Voiceless Jody

di Mama Holy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jody ***
Capitolo 2: *** Breve pace ***
Capitolo 3: *** Lei non ha bisogno di maschere ***
Capitolo 4: *** Nuove emozioni ***
Capitolo 5: *** MOSTRO! ***
Capitolo 6: *** Voiceless Jody ***
Capitolo 7: *** BS- Posso esserti utile? ***
Capitolo 8: *** BS- 2 Amici... ***



Capitolo 1
*** Jody ***


Vj 1.Jody

 

 

Ciao!

Piacere io sono holy felice di conoscermi e, per chi già mi conosce, primo, no non sono morta, secondo, sono felicissima di rivedervi!!!
Bando alle ciance vi auguro una buona lettura e spero apprezziate la storia

Voiceless Jody

1.Jody

Jody era una ragazza alta sul metro e cinquantacinque dal fisico magrolino che nascondeva sotto felpe un po' troppo grandi

Aveva i capelli corvini e liscissimi che le scendevano sulla schiena. La pelle era leggermente bianca mentre gli occhi, color nocciola chiarissimi, quasi gialli, risaltavano tra il nero dei capelli. Era inoltre il tipo di ragazza silenziosa, di quelle che non si fanno notare, quel tipo di persona sempre giudicata e reputata, in comune accordo da tutti, una specie di emo.



Persino ora che aveva 18 anni le persone sembravano non essersi stancate dei pettegolezzi e delle leggende che giravano sul suo conto.

Lei non le aveva mai smentite, lasciandole crescere indisturbate.

Queste leggende si basavano sul fatto che nessuno sapesse niente di lei e, ancora di più, sul fatto che lei, invece, sembrava sapere tutto sugli altri.

Ad accrescerle ancora c'era il fatto che avesse la qualità di poter essere pungente con poche parole e ciò la rendeva alquanto spaventosa agli occhi degli altri.

A lei, comunque, non dispiaceva del tutto questa situazione.

Infatti poteva dedicarsi al suo "hobby" preferito: ascoltare i discorsi delle persone, (questo era anche il perché riuscisse a conoscere così tante cose degli altri).

Facendolo per anni gli si era affinato l'udito e riusciva a sentire tutto ciò che si diceva in classe senza problemi. Grazie a questo suo hobby però riusciva a vedere e riconoscere facilmente  tutte le persone false e, seriamente, non se ne salvava una, erano tutti doppiogiochisti.

Col tempo aveva imparato che nessuno era vero e che tutti fossero così.

Tutti a parte Abby, la sua migliore ed unica amica.

Lei era la persona migliore che esistesse al mondo o almeno così pensava Jody.

Aveva i capelli biondi riccissimi che le arrivavano alle spalle. Gli occhi verdi, lucenti ed espressivi la rendevano bellissima, aveva un corpo con curve delicate ed era alta circa venti centimetri in più dell'amica.

Un aspetto quasi angelico.

Inoltre era simpatica e sportiva, il tipo di persona che piace a tutti.

Quel giorno Abby passò proprio davanti a scuola sua con alcuni amici, una "coincidenza" diceva.


«Jody ti presento Daisy, Carl e Mattew» disse dopo averla abbracciata.

Jody, come al suo solito, si limitò a salutarli con un cenno per poi squadrarli da cima a piedi, comunque poco interessata.
«Ah, visto che ci siamo volevo presentarti bene Carl, che è il mio fidanzato, te ne avevo parlato ricordi?», sentendo queste parole Jody si avvicinò velocemente al soggetto della discussione.

Lo guardò con occhi sottili, spaventandolo non poco, per poi prenderlo per il colletto per abbassarlo alla propria altezza lasciandolo poco dopo con uno dei suoi sospiri d’indecifrabile significato.

Tornò, in seguito, dall'amica con aria di disappunto come a dire "ti meriteresti di più", per ricevere una piccola risata da lei.

Jody infatti era diventata in un qualche modo iperprotettiva verso l'amica.

La considerava come un angelo sceso in terra, di cui lei si era presa la responsabilità di proteggere dal resto di quello sporco mondo.

«Comunque Jody, questa sera facciamo un pigiama party a casa mia, quando torniamo da questa uscita, vuoi venire anche tu?» chiese Abby mentre le stringeva le mani fredde.

Jody la guardò per un po' e stava per dire di no, quando il pensiero lampante della presenza di quell'entità nominata da Abby "fidanzato" le fece cambiare idea;

«Ok» era pronta a tutto pur di salvaguardare la purezza dell'amica, anche passare una serata noiosa con persone noiose.


«Bene! Allora ci vediamo a casa mia sta sera verso le 21:00» disse in fine Abby scompigliandole i capelli per salutarla e continuando la passeggiata con i suoi amici mentre Jody si affrettava a tornare a casa.

Una volta lì buttò lo zaino vede scuro in un angolo della camera, per poi buttare se stessa sul divano.

Accese la TV come per farle compagnia; infatti la casa era completamente vuota.

Viveva da sola da poco e non c'era ancora abituata. 

Appena compiuti 18 anni aveva costretto i suoi genitori a farla vivere da sola.

Non per uno di quei momenti in cui diventi adulta e credi di poter far tutto da sola, ma solo per il fatto che non sopportava più i litigi silenti di sua madre e suo padre.

Si facevano dispetti come i bambini piccoli, ma si sa che, se si fa qualcosa da bambino quando si diventa grandi, la cosa è molto peggiore  di come la fanno i bambini.

Infatti i loro "dispetti" erano quelli di tradirsi a vicenda, con qualsiasi altra persona, senza un limite e, spesso, Jody cadeva in mezzo ai litigi, per vedere chi avesse più cura della propria figlia, o quale dei due fosse il genitore migliore, o tante altre cose che Jody aveva imparato ad ignorare.

«Altri assassini nella zona di **. Sembra si tratti della stessa persona che ha ucciso la ragazza l'altro ieri sera...» la voce della persona del telegiornale, come al solito, trasmetteva le notizie senza metterci alcuna emozione, qualunque esse fossero.

Intanto però Jody si era procurata un libro e non stava ascoltando.

 

 

 

Arrivata la sera aveva infilato nella borsa un pigiama e un cambio per il giorno dopo: una felpa a caso e un paio di jeans, qualunque essi fossero. Per poi uscire, a malavoglia, fuori di casa chiudendo la porta a chiave.

«Jody ti stavamo aspettando!» Abby la accolse con un solito enorme sorriso seguito da un abbraccio che Jody non ricambiava mai. 

Dentro il salone sembravano già aver sistemato tutto: il pavimento era pieno di coperte buttate su letti arrangiati, due a destra e tre a sinistra, con i cuscini vicini in modo potessero parlare tutta la notte.

Una volta cambiata, Jody li aveva raggiunti e si era seduta sul letto in mezzo preso per lei da Abby.

«Che facciamo?» chiese allora Daisy che sembrava felicissima e si dondolava leggermente da seduta.

«Non so, che vuoi fare Jody?» le domandò Abby.

«Scegliete voi» non le importava molto aspettava solo che quel tempo passasse velocemente.

«E se ci raccontassimo delle storie di paura?» disse allora il ragazzo, Mattew, dai capelli e gli occhi nerissimi con un sorrisino maligno.

«Sarebbe una buona idea!» aggiunse Carl con gli occhi azzurri illuminati di felicità mentre i capelli biondi come l'oro si appoggiavano delicatamente sulla mano che teneva alzata la testa dal cuscino.

«Ma-ma fanno paura!» si lamentò spaventata Daisy mentre scuoteva la testa piena di riccioli rossi che le continuavano fino alla fine della schiena.

«Tu che ne pensi?» le disse in fine Abby guardandola come a dire che lei era felice dell'idea.

«Per me va bene»

«Siamo quattro contro uno, Daisy, abbiamo vinto noi!» esultò allora con voce fastidiosa Mattew preparandosi a raccontarne una davvero spaventosa.

«Allora in una sera di luna piena....»

Continuò a lungo ma Jody non ascoltò nulla di ciò che stava dicendo.

Si limitava a mangiare i marshmallow che Abby, conoscendo il suo amore inspiegabile per quei dolci, aveva portato poco prima dell'inizio della storia.

Osservava divertita le espressioni e i comportamenti delle persone nella stanza.

Daisy era rannicchiata nelle coperte lasciando intravedere solo gli occhi marroni scuro.

Mattew sembrava divertirsi un sacco ad alterare la voce per spaventarli e sembrava al quanto scocciato dal fatto che Jody non avesse alcuna paura.

Carl stava fisso su Abby ascoltando comunque con attenzione la storia dell'amico.

Abby, invece, se ne stava con i suoi occhi verde prato fissi su Mattew, attentissima a ogni parola che usciva dalla sua bocca e spesso emetteva gridolini soffocati abbracciando il cuscino bianco

Non era poi così male, magari quelle persone non erano proprio così male..

«Waaa!!» aveva poi gridato improvvisamente Mattew cercando di spaventarla.

Ora era ad alcuni centimetri dalla sua faccia e poteva vedere il suo sopracciglio alzato come a dire 'che c'è?' senza alcun segno di paura nel suo viso. Capì di non averla spaventata e tornò subito indietro sbuffando per l'ennesimo tentativo fallito mentre gli altri soffocano le risate.

Si non era poi così male...

«Però non è giusto che tu non ti spaventi nemmeno un po', così è noioso!» disse, una volta finita la storia, Mattew.

Una leggera scrollata di spalle fu la risposta di Jody che intanto mostrava di avere più interesse nei piccoli contenitori di zuccheri che nel discorso.

«Però potresti anche rispondermi a parole!»

«Hahahah, Jody è fatta così, non ti dà mai la soddisfazione di sentire la sua voce per più di pochi secondi» disse scherzosa Abby scompigliandole i capelli.

«Ma è  questo che la rende così cari-mpf» un cuscino lanciatogli in faccia dal soggetto del discorso non gli permise di finire la parola, che quest'ultima riteneva tanto fastidiosa, 

«Hahahah dai su Jody non essere così cattiva con Abby» dopo la storia Horror, Daisy si era ripresa ed ora era tornata dello stesso umore giocoso di prima.

«Be è ancora presto che ne dite di un'altra storia Horror?» disse Mattew sfregandosi le mani.

«No! No! No! Mattew non ci provare nemmeno e poi non è affatto presto!» infatti era circa luna, così decisero di andare a dormire.

Spente le luci, dopo pochi minuti erano già tutti mezzi addormentati.

Forse fu per questo che non sentirono la silenziosa figura entrare dalla finestra dentro la camera...

 

Comunque sia se non dovessimo rivederci vi auguro un buon natale!!!!!!Ooooooook lo so volete sapere cosa succede ma io sono crudele muhuhahaha ; e vi farò aspettare per due settimane se non di più visto che il mio caro papà mi ha tolto internet *si accovaccia in un angolo e piange disperata* perciò chiedo scusa anche a quelli che vogliono vedere l'altro cap dell'altra storia sono molto molto dispiaciuta

Comunque sia se non dovessimo rivederci vi auguro un buon natale!!!!!!

Holy ^w^

 

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Capitolo 2
*** Breve pace ***


VJ 2.Breve pace

 Buon Nataleeee hohoho!Credo abbiate già scartato tutti i regali ma io sono sempre ritardataria perciò vi faccio gli auguri a santo stefano XD
Comunque sia vi lascio scartare questo mio regalo di natale ci vediamo dopooo>>>>>

 

Voiceless Jody

2. Breve pace

Si avvicinò  piano piano ai ragazzi, con piccoli passi e una volta vicino al primo fu sicuro che nessuno lo avesse sentito arrivare, ma si sbagliava.

E proprio quando sembrava che sarebbe riuscito perfettamente nel suo intento e aveva già alzato l'arma, le luci della stanza si accessero accecandolo e facendogli cadere il coltello di mano e un cuscino spinto da qualcuno sulla sua faccia lo fece cadere a terra prendendolo alla sprovvista.

La luce e il fracasso fece svegliare tutti dal sonno leggero, mentre la paura li prendeva,

«Andate a chiamare la polizia, io...io lo tengo fermo» disse Jody agli altri guardandololi seria.

Abby, anche se non avrebbe voluto lasciarla lì, sentiva il suo stesso corpo che  le diceva di correre; così il suo istinto e le parole dell'amica erano state come un comando che il suo corpo e quello degli altri avevano eseguito senza pensare.

Una volta che gli altri furono usciti dalla stanza Jody poté concentrarsi completamente sul cercare di mantenere la presa sul cuscino, per quanto quello si agitasse, per quanti lividi il suo corpo avrebbe riportato, doveva cercare di tenerlo occupato il tempo necessario per lasciar scappare Abby il più lontano possibile; ma la sua forza non era tanta e non ci volle molto che la presa sul cuscino si fece più debole lasciando l'intruso libero di muoversi e facendola cadere all'indietro.

I loro occhi si incrociano; i suoi, marroni chiarissimi quasi gialli, in quelli celesti agghiaccianti della persona accanto a lei; questi erano circondati da due cerchi neri che sembravano  formare come un piccolo oblio, in completo contrasto con la pelle bianca che sembrava spessa e dura come fosse una maschera, ma la cosa più orribile era la bocca, sembrava contorta in un enorme ed innaturale sorriso che occupava tutto lo spazio delle guance come se fosse stato tagliato direttamente nella carne, in fine gli scendevano sul viso i capelli di un nero carbone

.
Ci fu un piccolo minuto di stallo.

Lui continuava a guardarla con quegli occhi che le stavano facendo così tanta paura da farla tremare tanto che se non fosse già a terra probabilmente ci sarebbe caduta.
Avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma allo stesso tempo aveva una paura enorme di perdere di vista, anche per poco, quell'essere.

Poi accadde tutto in pochi secondi.

Con uno scatto lui le si gettò addosso circondandole il collo con le mani fredde lasciandola senza respiro; disperata inziò a graffiare con le unghie le mani dell'uomo fino a rompersele, ma questo sembrava non sentisse il minimo dolore e la sua disperazione lo divertiva soltanto.

Sentiva ormai le forze mancare quando fece l'ultimo tentativo, con tutto cio che gli rimaneva tirò su le braccia e lo colpi con i palmi delle mani negli occhi.


Per un secondo le mani fredde dell'uomo si strinsero con ancora più forza sulla sua gola procurandogli un dolore diverso da prima, un dolore molto più forte, ma non sprecò un secondo, prese un grande respiro e iniziò a correre.

Mentre correva la tosse irregolare le toglieva il respiro e spesso cadde ma non si fermò.

Non aveva alcuna intenzione di morire.

Arrivò fino al punto di tossine sangue e solo lì si arrese e cadde sonoramente e definitivamente per terra; non lo sentiva più dietro di lei (o magari non c'era proprio mai stato), la gola le faceva malissimo e sentiva il corpo dolorante mentre l'aria non sembrava voler entrare nei polmoni se non a piccole quantità, costringendola a respirare affannosamente, la vista in fine le si fece sempre più annebbiata finché tutto non divenne nero.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò in una piccola stanza tanto piccola da risultare soffocante, aveva i muri bianchi o almeno lo dovevano essere stati tanto tempo fa; ora tendevano al grigio, la luce fioca che entrava da una finestra microscopica rendeva il tutto infinitamente squallido, per non parlare del letto su cui era sdraiata.

Era in ospedale.

Ne era sicura, nessun'altro posto le avrebbe fatto così schifo.

Dalla porta aperta poteva vedere i suoi genitori che parlavano col medico (di sicuro si stavano incolpando a vicenda di qualunque cosa le fosse successo).

Fu Abby, seduta su una delle solite panchine da ospedale, ad accorgersi che lei era sveglia e a corrergli incontro mentre Jody si metteva a sedere su quel misero materasso.

«Jody!» disse in fine l'amica abbracciandola per poi lasciarla subito dopo e continuare il discorso con voce più calma

«Come stai?» l'altra provò a rispondergli ma gli uscì solo un suono mezzo strozzato che gli causò un dolore terribile alla gola

«È meglio se per un po' non provi a parlare» la voce fredda e atona del dottore attirò subito la loro attenzione 

«Hai ricevuto una brutta lesione alle corde vocali» continuò 

«Tra qualche giorno potrai parlare, ma la tua voce non sarà quella di prima, la lesione comporterà un lieve abbassamento della voce che inoltre sarà più roca e se fossi in te non alzerei troppo la voce per evitare ulteriori danni»

«Quando potrà parlare di nuovo?» la voce di Abby faceva capire la sua preoccupazione e si poteva facilmente intuire che sarebbe presto scoppiata in lacrime.

«Entro una settimana la lesione dovrebbe rimarginarsi ma dovrà rimanere qui ancora per un paio di giorni, perché  dobbiamo tenere d'occhio la ferita» Abby annuì con le lacrime agli occhi e rimase un'altro po' con Jody mentre i genitori le parlavano, o almeno cercavano di farlo visto che lei non li ascoltava minimamente.

I giorni passarono così con varie visite, a volte era la polizia, altre Abby e gli atri e, molto meno spesso, i suoi genitori che venivano giusto per far vedere che erano dei "bravi genitori".

Quando fu dimessa tornò a casa sua, tornando anche alla più completa normalità.

Ma quella tranquillità era strana, lasciava come l'amaro in bocca e  per qualche ragione Jody aveva come il presentimento che non sarebbe durata molto.

Quattro giorni dopo una telefonata di Carl confermò i suoi sospetti.
Deisy era stata trovata morta in camera sua quella mattina, così raccontò la voce triste e bassa di Carl mentre in sottofondo si potevano udire i singhiozzi di Abby.

Aveva concluso poi dicendole di venire subito alla centrale di polizia di quel lato della città, e così lei fece.
Arrivata lì Abby la abbracciò con gli occhi ancora pieni di lacrime, ma quando alzato il volto incrociò quelli freddi di Jody si staccò di colpo frastornata dalla reazione di lei o meglio la sua non reazione, ma si costrinse in seguito a pensare che Jody stesse cercando di nascondere la tristezza.

Più in là c'erano anche Carl e Mattew che guardavano la scena con occhi spenti, vicino a loro un poliziotto che si avvicinò a Jody con passo militare per farle varie domande su Deisy.

«Cosa avete intenzione di fare?» chiese Mattew una volta che il poliziotto si fu allontanato 

«Insomma perché hai chiamato qui anche noi Carl?  Qualcosa mi dice che  non ci hai chiamato solo per parlare con la polizia, o sbaglio?»
«Si hai ragione.
Ho sentito due poliziotti dire che colui che ha ucciso Deisy era probabilmente la stessa persona che ci ha attaccato qualche settimana fa» la sua voce suonò molto scura e le sue parole stupirono tutti tranne Jody, in un qualche modo ne era già sicura.

«C-che cosa intendi?!» Mattew chiese con faccia seriamente scioccata, ma forse sarebbe meglio dire che era solo spaventato a morte da quella situazione.

«Sto dicendo che probabilmente qualcuno di noi sarà il prossimo. Non ne possiamo essere sicuri ma è sempre meglio prepararsi al peggio»

«E cosa dovremo fare? Chiedere alla polizia?» disse Carl con tono sarcastico non poco nervoso 

«Quelli sono dei buoni a nulla! Sempre che accettino di aiutarci il risultato sarebbe lo stesso»

«Lo so benissimo Mattew! Ma dovremo far pur qualcosa no?» anche Carl che a fino a quel momento era rimasto calmo alzò la voce lasciando uscire tutto il suo nervosismo.

«R-ragazzi calmi vi prego!» disse allora Abby cercando di calmare i due amici che avevano iniziato a litigare.

«Per cominciare potremo rimanere insieme» la voce calma e bassa di Jody attirò l'attenzione di tutti

«Meglio stare insieme che soli» continuò leggendo le facce perplesse degli altri.

«N-non ha tutti i torti, in fondo è già un passo in avanti, non credete?» ammise Mattew dopo di lui ci furono un paio di minuti di silenzio che Abby ruppe subito tornando a sorridere

«Io sto con Jody!»


 >>> ed eccoci qua! Spero vi sia piaciuto il mio regalo anche se non succede molto ^^"
Come avete notato ho cercato di mettere più spazzi nella storia perché, come mi è stato fatto notare così risulta più facile da leggere, che ne pensate? Continuo a scriverlo così?
Comunque per darvi una buona notizia mi è stato regalato il PC *balla* perciò d'ora in poi non dovrei avere più problemi nel pubblicare le storie ;)
Ci vediamo!
Holy ^w^

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Capitolo 3
*** Lei non ha bisogno di maschere ***


VJ 3.Le non ha bisogno di maschere Ciao!
………………….^w^
Buona lettura!


Voiceless Jody
 
3. Lei non ha bisogno delle maschere
 
La casa di Carl era proprio vicino alla sua scuola, era enorme anche troppo grande per una persona sola, una casa semplice dai muri bianchi con qualche quadro appeso ad essi, una cucina con tutto quello che serve per cucinare qualunque cosa anche quello che un universitario non cucinerebbe mai per via della mancanza di tempo e per la pigrizia tipica di quell’età, includeva inoltre due bagni accessibili dal salone che prendeva la maggior parte di quel posto e per ultima la sua stanza, era normalissima un poco più piccola del resto delle altre stanze con un letto perfettamente rifatto e una scrivania con un computer e al lato una piccola libreria.
 
Si sistemarono nel salone improvvisando dei letti, ognuno convinse i propri genitori in modi differenti; Abby, che non sapeva mentire, aveva detto tutto ai genitori che avevano comunque deciso di mandarla lo stesso, Mattew al contrario disse ai genitori che andava a casa dell’amico per rilassarsi un poco e loro lo lasciarono andare felici della cosa, per Jody fu più facile: un messaggio sul telefono a tutti e due i suoi “genitori” senza doversi nemmeno preoccupare della risposta che, come lei si aspettava, non arrivò mai.
 
Saltarono la scuola con la scusa della morte di Deisy, nessuno di loro aveva voglia di andarci dopo quello che era successo a parte Jody che venne convinta solo dalle lacrime di Abby che era preoccupatissima all’idea che lei uscisse anche solo di casa.
 
Passarono vari giorni abbastanza tranquilli ma l’aria che si respirava era pesante; si poteva leggere nel silenzio costante della casa la tristezza e la paura mischiate al nervosismo e all’ansia e l’unica che sembrava estranea a tutto questo era Jody.
Sembrava che la sua vita non fosse cambiata affatto e ciò spaventava gli altri che avevano iniziato a pensare che ciò fosse davvero strano, troppo strano procurandogli domande stupide, o almeno così le chiamavano loro…
 
Perché non provava nulla?
Forse perché era stata lei a fare tutto questo?
Aveva ucciso lei Deisy?
E ora avrebbe ucciso anche loro?
Ma queste venivano sempre spinte a forza nei meandri dei loro cervelli nella speranza di sbagliare…
 
E così continuarono a pensare fino all’arrivo di quel giorno.
 
 
Abby si svegliò per prima e quello che vide la scioccò.
Mattew era girato di lato con le palpebre alzate per poter mostrare due occhi spenti e senza vita, che Abby poteva sentire fissi su di lei; le guance, presentavano un’enorme taglio a forma di sorriso inciso su di esse il sangue ormai quasi secco tingeva le coperte bianche del letto tanto che in alcune parti le lenzuola sembravano essere state originariamente di quel colore grottesco; sul suo collo, in oltre, si poteva vedere un profondo taglio.
 Un ultimo regalino dell’artefice di tutto era una scritta rossa sul muro che recitava “GO TO SLEEP”.
 
Appena la ragazza poté urlare la sua voce suonò spezzata dai singhiozzi e il suo volto era pieno di terrore.
 
Solo allora, distogliendo lo sguardo da quello spettacolo orribile, si rese conto che non era la sola ad essere sveglia e anzi sembrava che Jody fosse stata lì seduta sul suo letto da molto prima di lei; le dava le spalle ferma e silenziosa come una statua.
 
Le si avvicinò per cercare aiuto, e strisciò nella sua direzione evitando con lo sguardo il letto rosso; quando le fu abbastanza vicina la strinse singhiozzando ma alzata la testa per guardarla in volto vide che i suoi occhi erano puntati altrove, più precisamente stava fissando il letto dove giaceva il corpo di Mattew; sembrava come ipnotizzata da quello spettacolo ma nei suoi occhi non si poteva leggere lo stesso shock di Abby, anzi sembrava come affascinata e seguiva con lo sguardo alcune gocce cermesi che scendevano ancora in tutta la loro bellezza e la loro sinistra eleganza dal grande sorriso sulla faccia di Mattew.
 
Nel frattempo Carl si era svegliato e ripreso dallo shock aveva digitato il numero della polizia, e insieme alla sua ragazza guardava Jody inquietato;
 
<< J-Jody? >> Abby la scosse un poco e lei tranquilla si girò, la guardò col suo solito sguardo come non fosse successo nulla, ci fu qualche minuto di silenzio che venne spezzato da Abby che, notando il suo ragazzo, si alzò barcollando verso di lui per abbracciarlo,
 
<< P-prima di tutto usciamo; per favore >> e detto questo si incamminò fuori dalla porta con le lacrime agli occhi mentre Carl la seguiva sorreggendola ad ogni passo infermo che faceva, infine Jody si incamminò piano verso di loro, girandosi un’ultima volta verso quel lato della stanza per guardare la scritta lasciata sul muro.
 
Fuori si potevano già sentire le sirene della polizia che si facevano sempre più forti mentre Jody si avvicinava a Carl e Abby che stavano seduti insieme sul marciapiede, lui cercava di calmarla; appena gli occhi del ragazzo incontrarono quelli freddi e dorati di Jody, però, da dolci i quali erano, si assottigliarono rivelando la sua rabbia verso quella freddezza inumana lasciandola uscire insieme al nervosismo.
 
<< Tu, tu ti rendi conto di quello che sta succedendo? >> urlò Carl con voce rabbiosa alzandosi dal marciapiede ed indicando la casa,
<< Daisy è mota!
Mattew è morto!           
E probabilmente moriremo anche noi! Come puoi rimanere indifferente a tutto ciò, come puoi non provare nulla?! >> urlò così tanto che finito il discorso dovette riprendere fiato mentre i suoi occhi dilatati guardavano Jody in modo ostile.
 
Lei di tutta risposta ricambiò con uno sguardo interrogativo, che spostatosi in un punto indefinito nel vuoto si trasformò in pensieroso
<< Non è che non provo nulla >> la sua voce era bassissima, quasi un sussurro ed un poco roca molto meno femminile da quando era successo quello
 << È solo…. Non credete anche voi che sia affascinante >> quest’ultima parola suonò come se fosse scivolata fuori dalla sua bocca, come un sibilo, ma fu sufficiente per pietrificare gli altri due
 
<< C-cosa intendi? >> la voce di Carl risuonò dapprima sorpresa e spaventata per poi tornare rabbiosa, ma a quella domanda non ebbe alcuna risposta infatti furono fermati da due dei poliziotti che erano appena arrivati sul posto.  
 
 
Furono portati alla polizia e furono rilasciati solo la sera ognuno ad ore diverse, Jody fu l’ultima ad uscire; era stato terribile le faceva male tutta la gola o più precisamente le corde vocali, infatti quando parlava troppo succedeva quello e loro l’avevano obbligata a farlo.
“Idioti” pensò con un sospiro salendo sull’autobus per andare a casa sua; quella sera sarebbero tutti stati lì poiché casa di Carl sarebbe stata off limit per un po’ finché non si fossero arresi o avessero trovato l’assassino, ma la prima ipotesi era di sicuro la più probabile non avrebbero mai trovato quella persona e in un qualche modo Jody lo sperò anche senza accorgersene
 
Arrivata sonò per la prima volta a casa sua; aveva dato le chiavi a loro, perciò lei non le aveva con se per aprire.
Quando salì ed entrò nel suo appartamento trovò Abby già distesa e Carl che la guardava in cagnesco seduto vicino alla bionda; lo ignorò avanzò dentro casa sua, e fece per stendersi su uno dei tre letti messi nel piccolo salone del suo appartamento, e appena si sedette Abby si alzò leggermente sorridendogli ma quello era un sorriso forzato si poteva leggere benissimo che intanto dentro i lei stava ancora piangendo.
 
<< Dobbiamo fare dei turni di notte così non è sicuro >> disse dritto al punto Carl con voce piatta << Sarò il primo >> concluse alzandosi e appoggiandosi sul suo letto senza sdegnare l’ennesima occhiataccia alla ragazza dagli occhi gialli.
 
<< Allora noi andiamo a prepararci >> Abby si alzò cercando di sorridere e sembrare la solita di sempre, ma fingere non era proprio il suo forte; prese per mano Jody e la trascinò con lei in bagno, << Andiamo! >>
 
 Una volta entrate lei continuò la farsa per qualche minuto, finché Jody sospirando non le accarezzò la testa
<< Non sei brava a fingere >> a quelle parole che erano ridotte a poco più di un sussurro la maschera di Abby si ruppe in mille pezzi rivelando la sua vera faccia, le labbra si incurvarono in una smorfia e sedutasi iniziò a piangere; Jody le stava accanto non riusciva a capire i suoi sentimenti ma riusciva a capire che in quel momento lei aveva bisogno del suo supporto, lei l’unica persona che aveva qualche valore nella sua vita; e ora quella persona stava piangendo e il suo cuore era pieno di dolore.
 
<< Grazie Jody; è una fortuna poter contare su di te e su Carl, non dovete morire capito? >>
<< ….si >> si alzò e scompigliò come al suo solito i capelli di Jody sorridendo con ancora le lacrime agli occhi
<< Grazie >> quel sorriso era vero non nascondeva la tristezza ne faceva finta che non fosse esistita la accettava per superarla; sospirò quella era Abby, a lei non servivano le maschere…
 


Ed anche Mattew è andato, yeee! E dire che lui mi stava simpatico ;-;

Jody: allora perché lo hai fatto morire?
Perché la storia è questa purtroppo
Jody: ma non l’hai scritta tu la storia?

Stavo dicendo vi piace come è venuto il cap la prima parte non mi piace e devo ammettere che ho fatto un bel po’ di confusione ma non mi dispiace come è uscito
Jody: -.- non hai risposto alla domanda
Solo probabilmente finirà tra due massimo tre capitoli è un poco cortino
Jody: mi ignori?
Be aspetto i vostri commenti
Ci vediamo
Jody: *sigh*
Holy =w=

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Capitolo 4
*** Nuove emozioni ***


VJ 4.Nuove emozioni

Ciaao ragazzi ci rivediamo, di questi tempi mi sento ispirata sto scrivendo alla velocità della luce (ho scritto il cap in 3 giorni XD)
Anche se il casino che ho in testa non aiuta  .-.

Vabbè buona lettura ^^”
 

Voiceless Jody

4. Nuove emozioni


 
Arrivato il momento di andare a letto ognuno aveva ricevuto un coltello di quelli richiudibili con circa 6cm di lama con una manubrio di legno scuro, -giusto per sicurezza- gli aveva detto Abby quando glieli aveva dati.

Infilatosi nei letti partirono i turni, per primo Carl e poi Abby.
Ma arrivato questo ne Jody ne Carl dormirono troppo preoccupati per farlo, anche se Jody era già sveglia da tempo.


Non riusciva a dormire per qualche motivo, sentiva qualcosa, nel profondo del suo cuore, cercava di uscire uno strano misto di sentimenti tra cui riusciva a distinguere solo la rabbia, anche se non era la prima volta che succedeva, questa volta era tutto più forte.

Stette però zitta e si alzò solo quando l’amica la svegliò, allora mettendosi a sedere sul letto disse lei di andare a dormire. Quando sentì il suo respiro farsi più regolare realizzò che stesse dormendo non come il ragazzo biondo che, sicuro di non essere notato stava, osservando ogni suo movimento.


Guardò un’ultima volta al letto dell’amica per poi alzarsi, sospirò come al suo solito e si avvicinò alla finestra scoprendo il cielo blu scuro della notte senza nuvole ma anche senza stelle.
Allora fece per aprire la finestra
< Che vuoi fare? > disse Carl con voce scura mentre si alzava a sedere sul letto per poterle lanciare l’ennesimo sguardo cattivo.

Lei si limitò a sospirare ed aprire la finestra, ma lo degnò di una risposta < Mi manca il respiro > disse e questo fu tutto; già la gola le faceva male per colpa di quegli idioti dei poliziotti e non aveva intenzione di sprecare altre parole per un altro idiota.


Lo sentì alzarsi e prendere una sedia per poi sedervisi e assumere la faccia da –ti tengo d’occhio-
“Cretino” pensò Jody tra se e se respirando l’aria inquinata ma fresca della città; poteva ancora sentire qualche macchina che si muoveva e qualche ubriaco che parlava per la strada.

Presa un’ultima boccata d’aria richiuse la finestra, fece qualche passo verso il suo comodino per prendere, il suo telefono e le cuffie, che erano nel cassetto, se le infilò nelle orecchie e accese la musica a volume basso così che il rumore non si sarebbe sentito fuori e non avrebbe potuto infastidire Abby che stava dormendo tranquillamente.



Passò mezzora e nessuno dei due si era mosso di un millimetro lei distesa sul letto a ascoltare la musica e lui seduto sulla sedia nel disperato tentativo di rimanere sveglio, ma gli occhi gli si chiudevano, così, anche se riluttante, si alzò dalla sedia e si incamminò in cucina per prendere un po’ di caffè
< T-tu non ti muovere > disse prima di uscire dalla camera ricevendo una piccola scrollata di spalle dalla ragazza che intanto ascoltava la musica e che ne abbassò il volume per sicurezza.


Dopo un po’ sentì un botto relativamente forte provenire dalla cucina.
Si alzò svogliatamente e si incamminò verso di essa, “Speriamo che non abbia fatto un casino” si disse infastidita, ma quando si affacciò alla porta aperta della cucina non trovò solo una persona ma ne trovò nche un’altra che lei ben ricordava.



Carl era disteso a terra aveva vari tagli in faccia e uno particolarmente profondo sul braccio destro; era bloccato dalla presa dell’uomo dai capelli nero carbone che non notò subito la presenza silenziosa di Jody, anzi il primo a notarla fu Carl e con gli occhi la pregò di aiutarlo ma lei non si mosse.
Rimase là a guardarlo, i suoi occhi gialli erano ancora più freddi del solito e questa loro freddezza stupì Carl e lo spaventò ancora di più di quanto non era già.

A quel punto il killer si girò e incrociò per la seconda volta gli occhi della ragazza ma questa volta fu diverso, lei non aveva paura.
All’inizio si preparò a difendersi da qualunque mossa lei avrebbe potuto fare ma dopo poco si accorse che lei non si era mossa di un millimetro e non aveva intenzione di farlo


< Non vuoi salare il tuo amico? > chiese allora lui un poco spiazzato dalla cosa
Lei non rispose subito, lo guardava con lo stesso sguardo per poi aprire bocca parlando nel solito tono di voce basso ma questa volta suonò un poco più scuro del solito
< Non siamo amici > disse, ma non era detto con tono cattivo, quella era la verità
Carl le lanciò un’occhiata preoccupata
< C-cosa dici Jody aiuta-m > tentò di dire ma il ragazzo dal grande sorriso gli chiuse la bocca con una mano facendogli segno di far silenzio, il che gli procurò vari brividi in tutto il corpo.


A questo punto Jody si avvicinò di un passo ma non fece comunque null’altro 
< Cos’è hai pura? O non ti importa solo nulla di questo tizio > continuò il ragazzo riportando la sua attenzione su di lei.
< Nessuno dei due > disse facendo un altro passo.

Era vero non aveva paura, no, non aveva paura ma non poteva nemmeno non importargli, infondo nella sua mente le rimaneva fisso il pensiero di Abby; lei sarebbe di sicuro stata triste se quel tizio fosse morto, ma c’era qualcos’altro che non le permetteva di andare ad aiutarlo, non aveva alcuna voglia di farlo e non era perché si fosse offesa o arrabbiata per quello che gli aveva detto o come si fosse comportato con lei, anche se non ne era sicura.

In poche parole voleva solo… solo cosa?
Cosa voleva? Infondo non lo sapeva neanche lei, adesso stava facendo quello che il suo istinto gli diceva, cosa rara, facendo crescere dentro di lei il sentimento di prima.


Il Killer allora decise di continuare quel che era venuto a fare, infondo era venuto lì a finire il lavoro che aveva iniziato, di certo non aveva tempo per star ad ascoltare una ragazza strana.

Riportò la sua attenzione a Carl che intanto aveva perso molto sangue e sentiva le energie abbandonare il suo corpo; l’assassino ridacchiò assaporando il divertimento, pian piano iniziò ad incidere le guance del biondo che mugugnava e si contorceva per il dolore.


Gli occhi di quest’ultimo erano pieni di terrore e rabbia, ai lati iniziavano a formarsi delle piccole lacrime dovute al dolore; fu proprio con quegli occhi che incontrò quelli di Jody.

Questi erano fissi su di lui spalancati e freddi, era più vicina e si era piegata un poco per vedere meglio il tutto.
La sua assoluta freddezza era terrificante; sembrava una bambola, una bambola di porcellana dagli occhi gialli e i capelli neri che le coprivano gran parte del viso e per un minuto a Carl sembrò di vedere un accenno di sorriso sulle labbra pallide dei quella.

Jody provò di nuovo la sensazione di quella mattina, quando si sentì ipnotizzata alla vista del corpo di Mattew disteso sul suo letto, ma ora era più inteso; ogni parte del suo corpo era in estasi, i suoi occhi continuavano ad osservare felici l’espressione fantastica sulla faccia di Carl, ogni suo lamento soffocato era come musica e l’odore del sangue era delizioso.


Non si accorse nemmeno che l’assassino aveva finito il suo lavoretto e si era girato verso di lei ghignando, se ne accorse solo quando questo si alzò e spostatosi di lato al corpo morente di Carl le porse il coltello rosso
< Sembri interessata o sbaglio, vuoi provare? > disse sorridendo maligno, gli era sembrata un’idea allettante, giusto per cambiare un po’ la sua solita rutine e rendere il tutto più eccitante.

Lei lo guardò e prese il coltello con calma, il sangue caldo le sporcò le mani il che le fece scendere un brivido di piacere per la spina dorsale; piano si posizionò sopra Carl; lo guardò e si leccò le labbra alzando il coltello


< J-Jody t-ti prego n-non...  > con il poco fiato che gli era rimasto chiese pietà, Jody si bloccò e sentì qualcosa aprirsi dentro di lei; adesso aveva capito, quel che voleva era solo la paura, il terrore, il dolore e tutto quello era inciso nella faccia del suo amico.

Ora aveva quasi aperto quel cassetto dentro di lei che conteneva il suo vero io, il quale era chiuso da vari lucchetti, ormai quasi tutti aperti, questo però non era l’ultimo ne rimaneva uno che le lasciava solo sbirciare quel che c’era all’interno, solo uno per poter essere finalmente quel che era veramente, ma cos’era quell’ultimo lucchetto?


Forse per aprirlo doveva solo uccidere, provare non costava nulla infondo.
Si riprese dai suoi pensieri e si preparò a conficcare il coltello nel petto del ragazzo…

 



< J-Jody? >

Ed eccoci alla fine del 4 capitolo ne mancano solo tre!
E io si vi lascio così un po’ perché sono crudele e un po’ perché sennò viene troppo lungo ^^”
(intendo per la regolare lunghezza dei cap di VJ)
Bè per l’ennesima volta non so che pensare del mio cap è venuto il solito casino di idee messe a cacchio in un testo, scusate :(
Spero non sia così male come lo vedo io *sigh*
Ci vediamo :)
Holy ^w^

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Capitolo 5
*** MOSTRO! ***


VJ 5. Mostro!

Voiceless Jody
5. Mostro!

Si girò verso di lei fermando la mano, il volto di Abby era in lacrime

< P-perché J-Jody io non > si coprì il volto con le mani singhiozzando

< Abby… > provò a biascicare l’altra ma non aveva più voce, per la prima volta provò una tristezza infinta

< Io credevo che noi fossimo amiche, io credevo in te Jody ma allora perché, perché > si levò le mani dalla faccia mostrando tutta l’ira disegnata in essa, scolpita in ogni ruga d’espressione che copriva la sua faccia,

< TI ODIO!!! > gridò lei e questo scioccò Jody distruggendola, fece cadere il coltello per terra mentre mezza tremante provò ad avvicinarsi a lei allungando una mano, non si era sentita mai così disperata

< NON TOCCARMI! > gridò l’altra colpendogli la mano

< MOSTRO! > detto questo corse via uscendo di casa lasciando Jody tremante in mezzo alla stanza, sentiva ancora le sue parole riecheggiargli nel cervello -Mostro! - guardò a terra sconvolta, per poi correre via anche lei seguendo l’amica

 

Uscita di casa si volto e voltò per cercarla ma l’unica cosa che vide fu un corpo gettato sull’asfalto, sperò con tutta se stessa che non fosse lei e continuò a sperarlo mentre si avvicinava piano.

Ma purtroppo per lei i suoi desideri non si avverarono, quella era la sua amica morta con una coltellata allo stomaco.

 

Pianse.

Jody pianse per la prima volta nella sua vita pianse non riusciva nemmeno ad urlare poteva solo piangere, singhiozzava sembrava una piccola bambina a cui era stato rotto il gioco preferito quello che amava i più; stava soffrendo dentro e quella sofferenza era troppo per una persona che non l’aveva mai provata, adesso era sola.

Faceva male, troppo male e lei non sapeva come fermare quel dolore.

 

Cadde in ginocchio raggomitolandosi su se stessa con una mano che le stringeva il petto, questo movimento fece uscire dalla tasca del suo pigiama il piccolo coltello che aveva ricevuto quella sera; lo prese e lo aprì iniziando a guardare la lama con grande interesse

“Forse… “

Se lo puntò contro posandolo un po’ più sotto dell’occhio, poi spinse facendolo penetrare nella carne, infine con un gesto lo portò giù fino al mento formando un taglio enorme sulla sua faccia,

Faceva male il sangue continuava ad uscire e la ferita bruciava; aveva raggiunto il suo obbiettivo, adesso tutto il suo corpo era concentrato su quel dolore e non sentiva più quello nel suo cuore…

 

 

Poi ci fu il caos.

Le macchine della polizia circondarono la zona insieme all’ambulanza che la portò via dal posto, stendendola su uno dei lettini su cui poi svenne.

 

Al risveglio era di nuovo nella camera d’ospedale ma questa volta quasi non ci fece caso; aveva infatti smesso di interessarsi a qualunque cosa la circondasse, non le importava dov’era ne cosa facesse, con la mente era sempre immersa in altri pensieri che pian piano la stavano uccidendo dentro.

 

Era triste ma non piangeva il suo sguardo era vuoto e non mostrava nessuna emozione, non riusciva più a provare nulla di nulla a parte la tristezza che riempiva il suo cuore, ma a cui non dava mai sfogo…

 

Quando uscì dall’ospedale il medico consigliò ai suoi genitori di mandarla a scola, pensava che magari incontrare persone l’avrebbe aiutata; e si può dire che non sbagliò del tutto.

 

Così la mattina dopo si svegliò presto.

Per andarci si mise dei Jeans scuri scelti a caso dal suo armadio e la sua nuova felpa a collo alto di color rosso scuro; questa le era stata regalata dai genitori di Abby, erano sempre state delle bravissime persone e si sentirono quasi colpevoli del suo stato d’animo così glielo avevano regalato per scusarsi.

 

Si vedeva bene che non lo avevano scelto a caso; avevano seguito tutti i gusti di Jody, il suo colore preferito, che era appunto il rosso, e il suo vestire sempre in modo molto semplice, in oltre il collo lungo poteva aiutarla a nascondere la brutta cicatrice che gli era rimasta in faccia e gliela solcava tutta in diagonale arrivando a tagliare quasi in de metà precise le labbra.

 

Comunque sia entrò a scuola come se nulla fosse, ma non fu lo stesso per i suoi compagni di classe.

Ovunque passasse c’era qualcuno che ne parlava ma lei non li ascoltava nemmeno, non gli importava cosa stessero dicendo, e nessuno si sarebbe mai sognato di andare là e parlarci.

 

Nessuno tranne i tre bulli che la tormentavano, o almeno avevano sempre cercato di farlo fallendo miseramente ogni volta davanti alla sua freddezza assoluta e il suo menefreghismo totale mettendosi in situazioni imbarazzanti.

Ma questa volta pensarono ovviamente che era la giusta occasione per vendicarsi e far vedere la loro supremazia su quel minuscolo scarafaggio.

 

Così la raggiunsero all’uscita, avvicinandosi a lei con gli occhi di chi è sicuro di essere superiore all’altro

< Ehi Jody vedo che sei tornata! > iniziò il più grande mettendole una mano sulla spalla

< Sai volevamo chiederti su alcune voci che giravano… > continuò un altro che invece stava appoggiato al muretto, il quale non ricevette la minima attenzione dalla ragazza idem quello prima

< Sai alcuni dicono che sei stata tu ad uccidere Carl, Mattew, Deisy e Abby lo sai? >

< Altri dicono perfino che lei e il killer fossero alleati >

< Io invece ho sentito che… >

Continuarono così per un po’ mentre l’espressione di Jody diventava sempre più cupa e la tristezza lasciava spazio alla rabbia.

Poi ci fu la goccia che fece traboccare il vaso

< Mi dispiace un po’ sai per Abby intendo era davvero una bella gnocca magari avrei potuto f- > Un pugno non gli permise di continuare il discorso, mentre si poteva ben vedere l’ira più pura negli occhi ambra di Jody.

 

< Hoho! Hai reagi- > ma non ebbe il tempo di continuare nemmeno questa che lei con un gesto netto e sicuro gli tagliò la gola col coltello ripiegabile che portava ancora con lei.

Solo quando il sangue rosso sporcò l’asfalto tutti si accorsero di cosa era realmente successo e con la consapevolezza arrivò il caos, i ragazzi urlarono di paura tirandosi indietro, mentre alcuni scappavano e altri chiamavano ambulanza e polizia.

< M-mostro! > urlò uno dei due rimanenti buttandoglisi addosso e iniziando a tirarli svariati pugni in faccia ma l’unica reazione che ottenne fu un gran sorriso un sorriso macabro e malato, poi improvvisamente con un braccio gli circondò il collo costringendolo ad abbassarsi

< Anche lei mi chiamò così > bisbigliò nel suo orecchio prima di accoltellarlo al cuore sporcandosi ancora di più del sangue che sulla felpa non si vedeva quasi.

 

Se lo tolse di dosso alzandosi con ancora il sorriso stampato sulla sua faccia

< Ma non mi aveva capito, neppure io avevo capito > biascicò mentre alzava pian piano il volume della voce facendola diventare sempre più scura

< Questo non è un mostro… Questo… SONO SOLO IO! > la sua voce divenne scura sdoppiandosi, sembrava quella di un demone e non più un umano, sembrava venire direttamente dagl’inferi.

 

Tutti si bloccarono mentre lei con un piccolo rivolo rosso alla bocca colpiva l’ultimo ragazzo alla testa tagliandogliela in due con molteplici coltellate al cranio, mentre sempre più sangue usciva dalla sua bocca.

< Sono solo io sì, ma io sono un mostro > bisbigliò in fine ridacchiando per poi cadere priva di sensi sul corpo dell’altro ragazzo.

 

 

 

< Non pensavamo che avesse ricevuto dei danni così terribili, ha un assoluto bisogno di cure mediche.

Ha molti problemi tra cui autolesionismo e violenza incontrollata, dobbiamo tenerla sotto cure mediche finché non si riprenderà,

se si riprenderà >

 

 

Ciao!

Siamo arrivati al penultimo capitolo, ma io non voglio finire la storia sono così triste anche se forse visto che ora le storie sono diventate tre sarebbe meglio ^^”

Lo so che avevo detto che questo sarebbe stato il terzultimo ma ho sbagliato scusate  :’)

Il prossimo è l’ultimo e credo ci metterò un po’ di più a pubblicarlo per il problema che ora le storie sono tre e perché miro a renderlo memorabile XD infondo è l’ultimo cap no?

Be’ per ora vi saluto ci vediamo dopo nei commenti sperando che il cap vi sia piaciuto anche se un poco cortino

Holy ^w^

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Capitolo 6
*** Voiceless Jody ***


VJ 6. Voiceless Jody Ed eccovi il sesto ed ultimo cap di VJ....
Che tristezza Q^Q


Voiceless Jody
6.Voiceless Jody


La serratura della porta scattò con un rumore secco che risuonò nel vuoto della casa lasciando entrare la proprietaria; questa era una donna sulla cinquantina dai lineamenti molto belli e i capelli, originalmente neri  e lisci, arricciati sulle punte di un colore giallo oro.
 

Era ormai notte fonda e lei, stanca per la dura giornata di lavoro,  avrebbe voluto andare solo a dormire ma prima doveva mangiare pur qualcosa o almeno doveva farsi una doccia.

Si stese sul divano per riposarsi un po' prima di prepararsi per andare a dormire.
La casa era vuota, da un paio di mesi era infatti completamente sola in quella grande casa, non che se ne pentisse, aveva sempre voluto separarsi da suo marito e se non lo aveva fatto fin ora era solo per non perdere la reputazione; per quanto riguardava sua figlia, anzi, quella cosa che per lo stato era sua figlia, ora era nel posto adatto a lei.

Aveva sempre saputo che fosse pazza, si lo aveva sempre saputo ma con gli altri doveva anche far finta di essere preoccupata e triste per quel mostro, perché una mamma non può certo non amare i propri figli, sarebbe strano se così non fosse stato per lei.

Ma infondo quel divorzio non era poi così tanto inutile, poteva sempre dar la colpa a suo marito se la figlia era impazzita e lei poteva rimanere la brava madre di famiglia.

L'unica cosa che non le piaceva del tutto in quella storia era che doveva far visita a quel mostro ogni mese, la cosa le metteva sempre una strana ansia, il modo in cui la guardava la faceva rabbrividire e per rendere la cosa peggiore doveva anche incontrare suo marito, con cui da tempo aveva tagliato definitivamente tutti i contatti.


Si alzò e fatta la doccia, mangiò una cosa veloce ma prima di buttarsi sul letto per cadere finalmente addormentata notò delle lettere sul tavolo; non ricordava quando le avesse messe lì così iniziò a guardarle: tre erano dal lavoro ed una una bolletta ma l'ultima era una lettera dall'ospedale psichiatrico di sua figlia.

Sospirò non le andava di aprirla; era di sicuro la solita lettera che diceva come stessero andando le cure mediche, per le peggiorate condizioni delle sue corde vocali da quel giorno, e quelle riservate alla sua strana situazione mentale, non le importava sopratutto in quel momento.

Così lasciate le lettere sul tavolo si diresse in camera sua per andare a farsi una meritata dormita.
 









La stanza era buia e silenziosa si sentiva solo il respiro della donna che dormiva nel letto matrimoniale, ma per la verità non era proprio così; un'altra persona era entrata in quella casa e si avvicinava senza fretta alla porta chiusa della stanza.

Una volta davanti ad essa si fermò e la guardò con uno sguardo freddo, per poi raggiungere la maniglia abbassandola piano in modo che cigolasse, sentì il respiro della donna fermarsi per poi accelerare.


Era sveglia, si era sveglia ed aveva paura e ora il suo sguardo stava fisso sulla porta della sua camera.
Questa si schiuse piano cigolando leggermente, si aprì quanto bastava per lasciar scorgere una siluet nera dall'altra parte, ma lo sguardo della donna si fermò come bloccato sulla sola cosa che si poteva vedere bene di quell'ombra nera: un occhio giallo e luminoso la fissava; questo bastò a pietrificarla e spaventarla a morte; ma non urlò, non si mosse, rimase solo a fissare quell'occhio con paura.

Intanto  la porta si continuava ad aprire piano ed impercettibilmente lasciando vedere tutta quell'ombra scura; essa fece un passo, poi due e così via fino ad arrivare davanti la letto della donna ancora pietrificata dalla paura.
Si fermò e inclinò la testa di lato in modo sinistro mentre continuava a guardarla con quel paio di occhi  da pazza ma allo stesso tempo inumanamente freddi.

Spostandosi la poca luce che penetrava dalla finestra l'aveva illuminata permettendo alla donna di vederla; il collo di una felpa le nascondeva parte del volto lasciando scoperti solo il naso e gli occhi, i capelli nero scuro si fondevano con l'oscurità intorno causando una sinistra illusione ottica.


< J-Jody? >  disse la donna riconoscendo la figlia mentre sentiva la paura salire sempre di più

Lei, in risposta, la assalì accoltellandola allo stomaco  con un movimento fluido e deciso, anche se non agì per uccidere, bensì per indebolire.

D'altra parte la donna colta alla sprovvista non urlò nemmeno, spostò solo il braccio per portare la mano alla ferita in riflesso.
Ma non ci riuscì.
Il coltello, che fino a poco fa era nel suo stomaco, uscì da esso e si conficcò nel palmo della mano costringendola a stenderla sul materasso orizzontalmente al corpo e facendola urlare di dolore.

Ma non si fermò qui.
Senza perdere la sua compostezza e freddezza, iniziò a girare piano piano il coltelletto nel palmo della sua mano facendola contorcere ed urlare per il dolore.
< J-Jody p-per favore basta! > mugugnò la donna tra i denti strizzando gli occhi con la voce spezzata dal pianto.

Lei si fermò e tirò fuori il coltello dal suo palmo alimentando per un secondo le speranze della madre, che però, aperti gli occhi le si infransero: il collo della felpa si era abbassato e sul suo viso neutro era nato un'enorme sorriso le cui labbra, e parte del viso, erano ancora attraversate dalla vecchia cicatrice.


Le puntò il coltello alla gola continuando a sorridere in quel modo orribile mentre gli occhi rimanevano freddi senza cambiare con l'espressione.

La madre fu presa dalla paura più grande; non voleva morire non ne aveva alcuna intenzione ma il braccio ferito non voleva muoversi mentre l'altro era bloccato dalla presa della figlia.

Non poteva scappare; ne era consapevole e avrebbe dovuto arrendersi ma non voleva; c'era una sola cosa che poteva fare in quella situazione, non poteva muoversi ma poteva ancora parlare infondo
< Jody s-senti mi d-dispiace, so di non essere stata una brava madre m-ma io t-ti voglio bene sai? S-sono sicura che s-se mi dai una p-possibilità potrei riuscire a farmi perdonare, c-che ne dici? > disse con un tono di supplica e un leggero e falsissimo sorriso

Quello della ragazza, invece, si spense e la sua faccia tornò fredda anche se nei suoi occhi si poteva facilmente leggere una rabbia immensa mentre le sue labbra si schiudevano per fare uscire le prime e uniche parole che avrebbe rivolto alla madre quella sera e anche le ultime che le orecchie di quella donna schifosa avrebbero potuto sentire

< Bugiarda >  la voce suonò roca e doppia tanto che non sembrava appartenergli, non sembrava appartenere affatto ad una ragazza né ad un'essere umano.

Poi veloce e decisa la lama tagliò la gola della donna sporcando di sangue le lenzuola bianche del letto e, anche se non si poteva notare per il colore molto simile, la felpa di Jody

Questa allora si alzò tranquillamente dal letto chiudendo il coltello, fatto questo camminò verso la porta e presa la tanica di benzina che aveva lasciato lì; disparse  di quel liquido anche quell'ultima stanza lasciando asciutto solo lo spazio necessario intorno alla finestra per evitare di venire bruciata dalle fiamme prima di poter scappare.

Prese queste precauzioni lanciò l'accendino e il fuoco si sparse velocemente, intanto lei altrettanto velocemente scivolava fuori dalla finestra per poi continuare la sua fuga salendo agilmente sui tetti degli altri edifici. (PARCOUR!!!!!!! °0c0° *haem* scusate ^^")

Quando fu abbastanza lontana si girò indietro a godersi il bellissimo spettacolo della casa che andava in fiamme, illuminando il buio della notte insieme al sole che iniziava a salire e le luci blu e bianche delle macchine della polizia che accompagnavano il tutto con la loro "musica" ridondante

Un bell'addio doveva ammetterlo


Piango, tanto, tanto, TANTO! .>0<. non voglio smettere di scrivere su di lei ho troppe idee nella mente!

Ed è per questo che, sempre se vi va *abbassa la voce calmandosi*, vorrei chiedervi se volete vedere altro, cose tipo capitoli speciali(?) ^^"

Sarei felicissima perché mi piacerebbe scrivere anche scene in cui interagisce con le altre Creepy ^3^ (sarebbero puccissimi!)


O anche, non so, qualcosa che nella storia non ho detto come il pezzo in cui è ricoverata per il suo stato mentale o non so qualcosa sul povero padre che è completamene uscito dalla storia o anche qualcosa che è successo prima, come l'inizio dell'amicizia con Abby o altro ^^


O potrei solo approfondire meglio il suo carattere, insomma non ho voglia di smettere di scrivere su di lei ; ^ ;


Bè scusate il mio sclero, sembra quasi che vi stia pregando di aver pietà di questa pazza ^^"

Comunque sia per ora vi saluto (spero solo per ora)
Holy-chan QwQ


PS: visto che la storia in se si conclude qui vi ho fatto un regalino, o più precisamente mi sono fatta fare un regalino per voi; in pratica ho supplicato una mia amica (Ink) di farmi un disegno di Jodina *-*

Speriamo vi piaccia:
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Capitolo 7
*** BS- Posso esserti utile? ***


BS 1 posso esserti utile?

Ed eccoci qui al primo back stage ^^
Ho iniziato con la parte del padre per rimanere attaccato alla storia perciò quello che succede qui succede prima di quello che succede nel cap 6
buona lettura ci vediamo dopo ;)


Voiceless Jody
BS- Posso esserti utile?

Sono davanti al suo letto e la guardo dormire quello che sembra un sonno tranquillo ma so benissimo che questo è dovuto solo ai farmaci.
Mi chino a guardarla più da vicino, mi sorprendo per l'ennesima volta di quanto assomigli alla madre se pure di carattere non si assomiglino per nulla; mi rilasso di nuovo sulla mia sedia e le prendo una delle mani fredde e inizio a riscaldarla, noto i soliti tagli cicatrizzati sulle dita e sul palmo, alcuni sono stati fatti con le unghie ed altri sembrano causati da denti.
Sospiro triste "Migliorerà mai?" mi chiedo tra me e me; sono davvero un padre orribile non riesco a fare nulla per lei sebbene sia in parte colpa mia se è finita in questo stato, se solo me ne fossi accorto prima...

Si se solo l'avessi fatto, se solo mi fossi accorto quanto lei si sentisse abbandonata, quanto tenesse a quella ragazza, quanto stesse soffrendo; se solo me ne fossi accorto non sarebbe finita così
"Si forse se te ne fossi accorto, chissà come sarei stata" aveva detto Jody quando gli avevo chiesto se sarebbe cambiato qualcosa, una risposta fredda ma ormai le sue parole erano solo fredde come anche il suo sguardo.

Ho cercato di rimediare, ho lasciato mia moglie, gli sono sempre stato accanto ma non posso veramente far nulla e la cosa mi lascia l'amaro in bocca, sono così inutile.

Sento la sua mano muoversi e alzati gli occhi incontro i suoi che mi guardano con un pizzico di delusione "Dove aver sognato quella ragazza" mi dico fra me e me
< Buongiorno > mi sforzo di sorridere mentre lei distoglie lo sguardo e mi fa un cenno con la testa
Inizio a parlare in automatico di qualunque cosa, sperando di riuscire a distrarla anche solo un poco, ma so benissimo quanto io stia fallendo nel mio intento, come sempre dal tronde

Non credo potrà mai essere felice, lo era stata e l'unica cosa che gli aveva regalato la felicità era stata l'amica, Abby mi ricordo a stento il suo nome ma ricordo bene quelle volte che la vedevo insieme a Jody, questa era sempre diversa quando le stava vicino, sembrava diventare subito di buon'umore anche se si notava davvero poco.

Mi zittisco per un po' mentre le accarezzo la mano ormai tiepida
"A cosa starà pensando?" mi chiedo guardando la sua espressione indecifrabile; i suoi occhi si posano per un attimo  su di me e io la guardo con un piccolo sorriso

< Perché... > dice con la sua voce bassa e roca
< Perché sei qui? > finisce guardandomi fredda; la solita domanda a cui la risposta sembra tanto ovvia ma allo stesso tempo così difficile da rendere a parole.

Esito un attimo ma questa volta rispondo

< Voglio solo aiutarti, so di non poterlo fare e che forse sono l'ultimo a doverlo dire ma io sono qui solo ad aspettare il momento in cui avrai bisogno di me > gli dico sorridendogli e stringendogli la mano

Lei fa un cenno col capo tornando tra i suoi pensieri.


Poco dopo me ne devo andare e la saluto promettendole, come la solito, di tornare il giorno dopo.
Mentre esco dalla camera mi giro un'ultima volta incontrando il suo sguardo; non era mai successo di solito rimaneva sempre a testa bassa e anche se può sembrare una cosa stupida mi fa davvero felicissimo...

Esco dall'ospedale e decido di mangiare fuori così mi fermo in un piccolo ristorante e mangio  senza fretta; alla fine mi avvio verso casa con l'aria fredda della sera che mi accarezza il viso.

Mi muovo sotto le luci dei lampioni, alcuni lampeggiano ed altri sono definitivamente morti e mi lasciano a volte nel buio più totale
Cammino piano con le mani in tasca e il collo nascosto da una sciarpa, passeggio tranquillo finché non sento una strana sensazione alle spalle; accelero il passo ma la sensazione non se ne va anzi inizio anche a sentire dei rumori dietro di me.

Alla fine mi costringo a girarmi, lo faccio piano accelerando quando noto una siluet sotto la luce di un lampione ma quando mi giro definitivamente il lampione si spegne lasciando intravedere solo un'ombra

Spaventato inizio a correre e non mi fermo finché non mi manca il fiato.

Mi appoggio da un muro per riprendere, ma mi irrigidisco subito quando sento un rumore sordo ed ovattato alle mie spalle simile al suono di una persona che attutisce al suolo dopo aver saltato.
Mi guardo attorno ma mi accorgo che correndo sono finito in uno dei numerosi vicoli della zona.

Non posso chiedere aiuto.

Deglutisco e mi giro pronto ad affrontarlo.
Mi volto di scatto e, seppure mezzo nascosto nel buio, riconosco subito il mio inseguitore
< Jody? > la guardo sorpreso, non ha più i vestiti dell'ospedale al contrario sembra aver recuperato i vestiti che aveva l'ultima volta che era uscita

< Che ci fai qui? >
Mi guarda con uno sguardo freddo e indagatorio; fa un passo verso di me.

< Come hai fato ad uscire? >
Non mi risponde nemmeno ora e si limita a guardarmi con quegli occhi che sembrano penetrare fino a leggere nei meandri della mia anima; fa un altro passo.

< Non dovresti stare in ospedale perché sei venuta qui? >
Fa un altro passo e rimane in silenzio, poi ne fa un altro e un altro fino ad arrivarmi vicinissimo.

< Prima hai detto che vuoi solo aiutarmi giusto? > mi dice lei in un sussurro prendendomi alla sprovvista
< Certo! > gli rispondo deciso anche se ancora confuso

< Allora lasciati uccidere. > queste parole fredde e sdoppiate mi congelano tanto che mi accorgo del coltello che ha in mano solo quando me lo punta alla gola passando sotto la sciarpa.

Faccio silenzio mentre svariati pensieri mi passano per la testa
"Uccidermi? Ma è pazza? Assolutamente no! Ma infondo..."
le gambe mi tremano tanto da cedermi e farmi cadere a terra in ginocchio; la sciarpa si taglia cadendo per terra anche lei mentre Jody, con ancora il coltello in mano, mi guarda dall'alto in basso con uno sguardo..... uno sguardo deluso?

< V-va bene > mi sbrigo a dirgli mentre insieme alla mia voce anche il mio corpo trema.
Jody è sempre stata consapevole di quello che faceva e non ha mai fatto nulla senza una buona ragione e poi non posso smentire quel che ho detto né perlomeno tirarmi indietro

"Potrò essere utile..."

 lei avvicina il coltello alla mia gola una seconda volta inginocchiandosi vicino a me mentre mi guarda con i suoi freddi occhi ambrati.
Le sorrido leggermente mentre sento il mio corpo tremare, sono pur sempre un uomo ho paura della morte.
< Grazie papà > mi sussurra lei dopo un grande momento di silenzio con la voce più dolce che le ho sentito fare in questi giorni mentre nei suoi occhi posso leggere, anche se per poco, una piccolo punto di tristezza nascosto dalla quasi assoluta apatia di essi.
Mi pigia il coltello sulla gola e con un gesto veloce la taglia uccidendomi


"Mi ha chiamato papà" sorrido.


Ed ecco uno dei miei ennesimi tagli di vene!!!!!
Mi dispiace che il padre sia moto ma bè, Jody è una piccola stronza apatica perciò non poteva finire diversamente...
Jody: avevo le mie ragioni...
NON INTERESSA A NESSUNO! POVER UOMO!
Jody: ti ricordo che sei tu quella che scrive -.-
.....................
non importa! *si gira veloce* (non mi uccidete)
Passando a cose più serie, quale cap volete vedere per la prossima volta?
Non saprei bene quale fare e sinceramene a me va di fare tutto X)
Ditemi voi =3
Per ora vi saluto e spero che il cap vi sia piaciuto
Holyland ^w^

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Capitolo 8
*** BS- 2 Amici... ***


BS 2. Amici Ma ciao!!!!!
Si sono ancora viva non sono morta non ancora per lo meno XD
Mi dispiace davvero un sacco ma ho avuto un po' di problemi con la scuola (latino e greco -.-") perciò mio padre  mi è stato col fiato sul collo per settimane e non ho  potuto scrivere ;^; sorry
Ma ora sono qua e anche se il cap non ha molto senso (già) spero vi piaccia
(si scusate ma la scuola mi ha ucciso il cervello devo riprendermi...)




Voiceless Jody
BS 2. Amici...


Era una bella giornata d'inverno per quanto il vento rimanesse freddo i raggi del sole scaldavano l'atmosfera.

< Dopo tutti questi giorni di pioggia ci voleva un po' di sole > disse Carl facendosi scudo con la mano dal sole
< Luce!! > esclamò dietro di lui Mattew scherzoso mentre uscendo dalla porta principale della scuola si metteva le braccia davanti alla faccia facendosi scudo dal sole
 
Carl ridacchiò guardando l'amico che come al solito faceva l'idiota attirando gli sguardi perplessi di tutti gli altri alunni della scuola

Andavano in una scuola privata che i loro genitori si potevano facilmente permettere ma la cosa che importava di più ai due amici era che fosse esclusivamente maschile.

< Dai su smetti di fare il cretino e iniziamo ad avviarci verso casa > gli disse Carl con un leggero sbuffo mentre con le mani nelle tasche del giaccone si avviava

< Io credo di sapere perché sei così impaziente è Carl? > gli rispose l'altro con un sorrisetto mentre lo raggiungeva a passo veloce

L'altro sorrise leggermente continuando a camminare

< È di strada infondo > rispose poi girando l'angolo ed ora si poteva vedere da lontano l'entrata dell'università lì vicino.

< Che lo stolking abbia inizio! > disse in modo teatrale Mattew facendo un gesto con il braccio e facendo ridere l'amico mentre si avvicinavano ad un muretto
< Fare una scuola tutta maschile rende proprio disperati è? > continuò poi mettendosi le mani dietro la testa coperta dai capelli corvini
< Non hai tutti i torti ma infondo è sempre meglio di rimanere singol > gli rispose sogghignando l'altro appoggiandosi al muretto.

Si sentì poi la campanella e poco dopo flotte di ragazze e ragazzi vennero liberati formando una grande massa di gente e come aveva detto Mattew "lo stolking ebbe inizio"

Loro erano lì in piena vista e le ragazze sapevano bene come mai fossero lì perciò era una specie di accordo tra le due scuole

Da parte loro alle ragazze dell'università non dispiaceva affatto, nessuno avrebbe mai rifiutato un bel ragazzo intelligente e per fino ricco e loro lo erano anche se non erano gli unici
Si erano tutti disperati ma era ormai quasi una tradizione delle due scuole avere quel rapporto.

< Hey Mattew che ne pensi di quella lì? > disse allora Carl indicando con un poco di discrezione una ragazza dai capelli biondi e riccioluti lunghi fino alle spalle con due grandi occhi verdi che teneva  d'occhio già da un po'

< Niente male > rispose l'altro osservandola sottecchi
< Certo non è il mio tipo ma è davvero carina e poi ha un bel corpo > continuò poi
< Tu hai gusti strani > gli fece l'altro sbuffando in modo scherzoso
< Io non ho gusti strani! > gli rispose prontamente Mattew
< Vogliamo parlare della tua ultima ragazza? > disse Carl spostando per un secondo lo sguardo dalla ragazza all'amico

< A me piacciono le ragazze serie! Quelle un po' silenziose che hanno quella strana aura misteriosa solo questo.> puntualizzò allora Mattew

< Il tuo contrario in pratica... >  gli rispose riportando lo sguardo alla ragazza

< I contrari si attirano > Mattew scrollò le spalle con un sorrisetto per poi portare lo sguardo sull'amico: sembrava come bloccato sul posto e guardava con un'espressione strana verso la ragazza che si era girata.

Ridacchiò.



< Allora Abby? Lo hai visto? > disse con voce curiosa Deisy dando le spalle ai due ragazzi appena notati, Abby gli annuì leggermente con la testa senza spostare lo sguardo
< Com'è? >
< Carino... > gli rispose a bassissima voce  leggermente rossa mentre agitava una mano in segno di saluto per ricambiare il gesto impacciato dell'altro

Deisy sorrise ed iniziò a trascinare l'amica verso i due ragazzi di cui uno stava piegato in due a ridere

< D-Deisy! Che fai?! > disse all'amica a bassa voce opponendo resistenza ed arrossendo

< Dai Abby che problema c'è infondo ci sono pur sempre io con te no?> le fece l'ok con la mano continuando poi a camminare

< Ma questo non vuol dire nul- >
< Ciao ragazzi! > disse Deisy bloccando l'altra mentre si rivolgeva ai due ragazzi.
Carl la guardò un secondo stupito
< Ho a em ciao... > rispose poi impacciato mentre l'amico provava a smettere di ridere asciugandosi le lacrime.

< Piacere di conoscervi > disse infine appoggiando una mano sulla spalla dell'altro con un sorrisetto

< Io sono Mattew e lui è Carl > continuò poi indicandosi ed indicando poi l'amico

< Em si piacere > cercò di dire Carl allungando una mano alla ragazza dai capelli biondi

< Piacere io sono Abby > disse dolce di rimando l'altra stringendogli la mano con un sorriso imbarazzato

Iniziarono a parlare tra di loro mentre Mattew e Deisy li guardavano soddisfatti chi con un ghigno chi con un'enorme sorriso felice

< Siamo stati completamente buttati fuori dalla conversazione > disse allora Mattew con un sorriso divertito in faccia girandosi ed iniziando ad allontanarsi dai due piccioncini

< Sono così carini~ > disse invece Deisy a voce abbastanza alta sorridendo ed allontanandosi con lui

< Già sono sicuro che si metteranno insieme > continuò ridacchiando felice l'altro

< È ovvio! Abby è così carina e dolce sono sicura che gli piacerà e poi il tuo amico e carino sembra un tipo apposto >

< Di quello non devi preoccuparti Carl è un bravo ragazzo > disse l'altro ridendo pronunciando le ultime parole in tono di burla

< La volete smettere! > urlò quasi Carl dietro di loro
< Di fare cosa? Non capisco~ > gli rispose girandosi Mattew prendendolo ovviamente in giro

< Non si parla alle spalle sopratutto dei propri amici! > continuò Abby appoggiando il poi futuro fidanzato

< Sopratutto in modo così spudorato! > continuò Carl

I due amici scoppiarono a ridere guardandosi complici.


Passarono circa tre anni da quella volta e Abby e Carl stavano ancora insieme Mattew e Deisy li appoggiavano felici ovviamente fedelissimi amici tra di loro.

Poi sappiamo tutti ormai com'è finita....


E già...... Dio perché mi sadomizzo in questo modo? Perché? E perché  lo faccio anche con voi?
Semplicemente amo far tagliare le vene alla gente a quanto pare XD ma vabbè lasciamo stare
la cosa che  più importa è che questo cap non ha senso!!! :')
L'ho fatto solo perché mi sentivo un poco in colpa per loro dopo averli uccisi senza pietà
E di Carl e Abby non me n fregava veramente nulla ma di Mattew e di Deisy (che ho scoperto si scrive Daisy ma ormai l'ho chiamata così per tutta la storia perciò lasciamo perdere ^^"") mi importava!  Li adoravo! *va in un angolo a piangere*
Oramai non posso più cambiare nulla *sigh*
Ci vediamo (questa volta cercherò di far prima)
Holyland ^w^"

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