Il rumore del vento

di Izanami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il rumore del vento ***
Capitolo 2: *** La brezza estiva ***
Capitolo 3: *** Come d'autunno le foglie... ***



Capitolo 1
*** Il rumore del vento ***


Il vento le sfilava tra i capelli, le lunghe ciocche corvine ondeggiavano, si drizzavano a mezz’aria e, come fili di seta nera, luccicavano sotto il riflesso di uno dei primi limpidi tramonti di primavera.
Aspirare ad occhi chiusi quell’odore di ciclamino e fiori di pesco non poteva che inebriarle la mente e offuscarle i pensieri… era rilassante stare seduta a gambe incrociate su quella vecchia e larga panca di legno massiccio, spettatrice di tutte le sue erranti emozioni passate.
Rifugiarsi li, davanti a quel piccolo pezzo di paradiso significava riappacificarsi con i propri pensieri, allineare le emozioni e riequilibrare la mente.
I raggi caldi di quel nitido tramonto le sfioravano le braccia e le lunghe gambe scoperte rendendo la sua pelle chiara ancora più lucente, un senso di quiete e distensione avvolgeva la sua figura minuta accovacciata su quell’enorme piano legnoso.
Una folata di vento più forte la destò dalla meditazione e con un sospiro profondo aprì gli occhi, riempiendosi i polmoni spalancò le iridi non preoccupandosi di incrociare quegli ultimi sprazzi di luce solare, ma il riflesso di quest’ultima sulla calma superficie del lago le rimbalzò sulle pupille, costringendola a socchiudere le palpebre.
 Non solo il vento ma un fruscio improvviso fu a scuoterla, un calpestio molesto che schiacciava le poche foglie secche ancora reduci dell’inverno passato… erano passi a lei familiari.
Sentì sfiorarsi le braccia da due grosse mani, senti due gambe avvolgersi alle sue… arti fasciati da una ruvida e grezza stoffa color arancio. Il profumo pungente di muschio selvatico si insinuò surclassando quello dolce dei fiori di pesco, avvertire il suo respiro sul collo le destabilizzò di nuovo i pensieri e le emozioni cominciarono a sparpagliarsi per la mente.
< Ancora con la "posizione del loto"? > Le sussurrò nell’orecchio.
< Mi rilassa! Dov’eri?>
< Da Genio! > Cominciò a sfiorarle le braccia e risalire sul collo cercando di rendere il suo tocco rude un po’ più delicato.
< Ah, capisco!>
Volto leggermente il viso, incrociò i suoi occhi tra le proprie ciocche color carbone e si rigirò davanti continuando ad ammirare il sole che cadeva nelle acque cristalline del lago.
Da dietro, lui affondò il proprio mento tra il niveo collo e la spalla appena scoperta da una t-shirt dal collo troppo largo.
< Profumi di buono!>
Sentì la mascella vigorosa muoversi sulla sua spalla, un sorriso le attraversò le labbra.
< E’ il profumo dei fiori degli alberi! Forse hai fame? >
< Forse…>
Una scia umida la fece rabbrividire… sentire la sua lingua sulla sua pelle le stava quasi facendo perdere i sensi, chiuse gli occhi buttandoli al cielo.
Dischiuse leggermente le labbra emettendo un gemito, sentì che le forti braccia la strinsero ancora di più, appoggiò la sua schiena al petto robusto dell’uomo dietro di lei, lasciò cadere la testa all’indietro poggiandola sul suo collo vigoroso.
Apri gli occhi solo quando lui smise di carezzarle ogni centimetro di pelle scoperta.
Rialzò la testa e vide che il sole era quasi scomparso facendo spazio al buio della notte.
< È l’ultimo spicchio di sole che cala nel lago. >
Disse lui con voce roca e profonda, forse lei non l’aveva mai sentito parlare così.
Si voltò e, un po’ per dispetto per averla lasciata sola tutto il giorno e un po’ per divertimento, fece per baciarlo ma ritrasse le labbra prima che lui le potesse fare sue.
Si alzo di scatto dalla panca, gli fece una linguaccia, un piccolo sberleffo e si avviò verso la casupola a poche decine di metri di distanza.
Con gli occhi spalancati che luccicavano alle prime ombre della notte lui si portò una mano alla nuca non capendo cosa volesse fargli capire la donna.
Uno sbuffo di vento lo fece leggermente rabbrividire, si alzò dalla panca e stirò le muscolose braccia, girò il collo a destra e a sinistra e si avviò anch’egli verso la piccola dimora nel bosco.
 
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Aprì la porta di casa, il silenzio aleggiava sovrano, la cucina era quasi del tutto inondata dall’ombra notturna, un cigolio attirò la sua attenzione: era l’anta della finestra che veniva mossa dal vento, un po’ di inquietudine trapassò il corpo dell’uomo… meglio accendere le luci.
Aggrottò leggermente le sopracciglia quando la luce artificiale delle lampadine inondò la stanza, si voltò in cerca di una piccola figura familiare… ma dov’era finita?
Salì con molta calma le scale che l’avrebbero portato alle camere da letto e ai bagni, forse stava in camera? Magari sotto la doccia?
Tese l’orecchio in attesa di scoprire la verità, restò fermo dinanzi alla porta d’entrata del bagno.
Ebbe un sussulto quando due esili braccia lo tirarono e lo trasportarono con non poca fatica nella camera da letto alle sue spalle.
Si lasciò portare, poi attraversata la soglia della stanza la donna lo lasciò e lui potè voltarsi.
Accese la luce e la trovò con le mani sui fianchi, le lunghe gambe piantate a terra una dietro l’altra in posizione da combattimento e gli occhi neri rilucenti e birichini che lo scrutavano in attesa.
La squadrò da capo a piedi, non l’aveva notata prima, la “posizione del loto” e l’imbrunire non gli avevano permesso di analizzare bene cosa avesse indossato: una sottilissima t-shirt di cotone giallo,  era abbastanza lunga da poter essere indossata da sola, il collo era slabbrato e cadeva sul lato scoprendole la spalla…
Le lunghe gambe scoperte… il tessuto sottile… stava andando troppo oltre con la mente, meglio ascoltare cos’aveva da dire.
< Sei arrabbiata con me? >
< Mi hai lasciata da sola tutto il giorno! >
Abbassò lo sguardo  < Mi dispiace > si morse le labbra, forse aveva ragione, non doveva lasciarla sola troppo tempo.
Il cuore della donna ebbe un piccolo fremito, sentire la voce dell’uomo più forte del mondo pronunciare quelle parole era davvero molto strano.
< Non farlo mai più! > incalzò con voce rotta abbassando le braccia lungo i fianchi.
Al suono esitante di quelle parole lui alzò lo sguardo, e in quel momento, quando vide la sua donna con i pugni serrati e lo sguardo abbassato senti qualcosa scoppiargli nel petto, il cuore non aveva retto?
Lei sapeva di non essere del tutto convinta di ciò che aveva detto, era impossibile che non l’avesse lasciata mai più da sola in casa…
Tuttavia si ammorbidì quando senti il corpo caldo  dell’uomo avvicinarsi a lei e stringerla contro il suo petto, una mano le prese la testa e l’appoggiò sui pettorali scolpiti, l’atra mano le accarezzava la schiena e le spalle.
< Mi dispiace > sussurrò di nuovo baciandole la testa e appoggiandone il viso sopra.
Le piccole mani scorsero lungo la linea di quella angusta cintola blu che indossava, ne trovo il nodo e la sciolse, la tuta arancione si gonfiò quando la cinta si slegò e cadde a terra.
Staccò leggermente il viso e il corpo dall’uomo e con quelle stesse mani impertinenti aprì la tuta per accarezzargli il petto nudo.
Lui la lasciò fare, quando sentì poi la manina della donna insinuarsi al di sotto del bacino la fermò, le blocco i polsi e la costrinse a guardarlo, quando i quattro occhi neri si incontrarono i loro respiri affannati si fecero ancora più intensi.
Le alzò le braccia, si sporse in avanti per baciarla, lei fece altrettanto...
“Il bacio è un dolce ritrovarsi dopo essersi a lungo cercati”… mai massima è stata più vera!
Quel gesto così inconsulto spazzò via tutte le incertezze della donna e tutte le preoccupazioni dell’uomo.
La prese in braccio, lei aprì le gambe e lo avvinghiò a se, continuavano a baciarsi e divoranti di passione sospiravano e gemevano.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Una ventata spalanco la finestra facendo ondeggiare la leggera tenda.
I capelli corvini del ragazzo semi-sdraiato sul letto con una mano dietro la testa, si mossero sotto il soffio imponente del vento. Abbassò la testa e lo sguardo si posò su quella esile ragazza che si era appena addormentata sul suo petto.
I lunghi capelli neri sparpagliati sulle piccole spalle ricadevano fluenti come le onde alla foce di un fiume, il viso rilassato e gli occhi chiusi la rendevano davvero indifesa.
Non erano i fiori degli alberi a profumare di buono…
Rialzò lo sguardo verso la finestra e vide oltre le ante il lago calmo e tranquillo, nella sua superficie si specchiavano tutte le miriadi di stelle di quella splendida notte di primavera.
Quando sentì una leggera pressione sulla pancia abbassò di nuovo gli occhi e incrociò quelli vispi della moglie.
< Che ore sono? Devo preparare la cena! > l’estrema dolcezza con il quale pronunciò quelle parole fece si che il marito le strappasse un bacio.
< Non è mai troppo tardi per mangiare! > le disse l’uomo schioccandole un altro bacio.
Si alzò a mezzo busto coprendosi il seno con il braccio, infilò gli indumenti ancora sul letto e si drizzò in piedi.
Lui la vide scavalcare con un piede il suo corpo e piazzarsi davanti, sentiva i piedi freddi sfiorarle i muscoli del bacino, la scrutava dal basso in tutta la sua bellezza poi con un gesto rapido lei si curvò su di lui con la schiena dritta e lo fissò negli occhi
< Non credere che sei perdonato!> 
Rimasero entrambi incatenati, occhi negli occhi, come se un’attrazione sopita e un impulso irrefrenabile impedisse che guardassero altrove.
Un piccolo sbuffo d’aria, entrò dalla finestra e scostò il tessuto sottile della t-shirt sul fondoschiena della moretta destandola dall’ipnotico sguardo del marito e facendola rabbrividire.
Scattò come una molla e ritornò a sovrastare la nerboruta figura dell’uomo sotto di lei che continuava ad accarezzarle ogni parte del corpo con lo sguardo.
Con un piccolo saltello scese dal letto e si avvio versò il piano di sotto.
< Sta molto attento!>  si sentì in lontananza.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Scese in cucina attirato da un profumino invitante, la vide trafficare con padelle, pentole e tegami di vario tipo e genere, sempre con indosso quel misero pezzo di stoffa.
Si appoggiò allo stipite della porta e continuava a scrutarla.
Finito di cucinare, mise tutto sulla tavola e si sedette stizzita, lui la raggiunse e insieme cenarono.
< Ehi, amore, mi spieghi cos’è successo?>
Gli rivolse uno sguardo eloquente che celava mille interrogatori, mentre lei continuava ad andare su e già dalla tavola al ripiano della cucina.
Lei si bloccò e si voltò
< Come non noti nulla di diverso? > fece due passetti in avanti, posò le mani sui fianchi e scostò la testa.
< … hai tagliato i capelli? > disse l’ingenuo marito grattandosi la nuca.
Si fermò di botto e lo fulminò con lo sguardo
 < No! Non ho tagliato i capelli, vedi meglio…> con una piroetta girò su se stessa, la leggera t-shirt si riempi d’aria e i lunghi capelli si alzarono leggiadri.
Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di diverso nella sua donna quella sera, un solo pensiero era fisso nella mente: la t-shirt gialla iper-leggera e cortissima.
< Beh, tesoro, non riesco proprio a capire!>
Lei sconfitta tirò giù le spalle, rilasciò il fiato sospeso e si rigirò per trafficare con i tegami di terracotta e le padelle in pietra lavica.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Dopo due ore era stesa di nuovo sul letto, stavolta con indosso una leggera canotta e un pantaloncino e guardava il soffitto.
La luce della lampada illuminava solo metà stanza,  il vento passava attraverso la finestra socchiusa e continuava a muove la sottile tenda... all’improvviso si ricordò del marito e si affacciò proprio al bordo del giaciglio coniugale e lo scorse intento a fare degli esercizi per gli addominali.
< Ma davvero non hai capito nulla? > gli chiese mettendo su un mezzo broncio.
< ..mmm…> fu la risposta, poi smise di faticare e si alzò.
Scostò il lenzuolo e si stese sul letto, la moglie scrutò tutti i suoi movimenti con fare interrogativo.
Con una dolcezza infinita prese la donna, la trascinò a sé, la fece accomodare, di spalle, tra le sue possenti gambe e l’abbracciò.
Affondò la bocca sotto il suo collo profumato e liscio, la riempi di tanti piccoli baci, poi alzò la testa e disse:
< Se sarà maschio che dici di chiamarlo Gohan? >
Un fremito passò nel cuore della donna, aveva capito!
Socchiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle forti braccia del suo unico amore.
< Tutto ciò che vorrai, Goku! >

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

un figlio...
una parte di me è in lei...
lei...
la mia donna...
mia moglie...
la mia amante...
la madre di mio figlio....
il mio più grande amore!



Eccomi di nuovo con una  nuova One - Shot... stavolta Chichi/Goku.
che ne dite? Forse non dovevo pubblicarla... se devo toglierla di mezzo basta dirlo! Grazie. Un bacio iza
Altra questione... la continuo?

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Capitolo 2
*** La brezza estiva ***


Ciao a tutti, come avrete capito ho deciso di trasformare questa One – shot in una raccolta. Brevi momenti della vita di questa coppia che ho riscoperto da poco!
Ogni capitolo sarà a se stante ma si collegherà con qualcosa a quello precedente… grazie per il sostegno…
Buona lettura!




Il vento soffiava leggero in quella abbagliante mattina d’estate, fiottoli d’aria roteavano sfiorando il suolo e innalzando il polline di distese di colorate peonie, folate calde turbinavano tra le fronde degli alberi di loto e di cedro, i raggi infuocati filtravano tra i rami rigogliosi riflettendo sui verdi fili d’erba piegati sul terreno. 
I grossi ciuffi di capelli neri si spostavano in avanti ad ogni movimento del suo corpo, i colpi sferzati fendevano l’aria come una katana rigida e inamovibile, perle di sudore sprizzavano splendenti nell’etere ad ogni suo gesto.
Sentire contrarre e distendere i fasci muscolari, sotto quel caldo asfittico, era adrenalinico e lo caricava ancora di più colpo su colpo, minuto dopo minuto… tutto ciò lo portava ad una idilliaca sensazione di benessere.
Tuttavia un leggero dolore articolare cominciava a manifestarsi dopo ore e ore di estenuanti allenamenti, un gorgoglio all’altezza dello stomaco gli fece capire che era ora di pranzo.
Con un ultimo pugno accompagnato da un urlo grave finì di combattere contro un nemico immaginario e si voltò…
Una figura esile e spigolosa, addolcita da un lieve rigonfiamento al bassoventre era appoggiata ad un arbusto con le braccia conserte.  
Con i suoi occhi neri e rilucenti aveva seguito per un po’ il duro e sfiancante allenamento del marito, aveva raggiunto quel luogo angusto e poco adatto alla sua situazione, con non poca fatica.
I capelli erano raccolti in un instabile chignon con ciocche che ricadevano ai lati del volto e aveva indossato un leggero vestitino di seta con delle spalline sottili, il tessuto fine dell’abito lasciava trasparire le sue condizioni… altri cinque mesi ancora...
Resosi conto della piacevole presenza della donna smise di allenarsi e le si avvicino con estrema calma, camminando la fissava e cercava di catturare il suo sguardo attirato, invece, da una farfalla posata su un fiore di loto.
Con le poderose braccia avvolse i fianchi della moglie che ebbe un piccolo sussulto, smise di fissare l’insetto colorato girò gli occhi incrociando quelli del marito.
< Buongiorno! > disse con voce calda sfiorandole le labbra con la bocca e carezzandole la piccola pancia gonfia.
< Ciao > le rispose di rimando
Poi si staccò da lei e si chinò sul suo ventre e lo baciò.
< Buongiorno anche a te bambino! >
La giovane seguì con lo sguardo traboccante d’amore quei gesti così dolci e teneri.
< È pronto il pranzo tesoro. > sussurrò al caro marito.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Rumori di piatti e forchette riecheggiavano nella spaziosa cucina,  una pila interminabile di ciotole era depositata al lato dove il nerboruto uomo stava mangiando, con foga macinava tutto ciò che la moglie aveva preparato con cura tutta la mattina.
Lei aveva finito di mangiare da un bel po’, stava a fissare il ragazzone con occhi birichini e con il viso appoggiato sui palmi delle mani.
< ahhh… > esclamò appoggiandosi allo schienale della sedia soddisfatto del pranzo appena consumato, si stirò le braccia e tentò di alzarsi da tavola.
< Fermo là! Devi aiutarmi a togliere questo casino dal tavolo! > la moglie lo bloccò, ancora seduta, per un braccio.
< Ma… >
< Niente scuse! Non vorrai farmi affaticare troppo? >
< No, no… > si ritrovò di nuovo seduto a fissare tutto il disordine che imperversava sul tavolo con una smorfia di disappunto.
Con la mano, gli sposto i neri ciuffi ribelli e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
< Ho anche una sorpresa per te. >
Il volto imbronciato dell’uomo si rischiarò ed apparve un sorrisetto malizioso.
< No! Non quel tipo di sorpresa caro… è un’altra cosa! > fece per offendersi la moglie, drizzandosi in piedi e voltando la testa.
< eheh, d’accordo… > acconsentì il ragazzo con una piccola risatina di rassegnazione.
Come una piccola catena di montaggio sparecchiarono e riposero pentole, piatti e posate al loro posto, ad ogni singolo pezzo di porcellana che si passavano tra le mani, le loro dita si sfioravano e un brivido d’eccitazione li percorreva lungo la schiena.
Posato l’ultimo piatto, nel mobile in basso lui alzò lo sguardo, catturò quello della donna e ancora accovacciato cominciò a sfiorarle le esili gambe leggermente abbronzate.
Con un tocco ruvido ma lieve salì sempre più sopra, rialzandosi e carezzandogli le braccia e il volto.
Sentire quelle ampie mani toccarla, prima con delicatezza e poi sempre con più ardore dal basso verso l’alto era seducente, a mano a mano che lui risaliva la testa diventava sempre più leggera, i pensieri si diluivano come granelli di sabbia nel mare.
La prese in braccio all’improvviso e lei sentì come un piccolo senso di vuoto allo stomaco.
< Ma cos… >
< Shhh… > la zittì con un bacio e l’appoggiò sul freddo ripiano di marmo del tavolo.
Un brivido scorse lungo il corpo della donna questo fece si che il marito la stringesse ancora di più a se, riempiendola di baci e carezze.
Il precario chignon si sciolse definitivamente, le dita  si facevano spazio tra quei fili neri e si inerpicavano mantenendo la minuta testa della ragazza.
L’estiva quiete pomeridiana caratterizzata unicamente dallo stridio dei grilli fu accompagnata da dolci sospiri e sguardi bramosi di amore. 

Il giorno in cui voi non brucerete più d'amore, molti altri moriranno di freddo (François Ma
uriac)

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Folate calde di vento entravano a fiotti dalla grossa finestra che dava nel salone centrale.
Sentì qualcosa di umido posarsi sui suoi pettorali scoperti, aprì lentamente un occhio poi anche l’altro, ciò che vide lo allettò: due rosee labbra continuavano a lambirlo con estrema dolcezza e delle dita impertinenti disegnavano linee immaginarie sui suoi muscoli definiti.
Sperando che si destasse, la ragazza era concentrata nel fare tutto con la massima delicatezza, quando una mano le si posò al lato del viso, smise di toccare il marito e alzo il volto.
< Ti sei addormentato, non la vuoi più la sorpresa? >
< Credevo che… > rispose l’uomo stralunato
< Che sciocchino, te l’avevo detto che era un’altra cosa! > si sporse per scoccargli un bacio
Si alzò di scatto e con piccoli passetti uscì di casa lasciando entrare uno sbuffo di vento afoso dalla porta.
Drizzò le spalle sullo schienale del divano, e fissò il punto in cui era sparita la moglie, attese non poco e la vide arrivare accaldata e leggermente ansate con le mani nascoste dietro la schiena.
La piccola pancia era più visibile in quella posizione.
Avanzava lentamente verso il divano e fissava il marito negli occhi
< Ieri sono andata in città con mio padre >
< davvero? > si allarmò il marito
< Si! Mentre tu eri sull’isola di Genio! > rimbeccò lei con aria furbesca.
Continuava a camminare piano e i suoi minuti passi l’avvicinavano sempre di più a quella figura statuarie e forte.
< E allora… > s’interruppe suscitando nel marito la più fervida curiosità
< E allora? Cos’è successo? > disse insistendo
< E allora, mentre stavamo sorvolando la radura nella zona est ho visto un luccichio e… >
S’interruppe di nuovo…
 < E… > l’uomo scostò la schiena dal divano impaziente.
<  E Ho trovato questa! >
Con un veloce movimento delle braccia mostrò all’uomo un qualcosa tra le mani.
I raggi di sole che inondavano la stanza riflettevano sulla superficie di quello strano oggetto, preso dalla curiosità s’alzò dal divano e si avvicinò.
Mise a fuoco nonostante la luce solare non permettesse e vide una piccola sfera arancione e lucida che brillava tra le mani della sua amata.
< È proprio la Sushinchu, la sfera dalle quattro stelle! > disse lei gonfiandosi d’orgoglio.
Lo stupore iniziale fece spazio ad una felicità smisurata, ritrovare la sfera di Nonno Gohan era per lui fonte di gioia pura.
La contentezza provata in quell’istante fu tale da non contenere la sua forza, prese la moglie tra le braccia e la sollevò in aria.
< Fa attenzione, Goku! > urlò
< Non preoccuparti amore mio…. Ahah…la Sushinchu… ahah… la sfera di Nonno Ghoan… ahah… >
Continuava a girare su se stesso con la moglie sollevata a mezz’aria.
Poi all’improvviso si fermò di botto
< Ti amo! > le disse guardandola dritto negli occhi e baciandol
a.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

Era quasi l’imbrunire, l’aria si era fatta più fresca e il vento era meno asfissiante, stava seduto ai piedi del grosso albero di cedro dinanzi la propria dimora, girava e rigirava tra le mani quel piccolo oggetto patinato, scorreva con le dita lungo la sua superficie e rasentava il contorno delle quattro stelle.
Ricordi gli affioravano alla mente: Nonno Gohan, il matrimonio, la ricerca del ventaglio, il torneo di tenkaichi contro Piccolo, le peripezie con Crilin, Bulma, Yamcha…chissà se sarebbero tornate quelle avventure di un tempo…
< A cosa pensi? >
L’aveva abbracciato e si era accomodata proprio di fianco a lui e adesso lo fissava in attesa della risposta alla sua domanda.
< Pensavo a Nonno Gohan, al torneo di Tenkaichi… >
< Ah, capisco! > lei era consapevole che il motivo di quella cupidigia era l’ozio e la tranquillità… non era mai riuscito a stare fermo, senza combattere e trovarsi in serie difficoltà.
Il suo uomo era un fiero combattente e nessuno avrebbe potuto bloccargli la strada, forse questo bambino era uno sprono in più per tenerlo con se…
< Non ti ho detto tutto di ieri… > fissava l’erba umida con gli occhi ingenui di una bambina
Lui la prese per i fianchi e la posizionò, come al solito, fra le sue gambe.
< Beh allora cosa hai omesso di dirmi? >
< Sono andata dal medico… > era quasi timorosa nel dirglielo
< C’è qualche problema? > si riscopri a dire allarmato.
< No, assolutamente, il bambino cresce sano e forte… >
Sano e forte? Bambino?
Ma allora…
< È maschio Goku! Nostro figlio sarà uno splendido maschio e si chiamerà Gohan! >
Il cuore nel petto dell’uomo ebbe un battito in più, un figlio maschio, erede della famiglia Son, un piccolo forte come il padre.
Ad un tratto si ricordò della sfera riposta tra le mani, la portò dinanzi alla donna e lei attirata da ciò si girò verso di lui.
Quando l’aveva di fronte la fermò con le mani, le carezzò la pancia gravida, si avvicino ad essa e sussurro:
< Nonno Gohan l’aveva affidata a me, degno e unico erede della famiglia Son, da adesso in poi questa sfera apparterrà a te… piccolo figlio mio! >


un maschio...
un erede Son...
un figlio che potrò allenare...
il futuro della mia famiglia...
il mio Gohan!



Eccomi di nuovo, spero che il continuo sia degno del primo capitolo.... fatemi sapere! Grazie.

ringrazio sempre coloro che leggono
ringrazio chi recensisce:

cagina: Grazie, per i complimenti e per avermi dato fiducia...  spero che questo sia un meritevole continuo della storia.^^
un bacio  iza
jojoND: Oddio sei un angelo... *-*, ti ringrazio tantissimo per i complimenti e sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto, mi auguro che anche questo secondo sia alla stregua del primo.^^ un bacione
nanatsu: teso, anche qui ti acchiappo... ebbè tanto lo sapevi che avevo pubblicato... piaciuto il cappy? fammi sapere! un bacione Tadb zia iza
elvis93: Grazie davvero ^^ felice che il capitolo ti abbia fatto battere il cuore e che sia stato toccante. spero che anche questo non sia da meno. ^^ un bacio

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Capitolo 3
*** Come d'autunno le foglie... ***


Il vento staccò e portò via con sé l'ultima foglia del grosso albero di cedro che troneggiava dinanzi alla caratteristica casa con l'ingresso a cupola, come un tappeto di svariati colori dalle tonalità rossastre il fogliame ormai secco giaceva ai piedi degli arbusti spogli e desolati.
I lembi e le punte delle foglie tremavano leggermente e tentavano di alzarsi  sotto gli sbuffi di un fresco venticello autunnale, i rami degli alberi più grandi ondeggiavano e le gocce di rugiada sulle loro punte luccicavano dinanzi ad un pallido sole nascente.
Il cielo si rischiarava man mano che il sole sorgeva, un'alba fresca e limpida si fece spazio purificando l'aria dall'oscurità della notte, i deboli raggi tiepidi dissiparono gli ultimi sprazzi di nebbia che aleggiava a mezza altezza tra gli alberi rendendo finalmente nitido il paesaggio.
La calma e la tranquillità imperavano in ogni angolo della casa, dalle lucide finestre sottili raggi filtravano illuminando lievemente tutti gli oggetti inanimati, rimbalzavano sulla superficie specchiata di  un anta e sfioravano il tessuto molle e leggiadro di una coperta color vaniglia.
Due figure, ancora immerse nel sonno, giacevano sotto le coperte. Come due esseri mitologici stavano una nelle braccia dell'altro, lei appoggiata con la testa sui pettorali dell'uomo e quest'ultimo le contornava le spalle stringendola come se non volesse lasciarla andare.
Un flebile e fortuito raggio birichino andò a posarsi sugli occhi dell'uomo facendolo leggermente sussultare, si destò e apri lentamente un occhio, colpito dal fascio di luce scostò subito la testa  abbassò lo sguardo e fu compiaciuto di ciò che vide: una splendida donna serenamente addormentata su di lui... la sua donna...
Avvicinò lentamente le labbra alla sua testa e le diede un tenero bacio sui capelli neri e lucenti, tirò un bel respiro e con la massima calma si drizzò cercando di non svegliare la sua adorata compagna.
I barlumi di quella tersa alba d'autunno arrivarono ad illuminare anche il resto della stanza, le sbarre di legno facevano ombra e creavano sul muro e sulla copertina azzurra strisce di due tonalità diverse, la morbida trapunta arrivava a toccargli il mento ed era davvero calda. Con le mani serrate a pugnetti e la bocca protesa in avanti aprì gli occhi spalancandoli, vispe e sbarazzine gemme nere si mossero ritmicamente in cerca di una figura familiare, sgambettando, poi, riuscì a scostare le lenzuola e allungò le braccine cercando di arrivare alle api di gomma appese sopra di lui.
Emise un gorgheggio attirando l'attenzione del padre che stava comodamente appoggiato al cuscino giocherellando con una ciocca di capelli della moglie ancora appoggiata su di lui, lentamente fece scivolare il busto della donna sul letto, si alzò e si avvicinò alla piccola culla.
Con la coda avvolta intorno alla vita quel piccolo batuffolo scalpitava e tentava di allungarsi per raggiungere i colorati insetti di plastica, quando il padre avvicinò la sua grossa mano e tese un dito, subito il pargoletto lo afferrò e, giocandoci, tentò di metterlo in bocca.
< Buongiorno figliolo! > disse amorevolmente.
< Cos'è già hai fame? Beh anche io... > staccò il dito dalla manina e lo prese dalla culla, lo alzò in aria e lo girò verso il letto matrimoniale.
< Guarda, mamma sta ancora dormendo, dovremo aspettare un po' per mangiare.. >
il piccolo vedendo la madre si sporse in avanti per poterla raggiungere.
L'uomo più forte della terra fu sorpreso nell'essere tirato in avanti da un neonato, credette che gli scivolasse dalle mani tanta fu la foga con la quale si slanciò.
< Vuoi andare dalla mamma? ...Certo che sei forte piccolino! >
scostò di nuovo le lenzuola, e lo appoggiò al centro del letto e poi lui stesso si acquattò accanto al piccolo esserino.
Dormiva a pancia in giù. Con gli occhi chiusi e il viso rilassato: era davvero bella... i capelli neri scivolavano lisci e lucidi sulle spalle e sulle coperte... le mani appoggiate sul letto all'altezza del viso e le lunghe gambe si intravedevano dal tessuto morbido delle cortine.
La rimirava da lontano attraverso lo sbracciare irrequieto del figlio che un po' spazientito voleva essere coccolato.
Continuava ad attirare l'attenzione del padre ma con scarsi risultati, allora un po' per istinto e un po' per la posizione si voltò dall'altro lato e fu attratto da una cosa molto più bella: la sua mamma!
Apriva e chiudeva le piccole mani dall'entusiasmo, cercava in tutti i modi di agguantare il viso angelico della donna ma finì soltanto per rifilarle una sonora sberla!
Senti un colpo proprio sulla guancia ancora intorpidita, ebbe un sussulto e aprì leggermente un occhio poi anche l'altro, vide due iridi sbarazzine fissarla, una bocca protesa in avantie due guanciotte rosee e paffute... era davvero un amore!
Il bambino continuava ad agitare le manine per attirare l'attenzione della madre che ormai sveglia si  rigirò supina e si alzò a mezzo busto.
< Buongiorno amore... > sentì una voce calda provenire dall'altro capo del letto.
< Ciao tesoro > disse ancora assonnata e fissando il vuoto davanti... svegliarsi di soprassalto era un davvero uno shock!
All'improvviso fu destata da quella stasi da una carezza del marito sulla testa e da un suo bacio sulla guancia.
Arrossì leggermente e girò il volto osservando i lineamenti marcati ma sensuali dell'uomo, era davvero bello... gli scoccò un bacio sulle labbra!
Il neonato alzò la testa e fissò tutti i movimenti dei genitori, ma resosi conto che le attenzioni non erano rivolte a lui cominciò a sbuffare e gorgheggiare.
Attirati dalle moine del figlio entrambi abbassarono gli sguardi su quella figurina piccola e tenera.
< Credo che abbia fame! E credo ne abbia un po' anche io... > disse l'uomo un po' preoccupato.
< Bene! Adesso preparo una ricca e gustosa colazione per il tuo Papà e una grossa e sostanziosa pappa per te piccolo mio! > disse in modo amorevole rivolgendosi al più piccolo dell'allegra famigliola, poi scese dal letto e lo prese tra le sue esili braccia.

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Il cucciolo sgambettava felice e con occhi attenti scrutava tutto ciò che c'era intorno...
Appollaiato sul divano osservava tutti i movimenti degli adulti con vivo interesse, il padre seduto dietro a quell'enorme tavolo che mangiava come un ossesso e la madre che andava avanti e indietro per la cucina e avvicinandosi di tanto in tanto a lui per controllarlo.
Aveva quasi finito di preparare il biberon con latte e biscotti, lo chiuse perfettamente e si avvicinò a quell'angioletto bruno.
Lo prese di nuovo in braccio e fece appena in tempo a mettergli in bocca il biberon che il bambino già stava cominciando a reclamare la colazione lamentandosi e sbuffando.
Lo allattava seduta su una sedia accanto al marito che guardava tutti i suoi movimenti.
Appena finito di mangiare e soddisfatto si stirò le braccia ed emise un gemito di approvazione per il pasto appena consumato.
< Adesso vado a pescare  qualcosa per pranzo... >
< Va bene allora a dopo! Saluta Papà Gohan, fai ciao... Ciao! > lo alzò e leggermente gli prese il braccino e gli sventolò la manina a mo' di saluto.
< A dopo! > con un gesto veloce, apri la finestra e spiccò il volo, lasciando entrare in casa un fresco vento autunnale e un forte odore di legno bagnato.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOo

L'aria durante la mattina si era fatta più calda, il vento adesso era quieto e il sole faceva capolino tra le nuvole diradate.
Calpestava quel manto di foglie secche e si avvicinava con fare furtivo alla casa.
< Eccomi, sono tornato! > annunciò appena entrato e posò il grosso pesce sul ripiano della cucina.
< Shhh, non urlare. Gohan si è appena riaddormentato! > apparve sulla soglia la moglie allarmata e affannata.
Ebbe un piccolo fremito al bassoventre, vederla arrivare all'improvviso ansante e corrucciata con indosso uno strano kimono rosa, lo destabilizzò.
Ma cos'era quell'indumento? Era davvero strano: sembrava un kimono ma era decisamente corto per esserlo ed era particolarmente scollato, abbassando lo sguardo notò che aveva stretto in vita una delle sue cintole blu, proprio per fermare l'apertura del vestitino.
Si rese conto di averla controllata per benino e si avvicinò lentamente a lei per baciarla, ma appena fu ad almeno venti centimetri...
< Oh, mio Dio Goku, Puzzi di pesce! > disse ritraendosi la moglie
< Forse è meglio che vai a farti una doccia > continuò voltandosi verso la cucina e cominciando a camminare.
Le gambe scoperte e il tessuto morbido che risaltava il suo fondoschiena lo portarono ad una brillante idea, così si avvicinò di scatto a lei e la fece voltare...
< Ehi ma cosa vuoi fare... No! No! Lasciami... > riusci a dire mentre l'uomo la caricava sulle spalle e la portava con se.
Continuava a dare pugni sulla sua schiena muscolosa, ma senza ottenere risultati.
< Shhh, vuoi che Gohan si svegli? > la rimproverò il marito con una punta di severità nella voce.
Si arrese alla sua forza e allungò le braccia verso il pavimento e si lasciò trasportare, non capendo dove volesse arrivare.
Quando la mise finalmente a terra lei si rese conto di stare nella vasca...
< Oh no, Goku, non vorrai davvero...  > si lamentò un po' allarmata.
< Beh.. si! > aprì la manopola dell'acqua e il getto flebile andò proprio diritto sui capelli della donna.
Un brivido percorse la sua schiena ormai bagnata e cercò in tutti i modi di scappare
< Questa me la paghi! > inveì prima che lui la bloccasse e le prendesse il viso fra le mani.
< Voglio solo fare la doccia con te! > disse con una sicurezza inaspettata, poi lentamente s'impossessò delle sue labbra.
Lo strambo kimono era tutto zuppo e dal tessuto s'intravedevano tutte le forme delicate e sensuali della donna, ciò non poté far altro che aumentare la sua eccitazione.
Anche la tuta arancione di lui era completamente bagnata e lasciava trasparire i lineamenti definiti dei muscoli scolpiti.
Con le doppie dita sciolse la sua cinta dalla vita della moglie
< Questa è mia... > disse e si fermò a guardarla quando il vestito si aprì completamente.
Lei  ormai stordita dal desiderio fece altrettanto e con leggiadria fece scivolare il tessuto doppio lungo le forti braccia denudandolo completamente fino ai polpacci.
Ad ogni centimetro di pelle sfiorata entrambi avvertirono come una scossa di desiderio, un piacere misto al dolore, la voglia di avere l'altro e la paura di perderlo...
Tra gemiti e respiri affannati si accasciarono nella vasca, l'acqua continuava a scendere sui loro corpi accaldati e carezzava i loro movimenti carichi d'amore.

Si nutre l'anima d'amore come il flauto di vento: vive di suono il flauto, vive d'amore il cuore. (Baqi)

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Il vento aveva ricominciato di nuovo a soffiare forte tra le fronde degli alberi.
Entrò nella cucina sbadigliando, il sonnellino pomeridiano era sempre rigenerante, trovò la moglie seduta su un tappeto di lana con il piccolo Gohan davanti a lei che la guardava perplesso.
< Ma – ma! Su Gohan, dai adesso sei un ometto dici: Mamma! >
Si avvicino lentamente alle due persone a lui più care e si abbassò a guardarle, la donna si girò e gli disse:
< Ben svegliato amore, stavo cercando di insegnare a Gohan a dire mamma, adesso dovrebbe essere in grado di dirlo! >
Poi si voltò di nuovo verso il piccolo che invece di vedere lei stava allungando le braccia verso la figura paterna.
< No, Gohan, aspetta, non pensare a papà, concentrati dai ripeti mamma... ma – ma! >
Ma l'angioletto era ormai attratto da quel sorridente e forte guerriero, con una smorfia aprì la bocca e disse:
< pa-pa >


La tua prima parola...
"papà"...
solo per me...
sono orgoglioso di te...
figlio mio...



Ringrazio tutti quelli che leggono questi capitoli, chi ha messo la raccolta tra i preferiti  e da vicino chi recensisce:

Nanatsu :ciao Nipo allora? come st'altro capitolo? degno dei due precedenti?
Elvis93.:Ciao, un'altra piccola scena di vita familiare... che ne dici?piaciuto quest'altro capitolo? Un bacio
tenshifly: Ciao, sono davvero contenta che la fic ti piaccia, spero che il continuo non sia stato deludente. Un bacio
jojoND: Ciaooooo *-* me sempre più commossa dai tuoi complimenti... mannaggia... non ci riusciamo mai a beccare su msn...uffa! Allora? piaciuto quest'altro capitolo? Volevo pubblicarlo il giorno del tuo compleanno ma non ho avuto il tempo. Cmq Auguri anche se in ritardo!! Un bacione forte. Gio
cagina:Ciao, sono contentissima davvero che il continuo ti sia piaciuto... Mi piacciono troppo Goku e Chichi in intimità e tenerezza! *-*




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