Ten of the best di Lady_Marmalade (/viewuser.php?uid=56555)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** 1. Prima notte da vampiri - Everything ***
Capitolo 3: *** 2. Prima notte di nozze - Into the night ***
Capitolo 4: *** 3. Accettare di sposare Edward - Sì ***
Capitolo 5: *** 4. Edward decide di andare a casa di Bella - Peccatore ***
Capitolo 6: *** 5. Dopo la radura - Nessuno mi hai mai fatto sentire così ***
Capitolo 7: *** 6. Ritorno dall'Italia - Casa ***
Capitolo 8: *** 7. Ballo di fine anno - Mi basta, per sempre ***
Capitolo 9: *** 8. Dopo il ritorno dall'Italia -Sogno ***
Capitolo 10: *** 9. Prima del matrimonio - Nightmare before wedding ***
Capitolo 11: *** 10. Non m'importa! - Bella capisce cos'è Edward ***
Capitolo 1 *** // ***
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Capitolo 2 *** 1. Prima notte da vampiri - Everything ***
Note:
1. Prima notte da vampiri. Drabble con pov di Edward. Gente è l’ultima fic della
raccolta, spero che vi sia piaciuta tutta, e grazie per essere arrivati fino a
qui. Buona
lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia, sempre
molto gradite e apprezzate. (Grazie infinite a pinkgirl, elyxyz, feferica.
Un
bacio^^).
everything
La
paura di non poter vivere più accanto a te, il terrore degli attimi seguenti al
parto, il tremendo sospetto di non poterti più riabbracciare. Tutto spazzato
via. Da te: finalmente immortale, finalmente per sempre al mio fianco,
finalmente uguale a me. I nostri baci, le nostre carezze, il nostro amore…niente
più trattenersi, fare attenzione, combattere l’istinto. E’ tutto facile.
“Ti
manca?” sussurri, una voce melodiosa che fa a gare con il canto dei
passeri.
“Cosa?”
domando, spiazzato.
“Tutto.
Il calore, la morbidezza…” mi rispondi.
Ma
come fa a mancarmi qualcosa, quando tutto quello che voglio è qui? Tutto.
Finalmente.
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Capitolo 3 *** 2. Prima notte di nozze - Into the night ***
Note:
2. Prima notte di nozze. Song fiction con la canzone “Into the night” di Santana
e Chad Kroeger, che ripercorre la prima notte di nozze, ovviamente col pov di
Edward ^^. Niente di troppo scabroso tranquilli, direi un pairing arancione…
Spero vi piaccia, buona lettura. Commenti, critiche, recensioni et similia
sempre molto gradite e apprezzate. (Grazie mille a Alhia, pinkgirl, e elyxyz…
grazie della recensione utile al capitolo sul ballo, l’errore era dovuto alla
fretta di battitura e a un cambio successivo del pov dopo la prima stesura, ora
è corretto… un bacio grande^^)
into
the night
“Ti
aspetto in acqua” le mie ultime parole prima di uscire dalla stanza, diretto
verso la spiaggia.
Ero
uscito nella notte, la luna che brillava nel cielo, la spiaggia fine sotto i
miei piedi.
Tolsi
i vestiti, appoggiandoli al ramo di un albero. Conoscendo Bella mi dovevo
aspettare un bagno di mezzanotte come minimo movimentato, riflettei con un
ghigno sulle labbra. Un pensiero però mi fece tornare serio: non solo anch’io
desideravo quel bagno più di quanto fosse lecito persino a una coppia sposata,
ma avevo anche paura. Paura di esagerare, di lasciarmi trasportare dall’istinto;
paura di rovinare tutto, di non essere all’altezza.
Camminai
nell’acqua, respirando profondamente benchè non ne avessi bisogno, nel tentativo
di calmarmi. Chiusi gli occhi, inspirando, mentre venivo colpito dal suo odore,
e dalla terraferma arrivavano le note lontane di una festa sulla
spiaggia…
Come
un dono dal cielo Like
a gift from the heavens E’ stato facile dire It
was easy to tell
Ricordavo
ancora di come, la prima volta che l’avevo vista, avessi pensato che fosse un
incubo sorto dal mio inferno personale per distruggermi.
Non
sapevo ancora che sarebbe stata come un dono del cielo, un angelo che mi avrebbe
fatto smettere di essere il mostro che avevo sempre temuto di essere. Adesso
invece era facile dirlo, anche se il suo profumo, portato dalla brezza calda, mi
faceva impazzire.
Percepivo
anche uno strano calore, una scarica di adrenalina che irradiava dal profondo.
Un’adrenalina che provavo anch’io mentre i battiti del suo cuore erano tanto
forti e potenti da assordarmi. Probabilmente se il mio cuore avesse potuto,
avrebbe battuto il ritmo con la stessa frequenza forsennata.
Che
era amore fin dal principio It
was love from above E
mi avrebbe salvato dall’inferno
That could save me from hell
“Che
agnello stupido, che leone pazzo e masochista" avevamo commentato all’inizio.
Eppure già da quel momento sapevamo che malgrado tutto avremmo continuato ad
amarci. Un amore proibito, difficile, che ci lasciava spiazzati in molte
occasioni; ma che mi aveva aiutato più di una volta a sfuggire all’inferno.
Inoltre il concetto di inferno non poteva che essere più distante di così, con
l’aria calda e vellutata, l’acqua che lambiva la pelle, e la luna talmente
luminosa che illuminava a giorno l’aria circostante.
“Bellissima”
mormorò lei, alle mie spalle posando una mano sulle mie dita, appoggiate alla
superficie dell’acqua.
“Niente
male” ribattei piccato, girandomi per guardarla in quegli occhi castani che mi
catturavano. “Però non userei il termine bellissima. Non se il confronto è con
te” conclusi, intrecciando la mia mano con la sua.
Aveva
il fuoco nell’anima She
had fire in her soul Ed
era facile vederlo It
was easy to see Come ha potuto il diavolo stesso How
the devil himself
essere
spazzato via da me? could
be pulled out of me?
Il
battito del suo cuore era ormai indistinguibile, tanto era veloce. E il calore
avvertito prima era ormai diventato un fuoco quasi possibile da vedere, tanto
era potente.
“Ho
promesso che ci avremmo provato, ma se…se faccio qualcosa che non va, se ti
faccio male, dimmelo subito” ero terrorizzato al solo pensiero di perdere il
controllo.
Eppure
qualcosa dentro di me, mi diceva che il demone che ero stato e che ogni volta
minacciava di dissanguare Bella, se ne era andato. Senza una ragione apparente,
senza un perché specifico. Ma ovviamente grazie a lei.
C’erano
tamburi nell’aria There
were drums in the air E come lei cominciò a ballare As
she started to dance Ogni anima nella stanza Every
soul in the room
cominciò
a tenere il tempo con le mani keeping
time with their hands
”Non
temere, noi ci apparteniamo” mormorò, la mano calda sul cuore, i capelli morbidi
sul petto, la voce un sussurro e i battiti cardiaci che sembravano tamburi
pronti a segnare il ritmo di quella danza folle.
Chiusi
gli occhi. La festa sulla spiaggia proseguiva, mentre tutti tenevano lo stesso
tempo del cuore di Bella, coi battiti delle mani. Era una melodia perfetta,
dolce e armoniosa.
“Per
sempre” le dissi, abbracciandola e posando le labbra sulle sue. Un nuovo
strumento si era aggiunto alla canzone: il rumore smorzato e assordante di un
bacio.
E
cantavamo, lontano, lontano, lontano And
we sang a, away, away, away E le voci sembravano i canti degli angeli And
the voices rang like the angels sing E cantavamo, lontano, lontano,
lontano And
singing a, away, away, away E abbiamo ballato per tutta la notte And
we danced on into the night
Lei
era lì, tra le mie braccia. La mia cantante l’avevano definita. Sorrisi nel
bacio: era vero.
Bella
era mia, la mia cantante, e la sua voce, la voce delle sue labbra, risuonava
nella notte come un coro di angeli; mentre il bacio diventava più intenso, le
mani occupavano lo spazio e ci immergevamo in una danza dolce e profonda.
Non
era solo la mia cantante: era anche una ballerina. La mia ballerina che guidava
in quella pista improvvisata in mezzo all’acqua, muovendosi sinuosa addosso a
me, i respiri affannosi e attenuati che andavano ad aggiungersi alla cacofonia
di suoni nell’aria: la nostra orchestra della notte più perfetta.
Come
il pezzo di un puzzle Like
a piece to the puzzle
che
cade al suo posto that
falls into place
Puoi
dire come cosa proviamo You
could tell how we felt
col
solo sguardo sul tuo volto from
the look on our faces
Aprii
gli occhi, sbirciando tra le ciglia. Ricordai di aver detto una volta che ogni
giorno finisce, anche il più perfetto.
Quella
notte sembrava non avere fine, era come il pezzo più bello del puzzle, quello
che completa l’opera, che dona un senso a tutto il resto.
E
il pezzo di quel puzzle ci ritraeva: per una volta leone e agnello senza nessuna
differenza, la preda e il predatore persi allo stesso modo, all’interno di un
paio di occhi nocciola che riflettevano solo l’amore che c’era tra i due, mentre
la danza si faceva sempre più intensa.
Giravamo
in cerchio We
were spinning in circles
con
la luna nei nostri occhi with
the moon in our eyes Nessuna stanza in cui nasconderci No
room left to move
nello
spazio tra noi inbetween
you and I
Giravamo
veloci, all’interno di un cerchio immaginario; le schiene che si inarcavano
dolci e allo stesso tempo decise come in un passo di tango, mentre le mani
premevano sulla pelle lasciando segni leggeri.
La
canzone era ormai diventata una vera e propria sinfonia a cui si era aggiunta
l’immagine di quella luna definita bellissima, che ora brillava sui nostri
volti, riflettendosi sull’acqua e nell’aria come in un folle gioco di luci e
specchi.
Eravamo
arrivati al punto di non ritorno, quella linea di passaggio in cui non si può
più tornare indietro, in cui non si può più fingere. Non c’erano più luoghi in
cui potessimo nasconderci, ora che le nostre anime entravano in
contatto.
Dimenticando
dove eravamo And
we forgot where we were Abbiamo perso la concezione del tempo And
we lost track of time Cantando nel vento And
we sang to the wind
mentre
ballavamo nella notte as
we danced through the night
Ormai
non c’erano più differenze tra noi, sembravamo un tutto unico e magico; mentre
la ragione non dominava più su nessun istinto, e la concezione del tempo sfumava
nel nostro punto d’incontro.
Potevano
essere passati minuti come potevano essere secoli, senza che noi potessimo
accorgercene, persi in quell’istante di tempo perfetto che sembrava voler durare
per l’eternità.
Un’eternità
che sembrava essere appena cominciata, mentre le nostre voci intrecciate, si
disperdevano nella brezza notturna che frustava gentilmente
l’acqua.
Come
un dono dal cielo Like
a gift from the heavens E’ stato facile dire It
was easy to tell
Di
nuovo l’immagine di un angelo cullato dalle mie braccia, che mi rendeva facile
poter dire che il paradiso sulla terra era qualcosa di fattibile.
Un
angelo fragile, con la pelle più friabile della polvere; ma tanto forte da
aggrapparsi a me come se avessi potuto scappare via da un momento all’altro.
Ricambiai l’abbraccio, ancora travolto dall’onda lunga del nostro
amore.
Che
era amore fin dal principio It
was love from above E
mi avrebbe salvato dall’inferno That
could save me from hell
Il
nostro amore che aveva reso possibile l’annullamento di qualsiasi dubbio, di
qualsiasi possibile inferno, mentre la sete che solitamente mi invadeva lasciava
il posto a un altro desiderio, portando il sapore familiare del veleno lontano
dai miei pensieri.
Aveva
il fuoco nell’anima She
had fire in her soul Ed
era facile vederlo It
was easy to see Come ha potuto il diavolo stesso How
the devil himself
essere
spazzato via da me? could
be pulled out of me?
Un
fuoco che si trasmetteva dalla sua anima alla mia, invadendomi.
Mi
avevano detto che sarebbe stato unico, potente, più debole solo del desiderio di
sangue umano.
E
benchè il suo profumo fosse semplicemente irresistibile, tramutandola nella
cantante più brava che si possa desiderare, non potei trattenere una risata: io
avevo assaggiato il suo sangue, il sangue più potente al mondo, eppure quel
calore non era neanche lontanamente paragonabile al fuoco che adesso bruciava
tutti e due.
C’erano tamburi nell’aria There
were drums in the air E come lei cominciò a ballare As
she started to dance Ogni anima nella stanza Every
soul in the room
cominciò
a tenere il tempo con le mani keeping
time with their hands
La
pressione delle sue dita sulla mia pelle cominciò a scemare, il cuore che
ritornava ad un battito lento e ritmato simile a quello dei tamburi e degli
applausi sulla spiaggia; uno scroscio di vita che aveva contagiato anche
noi.
E cantavamo, lontano,
lontano, lontano And
we sang a, away, away, away E le voci sembravano i canti degli angeli And
the voices rang like the angels sing E cantavamo, lontano, lontano,
lontano And
singing a, away, away, away E abbiamo ballato per tutta la notte And
we danced on into the night
Uscimmo
dall’acqua, mentre la portavo velocemente nella nostra stanza, le ultime parole
della canzone che risuonavano ancora nell’aria calda, creando un’eco fatata, che
illuminava i ricordi della nostra danza proibita.
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Capitolo 4 *** 3. Accettare di sposare Edward - Sì ***
Note:
3. Accettare di sposare Edward. Rivisitazione di un pezzo che mi ha ispirato
particolarmente, con pov di Edward (lo so, son fissata, ma che volete farci, io
adoro pensare come un vampiro^^). Spero vi piaccia, buona lettura^^. Commenti,
critiche, recensioni et similia sempre molto gradite e apprezzate. (Grazie mille
a Alhia e a pinkgirl, un bacio grande^^)
sì
Era
una scatolina nera, semplice, tanto piccola da stare in una mano senza sforzo.
Eppure tu sudavi, come se dentro ci fosse un pericoloso ordigno a orologeria.
“Hai speso un sacco di soldi, vero? Menti pure, se l’hai fatto” cincischiasti,
prendendo tempo. Il matrimonio, o forse la sua idea di aveva sempre
terrorizzato. Preoccupata dell’opinione degli altri, dal loro giudizio,
piuttosto che dalla tua felicità.
“Non
ho speso nulla” ribattei alle tue spalle “E’ solo un altro riciclaggio. E’
l’anello di fidanzamento di mia madre. Immagino che sia un po’ fuori moda. Ti
posso far avere qualcosa di più moderno, se ti fa piacere” mi scusai,
sorridendo.
“Mi
piacciono le cose fuori moda” mormorasti trattenendo il respiro, mentre con le
dita tremanti aprivi il coperchio nero. All’interno della scatola un
rivestimento di satin nero, faceva da sfondo all’ anello ovale, completamente
avvolto da spirali di diamanti attorniate dall’oro giallo. Involontariamente
passasti le dita piano, sulla fitta rete di gemme, con la bocca aperta per lo
stupore “Che carino” uscì in un sussurro dalle tue labbra.
“Ti
piace?” sondai con cautela.
“E’
bellissimo. Perché non dovrebbe piacermi?” ribattesti piccata, punta sul
vivo.
“Guarda
se ti va bene” sogghignai, provocandola. La reazione fu esattamente quella che
mi ero aspettato: alla sola minaccia di provare l’anello, chiudesti forte il
pugno, in un moto involontario quanto repentino. Alzai gli occhi al cielo,
sbuffando: le tue paure erano per me qualcosa di incredibilmente oscuro. Cose
banali come un anello o come il ballo ti terrorizzavano, e poi davanti a mostri
e vampiri non facevi la più piccola grinza… “Bella, non te lo salderò al dito.
Vorrei solo che te lo provassi per vedere se la misura è giusta. Dopo te lo puoi
togliere”.
“Bene”
borbottasti mentre ti chinavi per provare la vera. Ma la tentazione era troppo
forte, e in pochi istanti sfilai la fede dalla scatolina e la infilai svelto
all’anulare. Prima che te ne potessi rendere conto, entrambi stavamo guardando
la tua mano con tanto di anello, all’altezza esatta dei nostri occhi. Era
perfetto, talmente bello che la vista venne per un attimo annebbiata,
concentrando il fuoco sul gioiello: emanava una luce particolare, che si
irradiava di riflesso sui nostri volti.
“Misura
perfetta. Non c’è male…mi risparmia un viaggio dall’orefice” conclusi
indifferente. Spostasti lo sguardo sul mio volto. Potevo vedere riflessi nei
tuoi, i miei occhi che sprizzavano felicità: non mi sembrava vero, tutto ciò che
sognavo si stava realizzando.
“Ti
piace non è vero?” mi stuzzicasti, ironica.
“Sì mi
piace. E non sai quanto” mormorai al tuo orecchio, dopo che la maschera di
indifferenza era stata totalmente sciolta da un sorriso precedente il
bacio.
“Ti
dispiace se faccio una cosa?” chiesi, un sorriso sardonico che mi si apriva
sulle labbra; mentre mi alzavo dal letto, costringendo anche te a sollevarti in
piedi.
“Oh
no” esclamasti gemendo, mentre mi inginocchiavo di fronte a
te.
“Dai,
sii gentile” scherzai, facendo l’occhiolino. Poi tornai serio mentre pronunciavo
le parole che fin dal primo momento avevo sognato pronunciare: “Isabella Swan,
prometto di amarti per sempre, ogni singolo giorno, per l’eternità. Mi vuoi
sposare?” .
E tu,
a dispetto di tutto il fiume di parole che probabilmente ti sarebbe piaciuto
esprimere, non potesti far altro che sbattere forte le palpebre per un paio di
volte e rispondere con un debole quanto sincero “Sì”
“Vedi,
non è stato poi così difficile” balzai in piedi, ridendo e stringendoti in un
abbraccio, le nostre mani ancora intrecciate.
Sì,
una semplice parola niente di più, ma che spalancava a te, ragazza titubante e a
me, vampiro sorridente, le porte dell’eternità.
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Capitolo 5 *** 4. Edward decide di andare a casa di Bella - Peccatore ***
Note:
4. Edward decide di andare a casa di Bella. Ambientato
in Twilight. Edward pov. Spero
vi piaccia, buona lettura^^. Commenti, critiche, recensioni et similia molto
gradite davvero^^.
peccatore
“Edward”
una parola chiara, netta, assordante nel silenzio della notte.
Mi
alzo spaventato, pronto ad andarmene, sicuro che tu mi abbia visto. Ma poi
sussurri ancora, ti giri e torni nel mondo beato dei sogni.
Mi
risiedo vicino alla scrivania, con un sospiro di sollievo. Ma la quiete di prima
è sparita: dentro di me è appena cominciato un concerto di desideri
contrastanti. Dalla sete che torna a colpirmi ogni volta che il tuo profumo mi
sfiora, al voler scappare per tenerti al sicuro, passando per la voglia pura e
semplice di mantenere le cose come sono; perché la voglia di te va oltre la
sete, va oltre la mia natura.
Il non
poterti leggere dentro come faccio con qualsiasi altra persona, il tuo essere
completamente imprevedibile, il tuo voler essere mia amica a tutti i costi
indifferente del fatto che così metti a rischio entrambi, ti rendono allo stesso
tempo il mio peccato e la mia punizione.
Perché
smettendo di ignorarti mi sono condannato, e mentre esco dalla finestra
sfiorandoti leggero, capisco qual’è il mio peccato: chiamatelo desiderio,
chiamatelo follia, chiamatelo amore.
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Capitolo 6 *** 5. Dopo la radura - Nessuno mi hai mai fatto sentire così ***
Note:
5. Dopo la radura. Doppia drabble (200 parole esatte) con pov esterno. Come
per tutte le fic di questa raccolta, le parti di dialogo sono tratte dai libri.
Buona lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia
sempre molto gradite e apprezzate (Grazie a chi ha commentato fino adesso, un
bacio^^).
nessuno
mi hai mai
fatto
sentire così
“Hai
mai…?” una domanda che si disperdeva, lasciando intuire il senso delle parole
non dette.
“Certo
che no” disse la ragazza, arrossendo visibilmente, il fiotto di sangue caldo che
colorava le guance pallide. “Te l’ho già detto, nessuno mi hai mai fatto sentire
così, nemmeno lontanamente” una sincerità devastante, che ridusse al silenzio la
mortale e il vampiro per qualche interminabile istante.
Quel
pomeriggio nella foresta, tutti i muri erano caduti, tutte le insicurezze
sciolte nel sole che aveva trasformato la pelle del vampiro in una pioggia di
diamanti. La bruna aveva solo detto la verità: quel desiderio, quell’amore,
quella paura mista a un’attrazione profonda che li legava, non l’aveva mai
provato per nessun altro.
“Bene.
Se non altro una cosa in comune l’abbiamo” concluse soddisfatto il vampiro,
mormorando nei capelli della ragazza. Anche per lui era un’esperienza nuova,
un’emozione che in più di ottant’anni nessuna gli aveva mai procurato.
Un
amore dannato, reso proibito dalla sete che lo sconvolgeva ancora, ma così bello
da togliere il respiro anche agli immortali. Un amore che li lasciava senza
parole, perché nessuno dei due avrebbe mai potuto pensare, che il giorno in cui
sarebbero rimasti senza parole per qualcuno sarebbe mai
arrivato.
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Capitolo 7 *** 6. Ritorno dall'Italia - Casa ***
Note:
6. Ritorno dall’Italia. Piccola drabble, Edward pov. Spero vi piaccia, buona
lettura^^. Commenti, critiche, recensioni et similia sempre molto gradite e
apprezzate.
casa
Sei
qui, di nuovo tra le mie braccia.
Sembrano
passati secoli, sembra quasi irreale averti ancora vicino a me; eppure sei tu,
col profumo inconfondibile di sempre, mentre viaggiamo da Roma ad Atlanta.
Non
posso credere di averti lasciato andare, mi sento troppo egoista adesso perfino
per pensare anche solo un istante di allontanarmi di nuovo da te.
Guardo
fuori dall’oblò mentre ritorniamo verso casa. Ma la mia casa, quella dove sto
ritornando davvero, sei tu che mi accarezzi i capelli mentre faccio scorrere un
dito sulla tua pelle morbida. Inspiro deciso il tuo profumo: il profumo di
casa
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Capitolo 8 *** 7. Ballo di fine anno - Mi basta, per sempre ***
Note:
7. Ballo di fine anno in Twilight. Ho sempre adorato questo capitolo e spero di
non aver fatto scempi usando il pov di Edward. Spero che vi piaccia, buona
lettura. Commenti, critiche, recensioni et similia sempre molto
gradite^^.
mi
basta, per sempre
Era
lì, impacciata come sempre, mentre entrava nella Volvo: una bambolina
stupendamente goffa, vestita da Alice con chiffon e seta.
“Mi
stai portando al ballo di fine anno!” urlò, pestando il gesso e la deliziosa
scarpa col tacco alto sul tappetino dell’auto. Non sapendo cosa le passava per
la mente (come al solito) non potei far altro che tentare di convincerla.
“Assecondami, per piacere” implorai, rivolto al suo viso
stupendo.
Si
arrese, non senza farmi pesare il fatto che l’ avevo portata a quello che
secondo lei era il pericolo mortale per eccellenza. Non potei far altro che
sorridere prima di aprire la portiera per farla scendere. “Di fronte a un
assassino sei coraggiosa come un leone, ma basta che qualcuno parli di ballare…”
sospirai, trascinandola fuori dall’abitacolo.
Mentre
camminavamo per andare in palestra non potei non pensare che era assolutamente
perfetta: i boccoli castani che ricadevano leggeri sotto le spalle, il passo
reso incerto dal gesso, e la carnagione pallida che diventava purpurea sulle
guance, lasciando trasparire ancora una volta il suo incredibile
profumo.
“Sembra
l’inizio di un film dell’orrore” mormorò entrata in palestra, mentre la musica
si diffondeva dolce dalle casse.
“In
effetti i vampiri non mancano” ribattei dando un’occhiata al resto della mia
famiglia che già danzava in mezzo alla pista.
“Vuoi
che blocchi le uscite, così potete massacrare gli ignari cittadini?” disse,
facendomi l’occhiolino.
Sollevai
gli occhi al cielo: chissà se avrebbe mai cominciato a comportarsi come una
persona normale. “E tu da che parte stai?”
“Coi
vampiri, ovvio” rispose, sghignazzando. Poi l’ espressione si fece più seria:
“Qualsiasi cosa, pur di non ballare, qualsiasi cosa”. La ignorai, portandola con
lentezza al centro della sala.
“Edward,
sinceramente non so ballare!” rantolò mentre gli occhi castani vagavano verso le
porte di uscita: come se fosse mai riuscita a scappare. Avevo promesso che non
l’avrei lasciata andare un attimo in tutto il corso della
serata.
“Sciocca
non preoccuparti, io sì” le risposi sollevandola fin che non cominciammo a
volteggiare, l’ abito che faceva ampi cerchi nell’aria, mentre i suoi capelli mi
frustavano il viso, inebriandomi…
Poi
d’un tratto si materializzò lui: Jacob. Uno degli eredi dei Quileute voleva
portarla via da me; in fondo il patto tra noi e loro era quello, ma non mi sarei
arreso tanto facilmente. Sapevo di essere egoista ma lasciarla andare in quelle
mani anche solo per pochi minuti mi rendeva nervoso e inquieto. E inoltre la
gelosia non aiutava.
Tirai
un sospiro quando mi ritornò tra le braccia: un peso dolce che volteggiava
insieme a me. “Ora va meglio?” provò, la voce leggermente soffocata dal fatto
che teneva il viso premuto al mio petto. “Non proprio” risposi in modo
sincero.
“Non
prendertela con Billy, è preoccupato per me perché Charlie è suo amico. Niente
di personale”
“Non
ce l’ho con Billy, è suo figlio ha irritarmi” risposi, cercando di non
ringhiare. “Prima di tutto mi ha costretta a violare la promessa che avevo fatto di non lasciarti sola
neanche un attimo. E in secondo luogo ha detto che sei carina. In pratica ti ha
insultata. Stasera sei molto più che bellissima” soffiai tra i suoi capelli.
Ricominciammo
a volteggiare, stretti in mezzo alla folla, diretti verso il prato. Ci sedemmo
sulla panchina, dove la cullai con dolcezza, una piccola bambolina fragile tra
le mie braccia. La luna brillava sul suo viso, illuminandolo tanto da farla
sembrare una creatura eterea. “Di nuovo il crepuscolo. Un’altra fine. Ogni
giorno deve finire, anche il più perfetto” mormorai.
“Non è
detto che tutto abbia una fine” ribattè lei piccata.
Era
l’ennesima battuta di entrata della nostra situazione di impasse: lei che voleva
a tutti i costi diventare un vampiro, e io che non volevo assolutamente farla
diventare un mostro senz’anima. “Io so ciò che sono” disse decisa. “Sì” avrei
voluto rispondere “Sei precisamente la tentazione più insopportabile che abbia
mai avuto. Ti amo per questo”.
La
misi alla prova. “Perciò, ti senti pronta?”
“Ehm,
sì” la voce che improvvisamente si rompeva, la preda che tornava se stessa,
mentre il leone giocava col suo agnello.
“E
adesso?” le soffiai direttamente sul collo, la sua pelle che rabbrividiva, la
normale reazione al contatto freddo con la mia.
“Sì”
sussurrò, una nota di paura nella voce vellutata.
Mi
allontanai ridendo amaro. Era vero: nonostante la paura sarebbe stata felice di
diventare un mostro come me al momento.
“Veramente
diciamo che il mio sogno è restare con te per sempre” dichiarò con un mezzo
sorriso sulle labbra piene.
“Bella”
feci, sfiorando quelle labbra così rosa, calde, umane “Starò sempre con te. Non
ti basta?”
“Mi
basta per ora” sorrise da sotto la pressione del mio dito.
Sbuffai,
trattenendo ancora una volta il ringhio che mi nasceva in gola. Quella ragazza
era già un mostro, anzi peggio di un mostro. Il mio adorabile
mostriciattolo.
“Stammi
a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti
basta?” esordì il mostriciattolo, ancora convinta di poter far cambiare la mia
decisione.
“Sì, mi basta” risposi, giocherellando un po’ con gli anelli
perfetti dei boccoli. Poi posai una mano sulla sua guancia mentre col viso mi
abbassavo al livello di quel collo bianco, perfetto e vitale. “Mi basta per
sempre” conclusi, baciandola.
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Capitolo 9 *** 8. Dopo il ritorno dall'Italia -Sogno ***
Note:
8. Dopo il ritorno dall’Italia. Drabble con pov di Bella (già ogni tanto
capita^^). Buona
lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia, sempre
molto gradite e apprezzate. (Grazie infinite a pinkgirl, elyxyz, feferica. Un
bacio^^)
sogno
“Sapevo
che era un sogno”
balbetto, singhiozzando. E’ assurdo: vampiri italiani, voli infiniti, Alice…te.
Impossibile che tu sia tornato, stringendomi tra le braccia… solo illusioni che
la mente usa per tener vivo il tuo ricordo.
“Certo
che ti amo e non posso farci niente”
sbraito a un’allucinazione, che si fa sempre più reale, mentre mi stringi nella
tua presa marmorea.
“Non
devo sentire altro”
mormori, prima di baciarmi.
“E’
solo un abbaglio” blatera una vocina da qualche parte me. “Al diavolo!” penso,
mentre lascio che la mente venga completamente risucchiata dalle tue labbra. Un
sogno che si avvera.
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Capitolo 10 *** 9. Prima del matrimonio - Nightmare before wedding ***
Note:
9. Prima del matrimonio. Mi scuso per il ritardo nel postaggio, è un periodo
impegnativo. Spero di postare in modo un po’ più frequente ora che si avvicinano
le vacanze^^. Il pov è di Bella (sì strano, ma vero). Buona lettura, spero vi
piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia sempre molto gradite e
apprezzate (Grazie infinite a pinkgirl, elyxyz, feferica e lady lang. Un
bacio^^)La storia partecipa al contest
100 prompts! indetto dal forum Fanfiction Contest ~ {Collection of
starlight since 01.06.08 }
nightmare
before wedding
“Domani
è un giorno importante” aveva bisbigliato Edward, poco prima di andarsene alla
sua festa di addio al celibato.
“Grazie!
Questo mi aiuterà a rilassarmi” avevo risposto, con una mezza risata che voleva
coprire il mio vero stato d’animo: perché quando Jasper se n’era andato col
futuro sposo, tutta la calma se n’era andata con lui.
Ero
semplicemente atterrita. Provai a rilassarmi, scivolando in un sonno
tormentato.
Guardai
giù verso i miei piedi: un paio di scarpe erano avvolte attorno alla mia
caviglia con un semplice laccetto di cuoio. Il tacco era qualcosa di mortalmente
alto. Deglutii, tentando di cacciar via il terrore. Misi un piede sulla
scalinata. E come previsto, scivolai giù per tutta la lunghezza della rampa,
avvolgendomi nello strascico e assomigliando in qualche modo a un cartone
animato che rotolando nella neve provoca la classica valanga. La gente rideva,
indicandomi sguaiata…
Eravamo
in un prato bagnato dalla luce arancione del tramonto, io già davanti
all’altare, Edward che avanzava maestoso, rilucente da mille bagliori. La gente
urlava, tentando di scappare da quello spettacolo affascinante e
misterioso…
“Tu,
Isabella Swan, vuoi sposare il qui presente Edward Cullen, promettendo di essere
sempre al suo fianco, finchè entrambi vivrete?” mi domandava il prete, davanti a
me.
“Lo
voglio” annunciavo sicura e raggiante.
“E
tu, Edward Cullen, vuoi sposare la qui presente Isabella Swan, promettendo di
essere sempre al suo fianco, finchè entrambi vivrete?” ripetè il
sacerdote.
Alzai
gli occhi verso Edward. Mi squadrò da capo a piedi, lanciando un’occhiata che
decretava la sua stanchezza: “Quanta fatica per un’insulsa, semplice mortale”
sembrava pensare. Si girò lentamente, voltandomi le spalle, e cominciando a
camminare.
“Edward,
no! Edward” provai a chiamare. Ma lui continuava a camminare, sparendo nel buio
insieme a tutto il resto della scena…
Mi
svegliai ansimante e madida di sudore. Aprii gli occhi e lanciai un urlo: i
diamanti del mio anello di fidanzamento rilucevano di una luce diabolica.
Dannati incubi prematrimoniali.
Provai
nuovamente a calmarmi, ma inutilmente. Tutti i sogni mi tornavano alla mente in
modo troppo vivido. E se fossi scivolata? Se la natura del mio futuro marito ci
avrebbe traditi, costringendoci a fuggire? Se (la parte peggiore) nonostante
tutto Edward avesse capito che non ero abbastanza per lui?
Venni
colsa dall’iperventilazione. Lui era così bello, buono, generoso…così Edward! E
io non ero altro che me stessa: una mortale qualunque. Non sarei mai stata alla
sua altezza nemmeno da vampira. Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance. Mi
alzai dal letto, sapendo che non avrei preso sonno e che la mattina dopo Alice
mi avrebbe urlato contro. Lo sguardo lucido mi cadde su un vecchio album per
terra. Erano tutte le foto sviluppate dai rullini di quel maledetto compleanno.
Sfogliai le pagine, notando tutti i cambiamenti in me e i non cambiamenti di
Edward, sempre perfettamente immutabile. Rimasi ferma su una foto in
particolare: io e lui, una domenica di tanto tempo prima, quando mi aveva
regalato la Mercedes. Uscivamo dalla macchina insieme, il suo braccio intorno
alla mia spalla, lui folgorante come un modello in occhiali da sole, io la
solita vecchia Bella, ma illuminata dal riflesso della sua
bellezza.
Eravamo
proprio una coppia carina. Ritornai a letto, sorridendo e asciugando le lacrime.
Ricordavo il dialogo che avevamo avuto quando Charlie aveva scattato quella
foto…
“Io
ancora non capisco perché mi hai regalato questo sproposito di macchina. Non
sono alla tua altezza anche senza tutti questi doni stupidi” mi ero lamentata
già allora.
“E chi
dice che non sei all’altezza?” mi aveva sfidato lui, gli occhi perforanti anche
dietro le lenti degli occhiali.
“Bhè…tanta
gente” avevo ribattuto io, pur sapendo che avevo le spalle al
muro.
“Ciò
significa che hai il singolare dono dell’ubiquità, dato che tanta gente puoi
essere solo tu” aveva sorriso. Quel dannato sorriso sghembo che mi fermava il
cuore. Ma volevo resistere.
“Non è
vero, lo pensano tutti. E in più mi spieghi come faccio a meritarti se al
matrimonio inciamperò ovunque, e dopo non avrò altro da offrirti che solo me
stessa? Che tra parentesi non mi sembra abbastanza” avevo sbuffato, ironicamente
ma con una goccia d’ansia. Mi si era parato davanti, annullando la mia visuale,
concentrata su quegli occhi ambrati nascosti dal vetro
scuro.
“Ascoltami
Bella, perché non lo dirò mai più: tu non sei alla mia altezza, perché sei molto
più in alto di me. Sei il dono più perfetto che mi si potesse fare, sei parte di
me; una volta ti dissi che eri tutta la mia vita. Bene, la situazione non è
cambiata. E chiunque osi dire il contrario è solo un povero pazzo. Capito bene?”
aveva concluso minacciosamente, con un piccolo ringhio.
“Va
bene, va bene. Anche se sul discorso della follia avrei qualcosa da aggiungere…”
avevo scherzato, abbracciandolo.
Il
ricordo finì, lasciandomi insonnolita tra le coperte che si erano fatte soffici
e calde. Sbadigliai, chiudendo gli occhi: il mio perfetto angelo custode (che mi
guardava ancora dalla foto), avrebbe vegliato su di me, portando via gli incubi
di quella notte.
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Capitolo 11 *** 10. Non m'importa! - Bella capisce cos'è Edward ***
Note: 10.
Bella capisce cos'è Edward. Pov
di Edward (as usual^^). Doppia drabble sulla
rivisitazione di uno dei momenti, secondo me, più belli della saga. Buona
lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia, sempre
molto gradite e apprezzate. (Grazie infinite a pinkgirl, elyxyz, feferica e lady
lang. Un bacio^^)
non
m’importa!
Chiudi
la portiera, dirigendoti verso casa. Lanci un ultimo sguardo alla macchina e poi
entri.
Metto
in moto e mi dirigo verso casa. Guardo fuori dal finestrino: l’aria è tersa, la
luna brilla nel cielo. Claire de Lune, come la mia canzone preferita. Un
chiarore fatato, che illumina i ricordi recenti della serata che cambierà, e
forse ha già cambiato tutto.
Perché
ci hai scoperti. Mi hai scoperto. Anche se non ti
importa.
Troppo
intelligente tu, o troppo stupido io, desideroso di farti avvicinare a me? Forse
semplicemente troppo egoista, facendoti capire la verità in modo da poterti
stare vicino, anche se so che sarà un errore. Ma quando non ci sei vengo
assalito dall’ansia.
Ma
questa sera non mi importa del perché, non mi importa delle cause e non mi
importa delle conseguenze. Ho solo voglia di dare un suono a questo sorriso che
mi si allarga sulle labbra. Il sorriso della libertà. Libero di essere quello
che sono.
Abbasso
il finestrino, tiro fuori la testa nell’aria gelida della notte e
urlo.
“Non
m’importa!” grido a mia volta, un ruggito che mi nasce dal petto e che esplode
per una Forks, che non sarà più la stessa. Come me.
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