Takemetotheocean

di Il mio nome non importa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** |Capitolo 1| ***
Capitolo 2: *** |CAPITOLO 2| ***



Capitolo 1
*** |Capitolo 1| ***


|capitolo 1|



-Hey Valeria, togliti quel muso dalla faccia. Vedrai che ti troverai bene, ti farai dei nuovi amici...magari troverai anche un ragazzo e...-.
-Mamma smettila! Per favore, non sei d'aiuto e in più sto cercando di riposarmi quindi in questo momento gradirei un pò di silenzio.-.
Mi fa il verso, seguito da una linguaccia.
Mi guarda.
Mi da un bacio sulla guancia e mi accarezza la testa.
-Mamma...- , sbuffo.
Non so neanche quante ore siano passate ormai, ma una cosa è certa, avrei voluto buttarmi giù dall'areo in quel preciso istante.
I motivi?
Beh il primo è che ero su un volo per South Park poichè mio padre aveva avuto la brillante idea di trasferirsi lì, il secondo...mia madre. E' da quando siamo partiti che continua a parlare del fatto che mi troverò bene e bla bla bla...ti voglio bene ma a volte sei davvero insopportabile.
Mentre lei continua a parlarmi che devo trovarmi un ragazzo, che non avrei sempre il broncio se ne avessi uno, che mi sentirei più all'altezza e altre cazzate varie, io ripenso a quando mio padre mi diede la "splendida" notizia.
Erano le 21.00 circa, stavamo cenando, non mi ricordo di cosa stavamo discutendo ma la mia attenzione fu attirata da colui che mi ha procreato che alzandosi in piedi, con un sorriso fino alle orecchie mi guardò in modo teatrale per poi dire -Tesoro ci trasferiamo a South Park!-.
Continuò a guardarmi per un pò in cerca di una risposta positiva, o comunque in cerca di qualche gesto che dimostrasse che ero felice, ma dalla mia bocca uscì solo una frase -Mi prendi per il culo?-.
-Linguaggio ragazza! Non sei felice?- intervenne mia madre.
Avevo già intuito che anche lei centrasse qualcosa poichè mio padre a tavola si rivolse solo nei miei confronti, e perchè lei non avevo iniziato ad urlare come suo solito, se non l'avesse saputo sarebbe saltata giù dalla sedia, avrebbe fatto alcuni gridoli di gioia per poi correre verso mio padre e scoccargli un bel bacio...per fortuna mi sono risparmiata la scena.
Ero incazzata.
Si, ero davvero incazzata.
Andai in camera sbattendo così forte la porta che la ruppi...ops.
Avevo avuto tre giorni di tempo per salutare tutti i miei amici, perchè poi avrei lasciato la città e...
-Hey mi stai ascoltando?-
-Si mamma...si.-. ho perso il filo dei miei pensieri.
-Stiamo per atterrare! Devo mandare un messaggio a tuo padre appena arriviamo!-.
A volte la guardo e penso che sia lei l'adolescente di 16 anni e non io.

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Capitolo 2
*** |CAPITOLO 2| ***


Io e mia madre siamo arrivate a casa dopo circa un’ ora.
La casa non è male, è abbastanza grande, una casa moderna in cui io mi sento estranea.
Comprende anche un giardino.
Per prima cosa vado nella mia camera che si trova al piano di sopra.
Non è poi così grande, ma rispetto a quella vecchia lo è decisamente.
Il letto è ad una piazza e mezza, accanto a questo c’è un comodino, poi c’è una scrivania, l’armadio e uno specchio. Non appena vedo il mio riflesso capisco che forse era giunto il momento di farsi una bella doccia dopo tutte quelle ore di viaggio.
Rimango altri cinque minuti a guardarmi, sembro una controfigura di uno zombie uscito da “The walking dead”.
Sospiro.
La mia nuova vita ha avuto inizio.
Mi incammino verso il bagno per farmi una doccia.
Resto sotto il getto dell’acqua per circa un ora, finchè mia madre non inizia a bussare alla porta così insistentemente che, se non l’avessi fermata, l’avrebbe sfondata.
Si scusa, dicendo che pensava fossi morta sotto il getto dell’acqua…
Cosa ho fatto di male?
-Comunque io vado a fare la spesa.- mi dice.

                                                                * * *

E’ pomeriggio inoltrato, ho indosso un paio di leggins ed un maglione di mio padre che mi arriva a metà coscia, ai piedi porto delle pantofole rosa pelose.
Prendo della cioccolata, che avevo conservato nel caso mi fosse venuta fame durante il viaggio, dalla borsa.
Mi butto sul divano in modo poco femminile ed elegante, ed inizio a vedere la televisione mentre mi gusto quel ben di dio.
In questo momento mi sento “l’anti-sesso” in persona. Faccio schifo anche a me stessa.
Ad un certo punto, il campanello inizia a suonare.
Proprio ora che mi stavo rilassando.
Mi alzo a fatica e non mi preoccupo neanche di chiedere chi è, dato che penso sia mia madre di ritorno dal supermercato.
Apro la porta, e al posto della figura di quella rompiballe, trovo due occhi azzurri che mi scrutano dall’alto al basso.
Cazzo.
Mi maledico quando mi rendo conto di come sono vestita.
Non lo vedrò mai più.
-Ehmm…ciao. Io abito qui di fianco, mia madre ha insisto che venissi a darvi il benvenuto. Comunque…io sono Stan.- e mi porge la mano.
Stan…è poco più alto di me, magro, con quei due occhioni azzurri che noto subito, insieme al capello rosso e blu che stà indossando.
-Piacere Valeria.-
Faccio attenzione a non stringergli forte la mano, già in questo momento sono tutt’altro che femminile, non voglio fargli pensare che io sia un caso perso.
Silenzio.
Panico.
Nessuno sa cosa dire. Io non sono proprio portata per dialogare con persone che non conosco, se in più quest’ultime sono anche di bell’aspetto, come il ragazzo in questione, la mia bocca chiude le serrande. Stop. Neanche un monosillabo.
Un miracolo.
Per la prima volta, ringrazio il Signore di aver fatto tornare mia madre proprio in questo momento.
E’ lei a rompere il ghiaccio.
Non appena vede il ragazzo, si precipita a mollarmi le buste della spesa, ordinandomi –Dai forza, aiutami e porta la spesa in casa mentre io parlo con questo ragazzo!- sorride.
Neanche avesse la sua età.
Gli porge la mano ed inizia a fargli il terzo grado mentre io porto le buste in casa.
Non vedo l’ora che mio padri arrivi.
Papà ci raggiungerà tra una settimana per via del lavoro, ho fatto il possibile per poter partire con lui, ma niente.
Quando esco, vedo mia madre parlare con Stan come se lo conoscesse da sempre.
Ridono, e lei gli poggia una mano sul braccio.
Ecco, in casi come questi io vorrei essere come lei: più aperta con gli altri, più amichevole e socievole, invece io sono preda della timidezza in ogni caso.
Mi accorgo che Stan mi sorride, e poi aggiunge –Allora ci vediamo. Signora...- e fa una specie di inchino con la testa verso mia madre.
Faccio un gesto con la mano.
Lui ci da le spalle e si incammina verso casa.
-Ciao Caro! Poi fammi conoscere tua madre!- gli urla la mia , poi si gira verso di me.
-Carino vero?-
-Mmh?- faccio finta di non aver capito.
-Comunque sei tutta rossa in faccia. Sei per caso diventata allergica a qualcosa?-
Iena.
Non ho altre parole.
Mi tocco le guance con le mani ghiacciate sperando di poter alleviare il colore rosso.
-Domani ha detto che ti accompagna lui a scuola.- la sento che ridacchia.
-Che cosa?! MAMMA!-
O mio dio.



 

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