L'incontro

di danish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** FINE ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


io "Vi prego, non fatemi del male! Sono disarmata!" supplicò la donna, tenuta saldamente per un braccio da Kei Yuki e con la pistola di Yattaran puntata alla tempia.

L'avevano trovata rannicchiata nella stiva.
Come ci fosse finita ancora non era chiaro ma , il tonfo sordo che avevano sentito provenire da lì, li aveva messi in allarme ed erano andati a verificare di persona.
Lo spettacolo che si erano trovati davanti non era certo dei migliori: dietro ad una cassa di farina spuntava un essere minuscolo che sfiorava a malapena il metro e sessanta di altezza, di età non precisata ma di certo oltre la trentina*con addosso un paio di Jeans ed una camicia stropicciata. Si fregava le mani sui vestiti per liberarsi dalla farina bianca che li ricopriva in parte, avendo distrutto , non si sa bene come, una parte dei sacchi in cui era contenuta.
Dopo una breve consultazione Kei e Yattaran avevano deciso di portarla al cospetto del capitano per decidere della sua sorte. Avevano pensato anche che non fosse il caso di imprigionarla con manette o altro perché dall'aspetto era ben evidente che non fosse in grado di far male a una mosca.

"Dove mi state portando?" domandò la donna, spostandosi la frangia dorata dagli occhi per vedere meglio in faccia i due pirati.

"Zitta e cammina! Quando saremo dinnanzi al Capitano dovrai spiegare che cosa ci fai a bordo e come sei arrivata sin qui!" le intimò Yattaran spingendola poco cortesemente in avanti.
La donna per poco non cadde a terra. Un po' perché non si aspettava tanta foga nella spinta e un po' perché le tremavano le gambe dalla paura. A dire il vero se la stava facendo sotto letteralmente. Aveva sentito parlare dell'Arcadia e del suo equipaggio e aveva visto anche diverse foto e filmati ma non immaginava che una volta trovatasi a bordo si sarebbe sentita così indifesa ed insignificante. Quella corazzata metteva i brividi per davvero: buia, tetra, spettrale.
L'unico pensiero che la confortava era che presto avrebbe visto Capitan Harlock di persona. Era una vita che desiderava vederlo "da vivo" ma , nemmeno nei suoi sogni più audaci, vi era mai riuscita.

"Da dove vieni?" le chiese la bionda ufficiale, inguainata in una tuta rossa, aderente come una seconda pelle. Era di una bellezza assurda: alta, magra e slanciata con due occhi blu incorniciati da lunghe ciglia ricurve. E quei capelli setosi, brillanti e sempre in piega!
Se fossi un uomo mi innamorerei perdutamente di lei....pensò l'intrusa, mentre osservava Kei Yuki con il naso all'insù.
"Non ricordo...ho battuto la testa...forse da Marte! " la donna sorrise brevemente. "Almeno è quello che mi dicono le persone...perché ho sempre la testa tra le nuvole" aggiunse stringendosi nelle spalle.

Svoltarono a sinistra alla fine di un buio corridoio e ne imboccarono uno altrettanto oscuro, in fondo al quale brillava una specie di lanterna ad olio.
La donna immaginò che proprio al termine di quel percorso vi fosse la cabina del Capitano.

"Ora entreremo nello studio di Harlock. Non azzardarti a proferire parola, non prendere iniziative e limitati a rispondere alle sue domande!" sentenziò Yattaran avvicinandosi alle porte in legno e bussando leggermente. "E non giocare strani scherzi o il capitano di farà secca con un solo colpo in fronte!"

La donna sgranò gli occhi terrorizzata e guardò Yuki con aria interrogativa.
"Sta scherzando!" rispose la bionda piratessa ridacchiando sotto ai baffi. "Ma non troppo. Attenta a quello che fai perché Harlock potrebbe davvero spararti. E soprattutto attendi che la signora Masu sparecchi la tavola. Non sopporta interruzioni mentre serve la cena al Capitano!"

La signora Masu? La cuoca migliore di tutto il cosmo? Colei che ha partecipato e vinto lo "Space Masterchef" indetto da Chef Gordonius?? La piccola clandestina ebbe un sussulto. Masu era davvero il suo mito, stimava e venerava quell'anziana signora come una divinità. Per lei era risolutiva anche nei momenti di crisi delle più dure battaglie. Mazone, il Noo....nulla potevano contro la saggezza di quella signora. Harlock stesso aveva per lei un rispetto che sfiorava quello filiale.

"Avanti"  si udì all'esterno.

La voce del capitano la scosse in tutto il suo essere . Aveva un timbro profondo, basso ed era incredibilmente vellutata, proprio come se l'era immaginata. Alla prigioniera tremarono le gambe, la pancia, le chiappe, il fegato ed anche il pancreas.  Sentì pure il cervello andarle in pappa e colarle lungo le orecchie.
Mi manca solo un attacco di tachicardia e di andare in iperventilazione e sono a posto. Devo rimanere calma! Devo sopravvivere e vederlo di persona! Mica posso giocarmi quest'occasione....quando mai mi capiterà di vederlo un'altra volta?? Si ripeteva mentalmente tentando di non svenire appena oltrepassata la soglia.

All'interno della cabina, proprio come supponeva, vi erano solo poche candele accese, appoggiate sulla scrivania che in quel momento era apparecchiata per la cena.  Poco più distante, seduta in disparte su una chaise longue, Mimeh osservava in discreto silenzio le portate servite da Masu.
La piccoletta rimase incantata a guardare l'aliena, circondata da piccole scintille luminose che le danzavano intorno con grazia, conferendole un'aura quasi sacra.
Ammappete, non immaginavo che fosse così bella ed affascinante....anche se comunque preferisco Kei, senza ombra di dubbio.
Come se le avesse letto nel pensiero, Yuki si girò verso la clandestina e la guardò con espressione basita. La donna sorrise ma un secondo dopo la sua attenzione fu attirata dalla figura che stava uscendo dalla penombra a passo lento e cadenzato, ritmato dal leggero fruscìo di un mantello nero come la notte.
Ora schiatto! Quello lì è lui!! Oh capperi e anche caspiterina...pensò la donnina, mentre teneva gli occhi fissi su quella sagoma che si avvicinava sempre di più. Una strana coltre nerastra aleggiava intorno al capitano, conferendogli un aspetto ancora più misterioso ed inquietante.
Vapori di dark matter!! Mamma mia quant'è figo! E non riesco ancora a vederlo in viso....che eleganza! Che imponenza! Che regalità!!

Harlock spuntò infine dall'oscurità ed il suo viso fu illuminato brevemente dalla fioca luce di una candela mentre si accomodava alla scrivania per cenare.
Si udì un grugnito soffocato e tutti i presenti si girarono contemporaneamente verso la clandestina, la quale aveva assunto un colorito purpureo acceso e pareva avere gli occhi fuori dalle orbite.

"Tutto bene?" domandò il capitano, notando che la donna aveva chiare difficoltà respiratorie.

Ma per fortuna, una pacca ben assestata sulla schiena ad opera di Yattaran, riuscì a sbloccare la situazione e a far tornare il fiato nei polmoni della poveraccia.

"Capitano, abbiamo trovato questa donna nella stiva, tra i sacchi di farina!" lo informò Kei, spostandosi verso la scrivania. "Che ne dobbiamo fare di lei?"

"Lasciate che le parli. Voi potete andare!" Rispose gentilmente il pirata. "Anche voi signora Masu e Mimeh, lasciatemi solo con la signorina..." aggiunse.
"Va bene, ma se avete bisogno io sono qua fuori in compagnia dei miei coltelli!" minacciò l'anziana donna, sfregando le mannaie affilatissime tra di loro.

In pochi istanti tutti lasciarono la cabina. Harlock si alzò dalla scrivania ed andò a prendere una sedia che sistemò di fronte alla propria, accanto alla tavola imbandita.
"Prego!" disse, facendo cenno alla clandestina di accomodarsi di fronte a lui.

"Gweshie.." farfugliò l'intrusa. Poi si tamponò le labbra con un fazzoletto e si schiarì la voce: "ehm...grazie...scusate Vostro onore...ops..volevo dire Maestà...ecco..." aggiunse nella più totale e miserevole confusione mentale.

Harlock alzò un sopracciglio e si mise ad osservare la donna che aveva di fronte. Ne studiò i lineamenti del viso notando che i capelli a caschetto le incorniciavano l'ovale e la frangia metteva in evidenza un paio d'occhi verdi dal taglio felino. Aveva piccole mani aggraziate e corporatura minuta, non troppo esile ma nemmeno troppo robusta. Proprio come se l'era immaginata ed ora l'aveva davanti a sé.

"Sapevo che prima o poi saresti venuta di persona sulla mia nave..." disse ad un certo punto Harlock, senza toglierle gli occhi di dosso. Versò del vino in un calice e lo porse alla sua ospite , proponendo un brindisi. "A te e a tutte le tue amiche..." esclamò, alzando il bicchiere.

La donna sollevò a sua volta il bicchiere con mano tremante, toccando quello di Harlock per accettare la proposta.

"A voi Capitano! Che possiate vivere in eterno!" disse la clandestina, assumendo una postura impettita.

Harlock sospirò rumorosamente: "Sono già immortale..."

"Uh...è vero..." rispose la donna sentendosi una perfetta imbecille. Con tutto quello che poteva augurargli, proprio l'immortalità le era venuta in mente!!
Abbassò gli occhi con umiltà e vergogna, cominciando a sudare copiosamente. Che figuraccia ! Che figuraccia...

Harlock, mosso a pietà da quella visione, si sporse in avanti , avvicinandosi alla clandestina. "Ho compreso le tue buone intenzioni." disse con voce calda e suadente.
La donna, con lo sguardo fisso al pavimento, ebbe  la voglia di gettarsi ai piedi del Capitano e di implorare il suo perdono per la boiata che aveva appena detto ma, alzando lo sguardo, incontrò un'apparizione celestiale: le labbra di Harlock.
"Ammazza se sono belle....da infartone!" le sfuggì improvvisamente senza rendersene quasi conto.
Harlock fece un mezzo sorriso.
"Così mi uccidi." disse la clandestina, sciogliendosi in brodo di giuggiole e trasformando le proprie pupille in cuoricini pulsanti.

"Perché sei qui?" domandò lui, bevendo subito dopo un sorso di vino.

La donna fece la stessa cosa ma trangugiò il contenuto dell' intero bicchiere senza respirare. Poi fece segno ad Harlock di versargliene ancora e bevve una seconda volta tutto d'un fiato. "Desideravo tanto vederti di persona. Perché sei uno strafigo da paura, sei stupendo, hai capelli meravigliosi ed un sorriso da svenimento, due labbra da baciare fino allo sfinimento e io ti amo alla follia da quando avevo nove anni. Ecco.." esclamò di botto la clandestina, evitando di guardarlo negli occhi. "Ah, se non avessi famiglia, vorrei rimanere sulla tua nave per sempre! Vorrei lucidarti l'armatura tutti i giorni e farti il balsamo ai capelli ogni volta che lo vuoi!! Per te farei qualunque cosa!" concluse la donna, mettendosi le mani nei capelli con aria disperata.

"Sei troppo gentile..." disse Harlock, fingendosi lusingato. Poi si alzò dalla scrivania e la oltrepassò, andando a mettersi di fronte alla donna che era ancora in stato catatonico e  lo osservava con sguardo vacuo. La prese gentilmente per le mani invitandola ad alzarsi e a mettersi dinnanzi a lui. Poi sorrise vedendo che gli arrivava a malapena all'altezza del petto. Col piede spostò uno sgabello che teneva sotto alla scrivania e la esortò a salirci sopra, in modo da trovarsi faccia a faccia con lei.

"Ora è tempo che tu vada. Saluta le altre da parte mia e dì loro di continuare a scrivere le loro bellissime storie. Io le leggo tutte." disse il Capitano. Si avvicinò lentamente al viso della clandestina e le diede un lieve bacio su una guancia. "Arrivederci, Danish!" le sussurrò ad un orecchio.

Non ebbe risposta perché la donna franò rumorosamente al suolo, colta da una sincope fatale.
Qualche ora dopo ella si risvegliava nel cuore della notte sulla tastiera del proprio pc con lo sguardo assonnato....
Beh..ora me ne vado a nanna, buona notte a tutte le scrittrici del fandom di Harlock e a tutte quelle/quelli che hanno letto fin qui.
E soprattutto: buona notte Capitano!!


**sulla trentina: ho arrotondato moooolto per difetto  ihihihih


























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Capitolo 2
*** 2 ***


pizza

Arieccomi!! Non ho resistito ed ho immaginato unaltra visitina in persona al capitano ma questa volta non sono sola..

 

 

 

"uhi...ohi..ahi...che mal di testa!" la donna si sfregava la fronte e si massaggiava gli occhi davanti al monitor del suo pc, lamentandosi continuamente. Era ancora frastornata e non capiva bene a cosa fosse dovuto quell'insistente malessere. 

"Dai! Dammi il braccio che ti faccio 'sta flebo per tirarti su!" le diceva poco più accanto un medico con voce decisa. "Ma che ti e' successo? Io te lo avevo detto, sai? Va bene mangiare la pizza con lo stracchino al posto della mozzarella....ma annaffiarla con due litri di barolo mi e' parso un po' esagerato...se poi ci aggiungi il gelato affogato col rum, siamo a posto....hai avuto un'indigestione coi fiocchi...mi meraviglio che tu abbia dato solo i numeri, anziche' inondare la stanza di vomito..." 

"Ma Jose, non ero ubriaca! In un istante mi e' sembrato di distaccarmi dalla realta' che mi circonda e mi sono trovata a faccia a faccia con lui...LUI, il mio Harlock...."

Jose sollevo' un sopracciglio e fece la faccia perplessa

"Oddio...cominciano anche le psicosi...questa' e' l'ultima volta che mangi lo stracchino sulla pizza..." Continuo' a commentare mentre rovistava nella sua borsa alla ricerca di una siringa, con la quale comincio' ad aspirare il contenuto di una fiala

"Pensavo di darti della metoclopramide...ma tu hai bisogno di una dose di clopixol!"

"Non sono matta, Jose!" Replico' la bionda, ma la sua amica sembrava non voler sentir ragioni.

"Sapessi quante volte lo sento dire ai pazienti all'ospedale psichiatrico..." 

"non so nemmeno come ho fatto a finire là...davanti a LUI!" ribatteva in tono difensivo Danish. 

"Facciamo finta che io ti creda...dato che ci conosciamo da anni e abbiamo una certa collaborazione....facciamo finta che sia vero....raccontami  cosa stavi facendo prima di partire per l'Arcadia!" insisteva Jose, mentre invitava la sua amica a sdraiarsi sul divano nel suo ufficio, attenuando le luci. 

"Stavo semplicemente facendo due calcoli con Holly...stavo calcolando la tua IMU e la TASI e nel frattempo verificavo le detrazioni spettanti per ciascun immobile..." si giustificava Danish accendendo la calcolatrice (Holly appunto). 

"E poi mentre calcolavi ti è partito un embolo e ti sei trovata sull'Arcadia? Tu non me la racconti giusta.... e poi lo sai che non ho immobili in questo paese!" La donna si stava spazientendo, agitava le mani e gesticolava con fare inquieto "E' ovvio che il tuo e' un acutissimo caso di psicosi..." 

"Ti dico che è così! Toh: ripeto esattamente i conteggi: valore catastale moltiplicato per il coefficiente di base per l'aliquota deliberata dal comune meno le detrazioni e per la percentuale di possesso diviso due perché sono due rate....ed ora attendiamo il risultato..." 

Le dita della contabile ticchettavano sui tasti della calcolatrice a ritmo forsennato: tik tik tikkete takkete. Un suono quasi ipnotizzante che le martellava nel cranio vorticosamente. A dire il vero anche a Jose girava un po' la testa all'udire quel ticchettio che aveva effettivamente un ché di strano. 

"Ecco: premo invio ed in breve avremo il risult...." Danish non fece in tempo a terminare la frase che saltò improvvisamente la corrente nella stanza."Jose, hai un accendino?" domandò all'amica. 

"Da quando fumo?" rispose l'altra, mentre a tentoni cercava nella tasca della giacca il cellulare con cui fare un po' luce.

"Ahhh eccolo! Queste apps sono davvero utili...Luce alle tenebre!" dichiarò in tono solenne, con chiaro riferimento ad Ezra nel film in CG di Capitan Harlock, un film che lei aveva visto ma del quale era rimasta profondamente delusa.

E luce fu. Più o meno. 

"Ma che succede? E che strano odore sento?" borbottò il medico puntando il cellulare davanti a sé.

"Non sono stata io!"  Rispose la bionda con fare offeso, mentre Jose si guardava attorno.

"Danish, da quando tieni dei sacchi di farina in ufficio?" domandò all'amica a cui dava le spalle in quel momento. Non ottenendo risposta si girò e la vide a terra, seduta sul pavimento,  in stato catatonico. 

"Gniamo agnora gnull'Agnagna..." farfugliò la bionda. 

"Che hai detto?" chiese Jose, temendo che le fosse presa una paresi alla mascella o qualcosa di simile. Le si avvicinò per controllare se le pupille fossero normali o dilatate. In quel momento Danish afferrò Jose per le spalle e cominciò a scuoterla in modo convulso.

Da medico, Jose era poco incline alla violenza, nonostante gli anni passati a studiare arti marziali. Ma, vedendo la propria amica in preda ad una crisi isterica, fece un'eccezione e le mollo' un cazzotto in testa per tentare di calmarla e di chiarirle le idee. Se ne pentì subito dopo, temendo di aver potuto causare piu' danni al cervello di Danish, gia' alquanto compromesso.

"Che hai? Hai sbagliato i conti? Holly si è rotta? Che hai fumato di nascosto?" domandò spazientita. 

"SIAMO SULL'ARCADIA!! Di nuovo!" strepitò Danish con gli occhi fuori dalle orbite "....oltre che vecchia sei anche sorda, Jose?"

"Beddamatrisantissima! Ragione hai! Nei guai siamo!" esclamò Jose, che, nelle situazioni di panico, sembrava perdere il suo accento vagamente british per riacquistare quello siciliano, essendosi resa conto che si trovavano in una specie di stiva tra provviste varie e sacchi di farina. "Non stai scherzando vero? Mi sa che ho bisogno di una dose di clopixol anche io...facciamo due..."
In quel momento si udì un forte rumore metallico e si aprirono le porte della stanza. Fecero il loro ingresso Yattaran e Yuki, armati fino ai denti e con l'aria poco amichevole. 

"Ancora tu?" Sbottò Yattaran con aria scocciata, mettendo le mani sui fianchi e guardando Danish in cagnesco. 

"Guarda, non è da sola questa volta...ha portato rinforzi...rinforzi si fa per dire...quel tappetto di mezza eta' sembra non riuscire nemmeno a stare in piedi....!" aggiunse Kei, indicando la mora alle spalle dell'intrusa.

"Mezza eta'? " ripete' Jose, incredula

" beh...dopo i trenta anni e' gia' mezza eta'....alle soglie della menopausa..." Rispose Kei.

" ti ha detto che sei vecchia...." Sussurro' Danish all'orecchio dell'amica .

" che siamo vecchie....mia cara..." Replico' Jose con voce rassegnata

" ah...io no...io ho...ehm...trentadue anni...e poi lo ha detto riferendosi solo a te. Io ho il bonus fanfiction  nei suoi confronti!!" Proferi' prontamente Danish, con un sorriso imbarazzato sulla faccia.

"Trentadue, vero, che sciocca che sono....sono trentadue, e noi siamo nel 2001!"

Sentendo l'aria farsi elettrica, Yattaran si fece avanti: "Bene bene! Stavolta le clandestine sono due!" ridacchiò sfregandosi le mani. "Le portiamo di nuovo al capitano o le finiamo noi ?" domandò rivolto alla collega, mentre armava la sua pistola laser. 

"Lo sai che Harlock vuole occuparsi personalmente degli intrusi. Portiamole nella sua cabina, vedremo che farà questa volta!" sentenziò la bionda, muovendosi sinuosamente fino a raggiungere le  due malcapitate. 

"Questa deve avere un problema con le giunture sacroiliache e coxo- femorali...ancheggia talmente tanto che o sono i suoi tacchi 12 o ha una gamba piu' lunga dell'altra..." Commento' Jose osservando Kei

"Tutta invidia!" Replico' Danish con fare provocatorio.

"non c'e' nulla da invidiare in un'andatura sgummata, come si dice dalle mie parti..." 

Yattaran, avendo udito, si avvicino' con fare cauto alle due ed intimo' loro di parlare piano, in quanto Kei era molto suscettibile avendo fatto dell'andatura ancheggiante il suo punto di forza, con il quale pensava di impressionare Harlock. 

"Ci vuole altro per colpire Harlock! " disse Danish. " Ci vuole, spirito, savoir faire, eleganza, maturita'..." Continuo' poi, indicando se stessa, mentre Jose sbuffava con impazienza.

Yattaran sollevò le due clandestine di peso e cominciò a sospingerle con rudezza verso la cabina del Capitano, accompagnato da Kei che se la rideva di nascosto osservando le due tapine. L'uomo busso' allo studio di poppa.

Appena ebbe risposta entrò, e dietro a lui,  varcarono la soglia le due donne, controllate a vista da Kei.

"Capitano, la bionda e' di nuovo qui, e stavolta ha con se una che sembra pronta per la camicia di forza...."

"Non sapevo che Kei avesse un'amica." rispose Harlock senza voltarsi a guardare.

"Ehm...non quella bionda! Quell'altra! Quella dello sgabello sotto ai piedi!" rispose Yattaran indicando le due prigioniere.

Jose e Danish rimasero in un angolo, in silenzio, lontano dalla vista del capitano

"uh...ah! Ho capito." borbottò Harlock voltandosi. "Intendi Danish. E l'altra chi è? descrivila..." Replico' Harlock sorseggiando il suo cabernet.

"Boh...direi sulla quarantina o su di li....mora, capelli corti....una faccia da schiaffi e l'aria poco raccomandabile....fa piu' paura di Raflesia...anche se fisicamente e' l'opposto...."

Sentirono il rumore del cristallo del bicchiere infrangersi sul pavimento

"Noooooo....quella e' Jose, la compagna di merende di Danish...quella che mi fa finire invariabilmente tra le grinfie di Raflesia..."

"Tra le gambe, scemo, non tra le grinfie..." Replico' dall'angolo oscuro Jose, che ne aveva avuto abbastanza di stare li. 

"Prego?" rispose Harlock con un filo di irritazione nella voce mentre vapori di dark matter cominciavano a trasudare a scatti da tutto il suo corpo.

Danish si mise le mani sul viso per la vergogna ed anche un po' per la paura. Jose non aveva peli sulla lingua e nemmeno di fronte ad Harlock aveva timore di dire quello che pensava. Cercò di escogitare qualcosa per smorzare un po' il clima. 

"Capitano...ecco io non so com'è che sono tornata di nuovo qui...e non so come mai Jose sia con me..." abbozzò, sfoderando la sua migliore faccia da diplomatica. "Ma vi prego, non fermatevi alle apparenze. Lei è un tipo tosto, è un tantino diretta ma...è solo che vi vuole un gran bene e vorrebbe vedervi felice!" 

Il Capitano inarcò il sopraciglio buono e guardò le due senza fiatare. Rimase in quella posizione, con le braccia conserte, osservando a lungo prima l'una e poi l'altra mentre, a poco a poco, il flusso di dark matter diminuiva fino a cessare completamente. Finalmente si decise a parlare: " E...dato che mi vuole così bene mi dà dello scemo? " borbottò con sarcasmo.

"Ma no, sulla Terra, nell'epoca da cui veniamo, dire scemo ad una persona a cui si tiene è come dirgli carino..oppure ..ehm..cough cough." tossicchiò Danish, arrampicandosi sugli specchi.

"Basta così!" Tuonò Harlock andandosi a sedere alla scrivania. Bevve un gran sorso di vino direttamente dalla bottiglia dato che il bicchiere gli era caduto poco prima. "Cosa avresti da ridire sul mio comportamento, eh?" esclamò guardando Jose con sguardo infuocato.

"Insomma, Capitano, cos'è che hai nel cervello? E nelle mutande? " sbottò Jose avvicinandosi alla scrivania. "Possibile che non abbia mai fatto pensieri particolari sulla Regina di Mazone? Nemmeno quando l'hai spogliata con un solo colpo di spada? Eh?" Brontolò Jose, gesticolando vistosamente. "E quando vi ha detto vuoi che io parta? Vuoi davvero che io parta? secondo te cosa voleva dire realmente??" aggiunse con tono esagitato.

"Uhm...in effetti mi domando ancora oggi il significato di quella frase!" esclamò Harlock grattandosi il mento con fare pensoso.

"Traduzione: Vuoi che me ne vada ora o preferisci fare prima quattro salti in padella dato che sono qui ignuda e disarmata davanti a te?" sillabò Jose, guardandolo dritto nell'occhio castano.

"Non mangio cibi congelati. Non fanno per me!" rispose Harlock serio in volto.

"Miiiiiiiii, chistu e' tunnu scimunitu veru...!!" brontolò Jose guardando Danish e cercando il suo supporto.

"Jose intendeva dire che ehm..forse...Raflesia avrebbe gradito...come dire...qualche attenzione in più prima di andarsene.." provò a dire la bionda.

Nell' angolo della cabina Kei e Yattaran si guardavano ammiccando e dandosi gomitate d'intesa. Sapevano che quella di Jose era una battaglia persa in partenza. Il loro capitano aveva cubetti di ghiaccio nelle mutande oltre che la dark matter nel cervello.

"Beh...forse avrei dovuto darle il mantello per coprirsi..." ammise Harlock con aria  mesta" oppure trovarle un cerotto per la ferita..."

"Ma quale mantello!! Quale cerotto!! Insomma, Capitano, devo proprio spiegarvi tutto??" Jose fece un balzo e passò dall'altra parte della scrivania, mettendosi davanti ad Harlock che, da seduto, era alto come lei in piedi. Si avvicinò all'orecchio  e cominciò a sussurrargli qualcosa.
Il pirata cambiò una decina di espressioni in una manciata di secondi. Passò dall'incredulo all'indignato, dall'accigliato al divertito fino ad emettere uno strano suono e a far uscire fumi di dark matter dalle narici.

"Ora avete capito??" concluse Jose, portandosi le mani sui fianchi.

"Certo che ho capito!" sbottò Harlock alzandosi in piedi di scatto. "Yattaran! All'Hangar!" ordinò con voce tagliente! Poi si portò due dita alla fronte, congedandole con il saluto militare.

Jose e Danish si guardarono basite. Che voleva dire con quella frase?
Lo scoprirono pochi istanti dopo, quando il primo ufficiale le sollevò entrambe per la vita, caricandosele sulle spalle ed uscendo dalla cabina del capitano per dirigersi verso l'Hangar appunto.

"Aprite !" gridò Yattaran una volta raggiunta la meta. Poi, con gesto sbrigativo, posizionò le due clandestine su quelle specie di trampolini sospesi nel vuoto che sporgevano dal portellone d'imbarco.
Le due donne si guardarono con il terrore negli occhi. Davvero Harlock voleva finirle così? Senza che avessero potuto dargli altri consigli utili su come comportarsi con le donne? Si voltarono verso Yattaran il quale, contemporaneamente, si passò il pollice sotto al collo , segnale inequivocabile che stabiliva l'abbassamento rapido dei trampolini.

"No! Sono troppo giovane per morire! E soffro pure di vertigini!" gridò Jose.
"Un momentoooooooooooooo" le fece eco Danish mentre sentivano il terreno mancare loro sotto ai piedi e cadevano nel vuoto senza speranza di salvezza.

                                          ***

"Noooooooooooooooooooo....." Urlarono entrambe, sobbalzando sulle poltrone dello studio di Danish. Il computer era ancora acceso sulla stessa pagina IMU e TASI.

"Ahi..acc....ma che diavolo e' successo?"Mormoro' Jose massaggiandosi la nuca "deve essere stato un incubo...Harlock che mi faceva precipitare nel vuoto...."

"Anche io ho fatto la stessa fine....o abbiamo avuto un'allucinazione collettiva, o l'origano sulla pizza mi ha fatto male..." Fece eco Danish " ...ci vuole un bel caffe' per digerire...."

Jose annui' e si diresse verso il cucinino sul retro "...lo preparo io...l'ultima volta che lo hai fatto tu era un' po' troppo ristretto...il cucchiaino stava dritto nella tazzina..."

Danish sorrise mentre si sedette di fronte al computer, intenta a finire i calcoli IMU e TASI che aveva iniziato.

Senti' dei rumori dal cucinino.

"Jose e' un'imbranata...non sa fare neanche il caffe'..." Penso' tra di se' mentre continuava ad osservare lo schermo.

Passarono diversi minuti

"Joseeeeeee, 'sto caffe' arriva o no?" Disse mentre ticchettava sulla tastiera.

La senti' uscire dal cucinino.

"Io la pizza con lo stracchino, le acciughe e la luganega non la mangio piu'..." Esclamo' Jose con aria preoccupata.

Danish si giro' verso la sua amica.

La vide impalata, ferma, con un'espressione terrorrizzata sul volto.

"Danish...ni li guai semu...ma pi daveru!" Disse indicando il cucinino, dal cui uscio emerse una figura che fece rabbrividire le due donne.

"Ah...e' da tanto che desideravo conoscervi di persona...." Disse con voce leggermente roca, mentre avanzava verso il centro della stanza.

I suoi capelli corvino sembravano usciti dalla pubblicita' di uno shampoo ma nei suoi occhi viola c'era un'espressione da film dell'orrore

"Vedo che vi occupate di IMU e TASI....beh...ora facciamo i conti....per davvero!"

E che conti! Pensò Danish la cui mente cominciò automaticamente a contare tutte le navi della flotta di Mazone. Pensò poi a quanti metri quadrati poteva misurare la Docras e quale rendita catastale attribuirle ma a quel punto il cervello le andò in tilt.

Ok, forse è meglio prendersi una pausa. Si guardò intorno e, come per magia, Raflesia se nera andata. Udì poi uno strano rumore e si voltò verso il divano. Jose stava russando beatamente come se nulla fosse accaduto. Perché, forse, nulla era davvero accaduto e loro avevano semplicemente sognato

O forse no??

                        *****

Ringrazio, bacio e abbraccio Jose che è sempre disponibilissima a gettarsi con me tra le braccia del Capitan..opsvolevo dire che, data la cura e lamorevolezza che ha con i suoi pazienti, mi asseconda sempre in queste stupidaggini. Il capitolo è stato scritto a quattro mani, venti dita, quattro occhi ( o forse sei dato che sono miope e porto le lenti a contatto) ecc.ecc.

Spero che abbiate gradito anche questo emumble mumble mumble

La prossima volta chi porterò con me? UhmUhm.. ^_^

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Capitolo 3
*** 3 ***


MAMIE
Era una giornata di fine primavera, soleggiata e tranquilla come tante altre e Danish se ne stava spaparanzata sul divano del suo ufficio, sorseggiando un tè caldo e mangiando qualche pasticcino che le aveva portato in dono Jose dall'Inghilterra.
L'amica, dopo l'allucinazione dovuta alla pizza che avevano consumato insieme, se n'era tornata nel Regno Unito con lo stomaco sottosopra, giurando e spergiurando che non avrebbe mai più assaggiato nulla che fosse cucinato da Danish. E in effetti aveva tutte le ragioni, la bionda non era una cima in cucina.
Eppure io non sono ancora convinta che fosse un'illusione...ricordo perfettamente ogni particolare: le labbra di Harlock, il mantello di Harlock, la cabina di Harlock...la voce di Harlock che ordina a Yattaran di disfarsi di noi due....Sarà, ma voglio riprovare a fare i calcoli con Holly e vedere se riesco a tornare là! Si ripeteva mentalmente Danish mentre appoggiava la tazzina sulla scrivania e cominciava a calcolare l'IMU e la TASI di Jose. Tikkete Takkete e tikkete e takkete...niente.
Uff...riproviamo : rendita per coefficiente...tikkete. Moltiplicato per aliquota...takkete. Diviso due...tikkete...e...niente! Ma perché?? Sono sicura di aver  ripetuto esattamente i gesti che ho fatto l'altro giorno!!  Danish cominciava a rendersi conto che forse avevano davvero sognato tutto e che l'Arcadia non l'avevano vista manco di striscio quando, all'improvviso, suonarono il campanello. La donna si alzò un po' contrariata perché era stata disturbata nel bel mezzo delle sue folli elucubrazioni mentali. Aprì la porta e si trovò davanti una signora bruna, bassina, rotondetta, con un paio di occhiali dietro cui spuntavano due occhi azzurro cielo dall’aria un po’ smarrita, che aveva in una mano un plico di carta da cui spuntavano documenti vari, mentre con l'altra reggeva un cestino di vimini da pic-nic.
"Buongiorno Danish!" disse la donna, sfoggiando uno splendido sorriso. "Sono ancora in tempo per fare il 730?" domandò con aria lievemente imbarazzata.
"Certo Mamie, entra pure!" rispose  facendole cenno di accomodarsi. "Ti prego accomodati, stavo bevendo un tè con i pasticcini che mi ha portato Jose dall'Inghilterra. Vuoi approfittare?"
"Ma certo!" rispose l'altra andando a sedersi alla scrivania. Mentre Mamie sorseggiava il suo tè, così, per caso, le venne spontanea una domanda:" Danish, ho saputo proprio da Jose che le hai calcolato l'IMU...e...ehm...hai ottenuto risultati...come dire...davvero professionali. E quindi volevo farmela calcolare anch'io!"
"Toh, guarda che coincidenza!" Esclamò Danish con finta aria sorpresa. "Ti ha detto anche che abbiamo mangiato la pizza con stracchino e acciughe?"
"Sì. Infatti...ehm...mi sono permessa di portarti in dono un po' di pasta per pizza...con dell'ottimo stracchino che si produce dalle mie parti." rispose Mamie sorridendo.
"Ho capito....vado ad accendere il forno. Tu intanto tira fuori le carte che diamo un'occhiata alla tua dichiarazione dei redditi. Però non prometto nulla, eh!" disse, riferendosi alla possibilità di un nuovo viaggio spazio-temporale attraverso il portale pizza.
Qui le voci corrono! Se proseguiamo di questo passo tra poco lì fuori ci saranno anche Lady Five, Nausicaa, Dea Bastet, Harlocked, Angelfire, Innominetuo, Targaryen, Serendipity, Claras e tutte le altre che, data la mia veneranda età, in questo momento non ricordo. Pensò Danish con un filo di preoccupazione. E poi non è detto che riesca ancora ad arrivare all'Arcadia...mannaggia mannaggia!!  Poi cominciò a smanettare col termostato del forno, cercando di impostare la giusta temperatura, mentre, nell'altra stanza, Mamie aveva preso ad impastare la pasta per pizza e a condirla con gli ingredienti che aveva scelto personalmente. La donna si intendeva parecchio di cucina che lei stessa definiva un'arte. Le piaceva cucinare piatti esotici e curiosi, tuttavia la pizza non era proprio il suo forte… Ogni volta che la infornava piena di trepidazione otteneva risultati… ehm… singolari. Potrei aggiungere del radicchio rosso trevigiano,  pensava intanto frugando nel suo fornitissimo cestino, oppure delle fettine di cipolla di tropea… no, forse la cipolla non è adatta… lascia l’alito pesante! Non sia mai che si dovessero presentare sull’arcadia con un’aura maleodorante (va bene che forse la ciurma poteva scambiarla per eau de ognon n.5, ma il Capitano aveva il naso fino, quello sì, e, dati i precedenti, non era proprio il caso di irritarlo).Meglio l’origano siciliano che ho portato a casa dal mio ultimo viaggio. Profuma di sole e risveglierebbe anche un morto… A proposito, credo che aggiungerò qualche foglia di sedano… con lo stracchino ci sta bene e poi… hai visto mai? Magari aiuta!

Intanto Danish stava facendo i suoi piani. Scommetto che se riuscissimo a tornare sull'Arcadia, Mamie sarebbe in grado di cucinare una cena eccezionale, da far girare la testa ad Harlock e fargli sciogliere i cubetti di ghiaccio che ha nelle mutande. Persino Masu avrebbe da imparare da lei!
"Danish! La pizza è pronta da infornare!" la chiamò Mamie dall'altra stanza. La ragioniera si avviò e, mentre camminava per raggiungere l'amica, il suo olfatto fu rapito dall'intenso aroma di pomodoro e origano che aleggiava nell'aria. "Mamma mia che profumo!" disse, mentre raggiunta la tavola si accingeva ad infilare poco aggraziatamente un dito nella rotonda bontà. "Mhhhhh! che delizia! Senti che morbidezza questo formaggio! Assaggia anche tu, Mamie!" L'amica fece lo stesso gesto e per un attimo entrambe si persero tra gli aromi e i sapori del piatto più conosciuto nel mondo...anzi, esageriamo, nell'universo!

"Ehi, voi due!!" gracchiò improvvisamente una voce alle loro spalle."Che state facendo,eh?? Come vi permettete di mettere le vostre ditacce nella cena del Capitano?!"

Mamie e Danish si voltarono contemporaneamente, mentre sentivano scorrere brividi di terrore lungo la schiena.
"Ma...Masu-san??" balbettarono all’unisono. Danish guardò Mamie sul cui viso si era dipinto un sorriso a trentotto denti: trentadue quelli ordinari più altri sei spuntati apposta per fermare gli angoli della bocca che altrimenti le avrebbe fatto il giro completo della testa. Erano sull’Arcadia ma, anziché finire in dispensa, erano approdate direttamente nel regno proibito di Masu.
"Che ci fate nella mia cucina?" Domandò ancora la donna, roteando una mannaia sopra la testa."Si, dico a te biondina! E' la terza volta che sali su questa nave senza essere invitata! Pensa cosa potrebbe accadere ora, se il capitano sapesse che sei ancora qui! Non ti è bastata essere scaraventata nel vuoto??" Poi aguzzò la vista e si voltò verso l'altra clandestina. "E la tua amica chi è?"  La cuoca le si avvicinò con fare minaccioso e la studiò da capo a piedi, sistemandosi ogni tanto gli occhiali sul naso.
"Si chiama Mamie, Chef Masu!" rispose prontamente Danish. "E' una vostra collega!" aggiunse mentre vedeva la lama del coltello girare pericolosamente.
"Ah, davvero?" disse l'anziana donna con espressione incuriosita sul viso. "E che sapresti fare? Hai mai partecipato a Speis Masterscef?"
Mamie indietreggiò per evitare che la lama affilata che Masu continuava a rotearle minacciosamente sotto al naso potesse ferirla gravemente. Poi si fermò e, nel momento stesso in cui si accorse di avere con sé il suo cestino da pic-nic contenente ingredienti prelibati, decise in un lampo che doveva approfittare di quell'occasione per far colpo sul Capitano.
“Mi trovo veramente davanti a Masu-san? La vincitrice del prestigioso Space Masterchef?” chiese in tono ammirato profondendosi in inchini. “Quale onore, signora Masu. Lei è il mio mito, il mio faro, la mia guida spirituale, la sola, l’unica cuoca che sia in grado di cucinare per questo branco di rozzi pirati e per il loro ineguagliabile Capitano!”.
La vecchietta, leggermente addolcita da quella tirata, abbassò momentaneamente i coltelli e guardò la nuova arrivata da sotto in su.
“E così tu sapresti cucinare?” chiese con diffidenza.
“Oh, Masu-san, è la mia passione! La prego, mi metta alla prova. Una volta sola!”
Forse  fu l’espressione da cagnolino adorante di Mamie, o più probabilmente il sollievo per aver trovato una sguattera a buon mercato, che le fece prendere in considerazione l’idea.
“Be’, be’… devo giusto cucinare una cena speciale per il Capitano, sono giorni che è così indaffarato che non si siede neanche a tavola. Potresti darmi una mano”.
“Sì!” Mamie non poté trattenersi dal fare letteralmente un salto di gioia, cercando di ricomporsi subito dopo. “Sono ai suoi ordini, Masu-san” rispose.
“Ehi, e io?” protestò Danish.
“Tu, cosa?”
“Non è giusto. Tu cucini per il capitano e io che faccio?... Be’, vuol dire che farò la cameriera!” propose Danish illuminandosi tutta all’idea geniale che aveva avuto.
Mamie si rabbuiò. Fare la cameriera voleva dire entrare e uscire da quell’agognata cabina per tutta la durata della cena, mentre le cuoche se ne sarebbero state in cucina. Mannaggia, perché non aveva avuto anche lei la stessa idea? Si consolò pensando che magari, chissà, se avesse gradito, forse Harlock avrebbe fatto i complimenti allo chef (eh, era assai improbabile che il musone, pardon, che una persona così seria si lanciasse  in un apprezzamento del genere, ma la speranza è sempre l’ultima a morire come si dice!).

Intanto la signora Masu aveva cominciato a trafficare con un vetusto librone tutto unto e inzaccherato, facendolo vedere alle due donne.
“Devo preparare una cena tradizionale giapponese” disse. “Spero che sarete all’altezza”.
Oddio pensò Mamie cercando disperatamente di ricordare tutto quello che sapeva di cucina giapponese. Una sola gaffe e sarebbe sicuramente finita affettata dall’intransigente cuoca. Tuttavia fece buon viso a cattivo gioco e si avvicinò cercando di inalberare l’aria più competente che avesse mai sfoggiato in una cucina. Danish invece se ne stette zitta perché, se era una schiappa a cucinare piatti italiani, figuriamoci quelli giapponesi di cui non sapeva un tubo. Ma per fortuna a lei sarebbe toccato solo di servire le pietanze al capitano! Le balenò improvvisamente un’idea in testa, ma la voce acuta di Masu la riportò alla realtà.
“Cominceremo con un sashimi di orata, branzino e salmone” cominciò la cuoca indicando a Mamie il pesce già pulito e pronto per essere sfilettato.
Panico. I filetti di pesce non le riuscivano mai regolari. “Ehm, io mi occuperei di sagomare le verdure” propose Mamie: “ So fare dei bellissimi fiori di daikon ”.
Danish sbarrò gli occhi domandandosi che diavoleria potessero essere quei fiori. E se fossero stati allucinogeni?
Masu  grugnì guardandole male, ma continuò imperterrita: “Proseguiremo quindi con del Katsuo no tataki”, tonnetto scottato con porro e zenzero  tradusse mentalmente Mamie, meno male, questo lo so fare e poi lo zenzero fa bene .
Danish invece brancolava nel buio totale non avendo la minima idea di che cosa stesse parlando Masu. Tataki…uhm…l’ho già sentito..,ah si! E’ quel materasso che si usa nel wrestilng!!Ma che vorrà farci con un tappeto? Boh… Tornò ad osservare le due cuoche alle prese con i preparativi dei piatti.
“E poi tenpura” continuò imperterrita la signora Masu. Più facile no, eh? Pensava Mamie mordendosi la lingua per non mandare esclamazioni inopportune. “Quindi sunomono” insalata di cetrioli, posso farcela. “Posso proporre anche delle vongole al sakè e, per finire un misoshiro  con tofu?” finì di suggerire Mamie sudando freddo. La signora Masu la guardò severamente, poi concesse: “Perché no?”. Mamie si stava già risollevando quando la cuoca chiese a bruciapelo: “E da bere?”.
Acc. E adesso che faccio? Pensò disperatamente Mamie. Mica poteva servire il sashimi col barolo!
“Ehm… forse… tè verde e tè al gelsomino?”
Questa volta la cuoca la guardò con palese disapprovazione.
Anche Danish che non ci capiva un’acca la guardò basita, scuotendo la testa.
“Stiamo parlando del Capitano, hai presente?” le disse Masu con tono condiscendente. “Ci vuole dell’alcool, senza contare che se c’è anche Meeme beve solo quello”.
Meeme! Come aveva potuto dimenticarsi della bella aliena, la sua preferita? Certo l’emozione faceva brutti scherzi. Cosa sarebbe potuto piacere a Meeme? Cominciò a pensare freneticamente.
“Un momento!” si intromise Danish alla quale era venuto un improvviso attacco di orticaria. “Chi ha detto che ci sarà Meeme?”
“Beh, qualcuno dovrà pur aiutare il Capitano a mangiare tutto questo ben di dio!” rispose Mamie indicando la notevole quantità di ingredienti che Masu stava allineando sul bancone da cucina.
“E perché non Kei? E’ giapponese e in quanto tale saprà apprezzare meglio i vostri capolavori culinari!” Affermò Danish , continuando a grattarsi le braccia con nervosismo.
“Piantatela vecchie cornacchie! Sarà il Capitano a decidere chi invitare!” Le riprese Masu estraendo una mannaia dal cassetto  e abbattendola con forza su un tagliere.
Le due scattarono sull’attenti, con tanto di goccia di sudore che scendeva lungo la tempia.
“Allora… ehm…” farfugliò Mamie, tornando all’argomento alcool  “saké di riso, saké di prugne, rugiada di rose, grappa di bambù…. Ehm”  stava impappinandosi, poi le venne l’illuminazione. Vino da pesce! Quindi ricominciò a snocciolare: “Pinot Bianco, Chardonnay, Tokaj, Champagne…” Alla decima proposta la signora Masu sbuffò: “Va bene, va bene, ho capito! Ora mettiti al lavoro!”
“Signorsì Signora!” Mamie riscattò sull’attenti cercando invano di sbattere i tacchi delle sue scarpe da tennis.
“Nel frattempo, tu, Danish, vai dal capitano e digli che gli stiamo preparando una cena con tema a sorpresa!” Ordinò Masu, indicando la porta con la mannaia.

Danish scattò come una molla verso l’uscita, sperando di non incrociare Yattaran lungo i corridoi. Aveva ancora un piccolo doloretto al fianco sinistro per il modo brusco in cui, l’ultima volta, il pirata l’aveva afferrata per la vita prima di depositarla sul trampolino sospeso nel vuoto. Se mi becca ancora in giro stavolta è capace di spedirmi fuori senza chiedere consiglio ad Harlock. Svoltò a sinistra e… detto fatto, vide in fondo al percorso Yattaran che si avvicinava con incedere minaccioso.
“Di nuovo qui, tappetta?” la apostrofò il pirata “Non ne hai avuto abbastanza? Vuoi sfidare la magnanimità del Capitano??”
Tappetta a me? Non ti rispondo solo perché nel film ti hanno fatto grande e grosso come un armadio! Ma ricorda che nel manga e nell’anime, eri alto la metà di me! Pensò Danish accigliandosi. “È la signora Masu che mi sta mandando da lui!” rispose invece con diplomazia. ”Sta preparando una cena speciale e vuole che io l’avverta!”
“Ah, davvero? E quale occasione ci sarebbe da festeggiare?” ribatté l’uomo, facendosi sempre più minaccioso.
“Ehm..uhm..domandalo direttamente a lei. L’idea è stata sua!” rispose Danish oltrepassandolo a passo lesto, sperando di farla franca.
L’Arcadia era però una nave piena di insidie per chi non la conosceva a fondo, i suoi corridoi si intersecavano continuamente, e la penombra in cui erano sempre avvolti non facilitava certo il senso dell’orientamento di Danish. Infatti dopo un bel quarto d’ora di girovagare non sapeva più da che parte fosse la cabina di Harlock.  Una lama di luce a metà corridoio attirò la sua attenzione. Si avvicinò sperando di trovare qualcuno che potesse darle un’indicazione. Sentiva dei bisbiglii provenire dall’interno e così decise che doveva entrare a chiedere aiuto. Appena arrivata sulla soglia di rese conto con stupore e trepidazione di essere giunta alla famigerata “sala del computer”, il cuore della nave.

“Amico mio…”

Poffarbacco! E’ Harlock che parla con Tochiro! Pensò Danish mentre quatta quatta cercava di avvicinarsi per vedere meglio.

“Il nostro viaggio è quasi….”

Spatasgnak!!  Danish aveva inciampato in uno dei tanti condotti che passavano sul pavimento ed era caduta a terra, trascinando con sé diversi metri di tubi (di cui non capiva l’utilità né perché stessero a mezza altezza), producendo un frastuono infernale.

“Che succede? Chi è là?” domandò Harlock con voce tonante, sguainando la spada laser.

“Maestà, sono io! Non sparate!” strillò Danish in panico totale.

Si sentì uno sbuffo plateale. “Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?” sbottò Harlock stizzito.
“Perdonatemi…non volevo disturbare il vostro momento…ehm…privato!” si giustificò Danish, rotolando sul pavimento ancora avvolta nei tubi metallici fino a raggiungere i piedi del Capitano.
“Ormai sei qui.” Rispose con la voce leggermente addolcita. Spostò il mantello con il suo solito gesto scenografico e si inginocchiò per aiutare la poveraccia a liberarsi dal groviglio in cui era finita. Danish giurò di aver visto un mezzo sorriso divertito sfuggirgli dalle labbra ma lui prontamente lo celò dietro al bavero.
Appena la disgraziata si fu rimessa in piedi, Il Capitano la guardò serio, incrociando le braccia al petto.
“Dunque..?”
“Sorvoliamo del perché…ehm… io sia tornata ancora qui…” disse in tono mesto la donna “…mi manda Masu per dirvi che questa sera cucinerà dei piatti speciali per voi e li servirà direttamente nella vostra cabina…”
 “E per quale motivo?” domandò incuriosito Harlock. “Sa che in questo periodo non ho tempo da dedicare al cibo.”
“Proprio per questo! Lei dice che siete troppo magro!” Danish disse la prima cosa che le venne in mente.”E quindi vorrebbe che vi prendeste una pausa di qualche ora… gustando i suoi manicaretti e quelli di Mamie!”
Harlock alzò il sopraciglio buono. “E scommetto che Mamie è una tua amica!”
“Sì! E’ quella di ‘Vita quotidiana sull’Arcadia’, ‘Un uomo e una donna’, ‘Soltanto un uomo’ avete presente?”
“Ho presente. Aggiungerei anche ‘Ikebana’…” rispose il capitano annuendo con la testa e torcendo il naso, ricordando la figuraccia che aveva fatto in quell’ultima fan fiction.
“Allora accettate?” domandò a bruciapelo Danish, sgrandando gli occhi e sbattendo le ciglia come meglio le riuscì.
Poteva Harlock rifiutare? Forse per pietà, forse per togliersela dalle scatole, Harlock annuì. “E sia. Vai pure a dire a Masu che staserà degusterò i suoi piatti in cabina!”
“Grazie, grazie mio Sire!” rispose Danish inchinandosi e indietreggiando in quella posizione fino all’uscita della sala computer.
Dopo essere rientrata nelle cucine ed aver comunicato il benestare alla cena del Capitano, le tre si misero all’opera con ulteriore solerzia. Masu aveva già preparato parecchi dei piatti che avrebbero servito ad Harlock, Danish si era già messa grembiule e crestina e Mamie…
Già, dov’era finita Mamie??
La donna, appartata in un angolo con la testa tra le mani, si stava arrovellando su un problema di altissima importanza. Come, come trasformare quella specie di cripta gotica in un ambiente sobrio ed elegante, adatto alla cena così amorosamente cucinata?
Prima di tutto le finestre: andavano assolutamente schermate con delle tende bianche… se non c’erano le tende si potevano sempre usare dei lenzuoli, li avrà avuti, il capitano, dei lenzuoli! Poi il lungo tavolo, anche quello da coprire con una tovaglia bianca che scendesse fino al pavimento e per sicurezza meglio mettere un paio di lenzuoli anche sulla sedia e sulla chaise longue. D’accordo, faceva un po’ effetto imbianchino, ma sempre meglio dello stile Castello di Otranto. La grande sfera armillare spostata in un angolo in ombra, in modo da non disturbare l’armonia della composizione. Un paravento per nascondere il letto? Sarebbe stato perfetto.
Poi sul tavolo avrebbe steso delle strisce di lino rosso che facessero da sottopiatto. Candele naturalmente, larghe e basse per non disturbare la vista dei commensali. Hashi laccati, neri, e piatti di ceramica nera per esaltare il colore delle pietanze. Coppette raku tradizionali e un ramo di pino disteso sulla tavola come buon augurio (casualmente se n’era portato uno dietro, sempre nel famoso cestino da pic-nic). Sì, poteva andare e , detto fatto, le tre Marie passarono all’azione facendo letteralmente incursione nella cabina di Harlock quando meno se l’aspettava.
Tirando fuori un’insospettabile attitudine al comando, Mamie cominciò ad ordinare con piglio deciso le varie modifiche da fare alla stanza, mentre il Capitano sgranava sgomento il suo unico occhio nel vedere la sua adorata atmosfera dark trasformata in un’elegante e minimale apparecchiatura zen. Mamie tuttavia confidava sul fatto che, liberando l’ambiente da quella certa atmosfera deprimente, il cibo avrebbe fatto al meglio il suo effetto… non solo estetico!
“Sa, Capitano, è un enorme emozione aver cucinato per Voi e per la vostra commensale!” cinguettava Mamie mentre stendeva le strisce di lino sulla tavola. “Gli ingredienti che abbiamo usato sono tutti biologici e di ottima qualità!”.
“Quale commensale?” borbottò Harlock con aria fintamente distratta. Si era seduto sul letto per lasciare campo libero alle tre donne, anche se gli piangeva il cuore a vedere il suo sancta sanctorum completamente riarredato.  “Non ero stato avvisato che avrei mangiato in compagnia!”
A Danish, arrampicata sulla scala con un paio di lenzuoli che stava appuntando ad una vetrata, tornò improvvisamente l’orticaria.
“Avevo pensato che avreste gradito la compagnia di Meeme! Una donna della sua classe saprà certo apprezzare la cucina della Chef Masu alla quale ho dato il mio modestissimo contributo!” suggerì Mamie avvicinandosi al Capitano.
“E’ ALIENA!!” urlò Danish dalla cima della scala. “Non può gradire il tatami e il sudoku che avete cucinato!”
“E poi sono sicura che saprà intavolare una conversazione interessante con Voi, Capitano” Insistette la mora.
“Lui non parla! Che conversazione vuoi che facciano!” ribatté Danish mentre l’orticaria diventava ancora più intollerabile.
Finché la scala si mosse e Danish rimase appesa al lenzuolo dondolando pericolosamente. Il lenzuolo si staccò e la poveraccia franò al suolo rimanendovi avvolta come fosse un sacco di patate. Ma non poteva permettere che Mamie influenzasse Harlock in favore di Meeme e quindi, prese a rotolare sul pavimento in maniera alquanto goffa. Alla fine giunse ai piedi del Capitano e cominciò a pregarlo e a supplicarlo: “Capitano, mi prostro davanti alle vostre sante estremità e vi chiedo di valutare un’alternativa!”
Harlock la guardò con un’espressione a metà tra l’incredulo ed il divertito. “Te lo chiedo giusto per pura formalità: chi dovrei invitare a cena secondo te?”
“Mio Sire, pensavo che una ragazza giovane e intelligente come Kei sarebbe l’ideale! E poi è giapponese e quindi apprezzerà i piatti tradizionali!”
“Meeme è in grado di stimarli quanto lei! La sua intelligenza è superiore!” intervenne Mamie.
“Non sono d’accordo! E poi l’hai mai vista mangiare, eh? Quella trinca e basta!” ribatté Danish.
Harlock tossicchiò sull’ultima frase della bionda.
“Ops…volevo dire che è più un’intenditrice di vini che di cibo…” si corresse Danish sudando freddo e temendo che quella gaffe avesse compromesso tutto.
“Insisto per Meeme!”
“E io per Kei”
“No!”
“Si!”
“Adesso finitela!” Tuonò Harlock alzandosi improvvisamente dal letto. Si avvicinò all’intercom e premette il bottone che apriva le comunicazioni:”Yattaran, Yama! Nella mia cabina all’istante!”
“Forse vuole chiedere consiglio a loro” bisbigliò Mamie a Danish. “Già!” rispose l’altra.
Pochi istanti dopo Yattaran e Yama fecero il loro ingresso nello studio.
“Capitano, perché ci avete convocato?” domandò Yama.
“Ho degli ordini per voi.” Rispose con la sua solita voce pacata. “Tu, Yama, siediti al tavolo. Cenerai con me questa sera! E tu, Yattaran, sai cosa devi fare con le due clandestine!!”
“Agli ordini!” risposero simultaneamente.
Danish e Mamie erano sconvolte. Con tutto il daffare che si erano date per scongelare Harlock, con tutti gli ingredienti afrodisiaci che avevano messo nel cibo… lui aveva invitato Yama?? Quell’uomo era davvero senza speranza!!
Yattaran si avvicinò con fare minaccioso alle due donne.

“ Da che parte è l’asse per buttarsi fuoribordo? Ci vado da sola, grazie…” mormorò Mamie  con rimpianto uscendo da quella porta che, lo sapeva, non avrebbe varcato mai più.
Danish la guardò inorridita. Un volo del genere due volte nello stesso mese il suo cuore non lo reggeva proprio! Ma forse era peggio vedere Harlock cenare con il novellino.
“ Ehm, da questa parte… “ disse premurosamente guidando la compagna affranta verso le cucine, che trovarono deserte. Masu san  se n’era probabilmente andata a letto, immaginando su chi sarebbe caduta la scelta del Capitano. Sul tavolo facevano bella mostra di sé alcune bottiglie di nebbiolo, forse messe a prendere aria per il pranzo del giorno dopo.
“ Su, beviamo qualcosa prima, tanto per darci coraggio” disse Danish prendendo due bicchieri di capienza notevole e versandoci dentro una bella dose di quel vino scuro come sangue.
Mamie trangugiò tutto d’un fiato. La sua compagna d’avventura la seguì prontamente.
“ E pensare che avevo scelto apposta tutti ingredienti afrodisiaci” si lamentò Mamie scolandosi senza colpo ferire anche il secondo bicchiere. L’altra la imitò.
“ Per una volta che riesco a salire sull’Arcadia, manco per interposta persona riesco a combinare niente… non è giusto” continuava a lamentarsi Mamie.
“ Senti ma…” cominciò a chiedere Danish dopo il quinto bicchiere, o era il sesto?  “ Ma tu sei proprio sicura che quelle cose funzionino?”
“ E come credi che abbia fatto a tenermi quel bietolone di mio marito fino adesso? “ rispose l’altra leggermente piccata.
“ No, perché, sai, se funzionano…”
Un’espressione di puro orrore si dipinse negli occhi azzurri di Mamie.
“ Oh no! Questo proprio no! Dobbiamo fermarli!”  farneticò cercando di alzarsi in piedi senza molto successo dopo l’ottavo bicchiere, o era il decimo?
Le due donne si precipitarono contemporaneamente alla porta, decise a tornare nella cabina del Capitano e a fermare qualsiasi cosa stesse succedendo, solo che, malferme com’erano, nella foga della corsa infilarono la stretta porta contemporaneamente cozzando con fragore e rovinando indecorosamente a terra. Un velo pietoso di buio calò su di loro.

La prima a riprendersi fu Danish. Sembrava che qualcuno stesse giocando a bowling usando la sua testa come palla. Sul tavolo davanti a loro, bottiglie vuote e resti della famigerata pizza. Mamie sedeva scompostamente dall’altra parte del tavolo, russando sonoramente.
“ Ehi!” Danish cercò di scrollarla, senza troppo successo. Al quarto o al quinto tentativo, Mamie tirò su la testa e la guardò inebetita.
“ Cosa?”
“ Mi sa che ieri sera abbiamo bevuto troppo“ la informò la padrona di casa.  “E poi mi dici cosa hai messo nella pizza?”
“ Nella pizza? Dio che mal di testa” si lamentò l’altra che sembrava non capire ancora bene dove si trovasse.
“ Sì, nella pizza, cosa accidenti ci hai messo?”
Mamie sembrò ricordare solo allora la cena sull’Arcadia.
“ C’era solo del sedano”  mormorò tenendosi la testa. “ Non è che andresti a fare qualche litro di caffè?”
Danish cominciò a trafficare con la caffettiera, mentre Mamie cercava, con scarso successo, di tirarsi su i capelli arruffati dagli occhi.
“ In fondo… qualcosa gli abbiamo fatto combinare, no? “ disse Danish a mo’ di consolazione. “Meglio che niente…”
Mamie sospirò.
“ La prossima volta portati qualcuno che lo lega e lo tortura… voglio assistere “ commentò amaramente.
Danish si illuminò d’un tratto.
Invitare Ezra a cena col Capitano non sarebbe stata una cattiva idea!




NOTE

1)L'origano e il sedano sono afrodisiaci
2) Rafano giapponese usatissimo in cucina, anche questo afrodisiaco
3) Afrodisiaco pure quello
4) Tutti piatti che dovrebbero farorire...ehm...la passione
5) tra il capitano e Yama non è successo niente dopo la cena nonostante gli ingredienti di cui sopra.

Detto questo, ringrazio di cuore Mamie per essersi prestata al gioco ed aver notevolmente contribuito alla stesura del capitolo. Grazie ancora!
Qui sotto trovate il Menù scritto direttamente in giapponese da Mamie :
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Capitolo 4
*** 4 ***


FF Danish OK

Danish stava gironzolando per il centro commerciale Bennet con il carrellino di plastica al seguito. Si fermò nel reparto DVD dove rimase circa un'ora incantata ad osservare la copertina ammiccante di uno di essi. Il Pirata spaziale la guardava dall'alto della sua innata eleganza e a Danish venne in mente quando, qualche anno prima, sempre in quel reparto, per puro caso alzò gli occhi e si vide osservata dal primo di quattro DVD della serie "Endless Odyssey". Il Capitano al timone la guardava e la invitava ad avvicinarsi. Per lei fu un colpo al cuore: "Una nuova serie di Harlock??" aveva pensato. Poi si era avvicinata con mano tremante e cuore che batteva all'impazzata. Temeva che fosse qualche scopiazzatura e invece era proprio una nuova serie! Intanto, per precauzione l'aveva acquistata e poi a casa era corsa su internet a verificare e quasi ci lasciava la pelle per la gioia scoprendo che era un'opera autentica del Maestro.
Uno strano movimento che percepì con la coda dell'occhio la distolse dai suoi ricordi. Si guardò intorno ma le parve tutto normale. Continuò la sua esplorazione in quel reparto ma dopo pochi attimi si sentì nuovamente osservata. Si voltò di scatto e fece appena in tempo a vedere un'ombra che si addentrava furtivamente nel reparto vini.
Improvvisamente udì un gran brusìo provenire proprio da lì e per curiosità si avvicinò per capire cosa stesse succedendo. Vide un capannello di persone intorno ad una ragazza che stava a testa bassa in evidente stato di imbarazzo.
"Scusate...non so come sia successo!" si giustificava "...ho preso la bottiglia e mi è scivolata dalle mani...ed ho combinato un disastro."
Danish si avvicinò con circospezione. A terra vi era un cumulo di vetri rotti e diversi vini che si mescolavano tra loro mentre la poveraccia si prodigava in mille scuse con i commessi del centro commerciale.
Osservò più attentamente la ragazza: né alta né bassa, né magra né grassa... capelli rossi corti e occhiali, occhi grigioverdi...
Nello stesso istante la malcapitata sollevò lo sguardo in direzione di Danish e, sorridendo imbarazzata, la salutò con un gesto della mano. I commessi si misero all'opera per ripulire il tutto mentre la giovane donna continuava a chiedere perdono, inchinandosi ripetutamente.
 "Che hai combinato??" le chiese Danish sorridendole.
"Ehm...sai com'è... mi è scivolata la bottiglia dalle mani..." rispose l'altra.
"Eh già, vedo vedo! Le brutte abitudini sono dure a morire! Piuttosto che ci fai qui?"
"Stavo facendo un giro. Oggi non avevo interviste da fare e così..."
"La settimana scorsa ho letto l'articolo che hai scritto per Spaziopolitan! Era davvero interessante."
"Grazie! Sai, in realtà stavo cercando l'ispirazione per il prossimo articolo e..." La ragazza dai capelli rossi tentennò un attimo, guardando Danish con occhioni da cucciolotto smarrito.
"Cercavi l'ispirazione in un supermercato? Che tipo di articolo devi scrivere?" rispose la bionda. Poi ricordò l'ombra che la spiava mentre guardava i DVD e, come per incanto, le fu tutto chiaro.
"Lady Five! Non è che per caso mi stavi seguendo??" domandò, mettendo le mani sui fianchi con aria minacciosa.
"Ehm.. no! Cioè... pensavo che magari tu potevi darmi una mano! Ho sentito dire che ultimamente hai fatto dei viaggi interessanti!" rivelò l'amica.
Danish sospirò rassegnata e, con giusto giusto un filo di nausea, prese la ragazza sottobraccio ed insieme si incamminarono al reparto latticini. Prese un panetto di stracchino tenero e , a fatica, lo mise nel carrellino. Poi proseguirono per il reparto "freschi" dove scelse due confezioni di pasta per pizza ed insieme si diressero alle casse.
Fuori dal supermercato ognuna salì sul proprio mezzo ed in breve giunsero a casa di Danish.
"Ti aiuto a scaricare la spesa?" chiese gentilmente Lady Five.
"No...ehm...senza offesa, faccio da sola. Non vorrei che ti scivolasse qualcosa dalle mani..." rispose preoccupata Danish prendendo borse e sacchetti.
Una volta entrate e sistemata la spesa si accomodarono in ufficio.
"Tu siediti lì che io accendo il forno." disse Danish mentre portava l'occorrente in cucina. Lady Five la seguì per aiutarla a preparare la pizza. Estrasse i panetti dalla borsa ma accidentalmente li fece cadere a terra.
"Ops...acc...scusa! Sono la solita maldestra!" disse, raccogliendo da terra il prezioso materiale.
"Non ti preoccupare, ci penso io."
In breve tempo le pizze furono pronte e Danish le servì in raffinatissimi piatti di plastica (putacaso a Lady Five fossero scivolati dalle mani). A Mamie verrebbe una crisi isterica a vedere un simile servizio, pensò, mentre le affettava con la rotella.
"Buon appetito! E buon viaggio!" esclamò Lady Five addentando con avidità uno spicchio.
Danish alzò il calice in cui si era versata un’abbondante dose di Bonarda. L'idea di mangiare ancora la pizza le faceva venire i crampi allo stomaco ma fece buon viso a cattivo gioco e tra un sorso e l'altro cercò di ingoiarne un boccone.
D'un tratto si udì suonare un allarme.
"E' l'antifurto della tua auto?" domandò Lady Five sbarrando gli occhi per il rumore assordante che si sentiva.
"Ma quale antifurto? E' già tanto che abbia la ruota di scorta! Chi vuoi che rubi il mio vecchio catorcio?" rispose Danish. "Probabilmente proviene dalla casa dei vicini. Ora controllo!" E così dicendo si avviò alla porta.
 
"E spostati!" urlò un uomo che le correva incontro a tutta velocità. Le diede una spinta poco cavallerescamente e la oltrepassò senza fermarsi.
"Ehi tu! Come di permetti di entrare in casa mi..." Danish si bloccò di colpo e si guardò in giro. Altri cinque o sei omoni stavano correndo a folle velocità nella medesima direzione, creando un tale spostamento d'aria che la donna dovette appiattirsi alla parete per non essere travolta e trascinata via da quella mandria di bufali. Sentì come un brivido lungo la schiena. La parete era gelida e in un attimo realizzò che non poteva essere il muro di casa sua...perché era di metallo.
"Capperi! Siamo sull'Arcadia!" esclamò ad alta voce.
Ma dov'era finita Lady Five? Si guardò intorno preoccupata non vedendola. Poi si rese conto che erano capitate nel bel mezzo di un attacco della Gaia Fleet e tutti i pirati si stavano recando alle loro postazioni di combattimento.
Udì una voce femminile che gridava qualcosa del tipo "Mi scusi, posso farle qualche domanda?" e come risposta otteneva delle imprecazioni che le fecero venire i capelli ritti in testa.
Ma ti pare il caso di intervistare l'equipaggio proprio ora? Si domandò Danish, cercando di recuperare l'amica che ormai era partita per la tangente.
Purtroppo i tentativi di Lady Five di avere l'attenzione di qualcuno della ciurma caddero tutti nel vuoto. Rimediò solo una sfilza di insulti e di spintoni.
Chiudeva la fila dei pirati un tizio grande e grosso con degli spessi occhiali. Danish lo riconobbe da lontano, acchiappò l'altra per un braccio, togliendola dal mezzo del corridoio, e la trascinò in un anfratto buio, facendole cenno di non emettere il minimo rumore. Entrambe si appiattirono il più possibile contro la parete metallica, sperando di diventare invisibili.
Ma l'omone le aveva viste, eccome, e si piantò proprio davanti a loro.
Guardò Danish con aria di rimprovero.
“Ancora tu! E ti sei portata dietro un'altra delle tue amiche squinternate! Almeno fossero più giovani e più gnocche!”
Le due smisero di tremare come foglie e, punte sul vivo, si inalberarono.
“Ma... che cafone!” gridarono all'unisono."E poi detto da un raviolone come te!!"
“Zitte! Adesso non ho tempo per occuparmi di voi, faremo i conti più tardi! Sempre che qualcuno della Gaia Fleet non vi impallini e ci risparmi la fatica! Vi consiglio caldamente di non muovervi da qui!” aggiunse con un sorriso molto poco rassicurante.
Yattaran si allontanò di corsa e raggiunse gli altri compagni. Ben presto l'eco dei loro passi concitati si perse nei corridoi dell'Arcadia.
Le due clandestine finalmente respirarono.
“No, dico, ma ti sembrava il momento di fare interviste?”
Lady Five alzò le spalle.
“E perché no? Volevo coglierli nel momento dell'azione...”
Danish alzò gli occhi al cielo.
Questa è proprio irrecuperabile!
“Comunque adesso per un bel po' nessuno baderà a noi - aggiunse la rossa - E' il momento migliore per intrufolarci nella sua cabina!”
“Nella cabina... di chi?”
“Ma quella del Capitano, no? E quando mi ricapita uno scoop così? Tu ci sei già stata, no? Fammi strada!”
Danish non era per niente convinta.
“Aspetta... ma... la cabina sarà chiusa, no? E poi non credo che il Capitano gradisca intrusioni...”
Ma quella non l'ascoltava neppure e si era già incamminata. Nella direzione sbagliata, ovviamente.
Danish a questo punto si rassegnò.
“No, non lì, da questa parte.”
La battaglia infuriava in qualche altro settore della nave e così le due riuscirono a raggiungere indisturbate la loro meta.
“Che fortuna! Guarda, la porta è solo accostata!”
Lady Five stava per spalancarla e fiondarsi dentro, ma Danish la fermò.
“Aspetta, controlliamo prima che non si sia nessuno...”
“Sì, hai ragione, magari c'è dentro quell'alcolizzata di Meeme!”
A Danish vennero i sudori freddi. Sperò che Harlock non fosse lì e che non avesse udito il commento. Non era certo un buon inizio insultare la donna che gli aveva dedicato la vita e che lo tartass...ehm... e che gli teneva compagnia ogni giorno.
Aprirono lentamente l'uscio, misero dentro la testa e si guardarono intorno. La stanza era semibuia, come al solito, ma sembrava deserta, così presero coraggio ed entrarono.
Lady Five tirò fuori una minuscola macchina fotografica e cominciò a scattare foto come un'invasata. Nell'operazione rischiò di far cadere due calici di cristallo lasciati sul tavolo, salvati in extremis dall'altra, e travolse anche un paio di sedie.
Dopo aver immortalato pure il tappetino del bagno, si rivolse a Danish con una strana espressione.
“Senti, c'è una cosa che non ti ho detto...”
Oddio! Ma chi me l'ha fatto fare di portarmi dietro 'sta matta?
“Cioè?”
“Ecco... non sono qui solo per fare interviste.”
La bionda cominciò a guardarla con sospetto.
“Quindi?” la incalzò.
“Ecco... il mio direttore, che è una iena, ha letto la mia fic sul calendario e le è venuta un'idea bislacca. Dice che allegato alla nostra rivista farebbe impennare le vendite, sai, in questo momento di crisi le cose non vanno benissimo, la pubblicità è calata... Te la faccio breve: mi ha incaricato di convincere il Capitano a posare per noi. Guarda - tirò fuori alcuni fogli - mi ha già dato il contratto da fargli firmare. Se torno senza questo, mi licenzia in tronco. Ho cercato di farle cambiare parere, ma non c'è stato nulla da fare. Io poi di solito mi occupo di tutt'altro... Ti pare che io possa fargli una proposta del genere? Passi per l'intervista... ma il resto! Non so come venirne fuori...”
Danish era sinceramente dispiaciuta per l'amica, ma non sapeva come aiutarla.
Lady Five la guardava ancora con occhi da cucciolotto smarrito, mordendosi nervosamente le labbra.
“Ecco... pensavo... perché non glielo chiedi tu?” disse alla fine a voce bassissima, fissandosi la punta delle scarpe.
“Cosa?!? Io?!? E perché?”
“Ma perché tu ormai sei in confidenza! E' la quarta volta che sali sull'Arcadia! E poi lui con te è sempre stato gentile!”
“No, calma, un attimo, ragioniamo! Io non sono affatto in confidenza con il Capitano, purtroppo! E non intendo abusare della sua gentilezza! E soprattutto non voglio rischiare che questa volta mi spari personalmente con la sua cosmo-gun!”
“Ah, quindi sei d'accordo con me che è un'impresa disperata! Ti prego ti prego ti prego! Non puoi abbandonarmi adesso! Dobbiamo inventarci qualcosa!”
Danish era fondamentalmente buona d'animo e si intenerì di fronte alla disperazione di Lady Five.
“D'accordo, calmati adesso! Vedrai che troveremo una soluzione...”
Sì, è una parola!
“Senti, che genere di calendario sarebbe?” chiese con cautela.
“Sarebbe... quel genere! Foto artistiche, ricordi?”
Appunto, mi pareva.
“E chi scatterebbe le foto?”
“Beh, una volta che si è trovato l'accordo, dovrebbero salire quassù un nostro fotografo con i suoi assistenti, la stylist..., cioè quella che si occupa dei vestiti e degli accessori... oddio, forse in questo caso non serve...”
Mi toccherà cucinare pizza con lo stracchino per un esercito! sospirò Danish rassegnata.
“Naturalmente è previsto un compenso...”
“Non credo che ad Harlock interessino i soldi... e non penso che con l'euro si possa fare molto, nello spazio!”
“Insomma, su che cosa possiamo fare leva?” si chiese Lady Five con aria avvilita, tirando su con il naso.
“Non saprei... forse potremmo chiedere aiuto a Kei e Meeme - suggerì Danish pensierosa - In fondo, potrebbero essere interessate anche loro ad avere appeso in cabina un calendario così. Poi, per solidarietà femminile, dovrebbero aiutarci...”
Lady Five stava per dire qualcosa, quando sentirono un rumore di passi cadenzati che si avvicinavano sempre di più.
“Oddio, è lui! - gridò la bionda agitatissima - Presto, nascondiamoci da qualche parte!”
“Nasconderci? Non se ne parla nemmeno! Io devo fare quell'intervista! E devo avere quel contratto firmato, almeno ci devo provare. Ne va del mio posto di lavoro!”
Tirò fuori dalla borsa un block notes e una biro.
“Perché mi guardi così? Io sono vecchio stile, uso ancora penna e taccuino...”
“E chi se ne frega! Sto solo pensando che è meglio che non ti lasci qui da sola... meglio che faccia io le presentazioni...”
“Cos'è, hai paura che mi faccia delle avances, quello? Non ti preoccupare, non sarò così fortunata! E poi per chi mi hai preso, io sono una professionista, mica mi lascio distrarre da certe cose! Piuttosto, perché tu intanto non vai a cercare le due tipe?”
Sì, certo, come no? Dicono tutte così!
“No no, rimango. Hai ragione tu, in fondo sono in buoni rapporti con il capitano, lascia parlare prima me, forse così non ci butta fuoribordo...almeno, non subito!”
Lady Five fece spallucce, consultando i suoi appunti.
“Come vuoi.”
In quel momento, la porta si spalancò ed entrò Lui, in tutto la sua maestosa imponenza. Certo che trovarselo davanti in carne e ossa era ben diverso che immaginarselo soltanto.
Le due ammutolirono all'istante. Anche se Danish avrebbe dovuto ormai essere abituata a certi spettacoli, si ritrovò lo stesso, come tutte le altre volte, con la salivazione azzerata, le guance color porpora, il respiro corto e il cuore in gola.
Harlock, intanto, non aspettando di trovare gente nella sua cabina, aveva estratto con una rapidità inquietante la cosmo-gun, puntandola contro le due malcapitate. Poi per fortuna dovette riconoscere la bionda, perché rinfoderò l'arma e sospirò.
“Ancora tu... Sta diventando un'abitudine! Che vuoi stavolta? Ti avverto, non ho nessuna intenzione né di ricevere consigli non richiesti sulla mia vita... privata né di sottopormi a esperimenti culinari!”
Danish si riprese abbastanza in fretta. Come al solito si profuse in una serie interminabile di inchini prima di tentare di parlare.
“Santità... cioè, volevo dire... eccellenza... insomma, capitano... ehm, vorrei presentarle una mia amica... una famosa giornalista...”
Solo allora Harlock sembrò accorgersi dell'altra. La squadrò con aria leggermente disgustata.
“Io ODIO i giornalisti!”
Oh, no, cominciamo bene!
“No, ma lei non si occupa di cronaca nera o giudiziaria, ma di …. costume e attualità! Vorrebbe farle un'intervista in esclusiva per Spaziopolitan... se lei è d'accordo, si intende, altezza!”
“Spazioche? Mai sentito!”
Danish guardò Lady Five per spingerla a dire qualcosa lei.
Ma quella era completamente in bambola. Fissava Harlock con gli occhi e la bocca spalancati, sembrava anche aver smesso di respirare.
La bionda le diede una gomitata.
“Avanti, dì qualcosa, no? - le sussurrò a denti stretti - Così sembri una deficiente!”
Intanto Harlock si era seduto in poltrona, si era versato del vino in uno dei calici e osservava le due con aria vagamente ironica.
La battaglia non sembrava averlo nemmeno scalfito.
Finalmente la rossa parve ritrovare il dono della favella. Si schiarì la voce e nascose il viso paonazzo dietro il suo taccuino.
“Sì, ecco... solo poche domande. Sono 100 anni che vaga per l'Universo. Non è stufo? Non ha mai pensato di cambiare vita? Non ha un piano B? Mai pensato di darsi, che so, alla botanica, come mi risulta qualcuno le abbia suggerito?”
Mentre quella sparava domande a raffica, senza nemmeno prendere fiato e soprattutto senza lasciare spazio per le risposte, Danish notò con orrore che l'espressione del Capitano era sempre più irritata. Egli bevve un lungo sorso dal calice e poi inaspettatamente rispose.
"No, no, no, e no." Fece una pausa e poi riprese "Altre domande?" 
“...ehm.. non ha mai pensato di fare un business della Dark Matter? Non solo le nostre lettrici, ma miliardi di donne in tutto l'Universo sarebbero mooolto interessate alle sue proprietà anti-aging! Dovrebbe farla brevettare! Diventerebbe ricco sfondato, e in modo onesto!”
Adesso lo sguardo del Capitano faceva davvero paura. Il sopracciglio era inarcato in maniera innaturale, l'occhio era socchiuso a fessura, le labbra erano strette in una smorfia di disprezzo ed i capelli gli fluttuavano intorno al viso sinistramente, avvolti da aloni azzurro-violacei.
Ma Danish non sapeva come fermare l'intervistatrice ormai lanciata.
“Fuori di qui!” sibilò Harlock con una voce terribile.
La bionda prese per un braccio l'amica e fece per trascinarla fuori, profondendosi intanto in mille scuse.
“Fuori? No, non me ne posso andare, non mi ha risposto! E poi c'è un'altra cosa...”
Cavò dalla borsa il famoso contratto, ma Danish glielo strappò di mano.
“Lascia perdere! - le sussurrò - Non vedi che è già furibondo così? Filiamocela finché siamo in tempo!”
“Ma io devo...”
“Basta così - ruggì il capitano - Ho detto fuori!”
Le due tapine si ritrovarono in un amen nel corridoio. Con l'incubo di essere intercettate da Yattaran.
Lady Five era depressa.
“E adesso?”
“Bella figura mi hai fatto fare! Ma come ti sono venute in mente delle domande così cretine?”
“Le ho concordate prima con il direttore - ribatté l'altra offesa - E ora sono senza intervista e senza calendario! Quella strega appenderà la mia pelle fuori dal suo ufficio!”
“Senti, se vuoi un mio personale consiglio, l'intervista te la puoi inventare! Tanto lo fanno tutti! E non credo che Harlock la leggerà mai o querelerà il giornale, perché non gliene può fregà de meno! Quanto al calendario... ho un'idea fantastica!”
“E sarebbe?”
“Puoi chiedere a tutte le artiste del fandom di realizzare dei disegni al posto delle foto, uno per mese, ognuna con il suo stile e secondo la propria personale interpretazione*. Sono tutte bravissime! Secondo me è pure meglio. Le foto sono banali! Che ne dici?”
“Danish, sei un genio!”
Lady Five la abbracciò. Pestandole un piede.
"Ouch!" borbottò la bionda mentre di soppiatto tentavano di evitare Yattaran e di recarsi verso...verso...già! Verso dove?? Come avrebbero fatto a tornare sulla Terra?
"Beh? Che ti prende?" le domandò Lady Five vedendola tentennante.
"Ehm...non so come fare a tornare..." confessò candidamente Danish.
"Coooosa?? Io devo essere al giornale puntuale o il mio direttore mi silurerà!" si lamentò la rossa.
Un secondo dopo sentirono la porta dello studio di Harlock aprirsi con un cigolio sinistro. Il Capitano si affacciò tenendo tra le mani un oggetto che Lady Five riconobbe immediatamente.
"La mia macchina fotografica!" gridò, lanciandosi verso l'uomo senza pensarci due volte. Ma, ahimé, inciampò nei suoi piedi e franò addosso ad Harlock. 

Il pirata scosse la testa sconsolato e poi si chinò, porgendo a Lady Five la mano per aiutarla a rialzarsi.
"Harlock, per favore....se non riesco a farti un'intervista decente la mia capa mi eliminerà! Non posso perdere il lavoro!" mormorò la ragazza con gli occhi lucidi.
"Sua Santità, la prego...abbia pietà di noi!" intervenne Danish a sostegno dell'amica.
"Perché non la smetti di darmi dei titoli?" disse il capitano con espressione imbronciata. Poi fece cenno alle due disgraziate di avvicinarsi a lui.
"Un selfie sarà più che sufficiente!" proclamò in tono solenne."Mettiamoci accanto al tavolo..." concluse, trascinando le due al centro della stanza.

Click! Il lampo del flash scattò, abbagliando le due tapine.

"Non ci vedo più!" borbottò Danish.
"Nemmeno io!" le fece eco l'altra.
A tentoni la prima si spostò lungo la scrivania e maldestramente fece cadere a terra qualcosa. Si udì un rumore di tasti e di plastica che andava in mille pezzi.
Finalmente a Danish ritornò la vista e con orrore si accorse che sul pavimento giaceva esanime la sua preziosissima Holly.
"Nooo! La mia calcolatrice!! Come farò ora!!"
In un angolo della stanza Lady Five si sfregava gli occhi e guardava tristemente la sua macchina fotografica: "E' rotta! Ora non potrò dimostrare di aver intervistato Harlock!!"
Le due si guardarono per un lungo istante senza parlare.
"Forse è meglio non raccontare ai giornali questa storia..." esordì Danish.
"Credo che tu abbia ragione. Non ci crederebbe nessuno - annuì Lady Five - E' meglio che me ne torni a casa!". Così dicendo imboccò la porta, salutando l'amica.
"Attenta ai grad..." iniziò a dire Danish
SPATAPAM!!
"Tutto a posto?" chiese preoccupata la bionda.
"Vai tranquilla! - rispose la rossa sistemandosi i capelli - Senti... non è che mi daresti la tua ricetta della pizza con lo stracchino... magari la prossima volta mi andrà meglio!”
Non credo proprio, sei troppo imbranata!
“D'accordo, ma adesso non ho tempo di scrivertela. Te la mando domani via mail.”
Fossi scema!
“Grazie, sei un'amica! ”

****


Ringrazio di cuore Lady Five per aver accettato di partecipare a quest'avventura!

* Cogliamo l'occasione per caldeggiare davvero l'iniziativa (nella realtà l'idea è stata di Angelfire e delle Capitane Coraggiose), visto che qui bazzicano delle bravissime artiste. Ragazze, scatenate le vostre fantasie peggiori e rendeteci tutte molto felici! 


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Capitolo 5
*** FINE ***


fine
Chiedo umilmente scusa alle amiche che avevo già contattato per scrivere insieme altri capitoli di questa storia ma purtroppo il tempo è tiranno e non posso dedicarmi come vorrei alla stesura di nuovi "incontri". Per cui termino qui questi meeting virtuali con il capitano. Chissà, magari in futuro riuscirò ancora a tornare sull'Arcadia. Ringrazio nuovamente le amiche che hanno collaborato a scrivere i capitoli precedenti, ed ora godetevi, se vi va, il finale.



Era ormai pomeriggio inoltrato quando Danish chiuse a chiave la porta dell'ufficio e si infilò in auto per tornarsene a casa. Finalmente in ferie!! Il Natale stava arrivando e non vedeva l'ora di trascorrerlo insieme ai suoi cari in santa pace e serenità.
Mentre era in auto pensò che doveva ancora comprare qualche cosuccia da regalare a parenti e amici. Pensò bene quindi di dirigersi presso il più vicino centro commerciale.
Imboccò la tangenziale e schizzò a velocità supersonica come se la sua auto fosse alimentata a dark matter.
Peccato che rimase puntualmente imbottigliata nel traffico caotico.

"Ma porc...ma ti pare possibile che debba perdere tutto questo tempo  bloccata in strada??"

E le coda pareva non avere mai fine...chilometri e chilometri di auto strombazzanti che si muovevano a passo d'uomo.

"Ok, ho capito. Torno a casa" sbottò la donna in preda ad una rabbia lancinante. E così, detto fatto, al primo svincolo sgattaiolò fuori dalla  strada imboccando una via secondaria.
Percorse alcuni chilometri immersa nei suoi pensieri, finché ad un certo punto si accorse di essersi persa.

"Se qui ci fosse stata Jose, mi avrebbe già presa a scappellotti sulla testa. Se invece ci fosse stata Mamie mi avrebbe infilato in bocca un biscotto dicendomi che così mi sarei concentrata meglio e avrei ritrovato la strada. Se invece ci fosse stata Lady Five...sicuramente saremmo finite in qualche strada senza uscita...." 

Mentre parlava da sola come un'allucinata cercò delle indicazioni per tornare verso casa e finalmente sembrò prendere la giusta direzione ma nel frattempo era già tramontato il sole. Ovviamente la sua auto, essendo un tantino datata, non era provvista di navigatore satellitare.

"La prossima volta che vado sull'Arcadia devo chiedere a Yattaran di farmi un Tom-tom per questa carriola!" borbottò, aguzzando la vista per leggere i cartelli.
Pensando alle sue avventure su quella nave le tornò il sorriso. "Chissà se a bordo festeggeranno il Natale?!"

Dopo una decina di chilometri finalmente giunse alla meta.
Ritirò l'auto in garage e si avviò verso la porta d'ingresso. Era ormai buio e l'aria era freschetta per cui si sbrigò a togliere l'allarme e ad entrare in casa. Il camino era acceso e scoppiettante e questo bastò a rasserenarla. Abbandonò le scarpe e si tolse il cappotto che appese sull'appendiabiti. Poi si avviò al frigorifero per decidere cosa cucinarsi per cena. La desolazione dei ripiani la fece piombare nella depressione totale. Va be' che quella sera marito e prole erano usciti a cena, ma almeno le avessero lasciato una busta di affettato!! 

"Finirà che ordinerò una pizza...." borbottò a denti stretti. Poi si ricordò dell'effetto che aveva avuto ultimamente su di lei quel gustoso alimento. "A ben pensarci è da un po' che non vengo scaraventata sull'Arcadia...o giù dall'Arcadia...quindi  non ho nulla da perdere...anzi, potrei vedere con i miei occhi se festeggiano anche loro!"

Prese il menù della pizzeria e cominciò a scorrere le varie possibilità. Si andò ad accomodare sul divano del soggiorno ed allungò le gambe, poggiando i piedi su di un piccolo sgabello imbottito e infine  si mise addosso la copertina di pile. Trenta secondi dopo la sua gatta arrivava quatta quatta e si spalmava sulla medesima copertina.

"Beata te che non fai un tubo tutto il giorno, sempre lì sdraiata ai piedi del camino a ronfare beatamente!" le disse con finto tono di rimprovero mentre le accarezzava il morbido mantello. Una volta scelta la pizza si spostò in cucina e compose il numero di telefono ordinando una gigante allo stracchino.
In attesa della consegna si concesse una super doccia rigenerante.
Stava proprio infilandosi l'accappatoio quando Improvvisamente udì un tonfo sordo ed una serie di strani grugniti provenire dal salotto. Danish si irrigidì e così pure la gatta (che ovviamente la stava attendendo in bagno) la quale  cominciò a soffiare con il pelo irto sulla schiena.

"Hai sentito?" chiese alla felina.
"Mieoww!" rispose questa.

Danish si avvicinò lentamente alla porta e la aprì con cautela. Si affacciò appena, quel tanto che  bastò a vedere una nuvola di fumo nero invadere  completamente il suo soggiorno.
Lo sportello del caminetto era aperto, il fuoco era spento e la fuliggine stava cadendo copiosamente dalla canna fumaria. Ancora non capiva  cosa stesse succedendo dato che fumo e cenere svolazzavano per tutta la stanza impedendole di vedere bene. Riuscì a distinguere solo una massa rotonda e scura ai piedi del caminetto.

"Babbo Natale?" domandò ad alta voce, più a sé stessa che all'intruso.

"Che tu sia dannato!" imprecò una voce maschile.

Danish sentì le gambe diventarle di burro.

"Aspetta che torno e poi vedi!" continuò l'uomo.

Danish sentì tutto il suo corpo diventare di burro e la mascella caderle mentre vedeva la massa rotonda e scura alzarsi dal pavimento e diventare una figura alta, slanciata e mantellata, avvolta da nubi cupe che non erano evidentemente di nobile dark matter ma pura fuliggine da combustione.

L'uomo si scrollò la cenere di dosso con gesti eleganti e raffinati, poi salutò la donna con il classico ed inconfondibile gesto militare.

"Bentrovata, Danish!"

"Maestà! Cioè...Harlock!" gridò la donna con voce stridula.

"Miiiiieoooowww" le fece eco la gatta, fiondandosi alle caviglie dell'uomo per fargli le fusa.

"Ma..ma tu sei sceso dal camino..."  farfugliò la donna guardandosi intorno.

"Lascia che torni sull'Arcadia e poi farò i conti con Yattaran. Non ha mai sbagliato le coordinate prima d'ora. Avrei dovuto materializzarmi sul divano...non all'interno della canna fumaria..."

Danish rimase in estasiato silenzio a guardarlo. Harlock era in casa sua, davanti a lei in tutta il suo magnificente splendore. Aveva i capelli pieni di cenere e la faccia sporca della medesima ma era comunque uno strafigo spaziale.
La gatta, dato che la padrona era completamente partita col cervello, si mise a miagolare a squarciagola, nel tentativo di farla uscire dal coma.

"Credo che abbia fame..." disse Harlock indicando la bestiola che continuava imperterrita a strillare. Voltò sui tacchi e si diresse verso la cucina dove trovò una scatoletta di bocconcini teneri e succosi. Estrasse la cosmo dragoon e fece per sparare al coperchio quando Danish, ripresasi improvvisamente, gli si fiondò sul braccio per fermarlo. Harlock le rivolse uno sguardo interrogativo.

"Basta tirare l'anello!" disse mentre apriva la scatoletta e versava il contenuto nella ciotola.

"Era uno scherzo..." si giustificò Harlock riponendo l'arma.

"Se non ti avessi fermato avresti sparso cibo per gatti ovunque!" brontolò Danish. "Guarda il mio salotto...è tutto sporco di cenere..." piagnucolò, facendo una panoramica con lo sguardo della stanza accanto. Di colpo l'espressione della donna cambiò.

Negli istanti successivi il leggendario pirata dello spazio si trovò in mano un aspirapolvere con un'infinità di accessori e Danish accanto che gli spiegava come usarlo.
"Va bene, ho capito!" sbottò Harlock cominciando a passare la spazzola sul tappeto.

Mezz'ora dopo suonarono al campanello.
Danish che, mentre Harlock passava l'aspirapolvere e riaccendeva il camino, si era andata a vestire e pettinare andò alla porta a ritirare la pizza che aveva ordinato.
Rientrò in casa avvolta dai gustosi aromi di pomodoro e mozzarella e appoggiò la ricca cena sul tavolo.
Poi si bloccò improvvisamente, come se fosse diventata di marmo.

"Che succede?" domandò Harlock vedendola sbiancare.

"Ehm...maestà...io vorrei invitarvi a cena ma...ho solo questa in casa..." disse timorosa. Non sapeva se Harlock gradisse o meno la pizza, poi pensò che sicuramente era meglio delle famigerate prelibatezze culinarie di Masu.

"Andrà benissimo." rispose lui sorridendo. Nel medesimo istante vide Danish levitare e pensò che doveva essere proprio una creatura stramba. Evidentemente l'uomo non aveva la minima idea dell'effetto che potesse avere un suo sorriso su una donna.
Si ricompose e riassunse la sua solita espressione accigliata. Puntualmente Danish toccò terra e tagliò la pizza a spicchi.
Avrebbe voluto tirar fuori il servizio bello, i bicchieri di cristallo e le posate d'argento....ma il suo cervello in quel momento era in pappa. Difatti prese piatti, bicchieri  e tovaglioli di carta. Di posate manco a parlarne.

Il capitano non sembrò farci caso ma quando lei estrasse dal frigorifero una bottiglia di birra lui storse impercettibilmente il naso.

"so che preferisci il vino...ma non ne ho in casa in questo momento..." disse Danish con le lacrime agli occhi. Ma porco cane, pensò, una buona volta che ho il Capitano a cena non ho nulla in casa da offrirgli!! Che figuraccia!!

Harlock stappò con grazia la bottiglia di birra e ne versò prima per Danish e poi per sé. Sollevò tra le sue dita affusolate il bicchiere di plastica invitando la donna a fare lo stesso.

"Andrà bene lo stesso. Alla nostra!" disse con voce calda e suadente. Si sforzò di non sorridere, prima che la sua commensale levitasse un'altra volta e cominciasse a svolazzare per tutta la casa. Gli bastavano già i voli di Mimeh sull'Arcadia.
Per i seguenti venti minuti calò un religioso silenzio.

"Sei sola in casa?" domandò l'uomo ad un certo punto.

"In che senso?" chiese Danish.

"Nessuna delle tue amiche nei dintorni?"

"No per fortun..ehm...cioè...sai qui si festeggia il Natale e in questo periodo noi mamme e donne siamo un po' prese con i preparativi!" si affrettò a rispondere.

"Giusto. Anche noi sull'Arcadia festeggiamo...ed è proprio per questo che sono qui." rispose Harlock con espressione enigmatica.

"Che intendi dire?" domandò Danish, ripresasi improvvisamente dallo stato catatonico in cui piombava ogni volta che incrociava lo sguardo del tenebroso pirata. Ma prima che lui potesse fiatare lei riprese "Ah, ho capito!! Vuoi fare un regalo a Kei per dirle che la ami alla follia e vuoi un consiglio da me!"

"N..no...veramente io..."

"Non ti devi giustificare! Io lo so che il tuo cuore batte per lei! E ti do'pienamente ragione!" continuò Danish mentre lampi di estasi brillavano nei suoi occhi. "E' perfetta per te, è la donna giusta! Ho scritto pure una fan fiction su di voi!"

"Più di una." puntualizzò Harlock.

"Si, hai ragione! Lo so, come scrittrice sono un po' monotematica...ma che posso farci se da piccola mi identificavo in lei e sognavo di essere al tuo fianco e combattere con te contro le mazoniane?"

"interessante..." disse quasi sottovoce l'uomo.

Danish a quelle parole arrossì e perse il controllo delle labbra che si aprirono in un sorriso ebete.

"In realtà io sono qui per un altro motivo." riprese Harlock. "Dato che si avvicina il Natale, ho deciso di farti un regalo."

"Uh...t-tu hai portato un regalo per me?" balbettò la donna sgranando gli occhi.

"Più o meno" rispose cripticamente il Capitano. 

"e...posso sapere in cosa consiste...?" disse Danish richiudendosi la mascella con la mano.

"Ho chiesto a Yattaran di teletrasportarmi qui in modo che avessimo del tempo per chiacchierare in santa pace, senza rompiscatole intorno. Volevo conoscerti un po' meglio e capire dove trovi l'ispirazione per le storie che scrivi su Efp..."

"E' un onore che tu abbia scelto proprio me, Capitano!" mormorò imbarazzata Danish mentre il cuore le si gonfiava di orgoglio.

"Beh...è ovvio che abbia scelto te..." aggiunse Harlock con espressione enigmatica.

"Gweshie, gweshie mille... non so cosa dire.." aggiunse ancora più impacciata. "Ovviamente hai scelto me perché sono la migliore del fandom..."

"No. L'ho fatto perché sei tu a scrivere questa storia!" rispose serissimo Harlock. Poi bevve un sorso di birra sbirciando di nascosto la reazione della donna. 

"Ah, ecco..mi pareva!" rispose Danish con aria abbattuta.

I due si guardarono un attimo e scoppiarono subito dopo a ridere divertiti.

"Harlock, è una gioia per il mio cuore vederti ridere di gusto, anche per merito mio!"
Danish si alzò e lo invitò a seguirla in soggiorno, davanti al divano. "E dato che la storia la scrivo io, ora tu mi darai un bacio sotto a quello!" ed indicò un rametto di vischio appeso al lampadario del salone.

Harlock le prese la mano ed inchinandosi come un perfetto gentiluomo avvicinò le labbra al dorso della mano, sfiorandolo leggermente.

"Eh no...almeno sulla guancia!" ribatté la donna con finta aria contrariata.

Proprio in quel momento un messaggio intergalattico raggiunse Harlock. Era Yattaran che gli comunicava che il suo tempo era scaduto e che a breve lo avrebbe fatto rientrare sull'Arcadia.

L'uomo sospirò e si avvicinò a Danish che dal suo metro e sessanta di altezza doveva stare in punta di piedi per riuscire ad arrivargli almeno alle spalle.
Con innata eleganza, allungando un piede, Harlock avvicinò lo sgabello imbottito che stava ai bordi del divano e vi fece salire la donna.

"Come la prima volta..." mormorò Danish.

Harlock si avvicinò alla sua guancia con le labbra protese in avanti.
Questa volta Danish fu più veloce e con un rapido movimento girò il viso verso di lui protendendo le proprie e stampandogli un amichevole bacio a ventosa.

Due secondi dopo la figura si smaterializzava davanti ai suoi occhi.

"Buon Natale Harlock!" gridò Danish mentre le particelle si dissolvevano lentamente nella stanza.

Pochi istanti dopo la porta di casa si apriva e comparivano marito e prole che rientravano allegri e sereni dalla loro cena. Danish corse loro incontro per abbracciarli e baciarli.
Sognare il proprio eroe d'infanzia è bellissimo, ma niente avrebbe mai potuto sostituire il calore e la gioia che le davano i suoi cari.
Li guardò mentre si infilavano in salotto davanti al camino e giocavano con la gatta stropicciandole il pelo mentre lei stava al gioco e fingeva di arrabbiarsi.
Guardò fuori dalla finestra e le parve di vedere nel cielo una luce allontanarsi velocemente verso lo spazio sconfinato.

Buon Natale Capitano e Buon Natale a tutti voi, amici e amiche di Efp. <3

















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