Buon compleanno, Ian.

di MAMMAESME
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***



Capitolo 1
*** Uno ***


1.

Cammino con Matt verso il mio camerino.

Oggi ho dovuto lavorare nonostante sia il mio compleanno; Julie è stata irremovibile: i tempi di produzione sono molto stretti e dobbiamo contenere le spese quindi … niente giornata libera.

Sono sfatto: il trucco mi si è incollato alla faccia, il sudore impregnato nei vestiti.

Non vedo l’ora di farmi una doccia veloce, togliermi il cerone e andare a casa a preparare la valigia. Questa sera ho un aereo che mi riporterà a Los Angeles, da Nikki.

Festeggeremo, questo è sicuro.

-Il tuo telefono non ha smesso un attimo di rompere oggi. – mi stuzzica Matt.

-Tanta, troppa gente che mi vuole bene … - ironizzo.

-Nikki? … -

- Ci siamo sentiti questa mattina. Credo che mi stia preparando una festa a sorpresa … donna fantastica, vero? –

-Sei sincero o sei sarcastico? –

-Se non lo capisci significa che sono un ottimo attore. –

-Nina … ti ha fatto gli auguri? –

-Nina … chi? –

-Nina … quella che ti ha guardato sottecchi per tutto il giorno … quella che era molto dispiaciuta che oggi non ci fossero scene Delena di un certo tipo, quella che … -

-Quella che si è imboscata con chissà chi e non si è più vista da circa un’ora e, guarda caso, anche il ragazzino simpaticone non si vede da altrettanto tempo . –

-Geloso? –

-Matt … cazzo … ti ho appena detto che non vedo l’ora di tornare da Nikki. Sai bene anche tu che quella tra me e Nina è una storia finita.-

-Ancora devo capirne la ragione … -

-Non siano Damon ed Elena … e tu non sei Alaric. È stato bello finchè è durato, poi le differenze hanno fatto il resto ed ora ognuno di noi vive la vita che desiderava. –

-Se lo dici tu. –

-Auguri fratello! – l’urlo di Zach mi giunge alle spalle, insieme ad una delle sue pacche che fanno sputare i polmoni.

-Fuck off! – gli rispondo, salutandolo col dito medio.

Non faccio in tempo a rigirarmi che sono assalito da Kat.

-Lo sai che ti amo profondamente, vero? – mi sussurra, mordendomi il lobo sinistro.

-E io ti adoro … ma devo struccarmi o perderò l’aereo. – le sussurro, afferrandole il collo e ricambiando il morso.

-Prima o poi dovremo diventare trombamici: non posso essere l’unica a non provare il brivido di una notte Smoldy … chiederò a Nikki il permesso, tanto io sono single e lei è di idee moooolto aperte! -

-Prima o poi, Kitty … prima o poi … - le prometto con un sorriso che rinnega le mie parole.

Matt mi guarda esasperato.

-Non capisco come tu possa gestire tutto questo. -

-Nemmeno io, nemmeno io … ma non m’importa di saperlo: finchè ci riesco, va bene così, eventualmente poi … ci penserò poi! –

Il telefono vibra per l’ennesima volta.

Per l’ennesima volta premo il tasto del mio smartphone per leggere l’ennesimo tweet.

“@iansomerhalder Happy Birthday Mr Delicious x”

Era di Michael che mi stava guardando con uno sguardo divertito dalla porta socchiusa del suo camerino.

Sono appena passate le cinque e mezza e, se non mi sbrigo, non riuscirò a prendere l’aereo in tempo.

Infilo il telefono in tasca e saluto Matt.

-Ci si vede. – gli sorrido.

-Divertiti con Nikki e… dalle un bacio da parte mia -  

Il gesto con la mano chiusa che segue non indica certo un bacio.

-Fottiti! –  il mio invito gli giunge chiaro e forte mentre chiudo la porta del camerino alle mie spalle.

Sono davvero stravolto. Non mi capita spesso. Sarà l’età …

Indossare un sorriso non è sempre facile, essere Ian Somerhalder non è certo una passeggiata.

Amo la mia vita, amo quello che sono e la frenesia dei miei giorni, ma non sono immune alla fatica, allo stress, alla malinconia.

“Chissà perché Nina non mi ha ancora scritto”.

Rifiuto il pensiero come uno spam nelle mie e-mail.

Mi appoggio alla porta e mi rigiro l’anello di Damon sul dito.

Per qualche strano motivo, fatico sempre a togliermelo.

Questo personaggio è sotto la mia pelle, è il mio alter ego, lo sfogo ai miei più sordidi istinti, la realizzazione delle mie passioni più segrete.

Alzo gli occhi e faccio per dirigermi verso la postazione make up, per togliermi la maschera del vampiro con l’anima fragile, e la vedo lì, sul divanetto sfondato che occupa la parete di fronte allo specchio.

La fisso senza parlare: tra di noi le parole non sono mai state necessarie.

È seduta con le gambe allungate sui cuscini e regge in mano due bicchieri colmi di liquido ambrato. Ha l’aria di chi aspetta da un po’.

Appena la metto a fuoco il mio corpo risponde ad un istinto atavico e i pantaloni si riempiono di desiderio. Sento scorrere nelle vene il bisogno di abbracciarla, di baciare quelle labbra imbronciate, di accarezzare il suo viso stanco tanto quanto il mio, stanco di combattere, stanco di arrendersi.

La stanza è satura del profumo del bourbon e dei suoi capelli spettinati: sono così intensamente consapevole della sua presenza che potrei trovarla anche a occhi chiusi.

Mi aggiro nell’angusto spazio del camerino, rimandando l’inevitabile domanda, procrastinando il momento in cui avrei dovuto mandarla via.

Sfilo il giubbotto di pelle e l’anello di Damon, svestendo i panni di colui che ha il permesso di prenderla tra le braccia e fare al suo corpo quello che io non posso più fare.

Mi giro lentamente e mi appoggio alla mensola dei trucchi, afferrandola con le mani; nella mente si presenta un pensiero che mi fa sorridere: se fossi davvero Damon avrei stritolato quel pezzo di legno tanto lo sto stringendo.

-Sono davvero tanto ridicola? – mi chiede con uno sguardo di sfida.

-Tu non saresti ridicola nemmeno vestita da pagliaccio. – le rispondo stancamente.

Lottare contro il desiderio di lei è sfibrante, sempre.

Con una sensualità inconsapevole, fa scivolare le gambe giù dal divano, un tacito invito a sedermi accanto a lei, un invito che dovrei declinare …

Un invito a cui non so resistere.

Mi siedo. Nina avvicina uno dei due bicchieri alle labbra mentre mi porge l’altro, aspettando che lo prenda e mi arrenda a qualsiasi cosa lei abbia in mente.

Afferro il bicchiere, rovescio malamente un sorso di liquido in bocca e lo deglutisco senza stare ad assaporarne il sapore: voglio solo che mi bruci nelle vene, che incenerisca la voglia che scorre nelle cellule del mio sangue, che attutisca la crisi di astinenza che mi assale per la mancanza di lei sulla mia pancia, pelle contro pelle, respiro dentro il respiro.

Cerco di rilassarmi, di godere l’attimo … “hic et nunc” …  ma è più facile a dirsi che a farsi.

Nina rimane immobile, mi fissa, mi sfida.

Poso il bicchiere sul pavimento e comincio a passarmi le mani sui pantaloni,sulla gola, sotto il collo sdrucito della maglia che indosso da questa mattina, come se il contatto con la mia pelle possa supplire il bisogno di fare lo stesso sulle sue gambe, sul suo collo.

Anche lei posa il bicchiere e mi appoggia in grembo i piedi scalzi. Mi accorgo adesso che i suoi stivaletti giacciono scomposti sul pavimento di linoleum.

Con le mani si sposta i capelli dal collo, come se avesse caldo, come se il sudore glieli avesse incollati alla schiena.

Non so nemmeno cosa stia indossando. Non riesco a indugiare a lungo con lo sguardo su di lei. Subisco ancora troppo prepotentemente il potere che ha su di me.

E lo sa bene … lei.

Reclino la testa e la appoggio contro lo schienale, chiudendo gli occhi e cercando di dimenticare per un attimo quanto lei sia vicino a me.

Penso a Nikki, alla donna che mi sono scelto, che mi ha scelto ed accettato a trecentosessanta gradi.

Penso alla mia vita, mai così piena e appagante come in questo periodo, alla serenità che ho raggiunto a fatica, che ho riconquistato pagando un prezzo altissimo in soldi di energia e autocontrollo spesso ridotto ad un lumicino.

Ma le uniche immagini che mi si presentano alla memoria sono quelle di Nina nel mio letto, dolce e aggressiva come solo lei sa essere; vedo il suo viso trasfigurato dal piacere che lei sa vivere con trasporto e spontaneità, la sua espressione intensa quando mi pretende, abbandonandosi alle sue sensazioni, trasportandomi con lei nella sua gioia intensa.

Un brivido mi fa sobbalzare, mi riscuote dalle mie ignobili fantasie, ma inevitabilmente l’eccitazione cresce e i suoi piedi troppo vicini non fanno altro che ingigantire tutte quelle pulsioni che tento inutilmente di reprimere.

I miei sensi sono molto più reattivi di quanto non lo sia io e il mio corpo disobbedisce ad ogni mio comando, ad ogni vano tentativo di non sentirla dentro.

Con le palpebre socchiuse mi volto per guardare Nina che, impassibile, guarda me.

Appoggio le mani sul cuscino per rialzarmi, per allontanarmi da quel fuoco che presto mi brucerà come fossi paglia, ma lei mi trattiene con una leggera pressione dei polpacci sulle mie cosce. Non riesco a trattenere un sospiro roco.

-Nina … -

- Come sei teso, Ian … qualcosa non va? – mi chiede con falsa ingenuità.

-Cosa ci fai nel mio camerino? – la mia voce è un po’ più brusca di quello che vorrei.

-E’ il tuo compleanno: volevo farti gli auguri come si deve, volevo brindare con te. Non ci vedo nulla di male, nulla di peccaminoso. –

Qualsiasi cosa in lei ispira il peccato, quel peccato originale che ci rende vivi, che ci riporta nel giardino dell’Eden per il tempo di infiniti sospiri.

-Potevi farmeli questa mattina … potevi farmeli prima … potevi mandarmi un tweet … - impreco quasi.

-Niente tweet, niente pubblicità: devo pur sembrare arrabbiata perché ti scopi una mia ex amica. –

-Sembrare …? –

-Sei adulto. Sono 36 oggi, vero? Credo che tu possa scegliere chi portarti a letto senza che io ti accordi il permesso: non stiamo più insieme, non posso essere arrabbiata. Con quale diritto potrei.–

-No, cazzo … certo che no! Non stiamo più insieme; hai voluto la tua vita, non hai voluto la mia: troppo intensa … troppo affannata … troppo da “vecchi”. Sono un anno più vecchio Nina e a Nikki vado bene come sono! Quindi è vero: non devo rendere conto a te di nulla, non più, mai più. –

La rabbia stava per prendere il posto della passione: sapeva come farmi perdere la pazienza, sapeva come accendermi e come gelarmi, come attirarmi e come spingermi via.

-Buon compleanno, Ian … e adesso che te l’ho detto puoi anche mandarmi via, se proprio ti do tanto fastidio. –

Fa per alzarsi, ma questa volta sono io a trattenerla, un gesto che faccio senza prima pensare, spinto da un riflesso spontaneo, che mi guida la mano senza prima passare dalla parte razionale del mio cervello.

È il bisogno bruciante di averla che mi spinge ad afferrarla.

E’ una necessità vitale che mi impedisce di lasciarla andare.

L’idea che si alzi interrompendo il contatto precario tra la i suoi jeans ed i miei, mi crea un senso di panico che mi contrae lo stomaco e mi fa stringere le mani attorno alle sue caviglie, fino ad affondare le dita nella sua carne.

Desidero con tutto me stesso riaverla, riavere la donna che un tempo mi apparteneva, ma temo le conseguenze di una mia debolezza.

Perché lei non sarebbe una botta e via: sarebbe la sigaretta dopo mesi che non fumo, il bicchiere dopo settimane di astinenza. Sarebbe ricadere nello stato di prostrazione che mi prendeva quando non c’era, prima di rimettermi in piedi, prima di ritrovare quel me stesso perduto dietro i capricci di una ragazzina che voleva giocare a far la donna.

Mi ero impegnato a non ricadere nella dipendenza, mi ero disintossicato.

O forse no.

I miei polpastrelli, incollati sulla piccola porzione di pelle che avevo conquistato, mi dicevano che era stato tutto inutile: non mi ero depurato e se non l’avessi lasciata andare subito, sarei ripiombato nello stesso devastante bisogno di lei.

-Ian … meglio se mi lasci andare … -

-Meglio per chi? Per me o per te? –

-Per entrambi … -

-Perché sei venuta, Nina? –

-Per farti gli auguri di persona … per un brindisi e un abbraccio … perché, anche se ci siamo lasciati … -

-Ci siamo lasciati per non rovinarci la vita a vicenda, perché volevamo cose diverse,  le stesse cose in momenti diversi, perché siamo peggio dei personaggi che interpretiamo: stiamo male se non stiamo insieme, stiamo peggio se stiamo insieme … ed io non sono più in ragazzino da prendere e lasciare a seconda della moda del momento … -

-Ci siamo lasciati … ma non abbiamo smesso di volerci: perché tu mi vuoi ancora, lo vedo, lo sento.-

-E allora cosa dovremmo fare: scopare qui sul divano, farci una doccia e dirci ciao? Se questo è il tuo regalo di compleanno, grazie ma no, grazie. – 

La mia voce era un respiro rotto, un insieme di suoni gutturali e spezzati dalla rabbia e dalla menzogna.

Perché io quel regalo lo volevo, e che si fottessero le conseguenze.

In fondo continuo a sbronzarmi anche se il giorno dopo ho un mal di testa atroce, continuo a mangiare cioccolato anche si mi fa venire mal di stomaco …

Una scopata, un po’ di rimorso, un pizzico di nostalgia e tutto sarebbe passato tra le lenzuola di un’altra donna, un'altra notte, in un altro posto.

-Non volevo scopare, sai che non m’interessa. Volevo solo … -

-Farmi gli auguri e poi andartene, lasciandomi a ricordare quanto pesi la tua assenza, quanto faccia male il tuo non essere più mia … -

-Farti sapere che, nonostante tutto, nonostante Nikki, nonostante tutti i ragazzi che mi affibbiano, io ti voglio bene … -

-Sai dove puoi metterti il tuo bene?-

-Adesso non fare Damon … -

Finalmente trovo il coraggio di guardarla dritto negli occhi.

C’è in lei una consapevolezza, una tranquillità appena velata da un accenno di tristezza.

È una donna, ora … una donna che ho contribuito a far crescere, una donna che è cresciuta nonostante me.

La guardo ed è come se non l’avessi mai vista,  come se non avessi mai smesso di guardarla.

La rabbia si spegne e rimane solo la malinconia.

-Scusa, Neens … scusa. Grazie di essere venuta, grazie per essere rimasta. È più di quanto io meriti. È più di quanto potessi mai aspettarmi. –

La tristezza si scioglie nei suoi occhi e lascia spazio a un sorriso senza malizia, lo stesso che mi aveva ammaliato, che mi aveva spinto in quel terreno minato che sarebbe stata la nostra storia.

Allungo una mano per sfiorarle la guancia con il dorso della mano.

-Dio, quanto sei bella, Nina … -

Lei mi prende la mano e la volta: vi appoggia prima la guancia e poi le labbra.

Privo un impeto di tenerezza: è così bella nella penombra, così ingenuamente maliziosa, così forte e così piena di vita che non posso fare ameno di innamorarmi a ogni sguardo, ad ogni battito di ciglia.

Siamo entrambi sull’orlo del baratro: buttarsi o scappare sono le alternative … o rimanere fermi in questo stato contemplativo per il resto della serata, della notte … della vita.

Nina si libera dalla mia presa sulle sue gambe, abbandona la mia mano e si alza.

-Meglio che io vada, adesso … -

Ha scelto la fuga.

Dovrei scappare anch’io, dovrei correre il più velocemente possibile lontano da lei, dal suo profumo.

Si china per infilarsi gli stivaletti di pelle nera ed io rimango immobile a guardare la curva dei suoi fianchi, che si offrono generosamente alla mia vista.

Si guarda allo specchio e si ravviva i capelli.

-Sono un disastro … - commenta tra sé e sé.

Raccoglie il suo bicchiere e ne beve un altro sorso profondo, prima di appoggiarlo sulla mensola.

-Ancora auguri, Ian … spero che questo giorno speciale abbia la sua degna conclusione. Non ti scomodare a salutarmi Nikki.-

La sua mano sulla maniglia è una visione che mi trafigge lo stomaco.

Mi alzo alla velocità della luce e blocco la porta, giro la chiave e la imprigiono tra il mio corpo ed il fragile pannello di legno che ci separa dal mondo esterno. La schiaccio per aderire meglio alla sua schiena e sento il suo torace espandersi e contrarsi contro il mio, un po’ affannato.

Mi piaceva, dopo l’amore, crollare sopra di lei, abbandonarmi totalmente tra le sue braccia e schiacciarla contro il materasso per sentire ogni battito del suo cuore accelerato contro le mie costole, il suo respiro mancare fino a quasi soffocare, la mia pelle incollata alla sua.

Non avevo bisogno di nulla se lei respirava sotto di me, non volevo altro se avevo avuto lei.

Anche adesso, anche se i vestiti fanno da barriera, averla tanto vicina mi fa sentire completo, mi fa sentire a casa.

Nina rimane immobile per qualche secondo, poi trova la forza di girarsi e con naturalezza m’infila le dita tra i capelli.

-Lei sa che questo ti fa impazzire? – mi chiede, facendo scivolare i polpastrelli in quel punto, tra la nuca e il collo, che mi procura brividi di eccitazione che partono dalla spina dorsale e finisco dentro i miei lombi.

La guardo con uno sguardo degno di Damon: “Vuoi giocare” penso, “e allora giochiamo.”

-Il ragazzino ha già scoperto questo punto? – la sfido, infilandole il dorso delle dita nella scollatura della camicetta, accarezzandole con le nocche lo sterno, lentamente.

Trattiene tra i denti un gemito e a me si annebbia la vista.

-E dimmi: lei sa che se ti sfiora così, tu perdi la ragione? – mi sussurra, facendo scivolare i denti sul mento, sulla gola, e chiudendo il morso proprio dove in vampiro morderebbe per nutrirsi.

Il gioco si sta facendo bollente, pericoloso, ma non riesco a smettere.

Le afferro un polso e, rifacendo una vecchia scena tra Damon ed Elena, le faccio scivolare le dita sotto la camicetta, seguendo il disegno delle costole, deviando verso il suo ombelico e lì rimango per stuzzicarla nel modo che so solo io.

Sento che le sue gambe si flettono.

-E lui sa farti sciogliere così?-

La mia voce è un ringhio di rabbia e desiderio.

Dire “lui” e pensarla tra le braccia di un altro mi rende folle di gelosia.

Devo fermarmi, subito: lei non è più cosa mia ed io non posso più sottomettermi alla passione che ci legava … che ci lega ancora, evidentemente.

Ci abbiamo provato: è stato meraviglioso, per un po’, poi ci siamo scontrati contro le nostre differenze e abbiamo cominciato a farci del male.

Ora, se cedessimo, avremmo solo guai, rimorsi, dolore e pentimento.

Ma la mia mente non riesce a non pensare al suo seno, che involontariamente sfioro con il braccio.

-Nina … - riesco a malapena a dire, mentre la parola “basta” mi si ferma in gola, creando un nodo che mi soffoca.

Nina reclina la testa per offrirmi le labbra.

-Chiamami Elena … se siamo “loro” non tradiremo nessuno, se sarai Damon sarai solo mio –

-Non ha senso … - tento di difendermi, anche se il gioco m’intriga parecchio.

Si volta.

Mi afferra il volto e mi bacia nel suo modo vorace, spalancando la bocca per possedere la mia, per assumere il comando e dominare la scena.

Perché a Nina piace dirigere, mentre io mi perdo nella profondità dei buoi baci.

Sa quello che vuole Nina, e sa come ottenerlo, sempre.

E adesso vuole me.

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Capitolo 2
*** Due ***


2.

Nikki …

Penso a Nikki che mi aspetta a LA.

Nikki: la donna che ho scelto, che mi ha scelto senza se e senza ma.

Nikki: la compagna che condivide le mie passioni, leale, innamorata … perfetta per me, per la vita che ho deciso di vivere, per quella che altri mi hanno incollato addosso.

Ho voluto questo lavoro con tenacia e dedizione e ne accetto tutte le conseguenze e le fatiche, un piccolo prezzo per quello che mi dona, per quello che mi permette di realizzare.

Nina, invece, ne era devastata.

Nikki si adegua, balla i miei ritmi, calma le mie frenesie, placa le mie impennate e mi segue sulle montagne russe.

Semplicemente perfetta.

… e allora perché sto infilando le mani sotto la maglietta di Nina per cercare quel calore morbido, le sue curve, il velluto della pelle del suo seno?

Ho sempre adorato quella parte di Nina: mi piaceva affondarvi il viso come in un cuscino di piume e rimanere con lì, ad assaporare il suo profumo, ad ascoltare il suo respiro.

Mi faceva impazzire passare le labbra sulla sua pelle, nutrirmi di lei come fossi un bambino, far accelerare il suo cuore e impazzire con lei … attraverso di lei.

Le mie mani bruciano come se stessi toccando braci ardenti, i miei occhi lacrimano per l’intensità delle emozioni che mi travolgono quando raggiungo l’obbiettivo … e lo accarezzo … e lo stringo fino a farle male.

“Tutto questo mi appartiene …” vorrei urlarle, ma dalla mia gola esce solo un lamento rauco.

Sarà sempre così, con lei?

Coinvolgente, esaltante, devastante.

In questo momento, incollato a lei, sento l’euforia travolgermi e il cuore schizzarmi fuori dal petto.

Nonostante sia un errore, nonostante sia tutto sbagliato, quest’attimo è perfetto.

Nina arcua la schiena per offrirsi meglio al mio tocco; appoggia la nuca sulla mia spalla e sussurra:

-Non ti manca tutto questo? –

Rimango in silenzio.

Fermo le mani e mi allontano di un passo, facendola voltare per poterla fissare negli occhi.

-Allora, Ian … non rispondi, non … -

-Cazzo, Nina … è come dare una caramella ad un bimbo per poi levargliela nel momento esatto che sta per addentarla. Certo che mi manca. Mi fa male da quanto mi manca. Ma ci siamo lasciati, tu mi hai lasciato. E va bene. Ne comprendo la ragione. Quindi perché tutto questo? Perché questa domanda? Perché sei qui? –

-Perché tutto questo manca anche a me e … se non stiamo insieme, se le nostre vite non sono compatibili, i nostri corpi lo sono, noi lo siamo. Avevo voglia di risentire il tuo sapore, di lasciarti il mio … avevo semplicemente voglia di te. –

Buio.

Quelle parole annullano ogni remora, ogni senso di colpa o responsabilità.

La spingo contro lo specchio, facendola appoggiare sulla fragile mensola. Le bottigliette appoggiate cadono a terra, mentre le mie mani corrono sui suoi pantaloni stretti, alla ricerca di un bottone, di una zip, di una qualsiasi apertura che mi permetta di spogliarla all’istante, di averla immediatamente.

Lei si fa strada sotto la mia maglietta, con una foga degna di Elena  Gilbert nelle sue scene più piccanti, le unghie a graffiarmi il petto, la lingua a disegnare piccoli cerchi sulle mie spalle.

Incrocia le gambe dietro la mia schiena, lasciando stoffa dei nostri jeans sfreghi dove dovrebbe esserci pelle, calore, umori.

Ho la mente vuota e i sensi colmi di passione.

Non esiste che lei.

Nient’altro.

Nessun altro.

Tra le mille parole che vorrei sussurrarle, i mille insulti che vorrei urlarle, solo quattro lettere trovano la forza di superare il nodo che mi lega la gola:

-Nina … -

E’ una supplica, una preghiera, un’imprecazione … è la mia vita che rinasce e s’infrange tra le sue cosce chiuse in quel paio di pantaloni maledetti, tra le sue labbra aperte per lasciar uscire tutto il piacere, su quegli occhi spalancati e trionfanti.

-Ian … -

Il suono del mio nome è pura poesia se è lei a pronunciarlo in un grido a stento trattenuto.

Ci chiamiamo per non perderci, per ricordarci che esistiamo.

Perché stiamo per annullarci l’uno nell’altra, come sempre, come ogni volta che abbiamo fatto l’amore senza preavviso, solo perché il bisogno era più forte di ogni altro istinto vitale, più del respiro, più dell’amore stesso.

La mia mano scivola sulla sua vita, raggiunge la sua schiena e riesce ad infilarsi oltre la cintura dei jeans.

Riesco ad insinuarmi, mentre lei mi aiuta slacciandosi il bottone che blocca il mio accesso. Scendo, trovo quello che cerco e stringo per spingermela ancora più vicina.

Sono al limite della sopportazione, al limite della resistenza e, se non voglio fare la figura dell’adolescente che si sporca i pantaloni, la devo spogliare subito.

Mi libero le mani e mi stacco quanto basta per prenderla in braccio e spostarla sul divano.

Mi chino su di lei, le slaccio i pantaloni e tento di sfilarglieli.

I miei sensi annebbiati percepiscono delle voci dal corridoio, ma fingo di non farci caso.

For he's a jolly good fellow,
For he's a jolly good fellow,
For he's a jolly good fellow,
That nobody can deny.

 

Nina mi mette una mano sul petto per fermarmi e, velocissima, si alza e si risistema.

-Ian … - la voce di Paul mi rimbomba nella testa come un’esplosione: se lo avessi davanti, credo che gli spaccherei il collo!

-Vieni fuori … abbiamo rubato una bottiglia di champagne alla produzione e dobbiamo brindare prima che tu parta … sei ancora sotto la doccia?-

Sono stordito.

Tutti i colleghi e gli amici sono fuori che urlano il mio nome, cantando quella canzoncina idiota ed io sono ancora sospeso tra l’incredulità e un’eccitazione dolorosa.

Nina sorride come se nulla fosse e mi fa cenno di sbrigarmi … indica l’accappatoio appeso vicino alla porta del bagno e si dirige alla porta.

Cercando di non far troppo rumore, gira la chiave e socchiude la porta, mimando il gesto della doccia.

Mi fiondo in bagno e, sfilandomi i vestiti più in fretta che posso, m’infilo sotto l’acqua gelata, mentre sento la sua voce divertita.

-E’ ancora sotto la doccia … ma arriva subito: gli ho fatto perdere tempo come mi avevate chiesto.-

Era tutto preparato.

Brindisi a sorpresa, intrattenimento compreso, anche se non credo che qualcuno immagini come Nina mi abbia intrattenuto.

L’acqua fredda mi punge sulla pelle, ma non calma i miei bollori e nemmeno la rabbia che accompagna la frustrazione per ciò che è stato interrotto.

Mi bagno appena e indosso l’accappatoio.

Nina è appoggiata allo stipite della porta e flirta con il ragazzino.

Tutti hanno un bicchiere e Paul me ne porge uno.

-Ma quanto ti fai aspettare! Peggio di una donna. –

Il tappo della bottiglia salta e la schiuma si riversa nei bicchieri.

Qualcuno applaude, qualcuno fischia …

“Happy birthday to you …” intona Kat e tutti la seguono.

Mi strappo le labbra in un sorriso tirato e tintinno i bicchieri con tutti i membri del cast.

Nina smette un attimo di parlare con il tipo e mi si avvicina.

Appoggia il suo bicchiere al mio e mi sorride sorniona.

-Buon compleanno, Ian … -

Mi bacia sulla guancia, beve un lungo sorso di bollicine e appoggia il bicchiere su una sedia in corridoio e, prendendo sottobraccio “coso”, mi volta le spalle e scompare dalla mia vista, lasciandomi col mio bicchiere vuoto e un buco nello stomaco.

 

-o-o-o-o-o-

 

 

 

Il respiro di Nikki è lento è tranquillo: finalmente si è addormentata. Mi sento un vigliacco, ma la verità è che vorrei dormire in un alto letto.

Quello che è “quasi” successo con Nina mi brucia ancora sulla pelle, mi pesa sulla coscienza.

Certo, avrei potuto trovare una scusa, dirle che avevo perso l’aereo, fermarmi ad Atlanta per la notte.

Ma sapevo che voleva festeggiare … e abbiamo festeggiato.

Che cosa sto facendo? Cosa le sto facendo!

Nikki merita di più di un uomo che fa l’amore con lei per sfogare il desiderio di un’altra. Nessuna donna merita questo, lei meno di altre.

Purtroppo però questa notte è andata proprio così: mi sono rifugiato dentro di lei, l’ho presa con foga, con una voglia che sconfina nella disperazione, sovrapponendo al suo l’immagine di un altro corpo.

Nina non è come le altre, non lo è mai stata.

E Nikki non è come Nina.

Le sue mani sono delicate, il suo amore è dedizione, il suo modo di vedere il mondo e il futuro coincide col mio.

Nina è più ruvida, più istintiva, affamata di vita … giovane nell’accezione più bella del termine.

E’ un tornado … e nella mia vita travolgente, adesso ho bisogno di un porto dove far riposare il mio spirito guerriero.

Quel porto non può essere Nina.

Quella baia azzurra e tranquilla è Nikki.

Chiudo gli occhi e cerco di non pensare a quello che è accaduto solo poche ore fa. Tento di placare l’ennesima ondata di desiderio che mi prende pensando a Nina, contro quella porta, schiacciata dal mio peso, ansimante e indomabile.

Nikki non deve accorgersi di nulla: non voglio e non posso ferirla.

Vorrei addormentarmi, abbandonarmi all’oblio e risvegliarmi domani, più lucido e presente a me stesso ma quel desiderio insistente, implacabile, atroce, non mi dà tregua.

Le mie mani si allungano a cercare la schiena di Nikki. Mi avvicino e affondo il volto tra i suoi capelli per soffocare un grugnito, per raffreddare la vampata che mi prende alle viscere.

La circondo con le mie braccia e la immobilizzo.

Sento che si sveglia, ma rimane immobile … mi lascia fare, asseconda i miei movimenti aderendo perfettamente al mio corpo, che cerca ristoro da una sete infinita.

Assorbo il suo calore e cerco di rilassarmi.

La abbraccio, la tengo vicina.

Tremo.

M’infurio con me stesso, perché non riesco a cancellare l’immagine del volto di Nina in fiamme, dei suoi occhi languidi, della sua bocca socchiusa.

Mi aggrappo a Nikki, alle sue spalle morbide e, in un respiro, sono parte di lei.

Dentro di me, la voglia è quasi assassina: ha brama di un rapporto rude e veloce, di una doccia fredda per lenire le scottature che le dita di Nina hanno lasciato sulla mia pelle … invece mi sforzo di essere dolce, lento, attento.

Nikki accoglie il mio assalto e risponde con passione.

Non mi delude, mai.

Non è abbastanza, mai.

Non mi sazia, mai.

Eppure lei è tutto quello che cerco, tutto quello che voglio.

Se avessi potuto creare una donna, avrei concepito Nikki.

Se avessi stilato la lista delle caratteristiche della mia compagna ideale, avrei scritto le sue doti, le sue peculiarità, la sua essenza.

Ho trovato in lei tutto quello che cercavo e finalmente possiedo tutto quello che desideravo, ma in testa mi ronza una domanda, fastidiosa come una zanzara nella notte: la somma di quello che ho trovato vale l’unicità quello che ho perso?

Domanda inutile.

Quello che ho perso non lo posso riavere, e non mi accontenterò mai delle briciole che Nina deciderà di concedermi tra un augurio di compleanno e uno di Natale …

Quello che ho è magnifico, anche se non è la mia Neens.

Ma me lo farò bastare.

Per ora.

Forse.

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