Alone Together

di Shanya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno; ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due; ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno; ***


Come si può non essere in ansia il primo giorno di scuola? Mi sono detta continuamente “Nessuno ti guarderà, sei nuova e sola, in una scuola piena di persone, perché mai dovrebbero guardarti?”. Bhe, avevo torto. Occhi di tutte le dimensioni, forme e colori mi fissano mentre stringo tra le mani la tracolla ormai usurata, le spalle ricurve e la testa bassa ad osservare i miei piedi uno davanti all’altro, evitando d’inciampare mentre mi dirigo verso l’entrata principale dell’edificio. Ma perché devono guardarmi tutti? Non hanno nulla di strano davanti gli occhi, anzi, più banale di me non c’è niente e nessuno.
Al di là della porta, invece, c’è perfino troppo silenzio. I corridoi sono vuoti, escludendo un vecchio bidello che passa di aula in aula. Fortuna non si è accorto di me.
Il suono della campanella mi fa sobbalzare sul posto e velocemente mi dirigo verso una porta al di là dell’atrio dove teoricamente ci sono i bagni, sempre che il cartellino appeso non sia uno scherzo. Voglio evitare tutti in tutti i modi possibili, a partire da ora, dato il fallimento di poco fa. Vado verso l’ultima cabina in fondo quando la porta si apre con un tonfo, sbattendo contro il muro e facendomi sobbalzare ancora a ridosso del muro.
-Ma chi abbiamo qui. Una piccola matricola.- Porto le mani dietro la mia schiena contro il muro.
Sta parlando di me? Tre ragazzi entrano in bagno e, mentre due chiudono la porta appoggiandocisi contro, il ragazzo più basso ma anche più muscoloso che era davanti ai due si dirige verso di me, con passo sicuro ma felpato, intimorendomi fin da subito.
 Non riesco ad elaborare un pensiero molto compiuto. Dovrei aver paura? Fin ora ne ho, e molta. Non riesco a muovermi e anche se ci riuscissi non saprei dove andare e via d’uscita a quanto pare non ce ne sono.
-Guarda che carina, trema di paura.- Un ghigno si forma sulle sue labbra carnose, lasciandomi un brivido freddo lungo la schiena. Che ha intenzione di fare? Perché nessun altro entra? È possibile che nessuno debba fare qualcosa in bagno? O forse sono semplicemente capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sento due mani calde che mi sfiorano la camicetta, togliendomi la borsa dalle spalle.
-Come ti chiami, fragolina?- I miei occhi scorrono veloci su di lui, mentre i suoi si soffermano sui miei. I jeans gli fasciano le gambe robuste, una maglia larga gli copre il torace, mentre la giacca di pelle posa sulle spalle larghe e le braccia muscolose. Le labbra rosee esalano leggeri respiri che si infrangono sul mio viso. Il naso leggermente grande e i corti capelli castani ricadono un po’ sugli occhi. Non ho mai visto occhi così… belli. Il taglio felino gli dona uno sguardo selvaggio e malizioso. Il colore sembra indecifrabile. Un castano, verde, ma leggermente dorato. Indescrivibili. I miei occhi s’incrociano con i suoi e lo vedo portare una mano sul mio mento, alzandomi il viso al suo livello.
-Hai capito cosa ho detto?- Sussurra a denti stretti. Deglutisco rumorosamente mentre i due ragazzi dietro sghignazzano tra di loro.
Passo lo sguardo da un suo occhio all’altro, che sono immobili su di me. Le labbra sono strette in una linea dura, impaziente. La sua stretta al mento si stringe, schiacciandomi le guance con la punta delle dita.
-Non vorrai costringermi ad usare le maniere forti, vero fragolina?-
Trovo il coraggio di reagire ed alzo lentamente le mani verso il suo polso. Lo circondo con le mie piccole ed esili mani fredde e sento la sua pelle calda sotto i miei polpastrelli. La sua presa si allenta, avrà capito che mi sta facendo male. Spero che non mi lasci un segno. Non ho mai toccato pelle così calda, è rovente.
-Allora. Come. Ti. Chiami?- Avvicina ancora di più il suo viso al mio. Un odore di menta e muschio mi perfora le narici, inebriandomi. Mai avevo sentito un profumo così buono.
-E… Evelyn.- Non percepisco più la presa sul mento. La sua mano scivola lungo il mio collo, sfiora i bordi della mia camicetta azzurra e poi risale posandosi sulla nuca, spingendomi in avanti verso di lui. I miei occhi non si staccano dai suoi e lui non sembra abbia intenzione di staccarsi da me.
-Oh andiamo. Te la fai o la butti?- Il ragazzo davanti a me non distoglie lo guardo, io aggrotto le sopracciglia. Te la fai o la butti? Te la fai ho capito in che senso. Buttare? Che vorrebbe dire? Nel cestino non ci entro.
Sento una mano sul fianco e poco dopo delle dita caldissime s’insinuano sotto la stoffa, lasciando una scia bollente sulla mia pelle. Potrei prendere fuoco da un momento all’altro. Chiudo gli occhi godendomi quel tocco. Trovo tutto alquanto eccitante, in realtà, non so come. Se doveva essere spiacevole o doloroso, non c’è riuscito. Affatto. Non sono mai stata toccata così. Onestamente non sono mai stata toccata e basta. E devo ammettere che le sue mani su di me mi fanno sentire in paradiso, anche se caldo come l’inferno. Riesco a percepire il suo viso avvicinarsi e subito dopo le sue labbra umide sul lato del mio collo, sotto l’orecchio. Per poco non mi parte un sospiro accompagnato da un leggero mugolio. Le mie mani perdono la presa e ricadono lungo i fianchi.
-Hai un buon odore, fragolina. Proprio di… fragola.- La sua voce roca così vicina mi provoca vari brividi. Che primo giorno fantastico, insomma. La sua mano sale la nuca e mi afferra di colpo i capelli, stringendoli in una morsa forte tanto da farmi spalancare gli occhi e stringere i denti, portandomi indietro la testa.
-Sarà un peccato bagnarti, non per causa mia.- Arretra di un passo e mi fissa, il ghigno tornato a troneggiare sul suo viso. In questo momento lo prenderei a schiaffi pur di toglierglielo.
Mi trascina per i capelli dentro la cabina al nostro fianco lasciando la porta aperta. Riesco a sentire i passi degli altri due dietro di noi. Mi preme l’altra mano su una spalla, costringendomi ad inginocchiarmi davanti la tazza, le mani sui bordi.
-Piccola fragolina, sai cosa ti farò ora, vero?- Si china verso di me e il suo fiato mi colpisce il collo.
-Credo di saperlo.- Lo sento ridere mentre avvicina ancora il suo viso al mio.
-Sarà piacevole.- Le sue labbra soffiano nel mio orecchio destro per poi lapparmi il lobo, facendomi sospirare rumorosamente.
-Perché mi chiami fragolina?- Chiedo con voce tremante. Non voglio che mi infilino la testa nella tazza il primo giorno di scuola. Poi come dovrei asciugarmi? Mi asciuga lui, di grazia?
-Hai dei capelli rossi, e profumi di fragola.- Il suo viso si accosta al mio mentre mi annusa i capelli. Resto di sasso. Guardo la tazza davanti a me. Fortuna che è pulita, non l’avrei nemmeno toccata, altrimenti. Non trovo una risposta da dargli. Perché ha preso di mira proprio me? Non poteva prendersela con qualcun altro? Con qualcuno che ha un cambio, magari? Qualcuno che deve fare ginnastica? O forse è perché sono nuova e devo ancora conoscere le regole? Certo che “non andare in bagno prima delle lezioni o si finisce con la testa nella tazza” non è una regola tanto carina. Credo sia inutile provare a scappare, anche se provassi a divincolarmi (cosa impossibile vista la grandezza delle sue braccia) quei due alla porta di certo non mi lascerebbero scappare. Sembrano più pericolosi loro che il ragazzo al mio fianco. Chissà se fa qualche sport per mantenersi così. A quanto pare, divincolo o no, finirò comunque con la testa nell’acqua. Che comitato d’accoglienza gentile.
Una porta alle mie spalle si apre cigolando e una voce mi arriva alle orecchie.
-Non ci credo. Proprio oggi?- Dei passi si avvicinano. Il ragazzo molla leggermente la presa su di me, iniziando ad accarezzarmi la nuca con il pollice.
-Fratellino, ho trovato una fragolina solitaria nel bosco. Dovevo prenderla.-
-Shannon, lasciala andare.- Ah e così il mio aggressore si chiama Shannon.
-Solo perché sei tu.- Molla completamente la presa ma si avvicina un ultimo momento.
-Non pensare che sia finita, fragolina.- Un brivido mi attraversa da capo a piedi e Shannon sparisce dalla mia vista. Provo ad alzarmi, ignorando le gambe tremanti e mi dirigo fuori.
Il fratellino di Shannon mi passa la borsa, sorridendo gentile ma imbarazzato. Ricambio con un piccolo sorriso di gratitudine. Mi ha comunque salvato da una testa bagnata.
-Mi dispiace per… lui. Di solito prende di mira topi di biblioteca matricole. Tu…- Un ragazzo mi spintona colpendomi alla spalla e la mia borsa cade a terra e vari fogli ne escono. Il ragazzo nemmeno si ferma a scusarsi.
-Scusa, non mi sono nemmeno presentato. Sono Jared.- Jared mi raccoglie dei fogli da terra e mi aiuta a rialzarmi, porgendomi poi la mano, cordiale.
-Evelyn.- Prendo i fogli che ha in mano e li infilo velocemente nella borsa. Dovevano uscire proprio quei fogli?
-Sei al primo anno?- Alzo lo sguardo su di lui, tranquillo che cammina al mio fianco.
-Emh… in realtà no. Ma sono nuova.- Con la coda dell’occhio lo vedo annuire mentre si ferma davanti ad una porta in legno.
-Posso vedere i tuoi orari?- Gli passo il foglietto già stropicciato che avevo nella tasca dei jeans.
-Innanzitutto, benvenuta. Secondo, benvenuta nella mia classe, Evelyn.-
-Siamo in classe insieme?- Mi avvicino per sbirciare il foglietto.
-Almeno così non rischi di finire di nuovo tra le grinfie di mio fratello.- Alza un angolo della bocca, inchiodandomi con i suoi piccoli e vivaci occhi azzurri, restituendomi il biglietto.
-Non è stato così male.- Farfuglio alle sue spalle mentre s’incammina dentro l’aula sperando non mi senta.
-Faccio finta di non averti sentito.- Sorrido divertita ma imbarazzata, anche se non può vedermi. Mi siedo al suo fianco in fondo alla classe, davanti un’altra piccola porta.
-Qual è la tua prima impressione, allora?- Mi gira le spalle mentre fruga da qualche parte.
Vari ragazzi e ragazze entrano nell’aula, in gruppi o da soli e noto felicemente che nessuno mio ha notato, se non una ragazzina minuta bionda in mezzo ad un gruppetto di ragazze.
-Nessuno mi ha notata. È perfetto.- Sorrido a Jared, chino sul banco sopra un quaderno vuoto e muove velocemente la matita, ignorandomi. Provo ad allungare il collo verso di lui, ma i suoi capelli abbastanza lunghi e castani coprono il tutto.
-Che stai facendo?- Stacca la matita dal foglio per un secondo e mi guarda, passandosi i capelli dietro le orecchie e sorride tranquillo.
-Vedrai.-
Si china sul foglio e torna a fare quel che stava facendo.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due; ***


-Ci fermiamo qui?- Jared si ferma sotto un albero vecchio e raggrinzito, guardando in alto verso i rami.
Mi siedo sul terriccio leggermente secco guardandomi intorno. Jared sembra un buon amico, mi ha aiutata tutta la giornata, pure quando mi sono incastrata la camicia nella porta dell’armadietto. Non posso dire lo stesso di suo fratello però. Dopo l’episodio in bagno l’ho visto solo un paio di volte, tra una lezione e l’altra, sempre seguito dagli altri due tipi. Mi chiedo come possano essere fratelli.
Mangiamo tranquillamente, senza essere disturbati, a quanto pare lui non è il tipo che vuole farsi notare.
-Come va come primo giorno?- Mi chiede mentre lo vedo estrarre dal suo zainetto il blocco da disegno di prima e torna con la testa china.
-Bene, dato che pensavo di starmene da sola.- Rispondo mentre mordo il mio panino senza tanta grazia. Mi allungo verso di lui, togliendomi dalle ginocchia il sacchetto di carta.
-Vuoi dirmi che stai disegnando?- Poggio il mento sulla sua spalla, cercando di vedere anche solo qualche tratto. Lui volta la testa verso di me, alzando un angolo della bocca.
-Se non è finito, nessuno, escludendo il sottoscritto, può vederlo.- Torna a disegnare.
Un piccolo broncio si forma sulle mie labbra mentre torno a mangiare silenziosamente.
Un rumore di piedi che strascicano foglie secche arriva da dietro e senza che me ne accorga, qualcuno si è seduto alla mia sinistra.
-Jared, hai qualcosa?- Appena sento la sua voce scatto a destra, urtando Jared, terrorizzata dal risentire la sua voce così vicina. Lui ne approfitta per avvicinarsi e la sua gamba finisce contro la mia.
-Tieni.- Jared passa un sacchetto al fratello, senza alzare lo sguardo dal blocco.
-Come va, fragolina?- Ignoro la sua domanda chiudendo il mio sacchetto. Mi ha fatto passare la fame. Come se volesse sapere davvero come sto. Ma per favore.
Come può avere il coraggio di venire qui, come se non fosse successo niente, e parlarmi tranquillamente. Riesco ancora a percepire le sue dure e calde mani sul mio corpo.
La sua mano si posa sul mio ginocchio e io scatto indietro, finendo contro il ruvido tronco dell’albero. La sua mano è ferma e le sue dita premono sulla mia pelle.
-Ti ho chiesto come va.- Mi volto verso di lui, per la prima volta, scossa dalla sua voce profonda.
I suoi occhi ambrati mi scrutano profondi e scuri, inviolabili, come se cercasse di leggermi dentro, e riuscendoci.
-E se io non volessi risponderti?- La sua bocca si storce in una smorfia leggera.
L’altra mano finisce velocemente a stringermi il mento, anche se non molto forte. È delicato, quando vuole. O forse non se ne accorge nemmeno.
-Tu devi rispondermi. È buona educazione.- Evidenza il “devi” soffiandomi sul viso.
-Vorrà dire che sono maleducata.- Gli afferro saldamente il polso e lo tolgo dal mio mento, ma lui non reagisce come avrei voluto.
In uno scatto fulmineo me lo ritrovo a cavalcioni su di me. Le sue cosce stringono le mie in una morse ferrea. Le sue mani mi bloccano i gomiti contro l’albero e mi ritrovo il suo viso ad una distanza ravvicinata. Troppo ravvicinata. Come questa mattina.
-Sh… Shannon.- Ansimo contro il suo viso. Il suo sguardo è di fuoco, come se volesse distruggermi, farmi a pezzi.
-Ti conviene fare quello che ti dico se non vuoi che continui quello che stavo facendo questa mattina.- Il suo alito mi fa trattenere il respiro. È fatto. Completamente.
-Shannon, sei fatto. Torna dal tuo gruppetto. Tanto si sa non farai nulla in queste condizioni.- Ma queste parole non escono dalla mia bocca, bensì da quella di Jared, che ha alzato la testa verso di noi per giusto due secondi.
-E invece…- Sposta le mani verso le mie spalle, fino al collo e poi alle guance.
-Sei una fragolina. Selvatica. E io ti voglio. Voglio domarti. Mangiarti.- Adagia le sue labbra sulle mie. Vorrei mandarle vie, puzza in un modo assurdo e mi sta stringendo troppo, come se non volesse mollarmi.
Le sue parole mi hanno lasciata di sasso. Non so che pensare ma soprattutto cosa fare. Sono in un completo panico.
-Tu. Sarai. Mia.- Si spinge oltre. Una mano finisce sulla mia nuca mentre l’altra sul mio fondo schiena mi attraggono a sé. La sua lingua si fa spazio nella mia bocca, accarezzandomi. Le mie mani scivolano sui suoi fianchi, passando sugli addominali marmorei. Il tutto finisce prima che me ne renda conto e lui è già in piedi, di spalle e cammina senza voltarsi indietro, lasciandomi spaesata, con il fiato pesante e una piccola delusione dentro di me. Ma che gli è passato in mente? Ed io ho pure risposto. Che imbranata.
-Si vede che non ti è dispiaciuto, e nemmeno a lui. Non provare a negare.- Continuo a guardare la sua forma sparire lungo il prato, trattenendo l’impulso di rincorrerlo.
-Cosa?- La risata di Jared riempie l’aria, attirando la mia attenzione finalmente su di lui.
-Vi conoscete da tipo neanche un giorno e la tensione sessuale è a livelli astronomici, assurdi.-
-Come scusa?- Arrossisco di colpo e la voce esce stridula dalla mia gola, scioccata dalla sua intuizione non errata. Affatto.
-Hai capito benissimo.-
 
 
 
-Sono a casa.- Esclamo chiudendomi la porta alle spalle. Non ricevo risposta e nessuna luce è accesa. Dev'essere ancora a dormire. Porto la borsa coi libri in camera e mi dirigo verso la camera padronale. Entro senza preoccuparmi di bussare. Le tende sono tirate, la camera è completamente buia, ma riesco a muovermi comunque. Abitudine.
Il corpo di mio padre è steso in malo modo ma pacifico sul letto, il suo respiro profondo riempie il silenzio della casa. Il leggero russare gli fa tremare il petto. Lo scendiletto è coperto da qualche bottiglia che immagino si sia scolato questa notte. Le porto in cucina e le butto nella spazzatura. Devo rimediare io ai suoi errori, come ho sempre fatto. Sono io che devo prendermi cura di lui, non il contrario. Ma ora è meglio lasciarlo dormire. Si sveglierà questa sera, mangerà un po’ e se ne tornerà a letto con una bottiglia sotto braccio, come fa routine. Ed io dovrò accertarmi che rimanga vivo, ovviamente.
Mi chiudo in camera per il resto della giornata. Non riesco a smettere di pensare a cosa è successo oggi. Insomma, ho conosciuto Jared e devo dire che è simpatico e disponibile, anche se un po’ chiuso in sé stesso, ma sembra affidabile. E poi, invece, c’è suo fratello. Che è successo? Ricapitoliamo. Mi ha palpata in bagno e… mi ha pure eccitato, ok. Mi ha quasi infilato la testa nella tazza quasi subito e a pranzo è venuto da me, fatto, come ha detto Jared, ed io pure nella mia testolina e poi, senza motivo, credo, me lo ritrovo appiccicato a me, e mi è piaciuto, fino a prova contraria. Che succederà domani e nei prossimi giorni? Sarà come oggi? Starò con Jared e Shannon farà le sue uscite da… fatto? Oppure sarà come se niente fosse successo e mi ritroverò da sola? Spero di no onestamente, con loro stavo bene. Anche se quello che è successo con Shannon dovrebbe darmi fastidio in realtà, eppure…
Il resto della serata passa velocemente. Come avevo previsto, mio padre si è fatto vedere solo per mangiare per poi subito tornare a letto, portandosi via una piccola bottiglia di liquore.
Mi corico sul letto, stanca della giornata appena passata. Se ero nervosa per oggi ora sono nervosa per domani. Rivedere Jared e… Shannon.

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