Leaves from the vine

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di miniabiti leopardati e visite anticipate ***
Capitolo 2: *** Gioventù bruciata ***
Capitolo 3: *** Di amicizie, lillà e inviti ***
Capitolo 4: *** Di mappe, diversivi e baci ***
Capitolo 5: *** Delusioni d'amore e tequila ***
Capitolo 6: *** Ubriacandola di felicità ***
Capitolo 7: *** A casa con i suoi ***
Capitolo 8: *** La vera storia del loro primo incontro ***
Capitolo 9: *** Riflessioni di un demone invocato per sbaglio ***
Capitolo 10: *** 12 Days of Christmas ***



Capitolo 1
*** Di miniabiti leopardati e visite anticipate ***


Titolo: Di miniabiti leopardati e visite anticipate
Coppia: Dioniso/Arianna
Prompt: calzini spaiati e capelli spettinati
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: het, modern AU
Note: doverosissime note
  • Innanzi tutto Dioniso/Arianna è il mio otp mitologico, seguito da Ares/Afrodite e Ade/Persefone. Era una vita che volevo scrivere su di loro e finalmente ho avuto l’ispirazione non so se sia un bene in realtà.
  • Headcanon time! Mitologicamente parlando Arianna è una principessa, quindi in questa modern AU (in tutte le AU possibili e immaginabili, a dire la verità) proviene da una famiglia benestante e rispettabile; Minosse è il proprietario della Cnosso S.p.A. e non ho idea in cosa commerci, ma è qualcosa di estremamente remunerativo.
  • Dioniso è il dio del vino, no? Bene, lui passa il suo tempo a fare feste e a riprendersi dalla sbronze perché sì. In ogni caso regge meglio l’alcol di tutti i suoi amici.
  • Cercavo i nomi di qualche baccante simpatica, salvo poi ricordarmi che non ci sono baccanti simpatiche, quindi Menade le rappresenta un po’ tutte.
  • Il Satyricon è un’opera di Petronio e Trimalchione è un personaggio, famoso per i propri banchetti.
  • Per il prompt ringrazio Darkrin (se volete promptarmi anche voi voi chi? Andate qui: Fanfiction meme).
  • Colgo l’occasione per fare gli auguri a Nocturnia <3
  • Chiedo perdono per ciò che segue e ciò che seguirà.
 
 
 
 
Il rumore del campanello li raggiunge sotto il piumone, tra una bottiglia vuota e un rotolo di carta igienica con i dollari, strappandoli entrambi dall’ovattato mondo dei sogni con grande disappunto. Dioniso inizialmente lo scambia per la sveglia, perché lancia alla cieca una ciabatta zebrata.
«Vai tu?» le chiede, tirando la coperta fin sopra la testa, chiaro segno che, cascasse il cielo, da quel letto non si alzerà prima di molte ore.
Arianna grugnisce, la lingua appiccicata al palato e in bocca il cattivo sapore tipico di una notte di bagordi, quindi si mette a sedere compiendo un grande sforzo di volontà e sbadiglia sonoramente. Non le occorre guardarsi allo specchio per sapere che ha un aspetto orrendo e a dir poco disdicevole: se sua madre la vedesse in quello stato non esiterebbe a chiuderla in convento e gettare la chiave. Tuttavia non ha tempo per preoccuparsi della balla di fieno che ha al posto dei capelli perché il campanello suona una seconda volta e non è educato far attendere un ospite, per quanto questi possa essere inopportuno e lo è parecchio; raddrizzando la sveglia scopre infatti che sono solo le dieci del mattino. La vecchia Arianna sarebbe sveglia già da due ore, ché il mattino ha l’oro in bocca, ma la vecchia Arianna non faceva festa fino all’alba (la vecchia Arianna non faceva molte cose) e nonostante il mal di testa preferisce la nuova versione di sé – più disinvolta, ma non troppo.
«Aspettiamo qualcuno?» chiede mentre cerca qualcosa da mettere. Non può andare ad aprire in perizoma, sebbene conosca qualcuno (va bene, più di qualcuno) che non si farebbe alcun problema a riguardo.
Dioniso mugugna qualcosa di indistinto e lei, non trovando nulla che non siano bicchieri vuoti, si accontenta con un sospiro del microscopico abito leopardato che Menade si è dimenticata da loro ormai tre sere prima. Meglio di niente, no? Mentre raggiunge l’ingresso raccatta anche due calzini, spaiati, ma li indossa ugualmente.
Apre la porta sbadigliando ancora, chiedendosi chi possa presentarsi in casa di Dioniso di mattina e sperare di essere ricevuti; uno sconosciuto sicuramente, uno che non ha idea di quale siano gli orari e lo stile di vita del proprietario.
Tuttavia l’uomo all’ingresso, realizza con un moto di orrore sbiancando, non è uno sconosciuto. Certo, lei non lo ha mai incontrato di persona, ma è su tutti i giornali, ha una pagina Wikipedia e ogni tanto capita ancora di incontrare la sua faccia su un cartellone pubblicitario.
«Tu devi essere Arianna» esordisce, per nulla sconvolto dall’abbigliamento con cui la nuova ragazza di suo figlio gli ha aperto la porta. Le labbra, anzi, si increspano in un sorriso divertito e nello sguardo brilla una luce complice. Le sta per caso guardando le tette?
Arianna avvampa e annuisce, gli occhi sgranati e il desiderio di essere inghiottita dalla terra. Non riesce a credere che stia succedendo proprio lei, che per tutta la vita è stata una figlia modello, una persona rispettabile e che ancora adesso, nonostante le discutibili frequentazioni degli ultimi mesi, è una delle migliori studentesse del college.
«E lei è Zeus» replica, recuperando la favella e ricordandosi le buone maniere si scosta dall’ingresso «La aspettavamo domani» continua invitandolo ad entrare «Se avessimo saputo del suo arrivo la saremmo venuti a prendere».
«Dammi pure del tu» le dice ed è così strano vedere un uomo in giacca e cravatta, distinto e raffinato avanzare in quell’appartamento squattrinato che avrebbe bisogno di una bella sistemata. Mentre lo conduce in salotto (o forse è meglio in cucina? È certa che nemmeno il terrazzo sia presentabile) cerca di salvare le apparenze facendo scomparire dietro il divano una bottiglia vuota.
«Mi sono liberato prima, così ho preso il jet» continua l’uomo, porgendole senza fare una piega il reggiseno viola appeso al lampadario che non riesce a raggiungere.
Certo, perché Zeus ha un aereo privato; a volte si dimentica che il suo ragazzo ha un padre schifosamente ricco e famoso. Siede al Congresso, nella Camera Alta!
«Mio figlio?» chiede, con l’aria di chi sa esattamente dove sia e cosa stia facendo.
Arianna si scusa e sparisce in camera, aprendo le tende e scoperchiando senza pietà il letto. Dioniso protesta raggomitolandosi ancora di più e portando il cuscino sul volto, ma la ragazza gli strappa anche quello.
«Ma insomma» si lamenta coprendosi gli occhi con il braccio «Cosa c’è?»
«Tuo padre» sibila lei. Non riesce ancora a credere di avere un senatore in salotto e di averlo ricevuto conciata in quel modo.
Se sperava che la notizia lo destasse, si sbagliava di grosso: Dioniso si limita a mugugnare qualcosa e a girarsi.
«Non provare a dormire» gli dice, la voce incrinata dal panico «Non ci provare nemmeno a lasciarmi da sola con tuo padre».
Il ragazzo allora apre pigramente gli occhi con un sospiro, quindi si mette a sedere incurante della sua nudità e sbadiglia. Alzandosi accetta i boxer che Arianna gli porge e li indossa con scarso interesse.
«Ciao papà» saluta mentre si avvia in cucina, passando per il salotto in cui Zeus è stato lasciato ad attendere. Per avere la fama di uno a cui non piace aspettare, l’uomo ha sul volto un’espressione fin troppo divertita mentre lo segue.
Arianna chiude la fila cercando inutilmente di sistemarsi i capelli e una volta in cucina si siede su uno sgabello, dietro il bancone per nascondere le gambe nude.
«Non mi offri qualcosa?» chiede l’uomo.
«Sicuro» risponde il ragazzo aprendo il frigorifero «Ho birra, altra birra, una bottiglia di vodka e due Chardonnay del 2000».
«Ma forse tuo padre preferisce un caffè, un tè, un succo di frutta?» interviene Arianna che vorrebbe solo nascondere il volto tra le mani e scomparire, ma non può. Non ha idea di come sia arrivata a quel punto o meglio, ce l’ha fin troppo chiara e se ci pensa non è per nulla pentita delle sue scelte, tuttavia la consapevolezza di aver aperto in miniabito leopardato la porta a Zeus quel Zeus ha il potere di imbarazzarla. Non è ancora così disinibita, lei. Ma soprattutto, non era così che doveva andare: ci teneva a fare una buona impressione sul padre del suo ragazzo.
Alla fine Dioniso gli riempie un bicchiere d’acqua e glielo porge senza fare una piega, come se non avesse chiuso occhio neanche quattro ore prima.
«Non voglio disturbarvi» inizia l’uomo (troppo tardi, pensa Arianna) «Ci vediamo questa sera, che ne dite? Facciamo alle nove al Satyricon?»
La giovane sgrana gli occhi; Satyricon, quel Satyricon? Il ristorante che per ottenere un posto ci vogliono almeno due mesi (uno se ti chiami Minosse e sei il proprietario della Cnosso S.p.A.)?
«Papà è amico di Trimalchione» spiega Dioniso scrollando le spalle «E se arriva con un giorno in anticipo e ci porta da lui è perché vuole distrarci. Fammi indovinare, non puoi restare per il weekend come avevi promesso?»
Per un istante la mascella di Zeus si contrae e lo sguardo si illumina di una luce pericolosa; stai attento, figlio mio, sembra dire. Arianna si chiede quante volte con la sua parlata e i suoi modi, Dioniso abbia rischiato di suscitare la collera del padre, famoso per il carattere poco trattabile e la passione per le belle donne.
«Siamo molto lieti del suo invito» interviene nel tentativo di scongiurare la tempesta «Non mancheremo».
Zeus sembra gradire, perché sorride e l’atmosfera nella cucina torna ad essere rilassata (per quanto possa essere rilassata l’atmosfera in una stanza che ospita un senatore degli Stati Uniti, suo figlio in mutande e una ragazza che potrebbe benissimo essere scambiata per una prostituta).
«Ottimo» commenta dopo aver bevuto la sua acqua «A questa sera, allora».
«A stasera» conferma Arianna, accompagnandolo alla porta con tutta la dignità che riesce a racimolare, strizzata com’è nel vestito di Menade.
Zeus si congeda con un sorriso che non la tranquillizza affatto, soprattutto perché questa volta indugia con lo sguardo sulle sue gambe nude, e non appena la porta si richiude, vi si appoggia stremata: sarà una lunga giornata.
Dioniso compare in fondo al corridoio, presumibilmente deciso a tornare a letto, e si ferma, osservandola. Arianna lo guarda a sua volta, con espressione interrogativa.
«Stai molto bene vestita così».
«Oh ma taci» replica lei, senza però riuscire a trattenere un sorriso.

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Capitolo 2
*** Gioventù bruciata ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Gioventù bruciata
Coppia: Dioniso/Arianna
Prompt: high-school!AU in cui lei viene lasciata subito prima del prom dal quaterback della scuola
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: one shot, het, modern AU
Note: Cecilia chiedeva qualcosa da leggere…
  • Sto ancora pensando alla caratterizzazione di Pasifae, la madre di Arianna, ma io ce la vedo un po’ cinica e poi vorrei che almeno un membro della famiglia non veda di buon occhio Teseo. Fedra, invece, nel mio headcanon è la più piccola ed è ingenua e ottimista. Acalla è un’altra sorella, sempre nel mio headcanon è la maggiore. Medea e Arianna, mi sono resa conto, sono cugine e siccome amo entrambi i personaggi voglio farle interagire; non ditemi che solo io vedo le potenzialità di questo duo (+ Persefone che commenta con «Chi? Quella pazza di tua cugina?» e Arianna la difende «Ma poverina, è stata lasciata dal suo ragazzo. Sii comprensiva. È successa la stessa cosa a me» «Sì, ma tu poi non hai cercato di uccidere Teseo»).
  • Nel mito Dioniso regala ad Arianna una corona (che lanciano poi in cielo e diventa la costellazione della Corona Boreale).
  • Ho googlato qua e là Arianna e alcuni autori antichi dicono che fosse bionda. Dioniso o Bacco è biondo nella mitologia greca e diventa moro con i romani e con i quadri di Caravaggio; a me piace in entrambe le versioni, ma forse nel suo caso ho una predilezione per i riccioli neri <3
  • Per il prompt ringrazio Darkrin (se volete promptarmi anche voi voi chi? Andate qui: Fanfiction meme).
 
 
 
 
I primi quindici minuti non ci pensa e sistema ancora una volta lo strascico in trepidante attesa. Dopo quaranta minuti e nessun messaggio, però, inizia ad agitarsi.
Non sopportando più le occhiate di sua madre e i sorrisi ottimisti di Fedra, decide di aspettarlo in giardino, così esce di casa in un turbinio di satin e tulle viola, accompagnata dal rumore dei tacchi sul marmo dell’ingresso. Sotto il braccio tiene la clutch microscopica che le ha prestato Acalla, dentro ci stanno solo il telefono e, un po’ stropicciato, il documento d’identità.
I minuti diventano un’ora: sono le otto di sera, il ballo di fine anno sta per iniziare e di Teseo nemmeno l’ombra. Inizialmente pensa che sia in ritardo (un po’ strano, considerando quanto ci tiene al prom), poi che suo padre lo abbia in qualche modo spaventato, infine che gli sia successa qualcosa dato che non risponde alle sue chiamate. Osserva speranzosa il vialetto, cercando di tenere sotto controllo l’agitazione che cresce di secondo in secondo, e sobbalza quando sente un rumore alle sue spalle.
«Tesoro, tutto bene?» le chiede sua madre affacciandosi all’ingresso.
«Sì, adesso arriva» mente, le lacrime che iniziano a pizzicarle gli occhi. Ma non ha intenzione di piangere (non ancora almeno, ci ha messo un pomeriggio intero per prepararsi) e sorride alla donna che annuisce poco convinta e se ne torna in casa. Le pare di udire un sommesso «Come no» prima che la porta si richiuda ed è felice di essere nuovamente sola; sa bene che a sua madre Teseo non sta molto simpatico e mai come in quel momento non ha voglia di ascoltare i suoi commenti.
Chiama ancora una volta il suo fidanzato e come le sette precedenti scatta la segreteria telefonica. Stizzita inizia a camminare su e giù per il vialetto e non soddisfatta si avventura in strada. I lampioni sono già accesi e fatta eccezione per qualche solitaria macchina non c’è nessuno in giro; sono tutti a cena o al prom.
I minuti continuano a trascorrere (otto e venti, otto e ventuno, otto e ventidue, otto e ventitré, otto e ventiquattro) ma di Teseo non c’è traccia. Sa di doversi arrendere all’idea che non verrà, ma continua a chiedersi perché. Ha forse fatto o detto qualcosa di sbagliato? Prende un’altra volta in mano il telefono e mentre gli invia l’ennesimo messaggio riceve una notifica da Instagram; siccome non ha nulla di meglio da fare decide di guardare. Sua cugina Medea le ha lasciato un cuoricino alla foto del progetto di scienze che ha presentato una settimana prima con Teseo; sorride al ricordo della A+ che ha preso.
Scorre distrattamente le foto che le compaiono nella home: gattini, altri gattini, ancora gattini, la cena di Acalla, Teseo e i suoi amici al Nasso, l’ennesimo gattino. Sgrana gli occhi e scorre rapida verso il basso: in quell’ora e mezza il suo ragazzo non è passato a prenderla e non le ha mai risposto, ma ha trovato il tempo di scattarsi un selfie e di caricarlo su Instagram. La foto risale a non più di due ore prima e ha già sessantadue mi piace, cioè cinquantanove in più del suo progetto di scienze. Dopo aver appurato che l’utente medio di Instagram apprezza di più i selfie di Teseo, nota un ulteriore dettaglio: nella foto incriminata, il più non tanto suo fidanzato ha la mano appoggiata su sedere di una bella ragazza in abito da sera. Quando, nel tentativo di ingrandire l’immagine, regala involontariamente un altro cuore a Teseo, decide di mettere via il telefono.
Ecco, quello è il momento di piangere.
 
Dopo un km di traballante e arrabbiata camminata sui tacchi, il marciapiede viene illuminato dai fari di una macchina che si accosta. Anche con i finestrini chiusi si sente la musica.
Arianna inizialmente sobbalza, poi si asciuga gli occhi cercando di non sbavare ulteriormente il trucco, infine guarda alla sua sinistra con sospetto e accelera.
La macchina continua seguirla e non appena sente il rumore di un finestrino che viene abbassato esclama, con le spalle ben dritte e il mento in fuori, un sicuro Non mi serve nessun passaggio, grazie che viene inghiottito dal rumore che proviene dall’abitacolo.
«Arianna, giusto?» urla il guidatore per farsi udire al sopra della musica e lei si volta, ritrovandosi a fissare confusa una sua coetanea strizzata in un abito leopardato e dietro il volto di un ragazzo.
«Ci conosciamo?» chiede, cercando di fare mente locale. I riccioli neri del giovane le ricordano qualcuno, ma non riesce a capire chi. È certa però di averlo già visto da qualche parte.
«Dioniso» risponde abbassando il volume «Lei è Menade e dietro ci sono Sileno e -» si volta per accertarsene «Un po’ di gioventù bruciata. Siamo…»
«A scuola con me» completa. Adesso ricorda di averlo incrociato in corridoio un paio di volte e in più di un’occasione di averlo visto scomparire insieme ai suoi amici sotto gli spalti; a fare cosa non è ben chiaro, circolano tante voci, nessuna rassicurante. Alcuni dicono a fumare, altri a drogarsi, altri ancora dicono che sono degli spostati.
«Allora, ti serve un passaggio?»
«No, grazie» risponde, non ha pregiudizi nei confronti di Dioniso, tuttavia non ha molta voglia di stare in compagnia.
«Sicura?» insiste «Non mi sembra che il tuo piano per la serata sia così entusiasmante».
«Che ne sai qual è il mio piano per la serata?»
«Lasciami indovinare, il tuo cavaliere non è passato e per smaltire la rabbia e non dover tornare a casa ti stai facendo l’isolato a piedi» replica con un sorriso adorabile e per quanto Arianna sa che dovrebbe concentrarsi su ciò che le ha detto, non riesce a far altro che pensare a quanto siano irresistibile quelle fossette.
«Avanti, sali, vieni a divertirti» le dice e la sua volontà vacilla. Analizza velocemente la situazione e alternative e, complici un paio di sorridenti occhi neri, decide alla fine di accettare l’invito. Perché no?
Dioniso sorride entusiasta e spinge Menade dietro insieme agli altri, liberando il posto per Arianna, che sale senza sapere esattamente cosa sta facendo. L’abitacolo è permeato da un odore dolciastro, quindi forse è vero che fumano, ma non le importa poi così tanto. Si allaccia la cintura di sicurezza e con un brivido di eccitazione liscia le pieghe del suo lungo abito.
«Ottima decisione» le dice Dioniso, ripartendo.
 
Arrivano che il prom è iniziato da tre ore e hanno tutti in circolo dell’alcol. Quando ha visto le bottiglie, Arianna inizialmente si è chiesta dove se le fossero procurate e come, poi si è spaventata perché nessuno di loro ha ventun anni, quindi in barba alla coerenza ha accettato una birra e poi qualcosa di più forte, probabilmente della vodka, tra le acclamazioni di tutti. Si è sentita ribelle e invincibile e insieme a Menade ha tenuto la testa fuori dal finestrino urlando gioventù bruciata e biascicando le parole di Alors on danse.
«Perché siamo qui?» domanda, riconoscendo la palestra della scuola e rabbuiandosi. Il ricordo di Teseo torna a galla guastandole l’umore; stava andando tutto così bene.
«Per divertirci» risponde prontamente Dioniso, facendo comparire da sotto il giubbino di pelle una fiaschetta e sorridendole malandrino.
«Dai, andiamo» aggiunge e Arianna lo segue tra un sospiro e un risolino, ondeggiando sui tacchi. A pochi passi dall’ingresso temporeggia, chiedendo a Menade se non ha male ai piedi e come riesca a camminare così bene e la ragazza risponde che no, non ha male ai piedi perché le scarpe se le è tolte già da un po’ e non ricorda dove le ha lasciate. Per i successivi dieci minuti ridono fino a piangere l’una appoggiata all’altra, poi Arianna decide di seguire l’esempio di Menade e si toglie i sandali argentanti che le stanno massacrando i piedi. Infine, per farsi coraggio ruba a Sileno l’ultimo sorso di vodka.
Quando finalmente entrano nella palestra, vengono accolti dal flash di un fotografo e Dioniso è rapido a prendere Arianna per la vita e stringerla a sé davanti l’obiettivo.
«Una bella foto per l’annuario» le sussurra all’orecchio «Ricordi come si fanno le boccacce?»
 
Ricapitolando la sua disastrosa serata: Teseo l’ha lasciata senza nemmeno aver preso la briga di farglielo sapere, è brilla e sta ballando un lento con Dioniso. Non era così che sognava il suo prom, però deve ammettere non è stato un completo fallimento.
«Avresti voluto essere eletta regina del ballo?» le chiede, notando il suo sguardo malinconico e seguendolo fino ad incontrare le spalle larghe del quaterback.
«No. Era Teseo a tenere a questa cosa» replica riportando l’attenzione sul ragazzo che le sta davanti «E credo di essere felice di come siano andate le cose. Lui mi ha lasciata, certo, e quel che è peggio è che non ha avuto la decenza di dirmelo in faccia, e forse quello che provo è solo l’effetto dell’alcol, però adesso mi sento più libera e leggera».
Subito dopo aggiunge affranta: «È solo l’alcol, vero?»
«Domani mattina avrai così tanto mal di testa che non avrai la forza di pensare a nulla» le risponde e poi aggiunge «E comunque secondo me sei molto bella questa sera e Teseo è stato un idiota a lasciarti».
Arianna arrossisce, un po’ per il caldo, un po’ per la vicinanza, un po’ per il complimento, e sorride, chinando appena il capo per nascondere le guance in fiamme. Una ciocca di capelli sfugge all’acconciatura ormai sfatta e Dioniso allunga la mano per riportarla dietro l’orecchio, sfiorandole la guancia. Basta quel semplice e involontario contatto a farle sentire un nugolo di farfalle nello stomaco. Alza timidamente lo sguardo, incontrando quello scuro del ragazzo e confusamente realizza che le piacerebbe restare per molte ore tra le sue braccia, sentire il suo odore e il calore della sua pelle. Sta per stringersi a lui un po’ di più quando la musica finisce e Dioniso le sussurra un torno subito che la lascia sola e accaldata sotto una palla stroboscopica.
Mentre lo aspetta realizza che sì, si sente libera e leggera ma anche molto confusa – come sull’orlo di un precipizio. Decide che tornare a casa, farsi una doccia per togliersi di dosso l’odore del fumo, del sudore e dell’alcol e mettersi a letto sia la scelta migliore.
«Non voltarti» le dice Dioniso comparando alle sue spalle e facendola sobbalzare; è così vicino che prova l’impulsivo desiderio di abbandonarsi contro il suo petto.
«Cosa…?» chiede senza capire e subito dopo sente che qualcosa viene appoggiata alla sua testa. Qualcosa che assomiglia molto ad una corona e che le sue mani riconoscono come tale. Si volta con una marea di interrogativi nello sguardo e sulle labbra un accenno di sorriso.
Dioniso sta per dirle qualcosa, ma qualcosa alle sue spalle lo distrae e si interrompe.
«Temo si siano accorti che ho corretto il punch» le spiega prendendola per mano e correndo verso l’uscita. Arianna lo segue presa alla sprovvista, lo strascico della gonna che spazza il pavimento della palestra e i lunghi capelli biondi che si sciolgono sulla schiena. Fuori l’aria fresca della notte è così buona che respira a pieni polmoni.
È confusa, davvero molto confusa e insicura e domani sarà a pezzi, ma è anche libera e leggera e mentre osserva Dioniso correre fino alla macchina decide di seguirlo.

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Capitolo 3
*** Di amicizie, lillà e inviti ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Di amicizie, lillà e inviti
Coppia: accennati Dioniso/Arianna e Ade/Persefone
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: het, au, Hogwarts!AU
Prompt: lillà – prime emozioni d’amore
Note: eccomi di nuovo
  • Partecipa alla maritombola.
  • Era da un bel po’ che volevo scrivere una Hogwarts!AU ed eccoci. Allora, Arianna e Persefone sono al quinto anno e sono, rispettivamente, una Corvonero e una Tassorosso e sono bff. Demetra insegna ad Hogwarts (Erbologia o Cura delle Creature Magiche) e Ade è anche lui uno studente perché mi andava, non avevo voglia di farlo diventare un professore (non mi piace). Il preside è boh, Chirone? Mentre papà Crono è vivo e vegeto, siede al Wizengamot ed è il Ministro della Magia. Se Ade è ancora uno studente, per forza di cose lo sono anche i fratelli, quindi mi salta la discendenza di Dioniso e odio questa cosa, ma ormai l’AU è venuta così. È tutta colpa dell’amicizia tra Arianna e Persefone che originariamente non era prevista, però è anche troppo bella per essere tolta; questa volta va così.
  • “Codeste piante e bla bla bla” non me lo sono inventata, l’ho preso dal quarto o quinto libro di Harry Potter.
 




 
Codeste piante sono quanto mai efficaci nell'infiammare la mente, e sono pertanto d'uso nei Distillati Svianti e di Confusione, laddove il Mago desideri produrre stati di imprudenza e testa-calda...
È la quarta volta che rilegge la stessa frase, ma ancora non ha capito di cosa il libro sta parlando e non si tratta di un passaggio particolarmente complesso: seccata alza lo sguardo, cercando la fonte della sua distrazione e trovandola a pochi scaffali dal tavolo che occupa da quasi un'ora con la sua migliore amica.
Dioniso è seduto con un Tassorosso dall’aria un po’ addormentata, tiene i gomiti appoggiati alla superficie di legno, le mani che reggono pigramente il mento, e la guarda. Quando i loro occhi si incrociano, il ragazzo ha tutta l'aria di chi ha appena ottenuto quello che voleva; regge il suo sguardo senza scomporsi e le labbra si piegano in un sorriso storto e malandrino. Arianna, che non sa se alzarsi e baciarlo o alzarsi e schiaffeggiarlo per l'insistenza e l'impudenza delle sue attenzioni, interrompe il contatto visivo, tornando al suo libro, ma sente chiaramente lo sguardo dell'altro fisso su di sé e non riesce proprio a concentrarsi così. Si agita sulla sedia e la spessa treccia con cui tiene legati i capelli scivola sulla schiena.
«Si può sapere che hai?» chiede tranquillamente Persefone, interrompendo la lettura dei suoi appunti. Liscia le pergamene vergate con una calligrafia ordinata, un po' tondeggiante, e si concentra su di lei.
«Niente».
«Sei agitata» la contraddice pazientemente «Si tratta forse di Dioniso?»
A sentir pronunciare il nome del ragazzo arrossisce.
«Non c'è niente tra me e lui» replica velocemente, un po' troppo.
«Non è quello che ti ho chiesto» le fa notare Persefone, sporgendosi sul tavolo e iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli «Ma già che ci siamo, cosa dovrebbe esserci?»
«Niente» ripete, sforzandosi di non guardare verso il ragazzo – lui invece la sta ancora fissando, non ha fatto altro da quando ha messo piede in Biblioteca.
«Non me la bevo» insiste con sguardo indagatore «Nel calderone bolle qualcosa, me lo sento. Ti piace? Perché tu piaci a lui, è chiaro».
«Non so davvero di cosa tu stia parlando» nega «Ma se fosse, dici davvero che gli piaccio?» chiede sporgendosi a sua volta sul tavolo.
«Non fa altro che guardarti, anche ora, e girarti intorno. L’altro giorno lo hai incontrato sulle scale e ti ha fatta passare e il giorno prima ancora ha raccolto i libri che ti erano caduti. Non ti chiede gli appunti solo perché sa che tu sai che è al sesto anno» risponde prontamente (probabilmente era da un po' che voleva affrontare il discorso) e poi aggiunge «Se ti stai trattenendo perché è un Serpeverde e Teseo parlava sempre male di loro, beh non lo fare. Non sono cattivi ragazzi, non tutti almeno».
«Non è per questo!» protesta e arrossisce ancora, un po' perché ha alzato il tono di voce e la bibliotecaria l'ha guardata male, un po' perché il solo sentir parlare di Teseo le fa venire l'orticaria, un po' perché in un certo senso ha ammesso di essere interessata a Dioniso e Persefone non se lo è lasciato sfuggire. Ora infatti le sorride sorniona, assomigliando più ad una serpe piuttosto che alla dolce ed innocente Tassorosso di cui porta orgogliosamente i colori.
«Come sai che non sono tutti cattivi ragazzi se tua madre ti ha detto, e qui cito, di mantenere una distanza di sicurezza di almeno tre metri?» ribatte prima che l'altra possa farle qualsiasi altra domanda su Dioniso «Parli forse per esperienza diretta?»
«Chi, io?» domanda l'amica, improvvisamente sulla difensiva, distogliendo lo sguardo e trovando interessante oltre ogni misura la sua copia scarabocchiata di Pozioni «Assolutamente no».
«Non c'entra niente quindi il Serpeverde dell'ultimo anno, alto, pallido, tenebroso che vedo sempre più spesso girarti intorno. Un po' troppo ombroso per i miei gusti, ma riconosco che è attraente, ha il suo fascino».
È il turno di Persefone di arrossire, scuotere il capo e negare spudoratamente.
«Ti piace, non è vero?» continua sorridendo gentile, perché è evidente che quel Serpeverde le piace davvero come non le è mai piaciuto nessun ragazzo – e che sua madre non approverà mai «È per questo che non fai altro che indossare lillà».
La Tassorosso si porta istintivamente le mani ai capelli chiari, sfiorando i petali dei fiori che compongono la coroncina che porta quel giorno.
«Me lo hai detto tu il primo anno quando ci siamo conosciute: i lillà significano prime emozioni d'amore».
«Ti ricordi fin troppe cose» sbuffa con un sorriso, ma poi torna seria e sussurra «Non lo dire a nessuno, se mia madre lo viene a sapere sono morta, lei detesta i Serpeverde. Se potesse li boccerebbe tutti».
«Sarò muta come una tomba» replica Arianna e poi aggiunge «E ti fornirò tutti gli alibi di cui avrai bisogno, ho il sospetto che saranno molti».
Persefone arrossisce molto graziosamente, ma sorride ed è felice; lo capisce dal modo in cui si è illuminata alla sola possibilità di poter passare del tempo con Ade senza che sua madre lo venga a scoprire. Ingannare Demetra non sarà facile dal momento che insegna a Hogwarts e controlla la figlia come un’aquila, ma è disposta a tutto pur di vedere la propria migliore amica così felice: troverà un modo, trova sempre un modo.
«Ora che abbiamo parlato di me, torniamo a te» commenta poco dopo, senza lasciarle possibilità di fuga «Cosa hai intenzione di fare con Dioniso?»
Arianna si morde il labbro inferiore senza osare sollevare lo sguardo (sa che troverebbe quello del Serpeverde fisso su di sé) e ammette che a tergiversare e nascondersi dietro i libri sta solo perdendo tempo. Dovrebbe buttarsi, dovrebbe provare e vedere cosa la vita ha in serbo per lei. Dioniso non è Teseo.
«Potrei, non lo so, chiedergli se mi accompagna a Hogsmeade» propone, cercando l’approvazione dell’amica. Sarà anche la Strega più brillante del suo anno, ma per quanto riguarda i rapporti sociali (e soprattutto i ragazzi) è davvero una frana di proporzioni epiche, come le ha fatto un giorno notare Afrodite.
«Mi sembra un buon inizio» conferma Persefone, annuendo, e senza perdere tempo scarabocchia qualcosa, lanciando subito dopo il pezzo di pergamena al Serpeverde. Arianna, che non ha avuto il tempo di reagire, assiste alla scena con gli occhi sgranati, ma il senso di angoscia che l’ha assalita la abbandona nel preciso momento in cui Dioniso la guarda, dopo aver letto, e le annuisce con un sorriso radioso che imita senza quasi rendersene conto.
«Ecco fatto» commenta soddisfatta Persefone, riprendendo in mano gli appunti «Ora possiamo studiare».
Arianna torna a concentrarsi sul paragrafo dopo aver lanciato un’ultima rapida occhiata a Dioniso; improvvisamente gli usi della coclearia, del levistico e della starnutaria le sono chiari.

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Capitolo 4
*** Di mappe, diversivi e baci ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Di mappe, diversivi e baci
Coppia: Dioniso/Arianna e Ade/Persefone
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: het, au, Hogwarts!AU
Note: sono poche, lo prometto
  • È il seguito di questa storia. Per permettere ad Ade e Persefone di incontrarsi nonostante il divieto di Demetra di frequentare Serpeverde, Arianna decide di disegnare la mappa di Hogwarts e di incantarla in modo da avere le posizioni di tutti gli abitati del castello (mappa del Malandrino, insomma). Si fa aiutare dalle sue amiche e cioè Era (Grifondoro, settimo anno, incaricata di trovare gli incantesimi) e Afrodite (Serpeverde, settimo anno, incaricata di trovare tutte le informazioni possibili su Hogwarts), mentre lei disegna la mappa e Persefone sta con Ade.
  • Comparse: Mnemosine occupa la cattedra di Trasfigurazione, Melpomene (la musa della tragedia) gestisce la Biblioteca, Aglaia è una delle Grazie.
  • Afrodite e Ade sono entrambi Purosangue, anche Persefone lo è, ma Demetra ha preferito farla comparire poco in società. Arianna è figlia di Maghi ma nel suo albero genealogico compaiono Babbani. Dioniso invece da parte di madre è Babbano (sono indecisa se fare di Semele una Strega o meno, in ogni caso la sua famiglia non lo è) e da parte di padre non si sa.
 
 
 
 
 
 
Approfitta del fatto che oltre a lei nessuno occupa quel tavolo e dalla borsa estrae l'album da disegno che porta sempre con sé e che nell'ultimo mese ha iniziato a riempire di schizzi preparatori. Sono ancora lontane dalla realizzazione della mappa, ma è fiduciosa: entro Natale sarà pronta – deve essere pronta, ha l’impressione che Demetra abbia iniziato a sospettare qualcosa.
Riguarda le ultime bozze, ritoccando la disposizione delle aule e sistemando le proporzioni delle scale. Il lavoro da fare è ancora molto, perché nessuno prima di loro ha mai pensato di mappare Hogwarts e non possono andare in giro a chiedere informazioni come nulla fosse. La segretezza è un elemento fondamentale nel loro progetto, non solo perché è piuttosto sicura che se venissero scoperte rischierebbero l'espulsione, ma anche perché l'idea le è venuta proprio per permettere a Persefone di incontrarsi con Ade senza che Demetra lo venga a sapere – Persefone che in quel preciso momento è proprio con il Serpeverde in questione, mentre la madre pensa sia in Biblioteca con lei.
Inizia a ritoccare anche i cortili, pensando che deve a Dioniso molti dei particolari che in quel mese hanno arricchito la sua mappa: senza il ragazzo molto probabilmente sarebbe anni indietro con il lavoro. Non ha idea di come conosca così tanti passaggi segreti, come d'altronde lui non sa perché all'improvviso le interessino così tanto e nemmeno insiste per sapere; questo è uno degli aspetti di Dioniso che più apprezza, si fida. Quando ha iniziato a porgli domande, lui le ha semplicemente risposto, senza farle notare che la sua scusa non era minimamente credibile. Forse la sua non è solamente fiducia, ha il sospetto che neanche troppo segretamente Dioniso sia felice che lei stia facendo qualsiasi cosa stia facendo; ha scoperto infatti che poche altre cose (ossia del buon Whiskey Incendiario o del pregiato vino elfico) lo mettono di buon umore quanto qualcuno che infrange le regole e fa qualcosa che decisamente non dovrebbe fare.
«Aglaia ha appena ricevuto via Gufo una nuova divisa, direttamente da Parigi, e ora sta discutendo con la professoressa Mnemosine per poterla tenere».
Arianna sobbalza, presa alla sprovvista, e copre con i gomiti gli schizzi del castello, salvo poi riconoscere Afrodite nella splendida ragazza che ha preso posto davanti a lei e rilassarsi.
«Avevamo la testa sulle nuvole, eh?» commenta l'altra, sorridendole.
«Mi sono distratta un secondo».
«Pensavi al tuo ragazzo, non è così?»
«Non è il mio ragazzo» replica con un sospiro «Non ancora almeno».
«Ma come?! Vi frequentate da un mese ormai, siete stati a Hogsmeade insieme, vi ho personalmente visto passeggiare in giardino e ti assicuro che anche da lontano sembrate molto di più che una coppia di amici» commenta Afrodite con stupore e disappunto «Non è che lui si è fatto avanti, ma tu non hai colto...»
«No, niente del genere» ribatte stizzita. Nonostante tutte le attenzioni che Dioniso le ha riservato e le sta riservando, non l'ha ancora baciata e se all'inizio era sollevata di ciò (memore dell'esperienza con Teseo, aveva un po' paura) ora inizia a spazientirsi: è pronta, ha superato le sue incertezze e non capisce perché il ragazzo stia temporeggiando, proprio lui che l'ha cercata con così tanta insistenza.
«Potresti muoverti tu» le suggerisce allora l'amica, ammiccando «È sorprendente, a volte, ciò che si ottiene dopo aver compiuto il primo passo».
Arianna non ne dubita, ma è anche sicura che certe tattiche funzionano proprio perché è Afrodite a metterle in atto e non lei, che con i ragazzi proprio non ci sa fare.
«Ci penserò» risponde comunque.
«Brava. Nel frattempo io ho qualcosa per te» le dice sporgendosi e indicando uno dei tanti punti della mappa che ancora devono essere completati «Qui c'è un corridoio, la fonte è attendibile».
La fonte è, molto probabilmente, Ares; anche lui Serpeverde, anche lui al settimo anno, senza ombra di dubbio il ragazzo preferito dell'amica – che di ragazzi ne ha sempre molti intorno, tutti molto decorativi.
«Grazie» risponde prendendo in mano la piuma «Hai per caso visto Era?».
«L'ho incrociata poco fa, è ancora con Atena».
«Ma non ci sta parlando da -».
«Venti minuti, sì» completa per lei con l'aria di chi davvero non vorrebbe trovarsi nei panni dell'altra «Da quanto ho potuto sentire Atena è un po' restia a fornire le informazioni che ci servono, teme che Era si stia cacciando nei guai o peggio, ma la nostra prode Grifondoro non demorde. È riuscita a depistarla e a farle credere che qualsiasi cosa stia facendo, dietro c'è Zeus».
«Ottimo, speriamo riesca ad ottenere l'incantesimo che ci serve. Se così fosse saremmo davvero a buon punto» risponde Arianna, confidando nelle capacità persuasive (o forse dovrebbe dire coercitive?) dell’amica. In ogni caso, se c’è qualcuno in grado di ragionare con Atena, quella è proprio Era.
«Persefone dov'è?» chiede, sbirciando curiosamente i disegni. La Tassorosso infatti non è l’unica ad averne bisogno; se Afrodite si è unita con entusiasmo al progetto è perché la mappa le tornerebbe davvero utile. Anche per amicizia, certo, ma soprattutto per i ragazzi.
«Con Ade, ma non ho idea di dove si siano nascosti. Demetra crede che sia qui con me, mentre invece sarà da qualche parte in giardino».
«Ade, in giardino» ripete Afrodite alzando un sopracciglio. Conosce il compagno di Casa da prima di Hogwarts e le volte che lo ha visto all’aperto si possono contare sulle dita di una mano: anche da bambino, infatti, gli piaceva stare al coperto e in solitudine, in compagnia solo dei suoi libri e del suo cane.
«Hai ragione, non ha senso. Saranno da qualche parte nei sotterranei» si corregge sorridendo. Ricorda che quando era al primo anno gli studenti più grandi cercavano di spaventare lei e le altre primine raccontando di come Ade fosse un crudele vampiro, tutte storie che circolano ancora e che atterriscono i più piccoli e più ingenui, che si tengono alla larga dal Serpeverde e non osano nemmeno guardarlo negli occhi. In realtà Ade non è un vampiro e non è nemmeno crudele: è solo un ragazzo diligente e silenzioso, molto portato per Aritmanzia e Difesa contro le Arti Oscure, amante della solitudine e della tranquillità dei sotterranei. Non ha avuto molte occasioni per parlargli, ma sembra davvero un Mago per bene, educato e per niente simile a certi suoi coetanei (tutti presi dal Quidditch e dalle sottane), decisamente e fortunatamente diverso dal fratello. Arianna trova divertente sentire i racconti che gli altri studenti inventano su di lui.
«Chi lo avrebbe mai detto, il caro, vecchio, taciturno Ade e la tenera, meno innocente di quanto sembri, Persefone» cinguetta Afrodite accavallando le gambe «Ah, l'amore, che cosa bella!»
«Convincila tu Demetra» ribatte Arianna con un'ombra di preoccupazione nello sguardo «Prima o poi lo verrà a scoprire o Persefone glielo dirà e allora sarà molto meno bello».
«Non preoccupiamoci prima del tempo» replica la Serpeverde «Demetra potrebbe anche stupirci. Mal che vada impedirebbe loro di vedersi, ma di sicuro troverebbero un modo per stare insieme. Fa molto Romeo e Giulietta, sai, quell'opera Babbana. Sarebbe bellissimo, non trovi?»
«Romeo e Giulietta non è finito molto bene, o sbaglio?» ribatte. Il romanticismo dell'amica la lascia sempre più perplessa, ma se ne dimentica presto perché tra uno scaffale e l'altro avvista Dioniso e il suo cuore perde un battito. Ha l'aria di chi ha fatto festa fino al secondo prima: i riccioli neri sono spettinati come al solito, la cravatta è allentata e la divisa è stropicciata. È completamente diverso da Teseo, ma è bellissimo e le sta sorridendo e il suo cuore perde un battito.
Rapidamente fa sparire l'album da disegno nella borsa e si liscia il maglione sotto lo sguardo divertito di Afrodite.
«Ragazze!» le saluta giovale fermandosi con le mani in tasca davanti al tavolo. Arianna lancia un'occhiata alle sue spalle perché teme che la bibliotecaria possa arrivare, ma Dioniso la tranquillizza.
«Melpomene ha lasciato la sua postazione, altrimenti non avrei nemmeno potuto mettere piede qui dentro» afferma e poi aggiunge con un sogghigno «Mi ha bandito dal suo regno».
«Come fai ad essere sicuro che non sia tra qualche scaffale?»
«Perché l'ho vista parlare con la professoressa Demetra sotto la Torre dell’Orologio» replica tranquillamente, le mani in tasca.
«Cosa?» domanda Arianna sbiancando.
«L'ho vista parlare con -»
«Ma non doveva passare il pomeriggio nel suo studio a correggere compiti?» domanda Afrodite con tono allarmato.
«Doveva» conferma lei «Sei sicuro di quello che hai visto?»
«Sicurissimo. C'è qualche problema?»
«Oh tu non immagini nemmeno» replica riempiendo velocemente la propria borsa con i libri di testo che avrebbe dovuto studiare.
«Io vado a cercare Persefone» le dice Afrodite, già in piedi «Tu trattieni la professoressa».
«Trattenere... Demetra...» mormora impallidendo ulteriormente.
«Sì, rallentala. Distraila. Inventati qualcosa» ripete e sparisce tra gli scaffali prima che possa ricordarle che lei non è la persona più indicata per quel compito. Arianna osserva per un secondo il punto in cui prima c'era la sua amica e poi si muove a sua volta.
«Andiamo» dice con decisione – ha promesso a Persefone che le avrebbe fornito tutti gli alibi di cui avrebbe avuto bisogno e così farà.
Dioniso la segue impassibile senza perdere l'aria svagata (deve essere abituato a stranezze ben peggiori), mentre i piedi della ragazza si muovono veloci e sicuri sulle antiche pietre di Hogwarts e la conducono dritta dalla madre della sua migliore amica che è anche professoressa di Erbologia nonché direttrice della Casa dei Tassorosso e una Strega vecchio stampo, fermamente convinta che Salazar e i suoi discendenti siano il male incarnato.
La donna, il corpo florido avvolto in una variopinta tunica ocra e smeraldo, è in fondo al corridoio e Arianna non ha la minima idea di come riuscirà a distrarla. Non appena la vedrà da sola inizierà a farle un sacco di domande ed è certa che non si berrà la scusa del Persefone è andata in bagno. A differenza dell'amica, non è brava a mentire e sfortunatamente Demetra è una donna che fiuta le bugie come un cane da tartufo il tartufo. Afrodite, d'altro canto, se la cava molto meglio, soprattutto se il suo interlocutore è di sesso maschile, ma l'ha vista convincere Elena che seguire Paride era una buona idea; dovrebbe esserci lei al suo posto. È anche vero però che è una Serpeverde e che conosce molto bene i sotterranei, quindi se c'è qualcuno che può avvisare Persefone e farla tornare in superficie in un tempo ragionevole quella è di certo Afrodite.
Resta il fatto però che la professoressa si sta avvicinando e, come se non bastasse, l'ha già notata e nel suo sguardo ha colto una scintilla di sospetto – dov'è mia figlia?
«Arianna!» si sente chiamare e finge di non aver udito, fissando intensamente la punta delle scarpe di vernice.
«Arianna!» il suo nome risuona nuovamente nel corridoio, più vicino, e ora non può fare finta di nulla. Sorride a Demetra. Ancora pochi metri e si sarà immollata sull'altare dell'amicizia. Chiude gli occhi.
In quel preciso momento avverte una mano gentile sulla sua spalla e poco dopo delle labbra posarsi leggere sulle sue.
Il mondo sembra essersi fermato. Demetra non è a due passi da lei. Persefone non è in chissà quale posizione compromettente con Ade. Lei non sta rischiando di far perdere innumerevoli punti alla sua Casa e molto probabilmente anche l'espulsione disegnando la mappa di Hogwarts.
«Arianna» si sente chiamare nuovamente dalla professoressa, ma questa volta non c'è l'urgenza che aveva udito prima nel tono, quanto piuttosto l'incertezza e anche molta sorpresa.
Apre gli occhi incontrando lo sguardo sorridente di Dioniso e per qualche altro secondo esistono solo loro e loro labbra così vicine che potrebbero baciarsi nuovamente. Poi si concentra sulla donna.
«Sì professoressa?»
«Non credi che il corridoio non sia il luogo più appropriato per queste manifestazioni d'affetto? Che la scuola, in generale, lo sia?»
«Ha perfettamente ragione» risponde, pensando esattamente l'opposto, e le viene da ridere perché l'obiettivo che si era prefissata (distrarre Demetra e rallentarla) è stato pienamente raggiunto e ora si trova nei guai: Persefone non è più il primo pensiero della donna, in compenso lo sono i punti che di certo le toglierà. Che toglierà ad entrambi, perché se anche la professoressa di sta rivolgendo solo a lei, nel momento in cui passerà alla punizione non si dimenticherà di Dioniso e ha il sospetto che non ci andrà leggera dato che il ragazzo veste verde-argento.
«Non me lo aspettavo da te, Arianna» le dice infatti «Mi vedo costretta a -».
«Oh, mamma» la interrompe in quel preciso momento Persefone comparendo al fianco dell'amica «Lascia che Arianna si diverta un po', non tormentare anche lei».
Deve aver fatto una corsa per raggiungerli, ma dall'aria tranquilla e ordinata che esibisce sembra il ritratto della studentessa diligente, che studia in Biblioteca e di certo non si apparta con il suo ragazzo Serpeverde di due anni più grande.
L'attenzione di Demetra viene nuovamente dirottata e torna a concentrarsi sul suo bene più grande: l'amata figlia. Le accarezza il capo, controllando velocemente con lo sguardo che stia bene.
«Persefone, tesoro, ma dov'eri? Mi avevi detto che avresti studiato in Biblioteca ma Melpomene mi ha detto che non c'eri».
Mentre Persefone si inventa una scusa e prosegue lungo il corridoio con sua madre, Arianna tira un sospiro di sollievo. Hanno decisamente bisogno di ultimare al più presto la mappa, non riusciranno ad ingannare ancora per molto Demetra che ormai sembra sospettare qualcosa data la frequenza con cui passa a controllare la figlia. Questo le ricorda che Dioniso è ancora lì e l'ha appena baciata davanti ad un insegnante, salvandola e condannandola al tempo stesso: arrossisce e abbassa lo sguardo.
Afrodite le ha consigliato di essere intraprendente, ma lei proprio non sa come si faccia, si sente impacciata e non ha idea di cosa dire.
«Grazie» mormora, sentendosi subito un po’ stupida – chi è che ringrazia per essere stata baciata?
«Non c'è di che» replica lui e dal tono sembra non aver perso il buon umore.
«Ti dispiace se replico?» aggiunge poi e Arianna scuote il capo, trovando il coraggio per guardarlo dritto negli occhi scuri.
Quello che segue è un bacio vero e la cosa più divertente è che, in parte, è merito della madre iperprotettiva della sua migliore amica. Arianna prende nota di ringraziare Persefone, più tardi, e mentre sente le mani di Dioniso posarsi sui suoi fianchi considera che è davvero il caso di ultimare la mappa, servirà anche a lei.

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Capitolo 5
*** Delusioni d'amore e tequila ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Delusioni d'amore e tequila
Coppia: Dioniso/Arianna
Rating: verde
Genere: generale, commedia
Avvertimenti: au, modern au, flashfic (711w) 
Prompt
Dioniso/Arianna modern!au, "Ti ha detto che dovrebbe essere ubriaco per venire a letto con te?" - http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=16041>darkrin
Note: e rieccomi!
  • scritta per il Drabble SunDay indetto dal gruppo fb We are out for prompt - ma è evidente che io non sono più in grado di restare sulle cento parole
  • secondo una versione del mito Dioniso chiede ad Artemide di uccidere Arianna (wtf) quindi boh, volevo farli incontrare diversamente e far passare Dioniso per uno stronzo (almeno temporaneamente).




«Ti ha detto che dovrebbe essere ubriaco per venire a letto con te?» domanda con stupore Persefone, posando sulla scrivania il vassoio con la merenda.
Arianna annuisce con la testa nascosta tra i cuscini e continua a singhiozzare.
«Questo è veramente maleducato da parte sua» commenta l'amica, appoggiando con gentilezza una mano sulla sua schiena «Però adesso vieni a bere un po' di tè, ho fatto i biscotti» e continua dicendole quanto Dioniso sia stato stupido e cosa si stia perdendo perché lei è una persona meravigliosa.
Si lascia cullare dalle parole di Persefone e quasi se ne convince. Quasi ci crede di essere veramente una ragazza intelligente e simpatica, ma la verità è che non si sente più così da molto tempo (da quando Teseo l'ha lasciata per sua sorella) e forse, considera, non lo è mai stata. Deve essere così, altrimenti non si spiega come mai i ragazzi scappino da lei.
La verità è che non è mai stata intelligente né simpatica né tantomeno bella e al solo pensiero riprende a piangere. Al suo fianco Persefone continua ad accarezzarle la schiena e a parlare (non con lei questa volta, sembra al telefono, ma non ci fa molto caso).
Quando all'improvviso qualcuno le strappa i cuscini in cui ha seppellito il volto, potrebbero essere passati pochi pochi secondo o forse giorni: non ne ha idea e non se ne preoccupa.
«Avanti» le dice Afrodite, bellissima come sempre e questo un po' la deprime «Alzati».
Accanto a lei c'è Era, con i cuscini in mano; sta borbottando qualcosa come "l'ho sempre detto che era un buono a nulla".
Arianna non vuole abbandonare il letto di Persefone, ma le sue amiche non le lasciano altra scelta per cui le asseconda e si ritrova con una tazza di tè in mano.
«È solo un ragazzo» aggiunge Afrodite «Vanno e vengono, non vale la pena piangere per loro. A meno che non si tratti di Leonardo Di Caprio ovvio, ma qui stiamo parlando di gentaglia come Teseo e Dioniso. Voglio dire, Teseo e Dioniso. Non si meritano nemmeno un sospiro».
Annuisce; Afrodite sa sempre essere molto convincente e inizia a chiedersi come abbia potuto perdere così facilmente le redini della propria vita. Una volta non era così.
«E ora il rimedio universale ad ogni delusione» continua la ragazza.
«Il gelato?» domanda timidamente e Era sorride aprendo la borsa.
«Tequila» la corregge Afrodite.

Il mattino seguente, verso mezzogiorno, qualcuno suona al campanello. Afrodite si copre la testa con un cuscino, mentre Persefone continua a dormire serenamente.
Era fa per alzarsi, ma Arianna la ferma – tanto deve andare in bagno.
Sbadigliando raggiunge l'ingresso e senza controllare dallo spioncino apre la porta.
Davanti lei c'è Dioniso e dalle occhiate che ha deve essersi svegliato da poco.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, le porge una bottiglia di vino e siccome è ancora intontita la accetta.
«In segno di scuse» le spiega cercando di riordinare i propri pensieri e Arianna si sente vicina a lui in quell'impresa «Ieri mi sono comportato veramente male. Di solito non mi comporto così. Cioè, sono spesso ubriaco, ma non sono uno stronzo. Te lo giuro. Però ieri ero incazzato per conto mio e poi uno che conosco mi aveva dato della roba che non era per niente buona e sì, insomma, ho fatto un casino. Non ricordo nemmeno cosa ti ho detto, ma mi hanno riferito che ti ho fatta scappare in lacrime e beh, mi dispiace».
Fatica a tenere gli occhi aperti e ci mette un po' per afferrare ciò che il ragazzo le ha appena detto, però alla fine le sue parole assumono un senso e oh.
Per un'altra manciata di secondi rimane in piedi davanti a lui, in mutande e canottiera, poi risponde.
«Sì, sei stato uno stronzo e ora devo andare in bagno. Però grazie».

Sono quasi le quattro quando si risveglia e ha ancora un gran mal di testa – mai più tequila, prende nota.
«Perché c'è una bottiglia di vino in bagno?» chiede Persefone.
Afrodite ed Era scuotono il capo e gli sguardi di tutte si rivolgono verso di lei.
«Una bottiglia dici?»
Arianna non ne ha idea e sta per dirlo quando i ricordi di quella mattina le tornano in mente e oh merda.

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Capitolo 6
*** Ubriacandola di felicità ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Ubriacandola di felicità
Coppia: Dioniso/Arianna
Rating: verde
Genere: generale, sentimentale
Avvertimenti: modern au, fluff
Prompt: Mitologia greca. Dioniso/Arianna. Dioniso cura ogni ferita lasciata nel suo animo da Teseo, ubriacandola di felicità (c) Harlequin Valentine/theuncommonreader
Note: scritta per l'iniziativa di San Valentino del gruppo fb We are out for prompt. 




 
Apollo conosce Dioniso da molti anni. Lo ha visto ubriaco, arrabbiato (e ha ancora gli incubi), fatto. Sono amici, compagni di risate e bevute, occasionalmente anche di letto. Con Dioniso scherza e parla di arte, di solito quando è sobrio ma a volte anche quando è brillo.
Lo conosce da molto tempo ormai, quanto basta per aver imparato a non tenere il conto delle persone che passano per il suo letto e a dimenticare i loro nomi nell'arco di una serata o di un fine settimana. Quanto basta per capire subito che quella volta non è come tutte le altre.

Perché Dioniso è gentile, fa amicizia velocemente e ogni tanto si porta a casa dei randagi, ma la ragazza che quella sera singhiozza sul suo divano coprendosi il viso non ha proprio l'aria di un randagio. Non dei solito almeno.
«Quella dove l'hai trovata?»
«Il fidanzato l'ha appena lasciata».
«E quindi?»
«E quindi sii gentile. Dovresti capirla meglio di me con tutte le volte che sei stato mollato».
«Ehi! Io non sono –»
«Sì sì, come ti pare, ci vediamo domani».

Perché domani Arianna (è questo il nome) è ancora lì. E anche dopodomani e dopodomani ancora. Passa una settimana e Arianna è ancora lì e ha sempre gli occhi arrossati e il moccio al naso, ma singhiozza meno. È in ripresa, forse.
«Beh, che ha adesso? Perché piange di nuovo?»
«Teseo (l'idiota che l'ha lasciata) si è messo con la sorella».
«Oh».
«Già».

Perché passano i mesi e Arianna non è più da Dioniso, ma continua a girargli attorno. E lui, beh lui sembra non essere in grado di lasciarla andare. Perché lo ha visto infatuarsi milioni di volte, affezionarsi a qualcuno quattro – a Sileno, a Menade, a Demetra (che è una gran rompiscatole e proprio non capisce come possa sopportarla, forse gli ricorda la madre) e a lui ovviamente – e innamorarsi solo una ed è un'esperienza piuttosto divertente.

Perché un giorno è andato a trovarlo e ci ha trovato Arianna che non piange più da molto, veramente molto tempo. Così tanto che ha dimenticato come si fa.
E Arianna che non piange è molto carina, quasi bella.
Arianna che non piange ha una risata stupenda ed è simpatica, ha il senso dell'umorismo.
Arianna che non piange è intelligente e sa anche fare sciarpe caldissime.

E quando arriva l'invito al matrimonio non è poi così stupito. Certo, Dioniso che si sposa è l'ultima cosa su cui avrebbe mai scommesso, ma in fondo c'era da aspettarsi che sarebbe finita con qualcosa del genere.
«Adesso però mi spieghi come ha fatto a conquistarti».
Arianna ride, le gote arrossate per il vino e la tiara che brilla tra i suoi capelli biondi ma che non è neanche lontanamente luminosa quanto il suo sguardo.
«Mi ha ubriacata di felicità».

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Capitolo 7
*** A casa con i suoi ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: A casa con i suoi
Coppia: Dioniso/Arianna
Rating: verde
Genere: generale, sentimentale
Avvertimenti: modern au, fluff
Prompt: 
Mitologia greca. Modern!Au. Dioniso\Arianna. "A casa con i suoi." (c) Harlequin Valentine/theuncommonreader
Note: scritta per l'ultima iniziativa del gruppo fb We are out for prompt. 




«Stai benissimo» le dice e la raggiunge davanti allo specchio da cui non sembra intenzionata ad allontanarsi.
Arianna si appoggia al suo petto, rilassandosi appena, ma la giovane donna riflessa ha ancora l'espressione preoccupata.
«È solo una cena».
«Con i tuoi genitori».
«Li conosci già» le ricorda, accarezzandole le braccia scoperte e chinandosi sul suo collo per un bacio leggero.
«E mio padre ti adora. Trova che hai un bel sedere» aggiunge «Perché non ha visto le tette».
Arianna arrossisce e prova a dargli uno scappellotto, ma le labbra di Dioniso hanno iniziato a prestare un'attenzione maggiore alla pelle del suo collo. Finisce quindi per far affondare la mano nella massa di riccioli scuri.
Mentre l'uomo propone di dimenticarsi della cena con i suoi genitori, il campanello suona.

«Dovremmo essere di là con i tuoi» gli fa notare, ma non si sposta. Le mani di Dioniso sui suoi fianchi sono l'unica cosa davvero importante in quel momento. Non la presenza di Zeus ed Era nell'altra stanza e nemmeno il fatto che ci stanno mettendo troppo tempo a controllare l'arrosto. Solo le mani del suo fidanzato e i suoi occhi luminosi e la sua bocca carnosa così vicina alla propria.
«Si chiederanno dove siamo finiti» continua, portando le braccia attorno al collo di Dioniso e intrecciando le dita alla base del suo capo.
«Mio padre lo avrà anche intuito» replica l'uomo «Non sto facendo nulla che lui non farebbe. Si potrebbe proprio dire che lo sto rendendo orgoglioso».
Per dispetto, perché la mette sempre a disagio sentir parlare di Zeus così, gli tira un ricciolo sulla nuca.
«Era penserà male».
«Era pensa sempre male» la corregge ad un soffio dalle sue labbra e lei non sa proprio cosa stia aspettando a baciarla.
In quell'istante Dioniso annulla finalmente le distanze e il forno, utilizzato per la prima volta quella sera, decide di suonare.
L'arrosto è pronto e il sospiro di Arianna diventa un grugnito di disappunto.

Gli ospiti se ne sono andati e casa la è finalmente a loro completa disposizione.
Ci sono la cucina da sistemare e un sacco di piatti, pentole e posate da pulire. Per non parlare della sveglia che suonerà puntuale da lì a meno di sei ore.
Ma aver avuto Zeus ed Era per casa li ha trasformati in due adolescenti che non riescono a tenere le mani a posto.
Sorridono, complici, e finalmente riescono a baciarsi. È un sollievo. Sanno entrambi di vino e timo e dei lamponi che hanno presentato come dolce insieme al gelato — se Era si aspettava un dessert più raffinato è stata molto brava a non rivelarlo.
Arretrano fino al divano e lì si lasciano cadere, in un groviglio di braccia e gambe e vestiti che non vengono via.
Il secondo dopo stanno entrambi dormendo.

«Com'è andata?» le chiede Persefone la mattina seguente al lavoro.
Arianna per tutta risposta sbadiglia e biascica «Bene» mentre si trascina, dolorante, verso la macchinetta del caffè.

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Capitolo 8
*** La vera storia del loro primo incontro ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: la vera storia del loro primo incontro
Coppia: Dioniso/Arianna
Rating: verde
Avvertimenti: college au
Prompt: Dioniso/Arianna, fluff: all’inizio, quell’ubriacone non le stava granchè simpatico. La vera storia del loro primo incontro!
Note: storia scritta per il drabble flash del 12 agosto indetto dal gruppo fb We are out for prompt.




Pioveva anche quella sera. La sera in cui tutto è finito e tutto è iniziato. All'epoca non lo sapeva ancora, ovviamente. Che si stava aprendo un nuovo e glorioso capitolo della sua vita. All'epoca credeva che quella sera fosse semplicemente la fine.
Teseo l'aveva appena lasciata. La coda per entrare al Nasso era stata infinita e per cosa? Le canzoni, quella sera, erano terribili. Chiunque fosse il dj, beh, aveva un pessimo gusto in fatto di musica. Pioveva e lei non aveva l'ombrello. Teseo l'aveva appena lasciata. Uno dei tacchi aveva pestato una gomma da masticare che qualche buzzurro non aveva gettato nel cestino. Quando finalmente aveva deciso di andarsene, che tanto non si stata divertendo nemmeno per sbaglio, ecco che un tipo le aveva vomitato addosso.
«Sei silenziosa. A cosa stai pensando?» chiede Dioniso alle sue spalle. Dal tono si capisce che è ancora concentrato sul videogame.
«Al nostro primo incontro» replica lei senza spostare lo sguardo dalla finestra contro cui picchietta la pioggia. Poi si volta di tre quarti e squadra il ragazzo seduto in divano e intento a superare un livello del gioco. I capelli sono spettinati, probabilmente quella mattina non se li è nemmeno spazzolati. La maglietta è sgualcita ed è piuttosto sicura di averla messa nel cesto delle cose da portare in lavanderia alcuni giorni prima. Ai suoi piedi ci sono due lattine di birra vuote.
«Sai» continua dopo aver bevuto un sorso di tè dalla tazza che tiene in mano «All'inizio non mi piacevi granché».
«Nemmeno tu. Avevi sempre la faccia gonfia, gli occhi arrossati ed eri di un'acidità corrosiva» replica lui senza staccare gli occhi dallo schermo, le dita che eseguono diverse combo con la naturalezza di chi ha passato ore se non giorni a ripeterle.
«Teseo mi aveva appena lasciata!» si giustifica.
«Per non parlare del fatto che mi hai perseguitato per quel vestito per due intere settimane».
«Mi avevi vomitato addosso! E non ti eri nemmeno scusato!» replica oltraggiata «Era un regalo di Teseo».
«Lo so. Era bruttissimo».
Ripensa all'abito dalla fantasia improbabile e dai colori ancora peggiori. Dioniso aveva detto che non aveva fatto apposta a vomitarle addosso, ma che avrebbe dovuto ringraziarlo perché l'aveva salvata da quello chiunque con un minimo di gusto avrebbe riconosciuto come il vestito più brutto nella storia dei vestiti brutti. All'epoca si era arrabbiata. Moltissimo.
«Davvero inguardabile» conferma con un sorriso che si trasforma in una risata.
Fuori continua a piovere. La tazza è quasi vuota. Dalle casse continua a provenire il rumore di un combattimento particolarmente sanguinolento.
Non sa nemmeno perché sta ridendo, ma è bello e non è l'unica a farlo. Dioniso ora sta ridendo con lei.
All'inizio quell'ubriacone non le stava granché simpatico. Sempre con dell'alcol in mano (o in mente). Sempre intento a fare festa. Il numero di ragazzi e ragazze che erano passati per il suo letto, a volte anche nello stesso momento, non era un incentivo. Sembrava che non prendesse nulla seriamente nella vita.
All'inizio nemmeno lui impazziva per lei. Nelle settimane successive alla rottura con Teseo, deve ammettere, non ha mostrato il suo lato migliore alle persone che per un motivo o per l'altro si sono trovate ad interagire con lei. Con Dioniso, in particolar modo, è riuscita ad essere davvero detestabile.
Ma poi non così tanto, visto che ora le labbra del ragazzo sono sulle sue. E anche lui, alla fine non si è rivelato poi così male dato che ci convive da quasi un anno ormai e che stanno insieme da due.
L'inizio non è stato dei migliori, ma Arianna ha scoperto che è come continua ciò che conta. Quindi smette di pensare a quella piovosa sera di metà febbraio e inclina il capo per approfondire il bacio.



 

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Capitolo 9
*** Riflessioni di un demone invocato per sbaglio ***


Prompt: http://kuma-cla.livejournal.com/19113.html?thread=96169#t96169>Dioniso/Arianna, Undress - littledarkrin
Avvertimenti: urban fantasy au
Note: era da un po' che volevo scrivere di Arianna che per sbaglio evoca un demone.



In secoli e secoli di esistenza, Dioniso ha avuto a che fare con un gran numero di umani e altrettante creature magiche. Si considera un demone di mondo, al passo con i tempi, uno che ama la compagnia e che sa intrattenere (non come Ade che se ne sta sempre per conto suo e non partecipa mai alle feste). Di cose ne ha viste e sperimentate e più spesso di quanto gli piaccia ammettere gli è capitato di essere stato evocato per sbaglio da umani che non sapevano quello che stavano facendo. Mai da una strega, però. Le streghe sanno sempre quello che fanno e quali demoni stanno chiamando al loro cospetto. Ecate, ad esempio, non manca mai di fargli trovare del buon vino ogni volta che ha bisogno di lui, ogni tanto anche degli umani con cui divertirsi. Anche se deve ammettere che Ecate è al di sopra di qualsiasi altra strega. È in circolazione da quando lui era ancora un umano e quindi da molto. Si può dire che sia stata Ecate a comporre l'incantesimo per le evocazioni. Essere convocato da lei è un po' come essere chiamato da una vecchia amica che sa quello che ti piace.
Comunque, in secoli di esperienza, non gli è mai capitato di essere stato evocato per sbaglio da una strega. Questo fino a quando Arianna non lo ha fatto.
In un primo momento è stato tentato di mangiarsela. Strega o non strega, era stato un incidente. Così aveva detto, un incidente. Il ragazzo l'aveva mollata e tra un pianto e l'altro lui si era ritrovato nel salotto di Arianna, brutalmente strappato dal festino a cui stava partecipando per assistere ai piagnistei di quella femmina idiota. Non il giorno più memorabile per entrambi.
Se non l'ha mangiata è solo perché piangeva troppo e qualche lacrima va bene, qualche lacrima ci sta ed è divertente, ma per come era presa la donna era troppo perfino per lui.
Col senno di poi è felice di questa scelta e ancora di più di essere restato.
Arianna alla fine non è così male. Innanzi tutto non è una principiante che ha trovato un libro di incantesimi ad un mercatino dell'usato, ma è una strega di alto lignaggio. La magia scorre nella sua famiglia da generazioni. Sua madre è Pasifae, sua cugina Medea, sua zia Circe. Tutte streghe sopraffine, abili incantatrici e crudeli nemiche. Medea soprattutto. Ha seguito con interesse la sua vicenda, ha sempre avuto un debole per la vendetta. 
C'è poi da dire che è simpatica, ha il senso dell'umorismo ed è strana in modo quasi tenero. È anche un po' ingenua, considerando che si è fatta fregare da quel Teseo che, da come glielo ha descritto, sembra avere un'insegna luminosa addosso con su scritto "cacciatore di demoni, streghe e altre bestie" – solo che lei non l'ha vista questa insegna e si è ritrovata con un fratello in meno e una madre incazzata in più.
Nel complesso, esclusa l'evocazione accidentale, Arianna è una giovane strega in gamba e spontanea che sta cercando di farsi un nome contando sulle proprie capacità. Un po' come ha fatto lui.
Infine, ma non per questo meno importante, è bella. L'aspetto esteriore non è l'unica cosa che guarda, uno dei suoi più cari amici è brutto come la morte, ma anche gli occhi vogliono la loro parte e Arianna è ben proporzionata – complimenti a Pasifae e a Minosse. Quando gliel'ha detto, perché certe cose lui le dice in faccia alla gente, lei ha riso e poi lo ha ringraziato.
«Spero che tu non abbia consumato tutta l'acqua calda» avverte l'oggetto delle sue riflessioni riportando alla realtà. È quasi mattino e dall'altra parte della finestra la città approfitta degli ultimi minuti di buio per concludere i propri loschi affari.
«Mi serve una doccia» continua entrando nel suo campo visivo e imprecando poi a mezza voce qualcosa contro i sabba e (questo lo coglie chiaramente)quelle cretine che impongono il dress code.
È sporca di sangue dalla testa ai piedi e anche se ha cercato di darsi una ripulita, tracce notevoli sono rimaste sul volto e sui capelli. Gli abiti sono da buttare.
Arianna inizia allora a spogliarsi incurante della sua presenza nella stanza e lui certo non distoglie lo sguardo né le lascia la privacy che un momento del genere richiede. Non c'è nulla di sensuale nello spettacolo che si presenta ai suoi occhi, ma non per questo è meno gradito.
«Spero ti piaccia la vista» commenta la donna restando infine nuda davanti al demone. A tradire un leggero imbarazzo è un velo di rossore sulle guance sporche.
«Assolutamente» risponde leccandosi le labbra.
Arianna sorride. Denti bianchi e sangue secco. È bellissima.
«Ne sono felice» ribatte, superandolo per raggiungere il bagno.
Dioniso, che sa sempre dov'è la festa, la segue.

 

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Capitolo 10
*** 12 Days of Christmas ***




prompt: Arianna/Dioniso, modern!AU (sì poteri divini), angst, fluff, lime: mentre la neve cade, Arianna è inseguita da dei tipacci. Ad un tratto, un fascio di luce li stende e davanti alla giovane compare un ragazzo dall'aspetto rassicurante e un grazioso sorriso, che subito la conquista...


Non sente altro che il battito frenetico del proprio cuore e la supplica disperata dei propri polmoni. Fermati, fermati, fermati. Ogni falcata è una sofferenza, ma continua. Con disperazione. Senza mai voltarsi indietro.
L’unica cosa che conta è mettere quanta più distanza tra se stessa e i suoi inseguitori – emissari di suo padre.
Quando si è resa conto di essere stata trovata, di nuovo, ha iniziato a correre senza pensare ad altro e questo, considera ora con angoscia, potrebbe rivelarsi un errore fatale. Non ha idea, infatti, di dove si trovi né di dove stia andando: non conosce la città. È così lontana da casa, così lontana. Senza un soldo, senza un amico, con la fame di giorni a rallentarla sempre di più.
Dopo una brusca e improvvisa svolta a sinistra, la supplica del proprio corpo stremato viene infine ascoltata. Si ferma, davanti a lei c’è un muro. Ha imboccato un vicolo chiuso. È solo allora che si accorge di tre cose: ha perso il cappello, sta piangendo e in un momento imprecisato della sua sconclusionata fuga ha iniziato a nevicare.
Sta solamente fioccando, in realtà, ma non ha mai visto la neve, se non da lontano. Non l’ha mai sentita su di sé. Assomiglia molto alla pioggia, considera. Sulla punta delle sue dita, sul tessuto del suo spolverino beige è solo acqua.
Il rumore di passi in avvicinamento la riscuote bruscamente e le ricorda che si trova in trappola. Si guarda attorno alla ricerca di un posto in cui nascondersi, ma è troppo tardi. 
Alle sue spalle «Eccola!» risuona come una sentenza di morte e la sua fuga termina in un vicolo. Chissà che ordine ha dato suo padre: ucciderla o riportarla a casa? Sinceramente, non sa cosa sia peggio. Forse la seconda, si decisamente la seconda. È arrivata troppo lontano per tornare indietro e allo stesso tempo ha visto così poco, ha vissuto così poco. Che cosa non darebbe per un assaggio in più di quella libertà che non è sempre bella, non è sempre indolore ma è vera. 
Il lampo di luce che improvvisamente investe il vicolo è completamente inaspettato e nonostante la curiosità, esista prima di voltarsi. Non ha idea di cosa sia successo o del perché e ha più paura di prima.
Quando alla fine lo fa, non c’è traccia dei suoi inseguitori e davanti a lei invece c’è un ragazzo. O un uomo. Non riesce a dirlo con esattezza: sembra avere la sua stessa età e allo stesso tempo sembra molto più grande.
Forse è lo sguardo (diretto e penetrante, lo sguardo di un predatore, lo sguardo di chi ha visto molte cose e conosce molte cose), forse è l’aureola di riccioli scuri (spettinati, più di un ciuffo ribelle sulla fronte), forse è il contrasto tra le labbra rosse e la pelle chiara. Arianna non sa cosa sia, ma non riesce a smettere di guardarlo, di studiarlo, di trovarlo affascinante.
«Chi sei?» domanda, cercando di mantenere un tono di voce fermo nonostante la fatica e la paura, di trasmettere controllo e autorità nonostante immagina che il suo aspetto sia alquanto misero. 
«Dioniso» si sente rispondere e nemmeno per un istante dubita dell’identità che le è stata rivelata.
«Dioniso» ripete lentamente, prendendo tempo mentre cerca di capire quale sarà la prossima mossa «Mi farai del male?»
«Chi lo sa, chi lo sa» replica lui con leggerezza «Forse sì, forse no».
Arianna è consapevole più di mai di essere effimera e fragile, giusto un pugno di ossa friabili e organi delicati. Dioniso potrebbe schiacciarla con la stessa facilità con cui spreme un acino d’uva per fare il suo vino.
Invece di supplicare o piangere, però, sorride. Forse è impazzita, forse la fame, la stanchezza e tutto ciò che ha passato si stanno facendo sentire, forse sta avendo una crisi di nervi. O forse non è mai stata meglio. Arianna sorride e le labbra rosse di Dioniso si increspano come fossero uno specchio.
Ha chiesto un altro assaggio di libertà, un altro sorso di vita – 
«Andiamo?»
– e gli dei hanno ascoltato la sua richiesta.
Annuisce.


 
*



prompt: Arianna/Dioniso, slice of life, fluff: non è Natale senza un rametto di vischio e questo Arianna lo sa bene... ma Dioniso?!
note: Enea accede all’Ade grazie ad un ramo d’oro che si ritiene essere un ramo di vischio. Qua e là ci sono headcanon, tipo l'amicizia tra Dioniso e Demetra.



È dicembre e dall’altro lato del telefono Demetra si è nuovamente persa in una delle sue filippiche contro Ade e l’ingiusta prigionia di Persefone. Dopo tutto quel tempo non le è ancora passata.
Dioniso, appoggiato alla testiera del grande letto, non prova nemmeno a trattenere uno sbadiglio. Vuole bene alla dea, ma ha sentito quel discorso così tante volte che potrebbe quasi recitarlo al suo posto – e probabilmente durante qualche baccanale lo ha fatto.
Sarebbe ora di accettare la realtà dei fatti, ma si guarda bene dal suggerirglielo: l’ultima volta che hanno provato a farla ragionare, beh, non è andata bene e l’Irlanda ne ha ingiustamente pagato le conseguenze. Così la lascia parlare. Tanto comunque non ha grandi piani per quella mattina o quel pomeriggio, qualsiasi parte della giornata sia.
Si deve ricredere, però, quando nota Arianna appoggiata allo stipite della porta. Ha i capelli raccolti in una spessa treccia e i piedi scalzi, le unghie dipinte di un nero lucido e brillante. Il nodo che chiude la corta vestaglia di raso è morbido e la scollatura profonda, sotto non ha nulla.
«…la mia bambina, la mia bambina nelle mani di quel disgraziato…» prosegue imperterrita la dea, ma Dioniso ora non ha attenzione che per la sua sposa.
«Demetra» la interrompe «Ti devo lasciare».
«Come ha potuto – eh? Cosa?»
«Ciao Demetra» ribatte, chiudendo la chiamata e abbandonando il telefono (ingegnosa invenzione umana, veramente) tra le lenzuola leopardate.
«Interrompo qualcosa?» domanda Arianna, un sorriso leggero sulle labbra e le mani dietro la schiena, mentre avanza nella stanza fino a sfiorare con le gambe il bordo del letto.
«Nulla che non sia già stato detto e ridetto negli ultimi secoli» risponde, sporgendosi verso di lei. La sonnolenza che lo aveva preso durante la telefonata con la madre di Persefone lo ha completamente abbandonato, sostituita dalla curiosità e dall’interesse.
Le posa una mano su una guancia e un bacio sull’altra. Con il tempo ha preso il suo odore, quello delle vigne in autunno, ma riesce ancora ad avvertire il sentore della spiaggia di Nasso, salsedine e fiori selvatici. E poi una flebile traccia, quasi un ricordo, degli oli di Creta.
Mentre le labbra di Arianna si posano sulle sue, sente qualcosa sfioragli il capo e con la coda dell’occhio nota che la donna tiene in mano un ramoscello.
«Vischio?» domanda senza capire «Stiamo andando a trovare Ade e Persefone?»
La risata che segue è bassa, quasi sommessa, dura solo una manciata di secondi, ma ha un suono così bello che è tentato di farle il solletico per non farla smettere.
«No» risponde «Anche se potremmo» e continua «Per i celti – ricordi i celti? – è di buon auspicio baciarsi sotto il vischio».
Al momento non ricorda bene quali sono (erano?) i celti, ma è sicuro che Arianna non avrà problemi a rinfrescargli la memoria. Dopo.
Prima si seguono le tradizioni.

 
*


prompt: Mitologia, Dioniso/Arianna, Modern!AU, Nel bel mezzo del pranzo di Natale con tutta la famiglia dell'Olimpo, a Dioniso viene la brillante idea di spiaccicare sulla faccia di Arianna una torta.
note: oltre ad essere una modern au è anche una mortal au. Anche Persefone e Ade litigano perché qualcuno (Demetra) ha ricordato a Persefone la storia di suo marito con Menta.


Lo sguardo di Arianna, dall'altro lato del tavolo, è inequivocabile e cristallino. Per sicurezza però gli manda anche un messaggio.
Fai qualcosa. Ora. Subito.
Ma cosa? Tutti i Natali è la stessa storia, non importa quanto Atena cerchi di mediare e Estia si ingegni con la disposizione dei posti: alla fine Zeus dice sempre qualcosa che farebbe meglio a non dire e Era non aspetta mai altro, Demetra riparte alla carica con la storia del matrimonio di Persefone e in men che non si dica stanno tutti litigando con tutti. Quell'anno sono durati fino alla fine della prima portata e ora che sono al dolce la situazione è definitivamente sfuggita di mano.
Probabilmente tra poco i vicini chiameranno la polizia per disturbo della quiete pubblica.
Mentre invia, sente qualcuno fare il suo nome. Più volte. Decide di ignorare la voce e di bersi un bicchiere di vino – «Ecco, sì, bravo bevi, tanto non sai fare altro».
Ad Arianna non piace la risposta che compare sul suo schermo né il tono con cui Apollo gli si è rivolto prima di tornare a litigare con Ermes per una storia vecchia di anni.
È la tua famiglia scrive Vedi di darti una mossa.
Prima che Era e Demetra accoltellino tuo padre, prima che Artemide e Afrodite arrivino alle mani, prima che Poseidone rompa il tavolo a suon di pugni, prima che Persefone chieda il divorzio: il messaggio non lo dice, ma Dioniso coglie il sotto inteso.
Sospira e si riempie il bicchiere, per pensare meglio. Il vino è squisito (ma d'altronde proviene dalle sue cantine) ed è un peccato non poterlo gustare come si deve.
Estia e Ebe nel frattempo provano a far ragionare Ares, senza successo, ed Era si dimostra in grado di litigare contemporaneamente con Zeus e con Eracle e di aver anche il tempo per redarguire Efesto.
Mentre beve l'ultimo sorso nel bicchiere, lo sguardo gli cade sulla fetta di torta appena iniziata e un'idea prende forma nella sua mente.
Beh, gli dice Arianna con lo sguardo e Dioniso le sorride. In occasione del pranzo di Natale ha raccolto i capelli in una morbida acconciatura che le lascia la fronte scoperta e si è truccata con più attenzione del solito. È molto bella. È sempre molto bella.
«Togli la collana» la avverta e lei, con aria perplessa, lo asseconda.
Non appena il collo di sua moglie è libero, Dioniso prende in mano la torta, si sporge sul tavolo e gliela spiaccica sulla faccia. Alcuni pezzi finiscono sulla scollatura del vestito, altri macchiano la tovaglia. Il suo gesto è stato così inaspettato e rapido che la donna non ha avuto tempo di reagire.
All'improvviso sulla tavolata cala il silenzio e gli sguardi di tutti sono prima su Arianna e poi su di lui.
Ecco fatto, pensa, rimettendosi a sedere. Non fa in tempo, però, a sistemarsi che scoppia il putiferio e pezzi di torta iniziano a volare da tutte le parti.

«Ci ho provato» si giustifica quando è tutto finito. Una mano è sul fianco di Arianna, seduta sulle sue gambe, e una mano regge la bottiglia di vino che è riuscito a salvare.
La donna gli allaccia le braccia attorno al collo e annuisce. Crema e glassa le sporcano ancora l'attaccatura dei capelli e il naso.
«E ci sei quasi riuscito» replica lei «Sono piuttosto sicura di aver sentito ridere i tuoi fratelli».
«Lo sai vero che l'anno prossimo Era mi rinfaccerà di averle distrutto la casa?»
Arianna annuisce e gli depone un bacio leggero sulle labbra, una scusa per leccare lo sbafo di cioccolato lasciato da una delle torte.

«Infatti l'anno prossimo andremo da qualche altra parte».

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