8 Ways To Say I Love You

di theOldEnnui
(/viewuser.php?uid=210366)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dannato idiota ***
Capitolo 2: *** John ***



Capitolo 1
*** Dannato idiota ***


Giravo su tumblr alla ricerca di un po' di ispirazione, quando sono inciampata nel link a questo post: x. Ho intenzione di scrivere una flash ispirata ad ognuno degli otto punti. Saranno (super-probabilmente) tutte johnlock, ma anche nel caso in cui l'ispirazione dovesse portarmi verso altri pairing ci sono circa 0% probabilità che in essi appaiano John o Sherlock accoppiati con qualcun altro. Sono fatta così, che ci posso fare u_ù Il rating potrebbe variare in futuro, ma anche nel caso, non penso supererà l'arancione, però comunque boh. Cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana, spero di farcela, però sono super-lenta e frequentemente soggetta a blocchiblocchissimi, quindi pregate per me.
E poi niente.
Grazie a chiunque deciderà di leggere e tanti biscotti per tutti <333

 

 

 

 

8 WAYS TO SAY I LOVE YOU

 

1.
(Dannato idiota)

 

È un regalo di Mycroft, lo scotch che ti brucia la gola-- il coraggio che ti trema nelle vene, che scioglie tutti i nodi nel tuo cervello: all'improvviso sembra tutto così semplice.

E ridicolo.

Ti accigli e scandagli le profondità ambrate che si agitano nel tuo bicchiere alla ricerca di una risposta: che cosa diavolo c'è di così buffo? Non sei un sommozzatore esperto e comunque sai che esperienza orribile, tuffarsi in una piscina piena di scotch. Ah, lo scotch. Ne prendi un sorso.

Ci riprovi.

No, quella non è la tua bocca. Un po' più a sinistra, appena più in basso--

Qualcosa non funziona.

Lo scotch.

È lo scotch che ti fa ridere, ma non proprio lo scotch in sé-- più che altro è Mycroft.

Oh. Mycroft.

Il fatto che sia stato lui a regalarti lo scotch è insopportabilmente comico, perché ora te ne stai servendo per temperare la tua audacia e quando quella avrà raggiunto un rispettabile livello di acuminazione, la scaglierai come una lancia contro Sherlock.

Gli dirai: Shercock-- Sherpock-- Shhhhrr-- cch-- gli dirai: ehi, idiota (Sherlock sorride sempre in quel modo segreto, quando lo chiami idiota), poi cercherai di vomitargli addosso i tuoi sentimenti e nient'altro.

Probabilmente vi bacerete. Le labbra di Sherlock sulle tue labbra: il pensiero ti fa girare la testa, agita qualcosa nelle tue viscere-- meglio smettere di pensarci. Senti la tua dichiarazione d'amore correrti su per l'esofago. Forse non è amore--

E accadrà tutto grazie a Mycroft. Il contrasto farebbe sganasciare chiunque.

Mycroft è freddo e austero e distante e disgustato da queste cose. I sentimenti. Grinze fastidiose sul suo vestito elegante, eliminabili con uno sfarfallio di dita precise. Tira qui, aggiusta là. Tutto come se niente fosse successo.

Mycroft assomiglia allo Sherlock dei tuoi incubi, quello che rimane impassibile, solo una scintilla di scherno che gioca educatamente a nascondersi fra le sue ciglia. Quello che dice: John, sono lusingato dal tuo interesse, ma--

Meglio non pensarci.

Sei un soldato, ti piace il pericolo.

Sei un codardo, stai già progettando la tua ritirata. E se lui non provasse lo stesso? E se tutto andasse in frantumi?

Che ne sarebbe di John Watson?

Questo è un diverso tipo di pericolo, che non ha niente di godibile, è gonfio nel tuo petto e avvelena anche l'adrenalina. È un pericolo che morde e lacera non la carne, ma l'orgoglio e qualcos'altro, da qualche parte, più in fondo--

Sei un dottore, sai come ricucire la carne.

Come si rimette insieme un cuore spezzato? Ancora non hai imparato, dopo tutte queste volte?

 

Sherlock è in casa, lo hai sentito rientrare. Dovresti scendere adesso, che ancora ti ricordi come usare le gambe e farlo come si strappa un cerotto: Sherlock, io ti amo.

 

Pffft! Non potresti mai. Non vuoi guardarlo negli occhi ed essere ridicolo proprio di fronte a lui, senza scampo. Come sopravviveresti? E le parole si perderebbero nei suoi occhi e tu per riacciuffarle finiresti muto e più perso di loro e non concluderesti nulla e tutta quest'agonia sarebbe stata vana.

 

Per fortuna, hai un telefono.

Le tue dita sono goffe e lente, ma alla fine sullo schermo lampeggia un grande bottone verde e il nome di Sherlock. Suona. Lo stai chiamando.

È una sensazione molto strana, come se fossi in piedi sull'orlo di un precipizio. La gravità ti tira per i piedi, affonda i denti alla bocca del tuo stomaco.

I muri del vostro appartamento sono di carta pesta. Inizi a precipitare quando senti lo squillo.

A ogni azione corrisponde una reazione. Lo stai facendo davvero. Sherlock è al piano di sotto. Il suo cellulare sta squillando con orrendo fracasso.

 

E poi:

 

«Avete raggiunto Sherlock Holmes, al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. Non siate noiosi.»

 

Questo ti coglie impreparato.

Ti accigli. Dici: «Cristo. Sher-- Shhrrr-- Sh'lock. Cristo. Io... io-- Che cosa diavolo stai facendo alle» guardi la sveglia sul tuo comodino «alle due e diciassette di mattina? Dannato idiota. Ti amo così tanto. Io-- Cristo. Io--» e poi, saggiamente, riagganci.

 

 

 

 

 

La mattina dopo ti fa male la testa e non vuoi scendere per colazione.

Quando ti arrendi e lo fai incontri Sherlock, seduto al tavolo della cucina. Sembra nervoso. Capisci subito che ha ascoltato il messaggio.

Ti lascia il tempo di riempirti una tazza di caffè e poi attacca: «Eri ubriaco, ieri sera.»

«Un vero genio delle deduzioni.»

«Mi hai lasciato un messaggio.»

«Mi ricordo.»

«Stavo dormendo.»

«Va bene.»

«Spesso le persone dicono cose che non pensano davvero, da ubriache.»

«Io pensavo ogni cosa. La penso ancora.»

Sherlock tace per un po' e ti studia mentre sorseggi il tuo caffè e combatti la paura, fingi che sia una conversazione come un'altra.

«Anche quando mi hai chiamato dannato idiota?» chiede.

«Soprattutto, quando ti ho chiamato dannato idiota.»

 

E poi:

 

Sherlock Holmes ti sta baciando.   

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** John ***


 

EHIIIII!!! Non sono morta, ma ho chiaramente GIGANTESCHI problemi nella gestione del tempo, spero vogliate perdonarmi anche se questa cosa è corta e brutta e schifosamente cheeeeesy ;_; La prossima sarà dal POV di Sherlock e sarà (forse, spero) più lunga e gaudente. Grazia a chiunque deciderà di leggere <3333333333

 

 

2.

(John)

 

Non è la prima volta, ma potrebbe essere l'ultima-- potrebbe esserlo fin dall'inizio: chi lo sa cosa vortica dentro la testa di Sherlock Holmes, come funziona il mondo dalla sua prospettiva. Chi lo sa cos'è per lui questo divorarsi reciproco di carne e di anima a cui state giocando.

Tu no di certo.

Ogni volta che ti illudi di averlo capito e credi di essere solo una medicina dal gusto amaro, un placebo mediocre contro la noia, lui fa qualcosa di insignificante come guardarti negli occhi un secondo di troppo o farlo per un secondo troppo poco e tu di colpo ti ritrovi con lo stomaco in un nodo, a pensare che forse, invece, non hai capito nulla. La speranza si muove come un serpente, la senti strisciare, mentre aspetta la sua occasione, nascosta negli interstizi sottili fra un dubbio e l'altro.

 

Sherlock ha il respiro spezzato, sei stato tu a romperglielo sulle labbra quando la tua mano si è stretta attorno alla sua erezione. Adori questi momenti, quando lui è alla tua mercé, fra le tue dita, e il suo cervello si accende di impulsi nervosi che tu puoi controllare. Sono piccole schegge di vendetta, un ribaltamento negli equilibri di potere che scandiscono il vostro rapporto. I corpi sono la tua area di competenza, sono il tuo mestiere, strumenti che sai suonare. Lui invade di continuo i tuoi pensieri ed ora sei tu a poter sbirciare nella sua testa attraverso la finestra della carne. Il suo corpo si tende e si inarca e freme come farebbe ogni altro corpo al mondo. Sai cosa vuole, mentre oscilla indeciso, ingordo e impaziente fra la tua mano e le tue spinte. L'istinto distrugge la logica e ora Sherlock è così umano-- eppure non smette di farti paura.

 

«John...»

 

A volte pensi di avere capito tutto, ma poi lui costruisce il tuo nome attorno a un gemito e spende tutto il fiato che gli resta per soffiartelo nelle orecchie mentre vi muovete assieme fra le sue lenzuola e lo ripete ancora e ancora, come se gli piacesse in modo in cui gli pieghi le labbra, come se negli istanti che precedono il vuoto assordante dell'orgasmo cercasse di aggrapparsi a quell'unica cosa e non volesse dimenticarsi mai che sapore ha sulla sua lingua, quella sillaba in cui sei rinchiuso.

 

«John, John, John--»

 

Tu senti il serpente azzannare: il suo veleno ti riempie le vene.

 

Non è la prima volta, ma potrebbe essere l'ultima, così decidi di correre un rischio.

 

Le vostre fronti si toccano, nella foga far coincidere le bocche è diventato impossibile.

Siete vicini.

Le sue labbra si aprono, mentre inspira sorpreso dall'agguato del piacere e anziché l'ossigeno che vi contendete, lasci che ti rubi due parole.

 

«Ti amo».

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2876753