Any Other World

di Wren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trick, Treat and Christmas ***
Capitolo 2: *** Cose perdute e cose ritrovate ***



Capitolo 1
*** Trick, Treat and Christmas ***


Beh, se avete presente la mia produzione, dovreste averlo già capito, ma in ogni caso vi informo... io adoro le AU! *_______*
E con questo do il via all'ennesimo ambizioso progetto (anche se vi assicuro che non ho abbandonato i precedenti, ho sempre un sacco di amici solerti che mi ricordano che devo spremere la mia vena creativa anche per vecchie cose lasciate in sospeso...:D), progetto che dovrebbe consistere nella raccolta di varie shottine dedicate ad AU di ispirazione variegata... Libri, film, telefilm, videogiochi... chi più ne ha, più ne metta, come si suol dire! XD
Ogni capitolo sarà godibile a sè stante, ma per ordine e risparmio di spazio, verranno tutte raccolte qui!
Spero che l'iniziativa possa piacervi e divertirvi! Ecco un temibile assaggio di ciò che verrà!


*da Nightmare Before Christmas*








Fuori dalla finestrella incorniciata nel legno, fiocchi di neve soffici e pieni ballonzolavano allegramente nell’aria, eppure tale fatto meteorologico passò completamente inosservato per due ragionevolissimi motivi.
Prima di tutto, nella Città del Natale nevicava sempre. Inoltre Kurogane era troppo impegnato a ricontrollare la Lista per prestare attenzione a ciò che accadeva fuori dalle mura domestiche.
Il ragazzo agganciò un dito al colletto bordato di pelo del suo abito e cercò di allargarlo per ottenere un poco di sollievo. La sua divisa rossa era un po’ troppo pesante per l’avvolgente calore sprigionato dal vivace caminetto che crepitava nella stanza. Avrebbe anche potuto andarsene a prendere una boccata d’aria all’esterno, ma il suo incrollabile senso della responsabilità lo teneva inchiodato su quella poltrona, una penna in mano e gli occhi che scorrevano solerti lungo il dipanarsi dei nomi.
“Buono… Buono… Non troppo buono… Buonino… Buono…” ripeté ad alta voce mentre segnava la lista con occhio critico. “Eh no! Nanase quest’anno è stata proprio cattiva! Bisognerà dare una regolata a quella piccola criminale!”
Una bussata entusiastica alla sua porta lo distrasse nuovamente.
“Chi diavolo viene a rompermi le scatole a due settimane dal Natale?!” brontolò Kurogane, abbandonando la chilometrica lista per terra in malo modo ed alzandosi per aprire. “Giuro che se è ancora Sumomo, la faccio mangiare dalle renne! Gli elfi dovrebbero aiutarmi, non darmi noia!”
La maniglia, se avesse potuto, avrebbe urlato di dolore per la violenza con cui fu afferrata e fatta girare. Kurogane era già pronto a cacciare qualunque scocciatore nel baratro di dolore che si meritava, ma tutto quello che vide fu una scomposta figura nera che gli si gettava addosso con l’irruenza di un bambino la mattina di Natale.
“Buon Natale, Kuro-santa!” trillò Fay, assolutamente disinteressato al fatto di aver gettato entrambi sul pavimento dell’abitazione e di essere l’oggetto di una feroce occhiataccia per questo.
“Dannato idiota, quante volte devo ripetertelo di non disturbarmi prima di Natale?! Sono impegnato! Ho da fare!” gli abbaiò contro Kurogane.
“Awww che crudeltà! E pensare che il Natale dovrebbe rendere tutti più buoni!” si lamentò quello con aria petulante.
“A me il Natale rende solo nervoso!” brontolò il padrone di casa, ancora schiacciato a terra.
“Solo perché non ti piace il latte e, siccome tutti i bambini te lo lasciano e tu sei troppo tenero per deluderli, te lo bevi tutto e poi stai male!” lo punzecchiò Fay, con un sorrisetto soddisfatto.
“Non sono per niente tenero, io!” grugnì ancora Kurogane.
“E comunque…” lo ignorò Fay. “Io vengo sempre a trovarti ad Halloween!” piagnucolò, sollevandosi a sedere sullo stomaco dell’altro.
Il suo mantello nero frusciò alle sue spalle, rivelando i suoi bizzarri e grotteschi abiti. Il Re delle Zucche era una macchia nera sullo sfondo della vivacità della Città del Natale.
“Non ti ho mai chiesto di farlo, sei tu che ti presenti alla mia porta con tutte le tue assurdità su dolcetti e scherzetti!” protestò Kurogane, tirandosi su a sua volta e costringendo l’altro a scendergli di dosso.
“Non preoccuparti, Kurorin, lo so che non me lo chiedi perché sei taaanto timido!” lo prese in giro Fay, sgraffignando un bastoncino di zucchero colorato da una delle molte decorazioni della stanza e ficcandoselo in bocca.
“Imbecille…” commentò Kurogane, ormai rassegnato all’insormontabile stupidità del sovrano della Città di Halloween.
Decise piuttosto di ignorarlo e di tornare sulla sua poltrona a completare il controllo della dannata Lista. Impresa difficile, dato che Fay lo seguì con aria giuliva e si appoggiò alle sue spalle per sbirciare suddetta lista.
“Ci sono tanti bambini buoni quest’anno?” si informò curioso, biascicando le parole senza togliersi il dolcetto dalla bocca.
“Non sono fatti tuoi!” lo rimbeccò Kurogane, segnando con eccessiva violenza una V accanto all’ennesimo nome.
“Certo che lo sono! Non vorrei mai che Kuro-slittino si affaticasse troppo quest’anno!” finse di preoccuparsi Fay, dandogli delle compassionevoli pacche sulla testa.
“Mi stai augurando di trovare tanti bambini cattivi, per caso?” si scandalizzò Kurogane.
Fay gli rispose con un sorrisetto malizioso che sembrava dire “Re di Halloween, ricordi?”.
Kurogane sbuffò e cercò nuovamente di focalizzarsi sul suo lavoro piuttosto che sulla testolina bionda che invadeva il suo campo visivo.
“Sai…” riprese ancora Fay, facendolo fallire miseramente. “Pensavo anche che… nel caso in cui tu dovessi finire presto… potresti venire a trovarmi…”
“E perché mai dovrei?!” scattò immediatamente Kurogane, imponendosi di non indulgere su quel particolare tono che l’altro aveva assunto.
Fay non si lasciò incantare, scivolò attorno a Kurogane ed in braccio a lui, accomodandosi sulle sue ginocchia.
“Per portarmi il mio regalo di Natale, ovviamente!” gli disse, lasciando cadere delicatamente le mani sulle sue spalle.
Kurogane sospirò ancora.
Erano passati diversi giorni di Halloween e Natale dall’anno in cui Fay ebbe la geniale trovata di rapirlo per sostituirsi a lui e provare l’ebbrezza di un giro in slitta il 25 dicembre – Kurogane ricordava l’episodio con sentimenti contrastanti, persino la parte finale di quell’esperienza, quando aveva quasi rischiato di essere mangiato da Fei Wang Babau e Fay era stato ravveduto da un missile terra-aria appena in tempo per correre a salvarlo.
Ricordava il campo di lapidi dove Fay l’aveva riaccompagnato per restituirgli la sua slitta…
“Sai, pensavo di aver trovato qualcosa che riempisse il vuoto… ma non era il Natale…” gli aveva detto con un sorriso colpevole e gli occhi bassi.
“Idiota…” gli aveva risposto lui, ma senza rimprovero.
Ricordava di essersi avvicinato, un po’ impacciato ed un po’ brusco, e di avergli sollevato il volto per poter sfiorare le sue labbra con le proprie.
Ricordava di avergli scompigliato i capelli e di essere salito in fretta e furia sulla slitta prima che il Re delle Zucche notasse il suo evidente imbarazzo.
Ricordava di aver fatto cadere la neve sulla Città di Halloween, quella notte…

“Kurorin! Vero che mi porti il mio regalo di Natale?” s’imbronciò il Fay del presente, quello così piacevolmente in braccio a lui.
“Dubito che tu sia stato buono, quest’anno…” ribatté Kurogane, sollevando scettico un sopracciglio.
“Diciamo che sono stato un buon sovrano di Halloween!” rigirò il discorso l’altro, sottolineando l’idea con un sorriso che mostrava in tutto il loro splendore i suoi canini appuntiti.
Kurogane non seppe trattenere un sorrisetto davanti a quella palese sfida. Strinse saldamente la vita sottile di Fay e l’attirò a sé, impossessandosi di quelle labbra impertinenti, e se anche il Re delle Zucche cercò di protestare, i suoi argomenti sfumarono in un arrendevole gemito di approvazione.
Fay cercò di prendere il controllo, i suoi movimenti divennero liquidi e frenetici, nel tentativo di inarcarsi il più possibile contro il suo corpo. Fin troppo invitante per Kurogane, se non si fosse fermato almeno lui, ben presto nessuno dei due si sarebbe accontentato solo di quello. Lo afferrò saldamente e riprese redini della situazione, non senza muoversi contro di lui alludendo alle prospettive della loro attuale attività.
Quando lo lasciò andare, si godette per un istante la visione dell’idiota senza parole, un tenue rossore a colorargli il volto pallido, la luce viva dietro ai suoi occhi e la bocca socchiusa alla ricerca d’aria.
“Se mi lasci finire di lavorare, prometto di venire, il giorno di Natale…” gli mormorò con le labbra che gli sfioravano ancora il viso.
Fay sogghignò soddisfatto, un’ombra di eccitazione ancora gli velava lo sguardo.
“Buon lavoro, allora!” e dopo un altro rapido bacio, saltò di nuovo in piedi e sparì oltre l’ingresso, rapido com’era arrivato.
Kurogane scosse la testa e ritornò alla sua Lista, anche se ormai era irrimediabilmente distratto. Da quando aveva conosciuto Fay, il suo lavoro era diventato molto più difficile da svolgere… però almeno anche lui aveva qualcuno con cui festeggiare il Natale.



Owari



…io non ho parole per giustificare tutto ciò! XD
Però credo che vorrò fanartare tutto ciò prossimamente... OK, l'ho fatto davvero...XD Potete vedere Kuro-santa e Fay-skellington QUI!




Vieni a trovarmi su The Fangirl Within!

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Capitolo 2
*** Cose perdute e cose ritrovate ***





Un doveroso ringraziamento in ordine sparso a:
-i frollini burrosi a forma di Kuro-stellina della mamma di Harriet
-le due ore e trentasei minuti di amv KuroFay che mi ha donato Leryu
-Sant’Ilario, patrono della città dove lavoro, che mi ha fatto far vacanza





*da L’Orlando Furioso*




Catturare l’Ippogrifo non era stato un problema per un cavaliere del suo calibro.
Ammansirlo e cavalcarlo fin sulla Luna era stato un gioco da ragazzi.
E dopo tutte queste sensazionali imprese, doveva arrendersi davanti all’imperturbabile sorriso di due mocciose?!
“Come sarebbe a dire che non c’è? Cercate meglio!” si infuriò Kurogane.
“Non c’è!” canticchiò Maru.
“No no no!” cinguettò Moro.
“Pretendo di parlare con un responsabile!” strillò Kurogane, agitandosi e facendo crollare una pila di vecchie scarpe spaiate. Le due bizzarre ragazzine si diedero alla fuga, ridendo come pazze.
“Hyuu~ Attento, Kurorin! E’ la terza pila di oggetti smarriti che fai cadere da quando siamo arrivati! Distrattone!”
“Taci tu! E’ tutta colpa tua se siamo qui, tanto per cominciare!”
Fay rise noncurante e tornò ad ispezionare una catasta di giocattoli rotti, perciò Kurogane decise di lasciarlo perdere e di concentrarsi sulla sua missione. Qualora fosse riuscita avrebbe finalmente risolto il problema una volta e per sempre!
Aveva conosciuto quello stupido damerino di un principe durante il suo cavalleresco peregrinare alla ricerca di nuove imprese con cui testare la sua possente forza. Per essere più precisi, l’aveva salvato da un castello abitato da un drago sputa-fiamme, o così aveva deciso di etichettare l’impresa, dato che l’imbecille se ne stava chiuso nella torre più alta senza alcuna costrizione e il drago era sull’orlo di una crisi di nervi a causa del suo ciarlare. La cruda realtà dei fatti non è mai all’altezza delle esigenze di trama.
Comunque, Fay ora viaggiava con lui ed il tormento pareva senza fine. Quei modi follemente espansivi, quel sorriso da idiota sempre sul muso, quei dannatissimi nomignoli!!! Quando Kurogane pensò che avrebbe finito col perdere il senno, fu allora che ebbe la sua grande idea. Se l’imbecille aveva perso la sanità mentale, allora lui l’avrebbe recuperata, costi quel che costi.
Così erano finiti sulla Luna, il luogo ove tutte le cose perdute vengono raccolte e conservate, una sconfinata distesa di vecchie cose, per lo più rotte, sogni ed idee sfarfallanti rinchiusi in un’ampia voliera e scaffalate intere di alambicchi ed ampolle contenenti i sentimenti, gli umori e le menti degli uomini (tutte etichettate e divise per colore).
Kurogane vi passò davanti ed inarcò un sopracciglio davanti a tanti nomi conosciuti.
La Fortuna di Lady Himawari faceva bella mostra di sé, miracolosamente sul bordo del ripiano senza cadere. Subito accanto, in un contenitore di vetro dalla forma ritorta, stavano gli Ormoni della Crescita di Mastro Eriol, mentre il Senso del Pudore di Ser Kakei riempiva un barattolo tondo come una sfera di cristallo. Il cavaliere stava per allungare una mano curiosa per raggiungere le fiale nascoste dietro le altre, quando si sentì tirare per il mantello e venne trascinato via, portandosi dietro un paio di bottiglie che si frantumarono per terra.
“Guarda questo, Kuropippi!” esclamò Fay, tutto eccitato, mostrandogli un acquario spaventosamente grande, nel quale nuotavano felicemente, al posto di pesci rossi...
Occhi?!” si disgustò Kurogane, osservando il raccapricciante spettacolo offerto da intere formazioni di bulbi oculari spaiati ed ancora decisamente vispi.
La gente era capace di perdere persino un occhio, di quei tempi? Incoraggiante.
“Buongiorno, avete chiesto di me?”
Kurogane si voltò di nuovo verso il bancone della reception, pronto a presentare le sue vigorose rimostranze al responsabile di quel posto, ed incontrò uno dei sorrisi più malvagi che avesse mai visto, dopo quello di Lady Tomoyo.
La strega –perché quella non poteva altro che esserne una– lo osservava maliziosamente, attraverso le lunghe ciglia nere, quasi come se stesse soppesando Kurogane e decidendo cosa farne con lui. Non gli piaceva, quello sguardo... L’ultima volta che era stato guardato così, era finito dentro ad un’armatura rosa a fiori fatta su misura per lui.
“Allora, ragazzone! Sei tu che urli, strepiti e causi costosi danni alla mia merce?” indagò lei con un tono di voce tranquillo, ma terribile.
“Bah! Sono qui per riprendermi il senno di questo idiota!” spiegò Kurogane con tutto il garbo di cui era capace (quindi, nessuno).
“Senti senti…” commentò la donna, mostrando un sarcastico interesse. “Non è da tutti prendersi la briga di venire fin quassù da Yuuko, la Strega delle cose Perdute e Dimenticate… Per qualcun altro, poi!”
La strega rise e Kurogane sentì un calore bruciante salirgli al viso, quindi decise di infuriarsi perché quella sensazione doveva per forza essere rabbia. Un cavaliere non si imbarazza. Mai.
“Lo faccio solo perché non sopporto più le sue idiozie!” dichiarò Kurogane incrociando le braccia con fermezza.
La donna rise come se avesse qualcosa da ridire sulla sua affermazione, ma Kurogane non ebbe il tempo di indignarsi ulteriormente prima che la donna ricominciasse a parlare.
“Mi sei simpatico, ragazzone dal cuore tenero! Per questo non ci girerò attorno, né cercherò di gabbarti, per stavolta…” gli disse Yuuko, ridendosela ancora gustosamente. “Non troverai qui ciò che cerchi!”
“Come sarebbe a dire?” s’infuriò il cavaliere, investendo la strega con lo sguardo più micidiale del proprio repertorio.
“Sarebbe a dire che quassù arriva solo ciò che si è perduto, non quello che non è mai esistito,” rispose Yuuko, per nulla impressionata.
La donna si allontanò dal bancone e si avvicinò agli scaffali, facendo cenno a Kurogane di seguirla, cosa che lui fece con grandissima circospezione e senza diminuire l’intensità del suo Sguardo di Morte.
“Vedi questo?” gli indicò un corposo recipiente pieno di un fluido rosa e luccicoso. Il cartellino lo classificava come Felicità di Subaru. “Il sentimento si è riversato qui perché questo tizio prima era felice, poi, chissà perché, ha smesso di esserlo. Se non fosse mai stato felice, questo sentimento non sarebbe mai esistito e quindi non lo si potrebbe trovare qui… Capito?”
La strega rimarcò la domanda colpendo la punta del naso di Kurogane con uno schiocco delle dita, cogliendo il cavaliere completamente alla sprovvista, e quando il dolore pungente smise di fargli sentire gli occhi umidi, la donna era già tornata dietro il riparo sicuro del suo bancone, lasciandolo solo con la sua rabbia.
“Mi stai dicendo che quell’imbecille non ha mai avuto un briciolo di senno?!” strepitò, marciando verso di lei, determinato ad ottenere, se non il suo scopo, almeno una spiegazione.
“O questo, cosa altamente improbabile, oppure…”
Yuuko si fece seria per un attimo e la cosa preoccupò Kurogane più di quel suo sorriso profondamente malvagio.
“…oppure non l’ha mai perso, e finge solo di non averlo più,” concluse Kurogane, voltandosi ad osservare torvo quel suo stupidissimo compagno di viaggio. Che al momento stava facendo ballare uno scheletro vestito da imperatore romano.
Yuuko sorrise ancora, con la stessa aria misteriosa di sempre, ma con in più qualcosa che somigliava molto all’approvazione.
“Qualcuno a volte pensa che sia più facile evitare le cose, piuttosto che affrontarle…” commentò, lanciando a sua volta un occhiata all’esagitata creatura bionda che stava mettendo in disordine il suo magazzino a cielo aperto.
Kurogane sbuffò, si scrollò le spalle e guardò Fay con aria molto meno scocciata ed un po’ più decisa.
“E poi, tanto non è possibile recuperare così gli oggetti perduti così! Non è questo il modo! Non te l’avrei mica lasciato prendere e portartelo via, sai?” rise la donna, gustandosi gli occhi strabuzzati del cavaliere.
“Tu, dannata strega!!!”
“Kuromyuu!” lo distrasse Fay, con uno strillo indistinguibilmente spaventato e divertito. “Non riesco a scendere da Ippo-chan!”
Kurogane si voltò per trovare l’idiota aggrappato all’Ippogrifo, completamente imbizzarrito, che scalciava e svolazzava come un matto.
“A me sembra proprio che non l’abbia mai avuto, questo maledetto senno!” brontolò il cavaliere, gettandosi al salvataggio.
Salì sulla carcassa rovesciata di un vecchio galeone ed aspettò che la cavalcatura gli passasse vicino, per poi gettarcisi sopra, prenderne al volo il controllo ed acchiappare Fay per la vita, sistemandoselo al sicuro davanti a sé.
“A mai più rivederci, strega dei miei stivali!” gridò, mentre spronava la creatura alata verso la Terra.
“Attenti a non perdere nulla!” raccomandò Yuuko, con un tono che sembrava augurare l’esatto contrario.
“Tsk… che razza di perdita di tempo!” si lamentò Kurogane.
“Te l’avevo detto che era inutile venire,” lo rimproverò Fay con una pacca sulla testa. “Però è stato divertente lo stesso!”
“Non volevi che venissimo fin qui, perché mi sarei accorto che stai solo facendo finta che ti manchi qualche rotella?”
Fay si irrigidì e nella loro attuale posizione, pur non potendolo vedere in viso, riuscì comunque a percepire il suo disagio.
“Non fare lo sciocchino, Kuro-spadoso!” si riprese subito, sbracciandosi e divincolandosi, per mostrargli un sorrisone abbagliante. “Io non ho mai–”
A furia di agitarsi, Fay perse stabilità e il peso del suo corpo lo fece cadere all’indietro. Per un istante fu il terrore, chiuse gli occhi ed aspettò la vertiginosa sensazione della caduta. Che non avvenne mai.
“Non fare quella faccia da idiota!” gli intimò Kurogane, senza nessuna aggressività e senza guardarlo negli occhi, stringendo la presa attorno alla vita dell’altro, premendolo contro di sé, quasi come in un abbraccio. “Anche se fai lo scemo, io non ti lascio andare.”
Se avesse abbassato lo sguardo sull’altro avrebbe visto finalmente una traccia di sentimento vero negli occhi di Fay, ma Kurogane si sentì comunque soddisfatto nel sentire il corpo del principe abbandonarsi contro il suo senza nessuna protesta. Poteva bastare, per ora.


“Signora, signora!” cantilenarono Maru e Moro, saltellando verso la Strega con uno degli strani alambicchi in mano.
“Non siamo state noi!” piagnucolò una.
“Stavamo spolverando ed è successo proprio davanti ai nostri occhi!” insistette l’altra.
“Di cosa state parlando?” domandò Yuuko, incuriosita.
“Stavamo pulendo proprio vicino a questo…” spiegò Maru.
“…e improvvisamente è diminuito!” concluse Moro, indicando il liquido di un bel rosso acceso, che riempiva ora solo metà del contenitore.
La Strega lo soppesò in mano e sorrise.
“È questo il modo di riavere indietro qualcosa che si è perduto…" sussurrò. "Ritrovarlo da soli.”
Yuuko decise di appoggiare l’alambicco ad un lato del bancone, per tenerlo d’occhio, di tanto in tanto. Sospettava che il Cuore di Fay sarebbe tornato al suo legittimo proprietario, molto presto.



Owari



…io non mi chiedo più perché, dalle cazzate che penso, finisco per voler tirar fuori la parvenza di fics quasi serie… XD


*esplode di commozione*
Renki-chan mi ha onorata con un'adorabile fanart ispirata a questa fanfic, correte a vederla, perchè è meravigliosa: QUI!!!


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