DREAMS

di BonniefrankJoplin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno di fumo argentato ***
Capitolo 2: *** SOGNO DI NATALE ***
Capitolo 3: *** SOGNO DI NATALE ***



Capitolo 1
*** Sogno di fumo argentato ***


SOGNO DI FUMO ARGENTATO sogno di fumo argentato

Premessa: qui la protagonista non è una strega ,anche se nei libri lo è...il protagonista invece è un mago ed è stato costretto a trasferirsi con la famiglia in un quartire Babbano per...bhè per cause di forza maggiore.

Chiuse il libro e si diresse, stanca e assonnata, verso il suo letto. Vi si stese a pancia in su osservando le stelle fluorescenti che quella mattina aveva attaccato al soffitto insieme alla mamma. E, aspettando che il sonno arrivasse, chiuse gli occhi.

Quando li riaprì sentì il vento forte e gelido sferzarle sul volto e dovette aggrapparsi con tutte le sue forze a… quell'animale che la teneva in groppa.

Scosse la testa e battè le palpebre nel tentativo di riprendere conoscenza… perché era ovvio, quello che stava accadendo non poteva essere vero. Non poteva trovarsi su un cavallo alato, non stava mica volando nel cielo blu notte che sovrastava un enorme lago buio... era impossibile, non esistevano cose del genere!

I pensieri le se accavallavano nella mente, mentre il grosso cavallo alato scendeva verso il lago ed Hermione si strinse ancora più forte stringendo gli occhi e digrignando i denti per riuscire a non urlare di paura.

Quando gli zoccoli… no… gli artigli (???) del grosso cavallo alato toccarono terra, questi si chinò per laciar scendere la ragazza.

Solo in quel momento Hermione si accorse del freddo che faceva… si strinse il corpo con le braccia, cercando di farsi calore per quel che poteva.

Ma fu inutile quando una leggera lontra argentata le volò attorno alzandole leggermente la veste di lino bianco.

Guardai la lontra, meravigliata, di certo non poteva essere vera… era come se fosse… trasparente… fumo argentato.

Mi trotterellò attorno e poi si allontanò tra gli alberi, la seguii correndo.

I sassi e i rametti pungevano sotto i piedi ma non ci feci caso, non sapevo perché …ma sentivo di dover seguire quella lontra.

Arrivata nella foresta mi fermai e mi poggiai ad un albero per riprendere fiato.

Di fronte a me la lontra rincorreva un grosso cane grigio… ma no! Anche lui era fatto di fumo, come la lontra. Rimasi a guardarli rincorrersi, rapita dalla danza di luci che i due animali creavano.

Il rumore di un ramoscello spezzato e un tonfo mi fecero sobbalzare. Mi voltai, cercando con lo sguardo la causa di quel rumore. Tornai a guardare la lontra e il cane: continuavano a giocare. Mi diressi verso est, da dove avevo sentito provenire il rumore e… avrei giurato di vedere una chioma rossa scomparire dietro un albero.

La guardavo stupito da tanta bellezza. Era stato un errore chiamarla: quell'incantesimo era vietato. Ma come potevo rimanere indifferente a lei? Non mi bastava vederla passare tutte le mattine mentre andava a fare la spesa per la madre. Il suo odore, la sua pelle. i suoi occhi mi avevano colpito come mai mi era successo prima.

Camminava verso di me, o meglio verso l'albero dietro il quale mi ero nascosto.

La sua pelle pallida splendeva alla luce della luna, la vestaglia bianca sussultava ad ogni passo, fece il giro dell'albero e… ci trovammo l'uno di fronte all'altra.

Rimasi dritto e immobile, lei mi guardava incuriosita… non aveva paura, o almeno non ne dimostrava.

Alzò una mano tremante e mi toccò il viso.

Non riuscivo a capire se fosse vero, avevo paura che, come la lontra e il cane, fosse solo fumo.

Alzai una mano. Tremavo. E se toccandolo fosse svanito? Se si fosse dileguato come fumo nell'aria?

No. Era vero, era lì, di fronte a me.



Socchiuse appena gli occhi quando lo toccai. Aveva un volto familiare, avrei giurato di averlo gia visto da qualche parte, ma in quel momento al mio cervello non importava. Sentivo solo l'accelerare dei battiti del mio cuore man mano che si avvicinava .

Ero stupito dalla mia intraprendenza, avrei voluto parlarle, chiederle tutto di lei, sulla sua vita. Ma la bocca era arida, la sua vicinanza mi intontiva, il cuore batteva forte.

Le presi gentilmente il mento con la mano , ammirando il suo viso, le sue guance arrossate. Le sorrisi e poggiai le mie labbra sulle sue.

Non capivo più nulla, accadde tutto troppo velocemente per ricordarlo. Il suo sorriso, i suoi occhi, le sue labbra… sulle mie. E poi il buio… più nulla.

Riaprii gli occhi e mi ritrovai ad osservare le stelle fluorescenti appese al soffitto delle mia cameretta. Li richiusi decisa a non far sfuggire quel sogno, quell'attimo di pura felicità.

Durante tutta la notte provai e riprovai a sognare quel ragazzo, ma non ci riusc ii, sentivo che il ricordo del suo volto, del suo profumo si stava affievolendo.

La mattina andai, come sempre su richiesta della mamma, a fare la spesa.

Sulla strada incontrai il Signor Weasley, il nuovo vicino, un tipo molto strano: gli diedi il buongiorno sorridendo.


"Papà!"



Mi voltai curiosa di scoprire chi fosse il figlio del Signor Weasley.

Un ragazzo alto, rosso di capelli, dagli occhi azzurri era sotto la veranda con uno scatolone tra le braccia.

Aveva un aria così familiare… sicuramente l'avevo già incontrato.

Quando incrociò il mio sguardo arrossii violentemente, senza motivo.Mi sorrise.

Poi tornò ad urlare al padre di aiutarlo con i suoi "stupidi aggeggi da Babbani"



" Ron! Insomma, c'è la signorina..."


Commentate!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 2
*** SOGNO DI NATALE ***


Si trovava nel bel mezzo di una foresta scura, alte querce si stagliavano contro il cielo buio, rendendolo appena visibile; l'aria gelata passava attraverso il pigiama leggero e pungeva sulla pelle del ragazzo, i piedi nudi erano poggiati su un tappeto di foglie morte e ricci di castagne. Pungevano, ma non sentiva dolore... in lontananza un lamento sommesso attraversava la foresta fino a giungere alle orecchie di Neville. Il ragazzo cominciò a camminare verso il luogo da dove proveniva il suono, come se gia sapesse dove si trovava, i piedi si muovevano da soli... e un passo dopo l'altro lo portavano attraverso la foschia che avvolgeva la foresta, mentre il lamento si trasformava in un coro di voci che ripetevano in continuazione la stessa cantilena. Neville ebbe l'impressione di averla già sentita... pian piano continuava a muoversi nella foresta, quando all'improvviso i suoi piedi non toccarono più terra: Neville si sentì trascinare nel nulla, in un vortice di luci accecanti - e prima che se ne potesse accorgere, si schiantò sul suolo freddo e soffice. Si alzò, un po' frastornato, non capiva cosa fosse successo... ma gli sembrava di trovarsi nello stesso identico posto di prima, se non fosse stato per il manto di neve candida che ricopriva la foresta e per il dolce canto che riempiva l'aria fredda. "Ciao, Neville" Il ragazzo si voltò spaventato: una fata era poggiata sul ramo di un albero vicino e i suoi occhi velati lo fissavano. Neville la guardò e si chiese come facesse a conoscere il suo nome: non l'aveva mai vista prima... eppure aveva un non so che di familiare, sentiva di aver già visto i suoi lunghi capelli dorati, e sapeva anche come sarebbero stati morbidi al tatto, ma non osò avvicinarsi. Lo fece lei che , come leggendogli nel pensiero, scese elegantemente dall'albero... "C-chi sei tu? Io non…" farfugliò Neville. La fata gli prese la mano. "Vieni con me" sussurrò. Camminarono per la foresta per quelle che a Neville sembrarono ore, senza mai parlare, fino ad arrivare ad una piccola casetta ricoperta di neve al limitare della foresta. Ora la melodia si sentiva più chiaramente, e quando oltrepassarono l'ultima fila di alberi, Neville capì anche da dove proveniva. Un enorme parco si apriva di fronte ai due ragazzi: l'enorme castello di Hogwarts si stagliava nel cielo stellato mentre piccoli fiocchi di neve cadevano poggiandosi delicatamente al suolo; migliaia di ragazzi giocavano lanciandosi palle di neve o pattinavano sul lago ghiacciato. Una splendida atmosfera natalizia era quasi palpabile nell'aria, era tutto così magnifico, così…magico. Neville pensò di non aver mai visto nulla di più bello, si sentiva felice e lui… non lo era mai stato a Natale! "Questa è Hogwarts, Neville" disse la giovane fata che lo aveva accompagnato fin lì. Neville la guardò strabuzzando gli occhi: "S-sì, io… l'avevo capito, ma che ci fa tutta questa gente qui?…sono partiti tutti… i-io…" farfugliò il ragazzo. La fata gli poggiò un dito lucente sulla bocca e Neville tacque. "Qui vi si rifugiano tutti gli studenti che non trovano nel Natale reale la gioia di questa festa""Luuunaaa" La fata si voltò: un omone alto più di tre metri e largo altrettanto, la stava chiamando agitando la sua grassa manona in aria. "Scusami, ora ti devo lasciare, c'è sempre un gran da fare in questo periodo" disse la fata, ammiccando. "Buon Natale Neville" Poi volò via verso l'omone. Neville continuava a guardarsi attorno estasiato. All'improvviso sentì due sonori POP vicino alle sue orecchie: due piccoli folletti volanti dalle facce maleficamente divertite e i capelli rosso fuoco erano comparsi al suo fianco. "Hey, ciao Neville" disse uno. "Cosa ci fai qui?" disse l'altro. "V-voi chi siete?"chiese Neville. "Fred" disse il primo "E George" concluse il secondo, fissando Neville dritto negli occhi. "C-come fate voi a sapere il mio nome?" chiese il ragazzo, storcendo gli occhi nel tentativo di guardare il folletto George, che gli si era parato ad un palmo dal naso. "Noi sappiamo sempre tutto, amico" rispose Fred saccente. George lo guardò divertito: "Smettila di fare il fanatico, Fred… di solito ci avvertono prima che qualche altro bimbo infelice arrivi" disse il folletto rivolgendosi a Neville. "E' pure vero che ultimamente lo evitano, siccome abbiamo creato un po' di confusione lo scorso Natale" continuò Fred. "E' che siamo… vivaci, e Capitan Albus non comprende il nostro senso dell'umorismo" disse George. Un fischiò si diffuse nell'aria. "Oh, dobbiamo andare n'è arrivato un altro"disse Fred "Vuoi vedere che è quell'Harry Potter? Ogni anno sta qui" disse George. "Harry… Harry Potter…" Neville avrebbe giurato di aver già sentito quel nome da qualche parte, ma non ricordava dove. Beh, che novità: lui dimenticava sempre tutto, sarà stato qualche ragazzo di scuola probabilmente, non ci badò. Continuò a camminare per il cortile fino ad arrivare davanti al grosso portone di quercia che portava dentro il castello, alzò la mano per spingere il portone, quando questo si spalancò all'improvviso: Neville cadde a terra mentre un enorme cane nero usciva correndo dal castello seguito da un lupo mannaro. Neville rimase a guardare un po' intontito i due animali che si rotolavano nelle neve, poi, ripresosi dalla botta, si voltò ed entrò nel castello massaggiandosi il sedere. Seduto da solo ad un angolo della sala c'era un giovane dai capelli neri e unticci che gli scendevano sul naso prominente. "S-scusa, posso sedermi qui?" Il ragazzo alzò lo sguardo verso Neville: "Fai come vuoi" gli rispose scocciato. "Tu perché sei qui?" chiese Neville. "Per lo stesso motivo degli altri: il Natale a casa mia è un inferno" "Ma tu non sembri felice come gli altri… p-perché?"chiese Neville. "Io odio questa festa, mi sono ritrovato qui per caso una notte di tanti anni fa e sono tornato qui tutti i natali" rispose il ragazzo dai capelli unticci. Lui continuò a fissarlo, mentre il ragazzo si immerse nuovamente nella lettura senza degnarlo di uno sguardo. Neville si rialzò e continuò a vagare per la scuola. "TUUUUUUUUU…" Neville sobbalzò un uomo alto, molto magro, con il volto coperto di rughe e vestito di stracci si stava avvicinando sempre di più. Neville si chiese che creatura fosse, ma quando se la ritrovò a pochi centimetri dal naso capì che era un uomo, molto brutto,quasi mostruoso, ma un uomo. Troppo preso dall'osservare i lineamenti del vecchio, Neville non si accorse di ciò che gli stava dicendo, sentì solo parole sconnesse come "scarpe…impronte…pavimento… corri… bagno". Non osò domandare nulla, semplicemente si voltò e si diresse verso il bagno dei ragazzi. Aprì la porta, pur non sapendo cosa diavolo dovesse fare in quel bagno. Sentì un bisbiglio,si voltò sospettoso cercando di capire da dove proveniva :sotto un lavandino c'era un ragazzino dalla carnagione molto chiara e i capelli neri che armeggiava con un tubo, Neville si abbassò per guardarlo meglio. Il ragazzino si girò e lo fissò dritto negli occhi Neville sentì l'impulso di distogliere lo sguardo: "Tu chi sei?" chiese il bambino, brusco. "Neville… tu?"rispose con un sorriso il ragazzo. "Tom… Tom Riddle" rispose il bambino continuando ad armeggiare con il tubo "Provo ad indovinare: sei qui perché i tuoi genitori non ti hanno regalato la scopa che tanto desideravi?" chiese Riddle, scettico. Neville sorrise: "Tu perché sei qui?" "Non hai risposto alla mia domanda" ribattè il bambino, scocciato, smettendo di giocherellare con il tubo e fissando Neville che aveva cominciato a passeggiare per il bagno:"E' tanto che vieni qui?" chiese il ragazzo. "Da sempre" rispose Riddle. "Ma non l'ho mai voluto" Neville lo guardò perplesso. "Io non sono infelice, ho la forza, il potere, sono un Serpeverde e…" "Cosa fai a Natale?" chiese Neville interrompendolo. "Rimango a scuola" rispose il bambino infastidito dall'interruzione. "Da solo?" "Si" rispose il bambino, senza mostrare la minima traccia di tristezza. "Non hai amici?" "Tsk! Non li definirei amici i miei" "E i tuoi genitori?" Una scintilla di puro odio sembrò scintillare negli occhi del bambino: "Non ho genitori io" "Oh…" "Mio padre era uno sporco Babbano, e mia madre…" cominciò Tom colmo di rabbia. "E così tu non saresti infelice. Non conosci l'amicizia, l'amore…" disse Neville. "Amore?"chiese il bambino perplesso. "Oserei dire che l'hai provato di persona per qualcosa per qualcuno..." "Mai! Solo il suono mi offende!" * Neville si piegò sulle ginocchia guardando il bambino con un pizzico di tenerezza: "Ci sono cose più importanti del potere, Tom" "E cosa?"chiese il bambino, scettico, incrociando le braccia. "Il Natale per esempio" rispose Neville sorridendo. "Neeeevilleee! Scendi da quel letto, su, dobbiamo andare al San Mungo" Neville aprì di malavoglia gli occhi, sentiva che la testa gli stava per scoppiare, ancora mezzo addormentato tentò di infilarsi i calzini cercando di ricordare il sogno che stava facendo. C'era Gazza, e c'era un ragazzo triste.... E quel Tom Riddle..." Un brivido lo attraversò. Ma poi c'era quella fata dai capelli dorati... bellissima Con questo pensiero felice, Neville capì che al suo ritorno a Hogwarts, quando le lezioni dell'ES sarebbero ricominciate, dalla sua bacchetta sarebbe uscito un Patronus formidabile. Perché l'amore è l'arma migliore per fronteggiare la tristezza e la solitudine. * da : "Le avventure di Peter Pan" XD

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Capitolo 3
*** SOGNO DI NATALE ***


Si trovava nel bel mezzo di una foresta scura, alte querce si stagliavano contro il cielo buio, rendendolo appena visibile; l'aria gelata passava attraverso il pigiama leggero e pungeva sulla pelle del ragazzo, i piedi nudi erano poggiati su un tappeto di foglie morte e ricci di castagne. Pungevano, ma non sentiva dolore... in lontananza un lamento sommesso attraversava la foresta fino a giungere alle orecchie di Neville. Il ragazzo cominciò a camminare verso il luogo da dove proveniva il suono, come se gia sapesse dove si trovava, i piedi si muovevano da soli... e un passo dopo l'altro lo portavano attraverso la foschia che avvolgeva la foresta, mentre il lamento si trasformava in un coro di voci che ripetevano in continuazione la stessa cantilena. Neville ebbe l'impressione di averla già sentita... pian piano continuava a muoversi nella foresta, quando all'improvviso i suoi piedi non toccarono più terra: Neville si sentì trascinare nel nulla, in un vortice di luci accecanti - e prima che se ne potesse accorgere, si schiantò sul suolo freddo e soffice. Si alzò, un po' frastornato, non capiva cosa fosse successo... ma gli sembrava di trovarsi nello stesso identico posto di prima, se non fosse stato per il manto di neve candida che ricopriva la foresta e per il dolce canto che riempiva l'aria fredda. "Ciao, Neville" Il ragazzo si voltò spaventato: una fata era poggiata sul ramo di un albero vicino e i suoi occhi velati lo fissavano. Neville la guardò e si chiese come facesse a conoscere il suo nome: non l'aveva mai vista prima... eppure aveva un non so che di familiare, sentiva di aver già visto i suoi lunghi capelli dorati, e sapeva anche come sarebbero stati morbidi al tatto, ma non osò avvicinarsi. Lo fece lei che , come leggendogli nel pensiero, scese elegantemente dall'albero... "C-chi sei tu? Io non…" farfugliò Neville. La fata gli prese la mano. "Vieni con me" sussurrò. Camminarono per la foresta per quelle che a Neville sembrarono ore, senza mai parlare, fino ad arrivare ad una piccola casetta ricoperta di neve al limitare della foresta. Ora la melodia si sentiva più chiaramente, e quando oltrepassarono l'ultima fila di alberi, Neville capì anche da dove proveniva. Un enorme parco si apriva di fronte ai due ragazzi: l'enorme castello di Hogwarts si stagliava nel cielo stellato mentre piccoli fiocchi di neve cadevano poggiandosi delicatamente al suolo; migliaia di ragazzi giocavano lanciandosi palle di neve o pattinavano sul lago ghiacciato. Una splendida atmosfera natalizia era quasi palpabile nell'aria, era tutto così magnifico, così…magico. Neville pensò di non aver mai visto nulla di più bello, si sentiva felice e lui… non lo era mai stato a Natale! "Questa è Hogwarts, Neville" disse la giovane fata che lo aveva accompagnato fin lì. Neville la guardò strabuzzando gli occhi: "S-sì, io… l'avevo capito, ma che ci fa tutta questa gente qui?…sono partiti tutti… i-io…" farfugliò il ragazzo. La fata gli poggiò un dito lucente sulla bocca e Neville tacque. "Qui vi si rifugiano tutti gli studenti che non trovano nel Natale reale la gioia di questa festa""Luuunaaa" La fata si voltò: un omone alto più di tre metri e largo altrettanto, la stava chiamando agitando la sua grassa manona in aria. "Scusami, ora ti devo lasciare, c'è sempre un gran da fare in questo periodo" disse la fata, ammiccando. "Buon Natale Neville" Poi volò via verso l'omone. Neville continuava a guardarsi attorno estasiato. All'improvviso sentì due sonori POP vicino alle sue orecchie: due piccoli folletti volanti dalle facce maleficamente divertite e i capelli rosso fuoco erano comparsi al suo fianco. "Hey, ciao Neville" disse uno. "Cosa ci fai qui?" disse l'altro. "V-voi chi siete?"chiese Neville. "Fred" disse il primo "E George" concluse il secondo, fissando Neville dritto negli occhi. "C-come fate voi a sapere il mio nome?" chiese il ragazzo, storcendo gli occhi nel tentativo di guardare il folletto George, che gli si era parato ad un palmo dal naso. "Noi sappiamo sempre tutto, amico" rispose Fred saccente. George lo guardò divertito: "Smettila di fare il fanatico, Fred… di solito ci avvertono prima che qualche altro bimbo infelice arrivi" disse il folletto rivolgendosi a Neville. "E' pure vero che ultimamente lo evitano, siccome abbiamo creato un po' di confusione lo scorso Natale" continuò Fred. "E' che siamo… vivaci, e Capitan Albus non comprende il nostro senso dell'umorismo" disse George. Un fischiò si diffuse nell'aria. "Oh, dobbiamo andare n'è arrivato un altro"disse Fred "Vuoi vedere che è quell'Harry Potter? Ogni anno sta qui" disse George. "Harry… Harry Potter…" Neville avrebbe giurato di aver già sentito quel nome da qualche parte, ma non ricordava dove. Beh, che novità: lui dimenticava sempre tutto, sarà stato qualche ragazzo di scuola probabilmente, non ci badò. Continuò a camminare per il cortile fino ad arrivare davanti al grosso portone di quercia che portava dentro il castello, alzò la mano per spingere il portone, quando questo si spalancò all'improvviso: Neville cadde a terra mentre un enorme cane nero usciva correndo dal castello seguito da un lupo mannaro. Neville rimase a guardare un po' intontito i due animali che si rotolavano nelle neve, poi, ripresosi dalla botta, si voltò ed entrò nel castello massaggiandosi il sedere. Seduto da solo ad un angolo della sala c'era un giovane dai capelli neri e unticci che gli scendevano sul naso prominente. "S-scusa, posso sedermi qui?" Il ragazzo alzò lo sguardo verso Neville: "Fai come vuoi" gli rispose scocciato. "Tu perché sei qui?" chiese Neville. "Per lo stesso motivo degli altri: il Natale a casa mia è un inferno" "Ma tu non sembri felice come gli altri… p-perché?"chiese Neville. "Io odio questa festa, mi sono ritrovato qui per caso una notte di tanti anni fa e sono tornato qui tutti i natali" rispose il ragazzo dai capelli unticci. Lui continuò a fissarlo, mentre il ragazzo si immerse nuovamente nella lettura senza degnarlo di uno sguardo. Neville si rialzò e continuò a vagare per la scuola. "TUUUUUUUUU…" Neville sobbalzò un uomo alto, molto magro, con il volto coperto di rughe e vestito di stracci si stava avvicinando sempre di più. Neville si chiese che creatura fosse, ma quando se la ritrovò a pochi centimetri dal naso capì che era un uomo, molto brutto,quasi mostruoso, ma un uomo. Troppo preso dall'osservare i lineamenti del vecchio, Neville non si accorse di ciò che gli stava dicendo, sentì solo parole sconnesse come "scarpe…impronte…pavimento… corri… bagno". Non osò domandare nulla, semplicemente si voltò e si diresse verso il bagno dei ragazzi. Aprì la porta, pur non sapendo cosa diavolo dovesse fare in quel bagno. Sentì un bisbiglio,si voltò sospettoso cercando di capire da dove proveniva :sotto un lavandino c'era un ragazzino dalla carnagione molto chiara e i capelli neri che armeggiava con un tubo, Neville si abbassò per guardarlo meglio. Il ragazzino si girò e lo fissò dritto negli occhi Neville sentì l'impulso di distogliere lo sguardo: "Tu chi sei?" chiese il bambino, brusco. "Neville… tu?"rispose con un sorriso il ragazzo. "Tom… Tom Riddle" rispose il bambino continuando ad armeggiare con il tubo "Provo ad indovinare: sei qui perché i tuoi genitori non ti hanno regalato la scopa che tanto desideravi?" chiese Riddle, scettico. Neville sorrise: "Tu perché sei qui?" "Non hai risposto alla mia domanda" ribattè il bambino, scocciato, smettendo di giocherellare con il tubo e fissando Neville che aveva cominciato a passeggiare per il bagno:"E' tanto che vieni qui?" chiese il ragazzo. "Da sempre" rispose Riddle. "Ma non l'ho mai voluto" Neville lo guardò perplesso. "Io non sono infelice, ho la forza, il potere, sono un Serpeverde e…" "Cosa fai a Natale?" chiese Neville interrompendolo. "Rimango a scuola" rispose il bambino infastidito dall'interruzione. "Da solo?" "Si" rispose il bambino, senza mostrare la minima traccia di tristezza. "Non hai amici?" "Tsk! Non li definirei amici i miei" "E i tuoi genitori?" Una scintilla di puro odio sembrò scintillare negli occhi del bambino: "Non ho genitori io" "Oh…" "Mio padre era uno sporco Babbano, e mia madre…" cominciò Tom colmo di rabbia. "E così tu non saresti infelice. Non conosci l'amicizia, l'amore…" disse Neville. "Amore?"chiese il bambino perplesso. "Oserei dire che l'hai provato di persona per qualcosa per qualcuno..." "Mai! Solo il suono mi offende!" * Neville si piegò sulle ginocchia guardando il bambino con un pizzico di tenerezza: "Ci sono cose più importanti del potere, Tom" "E cosa?"chiese il bambino, scettico, incrociando le braccia. "Il Natale per esempio" rispose Neville sorridendo. "Neeeevilleee! Scendi da quel letto, su, dobbiamo andare al San Mungo" Neville aprì di malavoglia gli occhi, sentiva che la testa gli stava per scoppiare, ancora mezzo addormentato tentò di infilarsi i calzini cercando di ricordare il sogno che stava facendo. C'era Gazza, e c'era un ragazzo triste.... E quel Tom Riddle..." Un brivido lo attraversò. Ma poi c'era quella fata dai capelli dorati... bellissima Con questo pensiero felice, Neville capì che al suo ritorno a Hogwarts, quando le lezioni dell'ES sarebbero ricominciate, dalla sua bacchetta sarebbe uscito un Patronus formidabile. Perché l'amore è l'arma migliore per fronteggiare la tristezza e la solitudine. * da : "Le avventure di Peter Pan" XD

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