Life OC di Urlandocontroilcielo (/viewuser.php?uid=520364)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Voglia di famiglia ***
Capitolo 3: *** La laurea di Ryan ***
Capitolo 4: *** Shock! ***
Capitolo 5: *** Game Over? ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
I
lampioni fuori illuminavano attraverso la finestra il tavolo in
penombra dove stavano sorseggiando un drink, lei raccontava
dell’ultimo viaggio in Cina, lui ascoltava affascinato, dalla
Cina e da lei.
“Che scusa
hai usato questa volta?”
“Seduta
speciale del corso di massaggi”
Camminavano tranquilli
per il corridoio dell’albergo, di tanto in tanto lui le
sfiorava la mano fino a quando la porta si chiuse.
Ora erano soli in una
stanza, in meno di due secondi si ritrovò con la schiena
appoggiata alla porta e Ryan.
Le era mancato da
morire e se non avesse avuto paura di complicare ancor di
più le cose glielo avrebbe detto. Lo
guardò negl’occhi era visibilmente eccitato.
Non che lei non lo
fosse, ma lui che se ne stava lì tra le sue gambe a
riempirla di attenzioni, la mandava fuori di testa.
“Ryan”
aveva già il respiro corto e questo succedeva solo con lui.
“Che
c’è?” Chiese senza guardarla e
continuando a torturarle il collo, dopotutto se l’era
cercata, non aveva fatto altro che stuzzicarlo durante la cena, ma ora
non ce la faceva più.
“Il
letto”
“Sto
così bene qui” il tono ironico la fece sorridere e
pensare che fosse anche un po’ stronzo, ma forse fosse stato
per lui, l’avrebbe davvero fatto contro la porta.
Con un colpo secco
fece scendere la zip del vestito che lei lancio lontano. Non era tipo
da complimenti mentre lo facevano, ma come la guardava, le bastava.
“Non
lasciarmi segni”
“Guarda che
sono io quella sposata…”
“Ho la
laurea tra qualche giorno”
“Certe volte
mi dimentico che vai all’università”
“E io che
sei la zia di Seth, eccitante no?”
“Tu da
morire”
Il suono di un
cellulare interruppe quella situazione così piacevole, lei
fece finta di nulla, o forse stava davvero iniziando ad annullare tutto
il resto quando erano insieme.
Lui si
scusò un attimo e uscì dalla stanza, lei rimase a
dir poco perplessa era tipo da non sentire niente e nessuno soprattutto
se stavano per fare sesso.
Si buttò
sul letto, per recuperare un po’ di lucidità. Il
pensiero che ultimamente lui fosse strano si faceva sempre
più spazio nella sua testa: rispondeva meno alle sue
telefonate, sembrava evasivo, diceva di essere impegnato con la tesi e
poteva benissimo essere così, Ryan stava riuscendo a
laurearsi con anticipo in architettura. Era riuscito a dare tutti gli
esami e non solo, nei tempi prestabiliti, passando di corso in corso,
dando più esami a sessione e la media voto del trenta,
durante la cena le aveva anche detto che aveva aumentato i turni nel
ristorante del padre di Luke, eppure c’era qualcosa che non
la convinceva a pieno.
Dieci minuti dopo lo
vide rientrare sorridente e questo bastò per spazzare via
ogni paranoia che le stava attanagliando il cervello:
“Allora
lo vuoi questo massaggio? Così la tua sarà solo
una mezza bugia”
Alcune volte Ryan se
ne usciva con queste cose che la spiazzavano totalmente, in fondo
nell’ultimo anno per vederlo aveva raccontato così
tante bugie che non era certo quello il problema, così le
bastò un sorriso come risposta.
“E’
uno degli alberghi più costosi di tutta Portland... e la
crema per massaggi è nel terzo cassetto del mobile sulla
destra di ogni stanza”
“Allora non
sono la prima ragazza che porti”
“Come sei
maliziosa: vivere per cinque anni con Luke e il suo padre omosessuale a
quanto pare ha dei vantaggi nella scelta di posti carini”
“Sei
veramente capace di fare massaggi?”
“Questa
è la prima volta”
“Bè
io mi fido, girati”
“Ti ho
già visto nuda” disse con fare sarcasticamente
ovvio.
“Sì,
ma ora è per un massaggio, è diverso”
La vide quasi
imbarazzata, ma era inutile iniziare una discussione così
obbedì alzando le braccia in segno di resa.
“Spero di
essere l’unica cui fai questi massaggi”si
ritrovò a dire poco dopo.
Ad un tratto ha
intrecciato la sua mano a quella di lei mentre con l’altra
continuava a salire e scendere per tutta la spina dorsale, quando poi
aggiunse i baci sul collo, poteva sentire il suo respiro vicino al suo
orecchio, era decisamente troppo.
“Ti
voglio”
La voleva davvero
quella bocca per lei.
Mentre lui scalciava
via pantaloni e boxer lei continuava a mordicchiargli il labbro. Lo
sentiva e lo voleva così tanto, che di tutto il resto non le
importava più niente.
Ancor prima
dell’alba Ryan si stava rivestendo. Sarebbe dovuto essere a
casa per le otto del mattino.
“Ehi, non
volevo svegliarti”
“Scappi?”
“E’
tardi, ho delle cose da fare”
Si girò
verso il comodino, la sveglia segnava le sei. C’era qualcosa
che non andava, il dubbio continuava a frullargli in testa e questo
rovinava la cena, le risate, il massaggio e la notte fantastica,
lasciando posto alle paranoie abbandonate la sera prima.
Tirò un sospiro e si accorse che non era affatto un buon
risveglio anche perché lui se ne stava andando e questo per
lei diventava sempre più difficile.
Si girò e
passandosi una mano sugl’occhi, mentre lui si rimetteva la
camicia, ha iniziato un discorso che non sapeva a cosa avrebbe portato
ma era già colmo di rabbia:
“Dobbiamo
parlare”
“Che
c’è?”
“E’
obbligatorio vederci sempre così?” Il tono era
accusatorio, stupidamente visto che quella sposata è lei.
“Che
problema hai?”
“E’
un motel e non sono una puttana”
“Preferisci
in macchina?” chiese con un pizzico d’ironia mentre
si allacciava i bottoni della camicia.
“Perché
non possiamo più fare a casa tua?”
“Ci sono
stati cambiamenti, vivo con altre persone”
“Hai una
fidanzata?”
“No, ma il
nostro accordo non era “una domanda ogni
tanto”?”
“C’è
qualche problema? Posso aiutarti?”
“Non
c’è niente davvero, sono solo occupato con lo
studio”
La vide davvero
preoccupata, provò a baciarla ma lei si tirò
indietro.
“Sandy e
Kirsten saranno contentissimi”
“Non lo
sanno e sei pregata di non farglielo sapere”
“Non li
inviterai?” Era stupita, ma lo sarebbe stato chiunque.
“No”
Non riusciva a capire, erano così tante le cose che non
capiva di lui e altrettanti i momenti in cui sembrava capire tutto, che
la mandavano in tilt, perché lui non spiegava mai niente.
“Hanno fatto
tanto per te e… te l’hanno pagata loro
l’università”
“Mi piace
questo tuo lato morale che ogni tanto spunta fuori… Dopo
tutto sei piena di moralità… Tradisci tuo marito
con me, menti a tua sorella che non vedi da anni, ma ricordi a me che
è lei a pagarmi gli studi...”
Non voleva essere
bastardo ma odiava affrontare questi discorsi così.
“E Seth e
Summer?”
“Non ci
saranno nemmeno loro, finite le domande?”
“Stai
sbagliando”
“Nessuno ti
ha chiesto un parere”
“Devo
chiederti il permesso per dirti quello che penso?”
“Dio come
sei, per una cena ti prendi il diritto di iniziare a dare giudizi sulla
mia vita?”
Prima che potesse
rispondere, era già sparito sbattendo la porta.
L’aveva
lasciata lì, ancora una volta. Sprofondò nelle
lenzuola finché non senti bussare, escludeva che lui
tornasse indietro, anche perché aveva sentito il motore
della moto partire, quando aprì la porta, si
ritrovò davanti il cameriere con un carrello pieno di cose
da mangiare e un rosa rossa con un bigliettino.
Improvvisamente si
sentì quasi in colpa, per pensarsi una puttana era trattata
piuttosto bene.
Ormai erano quasi due
anni che aveva istaurato questa specie di relazione con Hailey, spesso
si chiedeva come l’avrebbe presa Seth se lo avesse saputo, se
sarebbe uscito con uno dei suoi: “Aspetta... quindi ti fai
mia zia?!”
Arrivato davanti casa
di Luke, si limitò a una suonata di clacson e Kaitlin
arrivò quasi subito.
“Eri a farti
una ragazza o a fare a botte con qualcuno? O entrambe le
cose?”
“Magari
né l’uno né l’altro”
Si chiedeva come
facesse a mettere ironia su qualunque cosa.
“Questo
casco comunque mi rovina sempre i capelli! Dici che non lo vendono un
casco che non spettina?”
Sbuffando la ragazza
si mise il casco si aggrappò a Ryan, lui però,
dopo poco fece inversione con la moto.
Ok, Ryan riusciva a
riderne, questa scena del casco poi la ripetevano tutte le mattine.
Si fermò
davanti al più grande centro commerciale di tutta Portland.
“Niente
scuola oggi”
“Che gran
figata!” Rispose lei abbracciandolo.
Gli sembrava giusto,
insomma vivano insieme da quasi sei mesi e Kaitlin non gli aveva dato
il minimo problema anzi, alle volte quando studiava fino a tardi, era
lei a cucinare per lui, certo era ancora tutto all’inizio e
non voleva illudersi che fosse semplice ma si sentiva di aver fatto la
scelta giusta.
Iniziarono a girare i
vari negozi, anche se l’unica cosa che girava a Ryan era la
testa, invece lei sembrava esserci nata in quel centro commerciale.
“Ma ci sei
già stata?” Chiese un po’ sconcertato,
si limitava a seguirla da un negozio all’altro, cercando di
tenere lo stesso passo, nel tempo che lei guardava una vetrina lui ne
aveva già guardate sei.
“No
perché?”
“Scusa come
fai a orientarti?” A lui sembrava di essere sempre allo
stesso punto o forse erano solo tanti negozi tutti uguali.
“Ho passato
l’infanzia a girare per centri commerciali comprando le cose
più inutili del mondo solo per il gusto di spendere soldi,
essere la figlia di Julie Cooper ha anche dei vantaggi”
“Bene allora
dove troviamo le vernici per ritinteggiare casa?”
“Non lo so,
da noi venivano a ritinteggiarci casa” disse mentre guardava
la mappa del centro posizionata tra varie panchine tutte occupate da
bambini con gelati in mano e qualche genitore esasperato “E
molto probabilmente mia madre si faceva l’imbianchino e i
suoi operai tutti insieme” aggiunse subito dopo.
Mentre aspettava ai
tavolini fuori dal centro Ryan diede un occhio al cellulare, non
c’erano telefonate, né messaggi, era passato poco
tempo e forse era ancora arrabbiata anche se non capiva per cosa, la
loro relazione non era certo fatta per capire era fatta per non
pensare, ma sapeva di aver sbagliato nel dirle certe cose.
“Il
fattorino ci porta le vernici nel pomeriggio”
“Che?”
Lei gli porse il
gelato e scotendo la testa precisò subito “Certo
che sapevo dov’era il reparto vernici, ma volevo scegliere io
i colori di casa”
“E che
colori hai scelto?”
“Per la mia
camera fucsia, il resto sarà a sorpresa”
“Non mi
piacciono le sorprese”
“In sole tre
ore ho scoperto che ti piace il gelato al cioccolato e non ti piacciono
le sorprese più di quanto ho scoperto negl’ultimi
sei mesi, lo shopping aiuta più te che me!”
Il silenzio non era il
massimo e poi erano mesi che voleva chiederglielo, pregò che
un gelato al pistacchio le desse quel coraggio.
“Ti sei
pentito?”
“Bè
sei ore per scegliere una maglia blu tinta unita, forse un
po’ si”
“Intendevo
di tutto” precisò lei diventando improvvisamente
seria.
“Non mi sono
pentito proprio di niente”
Ryan è
così non ti dice mai più di quel che chiedi.
“Certo che a
voler scambiare due parole con te si fa fatica”
“Lo so, tu
però parli troppo”
“E tu troppo
poco, ci compensiamo alla grande”
“Io
cercherò di parlare un po’ di
più”
L’aveva
ripromesso a se stesso un centinaio di volte da quando aveva deciso di
accettare l’affidamento e si sentiva in colpa per non
riuscire mai a farlo.
Da qualche parte
doveva iniziare e sperava che il gelato al coccolato lo aiutasse.
“Dai
approfitta della giornata che vuoi sapere?”
Stava rischiando
conoscendo Kaitlin avrebbe potuto chiedergli qualunque cosa.
“Quando ti
sei sposato con mia sorella?”
Per poco non gli
scivolò il gelato tra le mani.
“Quelli
della casa famiglia mi dissero che potevo chiamarti perché
eri a tutti gli effetti un mio parente…”
“A Las
Vegas”
“Forte!
E’ proprio come nei film? Vai la è
c’è un tipo che ti sposa subito?”
“Sì,
ma tu non lo fare”
“Ma scherzi,
il giorno in cui mi sposerò ti taglieranno le
palle”
“Nel senso
che non ti sposerai mai, voglio sperare”
“Certo, a
mia madre sarà venuto un infarto”
Ryan si ricordava quel
giorno nei minimi particolari e solo parlandone gli sembrava di
riviverlo, Kaitlin lo risvegliò dal torpore in cui per
qualche attimo si perse.
“Che palle
è già finito il momento
“domande”?”
“Tua madre
non lo sa”
“Cioè
vi siete sposati e non lo avete detto a nessuno?”
“Così
doveva essere, ma Summer lo saprà di sicuro”
Era andata piuttosto
bene per essere la prima volta che parlavano un po’ di
più.
“Sto bene
qui, penso di non essere mai stata così serena in vita mia,
puoi stare più tranquillo”
“Se ci sono
problemi me lo devi dire sempre”
“Lo
so, ora posso abbracciarti?”
Lo fece ancor prima
che lui potesse rispondere, sussurrando un
“grazie”, immaginando il suo imbarazzo quando si
sciolse dall’abbraccio tornò a prenderlo in giro
come sempre.
“Comunque tu
sei uomo, non puoi capire le scelte per quanto riguarda i
vestiti”
“La commessa
secondo me dopo essere riuscita a servirti chiede
l’aumento”
“Uuuh ma
allora è vero che quando c’è la luna
piena Ryan Atwood è simpatico…”
“Ti va bene
che non c’è quasi mai”
Lo guardava dalla
macchina e tutto sembrava meno che avesse in testa la laurea. Era fuori
da un centro commerciale con una ragazza molto giovane, sembravano
affiatati, scherzavano.
Si sentiva scema, non
era mai stata gelosa, anche perché non avevano mai parlato
di queste cose, ma il fatto che lui le avesse mentito la faceva
imbestialire, non c’era motivo di farlo, poteva benissimo
dirle che aveva una fidanzata.
In un attimo
ripensò a tutto, a quando lo aveva chiamato la prima volta.
Aveva un debito da
pagare con un tipo poco raccomandabile e non poteva certo chiedere a
Seth di accennarlo a sua madre. L’ultima volta che
l’aveva visto era stato al funerale di suo padre, era andato
con Marissa a farle le condoglianze ed erano stati tutto il giorno a
casa Cohen per occuparsi di tutte le cose a cui Kirsten in quel momento
non poteva pensare, ma sapeva certo tutta la sua storia e sperava che
le desse una mano, altrimenti l’alternativa sarebbe stata
chiamare Sandy e parlare di droga ad un avvocato, marito di tua
sorella, non era il massimo della vita.
Rimase un
po’ basita quando lui le disse che ora stava a Portland, ma
le sembrò subito predisposto ad aiutarla, così si
diedero appuntamento in un locale carino e tranquillo. Quando lo vide
entrare non fu nemmeno sicura fosse lui, le sembrò una
persona totalmente diversa: aveva il fisico molto più
scolpito, i capelli molto più corti e la barba piuttosto
pronunciata, ha sempre mostrato più anno di Seth, ma
sembrava averne dieci di più.
Aveva ascoltato lei
che gli parlava di questo tizio che era uscito di prigione e che quando
era giovane le aveva dato della roba e ora voleva i soldi, lui non era
affatto turbato, veniva da Chino.
“Poi ti
ridò tutto con gli interessi. Se dico a mio marito che da
giovane tiravo di coca addio soldi”.
Quando aveva finito di
sperperare la sua parte di eredità in viaggi, non poteva
certo chiedere altri soldi a sua sorella, non aveva più
diciotto anni e la predica di Kirsten voleva evitarla, decise di
sposare Jack, molto più vecchio di lei ma anche ricco
sfondato. Le era sembrata la soluzione più semplice.
“Basta che
non diamo problemi a casa”
Ryan le aveva
semplicemente risposto “Sono d’accordo, voglio che
Sandy e Kirsten abbiano meno problemi possibile” .
Così si
vedevano ogni volta che Hailey riusciva a spillare al marito qualcosa.
Erano serate tranquille e con il tempo non si parlò
più di casa, di Newport ma sembravano due semplici persone,
parlavano molto di qualsiasi cosa, dopotutto per avere venticinque e
trentadue anni ne avevano di avventure da raccontarsi.
“Allora
brindiamo al fatto di aver risolto questo problema senza aver creato
casini a casa” brindare con coca light non era molto
trasgressivo ma vista la poca attitudine di entrambi per gli alcolici
era la cosa più normale.
“Giusto”
“Non avrei
mai pensato che ci saremmo riusciti”
“Grazie per
la fiducia, la prossima volta chiama Seth”
“Credo che
questo sia il primo casino che risolvo senza chiedere a casa”
“Io credo
sia il primo che risolvo e basta”
L’aveva
riaccompagnata in moto fino a casa ed era la prima volta che lo faceva,
di solito chiamava un taxi, una volta arrivati erano stati ancora un
po’ fuori a parlare parlavano di tutte le cose successe in
quei mesi si soffermarono scherzando su quel giorno in cui Ryan era
convinto di non passare un esame e poi prese tenta e quella stessa sera
andò a consegnare dei soldi ad una filippina che parlava
solo cinese.
Gli veniva da ridere
solo ripensandoci. Doveva essere una cosa losca ma non lo fu affatto,
la signora tirò fuori anche un traduttore.
“E’
tardi è meglio se vado”
“E’
meglio se resti”
Era per quello che ora
si trovava davanti a una porta.
Suonò un
paio di volte il campanello e la stessa ragazza che vide con lui al
centro commerciale le aprì mentre si toglieva le cuffie.
“Ciao
c’è Ryan?”
“Si te lo
chiamo!” La ragazza sparì per un attimo e lei si
guardò intorno: c’era un plastico, dei fogli e
libri impignati sul tavolo molto probabilmente riguardavano la tesi, un
arredamento completamente diverso e una tv con schermo gigante,
insomma, dall’ultima volta che c’era stata sembrava
essere passato un uragano.
“Vieni
entra, forse sta facendo un po’ di palestra e magari ha la
musica nelle orecchie”
“Sono in
doccia un attimooo”
“E’
in doccia ha finito la palestra” le disse con fare
accogliente.
“Tu chi
sei?”
“Ketlin
Cooper tu?”
“La sorella
di Marissa?”
Non le dava fastidio.
Era abituata da sempre a essere riconosciuta così, ma certo
preferiva quando era la sorella della ragazza più in voga di
Newport che la sorella della ragazza morta in un incidente.
Comunque il quel caso
non sapeva che rispondere, qualcuno la salvò dalla
situazione complicata, un fattorino comparve e chiese di Ryan, che
proprio in quel momento spuntò alle sue spalle, indossava
dei jeans e una maglietta al contrario.
Ci rimase di sasso nel
trovarla lì.
Il fattorino andava di
fretta e in rapida successione elencò le cose che nel
frattempo scaricava, c’erano dei bidoni di vernice, un casco,
e un sacco da boxe.
“Mi hai
comprato il casco che non spettina?” Dal suo sguardo sembrava
le avesse regalato la cosa più bella del mondo e in un
attimo si fiondò ad abbracciarlo. Doveva abituarsi a questa
cosa degli abbracci, decisamente.
“Mi hai
comprato un sacco da boxe?” disse lui con sguardo tra
l’incredulo e l’evasivo.
“Ho sempre
saputo che ti piace fare a botte, cioè potresti scaricare il
nervoso!”
“Allora dove
lo piazzo?” chiese con una certa fretta il fattorino.
“Dentro?
”rispose la ragazzina prendendosi gioco di lui e facendogli
strada, appena la porta si chiuse Ryan si ritrovò faccia a
faccia.
“Ciao”
“Che ci fai
qui?” Era scocciato, sapeva che non si erano lasciati bene,
ma non era la prima volta e trovava spropositato il piombare
lì in quel modo, soprattutto dal momento che aveva detto a
chiare lettere che si sarebbero visti da altre parti.
“Dovevo
parlarti”
“Il telefono
non lo sai usare?”
Voleva chiarire, ma il
tono acido che usò lui la face scattare come una molla.
Era lui quello che
l’aveva gonfiata di bugie.
“Dai, se
è una cosa lunga, andiamo da qualche parte”
“Qual
è il tuo problema?”
“Sei tu. Io
non ti ho mai fatto improvvisate a casa”
Tentava di credere che
non avesse una fidanzata, ma tutto lasciava pensare il contrario.
“Cos’è
la vita con Marissa non è abbastanza appagante?”
Se lui in due anni
avesse trovato la forza il coraggio e la voglia di dirle che Marissa
era morta ora non si troverebbe in questa situazione.
“Strano
perché l’ultima volta a casa Cohen sembravate
andare alla grande”
Improvvisamente non
riuscì a rispondere come se le immagini prendessero il
sopravvento sulle parole.
Non era colpa sua lei
non lo sapeva.
“Centro
commerciale, bar, shopping”
“Mi hai
seguito?”
“E tu mi hai
mentito?”
“E’
assurdo che tu mi abbia seguito”
“Infatti mi
sembra assurda tutta questa cosa” disse lei recuperando la
calma e calibrando le parole “Sono venuta fin qui per rompere
questa cosa, l’aver scoperto che tu mi abbia detto delle
palle ha spostato l’attenzione ma il motivo era
questo”
Fu una doccia fredda e
lo percepì anche lei dallo sguardo che però non
si scompose più di tanto “Ok, ma il motivo?
Così per curiosità”
“E il tuo di
motivo? Non mi sembra sia la tesi”
Ryan rimase zitto,
lasciò il vuoto, con quella risposta l’aveva
fregato, ma lui non disse niente e la lasciò andare via
così, senza guardarsi in faccia.
Newport Beach.
Nella casa lussuosa
della famiglia Cohen Kirsten sistemava la casetta in piscina.
O quello che ne
rimaneva, Seth aveva deciso di trasformarla in una “sala
della musica” ed era rimasto solo un divano letto, contornato
da mixer, strumenti, casse e amplificatori.
Seth osservava sua
madre dalla finestra interna e ogni volta che vedeva quella scena, si
sentiva arrabbiato, come non lo era mai stato. Ogni volta si
riprometteva che la volta successiva la delusione non avrebbe preso il
sopravvento e invece, accadeva sempre.
Ryan non era
più la stessa persona e tutti ormai avevano accettato questa
cosa, era come andare a sbattere contro un muro e chi ci provava ne,
usciva sempre più devastato. Così avevano
semplicemente smesso.
Quel giorno
però lo ricordava come fosse ieri.
Aveva lasciato un
biglietto sul tavolo di casa Cohen, dove in poche righe spiegava di
volersi trasferire a Portland da Luke.
I suoi genitori ne
furono sollevati, visto che per un po’ avevano sospettato
avesse preso una brutta strada salvo poi scoprire che passava quasi
tutto il tempo sui libri in un bar fuori Newport.
Aveva pensato che
avrebbero mantenuto lo stesso un rapporto, lui avrebbe rielaborato il
lutto e poi sarebbe tornato, dava per certo che non lo avrebbe lasciato
solo. Lui aveva fatto di tutto per aiutare Ryan in quei mesi, ma
più si avvicinava più lui si allontanava, non
immaginava sarebbe stato per sempre, invece piano piano si è
fatto sentire sempre meno, fino a chiedergli di non chiamarlo
più e ora c’è la telefonata alle feste
e il messaggino al compleanno.
Questo è
quello che resta.
Il suono del
campanello lo distolse dai pensieri, aveva appuntamento con Summer,
sarebbero andati a cena fuori per il loro anniversario.
“Volevo
organizzare qualcosa di meglio di una stupida cena, ma con
l’assunzione ero così agitato”
“Ti agiti
sempre per niente, Cohen”
“E’
vero per farmi passare l’ansia ho pensato a com’ero
agitato la prima volta che ci siamo parlati e mi sono sentito calmo e
rilassato”
La senti ridere e la sua
risata per lui era la cosa più bella del mondo.
Note:
Una Fanfic su The Oc, riprende all' incirca dalla fine della terza
serie, con qualche modifica, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto!
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Capitolo 2 *** Voglia di famiglia ***
bnbnb
Era stanco. Felice ma
esausto. Un architetto felice ma esausto a dir la verità.
Realizzava forse solo in quel momento di essersi laureato con il
massimo dei voti.
Con un gran vociare tutto intorno, seduto al tavolo del ristorante
più bello di Portland, stava realizzando di avercela fatta.
Un sorriso gli uscì spontaneo. Era riuscito in qualcosa nella vita.
Non poteva essere completamente felice, era questo a offuscare un
pensiero che doveva essere solo bello.
Aveva lì con lui Luke ei suoi genitori che in qualche modo ora
erano anche un pò la sua famiglia, aveva passato con loro gli ultimi
cinque
anni ed erano persone cui voleva bene, ma la cena per festeggiare la
sua laurea nella sua mente se l’era sempre immaginata diversa:
una cosa tranquilla a casa Cohen con Sandy e Kirsten, Seth, Summer e
Marissa. Avrebbe lasciato che Kirsten si avvicinasse ai fornelli e
cucinasse per loro correndo il rischio di non mangiare nulla, poi si
sarebbero spostati nella casetta in piscina e forse sul tardi avrebbero
fatto il bagno…
Si tolse la cravatta, ogni volta che pensava a queste cose, sembrava
sentisse mancare il respiro. Solo che non riusciva a non pensarci. Si
passò ancora una volta la mano nella tasca, gli sembrava di
stare meglio.
Luke non era scemo, vero, certe volte gli piaceva darne
l’impressione, così la gente si sarebbe stupita quando avrebbe fatto
qualcosa di normale. Era stato superficiale
durante l’adolescenza ma dopo essere stato messo alla porta
perché aveva un padre omosessuale, era cambiato radicalmente,
certo persisteva la sua parte festaiola, ma sapeva quando essere serio
e quello era uno di quei momenti.
Non ci voleva una scienza a capire cosa stesse passando nella testa di
Ryan, lo guardava da lontano, se ne stava lì con lo sguardo
perso nel vuoto… ed entrambi non erano bravi con le parole, le
poche volte che aveva provato a parlare con Ryan di Marissa si era
preso solo silenzio, ma era così ovvio che stesse pensando a lei
in quel momento… era giusto, ma doveva essere una giornata
felice, non malinconica e lui sapeva come fare, per la prima volta
c’era bisogno di ciò che gli riusciva meglio.
Prese un cucchiaino e lo batté un paio di volte sul bicchiere
catturando l’attenzione dei presenti, propose “un ultimo
brindisi all’architetto che avrebbe progettato le loro nuove
case” e senza lasciargli scampo lo portò via.
Sapeva già che si sarebbe preoccupato di Kaitlin ma aveva
risolto con l’aiuto di suo padre, sapeva che avrebbe detto di
essere stanco e non si sarebbe opposto a un veloce rientro a casa.
Infatti, fu così.
“Eddai ti sei appena laureato fai qualcosa di folle” provò a spronarlo
mentre girava la chiave nella toppa.
“Si tipo dormire per i prossimi due gior...”
Ryan non fece in tempo a finire la frase, appena accese la luce di casa
un’ondata lo invase al grido di “sorpresaaa”,
partì una musica assordante e il suo sonno svanì nello
stesso istante.
C’erano almeno trecento persone e riconobbe a malapena qualche suo
compagno di corso già alle prese con boccali di birra e qualche
ragazza cui aveva prestato degli appunti, gli altri non aveva idea di
chi fossero, gente sconosciuta che si congratulava con lui senza
nemmeno sapere perché.
“Festa a sorpresa per l’architetto più figo del
mondooooo” Luke quasi gli staccò un timpano per quanto
urlava.
“Io odio le sorprese”
“Quindi non sei contento di vedermi…”
“Neanche di vedere me? Ho fatto ore di macchina per vederti con questi…
occhiali?”
Era immensamente contento. Uno dei pochi sorrisi veri della giornata,
corse ad abbracciarle.
Erano le sue migliori amiche concretamente diverse ma tremendamente
simili, entrambe riuscivano a lasciarlo senza parole.
“Ma Alexander dov’è? e la settimana bianca?”
Theresa credeva fosse a Chino con il piccolo Alexander, piccolo non
tanto, sette anni e un bambino troppo sveglio. Anna e Martin dovevano
essere in questo viaggio per innamorati o qualcosa del genere… e
invece erano lì.
“Fregato!” gli disse Luke fiero di essere riuscito a
organizzare tutto alle sue spalle. Ed era proprio così, forse
impegnato a pensare ad altro non si era accorto di niente.
“Se mi avessero detto che ti laureavi con il massimo dei voti... ”
“Io lo sapevo, la persona più intelligente che abbia mai incontrato!”
Era una delle classiche feste organizzate da Luke e mentre tutti si
devastavano dimenticandosi il motivo per cui erano lì, Ryan e le
persone cui voleva veramente bene invece si godevano la serata nella
mansarda al piano di sopra in un’apparente tranquillità.
Stavano su un divanetto in disparte: Luke, Anna, il suo fidanzato
Martin
e Theresa. Ryan poteva considerarsi fortunato ed era veramente contento
che fossero lì a ridere dei suoi tre sorrisi.
“Notiziona: Ryan ha sorriso tre volte oggi! E io ho filmato
tutto!” la birra rendeva Luke ancora più esagitato del
solito, iniziava un discorso per poi finire con un altro ed era come
sempre divertente.
“Allora che palle fotofotofoto compromettenti del festeggiato”
“E’ tutto il giorno che mi riprendi e scatti foto, metti
giù quel cellulare, spegni un po’ la videocamera, finirai
con il fonderla” Ryan cercava qualche appiglio mentre beveva coca
cola. Aveva chiesto a Luke di riprendere il suo discorso e lui
l’aveva interpretato come “Riprendi la mia vita per un
giorno” inoltre, blaterava sul fatto che finalmente aveva trovato
la sua strada come regista o fotografo.
“Noi siamo già stati insieme non c’è nulla di compromettente se ci
scatti una foto”
“Nel senso che avete fatto sesso?”
“E’ stato il primo” Theresa stava decisamente
divertendosi nel vedere Luke fuori come una scimmia, per questo lo
stuzzicava.
“Complimenti fratello! E tu? ti sei fatta solo Cohen?”
“E’ il mio migliore amico, quando viene a Pittsburg dorme in stanza con
me”
“Che palle quindi sarà solo una foto ricordo?”
“Luke sei un ragazzo troppo sentimentale” disse Anna prendendolo in
giro prima di mettersi in posa.
Qualche ora e molte chiacchiere dopo Ryan si ritrovò in una
situazione surreale, c’era una ragazza, molto carina a dire il
vero che su una musica sensuale a quanto pare ballava per lui. Era
piuttosto assurdo.
“Chino ti avevo detto che le sorprese non erano finiteeee”
il suo timpano si era ormai arreso al tono festaiolo, ma tra tutte le
cose che poteva immaginare questa non c’era.
“Non ci credo: ti ha invitato una spogliarellista per la tua laurea?”
“Nemmeno a Chino queste cose”
“A Chino non ci laurea” puntualizzò Ryan mentre Theresa e Anna
guardavano sconcertate Luke.
“Bè direi che la “sorpresa” è riuscita! Guarda che sono stato lì a
sceglierla bene”
“Come fosse una macchina?” Martin era divertito, ma quella
scena non faceva per lui, era un tipo estremamente romantico.
“Mi sono visto con lei per ben due volte per assicurarmi che fosse la
persona adatta a te”
“Tipo?” Luke si stravaccò sul divano e
mangiucchiando patatine raccontava il tutto, come si trattasse di un
qualcosa d’intellettuale.
“Si chiama Jasmine, ma forse è un nome fittizio, comunque
fa la spogliarellista perché vuole avere un certo stile di vita,
non perché ha figli da mantenere o sfighe allucinanti,
così Ryan non se la prenderà a cuore ma potrà
essere solo una botta e via”
“Interessante, mi affascina questa tua ricerca continua…” lo canzonò
Anna.
“Tuttavia il buon Ryan è tipo da ragazze affascinanti
anche a livello mentale… infatti, la nostra Jasmine tra uno
strip e l’altro vuole laurearsi in lettere... ”
“Mentre fate sesso le chiederai di Amleto?” chiese Martin ironico.
“E’ un’idea… vedi Anna? il tuo ragazzo ha
buone idee!” continuò Luke mentre si apriva un’altra
birra, nonostante non avesse finito la precedente.
“Scusa cosa ti fa credere che io ci andrò a letto?”
“Hai appena chiuso con la zia di Cohen e Jasmine è perfetta!”
“Avete chiuso?”
“Avete rotto?”
Per averlo confidato solo a loro quattro riuscivano a rendere enfatica
la cosa.
“Non avevamo mai aperto nel modo che intendete voi. Credo che andrò a
conoscere il mio regalo!”
“Fermo qui” Theresa lo riprese per la camicia.
“Jasmine può aspettare”
“Legge Amleto” aggiunse Martin divertendosi e facendo accomodare meglio
la sua ragazza sulle sue ginocchia.
A Ryan non restava altro che raccontare quel poco che era successo.
“Cioè fammi capire stavate per fare sesso e tu l’hai mollata lì per
rispondere al telefono?”
“Che brutta cosa” “Un tempo non lo avresti mai fatto”
“E’ bello avervi come migliori amiche e poi la folle idea
di farvi conoscere, credevo non ci potesse essere niente in comune tra
di voi...”
Theresa e Anna si erano viste solo un paio di volte ai compleanni di
Ryan.
Per la prima era difficile, avendo un figlio concedersi serate con
amici o ragazzi della sua età, ma per Ryan lo faceva volentieri,
lasciava Alex da sua madre e lo raggiungeva, qualche volta anche lui
andava a trovarla a Chino, raramente, ma quei giorni per suo
figlio erano i più belli, adorava Ryan.
Spesso si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se lui fosse rimasto
a Chino con lei, le capitava di pensare che forse lo avrebbe visto
soffrire meno.
Per la seconda stare con Ryan era notevolmente più facile dal
momento che viveva a Portland poco lontano da lui, si vedevano quasi
tutti i giorni, ultimamente un po’ meno, da quando Anna ha
iniziato a lavorare come reporter per un giornale, ma era senza dubbio
con Luke, la persona che più viveva la sua vita e che lo aveva
aiutato a stare meglio; da un paio d’anni poi stava con Martin,
ed era stato proprio lui a presentarli e quella che doveva essere una
semplice conoscenza è diventato un grande amore.
Martin e Ryan si sono conosciuti in palestra perché il primo
gioca basket, alto 1.90, occhi azzurri come il mare, capelli corti neri
e la passione per la musica rap, un bravo ragazzo, così bravo da
far innamorare Anna e non riuscire più a farne a meno.
“Effettivamente rispondere al telefono mentre stai per farti
quella gran gnocca è harakiri… ma poi ti sia fatto
perdonare no?”
“Luke sei sempre più sentimentale, ora lascio Martin e ti sposo”
“Non posso competere! addio!” il suo fidanzato si lasciò andare sul
divano.
“Non stavamo insieme era solo sesso, quindi era ovvio potesse
finire da un momento all’altro, solo sono rimasto
spiazzato” intervenne Ryan come a voler far finire quel discorso.
“Sì, ma prima che tu diventassi il tutore di Kaitlin, ha
provato a uscire con noi, conosci i suoi migliori amici, vi facevate
dei week-end… voglio dire se era solo sesso che bisogno
c’era di tutto questo?”
“Anna sai il tuo ragazzo è... ”
“Stupendo?”
“Stavo per dire fastidioso, forse stupendamente fastidioso?”
Alzò le mani: “Ok, ho capito, vado al piano di sotto a vedere se è
collassato qualcuno”
Martin prese le scale, Luke e Theresa lo seguirono in cerca di cibo,
Theresa non si ubriacava da una vita e mangiare qualcosa avrebbe
aiutato.
Luke certe volte avrebbe voluto provarci con lei, se non fosse che la
sua vita è altrove e non è certo quella in cui si sono
incontrati; A Chino ha un figlio, un lavoro saltuario e non è
certo la ragazza spensierata che vede in un paio di feste.
Anna invece aspettava un momento per stare sola con lui da tutta la
sera, non
era facile parlare con Ryan, ma lei sapeva di poter dire qualsiasi cosa.
Era come se quel giorno al ballo delle debuttanti le avesse dato questo
permesso senza dirglielo. Ryan tolse la mano dalla tasca quasi pensasse
che lei potesse vedere ciò che stringeva fra le mani.
“Sei sicuro di stare bene?”
“Al momento sono solo un po’ ubriaco, senza aver bevuto,
credo di stare scaricando la tensione, il discorso è stato lungo
e… adesso non so cosa fare” lei sapeva, anche senza guardarlo, che
aveva le lacrime
agl’occhi, sapeva anche che a lui dava fastidio, ma soprattutto
sapeva come fare.
“Perché non provi a riprendere in mano la tua vita?”
“Ho paura”
“Lo so, ma è passato del tempo e non sei solo, ci siamo
noi, insomma: Io, Martin, Theresa,
Lukequandoèsano…” riuscì a farlo ridere, ed
era bello sentirlo ridere ogni tanto. Ryan tirò fuori dal
portafoglio un invito. Piuttosto stropicciato, per quanto in quei
giorni l’aveva passato tra le mani.
Negl’anni ne avrà ricevuti un centinaio. Lei ci provava sempre e lui
non andava mai.
Anna, immaginava già di cosa si trattava, girò il foglio
e tracciò con una biro una riga a metà. Scrisse
“pro” da una parte e “contro” dall’altra.
Con Ryan sapeva che bisognava fare così, non erano argomenti
facili, ma per lui erano macigni e lei voleva solo alleggerire la cosa:
“Vediamo…”
“Cose negative se riprendessi i rapporti a Newport…”
“I ricordi e la paura di perdere quel poco di tranquillità
che ho fatto fatica a trovare e poi ora, l’affidamento ho paura
di mandare tutto a puttane… se perdo questa serenità o
quello che è...”
“Cose positive?!” Anna gli regalò un sorriso, dopotutto, era il momento
delle cose positive.
“Volevo invitare Seth e Summer, giuro, ma ogni volta, tutte
le volte che li vedo non faccio altro che pensare che lei dovrebbe
essere lì con loro o con me e mi sembra di sprofondare di nuovo
senza possibilità di risalire, non li potevo invitare, vorrei
che fossero qui, ma non riuscirei ad averli qui”.
Gli mancava il fatto di non avere la sua famiglia lì, se si era
laureato, era grazie a loro, se non fosse stato per loro, probabilmente
avrebbe fatto qualche strana fine, in qualche strano posto.
“Lì volevo qui” si passò una mano tra i
capelli. Aveva deciso di rinunciare per paura di quello che sarebbe
successo e ora non sapeva più se aveva fatto la cosa giusta
oppure no.
Anna gli consigliò di iniziare da qualcosa di semplice.
“Seth mi odia”
“Non ci credo nemmeno se lo vedo”
“Davvero? E come pensi capirà la storia di Heily?”
“Questo è già più strano da spiegare”
stava ridendo, immaginando che Seth sarebbe partito con mille domande a
raffica per superare lo shock.
“Ti diverte?”
“Molto, scusa è la birra, ma anche se Seth
all’inizio si arrabbierà poi, sarà divertente
quando ne parlerete!”
Ryan si slacciò un bottone della camicia, se già aveva
ansia a parlarne così, figuriamoci quando lo avrebbe detto a
Seth.
“Allora come mai avete rotto?” chiese la bionda
distrattamente, mentre si versava della coca cola... “Si si lo so
che non stavate insieme…blabla… come mai avete
chiusoquestacosa?”
“Non lo so, perché ho risposto ad un telefono,
perché stiamo in un albergo, perché non le ho parlato di
Kaitlin… non lo so”
“Sai, tu piaci alle donne, ma non le capisci”
“Eh?”
“Lascia stare, vieni voglio almeno dieci foto sorridenti con il
mio migliore amico, riuscirò a battere i tre sorrisi di
Luke!” le voleva bene perché sapeva farlo sorridere e
sapeva capirlo senza che parlasse. Era la sua migliore amica. A lei ne
avrebbe anche regalati cento di sorrisi.
“Allora brindisi al fatto che tu stanotte non andrai con quella
ragazza!”
“Coooosa? tutta questa mia fatica sprecata?”
protestò Luke, mentre saliva le scale con un nuovo gioco da
mettere sulla playstation.
“Davvero riusciresti ad andare con una che nemmeno conosci?”
“Anna il tuo ragazzo non è mai stato a Chino vero?”
“No, lui vive nel mondo delle fate!”
“Oh sta diventando anche simpatico, fatemi ubriacare, non reggo questa
cosa!”
A Ryan arrivò un cuscino in piena faccia.
Cinque amici che si divertivano, erano solo questo e Ryan se lo
meritava più di chiunque. Tutti ne erano sicuri.
“Scusa Jasmine, prima che fai un altro spettacolino, ci scatti una foto
tutti insieme?!”
Se c’era una cosa che Ryan detestava, era sentirle dire
“Vedi che avevo ragione?” oppure “Te l’avevo
detto”, certo ora che avevano chiuso non sarebbe più
successo.
Guardava fuori dalla finestra come se, averci rimuginato tutto il
giorno non fosse stato abbastanza. Scorse i numeri in rubrica e non ci
pensò più.
Il telefono squillava a vuoto, stava per riattaccare quando le sue
continue paranoie furono premiate.
Fu questione di qualche minuto, non avevano un grande dialogo, ma lei
riusciva sempre a levarlo dall’imbarazzo con battute su quanto il
fidanzato del padre di Luke gay fosse uno spreco per l’universo
femminile.
Accennò una mezza risata prima di riattaccare. Ryan tirò
un respiro di sollievo, era andata bene, ora arrivava il difficile.
Sandy Cohen stava sistemando la sua tavola da Surf, dopo aver salutato
le ultime onde della stagione.
Dentro casa invece Kirsten fa prove per la cena del prossimo week-end,
ingredienti sul bancone e Summer cerca di aiutarla leggendo
ad alta voce il libro di ricette. Al tavolo della colazione poco
lontano, Seth scorre le immagini sul portatile che ha ricevuto come
regalo dalla
casa editrice che lancerà i suoi fumetti. Non ci poteva credere, ma era
proprio così.
“Com’è che non lanci allarmi perché
cuciniamo?” non ascoltava nemmeno Summer, che si avvicinò
meglio per vedere cosa catturava la completa attenzione del suo
ragazzo. Sandy comparve proprio in quel momento.
“Guardate chi ho incontrato qui fuori!”
“Folle folle folle! Zia è qui!” si fiondò ad abbracciarla.
“Vorrei sapere perché ti esalti ogni volta
così” chiese Summer, contenta che la sua attenzione si
fosse spostata su altro “Bè quando ero piccolo per
dormire papà mi raccontava le avventure di zia Heily, cose
assurde che però erano vere”
“Evitavamo quelle con droga, alcool e polizia” precisò Sandy ridendo.
“Com’eravate saggi, ma quelli erano gli ingredienti principali delle
mie avventure... ”
“Si non ricordarcelo!”
“Allora come mai qui?” chiese sua sorella mentre l’abbracciava a sua
volta.
“Voglia di famiglia”
“E lo zio vecchio e ricco dov’è?”
“Seeeeth”
“Non è più ricco?!”
Kirsten lanciò un’occhiataccia a suo figlio ma le sembrò inutile… Heily
rideva di gusto.
“Non so dove sia, ma ci sarà per il ricevimento del mese prossimo giuro”
Voleva cambiare discorso. O solo stare con la sua famiglia. Non sapeva
bene perché avesse ascoltato il consiglio delle sue amiche.
“Allora sentiamo qualche fumetto nuovo del mio autore preferito?”
“Da inizio anno li potrai leggere, una casa editrice ha fatto
carte false per avermi, questa cosa delle carte false l’ho
aggiunta io, per darmi un tono sai…”
“Ti è uscita bene però”
“Vero? vado migliorando, vuoi vedere qualche tavola?”
“Vorrei vederle tutte!”
Prese il computer dal tavolo e lo portò al divano, dove erano
sedute lei e Summer, si mise in mezzo a loro e apri il mac, si era
quasi dimenticato di cosa stava facendo prima. Trovarsi cento foto di
Ryan a tutto schermo non era proprio ciò che si aspettava, visto
che era lì per non pensarci.
“Scusalo si deprimeva un po’ con scenate di gelosia che non
regala nemmeno a me” disse Summer scherzandoci sopra, un tempo
non lo avrebbe fatto, ma ora era stanca di provare a prendere sul serio
qualsiasi cosa.
“Ryan si è laureato con il massimo dei voti in architettura e con largo
anticipo”
Fu contenta di sapere che fosse andato tutto bene, non che avesse mai
avuto il minimo dubbio.
“Già e ha invitato alla festa tutti tranne noi,
vedi…” continuò Seth facendo scorrere le foto
“Ha invitato una miriade di gente che non conosco, ma leggendo
nelle favolose didascalie piene di enfasi di Luke ci sono: i parenti
del padre di Luke, i parenti del fidanzato dal padre di Luke, i parenti
della madre di Luke e i parenti del toyboy della madre di Luke e poi
gli amici del calcetto, i suoi compagni di università, la sua ex
di Chino, la mia ex e il suo probabile ragazzo, una tipa mezza
nuda… chiunque meno noi, ma non dirlo ai miei... loro si
illudono
che lui ci pensi ancora…” lo ascoltava il tono era pieno
di rancore e credeva che Seth non conoscesse nemmeno il significato di
quella parola.
Non aveva mai voluto pensare come avrebbero reagito se avessero saputo
della loro relazione clandestina, non che le creasse un problema, lei
si sarebbe sentita ancor meno della famiglia più di quanto già
non fosse, le spiaceva per Ryan.
Seth continuava a scorrere le foto, si era completamente dimenticato
delle tavole e mentre tutti andavano a sedersi per la cena lui se ne
stava lì a guardare le mille foto di Luke. Li raggiunse
svogliatamente al tavolo al terzo richiamo di sua madre.
“Allora Heily, cosa fai adesso?” Sandy era curioso e
guardando la ragazza di suo figlio aggiunse “Se mi dicesse che
alleva leoni mi sembrerebbe la cosa più normale”
“Faccio da tramite per un’azienda di mobili e
l’estero, quindi sono sempre in giro, sono stata in Cina
ultimamente, in macchina ci sono regali per voi”
“E Jack come sta?!”
“Non lo vedo da un po’, ma potresti tranquillizzare Kiki
sul fatto che all’evento che organizzerà ci
sarà?”
Kirsten la guardò storto, lo stile di vita che aveva sua sorella
era quanto di più lontano da lei ci fosse, per non parlare di
questo matrimonio lampo con uno di trent’anni più di lei.
“Hai un amante?”
“Ne serve uno anche a te?!” per un attimo le venne la
tentazione di dire “Si Ryan”, solo per il gusto di vedere
quante facce sarebbero cadute nei rispettivi piatti, dal canto suo
Summer trovò interessante guardare l’insalatiera, la
situazione era diventata piuttosto tesa e il suo fidanzato sembrava tra
il divertito e il pensieroso, di certo non cercava di toglierla
dall’imbarazzo.
“Spero che tu non ne abbia bisogno” s’intromise Sandy
cercando di spezzare l’aria che si stava facendo pesante…
non che ne fosse sorpreso: sua moglie e sua cognata non riuscivano a
stare cinque minuti senza litigare, anche se non si vedevano da anni.
“Secondo te è normale sposare una persona per farsi mantenere?”
“Chi può definire cosa è normale o cosa no?!
Piuttosto è normale cucinare queste cose? ma cosa sono
topi?”
Seth non riuscì a trattenere un sorriso, di sicuro
l’ironia l’aveva presa da sua zia, ma lei rischiava molto
di più.
“Kiki perché non ti tranquillizzi? voi come state? novità?”
Kirsten scelse di chiudere il discorso per il momento, vista anche la
presenza di Summer, non le piaceva creare situazioni di disagio, di
solito evitava queste cose, ma con sua sorella le riusciva
difficile,sembrava si divertisse a provocarla continuamente.
“Ryan si è laureato con il massimo dei voti in anticipo e
il suo libretto oscillava tra il trenta e il trenta e lode, credo che
l’azienda di papà sarà in futuro sarà in
buone mani, forse perfino migliori”
“Mi viene da vomitare” Seth non usò mezzi termini.
Si beccò un calcio sotto il tavolo dalla sua ragazza che
nonostante sapesse quanto gli desse fastidio tutto quest’orgoglio
traboccante da parte di sua madre per Ryan, trovava le sue battute
inadeguate.
“Ma sei scema?Ahia!”
“Attacchi.di.rabbia” disse prima di alzarsi scusandosi per aver
dimenticato acceso il telefono.
Sicuramente doveva essere qualcuno per lavoro. Summer lavorava come
organizzatrice di eventi nell’agenzia di suo padre, ma contava di
aprirne presto una tutta sua, per questo si era resa disponibile a
tutte le ore, farsi un giro di clienti e mollare l’azienda di
famiglia. Le piaceva come lavoro, organizzare, stare a contatto con le
persone, le riusciva bene.
Poco dopo Summer, nell’altra stanza si passava il telefono tra le
mani, come se fosse destino che quella telefonata arrivasse in quel
momento.
Guardava da lontano la scena, invidiava a Kirsten di non perdere mai la
calma e riuscire a spiegare per trecento volte la stessa cosa,
giustificando che Seth non capisse, o facesse finta di non capire.
Non sapeva come dirlo quindi tornò al tavolo, lo disse e basta, come
uno strappo veloce.
“Ryan ci invita tutti a cena per festeggiare la laurea”
Kirsten aveva le lacrime agl’occhi ed era forse questo che dava così
fastidio a Seth.
“Sei seria?” le chiese Sandy retoricamente, era ovvio che
lo fosse per quanto le piacesse scherzare sarebbe stato proprio
troppo. Sorrise vedendoli così felici.
Aspettavano dicesse qualcos’altro.
“Sembrava contento, dice che farà mettere del pesce nel menù perché le
piace”
Summer non dava mai del lei a Kirsten, insomma le era stato proibito
da tempo, ma non sapeva nemmeno perché, quando si parlava di
Ryan non riusciva ad evitarlo.
“Pazzesco, vi fate intortare con questa cazzata della cena, dio quanto
è furbo!”
“Seth, smetti di vedere del marcio in tutto quello che fa, tu
aspetti che lui faccia qualcosa per poi trovarci per forza un risvolto
negativo. Non lo facevi quando avevi due anni lo fai ora? Sei regredito
di colpo?!”
Ovviamente Summer stimava anche suo suocero. Lei tutti questi discorsi
li aveva già fatti, così tante volte da averli
memorizzati.
“E questa cosa che fa mettere il pesce per mamma…”
Heily non aveva dubbi che Ryan ci avrebbe ripensato o che li avrebbe
pensati tutto il giorno mentre si laureava, perché aveva scelto
di non invitarli non importava più. Certo poteva giurare di non aver
mai visto sua sorella così felice ma nemmeno Seth così
arrabbiato “Oh ci fa l’onore di una cena, sono in debito di
un miracolo con Gesù e Mosè, salutatemelo!” e
voleva stare zitta, ma era così strano. Troppo.
“Perché non ci vuoi andare?” la buttò
lì con l’intenzione di smorzare i toni e far sfogare suo
nipote; avevano sempre avuto un buon rapporto, poco tempo ma di
qualità, lo definivano. La verità è che Seth adorava sua zia,
così anticonformista e schifata dallo stile di Newport, aveva
trovato il coraggio di fare quello che avrebbe voluto fare lui quando
era piccolo: scappare.
“Ryan è uscito dalla mia vita”
“Per questo spulci i profili facebook per vedere se respira?”
Lui storse il naso. Poteva sembrare ma non era.
“Avete litigato?” gli spiaceva che Seth parlasse
così, Ryan con lei parlava spesso di quanto gli volesse bene e
ora qualcosa sembrava non tornarle, certo il ragazzo meno loquace della
terra non diceva le esatte parole,
ma il senso era quello.
“Mi sarebbe piaciuto litigarci ma è scappato senza una
parola, classico di Ryan, vigliacco ma con un certo stile!”
“Seth finiscila, ora.”
Heily aveva già visto sua sorella riprendere il proprio figlio,
ma guardarlo così mai, alzare la voce mai e rivolgersi
così mai, si sentiva quasi di troppo nel silenzio che
calò poco dopo, silenzio che Seth decise di non far durare.
“No, mi sono rotto, l’abbiamo tirato fuori da un
orfanotrofio, pagato gli studi e dato un tetto dove stare e quello che
ci resta sono le foto su facebook”
“Sai che forse ha solo bisogno di tempo” aggiunse suo
padre, ci credeva davvero. Aveva sempre pensato che con il tempo si
sarebbe aggiustato tutto.
“Basta! Sono passati cinque anni e lui ci ha tagliati
fuori” evidenziò alzando la voce le ultime parole, ma era
un fiume in piena “Se tu glielo avessi chiesto lui non se ne sarebbe
andato lo
sai” disse con tono inquisitorio verso sua madre
“L’avrei aiutato io!” “E’ solo egoista,
lo è sempre stato” prima che potesse continuare, sua madre
questa volta con molta calma lo interruppe: “Forse non ti
è chiaro Seth: Io aspettavo solo che lui se ne andasse, fai
finta di non ricordare quando vagava per casa come un fantasma? quando
stava sveglio fino all’alba per non avere incubi? pensi che
vederlo andare via abbia fatto male solo a te? forse l’egoista
sei tu il discorso si chiude qui e non ho intenzione di riaprirlo ogni
volta che a Ryan succede qualcosa di bello di cui tu dovresti solo
essere felice” scusandosi Kirsten si alzò da tavola per
andare in salotto.
“Certo sono felice che al posto mio ora ci sta quello sciroccato
di Luke” mugugnò Seth, quasi spiaciuto che quella cena
finisse così, negl’ultimi tempi capitava spesso
“Non credo proprio che Luke possa prendere il tuo posto”
Heily lo disse sapendo che dopo avrebbe dovuto inventarsi qualcosa che
non fosse “Me lo ha detto una settimana fa” ma in cuor suo
sperava che Seth ci si appendesse a quelle parole.
“E te che ne sai?” “Bè quando ero qui eravate inseparabili”
“Ryan è cambiato, è diventato uno stronzo e tu non
ti fai vedere dalla morte di nonno, abbastanza per non poterti
permettere frasi con finto ottimismo”
“Sai succede se ti muore la fidanzata in un incidente e alla guida
c’eri tu”
Summer che fino a quel momento era rimasta in silenzio si limitò a
quelle parole.
Quell’argomento li divideva profondamente e non c’era volta
che uno dei due mollasse il colpo. Tutti smisero di mangiare e Sandy
cercò di togliere Heily dalli improvviso disagio spiegandole
qualcosa.
“Sai Marissa? La figlia di Jimmy è morta in un incidente e Ryan
guidava…”
Improvvisamente ripensò alle cose che aveva detto a Ryan
l’ultima volta che lo aveva visto e si sentì uno schifo.
“Tutto bene?”
“Si è che mi dispiace per…”
“Jimmy, non dirlo a me ha fatto proprio una brutta fine, ancora
non riesco a capacitarmi che sia in prigione” continuò
ripensando all’amico.
Jimmy Cooper fu l’ultima persona cui Heily pensava, nemmeno si
ricordava esistesse, era una situazione surreale, ora capiva tutto: il
perché sembrava parlassero di Ryan come di una persona ormai
estranea alla loro vita, il perchè a Portland tutti parlassero
di Newport poco e niente... non poté fare a meno di essere
sconvolta nel pensare che Marissa fosse morta.
“E la sorella di Marissa?”
“Julie con la morte di Marissa ha un po’ perso la testa,
vive sotto psicofarmaci così l’ha mandata dai parenti in
Svizzera”
“Finiscila di guardarmi così”
“Finiscila tu” a Summer non importava proprio niente se si
trovava al tavolo con i suoi suoceri, le sembrava di trattenersi
già troppo, lo avrebbe preso volentieri a schiaffi.
“Non ho intenzione di intraprendere la solita discussione” continuò
Summer esasperata.
“Che c’è? avete finito le parole per difenderlo?”
“Forse un giorno finiranno proprio le parole che ci diremo”
“Non ho più il mio migliore amico”
“Sei un bambino”
“Invece lui è grande, lui è fantastico solo perché ci invita a cena!”
“Gli è morta la fidanzata”
“Bene ora non ho più né Marissa né Ryan”
“Sì ma tu Ryan lo puoi… lascia stare sei un’idiota!”
Summer prese la via della casetta in piscina e a Seth restò solo lo
sguardo poco convinto di suo padre.
“Ehi Summer lo sa, che su questo argomento deve lasciarmi perdere” e
prese le scale per rifugiarsi in stanza.
“Ho come l’impressione di essere arrivata nel momento
sbagliato” attaccò Heily una volta rimasta sola con Sandy,
mentre sparecchiavano i piatti ancora pieni.
“Non esiste il momento giusto per queste cose” la rincuorò lui.
Parlarono tutta la sera, Sandy la rassicurò sul fatto che
Kirsten stesse bene, anche se non glielo aveva chiesto esplicitamente
era certo lo volesse sapere.
Le raccontò di Ryan, di tutto quello che avevano provato a fare
per lui prima di accettare che si trasferisse a Portland, del fatto che
si accontentavano di qualche telefonata e se all’inizio si
sentiva quasi imbarazzata poi, per un attimo soltanto, fu invasa dalla
voglia di tranquillizzarlo che Ryan stesse bene, ora le sembrava di non
saperlo più in realtà... però li vedeva
preoccupati all’eccesso.
Sandy era contento di averla lì, era certo che la sua presenza in fondo
avrebbe giovato a Kirsten e soprattutto a Seth. Il suo rapporto con
Heily è sempre stato scherzoso, ma sapeva che c’era tutte le volte un
motivo se piombava a casa, ed era strano non fosse venuto ancora fuori:
“Allora veramente sei qui per…”
“Ho solo bisogno di stare con la mia famiglia” pareva sincera e questo
era ancora più strano.
“Non ho scoperto di avere pochi mesi di vita, stai sereno!”
gli tirò un pezzo del pane con cui stava giocherellando.
“Non so se fidarmi… comunque la casetta in piscina è tutta tua, tutto
il tempo che vuoi!"
Smisero di lanciarsi pane quando Kirsten li raggiunse per la buonanotte.
Non era stupita di trovarli intenti a scherzare, quando erano insieme
non facevano altro, pensava che sua sorella tirasse fuori il lato
più infantile di suo marito.
"Noi
parliamo domani del perché sei qui”
Kirsten le dava la buonanotte con quella frase da anni, non si ricorda
quando iniziò, ma funzionava così.
Forse non aveva fatto bene a tornare a Newport. Voleva avere la sua
famiglia vicina e invece aveva scoperto cose che mai avrebbe
immaginato; e in questo fatto di volere la famiglia vicina era stato
Ryan a farcela cascare, lui parlava di Kirsten come di una persona a
lei sconosciuta diversa da quella che conosceva, l’idea che
potesse essere almeno in parte come lui la descriveva l’aveva
spinta lì a cercare non sapeva nemmeno cosa. Doveva smettere di
pensare a Ryan e soprattutto doveva andarsene, da lì, dal
continente, ovunque.
Ah già. La fuga di Summer nella casetta in piscina, per un
attimo si chiese dove avesse trovato tutta quell’ indelicatezza
Seth.
La sua casetta in piscina era diventata un’accozzaglia di cose
inutili e assurde, vide Summer sdraiata sul letto, aveva sicuramente
pianto.
“Resta pure, se vuoi evitare…”
“Si lo vorrei evitare quell’idiota!” lo immaginava e aveva ragione.
Aprì la valigia e le lanciò le salviettine struccanti
“Il trucco che cola fa sembrare tutto più tragico”
le sorrise, mentre sistemava la valigia.
Ryan a dire il vero non le parlava spesso di Summer, una volta le aveva
detto che era un’amica perfetta per una ragazza, lei gli doveva
aver chiesto qualcosa di Marissa e la cameriera era arrivata in quel
momento. Ora era più chiaro. Le sarebbe piaciuto poter dire che
quella rivelazione le avesse fatto capire tanti momenti, ma non era
così, semplicemente perché non ne parlavano mai, lui le
aveva detto la prima volta che si erano visti “La mia vita si
è un po’ sfasciata e ho deciso di ripartire da Porland,
Sandy e Kirsten mi hanno appoggiato, sono fantastici” ma a quel
tempo aveva un problema da risolvere e non le importava molto del
perché se ne fosse andato, le importava che le desse una mano,
tutt’al più pensava che si fosse stancato della ragazzina
più in vista di Newport.
“Tu vuoi bene a Seth?” Summer interruppe i suoi
pensieri, la voce era rotta ma non le sembrò una domanda strana,
anzi lecita poiché non si faceva vedere mai.
“Seth è l’unico motivo per cui ogni tanto passo di
qui, sono sempre stata convinta che un posto come Newport inquinasse le
menti di chi ne fa parte e lui mi ricorda che non è
così… anche se a volte è un po’
infantile”
“Io e Seth ci stiamo per lasciare” si rese conto che era la
prima volta che lo diceva. Non le suonava neppure così strano.
Heily non sapeva bene cosa dire ma di una cosa si sentiva certa:
“Seth ti ama” non aveva prove concrete, mancava da
casa da troppo tempo ma Seth le parlava di Summer da quando aveva dieci
anni.
“Lo so, sono io che non lo amo più”
Bene. Questa è una di quelle classiche frasi a cui non puoi
ribattere. Nemmeno se il ragazzo in questione è tuo nipote.
Nemmeno se avesse vissuto lì tutta la vita.
“Ogni cosa riesce a ricondurla al fatto che Ryan non è
più qui. Mi ha chiesto mille volte di chiamarlo e convincerlo a
tornare ma io non l’ho mai fatto.
Perché avrei voluto fare la stessa cosa che ha fatto lui, ma poi
Seth sarebbe rimasto solo. Sai Ryan non parlava molto dopo che
Coop è morta, non che prima fosse un chiacchierone, figurati
dopo. Una mattina ha suonato alla porta di casa e mi ha detto
“Chi va via?” io gli ho detto che amavo Seth e che avevo
bisogno di lui, ma in verità sarei voluta andare via io…
insomma se non avessi risposto subito e ci fossimo messi a un tavolo
per decidere a chi avrebbe fatto meglio lasciare Newport forse saremmo
ancora a quel tavolo… e l’ho fatto nella convinzione che
Seth mi sarebbe stato vicino e mi avrebbe davvero aiutato ma
non… non l’ha fatto” ogni volta che diceva quella
frase era come se ne avesse un’ulteriore conferma.
“Lo amavo, solo che mi ha sfinita così tanto da offuscare
tutto, sembra che il migliore amico sia morto a lui e non a me”
piangeva di rassegnazione per aver ormai gettato la spugna e Heily
odiava una sola cosa nella vita: vedere le persone piangere. Forse era
perché aveva visto piangere così tanto sua madre, da
scappare di casa a sedici anni solo per non vedere più quelle
scene...
“Cosa posso fare per farti stare meglio? film? gelato? pizza? tiriamo
freccette a una foto di Seth?”
Rise tirando su con il naso “Vorrei solo riuscire a smettere di pensare
a come e quando lo
lascerò, riuscire a non pensarci per un attimo” era stanca
ed era una brava ragazza, molto probabilmente un’altra non si
sarebbe fatta tutti questi problemi nel lasciare Seth.
Pensò a Summer e le sembrava di rivivere quello che aveva
passato lei anni prima, sentirsi incompresa da chi non dovrebbe fare
altro che comprenderti.
E poi, Ryan che le diceva che Summer sorrideva sempre, cheppalle.
Ok.
“Facciamo una cosa, un patto, una persona mi ha detto che sei la
migliore amica che una ragazza può avere quindi io ti dico una
cosa ma tu non mi fai domande, ti va?”
Summer asserì, prendendo un fazzoletto, tanto la sua mente non si
sarebbe liberata di
quel tarlo finché non avrebbe preso il coraggio di lasciarlo,
ne era certa, ma provare non costava nulla, Seth le diceva che sua zia
aveva quel non so che di fantastico in ogni situazione ed
effettivamente era particolare parlare con lei, come aveva cercato di
tirarle su il morale non giustificando per forza suo nipote.
“Io e Ryan avevamo una storia, però ora basta domande”
“Ryan chi?” “Ne conosci tanti?”
“Coooooosa?” rise vedendo l'espressione di Summer, passata
da immensamente triste a completamente sconvolta.
“E soprattutto non dirlo a nessuno; diciamo un segreto che
resterà in questa piccola casetta e non si saprà mai in
quella grande?” le sorrise furbescamente
“Ci mancherebbe. A Kirsten prenderebbe un infarto”
“Si lo so…” “Per fortuna che lo sai”
Summer la guardava ancora sorpresa. A Heily sembrava non importare
proprio niente di quello che poteva pensare sua sorella.
“Si, non mi importa granché di quello che potrebbe
pensare… allora? riesci a non pensare a Seth?”
Non era ancora certa se crederci o no, magari era una cosa detta per
farla smettere di piangere, ma non poteva certo essere, o meglio ci
credeva solo che… doveva
assimilare.
“Seth mi diceva che porti scompiglio e fai pazzie per far
innervosire sua madre, ma non credevo…”
Carino sapere che
passano gli anni ma le opinioni non cambiano “Si dirlo solo per
veder svenire mia sorella non sarebbe stato male ma
Ryan adora lei, adora voi e quindi per lui sarebbe un problema,
comunque abbiamo chiuso questa cosa, ma l'importante è che deve
essere chiaro che lui vi adora, siete voi la sua famiglia”
Summer si accomodò
meglio sul letto. Aveva mille domande e neanche una risposta.
“Wow” disse poco dopo sospirando, come se avesse almeno preso coscienza
della cosa.
“Lui non mi ha mai parlato di Marissa, non so come sta per
quello…” non voleva si facesse in qualche modo illusioni,
era difficile spiegare il suo rapporto con Ryan, soprattutto non
potendo dire la verità "...Per il resto però forse sta meglio, sorride
spesso"
non voleva sbilanciarsi troppo, ora anche lei aveva dei giganteschi
punti di domanda.
"Ryan non ne parla con nessuno, non devi stupirti se non te lo ha detto
perchè non te lo ha detto vero?"
Si limitò ad un cenno d'assenso, in un secondo stava parlando con una
sconosciuta di cose che sapevano giusto le sue migliori amiche. Ryan
non le
aveva parlato mai neanche per sbaglio di Marissa, pensava e ripensava
ma non era mai successo.
I suoi pensieri vennero nuovamente interrotti, la curiosità di Summer
era comprensibile:
“Stavate insieme?”
“Ho detto niente domande”
"Non puoi dire una cosa del genere e poi "Niente domande"
Nonesistenientedomande… stavate insieme?”
“Non nel senso normale del termine”
“Solo nel senso sessuale?”
“Non era né l’uno né l’ altro a dire il
vero… stavamo bene” “Davvero bene” aggiunse.
“E per quanto…”
“Due anni più o meno” “Non è che
festeggiassimo mesiversari o robe di questo tipo..” lo disse
subito prima che potesse chiederlo lei.
Certo era una bella donna abbastanza folle e fin troppo
menefreghista... proprio
ciò che piace a Ryan e poi parlava di questa cosa con la massima
normalità senza vederci almeno un minimo di allarme o stranezza.
Due anni erano comunque una bella cifra, anche se tutto dipendeva dal
senso che davano alla relazione. Summer sentiva davvero di avere mille
domande.
“Immagino che mia sorella mi descriva come una persona
machiavellica che le escogita tutte per portare scompiglio in una
famiglia perfetta, non ho contattato Ryan perché volevo
inventarmi qualcosa, è successo proprio perché volevo
evitare casini, avevo bisogno di una mano e non volevo coinvolgere
Sandy e Kirsten”
“Non potevi chiedere a Seth?” se lo avesse saputo si sarebbe
offeso a morte.
“Pagamento arretrato per cocaina, non lo so...mi sembrava
più da Ryan che da Seth…”
In questo caso aveva ragione, non era arrabbiata, anzi, una parte di
lei era perfino in qualche modo sollevata, forse Ryan stava davvero
meglio, solo dall'altra parte c'erano Seth, Sandy e Kirsten e visto che
non era
niente di serio si poteva evitare tutto quello che sarebbe stato solo
un gran casino, lo disse, come se in un quarto d'ora avesse acquistato
con lei tutte la confidenza del mondo.
“Senti potrà sembrarti strano, ma io Ryan l’avevo
visto tre volte in vita mia e non è mio nipote… era solo il
ragazzo problematico portato qui da Sandy, insomma quando telefonavo
qui non mi ricordavo nemmeno che esisteva… comunque dovresti
dire a Seth che gli vuole bene, è nel 90% dei suoi discorsi
e Luke è simpatico, ma non è molto affine a
Ryan…”
Conosceva anche Luke, pazzesco, trovava una cosa che le faceva pensare
che la storia fosse seria e altre due che la portavano a pensare
l'esatto contrario.
"E adesso?"
"Adesso basterà che tu non lo dici a nessuno" quello era ovvio.
"Adesso tra di voi..."
Heily Evitò di dirle di Kaitlin, le era chiaro che nessuno sapesse
nulla ed anche perchè Ryan ultimamente era così nervoso. Ripensò a
quella sua sparata davanti casa, pensare che avessero chiuso così non
la faceva stare bene, ma era certa fosse l'unico modo.
Summer le diceva di quanto Ryan non meritasse di stare male perchè
aveva già sofferto abbastanza e non la smetteva di parlare di Ryan,
così decise di tagliare corto lei, non aveva intenzione di dire più di
quello che aveva detto e di pensarci per altri minuti.
"L'ho lasciato prima che le cose potessero sfuggirmi di mano, vado a
prendere del gelato" chiuse così l'argomento.
Quella notte Summer si ritrovò a mangiare gelato e dormire poco, ma
almeno Seth non centrava niente.
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Capitolo 3 *** La laurea di Ryan ***
spadsdo
Grazie a Zade per il commento e a tutti quelli che
leggono :)
Questo capitolo è piuttosto lungo, ma credo scorrevole, se vi va fatemi
sapere cosa ne pensate!
Si ritrovò a sbuffare, ascoltandolo con un orecchio solo, non
voleva ignorarlo ma forse per ora era meglio così o avrebbe dovuto
litigare di nuovo… Seth aveva organizzato una cosa romantica, proprio
la stessa sera della cena di Ryan.
Non riusciva neppure a quantificare quanto lo trovasse infantile… e poi
aveva altri pensieri, ancora non sapeva se credere o meno a quello che
le era stato detto la sera prima.
Era così pazzesco.
Seth invece trovava pazzesco che la
sua ragazza fosse riuscita a litigare anche questa volta. Questo
giorno, che per lui era tutto tranne che felice, ripensò alle foto di
Luke e non vedeva l’ora fosse tutto finito, tutta quell’euforia
ingiustificata.
Sperava
in una serata romantica,
voleva farsi perdonare l’anniversario non proprio perfetto come le
parole del giorno prima, per questo aveva affittato i tre film
preferiti di Summer e li avrebbe guardati tutti, solo per stare sul
divano con lei stesa sulle sue gambe, ma no… perché c’era la quella
stupida cena e molto probabilmente lei preferiva quello ed era
semplicemente
assurdo, lei lo sapeva quanto Ryan lo avesse fatto soffrire andandosene
così, non rispondendo mai a telefonate, mail o messaggi, escludendolo
senza nemmeno un saluto dalla sua vita, Summer lo sapeva perché lui le
diceva tutto, ogni cosa, ogni stato d’animo e proprio per questo non
poteva evitare di esplodere davanti alla tranquillità con cui lei gli
dava
picche per la serata.
“Lo sapevi che ci sarei andata, di cosa ti stupisci?”
Hailey entrò in cucina proprio in
quell’istante, ancora assonnata, era stata svegliata dal tono troppo
alto e isterico di suo nipote che probabilmente era tornato alla
carica, avrebbe voluto aiutarlo ma proprio non sapeva come e poi lei
non era adatta per tirare fuori dai guai le persone, non vedeva l’ora
di andarsene a dire la verità; per dimenticare Ryan era nel posto
sbagliato e che l’avrebbe dimenticato era cosa certa, forse avrebbe
fatto un
po’ più di fatica ma l’avrebbe fatto, nel frattempo le sarebbe bastato
essere un fantasma almeno per un pò...
Ridestò dai pensieri quando Seth le
corse incontro, era contento che fosse lì, preoccupato per sua madre
si, ma per lui era solo felicità, l’adorava, dopo averla abbracciata si
sedette e le regalò un sorriso. Era ruffiano, con Hailey non ne aveva
bisogno perciò gli piaceva esserlo.
“Prepari la colazione?” le chiese
accomodandosi meglio sullo sgabello, Seth di stranezze ne aveva tante,
ma questa era sicuramente la più assurda: “Fin da quando sono piccolo…
adoro osservarla mentre prepara la colazione!” spiegò con naturalezza
alla sua ragazza che lo guardava sconcertata, era solo una persona che
metteva il pane a tostare, eppure poteva sentire emozione nell’aria.
“Anch’io adoro prepararti la
colazione, ma non dirmi che stai stressando una povera ragazza di prima
mattina e senza che abbia almeno mangiato qualcosa” fece l'occhiolino a
Summer
seduta al tavolo, già del tutto sveglia dalla litigata mattutina e con
la tovaglietta ancora vuota.
“So che sei femminista, ma dovresti
stare dalla mia parte, sono sempre io il tuo nipotino che ruba ai
ricchi perché se lo meritano!” si stupì lo ricordasse ancora “Non
potrei scordarlo uno dei picchi sociali più alti della mia infanzia!”
L’umore di Seth era virato
vertiginosamente, tanto che non poté fare a meno di raccontare a Summer
a cosa si riferiva: quando aveva tre anni per carnevale Hailey lo vestì
da Robin Hood mandandolo in giro a dire frasi ingiuriose sui ricchi.
Ricordava tutto, nei minimi dettagli.
Non si aspettava niente di diverso,
ma faticava nell’immaginarsi un piccolo Seth così intraprendente “Il
coraggio me lo dava lei” precisò quasi la stesse leggendo nel pensiero,
l’euforia che respirava nel suo fidanzato non la vedeva da tempo.
Kirsten comparve sulla porta
proprio in quel momento, smise di canticchiare, ancora in vestaglia,
aveva per le mani tre appendiabiti con relativi vestiti, era in ritardo
sulla tabella di marcia per quel giorno così speciale.
“Quale preferite?” uno bianco, uno
rosso e uno blu. Le sembrava di non aver ancora trovato il vestito
giusto, Ryan le aveva dato così poco preavviso… e così tanta gioia allo
stesso tempo.
“Non saprei… ma se vendi uno di
quei vestiti ci salvi il terzo mondo” Seth rise alla battuta di Hailey,
le mancava questo suo schifare ogni sfarzo... anche se in quell’attimo
quel senso di pace che si percepiva poco prima cambiò radicalmente,
trasformandosi in qualcosa che sarebbe inevitabilmente successo.
“Piuttosto perché non ci dici da cosa dobbiamo salvare te questa volta?
oggi sono di ottimo umore, approfitta!”
Il tono era piccato, ma non era piacevole sapere che da un momento
all’altro poteva arrivarti qualunque guaio.
“Che sfortuna! proprio oggi che potrei approfittarne non ho casini
all’attivo!” rispose Hailey con strafottenza.
Kirsten si fece seria aspettava
quel giorno da così tanto che ancora non era certa lo stesse vivendo e
nessuno lo avrebbe rovinato.
“Non ho alcuna voglia di scherzare,
oggi è uno dei giorni più felici della mia vita, lasciamo perdere le
tue mille battutine su quanto detesti il mio modo di vivere e le miei
risposte su quanto io trovi assurdo il tuo e arriviamo al punto…”
“Non ho niente da chiederti” Seth rise ma capì che ormai le risate
erano fuori luogo perché non si scherzava più.
Avrebbe voluto credere a sua zia,
ma aveva visto quella scena così tante volte… un conto era quanto
adorasse Hailey, il suo modo di fare e i suoi pensieri e un conto era
la realtà e la realtà dice che non c’è volta in cui lei si presenta
senza guaio annesso.
“Senti non m’importa se piombi qui
senza preavviso, racconti che hai un amante con la massima naturalezza,
io non vedo mio figlio da cinque anni – scandì bene ogni parola- e oggi
vado a festeggiare che si è laureato con il massimo dei voti e tu hai
la fantastica capacità di rovinare tutto in due minuti quindi voglio
sapere da cosa devo tirati fuori, non ho intenzione di ricevere
telefonate nel bel mezzo della serata da qualche strano posto o da
chissà chi” era nervosa e preoccupata.
“Spegni il telefono” Kirsten tirò
un sospiro, non esisteva persona capace di provocarla come quanto ci
riuscisse lei, se ne stava lì come se niente la sfiorasse a mangiare
pane e nutella, mentre lei l’avrebbe poi sicuramente dovuta togliere da
qualche casino e non aveva voglia di giocare. Era impossibile non
perdere la calma: “Allora? ti servono soldi? per cosa? droga? polizia?
cosa?”
Summer era come Seth in religioso
silenzio, ma a disagio perché non aveva mai visto sua suocera in quel
modo, parlare di tutte quelle cose con normalità, come se per tutti non
ci fosse possibilità che Hailey si trovasse lì per altro.
“Ti da fastidio che io non tiri più di coca non abbia debiti e la
polizia non mi stia cercando?”
“L’ultima volta che ti sei
presentata solo per una visita di cortesia mi sono ritrovata alle
quattro di notte in una centrale di polizia a dichiarare il falso e
questo solo per salvare la tua bella faccia!”
“Di sicuro non l’hai fatto per la mia bella faccia”
Tutta la giornata di Seth stava
rovinosamente andando a rotoli: litigata con fidanzata di prima
mattina, nessuna serata romantica, niente colazione con sua zia ed ora
una fantastica discussione tra Nichols. Non voleva che andasse così,
forse qualcosa poteva dire anche lui:
“Bianco!” “Io opterei per il bianco!” “Ti dona il bianco!” “Amo i tuoi
vestiti bianchi!”
Si beccò uno sguardo omicida da
parte di entrambe, ma non voleva desistere, perché quelle poche volte
in cui sua zia si trovava lì non poteva godersela?
Seth era fatto così sperava sempre di poter cambiare anche quello che
non si può cambiare.
“Raccontavo a Summer di quando da piccolo zia mi vestì da Robin Hood…fu
bellissimo!” sua madre non cambiò espressione. Anzi.
“Bellissimo sì, tuo nonno dovette andare porta a porta a scusarsi con
tre quarti della gente che ci dava da vivere!”
Era il modo di fare che la faceva innervosire e quel sorrisino
estremamente eloquente senza dire una parola.
“Sono passati vent’anni e non è
cambiato niente, trovi ancora divertente tutto quello che hai fatto
passare a papà” non era una domanda ma un’affermazione, si vedeva che
non le dispiaceva affatto.
La pensavano così diversamente sul loro padre ma con la stessa
intensità che nessuna delle due avrebbe taciuto.
“Un vero peccato non ci sia più, avevo ancora così tante frecce al mio
arco!”
Fu un secondo o anche meno che Hailey si prese uno schiaffo in piana
faccia, senza cambiare minimamente espressione.
“Non parlare così di papà”
Summer guardò il pavimento, avrebbe voluto evaporare o qualcosa del
genere.
Lo sbattere della porta spense quel
momento come acqua sul fuoco, a nessuna delle due andava di coinvolgere
Sandy nelle discussioni.
“Famiglia è fantastico,
uscire e dire che quel ragazzetto che ho portato qui da Chino è
diventato un architetto quando tutti lo davano per futuro ladro o ancor
peggio… mi rimette in pace col mondo e sentire meno in colpa”
“Ho saputo che ti sei venduto!” gli
fece Hailey con tono ironicamente triste, salvo poi voltarsi verso suo
nipote “Robin …tu non deludermi mi raccomando… sei l’ultimo supereroe
rimasto!”
Seth avrebbe voluto sorriderle o
dire qualcosa ma era ancora immobile a quanto successo poco prima,
a quanto pare molto più delle protagoniste che andavano avanti come se
nulla fosse successo. Le battutine di Hailey
erano qualcosa d’intollerabile per Kirsten, battutine sul perchè Sandy
fosse passato al più famoso studio legale della città, e su quanto deve
essere importante per l'umanità risolvere le diatribe tra due suv che
si scontrano, ancor più intollerabile però, era
suo marito che le trovava divertenti, forse perché in parte le
condivideva, meno divertente il volerla invitare alla cena di Ryan,
Hailey faceva parte della famiglia solo quando le conveniva, grazie al
cielo non era tipa da cene per ricorrenze, ma a Sandy sembrava giusto
chiederglielo lo stesso…
Summer guardò il fondo della sua
tazza di caffè, per evadere, ma non poté che alzare lo sguardo, le gelò
il sangue alla domanda di suo suocero, non erano propriamente
fatti suoi ma vista la tensione di poco prima se fosse stato vero,
pensò che a Hailey sganciare una bomba del genere avrebbe fatto piacere.
“Cena per il ragazzetto
problematico che hai portato qui? nooo però se dici che è divertente
userò la cosa per giocare con i perbenisti arricchiti che vegetano in
questa bolla”
Pensò che le avesse mentito, era
indecifrabile, una che si prende uno schiaffo e poi spalma marmellata
come nulla fosse poteva benissimo essersi inventata tutto per
divertirsi e portare scompiglio.
Non sapeva cosa pensare. Il
discorso virò sulla tesi di Ryan. Kirsten era curiosa di sapere su che
cos’era, l’ultima volta che l’aveva sentito aveva parlato di
architettura antica, ma non le era parso granché convinto.
Hailey aveva capito che Summer le
credeva si… ma anche no, così una volta rimaste sole, dopo aver fatto
una sigaretta con cartina e tabacco e prima di scomparire verso la
casetta in piscina la buttò lì: “La fa sulle abitazioni tipo, ha
ripreso in mano la vecchia tesi di Kirsten, l’ho letta è molto bella”.
La stanza di Kaitlin ora sembrava davvero la stanza di una sedicenne,
una sedicenne un po’ eclettica a giudicare dal rosa shocking delle
pareti in contrasto con il copriletto rosso... e lenorme specchio
sulla destra, se Ryan pensava che si era fatto un pomeriggio all’Ikea
per sceglierlo come fosse l’acquisto più importante della vita, ancora
gli girava la testa.
“Così sembri un bravo ragazzo” gli sistemò il nodo alla cravatta, prima
che si strozzasse, era tanto che non si vestiva così elegante, sapeva
quanto Kirsten adorasse vedere lui e Seth vestiti “per bene”, così lo
aveva comprato, smoking con cravatta, solo non si ricordava quanto
fosse fastidiosa la cravatta.
“Se continui a torturarti il nodo, ti conviene non metterla o prenderti
una camomilla” Theresa lo conosceva troppo bene per non sapere quanto
fosse nervoso, e lui non si preoccupò neppure di nasconderlo.
“Non è perché ti scopavi sua sorella che sei così agitato vero?!”
“E’ la cravatta, non ci sono più abituato mi stringe il collo!”
“La cravatta?”
“E poi Anna…mi convince a fare le cose e si dilegua, a proposito,
grazie mi hai salvato!”
L’aveva salvato davvero rimanendo quella sera con Kaitlin, Anna aveva
dato buca all’ultimo e non poteva portarla con lui alla cena, certo
avrebbe potuto lasciarla a casa da sola, ma sarebbe rimasto tutto il
tempo in pensiero e ne aveva già molti.
Per il momento aveva deciso di non dire niente a Sandy e Kirsten,
chiese al padre di Luke di fare lo stesso promettendo che ne avrebbe
parlato loro quanto prima, ma quella sera non era proprio indicata, non
sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a riprendere un rapporto con loro,
si sentiva in colpa per averli tagliati fuori il giorno della sua
laurea, ci mancava solo raccontasse che Kaitlin Cooper viveva con lui e
ne era diventato il tutore.
“Peggio di Alex il primo giorno di scuola” provò a risistemargli la
cravatta che si era nuovamente snodato, lasciandola un po’ più larga.
“A proposito dov’è?” in quei giorni si era quasi abituato a quella
peste per casa.
“Fuori a giocare con ragazzini senza coltelli nelle tasche, a
proposito, grazie a te”
rispose certa, ripetendo le sue parole e pensando a suo figlio che
giocava felice nel piccolo giardino e a come lo aveva visto spensierato
in quei due giorni, avevano ritinteggiato tutta casa e si era divertito
come un pazzo a rotolarsi nella vernice, giocare con Luke o leggere le
storie di Anna.
Quando era a Portland, si sentiva più sicura, non solo perché non
stavano a Chino, ma perché poteva coccolarsi Alex senza dover ricoprire
mille ruoli nella sua vita, poteva respirare un attimo, Ryan la
guardava e ora con la laurea, presto, avrebbe fatto qualcosa per loro,
non sapeva cosa, ma lo avrebbe fatto, lo pensava da tempo ci stava
lavorando prima che arrivasse Kaitlin, un lavoro più sicuro per Theresa
o mettere da parte dei soldi per far studiare Alex qualcosa...
Aveva capito a cinque anni che Theresa avrebbe fatto parte della sua
vita e viceversa, si sarebbero sempre aiutati e ora erano quello che
avrebbero sempre dovuto essere: Amici. Poi non c’era persona migliore,
lei era con lui in tempi buoni e meno buoni e lo conosceva così bene
che non c’era mai bisogno di tante parole.
Theresa si sdraiò sul letto dove Ryan si era seduto indeciso sul
profumo da spruzzarsi, Luke gliene regalava uno al mese, una delle sue
mille fisse.
“Allora? non rispondi alla mia domanda?”
Per alcune cose preferiva sempre Anna, anche se gli aveva dato buca.
“Deve essere stato uno smacco clamoroso per una come lei essere mollata
nel bel mezzo di un preliminare…”
Ryan non dava molto peso a quel che diceva, sapeva bene della sua
avversione per le persone ricche e vista la sua situazione e com’erano
cresciuti non poteva darle torto, anche se ora lui la pensava
diversamente, per Theresa il mondo era diviso in ricchi e poveri e i
primi non le piacevano affatto, poi non era tipo da raccontare nei
dettagli i suoi fatti intimi, non perché Theresa fosse stata con lui,
ma si chiedeva come facesse invece Luke a raccontare ogni dettaglio
delle sue notti amorose senza un filo di imbarazzo o pudore.
“Sai cosa c’è peggio di una donna ricca? una donna ricca che schifa la
ricchezza”
“Hailey è diversa”
“Facile fare l’alternativa quando hai una famiglia ricca alle spalle”
A lui dava fastidio avesse chiuso così. Voleva lasciarsi bene con le
persone.
Uff. Aveva passato la giornata in
barca e molto probabilmente la sera avrebbe visto i film, aveva fatto
tutto quello che voleva fare con Summer ma da solo, che novità.
Ora se ne stava lì a fissare il
soffitto e di tanto in tanto diceva qualcosa a Capitan Avena. Si
chiedeva cosa stesse succedendo a Porland.
Nella casetta in piscina se lo
chiedeva per motivi diversi anche Hailey, immaginava Ryan fosse
agitato, ma ancora non capiva come facesse a volere tutto quel bene a
Kirsten, lo trovava inconcepibile, lesse ancora una volta il messaggio
di una delle sue migliori amiche “Bel casino!”, erano sempre molto
simpatiche ma non vedeva l’ora di averle davanti di persona per
chiedere loro come l’avessero convinta a finire a Newport, per
interrompere i pensieri almeno l’orologio giocava a suo favore.
Appena la vide entrare in camera
Seth bloccò ogni intenzione, non aveva voglia di parlare “Ti prego
nessun discorso su quanto mamma mi vuole bene e Summer e…”
Alzò le mani “Volevo solo dirti che
ho svaligiato un ristorante cinese, con la deliziosa carta di credito
di tuo padre, voglio solo cenare" ed era la verità non andava nemmeno a
lei di pensare a niente e lui si passò una mano tra i capelli,
annuendo, per un attimo aveva creduto di avere una zia “normale” ed era
così bello avere invece Hailey.
Il tempo di scendere le scale e tutte le buone intenzioni di Seth erano
già scomparse.
“E’ che sono andati a Portland
senza nemmeno pensare di stare a casa per rispetto nei miei confronti…
papà si starà abbuffando di pesce”
Era stata al ristorante con Ryan qualche volta, il cibo era veramente
ottimo, ma evitò di dirlo “Non avevi
detto che non ne volevi parlare?”
“E’ che non so stare zitto, e poi… mamma, devi vedere sta dieci metri
per aria nemmeno fosse l’unico che si laurea!”
Non poté fare a meno di
ridere, suo nipote era sempre lo stesso e pregava che restasse sempre
così speciale, però non poteva proprio credere Seth pensasse che sua
madre facesse delle preferenze.
“Così, mi stai dicendo che tua madre, la persona più imparziale che io
abbia mai visto fa preferenze tra te e Ryan?”
“Io passo tutti i giorni con lei e
so cosa desidera per il suo compleanno, ma quando arriva il regalo di
Ryan, lei aspetta solo quello… le brillano gli occhi!”
“No, non ci siamo, ascolta: tuo
nonno se ne andava in giro a dire a tutti che ero la sua figlia
preferita, poi però quando restavamo soli non faceva altro che dirmi
quanto Kirsten fosse perfetta e io una sorta di incubo, a tua madre
iniziava a fare i regali per il compleanno una settimana prima,
credo che non sapesse nemmeno la mia data di nascita… ti risulta che
tua madre sia così?”
Certe volte Seth tendeva ad
ingigantire tutto, se avesse potuto gli avrebbe semplicemente detto
quanto Ryan non
facesse altro che parlare di lui o continuasse a leggere i suoi fumetti
ma con Seth bastava anche un discorso fatto nel modo giusto per
togliere le sue
inutili paranoie, non conosceva nessuno che rimuginasse sulle cose
quanto lui. “Senti: quando eri piccolo non riuscivi ad
unire due lego nemmeno a pagarti, era bellissimo vederti assorto mentre
ti si leggeva una favola davvero… ma non riuscivi a costruire nemmeno
le sorpresine delle uova di cioccolato… tua madre ha accantonato l’idea
di avere un figlio architetto ai tuoi quattro anni, il destino le ha
portato un figlio che a quanto pare ama queste cose quanto lei… è solo
felice”
Questa volta era proprio semplice,
lei ci vedeva un sacco di cose poco buone in sua sorella, ma in questo
vedeva solo una felicità genuina. Il suono del campanello le venne in
soccorso: “E ora chiudiamo prima che mi renda conto di stare spendendo
buone parole per tua madre e mi passi l’appetito, vai ad aprire al
nostro plebeo cinese”
Seth sorrise e rise, non perché
pensasse che ci fossero plebei cinesi, ma perché l’avrebbe voluta
sempre lì e si sentì improvvisamente stupido nell’aver pensato quelle
cose dei suoi genitori.
Quando apri la porta e se la trovò
davanti rimase a bocca aperta per qualche secondo, sbatté anche gli
occhi per assicurarsi fosse lì davvero.
Lei sorrise semplicemente: “Ciao! disturbo?”
Ancora era incredulo, non la vedeva
dal funerale di Marissa, si l’aveva vista spesso sulle foto di Luke…ma
non era la stessa cosa: “No è che aspettavo un cinesino e tu…
“Gli occhi a mandorla ancora mancano!”
Si spostò per farla entrare, aveva
i capelli più lunghi ed era semplice così come l’aveva lasciata: un
paio di jeans, una maglietta particolare, una giacca. Anna era sempre
Anna e questo non lo avrebbe cambiato mai nessuno.
“Come stai?” chiese appena
riacquistò l’uso della parola dopo averla abbracciata ed essersi
assicurato che non fosse un ologramma, quella visita inaspettata era
valsa la brutta giornata che aveva vissuto.
“Bene, sono qui di passaggio dovevo portarti una cosa” dalla borsa a
tracolla tirò fuori una chiavetta per pc.
“Cos’è?”
“Avevo pensato di mandartelo per e-mail, ma faceva troppo servizi
segreti sai…”
Seth non ci capiva niente, però non
voleva che se ne andasse, aveva così tante cose da chiederle che
intanto chiuse la porta alle sue spalle.
“Metti che è un formato che il mio pc non apre?”
“Te l’ho messo in quattro formati diversi!” era sempre più furba lei,
non lo aveva certo dimenticato!
“Fermati a cena!” non le importava nulla di quella chiavetta, Anna era
lì.
Nemmeno lei aveva dimenticato
quanto fosse impossibile liberarsi di Seth, sperava arrivasse qualcuno
ad aiutarla ma immaginava che tutti fossero da Ryan, quello che mai
avrebbe immaginato però le si materializzò davanti in un secondo. Non
poteva
crederci, ma nessuna delle due sembrava in difficoltà o di certo Anna
non lo era.
“Zia lei è Anna, Anna lei è Hailey e siete qui entrambe è...è
fantastico”
“Piacere Anna!” disse allungando la mano.
Ryan le aveva presentate già al concerto dei The Killers.
E ora stava succedendo davanti al salotto di casa Cohen.
Nessuna delle due ebbe il tempo di trovare un aggettivo al posto di
"fantastico".
“Ti prego tira fuori qualche cosa da superzia e falla restare per cena”
Non poteva fare altro “Abbiamo
ordinato cinese e se ti vuoi fermare…” le aveva regalato anche un
sorriso, il meno spontaneo della galassia, ma sempre un sorriso.
“Come sta Ryan? siete amici no?” Seth si rese conto che non poteva
chiederlo a nessun altro, nessun altro, che non fosse lei.
“Si e non sa che sono qui, non dovrei essere qui a dire il vero! se sa
che sono qui…”
Aveva tirato al suo migliore
amico un bidone gigantesco, ma aveva anche detto che gli sarebbe stata
vicino e che l’avrebbe aiutato…
“Ma non lo saprà mai! io non glielo
dirò di certo! e zia non sa nemmeno che faccia ha!” Anna si prese
proprio quel secondo per guardarla, non l’aveva con lei, non era
arrabbiata, ma un po’ irritata sì, non sapeva il motivo della rottura o
chiusura di quel che fosse e non c’avrebbe messo il becco, ma lei
partiva dalla convinzione che se Ryan doveva scegliersi una per del
sano sesso di certo non avrebbe scelto la zia di Seth.
Si ritrovò senza sapere come ad un
tavolo con Seth e del sushi, soli, forse un po’ di strizza Hailey
doveva averla provata visto che aveva colto la prima occasione per
dileguarsi.
“Hai imparato o…”
“Ho imparato!” disse giocherellando
con le bacchette per il cibo cinese. In quell’attimo si sentì in colpa,
era stato Martin ad insegnarle come fare… e lei gli aveva detto che
doveva fare una cosa per Ryan e tecnicamente era quello che stava
facendo, aveva omesso di Seth perché voleva evitare che fosse
inutilmente geloso e pensava di cavarsela in cinque minuti… non sapeva
neppure come poteva aver pensato una cosa del genere conoscendo Seth
Cohen.
“Se hai imparato con le bacchette allora sono cambiate proprio tante
cose! come stai?”
Semplice
come era sempre stato.
Iniziò da lì una chiacchierata che durò fino a tardi, Anna e gli esami
e il lavoro,
gli accennò di Martin, di quanto fosse speciale, lui le raccontò di
Summer, di quanto fosse emozionato ma anche preoccupato per la nuova
casa editrice e poi le foto della laurea di Ryan, il ritrovarsi
ugualmente
stupiti dal fatto che ci fosse una spogliarellista, i fumetti e le
barche… e avrebbe voluto tenerla lì, non sapeva nemmeno quanto tempo
fosse che una persona era così interessata alle sue parole e ai suoi
pensieri.
“Vuoi consumare il pavimento?” la voce di Amanda lo seguiva mentre
camminava avanti e indietro da ormai un quarto d’ora. Non erano in
ritardo, era lui a essere in anticipo.
Amanda era la cugina di Luke, aveva diciott’ anni e lavorava nel
ristorante di suo zio come cameriera, a quanto pare si era occupata lei
dei preparativi: “E’ tutto pronto, stai tranquillo”, non lo era
affatto. Era la paura di rivedere Seth, paura che svanì in
un attimo visto che non c’era e si ritrovò ad abbracciare solo Summer.
“Hai imparato ad abbracciare le persone?!” fece lei mentre si
scioglieva dall’abbraccio senza sapere quanto fosse fuori luogo la
frase, il pensiero di lui andò
subito a Kaitlin e a quella sua mania di dispensagli abbracci come
fosse un orsacchiotto.
Li vide e in un attimo tutto sembrò più semplice. Erano semplicemente
le due persone speciali che aveva lasciato, così speciali da cambiargli
la vita.
Erano la sua famiglia. Stranamente non ci pensò più e la voglia di
abbracciare Kirsten lo invase, si era dimenticato cosa fosse
l’abbraccio di una mamma e quando non lo aveva mai saputo era stata lei
ad insegnarglielo.
“Allora abbiamo un architetto?”
“Così pare” faceva un po’ strano sentirsi chiamare così, da Sandy ancor
di più.
Fece strada al tavolo, un tavolo in una stanza riservata, avrebbe
preferito qualcosa di diverso ma non se l’era sentita di chiederlo a
Carson, così c’era un tavolo, la musica in sottofondo “Una famiglia
speciale merita un trattamento speciale no?” aveva detto nel salutarli
mentre arrivava la prima portata di pesce.
Luke era così contento per il suo amico che si era offerto di sua
spontanea volontà di scambiare il turno del Mercoledì con quello del
Sabato: “Signori Cohen, è passato dall’ incendiare case a costruirle
forte eh?”
“E tu sei passato dal toccare il sedere delle cameriere all’esserlo?
fortissimo!”
A Summer non faceva piacere vedere Luke, immaginava che Ryan gli
volesse bene ma aveva avuto una storia con la madre di Marissa, un po’
difficile da dimenticare.
“Dov’è il tuo fidanzato?”
Già anche Ryan se lo chiedeva, sapeva di meritarsi quella sedia vuota
per tutte le volte che non aveva risposto o non si era fatto trovare,
ma per un momento aveva sperato ci fosse, anche se poi sarebbe stato
tutto più complicato.
La
ragazza non rispose, pensava solo che quella sedia vuota poteva non
esserci e che quella domanda presto non gliel'avrebbero fatta più, non
vedeva l'ora.
Kirsten non voleva rovinare niente, non avrebbe mai detto di tutte le
litigate di quei giorni e nemmeno qualcosa di Seth, quando avrebbero
fatto pace si sarebbero raccontati tutto loro, così inventò qualcosa
perché Ryan non ci restasse troppo male
"Voleva essere qui, davvero, ma Hailey è passata e non ci siamo certo
fidati a lasciarla lì da sola" "Vorremo ritrovare la nostra casa al
ritorno!" aggiunse Sandy sorridendo per dedicarsi ai gamberi.
Luke non poteva evitare, voleva mordersi la lingua ma non riuscì a non
farlo “Non sapevo avesse una sorella!” non poteva crederci,
adorava queste cose e quello era il suo momento, quante volte aveva
ipotizzato a Ryan una scena del genere e mille cose imbarazzanti al
seguito? infinite e infatti lui lo sapeva benissimo, sospettava che sul
block notes invece delle
ordinazioni si stesse segnando questo momento epico per il quale lo
avrebbe preso per il culo per i prossimi cento anni, o che sulla sua
fronte uscisse la scritta “BINGO”. "Chino vuoi dell'acqua?!" Avrebbe
regalato uno sconto ai signori che lo chiamarono al tavolo evitando
così altre mille frecciatine.
“La tengo nascosta come ancor più nascosti tengo i motivi per cui la
tengo nascosta” rispose Kirsten, almeno il suo arrivo era un’ ottima
scusa.
“Adesso sta con uno di trent’anni più vecchio” spiegò Sandy sorridendo,
lui non ci vedeva poi una cosa così sconveniente per com’era fatta
Hailey, aveva imparato ad aspettarsi di tutto da lei, e poi trovava
buffissimi gli atteggiamenti sconcertati di sua moglie quando se ne
parlava “Trentuno” precisò sorridendo.
“Lo
fa per i soldi” tagliò corto Kirsten tornando a suo figlio che li
guardava divertito, divertito ma non quanto il camerire che ne
approfittò per riempirgli il bicchiere d'acqua, prima di dileguarsi,
ancor più divertito.
“Allora raccontami tutto! dove eravamo rimasti?”
Ryan si accorse in quel momento che non vedeva l’ora di raccontarle
tutto, adorava parlare con Kirsten di architettura, ogni esame gli
passava per la testa di chiamarla e raccontarle ogni cosa ma poi
desisteva, aveva così tante cose da chiederle.
“Mi affascinava un sacco, lo storico, ma non avevo molto su cui
lavorare…” a dire il vero fu chiaro che adoravano parlare di qualunque
cosa e fu bello, Sandy guardò Summer sorridendo e lei di rimando,
sarebbero
potuti sparire e nessuno dei due se ne sarebbe accorto e Sandy lo
sapeva che sarebbe andata esattamente così, che ad un tratto avrebbero
iniziato a parlare di cose che capivano solo loro, scostandosi a
malapena quando un cameriere arrivava con un nuovo piatto, tutta
l’ansia di quella serata di Kirsten era svanita così come quella di suo
figlio. Perché erano esattamente questo: una mamma e un figlio e gli
piaceva da morire vedere cosa avesse creato osando, dando un
opportunità ad un ragazzo che non ne aveva.
Anche Summer era contenta, ma si chiedeva perché diavolo Ryan lo avesse
fatto, più tardi gli avrebbe fatto un culo quadro. Visto che di
architettura non ne sapeva nulla e suo suocero si godeva la cena,
cercava di mettere insieme i pezzi. Le parole di Hailey. Il gongolare
idiota di Luke. Forse era tutto uno scherzo.
“Ho scelto le abitazioni tipo come argomento”
“Cazzo!” tutti si voltarono verso Summer, le spiaceva aver interrotto
quella sorta di magia, ma un conto era immaginare un conto era averne
la certezza.
“Cavolo, volevo dire, che bell’argomento! sembra interessante!”
“Quella di Kirsten è fantastica! dovresti leggerla”
Sandy non ci poteva credere, era contento, ma ancora non capiva cosa ci
fosse di tanto interessante in queste cose e in quella tesi, amava sua
moglie, ma quella tesi… era ancora argomento di forte discussione nella
sua vita matrimoniale “Tu l’hai veramente letta? voglio dire, l’hai
letta tutta?”
“Visto? non è poi così difficile” fece sua moglie, i ragazzi li
guardavano divertiti, per tutto quello stupore da parte di uno che non
si stupiva di niente.
“Quando Kirsten preparava la tesi le dissi che l’avrei letta, lo dissi
così, come gesto di carineria nei confronti della mia fidanzata, senza
pensare che poi l’avrei dovuto fare… wow… tu davvero… non trovi sia un
mattone?”
“No, a dire il vero l’ho letta due volte, è bella”
“Pazzesco! pazzesco sei un idolo!” Risero tutti di gusto “Alla fine
l’ho comunque letta!”
precisò “Leggere una tesi di architettura è così noioso che solo una
persona innamorata può farlo il più folle gesto d'amore”
“Non sono così certa che tu l’abbia letta ma farò finta di crederci,
piuttosto dì la novità: Sandy vuole prendere un cane!”
Ryan questa volta si che per poco non si strozzò con l’acqua, insomma
un cane è una responsabilità e Sandy sapeva prendersi grandi
responsabilità, ma su quelle piccole deficitava un po’, troppo pigro
per avere un qualsiasi animale.
"Datemi un pò di fiducia, nessuno crede che io possa occuparmi di un
semplice cane?"
"No" le
risa riempirono la sala e se guardavi da lontano vedevi solo una
famiglia felice.
Prima
di andarsene dopo aver salutato Ryan e Summer i Cohen si fermarono a
parlare con Luke, a dire il vero fu lui a fermarli, lo fece così, per
fare qualcosa di bello e visto che Anna stava facendo la sua parte, non
voleva essere da meno e poi sarebbe rimasta così sorpresa della cosa
che magari non gli avrebbe dato del superficiale per un paio di
settimane, in
fondo sarebbe bastato poco immaginava volessero sapere
così tante cose del loro figlio, anche le
più insignificanti... non avrebbe detto niente di sconveniente, si
limitò a raccontare cose semplici, che giocavano in una squadra di
calcetto, che non si sa come lo aveva convinto a suonare la batteria
nel suo gruppo musicale, che di tanto in tanto suonavano per locali e
che Ryan era senza dubbio il migliore amico che avesse mai avuto "Mi
regala momenti epici di continuo!" concluse ripensando alle uscite di
quella sera, avrebbe sicuramente ringraziato Hailey e avrebbero riso
insieme di questa cosa la prossima volta che si sarebbero visti.
Alle due di notte, in una piazzetta su dei gradini a Portland,
illuminati dai fari, altre due persone cercavano il momento giusto, i
tempi dei dialoghi erano molto diversi e se per Anna e Seth niente era
cambiato, loro dovevano ancora decidere come avrebbe dovuto essere.
Se a Newport Anna e Seth non facevano altro che parlare, coprendo
qualsiasi rumore, su quei gradini c'era solo silenzio e l'unico rumore
era quello della pioggia che batteva sulla tettoia che li riparava
dall'acquazzone.
Era rimasto sorpreso quando disse che si sarebbe fermata, ma doveva
essere per qualcosa d'importante e non poteva certo rifiutare ora che i
Cohen credevano vivesse da solo.
"Ho un segreto e se non lo dico..." non ce la faceva più, aveva delle
amiche, tante, ma tutte si chiedevano perchè stesse con Seth prima di
chiederle perchè lo volesse lasciare. Scoppiò a piangere, dirlo a Ryan
era come quasi dirlo a Seth.
"Non so tenere i segreti" aggiunse dopo.
"Nemmeno io" rispose lui, non lo disse solo per rincuorarla, era tutta
sera che voleva dire di Kaitlin.
"Lascio Seth, ho voluto dirtelo perchè magari potrebbe aver bisogno di
te"
Voleva fare qualcosa per Seth tutto quello che non aveva fatto in
questi anni e stupidamente pensò che dire quelle parole bastasse
"Guarda che ti ama" capì solo dopo che erano parole stupide in quel
momento.
"Basta! tutti a dire che mi ama, papà, Hailey, tutti, non c'è riuscito,
non è stato capace di starmi vicino, non nel modo giusto, magari non è
neppure colpa sua, ma non... ogni volta che mi vedeva piangere se ne
andava così ho smesso di piangere... non posso stare con lui per non
farlo soffrire... lo so che mi ama, ma..." Ryan si limitò ad
abbracciarla, non era molto bravo ma lo fece e basta, a lui spiaceva
vederla piangere ma non gli dava
fastidio, la stimava, lui si vergognava così
tanto nel pensare di piangere davanti a qualcuno...
"Ti doco una cosa..."
"Guarda che l'effetto "sorpresa" te l'ha già rubato Hailey..." si
aspettava di sentirlo ridere,sorridere, imbarazzarsi o almeno muovere
un muscolo, ma
era un ghiacciolo e non per il freddo, anche lui ora doveva dire una
cosa per la prima volta a qualcuno, era il suo turno.
"No, vivo con Kaitlin Cooper" "Dimmi che scherzi" si fece seria
sciogliendosi dal suo abbraccio e lasciò che il vento asciugasse le
lacrime al suo posto.
Prevedeva che si sarebbe arrabbiata, o almeno non ne sarebbe stata
felice, provò a spiegarsi con la gola ancora secca: "Mi hanno chiamato,
credevo fosse qualcosa che riguardasse il mio di affidamento, non avevo
voglia di chiamare Sandy, sono andato e me la sono trovata davanti,
potevo lasciarla lì, ma non esistono sempre persone come i Cohen... non
esistono altre persone come loro"
"Ryan" era sconsolata, sconsolata di vederlo così, così capace di
mettersi nei guai per tirare fuori gli altri "Ha una mamma..."
"Anch'io... ma..." "I Cohen sono persone adulte" "Mi sento meno in
colpa" lo disse non rendendosi conto che non lo stava dicendo solo a se
stesso, ma Summer non le voleva sentire quelle parole, lo chiamò ancora
quasi a voler fermare il suono della sua voce.
Summer ebbe paura, paura che non stesse davvero meglio, glielo disse
come aveva fatto nei giorni di tanti anni fa, quando Ryan studiava
giorno e notte quasi credendo che prima avesse preso la laurea prima
sarebbe stato tutto un brutto sogno.
"Non è che se ti prendi cura di Kaitlin torna Marissa" non voleva
essere dura ma aveva paura che non fosse cambiato nulla. "Forse un pò
torno io.." era pieno di dubbi e avrebbe voluto darle più certezze, ma
non ne aveva nemmeno una. "Marissa non l'avrebbe lasciata
là" aggiunse quasi a cercare una piccola conferma di stare fecendo la
cosa giusta. "Si, ma non sarebbe stata nemmeno contenta di portarsela a
casa..." disse lei con gli occhi lucidi. Certo che era così.
"Pallaalpiede" fece Summer, Ryan sorrise, non era una cosa bella ma era
così che Marissa chiamava Kaitlin parlando con la sua migliore amica
"Se devono fare figli per poi accollarmeli possono anche usare
precauzioni!" no, decisamente, Marissa era un pò egoista, ma quelle
poche persone che entravano nel suo cuore erano destinate a starci per
sempre e a non sapere più come fare senza di lei.
Lo disse e basta e lui non voleva nemmeno, ma le parole uscirono come
da sole.
“Mi manca tutti i giorni”
“Anche a me”
Summer lo diceva quasi tutti i giorni a qualcuno quanto Marissa le
mancasse, oppure lo scriveva da qualche parte o faceva qualcosa per
esorcizzare quel dolore, ma Ryan non l’aveva mai detto a nessuno. Ed
era stato lui a dirlo per primo. Gli fece un effetto strano sentire la
sua voce dire quelle parole e per un istante pensò di scappare via.
Poi in un secondo senti un groppo più grande della sua gola
sciogliersi, le lacrime scendere, caldo anche se pioveva come non mai,
stava piangendo e questa volta se ne accorse, come si accorse di Summer
che per toglierlo immediatamente da quell'immensa vergogna che
immotivatamente lo
attanagliava lo abbracciò e pianse con lui.
Lei lo avrebbe voluto fare tanto tempo prima, perchè solo loro potevano
sapere cosa volesse dire aver perso Marissa, non poteva saperlo Seth e
nemmeno nessun altro.
"Ci provo tutti i giorni a ricordare cosa è successo ma non ci
riesco..."
Ogni giorno, da quel giorno, ultimamente prendendo a pugni quel sacco
da boxe, Ryan ci provava a ricordare cosa fosse successo, ma ricordava
solo di essere salito su quella macchina e di essersi risvegliato in
ospedale. Nient'altro e l'ultimo ricordo di Marissa sono loro due che
litigano nella casetta in piscina, aspetta che arrivi quella scintilla
che faccia ricordare qualcosa in più ma non arriva mai.
Questa volta rispetto a quei giorni lo sguardo di Ryan era più presente
così gli ripetè quelle parole con la stessa convinzione: "Ryan mi devi
ascoltare: Lei era felice, felice di stare con te, era innamorata di
te, tu la rendevi felice. Mi devi credere perchè io lo so"
"Si ho capito ma io adesso come faccio?" era questo che si chiedeva
tante volte, si sentiva semplicemente perso e Summer non si aspettava
che sarebbe andata così, di trovarselo tra le sue braccia a piangere,
però per quanto avrebbe voluto un risposta, non l'aveva, non sapeva
nemmeno lei come fare, ma adesso che erano insieme e avevano qualcuno
con cui condividere tutto questo, sarebbe stato più facile.
Voleva
spezzare quella sensazione di imbarazzo che ora immaginava,
conoscendolo,
provasse e dicendo "non piangere" l'avrebbe solo sottolineata, lo
aveva già detto ma questa volta rise nel dirlo e se prima non lo
trovava divertente ora pregava che Hailey fosse davvero stata capace di
farlo stare bene anche solo qualche secondo.
"E così
ti fai la sorella
di Kirsten eh?"
Rise anche lui, anche se
non sapeva bene di cosa, non c'era nulla da ridere.
S'immaginava che in cuor suo non sarebbe mai riuscita a vedere nessuno
a fianco a Ryan, ma ora desiderava solo che lui trovasse qualcuno che
lo facesse ridere di nuovo.
"Ti conviene confidarti con me, anche se poi la prendrete sul ridere
non credo potrei confidare tuttotuttotuttomapropriotutto a Cohen! Già
mi vedo la scena..."
Così fece, anche se in realtà prima di Hailey non aveva molto da
raccontare, aveva provato ad uscire con qualche ragazza perchè Luke era
così sfinente con queste uscite a quattro, ma senza nemmeno sapere
perchè alla prima uscita da soli diceva che la sua ragazza non c'era
più come se fosse una cosa che dovevano sapere subito, questo bastava
per fare in modo che non ci fossero altre uscite e se non bastava
all'uscita successiva troncava lui, consapevole che nessuna avrebbe
potuto prendere il suo posto. Solo che con Hailey non aveva dovuto fare
nè l'uno nè l'altro... non dovevano mica uscire insieme doveva solo
aiutarla per una cosa.
"Bè una ragazza che ti chiama dicendoti se le dai una mano a saldare un
debito per cocaina è senza dubbio affascinante!"
"Ma ti ha detto tutto?"
"E' così strano? guarda che quando piango è incredibile quello che la
gente può fare per farmi smettere!"
"No è che Hailey è imprevedibile, tutto qua!"
"Si, la zia di Seth è imprevedibile!" non aveva più voglia di fargli il
culo quadro anzi, ma era un particolare non trascurabile, però Ryan gli
fece una simpatica tenerezza.
"Si lo so, infatti parliamo sempre di lui" Summer lo guardò ancor più
divertita.
Ryan sapeva di essere comunque in difetto ma non sapeva come spiegare
quella cosa
"Cioè, insomma a lei la mia famiglia sta un pò sulle palle"
"La sua o la tua?!" era divertente vederlo cercare di spiegare qualcosa
che molto probabilmente non aveva nemmeno mai spiegato a se stesso,
però questa volta era sicuro...
"No, vedi quella non è la famiglia di Hailey, si lo è geneticamente, ma
lei è diversa, non è migliore o peggiore, è solo diversa, come una
persona che nasce in un posto che non è il suo, con persone che non
fanno per lei, insomma quando ne parlavamo, io non riesco a vedere in
Kirsten quello che ci vede lei, insomma per me Kirsten è la persona
migliore che ci sia al mondo e per lei la peggiore, però è come se
è difficile spiegarti com'è Hailey, credo di non averlo capito nemmeno
io!"
E' che con lei stavo bene e basta, so che c'è qualcosa di sbagliato, ma
quando stavo con lei riuscivo a stare bene, non era niente di serio,
insomma lei è sposata io ho mille problemi, non avevamo pretese, ma
quando stavamo insieme bastava..."
"Insomma lei è così... bhè per lei non ci sarebbe stato alcun problema
a dire che avevamo questa cosa, se lo avessi detto a Seth o Kirsten o
Sandy a lei non sarebbe importato niente, non le importa molto di
quello che pensano gli altri... è fatta così"
Non sapevano quante ora fossero rimasti a parlare e qualche volta Ryan
pianse ancora, così come Summer ma quando si avviarono verso casa non
pioveva più, c'era un arcobaleno, bellissimo. L'arcobaleno più bello
che avessero mai visto, nessuno credeva a queste cose, ma entrambi per
un attimo pensarono che fosse stata Marissa.
"Andiamo a casa?"
"Ok, ma guarda che Kaitlin Cooper non mi vede di buon occhio... sai
tutte le volte che Marissa diceva "mia sorella" parlava di me e non di
lei, non doveva essere piacevole!"
"Non vedeva nemmeno me di buon occhio... ora mi fa regali!"
Summer rimase sorpresa in un sorriso quando vide la porta di casa e
pensò a tutte le volte che Seth ne aveva parlato, sarebbe bastato così
poco.
Seth inserì la chiavetta, era
confuso, Anna gli aveva detto che prima o poi avrebbe ringraziato
“anche”
Luke, poco dopo sul monitor girava un video, non propriamente chiaro e
una musica assordante, aveva riconosciuto Ryan e Anna ma dovette
mettersi le cuffiette per capire le parole.
“Volevo invitare Seth e Summer,
giuro, ma ogni volta, tutte le volte che li vedo non faccio altro che
pensare che lei dovrebbe essere lì con loro o con me e mi sembra di
sprofondare di nuovo senza possibilità di risalire, non li potevo
invitare, vorrei che fossero qui, ma non riuscirei ad averli qui”.
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Capitolo 4 *** Shock! ***
qwqewew
Un
ricevimento per il nuovo avvio del Nichols Group, l’evento per
festeggiare l’acquisizione del progetto più importante da quando Caleb
Nichols aveva fondato l’azienda: la ricostruzione della parte
edificabile di tutta Newport.
Un lavoro che avrebbe portato via
parecchie energie a Kirsten, ma totalmente stimolante, anche se questo
comportava l’eliminazione del campo da golf dove era solito giocare suo
marito e quindi l’arrivo di un cucciolo di bassotto, per colmare i suoi
“hobby” era sempre più certo a casa Cohen.
Oltre alle famiglie più in vista, ci sarebbero stati tutti i probabili
acquirenti provenienti da diverse parti del mondo, il fatto che tutte
le riviste di architettura ne avrebbero parlato era una cosa buona ma
ora riusciva solo a sperare che niente andasse storto, non voleva che
la prima domanda dei giornalisti con cui avrebbe avuto interviste il
giorno dopo fosse su qualcosa di assurdo.
"Andrà tutto bene" le disse Sandy abbracciandola, non esisteva
nessuno che la capisse quanto lui e che facesse ogni gesto nel modo
giusto.
"Papà diceva sempre che l'inizio di un progetto è..."
"Fondamentale" concluse lui, che conosceva quella frase a memoria.
Per quanto non andasse d'accordo con Caleb si ritrovava spesso a
pensare che se fosse rimasto ancora un pò con loro sua moglie sarebbe
stata molto più serena.
"Papà diceva un sacco di stronzate... rilassati!" le disse Hailey prima
di uscire, lasciandola sulla porta.
All’arrivo pensò di avere sbagliato
posto; come se ci fosse un radar fu subito riconosciuto e i
commenti si sprecavano, lo immaginava ma ora lo stava vivendo ed era
diverso, per questo trovò il primo bagno e ci si buttò dentro. Era uno
di quei bagni bellissimi classico per quei ricevimenti, ci si poteva
mangiare da tanto che era ordinato; sapeva di essere agitato, lo capì
bene quando fece fatica a togliere le lenti e cambiarle con il paio di
occhiali, gli sembrava che i suoi occhi stessero andando a fuoco. Si
appoggiò al lavandino per paura di svenire, sentiva le gambe pesanti
e leggere allo stesso tempo, s’infilò nel primo gabinetto di corsa
giusto per stare solo un po’ e far regolarizzare il respiro.
Seth era seduto nel gabinetto
accanto, aveva l’ipod nelle orecchie, dio solo sa quanto trovava noiosi
questi eventi e lui doveva esserci per forza: organizzato dalla sua
ragazza e per rilanciare il gruppo di famiglia. Non aveva scampo.
Rispetto al solito con la presenza
di Hailey si era divertito a prendere in giro tre quarti degl’invitati
prima che sua madre li richiamasse all’ordine, poi era riuscito a
litigare con Summer per una stupidaggine e infine si era chiuso in quel
cesso. Grande serata. “Un’ultima
canzone ed esco” era così che si
era ascoltato le dodici tracce dell’ultimo album degli Oasis.
Ryan si chiedeva perché ci fosse
andato. Quasi certamente perché dava troppo retta alla sua migliore
amica, o forse perché non voleva più scappare, per aiutare Summer, per
vedere contenta sua madre o per rivedere Hailey. Doveva assolutamente
aiutare Summer, l’aveva vista così bisognosa di staccare da Seth e
vuotarsi la mente che aveva promesso, avrebbe riallacciato quanto prima
i rapporti con suo fratello… ecco perché era lì.
“Incredibile che sia qui” dicevano
due ragazzini ai lavandini di quello stesso bagno.
Due o tre commenti sulla faccenda,
su Marissa, su quanto fosse bella… sull’aver visto Summer e Ryan che si
salutavano… e in un attimo Seth si precipitò fuori, non poteva
crederci. Nello stesso istante, dal gabinetto adiacente, Ryan ancor
prima che quello finisse la frase scattò fuori come una molla e lo
spinse con la faccia contro lo specchio. L’altro ragazzo si mise
istintivamente al muro.
“Non farmi male” sarebbe bastato un
movimento e la testa di quel ragazzo avrebbe potuto frantumarsi contro
il vetro.
“Non sono io quello che picchia dei
due!” fece Seth alzando le mani e sperando che tutto non degenerasse,
quelle situazioni lo agitavano ancora adesso anche se si trattava solo
di due mocciosetti che non avranno avuto nemmeno diciott'anni, sperava
non fosse l'unico ad essersene accorto.
“Ma sono sicuro che se ora
schizzate via non vi faremo niente e io non userò i miei magici
superpoteri!” guardò Ryan che lasciò andare il ragazzo, il quale
impaurito sparì subito insieme all’amico.
Ryan si appoggiò di nuovo al
lavandino “Ciao” disse riprendendo fiato “Ti nascondi spesso nei
bagni?”
“Abbastanza spesso, questi eventi
sono noiosi ne vedi uno li vedi tutti”
Ecco la prima cosa da fare, non era
pentito solo era difficile dirlo.
Se lo avesse detto subito il proseguimento sarebbe stato migliore,
almeno per lui.
“Ti devo dire una cosa” “Una cosa
grande” aggiunse subito dopo.
“Che genere di cosa?” domandò Seth
un po’ turbato, non sapeva bene se da quello che era appena successo o
dalla situazione totalmente inaspettata, non vedeva suo fratello da
tempo e
anche se esteriormente non lo dava a vedere poteva percepire la sua
agitazione nel trovarsi lì.
“Una cosa e basta”
“Spara”
“Ho avuto una mezza storia co…
Nello specchio videro Kirsten
comparire alle loro spalle, cercava suo figlio non immaginava di
trovarne due,
Summer le aveva parlato di una sorpresa, ma pensava a dei fuochi
d’artificio a fine serata, questo era molto meglio. Meglio di qualunque
cosa.
“Che ci fate qui?” chiese con un
gran sorriso pieno di stupore, Seth la guardò divertito, indicando
l’insegna sulla porta “Che ci fai tu qui… ti prenderanno per una
maniaca!” sapeva di essere nel bagno sbagliato e non voleva passare per
maniaca, ma cosa poteva farci se i suoi figli avevano l’insana
abitudine di nascondercisi dentro? li pregò di andare al tavolo, per
essere certa lì spinse fino a metà strada indicandogli le sedie come
fossero bambini e si accorse che tutti gli altri posti erano vuoti,
mettere tutta la famiglia allo stesso tavolo durante un evento era
sempre stata un’ impresa che solo suo padre riusciva a compiere, ma per
una volta fu contenta che suo marito le avesse disobbedito alzandosi…
Lo raggiunse dall’altra parte della
sala al buffet dove immaginava fosse, stava ridendo con Hailey e
per quanto non le facesse piacere, preferì non indagare sul motivo, la
sua felicità superava di gran lunga ogni altro stato d’animo: “Amore,
al tavolo, c’è una sorpresa per te! provo a recuperare Summer!”
Il primo pensiero fu che sua moglie
avesse la febbre; non voleva alzarsi da quel tavolo dove aveva promesso
sarebbe stato ma poi Hailey aveva proposto un “piccolo” giro di
perlustrazione per vedere i trip della gente per bene, una cosa stupida
che facevano, ma così divertente… al primo posto avevano messo “quella
che con le sue protesi ci sfama l’ Africa” e di solito Kirsten non
tollera vederlo fare comunella con Hailey, ma questa volta sembrava non
averci neppure fatto caso, si precipitò al tavolo per vedere cosa
avesse quell’effetto a dir poco magico.
Pensò che fosse un miraggio o
qualcosa di molto simile. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, ma
ora era reale...
“Ma… cioè… ciao!”
Lo salutò con un caloroso
abbraccio, era ormai passato più di un mese da quella cena e pensava lo
avrebbe rivisto chissà quando.
“Vi siete già presentati? lui è il
marito di Hailey”
Per ora Seth si era limitato a un
sacco di battute su quanto fosse vecchio e ricco e lui stava lì ad
ascoltare, perché era bello sentirlo fare battute, anche se la metà le
aveva già sentite dalla presunta moglie.
“Steve Morris”
“Ryan Cohen”
“Famiglia
Cohen” diceva il foglietto posto al centro del tavolo. Ed era
proprio così.
Un sorriso si dipinse su più volti.
Sandy non era uno che si emozionava facilmente, ma quando in macchina
quella sera, di ritorno da Portland dopo la cena, Kirsten non
resistendo aveva subito tolto la tesi della borsa e si era fermata a
fissare la copertina imbambolata, non poté fare altro che inchiodare
con
la macchina a sua volta.
Aveva cambiato cognome e
sentirglielo dire così con la massima naturalezza era una specie di
orgoglio da padre che non si poteva spiegare e soprattutto sapeva che
il più felice era Seth. Suo figlio non aveva commentato, ma di certo
aveva sbirciato quella tesi che appositamente avevano lasciato sul
mobile della cucina, era certo che Seth aveva letto anche la dedica e
che l’ordine dei nomi non era casuale:
“A Seth, Sandy
e Kirsten, le prime persone che hanno creduto in me, la mia famiglia”.
Poteva ritenersi soddisfatta, era
rimasto un unico posto libero, quello di Summer e solo perché era
impegnata a fare in modo che andasse tutto per il verso giusto, non ci
fu verso di toglierla da tutte le cose che stava controllando, ma la
perfezione per Kirsten c’era già: i suoi figli erano lì, non
desiderava nient’altro.
Anche Sandy era felice, quella era
la sua famiglia, bè Steve era un pò un intruso, lo aveva visto tre
volte in tutto e non sapeva nulla di lui, certo è uno degli azionari
più famosi di tutto il Texas, quelle poche volte che ci aveva parlato
si era trovato a disagio, non sapeva neppure perché ci parlasse, era un
matrimonio di convenienza cosa poteva chiedergli?
“Non
chiedergli nulla... sicuro in tutta la vita gli hai parlato più tu di
quanto abbia fatto io! è un
matrimoniofake!” gli aveva candidamente risposto Hailey, prima
di
uscire di casa, mentre si infilava la fede che metteva solo in quelle
occasioni, facendo contorcere Seth delle risate; a lei piaceva farlo
ridere, soprattutto se considerava che di lì a poco si sarebbe preso un
palo in piena faccia, a lei piaceva farlo divertire sempre, anche se
quel termine aveva portato ad una discussione con sua sorella.
“E’ fantastico essere tutti qui
no?”
“Direi! è il ricevimento più
importante degl’ultimi vent’anni anni!” fece Steve di rimando.
Era ovvio che sarebbe successo,
come il sole d’estate, Seth si passò una mano sulla testa e infilzò con
lo sguardo suo padre, se forse non avesse usato quel aggettivo
indefinito sua madre non si sarebbe ricordata della presenza di Hailey
e avrebbe continuato a fissare orgogliosa lui e Ryan.
“Puoi evitare di essere annoiata?”
“Come posso evitarlo se lo sono?”
Quella bomba a orologeria che
s’innescava ogni volta che stavano nello stesso raggio per più di dieci
minuti era esplosa un’altra volta.
“Non farmi fare figure con gli
amici di papà”
“Non dirò a quella signora che con
una delle sue protesi ci sfama l’Africa, se proprio ci tieni” rispose
lei ricordando e indicando la famosa tizia, Seth voleva evitare, aveva
ancora impresso quello schiaffo, di cui poi non aveva trovato modo di
parlare con sua madre e l’ultima volta che aveva provato a sedare una
discussione tra loro non era andata bene, ma questa volta non era solo,
aveva Ryan:
“Ehi, quanto tempo è che non vedi
Hailey?”
“Anni”
“Secoli”
“Infinito?” aggiunse lui senza
sapere il perché, il tentativo di cambiare discorso era fallito
miseramente, certo suo fratello e sua zia avrebbero potuto aiutarlo un
po’ di più…
“Mostra un minimo d’interesse,
almeno durante la presentazione”
Hailey, guardò per aria, c’era
forse un manuale che spiegava come si facesse a mostrarsi interessati?
“Senti: ti giuro che l’interesse
per questa cosa mi sgorga nelle vene, dio riesci ad accontentarti del
fatto che sono qui?”
Era questo che non sopportava, ogni
volta che partecipava a queste cose sembrava facesse una grazia al
mondo.
“Guarda che tu non fai un favore a
nessuno a essere qui, tu devi essere qui”
“Io non devo proprio niente e se mi
dici un'altra volta che devo qualcosa a qualcuno che vegeta qui prendo
il microfono e dico quello che penso di papà, accontentati della mia
noia”
“Perché non ci date un taglio?” a
Sandy non piaceva affatto intromettersi, ma se fossero andate avanti
così avrebbero catturato l’attenzione di tutti e non voleva che sua
moglie si rovinasse la serata più importante solo perché nessuna delle
due sapeva frenarsi.
“Io mi stavo facendo i fatti miei”
“E’ proprio quello il problema”
Ecco appunto. Non si sarebbe mai
abituato a questo loro spasmodico bisogno di avere l’ultima parola su
ogni cosa e Steve non lo aiutava per niente, certo se avesse detto
qualcosa probabilmente il suo matrimonio oltre ad essere finto sarebbe
anche finito.
“Hai almeno dato un occhio alla
bozza se ti fanno domande?"
“Si certo che ho dato un occhio;
trovo assurdo lasciare del verde di fianco ad un’autostrada che
produrrà smog come fosse ossigeno, hai intenzione di costruire anche
degli igloo sotto il sole?”
Questa volta fu Seth ad alzare gli
occhi al cielo, forse uno
schiaffo sarebbe stato meglio, sua madre ci aveva messo circa due anni
ad acquisire il progetto e quella che girava per casa era una semplice
bozza, su cui però lavorava da quasi un anno e ora arrivava sua zia a
fare battute ecologiche come niente fosse, si aspettava di vedere il
tavolo ribaltarsi da un momento all’altro.
“Ti spiace se andiamo a parlare di
là?”
Si era stancata di
quest’altezzosità da anticonformista di sua sorella - non che fosse una
novità - ma soprattutto
aveva paura, una paura folle che quella mina vagante mandasse a rotoli
la serata. Sarebbe stata capace di farlo, aveva perso il conto di
quanti ricevimenti avesse rovinato a suo padre, tanto da convincerlo a
mandarla dall’altra parte del mondo…
A Ryan spiaceva che Hailey fosse
nervosa, forse perché non l’aveva mai vista così, bè tranne l’ultima
volta, ma più che nervosa in quel caso gli parve proprio incazzata; si
accorse che era terribilmente a disagio; finì con il domandarsi come
potesse essere
completamente tranquilla mentre gli chiedeva un prestito per saldare un
debito per cocaina e totalmente nervosa nello stare con quella che in
fondo dovrebbe essere solo la sua famiglia.
“Ti
dispiace se andiamo a parlare di
là?” Kirsten accentuò di più il tono, questa volta Hailey non poté fare
finta di non sentirla e si alzò per allontanarsi con lei,
non le dispiacque nemmeno, levarsi da quella situazione così intricata
per il suo cervello.
Ryan voleva fare
qualcosa per
lei o almeno sapere se stesse bene, cercò il suo sguardo un paio di
volte senza trovarlo mai, anche se era ovvio avesse altri pensieri, era
chiaro lo stesse evitando.
Se
Anna lo avesse visto, avrebbe avuto nuovi punti per avvalorare le sue
tesi ma Anna è la stessa persona che dice "non bisogna pensare sempre a
tutto prima di fare una cosa, a volte è meglio farla e basta".
Ed era giusto si evitassero, erano nel posto sbagliato, il momento era
sbagliato, per fare qualunque cosa, ma in fondo non costava niente e
non ci avrebbe fatto caso nessuno, il tempo di pensarlo e l'aveva già
fatto.
Quando Hailey gli passò vicino per allontanarsi con Kirsten le sfiorò
la mano.
Summer in un angolo piuttosto
nascosto della sala oltre a lanciare sguardi omicidi a qualche
cameriere che non faceva abbastanza bene il suo lavoro si prese un
attimo per respirare: era dalla mattina che non si fermava, tutto
sembrava funzionare, era così agitata, organizzare un evento del
genere, un conto erano le feste per i compleanni della gente ricca, un
altro occuparsi di un evento che sarebbe stato ricordato per i prossimi
trent'anni. Kirsten aveva insistito tanto, assicurandole che
non lo faceva solo perché era la fidanzata di Seth, poi Ryan aveva
promesso che se lei si fosse buttata si sarebbe buttato anche lui ed
ora eccoli;
Incrociò per sbaglio o forse no, il
suo sguardo, così senza attendere risposta, prese Ryan e se lo portò
sulla pista da ballo, certa se ne fosse accorto anche lui.
“Come va?”
“Non bene”
“Sei un pezzo di ghiaccio”
“Come fai a stare qui?” chiese
accentuando l’ultima parola come se quel “qui” dovesse essere
infinitamente famigliare a entrambi.
“Abitudine? devi solo aspettare una
mezzoretta succederà qualcosa di più eccitante, tipo un ubriaco che
vomita da qualche parte e il fatto che tu sia qui passerà in secondo
piano”
La guardò poco convinto. Cosa
poteva esserci di più interessante per dei pettegoli arricchiti di Ryan
Atwood che ritorna a Newport dopo la morte di Marissa Cooper?
“Fidati, c’è sempre qualcosa
di più interessante… se vuoi, prendo il microfono e dico che ti fai
Hailey Nichols, sai che botto!”
Lo sentì ridere appena e non c’era
nulla di divertente in realtà, era colpa di Summer e di come diceva le
cose.
“Dopo parlo con Seth” la rassicurò.
“Grazie, anche perché tra cinque
giorni parto e quindi…” lasciò la frase sospesa, consapevole che
avrebbe dovuto
lasciarlo e voleva farlo quanto prima... se da una parte aveva la morte
nel cuore per com’erano
andate le cose, dall’altra non vedeva l’ora di staccare e partire,
questa volta era il suo turno e Ryan lo aveva capito, lui si era preso
fin troppo tempo e poi era così determinata che non avrebbe mai cambiato
idea.
Aveva deciso di non dirgli la
destinazione, per paura di ritrovarsi Cohen sottocasa e lui, la
discrezione fatta a persona, non gliel’avrebbe mai chiesta, ma in fondo
sarebbe stata una cosa carina da fargli sapere.
“Vado in Irlanda!”
Doveva essere un bel posto, Ryan
sarebbe dovuto andarci con Hailey ed altri suoi amici prima che succedesse di Kaitlin e gli
sarebbe piaciuto un sacco, ma poi avrebbe dovuto dirle così tante cose
che…
“Acumeportamivia, lo so che ha una
casa, infatti vado là” disse lei con naturalezza.
“Lei non la può usare, ora è presa
con il lavoro, è stata così gentile da prestarmela…”
Non ne era stupito, in fondo Hailey
era la persona più gentile che conoscesse, se poteva far star bene una
persona o regalare un sorriso lo avrebbe sempre fatto, di questo era
sicuro, era una delle cose che gli piacevano di lei, lui non era così
bravo a regalare sorrisi e felicità.
Strabuzzò gli occhi. Forse era il
cognome a rendere lenta la comprensione del cervello femminile.
“Pensi davvero che mi presti casa
sua perché le sto simpatica? vediamo: Seth è l’unico motivo per cui
ogni tanto si palesa qui e io lo sto per lasciare, io adoro sua sorella
e lei la odia, io sono il prototipo della ragazza ricca e viziata,
tutto ciò che a quanto pare schifa dal profondo… penso che sia carina
con me solo perché tu hai speso buone parole nei miei riguardi!”
”Io ho speso buone parole per te?
dav-ve-ro-?”
“Ooh si! e con più persone!
altrimenti non mi spiego perché Kaitlin Cooper mi abbia passato il
succo senza prima sputarci dentro”
Kaitlin la mattina era stata
educata con lei, non certo amichevole, ma educata, ed era già un ottimo
risultato comprendeva la sua ostilità, ma se lei e Marissa erano come
sorelle cosa poteva farci?
"Sembra tutto a posto no?" era sicuro che Summer ce l'avrebbe fatta,
quando gli aveva detto di essersi buttata nel lavoro, pensò che se lo
aveva fatto con la stessa foga con cui lui si era buttato sullo studio,
quella serata dovesse essere estremamente importante, per questo era lì,
per dargli tutto il suo appoggio. Se si fossero rialzati sarebbe stato
insieme e se fossero caduti sarebbe stato ugualmente insieme.
"Hai visto Hailey? ti sembra in procinto di fare qualche cazzata?"
"Che domanda è?" Ryan strizzò gli occhi
"Non ne ho idea, ma sai, Kirsten mi ha fatto mettere due camerieri in
più per controllarla ed è un pò inquietante, anche il signor Nichols lo
faceva sempre... io avrei evitato ma Kirsten è più preoccupata dalla
sua presenza che da qualsiasi altra cosa..."
Nonostante lei fosse almeno cento volte più brava di lui a non darlo a vedere, ora sapeva che anche Summer aveva, come lui
dei momenti in cui si ritrovava a pensare che se ci fosse stata Marissa
una cosa assolutamente difficile sarebbe stata la più facile del mondo.
"Chino voleva essere un complimento?"
Scrollò le spalle, era solo una cosa che aveva notato e sapeva che il
merito era suo, effettivamente poteva scegliere altro.
"Fammi capire tra tutti i complimenti che potevi farmi per un
ricevimento del genere scegli di dirmi che i cessi sono molto puliti?"
poi rise, era decisamente buffo vedere quanto volesse essere carino,
non riuscendo a trovare le parole giuste, ma in fondo era lì per lei e
quella notte a Portland era stato quanto di più chiaro ci potesse
essere per entrambi.
"Hai capito no quello che volevo dire..."
"Si, ma è divertente vederti così..." rise di nuovo.
Per quanto era un piacere vederla un
filo più rilassata, pensò di rendersi utile, le fece notare che c’era
davvero un cameriere che stava sputando, nei cocktel però, nello
sguardo di Summer che si avventava sul malcapitato aveva visto almeno
venti modi per trucidare quel “Ragazzetto brufoloso”.
“I mille modi in cui può svoltare
una serataaa” era una specie di motto che usava Luke per raccontare le
cose a lui e Martin, una specie di incipit che finiva con qualche
strano aneddoto o qualche strano racconto tra le lenzuola di qualche
ragazza.
Quando tu ti prefissi un’idea su
come devono andare le cose e poi succede tutt’altro.
Lui non l’aveva mai usato e Martin
meno che mai, ma forse a questo giro sarebbe stato il suo turno.
Aveva deciso di cercare Seth, gli
avrebbe parlato, chiesto se potevano tornare ad avere un rapporto e
sarebbe tornato a Portland sperando non lo odiasse, per la storia di
Hailey; questo era il piano.
Era all’entrata, di solito lui e
Seth si trovavano lì, uscivano dall’entrata.
Solo che invece di Seth aveva
trovato Julie Cooper, ubriaca e delirante.
Hailey l’aveva salvato, molto di
più che saldare un debito per droga e aveva salvato quel party, quella
serata:
aveva preso la macchina, convito Julie a salirci senza dare
nell’occhio -cosa per niente facile- aveva assecondato i suoi deliri e
i suoi insulti a Ryan
semplicemente prendendola in giro e smorzando il tutto, l’aveva portata
a casa ed era riuscita anche a non litigare con Aron Fishman, il nuovo
marito di Julie, un tipo poco simpatico che non si era accorto sua
moglie fosse uscita da casa.
Lui l’aveva solo assecondata come
un automa, uno spettatore il cui film è la sua vita.
Seth ci aveva pensato a lungo in
quei giorni, dare una possibilità a Ryan o no.
Aveva rivisto quel filmato quante
volte? cento? duecento? come se da quel minuto e tredici di video
potesse vedere cinque anni di silenzio. Dopo quella sera non aveva più
sentito Anna, le aveva mandato un messaggio ma lei non aveva risposto,
sapeva che il loro rapporto era così, cinque ore ogni tre anni per loro
valevano più di ventiquattro ore tutti i giorni. Durante la loro cena
non aveva scoperto molto di Ryan, proprio nulla in verità Anna evadeva
ogni domanda come solo lei sapeva fare e lo aveva lasciato con quel
filmato. Poi era arrivata la tesi, aveva provato a leggerla un po’ di
notte, quando sua madre la lasciava incustodita, ma oltre a non capirci
nulla si fermava solo all’intestazione e alla dedica, in fondo si dice
sia quello l’importante di una tesi...doveva ammettere almeno a se
stesso che era felice che avesse cambiato cognome, lui un tempo ci
teneva tanto che Ryan lo facesse… e ora era lì, insomma era lì in carne
e
ossa, avrebbe potuto chiuderlo in una stanza e raccontargli gli ultimi
cinque anni della sua vita, a dire il vero moriva dalla voglia di
farlo… e poi si fidava di Anna, per questo scelse di andarlo a cercare.
Sapeva dove alloggiava ed era
pronto, a patto che anche a lui interessasse davvero sapere della sua
vita.
Si fece lasciare davanti all’hotel
non si sarebbe fermato per la notte, aveva previsto di provare a
rimanere anche per la colazione, ma sarebbe tornato a Portland, non
vedeva l’ora di sentire le lamentele di Kaitlin perché quel casco per
capelli in realtà non è per nulla diverso da un casco normale, poi
forse avrebbe cercato Seth.
Ora erano da soli e lui si sentì
istintivamente meglio, come succedeva sempre. La guardò per un attimo,
pensò che per quanto odiasse doversi mettere elegante era davvero
bella, doveva proprio essere sfinita per aver lasciato persino
scegliere il vestito ad altri, quel vestito blu le stava benissimo, ma
lei odiava il blu.
Era bellissima se doveva essere sincero. Non le aveva mai fatto quel
genere di complimenti e iniziare ora sarebbe stato... stupido.
“Parliamo un po’?” il suo
tono fu un sussurro nonostante fossero soli, quasi volesse
cancellare i modi decisamente bruschi usati le ultime volte che si
erano visti.
La vide rabbrividire per il freddo
e le diede la sua giacca. Lei sorrise. Gli piaceva vederla sorridere e
quella sera non era mai capitato.
“Grazie per…”
“Figurati, mi fa piacere portare
Julie Cooper a casa perché ubriaca persa che ci racconta di suo marito
impotente, così mi sento davvero a Newport! fino ad ora è stato tutto
tranquillo, troppo, il massimo della vita è stato Sandy che ha cambiato
il colore della tavola da surf!”
Ryan sorrise, insomma fino a poco
fa stava su una macchina con Julie Cooper che l'attimo prima gli diceva
avrebbe ammazzato anche Kaitlin e poi che era un bravo
ragazzo…totalmente invasata. Ora era semplicemente sereno, per la
prima volta in tutta la sera, in tutto il giorno, sarebbe stato ore a
parlare con Hailey di qualunque cosa. A volte capitava passassero
nottate intere a parlare, non erano molte le persone con cui gli
piaceva confrontarsi ma con lei sì, non aveva mai conosciuto una
persona così intelligente nel modo di pensare e non solo, credeva che
Hailey nella vita sarebbe potuta riuscire in qualunque cosa.
“Dov’è che sei sparita?” glielo
chiese solo perché certo di poterlo fare.
Lei fece finta di pensarci su,
catturando il suo sorriso.
“Io devo esserci a questi eventi,
ma poi a un certo punto devo sparire!”
Anche lui aveva provato la voglia
di sparire più volte in quella serata.
Questa volta restò lì a rispondere
al telefono, ormai immaginava Hailey sapesse tutto e aveva visto
Kaitlin, quindi non aveva alcun senso allontanarsi.
L’aveva chiamato solo per
augurargli la buonanotte e per assicurarsi stesse bene, per una
volta evitò di essere opprimente, era con Anna e quindi non c'era nulla
di cui preoccuparsi.
“Fai la cosa giusta con Kaitlin”
disse quando lui stava rimettendo in tasca il cellulare. Sapeva che
aveva bisogno di quelle parole ma visto che lo pensava veramente dirlo
non fu difficile; lo stimava davvero, lei riusciva a malapena a
prendersi cura di se stessa, non doveva essere stato semplice scegliere
di prendersi cura di una persona da un giorno all’altro.
“Crescere con uno tra Julie e Jimmy
equivale a schizzare fuori di testa” spiegò Ryan togliendo le mani
dalle tasche.
“Come scegliere tra una colonscopia
e una rettoscopia” precisò lei, risero per la scelta della metafora
quanto più azzeccata.
La verità era che a Hailey oltre a
non esserne capace, non
andava di rendere l’atmosfera tesa, era stata una serata pesante per
entrambi e stavano bene così.
Ryan fu felice di essere lì e tutto
si sarebbe aspettato quella sera ma non di essere felice e spensierato
anche per un solo istante… gli fu però chiaro che
stavano chiudendo un qualcosa che non aveva nome ma che comunque aveva
fatto parte della sua vita per quasi due anni e voleva dirglielo di
Marissa, avrebbe voluto dirlo prima… e invece era finita come Anna
aveva detto: “Se non glielo dici tu
finirà che lo saprà da altri” non
era importante prima, ma ora avrebbe voluto tornare indietro per
poterglielo dire.
Tutta quella schifosa situazione di
gente che ne aveva parlato e Julie Cooper in macchina che vaneggiava
gli aveva almeno facilitato il compito, così come se fosse tutto
implicito lo disse: “E visto che hai scoperto perché sono andato via da
Newport, ti sarà più chiaro anche il perché sono qui: non mi piace
lasciarmi male con le persone”
Hailey fu presa in contropiede,
così dovette inventarsi una cazzata. Disse la prima che le venne in
mente e non ne aveva mai detta una così grande.
“Voglio riprendere i rapporti
con la mia famiglia e non credo che venire a letto con te sia un buon
presupposto per guardare negl’occhi mia sorella”
“Tu e Kirsten avete tanto da
ricostruire e avete già perso troppo tempo ma… davvero!?” era a dir
poco incredulo. Così lei s’inventò una cazzata ancor più grande.
Era brava in questo. Raccontare una
versione alternativa. “Quando siamo uscite, ci siamo chiarite su un po’
di cose e abbiamo deciso di riprendere il nostro rapporto,
ricostruirlo…” era una cosa a cui nessuno avrebbe creduto, nessuno
tranne lui.
In realtà era semplicemente stata
nella sala degli abiti a giocare a Ruzzle e messaggiare con le sue
amiche, ma non gli dispiaceva, aggiungere un merito alla visione già
idilliaca che lui aveva di Kirsten.
“Sono contento… ti accorgerai
che… è fantastica” in quelle parole poteva sentire tutta la sincerità
del mondo, per questo guardò altrove, non avrebbe mai e poi mai pensato
una cosa del genere di sua sorella, aveva sempre evitato di parlar male
di lei con Ryan, l’unica volta che successe litigarono come mai nella
vita, ma era sicuramente l’ultima persona con cui avrebbe riallacciato
un rapporto, se avesse potuto avrebbe rotto anche quel poco che c’era.
"Così Summer..."
"E' una brava ragazza... anche se mi ha piazzato due camerieri addosso"
"Era moolto dispiaciuta, avrebbe evitato! era anche convinta non te ne
accorgessi"
"E' un pò ingenua" aggiunse, cosciente che Hailey non era una a cui la
si faceva facilmente.
Non c'erano molti motivi per cui Ryan tornasse a Newport, quindi il motivo era quello, ma lei era tranquilla, quasi divertita.
"Credevo che poi quando sarebbe successo non saresti stata davvero
tranquilla" disse ridendo, era incredibile. Non che lui fosse agitato,
ma nemmeno così calmo.
Lei non era tranquilla, ma per altri motivi. Aveva deciso a sedici anni
che non le sarebbe importato niente di quello che pensavano gli altri e
poi aveva abituato Seth ad aspettarsi qualunque cosa da lei e
soprattutto
sapeva che Seth le avrebbe sempre voluto bene perchè era l'unica
persona per cui finiva a Newport.
"Da me non si aspetta niente, visto che ci siamo persi per colpa mia"
"Non sempre deve esserci una colpa, magari non vi siete mai persi"
Sorrise, erano poche parole a cui però gli sarebbe piaciuto credere.
Sandy, Kirsten. Seth e Summer. Quanto fosse stata gentile a prestarle
casa.
Kaitlin. Quanto fosse difficile tenere il suo passo.
Luke e la sua nuova idea mensile, fare il pompiere e quella
divertentissima cena piena di frecciatine su di loro che lo ha portato
alla gloria.
Suo marito. Un simpatico vecchio. O un
vecchio simpatico.
E poi Newport. I
ricevimenti di Newport, era divertente dirle che ne aveva salvato uno.
Non le era mai capitato e questo macchiava un pò il suo curriculum. E
Hailey ci teneva a quel curriculum...
"Domani parleranno lo stesso più di me che di te"
"Non credo proprio" disse Ryan sicuro.
"A tutti gli eventi a cui ho partecipato ho combinato qualcosa, invece
ieri niente, questo fa più notizia che qualsiasi altra cosa, fidati"
"Mi sento quasi in colpa, magari fai ancora in tempo..."
"Non l'ho rovinato, ma nemmeno salvato... dai... insomma non dire più
così"
"Okok" rise lui alzando le mani. "Però... un pò lo hai salvato..." Ryan si divertiva, stava lì appoggiato
alla moto a prenderla in giro, senza nemmeno ricordarsi di essere a
Newport.
"Puoi dire a Kirsten
che siamo andati a letto insieme ma non che ho salvato quella cosa..."
"Anzi... soprattutto a Seth, deve credere che io stavo stendendo un
tappeto rosso per far entrare Julie Cooper..."
Ryan
li aveva proprio esauriti tutti gli argomenti per restare ancora lì con
lei. Rimaneva solo quanto fosse bella la luna ma non era il caso, per
questo continuava a prenderla in giro perché si lasciava prendere in
giro, non aveva mai conosciuto una persona così poco permalosa e poi la
sua risata è bella e coinvolgente.
Doveva essere un bacio casto e puro
ed inizialmente fu così, ma poi, forse entrambi, pensarono che sarebbe
stato l’ultimo. Nonostante
la giacca
rabbrividì ancor di più, il freddo non centrava niente.
“E’ solo che tu…”
“Ti prego non lo fare, non
guardarmi con occhi diversi perché mi è morta la ragazza”
Si fermarono dopo un tempo
imprecisato, solo perché non avevano più fiato.
Sussurravano. Tenendo le fronti
vicine.
Se fosse riuscita a guardarlo in
quel modo sarebbe stato tutto più facile.
E ci aveva provato tutta la sera, mentre tutti ne parlavano a pensare a
lui in quel senso.
In realtà non c'era un modo preciso di parlare di queste cose per loro,
passavano da una cosa stupida a una cosa del tutto seria e visto che
non stavano insieme era normale che qualunque cosa fosse potesse finire
in qualsiasi modo.
Anche con un bacio.
Non poteva credere a quel che stava
vedendo, a dir la verità pensava di svenire.
O di schiantarsi in macchina, o
anche solo di non riuscire più a cancellare quell’immagine dalla sua
mente.
|
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Capitolo 5 *** Game Over? ***
Mi scuso per l'enorme
ritardo, spero che il capitolo possa in qulache modo ripagare :)
Ringrazio Zade e
DanyDF per le recensioni e chiunque regala una lettura!
A presto!
Rewind.
“Questa cosa del locale “via di
fuga” è una grande idea!” le aveva detto Kirsten, che troppo bene
conosceva la gente ricca di Newport.
Summer ad ogni ricevimento teneva
una sala per ogni evenienza, l’aveva deciso dopo che le era capitato
che un tipo vomitasse in mezzo alla sala, quello era stato l’evento
meno riuscito della sua carriera, fortunatamente era solo il compleanno
della sua matrigna, ma da quel momento decise di attuare questa cosa,
di solito qualche suo collaboratore ci portava qualche ubriaco, prima
che desse spettacolo.
L’aveva trovato nelle cucine che
pregava duecento cuochi di uscire e loro che ridevano di lui, per poi
chiedersi cosa ci facesse una come lei con Seth Cohen e ogni volta che
succedeva avrebbe volentieri ficcato la testa di quegli idioti nel
cesso.
Per questo l’aveva trascinato in
quella sala.
“Cohen stavo lavorando”
doveva servire lo spumante ed è da sempre una delle cose più difficili
da fare in questi ricevimenti, stappare cinquecento bottiglie in
diversi punti della sala all’unisono, camerieri che versano lo spumante
nei bicchieri senza far danni e senza catturare l’attenzione che doveva
essere tutta per Kirsten.
“A…allucinante Ryan!” a Seth
sembrava che la sua voce nemmeno uscisse, forse perché Summer pareva
non dargli minimamente retta, presa a scrivere e spuntare non si sa
cosa su un foglio. Si piazzò davanti levandole la cartelletta dalle
mani, obbligandola a concedergli tutta la sua attenzione; voleva solo
dire questa cosa a qualcuno, alla sua ragazza.
“Come un idiota avevo pensato di
andare da lui per parlare, sai, ha insistito tutta la sera così tanto…”
il tono era pieno di delusione, ma Summer, almeno dentro di sé, fu
felice, Ryan stava facendo quella cosa solo per lei, per un attimo
ripensò a loro due davanti all’arcobaleno e un po’ di malinconia la
invase, se Marissa fosse stata lì non sarebbe finita in una cucina
quasi vuota con una vocina in testa a ricordarle che doveva lasciarlo.
Aveva pensato alla sua migliore amica più in quella sera che in cinque
anni, probabilmente se ci fosse stata, per farla stare tranquilla le
avrebbe dato qualche superalcolico, ma di certo non si sarebbe trovata
in quello schifo di situazione.
“Ancora non ci credo!mi sembra
assurdo!” faticava ad articolare una frase, non faceva altro che
rivedere la scena e non riusciva a stare fermo.
“Cohen devo tornare di là” per
quanto lo vedesse agitato, aveva sinceramente fretta, nel suo lavoro
bisogna sempre avere sottocontrollo tutto per tutto il tempo e lei ora
non aveva sottocontrollo niente.
“C’era Ryan che si stava baciando
con Hailey -mangiò quasi le parole come se dicendole velocemente
potesse cancellare quello che aveva visto-Assurdo!allucinante!ma ti
rendi conto??!”
Non disse nulla, cercando di
mostrarsi stupita, se uno non le avesse pianto tra le braccia e l’altra
non le prestasse casa per uscire dal mondo sicuramente avrebbe preso a
sberle almeno uno dei due; non tanto per la tempistica di merda che il
destino aveva riservato, quanto perché parlando con lei avevano fatto i
distaccati di ‘sta cippa, non aveva capito molto bene come fosse il
loro rapporto ma che fossero attratti l’uno dall’altra le era chiaro.
Prese una bottiglietta d’acqua
dalla borsa che portava sempre con sé in queste occasioni e la passò a
Seth, lo fece sedere, conoscendolo sarebbe potuto davvero svenire:
“Prendi fiato, io devo tornare di là” ma Seth gli si piazzò davanti di
nuovo, completamente perso nei suoi viaggi mentali che un tempo la
facevano tanto divertire e con quello sguardo che sembrava supplicarla
di non mollarlo nelle sue mille paranoie.
“E se hanno dei figli?”
Summer guardò per aria, insomma lui
era serio. Sorrise.
“Ryan e Hailey non hanno figli”
“E’ una specie d’incesto”
Provò a spiegargli le cose ovvie,
senza entrare troppo nel resto della questione: che Ryan non era
veramente suo fratello, anzi che fino a una settimana fa non lo
considerava nemmeno più parte della sua vita, sapeva che non diceva sul
serio ma non poteva dimenticare tutti i discorsi fatti da cinque anni a
quel momento.
I discorsi che l’avevano sfinita e
allontanata da lui… che se avesse avuto una zia come tutti gli altri,
non giovane, un po’ folle e decisamente bella… ma in fondo non era
proprio quello che a lui piaceva e lo faceva sentire tanto speciale?
Seth spalancò gli occhi e senza
volerlo alzò la voce, possibile che non riuscisse mai a comprenderlo?
“Si può sapere perché stai minimizzando? voglio dire non ti sconvolge
la cosa?!”
Certo l’aveva sconvolta e molto
quando l’aveva scoperto, ma ora non ci vedeva niente di male, se non
una grossa sfiga nel fatto che Seth li avesse beccati mentre stavano
chiudendo anche se non è molto normale chiudere baciandosi. A dire il
vero non aveva ben capito cosa fosse la normalità né per Ryan né per
Hailey.
Prese anche lei uno scatolone e
anche se poi avrebbe dovuto fare i conti con la polvere sull’uniforme
bianco, si sedette accanto a lui:
“Cohen dai, non sei tu che mi
racconti sempre che la tua popolarità scolastica impennava quando
Hailey veniva a prenderti a scuola? è una bella ragazza…”
Seth la guardò allucinato. Forse
non aveva capito o pensava a uno scherzo.
“La lingua di Ryan era nella sua
bocca!”
Non voleva minimizzare, ma non
sapeva proprio cosa fare o dire e il suo pensiero era altrove, voleva
solo chiuderla alla svelta.
“Hai idea di quello che potrebbe
comportare nella mia famiglia?”
Summer ci aveva pensato,
immaginando che forse se aveva scelto Hailey non poteva essere solo
sesso e poi quel fatto che Ryan fosse più sereno, la persona che aveva
visto a Portland sembrava solo un lontano parente del ragazzo con cui
aveva ballato poco prima, ora tutte le assurdità e lo sconcerto
iniziale erano scomparse.
Anche Seth ora ci pensava o meglio,
non ci riusciva nemmeno immaginando la reazione di sua madre se mai lo
avesse saputo.
“Cosa vuoi che comporti?”
“Non lo so… qualunque cosa. Lei è
sposata”
“Con quel vecchio? bllleeeah”
Il cellulare di Seth prese a
vibrare e lui non aveva alcuna voglia di rispondere, era tipo la
ventesima chiamata per questo aveva messo la vibrazione, prese l’acqua
e fece per versarla sopra, se non avesse avuto bisogno di bere lo
avrebbe fatto, provò ad aprire uno dei lavandini ma l’acqua lì dentro
era staccata e Seth era goffo.
Anche l’auricolare di Summer iniziò
ad illuminarsi nel buio della stanza, cercò di non farci caso, cercò di
pensare a lui e non a quello che poteva succedere fuori.
“Non fai prima a rispondergli?”
“Si certo ora rispondo e gli chiedo
com’è scoparsi mia zia, che dici è un buon argomento per ripartire?”
fece lui sarcastico e totalmente arrabbiato.
Pensava fosse superficiale. Aveva
provato mille volte a spiegargli che le cose non possono andare sempre
come vuole lui, neanche fosse un bambino e aveva finito la pazienza:
“Hai rotto le palle anni, a-n-n-i- perché non si faceva vedere, sentire
e qualunque cosa, ora che lo fa…” perché doveva essere sempre tutto
immensamente complicato?
Lui stava per ripeterle ancora
quella frase, lei gli parlò sopra: “Magari ha una spiegazione!”
“Una spiegazione -voleva quasi
ridere- vediamo, mia madre l’ha tolto dal nulla e fatto diventare una
persona decente e lui si scopa sua sorella, dici che esiste una
spiegazione per questo?” prese fiato e sentire ancora difese su difese
a Ryan non era giusto. Non era giusto e lo faceva innervosire. Era lui
quello che era rimasto. Quello che aveva visto la tristezza negl’occhi
di sua madre, era lui che vedeva sua madre a volte dimenticarsi e
apparecchiare la colazione per quattro…
“Non me lo dire, ora arriva la
solita giustificazione che permette a Ryan di fare tutto…”
Lei non ci stava nemmeno pensando,
ed era un sollievo non riuscire a pensarci per qualche secondo, ma era
riuscito un’altra volta…fu lei a fermarlo prima che nominasse Marissa,
aveva una serata da portare a termine e se avesse intrapreso quel
discorso, non ci sarebbe mai riuscita, ne era certa, se solo avesse
sentito il suo nome questa volta sarebbe finita al tappeto.
“Cohen devo lavorare” disse
semplicemente, non pensando alle sue frasi di poco prima, riprese le
sue cuffie che avevano preso ad illuminarsi più frequentemente, segno
che qualcuno aveva davvero bisogno di qualcosa. Di solito erano i più
inesperti che si agitavano per stronzate cui nessuno faceva caso, pregò
che fosse così anche questa volta.
“E’ tutto quello che sai dire? io
sono sconvolto e tu devi lavorare?”
Nell’altra sala c’era il
ricevimento più importante degli ultimi cinquant’anni e lei non era là,
la preoccupazione la invase, certo che doveva essere altrove, che
voleva essere altrove. Soprattutto se il suo fidanzato non riusciva a
capire che non doveva parlare di Marissa quel giorno, quella sera, in
quel momento e in quel modo. A volte aveva l’impressione che per lui
fosse quasi una giustificazione alla vita, il fatto che lei fosse morta
e non un immenso dolore che lei e Ryan avrebbero dovuto affrontare
tutti i giorni. Non era il momento di litigare.
“Tu lo sapevi?” lo chiese come se
in quel momento ne avesse già la conferma.
“Tu lo sapevi” ripeté altre tre o
quattro volte, ma la domanda era diventata un’affermazione.
Ecco perché non ne era sconvolta.
Ecco perché non era sconvolta da una cosa che avrebbe quanto meno
turbato chiunque, lui la conosceva e non era sembrata davvero colpita.
“Non è niente, ora ti sembra una
cosa insormontabile, ma non.. chiama Ryan”
Non sapeva mentire. Summer non era
capace e in quel momento sarebbe stato utile.
Poi, avrebbe proprio mentito. Un
giorno Marissa le aveva spiegato che c’era differenza tra omettere una
cosa e mentire e se n’era andata prima di spiegargliela per bene questa
cosa e lei non sapeva proprio come usare questa scusa.
“Ryan e Hailey hanno una storia e
tu lo sapevi…dio”
Si sentì fregato dalle uniche
persone a cui aveva sempre in ogni momento voluto bene, sempre e
comunque e dall’unica persona che avesse amato.
“Io non ho fatto niente!” si difese
subito Summer. Odiava quel suo sguardo pieno di disprezzo gratuito. Lei
non aveva fatto davvero niente, mica aveva prestato la sua camera a
Ryan e Hailey o tenesse il gioco quando si dovevano vedere. Lei in
realtà non sapeva nulla di tutta quella storia, forse Luke, forse Anna,
forse era con loro che doveva arrabbiarsi non certo con lei.
“Cohen parliamone dopo” ma Seth era
arrabbiato non poteva credere che lei glielo avesse nascosto.
“Dopodopodopo dopo quante cose mi
metti?”
E lei non poteva credere ora
facesse anche la parte del trascurato, da lei che nonostante tutto lo
aveva messo sempre prima di qualunque altra cosa. Soprattutto in quei
cinque anni. Veniva prima il fatto che Ryan non fosse lì tanto Marissa
non avrebbe più potuto essere lì. Veniva prima il suo di lavoro perché
era una passione e non un lavoro stupido… “Secondo te quando sono
andata da Ryan l’ho fatto solo per me?! -chiese con uno sguardo quasi
perso per quanto fosse ovvio il tutto – Idiota!” quel ragazzo le stava
facendo salire il sangue al cervello e allo stesso momento una gran
voglia di piangere.
“Infatti peccato che tu non abbia
convinto me, tu non mi ascolti, io non volevo lui fosse qui e poi chi
ti dice che è qui per me? o per mia madre? magari è qui per Hailey… ah,
ma tu tutto questo lo sai già!”
Lo aveva scoperto da due minuti e
già non ne poteva più.
“E’ qui per me, gliel’ho chiesto io”
Difendeva Ryan per difendere se
stessa, per fargli capire quanto fosse difficile tutto quello, ma tanto
lui non l’avrebbe capita, non più.
“Così ora siete amiche?
“Ma chi?”
Era così arrabbiato che avesse
nascosto una cosa del genere, a lui che non le nascondeva mai niente. A
lui che le aveva subito detto della cena con Anna.
Summer dovette aspettare qualche
secondo per essere sicura di aver capito bene.
“Dio lo fai sempre. So può sapere
perché diventi sempre così fottutamente stronzo? Quando non sai che
cosa dire tiri fuori Marissa, ma non lo capisci che mi fai male?!”
“Devo andare a lavorare!”
I toni della discussione si stavano
alzando e se al ricevimento nessuno avrebbe sentito grazie alla musica,
forse qualche cuoco dall’altra parte del muro si stava divertendo, Seth
prese quella cuffia e la scaraventò dall’altra parte della sala, voleva
avere la sua attenzione, non chiedeva tanto, solo che lei gli desse
retta, lo capisse, gli desse ragione, ma se ne pentì subito dopo,
vedendo lo sguardo attonito e triste di Summer. Quello che la faceva
soffrire il doppio ogni volta che litigavano era che non aveva una
persona che la capisse davvero, parlava con le sue amiche ma nessuna
che riuscisse a capirla fino in fondo.
“Io non so neppure quello che sono,
sono stata in quella cazzo di casetta in piscina con Hailey piangevo,
perché tu mi distruggi, probabilmente si era stancata di vedermi
piangere e così mi ha detto quella cosa, io non credevo nemmeno fosse
vero!”
“Sai cosa non può essere vero? Che
tutto il tuo problema sia tornare a servire champagne a gente ricca
invece di stare qui con me a spiegarmi i tuoi comportamenti assurdi!”
Non poteva credere a quelle parole,
non sapeva nemmeno come ribattere, lasciò solamente che gli occhi gli
si riempissero di lacrime.
“Cohen, devo andare, non posso
piangere, devo salire di sopra e ci saranno un sacco di persone
e…questo è il mio lavoro, lo so che non è niente di entusiasmante, ma è
quello che so fare, lavoro a questa serata da mesi e…lo vedi? è inutile
non funzioniamo più”
Seth rimase lì, la fece passare,
come se capisse solo in quel momento quanto fosse importante quella
serata per lei. Aveva capito di aver fatto un casino, un enorme casino,
aveva rovinato il giorno più importante, non solo non era riuscito ad
aiutarla, ma aveva rovinato tutto.
Aspettare una persona sottocasa dà
l’idea di quanto a volte il tempo scorra lentamente, anche se è lo
stesso tempo che a volte ci sfugge dalle mani alla velocità della luce.
Improvvisamente Ryan e Hailey che
si baciavano erano spariti dalla sua mente e dai suoi occhi, c’era solo
Summer e i suoi occhi pieni di lacrime.
In fondo era sempre stato quello il
suo problema, vedere le persone che ama stare male, vedere Summer stare
male, vedere Summer piangere e non avere la soluzione.
Se avesse potuto scegliere a chi
ridare Marissa per cinque minuti lui avrebbe scelto Summer, lui avrebbe
sempre scelto Summer. Poteva fare a meno di Ryan ma solo perché aveva
Summer, ma non avrebbe mai potuto fare a meno di Summer.
La vide arrivare con Timothy, un
babbeo che lavorava con lei, le sbavava sempre dietro quel cretino, ma
a lui non importava, lo trovava normale, Summer è la ragazza più bella
del mondo. Era bellissima anche dopo aver lavorato fino alle sette del
mattino.
Il tempo non gli era di certo
mancato per sperare che mentre loro stavano giù a litigare non fosse
successo nulla al piano di sopra.
“Ho provato a pensare quante cose
si potevano fare in un party del genere, ma non so quanto tempo ti ho
fatto perdere di preciso...” e stava partendo con una fantasiosa lista,
che si era scritto sulla mano…
“Non è successo niente, tua madre
era felice, è andato tutto bene” rispose piuttosto distaccata. Si era
immaginata altri modi, altre parole, altro tutto. Non di lasciarlo
davanti a casa, tutto sporco di polvere per quell’assurda cucina, di
prima mattina.
“Dovremmo lasciarci… dobbiamo
lasciarci, le cose non funzionano più”
“Hai un altro?”
Non era quello che voleva dire,
disse così solo perché aveva visto quel cretino e il suo cervello aveva
fatto quell’assurda associazione.
“Secondo te ho un altro?” chiese
lei piuttosto sbigottita. Non riusciva nemmeno ad immaginare la vita
con qualcun altro solo, non la immaginava più con Seth.
“Lo so che ultimamente sono stato
distratto da tante cose”
La paura di perderla, era arrivata
tutta insieme e avrebbe voluto scusarsi per ogni cosa.
“Non ti amo più” aveva provato ad
evitare quelle parole ma Seth sarebbe altrimenti andato avanti
all’infinito e voleva porre fine a quello strazio ad entrambi. Era
stanca non solo fisicamente, era stanca di tutto, non voleva dormire
voleva andarsene.
Gli disse semplicemente le sue
sensazioni. Non voleva che si umiliasse o facesse scenate stupide,
perché Seth non se lo meritava.
Così come non meritava un amore a
metà.
“Siamo lontani Seth”
“Non siamo lontani, siamo sempre
noi, possiamo sposarci, anche adesso!”
“Non voglio sposarmi e tu non vuoi
sposarti adesso, Seth per favore non rendere tutto più difficile, ti
prego” disse con le lacrime agl’occhi.
Lei non aveva molte sicurezze e
l’unica che aveva era che Marissa sarebbe stata sua testimone di nozze
o qualcosa del genere e poi la soluzione che era riuscita a trovare era
quella di non sposarsi.
Il problema è che un giorno o
l’altro Ryan sarebbe tornato e Marissa no.
“Non siamo noi quelli che si
sposano a Las Vegas. Tu vuoi una chiesa, l’abito bianco e tutte le
persone che ami lì”
“No no no…io voglio te, ovunque e
sempre, possiamo anche non sposarci, possiamo fare tutto quello che
vuoi!”
“Voglio stare da sola”
“Allora stiamo soli” Seth aveva
capito il senso delle parole, ma non voleva, la stava perdendo e non
voleva “Stiamo soli ma insieme” si affrettò ad aggiungere, una frase
che non aveva molto senso in effetti, ma avrebbe detto qualunque cosa
per poter sistemare le cose.
Provò ad abbracciarla, Summer si
scioglieva come neve al sole con i suoi abbracci, ma questa volta si
spostò, non poteva crederci che fosse finita.
Aveva annullato tutti gli impegni
per quei giorni e prenotato il primo volo disponibile per quella
giornata stessa, non aveva chiuso ancora occhio, sentiva la stanchezza
ma ora voleva solo andare via, aveva preparato la valigia in fretta e
furia, mettendoci cose a caso, la fortuna di avere una famiglia ricca è
che puoi spostarti e ricomprare tutto una volta arrivata.
Gli sembrava di aver fatto qualcosa
di buono prima di lasciarli, Kirsten le era sembrata davvero
soddisfatta, anche se in realtà era stata la presenza di Ryan a fare
tutto.
Era certa che se non stesse
soffrendo più di Seth, almeno soffriva quanto lui nel lasciarlo. Non è
vero che chi lascia non soffre. Però lei sapeva che lasciare Seth era
diverso. Perché Seth era speciale, così speciale che non si può stare
con lui se non gli puoi dare il 100%. Era cosciente che stava lasciando
un porto sicuro, il porto più bello e sicuro del mondo, ma sapeva anche
perché lo stava facendo, per ritrovarsi. Voleva tornare a sorridere e
aveva sperato fosse Seth a ridarle il sorriso e invece lui non ci aveva
nemmeno provato.
“Finirà così:
Tu e Ryan passate la vostra esistenza a litigare tutti i minuti e non
vi lascerete mai e io e Cohen che non litighiamo mai finiremo con il
lasciarci”
“Di sicuro lo
lascerai tu. Cohen non ti lascerà mai”
Le capitava spesso di ripensare a
cose che le diceva Marissa, di certo era più sveglia di lei, aveva
previsto tutto.
Il decollo dell’aereo sperò fosse
anche un nuovo inizio, per una vita più serena.
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