ti fai la sorella di Kirsten eh?"
Rise anche lui, anche se non sapeva bene di cosa, non c'era nulla da ridere.
S'immaginava che in cuor suo non sarebbe mai riuscita a vedere nessuno a fianco a Ryan, ma ora desiderava solo che lui trovasse qualcuno che lo facesse ridere di nuovo.
"Ti conviene confidarti con me, anche se poi la prendrete sul ridere non credo potrei confidare tuttotuttotuttomapropriotutto a Cohen! Già mi vedo la scena..."
Così fece, anche se in realtà prima di Hailey non aveva molto da raccontare, aveva provato ad uscire con qualche ragazza perchè Luke era così sfinente con queste uscite a quattro, ma senza nemmeno sapere perchè alla prima uscita da soli diceva che la sua ragazza non c'era più come se fosse una cosa che dovevano sapere subito, questo bastava per fare in modo che non ci fossero altre uscite e se non bastava all'uscita successiva troncava lui, consapevole che nessuna avrebbe potuto prendere il suo posto. Solo che con Hailey non aveva dovuto fare nè l'uno nè l'altro... non dovevano mica uscire insieme doveva solo aiutarla per una cosa.
"Bè una ragazza che ti chiama dicendoti se le dai una mano a saldare un debito per cocaina è senza dubbio affascinante!"
"Ma ti ha detto tutto?"
"E' così strano? guarda che quando piango è incredibile quello che la gente può fare per farmi smettere!"
"No è che Hailey è imprevedibile, tutto qua!"
"Si, la zia di Seth è imprevedibile!" non aveva più voglia di fargli il culo quadro anzi, ma era un particolare non trascurabile, però Ryan gli fece una simpatica tenerezza.
"Si lo so, infatti parliamo sempre di lui" Summer lo guardò ancor più divertita.
Ryan sapeva di essere comunque in difetto ma non sapeva come spiegare quella cosa
"Cioè, insomma a lei la mia famiglia sta un pò sulle palle"
"La sua o la tua?!" era divertente vederlo cercare di spiegare qualcosa che molto probabilmente non aveva nemmeno mai spiegato a se stesso, però questa volta era sicuro...
"No, vedi quella non è la famiglia di Hailey, si lo è geneticamente, ma lei è diversa, non è migliore o peggiore, è solo diversa, come una persona che nasce in un posto che non è il suo, con persone che non fanno per lei, insomma quando ne parlavamo, io non riesco a vedere in Kirsten quello che ci vede lei, insomma per me Kirsten è la persona migliore che ci sia al mondo e per lei la peggiore, però è come se
è difficile spiegarti com'è Hailey, credo di non averlo capito nemmeno io!"



E' che con lei stavo bene e basta, so che c'è qualcosa di sbagliato, ma quando stavo con lei riuscivo a stare bene, non era niente di serio, insomma lei è sposata io ho mille problemi, non avevamo pretese, ma quando stavamo insieme bastava..."
"Insomma lei è così... bhè per lei non ci sarebbe stato alcun problema a dire che avevamo questa cosa, se lo avessi detto a Seth o Kirsten o Sandy a lei non sarebbe importato niente, non le importa molto di quello che pensano gli altri... è fatta così"


Non sapevano quante ora fossero rimasti a parlare e qualche volta Ryan pianse ancora, così come Summer ma quando si avviarono verso casa non pioveva più, c'era un arcobaleno, bellissimo. L'arcobaleno più bello che avessero mai visto, nessuno credeva a queste cose, ma entrambi per un attimo pensarono che fosse stata Marissa.
"Andiamo a casa?"
"Ok, ma guarda che Kaitlin Cooper non mi vede di buon occhio... sai tutte le volte che Marissa diceva "mia sorella" parlava di me e non di lei, non doveva essere piacevole!"
"Non vedeva nemmeno me di buon occhio... ora mi fa regali!"
Summer rimase sorpresa in un sorriso quando vide la porta di casa e pensò a tutte le volte che Seth ne aveva parlato, sarebbe bastato così poco.



Seth inserì la chiavetta, era confuso, Anna gli aveva detto che prima o poi avrebbe ringraziato “anche” Luke, poco dopo sul monitor girava un video, non propriamente chiaro e una musica assordante, aveva riconosciuto Ryan e Anna ma dovette mettersi le cuffiette per capire le parole.
“Volevo invitare Seth e Summer, giuro, ma ogni volta, tutte le volte che li vedo non faccio altro che pensare che lei dovrebbe essere lì con loro o con me e mi sembra di sprofondare di nuovo senza possibilità di risalire, non li potevo invitare, vorrei che fossero qui, ma non riuscirei ad averli qui”.






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Capitolo 4
*** Shock! ***


qwqewew Un ricevimento per il nuovo avvio del Nichols Group, l’evento per festeggiare l’acquisizione del progetto più importante da quando Caleb Nichols aveva fondato l’azienda: la ricostruzione della parte edificabile di tutta Newport.
Un lavoro che avrebbe portato via parecchie energie a Kirsten, ma totalmente stimolante, anche se questo comportava l’eliminazione del campo da golf dove era solito giocare suo marito e quindi l’arrivo di un cucciolo di bassotto, per colmare i suoi “hobby” era sempre più certo a casa Cohen.
Oltre alle famiglie più in vista, ci sarebbero stati tutti i probabili acquirenti provenienti da diverse parti del mondo, il fatto che tutte le riviste di architettura ne avrebbero parlato era una cosa buona ma ora riusciva solo a sperare che niente andasse storto, non voleva che la prima domanda dei giornalisti con cui avrebbe avuto interviste il giorno dopo fosse su qualcosa di assurdo.
"Andrà tutto bene" le disse Sandy abbracciandola, non esisteva nessuno che la capisse quanto lui e che facesse ogni gesto nel modo giusto.
"Papà diceva sempre che l'inizio di un progetto è..."
"Fondamentale" concluse lui, che conosceva quella frase a memoria.
Per quanto non andasse d'accordo con Caleb si ritrovava spesso a pensare che se fosse rimasto ancora un pò con loro sua moglie sarebbe stata molto più serena.
"Papà diceva un sacco di stronzate... rilassati!" le disse Hailey prima di uscire, lasciandola sulla porta.



All’arrivo pensò di avere sbagliato posto; come se ci fosse un radar fu subito riconosciuto e i commenti si sprecavano, lo immaginava ma ora lo stava vivendo ed era diverso, per questo trovò il primo bagno e ci si buttò dentro. Era uno di quei bagni bellissimi classico per quei ricevimenti, ci si poteva mangiare da tanto che era ordinato; sapeva di essere agitato, lo capì bene quando fece fatica a togliere le lenti e cambiarle con il paio di occhiali, gli sembrava che i suoi occhi stessero andando a fuoco. Si appoggiò al lavandino per paura di svenire, sentiva le gambe pesanti e leggere allo stesso tempo, s’infilò nel primo gabinetto di corsa giusto per stare solo un po’ e far regolarizzare il respiro.
Seth era seduto nel gabinetto accanto, aveva l’ipod nelle orecchie, dio solo sa quanto trovava noiosi questi eventi e lui doveva esserci per forza: organizzato dalla sua ragazza e per rilanciare il gruppo di famiglia. Non aveva scampo.
Rispetto al solito con la presenza di Hailey si era divertito a prendere in giro tre quarti degl’invitati prima che sua madre li richiamasse all’ordine, poi era riuscito a litigare con Summer per una stupidaggine e infine si era chiuso in quel cesso. Grande serata. “Un’ultima canzone ed esco” era così che si era ascoltato le dodici tracce dell’ultimo album degli Oasis.
Ryan si chiedeva perché ci fosse andato. Quasi certamente perché dava troppo retta alla sua migliore amica, o forse perché non voleva più scappare, per aiutare Summer, per vedere contenta sua madre o per rivedere Hailey. Doveva assolutamente aiutare Summer, l’aveva vista così bisognosa di staccare da Seth e vuotarsi la mente che aveva promesso, avrebbe riallacciato quanto prima i rapporti con suo fratello… ecco perché era lì.
“Incredibile che sia qui” dicevano due ragazzini ai lavandini di quello stesso bagno.
Due o tre commenti sulla faccenda, su Marissa, su quanto fosse bella… sull’aver visto Summer e Ryan che si salutavano… e in un attimo Seth si precipitò fuori, non poteva crederci. Nello stesso istante, dal gabinetto adiacente, Ryan ancor prima che quello finisse la frase scattò fuori come una molla e lo spinse con la faccia contro lo specchio. L’altro ragazzo si mise istintivamente al muro.
“Non farmi male” sarebbe bastato un movimento e la testa di quel ragazzo avrebbe potuto frantumarsi contro il vetro.
“Non sono io quello che picchia dei due!” fece Seth alzando le mani e sperando che tutto non degenerasse, quelle situazioni lo agitavano ancora adesso anche se si trattava solo di due mocciosetti che non avranno avuto nemmeno diciott'anni, sperava non fosse l'unico ad essersene accorto.
“Ma sono sicuro che se ora schizzate via non vi faremo niente e io non userò i miei magici superpoteri!” guardò Ryan che lasciò andare il ragazzo, il quale impaurito sparì subito insieme all’amico.
Ryan si appoggiò di nuovo al lavandino “Ciao” disse riprendendo fiato “Ti nascondi spesso nei bagni?”
“Abbastanza spesso, questi eventi sono noiosi ne vedi uno li vedi tutti”
Ecco la prima cosa da fare, non era pentito solo era difficile dirlo.
Se lo avesse detto subito il proseguimento sarebbe stato migliore, almeno per lui.
“Ti devo dire una cosa” “Una cosa grande” aggiunse subito dopo.
“Che genere di cosa?” domandò Seth un po’ turbato, non sapeva bene se da quello che era appena successo o dalla situazione totalmente inaspettata, non vedeva suo fratello da tempo e anche se esteriormente non lo dava a vedere poteva percepire la sua agitazione nel trovarsi lì.
“Una cosa e basta”
“Spara”
“Ho avuto una mezza storia co…
Nello specchio videro Kirsten comparire alle loro spalle, cercava suo figlio non immaginava di trovarne due, Summer le aveva parlato di una sorpresa, ma pensava a dei fuochi d’artificio a fine serata, questo era molto meglio. Meglio di qualunque cosa.
“Che ci fate qui?” chiese con un gran sorriso pieno di stupore, Seth la guardò divertito, indicando l’insegna sulla porta “Che ci fai tu qui… ti prenderanno per una maniaca!” sapeva di essere nel bagno sbagliato e non voleva passare per maniaca, ma cosa poteva farci se i suoi figli avevano l’insana abitudine di nascondercisi dentro? li pregò di andare al tavolo, per essere certa lì spinse fino a metà strada indicandogli le sedie come fossero bambini e si accorse che tutti gli altri posti erano vuoti, mettere tutta la famiglia allo stesso tavolo durante un evento era sempre stata un’ impresa che solo suo padre riusciva a compiere, ma per una volta fu contenta che suo marito le avesse disobbedito alzandosi…
Lo raggiunse dall’altra parte della sala al buffet dove immaginava fosse, stava ridendo con Hailey e per quanto non le facesse piacere, preferì non indagare sul motivo, la sua felicità superava di gran lunga ogni altro stato d’animo: “Amore, al tavolo, c’è una sorpresa per te! provo a recuperare Summer!”

Il primo pensiero fu che sua moglie avesse la febbre; non voleva alzarsi da quel tavolo dove aveva promesso sarebbe stato ma poi Hailey aveva proposto un “piccolo” giro di perlustrazione per vedere i trip della gente per bene, una cosa stupida che facevano, ma così divertente… al primo posto avevano messo “quella che con le sue protesi ci sfama l’ Africa” e di solito Kirsten non tollera vederlo fare comunella con Hailey, ma questa volta sembrava non averci neppure fatto caso, si precipitò al tavolo per vedere cosa avesse quell’effetto a dir poco magico.
Pensò che fosse un miraggio o qualcosa di molto simile. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, ma ora era reale...
 “Ma… cioè… ciao!”
Lo salutò con un caloroso abbraccio, era ormai passato più di un mese da quella cena e pensava lo avrebbe rivisto chissà quando.
“Vi siete già presentati? lui è il marito di Hailey”
Per ora Seth si era limitato a un sacco di battute su quanto fosse vecchio e ricco e lui stava lì ad ascoltare, perché era bello sentirlo fare battute, anche se la metà le aveva già sentite dalla presunta moglie.
“Steve Morris”
“Ryan Cohen”
Famiglia Cohen” diceva il foglietto posto al centro del tavolo. Ed era proprio così.
Un sorriso si dipinse su più volti. Sandy non era uno che si emozionava facilmente, ma quando in macchina quella sera, di ritorno da Portland dopo la cena, Kirsten non resistendo aveva subito tolto la tesi della borsa e si era fermata a fissare la copertina imbambolata, non poté fare altro che inchiodare con la macchina a sua volta.
Aveva cambiato cognome e sentirglielo dire così con la massima naturalezza era una specie di orgoglio da padre che non si poteva spiegare e soprattutto sapeva che il più felice era Seth. Suo figlio non aveva commentato, ma di certo aveva sbirciato quella tesi che appositamente avevano lasciato sul mobile della cucina, era certo che Seth aveva letto anche la dedica e che l’ordine dei nomi non era casuale:
“A Seth, Sandy e Kirsten, le prime persone che hanno creduto in me, la mia famiglia”.

Poteva ritenersi soddisfatta, era rimasto un unico posto libero, quello di Summer e solo perché era impegnata a fare in modo che andasse tutto per il verso giusto, non ci fu verso di toglierla da tutte le cose che stava controllando, ma la perfezione per Kirsten c’era già: i suoi figli erano lì, non desiderava nient’altro.
Anche Sandy era felice, quella era la sua famiglia, bè Steve era un pò un intruso, lo aveva visto tre volte in tutto e non sapeva nulla di lui, certo è uno degli azionari più famosi di tutto il Texas, quelle poche volte che ci aveva parlato si era trovato a disagio, non sapeva neppure perché ci parlasse, era un matrimonio di convenienza cosa poteva chiedergli?
Non chiedergli nulla... sicuro in tutta la vita gli hai parlato più tu di quanto abbia fatto io! è un matrimoniofake!” gli aveva candidamente risposto Hailey, prima di uscire di casa, mentre si infilava la fede che metteva solo in quelle occasioni, facendo contorcere Seth delle risate; a lei piaceva farlo ridere, soprattutto se considerava che di lì a poco si sarebbe preso un palo in piena faccia, a lei piaceva farlo divertire sempre, anche se quel termine aveva portato ad una discussione con sua sorella.
“E’ fantastico essere tutti qui no?”
“Direi! è il ricevimento più importante degl’ultimi vent’anni anni!” fece Steve di rimando.
Era ovvio che sarebbe successo, come il sole d’estate, Seth si passò una mano sulla testa e infilzò con lo sguardo suo padre, se forse non avesse usato quel aggettivo indefinito sua madre non si sarebbe ricordata della presenza di Hailey e avrebbe continuato a fissare orgogliosa lui e Ryan.
“Puoi evitare di essere annoiata?”
“Come posso evitarlo se lo sono?”
Quella bomba a orologeria che s’innescava ogni volta che stavano nello stesso raggio per più di dieci minuti era esplosa un’altra volta.
“Non farmi fare figure con gli amici di papà”
“Non dirò a quella signora che con una delle sue protesi ci sfama l’Africa, se proprio ci tieni” rispose lei ricordando e indicando la famosa tizia, Seth voleva evitare, aveva ancora impresso quello schiaffo, di cui poi non aveva trovato modo di parlare con sua madre e l’ultima volta che aveva provato a sedare una discussione tra loro non era andata bene, ma questa volta non era solo, aveva Ryan:
“Ehi, quanto tempo è che non vedi Hailey?”
“Anni”
“Secoli”
“Infinito?” aggiunse lui senza sapere il perché, il tentativo di cambiare discorso era fallito miseramente, certo suo fratello e sua zia avrebbero potuto aiutarlo un po’ di più…
“Mostra un minimo d’interesse, almeno durante la presentazione”
Hailey, guardò per aria, c’era forse un manuale che spiegava come si facesse a mostrarsi interessati?
“Senti: ti giuro che l’interesse per questa cosa mi sgorga nelle vene, dio riesci ad accontentarti del fatto che sono qui?”
Era questo che non sopportava, ogni volta che partecipava a queste cose sembrava facesse una grazia al mondo.
“Guarda che tu non fai un favore a nessuno a essere qui, tu devi essere qui”
“Io non devo proprio niente e se mi dici un'altra volta che devo qualcosa a qualcuno che vegeta qui prendo il microfono e dico quello che penso di papà, accontentati della mia noia”
“Perché non ci date un taglio?” a Sandy non piaceva affatto intromettersi, ma se fossero andate avanti così avrebbero catturato l’attenzione di tutti e non voleva che sua moglie si rovinasse la serata più importante solo perché nessuna delle due sapeva frenarsi.
“Io mi stavo facendo i fatti miei”
“E’ proprio quello il problema”
Ecco appunto. Non si sarebbe mai abituato a questo loro spasmodico bisogno di avere l’ultima parola su ogni cosa e Steve non lo aiutava per niente, certo se avesse detto qualcosa probabilmente il suo matrimonio oltre ad essere finto sarebbe anche finito.
“Hai almeno dato un occhio alla bozza se ti fanno domande?"
“Si certo che ho dato un occhio; trovo assurdo lasciare del verde di fianco ad un’autostrada che produrrà smog come fosse ossigeno, hai intenzione di costruire anche degli igloo sotto il sole?”
Questa volta fu Seth ad alzare gli occhi al cielo, forse uno schiaffo sarebbe stato meglio, sua madre ci aveva messo circa due anni ad acquisire il progetto e quella che girava per casa era una semplice bozza, su cui però lavorava da quasi un anno e ora arrivava sua zia a fare battute ecologiche come niente fosse, si aspettava di vedere il tavolo ribaltarsi da un momento all’altro.
“Ti spiace se andiamo a parlare di là?”
Si era stancata di quest’altezzosità da anticonformista di sua sorella - non che fosse una novità - ma soprattutto aveva paura, una paura folle che quella mina vagante mandasse a rotoli la serata. Sarebbe stata capace di farlo, aveva perso il conto di quanti ricevimenti avesse rovinato a suo padre, tanto da convincerlo a mandarla dall’altra parte del mondo…
A Ryan spiaceva che Hailey fosse nervosa, forse perché non l’aveva mai vista così, bè tranne l’ultima volta, ma più che nervosa in quel caso gli parve proprio incazzata; si accorse che era terribilmente a disagio; finì con il domandarsi come potesse essere completamente tranquilla mentre gli chiedeva un prestito per saldare un debito per cocaina e totalmente nervosa nello stare con quella che in fondo dovrebbe essere solo la sua famiglia.
“Ti dispiace se andiamo a parlare di là?” Kirsten accentuò di più il tono, questa volta Hailey non poté fare finta di non sentirla e si alzò per allontanarsi con lei, non le dispiacque nemmeno, levarsi da quella situazione così intricata per il suo cervello.
Ryan voleva fare qualcosa per lei o almeno sapere se stesse bene, cercò il suo sguardo un paio di volte senza trovarlo mai, anche se era ovvio avesse altri pensieri, era chiaro lo stesse evitando.
Se Anna lo avesse visto, avrebbe avuto nuovi punti per avvalorare le sue tesi ma Anna è la stessa persona che dice "non bisogna pensare sempre a tutto prima di fare una cosa, a volte è meglio farla e basta".
Ed era giusto si evitassero, erano nel posto sbagliato, il momento era sbagliato, per fare qualunque cosa, ma in fondo non costava niente e non ci avrebbe fatto caso nessuno, il tempo di pensarlo e l'aveva già fatto.
Quando Hailey gli passò vicino per allontanarsi con Kirsten le sfiorò la mano.


Summer in un angolo piuttosto nascosto della sala oltre a lanciare sguardi omicidi a qualche cameriere che non faceva abbastanza bene il suo lavoro si prese un attimo per respirare: era dalla mattina che non si fermava, tutto sembrava funzionare, era così agitata, organizzare un evento del genere, un conto erano le feste per i compleanni della gente ricca, un altro occuparsi di un evento che sarebbe stato ricordato per i prossimi trent'anni. Kirsten aveva insistito tanto, assicurandole che non lo faceva solo perché era la fidanzata di Seth, poi Ryan aveva promesso che se lei si fosse buttata si sarebbe buttato anche lui ed ora eccoli;
Incrociò per sbaglio o forse no, il suo sguardo, così senza attendere risposta, prese Ryan e se lo portò sulla pista da ballo, certa se ne fosse accorto anche lui.
“Come va?”
“Non bene”
“Sei un pezzo di ghiaccio”
“Come fai a stare qui?” chiese accentuando l’ultima parola come se quel “qui” dovesse essere infinitamente famigliare a entrambi.
“Abitudine? devi solo aspettare una mezzoretta succederà qualcosa di più eccitante, tipo un ubriaco che vomita da qualche parte e il fatto che tu sia qui passerà in secondo piano”
La guardò poco convinto. Cosa poteva esserci di più interessante per dei pettegoli arricchiti di Ryan Atwood che ritorna a Newport dopo la morte di Marissa Cooper?
“Fidati, c’è sempre qualcosa di più interessante… se vuoi, prendo il microfono e dico che ti fai Hailey Nichols, sai che botto!”
Lo sentì ridere appena e non c’era nulla di divertente in realtà, era colpa di Summer e di come diceva le cose.
“Dopo parlo con Seth” la rassicurò.
“Grazie, anche perché tra cinque giorni parto e quindi…” lasciò la frase sospesa, consapevole che avrebbe dovuto lasciarlo e voleva farlo quanto prima... se da una parte aveva la morte nel cuore per com’erano andate le cose, dall’altra non vedeva l’ora di staccare e partire, questa volta era il suo turno e Ryan lo aveva capito, lui si era preso fin troppo tempo e poi era così determinata che non avrebbe mai cambiato idea.
Aveva deciso di non dirgli la destinazione, per paura di ritrovarsi Cohen sottocasa e lui, la discrezione fatta a persona, non gliel’avrebbe mai chiesta, ma in fondo sarebbe stata una cosa carina da fargli sapere.
“Vado in Irlanda!”
Doveva essere un bel posto, Ryan sarebbe dovuto andarci con Hailey ed altri suoi amici prima che succedesse di Kaitlin e gli sarebbe piaciuto un sacco, ma poi avrebbe dovuto dirle così tante cose che…
“Acumeportamivia, lo so che ha una casa, infatti vado là” disse lei con naturalezza.
“Lei non la può usare, ora è presa con il lavoro, è stata così gentile da prestarmela…”
Non ne era stupito, in fondo Hailey era la persona più gentile che conoscesse, se poteva far star bene una persona o regalare un sorriso lo avrebbe sempre fatto, di questo era sicuro, era una delle cose che gli piacevano di lei, lui non era così bravo a regalare sorrisi e felicità.
Strabuzzò gli occhi. Forse era il cognome a rendere lenta la comprensione del cervello femminile.
“Pensi davvero che mi presti casa sua perché le sto simpatica? vediamo: Seth è l’unico motivo per cui ogni tanto si palesa qui e io lo sto per lasciare, io adoro sua sorella e lei la odia, io sono il prototipo della ragazza ricca e viziata, tutto ciò che a quanto pare schifa dal profondo… penso che sia carina con me solo perché tu hai speso buone parole nei miei riguardi!”
”Io ho speso buone parole per te? dav-ve-ro-?”
“Ooh si! e con più persone! altrimenti non mi spiego perché Kaitlin Cooper mi abbia passato il succo senza prima sputarci dentro”
Kaitlin la mattina era stata educata con lei, non certo amichevole, ma educata, ed era già un ottimo risultato comprendeva la sua ostilità, ma se lei e Marissa erano come sorelle cosa poteva farci?
"Sembra tutto a posto no?" era sicuro che Summer ce l'avrebbe fatta, quando gli aveva detto di essersi buttata nel lavoro, pensò che se lo aveva fatto con la stessa foga con cui lui si era buttato sullo studio, quella serata dovesse essere estremamente importante, per questo era lì, per dargli tutto il suo appoggio. Se si fossero rialzati sarebbe stato insieme e se fossero caduti sarebbe stato ugualmente insieme.
"Hai visto Hailey? ti sembra in procinto di fare qualche cazzata?"
"Che domanda è?" Ryan strizzò gli occhi
"Non ne ho idea, ma sai, Kirsten mi ha fatto mettere due camerieri in più per controllarla ed è un pò inquietante, anche il signor Nichols lo faceva sempre... io avrei evitato ma Kirsten è più preoccupata dalla sua presenza che da qualsiasi altra cosa..."

Nonostante lei fosse almeno cento volte più brava di lui a non darlo a vedere, ora sapeva che anche Summer aveva, come lui dei momenti in cui si ritrovava a pensare che se ci fosse stata Marissa una cosa assolutamente difficile sarebbe stata la più facile del mondo.
"Chino voleva essere un complimento?"
Scrollò le spalle, era solo una cosa che aveva notato e sapeva che il merito era suo, effettivamente poteva scegliere altro.
"Fammi capire tra tutti i complimenti che potevi farmi per un ricevimento del genere scegli di dirmi che i cessi sono molto puliti?"
poi rise, era decisamente buffo vedere quanto volesse essere carino, non riuscendo a trovare le parole giuste, ma in fondo era lì per lei e quella notte a Portland era stato quanto di più chiaro ci potesse essere per entrambi.
"Hai capito no quello che volevo dire..."
"Si, ma è divertente vederti così..." rise di nuovo.
Per quanto era un piacere vederla un filo più rilassata, pensò di rendersi utile, le fece notare che c’era davvero un cameriere che stava sputando, nei cocktel però, nello sguardo di Summer che si avventava sul malcapitato aveva visto almeno venti modi per trucidare quel “Ragazzetto brufoloso”.


“I mille modi in cui può svoltare una serataaa” era una specie di motto che usava Luke per raccontare le cose a lui e Martin, una specie di incipit che finiva con qualche strano aneddoto o qualche strano racconto tra le lenzuola di qualche ragazza.
Quando tu ti prefissi un’idea su come devono andare le cose e poi succede tutt’altro.
Lui non l’aveva mai usato e Martin meno che mai, ma forse a questo giro sarebbe stato il suo turno.
Aveva deciso di cercare Seth, gli avrebbe parlato, chiesto se potevano tornare ad avere un rapporto e sarebbe tornato a Portland sperando non lo odiasse, per la storia di Hailey; questo era il piano.
Era all’entrata, di solito lui e Seth si trovavano lì, uscivano dall’entrata.
Solo che invece di Seth aveva trovato Julie Cooper, ubriaca e delirante.
Hailey l’aveva salvato, molto di più che saldare un debito per droga e aveva salvato quel party, quella serata: aveva preso la macchina, convito Julie a salirci senza dare nell’occhio -cosa per niente facile- aveva assecondato i suoi deliri e i suoi insulti a Ryan semplicemente prendendola in giro e smorzando il tutto, l’aveva portata a casa ed era riuscita anche a non litigare con Aron Fishman, il nuovo marito di Julie, un tipo poco simpatico che non si era accorto sua moglie fosse uscita da casa.
Lui l’aveva solo assecondata come un automa, uno spettatore il cui film è la sua vita.


Seth ci aveva pensato a lungo in quei giorni, dare una possibilità a Ryan o no.
Aveva rivisto quel filmato quante volte? cento? duecento? come se da quel minuto e tredici di video potesse vedere cinque anni di silenzio. Dopo quella sera non aveva più sentito Anna, le aveva mandato un messaggio ma lei non aveva risposto, sapeva che il loro rapporto era così, cinque ore ogni tre anni per loro valevano più di ventiquattro ore tutti i giorni. Durante la loro cena non aveva scoperto molto di Ryan, proprio nulla in verità Anna evadeva ogni domanda come solo lei sapeva fare e lo aveva lasciato con quel filmato. Poi era arrivata la tesi, aveva provato a leggerla un po’ di notte, quando sua madre la lasciava incustodita, ma oltre a non capirci nulla si fermava solo all’intestazione e alla dedica, in fondo si dice sia quello l’importante di una tesi...doveva ammettere almeno a se stesso che era felice che avesse cambiato cognome, lui un tempo ci teneva tanto che Ryan lo facesse… e ora era lì, insomma era lì in carne e ossa, avrebbe potuto chiuderlo in una stanza e raccontargli gli ultimi cinque anni della sua vita, a dire il vero moriva dalla voglia di farlo… e poi si fidava di Anna, per questo scelse di andarlo a cercare.
Sapeva dove alloggiava ed era pronto, a patto che anche a lui interessasse davvero sapere della sua vita.


Si fece lasciare davanti all’hotel non si sarebbe fermato per la notte, aveva previsto di provare a rimanere anche per la colazione, ma sarebbe tornato a Portland, non vedeva l’ora di sentire le lamentele di Kaitlin perché quel casco per capelli in realtà non è per nulla diverso da un casco normale, poi forse avrebbe cercato Seth.
Ora erano da soli e lui si sentì istintivamente meglio, come succedeva sempre. La guardò per un attimo, pensò che per quanto odiasse doversi mettere elegante era davvero bella, doveva proprio essere sfinita per aver lasciato persino scegliere il vestito ad altri, quel vestito blu le stava benissimo, ma lei odiava il blu.
Era bellissima se doveva essere sincero. Non le aveva mai fatto quel genere di complimenti e iniziare ora sarebbe stato... stupido.
“Parliamo un po’?” il suo tono fu un sussurro nonostante fossero soli, quasi volesse cancellare i modi decisamente bruschi usati le ultime volte che si erano visti.

La vide rabbrividire per il freddo e le diede la sua giacca. Lei sorrise. Gli piaceva vederla sorridere e quella sera non era mai capitato.
“Grazie per…”
“Figurati, mi fa piacere portare Julie Cooper a casa perché ubriaca persa che ci racconta di suo marito impotente, così mi sento davvero a Newport! fino ad ora è stato tutto tranquillo, troppo, il massimo della vita è stato Sandy che ha cambiato il colore della tavola da surf!”
Ryan sorrise, insomma fino a poco fa stava su una macchina con Julie Cooper che l'attimo prima gli diceva avrebbe ammazzato anche Kaitlin e poi che era un bravo ragazzo…totalmente invasata. Ora era semplicemente sereno, per la prima volta in tutta la sera, in tutto il giorno, sarebbe stato ore a parlare con Hailey di qualunque cosa. A volte capitava passassero nottate intere a parlare, non erano molte le persone con cui gli piaceva confrontarsi ma con lei sì, non aveva mai conosciuto una persona così intelligente nel modo di pensare e non solo, credeva che Hailey nella vita sarebbe potuta riuscire in qualunque cosa.
“Dov’è che sei sparita?” glielo chiese solo perché certo di poterlo fare.
Lei fece finta di pensarci su, catturando il suo sorriso.
“Io devo esserci a questi eventi, ma poi a un certo punto devo sparire!”
Anche lui aveva provato la voglia di sparire più volte in quella serata.
Questa volta restò lì a rispondere al telefono, ormai immaginava Hailey sapesse tutto e aveva visto Kaitlin, quindi non aveva alcun senso allontanarsi.
L’aveva chiamato solo per augurargli la buonanotte e per assicurarsi stesse bene, per una volta evitò di essere opprimente, era con Anna e quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi.
“Fai la cosa giusta con Kaitlin” disse quando lui stava rimettendo in tasca il cellulare. Sapeva che aveva bisogno di quelle parole ma visto che lo pensava veramente dirlo non fu difficile; lo stimava davvero, lei riusciva a malapena a prendersi cura di se stessa, non doveva essere stato semplice scegliere di prendersi cura di una persona da un giorno all’altro.
“Crescere con uno tra Julie e Jimmy equivale a schizzare fuori di testa” spiegò Ryan togliendo le mani dalle tasche.
“Come scegliere tra una colonscopia e una rettoscopia” precisò lei, risero per la scelta della metafora quanto più azzeccata.
La verità era che a Hailey oltre a non esserne capace, non andava di rendere l’atmosfera tesa, era stata una serata pesante per entrambi e stavano bene così.
Ryan fu felice di essere lì e tutto si sarebbe aspettato quella sera ma non di essere felice e spensierato anche per un solo istante… gli fu però chiaro che stavano chiudendo un qualcosa che non aveva nome ma che comunque aveva fatto parte della sua vita per quasi due anni e voleva dirglielo di Marissa, avrebbe voluto dirlo prima… e invece era finita come Anna aveva detto: “Se non glielo dici tu finirà che lo saprà da altri” non era importante prima, ma ora avrebbe voluto tornare indietro per poterglielo dire.
Tutta quella schifosa situazione di gente che ne aveva parlato e Julie Cooper in macchina che vaneggiava gli aveva almeno facilitato il compito, così come se fosse tutto implicito lo disse: “E visto che hai scoperto perché sono andato via da Newport, ti sarà più chiaro anche il perché sono qui: non mi piace lasciarmi male con le persone”
Hailey fu presa in contropiede, così dovette inventarsi una cazzata. Disse la prima che le venne in mente e non ne aveva mai detta una così grande.
 “Voglio riprendere i rapporti con la mia famiglia e non credo che venire a letto con te sia un buon presupposto per guardare negl’occhi mia sorella”
“Tu e Kirsten avete tanto da ricostruire e avete già perso troppo tempo ma… davvero!?” era a dir poco incredulo. Così lei s’inventò una cazzata ancor più grande.
Era brava in questo. Raccontare una versione alternativa. “Quando siamo uscite, ci siamo chiarite su un po’ di cose e abbiamo deciso di riprendere il nostro rapporto, ricostruirlo…” era una cosa a cui nessuno avrebbe creduto, nessuno tranne lui.
In realtà era semplicemente stata nella sala degli abiti a giocare a Ruzzle e messaggiare con le sue amiche, ma non gli dispiaceva, aggiungere un merito alla visione già idilliaca che lui aveva di Kirsten.
“Sono contento… ti accorgerai che… è fantastica” in quelle parole poteva sentire tutta la sincerità del mondo, per questo guardò altrove, non avrebbe mai e poi mai pensato una cosa del genere di sua sorella, aveva sempre evitato di parlar male di lei con Ryan, l’unica volta che successe litigarono come mai nella vita, ma era sicuramente l’ultima persona con cui avrebbe riallacciato un rapporto, se avesse potuto avrebbe rotto anche quel poco che c’era.
"Così Summer..."
"E' una brava ragazza... anche se mi ha piazzato due camerieri addosso"
"Era moolto dispiaciuta, avrebbe evitato! era anche convinta non te ne accorgessi"
"E' un pò ingenua" aggiunse, cosciente che Hailey non era una a cui la si faceva facilmente.
Non c'erano molti motivi per cui Ryan tornasse a Newport, quindi il motivo era quello, ma lei era tranquilla, quasi divertita.
"Credevo che poi quando sarebbe successo non saresti stata davvero tranquilla" disse ridendo, era incredibile. Non che lui fosse agitato, ma nemmeno così calmo.
Lei non era tranquilla, ma per altri motivi. Aveva deciso a sedici anni che non le sarebbe importato niente di quello che pensavano gli altri e poi aveva abituato Seth ad aspettarsi qualunque cosa da lei e soprattutto sapeva che Seth le avrebbe sempre voluto bene perchè era l'unica persona per cui finiva a Newport.
"Da me non si aspetta niente, visto che ci siamo persi per colpa mia"
"Non sempre deve esserci una colpa,
magari non vi siete mai persi"
Sorrise, erano poche parole a cui però gli sarebbe piaciuto credere.
Sandy, Kirsten. Seth e Summer. Quanto fosse stata gentile a prestarle casa.
Kaitlin. Quanto fosse difficile tenere il suo passo.
Luke e la sua nuova idea mensile, fare il pompiere e quella divertentissima cena piena di frecciatine su di loro che lo ha portato alla gloria.
Suo marito. Un simpatico vecchio. O un vecchio simpatico.
E poi Newport. I ricevimenti di Newport, era divertente dirle che ne aveva salvato uno. Non le era mai capitato e questo macchiava un pò il suo curriculum. E Hailey ci teneva a quel curriculum...
"Domani parleranno lo stesso più di me che di te"
"Non credo proprio" disse Ryan sicuro.
"A tutti gli eventi a cui ho partecipato ho combinato qualcosa, invece ieri niente, questo fa più notizia che qualsiasi altra cosa, fidati"
"Mi sento quasi in colpa, magari fai ancora in tempo..."
"Non l'ho rovinato, ma nemmeno salvato... dai... insomma non dire più così"
"Okok" rise lui alzando le mani. "Però... un pò lo hai salvato..."
Ryan si divertiva, stava lì appoggiato alla moto a prenderla in giro, senza nemmeno ricordarsi di essere a Newport.
"Puoi dire a Kirsten che siamo andati a letto insieme ma non che ho salvato quella cosa..." "Anzi... soprattutto a Seth, deve credere che io stavo stendendo un tappeto rosso per far entrare Julie Cooper..."
Ryan li aveva proprio esauriti tutti gli argomenti per restare ancora lì con lei. Rimaneva solo quanto fosse bella la luna ma non era il caso, per questo continuava a prenderla in giro perché si lasciava prendere in giro, non aveva mai conosciuto una persona così poco permalosa e poi la sua risata è bella e coinvolgente.

Doveva essere un bacio casto e puro ed inizialmente fu così, ma poi, forse entrambi, pensarono che sarebbe stato l’ultimo. Nonostante la giacca rabbrividì ancor di più, il freddo non centrava niente.
“E’ solo che tu…”
“Ti prego non lo fare, non guardarmi con occhi diversi perché mi è morta la ragazza”
Si fermarono dopo un tempo imprecisato, solo perché non avevano più fiato.
Sussurravano. Tenendo le fronti vicine.
Se fosse riuscita a guardarlo in quel modo sarebbe stato tutto più facile.
E ci aveva provato tutta la sera, mentre tutti ne parlavano a pensare a lui in quel senso.
In realtà non c'era un modo preciso di parlare di queste cose per loro, passavano da una cosa stupida a una cosa del tutto seria e visto che non stavano insieme era normale che qualunque cosa fosse potesse finire in qualsiasi modo.
Anche con un bacio.



Non poteva credere a quel che stava vedendo, a dir la verità pensava di svenire.
O di schiantarsi in macchina, o anche solo di non riuscire più a cancellare quell’immagine dalla sua mente.


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Capitolo 5
*** Game Over? ***


Mi scuso per l'enorme ritardo, spero che il capitolo possa in qulache modo ripagare :)
Ringrazio Zade e DanyDF per le recensioni e chiunque regala una lettura!
A presto!




Rewind.

“Questa cosa del locale “via di fuga” è una grande idea!” le aveva detto Kirsten, che troppo bene conosceva la gente ricca di Newport.
Summer ad ogni ricevimento teneva una sala per ogni evenienza, l’aveva deciso dopo che le era capitato che un tipo vomitasse in mezzo alla sala, quello era stato l’evento meno riuscito della sua carriera, fortunatamente era solo il compleanno della sua matrigna, ma da quel momento decise di attuare questa cosa, di solito qualche suo collaboratore ci portava qualche ubriaco, prima che desse spettacolo.
L’aveva trovato nelle cucine che pregava duecento cuochi di uscire e loro che ridevano di lui, per poi chiedersi cosa ci facesse una come lei con Seth Cohen e ogni volta che succedeva avrebbe volentieri ficcato la testa di quegli idioti nel cesso.
Per questo l’aveva trascinato in quella sala.
 “Cohen stavo lavorando” doveva servire lo spumante ed è da sempre una delle cose più difficili da fare in questi ricevimenti, stappare cinquecento bottiglie in diversi punti della sala all’unisono, camerieri che versano lo spumante nei bicchieri senza far danni e senza catturare l’attenzione che doveva essere tutta per Kirsten.
“A…allucinante Ryan!” a Seth sembrava che la sua voce nemmeno uscisse, forse perché Summer pareva non dargli minimamente retta, presa a scrivere e spuntare non si sa cosa su un foglio. Si piazzò davanti levandole la cartelletta dalle mani, obbligandola a concedergli tutta la sua attenzione; voleva solo dire questa cosa a qualcuno, alla sua ragazza.
“Come un idiota avevo pensato di andare da lui per parlare, sai, ha insistito tutta la sera così tanto…” il tono era pieno di delusione, ma Summer, almeno dentro di sé, fu felice, Ryan stava facendo quella cosa solo per lei, per un attimo ripensò a loro due davanti all’arcobaleno e un po’ di malinconia la invase, se Marissa fosse stata lì non sarebbe finita in una cucina quasi vuota con una vocina in testa a ricordarle che doveva lasciarlo. Aveva pensato alla sua migliore amica più in quella sera che in cinque anni, probabilmente se ci fosse stata, per farla stare tranquilla le avrebbe dato qualche superalcolico, ma di certo non si sarebbe trovata in quello schifo di situazione.
“Ancora non ci credo!mi sembra assurdo!” faticava ad articolare una frase, non faceva altro che rivedere la scena e non riusciva a stare fermo.
“Cohen devo tornare di là” per quanto lo vedesse agitato, aveva sinceramente fretta, nel suo lavoro bisogna sempre avere sottocontrollo tutto per tutto il tempo e lei ora non aveva sottocontrollo niente.
“C’era Ryan che si stava baciando con Hailey -mangiò quasi le parole come se dicendole velocemente potesse cancellare quello che aveva visto-Assurdo!allucinante!ma ti rendi conto??!”
Non disse nulla, cercando di mostrarsi stupita, se uno non le avesse pianto tra le braccia e l’altra non le prestasse casa per uscire dal mondo sicuramente avrebbe preso a sberle almeno uno dei due; non tanto per la tempistica di merda che il destino aveva riservato, quanto perché parlando con lei avevano fatto i distaccati di ‘sta cippa, non aveva capito molto bene come fosse il loro rapporto ma che fossero attratti l’uno dall’altra le era chiaro.
Prese una bottiglietta d’acqua dalla borsa che portava sempre con sé in queste occasioni e la passò a Seth, lo fece sedere, conoscendolo sarebbe potuto davvero svenire: “Prendi fiato, io devo tornare di là” ma Seth gli si piazzò davanti di nuovo, completamente perso nei suoi viaggi mentali che un tempo la facevano tanto divertire e con quello sguardo che sembrava supplicarla di non mollarlo nelle sue mille paranoie.
“E se hanno dei figli?”
Summer guardò per aria, insomma lui era serio. Sorrise.
“Ryan e Hailey non hanno figli”
“E’ una specie d’incesto”
Provò a spiegargli le cose ovvie, senza entrare troppo nel resto della questione: che Ryan non era veramente suo fratello, anzi che fino a una settimana fa non lo considerava nemmeno più parte della sua vita, sapeva che non diceva sul serio ma non poteva dimenticare tutti i discorsi fatti da cinque anni a quel momento.
I discorsi che l’avevano sfinita e allontanata da lui… che se avesse avuto una zia come tutti gli altri, non giovane, un po’ folle e decisamente bella… ma in fondo non era proprio quello che a lui piaceva e lo faceva sentire tanto speciale?
Seth spalancò gli occhi e senza volerlo alzò la voce, possibile che non riuscisse mai a comprenderlo? “Si può sapere perché stai minimizzando? voglio dire non ti sconvolge la cosa?!”
Certo l’aveva sconvolta e molto quando l’aveva scoperto, ma ora non ci vedeva niente di male, se non una grossa sfiga nel fatto che Seth li avesse beccati mentre stavano chiudendo anche se non è molto normale chiudere baciandosi. A dire il vero non aveva ben capito cosa fosse la normalità né per Ryan né per Hailey.
Prese anche lei uno scatolone e anche se poi avrebbe dovuto fare i conti con la polvere sull’uniforme bianco, si sedette accanto a lui:
“Cohen dai, non sei tu che mi racconti sempre che la tua popolarità scolastica impennava quando Hailey veniva a prenderti a scuola? è una bella ragazza…”
Seth la guardò allucinato. Forse non aveva capito o pensava a uno scherzo.
“La lingua di Ryan era nella sua bocca!”
Non voleva minimizzare, ma non sapeva proprio cosa fare o dire e il suo pensiero era altrove, voleva solo chiuderla alla svelta.
“Hai idea di quello che potrebbe comportare nella mia famiglia?”
Summer ci aveva pensato, immaginando che forse se aveva scelto Hailey non poteva essere solo sesso e poi quel fatto che Ryan fosse più sereno, la persona che aveva visto a Portland sembrava solo un lontano parente del ragazzo con cui aveva ballato poco prima, ora tutte le assurdità e lo sconcerto iniziale erano scomparse.
Anche Seth ora ci pensava o meglio, non ci riusciva nemmeno immaginando la reazione di sua madre se mai lo avesse saputo.
“Cosa vuoi che comporti?”
“Non lo so… qualunque cosa. Lei è sposata”
“Con quel vecchio? bllleeeah”
Il cellulare di Seth prese a vibrare e lui non aveva alcuna voglia di rispondere, era tipo la ventesima chiamata per questo aveva messo la vibrazione, prese l’acqua e fece per versarla sopra, se non avesse avuto bisogno di bere lo avrebbe fatto, provò ad aprire uno dei lavandini ma l’acqua lì dentro era staccata e Seth era goffo.
Anche l’auricolare di Summer iniziò ad illuminarsi nel buio della stanza, cercò di non farci caso, cercò di pensare a lui e non a quello che poteva succedere fuori.
“Non fai prima a rispondergli?”
“Si certo ora rispondo e gli chiedo com’è scoparsi mia zia, che dici è un buon argomento per ripartire?” fece lui sarcastico e totalmente arrabbiato.
Pensava fosse superficiale. Aveva provato mille volte a spiegargli che le cose non possono andare sempre come vuole lui, neanche fosse un bambino e aveva finito la pazienza: “Hai rotto le palle anni, a-n-n-i- perché non si faceva vedere, sentire e qualunque cosa, ora che lo fa…” perché doveva essere sempre tutto immensamente complicato?
Lui stava per ripeterle ancora quella frase, lei gli parlò sopra: “Magari ha una spiegazione!”
“Una spiegazione -voleva quasi ridere- vediamo, mia madre l’ha tolto dal nulla e fatto diventare una persona decente e lui si scopa sua sorella, dici che esiste una spiegazione per questo?” prese fiato e sentire ancora difese su difese a Ryan non era giusto. Non era giusto e lo faceva innervosire. Era lui quello che era rimasto. Quello che aveva visto la tristezza negl’occhi di sua madre, era lui che vedeva sua madre a volte dimenticarsi e apparecchiare la colazione per quattro…
“Non me lo dire, ora arriva la solita giustificazione che permette a Ryan di fare tutto…”
Lei non ci stava nemmeno pensando, ed era un sollievo non riuscire a pensarci per qualche secondo, ma era riuscito un’altra volta…fu lei a fermarlo prima che nominasse Marissa, aveva una serata da portare a termine e se avesse intrapreso quel discorso, non ci sarebbe mai riuscita, ne era certa, se solo avesse sentito il suo nome questa volta sarebbe finita al tappeto.
“Cohen devo lavorare” disse semplicemente, non pensando alle sue frasi di poco prima, riprese le sue cuffie che avevano preso ad illuminarsi più frequentemente, segno che qualcuno aveva davvero bisogno di qualcosa. Di solito erano i più inesperti che si agitavano per stronzate cui nessuno faceva caso, pregò che fosse così anche questa volta.
“E’ tutto quello che sai dire? io sono sconvolto e tu devi lavorare?”
Nell’altra sala c’era il ricevimento più importante degli ultimi cinquant’anni e lei non era là, la preoccupazione la invase, certo che doveva essere altrove, che voleva essere altrove. Soprattutto se il suo fidanzato non riusciva a capire che non doveva parlare di Marissa quel giorno, quella sera, in quel momento e in quel modo. A volte aveva l’impressione che per lui fosse quasi una giustificazione alla vita, il fatto che lei fosse morta e non un immenso dolore che lei e Ryan avrebbero dovuto affrontare tutti i giorni. Non era il momento di litigare.
“Tu lo sapevi?” lo chiese come se in quel momento ne avesse già la conferma.
“Tu lo sapevi” ripeté altre tre o quattro volte, ma la domanda era diventata un’affermazione.
Ecco perché non ne era sconvolta. Ecco perché non era sconvolta da una cosa che avrebbe quanto meno turbato chiunque, lui la conosceva e non era sembrata davvero colpita.
“Non è niente, ora ti sembra una cosa insormontabile, ma non.. chiama Ryan”
Non sapeva mentire. Summer non era capace e in quel momento sarebbe stato utile.
Poi, avrebbe proprio mentito. Un giorno Marissa le aveva spiegato che c’era differenza tra omettere una cosa e mentire e se n’era andata prima di spiegargliela per bene questa cosa e lei non sapeva proprio come usare questa scusa.
“Ryan e Hailey hanno una storia e tu lo sapevi…dio”
Si sentì fregato dalle uniche persone a cui aveva sempre in ogni momento voluto bene, sempre e comunque e dall’unica persona che avesse amato.
“Io non ho fatto niente!” si difese subito Summer. Odiava quel suo sguardo pieno di disprezzo gratuito. Lei non aveva fatto davvero niente, mica aveva prestato la sua camera a Ryan e Hailey o tenesse il gioco quando si dovevano vedere. Lei in realtà non sapeva nulla di tutta quella storia, forse Luke, forse Anna, forse era con loro che doveva arrabbiarsi non certo con lei.
“Cohen parliamone dopo” ma Seth era arrabbiato non poteva credere che lei glielo avesse nascosto.
“Dopodopodopo dopo quante cose mi metti?”
E lei non poteva credere ora facesse anche la parte del trascurato, da lei che nonostante tutto lo aveva messo sempre prima di qualunque altra cosa. Soprattutto in quei cinque anni. Veniva prima il fatto che Ryan non fosse lì tanto Marissa non avrebbe più potuto essere lì. Veniva prima il suo di lavoro perché era una passione e non un lavoro stupido… “Secondo te quando sono andata da Ryan l’ho fatto solo per me?! -chiese con uno sguardo quasi perso per quanto fosse ovvio il tutto – Idiota!” quel ragazzo le stava facendo salire il sangue al cervello e allo stesso momento una gran voglia di piangere.
“Infatti peccato che tu non abbia convinto me, tu non mi ascolti, io non volevo lui fosse qui e poi chi ti dice che è qui per me? o per mia madre? magari è qui per Hailey… ah, ma tu tutto questo lo sai già!”
Lo aveva scoperto da due minuti e già non ne poteva più.
“E’ qui per me, gliel’ho chiesto io”
Difendeva Ryan per difendere se stessa, per fargli capire quanto fosse difficile tutto quello, ma tanto lui non l’avrebbe capita, non più.
“Così ora siete amiche?
“Ma chi?”
Era così arrabbiato che avesse nascosto una cosa del genere, a lui che non le nascondeva mai niente. A lui che le aveva subito detto della cena con Anna.
Summer dovette aspettare qualche secondo per essere sicura di aver capito bene.
“Dio lo fai sempre. So può sapere perché diventi sempre così fottutamente stronzo? Quando non sai che cosa dire tiri fuori Marissa, ma non lo capisci che mi fai male?!”
“Devo andare a lavorare!”
I toni della discussione si stavano alzando e se al ricevimento nessuno avrebbe sentito grazie alla musica, forse qualche cuoco dall’altra parte del muro si stava divertendo, Seth prese quella cuffia e la scaraventò dall’altra parte della sala, voleva avere la sua attenzione, non chiedeva tanto, solo che lei gli desse retta, lo capisse, gli desse ragione, ma se ne pentì subito dopo, vedendo lo sguardo attonito e triste di Summer. Quello che la faceva soffrire il doppio ogni volta che litigavano era che non aveva una persona che la capisse davvero, parlava con le sue amiche ma nessuna che riuscisse a capirla fino in fondo.
“Io non so neppure quello che sono, sono stata in quella cazzo di casetta in piscina con Hailey piangevo, perché tu mi distruggi, probabilmente si era stancata di vedermi piangere e così mi ha detto quella cosa, io non credevo nemmeno fosse vero!”
“Sai cosa non può essere vero? Che tutto il tuo problema sia tornare a servire champagne a gente ricca invece di stare qui con me a spiegarmi i tuoi comportamenti assurdi!”
Non poteva credere a quelle parole, non sapeva nemmeno come ribattere, lasciò solamente che gli occhi gli si riempissero di lacrime.
“Cohen, devo andare, non posso piangere, devo salire di sopra e ci saranno un sacco di persone e…questo è il mio lavoro, lo so che non è niente di entusiasmante, ma è quello che so fare, lavoro a questa serata da mesi e…lo vedi? è inutile non funzioniamo più”
Seth rimase lì, la fece passare, come se capisse solo in quel momento quanto fosse importante quella serata per lei. Aveva capito di aver fatto un casino, un enorme casino, aveva rovinato il giorno più importante, non solo non era riuscito ad aiutarla, ma aveva rovinato tutto.


Aspettare una persona sottocasa dà l’idea di quanto a volte il tempo scorra lentamente, anche se è lo stesso tempo che a volte ci sfugge dalle mani alla velocità della luce.
Improvvisamente Ryan e Hailey che si baciavano erano spariti dalla sua mente e dai suoi occhi, c’era solo Summer e i suoi occhi pieni di lacrime.
In fondo era sempre stato quello il suo problema, vedere le persone che ama stare male, vedere Summer stare male, vedere Summer piangere e non avere la soluzione.
Se avesse potuto scegliere a chi ridare Marissa per cinque minuti lui avrebbe scelto Summer, lui avrebbe sempre scelto Summer. Poteva fare a meno di Ryan ma solo perché aveva Summer, ma non avrebbe mai potuto fare a meno di Summer.
La vide arrivare con Timothy, un babbeo che lavorava con lei, le sbavava sempre dietro quel cretino, ma a lui non importava, lo trovava normale, Summer è la ragazza più bella del mondo. Era bellissima anche dopo aver lavorato fino alle sette del mattino.
Il tempo non gli era di certo mancato per sperare che mentre loro stavano giù a litigare non fosse successo nulla al piano di sopra.
“Ho provato a pensare quante cose si potevano fare in un party del genere, ma non so quanto tempo ti ho fatto perdere di preciso...” e stava partendo con una fantasiosa lista, che si era scritto sulla mano…
“Non è successo niente, tua madre era felice, è andato tutto bene” rispose piuttosto distaccata. Si era immaginata altri modi, altre parole, altro tutto. Non di lasciarlo davanti a casa, tutto sporco di polvere per quell’assurda cucina, di prima mattina.
“Dovremmo lasciarci… dobbiamo lasciarci, le cose non funzionano più”
“Hai un altro?”
Non era quello che voleva dire, disse così solo perché aveva visto quel cretino e il suo cervello aveva fatto quell’assurda associazione.
“Secondo te ho un altro?” chiese lei piuttosto sbigottita. Non riusciva nemmeno ad immaginare la vita con qualcun altro solo, non la immaginava più con Seth.
“Lo so che ultimamente sono stato distratto da tante cose”
La paura di perderla, era arrivata tutta insieme e avrebbe voluto scusarsi per ogni cosa.
“Non ti amo più” aveva provato ad evitare quelle parole ma Seth sarebbe altrimenti andato avanti all’infinito e voleva porre fine a quello strazio ad entrambi. Era stanca non solo fisicamente, era stanca di tutto, non voleva dormire voleva andarsene.
Gli disse semplicemente le sue sensazioni. Non voleva che si umiliasse o facesse scenate stupide, perché Seth non se lo meritava.
Così come non meritava un amore a metà.
“Siamo lontani Seth”
“Non siamo lontani, siamo sempre noi, possiamo sposarci, anche adesso!”
“Non voglio sposarmi e tu non vuoi sposarti adesso, Seth per favore non rendere tutto più difficile, ti prego” disse con le lacrime agl’occhi.
Lei non aveva molte sicurezze e l’unica che aveva era che Marissa sarebbe stata sua testimone di nozze o qualcosa del genere e poi la soluzione che era riuscita a trovare era quella di non sposarsi.
Il problema è che un giorno o l’altro Ryan sarebbe tornato e Marissa no.
“Non siamo noi quelli che si sposano a Las Vegas. Tu vuoi una chiesa, l’abito bianco e tutte le persone che ami lì”
“No no no…io voglio te, ovunque e sempre, possiamo anche non sposarci, possiamo fare tutto quello che vuoi!”
“Voglio stare da sola”
“Allora stiamo soli” Seth aveva capito il senso delle parole, ma non voleva, la stava perdendo e non voleva “Stiamo soli ma insieme” si affrettò ad aggiungere, una frase che non aveva molto senso in effetti, ma avrebbe detto qualunque cosa per poter sistemare le cose.
Provò ad abbracciarla, Summer si scioglieva come neve al sole con i suoi abbracci, ma questa volta si spostò, non poteva crederci che fosse finita.





Aveva annullato tutti gli impegni per quei giorni e prenotato il primo volo disponibile per quella giornata stessa, non aveva chiuso ancora occhio, sentiva la stanchezza ma ora voleva solo andare via, aveva preparato la valigia in fretta e furia, mettendoci cose a caso, la fortuna di avere una famiglia ricca è che puoi spostarti e ricomprare tutto una volta arrivata.
Gli sembrava di aver fatto qualcosa di buono prima di lasciarli, Kirsten le era sembrata davvero soddisfatta, anche se in realtà era stata la presenza di Ryan a fare tutto.
Era certa che se non stesse soffrendo più di Seth, almeno soffriva quanto lui nel lasciarlo. Non è vero che chi lascia non soffre. Però lei sapeva che lasciare Seth era diverso. Perché Seth era speciale, così speciale che non si può stare con lui se non gli puoi dare il 100%. Era cosciente che stava lasciando un porto sicuro, il porto più bello e sicuro del mondo, ma sapeva anche perché lo stava facendo, per ritrovarsi. Voleva tornare a sorridere e aveva sperato fosse Seth a ridarle il sorriso e invece lui non ci aveva nemmeno provato.
“Finirà così: Tu e Ryan passate la vostra esistenza a litigare tutti i minuti e non vi lascerete mai e io e Cohen che non litighiamo mai finiremo con il lasciarci”
“Di sicuro lo lascerai tu. Cohen non ti lascerà mai”
Le capitava spesso di ripensare a cose che le diceva Marissa, di certo era più sveglia di lei, aveva previsto tutto.
Il decollo dell’aereo sperò fosse anche un nuovo inizio, per una vita più serena.
















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