Merii Kurisumasu di Blueorchid31 (/viewuser.php?uid=566549)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Passato ***
Capitolo 3: *** 2. Presente ***
Capitolo 4: *** 3.Futuro ***
Capitolo 5: *** 4. Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Salve
lettori!
So
di avere altre fan in corso e prometto di aggiornarle il prima
possibile, ma l'aria del Natale mi ha contagiata, quindi non ho
resistito dal pubblicare questa mini long che è un
rifacimento
di una storia natalizia che io ho sempre adorato. Saranno due,
massimo tre capitoli e ne pubblicherò uno al giorno
più
o meno, comunque terminerò prima del ventiquattro. E' il mio
regalo per Voi che con le vostre recensioni e la vostra presenza mi
avete sempre sostenuta e emozionata.
Buon
Natale!
Anzi...
Merii
Kurisumasu
1.
“Perché
l'Hokage ci ha convocati?”
Quella
era la domanda che tutti i presenti si stavano ponendo e che nessuno
aveva il coraggio di proferire per non sembrare stupido agli occhi
degli altri.
Quella
mattina tutti i ninja di Konoha, compreso Gai e la sua sprintosa
sedia a rotelle, avevano ricevuto la visita di due anbu con il
compito di convocarli ufficialmente per una riunione improvvisa e di
vitale importanza presso il palazzo dell'Hokage.
La
richiesta era sembrata alquanto assurda, visto il periodo di pace che
il mondo ninja stava vivendo. I jonin della vecchia guardia, ormai,
si dedicavano a faccende che non avevano più niente a che
fare
con organizzazioni criminali o pazzi furiosi che volevano distruggere
il mondo, e l'idea di un nuovo pericoloso nemico aveva fatto
rabbrividire molti, ma non tutti.
L'unico
che sembrava vagamente lieto che un nuovo pericolo si stesse per
abbattere sulla noiosissima Konoha era Sasuke Uchiha.
Dopo
il suo definitivo ritorno al Paese della Foglia, post viaggio di
espiazione di tutti i suoi peccati, la sua vita era diventata
monotona e piatta. La sua giornata tipo iniziava in tarda mattinata
con un leggero allenamento nel giardino della sua casa, quella
casa, che aveva ristrutturato con una parte dei soldi
dell'eredità Uchiha che Kakashi gli aveva gentilmente
restituito dopo aver messo in galera i due complici di Danzo,
gettando la chiave. La casa era andata semi distrutta durante
l'attacco di Pain e così gran parte del quartiere, ma non si
era premurato di ristrutturare anche le altre case, casomai a
qualcuno fosse venuta la brillante idea di andargli ad abitare
vicino.
Nonostante
fossero passati degli anni, lui continuava ad amare la solitudine e
si era volontariamente ghettizzato in quel quartiere fantasma per
"vivere tranquillo" – aveva detto. Il resto della
giornata lo passava nel suo orto privato a coltivare i suoi amati
pomodori, a leggere qualche rotolo contenente qualche arte ninja
sconosciuta e pericolosa e... a evitare Sakura.
Già,
Sakura.
Il
motivo per il quale la evitasse non gli era del tutto chiaro, sapeva
solo che ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, anche per
sbaglio, l'istinto di darsela a gambe predominava su ogni altro tipo
di sensazione. Nonostante avesse capito ed espiato le sue colpe, il
"come" non era stato dato di saperlo, continuava a credere
che il suo istinto fosse infallibile e pertanto... se la dava a
gambe, senza troppe spiegazioni – lui non dava mai
spiegazioni –
si voltava semplicemente e andava via.
Con
il tempo, Sakura aveva iniziato a stargli alla larga di sua sponte e
tranne nelle occasioni in cui erano costretti a vedersi, come quella
mattina, non aveva più accennato alcuna volontà
di
avvicinarsi a lui oltre quella distanza di sicurezza che all'incirca
equivaleva alla strada che divideva Konoha da Suna. Lei, infatti, si
era trasferita proprio lì, o meglio, aveva accettato di
svolgere per l'Hokage una missione diplomatica presso il Kazekage.
Sasuke non se l'era mai bevuta quella storia convinto che il vero
motivo per il quale la ragazza avesse deciso di allontanarsi dal
Villaggio della Foglia fosse proprio lui e quelle parole che le aveva
detto poco prima di partire per il suo "Road Trip"; quelle
parole, accompagnate da quel gesto, che lei aveva ovviamente
frainteso.
Ma
su, se avesse voluto davvero suggerirle che per loro ci sarebbe stato
un futuro, la presenza di Kakashi non gli avrebbe certo vietato di
prenderla tra le sue braccia – il braccio, l'unico
braccio
– e baciarla, strapparle i vestiti di dosso e farla sua. Era
sicuro
che lei non aspettasse altro e se lui fosse stato un ragazzo normale,
con pulsioni normali e qualche pensiero in meno, tanto da non
sembrare un disadattato psicotico cronico, un po' emo, molto angst,
avrebbe potuto prendere in considerazione di accontentarla almeno
per quella volta. Ma c'era un'espiazione da affrontare e lei non
aveva niente a che fare con i suoi peccati e poi c'era Naruto che
sicuramente lo stava aspettando appena fuori dal Villaggio per dirgli
qualcosa di estremamente fraterno e commovente, insomma, aveva un bel
po' di cose da fare e poco tempo per farle. Inoltre, avendo passato
gli anni fondamentali della pubertà con Orochimaru, era
ancora
molto confuso in merito alle "pulsioni". Aveva bisogno di
stare solo per comprendere quale sarebbe stata da quel momento in poi
la sua strada, perché, strano ma vero, c'erano alcune cose
che
non gli erano chiare. Sul serio?
Tutta
la sua vita era stata poco chiara e proprio adesso decideva di
mettere i puntini sulle i?
Sakura,
come sempre, lo aveva assecondato nella sua ennesima stranezza e se
ne era rimasta buona, buona al Villaggio, vergine e innamorata come
la sposa di un marinaio che aveva preso il mare e che un giorno,
forse, sarebbe ritornato.
Erano
passati così due lunghi anni in cui la vergine innamorata
aveva rifiutato quasi venti proposte di matrimonio – la
Yamanaka
aveva tenuto il conto per sbatterlo in faccia all'Uchiha appena fosse
tornato – rinchiudendosi a vita monastica nell'ospedale di
Konoha
dove aveva preso il posto di Tsunade, contemplando quotidianamente
quel braccio posticcio che un giorno gli avrebbe riattaccato. Sasuke,
dal canto suo, era apparso per un attimo a Konoha durante l'ultima
apocalisse, scampandone poi un'altra con una delle sue fughe
strategiche: il matrimonio di Naruto. Sakura ci era rimasta molto
male di non aver avuto neanche la possibilità –
l'onore –
di vederlo, anche solo per qualche istante e si era presentata al
matrimonio del compagno di Team da sola, ancora vergine, ancora
innamorata e leggermente incazzata.
Fu
solo alcuni mesi più tardi che uno stupito Shikamaru Nara
comunicò che Sasuke Uchiha aveva varcato i cancelli di
Konoha
e si stava dirigendo verso il palazzo dell'Hokage. Sakura era
all'ospedale, precisamente in sala operatoria, quando le giunse la
notizia. E' inutile dire che lasciò il povero malcapitato in
mano a un assistente per correre subito dal suo unico amore che
questa volta, ne era sicura, era tornato per restare.
Il
motivo per il quale Sasuke era ritornato, non era Sakura, questo
è
ovvio, ma l'aver scoperto in quei due anni che senza i sigilli, che
si componevano con due mani - non una
- la tecnica che per generazioni aveva contraddistinto il Clan
Uchiha, il Katon, non fosse praticabile.
Kakashi
aveva annuito comprendendo perfettamente la difficoltà del
suo
allievo e aveva acconsentito alla sua richiesta di farsi trapiantare
il "posticcio" di Tsunade. Sarebbe stato scortese da parte
dell'Hokage fargli presente che fosse assurdo che avesse avuto
bisogno di due anni per rendersi conto che con una mano sola non
fosse possibile comporre i sigilli, inoltre, conoscendo Sasuke,
sarebbe bastata una parola storta per riportarlo sulla strada che
conduceva fuori da Konoha alla ricerca di un braccio da tagliare e da
riattaccarsi con ago e filo. Non voleva altri spargimenti di sangue e
poi, di sicuro, qualcuno in quel Villaggio sarebbe stato davvero
contento di rivedere l'Uchiha. Quel qualcuno che si era fatta strada
tra la folla e aveva raggiunto lo studio dell'Hokage, tramortito
l'Anbu che non voleva farla passare e letteralmente divelto la porta.
Sakura Haruno, nel pieno delle sue facoltà mentali, o quasi,
aveva fatto il suo ingresso nello studio del sesto che ebbe il timore
che la sua allieva prediletta potesse stramazzare al suolo da un
momento all'altro per l'emozione troppo forte alla vista di quel
barbone, che sembrava ancora più pazzo di quanto
già
non lo fosse, vestito di stracci, con un poncho totalmente
fuoriluogo, una bandana e un ciuffo di capelli davanti agli occhi. Se
lo ricordava più gnocco, ma sicuramente erano quegli abiti
che
dandogli un'aria trasandata non rendevano giustizia a quei muscoli
che aspettavano solo di essere toccati, a quel collo che bramava di
essere baciato e a quel "coso" che si augurava non avesse
ancora utilizzato. E poi, era Sasuke, sì, insomma, l'uomo
dei
suoi sogni, l'uomo che aveva desiderato sin da piccina e che anche
ricoperto di sangue e ferite rimaneva pur sempre un gran bel pezzo
di...
"Sakura"
Udire
il suo nome uscire da quelle labbra, le fece perdere completamente
quel minimo di senno che in quei due anni aveva tenacemente avuto e
senza pensarci due volte le si era buttata tra le braccia per poi...
venire gentilmente scostata.
Non
era proprio quello che lei si era immaginata dopo le aspettative che
lui le aveva creato nella testa, ma si convinse che quella freddezza
derivasse dall'imbarazzo e lì per lì non
pensò
affatto che, invece, di progressi da allora non ce ne fossero stati.
La
situazione si chiarì in fretta. Sakura tentava con ogni
scusa
di passare del tempo con lui che, al contrario, faceva di tutto per
non passare del tempo con lei.
La
evitava come una malattia contagiosa, una peste bubbonica e
nonostante la sua oggettiva bellezza facesse girare la testa a molti
uomini di Konoha e dintorni, a lui non faceva il minimo effetto. Non
che non la trovasse bella con quel caschetto, la riga da un lato, il
Byakougou sulla fronte e quel corpicino da ninfetta, ma appena lei
tentava un approccio nei suoi confronti, lui si chiudeva a riccio,
con tanto di aculei pronti a pungere.
Le
tempistiche di Sasuke e Sakura erano sempre state molto diverse e a
lungo andare quella differenza aveva portato a un revival di una
vecchia scena che aveva sancito la fine del loro "mai iniziato"
rapporto e aveva spinto Sakura ad accettare la missione a Suna.
Dopo
una cena a casa di Naruto, Sakura aveva convinto Sasuke ad
accompagnarla a casa – quella nuova, quella in cui viveva da
sola
– e giunti davanti alla porta, si era voltata verso di lui,
lo
aveva guardato con i suoi occhioni verdi da cerbiatta e aveva
allungato il suo collo da cigno fino a sfiorare le labbra del ragazzo
con le sue.
Sasuke
non aveva avuto altra scelta che tramortirla e lasciarla sulla
panchina del giardino, non chiedendosi il perché di quel
gesto, ma il motivo per il quale Sakura avesse deciso di mettere una
panchina in giardino. La realtà era che gli aveva preso il
panico e non sapendo cosa fare, aveva optato per una soluzione
indolore che in passato si era rivelata efficace.
Si
era sentito in colpa appena un po', soprattutto quando l'indomani
Sakura si era presentata alla sua porta comunicandogli la sua
decisione di partire per Suna – in esilio volontario
– perché
era un'ottima occasione per la sua carriera e non poteva perderla.
Lui aveva fatto spallucce e le aveva augurato buon viaggio. Lei aveva
pianto, urlato e aveva distrutto la libreria del salotto con un
pugno, blaterando qualcosa tipo "Sono rimasta vergine per te",
" Sei un maledetto egoista", " Io ti ho sempre amato",
"Pensavo che ci tenessi almeno un po' a me" , bla, bla,
bla. Uno sproloquio di circa mezzora in cui le uniche cose che lui
era riuscito a dire erano state "Sakura","Calmati"
e "Io non ti ho mai promesso niente". L'ultima frase, la
peggiore in assoluto che potesse scegliere tra tante, era riuscita a
zittirla. Rossa dall'imbarazzo e dalla rabbia, era scappata via e non
l'aveva più vista.
A
prima vista sembrava in ottima forma, erano parecchi mesi che non la
vedeva. L'aria di Suna le aveva fatto bene: aveva un bel colorito, i
capelli appena più lunghi e un atteggiamento fiero. Troppo
fiero... talmente fiero che quando lui, in ritardo per distinguersi
dagli altri, era entrato nello studio dell'Hokage, si erano girati
tutti tranne lei che comunque, ne era sicuro,
si era accorta della sua presenza. Si era appoggiato con la schiena
contro il muro vicino alla porta, attendendo l'arrivo di Kakashi e
sperando in cuor suo che ci fosse in giro qualche pazzo desideroso di
distruggere il mondo perché lui si annoiava a morte e la sua
vita iniziava a prendere una piega che poco si addiceva all'ultimo
sopravvissuto del Clan Uchiha.
Finalmente
Kakashi ebbe la decenza di arrivare e dopo essersi accomodato alla
sua scrivania e congiunto le mani davanti al viso, cominciò
a
parlare con tono solenne.
"Vi
ho convocati tutti perché ho una missione molto importante
da
affidarvi"
L'attenzione
era tutta rivolta verso di lui. Erano tutti in attesa di conoscere
quale misterioso pericolo si stesse per abbattere su di loro, quale
terribile nemico avrebbero dovuto combattere.
Kakashi,
portò le mani sotto la scrivania e la sua maschera si mosse
appena, mentre i suoi occhi si chiudevano mostrando un... sorriso?
Poco dopo sparì in una nuvola di fumo per poi ricomparire
con
indosso...
"Tra
poco è Natale, ragazzi!" esclamò, sventolando il
cappello da Babbo Natale che aveva indossato, sfruttando il fumo."Le
entrate ad effetto sono sempre state il mio forte" aggiunse,
mentre i presenti cercavano di riprendersi dallo shock.
"E
tu ci ha fatti convocare per questo?" tuonò, ovviamente,
l'Uchiha , profondamente deluso.
"Sì,
Sasuke, proprio per questo." rispose l'Hokage a cui non andava
molto a genio che Sasuke non gli desse del lei, ma per quiete comune,
faceva finta di farselo andare bene.
"Tsk!
Che idiozia"
"Mi
dispiace che la pensi in questo modo Sasuke, ma credo che ai tuoi
compagni non dispiaccia, vero?"
Silenzio
di tomba. Erano ancora tutti troppo scioccati per dire niente.
"Ok.
Forse la mia entrata è stata troppo d'effetto. Arriviamo al
dunque. Come sapete dopo la guerra molti bambini sono rimasti orfani
e quindi ho pensato che i miei migliori ninja potessero rendere il
loro Natale più felice"
"Kakashi-sensei"
un colpo di tosse " Hokage" Sakura prese la parola "La
guerra è finita più di due anni fa e gli anni
passati
per Natale non abbiamo organizzato niente di che, come mai questa
decisione? Inoltre le vorrei ricordare che ho dei pazienti a Suna e
che non potrò trattenermi molto"
Sasuke
fu quasi confortato dalle parole della ragazza, sia perché
aveva appena detto che non si sarebbe fermata a lungo, sia
perché
aveva fatto presente a Kakashi la stupidità della sua idea.
"Lo
so, Sakura, ma ti chiedo di rimanere solo fin dopo Capodanno, sono
pochi giorni dopotutto e ho già avvertito il Kazekage. Per
quanto riguarda la tua giusta osservazione, ho deciso di rispolverare
quest'anno un'antica usanza del Villaggio" rispose l'Hatake con
diplomazia, sapendo quale fosse la reale motivazione per la quale
Sakura non desiderasse rimanere, era lì, poggiata al muro
del
suo studio e non gli dava del lei. Tra l'altro sembrava anche di
pessimo umore e non poté quindi non condividere il desiderio
della sua allieva che sembrava essersi disintossicata da quella droga
letale chiamata Sasuke Uchiha.
"Di
cosa si tratta?" chiese Naruto, che aveva iniziato a spruzzare
entusiasmo da tutti i pori come sempre.
"Il
team dieci si occuperà degli addobbi, il team otto dei dolci
e
il team sette dei regali" decretò l'Hokage.
"Non
è giusto! Volevo occuparmi io dei dolci"
piagnucolò
Chouji, subito consolato dalla sua bella Karui.
"Agli
ordini" risposero in coro i ninja, tranne uno, che se ne era
andato da un pezzo, avendo già ascoltato abbastanza
assurdità
per i suoi gusti.
"Ragazzi,
ascoltate" esordì la Yamanaka " stavo pensando..."
"Già
che pensi Ino, inizio a preoccuparmi" intervenne Shikamaru,
scatenando l'ilarità di tutti.
"Idiota!
Stavo pensando che quest'anno potremmo non seguire la tradizione e
passare Natale tutti insieme, non è un'idea fantastica?"
La
tradizione, infatti, voleva che il Natale si passasse con la persona
amata e dato che il novantanove percento dei presenti era felicemente
accoppiato, l'idea di Ino non avrebbe escluso dai festeggiamenti
quell'uno percento composto da Sakura, Sasuke e Kakashi.
"Non
contate su di me" li interruppe proprio l'Hokage " Ho già
un impegno"
Da
un po' di tempo aveva iniziato a frequentare una ninja misteriosa,
anche se non convinto che la storia potesse durare aveva evitato di
renderla pubblica.
La
percentuale, di conseguenza, si era abbassata a quel 0,50%
rappresentato da Sasuke e Sakura. Per la ragazza, venire a conoscenza
che anche un orso marsicano come Kakashi potesse avere una vita
sentimentale, fu un duro colpo. Durante la sua permanenza a Suna,
nonostante avesse avuto diverse occasioni, il suo stato di vergine
non era mutato. In compenso quello di innamorata sembrava aver subito
un sostanziale cambiamento perché dall'amore folle era
passata
all'odio cieco e il solo sentire la sua voce e la sua presenza le
aveva fatto venire voglia di maciullarlo con le sue stesse mani,
chiudere i vari pezzi in tanti piccoli pacchetti e spedirli a
Orochimaru come dono così che si potesse divertire a
ricomporlo come un puzzle.
Tuttavia,
si disse, che dovendo lavorare a stretto contatto con lui, anche se
per pochi giorni, di occasioni ne avrebbe avute a bizzeffe,
soprattutto lontana da occhi indiscreti che l'avrebbero poi potuta
incolpare del suo omicidio.
Fu
proprio in quel momento che si accorse che Sasuke si era
elegantemente dileguato, come nella migliore delle tradizioni. Lui
le rispettava le tradizioni.
E
come sempre lei e Naruto, si erano dovuti scomodare a rincorrerlo
–
era assurdo come la storia si ripetesse ogni volta.
Lo
raggiunsero, quando era già in procinto di rientrare nella
sua
tana per chiudercisi a doppia mandata: le idee bislacche di Kakashi
non gli interessavano affatto e poi lui odiava il Natale.
Sua
madre gli raccontava sempre che lei e suo padre amavano molto quel
giorno perché proprio durante la notte di Natale, suo padre
le
si era confessato, con i suoi modi ovviamente, che lei aveva sempre
compreso. Il Natale per tradizione andava passato con le persone care
e lui non ne aveva, erano tutte morte. Non avrebbe più avuto
alcun Natale felice, quindi perché doveva prendersi la bega
di
renderlo felice a qualcun altro, poi a degli orfani che gli avrebbero
ricordato che anche lui lo era, orfano.
"Teme!
Fermati!"
Naruto
e Sakura gli stavano dando la caccia, di nuovo. Che tormento!
"Abbiamo
bisogno di un piano" esclamò Naruto che non poteva
credere di avere una missione da compiere con il suo Team dopo tanto
tempo "Noi dobbiamo occuparci di reperire i regali e consegnarli
ai bambini il giorno di Natale e poi c'è la festa, tu ci
vieni
vero? Sakura-chan ci viene."
Festa?
Regali? Mocciosi? Sakura?
Un
quartetto più inquietante di quello del suono.
Sakura
era rimasta in silenzio, lo sguardo rivolto prima al cielo, poi alla
terra, ovunque, ma non verso di lui.
"Non
sono l'unico a non essere entusiasta" pensò sollevato,
perché Naruto riusciva a tenerlo a bada, ma con Sakura la
storia era un po' più complicata.
"Prima
ci muoviamo, prima posso ritornare dai miei pazienti" disse la
ragazza, visibilmente insofferente.
"Dattebayo,
cosa stiamo aspettando?" urlò Naruto, l'unico davvero
felice.
-§-
Il
piano architettato da Naruto, data l'indisponenza degli altri due,
non era poi tanto male. L'idea era quella di reperire i regali, di
casa in casa, raccattando i giocattoli vecchi.
Sakura
si era offerta di svolgere questo compito perché era sicura
che a Sasuke non passasse neanche per l'anticamera del cervello di
bussare alla porta degli abitanti di Konoha e questo per due motivi :
il primo era che un Uchiha non si sarebbe mai abbassato a farlo e il
secondo che probabilmente la gente del Villaggio sarebbe morta di
paura ancor prima di sapere il motivo della sua inaspettata visita
–
e di morti sulla coscienza ne aveva già abbastanza.
Ovviamente
Naruto era stato d'accordo con la sua sempreterna
Sakura-chan e si era offerto anche di accompagnarla.
Sasuke,
seduto al tavolo della sua cucina, si era estraniato dalla
conversazione e stava valutando l'ipotesi di dare a quei due una
sbroccata delle sue per costringerli a desistere dal volerlo
coinvolgere in quella faccenda.
Rimaneva
quindi solo impacchettare e consegnare i regali.
Il
confezionamento espletato da due ex storpi con una protesi fatta da
Tsunade – grande nnja medico ma anche rinomata alcolista
–
rischiava di produrre una serie di pacchi informi e quindi anche per
quello Sakura diede la sua disponibilità, adducendo come
scusa
che "le donne hanno una manualità diversa" per non
offendere l'unico in quella stanza che meritasse il suo rispetto:
Naruto.
A
quel punto, pensando che il baka si sarebbe accaparrato il compito di
consegnare i regali, Sasuke si sentì nella posizione di dire
le seguenti parole: "Vedo con piacere che non avete bisogno del
mio aiuto, quindi se volete cortesemente accomodarvi fuori a parlare
dei vostri piani, io mi riposerei"
"Come,come?
Teme tu ci aiuterai! E' una missione del Team 7 e quindi dobbiamo
cooperare come quella volta dei campanelli" replicò
Naruto che non aveva ancora realizzato che il Team 7 fosse deceduto
molti, ma molti anni prima.
"Quella
volta se non fosse stato per me saresti morto di fame, quindi
potresti ricambiarmi il favore e tenermi fuori da questa storia"
tipica risposta da Sasuke per far morire sul nascere ogni tipo di
entusiasmo.
"Sakura-chan,
digli qualcosa"
"Oh,
sì, Sakura,
dimmi qualcosa." la
canzonò
mentalmente, sapendo che lei non avesse alcuna intenzione di
rivolgergli la parola.
"Facesse
come vuole. Andiamo Naruto"
Eh?
Naruto
l'aveva seguita fino alla
porta e stavano per uscire quando...
"Al massimo
potrei mettervi
a disposizione la mia cucina per impacchettare i regali" e lo
disse a voce alta, sperando che loro fossero già fuori e non
riuscissero a sentirlo. In quel modo avrebbe avuto la coscienza
apposto perché si era proposto di aiutarli in qualche modo,
ma
loro purtroppo non era riusciti a sentirlo.
Tese
l'orecchio per captare se i
due compagni fossero davvero andati via e quando ne fu certo, si
buttò sul divano a leggere uno dei tanti rotoli
perfettamente
impilati nella nuova libreria, dalla quale Sakura sarebbe dovuta
rimanere lontana.
Si
addormentò senza
neanche accorgersene, quando un rumore improvviso gli fece riaprire
gli occhi.
Era un
rumore metallico, non
troppo forte e sembrava provenire da quella che un tempo era la
stanza di Itachi.
In passato
aveva avuto a che
fare con ogni sorta di demone, redivivo e semivivo, quindi
ciò
che vide non lo spaventò più di tanto.
Itachi era
seduto sul suo letto,
con indosso la divisa da anbu e stava giocherellando con la sua
collanina, quella che solitamente era avvolta intorno al suo polso ma
che straordinariamente ora non c'era più.
Si
stropicciò gli occhi,
incredulo, cercando di razionalizzare cosa stesse accadendo.
"Cosa fai
lì,
Otouto?" gli chiese Itachi, smettendo improvvisamente di
infilare le dita tra gli anellini della sua collana.
"C-cosa ci
fai tu qui,
piuttosto" ribatté Sasuke che iniziava a pensare che si
trattasse di un brutto scherzo, orchestrato da Sakura casomai, per
vendicarsi.
"Sono
venuto ad avvertirti"
Sasuke
rabbrividì. Suo
fratello non era noto come portatore di belle notizie, quindi
iniziò
a prepararsi al peggio.
"Entra" lo
invitò,
battendo la mano sulla parte di letto vuota. Come se la sua
fosse
stata occupata... era un fantasma.
Si mise a
sedere al suo fianco e
Itachi gli sorrise.
"Sei
davvero cresciuto,
otouto. Non importa ciò che deciderai di fare da oggi in
poi... io ti amerò per sempre"
Sasuke lo
guardò
leggermente interdetto, quella frase gli ricordava qualcosa, l'aveva
già sentita, anzi era sicuro di averla già
sentita. Era
tornato dall'aldilà per dirgli di nuovo la stessa cosa?
Anche
Itachi sembrò
accorgersi della ripetizione e dopo un colpo di tosse volto a celare
l'imbarazzo, si alzò dal letto e puntando un kunai verso il
fratello, giusto per non perdere l'abitudine, riprese a parlare.
"Rifletti,
Sasuke! Cosa
manca nella tua vita? Sei felice?"
Il ragazzo
era come ipnotizzato
dal kunai che Itachi continuava a sventolargli davanti alla faccia,
ascoltando distrattamente le sue parole troppo concentrato a capire
da dove diavolo avesse tirato fuori quel kunai.
"Mi stai
ascoltando?"
Itachi odiava non essere ascoltato, soprattutto quando aveva da dire
qualcosa di vitale importanza per suo fratello.
"Non
proprio" confessò
Sasuke.
"Quello che
voglio dirti"
disse Itachi, abbassando il kunai " è che la tua
esistenza è vuota. Sei diventato arido e rischi di rimanere
solo"
"Solo sto
benissimo"
Itachi
alzò lo sguardo al
cielo. Possibile che nonostante fossero passati anni dal loro ultimo
incontro, Sasuke fosse rimasto uno zuccone?
"Ne sei
sicuro?" gli
chiese con tono solenne.
"Questa
volta non mi
freghi. E' una delle tue domande a trabocchetto, vero?"
Itachi
iniziò seriamente
a pensare che Danzo non avesse avuto poi tutti i torti a dire che
Sasuke fosse il suo più grande fallimento.
"No. Non lo
è"
rispose sconsolato.
"Nii-san,
stai bene?"
Che domanda
idiota. Era morto.
"Nei
prossimi giorni
riceverai delle visite e forse "– ma non ne era molto sicuro
–
"capirai "
|
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Capitolo 2 *** 1.Passato ***
1.Passato
Quando
Sasuke riaprì gli occhi, si ritrovò a guardare il
soffitto della camera di suo fratello.
Come
ci fosse arrivato, non ne aveva idea.
Sentì
di avere qualcosa nella mano destra e la sollevò fino a
portarla in corrispondenza del viso. Quando la aprì, vide
che
stringeva la collana di Itachi e i ricordi di quello strano sogno che
aveva fatto riaffiorarono improvvisamente.
Forse
aveva avuto un attacco di sonnambulismo – non
sarebbe stata la
prima volta – oppure un allucinazione – più
probabile – ma sembrava come se quel sogno fosse
stato reale,
come se davvero avesse trovato Itachi seduto sul suo letto a giocare
con quella collanina.
La
collana...
Se
quello che era accaduto non fosse stato reale, sarebbe dovuta essere
attorcigliata al suo polso destro e non aggrovigliata nella sua mano.
Probabilmente
si era sentito un po' in colpa per come aveva trattato Naruto e
Sakura – soprattutto Sakura – e
la sua mente, ormai
allenata all'espiazione, aveva creato da sola quell'illusione per
fargli capire che avesse sbagliato. Non sarebbe stato poi
così
strano, la sua mente era eccelsa per certe cose.
Un
gran fracasso giunse dal piano di sotto e Sasuke roteò gli
occhi al pensiero di cosa, ma soprattutto chi, ne
fosse la
causa.
I
suoi due compagni di Team, con in spalla delle grosse sacche, avevano
fatto irruzione nel suo soggiorno, senza preavviso, ma soprattutto
senza invito.
"Buongiorno
teme!" esclamò Naruto con uno dei suoi sorrisi che
partivano da un orecchio e finivano all'altro che gli mettevano in
bella mostra quelle antenne che aveva sulle guance.
Sakura
non sorrise, non gli diede il buongiorno, non lo guardò
neppure in verità – nonostante fosse misteriosamente
senza maglietta.
"Che
cosa ci fate qui?" chiese, incrociando le braccia per essere
sicuro che i due recepissero il messaggio subliminale, che
pressappoco recitava così:"Uscite fuori da casa mia"
"Hai
detto che potevamo usare il tuo soggiorno. Casa mia è troppo
piccola e anche quella di Sakura-chan e noi"
– quel noi non gli era piaciuto affatto – "
dobbiamo
impacchettare tanti regali. Non vorrai mica rimangiarti la parola
data?" insinuò Naruto, sostituendo il sorriso luminoso
con un ghigno malefico – quasi lui non
sarebbe riuscito a
fare meglio.
Istintivamente
aveva indirizzato lo sguardo verso Sakura che continuava a guardarsi
intorno fingendo disinteresse – perché
stava fingendo,
non era possibile che davvero lui le fosse diventato indifferente.
"E
va bene" capitolò, dimostrando alla ragazzina che lui non
era il tipo da rimangiarsi le parole, una volta
date
– quando non contemplavano promesse di imperituro amore,
logicamente.
Sakura
sbuffò rumorosamente prima di poggiare in malo modo la sua
sacca sul tavolo della cucina, facendolo scricchiolare in modo
allarmante.
Quella
donna rappresentava una minaccia per ogni singolo mobile di quella
casa.
Sasuke,
affranto, si diresse in camera sua per indossare una maglietta,
perché dare sfoggio gratuitamente delle sue grazie non
rientrava nei suoi buoni propositi per il Natale, in più
sembrava che nessuno fosse interessato, o fingesse di non esserlo.
"Meglio
così" si disse, considerando che il repentino, quanto
inconcepibile, cambiamento di Sakura nei suoi confronti, dovuto
sicuramente alla sua permanenza a Suna – e non al suo
comportamento
da emerito stronzo irriconoscente - , potesse essere il punto di
inizio per ricostruire una qualsivoglia specie di rapporto con lei.
Doveva ammetterlo, anche se gli risultava disgustosamente difficile:
Sakura e le sue attenzioni un po' gli mancavano, ma non si era mai
soffermato a chiedersi il perché, sentendosi, al contrario,
tranquillo nel saperla a molti chilometri di distanza da lui.
Si
riavvolse la catenina intorno al polso, minacciandola mentalmente di
non provare a muoversi più da lì, soprattutto
fino a
quando ci fossero stati ospiti – invasori
– in casa.
Una volta
ritornato in soggiorno, sentì le gambe diventare molli di
fronte a cotanta idiozia.
Mentre
Sakura, da brava cocca del maestro, si stava già adoperando
a
impacchettare i giocattoli, quelli che non avevano bisogno di essere
testati, il dobe era in procinto di provare un trenino giocattolo
con tanto di rotaie.
Era
salito sulla locomotiva di legno, che straordinariamente sembrava
sostenere il suo peso e al grido di "In carrozza" aveva
azionato il pulsante rosso, che Sasuke sperò fosse quello
dell'autodistruzione, per cominciare il suo viaggetto lungo le rotaie
che in quel brevissimo lasso di tempo in cui lui era andato in
camera, si era infilato la maglietta ed era ritornato, Naruto aveva
montato lungo tutta la superficie calpestabile del soggiorno per un
meraviglioso giro turistico tra le porcellane di sua madre –
antichissime e fragilissime.
"Teme,
è fantastico!" aveva urlato, quasi con le lacrime agli
occhi.
Va bene
che avessero avuto un infanzia difficile, ma l'atteggiamento del Dobe
non poteva non essere considerato folle, da manicomio immediato. Lui
era stato quasi condannato per aver perpetuato una giusta vendetta e
a quel coso arancione lo lasciavano a piede libero. Robe da matti.
"Immagino"
gli rispose senza contraccambiare l'entusiasmo.
Sakura
aveva osservato tutta la scena e aveva sorriso – l'aveva
vista
– trovando forse
l'ennesima pagliacciata di Naruto, divertente. Lei l'aveva sempre
considerato divertente,
mentre lui? Cosa pensava Sakura di lui? La Sakura del passato avrebbe
risposto che era il ragazzo più bello sulla faccia della
terra, il ninja più forte, la ragione della sua vita, ma la
Sakura attuale come lo avrebbe definito?
Odioso,
vigliacco, traditore, bastardo. Ecco
cosa pensava Sakura di lui e non vedeva l'ora di avere l'occasione di
dirglielo, ma si era ripromessa di avere pazienza, che quei pochi
giorni sarebbero passati in fretta e che poi, fino alla prossima
stranezza dell'Hokage, lei avrebbe continuato tranquillamente la sua
splendida vita a Suna, lontana da lui, dai suoi pettorali e da
qualsiasi altra cosa lo riguardasse.
Era stanca
di corrergli dietro; lo aveva fatto per troppi anni, senza ottenere
niente se non un paio di "grazie", uno "Scusa",
due colpi dietro la nuca e una toccatina fugace sulla fronte. Era
troppo poco per spingerla a insistere e poi durante l'ultima
conversazione che avevano avuto lui era stato molto chiaro in merito
al fatto che non le avesse mai promesso niente di concreto. Si era
illusa che si potesse accorgere di lei per la dedizione con cui lo
aveva amato anche quando era un nukenin e tutti lo odiavano e a volte
si era chiesta se non fosse stata troppo precipitosa, se lui avesse
preferito muoversi più lentamente, procedendo per gradi. A
tal
proposito la Yamanaka era stata molto incisiva: "Se non ti vuole
adesso, non ti vorrà neanche dopo" le aveva detto,
sostenendo che se Sasuke non l'avesse voluta al suo fianco proprio al
suo ritorno, in un momento in cui sarebbe dovuto essere volubile e
sensibile, allora per lei non ci sarebbe stata speranza alcuna.
Non aveva
torto.
Sasuke non
si accorse che per un brevissimo istante lei lo avesse guardato,
troppo preso a testare i riflessi del suo nuovo braccio, salvando le
porcellane di sua madre, ad una, ad una che rischiavano di perire a
causa di un Dobe, dopo essere sopravvissute a uno sterminio.
Verso
sera, i due compagni, finalmente, decisero di
congedarsi e
lasciare la sua casa che sembrava quasi una delle dimensioni
parallele di Kaguya per il caos infernale che vi regnava
incontrastato.
Sasuke si
strinse nelle spalle e chiuse gli occhi sperando che come per magia
tutto quel casino sparisse. Purtroppo per lui, una volta riaperti,
non solo il casino non era scomparso, ma vi si era aggiunto anche
qualcos'altro: un gatto, probabilmente entrato dalla finestra che
Naruto aveva aperto per provare l'aereo a motore.
Il felino,
peloso e come minimo pulcioso, si era appostato proprio al centro del
tavolo e lo scrutava con i suoi occhi gialli che il manto nero faceva
risaltare.
"Sciò!"
gli intimò, pensando che bastasse un ordine deciso a
mandarlo
via.
Il gatto,
per nulla intimorito, aveva preso a grattarsi con la zampetta
posteriore l'orecchio, causando la caduta di numerosi e fastidiosi
peli sul tavolo dove l'Uchiha era solito mangiare.
Sasuke non
ebbe scelta: fu costretto ad attivare lo sharingan, visto che il
rinnegan non aveva sortito effetti.
Il gatto
sembrò accorgersene, sgattaiolando via, ma... nella
direzione
sbagliata.
Di male in
peggio. Non solo non era riuscito a cacciarlo, ma adesso si era anche
diretto verso le camere da letto.
Lo
seguì lungo il corridoio scuro, deciso a stanarlo e... a
spedirlo a casa del Dobe – perché no,
sarebbe stata la
sua giusta punizione. Gli occhi gialli del felino lo
guardarono
per un istante prima di sparire in un'altra camera che solitamente
lui teneva sigillata come il dojo o quella di Itachi: la stanza dei
suoi genitori.
Quel
gatto aveva davvero deciso di morire.
Una
volta sulla soglia della porta, tuttavia, del micetto non vi era
più
ombra, ma una fioca luce, come quella di una candela, illuminava a
stento una figura.
A
Sasuke tornarono in mente le parole che Itachi gli aveva riferito la
sera precedente.
"Riceverai
delle
visite".
"Tsk!"
Lui
odiava le visite, lui detestava avere gente intorno, viva o morta che
fosse, a meno che non fosse stata sua...
"M
- mamma!" esclamò, sentendo uno strano pizzicore agli
occhi.
La
donna dai lunghi capelli corvini, in piedi, vicino alla finestra, si
voltò verso di lui, mostrandogli il suo dolce sorriso. Quel
sorriso che Sasuke aveva sognato di rivedere tante volte e che non
poteva credere che fosse proprio lì davanti ai suoi occhi
appannati e umidi.
"Sas'ke"
sussurrò la donna, la cui emozione era pari solo a quella
del
ragazzo che lentamente si stava avvicinando a lei, con cautela, come
se un movimento troppo brusco potesse farla scomparire.
Sasuke
allungò timidamente una mano per afferrarle una ciocca di
capelli, proprio come era solito fare da piccolo. Aveva sempre amato
i capelli di sua madre, così profumati e morbidi.
S'incantava
a guardarla mentre si pettinava quelle lunghe ciocche nere davanti
allo specchio della sua camera e adorava addormentarsi con alcune di
esse intrecciate tra le sue piccole manine.
Si
stupì di quanto quell'illusione – se di questo si
trattasse
– fosse così reale: una ciocca dei capelli di sua
madre
scorreva tra le sue dita che sembravano di nuovo pure come quelle di
un bambino e non quelle di un uomo che spesso – troppo
spesso
– le aveva imbrattate di sangue. Riusciva a sentire la
morbidezza
di quei fili di ebano e i loro profumo inebriante.
Una
solitaria lacrima scese dal suo occhio destro, subito raccolta dalla
mano di sua madre che lo guardava con occhi dolci, colmi di
quell'amore incondizionato che lui a stento ricordava.
Voleva
abbracciarla, tenerla stretta nella speranza che non scomparisse, che
rimanesse con lui.
Pianse
sulla sua spalla tutte quelle lacrime che per anni aveva trattenuto e
provò vergogna, una vergogna angosciante, al pensiero che
sua
madre sapesse tutto quello che lui aveva fatto.
Rimasero
abbracciati a lungo, senza dire nulla, mentre la cera della candela
colava sul pavimento. Mikoto prese a cullarlo delicatamente e Sasuke
la lasciò fare, beandosi di quel contatto che lo riportava
indietro negli anni, quando era un bambino felice, senza pensieri,
senza vendette, senza dolore.
Fu
proprio quell'immagine che vide quando scostò il viso dalla
spalla bagnata di sua madre. Era la sera di Natale, pressappoco
doveva avere due anni. Non aveva ricordi di quella sera, troppo
piccolo per averne. Erano tutti intorno al tavolo della cucina : il
padre, Itachi e lui, piazzato su un seggiolone mentre sua madre era
ai fornelli. Suo padre, stranamente, non era intento a leggere,
bensì
parlava con Itachi che da poco aveva iniziato a frequentare
l'Accademia, mentre lui giocava con un sonaglino con il simbolo
Uchiha stampato nel centro.
"Ci
eravamo da poco trasferiti" iniziò a raccontare Mikoto
"Il terzo, dopo l'attacco della Volpe aveva fatto costruire il
quartiere Uchiha e ci era voluto circa un anno."
Sasuke
si asciugò gli occhi con la manica della maglietta e si
concentrò su quelle immagini calde, famigliari,
rammaricandosi
di non averne memoria.
"Diventerai
un grande shinobi, Itachi"
"Sì,
Padre, lo diventerò, così potrò
proteggere il
mio otouto se la volpe dovesse attaccare ancora"
Il
viso di suo padre, dopo quell'affermazione del figlio maggiore, si
era rabbuiato e anche lui aveva smesso di far tintinnare il suo
sonaglino.
"Tuo
padre era al corrente che fosse stato un Uchiha a liberare la volpe,
scatenandola contro il Villaggio. Tuttavia, non prese bene la
decisione del Terzo di relegare il Clan in quel quartiere, nonostante
gli avesse dato il compito di proteggere Konoha." continuò
sua madre, indirizzando la sua attenzione proprio su suo padre.
Come
doveva essersi sentito? Umiliato forse? Gli Uchiha erano comunque a
capo della polizia di Konoha, perché allora suo padre non
era
riuscito ad accontentarsi di vivere serenamente la sua vita con la
sua famiglia? Cosa lo aveva spinto a desiderare un colpo di stato?
"Orgoglio"
rispose sua madre, come se avesse letto nei suoi pensieri "Tuo
padre, come molti altri membri del Clan, era accecato dall'orgoglio."
Sasuke
sentì un brivido scorrergli lungo la schiena. Il tono di sua
madre sembrava quasi rimproverare quello che lui aveva sempre
considerato un pregio e non un difetto. Era, dunque, stato l'orgoglio
a spingere suo padre a orchestrare il colpo di stato, a mettersi
contro il suo stesso figlio e a decretare poi la fine del Clan.
Sasuke conosceva molto bene quel sentimento, ne era schiavo da tempo
e aveva lasciato che condizionasse la sua vita.
"Konoha
aveva bisogno di un alleato forte, non di una serpe in seno"
continuò sua madre "Avremmo dovuto cooperare tutti per
mantenere la pace, proteggere i nostri figli e invece..."
Scoprì
che sua madre non fosse del tutto d'accordo con le ideologie del
padre, anzi, ma da brava moglie aveva deciso comunque di assecondarlo
e aiutarlo. Anche
lei era una
pacifista proprio come Itachi.
"Sì,
lo ero"
Sasuke
ebbe così la certezza che i suoi pensieri venissero
realmente
ascoltati.
"Allora
perché hai deciso di aiutare nostro Padre?" a questo
punto risultava più facile farle a voce le domande.
"Perché
lo amavo e amavo voi" e in quel momento la Mikoto del passato si
era accomodata di fianco al marito e aveva iniziato a imboccare il
suo secondogenito.
"Ti
sono sempre piaciuti i pomodori" gli disse con un sorrisetto
divertito.
Suo padre
aveva dato un buffetto a Itachi e poi aveva passato il pollice sulla
sua guanciotta paffuta per poi posare la mano sulla schiena della
madre. Non ricordava questi gesti di affetto da parte del padre
perché i suoi ricordi effettivi partivano da qualche anno
dopo, intorno ai quattro, cinque anni, quando le cose avevano
già
iniziato ad andare male.
Anche suo
padre ghignava, proprio come lui.
"Sapeva
anche sorridere e non ci crederai, ma sapeva anche ridere, ridere di
gusto e la sua risata era talmente bella da essere contagiosa"
Suo padre
sapeva ridere?
Questa
scoperta era sconvolgente. Era cresciuto convinto che i veri uomini,
gli Uchiha – tranne quelli vecchi che potevano ormai
lasciarsi
andare -, non dovessero minimamente mostrare alcun tipo di emozione.
"Tuo
fratello sorrideva spesso" gli fece notare Mikoto "soprattuto
quando c'eri tu in giro"
Era vero.
Itachi era sempre sorridente in sua presenza, nonostante portasse nel
cuore un peso opprimente. Era anche simpatico e giocherellone, quando
le missioni non lo costringevano a stare lontano.
"Andiamo
a fare due passi" gli propose la donna, dirigendosi verso la
porta di casa.
Lui
avrebbe voluto rimanere lì, a guardare quella scena, in
eterno.
Si
ritrovarono all'aperto e presero la strada che conduceva
all'Accademia.
Sasuke,
guardandosi attorno, pensò quasi di essere in un altro
luogo,
quel Villaggio non sembrava Konoha Le vie erano illuminate da ogni
tipo di addobbo natalizio; alcuni jonin, travestiti da Babbo Natale,
distribuivano doni ai bambini e nell'aria si respirava odore di
caramello, nauseabondo odore di caramello.
"Il
secondo Hokage era un fanatico del Natale" gli spiegò la
madre, accennando un sorrisetto divertito per la confusione evidente
che si evinceva dalle smorfie che il figlio stava facendo.
"Questa
è Konoha?"
"Eh
già." gli rispose lei, sospirando nostalgica.
Raggiunsero
l'accademia, o quella che credeva fosse l'accademia, quando il
singhiozzare di una ragazza attirò la sua attenzione.
Appoggiata
a un albero, con le mani sul viso c'era una giovane jonin e davanti a
lei un ragazzo, anch'egli jonin, visibilmente contrariato.
Si chiese
chi fossero e per riuscire a inquadrarli meglio e ascoltare cosa si
stessero dicendo, si avvicinò.
Sua madre
continuava a sorridere, anzi il suo sorriso sembrava essersi
allargato, ricordandogli vagamente quello...
"Non
ce la farò mai" piagnucolava la ragazza.
"Sei
davvero insopportabile. Non è piangendo
che diventerai
più forte"
"Giusta
osservazione" pensò Sasuke, trovando appropriato anche
l'epiteto che quel tizio aveva utilizzato.
"Non
voglio che tu sia costretto a difendermi ogni volta, Fugaku."
Fugaku?
Quindi la ragazza insopportabile era... sua madre?
Da che ne
avesse memoria non l'aveva mai vista piangere, eppure era lei, gli
occhi erano i suoi e così anche le labbra e il viso. Gli
assomigliava in modo stupefacente.
Quant'era
bella.
"Grazie"
rispose immediatamente Mikoto.
Quella
storia che riuscisse a leggere i suoi pensieri stava diventando
imbarazzante e Sasuke si augurò che la madre non avesse
colto
l'associazione mentale fatta poco prima circa una ragazza dai capelli
di uno strano colore.
"Smettila
di piangere" tuonò il ragazzo, scostando con una
delicatezza inaudita le mani dal volto della dolce e giovane Mikoto
per poi asciugare le lacrime che ancora sostavano sulle sue palpebre
"E' mio dovere proteggerti, tu sarai mia moglie" dichiarò
quasi sottovoce.
La ragazza
aveva strabuzzato gli occhi e visibilmente emozionata gli aveva
portato le braccia intorno al collo e l'aveva baciato, d'istinto.
"Tuo
padre non è mai stato un uomo di molte parole; non era un
tipo
romantico come Minato Namikaze, ma aveva fascino" ed era
arrossita, sapendo perfettamente quale fosse stato l'epilogo di
quella notte di Natale e anche il risultato: Itachi.
"Perché
mi stai facendo vedere queste cose?" le chiese Sasuke, che
essendo solo all'inizio dell'espiazione dell'unico peccato che aveva
trascurato, non riusciva proprio a capire il senso di quel viaggio
nel tempo.
"Non
abbiamo ancora finito. Seguimi" lo invitò, tendendogli la
mano.
Ritornarono
verso il centro del Villaggio e dopo aver svoltato un angolo si
ritrovarono in una Konoha più attuale, ma non troppo.
Sasuke si
riconobbe nel se stesso dodicenne che camminava per il Villaggio con
le mani in tasca e riconobbe subito dopo la ragazzina che lo seguiva
di nascosto con in mano un pacchetto: era Sakura.
Ricordava
quel giorno, perché anche se riusciva a mostrare totale
indifferenza per le manifestazioni di affetto che la sua compagna di
Team avesse per lui, non poteva negare che gli facessero piacere. Lui
era solo e avere una persona che in un certo qual senso pensasse a
lui, lo faceva sentire meglio.
Lo aveva
seguito dal campo di addestramento, lui se ne era accorto subito ma
aveva continuato a camminare, sperando che a un certo punto sia lei,
che quella testa quadra che la stava pedinando a sua volta, si
arrendessero.
Ma Sakura
era sempre stata caparbia, soprattutto quando si trattava di lui e
dopo aver camminato per ore, a un certo punto si era fatta coraggio e
gli era spuntata alle spalle, cinguettando uno dei suoi smielati
"Sasuke-kun" per attirare la sua attenzione.
"Che
cosa vuoi?" le aveva domandato, caustico, insofferente, voltando
appena la testa dalla sua parte.
"Q-questo
è per te! Buon Natale!"e aveva steso le braccia in
avanti, mostrandogli il pacchetto.
"Non
posso accettarlo" aveva tagliato corto. Lui non aveva nessun
regalo per lei.
"Se
vuoi lo accetto io, Sakura-chan!" aveva esclamato il Dobe,
comparso all'improvviso.
Sakura
sembrava non essersene neanche accorta, troppo dispiaciuta per il suo
rifiuto. Aveva abbassato le braccia e stretto il pacchetto tra le
mani, mentre Naruto le dava il tormento per accaparrarsi il regalo e
lui si allontanava con la sua solita flemma e il suo solito
disinteresse.
"Non
sei stato molto educato con quella ragazza" adesso ci si metteva
anche sua madre.
"Tsk"
"Che
razza di risposta è -Tsk-?" tuonò la matriarca
Uchiha, ricordando al figlio chi avesse di fronte “Vieni con
me”
Il tempo
si riavvolse in un secondo e lo scenario cambiò di colpo.
Erano in
una camera da letto, probabilmente di una ragazza, vista la
predominanza del colore rosa in ogni dove.
Sasuke
guardò la madre con aria interrogativa fino a che il suo
sguardo non cadde su una testa rosa, seduta alla scrivania. Sulla
mensola appena sopra il mobile, spiccava la foto del Team 7 e al suo
fianco erano allineati tre pupazzetti di stoffa con le loro fattezze.
“Ridicolo”
pensò Sasuke, prima di notare che la ragazzina avesse tra le
mani un kunai, non di pregiata foggia, di quelli che si trovavano
nelle botteghe del Villaggio e che costavano poco. La
particolarità
di quella scena non risiedeva nel fatto che Sakura stesse impugnando
un kunai, ma in cosa stesse facendo sulla sua impugnatura ricoperta
da una corda spessa.
“Ahi”
esclamava di tanto in tanto, quando la punta dell'ago le si
conficcava nella carne.
Stava
ricamando qualcosa e Sasuke si sporse appena sopra la sua testa per
capire cosa.
Il suo
nome. Sakura stava ricamando, maldestramente, il suo nome
sull'impugnatura del kunai.
Solo lei
sarebbe stata in grado di pensare a un dono del genere, tanto
semplice quanto unico.
Ma non
fece in tempo a vedere altro: lo scenario cambiò di nuovo
catapultandoli di fronte alla porta di quello che era stato il suo
appartamento fino a quando non aveva lasciato il Villaggio.
Sakura era
lì con loro, incerta se bussare o meno. Alla fine aveva
semplicemente lasciato il pacchetto davanti alla porta ed era fuggita
via.
Sasuke si
chiese dove fosse andato a finire perché non ricordava di
aver
mai trovato un regalo davanti alla sua porta di casa. La risposta la
ebbe poco dopo, quando un dobe di sua conoscenza, con fare
circospetto, aveva trafugato il dono della rosa, sostenendo che "una
cosa che non è mai stata vista, non può essere
considerata rubata" aggiungendo "tanto tu non lo volevi,
teme."
Quel
maledetto idiota ladruncolo si era preso il suo regalo di Natale,
l'ultimo regalo di Natale – visto che quelli successivi li
aveva
passati presso il covo di Orochimaru dove vigeva solo la
festività
della Befana.
Veloci
immagini avevano cominciato a passargli davanti agli occhi: Sakura
che dormiva nel suo letto con i tre pupazzetti, Naruto che prendeva a
calci un sacco con la sua faccia disegnata sopra e infine... lui,
solo, nel suo appartamento a pensare alla vendetta.
Perse per
un attimo il senso dello spazio e del tempo, fino a incontrare di
nuovo gli occhi di sua madre, illuminati dalla candela.
Erano di
nuovo a casa.
"Sono
contenta che ci fosse qualcuno che ti volesse bene, Sas'ke."
esordì, accarezzandogli una guancia, come per scusarsi di
averlo lasciato solo.
Era vero:
lui aveva iniziato a sentirsi davvero solo dopo aver lasciato Konoha.
I legami che aveva instaurato con Naruto, Sakura e il maestro Kakashi
erano forti, tanto forti da averlo illuso di aver trovato in loro una
specie di famiglia. Ma si era convinto che fossero quegli stessi
legami a renderlo vulnerabile – era evidente quanto lui si
preoccupasse dell'incolumità dei suoi compagni di squadra
–
e per uno come lui, che aveva scelto la strada della vendetta , non
potevano esserci distrazioni.
"Il
mio tempo è quasi scaduto" gli comunicò la madre,
portando la mano ad accarezzargli i capelli.
Sasuke
sentì la terra venire meno sotto i suoi piedi: non voleva
che
se ne andasse, di nuovo.
"Tuo
padre mi ha chiesto di salutarti"
"Perché
non è venuto anche lui?" le chiese, respirando avidamente
il suo profumo.
"E'
occupato a organizzare un colpo di stato in Paradiso con il resto del
Clan e adesso che anche Itachi ci ha raggiunti si sente invincibile"
Stava
scherzando, vero?
"Mi
ha anche chiesto di dirti che è molto orgoglioso di te"
aggiunse, sorridendo con dolcezza.
"Per
aver tentato di distruggere Konoha?"
"Anche"
gli rispose ironicamente "Ma soprattutto perché non lo
hai fatto" concluse, iniziando a dissolversi.
"Non
andare, ti prego!"
"Buon
Natale, Sas'ke"
Angolo
Autrice
Sono
circa le 3:00 del 22 Dicembre. Siamo a due giorni da Natale.
Non
penso che riuscirò a concludere questa fan entro il 24 come
avevo pronosticato in quanto i capitoli mi stanno uscendo un po'
lunghini rispetto alla mia media e non amo fare le cose in maniera
superficiale. Da due, barra tre capitoli che avevo in mente, sono
già
arrivata a quattro e ogni volta che li rileggo mi viene in mente
qualcos'altro da aggiungere o modificare. Quindi non me ne vogliate
se dovessi sforare di qualche giorno.
In
questo capitolo abbiamo fatto un viaggio nel passato di Sasuke e
anche in quello di Mikoto e Fugaku (scenetta fluffosa, ne? Non ho
resistito.), adesso ci aspetta il "presente" che riserverà
delle belle sorprese.
Si
accettano scommesse su chi
siano i fantasmi del presente e del futuro. In base alle vostre
risposte potrei anche avere qualche brillante idea e cambiare la
trama della fan (non sarebbe la prima volta, visto che la cambio in
continuazione. Nda)
Ringrazio
chi ha recensito il capitolo precedente e chi l'ha semplicemente
letto.
E
vi saluto ricordandovi che "recensire fa bene alla salute
mentale dell'autrice".
Un
bacione.
Blueorchid31
|
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Capitolo 3 *** 2. Presente ***
2.
Presente
A
differenza della mattina precedente Sasuke non provò alcun
tipo di stupore nel risvegliarsi in una stanza che non era la sua.
Riusciva ancora a sentire il profumo di sua madre nelle narici e
nelle orecchie l'eco della sua dolce voce che gli augurava "Buon
Natale".
Sembrava
tutto troppo reale per non essere accaduto davvero.
Lui
aveva parlato con sua madre, aveva toccato i suoi capelli e l'aveva
vista sorridere.
Forse
stava semplicemente impazzendo - di
nuovo e in modo irreversibile -
ma se fosse stato quello il prezzo da pagare per
poter rivedere ancora la sua famiglia, lo avrebbe pagato volentieri.
Si
girò su un lato e sbatté ripetutamente le
palpebre dopo
aver incrociato gli occhi gialli del gatto nero che dormiva
raggomitolato al suo fianco.
Stranamente
non provò l'istinto di scacciarlo, anzi trovò la
sua
presenza quasi rassicurante e allungò una mano per
accarezzarlo.
Il
gatto cominciò a produrre un suono che in un'altra
situazione
Sasuke avrebbe trovato irritante, ma che invece quella mattina
sembrava avere l'inatteso potere di farlo sentire in pace : tutto
quello che era accaduto quella notte aveva dell'incredibile e
affondare la mano in quel pelo morbido era la prova che non fosse
stato solo un bel sogno.
Il
gatto continuò ad esternare il suo piacere felino miagolando
sommessamente e facendo vibrare i suoi lunghi baffi.
Baffi?
L'associazione
mentale fu immediata.
Balzò
giù dal letto come una furia scatenata, spaventando la
povera
bestiola che non aveva minimamente idea di chi avesse trovato come
nuovo padrone e si precipitò fuori di casa con una meta ben
precisa.
Corse
per le strade di Konoha e, raggiunto il suo obbiettivo,
cominciò
a bussare insistentemente alla porta sperando che quel qualcuno
fosse
già sveglio.
"Sasuke-kun"
La
Hyuga sembrò molto stupita di vederlo. Come poteva non
esserlo
visto che da quando aveva fatto ritorno poteva contare le volte che
lo aveva visto sulle dita di una mano.
"P-posso
esserti utile? " gli aveva chiesto con la sua innata gentilezza
e Sasuke, con altrettanto innato sgarbo, si era fatto strada in casa
sua, ignorandola completamente; era salito al secondo piano e,
seguendo la scia di ramen, aveva percorso il corridoio fino alla
camera da letto. L'immagine che gli si parò di fronte
sarebbe
rimasta per sempre impressa nella sua memoria, come la ruga sulla
fronte determinata dall'inevitabile smorfia di disgusto che si
dipinse sul suo viso: Naruto Uzumaki, l'eroe di Konoha, la forza
portante della Volpe a Nove Code, il futuro settimo Hokage, giaceva a
quattro di spade sul suo talamo nuziale, con indosso solo un paio di
boxer arancioni e una papalina dello stesso colore in testa - una
scena che definire disgustosa gli sembrò quasi eufemistico;
dalla sua bocca spalancata fuoriuscivano suoni che avevano ben poco
di umano e il suo torace si alzava e abbassava ritmicamente e con
esso... una visibilissima erezione - abominevole poteva essere un
termine appena passabile.
Fece
davvero tanta fatica a ricordare il perché di quella
invasione, quell'immagine aveva avuto il potere di bloccargli le
sinapsi più di un mangekyou sharingan.
Come
aveva fatto la Hyuga a innamorarsi di quel... di quell'essere? La
volpe per quanto bestiaccia malefica, aveva sicuramente più
classe.
Si
avvicinò al letto, dando adito a tutto il suo coraggio, con
cautela, per non rischiare che l'amico per lo spavento potesse
muoversi bruscamente e rivelare più di quello che era
già
abbastanza evidente - in tal caso aveva già messo in conto
di
autoipnotizzarsi con lo sharingan e rimanere in coma almeno per una
decina di anni per superare il trauma.
"Naruto?"
lo chiamò, schiarendosi prima la voce che improvvisamente
sembrava non avere la forza di fuoriuscire.
Nessuna
risposta.
"Usurantonkaki?"
riprovò, alzando un po' il tono, mentre Hinata compariva
sulla
porta.
Niente
di niente.
"Devi
scuoterlo un po'." suggerì la ragazza "la mattina
adora dormire... è un pigrone" cinguettò con una
dolcezza tale da provocare l'ennesima smorfia di disgusto sul viso
dell'Uchiha che iniziava seriamente a pensare che quella ruga sulla
fronte sarebbe rimasta in eterno.
L'idea
di toccarlo - con quella pertica in bella mostra - lo fece
rabbrividire e si chiese per un attimo se ne valesse davvero la pena,
se fosse poi così importante.
Sfoderò
il dito indice della mano sinistra che non aveva ancora una gran
sensibilità tattile e toccò appena la spalla
dell'amico, pensando che, essendo un ninja, bastasse a farlo
svegliare - lui avrebbe tirato fuori un kunai e lo avrebbe puntato
alla gola del suo aggressore - ma evidentemente Naruto non aveva la
sua stessa prontezza di riflessi e incurante si era appena scomposto,
farfugliando qualcosa di incomprensibile.
Riprovò
ancora con più decisione dopo aver sentito HInata
ridacchiare
divertita - come osava.
Naruto
biascicò ancora qualcosa di incomprensibile terminando la
frase con un "Hinata-chan" prima di abbracciare il cuscino
alla sua destra e mostrare...
Era
troppo.
Hinata
si nascose dietro lo stipite della porta una volta notata una luce
azzurra diventare sempre più intensa.
Un
allegro cinguettio riempì la stanza seguito da un urlo
disumano.
Fu
così che Naruto scoprì che non ci fosse al mondo
sveglia più efficace di un chidori.
"Teme,
ma sei impazzito?" urlò, sbruciacchiato, ma soprattutto
non più eccitato - con grande soddisfazione e sollievo da
parte di Sasuke.
"Dov'è?"
gli chiese, senza troppi preamboli.
"Che
cosa?"
"Tu
sai cosa?"
"Io
so cosa, cosa?"
Vicolo
cieco, doveva aspettarselo.
L'Uchiha
si portò una mano al viso, scuotendo la testa: l'idea di
raccontargli quello che era accaduto era impensabile - non ci aveva
capito molto lui, quindi era quasi utopico che il Dobe potesse
riuscirci.
"Tu
hai rubato un mio kunai qualche anno fa" tagliò corto,
sperando che avesse almeno buona memoria.
"Un
kunai? Vorrei ricordarti che mentre tu ti divertivi a fare il
vendicatore solitario, io sono diventato l'eroe di Konoha: a me i
kunai li regalano, non ho bisogno di rubarli" si piccò,
incrociando le braccia e assumendo quella posa da offeso, con la
bocca a becco di pulcino che aveva sempre detestato - solo per quello
avrebbe meritato un altro chidori.
"Mi
riferivo a quando eri un povero Jinchuuriki sfigato, quando tutti ti
odiavano, compreso me" precisò, provando anche un sottile
gusto nel ricordargli che una volta valeva quanto una mezza calzetta.
Naruto
sembrò rifletterci un attimo. Sembrò...
Sasuke non era poi tanto certo che stesse riflettendo, in
realtà
sembrava alla ricerca di una via di fuga.
Aveva
bisogno di una spintarella e così Sasuke fece brillare
nuovamente il chidori.
Naruto
consapevole che due chidori appena sveglio sarebbero stati letali, si
persuase a collaborare.
"Aspetta,
adesso che mi ci fai pensare..." esclamò per poi
gattonare fino all'armadio dove era riposta una grossa scatola.
Ciò
che fuoriuscì da quel parallelepipedo di cartone aveva
dell'incredibile; sembrava come se avesse avuto un doppio fondo per
la quantità di roba che in pochi minuti si era sparpagliata
sul pavimento della camera da letto.
"Ti
riferisci forse a questo?" gli chiese, facendolo roteare.
"Dammelo"
"NO,
è mio!"
I
muri di casa Uzumaki-Hyuga iniziarono a tremare e una terrorizzata
Hinata, conscia del rischio di rimanere vedova prima del tempo, corse
a chiamare l'unica persona che probabilmete sarebbe stata in grado di
sedare gli animi dei due ragazzi.
-§-
"Si
può sapere che cosa vi ha preso?" tuonò
un'iraconda Sakura che era stata costretta a distruggere il talamo e
gran parte della camera da letto per riuscire a fermare quei due
idioti che, tumefatti a dovere, sedevano sul divano del salotto
guardando in direzione opposte, a braccia incrociate, sinceramente
contrariati.
"Ha
iniziato lui" esclamò subito Naruto, sapendo di potersi
giocare la carta " Sakura
ce l'ha a morte con Sasuke quindi mi crederà per principio".
"E
di grazia, quale sarebbe stato il motivo?"
"Questo
stupido teme..."
Naruto
non capì bene cosa successe, ma si ritrovò
spiaccicato
contro il muro portante della sua casa.
"Ci
stavamo allenando" rispose Sasuke "Il fatto che non ci
siano missioni non vuol dire che dobbiamo abbassare la guardia, vero
Dobe?"
Sakura
alzò un sopracciglio, non molto convinta della spiegazione,
ma
di stranezze partorite dalle menti di quei due ne aveva viste
parecchie e poteva anche essere plausibile.
"E'
così Naruto?" chiese per scrupolo all'amico che, tentando
inutilmente di riattaccarsi un dente, le diede un lieve cenno di
assenso onde evitare che l'Uchiha lo rimettesse a tacere,
distruggendo qualcos'altro - già spiegare a Hyashi che la
camera da letto era andata distrutta non sarebbe stata una
passeggiata, spiegargli che l'intera casa era stata demolita, per di
più da un Uchiha, avrebbe fatto nascere un vero caso
diplomatico.
"Sapete
che giorno è oggi?" chiese Sakura ai due geni incompresi
che passavano il loro tempo ad amputarsi parti del corpo al posto di
pensare a porre fine allo strazio natalizio che gli era stato
imposto.
I
due si guardarono per un istante un po' spaesati: il primo, Naruto,
era ancora troppo intontito per capire che la domanda di Sakura fosse
retorica, il secondo, l'Uchiha, aveva cancellato il 25 di Dicembre
dal calendario ergo non si era neanche sforzato di comprenderla.
Sakura
respirò profondamente, chiudendo gli occhi, sperando di
trovare la pazienza necessaria per non aprire una voragine nel
salotto di Hinata e spedire entrambi al Creatore.
"E'
il 24 di Dicembre. Quei bambini si aspettano di trovare dei regali da
scartare e fino ad ora abbiamo raccolto solo cianfrusaglie" gli
ricordò, supponendo che lo shannaroo di poco prima potesse
aver creato in uno di loro - perché nell'altro non riponeva
alcuna speranza - una specie di amnesia.
"Sakura-chan
ha ragione" concordò Naruto con un rivoletto di sangue
ancora fresco che gli scendeva dal naso "Non abbiamo tempo da
perdere"
Sakura
ringraziò i Kami che almeno uno dei due avesse mostrato un
minimo di buon senso e rimase in attesa che anche l'altro mostrasse
segni di attività cerebrale dato che era rimasto immobile a
fissare un punto indefinito davanti a lui.
"Naruto,
tu continua a girare per le case. Io e Sakura ci occuperemo di
impacchettare quei dannati regali" ordinò, quindi, il
redivivo, il cui silenzio era forse dovuto all'organizzazione del
piano che prevedeva che lui e Sakura rimanessero da soli.
Soli?
La
ragazza iniziò a sentire di nuovo quella fastidiosa
tachicardia che da quando si era trasferita a Suna aveva smesso di
ammorbarla - forse per merito della sabbia - e uno strano senso di
inquietudine.
"Io
non prendo ordini da te!" ribatté Naruto.
"Così
ho deciso"
-§-
Percorsero
la strada da casa di Naruto a casa Uchiha in un silenzio talmente
agghiacciante che era possibile udire il lieve rumore del respiro
dell'Uchiha - Sakura aveva smesso di respirare appena lui aveva
esposto il piano e non ne sentiva quasi il bisogno, temendo che anche
un piccolissimo rumore potesse scatenare qualche reazione inconsulta.
Nella sua mente, intanto, efficentissimi operai che, strano a dirsi,
sembravano avere tutti le fattezze di Ino Yamanaka, avevano iniziato
a elaborare le più assurde ipotesi. Fu totalmente inutile
l'opera di autoconvincimento (che verteva sulle seguenti tesi: "Mi
sono disintossicata", "Non penso più a lui",
"Dobbiamo solo lavorare", " Che sarà mai"),
una volta giunti a casa Uchiha e varcata la soglia insieme,
le antitesi presero totalmente il sopravvento("Da quanto tempo
aspettavo questo momento","Adesso che gli dico?","Oh
Kami quant'è bello!") mandando alle ortiche mesi di
terapia a Suna con il fratello della vecchia Chiyo.
"Io
arrivo subito" le comunicò, avviandosi fuori, verso il
corridoio che portava alle camere da letto.
Sakura
annuì, farfugliando qualcosa di poco comprensibile, che
doveva
essere un "Sì, certo, fai pure" ma in realtà
era stato un"Si... cer... fu... re" per cui si maledì
nuovamente.
Per
evitare di incorrere in altre conversazioni balbettanti, decise di
rimboccarsi le maniche e farsi trovare all'opera.
Sasuke,
che a sua volta si stava ponendo la domanda "Perché
diavolo non ho mandato Sakura al posto di Naruto", una volta
nella sua stanza, tirò fuori il kunai che aveva sottratto
all'amico e che aveva accuratamente nascosto sotto la maglietta,
incastrandolo nell'elastico dei pantaloni. Era proprio lo stesso che
aveva visto quella notte, solo che al posto del suo nome che era
stato brutalmente scucito da quella testa quadra cleptomane, vi era
una "N" ricucita altrettanto malamente.
"Stupido
idiota" ringhiò e dopo aver stracciato una maglietta, vi
ripose l'arma, avvolgendola con delicatezza e riponendola poi nel
cassetto del suo armadio - di
fianco alla foto del team 7.
Sakura
aveva iniziato a impacchettare un bambolotto con le fattezze di
Hashirama Senju quando sentì una presenza inquietante alle
sue
spalle.
"Posso
aiutarti?"
Voleva
aiutarla? Aveva sentito bene o stava ancora sognando a occhi aperti?
"O-ok"
rispose incerta, preparandosi all'imminente delusione che sicuramente
le avrebbe dato da lì a poco.
Straordinariamente
l'Uchiha si mise a sedere dalla parte opposta del tavolo della cucina
e cominciò a valutare l'idoneità di alcuni
giocattoli.
Intanto uno strano gatto nero si era presentato sulla tavola, facendo
sobbalzare Sakura per due motivi: il primo che il felino era comparso
all'improvviso; il secondo " che cosa ci faceva un essere
vivente in casa Uchiha?"
Il
gatto scese elegantemente sulle sue gambe dove poi si
acciambellò
tranquillo, come se la conoscesse da sempre.
"Da
quando hai un gatto?" chiese, quindi, a Sasuke.
"Da
questa notte. Deve essere entrato dalla finestra" le rispose
come se fosse stata la cosa più normale del mondo "Sembra
che tu gli piaccia" aggiunse.
"Le
piaccia... è femmina" gli fece notare, ma d'altronde che
cosa ne poteva sapere lui "Ha un nome?"
"Ha
senso?"
Giusto,
se le avesse dato un nome avrebbe creato un legame e Sasuke Uchiha
era allergico a tutte quelle cose che richiedevano impegno, rispetto
e affetto reciproco. Un nome? No, troppo complicato per lui.
"Ok.
Te lo darò io allora" dichiarò la ragazza
accarezzando il gatto.
Sakura
ci pensò su un attimo per trovare qualcosa che potesse andar
bene per l'unico essere vivente che Sasuke aveva accolto in casa
sua.
"Ti
chiamerò..."
Sasuke
fece finta di non essere interessato quando in realtà lo era
eccome. Non aveva pensato che forse quella povera bestiola potesse
avere bisogno di un nome, in fondo fino a pochi minuti prima non
sapeva neanche che fosse una femmina e fino a quella mattina non
avrebbe mai creduto di poter mai possedere un gatto.
"Katon"
Katon?
L'arte del fuoco?
A
Sasuke scappò quasi un sorriso che cercò subito
di
reprimere per non mostrare alcun tipo di soddisfazione per
l'appropriatezza della scelta fatta dalla ragazza.
"C'è
un criterio?" le chiese, cambiando argomento, fingendo di
guardare attentamente degli shuriken di plastica.
"Per
il momento no. I giocattoli che abbiamo raccolto sono pochi, quindi
non penso che riusciremo ad accontentare tutti i bambini" gli
rispose con sguardo basso e triste.
"Tsk"
"Giusto,
a te cosa importa" ribattè lei con amarezza: come aveva
previsto, non ci aveva messo molto a deluderla.
L'Uchiha
alzò lo sguardo e la osservò: era cambiata; non
era più
una ragazzina, ma una donna che non temeva di dire quello che
pensava. Era cambiata anche fisicamente: i capelli di quell'assurdo
colore erano ancora corti, ma aveva scelto di portarli con una riga
laterale che nascondeva appena il piccolo rombo sulla sua fronte;
spesso li metteva dietro le orecchie, mostrando il viso, proprio come
in quel momento, forse per il nervosismo causato dal fatto che dopo
tanto tempo fossero da soli; si mordeva le labbra, cercando di
rendere presentabile quel pacchetto che non voleva saperne di
prendere una forma accettabile. Era bella Sakura, lo era sempre
stata, ma in quegli anni in cui lui era stato troppo occupato con i
suoi molteplici propositi di vendetta e poi con quelli di
redenzione, lei era cambiata, mentre lui era rimasto sempre lo
stesso, non si era evoluto in alcun modo. Si era creata una carriera,
una posizione, conquistando la stima di tutti. Era successo troppo in
fretta e lui si era ritrovato di fronte una persona diversa da quella
che ricordava e non aveva la più pallida idea di come
gestirla
- la solita mania del
controllo. Inoltre
c'era quella faccenda dei sentimenti in cui lui era totalmente
negato. Durante i suoi viaggi aveva riflettuto circa quella
"questione irrisolta" e ogni volta aveva provato una
sensazione di soffocamento: l'idea che lei potesse avere delle
aspettative al suo ritorno, gli creava una certa ansia, pertanto
aveva posticipato di giorno in giorno il rientro a casa fino a che
non si era reso estremamente indispensabile.
Lei
non lo aveva forzato in alcun modo, gli era stata vicina con la sua
solita delicatezza, ma il pensiero costante di "doverle
qualcosa" lo aveva reso intrattabile e scontroso più del
solito, tanto da farle scegliere di andare a Suna.
Sapeva
di averla fatta soffrire, e tanto, ma nonostante i buoni propositi di
rimediare, l'unica cosa che riusciva a fare era tenerla a debita
distanza.
Naruto
arrivò di lì a poco con il pranzo - ramen
ovviamente -
salvandolo da quei pensieri e dalla situazione imbarazzante in cui si
era ficcato.
Purtroppo
il reperimento dei doni non era andato molto bene. Come aveva
pronosticato Sakura, non ci sarebbero stati abbastanza regali per
tutti i bambini. Non riusciva davvero a capire perché lei e
Naruto provassero così tanto dispiacere per quella faccenda.
Anche lui era stato un orfano e nessuno - a parte Sakura - si era mai
preoccupato di regalargli qualcosa a Natale.
"Potremmo
comprarli" propose Naruto.
"E
con quali soldi? A meno che tu non sia diventato miliardario, con il
nostro stipendio non riusciremmo a comprare tutti i regali!"
Sakura
non aveva tutti i torti, ma in quella stanza c'era qualcuno che
poteva risolvere il problema. Naruto si voltò quindi verso
di
lui.
"Scordatelo!"
ringhio Sasuke.
"Dai
Teme, sei l'unico che può aiutarci!"
"Chiedete
a Kakashi di alzarvi la paghetta oppure di comprare lui i regali,
dopotutto l'idea è stata sua."
"
Sei veramente impossibile! Andiamo, Sakura-chan, Kakashi-sensei ci
darà una mano"
"In
bocca al lupo" gli augurò Sasuke con un ghigno sul viso:
dopo la guerra e senza missioni, le casse del Villaggio dovevano
sicuramente essere semivuote, motivo per il quale Kakashi aveva dato
loro quel compito.
Sakura
seguì Naruto senza fiatare, probabilmente come l'amico,
anche
lei stava pensando di lui che fosse un avaro senza cuore, ma non era
scritto da nessuna parte che utilizzasse i soldi della sua famiglia -
quella che Konoha aveva
fatto sterminare - per
i poveri orfanelli della guerra - che
lui aveva contribuito a scatenare. Come
se fosse stato un suo problema poi... mica era l'Hokage.
Disgustato
dal caos che regnava nella sua cucina, tra fiocchetti e carta da
regalo, decise di ritirarsi nella sua stanza a leggere qualcosa.
Essendo
quasi ora di pranzo, decise di abbassare le tapparelle per godere di
un po' di oscurità - quanto gli mancavano i rifugi di
Orochimaru in alcuni momenti.
Si
sdraiò sul letto e accese una candela, attendendo che il
gatto, che fino a pochi minuti prima era stato comodamente seduto
sulle gambe di Sakura, si decidesse a raggiungerlo: lo rilassava.
La
palla di pelo nera non tardò ad arrivare, ma al posto di
entrare e accoccolarsi al suo fianco sul letto, rimase immobile sulla
soglia della porta. Fissava l'angolo più buio della stanza
con
curiosità, come se ci fosse qualcuno.
Sasuke
fece spallucce: non era pratico in psicologia umana, figuriamoci
felina.
Prese
a leggere il rotolo che trattava di una particolare tecnica che si
poteva attuare mediante il rinnegan, quando dallo stesso angolo buio
che il gatto stava insistentemente fissando un'ombra comparve
all'improvviso.
In
un occhio il rinnegan, nell'altro lo sharingan.
"Ciao
Sasuke"
"Ci
risiamo" pensò l'Uchiha, fissando l'uomo davanti a lui "E
tu che ci fai qui?"gli chiese.
"Sono
venuto a mostrati alcune cose"
"Avrebbero
potuto mandare qualcun altro"
"
In realtà sarebbe dovuto venire Madara, ma sta aiutando tuo
padre con il colpo di Stato"
Allora
era vero!
"Sai
sono tutti molto occupati lassù e io avevo bisogno di
cambiare
aria"
"Non
ti trovi bene? No, aspetta, non dirmelo, non me ne frega niente. Fai
quello che devi fare e in fretta, vorrei riposare un po'."
disse, sperando che in quel modo il suo inatteso ospite tagliasse
corto.
L'uomo
si avvicinò al letto e vi si mise a sedere.
"Il
fatto è che io le donne proprio non le capisco"
cominciò
a raccontare per la felicità di Sasuke che non
poté
fare altro che alzare gli occhi al cielo e sperare che quel calvario
finisse in fretta "pensavo
che una volta lì, lei sarebbe stata contenta e invece - tu
non
sei diventato Hokage; hai tradito il Villaggio; vedi, Kakashi ce l'ha
fatta, lui sì che è un grande ninja - Kakashi,
Kakashi,
sempre Kakashi. Io ho scatenato una guerra per lei!"
Obito
Uchiha: un uomo che ha dedicato la sua vita alla f...
Per
Sasuke non poteva esserci niente di più patetico. Era in
pratica la versione maschile di Sakura, con l'unica differenza che la
ragazza non aveva bisogno di sedute di psicoterapia per l'autostima e
non aveva tendenze autolesionistiche.
"Capisci,
Sasuke? Io ho sempre pensato che lei sarebbe stata orgogliosa di me,
che mi avrebbe considerato un eroe... però mi ama, me l'ha
detto..."
Sasuke
iniziò a pensare che se quella era la punizione divina per
tutte le sue malefatte, in futuro avrebbe rigato davvero dritto.
Preferiva di gran lunga la versione di Obito posseduto da Zetsu Nero
- sicuramente più psicopatico, ma meno logorroico.
"Obito"
lo interruppe per avere un'idea di ciò che lo aspettasse
"sei
qui per questo?"
"No,
ma Madara, quell'approfittatore, passa tutto il suo tempo a litigare
con Hashirama e mi ha detto che è stufo di sentir parlare di
Rin"
Sasuke
non poteva dargli torto, di sicuro Madara si era dovuto sorbire anni
e anni di piagnistei durante la sua convivenza forzata con Obito - la
morte doveva essere stata una liberazione.
"Quindi?"
lo incitò Sasuke.
"Quindi
andiamo" gli rispose, risucchiandolo con il kamui.
Si
ritrovarono per strada, davanti alla porta di casa Yamanaka - Sabaku
- Nara. Questa idea della "comune" aveva qualcosa di
bislacco, ma trattandosi di Ino, Sai, Temari e Shikamaru, non poteva
essere diversamente.
Obito
si avvicinò alla finestra e lui lo seguì a ruota.
Alla
fine anche Gaara era stato invitato - un altro irriducibile single -
forse dalla sorella. I suoi amici erano tutti seduti intorno a un
lungo tavolo e stavano ridendo per qualcosa che doveva essere
veramente divertente.
Obito
gli fece strada all'interno per poi appoggiarsi allo stipite della
porta con le braccia incrociate. Sasuke tese l'orecchio per sentire
cosa stesse causando tanta ilarità nei suoi amici.
"Forse
Orochimaru ha già creato dei suoi cloni in provetta"
stava abbaiando Kiba Inuzuka.
"O
forse pensa di riprodursi per gemmazione" aveva ipotizzato Rock
Lee.
"Certo
che non usare quel coso è un crimine contro
l'umanità..."
era intervenuta mestamente Karin.
"Magari
ce l'ha piccolo, che ne sai?"
L'ultima
ipotesi della Yamanaka aveva fatto esplodere un'altra risata
collettiva.
Ma
di chi stavano parlando?
L'unica
che non sembrava trovare affatto divertente l'argomento era Sakura
che ogni tanto accennava qualche sorriso forzato.
"Anche
Sai alla fine si è dimostrato più umano di lui o
comunque ci prova, vero passerotto?"aveva poi continuato la
Yamanaka schioccando un bacio sulla guancia del suo Toyboy.
"Stanno
parlando di te" gli rivelò Obito onde evitare
fraintendimenti.
"Di
me? Ti sbagli" ribatté prontamente "Naruto non
riderebbe mai di me"
"Quel
teme è un caso disperato!" esclamò quindi Naruto
togliendogli ogni dubbio: c'era solo una persona al mondo che lui
chiamava teme.
"Usurantonkachi
traditore!"esclamò Sasuke, ferito nel profondo.
"Hai
deciso di passare la Vigilia di Natale da solo" gli spiegò
Obito.
"Certo!
Questa festa era un'idea stupida"
Sakura
si era improvvisamente alzata ed era andata in cucina.
"Seguimi"
lo invitò l'Uchiha, facendogli strada.
Sakura
aveva poggiato i palmi delle mani sul piano di lavoro della cucina ed
era ferma, immobile, con lo sguardo triste.
"Non
ti diverti?"
La
voce del Kazekage l'aveva fatta trasalire.
"Sono
discorsi triti e ritriti, sono stufa di sentir dire sempre le stesse
cose" gli aveva risposto, voltandosi verso di lui.
"Sasuke
è un bersaglio fin troppo facile da colpire e il fatto che
questa sera non si sia presentato non ha deposto a suo favore"
"Già,
ma lui è fatto così. Non ama stare in
compagnia... in
realtà non so se esista al mondo una persona con cui gli
piaccia stare oltre se stesso."
"Sei
preoccupata per lui?"
Sasuke
smise di respirare senza una ragione apparente.
"N-no,
non più"
Aveva
tentennato, era palese, ma aveva comunque risposto di no e Sasuke non
riuscì a non provare una sorta di delusione.
"Ho
passato anni a preoccuparmi per lui" aveva continuato la ragazza
"ma lui ha dimostrato di non aver bisogno di nessuno, men che
meno di me, quindi..."
"
Non c'è bisogno che aggiungi altro, ho capito perfettamente
e
penso che sia giusto che tu abbia deciso di pensare a te stessa. Un
bel giorno si accorgerà di quello che ha perso."
"E
sarà troppo tardi" aggiunse Obito per accentuare la
drammaticità della cosa, prontamente fulminato da Sasuke che
iniziava sul serio a valutare l'ipotesi di compiere un
kazekagecidio.
Cosa
stava facendo Gaara? Stava portando acqua al suo mulino o si
divertiva solo a elargire perle di saggezza?
"A
Suna ti stai creando una nuova vita, non può farti che bene"
Ancora?
Ci stava mettendo il carico da novanta?
"Non
vedo l'ora di tornare... a casa."gli aveva detto sorridente.
Casa?
Sakura
aveva davvero apostrofato Suna come "casa"?
Ma
che stava succedendo?
La
sua casa era Konoha, non il Paese sabbioso e lei... lei aveva sorriso
al Kazekage come a un amico di vecchia data, come un tempo sorrideva
a...
"Si
chiama gelosia, amico" disse Obito " l'ho provata anch'io
verso Kakashi , quando pensavo volesse Rin solo per sè"
Rin,
Rin, Rin, Obito sapeva parlare solo di Rin.
"Taci"
lo zittì Sasuke che era molto più interessato
alla
conversazione tra la rosa e Gaara che alle sue paranoie
sentimentali.
"Sono
contento che la pensi così" aveva continuato il Kazekage,
che con l'ausilio di un vortice di sabbia - dato che anche lui non
era molto incline a toccare e farsi toccare - le aveva gentilmente
scostato i capelli dal viso portandone una ciocca dietro le
orecchie.
Sakura
era arrossita.
Sakura.
Era . Arrossata.
Sakura.
Era. Ar-ros-si-ta.
Sasuke
non aveva parole.
Per
quel misero trucchetto da prestigiatore sabbioso, poi?
"Ci
vuole poco per far felice una donna" sentenziò Obito,
come se lui fosse stato un esperto in materia.
Sasuke
evitò di distruggere in maniera definitiva la sua scarsa
autostima ricordandogli che circa una ventina di minuti prima si era
presentato al suo cospetto dichiarando di "non capire le donne"
e si concentrò su Sakura che continuava a guardare Gaara con
aria sognante come un cavaliere senza macchia e senza paura o il
principe azzurro - rosso - arrivato in sella al suo monocoda per
salvarla.
E
lui, quindi, chi era? L'orco cattivo?
"No,
tu sei uno sfigato. Non hai un ruolo in questa faccenda. Sarai forse
un ricordo e nient'altro"
Un
ricordo? Lui sarebbe stato un ricordo e anche brutto
probabilmente.
"Non
puoi biasimarla se ha deciso di rifarsi una vita. In fondo tu non
l'hai voluta al tuo fianco. Che sciocco! Se Rin mi avesse fatto la
corte..."
"Smettila!
Riportami a casa!"
"Come
vuoi"
Obito
lo risucchiò nuovamente con il kamui e lo riportò
a
casa.
Era
buia, come sempre. Solo la luce fioca di una candela illuminava
appena il corridoio. Il silenzio era quasi opprimente. Lo stacco tra
l'immagine della casa dove i suoi amici stavano festeggiando e la sua
abitazione era nettissimo.
Percorsero
il corridoio fino alla camera da letto dove Sasuke, sdraiato sul
letto con accanto Katonstava leggendo un rotolo.
Vedersi
dal di fuori fu abbastanza scioccante: Sasuke si rese conto di quanto
fosse deprimente quell'immagine di lui, da solo. E il peggio era che
aveva scelto lui di esserlo.
"Caspita
che depressione!"
Obito
iniziava a dargli sui nervi.
"Tuo
fratello Itachi era molto più allegro di te, sai?"
Sasuke
non colse la provocazione. In realtà desiderava solo che lui
se ne andasse per avere modo di riflettere su tutto quello che aveva
visto. Mille pensieri contrastanti affollavano la sua mente e con lui
che sparava cazzate non riusciva a elaborare niente di razionale.
"Quale
sarebbe la morale?" gli chiese.
"Tu
sai qual è"
Per
tutta la vita ho creduto di essere solo, adesso, lo sono davvero.
"Esattamente.
Ma sei ancora in tempo per rimediare"
"E
come?"
"Lo
capirai. Questa notte riceverai un'altra visita, l'ultima, e forse
riuscirai a comprendere" disse Obito, prima di dissolversi.
"Idiota
non dovevi dirglielo" una voce femminile rieccheggiò
nella stanza.
"Scusa
Rin hai ragione, ma mi ami lo stesso,vero?"
"Certo
che ti amo stupidino"
L'ultima
cosa che Sasuke udì fu il fastidioso, quanto inopportuno,
schioccare di baci.
Angolo
Autrice
Vi
chiedo immensamente perdono per questo mostruoso ritardo, ma gli
impegni mi hanno tenuta lontana dalla tastiera. Tra le feste
natalizie, la famiglia e il lavoro, trovare il tempo per scrivere
è
stato impossibile.
Ringrazio
tantissimo tutti i lettori che mi hanno scritto in privato. Non avete
idea di quanto mi abbiano fatto piacere le vostre parole :-) vi lovvo
tutti!
Ringrazio
anche tutti coloro che hanno recensito finora e hanno inserito la
storia tra preferiti, seguiti e ricordati. Siete davvero tanti e
questa cosa è meravigliosa. :-)
Spero,
prossimamente, di riuscire ad aggiornare più spesso e
soprattutto cercherò di rispondere alle vostre recensioni.
Credo che questa sarà la storia che finirò prima
perché
Natale ormai è passato e poi manca solo un capitolo, massimo
due. Quest'ultimo è venuto molto lungo, ma non mi andava di
spezzarlo ( perdonatemi!)
Cercherò
di aggiornare al più presto anche le altre fan e confido
vivamente nella vostra pazienza. Sappiate che non lascio mai nulla di
incompiuto quindi porterò a termine tutte le storie anche
perché ne ho altre in cantiere( per ora solo nella mia
testa).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e aspetto le vostre
considerazioni. Vi aspetto!
Chi
sarà l'ultimo fantasma?
Visto
che non c'è stata occasione, vi auguro anche un felice
2015!
Un
bacione
Blueorchid31
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Capitolo 4 *** 3.Futuro ***
3.Futuro
Era
rimasto disteso sul letto a guardare il soffitto con il gatto sopra
lo stomaco per un lasso di tempo molto lungo lambiccandosi il
cervello su quello che stava accadendo e che sua madre e poi Obito
gli avevano fatto vedere.
Ciò
che lo aveva maggiormente scioccato non era stato tanto ascoltare le
parole dei suoi amici, o di quelli che reputava tali, ma constatare
con i suoi stessi occhi quanto la sua vita fosse vuota e deprimente.
Aveva sempre creduto di bastare a se stesso, di non aver bisogno di
nessuno, eppure la sola vicinanza di quel gatto riusciva a farlo
sentire più sereno. Il problema più grande
risiedeva
nel fatto che non avesse la più pallida idea di come
cambiare
quella condizione. Il suo orgoglio, ma soprattutto la sua
incapacità
a relazionarsi con gli altri, erano due ostacoli molto ardui da
superare. Preferiva di gran lunga combattere cento battaglie, perdere
qualche altro arto magari, ma l'idea di dover esternare dei
sentimenti, di affrontare una qualsivoglia conversazione che girasse
intorno a essi, lo atterriva. Possibile che fosse diventato arido a
tal punto? Quello che aveva provato rivedendo sua madre era solo un
ricordo di quel potenziale affettivo che con il tempo era andato
sempre più scemando?
Dopo
lo scontro con Naruto aveva pensato che ci potesse essere un nuovo
inizio anche per lui, che gli fosse stata donata un'altra
possibilità
per rimediare a tutti i casini che aveva fatto, ma soprattutto per
creare una nuova versione di se stesso più simile a quella
di
quando era bambino, ingenuo, ma desideroso di dare e ricevere amore
incondizionato. Tuttavia durante il suo lungo viaggio ciò
che
aveva visto del mondo lo aveva portato a essere nuovamente
anaffettivo. Aveva conosciuto persone buone e altre che non sapevano
neanche dove abitasse l'umanità. Si era quindi persuaso che
per quanti sforzi si potessero fare, non fosse possibile eliminare
del tutto il male. Ci sarebbero sempre state persone bugiarde,
opportuniste, crudeli, per le quali il valore della vita era
così
basso da riuscire addirittura a giocare con essa per denaro, per fama
o per un misero momento di protagonismo. La conclusione a cui era
arrivato lo aveva portato a dimenticare quel senso di speranza che
aveva provato dopo la guerra, si era rinchiuso nuovamente in se
stesso, ricominciando a diffidare di tutti, anche delle persone che
gli avevano dimostrato da sempre di volergli bene.
Era
bloccato in un limbo in cui una parte di sé desiderava
essere
appena meno riflessiva, meno prudente e meno autoprotettiva tanto da
essere in grado di mettere due prosciutti davanti agli occhi, far
finta di niente e vivere un'esistenza pressoché normale e
l'altra che invece non riusciva ad accettare che al mondo ci fosse
così tanto marciume e che preferiva una vita di solitudine a
una di delusioni. Queste due facce del suo essere avevano avuto un
ruolo fondamentale anche nella questione inerente la restaurazione
del Clan.
Come
poteva mettere al mondo un figlio in un mondo del genere?
Avrebbe
condannato il sangue del suo sangue all'infelicità?
La
porta d'ingresso cigolò. Non sapeva precisamente da quanto
tempo fosse su quel letto e pensò che probabilmente fossero
Naruto e Sakura e che doveva iniziare a prendere in considerazione
l'ipotesi di chiudere la porta a chiave. Tese l'orecchio ma non
riuscì a udire i rumori inconsulti, le grida o le minacce di
morte, tipiche dei suoi compagni. Era tutto molto silenzioso.
Scostò
delicatamente il gatto e si alzò senza fare alcun rumore,
muovendosi lungo il corridoio fino al salone come un fantasma - era
un ninja dopotutto.
Si
fermò, aspettandosi da un momento all'altro che qualche
entità
soprannaturale o qualsiasi altra diavoleria, comparisse
all'improvviso, quando udì dei rumori provenire dalla
cucina.
"Che
cosa stai facendo?"
Sakura
sussultò - Sasuke gli era comparso alle spalle.
"Mi
hai fatto prendere un colpo" confessò, portandosi una
mano sul petto dove il cuore stava per esplodere per lo spavento
"Credevo che stessi dormendo allora ho pensato di lavarti i
piatti della colazione"
"Non
é necessario" le disse lapidario.
"Sono
pochi, faccio in fretta"
"Ho
detto che non è necessario" ribadì, scandendo
bene
le parole.
"O-ok"
sussurrò la ragazza, togliendosi mestamente il grembiule
mentre si malediceva per aver avuto per l'ennesima volta un pensiero
gentile nei suoi confronti che non era stato apprezzato - ovviamente.
Sasuke
provò una strana sensazione, forse vergogna, per averla
trattata male, di nuovo e senza motivo. Dopotutto voleva solo lavare
i piatti, mica gli aveva chiesto di sposarlo.
"Naruto?"
le chiese, cercando di superare l'imbarazzo.
"L'ho
spedito a comprare un regalo a Hinata. Quella testa quadra se n'era
dimenticato" gli aveva risposto, fingendo naturalezza, con un
sorriso forzato dipinto sul viso.
C'era
rimasta male, era evidente e lui si sentiva un verme, ma ormai era
fatta.
Non
era certo quello il miglior punto di partenza per cercare di
instaurare un rapporto civile.
"Scusami,
inizio a mettere i regali nei sacchi"
La
ragazza gli passò accanto, uscendo dalla cucina dove
improvvisamente sembrava che mancasse l'aria.
Sasuke
la seguì con lo sguardo fino al ridicolo cumulo di
cianfrusaglie che avevano raccattato in giro.
"Kakashi
vi ha dato una mano?" Le chiese, anche se in fondo non gli
interessava così tanto saperlo, ma sentiva come il bisogno
di
"recuperare".
"No.
Non ci sono abbastanza soldi per comprarne di nuovi".
Non
aveva dubbi e provò un sadico gusto nel constatare che ci
avesse preso in pieno.
"Ma
per fortuna é intervenuto il Kazekage"
Gaara?
Cosa c'entrava adesso Gaara?
"Ah
sì?" le chiese, cercando di non apparire irritato -
com'era.
"Gli
ho mandato una missiva per invitarlo alla cena della vigilia e gli ho
spiegato il problema"
L'aveva
invitato alla cena della vigilia?
"Ha
bisogno di divagarsi un po', ha sempre molto da fare" aveva
aggiunto Sakura che per fortuna gli stava dando le spalle e quindi
non era in grado di vedere la colorazione azzurrognola che aveva
assunto il suo viso.
Non
aveva nessuna gara di castelli di sabbia a cui partecipare? Nessuno
spettacolo di marionette? Da quando Gaara era diventato uno a cui
piacevano le feste?
"Penso
proprio che sarà una serata divertente"
Oh
sì, come andare a cena con Orochimaru.
"E
i regali?"
Era
proprio curioso di sapere cosa si fosse inventato.
"Ha
chiesto a Kankuro di creare delle marionette e ad alcuni artigiani
del villaggio ha commissionato dei giocattoli di legno. Ha detto che
per loro farne qualcuno in piú non era un problema"
Ha
schiavizzato la sua popolazione e il suo stesso fratello per fare
bella figura, razza di despota!
"Meglio
così" le aveva detto con sufficienza.
"Giá.
Appena mi é arrivata la sua risposta ho tirato un sospiro di
sollievo. Spero solo che arrivino in tempo"
Sasuke
iniziò a fantasticare su una serie di spiacevoli –
sicuramente casuali - incidenti che potessero accadere al Kazekage
durante il viaggio - l'ottanta per cento orchestrati da lui –
ma,
non avendo mai fallito una missione in vita sua, non poteva rischiare
di rovinarsi la media proprio con una delle più stupide che
gli erano mai state affidate.
Sakura
si alzò dall'angolo nel quale si era accovacciata per
raccogliere i regali e dopo essersi messa la sacca - che a guardarsi
doveva essere abbastanza pesante - su una spalla, si era diretta
verso l'ingresso.
"Ci
vediamo" gli aveva detto, prima di andar via, senza guardarlo in
faccia.
Non
aveva specificato "stasera" perché già sapeva
che lui non si sarebbe mai presentato.
Quel
"ci vediamo" era quindi sembrato una specie di addio - un
amaro addio.
Lei
sarebbe ritornata a Suna con il Kazekage e lui forse non l'avrebbe
mai più rivista.
Mai
più rivista.
Mai
più rivista.
Mai
più rivista.
No,
un attimo. Perché gli dava cosi fastidio l'idea di non
rivederla più? Ma soprattutto perché gli dava
ancora
più fastidio l'ipotesi che potesse rifarsi una vita senza si
lui?
La
stava perdendo.
Sul
serio?
No,
non era possibile, non Sakura. Lo aveva cercato per tre anni per
riportarlo a Konoha, gli aveva perdonato ogni singola cazzata che
aveva fatto e aveva aspettato il suo ritorno per altri due anni o
poco più, era impensabile che potesse
abbandonarlo per
sempre.
Lei
c'era sempre stata!
Si
massaggiò le tempie, sentendo la testa in procinto di
scoppiare e non si accorse del gatto che dal divano aveva spiccato un
balzo verso di lui.
Quando
se lo vide arrivare addosso era ormai troppo tardi.
Cadde
all'indietro, sbattendo violentemente la testa contro il muro della
stanza perdendo i sensi.
-§-
"Secondo
te é vivo?"
"Miao"
"Grazie
per il tuo aiuto, senza di te non avrei saputo come fare."
"Miao,
miao"
"Guarda...
sta aprendo gli occhi"
Sasuke
si risvegliò con un emicrania spaventosa e la prima cosa che
vide fu una piccola figura un po' sfocata e una macchia nera che
doveva essere il diabolico gatto che l'aveva fatto cadere
all'indietro.
"Ti
sei svegliato finalmente"
Una
voce femminile. Cercò di identificarla ma proprio non ne fu
capace e non riusciva ancora a mettere bene a fuoco - doveva
averla presa forte la botta in testa.
"Il
gatto ti chiede scusa, ma non sapevo proprio come fare a farti
passare di qua"
"Di
qua dove?" le chiese.
"Nel
mio mondo"
"E
cosa dovrei fare nel tuo mondo? Sentiamo."
"Seguirmi.
Devo farti vedere il futuro."
Sasuke
ebbe come la sensazione che qualcuno gli stesse stringendo il collo
tanto da farlo soffocare. Il futuro? No, non voleva vederlo.
Riuscì
finalmente a mettere a fuoco e rimase alquanto perplesso nel
constatare che la figura che aveva davanti fosse una bambina; una
bambina che non aveva mai visto tra l'altro, con degli strani
occhiali sul naso, capelli e occhi color pece e alta come una soldo
di cacio.
"Ma
tu chi sei?" le chiese sconcertato, sentendo come uno strano
legame con lei.
"Andiamo"
gli rispose, tendendogli la mano e glissando momentaneamente la
domanda.
Sasuke
afferrò la piccola manina per poi ritrovarsi un attimo dopo
dentro casa Hyuga.
Un
gran baccano proveniva dal secondo piano. Urla, tonfi, risate,
pianti... era più rumorosa di quanto ricordasse.
Hinata
era appena scesa dal piano superiore con i capelli scompigliati,
visibilmente distrutta e Sasuke iniziò a temere che la prima
visione del futuro fosse il... dell'Uzumaki, pertanto coprì
gli occhi della bambina con una mano per evitarle il trauma.
La
bambina gliela scacciò alquanto seccata per poi fulminarlo
con
uno sguardo che Sasuke catalogò inquietante al pari di
quello
di un Uchiha. Ma non fece in tempo a rifletterci su: un gran fracasso
proveniente dalle scale aveva attirato la sua attenzione.
La
prima visione non era il... della testa quadra, bensì il
risultato del suo operato - anzi due.
"Boruto
e Himawari"
Boruto?
Ma che razza di nome é Boruto?
"Lo
chiamano tutti Bolt. Io lo chiamo baka"
Ottima
scelta, per il figlio di Naruto non c'è nomignolo migliore.
"Grazie,
lo so" gli aveva risposto.
Anche
lei riusciva a leggere i suoi pensieri, doveva stare molto attento.
"Ma
quanti anni hanno?" le chiese per farsi un'idea di quanto tempo
fosse passato.
"Sette
anni il baka, Himawary é più piccola"
Sette
anni? Allora... Naruto ha iniziato a restaurare il
suo di
Clan, che furbetto!
"Loro
non sono gli unici però" gli disse e riafferrando la sua
mano lo condusse in un'altra casa.
Un
bambino dai capelli biondi e la pelle diafana era intento a disegnare
su una tela mentre l'altro, con i capelli raccolti ad ananas, se ne
stava in panciolle su un divano.
"Inojin
e Shikadai"
"Uno
é il figlio di Shikamaru e l'altro?" domandò per
poi non riuscire a credere ai suoi occhi vedendo Sai entrare nella
stanza e inginocchiarsi vicino a...
"É
suo figlio???"
"Io
non mi stupirei così tanto" gli rispose la ragazzina con
impertinenza "Anche Choji ha una figlia"
"Stai
scherzando?"
Sasuke
non riusciva a crederci.
"Tutti
i tuoi amici hanno avuto dei figli, si sono sposati e vivono felici"
"E
io?" ebbe il terrore di chiederglielo.
"Tsk"
Si
voltò verso la bambina con il sopracciglio destro
visibilmente
alzato e uno sguardo carico di stupore.
"Ma...
tu chi..."
Non
fece in tempo a terminare la domanda: la bambina gli aveva
riafferrato la mano e lo aveva condotto...
"Alla
bottega del Villaggio?"
"Eccoti"
Un
uomo, avvolto in un mantello blu, con i capelli neri un po'
più
lunghi e... lisci?
Da
quando aveva cominciato a pettinarsi? E soprattutto...
perché
assomigliava a suo padre? Dov'erano finiti i lineamenti dolci di sua
madre?
"In
effetti visto così sei più belloccio"
sbottò
la bambina, scrutandolo attentamente con una mano poggiata sotto il
mento e un dito sulla guancia "Adesso ho capito perché la
mamma..."
Sasuke
spalancò gli occhi.
Mamma?
Ma
la bambina si era già morsa la lingua e aveva preso a
indicare
verso un altro uomo che si stava avvicinando al "lui"
cresciuto.
"Sasuke"
Era
Gaara.
"Cosa
ci fai qui?" gli aveva chiesto.
"Stiamo
facendo un po' di spesa, passiamo la vigilia da Temari" gli
aveva risposto il Kazekage che non sembrava affatto invecchiato -
misteri della sabbia - " Come stai? Mi ha detto
Naruto
che sei sempre in missione. Pensavo che una volta diventato Hokage ti
avrebbe voluto sempre al suo fianco"
Quindi
Naruto era riuscito a diventare Hokage. Che assurdità!
"Preferisco
così"
Notò
che con il passare degli anni non fosse diventato più
loquace.
"Papà,
papà!"
Sasuke
incrociò mentalmente le dita, sperando che quei bambini che
erano sbucati dalla corsia dei dolci stessero chiamando lui e ci
rimase molto male constatando che, invece, si erano diretti verso
Gaara.
"Ti
ricordi di Chiyo e Sasori? Li hai visti quando erano molto piccoli."
Due
gemelli, entrambi con i capelli rossi come il fuoco e gli occhi...
verdi.
"Bambini!"
Una
voce femminile fin troppo nota richiamò all'ordine le due
pesti.
Portava
i capelli rosa lunghi fino a metà schiena e un completo
bordeaux riportante il simbolo della sabbia e del Kazekage. Appena lo
aveva visto si era bloccata per un istante, per poi raggiungere la
sua famiglia.
Aveva
sposato Gaara...
"C-ciao
Sasuke-kun"
Lo
sguardo che il "lui" del futuro aveva rivolto alla ragazza,
anzi alla donna, che sembrava ancora più bella se possibile,
fu di una tale intensità che Sasuke sentì un
brivido
scorrergli lungo la schiena.
Cosa
significava quello sguardo? Che ne avesse memoria non aveva mai
guardato Sakura in quel modo, così... così...
"Scusate,
vado a recuperare i bambini. Sasuke, perché non ti unisci a
noi stasera?" Gaara si era allontanato rincorrendo i due
marmocchi che avevano ricominciato a correre per la bottega
lasciandoli soli.
"Sì,
Sasuke-kun, perché non ti unisci a noi?" aveva ripetuto
Sakura con un sorriso.
Lui
aveva riportato lo sguardo sui pomodori e aveva iniziato a sceglierne
alcuni tastandoli con la mano destra.
"Domani
riparto. Preferisco riposare." le aveva risposto con la solita
freddezza.
"O-ok.
Ma dimmi, come stai? É un po' che non ci vediamo, in
realtà
sembra passata una vita."
"Una
vita..." aveva sussurrato per poi rispondere un lapidario "Bene"
senza aggiungere altro.
Sakura
aveva abbassato lo sguardo e aveva portato il pugno chiuso davanti al
petto.
"Ottimo."
Che
altro avrebbe dovuto dire visto che lui non si era scomodato neanche
di chiederle a sua volta come stesse. Erano solo anni che non si
vedevano.
"Devo
proprio andare. Buon Natale Sasuke-kun"
E
se n'era andata, aveva raggiunto Gaara e i due mostriciattoli alla
casa e dopo aver incontrato per l'ultima volta il suo sguardo, era
scomparsa.
"Buon
Natale" aveva sussurrato lui, spappolando con la mano destra un
pomodoro.
"Mi
spieghi cosa sta succedendo?" chiese Sasuke alla bambina,
visibilmente alterato.
"Lei
ha sposato lui, semplice!" gli rispose con sufficienza - più
ovvio di così.
Quella
bambina era un po' troppo impertinente.
Avevano
seguito il suo "lui" del futuro fino a casa dove un vecchio
gatto nero attendeva il suo ritorno.
Aveva
posato le sporte sul tavolo e ne aveva tirato fuori una scatoletta di
caviale.
"Buon
Natale, Katon" aveva detto al felino porgendogli la scatoletta e
il gatto gli aveva risposto con un debole miagolio.
É
assurdo!
"No,
non lo é" gli rispose la bambina e prendendolo di nuovo
per mano lo condusse all'ultima tappa del suo viaggio.
"Dove
siamo?" le chiese.
Intorno
a loro c'era solo erba, alta e incolta.
La
bambina si diresse verso una specie di sasso che si intravedeva in
quella folta sterpaglia e lui la seguì senza fiatare
– con
un brutto presentimento.
"Qui
giace Sasuke Uchiha. L'ultimo erede del Clan Uchiha"
Sono
morto?
"Penso
di sì"
La
bambina iniziò a dubitare della sua intelligenza.
"E
come?" chiese allarmato.
La
bambina scostò un po' di erba alla base della lapide.
"Alla
veneranda età di centocinque anni. Mi sa che sei morto di
vecchiaia" gli fece notare con tono saccente.
Morto,
di vecchiaia e solo. Che finaccia!
"Concordo"
annuì la bambina.
Un
fruscio li fece voltare verso una vecchietta che si trascinava per la
radura con un bastone in una mano e un fiore di ciliegio nell'altra.
I capelli erano tutti bianchi raccolti in uno chignon, il suo viso
rugoso e la schiena curva, ma i suoi occhi... i suoi occhi erano
sempre gli stessi.
"Ciao
Sasuke-kun" aveva detto con voce sottile, appena percettibile,
ma sempre dolce e aveva posato il fiore in cima alla lapide "Presto
ti raggiungerò e chissà che questa volta non
riusciremo
a stare insieme per sempre... mio unico amore."
Dopo
tutti quegli anni lei lo amava ancora... lo aveva sempre amato. Tutti
si erano dimenticati di lui, tranne lei.
Intorno
alla sua lapide c'erano molti fiori di ciliegio secchi, sintomo che
periodicamente lei si recava sulla sua tomba.
"Se
solo" riprese a parlare "se solo tu non fossi stato così
idiota!" la voce sembrò improvvisamente meno flebile "se
mi avessi dato una possibilità" sempre meno flebile,
mentre la mano destra sollevava il bastone in aria con una forza
inaudita per una vecchietta di cento e passa anni e iniziava a
percuotere la lapide che guardandola meglio sembrava infatti scalfita
in molti punti "Tu, orgoglioso, stupido, Uchiha. Tu, maledetto
psicopatico asociale. Tu, hai rovinato tutto!!! Mi hai spezzato il
cuore e io ti ho sempre perdonato e amato come una povera sfigata!"
"Ah!
Ah! Ah! Shannaroo mami!" esclamò la bambina.
Mami?
Adesso
quella piccola peste si era davvero tradita.
Sasuke
l'aveva guardata più attentamente, sfruttando il fatto che
lei
fosse troppo impegnata a ridere per accorgersene.
Occhi
neri, capelli neri: tratti inconfondibili degli Uchiha.
Tagliente
come un rasoio, impertinente e incline all'utilizzo di esclamazioni
insensate volte ad accorciare discorsi inutili o a dimostrare
dissenso: lui.
Quella
bambina gli assomigliava molto – occhiali a parte.
Che
fosse Karin sua madre? Come poteva essere morto da solo,
“unico
erede degli Uchiha”, se lei era...?
Aveva
sentito una forza incredibile nella sua mano quando l'aveva stretta e
la forma del viso e il taglio degli occhi gli ricordavano... no,
non era possibile.
"Torniamo
a casa" le ordinò, facendola smettere di ridere di colpo.
"Ok.
Sei noioso, sai?"
Noioso...
Appena
tornati a casa, Sasuke non attese oltre e si inginocchiò
davanti alla bambina e le tolse gli occhiali.
"Ma
che..."
"Stai
tranquilla piccola mia,
il
tuo papà sarà qui tra poco
e
appena arriverà la tua mamma andrà a uccidere
Kakashi-sensei
per
averlo mandato in missione due giorni prima del parto"
"Ho
fatto il prima possibile"
"Sasuke-kun,
questa é tua figlia"
La
guardi per la prima volta...
"Sasuke-kun,
come la chiamiamo? Io avevo pensato... Sarada"
"Sarada
va benissimo"
...
e ogni cellula del tuo essere si riempie di amore...
"Che
cosa sono questi?"
"Occhiali,
Sasuke-kun. Non vorrai mica che rimanga ceca appena attiva lo
sharingan!"
"Ma
non é detto che riesca ad attivarlo"
"Lo
farà"
...
la vedi crescere
e
sai che la proteggerai da tutto e da tutti perché
è
parte di te e lo sarà sempre...
"Mamma,
perché i ragazzi sono cosi stupidi?"
"Ancora
Bolt?"
...
e la terrai lontana dai figli delle teste quadre...
"Chi
sei tu?" le chiese, con una lacrima che gli scorreva lungo la
guancia.
"Sono
una bambina mai nata"
"Tu...
tu sei mia... figlia?" un groppo in gola non gli consentiva di
parlare proprio nell'unica occasione in cui desiderava tanto farlo.
"No,
se non fai qualcosa e... subito! Shannaroo!"
La
bambina cominciò a dissolversi e Sasuke istintivamente tese
una mano per afferrare la sua, ma inutilmente.
"Aspetta.
Ma io... ma cosa dovrei fare?"
"Buon
Natale papà"
Angolo
Autrice
Con
mezza giornata di ritardo, ma ho aggiornato!
Siamo
agli sgoccioli, manca solo l'ultimo capitolo. :-(
Ho
scelto Sarada perché secondo me era l'unica che potesse
davvero smuovere qualcosa nel cuore granitico dell'Uchiha e speriamo
che ci sia riuscita, ma questo lo scopriremo solo nel prossimo
chappy.
Come
sempre vi ringrazio di cuore per le recensioni, senza di voi non so
come farei! :-)
Mi
auguro che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi dò
appuntamento - spero - a domani per l'epilogo.
Un
bacione.
|
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Capitolo 5 *** 4. Epilogo ***
4.Epilogo
Era in
ginocchio – nel vero senso della parola – ancora
incredulo,
scioccato e... decisamente incazzato.
Sembrava
come se le cose belle della vita avessero una specie di repulsione
nei suoi confronti, lo evitassero, mentre quelle brutte gli
corressero incontro a braccia aperte. Trovava alquanto ingiusto che
per lui dovesse essere così difficile provare un briciolo di
felicità quando per gli altri risultava semplice e non era
per
una questione di superiorità intellettiva – con la
quale si
era convinto della stupidità altrui – ma per una
predisposizione innata che a lui poco si confaceva.
Lui era
destinato a essere infelice?
Aveva
compiuto molte azioni nella sua vita di cui non andava proprio fiero
e aveva fatto delle scelte che forse non si erano
rivelate
proprio giuste, ma aveva sempre ottenuto quello che voleva –
o
quasi.
La domanda
che, quindi, si stava ponendo, immobile, genuflesso, era: "Cosa
voglio davvero?"
Tutta
quella faccenda del passato, del presente e del futuro era accaduta
troppo in fretta per avere modo di riflettere attentamente e lui
–
non sia mai detto – per prendere certe decisioni aveva
bisogno di
tempo.
Purtroppo
ne aveva ben poco dato che il super Kazekage, l'eroe degli orfani di
Konoha, probabilmente era in procinto di varcare le porte del
Villaggio, accolto da un'adorante Sakura.
Sakura...
Come aveva
potuto ripiegare sul Kazekage? Non era bello come lui! Ok, aveva un
titolo e anche degli ottimi natali; sicuramente era anche pieno di
soldi e probabilmente adorava fare giochetti erotici con la sabbia,
ma, insomma, non era paragonabile a lui. Quei due mostriciattoli
fulvi, poi, non avevano niente a che vedere con lo sguardo magnetico
di Sarada, con la sua impertinenza e l'orgoglio Uchiha che sprizzava
da tutti i pori.
Quella
bambina doveva venire al mondo a tutti i costi!
Certo,
sarebbe stato meglio un maschio come primogenito e casomai
purosangue, ma al momento donne Uchiha in giro non ce n'erano e
doveva accontentarsi di quello che passava il convento: un sennin,
l'erede del quinto Hokage – mica male
– una donna dalla
forza disumana e tendenzialmente incline a gonfiare di botte il baka
– non male davvero – una donna
bella - molto bella
– e soprattutto... ancora, forse, molto probabilmente,
speriamo...
"Innamorata
di me"
Ottenuta
l'illuminazione tanto attesa, si alzò di scatto e corse in
camera sua; poi scalzo, con indosso solo una paio di pantaloni e una
maglietta a maniche corte, uscì di casa trovandosi di fronte
a
un tappeto di neve fresca – non sarebbe stato certo quello a
fermarlo. Aveva una meta, aveva un piano – più o
meno – ma
soprattutto aveva uno scopo.
Guardò
il cielo, dal quale scendevano piccoli fiocchi di neve e
intuì
che più o meno fosse quasi ora di cena e quindi
virò,
balzando su un tetto, verso casa Yamanaka.
Spalancò
la porta, con il fiatone, trovando tutti i suoi amici – più
Gaara – che ciarlavano allegramente. Lo guardarono
sbigottiti,
e per l'abbigliamento poco consono a una cena, e per l'entrata da
pazzo furioso... e per il kunai che brandiva in una mano.
Sasuke
fece balzare lo sguardo dall'uno all'altro, cercando il suo obiettivo
che tuttavia non sembrava essere lì. Poco male, davanti a
tutti sarebbe stato sicuramente più imbarazzante, ma non
aveva
avuto la prontezza di spirito di pensarci prima perché
effettivamente... non aveva un vero piano.
Naruto gli
si era avvicinato con cautela, pensando che fosse impazzito di nuovo
e fosse sul punto di compiere una strage – aveva riconosciuto
lo
sguardo da pazzo furioso sanguinario e quel kunai non era affatto
rassicurante – quindi, con calma, molta calma, gli aveva
chiesto: "
Ti senti bene, Teme?"
"Sto
benissimo."
Tipica
risposta da malato mentale all'ultimo stadio.
"Sei
venuto per passare la vigilia di Natale con noi?" gli chiese
ancora Naruto, con la delicatezza tipica di chi sa di avere di fronte
una bomba a orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi momento.
Doveva
inventarsi qualcosa di plausibile.
"Dov'è
Sakura?" decise di chiedere, pugnalando a morte il suo orgoglio
– ma non aveva tempo da perdere.
La
Yamanaka era scoppiata in una fragorosa risata – dannata
gallina
– e Naruto aveva iniziato a comporre i sigilli della
moltiplicazione del corpo per saltargli addosso ed evitare il
probabile omicidio della sua migliore amica.
"Perché
cerchi Sakura?" domandò Naruto, che intanto si era
quadruplicato nel salotto di Ino e Temari.
"Ho
bisogni di parlarle..." il suo orgoglio si lamentò,
comunicandogli che se gli avesse inferto un altro colpo probabilmente
avrebbe esalato l'ultimo respiro "... dei regali" – c'era
un limite all'umiliazione.
Naruto
sembrò abboccare, facendo sparire le sue copie e la Yamanaka
–
che era oca, ma di certe cose era davvero esperta – si era
affrettata a dirgli che la ragazza era rimasta a dare una mano per
preparare la cena fino a poco prima e che era tornata a casa per
cambiarsi.
Sasuke si
voltò per riprendere la sua corsa verso casa di Sakura, ma
prima pensò bene di mettere in chiaro un paio di cosette che
gli stavano a cuore.
"Tu"
tuonò, indicando il Kazekage "inizia a cercarti un altro
ninja medico. E tu" indicando questa volta Naruto "Tieni
lontano tuo figlio dalla mia prole" per poi scomparire.
Hinata si
era voltata verso il suo consorte, rossa in viso: come diavolo faceva
Sasuke a sapere che era incinta?
"Io
non gli ho detto niente, lo giuro!" si giustificò con la
ragazza.
"Detto
cosa?" chiese la Yamanaka che sentiva nell'aria odore di
pannolini sporchi.
"N-niente"
rispose Hinata, inducendosi uno svenimento per evitare l'argomento
imbarazzante.
"Ok,
è incinta!" concluse la bionda.
Gaara,
invece, sorrise amaramente: Sasuke aveva finalmente aperto gli occhi,
anche se non aveva idea di come avesse fatto a sapere che provava un
certo interesse per Sakura, il pensiero che lei riuscisse finalmente
a essere felice gli riempì comunque il cuore di gioia.
-§-
Sasuke
giunse davanti alla porta di casa di Sakura e si fermò
proprio
nel medesimo punto in cui lei lo aveva baciato, la sera che l'aveva
poi tramortita e appoggiata sulla panchina del giardino... che stava
ancora lì, ricoperta di edera.
Era
arrivato.
E ora?
Non avendo
un piano – adesso lo poteva ammettere –
iniziò a
sentirsi...
... un
perfetto idiota.
Cosa le
avrebbe dovuto dire?
"Ciao
Sakura, tre fantasmi mi hanno fatto visita e mi hanno fatto capire che
tu sei l'unica possibilità che mi resta per non morire da
solo?" oppure "Ciao Sakura, lo sai che avremo una figlia
che si chiamerà insalata?" - nella migliore delle ipotesi
avrebbe passato i prossimi sei mesi nel reparto di traumatologia con
l'ottanta per cento delle ossa rotte.
Perché
non si era preparato un discorso? Perché doveva essere
sempre
così istintivo?
Forse era
meglio se se ne ritornava a casa da Katon a mangiare pomodori e
caviale in scatola ed evitarsi quella figura barbina che forse non
avrebbe portato ad altro che a un sonoro pestaggio –
meritatissimo
tra l'altro.
Aveva
mosso appena la gamba destra per ripercorrere il tragitto al
contrario, quando la porta di casa di Sakura si era aperta ed era
comparsa lei, con indosso un montgomery rosa pallido – niente
a che
vedere con il vestitino rosso fuoco della Yamanaka. Aveva un semplice
fermaglio tra i capelli e un paio di scarponcini da neve con la
pelliccia alti fino a metà polpaccio. Aveva sempre adorato
la
sua sobrietà, ma quella sera sotto la neve, si accorse di
quanto fosse bella, così, acqua e sapone, senza trucco o
fronzoli, come l'aveva sempre vista sin da piccola.
Lei era
rimasta sulla porta a bocca semi aperta, vedendolo lì
davanti,
come un pupazzo di neve, immobile, scalzo, con i capelli ormai
fradici, senza contare la maglietta a maniche corte che solo a
vederla faceva venire i brividi di freddo e sopra ogni cosa... un
kunai stretto nella mano destra.
"Sasuke-kun
che cosa ci fai qui?" gli chiese con titubanza, mista a
sospetto, mista a un lieve terrore che fosse lì per
liberarsi
definitivamente di lei "Mi stanno aspettando alla festa"
ebbe cura di fargli sapere per farlo desistere dal fare qualsiasi
cosa avesse in mente perché i suoi amici non vedendola
arrivare si sarebbero chiesti dove fosse e avrebbero scoperto la sua
malefatta.
Sasuke
non le rispose; si avvicinò lentamente a lei, con lo sguardo
perso nel vuoto - o almeno Sakura ebbe questa impressione.
In
realtà gli occhi di Sasuke sapevano perfettamente cosa
stessero guardando, solo che per la prima volta, non provava alcuna
paura a farlo e contro ogni previsione... gli piaceva, si sentiva
bene, appagato e... sereno.
Sakura
si era ovviamente allarmata: la possibilità che Sasuke fosse
impazzito, di nuovo, era molto alta e quella che
lui fosse lì
per ammazzarla, anche di più.
Si
preparò mentalmente a spaccargli la faccia appena fosse
stato
a una distanza tale da essere sicura di prenderlo in pieno e
rispedirlo a casa sua volando sopra i cieli di Konoha come Babbo
Natale.
Caricò
quindi il chakra nella mano destra e lo guardò avvicinarsi
sempre di più.
Appena
fu a pochi passi da lei, lui si portò il kunai davanti al
petto, mostrandoglielo.
"Potresti
ricucire il mio nome?" le chiese.
Sakura
ritenne la richiesta abbastanza strana: ricucire il suo nome?
Sbatté
ripetutamente le palpebre perplessa prima di afferrare il kunai -
meglio disarmarlo finché era in tempo, quando c'erano loro
due
e un kunai di mezzo si rischiava sempre di finire in tragedia. Non ci
mise molto a riconoscerlo: glielo aveva regalato lei quando erano
piccoli, ma c'era qualcosa di diverso... una N... e non era
stata
lei a cucirla. Non era brava a cucire, era vero, ma solo
un'idiota con la testa quadra avrebbe potuto fare peggio.
Pensò
che se lo avesse avuto tra le mani, lei, lei... lo avrebbe fatto a
pezzi. A quel punto capì anche come Sasuke era riuscito a
rientrarne in possesso e sorrise al pensiero che Naruto avesse
già
ricevuto la giusta punizione.
"Perché
sorridi?"
"No,
niente." gli rispose " Comunque non credo che valga la pena
di ricucire il tuo nome su un kunai arrugginito" concluse
amaramente, come se quel kunai fosse stato una metafora della loro
storia che era roba vecchia, inutile da rivangare.
O
almeno Sasuke la interpretò in tal modo, sentendosi
impotente
e sciocco per aver pensato che lei potesse dargli un'altra
possibilità - l'ennesima.
Ma
forse...
Forse
il concetto non lo aveva esposto bene, forse lei non aveva compreso
il senso del suo gesto - neanche un bravo psicologo ci sarebbe
riuscito in realtà e poi loro avevano sempre avuto qualche
problema di comunicazione.
Il
suo orgoglio aveva emesso un suono simile a un gemito di dolore
quando la sua mano si era posata sulla guancia della ragazza, le dita
si erano intrufolate nei suoi capelli, artigliandosi alla nuca.
Sakura, che non aveva minimamente capito - per l'appunto
-
quale fosse il reale motivo per il quale Sasuke fosse lì,
rimase immobile; anche il suo cuore smise di battere e i polmoni di
pompare ossigeno.
Che
cosa voleva fare?
Si
era abbassato appena, essendo più alto di lei e senza
perdere
il contatto con i suoi occhi verdi che luccicavano - per
l'emozione, ipotizzò - poggiò le labbra
sulle sue.
"Qui
giace l'orgoglio di Sasuke Uchiha che dopo aver fomentato vendette e
scatenato guerre é deceduto per amore"
Chi
se ne frega!
Non
molto pratico in fatto di baci, si fece guidare dall'istinto Uchiha -
i suoi antenati avevano creato un Clan tra i più potenti mai
visti, doveva avere per forza quel gene nel sangue - e sentì
il bisogno di testare il vero sapore di quelle labbra, mandando in
avanscoperta la lingua.
Sakura,
consapevole di non essere affatto padrona di se stessa in quel
momento perché "Sasuke la stava baciando, Sasuke la stava
baciando, Sasuke. la. Stava. Baciando."non oppose alcuna
resistenza ed essendosi allenata per anni per quel momento con lo
specchio della sua camera, accolse la sua lingua, infuocando quel
bacio con tutta la passione repressa negli anni.
Sasuke
prese quel gesto come un chiaro invito a passare alla fase
successiva: concepimento di Sarada.
Spinse
delicatamente Sakura all'indietro, rientrando in casa; chiuse la
porta con un piede, continuando a divorare le labbra della ragazza
che diventavano sempre più incandescenti, mentre il
desiderio
di toglierle il Montgomery e qualsiasi cosa avesse addosso stava
diventando insopportabile e qualcosa - che a dispetto di quello che
aveva detto la Yamanaka non era affatto piccolo - iniziava ad essere
estremamente evidente e fastidioso, nonché molesto.
Anche
Sakura sembrò accorgersene e come da insegnamenti ricevuti
proprio dalla Yamanaka, pensò che fosse giunto il momento
del
"discorsetto" che rischiava forse di mandare all'aria la
sua unica occasione di andare a letto con Sasuke, ma era necessario
per testare quanto lui fosse sano di mente in quel momento e per
capire se quello che stava vivendo fosse solo uno scherzo della sua
immaginazione o corrispondesse alla realtà. Il fratello di
Chiyo era stato molto chiaro in merito: quando si desidera troppo una
cosa spesso si rischia di confondere la realtà con il sogno.
Che
uomo saggio!
"Fe...
fe... ferma... a... ti, mmmh, ferma... ti... Sas... " parlare
era diventato davvero complicato visto che Sasuke si era attaccato
alle sue labbra a mò di ventosa e lei stava... così
bene! Ma il discorsetto era necessario, quindi diede adito a
quel
poco di razionalità che le era rimasta riuscendo a proferire
un poco elegante: "E fermati!" e lo aveva scostato
bruscamente da lei - tanto bruscamente che l'urto contro il muro
aveva creato una profonda crepa.
Che
altro c'era? Stavano andando così bene: niente parole e
molti
fatti, proprio come piaceva a lui.
Avevano
entrambi un fiatone da maratona, il viso arrossato - lei - e le
labbra umide. Sasuke aveva anche qualcos'altro che adesso era
straordinariamente evidente e... imbarazzante visto che non ne
avrebbe fatto uso nell'immediato: lo sguardo di Sakura diceva
"É
ora di fare due chiacchiere" e lui un po' per l'eccitazione, un
po' per paura che il suo progetto di concepimento andasse in fumo si
sentiva stranamente propenso a scambiare due parole.
"Che
significa questo?"
Ottima
domanda.
"Non
era quello che volevi" le rispose, cercando di modulare la voce
in modo da sembrare nuovamente se stesso e non mostrare quanto quella
cosa in mezzo alle gambe stesse avendo un effetto imprevisto sulle
sue capacità cognitive.
"Certo!"
urlò lei con decisione - era una vita che
aspettava quel
momento - "Ma... perché adesso?"
Sasuke
roteò gli occhi: era giunto il momento di vuotare il sacco e
sapeva di dover avere molto tatto nell'esporre le sue motivazioni
perché una frase sbagliata avrebbe potuto compromettere
tutto
e spedirlo al cimitero prima del tempo.
"É
una lunga storia" tagliò corto, sperando di demotivarla a
continuare il discorso.
"Ho
tempo" ribatté subito Sakura che sapeva che un altra
occasione come quella non le si sarebbe ripresentata molto
facilmente.
"Non
ti aspettano per cena?" tentò ancora Sasuke.
"É
più importante questo, Ino capirà"
Non
mollava l'osso.
Si
disincastrò dal muro, provocando la caduta di alcuni pezzi
di
intonaco, consapevole che non avesse altra scelta. Si
avvicinò
di nuovo a lei che non sembrava più molto propensa ad avere
contatti fisici, tant'è che aveva indietreggiato di qualche
passo fino a poggiare le spalle al muro opposto.
"Sakura"
sussurrò, scoprendo di riuscire anche ad assumere un tono
sensuale. La ragazza diventò paonazza - come poteva
mantenere
la calma quando lui la chiamava in quel modo?
Come
poteva dirle quello che voleva senza sembrare un idiota smidollato?
Se
finanche Naruto era riuscito a confessare i suoi sentimenti a Hinata,
non doveva essere così complicato.
"Io..."
Sakura
ebbe paura di svenire e perdersi quel momento irripetibile: le gambe
le erano diventate di burro e la vista le si era appannata dalle
lacrime pronte a scendere da un momento all'altro.
"Io..."
E
dillo!!! Per tutti i Kami!
"Io
ho fatto un sogno"
Non
era proprio quello che la ragazza si aspettava e un'irrefrenabile
voglia di fare un altro calco del suo corpo nel muro stava per
prendere il sopravvento sulla curiosità di ascoltare cosa
avesse sognato.
Sasuke
approfittò di quel momento di indecisione per afferrarle i
fianchi e ripristinare il contatto tra i loro corpi. Sakura,
nonostante quel gesto le avesse fatto perdere per un attimo il senso
del tempo e dello spazio, ebbe almeno la prontezza si spirito di
abbassare lo sguardo, togliendosi dalla traiettoria della sua bocca.
Dovevano
parlare, punto e basta.
"Ho
sognato che ti eri sposata con il Kazekage e avevi avuto due bambini"
La
ragazza spalancò gli occhi... sul serio aveva sognato una
cosa
del genere? Lei, moglie di Gaara? Mica male e sicuramente non tanto
lontano dalla realtà dato che in quei mesi a Suna lei e il
Kazekage si erano frequentati parecchio - per lavoro s'intende.
"E
poi... " e aveva preso una ciocca dei suoi capelli e l'aveva
fatta passare tra le sue dita, notando quanto fossero morbidi e
profumati, proprio come quelli di sua madre "... e poi ho
sognato nostra figlia"
Sakura
istintivamente alzò il capo, sconvolta dalle sue ultime
parole
e incontrò i suoi occhi. Vide in quelle due pozze nere senza
fine qualcosa che non avrebbe mai creduto di riuscire a scorgere:
erano colmi di amore. Il cuore iniziò a batterle
all'impazzata.
"Ma,
se ho sposato, ehm, Gaara, come abbiamo fatto ad avere una figlia?"
gli chiese, temendo che la sua relazione con il Kazekage fosse
naufragata in un divorzio a causa proprio dell'Uchiha - come minimo i
suoi genitori l'avrebbero diseredata.
"É
complicato da spiegare, ma avesti dovuto vederla: era forte quanto
te..."
Forte?
Come lei? Da quando la considerava forte e non un inutile impiastro?
"Aveva
gli occhi e i capelli neri - per fortuna, evitò di
aggiungerlo - ma sia la forma degli occhi che del viso erano
uguali ai tuoi."
Le
lacrime cominciarono a scendere sul viso di Sakura senza alcun freno.
"Era
impertinente e sicura di sé e poi..."
"Basta
così!"
Non
voleva più ascoltarlo.
"Perché,
perché mi stai dicendo tutto questo? Hai solo fatto un
sogno,
Sasuke-kun."
"Non
era solo un sogno" ribatté lui, quasi offeso dalla sua
ultima affermazione.
"Non
sapevo che fossi anche un veggente" disse lei con tono acido:
davvero aveva creduto di risolvere le cose con quella panzana del
sogno?
"No,
aspetta, la verità é che..."
"La
verità è che sono una stupida, ecco. Per un
millesimo
di secondo avevo creduto che tu..." e aveva scosso la testa per
allontanare quei pensieri " lasciamo perdere." concluse,
scostandolo di nuovo da lei.
Perché
non aveva funzionato? Eppure era vero quello che le aveva raccontato.
Lei lo aveva allontanato di nuovo e dopo aver raccolto le chiavi che
le erano cadute durante il lungo bacio che si erano scambiati, si
stava dirigendo verso la porta.
Cosa
poteva fare per fermarla? Se lei fosse uscita da quella porta, ne era
certo, si sarebbe avverato tutto quello che Obito e Sarada gli
avevano fatto vedere.
Non
poteva permetterlo... e quindi prese l'unica decisione sensata della
sua vita.
"Io
ti amo"
Ecco,
lo aveva detto. Tutto d'un fiato.
Il
suo orgoglio che era deceduto alcuni minuti prima per l'occasione era
resuscitato per emettere un profondo e sentito lamento.
Ce
l'aveva fatta: si era fermata.
Tirò
un sospiro di sollievo e attese una qualche reazione.
"C-cosa?"
fu l'unica parola che riuscì a dire la ragazza.
"Non
farmelo ripetere" e avrebbe voluto aggiungere anche un "ti
prego".
La
ragazza aveva continuato a dargli le spalle, immobile, a testa bassa.
"Sakura?"
provò a chiamarla - quell'attesa lo stava uccidendo.
Nessuna
risposta.
Fece
qualche passo verso di lei e ritentò: "Sakura?"
"C-come
hai detto che si chiamava?"
Sul
viso di Sasuke comparve un sorriso sghembo.
"Non
l'ho detto. Comunque... Sarada"
"Insalata?
É un bel nome. Immagino di averlo scelto io."
"Proprio
così"
-§-
"Ma
che fine ha fatto Sakura?" sbraitò Ino Yamanaka "Naruto,
sei sicuro che Sasuke non l'abbia fatta a pezzi?"
Naruto
sorrise sornione: era certo che Sasuke avesse fatto a pezzi il suo
orgoglio quella sera e che avesse finalmente capito che lui e la sua
Sakura-c'han fossero destinati a stare insieme, proprio come lui e
Hinata.
-§-
"Peccato,
due gemelli dal Kazekage non erano poi tanto male come futuro"
aveva esclamato Sakura avvolta malamente da un lenzuolo con le gambe
attorcigliate a quelle di Sasuke.
Il
ragazzo la fulminò con lo sguardo: le battute su
quell'argomento non erano gradite.
"Ma
sul serio hai visto tutte queste cose? Su, il colpo di stato in
Paradiso è una cosa assurda!"
Perché
non aveva conosciuto il Clan Uchiha.
Sasuke,
tra una prova e l'altra di concepimento di Sarada, aveva raccontato a
Sakura la sua avventura, dal kunai rubato fino a lei che prendeva a
bastonate la sua lapide - l'ultima cosa l'aveva fatta ridere di gusto
e a lui piaceva sentire la sua risata, guardare il suo viso
illuminarsi e le sue labbra incurvarsi all'insù.
A
lui piaceva tutto di Sakura, anche farci l'amore - soprattutto farci
l'amore. Il concepimento di Sarada sarebbe stato di sicuro la
missione più semplice e piacevole della sua vita e non
vedeva
l'ora che anche lei fosse lì con loro.
"Shannaroo,
la festa!" esclamò Sakura che aveva completamente
dimenticato che la stavano aspettando per cena.
Shannaroo...
Sasuke
scoppiò a ridere e tirò a sé la
ragazza che
sembrava avere intenzione di rivestirsi e raggiungere gli altri.
"Sai,
credo che ci metterò un po' ad abituarmi al fatto di vederti
sorridere, anzi ridere" gli disse, baciandogli le labbra.
"Hai
tutta la vita per farlo" le rispose per poi baciarla a sua
volta.
Sakura,
ancora incredula per tutto quello che era accaduto, lo
guardò
intensamente.
"Che
cosa c'è?" le chiese, sospettoso.
"Merii
Kurisumasu, Sasuke-kun"
"Merii
Kurisumasu, Sakura" rispose, con la gioia nel cuore,
stringendola forte tra le sue braccia.
Fine
-§-
Intanto...
In
Paradiso...
"All'attacco!"
Fugaku
e Madara Uchiha erano alle prese con una folta schiera di angeli
immuni allo sharingan e al rinnegan, mentre Mikoto, sensibilmente
contrariata dalla sconsideratezza del marito, era in procinto di dire
addio a una piccola bambina che di lì a poco avrebbe
occupato
il posto che le spettava: nella pancia di sua madre.
"Ciao,
nonnina" le aveva detto la piccola, abbracciandola forte.
"Ciao,
Sarada. Mi raccomando, prenditi cura di tuo padre"
"Lo
farò, shannaroo!" le rispose la bambina dissolvendosi nel
nulla.
"Mi
commuovono sempre gli addii" aveva esclamato Obito, asciugandosi
le lacrime.
"Povero
biscottino mio" lo aveva consolato Rin, dandogli un buffetto
sulla testa.
-§-
Qualche
mese più tardi...
"Sasuke-kun!!!"
"Sakura,
quante volte ti ho detto di non urlare? Non sono sordo!" la
rimproverò il ragazzo "Ecco, hai fatto scappare anche il
gatto"
"Lo
so, scusami, ma ho una bella notizia da darti: ho ottenuto il
trasferimento da Suna!"
Era
ora.
Erano
mesi che Sakura aveva chiesto di ritornare a Konoha, ma il Kazekage
non le aveva accordato il trasferimento - forse a causa delle minacce
di Sasuke.
Il
ragazzo aveva sorriso e l'aveva tirata a sé per baciarla:
Adesso avrebbero potuto intensificare gli allenamenti per la missione
"concepire Sarada".
"Aspetta,
Sasuke-kun. Devo dirti anche un'altra cosa..."
Cosa
c'era di più importante che fare l'amore e cercare di avere
un
figlio?
"Sono
incinta"
Sasuke
l'aveva guardata per un attimo, con occhi sbarrati, incredulo e
felice allo stesso tempo. Poi aveva fatto scendere la mano sul ventre
ancora piatto di Sakura e aveva rivolto lo sguardo in quella
direzione mentre la ragazza gli accarezzava dolcemente la nuca.
"Benvenuta,
Sarada"
Angolo
Autrice
Dai,
non potevo finirla così!!! Ci siete cascati vero? Ditemi di
sì, accontentate questa povera psicopatica. :-)
Ogni
volta che termino una storia provo sempre tanta malinconia, ma questa
era necessario finirla almeno prima di Pasqua – sarebbe stata
ridicola una fan natalizia tra le uova, anche se sono dell'idea che
il Natale vada bene tutto l'anno; è il periodo che
preferisco
in assoluto: le luci, le canzoncine (che ormai si conoscono a memoria
perché sono sempre le stesse) e quel clima di
serenità
e gioia che si respira anche se si hanno per la testa mille pensieri.
In
pratica farei una petizione per allungare il periodo natalizio: sei
mesi all'anno potrebbero bastare :-)
Spero
che questa fan vi sia piaciuta come è piaciuto a me
scriverla.
Adesso
mi dedicherò alle altre che ho in corso e a tale proposito
vi
comunico di aver preso una decisione: dato che ultimamente ho poco
tempo da dedicare alla scrittura causa vita reale,
concluderò
per prima cosa le fan che sono a buon punto, quindi Kitchen ed
Entelechia alle quali mancano solo pochi capitoli, pertanto
trascurerò temporaneamente Mr Brightside e Hen Party. Mi
sono
resa conto che portarne avanti quattro insieme non è proprio
possibile e vi chiedo scusa ma non posso fare diversamente. Quindi il
nostro prossimo appuntamento è con il capitolo di Kitchen:
un
capitolo molto movimentato, ve lo assicuro.
Non
sottovaluto comunque la possibilità di aggiornare le altre
anche se in modo meno frequente, ma non posso promettere nulla al
momento. Spero che riusciate a capire le mie difficoltà.
Ringrazio
come sempre tutte le Sante lettrici che hanno recensito questa
storia, chi l'ha semplicemente letta e chi l'ha inserita tra le
storie preferite, seguite, ricordate e anche tra quelle da non
ricordare.
Il
vostro affetto e le vostre parole mi hanno, come sempre, riempito di
gioia e spronato a scrivere.
Con i
ringraziamenti faccio schifo, un po' come con le
introduzioni. :-(
E
ringrazio anche il buon vecchio Dickens per aver scritto “A
Christmas Carol” alla quale mi sono ispirata. (Mi
sembrava
giusto sottolinearlo)
Vi
abbraccio tutti!
Blueorchid31
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