Merii Kurisumasu

di Blueorchid31
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Passato ***
Capitolo 3: *** 2. Presente ***
Capitolo 4: *** 3.Futuro ***
Capitolo 5: *** 4. Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve lettori!

So di avere altre fan in corso e prometto di aggiornarle il prima possibile, ma l'aria del Natale mi ha contagiata, quindi non ho resistito dal pubblicare questa mini long che è un rifacimento di una storia natalizia che io ho sempre adorato. Saranno due, massimo tre capitoli e ne pubblicherò uno al giorno più o meno, comunque terminerò prima del ventiquattro. E' il mio regalo per Voi che con le vostre recensioni e la vostra presenza mi avete sempre sostenuta e emozionata.

Buon Natale!

Anzi...




Merii Kurisumasu


1.







Perché l'Hokage ci ha convocati?”


Quella era la domanda che tutti i presenti si stavano ponendo e che nessuno aveva il coraggio di proferire per non sembrare stupido agli occhi degli altri.


Quella mattina tutti i ninja di Konoha, compreso Gai e la sua sprintosa sedia a rotelle, avevano ricevuto la visita di due anbu con il compito di convocarli ufficialmente per una riunione improvvisa e di vitale importanza presso il palazzo dell'Hokage.

La richiesta era sembrata alquanto assurda, visto il periodo di pace che il mondo ninja stava vivendo. I jonin della vecchia guardia, ormai, si dedicavano a faccende che non avevano più niente a che fare con organizzazioni criminali o pazzi furiosi che volevano distruggere il mondo, e l'idea di un nuovo pericoloso nemico aveva fatto rabbrividire molti, ma non tutti.

L'unico che sembrava vagamente lieto che un nuovo pericolo si stesse per abbattere sulla noiosissima Konoha era Sasuke Uchiha.

Dopo il suo definitivo ritorno al Paese della Foglia, post viaggio di espiazione di tutti i suoi peccati, la sua vita era diventata monotona e piatta. La sua giornata tipo iniziava in tarda mattinata con un leggero allenamento nel giardino della sua casa, quella casa, che aveva ristrutturato con una parte dei soldi dell'eredità Uchiha che Kakashi gli aveva gentilmente restituito dopo aver messo in galera i due complici di Danzo, gettando la chiave. La casa era andata semi distrutta durante l'attacco di Pain e così gran parte del quartiere, ma non si era premurato di ristrutturare anche le altre case, casomai a qualcuno fosse venuta la brillante idea di andargli ad abitare vicino.

Nonostante fossero passati degli anni, lui continuava ad amare la solitudine e si era volontariamente ghettizzato in quel quartiere fantasma per "vivere tranquillo" – aveva detto. Il resto della giornata lo passava nel suo orto privato a coltivare i suoi amati pomodori, a leggere qualche rotolo contenente qualche arte ninja sconosciuta e pericolosa e... a evitare Sakura.

Già, Sakura.

Il motivo per il quale la evitasse non gli era del tutto chiaro, sapeva solo che ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, anche per sbaglio, l'istinto di darsela a gambe predominava su ogni altro tipo di sensazione. Nonostante avesse capito ed espiato le sue colpe, il "come" non era stato dato di saperlo, continuava a credere che il suo istinto fosse infallibile e pertanto... se la dava a gambe, senza troppe spiegazioni – lui non dava mai spiegazioni – si voltava semplicemente e andava via.

Con il tempo, Sakura aveva iniziato a stargli alla larga di sua sponte e tranne nelle occasioni in cui erano costretti a vedersi, come quella mattina, non aveva più accennato alcuna volontà di avvicinarsi a lui oltre quella distanza di sicurezza che all'incirca equivaleva alla strada che divideva Konoha da Suna. Lei, infatti, si era trasferita proprio lì, o meglio, aveva accettato di svolgere per l'Hokage una missione diplomatica presso il Kazekage. Sasuke non se l'era mai bevuta quella storia convinto che il vero motivo per il quale la ragazza avesse deciso di allontanarsi dal Villaggio della Foglia fosse proprio lui e quelle parole che le aveva detto poco prima di partire per il suo "Road Trip"; quelle parole, accompagnate da quel gesto, che lei aveva ovviamente frainteso.

Ma su, se avesse voluto davvero suggerirle che per loro ci sarebbe stato un futuro, la presenza di Kakashi non gli avrebbe certo vietato di prenderla tra le sue braccia – il braccio, l'unico braccio – e baciarla, strapparle i vestiti di dosso e farla sua. Era sicuro che lei non aspettasse altro e se lui fosse stato un ragazzo normale, con pulsioni normali e qualche pensiero in meno, tanto da non sembrare un disadattato psicotico cronico, un po' emo, molto angst, avrebbe potuto prendere in considerazione di accontentarla almeno per quella volta. Ma c'era un'espiazione da affrontare e lei non aveva niente a che fare con i suoi peccati e poi c'era Naruto che sicuramente lo stava aspettando appena fuori dal Villaggio per dirgli qualcosa di estremamente fraterno e commovente, insomma, aveva un bel po' di cose da fare e poco tempo per farle. Inoltre, avendo passato gli anni fondamentali della pubertà con Orochimaru, era ancora molto confuso in merito alle "pulsioni". Aveva bisogno di stare solo per comprendere quale sarebbe stata da quel momento in poi la sua strada, perché, strano ma vero, c'erano alcune cose che non gli erano chiare. Sul serio?

Tutta la sua vita era stata poco chiara e proprio adesso decideva di mettere i puntini sulle i?

Sakura, come sempre, lo aveva assecondato nella sua ennesima stranezza e se ne era rimasta buona, buona al Villaggio, vergine e innamorata come la sposa di un marinaio che aveva preso il mare e che un giorno, forse, sarebbe ritornato.

Erano passati così due lunghi anni in cui la vergine innamorata aveva rifiutato quasi venti proposte di matrimonio – la Yamanaka aveva tenuto il conto per sbatterlo in faccia all'Uchiha appena fosse tornato – rinchiudendosi a vita monastica nell'ospedale di Konoha dove aveva preso il posto di Tsunade, contemplando quotidianamente quel braccio posticcio che un giorno gli avrebbe riattaccato. Sasuke, dal canto suo, era apparso per un attimo a Konoha durante l'ultima apocalisse, scampandone poi un'altra con una delle sue fughe strategiche: il matrimonio di Naruto. Sakura ci era rimasta molto male di non aver avuto neanche la possibilità – l'onore – di vederlo, anche solo per qualche istante e si era presentata al matrimonio del compagno di Team da sola, ancora vergine, ancora innamorata e leggermente incazzata.

Fu solo alcuni mesi più tardi che uno stupito Shikamaru Nara comunicò che Sasuke Uchiha aveva varcato i cancelli di Konoha e si stava dirigendo verso il palazzo dell'Hokage. Sakura era all'ospedale, precisamente in sala operatoria, quando le giunse la notizia. E' inutile dire che lasciò il povero malcapitato in mano a un assistente per correre subito dal suo unico amore che questa volta, ne era sicura, era tornato per restare.

Il motivo per il quale Sasuke era ritornato, non era Sakura, questo è ovvio, ma l'aver scoperto in quei due anni che senza i sigilli, che si componevano con due mani - non una - la tecnica che per generazioni aveva contraddistinto il Clan Uchiha, il Katon, non fosse praticabile.

Kakashi aveva annuito comprendendo perfettamente la difficoltà del suo allievo e aveva acconsentito alla sua richiesta di farsi trapiantare il "posticcio" di Tsunade. Sarebbe stato scortese da parte dell'Hokage fargli presente che fosse assurdo che avesse avuto bisogno di due anni per rendersi conto che con una mano sola non fosse possibile comporre i sigilli, inoltre, conoscendo Sasuke, sarebbe bastata una parola storta per riportarlo sulla strada che conduceva fuori da Konoha alla ricerca di un braccio da tagliare e da riattaccarsi con ago e filo. Non voleva altri spargimenti di sangue e poi, di sicuro, qualcuno in quel Villaggio sarebbe stato davvero contento di rivedere l'Uchiha. Quel qualcuno che si era fatta strada tra la folla e aveva raggiunto lo studio dell'Hokage, tramortito l'Anbu che non voleva farla passare e letteralmente divelto la porta. Sakura Haruno, nel pieno delle sue facoltà mentali, o quasi, aveva fatto il suo ingresso nello studio del sesto che ebbe il timore che la sua allieva prediletta potesse stramazzare al suolo da un momento all'altro per l'emozione troppo forte alla vista di quel barbone, che sembrava ancora più pazzo di quanto già non lo fosse, vestito di stracci, con un poncho totalmente fuoriluogo, una bandana e un ciuffo di capelli davanti agli occhi. Se lo ricordava più gnocco, ma sicuramente erano quegli abiti che dandogli un'aria trasandata non rendevano giustizia a quei muscoli che aspettavano solo di essere toccati, a quel collo che bramava di essere baciato e a quel "coso" che si augurava non avesse ancora utilizzato. E poi, era Sasuke, sì, insomma, l'uomo dei suoi sogni, l'uomo che aveva desiderato sin da piccina e che anche ricoperto di sangue e ferite rimaneva pur sempre un gran bel pezzo di...


"Sakura"


Udire il suo nome uscire da quelle labbra, le fece perdere completamente quel minimo di senno che in quei due anni aveva tenacemente avuto e senza pensarci due volte le si era buttata tra le braccia per poi... venire gentilmente scostata.

Non era proprio quello che lei si era immaginata dopo le aspettative che lui le aveva creato nella testa, ma si convinse che quella freddezza derivasse dall'imbarazzo e lì per lì non pensò affatto che, invece, di progressi da allora non ce ne fossero stati.

La situazione si chiarì in fretta. Sakura tentava con ogni scusa di passare del tempo con lui che, al contrario, faceva di tutto per non passare del tempo con lei.

La evitava come una malattia contagiosa, una peste bubbonica e nonostante la sua oggettiva bellezza facesse girare la testa a molti uomini di Konoha e dintorni, a lui non faceva il minimo effetto. Non che non la trovasse bella con quel caschetto, la riga da un lato, il Byakougou sulla fronte e quel corpicino da ninfetta, ma appena lei tentava un approccio nei suoi confronti, lui si chiudeva a riccio, con tanto di aculei pronti a pungere.

Le tempistiche di Sasuke e Sakura erano sempre state molto diverse e a lungo andare quella differenza aveva portato a un revival di una vecchia scena che aveva sancito la fine del loro "mai iniziato" rapporto e aveva spinto Sakura ad accettare la missione a Suna.

Dopo una cena a casa di Naruto, Sakura aveva convinto Sasuke ad accompagnarla a casa – quella nuova, quella in cui viveva da sola – e giunti davanti alla porta, si era voltata verso di lui, lo aveva guardato con i suoi occhioni verdi da cerbiatta e aveva allungato il suo collo da cigno fino a sfiorare le labbra del ragazzo con le sue.

Sasuke non aveva avuto altra scelta che tramortirla e lasciarla sulla panchina del giardino, non chiedendosi il perché di quel gesto, ma il motivo per il quale Sakura avesse deciso di mettere una panchina in giardino. La realtà era che gli aveva preso il panico e non sapendo cosa fare, aveva optato per una soluzione indolore che in passato si era rivelata efficace.

Si era sentito in colpa appena un po', soprattutto quando l'indomani Sakura si era presentata alla sua porta comunicandogli la sua decisione di partire per Suna – in esilio volontario – perché era un'ottima occasione per la sua carriera e non poteva perderla. Lui aveva fatto spallucce e le aveva augurato buon viaggio. Lei aveva pianto, urlato e aveva distrutto la libreria del salotto con un pugno, blaterando qualcosa tipo "Sono rimasta vergine per te", " Sei un maledetto egoista", " Io ti ho sempre amato", "Pensavo che ci tenessi almeno un po' a me" , bla, bla, bla. Uno sproloquio di circa mezzora in cui le uniche cose che lui era riuscito a dire erano state "Sakura","Calmati" e "Io non ti ho mai promesso niente". L'ultima frase, la peggiore in assoluto che potesse scegliere tra tante, era riuscita a zittirla. Rossa dall'imbarazzo e dalla rabbia, era scappata via e non l'aveva più vista.

A prima vista sembrava in ottima forma, erano parecchi mesi che non la vedeva. L'aria di Suna le aveva fatto bene: aveva un bel colorito, i capelli appena più lunghi e un atteggiamento fiero. Troppo fiero... talmente fiero che quando lui, in ritardo per distinguersi dagli altri, era entrato nello studio dell'Hokage, si erano girati tutti tranne lei che comunque, ne era sicuro, si era accorta della sua presenza. Si era appoggiato con la schiena contro il muro vicino alla porta, attendendo l'arrivo di Kakashi e sperando in cuor suo che ci fosse in giro qualche pazzo desideroso di distruggere il mondo perché lui si annoiava a morte e la sua vita iniziava a prendere una piega che poco si addiceva all'ultimo sopravvissuto del Clan Uchiha.


Finalmente Kakashi ebbe la decenza di arrivare e dopo essersi accomodato alla sua scrivania e congiunto le mani davanti al viso, cominciò a parlare con tono solenne.

"Vi ho convocati tutti perché ho una missione molto importante da affidarvi"

L'attenzione era tutta rivolta verso di lui. Erano tutti in attesa di conoscere quale misterioso pericolo si stesse per abbattere su di loro, quale terribile nemico avrebbero dovuto combattere.

Kakashi, portò le mani sotto la scrivania e la sua maschera si mosse appena, mentre i suoi occhi si chiudevano mostrando un... sorriso? Poco dopo sparì in una nuvola di fumo per poi ricomparire con indosso...

"Tra poco è Natale, ragazzi!" esclamò, sventolando il cappello da Babbo Natale che aveva indossato, sfruttando il fumo."Le entrate ad effetto sono sempre state il mio forte" aggiunse, mentre i presenti cercavano di riprendersi dallo shock.

"E tu ci ha fatti convocare per questo?" tuonò, ovviamente, l'Uchiha , profondamente deluso.

"Sì, Sasuke, proprio per questo." rispose l'Hokage a cui non andava molto a genio che Sasuke non gli desse del lei, ma per quiete comune, faceva finta di farselo andare bene.

"Tsk! Che idiozia"

"Mi dispiace che la pensi in questo modo Sasuke, ma credo che ai tuoi compagni non dispiaccia, vero?"

Silenzio di tomba. Erano ancora tutti troppo scioccati per dire niente.

"Ok. Forse la mia entrata è stata troppo d'effetto. Arriviamo al dunque. Come sapete dopo la guerra molti bambini sono rimasti orfani e quindi ho pensato che i miei migliori ninja potessero rendere il loro Natale più felice"

"Kakashi-sensei" un colpo di tosse " Hokage" Sakura prese la parola "La guerra è finita più di due anni fa e gli anni passati per Natale non abbiamo organizzato niente di che, come mai questa decisione? Inoltre le vorrei ricordare che ho dei pazienti a Suna e che non potrò trattenermi molto"

Sasuke fu quasi confortato dalle parole della ragazza, sia perché aveva appena detto che non si sarebbe fermata a lungo, sia perché aveva fatto presente a Kakashi la stupidità della sua idea.

"Lo so, Sakura, ma ti chiedo di rimanere solo fin dopo Capodanno, sono pochi giorni dopotutto e ho già avvertito il Kazekage. Per quanto riguarda la tua giusta osservazione, ho deciso di rispolverare quest'anno un'antica usanza del Villaggio" rispose l'Hatake con diplomazia, sapendo quale fosse la reale motivazione per la quale Sakura non desiderasse rimanere, era lì, poggiata al muro del suo studio e non gli dava del lei. Tra l'altro sembrava anche di pessimo umore e non poté quindi non condividere il desiderio della sua allieva che sembrava essersi disintossicata da quella droga letale chiamata Sasuke Uchiha.

"Di cosa si tratta?" chiese Naruto, che aveva iniziato a spruzzare entusiasmo da tutti i pori come sempre.

"Il team dieci si occuperà degli addobbi, il team otto dei dolci e il team sette dei regali" decretò l'Hokage.

"Non è giusto! Volevo occuparmi io dei dolci" piagnucolò Chouji, subito consolato dalla sua bella Karui.

"Agli ordini" risposero in coro i ninja, tranne uno, che se ne era andato da un pezzo, avendo già ascoltato abbastanza assurdità per i suoi gusti.

"Ragazzi, ascoltate" esordì la Yamanaka " stavo pensando..."

"Già che pensi Ino, inizio a preoccuparmi" intervenne Shikamaru, scatenando l'ilarità di tutti.

"Idiota! Stavo pensando che quest'anno potremmo non seguire la tradizione e passare Natale tutti insieme, non è un'idea fantastica?"

La tradizione, infatti, voleva che il Natale si passasse con la persona amata e dato che il novantanove percento dei presenti era felicemente accoppiato, l'idea di Ino non avrebbe escluso dai festeggiamenti quell'uno percento composto da Sakura, Sasuke e Kakashi.

"Non contate su di me" li interruppe proprio l'Hokage " Ho già un impegno"

Da un po' di tempo aveva iniziato a frequentare una ninja misteriosa, anche se non convinto che la storia potesse durare aveva evitato di renderla pubblica.

La percentuale, di conseguenza, si era abbassata a quel 0,50% rappresentato da Sasuke e Sakura. Per la ragazza, venire a conoscenza che anche un orso marsicano come Kakashi potesse avere una vita sentimentale, fu un duro colpo. Durante la sua permanenza a Suna, nonostante avesse avuto diverse occasioni, il suo stato di vergine non era mutato. In compenso quello di innamorata sembrava aver subito un sostanziale cambiamento perché dall'amore folle era passata all'odio cieco e il solo sentire la sua voce e la sua presenza le aveva fatto venire voglia di maciullarlo con le sue stesse mani, chiudere i vari pezzi in tanti piccoli pacchetti e spedirli a Orochimaru come dono così che si potesse divertire a ricomporlo come un puzzle.

Tuttavia, si disse, che dovendo lavorare a stretto contatto con lui, anche se per pochi giorni, di occasioni ne avrebbe avute a bizzeffe, soprattutto lontana da occhi indiscreti che l'avrebbero poi potuta incolpare del suo omicidio.

Fu proprio in quel momento che si accorse che Sasuke si era elegantemente dileguato, come nella migliore delle tradizioni. Lui le rispettava le tradizioni.

E come sempre lei e Naruto, si erano dovuti scomodare a rincorrerlo – era assurdo come la storia si ripetesse ogni volta.

Lo raggiunsero, quando era già in procinto di rientrare nella sua tana per chiudercisi a doppia mandata: le idee bislacche di Kakashi non gli interessavano affatto e poi lui odiava il Natale.

Sua madre gli raccontava sempre che lei e suo padre amavano molto quel giorno perché proprio durante la notte di Natale, suo padre le si era confessato, con i suoi modi ovviamente, che lei aveva sempre compreso. Il Natale per tradizione andava passato con le persone care e lui non ne aveva, erano tutte morte. Non avrebbe più avuto alcun Natale felice, quindi perché doveva prendersi la bega di renderlo felice a qualcun altro, poi a degli orfani che gli avrebbero ricordato che anche lui lo era, orfano.

"Teme! Fermati!"

Naruto e Sakura gli stavano dando la caccia, di nuovo. Che tormento!

"Abbiamo bisogno di un piano" esclamò Naruto che non poteva credere di avere una missione da compiere con il suo Team dopo tanto tempo "Noi dobbiamo occuparci di reperire i regali e consegnarli ai bambini il giorno di Natale e poi c'è la festa, tu ci vieni vero? Sakura-chan ci viene."

Festa? Regali? Mocciosi? Sakura?

Un quartetto più inquietante di quello del suono.

Sakura era rimasta in silenzio, lo sguardo rivolto prima al cielo, poi alla terra, ovunque, ma non verso di lui.

"Non sono l'unico a non essere entusiasta" pensò sollevato, perché Naruto riusciva a tenerlo a bada, ma con Sakura la storia era un po' più complicata.

"Prima ci muoviamo, prima posso ritornare dai miei pazienti" disse la ragazza, visibilmente insofferente.

"Dattebayo, cosa stiamo aspettando?" urlò Naruto, l'unico davvero felice.


-§-


Il piano architettato da Naruto, data l'indisponenza degli altri due, non era poi tanto male. L'idea era quella di reperire i regali, di casa in casa, raccattando i giocattoli vecchi.

Sakura si era offerta di svolgere questo compito perché era sicura che a Sasuke non passasse neanche per l'anticamera del cervello di bussare alla porta degli abitanti di Konoha e questo per due motivi : il primo era che un Uchiha non si sarebbe mai abbassato a farlo e il secondo che probabilmente la gente del Villaggio sarebbe morta di paura ancor prima di sapere il motivo della sua inaspettata visita – e di morti sulla coscienza ne aveva già abbastanza.

Ovviamente Naruto era stato d'accordo con la sua sempreterna Sakura-chan e si era offerto anche di accompagnarla.

Sasuke, seduto al tavolo della sua cucina, si era estraniato dalla conversazione e stava valutando l'ipotesi di dare a quei due una sbroccata delle sue per costringerli a desistere dal volerlo coinvolgere in quella faccenda.

Rimaneva quindi solo impacchettare e consegnare i regali.

Il confezionamento espletato da due ex storpi con una protesi fatta da Tsunade – grande nnja medico ma anche rinomata alcolista – rischiava di produrre una serie di pacchi informi e quindi anche per quello Sakura diede la sua disponibilità, adducendo come scusa che "le donne hanno una manualità diversa" per non offendere l'unico in quella stanza che meritasse il suo rispetto: Naruto.

A quel punto, pensando che il baka si sarebbe accaparrato il compito di consegnare i regali, Sasuke si sentì nella posizione di dire le seguenti parole: "Vedo con piacere che non avete bisogno del mio aiuto, quindi se volete cortesemente accomodarvi fuori a parlare dei vostri piani, io mi riposerei"

"Come,come? Teme tu ci aiuterai! E' una missione del Team 7 e quindi dobbiamo cooperare come quella volta dei campanelli" replicò Naruto che non aveva ancora realizzato che il Team 7 fosse deceduto molti, ma molti anni prima.

"Quella volta se non fosse stato per me saresti morto di fame, quindi potresti ricambiarmi il favore e tenermi fuori da questa storia" tipica risposta da Sasuke per far morire sul nascere ogni tipo di entusiasmo.

"Sakura-chan, digli qualcosa"

"Oh, sì, Sakura, dimmi qualcosa." la canzonò mentalmente, sapendo che lei non avesse alcuna intenzione di rivolgergli la parola.

"Facesse come vuole. Andiamo Naruto"

Eh?

Naruto l'aveva seguita fino alla porta e stavano per uscire quando...

"Al massimo potrei mettervi a disposizione la mia cucina per impacchettare i regali" e lo disse a voce alta, sperando che loro fossero già fuori e non riuscissero a sentirlo. In quel modo avrebbe avuto la coscienza apposto perché si era proposto di aiutarli in qualche modo, ma loro purtroppo non era riusciti a sentirlo.

Tese l'orecchio per captare se i due compagni fossero davvero andati via e quando ne fu certo, si buttò sul divano a leggere uno dei tanti rotoli perfettamente impilati nella nuova libreria, dalla quale Sakura sarebbe dovuta rimanere lontana.

Si addormentò senza neanche accorgersene, quando un rumore improvviso gli fece riaprire gli occhi.

Era un rumore metallico, non troppo forte e sembrava provenire da quella che un tempo era la stanza di Itachi.

In passato aveva avuto a che fare con ogni sorta di demone, redivivo e semivivo, quindi ciò che vide non lo spaventò più di tanto.

Itachi era seduto sul suo letto, con indosso la divisa da anbu e stava giocherellando con la sua collanina, quella che solitamente era avvolta intorno al suo polso ma che straordinariamente ora non c'era più.

Si stropicciò gli occhi, incredulo, cercando di razionalizzare cosa stesse accadendo.

"Cosa fai lì, Otouto?" gli chiese Itachi, smettendo improvvisamente di infilare le dita tra gli anellini della sua collana.

"C-cosa ci fai tu qui, piuttosto" ribatté Sasuke che iniziava a pensare che si trattasse di un brutto scherzo, orchestrato da Sakura casomai, per vendicarsi.

"Sono venuto ad avvertirti"

Sasuke rabbrividì. Suo fratello non era noto come portatore di belle notizie, quindi iniziò a prepararsi al peggio.

"Entra" lo invitò, battendo la mano sulla parte di letto vuota. Come se la sua fosse stata occupata... era un fantasma.

Si mise a sedere al suo fianco e Itachi gli sorrise.

"Sei davvero cresciuto, otouto. Non importa ciò che deciderai di fare da oggi in poi... io ti amerò per sempre"

Sasuke lo guardò leggermente interdetto, quella frase gli ricordava qualcosa, l'aveva già sentita, anzi era sicuro di averla già sentita. Era tornato dall'aldilà per dirgli di nuovo la stessa cosa?

Anche Itachi sembrò accorgersi della ripetizione e dopo un colpo di tosse volto a celare l'imbarazzo, si alzò dal letto e puntando un kunai verso il fratello, giusto per non perdere l'abitudine, riprese a parlare.

"Rifletti, Sasuke! Cosa manca nella tua vita? Sei felice?"

Il ragazzo era come ipnotizzato dal kunai che Itachi continuava a sventolargli davanti alla faccia, ascoltando distrattamente le sue parole troppo concentrato a capire da dove diavolo avesse tirato fuori quel kunai.

"Mi stai ascoltando?" Itachi odiava non essere ascoltato, soprattutto quando aveva da dire qualcosa di vitale importanza per suo fratello.

"Non proprio" confessò Sasuke.

"Quello che voglio dirti" disse Itachi, abbassando il kunai " è che la tua esistenza è vuota. Sei diventato arido e rischi di rimanere solo"

"Solo sto benissimo"

Itachi alzò lo sguardo al cielo. Possibile che nonostante fossero passati anni dal loro ultimo incontro, Sasuke fosse rimasto uno zuccone?

"Ne sei sicuro?" gli chiese con tono solenne.

"Questa volta non mi freghi. E' una delle tue domande a trabocchetto, vero?"

Itachi iniziò seriamente a pensare che Danzo non avesse avuto poi tutti i torti a dire che Sasuke fosse il suo più grande fallimento.

"No. Non lo è" rispose sconsolato.

"Nii-san, stai bene?"

Che domanda idiota. Era morto.

"Nei prossimi giorni riceverai delle visite e forse "– ma non ne era molto sicuro – "capirai "









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Capitolo 2
*** 1.Passato ***


1.Passato





Quando Sasuke riaprì gli occhi, si ritrovò a guardare il soffitto della camera di suo fratello.

Come ci fosse arrivato, non ne aveva idea.

Sentì di avere qualcosa nella mano destra e la sollevò fino a portarla in corrispondenza del viso. Quando la aprì, vide che stringeva la collana di Itachi e i ricordi di quello strano sogno che aveva fatto riaffiorarono improvvisamente.

Forse aveva avuto un attacco di sonnambulismo – non sarebbe stata la prima volta – oppure un allucinazione – più probabile – ma sembrava come se quel sogno fosse stato reale, come se davvero avesse trovato Itachi seduto sul suo letto a giocare con quella collanina.

La collana...

Se quello che era accaduto non fosse stato reale, sarebbe dovuta essere attorcigliata al suo polso destro e non aggrovigliata nella sua mano.

Probabilmente si era sentito un po' in colpa per come aveva trattato Naruto e Sakura – soprattutto Sakura – e la sua mente, ormai allenata all'espiazione, aveva creato da sola quell'illusione per fargli capire che avesse sbagliato. Non sarebbe stato poi così strano, la sua mente era eccelsa per certe cose.

Un gran fracasso giunse dal piano di sotto e Sasuke roteò gli occhi al pensiero di cosa, ma soprattutto chi, ne fosse la causa.

I suoi due compagni di Team, con in spalla delle grosse sacche, avevano fatto irruzione nel suo soggiorno, senza preavviso, ma soprattutto senza invito.

"Buongiorno teme!" esclamò Naruto con uno dei suoi sorrisi che partivano da un orecchio e finivano all'altro che gli mettevano in bella mostra quelle antenne che aveva sulle guance.

Sakura non sorrise, non gli diede il buongiorno, non lo guardò neppure in verità – nonostante fosse misteriosamente senza maglietta.

"Che cosa ci fate qui?" chiese, incrociando le braccia per essere sicuro che i due recepissero il messaggio subliminale, che pressappoco recitava così:"Uscite fuori da casa mia"

"Hai detto che potevamo usare il tuo soggiorno. Casa mia è troppo piccola e anche quella di Sakura-chan e noi" – quel noi non gli era piaciuto affatto – " dobbiamo impacchettare tanti regali. Non vorrai mica rimangiarti la parola data?" insinuò Naruto, sostituendo il sorriso luminoso con un ghigno malefico – quasi lui non sarebbe riuscito a fare meglio.

Istintivamente aveva indirizzato lo sguardo verso Sakura che continuava a guardarsi intorno fingendo disinteresse – perché stava fingendo, non era possibile che davvero lui le fosse diventato indifferente.

"E va bene" capitolò, dimostrando alla ragazzina che lui non era il tipo da rimangiarsi le parole, una volta date – quando non contemplavano promesse di imperituro amore, logicamente.

Sakura sbuffò rumorosamente prima di poggiare in malo modo la sua sacca sul tavolo della cucina, facendolo scricchiolare in modo allarmante.

Quella donna rappresentava una minaccia per ogni singolo mobile di quella casa.

Sasuke, affranto, si diresse in camera sua per indossare una maglietta, perché dare sfoggio gratuitamente delle sue grazie non rientrava nei suoi buoni propositi per il Natale, in più sembrava che nessuno fosse interessato, o fingesse di non esserlo.

"Meglio così" si disse, considerando che il repentino, quanto inconcepibile, cambiamento di Sakura nei suoi confronti, dovuto sicuramente alla sua permanenza a Suna – e non al suo comportamento da emerito stronzo irriconoscente - , potesse essere il punto di inizio per ricostruire una qualsivoglia specie di rapporto con lei. Doveva ammetterlo, anche se gli risultava disgustosamente difficile: Sakura e le sue attenzioni un po' gli mancavano, ma non si era mai soffermato a chiedersi il perché, sentendosi, al contrario, tranquillo nel saperla a molti chilometri di distanza da lui.

Si riavvolse la catenina intorno al polso, minacciandola mentalmente di non provare a muoversi più da lì, soprattutto fino a quando ci fossero stati ospiti – invasori – in casa.

Una volta ritornato in soggiorno, sentì le gambe diventare molli di fronte a cotanta idiozia.

Mentre Sakura, da brava cocca del maestro, si stava già adoperando a impacchettare i giocattoli, quelli che non avevano bisogno di essere testati, il dobe era in procinto di provare un trenino giocattolo con tanto di rotaie.

Era salito sulla locomotiva di legno, che straordinariamente sembrava sostenere il suo peso e al grido di "In carrozza" aveva azionato il pulsante rosso, che Sasuke sperò fosse quello dell'autodistruzione, per cominciare il suo viaggetto lungo le rotaie che in quel brevissimo lasso di tempo in cui lui era andato in camera, si era infilato la maglietta ed era ritornato, Naruto aveva montato lungo tutta la superficie calpestabile del soggiorno per un meraviglioso giro turistico tra le porcellane di sua madre – antichissime e fragilissime.

"Teme, è fantastico!" aveva urlato, quasi con le lacrime agli occhi.

Va bene che avessero avuto un infanzia difficile, ma l'atteggiamento del Dobe non poteva non essere considerato folle, da manicomio immediato. Lui era stato quasi condannato per aver perpetuato una giusta vendetta e a quel coso arancione lo lasciavano a piede libero. Robe da matti.

"Immagino" gli rispose senza contraccambiare l'entusiasmo.

Sakura aveva osservato tutta la scena e aveva sorriso – l'aveva vista – trovando forse l'ennesima pagliacciata di Naruto, divertente. Lei l'aveva sempre considerato divertente, mentre lui? Cosa pensava Sakura di lui? La Sakura del passato avrebbe risposto che era il ragazzo più bello sulla faccia della terra, il ninja più forte, la ragione della sua vita, ma la Sakura attuale come lo avrebbe definito?

Odioso, vigliacco, traditore, bastardo. Ecco cosa pensava Sakura di lui e non vedeva l'ora di avere l'occasione di dirglielo, ma si era ripromessa di avere pazienza, che quei pochi giorni sarebbero passati in fretta e che poi, fino alla prossima stranezza dell'Hokage, lei avrebbe continuato tranquillamente la sua splendida vita a Suna, lontana da lui, dai suoi pettorali e da qualsiasi altra cosa lo riguardasse.

Era stanca di corrergli dietro; lo aveva fatto per troppi anni, senza ottenere niente se non un paio di "grazie", uno "Scusa", due colpi dietro la nuca e una toccatina fugace sulla fronte. Era troppo poco per spingerla a insistere e poi durante l'ultima conversazione che avevano avuto lui era stato molto chiaro in merito al fatto che non le avesse mai promesso niente di concreto. Si era illusa che si potesse accorgere di lei per la dedizione con cui lo aveva amato anche quando era un nukenin e tutti lo odiavano e a volte si era chiesta se non fosse stata troppo precipitosa, se lui avesse preferito muoversi più lentamente, procedendo per gradi. A tal proposito la Yamanaka era stata molto incisiva: "Se non ti vuole adesso, non ti vorrà neanche dopo" le aveva detto, sostenendo che se Sasuke non l'avesse voluta al suo fianco proprio al suo ritorno, in un momento in cui sarebbe dovuto essere volubile e sensibile, allora per lei non ci sarebbe stata speranza alcuna.

Non aveva torto.

Sasuke non si accorse che per un brevissimo istante lei lo avesse guardato, troppo preso a testare i riflessi del suo nuovo braccio, salvando le porcellane di sua madre, ad una, ad una che rischiavano di perire a causa di un Dobe, dopo essere sopravvissute a uno sterminio.

Verso sera, i due compagni, finalmente, decisero di congedarsi e lasciare la sua casa che sembrava quasi una delle dimensioni parallele di Kaguya per il caos infernale che vi regnava incontrastato.

Sasuke si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi sperando che come per magia tutto quel casino sparisse. Purtroppo per lui, una volta riaperti, non solo il casino non era scomparso, ma vi si era aggiunto anche qualcos'altro: un gatto, probabilmente entrato dalla finestra che Naruto aveva aperto per provare l'aereo a motore.

Il felino, peloso e come minimo pulcioso, si era appostato proprio al centro del tavolo e lo scrutava con i suoi occhi gialli che il manto nero faceva risaltare.

"Sciò!" gli intimò, pensando che bastasse un ordine deciso a mandarlo via.

Il gatto, per nulla intimorito, aveva preso a grattarsi con la zampetta posteriore l'orecchio, causando la caduta di numerosi e fastidiosi peli sul tavolo dove l'Uchiha era solito mangiare.

Sasuke non ebbe scelta: fu costretto ad attivare lo sharingan, visto che il rinnegan non aveva sortito effetti.

Il gatto sembrò accorgersene, sgattaiolando via, ma... nella direzione sbagliata.

Di male in peggio. Non solo non era riuscito a cacciarlo, ma adesso si era anche diretto verso le camere da letto.

Lo seguì lungo il corridoio scuro, deciso a stanarlo e... a spedirlo a casa del Dobe – perché no, sarebbe stata la sua giusta punizione. Gli occhi gialli del felino lo guardarono per un istante prima di sparire in un'altra camera che solitamente lui teneva sigillata come il dojo o quella di Itachi: la stanza dei suoi genitori.

Quel gatto aveva davvero deciso di morire.

Una volta sulla soglia della porta, tuttavia, del micetto non vi era più ombra, ma una fioca luce, come quella di una candela, illuminava a stento una figura.

A Sasuke tornarono in mente le parole che Itachi gli aveva riferito la sera precedente.


"Riceverai delle visite".


"Tsk!"

Lui odiava le visite, lui detestava avere gente intorno, viva o morta che fosse, a meno che non fosse stata sua...

"M - mamma!" esclamò, sentendo uno strano pizzicore agli occhi.

La donna dai lunghi capelli corvini, in piedi, vicino alla finestra, si voltò verso di lui, mostrandogli il suo dolce sorriso. Quel sorriso che Sasuke aveva sognato di rivedere tante volte e che non poteva credere che fosse proprio lì davanti ai suoi occhi appannati e umidi.

"Sas'ke" sussurrò la donna, la cui emozione era pari solo a quella del ragazzo che lentamente si stava avvicinando a lei, con cautela, come se un movimento troppo brusco potesse farla scomparire.

Sasuke allungò timidamente una mano per afferrarle una ciocca di capelli, proprio come era solito fare da piccolo. Aveva sempre amato i capelli di sua madre, così profumati e morbidi. S'incantava a guardarla mentre si pettinava quelle lunghe ciocche nere davanti allo specchio della sua camera e adorava addormentarsi con alcune di esse intrecciate tra le sue piccole manine.

Si stupì di quanto quell'illusione – se di questo si trattasse – fosse così reale: una ciocca dei capelli di sua madre scorreva tra le sue dita che sembravano di nuovo pure come quelle di un bambino e non quelle di un uomo che spesso – troppo spesso – le aveva imbrattate di sangue. Riusciva a sentire la morbidezza di quei fili di ebano e i loro profumo inebriante.

Una solitaria lacrima scese dal suo occhio destro, subito raccolta dalla mano di sua madre che lo guardava con occhi dolci, colmi di quell'amore incondizionato che lui a stento ricordava.

Voleva abbracciarla, tenerla stretta nella speranza che non scomparisse, che rimanesse con lui.

Pianse sulla sua spalla tutte quelle lacrime che per anni aveva trattenuto e provò vergogna, una vergogna angosciante, al pensiero che sua madre sapesse tutto quello che lui aveva fatto.

Rimasero abbracciati a lungo, senza dire nulla, mentre la cera della candela colava sul pavimento. Mikoto prese a cullarlo delicatamente e Sasuke la lasciò fare, beandosi di quel contatto che lo riportava indietro negli anni, quando era un bambino felice, senza pensieri, senza vendette, senza dolore.

Fu proprio quell'immagine che vide quando scostò il viso dalla spalla bagnata di sua madre. Era la sera di Natale, pressappoco doveva avere due anni. Non aveva ricordi di quella sera, troppo piccolo per averne. Erano tutti intorno al tavolo della cucina : il padre, Itachi e lui, piazzato su un seggiolone mentre sua madre era ai fornelli. Suo padre, stranamente, non era intento a leggere, bensì parlava con Itachi che da poco aveva iniziato a frequentare l'Accademia, mentre lui giocava con un sonaglino con il simbolo Uchiha stampato nel centro.

"Ci eravamo da poco trasferiti" iniziò a raccontare Mikoto "Il terzo, dopo l'attacco della Volpe aveva fatto costruire il quartiere Uchiha e ci era voluto circa un anno."

Sasuke si asciugò gli occhi con la manica della maglietta e si concentrò su quelle immagini calde, famigliari, rammaricandosi di non averne memoria.

"Diventerai un grande shinobi, Itachi"

"Sì, Padre, lo diventerò, così potrò proteggere il mio otouto se la volpe dovesse attaccare ancora"

Il viso di suo padre, dopo quell'affermazione del figlio maggiore, si era rabbuiato e anche lui aveva smesso di far tintinnare il suo sonaglino.

"Tuo padre era al corrente che fosse stato un Uchiha a liberare la volpe, scatenandola contro il Villaggio. Tuttavia, non prese bene la decisione del Terzo di relegare il Clan in quel quartiere, nonostante gli avesse dato il compito di proteggere Konoha." continuò sua madre, indirizzando la sua attenzione proprio su suo padre.

Come doveva essersi sentito? Umiliato forse? Gli Uchiha erano comunque a capo della polizia di Konoha, perché allora suo padre non era riuscito ad accontentarsi di vivere serenamente la sua vita con la sua famiglia? Cosa lo aveva spinto a desiderare un colpo di stato?

"Orgoglio" rispose sua madre, come se avesse letto nei suoi pensieri "Tuo padre, come molti altri membri del Clan, era accecato dall'orgoglio."

Sasuke sentì un brivido scorrergli lungo la schiena. Il tono di sua madre sembrava quasi rimproverare quello che lui aveva sempre considerato un pregio e non un difetto. Era, dunque, stato l'orgoglio a spingere suo padre a orchestrare il colpo di stato, a mettersi contro il suo stesso figlio e a decretare poi la fine del Clan. Sasuke conosceva molto bene quel sentimento, ne era schiavo da tempo e aveva lasciato che condizionasse la sua vita.

"Konoha aveva bisogno di un alleato forte, non di una serpe in seno" continuò sua madre "Avremmo dovuto cooperare tutti per mantenere la pace, proteggere i nostri figli e invece..."

Scoprì che sua madre non fosse del tutto d'accordo con le ideologie del padre, anzi, ma da brava moglie aveva deciso comunque di assecondarlo e aiutarlo. Anche lei era una pacifista proprio come Itachi.

"Sì, lo ero"

Sasuke ebbe così la certezza che i suoi pensieri venissero realmente ascoltati.

"Allora perché hai deciso di aiutare nostro Padre?" a questo punto risultava più facile farle a voce le domande.

"Perché lo amavo e amavo voi" e in quel momento la Mikoto del passato si era accomodata di fianco al marito e aveva iniziato a imboccare il suo secondogenito.

"Ti sono sempre piaciuti i pomodori" gli disse con un sorrisetto divertito.

Suo padre aveva dato un buffetto a Itachi e poi aveva passato il pollice sulla sua guanciotta paffuta per poi posare la mano sulla schiena della madre. Non ricordava questi gesti di affetto da parte del padre perché i suoi ricordi effettivi partivano da qualche anno dopo, intorno ai quattro, cinque anni, quando le cose avevano già iniziato ad andare male.

Anche suo padre ghignava, proprio come lui.

"Sapeva anche sorridere e non ci crederai, ma sapeva anche ridere, ridere di gusto e la sua risata era talmente bella da essere contagiosa"

Suo padre sapeva ridere?

Questa scoperta era sconvolgente. Era cresciuto convinto che i veri uomini, gli Uchiha – tranne quelli vecchi che potevano ormai lasciarsi andare -, non dovessero minimamente mostrare alcun tipo di emozione.

"Tuo fratello sorrideva spesso" gli fece notare Mikoto "soprattuto quando c'eri tu in giro"

Era vero. Itachi era sempre sorridente in sua presenza, nonostante portasse nel cuore un peso opprimente. Era anche simpatico e giocherellone, quando le missioni non lo costringevano a stare lontano.

"Andiamo a fare due passi" gli propose la donna, dirigendosi verso la porta di casa.

Lui avrebbe voluto rimanere lì, a guardare quella scena, in eterno.

Si ritrovarono all'aperto e presero la strada che conduceva all'Accademia.

Sasuke, guardandosi attorno, pensò quasi di essere in un altro luogo, quel Villaggio non sembrava Konoha Le vie erano illuminate da ogni tipo di addobbo natalizio; alcuni jonin, travestiti da Babbo Natale, distribuivano doni ai bambini e nell'aria si respirava odore di caramello, nauseabondo odore di caramello.

"Il secondo Hokage era un fanatico del Natale" gli spiegò la madre, accennando un sorrisetto divertito per la confusione evidente che si evinceva dalle smorfie che il figlio stava facendo.

"Questa è Konoha?"

"Eh già." gli rispose lei, sospirando nostalgica.

Raggiunsero l'accademia, o quella che credeva fosse l'accademia, quando il singhiozzare di una ragazza attirò la sua attenzione.

Appoggiata a un albero, con le mani sul viso c'era una giovane jonin e davanti a lei un ragazzo, anch'egli jonin, visibilmente contrariato.

Si chiese chi fossero e per riuscire a inquadrarli meglio e ascoltare cosa si stessero dicendo, si avvicinò.

Sua madre continuava a sorridere, anzi il suo sorriso sembrava essersi allargato, ricordandogli vagamente quello...

"Non ce la farò mai" piagnucolava la ragazza.

"Sei davvero insopportabile. Non è piangendo che diventerai più forte"

"Giusta osservazione" pensò Sasuke, trovando appropriato anche l'epiteto che quel tizio aveva utilizzato.

"Non voglio che tu sia costretto a difendermi ogni volta, Fugaku."

Fugaku? Quindi la ragazza insopportabile era... sua madre?

Da che ne avesse memoria non l'aveva mai vista piangere, eppure era lei, gli occhi erano i suoi e così anche le labbra e il viso. Gli assomigliava in modo stupefacente.

Quant'era bella.

"Grazie" rispose immediatamente Mikoto.

Quella storia che riuscisse a leggere i suoi pensieri stava diventando imbarazzante e Sasuke si augurò che la madre non avesse colto l'associazione mentale fatta poco prima circa una ragazza dai capelli di uno strano colore.

"Smettila di piangere" tuonò il ragazzo, scostando con una delicatezza inaudita le mani dal volto della dolce e giovane Mikoto per poi asciugare le lacrime che ancora sostavano sulle sue palpebre "E' mio dovere proteggerti, tu sarai mia moglie" dichiarò quasi sottovoce.

La ragazza aveva strabuzzato gli occhi e visibilmente emozionata gli aveva portato le braccia intorno al collo e l'aveva baciato, d'istinto.

"Tuo padre non è mai stato un uomo di molte parole; non era un tipo romantico come Minato Namikaze, ma aveva fascino" ed era arrossita, sapendo perfettamente quale fosse stato l'epilogo di quella notte di Natale e anche il risultato: Itachi.

"Perché mi stai facendo vedere queste cose?" le chiese Sasuke, che essendo solo all'inizio dell'espiazione dell'unico peccato che aveva trascurato, non riusciva proprio a capire il senso di quel viaggio nel tempo.

"Non abbiamo ancora finito. Seguimi" lo invitò, tendendogli la mano.

Ritornarono verso il centro del Villaggio e dopo aver svoltato un angolo si ritrovarono in una Konoha più attuale, ma non troppo.

Sasuke si riconobbe nel se stesso dodicenne che camminava per il Villaggio con le mani in tasca e riconobbe subito dopo la ragazzina che lo seguiva di nascosto con in mano un pacchetto: era Sakura.

Ricordava quel giorno, perché anche se riusciva a mostrare totale indifferenza per le manifestazioni di affetto che la sua compagna di Team avesse per lui, non poteva negare che gli facessero piacere. Lui era solo e avere una persona che in un certo qual senso pensasse a lui, lo faceva sentire meglio.

Lo aveva seguito dal campo di addestramento, lui se ne era accorto subito ma aveva continuato a camminare, sperando che a un certo punto sia lei, che quella testa quadra che la stava pedinando a sua volta, si arrendessero.

Ma Sakura era sempre stata caparbia, soprattutto quando si trattava di lui e dopo aver camminato per ore, a un certo punto si era fatta coraggio e gli era spuntata alle spalle, cinguettando uno dei suoi smielati "Sasuke-kun" per attirare la sua attenzione.

"Che cosa vuoi?" le aveva domandato, caustico, insofferente, voltando appena la testa dalla sua parte.

"Q-questo è per te! Buon Natale!"e aveva steso le braccia in avanti, mostrandogli il pacchetto.

"Non posso accettarlo" aveva tagliato corto. Lui non aveva nessun regalo per lei.

"Se vuoi lo accetto io, Sakura-chan!" aveva esclamato il Dobe, comparso all'improvviso.

Sakura sembrava non essersene neanche accorta, troppo dispiaciuta per il suo rifiuto. Aveva abbassato le braccia e stretto il pacchetto tra le mani, mentre Naruto le dava il tormento per accaparrarsi il regalo e lui si allontanava con la sua solita flemma e il suo solito disinteresse.


"Non sei stato molto educato con quella ragazza" adesso ci si metteva anche sua madre.

"Tsk"

"Che razza di risposta è -Tsk-?" tuonò la matriarca Uchiha, ricordando al figlio chi avesse di fronte “Vieni con me”

Il tempo si riavvolse in un secondo e lo scenario cambiò di colpo.

Erano in una camera da letto, probabilmente di una ragazza, vista la predominanza del colore rosa in ogni dove.

Sasuke guardò la madre con aria interrogativa fino a che il suo sguardo non cadde su una testa rosa, seduta alla scrivania. Sulla mensola appena sopra il mobile, spiccava la foto del Team 7 e al suo fianco erano allineati tre pupazzetti di stoffa con le loro fattezze.

Ridicolo” pensò Sasuke, prima di notare che la ragazzina avesse tra le mani un kunai, non di pregiata foggia, di quelli che si trovavano nelle botteghe del Villaggio e che costavano poco. La particolarità di quella scena non risiedeva nel fatto che Sakura stesse impugnando un kunai, ma in cosa stesse facendo sulla sua impugnatura ricoperta da una corda spessa.

Ahi” esclamava di tanto in tanto, quando la punta dell'ago le si conficcava nella carne.

Stava ricamando qualcosa e Sasuke si sporse appena sopra la sua testa per capire cosa.


Il suo nome. Sakura stava ricamando, maldestramente, il suo nome sull'impugnatura del kunai.


Solo lei sarebbe stata in grado di pensare a un dono del genere, tanto semplice quanto unico.

Ma non fece in tempo a vedere altro: lo scenario cambiò di nuovo catapultandoli di fronte alla porta di quello che era stato il suo appartamento fino a quando non aveva lasciato il Villaggio.

Sakura era lì con loro, incerta se bussare o meno. Alla fine aveva semplicemente lasciato il pacchetto davanti alla porta ed era fuggita via.

Sasuke si chiese dove fosse andato a finire perché non ricordava di aver mai trovato un regalo davanti alla sua porta di casa. La risposta la ebbe poco dopo, quando un dobe di sua conoscenza, con fare circospetto, aveva trafugato il dono della rosa, sostenendo che "una cosa che non è mai stata vista, non può essere considerata rubata" aggiungendo "tanto tu non lo volevi, teme."

Quel maledetto idiota ladruncolo si era preso il suo regalo di Natale, l'ultimo regalo di Natale – visto che quelli successivi li aveva passati presso il covo di Orochimaru dove vigeva solo la festività della Befana.

Veloci immagini avevano cominciato a passargli davanti agli occhi: Sakura che dormiva nel suo letto con i tre pupazzetti, Naruto che prendeva a calci un sacco con la sua faccia disegnata sopra e infine... lui, solo, nel suo appartamento a pensare alla vendetta.

Perse per un attimo il senso dello spazio e del tempo, fino a incontrare di nuovo gli occhi di sua madre, illuminati dalla candela.

Erano di nuovo a casa.

"Sono contenta che ci fosse qualcuno che ti volesse bene, Sas'ke." esordì, accarezzandogli una guancia, come per scusarsi di averlo lasciato solo.

Era vero: lui aveva iniziato a sentirsi davvero solo dopo aver lasciato Konoha. I legami che aveva instaurato con Naruto, Sakura e il maestro Kakashi erano forti, tanto forti da averlo illuso di aver trovato in loro una specie di famiglia. Ma si era convinto che fossero quegli stessi legami a renderlo vulnerabile – era evidente quanto lui si preoccupasse dell'incolumità dei suoi compagni di squadra – e per uno come lui, che aveva scelto la strada della vendetta , non potevano esserci distrazioni.

"Il mio tempo è quasi scaduto" gli comunicò la madre, portando la mano ad accarezzargli i capelli.

Sasuke sentì la terra venire meno sotto i suoi piedi: non voleva che se ne andasse, di nuovo.

"Tuo padre mi ha chiesto di salutarti"

"Perché non è venuto anche lui?" le chiese, respirando avidamente il suo profumo.

"E' occupato a organizzare un colpo di stato in Paradiso con il resto del Clan e adesso che anche Itachi ci ha raggiunti si sente invincibile"

Stava scherzando, vero?

"Mi ha anche chiesto di dirti che è molto orgoglioso di te" aggiunse, sorridendo con dolcezza.

"Per aver tentato di distruggere Konoha?"

"Anche" gli rispose ironicamente "Ma soprattutto perché non lo hai fatto" concluse, iniziando a dissolversi.

"Non andare, ti prego!"

"Buon Natale, Sas'ke"




Angolo Autrice

Sono circa le 3:00 del 22 Dicembre. Siamo a due giorni da Natale.

Non penso che riuscirò a concludere questa fan entro il 24 come avevo pronosticato in quanto i capitoli mi stanno uscendo un po' lunghini rispetto alla mia media e non amo fare le cose in maniera superficiale. Da due, barra tre capitoli che avevo in mente, sono già arrivata a quattro e ogni volta che li rileggo mi viene in mente qualcos'altro da aggiungere o modificare. Quindi non me ne vogliate se dovessi sforare di qualche giorno.


In questo capitolo abbiamo fatto un viaggio nel passato di Sasuke e anche in quello di Mikoto e Fugaku (scenetta fluffosa, ne? Non ho resistito.), adesso ci aspetta il "presente" che riserverà delle belle sorprese.

Si accettano scommesse su chi siano i fantasmi del presente e del futuro. In base alle vostre risposte potrei anche avere qualche brillante idea e cambiare la trama della fan (non sarebbe la prima volta, visto che la cambio in continuazione. Nda)

Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente e chi l'ha semplicemente letto.

E vi saluto ricordandovi che "recensire fa bene alla salute mentale dell'autrice".

Un bacione.

Blueorchid31
















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Capitolo 3
*** 2. Presente ***



2. Presente







A differenza della mattina precedente Sasuke non provò alcun tipo di stupore nel risvegliarsi in una stanza che non era la sua. Riusciva ancora a sentire il profumo di sua madre nelle narici e nelle orecchie l'eco della sua dolce voce che gli augurava "Buon Natale".

Sembrava tutto troppo reale per non essere accaduto davvero.

Lui aveva parlato con sua madre, aveva toccato i suoi capelli e l'aveva vista sorridere.

Forse stava semplicemente impazzendo - di nuovo e in modo irreversibile - ma se fosse stato quello il prezzo da pagare per poter rivedere ancora la sua famiglia, lo avrebbe pagato volentieri.

Si girò su un lato e sbatté ripetutamente le palpebre dopo aver incrociato gli occhi gialli del gatto nero che dormiva raggomitolato al suo fianco.

Stranamente non provò l'istinto di scacciarlo, anzi trovò la sua presenza quasi rassicurante e allungò una mano per accarezzarlo.

Il gatto cominciò a produrre un suono che in un'altra situazione Sasuke avrebbe trovato irritante, ma che invece quella mattina sembrava avere l'inatteso potere di farlo sentire in pace : tutto quello che era accaduto quella notte aveva dell'incredibile e affondare la mano in quel pelo morbido era la prova che non fosse stato solo un bel sogno.

Il gatto continuò ad esternare il suo piacere felino miagolando sommessamente e facendo vibrare i suoi lunghi baffi.

Baffi?

L'associazione mentale fu immediata.

Balzò giù dal letto come una furia scatenata, spaventando la povera bestiola che non aveva minimamente idea di chi avesse trovato come nuovo padrone e si precipitò fuori di casa con una meta ben precisa.

Corse per le strade di Konoha e, raggiunto il suo obbiettivo, cominciò a bussare insistentemente alla porta sperando che quel qualcuno fosse già sveglio.

"Sasuke-kun"

La Hyuga sembrò molto stupita di vederlo. Come poteva non esserlo visto che da quando aveva fatto ritorno poteva contare le volte che lo aveva visto sulle dita di una mano.

"P-posso esserti utile? " gli aveva chiesto con la sua innata gentilezza e Sasuke, con altrettanto innato sgarbo, si era fatto strada in casa sua, ignorandola completamente; era salito al secondo piano e, seguendo la scia di ramen, aveva percorso il corridoio fino alla camera da letto. L'immagine che gli si parò di fronte sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua memoria, come la ruga sulla fronte determinata dall'inevitabile smorfia di disgusto che si dipinse sul suo viso: Naruto Uzumaki, l'eroe di Konoha, la forza portante della Volpe a Nove Code, il futuro settimo Hokage, giaceva a quattro di spade sul suo talamo nuziale, con indosso solo un paio di boxer arancioni e una papalina dello stesso colore in testa - una scena che definire disgustosa gli sembrò quasi eufemistico; dalla sua bocca spalancata fuoriuscivano suoni che avevano ben poco di umano e il suo torace si alzava e abbassava ritmicamente e con esso... una visibilissima erezione - abominevole poteva essere un termine appena passabile.

Fece davvero tanta fatica a ricordare il perché di quella invasione, quell'immagine aveva avuto il potere di bloccargli le sinapsi più di un mangekyou sharingan.

Come aveva fatto la Hyuga a innamorarsi di quel... di quell'essere? La volpe per quanto bestiaccia malefica, aveva sicuramente più classe.

Si avvicinò al letto, dando adito a tutto il suo coraggio, con cautela, per non rischiare che l'amico per lo spavento potesse muoversi bruscamente e rivelare più di quello che era già abbastanza evidente - in tal caso aveva già messo in conto di autoipnotizzarsi con lo sharingan e rimanere in coma almeno per una decina di anni per superare il trauma.

"Naruto?" lo chiamò, schiarendosi prima la voce che improvvisamente sembrava non avere la forza di fuoriuscire.

Nessuna risposta.

"Usurantonkaki?" riprovò, alzando un po' il tono, mentre Hinata compariva sulla porta.

Niente di niente.

"Devi scuoterlo un po'." suggerì la ragazza "la mattina adora dormire... è un pigrone" cinguettò con una dolcezza tale da provocare l'ennesima smorfia di disgusto sul viso dell'Uchiha che iniziava seriamente a pensare che quella ruga sulla fronte sarebbe rimasta in eterno.

L'idea di toccarlo - con quella pertica in bella mostra - lo fece rabbrividire e si chiese per un attimo se ne valesse davvero la pena, se fosse poi così importante.

Sfoderò il dito indice della mano sinistra che non aveva ancora una gran sensibilità tattile e toccò appena la spalla dell'amico, pensando che, essendo un ninja, bastasse a farlo svegliare - lui avrebbe tirato fuori un kunai e lo avrebbe puntato alla gola del suo aggressore - ma evidentemente Naruto non aveva la sua stessa prontezza di riflessi e incurante si era appena scomposto, farfugliando qualcosa di incomprensibile.

Riprovò ancora con più decisione dopo aver sentito HInata ridacchiare divertita - come osava.

Naruto biascicò ancora qualcosa di incomprensibile terminando la frase con un "Hinata-chan" prima di abbracciare il cuscino alla sua destra e mostrare...

Era troppo.

Hinata si nascose dietro lo stipite della porta una volta notata una luce azzurra diventare sempre più intensa.

Un allegro cinguettio riempì la stanza seguito da un urlo disumano.

Fu così che Naruto scoprì che non ci fosse al mondo sveglia più efficace di un chidori.

"Teme, ma sei impazzito?" urlò, sbruciacchiato, ma soprattutto non più eccitato - con grande soddisfazione e sollievo da parte di Sasuke.

"Dov'è?" gli chiese, senza troppi preamboli.

"Che cosa?"

"Tu sai cosa?"

"Io so cosa, cosa?"

Vicolo cieco, doveva aspettarselo.

L'Uchiha si portò una mano al viso, scuotendo la testa: l'idea di raccontargli quello che era accaduto era impensabile - non ci aveva capito molto lui, quindi era quasi utopico che il Dobe potesse riuscirci.

"Tu hai rubato un mio kunai qualche anno fa" tagliò corto, sperando che avesse almeno buona memoria.

"Un kunai? Vorrei ricordarti che mentre tu ti divertivi a fare il vendicatore solitario, io sono diventato l'eroe di Konoha: a me i kunai li regalano, non ho bisogno di rubarli" si piccò, incrociando le braccia e assumendo quella posa da offeso, con la bocca a becco di pulcino che aveva sempre detestato - solo per quello avrebbe meritato un altro chidori.

"Mi riferivo a quando eri un povero Jinchuuriki sfigato, quando tutti ti odiavano, compreso me" precisò, provando anche un sottile gusto nel ricordargli che una volta valeva quanto una mezza calzetta.

Naruto sembrò rifletterci un attimo. Sembrò... Sasuke non era poi tanto certo che stesse riflettendo, in realtà sembrava alla ricerca di una via di fuga.

Aveva bisogno di una spintarella e così Sasuke fece brillare nuovamente il chidori.

Naruto consapevole che due chidori appena sveglio sarebbero stati letali, si persuase a collaborare.

"Aspetta, adesso che mi ci fai pensare..." esclamò per poi gattonare fino all'armadio dove era riposta una grossa scatola.

Ciò che fuoriuscì da quel parallelepipedo di cartone aveva dell'incredibile; sembrava come se avesse avuto un doppio fondo per la quantità di roba che in pochi minuti si era sparpagliata sul pavimento della camera da letto.

"Ti riferisci forse a questo?" gli chiese, facendolo roteare.

"Dammelo"

"NO, è mio!"

I muri di casa Uzumaki-Hyuga iniziarono a tremare e una terrorizzata Hinata, conscia del rischio di rimanere vedova prima del tempo, corse a chiamare l'unica persona che probabilmete sarebbe stata in grado di sedare gli animi dei due ragazzi.



-§-



"Si può sapere che cosa vi ha preso?" tuonò un'iraconda Sakura che era stata costretta a distruggere il talamo e gran parte della camera da letto per riuscire a fermare quei due idioti che, tumefatti a dovere, sedevano sul divano del salotto guardando in direzione opposte, a braccia incrociate, sinceramente contrariati.

"Ha iniziato lui" esclamò subito Naruto, sapendo di potersi giocare la carta " Sakura ce l'ha a morte con Sasuke quindi mi crederà per principio".

"E di grazia, quale sarebbe stato il motivo?"

"Questo stupido teme..."

Naruto non capì bene cosa successe, ma si ritrovò spiaccicato contro il muro portante della sua casa.

"Ci stavamo allenando" rispose Sasuke "Il fatto che non ci siano missioni non vuol dire che dobbiamo abbassare la guardia, vero Dobe?"

Sakura alzò un sopracciglio, non molto convinta della spiegazione, ma di stranezze partorite dalle menti di quei due ne aveva viste parecchie e poteva anche essere plausibile.

"E' così Naruto?" chiese per scrupolo all'amico che, tentando inutilmente di riattaccarsi un dente, le diede un lieve cenno di assenso onde evitare che l'Uchiha lo rimettesse a tacere, distruggendo qualcos'altro - già spiegare a Hyashi che la camera da letto era andata distrutta non sarebbe stata una passeggiata, spiegargli che l'intera casa era stata demolita, per di più da un Uchiha, avrebbe fatto nascere un vero caso diplomatico.

"Sapete che giorno è oggi?" chiese Sakura ai due geni incompresi che passavano il loro tempo ad amputarsi parti del corpo al posto di pensare a porre fine allo strazio natalizio che gli era stato imposto.

I due si guardarono per un istante un po' spaesati: il primo, Naruto, era ancora troppo intontito per capire che la domanda di Sakura fosse retorica, il secondo, l'Uchiha, aveva cancellato il 25 di Dicembre dal calendario ergo non si era neanche sforzato di comprenderla.

Sakura respirò profondamente, chiudendo gli occhi, sperando di trovare la pazienza necessaria per non aprire una voragine nel salotto di Hinata e spedire entrambi al Creatore.

"E' il 24 di Dicembre. Quei bambini si aspettano di trovare dei regali da scartare e fino ad ora abbiamo raccolto solo cianfrusaglie" gli ricordò, supponendo che lo shannaroo di poco prima potesse aver creato in uno di loro - perché nell'altro non riponeva alcuna speranza - una specie di amnesia.

"Sakura-chan ha ragione" concordò Naruto con un rivoletto di sangue ancora fresco che gli scendeva dal naso "Non abbiamo tempo da perdere"

Sakura ringraziò i Kami che almeno uno dei due avesse mostrato un minimo di buon senso e rimase in attesa che anche l'altro mostrasse segni di attività cerebrale dato che era rimasto immobile a fissare un punto indefinito davanti a lui.

"Naruto, tu continua a girare per le case. Io e Sakura ci occuperemo di impacchettare quei dannati regali" ordinò, quindi, il redivivo, il cui silenzio era forse dovuto all'organizzazione del piano che prevedeva che lui e Sakura rimanessero da soli.

Soli?

La ragazza iniziò a sentire di nuovo quella fastidiosa tachicardia che da quando si era trasferita a Suna aveva smesso di ammorbarla - forse per merito della sabbia - e uno strano senso di inquietudine.

"Io non prendo ordini da te!" ribatté Naruto.

"Così ho deciso"



-§-





Percorsero la strada da casa di Naruto a casa Uchiha in un silenzio talmente agghiacciante che era possibile udire il lieve rumore del respiro dell'Uchiha - Sakura aveva smesso di respirare appena lui aveva esposto il piano e non ne sentiva quasi il bisogno, temendo che anche un piccolissimo rumore potesse scatenare qualche reazione inconsulta. Nella sua mente, intanto, efficentissimi operai che, strano a dirsi, sembravano avere tutti le fattezze di Ino Yamanaka, avevano iniziato a elaborare le più assurde ipotesi. Fu totalmente inutile l'opera di autoconvincimento (che verteva sulle seguenti tesi: "Mi sono disintossicata", "Non penso più a lui", "Dobbiamo solo lavorare", " Che sarà mai"), una volta giunti a casa Uchiha e varcata la soglia insieme, le antitesi presero totalmente il sopravvento("Da quanto tempo aspettavo questo momento","Adesso che gli dico?","Oh Kami quant'è bello!") mandando alle ortiche mesi di terapia a Suna con il fratello della vecchia Chiyo.

"Io arrivo subito" le comunicò, avviandosi fuori, verso il corridoio che portava alle camere da letto.

Sakura annuì, farfugliando qualcosa di poco comprensibile, che doveva essere un "Sì, certo, fai pure" ma in realtà era stato un"Si... cer... fu... re" per cui si maledì nuovamente.

Per evitare di incorrere in altre conversazioni balbettanti, decise di rimboccarsi le maniche e farsi trovare all'opera.

Sasuke, che a sua volta si stava ponendo la domanda "Perché diavolo non ho mandato Sakura al posto di Naruto", una volta nella sua stanza, tirò fuori il kunai che aveva sottratto all'amico e che aveva accuratamente nascosto sotto la maglietta, incastrandolo nell'elastico dei pantaloni. Era proprio lo stesso che aveva visto quella notte, solo che al posto del suo nome che era stato brutalmente scucito da quella testa quadra cleptomane, vi era una "N" ricucita altrettanto malamente.

"Stupido idiota" ringhiò e dopo aver stracciato una maglietta, vi ripose l'arma, avvolgendola con delicatezza e riponendola poi nel cassetto del suo armadio - di fianco alla foto del team 7.

Sakura aveva iniziato a impacchettare un bambolotto con le fattezze di Hashirama Senju quando sentì una presenza inquietante alle sue spalle.

"Posso aiutarti?"

Voleva aiutarla? Aveva sentito bene o stava ancora sognando a occhi aperti?

"O-ok" rispose incerta, preparandosi all'imminente delusione che sicuramente le avrebbe dato da lì a poco.

Straordinariamente l'Uchiha si mise a sedere dalla parte opposta del tavolo della cucina e cominciò a valutare l'idoneità di alcuni giocattoli. Intanto uno strano gatto nero si era presentato sulla tavola, facendo sobbalzare Sakura per due motivi: il primo che il felino era comparso all'improvviso; il secondo " che cosa ci faceva un essere vivente in casa Uchiha?"

Il gatto scese elegantemente sulle sue gambe dove poi si acciambellò tranquillo, come se la conoscesse da sempre.

"Da quando hai un gatto?" chiese, quindi, a Sasuke.

"Da questa notte. Deve essere entrato dalla finestra" le rispose come se fosse stata la cosa più normale del mondo "Sembra che tu gli piaccia" aggiunse.

"Le piaccia... è femmina" gli fece notare, ma d'altronde che cosa ne poteva sapere lui "Ha un nome?"

"Ha senso?"

Giusto, se le avesse dato un nome avrebbe creato un legame e Sasuke Uchiha era allergico a tutte quelle cose che richiedevano impegno, rispetto e affetto reciproco. Un nome? No, troppo complicato per lui.

"Ok. Te lo darò io allora" dichiarò la ragazza accarezzando il gatto. 

Sakura ci pensò su un attimo per trovare qualcosa che potesse andar bene per l'unico essere vivente che Sasuke aveva accolto in casa sua. 

"Ti chiamerò..." 

Sasuke fece finta di non essere interessato quando in realtà lo era eccome. Non aveva pensato che forse quella povera bestiola potesse avere bisogno di un nome, in fondo fino a pochi minuti prima non sapeva neanche che fosse una femmina e fino a quella mattina non avrebbe mai creduto di poter mai possedere un gatto. 

"Katon"  

Katon? L'arte del fuoco? 

A Sasuke scappò quasi un sorriso che cercò subito di reprimere per non mostrare alcun tipo di soddisfazione per l'appropriatezza della scelta fatta dalla ragazza. 

"C'è un criterio?" le chiese, cambiando argomento, fingendo di guardare attentamente degli shuriken di plastica. 

"Per il momento no. I giocattoli che abbiamo raccolto sono pochi, quindi non penso che riusciremo ad accontentare tutti i bambini" gli rispose con sguardo basso e triste. 

"Tsk" 

"Giusto, a te cosa importa" ribattè lei con amarezza: come aveva previsto, non ci aveva messo molto a deluderla. 

L'Uchiha alzò lo sguardo e la osservò: era cambiata; non era più una ragazzina, ma una donna che non temeva di dire quello che pensava. Era cambiata anche fisicamente: i capelli di quell'assurdo colore erano ancora corti, ma aveva scelto di portarli con una riga laterale che nascondeva appena il piccolo rombo sulla sua fronte; spesso li metteva dietro le orecchie, mostrando il viso, proprio come in quel momento, forse per il nervosismo causato dal fatto che dopo tanto tempo fossero da soli; si mordeva le labbra, cercando di rendere presentabile quel pacchetto che non voleva saperne di prendere una forma accettabile. Era bella Sakura, lo era sempre stata, ma in quegli anni in cui lui era stato troppo occupato con i suoi molteplici propositi di vendetta e poi con  quelli di redenzione, lei era cambiata, mentre lui era rimasto sempre lo stesso, non si era evoluto in alcun modo. Si era creata una carriera, una posizione, conquistando la stima di tutti. Era successo troppo in fretta e lui si era ritrovato di fronte una persona diversa da quella che ricordava e non aveva la più pallida idea di come gestirla - la solita mania del controllo. Inoltre c'era quella faccenda dei sentimenti in cui lui era totalmente negato. Durante i suoi viaggi aveva riflettuto circa quella "questione irrisolta" e ogni volta aveva provato una sensazione di soffocamento: l'idea che lei potesse avere delle aspettative al suo ritorno, gli creava una certa ansia, pertanto aveva posticipato di giorno in giorno il rientro a casa fino a che non si era reso estremamente indispensabile. 

Lei non lo aveva forzato in alcun modo, gli era stata vicina con la sua solita delicatezza, ma il pensiero costante di "doverle qualcosa" lo aveva reso intrattabile e scontroso più del solito, tanto da farle scegliere di andare a Suna. 

Sapeva di averla fatta soffrire, e tanto, ma nonostante i buoni propositi di rimediare, l'unica cosa che riusciva a fare era tenerla a debita distanza. 

Naruto arrivò di lì a poco con il pranzo - ramen ovviamente - salvandolo da quei pensieri e dalla situazione imbarazzante in cui si era ficcato. 

Purtroppo il reperimento dei doni non era andato molto bene. Come aveva pronosticato Sakura, non ci sarebbero stati abbastanza regali per tutti i bambini. Non riusciva davvero a capire perché lei e Naruto provassero così tanto dispiacere per quella faccenda. Anche lui era stato un orfano e nessuno - a parte Sakura - si era mai preoccupato di regalargli qualcosa a Natale.  

"Potremmo comprarli" propose Naruto. 

"E con quali soldi? A meno che tu non sia diventato miliardario, con il nostro stipendio non riusciremmo a comprare tutti i regali!" 

Sakura non aveva tutti i torti, ma in quella stanza c'era qualcuno che poteva risolvere il problema. Naruto si voltò quindi verso di lui. 

"Scordatelo!" ringhio Sasuke. 

"Dai Teme, sei l'unico che può aiutarci!" 

"Chiedete a Kakashi di alzarvi la paghetta oppure di comprare lui i regali, dopotutto l'idea è stata sua." 

" Sei veramente impossibile! Andiamo, Sakura-chan, Kakashi-sensei ci darà una mano"  

"In bocca al lupo" gli augurò Sasuke con un ghigno sul viso: dopo la guerra e senza missioni, le casse del Villaggio dovevano sicuramente essere semivuote, motivo per il quale Kakashi aveva dato loro quel compito. 

Sakura seguì Naruto senza fiatare, probabilmente come l'amico, anche lei stava pensando di lui che fosse un avaro senza cuore, ma non era scritto da nessuna parte che utilizzasse i soldi della sua famiglia - quella che Konoha aveva fatto sterminare - per i poveri orfanelli della guerra - che lui aveva contribuito a scatenare. Come se fosse stato un suo problema poi... mica era l'Hokage. 

Disgustato dal caos che regnava nella sua cucina, tra fiocchetti e carta da regalo, decise di ritirarsi nella sua stanza a leggere qualcosa. 

Essendo quasi ora di pranzo, decise di abbassare le tapparelle per godere di un po' di oscurità - quanto gli mancavano i rifugi di Orochimaru in alcuni momenti.  

Si sdraiò sul letto e accese una candela, attendendo che il gatto, che fino a pochi minuti prima era stato comodamente seduto sulle gambe di Sakura, si decidesse a raggiungerlo: lo rilassava. 

La palla di pelo nera non tardò ad arrivare, ma al posto di entrare e accoccolarsi al suo fianco sul letto, rimase immobile sulla soglia della porta. Fissava l'angolo più buio della stanza con curiosità, come se ci fosse qualcuno. 

Sasuke fece spallucce: non era pratico in psicologia umana, figuriamoci felina.  

Prese a leggere il rotolo che trattava di una particolare tecnica che si poteva attuare mediante il rinnegan, quando dallo stesso angolo buio che il gatto stava insistentemente fissando un'ombra comparve all'improvviso. 

In un occhio il rinnegan, nell'altro lo sharingan. 

"Ciao Sasuke" 

"Ci risiamo" pensò l'Uchiha, fissando l'uomo davanti a lui "E tu che ci fai qui?"gli chiese. 

"Sono venuto a mostrati alcune cose" 

"Avrebbero potuto mandare qualcun altro" 

" In realtà sarebbe dovuto venire Madara, ma sta aiutando tuo padre con il colpo di Stato" 

Allora era vero! 

"Sai sono tutti molto occupati lassù e io avevo bisogno di cambiare aria" 

"Non ti trovi bene? No, aspetta, non dirmelo, non me ne frega niente. Fai quello che devi fare e in fretta, vorrei riposare un po'." disse, sperando che in quel modo il suo inatteso ospite tagliasse corto. 

L'uomo si avvicinò al letto e vi si mise a sedere. 

"Il fatto è che io le donne proprio non le capisco" cominciò a raccontare per la felicità di Sasuke che non poté fare altro che alzare gli occhi al cielo e sperare che quel calvario finisse in fretta "pensavo che una volta lì, lei sarebbe stata contenta e invece - tu non sei diventato Hokage; hai tradito il Villaggio; vedi, Kakashi ce l'ha fatta, lui sì che è un grande ninja - Kakashi, Kakashi, sempre Kakashi. Io ho scatenato una guerra per lei!" 

Obito Uchiha: un uomo che ha dedicato la sua vita alla f... 

Per Sasuke non poteva esserci niente di più patetico. Era in pratica la versione maschile di Sakura, con l'unica differenza che la ragazza non aveva bisogno di sedute di psicoterapia per l'autostima e non aveva tendenze autolesionistiche. 

"Capisci, Sasuke? Io ho sempre pensato che lei sarebbe stata orgogliosa di me, che mi avrebbe considerato un eroe... però mi ama, me l'ha detto..." 

Sasuke iniziò a pensare che se quella era la punizione divina per tutte le sue malefatte, in futuro avrebbe rigato davvero dritto. Preferiva di gran lunga la versione di Obito posseduto da Zetsu Nero - sicuramente più psicopatico, ma meno logorroico. 

"Obito" lo interruppe per avere un'idea di ciò che lo aspettasse "sei qui per questo?"  

"No, ma Madara, quell'approfittatore, passa tutto il suo tempo a litigare con Hashirama e mi ha detto che è stufo di sentir parlare di Rin" 

Sasuke non poteva dargli torto, di sicuro Madara si era dovuto sorbire anni e anni di piagnistei durante la sua convivenza forzata con Obito - la morte doveva essere stata una liberazione. 

"Quindi?" lo incitò Sasuke. 

"Quindi andiamo" gli rispose, risucchiandolo con il kamui. 

Si ritrovarono per strada, davanti alla porta di casa Yamanaka - Sabaku - Nara. Questa idea della "comune" aveva qualcosa di bislacco, ma trattandosi di Ino, Sai, Temari e Shikamaru, non poteva essere diversamente. 

Obito si avvicinò alla finestra e lui lo seguì a ruota. Alla fine anche Gaara era stato invitato - un altro irriducibile single - forse dalla sorella. I suoi amici erano tutti seduti intorno a un lungo tavolo e stavano ridendo per qualcosa che doveva essere veramente divertente. 

Obito gli fece strada all'interno per poi appoggiarsi allo stipite della porta con le braccia incrociate. Sasuke tese l'orecchio per sentire cosa stesse causando tanta ilarità nei suoi amici. 

"Forse Orochimaru ha già creato dei suoi cloni in provetta" stava abbaiando Kiba Inuzuka. 

"O forse pensa di riprodursi per gemmazione" aveva ipotizzato Rock Lee. 

"Certo che non usare quel coso è un crimine contro l'umanità..." era intervenuta mestamente Karin. 

"Magari ce l'ha piccolo, che ne sai?" 

L'ultima ipotesi della Yamanaka aveva fatto esplodere un'altra risata collettiva. 

Ma di chi stavano parlando? 

L'unica che non sembrava trovare affatto divertente l'argomento era Sakura che ogni tanto accennava qualche sorriso forzato.  

"Anche Sai alla fine si è dimostrato più umano di lui o comunque ci prova, vero passerotto?"aveva poi continuato la Yamanaka schioccando un bacio sulla guancia del suo Toyboy. 

"Stanno parlando di te" gli rivelò Obito onde evitare fraintendimenti. 

"Di me? Ti sbagli" ribatté prontamente "Naruto non riderebbe mai di me" 

"Quel teme è un caso disperato!" esclamò quindi Naruto togliendogli ogni dubbio: c'era solo una persona al mondo che lui chiamava teme. 

"Usurantonkachi traditore!"esclamò Sasuke, ferito nel profondo. 

"Hai deciso di passare la Vigilia di Natale da solo" gli spiegò Obito. 

"Certo! Questa festa era un'idea stupida" 

Sakura si era improvvisamente alzata ed era andata in cucina. 

"Seguimi" lo invitò l'Uchiha, facendogli strada. 

Sakura aveva poggiato i palmi delle mani sul piano di lavoro della cucina ed era ferma, immobile, con lo sguardo triste. 

"Non ti diverti?" 

La voce del Kazekage l'aveva fatta trasalire. 

"Sono discorsi triti e ritriti, sono stufa di sentir dire sempre le stesse cose" gli aveva risposto, voltandosi verso di lui. 

"Sasuke è un bersaglio fin troppo facile da colpire e il fatto che questa sera non si sia presentato non ha deposto a suo favore" 

"Già, ma lui è fatto così. Non ama stare in compagnia... in realtà non so se esista al mondo una persona con cui gli piaccia stare oltre se stesso." 

"Sei preoccupata per lui?" 

Sasuke smise di respirare senza una ragione apparente. 

"N-no, non più" 

 Aveva tentennato, era palese, ma aveva comunque risposto di no e Sasuke non riuscì a non provare una sorta di delusione. 

"Ho passato anni a preoccuparmi per lui" aveva continuato la ragazza "ma lui ha dimostrato di non aver bisogno di nessuno, men che meno di me, quindi..." 

" Non c'è bisogno che aggiungi altro, ho capito perfettamente e penso che sia giusto che tu abbia deciso di pensare a te stessa. Un bel giorno si accorgerà di quello che ha perso." 

"E sarà troppo tardi" aggiunse Obito per accentuare la drammaticità della cosa, prontamente fulminato da Sasuke che iniziava sul serio a valutare l'ipotesi di compiere un kazekagecidio. 

Cosa stava facendo Gaara? Stava portando acqua al suo mulino o si divertiva solo a elargire perle di saggezza? 

"A Suna ti stai creando una nuova vita, non può farti che bene" 

Ancora? Ci stava mettendo il carico da novanta? 

"Non vedo l'ora di tornare... a casa."gli aveva detto sorridente. 

Casa? 

Sakura aveva davvero apostrofato Suna come "casa"? 

Ma che stava succedendo? 

La sua casa era Konoha, non il Paese sabbioso e lei... lei aveva sorriso al Kazekage come a un amico di vecchia data, come un tempo sorrideva a... 

"Si chiama gelosia, amico" disse Obito " l'ho provata anch'io verso Kakashi , quando pensavo volesse Rin solo per sè" 

Rin, Rin, Rin, Obito sapeva parlare solo di Rin. 

"Taci" lo zittì Sasuke che era molto più interessato alla conversazione tra la rosa e Gaara che alle sue paranoie sentimentali. 

"Sono contento che la pensi così" aveva continuato il Kazekage, che con l'ausilio di un vortice di sabbia - dato che anche lui non era molto incline a toccare e farsi toccare - le aveva gentilmente scostato i capelli dal viso portandone una ciocca dietro le orecchie.  

Sakura era arrossita. 

Sakura. Era . Arrossata. 

Sakura. Era. Ar-ros-si-ta. 

Sasuke non aveva parole. 

Per quel misero trucchetto da prestigiatore sabbioso, poi? 

"Ci vuole poco per far felice una donna" sentenziò Obito, come se lui fosse stato un esperto in materia. 

Sasuke evitò di distruggere in maniera definitiva la sua scarsa autostima ricordandogli che circa una ventina di minuti prima si era presentato al suo cospetto dichiarando di "non capire le donne" e si concentrò su Sakura che continuava a guardare Gaara con aria sognante come un cavaliere senza macchia e senza paura o il principe azzurro - rosso - arrivato in sella al suo monocoda per salvarla.  

E lui, quindi, chi era? L'orco cattivo? 

"No, tu sei uno sfigato. Non hai un ruolo in questa faccenda. Sarai forse un ricordo e nient'altro" 

Un ricordo? Lui sarebbe stato un ricordo e anche brutto probabilmente.  

"Non puoi biasimarla se ha deciso di rifarsi una vita. In fondo tu non l'hai voluta al tuo fianco. Che sciocco! Se Rin mi avesse fatto la corte..." 

"Smettila! Riportami a casa!" 

"Come vuoi" 

Obito lo risucchiò nuovamente con il kamui e lo riportò a casa.  

Era buia, come sempre. Solo la luce fioca di una candela illuminava appena il corridoio. Il silenzio era quasi opprimente. Lo stacco tra l'immagine della casa dove i suoi amici stavano festeggiando e la sua abitazione era nettissimo.  

Percorsero il corridoio fino alla camera da letto dove Sasuke, sdraiato sul letto con accanto Katonstava leggendo un rotolo. 

Vedersi dal di fuori fu abbastanza scioccante: Sasuke si rese conto di quanto fosse deprimente quell'immagine di lui, da solo. E il peggio era che aveva scelto lui di esserlo. 

"Caspita che depressione!" 

Obito iniziava a dargli sui nervi. 

"Tuo fratello Itachi era molto più allegro di te, sai?" 

Sasuke non colse la provocazione. In realtà desiderava solo che lui se ne andasse per avere modo di riflettere su tutto quello che aveva visto. Mille pensieri contrastanti affollavano la sua mente e con lui che sparava cazzate non riusciva a elaborare niente di razionale. 

"Quale sarebbe la morale?" gli chiese. 

"Tu sai qual è" 

Per tutta la vita ho creduto di essere solo, adesso, lo sono davvero. 

"Esattamente. Ma sei ancora in tempo per rimediare" 

"E come?" 

"Lo capirai. Questa notte riceverai un'altra visita, l'ultima, e forse riuscirai a comprendere" disse Obito, prima di dissolversi. 

"Idiota non dovevi dirglielo" una voce femminile rieccheggiò nella stanza. 

"Scusa Rin hai ragione, ma mi ami lo stesso,vero?" 

"Certo che ti amo stupidino" 

L'ultima cosa che Sasuke udì fu il fastidioso, quanto inopportuno, schioccare di baci. 

 

 

 

 

Angolo Autrice 

Vi chiedo immensamente perdono per questo mostruoso ritardo, ma gli impegni mi hanno tenuta lontana dalla tastiera. Tra le feste natalizie, la famiglia e il lavoro, trovare il tempo per scrivere è stato impossibile. 

Ringrazio tantissimo tutti i lettori che mi hanno scritto in privato. Non avete idea di quanto mi abbiano fatto piacere le vostre parole :-) vi lovvo tutti! 

Ringrazio anche tutti coloro che hanno recensito finora e hanno inserito la storia tra preferiti, seguiti e ricordati. Siete davvero tanti e questa cosa è meravigliosa. :-)  

Spero, prossimamente, di riuscire ad aggiornare più spesso e soprattutto cercherò di rispondere alle vostre recensioni. Credo che questa sarà la storia che finirò prima perché Natale ormai è passato e poi manca solo un capitolo, massimo due. Quest'ultimo è venuto molto lungo, ma non mi andava di spezzarlo ( perdonatemi!)  

Cercherò di aggiornare al più presto anche le altre fan e confido vivamente nella vostra pazienza. Sappiate che non lascio mai nulla di incompiuto quindi porterò a termine tutte le storie anche perché ne ho altre in cantiere( per ora solo nella mia testa). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e aspetto le vostre considerazioni. Vi aspetto! 

Chi sarà l'ultimo fantasma? 

Visto che non c'è stata occasione, vi auguro anche un felice 2015!  

Un bacione 

Blueorchid31

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Capitolo 4
*** 3.Futuro ***


3.Futuro





Era rimasto disteso sul letto a guardare il soffitto con il gatto sopra lo stomaco per un lasso di tempo molto lungo lambiccandosi il cervello su quello che stava accadendo e che sua madre e poi Obito gli avevano fatto vedere.

Ciò che lo aveva maggiormente scioccato non era stato tanto ascoltare le parole dei suoi amici, o di quelli che reputava tali, ma constatare con i suoi stessi occhi quanto la sua vita fosse vuota e deprimente. Aveva sempre creduto di bastare a se stesso, di non aver bisogno di nessuno, eppure la sola vicinanza di quel gatto riusciva a farlo sentire più sereno. Il problema più grande risiedeva nel fatto che non avesse la più pallida idea di come cambiare quella condizione. Il suo orgoglio, ma soprattutto la sua incapacità a relazionarsi con gli altri, erano due ostacoli molto ardui da superare. Preferiva di gran lunga combattere cento battaglie, perdere qualche altro arto magari, ma l'idea di dover esternare dei sentimenti, di affrontare una qualsivoglia conversazione che girasse intorno a essi, lo atterriva. Possibile che fosse diventato arido a tal punto? Quello che aveva provato rivedendo sua madre era solo un ricordo di quel potenziale affettivo che con il tempo era andato sempre più scemando?

Dopo lo scontro con Naruto aveva pensato che ci potesse essere un nuovo inizio anche per lui, che gli fosse stata donata un'altra possibilità per rimediare a tutti i casini che aveva fatto, ma soprattutto per creare una nuova versione di se stesso più simile a quella di quando era bambino, ingenuo, ma desideroso di dare e ricevere amore incondizionato. Tuttavia durante il suo lungo viaggio ciò che aveva visto del mondo lo aveva portato a essere nuovamente anaffettivo. Aveva conosciuto persone buone e altre che non sapevano neanche dove abitasse l'umanità. Si era quindi persuaso che per quanti sforzi si potessero fare, non fosse possibile eliminare del tutto il male. Ci sarebbero sempre state persone bugiarde, opportuniste, crudeli, per le quali il valore della vita era così basso da riuscire addirittura a giocare con essa per denaro, per fama o per un misero momento di protagonismo. La conclusione a cui era arrivato lo aveva portato a dimenticare quel senso di speranza che aveva provato dopo la guerra, si era rinchiuso nuovamente in se stesso, ricominciando a diffidare di tutti, anche delle persone che gli avevano dimostrato da sempre di volergli bene.

Era bloccato in un limbo in cui una parte di sé desiderava essere appena meno riflessiva, meno prudente e meno autoprotettiva tanto da essere in grado di mettere due prosciutti davanti agli occhi, far finta di niente e vivere un'esistenza pressoché normale e l'altra che invece non riusciva ad accettare che al mondo ci fosse così tanto marciume e che preferiva una vita di solitudine a una di delusioni. Queste due facce del suo essere avevano avuto un ruolo fondamentale anche nella questione inerente la restaurazione del Clan.

Come poteva mettere al mondo un figlio in un mondo del genere?

Avrebbe condannato il sangue del suo sangue all'infelicità?

La porta d'ingresso cigolò. Non sapeva precisamente da quanto tempo fosse su quel letto e pensò che probabilmente fossero Naruto e Sakura e che doveva iniziare a prendere in considerazione l'ipotesi di chiudere la porta a chiave. Tese l'orecchio ma non riuscì a udire i rumori inconsulti, le grida o le minacce di morte, tipiche dei suoi compagni. Era tutto molto silenzioso.

Scostò delicatamente il gatto e si alzò senza fare alcun rumore, muovendosi lungo il corridoio fino al salone come un fantasma - era un ninja dopotutto.

Si fermò, aspettandosi da un momento all'altro che qualche entità soprannaturale o qualsiasi altra diavoleria, comparisse all'improvviso, quando udì dei rumori provenire dalla cucina.

"Che cosa stai facendo?"

Sakura sussultò - Sasuke gli era comparso alle spalle.

"Mi hai fatto prendere un colpo" confessò, portandosi una mano sul petto dove il cuore stava per esplodere per lo spavento "Credevo che stessi dormendo allora ho pensato di lavarti i piatti della colazione"

"Non é necessario" le disse lapidario.

"Sono pochi, faccio in fretta"

"Ho detto che non è necessario" ribadì, scandendo bene le parole.

"O-ok" sussurrò la ragazza, togliendosi mestamente il grembiule mentre si malediceva per aver avuto per l'ennesima volta un pensiero gentile nei suoi confronti che non era stato apprezzato - ovviamente.

Sasuke provò una strana sensazione, forse vergogna, per averla trattata male, di nuovo e senza motivo. Dopotutto voleva solo lavare i piatti, mica gli aveva chiesto di sposarlo.

"Naruto?" le chiese, cercando di superare l'imbarazzo.

"L'ho spedito a comprare un regalo a Hinata. Quella testa quadra se n'era dimenticato" gli aveva risposto, fingendo naturalezza, con un sorriso forzato dipinto sul viso.

C'era rimasta male, era evidente e lui si sentiva un verme, ma ormai era fatta.

Non era certo quello il miglior punto di partenza per cercare di instaurare un rapporto civile.

"Scusami, inizio a mettere i regali nei sacchi"

La ragazza gli passò accanto, uscendo dalla cucina dove improvvisamente sembrava che mancasse l'aria.

Sasuke la seguì con lo sguardo fino al ridicolo cumulo di cianfrusaglie che avevano raccattato in giro.

"Kakashi vi ha dato una mano?" Le chiese, anche se in fondo non gli interessava così tanto saperlo, ma sentiva come il bisogno di "recuperare".

"No. Non ci sono abbastanza soldi per comprarne di nuovi".

Non aveva dubbi e provò un sadico gusto nel constatare che ci avesse preso in pieno.

"Ma per fortuna é intervenuto il Kazekage"

Gaara? Cosa c'entrava adesso Gaara?

"Ah sì?" le chiese, cercando di non apparire irritato - com'era.

"Gli ho mandato una missiva per invitarlo alla cena della vigilia e gli ho spiegato il problema"

L'aveva invitato alla cena della vigilia?

"Ha bisogno di divagarsi un po', ha sempre molto da fare" aveva aggiunto Sakura che per fortuna gli stava dando le spalle e quindi non era in grado di vedere la colorazione azzurrognola che aveva assunto il suo viso.

Non aveva nessuna gara di castelli di sabbia a cui partecipare? Nessuno spettacolo di marionette? Da quando Gaara era diventato uno a cui piacevano le feste?

"Penso proprio che sarà una serata divertente"

Oh sì, come andare a cena con Orochimaru.

"E i regali?"

Era proprio curioso di sapere cosa si fosse inventato.

"Ha chiesto a Kankuro di creare delle marionette e ad alcuni artigiani del villaggio ha commissionato dei giocattoli di legno. Ha detto che per loro farne qualcuno in piú non era un problema"

Ha schiavizzato la sua popolazione e il suo stesso fratello per fare bella figura, razza di despota!

"Meglio così" le aveva detto con sufficienza.

"Giá. Appena mi é arrivata la sua risposta ho tirato un sospiro di sollievo. Spero solo che arrivino in tempo"

Sasuke iniziò a fantasticare su una serie di spiacevoli – sicuramente casuali - incidenti che potessero accadere al Kazekage durante il viaggio - l'ottanta per cento orchestrati da lui – ma, non avendo mai fallito una missione in vita sua, non poteva rischiare di rovinarsi la media proprio con una delle più stupide che gli erano mai state affidate.

Sakura si alzò dall'angolo nel quale si era accovacciata per raccogliere i regali e dopo essersi messa la sacca - che a guardarsi doveva essere abbastanza pesante - su una spalla, si era diretta verso l'ingresso.

"Ci vediamo" gli aveva detto, prima di andar via, senza guardarlo in faccia.

Non aveva specificato "stasera" perché già sapeva che lui non si sarebbe mai presentato.

Quel "ci vediamo" era quindi sembrato una specie di addio - un amaro addio.

Lei sarebbe ritornata a Suna con il Kazekage e lui forse non l'avrebbe mai più rivista.

Mai più rivista.

Mai più rivista.

Mai più rivista.

No, un attimo. Perché gli dava cosi fastidio l'idea di non rivederla più? Ma soprattutto perché gli dava ancora più fastidio l'ipotesi che potesse rifarsi una vita senza si lui?

La stava perdendo.

Sul serio?

No, non era possibile, non Sakura. Lo aveva cercato per tre anni per riportarlo a Konoha, gli aveva perdonato ogni singola cazzata che aveva fatto e aveva aspettato il suo ritorno per altri due anni o poco più, era impensabile che potesse abbandonarlo per sempre.

Lei c'era sempre stata!

Si massaggiò le tempie, sentendo la testa in procinto di scoppiare e non si accorse del gatto che dal divano aveva spiccato un balzo verso di lui.

Quando se lo vide arrivare addosso era ormai troppo tardi.

Cadde all'indietro, sbattendo violentemente la testa contro il muro della stanza perdendo i sensi.



-§-





"Secondo te é vivo?"

"Miao"

"Grazie per il tuo aiuto, senza di te non avrei saputo come fare."

"Miao, miao"

"Guarda... sta aprendo gli occhi"

Sasuke si risvegliò con un emicrania spaventosa e la prima cosa che vide fu una piccola figura un po' sfocata e una macchia nera che doveva essere il diabolico gatto che l'aveva fatto cadere all'indietro.

"Ti sei svegliato finalmente"

Una voce femminile. Cercò di identificarla ma proprio non ne fu capace e non riusciva ancora a mettere bene a fuoco - doveva averla presa forte la botta in testa.

"Il gatto ti chiede scusa, ma non sapevo proprio come fare a farti passare di qua"

"Di qua dove?" le chiese.

"Nel mio mondo"

"E cosa dovrei fare nel tuo mondo? Sentiamo."

"Seguirmi. Devo farti vedere il futuro."

Sasuke ebbe come la sensazione che qualcuno gli stesse stringendo il collo tanto da farlo soffocare. Il futuro? No, non voleva vederlo.

Riuscì finalmente a mettere a fuoco e rimase alquanto perplesso nel constatare che la figura che aveva davanti fosse una bambina; una bambina che non aveva mai visto tra l'altro, con degli strani occhiali sul naso, capelli e occhi color pece e alta come una soldo di cacio.

"Ma tu chi sei?" le chiese sconcertato, sentendo come uno strano legame con lei.

"Andiamo" gli rispose, tendendogli la mano e glissando momentaneamente la domanda.

Sasuke afferrò la piccola manina per poi ritrovarsi un attimo dopo dentro casa Hyuga.

Un gran baccano proveniva dal secondo piano. Urla, tonfi, risate, pianti... era più rumorosa di quanto ricordasse.

Hinata era appena scesa dal piano superiore con i capelli scompigliati, visibilmente distrutta e Sasuke iniziò a temere che la prima visione del futuro fosse il... dell'Uzumaki, pertanto coprì gli occhi della bambina con una mano per evitarle il trauma.

La bambina gliela scacciò alquanto seccata per poi fulminarlo con uno sguardo che Sasuke catalogò inquietante al pari di quello di un Uchiha. Ma non fece in tempo a rifletterci su: un gran fracasso proveniente dalle scale aveva attirato la sua attenzione.

La prima visione non era il... della testa quadra, bensì il risultato del suo operato - anzi due.

"Boruto e Himawari"

Boruto? Ma che razza di nome é Boruto?

"Lo chiamano tutti Bolt. Io lo chiamo baka"

Ottima scelta, per il figlio di Naruto non c'è nomignolo migliore.

"Grazie, lo so" gli aveva risposto.

Anche lei riusciva a leggere i suoi pensieri, doveva stare molto attento.

"Ma quanti anni hanno?" le chiese per farsi un'idea di quanto tempo fosse passato.

"Sette anni il baka, Himawary é più piccola"

Sette anni? Allora... Naruto ha iniziato a restaurare il suo di Clan, che furbetto!

"Loro non sono gli unici però" gli disse e riafferrando la sua mano lo condusse in un'altra casa.

Un bambino dai capelli biondi e la pelle diafana era intento a disegnare su una tela mentre l'altro, con i capelli raccolti ad ananas, se ne stava in panciolle su un divano.

"Inojin e Shikadai"

"Uno é il figlio di Shikamaru e l'altro?" domandò per poi non riuscire a credere ai suoi occhi vedendo Sai entrare nella stanza e inginocchiarsi vicino a...

"É suo figlio???"

"Io non mi stupirei così tanto" gli rispose la ragazzina con impertinenza "Anche Choji ha una figlia"

"Stai scherzando?"

Sasuke non riusciva a crederci.

"Tutti i tuoi amici hanno avuto dei figli, si sono sposati e vivono felici"

"E io?" ebbe il terrore di chiederglielo.

"Tsk"

Si voltò verso la bambina con il sopracciglio destro visibilmente alzato e uno sguardo carico di stupore.

"Ma... tu chi..."

Non fece in tempo a terminare la domanda: la bambina gli aveva riafferrato la mano e lo aveva condotto...

"Alla bottega del Villaggio?"

"Eccoti"

Un uomo, avvolto in un mantello blu, con i capelli neri un po' più lunghi e... lisci?

Da quando aveva cominciato a pettinarsi? E soprattutto... perché assomigliava a suo padre? Dov'erano finiti i lineamenti dolci di sua madre?

"In effetti visto così sei più belloccio" sbottò la bambina, scrutandolo attentamente con una mano poggiata sotto il mento e un dito sulla guancia "Adesso ho capito perché la mamma..."

Sasuke spalancò gli occhi.

Mamma?

Ma la bambina si era già morsa la lingua e aveva preso a indicare verso un altro uomo che si stava avvicinando al "lui" cresciuto.

"Sasuke"

Era Gaara.

"Cosa ci fai qui?" gli aveva chiesto.

"Stiamo facendo un po' di spesa, passiamo la vigilia da Temari" gli aveva risposto il Kazekage che non sembrava affatto invecchiato - misteri della sabbia - " Come stai? Mi ha detto Naruto che sei sempre in missione. Pensavo che una volta diventato Hokage ti avrebbe voluto sempre al suo fianco"

Quindi Naruto era riuscito a diventare Hokage. Che assurdità!

"Preferisco così"

Notò che con il passare degli anni non fosse diventato più loquace.

"Papà, papà!"

Sasuke incrociò mentalmente le dita, sperando che quei bambini che erano sbucati dalla corsia dei dolci stessero chiamando lui e ci rimase molto male constatando che, invece, si erano diretti verso Gaara.

"Ti ricordi di Chiyo e Sasori? Li hai visti quando erano molto piccoli."

Due gemelli, entrambi con i capelli rossi come il fuoco e gli occhi... verdi.

"Bambini!"

Una voce femminile fin troppo nota richiamò all'ordine le due pesti.

Portava i capelli rosa lunghi fino a metà schiena e un completo bordeaux riportante il simbolo della sabbia e del Kazekage. Appena lo aveva visto si era bloccata per un istante, per poi raggiungere la sua famiglia.

Aveva sposato Gaara...

"C-ciao Sasuke-kun"

Lo sguardo che il "lui" del futuro aveva rivolto alla ragazza, anzi alla donna, che sembrava ancora più bella se possibile, fu di una tale intensità che Sasuke sentì un brivido scorrergli lungo la schiena.

Cosa significava quello sguardo? Che ne avesse memoria non aveva mai guardato Sakura in quel modo, così... così...

"Scusate, vado a recuperare i bambini. Sasuke, perché non ti unisci a noi stasera?" Gaara si era allontanato rincorrendo i due marmocchi che avevano ricominciato a correre per la bottega lasciandoli soli.

"Sì, Sasuke-kun, perché non ti unisci a noi?" aveva ripetuto Sakura con un sorriso.

Lui aveva riportato lo sguardo sui pomodori e aveva iniziato a sceglierne alcuni tastandoli con la mano destra.

"Domani riparto. Preferisco riposare." le aveva risposto con la solita freddezza.

"O-ok. Ma dimmi, come stai? É un po' che non ci vediamo, in realtà sembra passata una vita."

"Una vita..." aveva sussurrato per poi rispondere un lapidario "Bene" senza aggiungere altro.

Sakura aveva abbassato lo sguardo e aveva portato il pugno chiuso davanti al petto.

"Ottimo."

Che altro avrebbe dovuto dire visto che lui non si era scomodato neanche di chiederle a sua volta come stesse. Erano solo anni che non si vedevano.

"Devo proprio andare. Buon Natale Sasuke-kun"

E se n'era andata, aveva raggiunto Gaara e i due mostriciattoli alla casa e dopo aver incontrato per l'ultima volta il suo sguardo, era scomparsa.

"Buon Natale" aveva sussurrato lui, spappolando con la mano destra un pomodoro.

"Mi spieghi cosa sta succedendo?" chiese Sasuke alla bambina, visibilmente alterato.

"Lei ha sposato lui, semplice!" gli rispose con sufficienza - più ovvio di così.

Quella bambina era un po' troppo impertinente.

Avevano seguito il suo "lui" del futuro fino a casa dove un vecchio gatto nero attendeva il suo ritorno.

Aveva posato le sporte sul tavolo e ne aveva tirato fuori una scatoletta di caviale.

"Buon Natale, Katon" aveva detto al felino porgendogli la scatoletta e il gatto gli aveva risposto con un debole miagolio.

É assurdo!

"No, non lo é" gli rispose la bambina e prendendolo di nuovo per mano lo condusse all'ultima tappa del suo viaggio.

"Dove siamo?" le chiese.

Intorno a loro c'era solo erba, alta e incolta.

La bambina si diresse verso una specie di sasso che si intravedeva in quella folta sterpaglia e lui la seguì senza fiatare – con un brutto presentimento.

"Qui giace Sasuke Uchiha. L'ultimo erede del Clan Uchiha"

Sono morto?

"Penso di sì"

La bambina iniziò a dubitare della sua intelligenza.

"E come?" chiese allarmato.

La bambina scostò un po' di erba alla base della lapide.

"Alla veneranda età di centocinque anni. Mi sa che sei morto di vecchiaia" gli fece notare con tono saccente.

Morto, di vecchiaia e solo. Che finaccia!

"Concordo" annuì la bambina.

Un fruscio li fece voltare verso una vecchietta che si trascinava per la radura con un bastone in una mano e un fiore di ciliegio nell'altra. I capelli erano tutti bianchi raccolti in uno chignon, il suo viso rugoso e la schiena curva, ma i suoi occhi... i suoi occhi erano sempre gli stessi.

"Ciao Sasuke-kun" aveva detto con voce sottile, appena percettibile, ma sempre dolce e aveva posato il fiore in cima alla lapide "Presto ti raggiungerò e chissà che questa volta non riusciremo a stare insieme per sempre... mio unico amore."

Dopo tutti quegli anni lei lo amava ancora... lo aveva sempre amato. Tutti si erano dimenticati di lui, tranne lei.

Intorno alla sua lapide c'erano molti fiori di ciliegio secchi, sintomo che periodicamente lei si recava sulla sua tomba.

"Se solo" riprese a parlare "se solo tu non fossi stato così idiota!" la voce sembrò improvvisamente meno flebile "se mi avessi dato una possibilità" sempre meno flebile, mentre la mano destra sollevava il bastone in aria con una forza inaudita per una vecchietta di cento e passa anni e iniziava a percuotere la lapide che guardandola meglio sembrava infatti scalfita in molti punti "Tu, orgoglioso, stupido, Uchiha. Tu, maledetto psicopatico asociale. Tu, hai rovinato tutto!!! Mi hai spezzato il cuore e io ti ho sempre perdonato e amato come una povera sfigata!"

"Ah! Ah! Ah! Shannaroo mami!" esclamò la bambina.

Mami?

Adesso quella piccola peste si era davvero tradita.

Sasuke l'aveva guardata più attentamente, sfruttando il fatto che lei fosse troppo impegnata a ridere per accorgersene.

Occhi neri, capelli neri: tratti inconfondibili degli Uchiha.

Tagliente come un rasoio, impertinente e incline all'utilizzo di esclamazioni insensate volte ad accorciare discorsi inutili o a dimostrare dissenso: lui.

Quella bambina gli assomigliava molto – occhiali a parte.

Che fosse Karin sua madre? Come poteva essere morto da solo, “unico erede degli Uchiha”, se lei era...?

Aveva sentito una forza incredibile nella sua mano quando l'aveva stretta e la forma del viso e il taglio degli occhi gli ricordavano... no, non era possibile.

"Torniamo a casa" le ordinò, facendola smettere di ridere di colpo.

"Ok. Sei noioso, sai?"

Noioso...

Appena tornati a casa, Sasuke non attese oltre e si inginocchiò davanti alla bambina e le tolse gli occhiali.

"Ma che..."



"Stai tranquilla piccola mia,

il tuo papà sarà qui tra poco

e appena arriverà la tua mamma andrà a uccidere Kakashi-sensei

per averlo mandato in missione due giorni prima del parto"



"Ho fatto il prima possibile"

"Sasuke-kun, questa é tua figlia"



La guardi per la prima volta...



"Sasuke-kun, come la chiamiamo? Io avevo pensato... Sarada"

"Sarada va benissimo"



... e ogni cellula del tuo essere si riempie di amore...



"Che cosa sono questi?"

"Occhiali, Sasuke-kun. Non vorrai mica che rimanga ceca appena attiva lo sharingan!"

"Ma non é detto che riesca ad attivarlo"

"Lo farà"



... la vedi crescere

e sai che la proteggerai da tutto e da tutti perché è parte di te e lo sarà sempre...



"Mamma, perché i ragazzi sono cosi stupidi?"

"Ancora Bolt?"



... e la terrai lontana dai figli delle teste quadre...



"Chi sei tu?" le chiese, con una lacrima che gli scorreva lungo la guancia.

"Sono una bambina mai nata"

"Tu... tu sei mia... figlia?" un groppo in gola non gli consentiva di parlare proprio nell'unica occasione in cui desiderava tanto farlo.

"No, se non fai qualcosa e... subito! Shannaroo!"

La bambina cominciò a dissolversi e Sasuke istintivamente tese una mano per afferrare la sua, ma inutilmente.

"Aspetta. Ma io... ma cosa dovrei fare?"

"Buon Natale papà"






Angolo Autrice


Con mezza giornata di ritardo, ma ho aggiornato!

Siamo agli sgoccioli, manca solo l'ultimo capitolo. :-(


Ho scelto Sarada perché secondo me era l'unica che potesse davvero smuovere qualcosa nel cuore granitico dell'Uchiha e speriamo che ci sia riuscita, ma questo lo scopriremo solo nel prossimo chappy.

Come sempre vi ringrazio di cuore per le recensioni, senza di voi non so come farei! :-)

Mi auguro che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi dò appuntamento - spero - a domani per l'epilogo.

Un bacione.

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Capitolo 5
*** 4. Epilogo ***


4.Epilogo






Era in ginocchio – nel vero senso della parola – ancora incredulo, scioccato e... decisamente incazzato.

Sembrava come se le cose belle della vita avessero una specie di repulsione nei suoi confronti, lo evitassero, mentre quelle brutte gli corressero incontro a braccia aperte. Trovava alquanto ingiusto che per lui dovesse essere così difficile provare un briciolo di felicità quando per gli altri risultava semplice e non era per una questione di superiorità intellettiva – con la quale si era convinto della stupidità altrui – ma per una predisposizione innata che a lui poco si confaceva.


Lui era destinato a essere infelice?


Aveva compiuto molte azioni nella sua vita di cui non andava proprio fiero e aveva fatto delle scelte che forse non si erano rivelate proprio giuste, ma aveva sempre ottenuto quello che voleva – o quasi.

La domanda che, quindi, si stava ponendo, immobile, genuflesso, era: "Cosa voglio davvero?"

Tutta quella faccenda del passato, del presente e del futuro era accaduta troppo in fretta per avere modo di riflettere attentamente e lui – non sia mai detto – per prendere certe decisioni aveva bisogno di tempo.

Purtroppo ne aveva ben poco dato che il super Kazekage, l'eroe degli orfani di Konoha, probabilmente era in procinto di varcare le porte del Villaggio, accolto da un'adorante Sakura.


Sakura...


Come aveva potuto ripiegare sul Kazekage? Non era bello come lui! Ok, aveva un titolo e anche degli ottimi natali; sicuramente era anche pieno di soldi e probabilmente adorava fare giochetti erotici con la sabbia, ma, insomma, non era paragonabile a lui. Quei due mostriciattoli fulvi, poi, non avevano niente a che vedere con lo sguardo magnetico di Sarada, con la sua impertinenza e l'orgoglio Uchiha che sprizzava da tutti i pori.


Quella bambina doveva venire al mondo a tutti i costi!


Certo, sarebbe stato meglio un maschio come primogenito e casomai purosangue, ma al momento donne Uchiha in giro non ce n'erano e doveva accontentarsi di quello che passava il convento: un sennin, l'erede del quinto Hokage – mica male – una donna dalla forza disumana e tendenzialmente incline a gonfiare di botte il baka – non male davvero – una donna bella - molto bella – e soprattutto... ancora, forse, molto probabilmente, speriamo...


"Innamorata di me"


Ottenuta l'illuminazione tanto attesa, si alzò di scatto e corse in camera sua; poi scalzo, con indosso solo una paio di pantaloni e una maglietta a maniche corte, uscì di casa trovandosi di fronte a un tappeto di neve fresca – non sarebbe stato certo quello a fermarlo. Aveva una meta, aveva un piano – più o meno – ma soprattutto aveva uno scopo.

Guardò il cielo, dal quale scendevano piccoli fiocchi di neve e intuì che più o meno fosse quasi ora di cena e quindi virò, balzando su un tetto, verso casa Yamanaka.

Spalancò la porta, con il fiatone, trovando tutti i suoi amici – più Gaara – che ciarlavano allegramente. Lo guardarono sbigottiti, e per l'abbigliamento poco consono a una cena, e per l'entrata da pazzo furioso... e per il kunai che brandiva in una mano.

Sasuke fece balzare lo sguardo dall'uno all'altro, cercando il suo obiettivo che tuttavia non sembrava essere lì. Poco male, davanti a tutti sarebbe stato sicuramente più imbarazzante, ma non aveva avuto la prontezza di spirito di pensarci prima perché effettivamente... non aveva un vero piano.

Naruto gli si era avvicinato con cautela, pensando che fosse impazzito di nuovo e fosse sul punto di compiere una strage – aveva riconosciuto lo sguardo da pazzo furioso sanguinario e quel kunai non era affatto rassicurante – quindi, con calma, molta calma, gli aveva chiesto: " Ti senti bene, Teme?"

"Sto benissimo."

Tipica risposta da malato mentale all'ultimo stadio.

"Sei venuto per passare la vigilia di Natale con noi?" gli chiese ancora Naruto, con la delicatezza tipica di chi sa di avere di fronte una bomba a orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi momento.


Doveva inventarsi qualcosa di plausibile.


"Dov'è Sakura?" decise di chiedere, pugnalando a morte il suo orgoglio – ma non aveva tempo da perdere.

La Yamanaka era scoppiata in una fragorosa risata – dannata gallina – e Naruto aveva iniziato a comporre i sigilli della moltiplicazione del corpo per saltargli addosso ed evitare il probabile omicidio della sua migliore amica.

"Perché cerchi Sakura?" domandò Naruto, che intanto si era quadruplicato nel salotto di Ino e Temari.

"Ho bisogni di parlarle..." il suo orgoglio si lamentò, comunicandogli che se gli avesse inferto un altro colpo probabilmente avrebbe esalato l'ultimo respiro "... dei regali" – c'era un limite all'umiliazione.

Naruto sembrò abboccare, facendo sparire le sue copie e la Yamanaka – che era oca, ma di certe cose era davvero esperta – si era affrettata a dirgli che la ragazza era rimasta a dare una mano per preparare la cena fino a poco prima e che era tornata a casa per cambiarsi.

Sasuke si voltò per riprendere la sua corsa verso casa di Sakura, ma prima pensò bene di mettere in chiaro un paio di cosette che gli stavano a cuore.

"Tu" tuonò, indicando il Kazekage "inizia a cercarti un altro ninja medico. E tu" indicando questa volta Naruto "Tieni lontano tuo figlio dalla mia prole" per poi scomparire.

Hinata si era voltata verso il suo consorte, rossa in viso: come diavolo faceva Sasuke a sapere che era incinta?

"Io non gli ho detto niente, lo giuro!" si giustificò con la ragazza.

"Detto cosa?" chiese la Yamanaka che sentiva nell'aria odore di pannolini sporchi.

"N-niente" rispose Hinata, inducendosi uno svenimento per evitare l'argomento imbarazzante.

"Ok, è incinta!" concluse la bionda.

Gaara, invece, sorrise amaramente: Sasuke aveva finalmente aperto gli occhi, anche se non aveva idea di come avesse fatto a sapere che provava un certo interesse per Sakura, il pensiero che lei riuscisse finalmente a essere felice gli riempì comunque il cuore di gioia.


-§-


Sasuke giunse davanti alla porta di casa di Sakura e si fermò proprio nel medesimo punto in cui lei lo aveva baciato, la sera che l'aveva poi tramortita e appoggiata sulla panchina del giardino... che stava ancora lì, ricoperta di edera.

Era arrivato.

E ora?

Non avendo un piano – adesso lo poteva ammettere – iniziò a sentirsi...


... un perfetto idiota.


Cosa le avrebbe dovuto dire?


"Ciao Sakura, tre fantasmi mi hanno fatto visita e mi hanno fatto capire che tu sei l'unica possibilità che mi resta per non morire da solo?" oppure "Ciao Sakura, lo sai che avremo una figlia che si chiamerà insalata?" - nella migliore delle ipotesi avrebbe passato i prossimi sei mesi nel reparto di traumatologia con l'ottanta per cento delle ossa rotte.


Perché non si era preparato un discorso? Perché doveva essere sempre così istintivo?

Forse era meglio se se ne ritornava a casa da Katon a mangiare pomodori e caviale in scatola ed evitarsi quella figura barbina che forse non avrebbe portato ad altro che a un sonoro pestaggio – meritatissimo tra l'altro.

Aveva mosso appena la gamba destra per ripercorrere il tragitto al contrario, quando la porta di casa di Sakura si era aperta ed era comparsa lei, con indosso un montgomery rosa pallido – niente a che vedere con il vestitino rosso fuoco della Yamanaka. Aveva un semplice fermaglio tra i capelli e un paio di scarponcini da neve con la pelliccia alti fino a metà polpaccio. Aveva sempre adorato la sua sobrietà, ma quella sera sotto la neve, si accorse di quanto fosse bella, così, acqua e sapone, senza trucco o fronzoli, come l'aveva sempre vista sin da piccola.

Lei era rimasta sulla porta a bocca semi aperta, vedendolo lì davanti, come un pupazzo di neve, immobile, scalzo, con i capelli ormai fradici, senza contare la maglietta a maniche corte che solo a vederla faceva venire i brividi di freddo e sopra ogni cosa... un kunai stretto nella mano destra.

"Sasuke-kun che cosa ci fai qui?" gli chiese con titubanza, mista a sospetto, mista a un lieve terrore che fosse lì per liberarsi definitivamente di lei "Mi stanno aspettando alla festa" ebbe cura di fargli sapere per farlo desistere dal fare qualsiasi cosa avesse in mente perché i suoi amici non vedendola arrivare si sarebbero chiesti dove fosse e avrebbero scoperto la sua malefatta.

Sasuke non le rispose; si avvicinò lentamente a lei, con lo sguardo perso nel vuoto - o almeno Sakura ebbe questa impressione.

In realtà gli occhi di Sasuke sapevano perfettamente cosa stessero guardando, solo che per la prima volta, non provava alcuna paura a farlo e contro ogni previsione... gli piaceva, si sentiva bene, appagato e... sereno.

Sakura si era ovviamente allarmata: la possibilità che Sasuke fosse impazzito, di nuovo, era molto alta e quella che lui fosse lì per ammazzarla, anche di più.

Si preparò mentalmente a spaccargli la faccia appena fosse stato a una distanza tale da essere sicura di prenderlo in pieno e rispedirlo a casa sua volando sopra i cieli di Konoha come Babbo Natale.

Caricò quindi il chakra nella mano destra e lo guardò avvicinarsi sempre di più.

Appena fu a pochi passi da lei, lui si portò il kunai davanti al petto, mostrandoglielo.

"Potresti ricucire il mio nome?" le chiese.

Sakura ritenne la richiesta abbastanza strana: ricucire il suo nome?

Sbatté ripetutamente le palpebre perplessa prima di afferrare il kunai - meglio disarmarlo finché era in tempo, quando c'erano loro due e un kunai di mezzo si rischiava sempre di finire in tragedia. Non ci mise molto a riconoscerlo: glielo aveva regalato lei quando erano piccoli, ma c'era qualcosa di diverso... una N... e non era stata lei a cucirla. Non era brava a cucire, era vero, ma solo un'idiota con la testa quadra avrebbe potuto fare peggio. Pensò che se lo avesse avuto tra le mani, lei, lei... lo avrebbe fatto a pezzi. A quel punto capì anche come Sasuke era riuscito a rientrarne in possesso e sorrise al pensiero che Naruto avesse già ricevuto la giusta punizione.

"Perché sorridi?"

"No, niente." gli rispose " Comunque non credo che valga la pena di ricucire il tuo nome su un kunai arrugginito" concluse amaramente, come se quel kunai fosse stato una metafora della loro storia che era roba vecchia, inutile da rivangare.

O almeno Sasuke la interpretò in tal modo, sentendosi impotente e sciocco per aver pensato che lei potesse dargli un'altra possibilità - l'ennesima.

Ma forse...

Forse il concetto non lo aveva esposto bene, forse lei non aveva compreso il senso del suo gesto - neanche un bravo psicologo ci sarebbe riuscito in realtà e poi loro avevano sempre avuto qualche problema di comunicazione.

Il suo orgoglio aveva emesso un suono simile a un gemito di dolore quando la sua mano si era posata sulla guancia della ragazza, le dita si erano intrufolate nei suoi capelli, artigliandosi alla nuca. Sakura, che non aveva minimamente capito - per l'appunto - quale fosse il reale motivo per il quale Sasuke fosse lì, rimase immobile; anche il suo cuore smise di battere e i polmoni di pompare ossigeno.

Che cosa voleva fare?

Si era abbassato appena, essendo più alto di lei e senza perdere il contatto con i suoi occhi verdi che luccicavano - per l'emozione, ipotizzò - poggiò le labbra sulle sue.



"Qui giace l'orgoglio di Sasuke Uchiha che dopo aver fomentato vendette e scatenato guerre é deceduto per amore"





Chi se ne frega!

Non molto pratico in fatto di baci, si fece guidare dall'istinto Uchiha - i suoi antenati avevano creato un Clan tra i più potenti mai visti, doveva avere per forza quel gene nel sangue - e sentì il bisogno di testare il vero sapore di quelle labbra, mandando in avanscoperta la lingua.

Sakura, consapevole di non essere affatto padrona di se stessa in quel momento perché "Sasuke la stava baciando, Sasuke la stava baciando, Sasuke. la. Stava. Baciando."non oppose alcuna resistenza ed essendosi allenata per anni per quel momento con lo specchio della sua camera, accolse la sua lingua, infuocando quel bacio con tutta la passione repressa negli anni.

Sasuke prese quel gesto come un chiaro invito a passare alla fase successiva: concepimento di Sarada.

Spinse delicatamente Sakura all'indietro, rientrando in casa; chiuse la porta con un piede, continuando a divorare le labbra della ragazza che diventavano sempre più incandescenti, mentre il desiderio di toglierle il Montgomery e qualsiasi cosa avesse addosso stava diventando insopportabile e qualcosa - che a dispetto di quello che aveva detto la Yamanaka non era affatto piccolo - iniziava ad essere estremamente evidente e fastidioso, nonché molesto.

Anche Sakura sembrò accorgersene e come da insegnamenti ricevuti proprio dalla Yamanaka, pensò che fosse giunto il momento del "discorsetto" che rischiava forse di mandare all'aria la sua unica occasione di andare a letto con Sasuke, ma era necessario per testare quanto lui fosse sano di mente in quel momento e per capire se quello che stava vivendo fosse solo uno scherzo della sua immaginazione o corrispondesse alla realtà. Il fratello di Chiyo era stato molto chiaro in merito: quando si desidera troppo una cosa spesso si rischia di confondere la realtà con il sogno.

Che uomo saggio!

"Fe... fe... ferma... a... ti, mmmh, ferma... ti... Sas... " parlare era diventato davvero complicato visto che Sasuke si era attaccato alle sue labbra a mò di ventosa e lei stava... così bene! Ma il discorsetto era necessario, quindi diede adito a quel poco di razionalità che le era rimasta riuscendo a proferire un poco elegante: "E fermati!" e lo aveva scostato bruscamente da lei - tanto bruscamente che l'urto contro il muro aveva creato una profonda crepa.

Che altro c'era? Stavano andando così bene: niente parole e molti fatti, proprio come piaceva a lui.

Avevano entrambi un fiatone da maratona, il viso arrossato - lei - e le labbra umide. Sasuke aveva anche qualcos'altro che adesso era straordinariamente evidente e... imbarazzante visto che non ne avrebbe fatto uso nell'immediato: lo sguardo di Sakura diceva "É ora di fare due chiacchiere" e lui un po' per l'eccitazione, un po' per paura che il suo progetto di concepimento andasse in fumo si sentiva stranamente propenso a scambiare due parole.

"Che significa questo?"

Ottima domanda.

"Non era quello che volevi" le rispose, cercando di modulare la voce in modo da sembrare nuovamente se stesso e non mostrare quanto quella cosa in mezzo alle gambe stesse avendo un effetto imprevisto sulle sue capacità cognitive.

"Certo!" urlò lei con decisione - era una vita che aspettava quel momento - "Ma... perché adesso?"

Sasuke roteò gli occhi: era giunto il momento di vuotare il sacco e sapeva di dover avere molto tatto nell'esporre le sue motivazioni perché una frase sbagliata avrebbe potuto compromettere tutto e spedirlo al cimitero prima del tempo.

"É una lunga storia" tagliò corto, sperando di demotivarla a continuare il discorso.

"Ho tempo" ribatté subito Sakura che sapeva che un altra occasione come quella non le si sarebbe ripresentata molto facilmente.

"Non ti aspettano per cena?" tentò ancora Sasuke.

"É più importante questo, Ino capirà"

Non mollava l'osso.

Si disincastrò dal muro, provocando la caduta di alcuni pezzi di intonaco, consapevole che non avesse altra scelta. Si avvicinò di nuovo a lei che non sembrava più molto propensa ad avere contatti fisici, tant'è che aveva indietreggiato di qualche passo fino a poggiare le spalle al muro opposto.

"Sakura" sussurrò, scoprendo di riuscire anche ad assumere un tono sensuale. La ragazza diventò paonazza - come poteva mantenere la calma quando lui la chiamava in quel modo?

Come poteva dirle quello che voleva senza sembrare un idiota smidollato?

Se finanche Naruto era riuscito a confessare i suoi sentimenti a Hinata, non doveva essere così complicato.

"Io..."

Sakura ebbe paura di svenire e perdersi quel momento irripetibile: le gambe le erano diventate di burro e la vista le si era appannata dalle lacrime pronte a scendere da un momento all'altro.

"Io..."

E dillo!!! Per tutti i Kami!

"Io ho fatto un sogno"

Non era proprio quello che la ragazza si aspettava e un'irrefrenabile voglia di fare un altro calco del suo corpo nel muro stava per prendere il sopravvento sulla curiosità di ascoltare cosa avesse sognato.

Sasuke approfittò di quel momento di indecisione per afferrarle i fianchi e ripristinare il contatto tra i loro corpi. Sakura, nonostante quel gesto le avesse fatto perdere per un attimo il senso del tempo e dello spazio, ebbe almeno la prontezza si spirito di abbassare lo sguardo, togliendosi dalla traiettoria della sua bocca.

Dovevano parlare, punto e basta.

"Ho sognato che ti eri sposata con il Kazekage e avevi avuto due bambini"

La ragazza spalancò gli occhi... sul serio aveva sognato una cosa del genere? Lei, moglie di Gaara? Mica male e sicuramente non tanto lontano dalla realtà dato che in quei mesi a Suna lei e il Kazekage si erano frequentati parecchio - per lavoro s'intende.

"E poi... " e aveva preso una ciocca dei suoi capelli e l'aveva fatta passare tra le sue dita, notando quanto fossero morbidi e profumati, proprio come quelli di sua madre "... e poi ho sognato nostra figlia"

Sakura istintivamente alzò il capo, sconvolta dalle sue ultime parole e incontrò i suoi occhi. Vide in quelle due pozze nere senza fine qualcosa che non avrebbe mai creduto di riuscire a scorgere: erano colmi di amore. Il cuore iniziò a batterle all'impazzata.

"Ma, se ho sposato, ehm, Gaara, come abbiamo fatto ad avere una figlia?" gli chiese, temendo che la sua relazione con il Kazekage fosse naufragata in un divorzio a causa proprio dell'Uchiha - come minimo i suoi genitori l'avrebbero diseredata.

"É complicato da spiegare, ma avesti dovuto vederla: era forte quanto te..."

Forte? Come lei? Da quando la considerava forte e non un inutile impiastro?

"Aveva gli occhi e i capelli neri - per fortuna, evitò di aggiungerlo - ma sia la forma degli occhi che del viso erano uguali ai tuoi."

Le lacrime cominciarono a scendere sul viso di Sakura senza alcun freno.

"Era impertinente e sicura di sé e poi..."

"Basta così!"

Non voleva più ascoltarlo.

"Perché, perché mi stai dicendo tutto questo? Hai solo fatto un sogno, Sasuke-kun."

"Non era solo un sogno" ribatté lui, quasi offeso dalla sua ultima affermazione.

"Non sapevo che fossi anche un veggente" disse lei con tono acido: davvero aveva creduto di risolvere le cose con quella panzana del sogno?

"No, aspetta, la verità é che..."

"La verità è che sono una stupida, ecco. Per un millesimo di secondo avevo creduto che tu..." e aveva scosso la testa per allontanare quei pensieri " lasciamo perdere." concluse, scostandolo di nuovo da lei.

Perché non aveva funzionato? Eppure era vero quello che le aveva raccontato. Lei lo aveva allontanato di nuovo e dopo aver raccolto le chiavi che le erano cadute durante il lungo bacio che si erano scambiati, si stava dirigendo verso la porta.

Cosa poteva fare per fermarla? Se lei fosse uscita da quella porta, ne era certo, si sarebbe avverato tutto quello che Obito e Sarada gli avevano fatto vedere.

Non poteva permetterlo... e quindi prese l'unica decisione sensata della sua vita.

"Io ti amo"

Ecco, lo aveva detto. Tutto d'un fiato.

Il suo orgoglio che era deceduto alcuni minuti prima per l'occasione era resuscitato per emettere un profondo e sentito lamento.

Ce l'aveva fatta: si era fermata.

Tirò un sospiro di sollievo e attese una qualche reazione.

"C-cosa?" fu l'unica parola che riuscì a dire la ragazza.

"Non farmelo ripetere" e avrebbe voluto aggiungere anche un "ti prego".

La ragazza aveva continuato a dargli le spalle, immobile, a testa bassa.

"Sakura?" provò a chiamarla - quell'attesa lo stava uccidendo.

Nessuna risposta.

Fece qualche passo verso di lei e ritentò: "Sakura?"

"C-come hai detto che si chiamava?"

Sul viso di Sasuke comparve un sorriso sghembo.

"Non l'ho detto. Comunque... Sarada"

"Insalata? É un bel nome. Immagino di averlo scelto io."

"Proprio così"





-§-





"Ma che fine ha fatto Sakura?" sbraitò Ino Yamanaka "Naruto, sei sicuro che Sasuke non l'abbia fatta a pezzi?"

Naruto sorrise sornione: era certo che Sasuke avesse fatto a pezzi il suo orgoglio quella sera e che avesse finalmente capito che lui e la sua Sakura-c'han fossero destinati a stare insieme, proprio come lui e Hinata.





-§-



"Peccato, due gemelli dal Kazekage non erano poi tanto male come futuro" aveva esclamato Sakura avvolta malamente da un lenzuolo con le gambe attorcigliate a quelle di Sasuke.

Il ragazzo la fulminò con lo sguardo: le battute su quell'argomento non erano gradite.

"Ma sul serio hai visto tutte queste cose? Su, il colpo di stato in Paradiso è una cosa assurda!"

Perché non aveva conosciuto il Clan Uchiha.

Sasuke, tra una prova e l'altra di concepimento di Sarada, aveva raccontato a Sakura la sua avventura, dal kunai rubato fino a lei che prendeva a bastonate la sua lapide - l'ultima cosa l'aveva fatta ridere di gusto e a lui piaceva sentire la sua risata, guardare il suo viso illuminarsi e le sue labbra incurvarsi all'insù.

A lui piaceva tutto di Sakura, anche farci l'amore - soprattutto farci l'amore. Il concepimento di Sarada sarebbe stato di sicuro la missione più semplice e piacevole della sua vita e non vedeva l'ora che anche lei fosse lì con loro.

"Shannaroo, la festa!" esclamò Sakura che aveva completamente dimenticato che la stavano aspettando per cena.

Shannaroo...

Sasuke scoppiò a ridere e tirò a sé la ragazza che sembrava avere intenzione di rivestirsi e raggiungere gli altri.

"Sai, credo che ci metterò un po' ad abituarmi al fatto di vederti sorridere, anzi ridere" gli disse, baciandogli le labbra.

"Hai tutta la vita per farlo" le rispose per poi baciarla a sua volta.

Sakura, ancora incredula per tutto quello che era accaduto, lo guardò intensamente.

"Che cosa c'è?" le chiese, sospettoso.

"Merii Kurisumasu, Sasuke-kun"

"Merii Kurisumasu, Sakura" rispose, con la gioia nel cuore, stringendola forte tra le sue braccia.



Fine









-§-



Intanto...

In Paradiso...

"All'attacco!"

Fugaku e Madara Uchiha erano alle prese con una folta schiera di angeli immuni allo sharingan e al rinnegan, mentre Mikoto, sensibilmente contrariata dalla sconsideratezza del marito, era in procinto di dire addio a una piccola bambina che di lì a poco avrebbe occupato il posto che le spettava: nella pancia di sua madre.

"Ciao, nonnina" le aveva detto la piccola, abbracciandola forte.

"Ciao, Sarada. Mi raccomando, prenditi cura di tuo padre"

"Lo farò, shannaroo!" le rispose la bambina dissolvendosi nel nulla.

"Mi commuovono sempre gli addii" aveva esclamato Obito, asciugandosi le lacrime.

"Povero biscottino mio" lo aveva consolato Rin, dandogli un buffetto sulla testa.





-§-



Qualche mese più tardi...

"Sasuke-kun!!!"

"Sakura, quante volte ti ho detto di non urlare? Non sono sordo!" la rimproverò il ragazzo "Ecco, hai fatto scappare anche il gatto"

"Lo so, scusami, ma ho una bella notizia da darti: ho ottenuto il trasferimento da Suna!"

Era ora.

Erano mesi che Sakura aveva chiesto di ritornare a Konoha, ma il Kazekage non le aveva accordato il trasferimento - forse a causa delle minacce di Sasuke.

Il ragazzo aveva sorriso e l'aveva tirata a sé per baciarla: Adesso avrebbero potuto intensificare gli allenamenti per la missione "concepire Sarada".

"Aspetta, Sasuke-kun. Devo dirti anche un'altra cosa..."

Cosa c'era di più importante che fare l'amore e cercare di avere un figlio?

"Sono incinta"

Sasuke l'aveva guardata per un attimo, con occhi sbarrati, incredulo e felice allo stesso tempo. Poi aveva fatto scendere la mano sul ventre ancora piatto di Sakura e aveva rivolto lo sguardo in quella direzione mentre la ragazza gli accarezzava dolcemente la nuca.

"Benvenuta, Sarada"





Angolo Autrice


Dai, non potevo finirla così!!! Ci siete cascati vero? Ditemi di sì, accontentate questa povera psicopatica. :-)

Ogni volta che termino una storia provo sempre tanta malinconia, ma questa era necessario finirla almeno prima di Pasqua – sarebbe stata ridicola una fan natalizia tra le uova, anche se sono dell'idea che il Natale vada bene tutto l'anno; è il periodo che preferisco in assoluto: le luci, le canzoncine (che ormai si conoscono a memoria perché sono sempre le stesse) e quel clima di serenità e gioia che si respira anche se si hanno per la testa mille pensieri.

In pratica farei una petizione per allungare il periodo natalizio: sei mesi all'anno potrebbero bastare :-)

Spero che questa fan vi sia piaciuta come è piaciuto a me scriverla.

Adesso mi dedicherò alle altre che ho in corso e a tale proposito vi comunico di aver preso una decisione: dato che ultimamente ho poco tempo da dedicare alla scrittura causa vita reale, concluderò per prima cosa le fan che sono a buon punto, quindi Kitchen ed Entelechia alle quali mancano solo pochi capitoli, pertanto trascurerò temporaneamente Mr Brightside e Hen Party. Mi sono resa conto che portarne avanti quattro insieme non è proprio possibile e vi chiedo scusa ma non posso fare diversamente. Quindi il nostro prossimo appuntamento è con il capitolo di Kitchen: un capitolo molto movimentato, ve lo assicuro.

Non sottovaluto comunque la possibilità di aggiornare le altre anche se in modo meno frequente, ma non posso promettere nulla al momento. Spero che riusciate a capire le mie difficoltà.

Ringrazio come sempre tutte le Sante lettrici che hanno recensito questa storia, chi l'ha semplicemente letta e chi l'ha inserita tra le storie preferite, seguite, ricordate e anche tra quelle da non ricordare.

Il vostro affetto e le vostre parole mi hanno, come sempre, riempito di gioia e spronato a scrivere.

Con i ringraziamenti faccio schifo, un po'  come con le introduzioni. :-(

E ringrazio anche il buon vecchio Dickens per aver scritto “A Christmas Carol” alla quale mi sono ispirata. (Mi sembrava giusto sottolinearlo)

Vi abbraccio tutti!

Blueorchid31


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