1.
Cammino con Matt verso il mio
camerino.
Oggi ho dovuto lavorare
nonostante sia il mio compleanno;
Julie è stata irremovibile: i tempi di produzione sono molto
stretti e dobbiamo
contenere le spese quindi … niente giornata libera.
Sono sfatto: il trucco mi si
è incollato alla faccia, il
sudore impregnato nei vestiti.
Non vedo l’ora di
farmi una doccia veloce, togliermi il
cerone e andare a casa a preparare la valigia. Questa sera ho un aereo
che mi
riporterà a Los Angeles, da Nikki.
Festeggeremo, questo
è sicuro.
-Il tuo telefono non ha smesso
un attimo di rompere oggi. –
mi stuzzica Matt.
-Tanta, troppa gente che mi
vuole bene … - ironizzo.
-Nikki? … -
- Ci siamo sentiti questa
mattina. Credo che mi stia
preparando una festa a sorpresa … donna fantastica, vero?
–
-Sei sincero o sei sarcastico?
–
-Se non lo capisci significa
che sono un ottimo attore. –
-Nina … ti ha fatto
gli auguri? –
-Nina … chi?
–
-Nina … quella che
ti ha guardato sottecchi per tutto il
giorno … quella che era molto dispiaciuta che oggi non ci
fossero scene Delena
di un certo tipo, quella che … -
-Quella che si è
imboscata con chissà chi e non si è
più
vista da circa un’ora e, guarda caso, anche il ragazzino
simpaticone non si
vede da altrettanto tempo . –
-Geloso? –
-Matt … cazzo
… ti ho appena detto che non vedo l’ora di
tornare da Nikki. Sai bene anche tu che quella tra me e Nina
è una storia
finita.-
-Ancora devo capirne la ragione
… -
-Non siano Damon ed Elena
… e tu non sei Alaric. È stato
bello finchè è durato, poi le differenze hanno
fatto il resto ed ora ognuno di
noi vive la vita che desiderava. –
-Se lo dici tu. –
-Auguri fratello! –
l’urlo di Zach mi giunge alle spalle,
insieme ad una delle sue pacche che fanno sputare i polmoni.
-Fuck off! – gli
rispondo, salutandolo col dito medio.
Non faccio in tempo a rigirarmi
che sono assalito da Kat.
-Lo sai che ti amo
profondamente, vero? – mi sussurra,
mordendomi il lobo sinistro.
-E io ti adoro … ma
devo struccarmi o perderò l’aereo. – le
sussurro, afferrandole il collo e ricambiando il morso.
-Prima o poi dovremo diventare
trombamici: non posso essere
l’unica a non provare il brivido di una notte Smoldy
… chiederò a Nikki il
permesso, tanto io sono single e lei è di idee moooolto
aperte! -
-Prima o poi, Kitty
… prima o poi … - le prometto con un
sorriso che rinnega le mie parole.
Matt mi guarda esasperato.
-Non capisco come tu possa
gestire tutto questo. -
-Nemmeno io, nemmeno io
… ma non m’importa di saperlo:
finchè ci riesco, va bene così, eventualmente poi
… ci penserò poi! –
Il telefono vibra per
l’ennesima volta.
Per l’ennesima volta
premo il tasto del mio smartphone per
leggere l’ennesimo tweet.
“@iansomerhalder
Happy Birthday Mr Delicious x”
Era di Michael che mi stava
guardando con uno sguardo
divertito dalla porta socchiusa del suo camerino.
Sono appena passate le cinque e
mezza e, se non mi sbrigo,
non riuscirò a prendere l’aereo in tempo.
Infilo il telefono in tasca e
saluto Matt.
-Ci si vede. – gli
sorrido.
-Divertiti con Nikki
e… dalle un bacio da parte mia -
Il gesto con la mano chiusa che
segue non indica certo un
bacio.
-Fottiti! – il mio
invito gli giunge chiaro e forte mentre chiudo la porta del camerino
alle mie
spalle.
Sono davvero stravolto. Non mi
capita spesso. Sarà l’età …
Indossare un sorriso non
è sempre facile, essere Ian
Somerhalder non è certo una passeggiata.
Amo la mia vita, amo quello che
sono e la frenesia dei miei
giorni, ma non sono immune alla fatica, allo stress, alla malinconia.
“Chissà
perché Nina non mi ha ancora scritto”.
Rifiuto il pensiero come uno
spam nelle mie e-mail.
Mi appoggio alla porta e mi
rigiro l’anello di Damon sul
dito.
Per qualche strano motivo,
fatico sempre a togliermelo.
Questo personaggio è
sotto la mia pelle, è il mio alter ego,
lo sfogo ai miei più sordidi istinti, la realizzazione delle
mie passioni più
segrete.
Alzo gli occhi e faccio per
dirigermi verso la postazione
make up, per togliermi la maschera del vampiro con l’anima
fragile, e la vedo
lì, sul divanetto sfondato che occupa la parete di fronte
allo specchio.
La fisso senza parlare: tra di
noi le parole non sono mai
state necessarie.
È seduta con le
gambe allungate sui cuscini e regge in mano
due bicchieri colmi di liquido ambrato. Ha l’aria di chi
aspetta da un po’.
Appena la metto a fuoco il mio
corpo risponde ad un istinto
atavico e i pantaloni si riempiono di desiderio. Sento scorrere nelle
vene il
bisogno di abbracciarla, di baciare quelle labbra imbronciate, di
accarezzare
il suo viso stanco tanto quanto il mio, stanco di combattere, stanco di
arrendersi.
La stanza è satura
del profumo del bourbon e dei suoi
capelli spettinati: sono così intensamente consapevole della
sua presenza che
potrei trovarla anche a occhi chiusi.
Mi aggiro
nell’angusto spazio del camerino, rimandando
l’inevitabile
domanda, procrastinando il momento in cui avrei dovuto mandarla via.
Sfilo il giubbotto di pelle e
l’anello di Damon, svestendo i
panni di colui che ha il permesso di prenderla tra le braccia e fare al
suo
corpo quello che io non posso più fare.
Mi giro lentamente e mi
appoggio alla mensola dei trucchi, afferrandola
con le mani; nella mente si presenta un pensiero che mi fa sorridere:
se fossi
davvero Damon avrei stritolato quel pezzo di legno tanto lo sto
stringendo.
-Sono davvero tanto ridicola?
– mi chiede con uno sguardo di
sfida.
-Tu non saresti ridicola
nemmeno vestita da pagliaccio. – le
rispondo stancamente.
Lottare contro il desiderio di
lei è sfibrante, sempre.
Con una sensualità
inconsapevole, fa scivolare le gambe giù
dal divano, un tacito invito a sedermi accanto a lei, un invito che
dovrei
declinare …
Un invito a cui non so
resistere.
Mi siedo. Nina avvicina uno dei
due bicchieri alle labbra
mentre mi porge l’altro, aspettando che lo prenda e mi
arrenda a qualsiasi cosa
lei abbia in mente.
Afferro il bicchiere, rovescio
malamente un sorso di liquido
in bocca e lo deglutisco senza stare ad assaporarne il sapore: voglio
solo che
mi bruci nelle vene, che incenerisca la voglia che scorre nelle cellule
del mio
sangue, che attutisca la crisi di astinenza che mi assale per la
mancanza di
lei sulla mia pancia, pelle contro pelle, respiro dentro il respiro.
Cerco di rilassarmi, di godere
l’attimo … “hic et nunc”
… ma
è più facile a dirsi che a farsi.
Nina rimane immobile, mi fissa,
mi sfida.
Poso il bicchiere sul pavimento
e comincio a passarmi le
mani sui pantaloni,sulla gola, sotto il collo sdrucito della maglia che
indosso
da questa mattina, come se il contatto con la mia pelle possa supplire
il
bisogno di fare lo stesso sulle sue gambe, sul suo collo.
Anche lei posa il bicchiere e
mi appoggia in grembo i piedi
scalzi. Mi accorgo adesso che i suoi stivaletti giacciono scomposti sul
pavimento di linoleum.
Con le mani si sposta i capelli
dal collo, come se avesse
caldo, come se il sudore glieli avesse incollati alla schiena.
Non so nemmeno cosa stia
indossando. Non riesco a indugiare
a lungo con lo sguardo su di lei. Subisco ancora troppo prepotentemente
il
potere che ha su di me.
E lo sa bene … lei.
Reclino la testa e la appoggio
contro lo schienale,
chiudendo gli occhi e cercando di dimenticare per un attimo quanto lei
sia vicino
a me.
Penso a Nikki, alla donna che
mi sono scelto, che mi ha
scelto ed accettato a trecentosessanta gradi.
Penso alla mia vita, mai
così piena e appagante come in
questo periodo, alla serenità che ho raggiunto a fatica, che
ho riconquistato
pagando un prezzo altissimo in soldi di energia e autocontrollo spesso
ridotto
ad un lumicino.
Ma le uniche immagini che mi si
presentano alla memoria sono
quelle di Nina nel mio letto, dolce e aggressiva come solo lei sa
essere; vedo
il suo viso trasfigurato dal piacere che lei sa vivere con trasporto e
spontaneità, la sua espressione intensa quando mi pretende,
abbandonandosi alle
sue sensazioni, trasportandomi con lei nella sua gioia intensa.
Un brivido mi fa sobbalzare, mi
riscuote dalle mie ignobili
fantasie, ma inevitabilmente l’eccitazione cresce e i suoi
piedi troppo vicini
non fanno altro che ingigantire tutte quelle pulsioni che tento
inutilmente di
reprimere.
I miei sensi sono molto
più reattivi di quanto non lo sia io
e il mio corpo disobbedisce ad ogni mio comando, ad ogni vano tentativo
di non
sentirla dentro.
Con le palpebre socchiuse mi
volto per guardare Nina che,
impassibile, guarda me.
Appoggio le mani sul cuscino
per rialzarmi, per allontanarmi
da quel fuoco che presto mi brucerà come fossi paglia, ma
lei mi trattiene con
una leggera pressione dei polpacci sulle mie cosce. Non riesco a
trattenere un
sospiro roco.
-Nina … -
- Come sei teso, Ian
… qualcosa non va? – mi chiede con
falsa ingenuità.
-Cosa ci fai nel mio camerino?
– la mia voce è un po’ più
brusca di quello che vorrei.
-E’ il tuo
compleanno: volevo farti gli auguri come si deve,
volevo brindare con te. Non ci vedo nulla di male, nulla di
peccaminoso. –
Qualsiasi cosa in lei ispira il
peccato, quel peccato
originale che ci rende vivi, che ci riporta nel giardino
dell’Eden per il tempo
di infiniti sospiri.
-Potevi farmeli questa mattina
… potevi farmeli prima …
potevi mandarmi un tweet … - impreco quasi.
-Niente tweet, niente
pubblicità: devo pur sembrare
arrabbiata perché ti scopi una mia ex amica. –
-Sembrare …?
–
-Sei adulto. Sono 36 oggi,
vero? Credo che tu possa
scegliere chi portarti a letto senza che io ti accordi il permesso: non
stiamo
più insieme, non posso essere arrabbiata. Con quale diritto
potrei.–
-No, cazzo … certo
che no! Non stiamo più insieme; hai
voluto la tua vita, non hai voluto la mia: troppo intensa …
troppo affannata …
troppo da “vecchi”. Sono un anno più
vecchio Nina e a Nikki vado bene come
sono! Quindi è vero: non devo rendere conto a te di nulla,
non più, mai più. –
La rabbia stava per prendere il
posto della passione: sapeva
come farmi perdere la pazienza, sapeva come accendermi e come gelarmi,
come
attirarmi e come spingermi via.
-Buon compleanno, Ian
… e adesso che te l’ho detto puoi
anche mandarmi via, se proprio ti do tanto fastidio. –
Fa per alzarsi, ma questa volta
sono io a trattenerla, un
gesto che faccio senza prima pensare, spinto da un riflesso spontaneo,
che mi
guida la mano senza prima passare dalla parte razionale del mio
cervello.
È il bisogno
bruciante di averla che mi spinge ad
afferrarla.
E’ una
necessità vitale che mi impedisce di lasciarla
andare.
L’idea che si alzi
interrompendo il contatto precario tra la
i suoi jeans ed i miei, mi crea un senso di panico che mi contrae lo
stomaco e
mi fa stringere le mani attorno alle sue caviglie, fino ad affondare le
dita
nella sua carne.
Desidero con tutto me stesso
riaverla, riavere la donna che
un tempo mi apparteneva, ma temo le conseguenze di una mia debolezza.
Perché lei non
sarebbe una botta e via: sarebbe la sigaretta
dopo mesi che non fumo, il bicchiere dopo settimane di astinenza.
Sarebbe
ricadere nello stato di prostrazione che mi prendeva quando non
c’era, prima di
rimettermi in piedi, prima di ritrovare quel me stesso perduto dietro i
capricci di una ragazzina che voleva giocare a far la donna.
Mi ero impegnato a non ricadere
nella dipendenza, mi ero
disintossicato.
O forse no.
I miei polpastrelli, incollati
sulla piccola porzione di
pelle che avevo conquistato, mi dicevano che era stato tutto inutile:
non mi
ero depurato e se non l’avessi lasciata andare subito, sarei
ripiombato nello
stesso devastante bisogno di lei.
-Ian … meglio se mi
lasci andare … -
-Meglio per chi? Per me o per
te? –
-Per entrambi … -
-Perché sei venuta,
Nina? –
-Per farti gli auguri di
persona … per un brindisi e un
abbraccio … perché, anche se ci siamo lasciati
… -
-Ci siamo lasciati per non
rovinarci la vita a vicenda,
perché volevamo cose diverse, le
stesse
cose in momenti diversi, perché siamo peggio dei personaggi
che interpretiamo:
stiamo male se non stiamo insieme, stiamo peggio se stiamo insieme
… ed io non
sono più in ragazzino da prendere e lasciare a seconda della
moda del momento …
-
-Ci siamo lasciati …
ma non abbiamo smesso di volerci:
perché tu mi vuoi ancora, lo vedo, lo sento.-
-E allora cosa dovremmo fare:
scopare qui sul divano, farci
una doccia e dirci ciao? Se questo è il tuo regalo di
compleanno, grazie ma no,
grazie. –
La mia voce era un respiro
rotto, un insieme di suoni
gutturali e spezzati dalla rabbia e dalla menzogna.
Perché io quel
regalo lo volevo, e che si fottessero le
conseguenze.
In fondo continuo a sbronzarmi
anche se il giorno dopo ho un
mal di testa atroce, continuo a mangiare cioccolato anche si mi fa
venire mal
di stomaco …
Una scopata, un po’
di rimorso, un pizzico di nostalgia e
tutto sarebbe passato tra le lenzuola di un’altra donna,
un'altra notte, in un
altro posto.
-Non volevo scopare, sai che
non m’interessa. Volevo solo …
-
-Farmi gli auguri e poi
andartene, lasciandomi a ricordare
quanto pesi la tua assenza, quanto faccia male il tuo non essere
più mia … -
-Farti sapere che, nonostante
tutto, nonostante Nikki,
nonostante tutti i ragazzi che mi affibbiano, io ti voglio bene
… -
-Sai dove puoi metterti il tuo
bene?-
-Adesso non fare Damon
… -
Finalmente trovo il coraggio di
guardarla dritto negli
occhi.
C’è in lei
una consapevolezza, una tranquillità appena
velata da un accenno di tristezza.
È una donna, ora
… una donna che ho contribuito a far
crescere, una donna che è cresciuta nonostante me.
La guardo ed è come
se non l’avessi mai vista, come
se non avessi mai smesso di guardarla.
La rabbia si spegne e rimane
solo la malinconia.
-Scusa, Neens …
scusa. Grazie di essere venuta, grazie per
essere rimasta. È più di quanto io meriti.
È più di quanto potessi mai
aspettarmi. –
La tristezza si scioglie nei
suoi occhi e lascia spazio a un
sorriso senza malizia, lo stesso che mi aveva ammaliato, che mi aveva
spinto in
quel terreno minato che sarebbe stata la nostra storia.
Allungo una mano per sfiorarle
la guancia con il dorso della
mano.
-Dio, quanto sei bella, Nina
… -
Lei mi prende la mano e la
volta: vi appoggia prima la
guancia e poi le labbra.
Privo un impeto di tenerezza:
è così bella nella penombra,
così ingenuamente maliziosa, così forte e
così piena di vita che non posso fare
ameno di innamorarmi a ogni sguardo, ad ogni battito di ciglia.
Siamo entrambi
sull’orlo del baratro: buttarsi o scappare
sono le alternative … o rimanere fermi in questo stato
contemplativo per il
resto della serata, della notte … della vita.
Nina si libera dalla mia presa
sulle sue gambe, abbandona la
mia mano e si alza.
-Meglio che io vada, adesso
… -
Ha scelto la fuga.
Dovrei scappare
anch’io, dovrei correre il più velocemente
possibile lontano da lei, dal suo profumo.
Si china per infilarsi gli
stivaletti di pelle nera ed io
rimango immobile a guardare la curva dei suoi fianchi, che si offrono
generosamente alla mia vista.
Si guarda allo specchio e si
ravviva i capelli.
-Sono un disastro …
- commenta tra sé e sé.
Raccoglie il suo bicchiere e ne
beve un altro sorso
profondo, prima di appoggiarlo sulla mensola.
-Ancora auguri, Ian
… spero che questo giorno speciale abbia
la sua degna conclusione. Non ti scomodare a salutarmi Nikki.-
La sua mano sulla maniglia
è una visione che mi trafigge lo
stomaco.
Mi alzo alla
velocità della luce e blocco la porta, giro la
chiave e la imprigiono tra il mio corpo ed il fragile pannello di legno
che ci
separa dal mondo esterno. La schiaccio per aderire meglio alla sua
schiena e sento
il suo torace espandersi e contrarsi contro il mio, un po’
affannato.
Mi piaceva, dopo
l’amore, crollare sopra di lei,
abbandonarmi totalmente tra le sue braccia e schiacciarla contro il
materasso
per sentire ogni battito del suo cuore accelerato contro le mie
costole, il suo
respiro mancare fino a quasi soffocare, la mia pelle incollata alla sua.
Non avevo bisogno di nulla se
lei respirava sotto di me, non
volevo altro se avevo avuto lei.
Anche adesso, anche se i
vestiti fanno da barriera, averla tanto
vicina mi fa sentire completo, mi fa sentire a casa.
Nina rimane immobile per
qualche secondo, poi trova la forza
di girarsi e con naturalezza m’infila le dita tra i capelli.
-Lei sa che questo ti fa
impazzire? – mi chiede, facendo
scivolare i polpastrelli in quel punto, tra la nuca e il collo, che mi
procura brividi
di eccitazione che partono dalla spina dorsale e finisco dentro i miei
lombi.
La guardo con uno sguardo degno
di Damon: “Vuoi giocare”
penso, “e allora giochiamo.”
-Il ragazzino ha già
scoperto questo punto? – la sfido,
infilandole il dorso delle dita nella scollatura della camicetta,
accarezzandole con le nocche lo sterno, lentamente.
Trattiene tra i denti un gemito
e a me si annebbia la vista.
-E dimmi: lei sa che se ti
sfiora così, tu perdi la ragione?
– mi sussurra, facendo scivolare i denti sul mento, sulla
gola, e chiudendo il
morso proprio dove in vampiro morderebbe per nutrirsi.
Il gioco si sta facendo
bollente, pericoloso, ma non riesco
a smettere.
Le afferro un polso e,
rifacendo una vecchia scena tra Damon
ed Elena, le faccio scivolare le dita sotto la camicetta, seguendo il
disegno
delle costole, deviando verso il suo ombelico e lì rimango
per stuzzicarla nel
modo che so solo io.
Sento che le sue gambe si
flettono.
-E lui sa farti sciogliere
così?-
La mia voce è un
ringhio di rabbia e desiderio.
Dire “lui”
e pensarla tra le braccia di un altro mi rende
folle di gelosia.
Devo fermarmi, subito: lei non
è più cosa mia ed io non
posso più sottomettermi alla passione che ci legava
… che ci lega ancora,
evidentemente.
Ci abbiamo provato:
è stato meraviglioso, per un po’, poi ci
siamo scontrati contro le nostre differenze e abbiamo cominciato a
farci del
male.
Ora, se cedessimo, avremmo solo
guai, rimorsi, dolore e pentimento.
Ma la mia mente non riesce a
non pensare al suo seno, che
involontariamente sfioro con il braccio.
-Nina … - riesco a
malapena a dire, mentre la parola “basta”
mi si ferma in gola, creando un nodo che mi soffoca.
Nina reclina la testa per
offrirmi le labbra.
-Chiamami Elena … se
siamo “loro” non tradiremo nessuno, se
sarai Damon sarai solo mio –
-Non ha senso … -
tento di difendermi, anche se il gioco m’intriga
parecchio.
Si volta.
Mi afferra il volto e mi bacia
nel suo modo vorace,
spalancando la bocca per possedere la mia, per assumere il comando e
dominare
la scena.
Perché a Nina piace
dirigere, mentre io mi perdo nella
profondità dei buoi baci.
Sa quello che vuole Nina, e sa
come ottenerlo, sempre.
E adesso vuole me.
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