La rivolta degli ex

di _diana87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Aveva faticato a svegliarsi quella mattina, reduce da una nottata insonne trascorsa a scrivere come un forsennato mentre, nella testa, ogni tanto gli ronzava ancora quella lieve e cantilenata lamentela di Kate che avrebbe di gran lunga preferito trascorrere parte della notte in tutt'altro modo.  
Era arrivato in cucina con uno sbadiglio, gli occhi ringalluzziti alla vista di Kate, coperta solo da un'ampia maglietta con lo stemma del distretto e un paio di mutandine blu dai bordi pizzati, preparare le uova fischiettando allegramente.
Si era seduto sullo sgabello allungando pigramente la mano per raggiungere quella tazza di caffè che lo aspettava da qualche minuto, facendo poi vagare lo sguardo sui titoletti in prima pagina del giornale. Sorrise sorseggiando la bevanda calda quando lesse il breve articolo dedicato ad un medico del Saint Andrew Hospital che, la sera prima, aveva salvato un gattino ricevendo prima gli elogi dei presenti e poi un'acclamazione in bella vista su di un giornale di una certa rilevanza. Quasi soffocò quando finalmente il nome di quel nuovo eroe venne rivelato.
Senza pensarci due volte strappò la pagina riducendola in breve in una semplice pallina con la quale, in circostanze diverse, si sarebbe divertito a disturbare Esposito o, perché no, a far perdere le staffe a Ryan intento in una delle sue chiamate quotidiane a Jenny.
“Ehi! Ancora non lo avevo letto!” 
“Cosa?”
Portò le mani sui fianchi, guardandolo con gli occhi socchiusi, quelle piccole fessure che sono in grado di fargli tremare le gambe. “Non fare il finto tonto! Avanti, cos’è che non vuoi che legga?”
“Niente, assolutamente niente.”
“Richard Castle fammi vedere immediatamente quella pagina!” Lui scosse vigorosamente la testa, ridacchiando vedendola avvicinarsi di corsa per poter ottenere ciò che tanto la incuriosiva.
“No... ferma. Kate, mi fai male”, si lamentava come un bambino mentre lei gli picchiettava sulla schiena e sulle gambe con la paletta che avrebbe dovuto usare per servire la colazione. Non riuscendo a liberarsi fece la sola cosa che gli passò per la testa. Velocemente avvicinò la mano al viso mettendo così in bocca quella pallina di carta tanto contesa.
“Ma che...? Castle! Sei davvero infantile, sputala!”
“Non ci penso nemmeno”, borbottò sentendo la carta scontrarsi con le guance e cominciare ad ammorbidirsi. Aveva davvero un sapore tutt’altro che gustoso e l’inchiostro cominciava ad impiastricciargli la bocca.
“E va bene, ma non credere che non scoprirò cosa vuoi nascondermi.” Lo avrebbe minacciato con la glock se solo l’avesse avuta a portata di mano, ma in mancanza si accontentò del cucchiaio di legno poggiato vicino ai fornelli. “Ah, e per quanto riguarda la colazione”, aprì lo sportello che nascondeva alla vista la piccola pattumiera. “Pensaci da solo”, e con un rapido movimento gettò via il contenuto della padella abbandonandola poi nel lavandino e andandosi a preparare.

 
Dato che fu costretto a prepararsi la colazione da solo, Rick raggiunse Kate con un po’ di ritardo al Dodicesimo. Fece slalom tra i vari agenti che si fermavano per dirgli qualcosa – qualcuno anche con un tono comprensivo e preoccupato, a cui lui non badò, finché non vide la sua musa, radiosa come sempre, sorridere mentre era immersa a conversare con un tipo. Restò fermo ad ammirarla pensando alle piccole cose di lei che lo facevano impazzire; dal portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, a quella piccola fossetta che le compariva sulle guance quando abbassava lo sguardo sentendosi arrossire... sentendosi arrossire?!
Rick trasalì e capì di dover inquadrare il tipo con il quale Kate stava chiacchierando allegramente. Prima di tutto, disse a se stesso che non era la gelosia a parlare, ma semplicemente la preoccupazione. Doveva capire chi era il misterioso e alto uomo lì davanti a Kate. Finché questi non si voltò e Castle si trovò quella faccia da schiaffi che tanto aveva odiato anni addietro.
“Rick Castle! Che piacere! Fatti abbracciare!”
Lo scrittore non fece in tempo a replicare né a sfuggire alla sua presa che Josh Davidson, ex fidanzato di Kate Beckett, lo aveva già accolto tra le sue grandi e possenti braccia... e che bicipiti! Rick fece una smorfia compiaciuta prendendosi la libertà di tastare i muscoli del dottore... significava che, da quando Beckett lo aveva lasciato, si era messo sotto con la palestra. Sentendosi goffo e avvolto in quella stretta, Rick percepì le risatine che Kate cercava di coprire da sotto i baffi.
Quando sciolse l’abbraccio, un po’ troppo affettuoso, Rick balbettò, “J-Josh! Che—cioè, che ci fai qui?”
“Castle!” Kate lo ammonì prontamente corrucciando la fronte.
Sventolando una mano con la leggiadria di una farfalla, Josh fece intendere alla sua ex fidanzata di lasciar perdere. “Tranquilla, Kate! Castle, vecchio mio...”
Vecchio mio? Il volto di Rick si trasformò nella più strana delle espressioni.
“Sono diventato l’eroe della città!”, il dottorino era su di giri.
“Amore, ricordi quell’articolo che hai appallottolato ficcandotelo in bocca come fosse una polpetta? Beh, si parlava proprio di Josh che aveva salvato un gatto da sopra un albero!”
“Ma davvero? Pensa un po’, non ci avevo fatto caso... volete scusarmi un attimo?”
Si allontanò a passo svelto verso il bagno e, dopo aver lanciato un’ultima occhiataccia ai due ex fidanzati coinvolti in una amorevole chiacchierata, ci si rifugiò portando con sé un ignaro Ryan colpevole solo di essere passato lì davanti nel momento sbagliato.
“Castle, ma che cav-”, cercando di capire cosa fosse accaduto per meritarsi un braccio rovinosamente finito contro lo stipite della porta e ora tutto dolorante, venne istantaneamente zittito da Castle e dal suo sguardo assatanato.
“Zitto e ascoltami, che sai dirmi di Dottor motocicletta?”
“Josh? Beh, a quanto ho sentito dire è qui per lasciare una deposizione in uno dei casi della squadra di Robinson. Quelli sono troppo pigri per andare a parlare con lui sul posto di lavoro. Sembrerebbe anche che fosse piuttosto contento di dover venire qui. Ma non preoccuparti, può essere che la sua felicità non centri nulla con Beckett.”   
“Non dovrei preoccuparmi? Quello flirta con la mia fidanzata!”
“Beh, allora vai di là e riconquistala amico. Ora scusa ma noi due, in bagno, da soli... ci siamo stati fin troppo tempo.”
Solo, si appoggiò al lavabo inspirando a fondo per poi alzare lo sguardo e ringhiare quasi contro lo specchio. Uscì incredibilmente rilassato e composto, come se non avesse appena finito di prendersela con il povero cestino in plastica nera ora con un buco sul fondo.
“Eccomi di ritorno, non interrompo nulla spero?”, abbracciò Kate alle spalle, lasciandole un bacio all’angolo della bocca, la quale, sorridendo fintamente verso Josh e cercando di non far trapelare il disappunto nei confronti del comportamento di Castle, allungò la mano –nascosta alla vista dalla scrivania- all’indietro, stringendo tra le dita il ginocchio di Rick e facendolo sussultare. Trattenendo un gridolino e ringraziando che avesse deciso di colpirlo al ginocchio e non in un punto più alto e molto più sensibile, andò a sedersi accanto a lei, sbuffando solo mentalmente per il fatto che Kate avesse permesso a Josh di accomodarsi sulla Sua sedia.
“Allora, vecchio mio”, iniziò ponendo l’accento su quel nomignolo con cui lo stesso dottore lo aveva appellato poco prima, “in giro si dice che, oltre ad essere diventato un eroe, sia anche un testimone, cosa interessante...”
“Beh, sai com’è, nella vita si cambia, si compiono scelte difficili ed importanti. Se solo un paio di anni fa mi avessero detto che sarei cambiato così tanto non ci avrei creduto. La fede è qualcosa che ti motiva ad andare avanti, l’idea di poter trovare risposte a cui la scienza non riesce ad arrivare... Lo so che sembra poco professionale detto da un medico, ma che vuoi farci, sono fermamente convinto che religione e scienza siano due facce della stessa medaglia.”
Rick non riusciva proprio a capire dove stesse andando a parare Josh. Il suo era l’eguale del farneticamento di un pazzo, o poco meno, e allo sguardo interrogativo e curioso di Kate dovette ammettere, suo malgrado, che davvero non sapeva di cosa diamine stesse parlando.
“E poi devo dire che le idee che ci si fanno in merito sono del tutto sbagliate, non siamo così rigidi come si pensa, ognuno ha il diritto di vivere la sua vita come meglio crede, o no? E chi siamo noi per giudicare gli altri?”
Sempre più confusi, i due fidanzati inclinarono il capo verso sinistra alzando un sopracciglio ed arricciando le labbra, con quella loro solita sincronia che metteva i brividi al capitano e che invece sembrava far spuntare gli occhi a cuoricino alla giovane anatomopatologa.
“Qualcosa non va? Vi vedo perplessi, tu non volevi forse sapere questo Rick?”
“Non volevi sapere questo Rick?”, incalzò Kate riprendendo le parole del medico e dandogli momentaneamente le spalle per poter guardare negli occhi il suo fidanzato che ora si sentiva quasi colpevole.
“Ehm... non esattamente, io mi riferivo al caso. So che la squadra di Robinson ti ha convocato per una deposizione. Tu invece a cosa ti riferivi?”
“Oh, che sciocco. Perdonatemi, sono talmente abituato a domande sul mio cambio di fede che ormai quando sento la parola testimone parto per la tangente, persino quando mi trovo in un distretto di polizia.”
“Cambio di fede?”, domandò Kate incuriosita ruotando sulla sedia e volgendo nuovamente lo sguardo al suo ex che, ormai, del Josh che aveva conosciuto e frequentato un tempo aveva bene poco, al contrario sembrava la brutta copia di Rupert Everett in un film di seconda mano.
“Ed ecco qui, ancora una volta sono andato più veloce con i pensieri che con le parole. Qualche mese fa, in ospedale, mi stavo occupando di un paziente con una malformazione della tricuspide. In ogni caso...  mentre lo preparavo per la visita di controllo ha cominciato a farmi domande su Dio, sul mondo, rivelandomi che ogni risposta che non sarei riuscito a trovare lui sarebbe riuscito a darmela. Nella sua famiglia tutti sono Testimoni di Geova e lui non aveva potuto fare a meno che seguire le loro orme e mi ha detto che era stata la scelta migliore che avesse mai fatto.”
I due lo guardarono abbastanza annoiati da quello che, più che una conversazione, pareva un monologo.
Un infinito monologo.
Kate si ritrovò a pensare che, nel tempo che stavano perdendo in quel momento, sarebbe sicuramente riuscita a vedersi la terza puntata della quarta stagione di Game of Thrones. Era rimasta indietro e stava cercando di recuperare velocemente per non rischiare che Rick le spoiler asse qualcosa e, dopo la morte di Geoffry era proprio curiosa di sapere cosa sarebbe successo.
“Anche io avevo la vostra stessa espressione. Insomma, dopo due settimane di turno di notte in ospedale non aveva certo voglia di sorbirmi una predica sulla fede.”   
“Neanche noi adesso se per questo”, bisbigliò Castle movendo a malapena le labbra e ricevendo in risposta un tacco di Kate sul mignolo del piede.
“Così alla fine per farlo smettere accettai il suo invito ad andare ad una loro riunione. Del resto ho pensato, cosa c’è di male, vado là, ascolto e una volta uscito sarà tutto esattamente come prima.”
La pausa che segui quest’ultima affermazione fu una tra le più lunghe a cui Castle e Beckett avessero mai assistito, come un’infinta pubblicità mandata in onda nel momento cruciale della nuova puntata del tuo telefilm preferito.
“E invece NO!” esclamò d’un tratto battendo la mano sul banco in legno, così forte che gli elefantini di Kate si rovesciarono su di un fianco, cosa che neanche l’ultimo terremoto che aveva scosso New York era riuscito a fare. “È stata un’esperienza unica che mi ha davvero cambiato la vita ed aperto gli occhi.”
Fortunatamente per loro, l’arrivo dell’agente Todd –il quale sollecitò Josh a seguirlo- mise fine a quella che si sarebbe potuta trasformare in una, alquanto noiosa, lezione di catechismo. Purtroppo ciò non trattenne il dottore dal prendere un volantino dalla tasca del giubbotto in pelle e porgerglielo, accompagnando il tutto da un caloroso invito ad unirsi a lui ad una di quelle famose riunioni qual’ora ne avessero avuto voglia.
“Sai Beckett, credo che il fatto che tu lo abbia lasciato per un affascinante scrittore di successo lo abbia leggermente destabilizzato.”
Gli occhi di Kate si trasformarono rapidamente in due fessure, tanto strette che Rick si chiese come riuscisse a vederlo. “Punto uno, scrittore, non l’ho lasciato per te. Punto secondo, cos’aveva di tanto strano, ha solo... ha solo trovato qualcosa in cui credere, non trovi?”. Terminò facendo spallucce dirigendosi verso la sala break per quel caffè per cui aveva aspettato abbastanza.
“Aspetta un secondo”, urlò raggiungendola di corsa e abbassando immediatamente la voce non essendogli sfuggita l’occhiataccia che la Gates gli aveva rivolto da dentro al suo ufficio. “Come sarebbe a dire che non l’hai lasciato per me?”
“Oh andiamo Castle, non sono mica corsa tra le tue braccia non appena abbiamo rotto.” Gli puntellò sul petto con l’indice e Rick non poté fare a meno di notare un pizzico di malizia nel luccichio dei suoi occhi. “Ma davvero, e chi è venuta a farsi autografare la sua copia di Heat Rises nella speranza che tornassi al distretto?”
“E chi è stato più che felice di tornarci tanto da chiamare il sindaco e far infuriare la Gates?”
“E chi-”
“Ok, basta! Non staremo ricominciando con la storia di chi si sia innamorato prima di chi, non è vero?”
“No...”, mugugnò offeso, “ma questa volta avrei vinto io.” Le porse il caffè,  guardandola sorridere per quella schiuma montata a formare ormai il consueto cuore capace di far sciogliere quello della detective come un ghiacciolo al sole.


Angoletto delle autrici Diana & Etta (poco sane di mente):
Quando io e Etta (dilpa93) abbiamo deciso di scrivere questa piccola fanfic, non sapevamo esattamente come sarebbe andata. Shippiamo i Trillion (Trucco + Fillion) e volevamo farne una comica, questo è sicuro, ma non avremmo mai immaginato di spingerci fino ai limiti dell'assurdo.
Quindi, vi preghiamo di sedervi comode e di leggere senza prenderci sul serio (neanche noi lo facciamo :p), perchè visto i nostri problemi mentali abbiamo una fantasia molto fervida AHAHAHA inoltre, vi prego di non giudicarci :p se volete chiamare il manicomio più vicino, fate pure, tanto abbiamo già le stanze prenotate :p ahahaha
Detto ciò, al prossimo e ultimo capitolo :)
Diana & Etta

Ps: il fantastico banner è una creazione di Etta. Io ho solo scelto le foto ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Ritornare alla scrivania a riempire scartoffie, o meglio, a guardare Kate farlo, non aveva alcun che di divertente o eccitante, tranne quelle rare volte in cui erano soli, il distretto deserto e allora si davano da fare in modi molto creativi e alla fine della giornata le pile di fogli non si erano ridotte per nulla. Tuttavia, Rick avrebbe preferito di gran lunga restare l’intera mattinata a compilare rapporti vecchi di settimane piuttosto che veder venire verso di loro, con passo sicuro e spavaldo, gli occhiali da sole appesi al taschino della camicia bianca -che sottolineava il fisico invidiabile- e un sorriso sornione a completare quel quadro degno di una puntata di Baywatch, il detective Tom Demming.
“Ok... questa cosa sta diventando piuttosto strana.” Borbottò a denti stretti lo scrittore rivolto a Kate cercando di non dare nell’occhio. “È per caso la giornata degli ex e nessuno mi ha avvisato? Perché sai, ci metto due minuti a chiamare Gina. Meredith impiegherà un po’ di più ad arrivare e farà storie, ma per una buona causa credo di riuscire a con-”, era giunto ormai alla fine della frase quando una gomitata delle sua dolce metà gli spezzò il fiato facendolo tossire un paio di volte.
“Buongiorno ragazzi!”, salutò allegro Tom verso le scrivanie di Ryan ed Esposito. Dal canto loro, PincoPanco e PancoPinco, sorrisero cortesi, perplessi e anche loro, come Castle, incuriositi dalle visite di quella mattina. “Ehi Javier”, gli strinse la mano tirandolo poi verso di sé per un abbraccio.
Dopo la rottura con Kate si erano sentiti solo un paio di volte via messaggio, poi l’interesse nei confronti dell’altro era scemato, forse a causa dell’imbarazzo reciproco, ma non c’era di che stupirsi, del resto anche negli anni precedenti non si erano poi visti spesso da quando avevano smesso di lavorare insieme al 54°. “Tom, è un piacere rivederti”, quella frase gli costò un’occhiataccia bruciante da parte di Rick, mentre Ryan, stravaccatosi sulla sedia per godersi meglio lo spettacolo, rideva sotto i baffi per quella situazione bizzarra.
“Detective Ryan, ho saputo che sei diventato papà, congratulazioni.”
Kevin si raddrizzò sistemandosi la cravatta dai colori sgargianti, altro regalo di Jenny per l’anniversario, come avevano intuito immediatamente i colleghi fin dalla prima volta che l’aveva indossata. “Grazie”, sorrise sincero, grattandosi il collo alla base dei capelli. “Come lo hai saputo?”
Tom si guardò intorno un po’ spaesato, riuscendo a trovare una risposta plausibile abbastanza in fretta. “Voci di corridoio. Un agente lo dice a un altro agente, che lo dice ad un altro e così via... non a caso si dice che la polizia sia una grande famiglia.”
Entrambi i detective annuirono, aspettando poi di assistere al siparietto che sarebbe andato in scena non appena Demming avesse rivolto parola a Beckett e Castle.
“Kate, è un piacere rivederti.”         
“A-anche per me Tom”, balbettò insicura, atteggiamento strano per la, solitamente spavalda, detective Beckett.
Demming si ritrovò a squadrare lo scrittore da capo a piedi. Dal ciuffo ribelle e gli occhi stanchi, alla camicia che stringeva i bicipiti ben delineati e i pantaloni aderenti, pantaloni che Kate apprezzava particolarmente, benché preferisse vederglieli indosso nei momenti che passavano loro due da soli, e non in giro con la possibilità che fan accanite lo fermassero e potessero ammirare ciò che ora era suo e suo soltanto. Certo era che non si sarebbe aspettata di vedere lo sguardo da fangirl negli occhi di Demming. “Rick, ti trovo in forma. Hai fatto palestra?”
Castle si soffermò brevemente a scambiarsi uno’occhiata interrogativa con Kate, tornando poi a guardare il suo interlocutore. “Beh, in questi mesi sto facendo molta ginnastica.”
“Hai chiesto a Kate di darti lezioni di kick boxing? È una tra le migliori se non ricordo male.”      
“Diciamo che... si, Kate mi sta dando un grande aiuto in queste sessioni di allenamento intensivo”, terminò con sorriso sornione, pavoneggiandosi entro i limiti della decenza. Kate soffocò l’istinto di strangolarlo lì, in quell’esatto momento, lasciando che la sue guance si tingessero di rosa aumentando sempre più gradazione. Era paonazza come non lo era mai stata, colore che neanche la lettura di 50 sfumature di grigio avrebbe potuto causare in una ragazza.
“Felice di sentirlo. Stai davvero bene, un giorno dovremmo vederci per un allenamento.”
“Mi piacerebbe, ma Kate è molto possessiva con i suoi allievi”, ammiccò ridacchiando.
“Capisco, se cambiassi idea fammelo sapere.”
Sconvolta e inorridita dal vedere il suo ex ragazzo parlare amorevolmente con quello attuale, come se fossero stati ad un tè pomeridiano con tanto di biscotti e pasticcini, si intromise mandando in frantumi quel momento. “Scusate se vi interrompo, ma come mai qui Tom?”
“C’è stata una rapina, ero da queste parti, così ho pensato di passare a fare un saluto. Sono passati anni e questo posto mi è sempre piaciuto. Altro che il 54°, vero Javier?”. Esposito annuì, ricordando i giorni trascorsi con Demming in quel distretto prima di approdare al dodicesimo. “Vi spiace se vado a farmi un caffè, c’è sempre quella macchina che fa un delizioso cappuccino, vero?”
“Finché ci sarò io ci sarà sempre quella fantastica macchina!”
“Voi volete qualcosa?”
Kate mostrò il caffè ancora fumante in mano scuotendo il capo, e lo stesso fecero gli altri.
“Mi faccio un caffè al volo e, se non siete troppo impegnati, potremmo parlare un po’, sono curioso di conoscere le novità!”. In pochi secondi, grazie al passo spedito, si ritrovò nella sala break, e Rick giurò di averlo visto muovere i fianchi molto più di quello che una persona normale farebbe. Si riappropriò della sua sedia, potendo finalmente poggiare la tazza sulla scrivania.
“Kate, hai notato in che modo mi ha guardato Demming? Sembrava spogliarmi con gli occhi, e sono quasi sicuro al cento per cento che mi abbia fatto l’occhiolino poco fa!”
Kate ridacchiò, leccandosi poi via la schiuma dal labbro superiore, in modo così sexy che Rick faticò a trattenersi. “Andiamo Castle, non fare il solito egocentrico, non sono mica tutti innamorati di te!”
“Non sto facendo l’egocentrico! Coraggio ragazzi, voi c’eravate, l’avete visto quello che ha fatto?”
“Becks, writer boy ha ragione, era parecchio strano.”
“Confermo, avete visto l’occhiata che mia ha lanciato chiedendomi di Sarah Grace?”
I due uomini si voltarono a fissare l’irlandese, affondando poi il viso nella tazza nel tentativo di reprimere le risate mandando giù una sorsata del liquido scuro.
“Perché non mi credete, perché mai Tom dovrebbe provarci con Castle e non con me?”
“Perché io sono affascinante, sono il sogno proibito di milioni di fan, sia donne”, si sporse verso Kate andando poi a baciarle il dorso della mano, “che uomini...” sussurrò a voce bassa, inquietato da ciò che lui stesso aveva appena detto, ruotando il capo verso la piccola saletta e sorridendo fintamente in riposta al saluto di Tom.
 
“Bontà... onestà... regno di Dio... bla bla...”
La squadra al completo si voltò nello stesso momento, girando la testa con la stessa grazia di un gruppo di ballerine in scena a “Il lago dei cigni”. Josh stava gesticolando con veemenza e il povero agente Todd aveva la faccia di uno che non ne poteva più.
Castle lo vide muovere il labiale verso un sonoro “Non-ne-posso-più” quando ormai fu vicino a loro.
Per completare il tutto, Josh diede una pacca alla spalla di Todd, facendolo sussultare, e poi gli rifilò un altro volantino di chiesa.
“E si ricordi: le bugie non si dicono, altrimenti...”
“... mi cresce il naso...”
Il dottore emise un gridolino coprendosi la bocca, poi gli diede un colpetto con la mano sulla stessa spalla di prima. Di questo passo, l’agente Todd avrebbe avuto bisogno di un intervento.
“No, sciocchino! Quello è Pinocchio! Le bugie non si dicono altrimenti si va all’Inferno! E chi c’è all’Inferno?”
“Al Pacino vestito da Diavolo?”, fu la risposta di Castle, che gli uscì fuori dalla bocca repentina, non riuscendo più a trattenere le risate.
Kate lo fulminò con lo sguardo. Diversa fu la reazione di Josh.
“Ricky Ricky come sei sciocchino!”
Ricky Ricky?! Kate dovette preoccuparsi non solo del nomignolo, che scatenò in lei un’improvvisa gelosia, ma anche dell’occhiolino che il suo ex ragazzo fece al suo attuale fidanzato.
“Accidenti, questo caffè è super hot!”
La voce stridula di Tom fece di nuovo voltare la squadra, stavolta con la testa rivolta dall’altra parte. L’altro ex di Beckett camminava con fare da macho, ma si leccava le dita perché evidentemente si era scottato con il caffè. O semplicemente lo stava apprezzando in altro modo.
Castle ne era sicuro: la fine del mondo era vicina.
Quando fu più vicino, emise dei gemiti di piacere chiudendo gli occhi per assaporare meglio il gusto. La squadra si trovava di fronte a una scena porno.
Castle e Kate si guardarono alzando contemporaneamente i sopraccigli, poi rivolsero gli sguardi verso i due bro, che avevano la stessa espressione.
“Mhmm mhmmm...” i gemiti continuavano e stavolta erano più intensi.
Tom era in piedi vicino a Rick, il quale si sentiva in evidente imbarazzo. Era più che sconvolto, era scioccato e spalancava gli occhi. Per coprire la voce di Tom, lo scrittore tossì più volte.
“Dunque, Josh, ci parlavi di qualcosa prima, del tuo credo, se non sbaglio...”
Il tacco numero 12 di Kate arrivò dritto e appuntito sul piede di Rick, che emise un suono in grado di mandare in frantumi un vetro CarGlass.
Fuori dal distretto, uno scoiattolo che era sceso dall’albero per raccogliere una nocciolina, restò immobile spaventatissimo, drizzando tutta la coda, per poi ritirarsi dentro un buco della corteccia.
Una signora si fermò davanti al Dodicesimo scuotendo la testa verso l’anziana madre che accompagnava sottobraccio. “Poverino, chissà che tortura spetterà a quel carcerato che ha urlato.”
Dentro il distretto, Castle stava trattenendo il pianto provocato dal dolore del tacco. Josh squadrò lo scrittore, seriamente preoccupato.
“Ti senti bene? Vuoi un’aspirina?”, chiese, posando gentilmente la mano sulla sua spalla.
Rick scosse la testa senza dir nulla. Gli occhi più lucidi di prima.
“Un Vivin C? Un Oki?”
Ricevette ancora un cenno col capo in senso di negazione.
“Vuoi che ti faccia una punturina?”
La faccia dello scrittore divenne paonazza.
Punturina.
Solo il nomignolo lo fece ridere. La risatina era lì per scoppiare e anche Kate lo sapeva.
La detective guardò prima il suo ex poi il suo attuale ragazzo. Alla fine, dovette intervenire, ponendosi in mezzo ai due.
“Grazie, Josh. Credo che Castle non abbia bisogno di essere palpato al sedere per una... punturina.” Concluse lei sorridendo a denti stretti. Lanciò un’occhiataccia allo scrittore.
“Ti spiace se parliamo in privato, io e te? Scusaci, Josh.”
Strattonò il povero Rick per il braccio e lo portò all’angolo del corridoio. Con le braccia incrociate e l’espressione divertita, Kate guardava il suo fidanzato che osservava quasi terrorizzato Josh e Tom che parlavano spensierati tra loro. La detective non riusciva a prendersela con lo scrittore. Anche nelle situazioni più assurde, come la riunione dei suoi ex, il suo pensiero andava a lui. Sorrise e gli afferrò delicatamente il mento, facendolo voltare verso di lui. Poi le mani andarono più sopra, prendendogli le labbra che assunsero la forma di quelle di un pesce. Era adorabile prenderlo in giro e giocherellare con le varie espressioni che riusciva a fare il suo viso.
“Sei un adorabile idiota. Non hai capito ancora niente?”
Lui scosse la testa, e lei ritirò le mani portandosele lungo i fianchi. Con lo sguardo, gli indicò i suoi ex, pericolosamente vicini l’uno all’altro che si lanciavano certe occhiate languide. Un brivido percorse Castle.
“Non mi starai dicendo che quei due-”
Lei annuì tirando indentro le labbra.
“Mr Motocicletta e il Dottorino?! Cos’è una puntata di Queer as Folk?!”, la voce gli divenne stridula e Kate gli rifilò la solita gomitata per fargli abbassare il tono.
“Sono o non sono una brava detective?”, gli sussurrò avvicinandosi al suo orecchio. Quando si assicurò che nessuno intorno a loro li stesse guardando, afferrò il suo gluteo sinistro, facendolo trasalire.
Rick sorrise maliziosamente ed emise un piccolo gemito di eccitazione. Si voltò verso di lei, sfiorandole il viso.
“La migliore, in tutto.”
Le risate ballerine di Tom e Josh riempirono il silenzio religioso del distretto. Josh reclinò la testa all’indietro, mentre Tom si vide costretto a posare la tazza di caffè, ormai mezza vuota, sulla scrivania di Kate. Con il suo sguardo da falco, la diretta interessata assistette alla scena, notando che delle goccioline marroni erano cadute vicinissime alla sua roba.
Castle ne era certo: la sua fidanzata aveva la vista supersonica degna di Superman.
Come Flash, Kate si precipitò verso la sua postazione facendo volare vari fogli dalle scrivanie dove passava. Rick la seguì meno rapidamente e un po’ più maldestramente, rischiando di rompersi il collo scivolando sui fogli fatti cadere precedentemente dalla compagna. Dopo essersi assicurata di aver messo in salvo le sue cose, Kate si appoggiò alla scrivania incrociando le braccia al petto. Fece per aprir bocca, quando il respiro affannato di Rick arrivato al suo fianco la distrasse dal suo intento. “Castle, respiri così forte che potrei colpirti nel buio.”
La guardò inclinando la testa di lato arricciando il naso. “Te l’ho fatto vedere io Il Signore degli anelli per la prima volta, non usare le sue battute contro di me e... non paragonarmi a Gimli, ti prego.”
“Va bene Smigol”, lo schernì con una leggera gomitata nello stomaco; in fondo gli occhi azzurri li avevano entrambi. “Ragazzi, sono felice che siate venuti a trovarci”, si rivolse poi a Tom e Josh, “ purtroppo però noi dobbiamo rimetterci al lavoro. Ma prima che andiate... avete per caso qualche novità?”
“Beh, lo sapete che Josh è diventato un Testimone di Geova??”, chiese con voce stridula ed eccitato Demming.
“Si!”, lo bloccarono in coro Castle e Beckett mettendo le mani davanti a loro a mo’ di scudo. “Si, si, lo sappiamo, ci ha già deliziato con questa storia.” Terminò con un sorriso finto e tirato Castle.
Il detective e il dottorino si guardarono con occhi languidi, se Kate avesse avuto una telecamera avrebbe potuto riprenderli e farci magari dei soldi vendendo quel filmato ad una qualsiasi agenzia di profumi, sarebbe stato perfetto per una pubblicità, poteva già sentire in sottofondo, alla fine dello spot, la voce di Gerard Butler: “Boss bottled. Fragrance for men. By Hugo Boss”. Si riscosse dal film mentale che l’aveva proiettata totalmente in un altro mondo, sentendo nuovamente la voce di Tom.
“Veramente una novità ci sarebbe…”
Rick stringeva il bordo della scrivania nella mano, era impaziente. Lui e Kate ormai avevano capito di cosa si trattasse e non riusciva più a trattenersi. Se non si fossero sbrigati probabilmente sarebbe scattato come una molla anticipandoli, urlandolo ai quattro venti.
 “Ecco, noi-”
“Sei qui Josh!”, urlò l’irlandese raggiungendoli accompagnato da Esposito. Kate e Rick li guardarono con occhi socchiusi, maledicendoli solo con lo sguardo. Ryan non capì cosa avesse fatto, si limitò a fare spallucce e proseguire. “Ho incontrato Robinson, ha detto che puoi andare. Hanno tutti gli elementi necessari per il caso, ti ricontatteranno se avessero ancora bisogno.”
“Oh, perfetto. Sempre disponibile ad aiutare le forze dell’ordine.” Lanciò ancora uno sguardo rivolto all’uomo al suo fianco, umettandosi poi le labbra con malizia. Esposito parve l’unico ad accorgersene, o per lo meno l’unico che, alla ventesima occhiata carica di tensione sessuale, fosse ancora a disagio. “Bene, in ogni caso noi, ecco, vi stavamo dicendo che-”
Un agente spuntò dal nulla, urlando agitato. “Accendete il televisore, stanno facendo  l’estrazione della lotteria!”
Quell’anno il 12th aveva deciso di comprare qualche biglietto tanto per tentare la sorte e il grande momento era arrivato. Accesero il piccolo televisore che, per la prima volta da anni, trasmetteva un programma diverso dal telegiornale. Tutti gli agenti, Kate compresa, si girarono verso lo schermo con il biglietto in mano, come se si trattasse del momento di preghiera e si dovessero rivolgere tutti alla Mecca. Il silenzio regnò sovrano finché in lontananza qualcuno urlò, “È il mio, ho vinto!”. Gli altri agenti sbuffarono contrariati gettando i fogliettini rettangolari nel cestino.
“Scusateci ancora ragazzi, dicevate?”
Tom sospirò forte e poi sorrise, “Si, ecco noi...”
“Beckett”, sopraggiunse all’improvviso Lanie, “sono i referti che mi avevi chiesto.”
“Oh, fantastico!”
“Di quale caso si tratta?”, domandò curioso Castle cercando di spiare dentro la cartellina. “Uh, il nostro John Doe. E se fosse uno dei Man in Black?”, chiese dopo un breve attimo di riflessione.
“Castle è impossibile!”, lo contraddisse subito Ryan, “Addosso non gli abbiamo trovato né un paio di occhiali da sole, né il neutralizzatore!”
“E se glielo avessero rubato? Potrebbe esserci un assassino in giro con la capacità di cancellare la memoria alle persone. E se lo avesse già fatto con noi?”
“Come avrebbe fatto?”, gli chiese scettica Kate scuotendo e guardando di sottecchi l’anatomopatologa domandandole, tacitamente, di ricordarle cosa l’avesse spinta a fidanzarsi con un bambino cresciuto. Lanie alzò le spalle lasciandola con un sorriso sghembo prima di tornare all’obitorio.
“Come faccio a saperlo Beckett? È un ricordo che mi hanno cancellato!”, gesticolava vistosamente, eccitato come un ragazzino che viene portato ad un parco divertimenti per la prima volta.
“RAGAZZI!!”, urlarono in coro Demming e il dottorino stufi delle continue interruzioni, con la voglia di andarsene a casa e poi...  “La novità è che noicisiamomessiinsieme”, dissero tutto d’un fiato per evitare ulteriori interruzioni.
“Eh?”, chiesero all’unisono i due detective che ancora non avevano capito ciò che ormai per Castle e Beckett era palese.
“Ci.Siamo.Messi.Insieme”, scandì meglio Josh, “e anzi, Tom mi ha chiesto di sposarlo!”
I ragazzi non sapevano cosa fare o dire, restando con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Cercando di trattenersi dal ridere rimasero immobili, dando l’idea di essere stati colpiti da una paresi facciale. “Volevamo approfittare di questo momento per invitarvi al matrimonio. Insomma, siete nostri amici, siamo una famiglia, no?”. Ecco una frase che Kate non avrebbe mai creduto di sentirsi dire da ben due dei suoi ex fidanzati. Doveva reagire, alla fine era contenta per loro e poi lei stava con Castle, non gli importava certo che i suoi ex avessero deciso di affrontare il suo rifiuto mettendosi insieme. Si diede un lieve slancio andando ad abbracciare i due uomini. “Congratulazione ragazzi! Sono così felice per voi!”. I due le diedero un bacio sulla guancia, sbarazzandosi però velocemente di lei per andare ad abbracciare Rick.
Kate rimase sconvolta, mentre anche sui volti di Ryan ed Esposito si dipinsero espressioni di puro terrore notando il modo in cui le mani del dottorino si muovevano tastando bene le braccia possenti e la schiena di Castle. “Ok, credo che possa bastare”, mormorò spaventato Rick cercando di allontanarsi.
“Uh, certo, perdonami. Allora noi andiamo. Vi spediremo l’invito al più presto”, esclamò Josh esaltato, battendo le mani e saltellando. Posò un braccio sulle spalle del compagno ed insieme si allontanarono. “Tom, hai presente quella lista che abbiamo fatto l’altra sera alla festa, dei tre uomini con cui tradiremmo il nostro partner?”. Il detective annuì entrando nell’ascensore ed appoggiandosi alla parete dopo aver premuto il tasto del piano terra. “Ecco, ho cambiato idea…” volse un ultimo sguardo allo scrittore prima che le porte gli si chiudessero davanti agli occhi. “Rick lo sposto al primo posto”.
 
Finalmente i detective del 12th poterono tirare un sospiro di sollievo. I ragazzi fissavano Kate ancora sbigottiti e sorpresi dalla rivelazione che c’era appena stata, aspettando che fosse proprio lei per prima a dire qualcosa, e così fu.
“Ok, stamattina si sono svegliati tutti gay e io non lo sapevo?”, si massaggiò la tempia, facendo poi il giro della scrivania per andarsi a sedere, mentre Rick si riappropriò della sua sedia tamburellando sui braccioli con le dita.
“Beckett, se i tuoi ex ragazzi hanno deciso di cambiare sponda io qualche domanda me la farei...” intervenì Esposito andando poi a far scontrare il pungo a mezz’aria con quello di Ryan.
Lei scosse la testa, fingendo di non averli sentiti. Quando rialzò lo sguardo trovò il viso di Castle a pochi centimetri dal suo, gli occhi azzurri sembravano più grandi del solito e sulla fronte c’era quell’adorabile ruga che lei sapeva essere presagio di una battuta. Rick sollevò la cornetta del telefono e gliela porse. “Facciamo una chiamata a Soreson? Tanto per controllare...”



Angoletto delle autrici Diana & Etta (poco) sane di mente:
E con questo siamo giunte alla fine di questa fantastica (???) storiella.
Tom e Josh vivranno felici e contenti, immersi nei loro discorsi religiosi, mentre i Caskett potranno tranquillamente dormire sonni sereni, senza nessun ex di Beckett in giro. Anche se, fossimo in lei, ci preoccuperemo per Castle... anche gli uomini sono attratti da lui :p
Speriamo che vi abbia fatto almeno sorridere e in caso contrario, siamo pronte con i nostri coltelli a dirvene quattro :D
Vi auguriamo quindi un Buon Natale, buon anno, buon Trillion nel 2015 (Michael Trucco ci ha detto che diventerà un trend, e noi vogliamo crederci u.u), e se vi va, fateci sapere cosa ne pensate di questa folle fanfic <3
Diana & Etta

PS: noi non abbiamo ancora controllato se Soreson è passato dall'altra sponda. Voi lo avete fatto?

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