Era una giornata di fine primavera,
soleggiata e tranquilla come tante altre e Danish se ne stava
spaparanzata sul divano del suo ufficio, sorseggiando un tè
caldo e mangiando qualche pasticcino che le aveva portato in dono Jose
dall'Inghilterra.
L'amica, dopo l'allucinazione dovuta alla pizza che avevano consumato
insieme, se n'era tornata nel Regno Unito con lo stomaco sottosopra,
giurando e spergiurando che non avrebbe mai più assaggiato nulla
che fosse cucinato da Danish. E in effetti aveva tutte le ragioni, la
bionda non era una cima in cucina.
Eppure io non sono ancora convinta che fosse un'illusione...ricordo
perfettamente ogni particolare: le labbra di Harlock, il mantello di
Harlock, la cabina di Harlock...la voce di Harlock che ordina a
Yattaran di disfarsi di noi due....Sarà, ma voglio riprovare a
fare i calcoli con Holly e vedere se riesco a tornare là! Si
ripeteva mentalmente Danish mentre appoggiava la tazzina sulla
scrivania e cominciava a calcolare l'IMU e la TASI di Jose. Tikkete
Takkete e tikkete e takkete...niente.
Uff...riproviamo : rendita per coefficiente...tikkete. Moltiplicato per
aliquota...takkete. Diviso due...tikkete...e...niente! Ma
perché?? Sono sicura di aver ripetuto esattamente i gesti
che ho fatto l'altro giorno!! Danish cominciava a rendersi conto
che forse avevano davvero sognato tutto e che l'Arcadia non l'avevano
vista manco di striscio quando, all'improvviso, suonarono il
campanello. La donna si alzò un po' contrariata perché
era stata disturbata nel bel mezzo delle sue folli elucubrazioni
mentali. Aprì la porta e si trovò davanti una signora
bruna, bassina, rotondetta, con un paio di occhiali dietro cui
spuntavano due occhi azzurro cielo dall’aria un po’
smarrita, che aveva in una mano un plico di carta da cui spuntavano
documenti vari, mentre con l'altra reggeva un cestino di vimini da
pic-nic.
"Buongiorno Danish!" disse la donna, sfoggiando uno splendido sorriso.
"Sono ancora in tempo per fare il 730?" domandò con aria
lievemente imbarazzata.
"Certo Mamie, entra pure!" rispose facendole cenno di
accomodarsi. "Ti prego accomodati, stavo bevendo un tè con i
pasticcini che mi ha portato Jose dall'Inghilterra. Vuoi approfittare?"
"Ma certo!" rispose l'altra andando a sedersi alla scrivania. Mentre
Mamie sorseggiava il suo tè, così, per caso, le venne
spontanea una domanda:" Danish, ho saputo proprio da Jose che le hai
calcolato l'IMU...e...ehm...hai ottenuto risultati...come
dire...davvero professionali. E quindi volevo farmela calcolare
anch'io!"
"Toh, guarda che coincidenza!" Esclamò Danish con finta aria
sorpresa. "Ti ha detto anche che abbiamo mangiato la pizza con
stracchino e acciughe?"
"Sì. Infatti...ehm...mi sono permessa di portarti in dono un po'
di pasta per pizza...con dell'ottimo stracchino che si produce dalle
mie parti." rispose Mamie sorridendo.
"Ho capito....vado ad accendere il forno. Tu intanto tira fuori le
carte che diamo un'occhiata alla tua dichiarazione dei redditi.
Però non prometto nulla, eh!" disse, riferendosi alla
possibilità di un nuovo viaggio spazio-temporale attraverso il
portale pizza.
Qui le voci corrono! Se proseguiamo di questo passo tra poco lì
fuori ci saranno anche Lady Five, Nausicaa, Dea Bastet, Harlocked,
Angelfire, Innominetuo, Targaryen, Serendipity, Claras e tutte le altre
che, data la mia veneranda età, in questo momento non ricordo.
Pensò Danish con un filo di preoccupazione. E poi non è
detto che riesca ancora ad arrivare all'Arcadia...mannaggia
mannaggia!! Poi cominciò a smanettare col termostato del
forno, cercando di impostare la giusta temperatura, mentre, nell'altra
stanza, Mamie aveva preso ad impastare la pasta per pizza e a condirla
con gli ingredienti che aveva scelto personalmente. La donna si
intendeva parecchio di cucina che lei stessa definiva un'arte. Le
piaceva cucinare piatti esotici e curiosi, tuttavia la pizza non era
proprio il suo forte… Ogni volta che la infornava piena di
trepidazione otteneva risultati… ehm… singolari. Potrei
aggiungere del radicchio rosso trevigiano, pensava intanto
frugando nel suo fornitissimo cestino, oppure delle fettine di cipolla
di tropea… no, forse la cipolla non è adatta…
lascia l’alito pesante! Non sia mai che si dovessero presentare
sull’arcadia con un’aura maleodorante (va bene che forse la
ciurma poteva scambiarla per eau de ognon n.5, ma il Capitano aveva il
naso fino, quello sì, e, dati i precedenti, non era proprio il
caso di irritarlo).Meglio l’origano siciliano che ho portato a
casa dal mio ultimo viaggio. Profuma di sole e risveglierebbe anche un
morto… A proposito, credo che aggiungerò qualche foglia
di sedano… con lo stracchino ci sta bene e poi… hai visto
mai? Magari aiuta!
Intanto Danish stava facendo i suoi piani. Scommetto che se riuscissimo
a tornare sull'Arcadia, Mamie sarebbe in grado di cucinare una cena
eccezionale, da far girare la testa ad Harlock e fargli sciogliere i
cubetti di ghiaccio che ha nelle mutande. Persino Masu avrebbe da
imparare da lei!
"Danish! La pizza è pronta da infornare!" la chiamò Mamie
dall'altra stanza. La ragioniera si avviò e, mentre camminava
per raggiungere l'amica, il suo olfatto fu rapito dall'intenso aroma di
pomodoro e origano che aleggiava nell'aria. "Mamma mia che profumo!"
disse, mentre raggiunta la tavola si accingeva ad infilare poco
aggraziatamente un dito nella rotonda bontà. "Mhhhhh! che
delizia! Senti che morbidezza questo formaggio! Assaggia anche tu,
Mamie!" L'amica fece lo stesso gesto e per un attimo entrambe si
persero tra gli aromi e i sapori del piatto più conosciuto nel
mondo...anzi, esageriamo, nell'universo!
"Ehi, voi due!!" gracchiò improvvisamente una voce alle loro
spalle."Che state facendo,eh?? Come vi permettete di mettere le vostre
ditacce nella cena del Capitano?!"
Mamie e Danish si voltarono contemporaneamente, mentre sentivano scorrere brividi di terrore lungo la schiena.
"Ma...Masu-san??" balbettarono all’unisono. Danish guardò
Mamie sul cui viso si era dipinto un sorriso a trentotto denti:
trentadue quelli ordinari più altri sei spuntati apposta per
fermare gli angoli della bocca che altrimenti le avrebbe fatto il giro
completo della testa. Erano sull’Arcadia ma, anziché
finire in dispensa, erano approdate direttamente nel regno proibito di
Masu.
"Che ci fate nella mia cucina?" Domandò ancora la donna,
roteando una mannaia sopra la testa."Si, dico a te biondina! E' la
terza volta che sali su questa nave senza essere invitata! Pensa cosa
potrebbe accadere ora, se il capitano sapesse che sei ancora qui! Non
ti è bastata essere scaraventata nel vuoto??" Poi aguzzò
la vista e si voltò verso l'altra clandestina. "E la tua amica
chi è?" La cuoca le si avvicinò con fare minaccioso
e la studiò da capo a piedi, sistemandosi ogni tanto gli
occhiali sul naso.
"Si chiama Mamie, Chef Masu!" rispose prontamente Danish. "E' una
vostra collega!" aggiunse mentre vedeva la lama del coltello girare
pericolosamente.
"Ah, davvero?" disse l'anziana donna con espressione incuriosita sul
viso. "E che sapresti fare? Hai mai partecipato a Speis Masterscef?"
Mamie indietreggiò per evitare che la lama affilata che Masu
continuava a rotearle minacciosamente sotto al naso potesse ferirla
gravemente. Poi si fermò e, nel momento stesso in cui si accorse
di avere con sé il suo cestino da pic-nic contenente ingredienti
prelibati, decise in un lampo che doveva approfittare di
quell'occasione per far colpo sul Capitano.
“Mi trovo veramente davanti a Masu-san? La vincitrice del
prestigioso Space Masterchef?” chiese in tono ammirato
profondendosi in inchini. “Quale onore, signora Masu. Lei
è il mio mito, il mio faro, la mia guida spirituale, la sola,
l’unica cuoca che sia in grado di cucinare per questo branco di
rozzi pirati e per il loro ineguagliabile Capitano!”.
La vecchietta, leggermente addolcita da quella tirata, abbassò
momentaneamente i coltelli e guardò la nuova arrivata da sotto
in su.
“E così tu sapresti cucinare?” chiese con diffidenza.
“Oh, Masu-san, è la mia passione! La prego, mi metta alla prova. Una volta sola!”
Forse fu l’espressione da cagnolino adorante di Mamie, o
più probabilmente il sollievo per aver trovato una sguattera a
buon mercato, che le fece prendere in considerazione l’idea.
“Be’, be’… devo giusto cucinare una cena
speciale per il Capitano, sono giorni che è così
indaffarato che non si siede neanche a tavola. Potresti darmi una
mano”.
“Sì!” Mamie non poté trattenersi dal fare
letteralmente un salto di gioia, cercando di ricomporsi subito dopo.
“Sono ai suoi ordini, Masu-san” rispose.
“Ehi, e io?” protestò Danish.
“Tu, cosa?”
“Non è giusto. Tu cucini per il capitano e io che
faccio?... Be’, vuol dire che farò la cameriera!”
propose Danish illuminandosi tutta all’idea geniale che aveva
avuto.
Mamie si rabbuiò. Fare la cameriera voleva dire entrare e uscire
da quell’agognata cabina per tutta la durata della cena, mentre
le cuoche se ne sarebbero state in cucina. Mannaggia, perché non
aveva avuto anche lei la stessa idea? Si consolò pensando che
magari, chissà, se avesse gradito, forse Harlock avrebbe fatto i
complimenti allo chef (eh, era assai improbabile che il musone, pardon,
che una persona così seria si lanciasse in un
apprezzamento del genere, ma la speranza è sempre l’ultima
a morire come si dice!).
Intanto la signora Masu aveva cominciato a trafficare con un vetusto
librone tutto unto e inzaccherato, facendolo vedere alle due donne.
“Devo preparare una cena tradizionale giapponese” disse. “Spero che sarete all’altezza”.
Oddio pensò Mamie cercando disperatamente di ricordare tutto
quello che sapeva di cucina giapponese. Una sola gaffe e sarebbe
sicuramente finita affettata dall’intransigente cuoca. Tuttavia
fece buon viso a cattivo gioco e si avvicinò cercando di
inalberare l’aria più competente che avesse mai sfoggiato
in una cucina. Danish invece se ne stette zitta perché, se era
una schiappa a cucinare piatti italiani, figuriamoci quelli giapponesi
di cui non sapeva un tubo. Ma per fortuna a lei sarebbe toccato solo di
servire le pietanze al capitano! Le balenò improvvisamente
un’idea in testa, ma la voce acuta di Masu la riportò alla
realtà.
“Cominceremo con un sashimi di orata, branzino e salmone”
cominciò la cuoca indicando a Mamie il pesce già pulito e
pronto per essere sfilettato.
Panico. I filetti di pesce non le riuscivano mai regolari. “Ehm,
io mi occuperei di sagomare le verdure” propose Mamie: “ So
fare dei bellissimi fiori di daikon ”.
Danish sbarrò gli occhi domandandosi che diavoleria potessero essere quei fiori. E se fossero stati allucinogeni?
Masu grugnì guardandole male, ma continuò
imperterrita: “Proseguiremo quindi con del Katsuo no
tataki”, tonnetto scottato con porro e zenzero tradusse
mentalmente Mamie, meno male, questo lo so fare e poi lo zenzero fa
bene .
Danish invece brancolava nel buio totale non avendo la minima idea di
che cosa stesse parlando Masu. Tataki…uhm…l’ho
già sentito..,ah si! E’ quel materasso che si usa nel
wrestilng!!Ma che vorrà farci con un tappeto? Boh…
Tornò ad osservare le due cuoche alle prese con i preparativi
dei piatti.
“E poi tenpura” continuò imperterrita la signora
Masu. Più facile no, eh? Pensava Mamie mordendosi la lingua per
non mandare esclamazioni inopportune. “Quindi sunomono”
insalata di cetrioli, posso farcela. “Posso proporre anche delle
vongole al sakè e, per finire un misoshiro con
tofu?” finì di suggerire Mamie sudando freddo. La signora
Masu la guardò severamente, poi concesse: “Perché
no?”. Mamie si stava già risollevando quando la cuoca
chiese a bruciapelo: “E da bere?”.
Acc. E adesso che faccio? Pensò disperatamente Mamie. Mica poteva servire il sashimi col barolo!
“Ehm… forse… tè verde e tè al gelsomino?”
Questa volta la cuoca la guardò con palese disapprovazione.
Anche Danish che non ci capiva un’acca la guardò basita, scuotendo la testa.
“Stiamo parlando del Capitano, hai presente?” le disse Masu
con tono condiscendente. “Ci vuole dell’alcool, senza
contare che se c’è anche Meeme beve solo quello”.
Meeme! Come aveva potuto dimenticarsi della bella aliena, la sua
preferita? Certo l’emozione faceva brutti scherzi. Cosa sarebbe
potuto piacere a Meeme? Cominciò a pensare freneticamente.
“Un momento!” si intromise Danish alla quale era venuto un
improvviso attacco di orticaria. “Chi ha detto che ci sarà
Meeme?”
“Beh, qualcuno dovrà pur aiutare il Capitano a mangiare
tutto questo ben di dio!” rispose Mamie indicando la notevole
quantità di ingredienti che Masu stava allineando sul bancone da
cucina.
“E perché non Kei? E’ giapponese e in quanto tale
saprà apprezzare meglio i vostri capolavori culinari!”
Affermò Danish , continuando a grattarsi le braccia con
nervosismo.
“Piantatela vecchie cornacchie! Sarà il Capitano a
decidere chi invitare!” Le riprese Masu estraendo una mannaia dal
cassetto e abbattendola con forza su un tagliere.
Le due scattarono sull’attenti, con tanto di goccia di sudore che scendeva lungo la tempia.
“Allora… ehm…” farfugliò Mamie,
tornando all’argomento alcool “saké di riso,
saké di prugne, rugiada di rose, grappa di bambù….
Ehm” stava impappinandosi, poi le venne
l’illuminazione. Vino da pesce! Quindi ricominciò a
snocciolare: “Pinot Bianco, Chardonnay, Tokaj,
Champagne…” Alla decima proposta la signora Masu
sbuffò: “Va bene, va bene, ho capito! Ora mettiti al
lavoro!”
“Signorsì Signora!” Mamie riscattò
sull’attenti cercando invano di sbattere i tacchi delle sue
scarpe da tennis.
“Nel frattempo, tu, Danish, vai dal capitano e digli che gli
stiamo preparando una cena con tema a sorpresa!” Ordinò
Masu, indicando la porta con la mannaia.
Danish scattò come una molla verso l’uscita, sperando di
non incrociare Yattaran lungo i corridoi. Aveva ancora un piccolo
doloretto al fianco sinistro per il modo brusco in cui, l’ultima
volta, il pirata l’aveva afferrata per la vita prima di
depositarla sul trampolino sospeso nel vuoto. Se mi becca ancora in
giro stavolta è capace di spedirmi fuori senza chiedere
consiglio ad Harlock. Svoltò a sinistra e… detto fatto,
vide in fondo al percorso Yattaran che si avvicinava con incedere
minaccioso.
“Di nuovo qui, tappetta?” la apostrofò il pirata
“Non ne hai avuto abbastanza? Vuoi sfidare la magnanimità
del Capitano??”
Tappetta a me? Non ti rispondo solo perché nel film ti hanno
fatto grande e grosso come un armadio! Ma ricorda che nel manga e
nell’anime, eri alto la metà di me! Pensò Danish
accigliandosi. “È la signora Masu che mi sta mandando da
lui!” rispose invece con diplomazia. ”Sta preparando una
cena speciale e vuole che io l’avverta!”
“Ah, davvero? E quale occasione ci sarebbe da festeggiare?”
ribatté l’uomo, facendosi sempre più minaccioso.
“Ehm..uhm..domandalo direttamente a lei. L’idea è
stata sua!” rispose Danish oltrepassandolo a passo lesto,
sperando di farla franca.
L’Arcadia era però una nave piena di insidie per chi non
la conosceva a fondo, i suoi corridoi si intersecavano continuamente, e
la penombra in cui erano sempre avvolti non facilitava certo il senso
dell’orientamento di Danish. Infatti dopo un bel quarto
d’ora di girovagare non sapeva più da che parte fosse la
cabina di Harlock. Una lama di luce a metà corridoio
attirò la sua attenzione. Si avvicinò sperando di trovare
qualcuno che potesse darle un’indicazione. Sentiva dei bisbiglii
provenire dall’interno e così decise che doveva entrare a
chiedere aiuto. Appena arrivata sulla soglia di rese conto con stupore
e trepidazione di essere giunta alla famigerata “sala del
computer”, il cuore della nave.
“Amico mio…”
Poffarbacco! E’ Harlock che parla con Tochiro! Pensò
Danish mentre quatta quatta cercava di avvicinarsi per vedere meglio.
“Il nostro viaggio è quasi….”
Spatasgnak!! Danish aveva inciampato in uno dei tanti condotti
che passavano sul pavimento ed era caduta a terra, trascinando con
sé diversi metri di tubi (di cui non capiva
l’utilità né perché stessero a mezza
altezza), producendo un frastuono infernale.
“Che succede? Chi è là?” domandò Harlock con voce tonante, sguainando la spada laser.
“Maestà, sono io! Non sparate!” strillò Danish in panico totale.
Si sentì uno sbuffo plateale. “Ancora tu? Ma non dovevamo
vederci più?” sbottò Harlock stizzito.
“Perdonatemi…non volevo disturbare il vostro
momento…ehm…privato!” si giustificò Danish,
rotolando sul pavimento ancora avvolta nei tubi metallici fino a
raggiungere i piedi del Capitano.
“Ormai sei qui.” Rispose con la voce leggermente addolcita.
Spostò il mantello con il suo solito gesto scenografico e si
inginocchiò per aiutare la poveraccia a liberarsi dal groviglio
in cui era finita. Danish giurò di aver visto un mezzo sorriso
divertito sfuggirgli dalle labbra ma lui prontamente lo celò
dietro al bavero.
Appena la disgraziata si fu rimessa in piedi, Il Capitano la guardò serio, incrociando le braccia al petto.
“Dunque..?”
“Sorvoliamo del perché…ehm… io sia tornata
ancora qui…” disse in tono mesto la donna
“…mi manda Masu per dirvi che questa sera cucinerà
dei piatti speciali per voi e li servirà direttamente nella
vostra cabina…”
“E per quale motivo?” domandò incuriosito
Harlock. “Sa che in questo periodo non ho tempo da dedicare al
cibo.”
“Proprio per questo! Lei dice che siete troppo magro!”
Danish disse la prima cosa che le venne in mente.”E quindi
vorrebbe che vi prendeste una pausa di qualche ora… gustando i
suoi manicaretti e quelli di Mamie!”
Harlock alzò il sopraciglio buono. “E scommetto che Mamie è una tua amica!”
“Sì! E’ quella di ‘Vita quotidiana
sull’Arcadia’, ‘Un uomo e una donna’,
‘Soltanto un uomo’ avete presente?”
“Ho presente. Aggiungerei anche
‘Ikebana’…” rispose il capitano annuendo con
la testa e torcendo il naso, ricordando la figuraccia che aveva fatto
in quell’ultima fan fiction.
“Allora accettate?” domandò a bruciapelo Danish,
sgrandando gli occhi e sbattendo le ciglia come meglio le riuscì.
Poteva Harlock rifiutare? Forse per pietà, forse per togliersela
dalle scatole, Harlock annuì. “E sia. Vai pure a dire a
Masu che staserà degusterò i suoi piatti in cabina!”
“Grazie, grazie mio Sire!” rispose Danish inchinandosi e
indietreggiando in quella posizione fino all’uscita della sala
computer.
Dopo essere rientrata nelle cucine ed aver comunicato il benestare alla
cena del Capitano, le tre si misero all’opera con ulteriore
solerzia. Masu aveva già preparato parecchi dei piatti che
avrebbero servito ad Harlock, Danish si era già messa grembiule
e crestina e Mamie…
Già, dov’era finita Mamie??
La donna, appartata in un angolo con la testa tra le mani, si stava
arrovellando su un problema di altissima importanza. Come, come
trasformare quella specie di cripta gotica in un ambiente sobrio ed
elegante, adatto alla cena così amorosamente cucinata?
Prima di tutto le finestre: andavano assolutamente schermate con delle
tende bianche… se non c’erano le tende si potevano sempre
usare dei lenzuoli, li avrà avuti, il capitano, dei lenzuoli!
Poi il lungo tavolo, anche quello da coprire con una tovaglia bianca
che scendesse fino al pavimento e per sicurezza meglio mettere un paio
di lenzuoli anche sulla sedia e sulla chaise longue. D’accordo,
faceva un po’ effetto imbianchino, ma sempre meglio dello stile
Castello di Otranto. La grande sfera armillare spostata in un angolo in
ombra, in modo da non disturbare l’armonia della composizione. Un
paravento per nascondere il letto? Sarebbe stato perfetto.
Poi sul tavolo avrebbe steso delle strisce di lino rosso che facessero
da sottopiatto. Candele naturalmente, larghe e basse per non disturbare
la vista dei commensali. Hashi laccati, neri, e piatti di ceramica nera
per esaltare il colore delle pietanze. Coppette raku tradizionali e un
ramo di pino disteso sulla tavola come buon augurio (casualmente se
n’era portato uno dietro, sempre nel famoso cestino da pic-nic).
Sì, poteva andare e , detto fatto, le tre Marie passarono
all’azione facendo letteralmente incursione nella cabina di
Harlock quando meno se l’aspettava.
Tirando fuori un’insospettabile attitudine al comando, Mamie
cominciò ad ordinare con piglio deciso le varie modifiche da
fare alla stanza, mentre il Capitano sgranava sgomento il suo unico
occhio nel vedere la sua adorata atmosfera dark trasformata in
un’elegante e minimale apparecchiatura zen. Mamie tuttavia
confidava sul fatto che, liberando l’ambiente da quella certa
atmosfera deprimente, il cibo avrebbe fatto al meglio il suo
effetto… non solo estetico!
“Sa, Capitano, è un enorme emozione aver cucinato per Voi
e per la vostra commensale!” cinguettava Mamie mentre stendeva le
strisce di lino sulla tavola. “Gli ingredienti che abbiamo usato
sono tutti biologici e di ottima qualità!”.
“Quale commensale?” borbottò Harlock con aria
fintamente distratta. Si era seduto sul letto per lasciare campo libero
alle tre donne, anche se gli piangeva il cuore a vedere il suo sancta
sanctorum completamente riarredato. “Non ero stato avvisato
che avrei mangiato in compagnia!”
A Danish, arrampicata sulla scala con un paio di lenzuoli che stava
appuntando ad una vetrata, tornò improvvisamente
l’orticaria.
“Avevo pensato che avreste gradito la compagnia di Meeme! Una
donna della sua classe saprà certo apprezzare la cucina della
Chef Masu alla quale ho dato il mio modestissimo contributo!”
suggerì Mamie avvicinandosi al Capitano.
“E’ ALIENA!!” urlò Danish dalla cima della
scala. “Non può gradire il tatami e il sudoku che avete
cucinato!”
“E poi sono sicura che saprà intavolare una conversazione interessante con Voi, Capitano” Insistette la mora.
“Lui non parla! Che conversazione vuoi che facciano!”
ribatté Danish mentre l’orticaria diventava ancora
più intollerabile.
Finché la scala si mosse e Danish rimase appesa al lenzuolo
dondolando pericolosamente. Il lenzuolo si staccò e la
poveraccia franò al suolo rimanendovi avvolta come fosse un
sacco di patate. Ma non poteva permettere che Mamie influenzasse
Harlock in favore di Meeme e quindi, prese a rotolare sul pavimento in
maniera alquanto goffa. Alla fine giunse ai piedi del Capitano e
cominciò a pregarlo e a supplicarlo: “Capitano, mi prostro
davanti alle vostre sante estremità e vi chiedo di valutare
un’alternativa!”
Harlock la guardò con un’espressione a metà tra
l’incredulo ed il divertito. “Te lo chiedo giusto per pura
formalità: chi dovrei invitare a cena secondo te?”
“Mio Sire, pensavo che una ragazza giovane e intelligente come
Kei sarebbe l’ideale! E poi è giapponese e quindi
apprezzerà i piatti tradizionali!”
“Meeme è in grado di stimarli quanto lei! La sua intelligenza è superiore!” intervenne Mamie.
“Non sono d’accordo! E poi l’hai mai vista mangiare, eh? Quella trinca e basta!” ribatté Danish.
Harlock tossicchiò sull’ultima frase della bionda.
“Ops…volevo dire che è più
un’intenditrice di vini che di cibo…” si corresse
Danish sudando freddo e temendo che quella gaffe avesse compromesso
tutto.
“Insisto per Meeme!”
“E io per Kei”
“No!”
“Si!”
“Adesso finitela!” Tuonò Harlock alzandosi
improvvisamente dal letto. Si avvicinò all’intercom e
premette il bottone che apriva le comunicazioni:”Yattaran, Yama!
Nella mia cabina all’istante!”
“Forse vuole chiedere consiglio a loro” bisbigliò
Mamie a Danish. “Già!” rispose l’altra.
Pochi istanti dopo Yattaran e Yama fecero il loro ingresso nello studio.
“Capitano, perché ci avete convocato?” domandò Yama.
“Ho degli ordini per voi.” Rispose con la sua solita voce
pacata. “Tu, Yama, siediti al tavolo. Cenerai con me questa sera!
E tu, Yattaran, sai cosa devi fare con le due clandestine!!”
“Agli ordini!” risposero simultaneamente.
Danish e Mamie erano sconvolte. Con tutto il daffare che si erano date
per scongelare Harlock, con tutti gli ingredienti afrodisiaci che
avevano messo nel cibo… lui aveva invitato Yama??
Quell’uomo era davvero senza speranza!!
Yattaran si avvicinò con fare minaccioso alle due donne.
“ Da che parte è l’asse per buttarsi fuoribordo? Ci
vado da sola, grazie…” mormorò Mamie con
rimpianto uscendo da quella porta che, lo sapeva, non avrebbe varcato
mai più.
Danish la guardò inorridita. Un volo del genere due volte nello
stesso mese il suo cuore non lo reggeva proprio! Ma forse era peggio
vedere Harlock cenare con il novellino.
“ Ehm, da questa parte… “ disse premurosamente
guidando la compagna affranta verso le cucine, che trovarono deserte.
Masu san se n’era probabilmente andata a letto, immaginando
su chi sarebbe caduta la scelta del Capitano. Sul tavolo facevano bella
mostra di sé alcune bottiglie di nebbiolo, forse messe a
prendere aria per il pranzo del giorno dopo.
“ Su, beviamo qualcosa prima, tanto per darci coraggio”
disse Danish prendendo due bicchieri di capienza notevole e versandoci
dentro una bella dose di quel vino scuro come sangue.
Mamie trangugiò tutto d’un fiato. La sua compagna d’avventura la seguì prontamente.
“ E pensare che avevo scelto apposta tutti ingredienti
afrodisiaci” si lamentò Mamie scolandosi senza colpo
ferire anche il secondo bicchiere. L’altra la imitò.
“ Per una volta che riesco a salire sull’Arcadia, manco per
interposta persona riesco a combinare niente… non è
giusto” continuava a lamentarsi Mamie.
“ Senti ma…” cominciò a chiedere Danish dopo
il quinto bicchiere, o era il sesto? “ Ma tu sei proprio
sicura che quelle cose funzionino?”
“ E come credi che abbia fatto a tenermi quel bietolone di mio
marito fino adesso? “ rispose l’altra leggermente piccata.
“ No, perché, sai, se funzionano…”
Un’espressione di puro orrore si dipinse negli occhi azzurri di Mamie.
“ Oh no! Questo proprio no! Dobbiamo fermarli!”
farneticò cercando di alzarsi in piedi senza molto successo dopo
l’ottavo bicchiere, o era il decimo?
Le due donne si precipitarono contemporaneamente alla porta, decise a
tornare nella cabina del Capitano e a fermare qualsiasi cosa stesse
succedendo, solo che, malferme com’erano, nella foga della corsa
infilarono la stretta porta contemporaneamente cozzando con fragore e
rovinando indecorosamente a terra. Un velo pietoso di buio calò
su di loro.
La prima a riprendersi fu Danish. Sembrava che qualcuno stesse giocando
a bowling usando la sua testa come palla. Sul tavolo davanti a loro,
bottiglie vuote e resti della famigerata pizza. Mamie sedeva
scompostamente dall’altra parte del tavolo, russando sonoramente.
“ Ehi!” Danish cercò di scrollarla, senza troppo
successo. Al quarto o al quinto tentativo, Mamie tirò su la
testa e la guardò inebetita.
“ Cosa?”
“ Mi sa che ieri sera abbiamo bevuto troppo“ la
informò la padrona di casa. “E poi mi dici cosa hai
messo nella pizza?”
“ Nella pizza? Dio che mal di testa” si lamentò
l’altra che sembrava non capire ancora bene dove si trovasse.
“ Sì, nella pizza, cosa accidenti ci hai messo?”
Mamie sembrò ricordare solo allora la cena sull’Arcadia.
“ C’era solo del sedano” mormorò
tenendosi la testa. “ Non è che andresti a fare qualche
litro di caffè?”
Danish cominciò a trafficare con la caffettiera, mentre Mamie
cercava, con scarso successo, di tirarsi su i capelli arruffati dagli
occhi.
“ In fondo… qualcosa gli abbiamo fatto combinare, no?
“ disse Danish a mo’ di consolazione. “Meglio che
niente…”
Mamie sospirò.
“ La prossima volta portati qualcuno che lo lega e lo tortura… voglio assistere “ commentò amaramente.
Danish si illuminò d’un tratto.
Invitare Ezra a cena col Capitano non sarebbe stata una cattiva idea!
NOTE
1)L'origano e il sedano sono afrodisiaci
2) Rafano giapponese usatissimo in cucina, anche questo afrodisiaco
3) Afrodisiaco pure quello
4) Tutti piatti che dovrebbero farorire...ehm...la passione
5) tra il capitano e Yama non è successo niente dopo la cena nonostante gli ingredienti di cui sopra.
Detto questo, ringrazio di cuore Mamie per essersi prestata al gioco ed
aver notevolmente contribuito alla stesura del capitolo. Grazie ancora!
Qui sotto trovate il Menù scritto direttamente in giapponese da Mamie :