So cold

di principessanonima
(/viewuser.php?uid=752649)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** King of Pain ***
Capitolo 2: *** Drown ***
Capitolo 3: *** Survive ***
Capitolo 4: *** Fear ***
Capitolo 5: *** Saul ***
Capitolo 6: *** What do you want from me? ***
Capitolo 7: *** Bruises ***



Capitolo 1
*** King of Pain ***



La piccola sveglia sul comodino di legno suona. Sono le 7.40, e la camera di Allyson Summers è inondata dai raggi caldi del sole come solo l’alba di Syndey sa creare.   
Tito, il gatto siberiano rosso, è disteso ai piedi del letto.
 
Ancora addormentata, cercò a tentoni il pulsante per fermare quella fastidiosa sveglia. Si strofinò gli occhi con i pugni chiusi e si guardò attorno confusa in quella stanza poco familiare.
“Non sei più a Chicago, sei nella nuova casa a Syndey”  cercò di ricordarsi a se stessa scostando le lenzuola di dosso. Quel movimento spaventò Tito che si svegliò di scatto.
-Non guardarmi in quel modo, sai che la mattina sono irascibile –
Allyson saltò fuori dal letto e sbuffò annoiata quando vide tutti quegli scatoloni ancora da sistemare.
“Li sistemerò dopo” pensò incamminandosi fuori dalla stanza. Riavviandosi i capelli con le mani, scese in cucina dove suo padre beveva pacificamente il suo caffè.
-Buongiorno- lo salutò sbadigliando.  Il padre alzò gli occhi dal giornale che stava leggendo e le sorrise. –Buongiorno tesoro, ho preparato il caffè-
Andò dietro al bancone stile americano, sbadigliò di nuovo, prese la tazza, la riempì di caffè, e si sedette accanto a Bryan Summers.
-Sei nervosa?- chiese quest’ultimo con una punta di divertimento. Allyson evitò di mandarlo a quel paese e scosse la testa testarda. –No, per niente-
Dopo aver finito la colazione, sciacquò la tazza e prima di risalire in camera si voltò verso il padre.
-Ah, papa?-
Lui la guardò confuso.
-Questa divisa da poliziotto ti sta decisamente meglio -  e con la sua risata in sotto fondo salì le scale.
 
 
Il Norwest Christian College  era un edifico grande e si trovava a venti minuti di distanza da casa di Allyson.
-Grazie per il passaggio, ci vediamo stasera-  dopo aver schioccato  un bacio sulla guancia al padre, la mora uscì  dalla macchina della polizia sotto gli occhi di metà corpo studentesco.
Allyson odiava stare al centro dell’attenzione, sapeva di essere una bella ragazza ma questo non le dava quella sicurezza in più da affrontare tutto a testa alta.
Con il viso nascosto dai lunghi capelli castani, a passo felpato sorpassò il cortile per dirigersi in segreteria.
Trovò una donna sulla quarantina impegnata a sistemare dei documenti dietro il lungo bancone blu, il cartellino diceva: Mrs. Williams.
-Salve, sono Allyson Summers- la informò e vide i suoi occhi illuminarsi appena si posarono sulla sua figura.  –Oh certo! Vado a prendere tutti i fogli che ti serviranno, ci metto cinque secondi-
Quando la donna scomparve dietro una porta, la ragazza diede un’occhiata alla stanza per perdere tempo: era una stanza piuttosto piccola, le pareti tappezzate da annunci e attestati vari, mentre di fronte era completamente coperta da una bacheca piena di post-it colorati.
La porta principale si aprì e una ragazza alta piuttosto carina entrò accompagnata mano nella mano da un ragazzo .
-Lena, Jayden come mai non state in classe?- chiese Mrs Williams ritornando con tutti i fogli.
-Perché noi non stiamo mai in classe- rispose Jayden ridendo insieme alla sua amica come se avesse appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo.
Allyson rimase a guardarli un po’ sconvolta, un po’ divertita. Si perché quei due erano davvero strani.
-Questi sono i tuoi orari signorina e questo il codice del tuo armadietto-  prima di porle le carte le timbrò.  –E visto che ci siete, voi due la accompagnerete in classe, d’accordo?-
Solo in quel momento quei bizzarri ragazzi si accorsero di lei.  Un grande sorriso comparve sulle labbra di Lena che si allontanò dal suo ragazzo? per presentarsi.
-Io sono Lena Tipton, e questo buffone è Jayden Murdoch-
Allyson non poté che ricambiare quel sorriso contagioso, non aveva mai incontrato una coppia così allegra.
-Allyson Summers-
Jayden dopo aver consegnato dei fogli a Mrs Williams si affiancò a loro e posò un braccio intorno alla spalla di Allyson, come se fossero amici da tempo. –Pronta per iniziare la giornata più pallosa della tua vita?-
 
 
Purtroppo, le prime lezioni non le aveva in comune con nessuno dei due ragazzi e per quell'ora dovette arrangiarsi da sola.
Prese un lungo respiro e aprì la porta dell’aula di matematica. La professoressa era già alla lavagna, forse troppo alta per il suo un metro e cinquanta scarso, mentre la maggior parte degli studenti si stavano facendo gli affari propri.
La guardò confusa ed Allyson leggermente imbarazzata mormorò –Allyson Summers, sono nuova-
Un lampo di comprensione attraversò i suoi occhi. –Giusto! Giusto! Si accomodi dove vuole e mi raccomando, le presentazioni fuori dall’aula!-
Ad Allyson già stava antipatica, ma almeno le risparmiò la presentazione davanti a tutta la classe.
Si andò a sedere all’ ultimo banco vicino alla finestra, e gli sguardi che prima erano curiosi,  ora le sembravano sconvolti?
-Hey- le bisbigliò un ragazzo del banco di dietro. –Se non vuoi fare spiacevoli incontri già il tuo primo giorno di scuola, ti consiglio di cambiare posto-
Allyson si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato. –Cosa?-
Il tipo stava per risponderle, ma rimase zitto quando la professoressa lo ammonì, e la ragazza aprì il quaderno per prendere appunti.
Relazione tra tangente e il coefficiente angolare
Ma a chi cazzo importava di ‘sta roba?
La porta dell’aula si spalancò e due ragazzi fecero il loro ingresso con tutta tranquillità.
-Clifford! Hemmings! Vi sembra questa l’ora di arrivare in classe?!- sbraitò la professoressa rossa per la rabbia.
La classe si era improvvisamente ammutolita e Allyson capì subito che quei ragazzi dovevano avere una certa reputazione.
-Almeno siamo venuti, apprezzi il nostro spirito di iniziativa!- commentò il biondino.
Allyson doveva ammetterlo, era molto carino. Era il tipico ragazzo australiano: biondo, alto, occhi azzurri e carnagione chiara.
Quella scena doveva essere familiare, poiché la professoressa decise di non ribattere e li liquidò.
I due ragazzi si incamminarono e Allyson sbarrò gli occhi quando lo sguardo di entrambi si puntò su di lei.
Poi si ricordò.
Se non vuoi fare spiacevoli incontri già il primo giorno di scuola, ti conviene cambiare posto.
Allyson deglutì quando li vide avvicinarsi.
-Piccoletta, hai cinque secondi per alzare quel bel sederino che hai dalla mia sedia -  disse quello con i capelli verdi con un tono calmo ma che comunque non prometteva niente di buono.
La ragazza alzò la testa altezzosa. –Ah, si? E perché? –
Ad Allyson non sono mai piaciuti i tipi come loro. Sicuri, superficiali e convinti di essere meglio degli altri.
Quello con i capelli biondi la perforò con quegli occhi cristallini per poi schioccare la lingua sul palato. –Americana. Cosa cazzo ci fa un’americana qui?-
La ragazza guardò verso la lavagna sorprendendosi  che la professoressa non lo avesse sentito, poi ritornò a guardarli.
-In realtà non me ne frega un cazzo. Ora, questo è il nostro banco e non voglio usare le manieri forti con una ragazzina perciò alzati-
Tutta la classe li stava osservando e dagli sguardi che le lanciavano capì che era meglio non ribattere. Prese tutta la sua roba, la giacchetta dietro la sedia e si sedette più lontano possibile da quei due.
Quando la lezione finì, Allyson scappò dall’aula. Li aveva sentiti gli occhi di quei due su di lei e non era stata affatto una sensazione piacevole.
A mensa si doveva incontrare con Lena e Jayden, i due erano stati gentili ad invitarla a sedersi con loro, perciò dopo aver preso la cosa più commestibile da mettere sotto i denti andò a cercarli.
Gli angoli della sua bocca si sollevarono in un sorriso quando finalmente li trovò.
-Alli! Come sono andate le prime ore?- le chiese la ragazza dai grandi occhi azzurri.
-Niente male, voi che avete fatto?-
Jayden diede un grosso morso al suo panino prima di risponderle. –Biologia-
Allyson guardò un po’ schifata la bocca piena di cibo, mentre Lena se la stava ridendo. –Fai veramente schifo Jay!-  e lo spintonò giocosamente.  Sono davvero carini, pensò.
-Da quanto tempo state insieme?- 
Improvvisamente entrambi smisero di battibeccare e la guardarono seri, poi neanche due secondi dopo ripreso a ridere come due matti facendo addirittura girare quelli del tavolo affianco verso di loro.
-Io con lui? AHAHA bella questa!-
Allyson capì di aver detto una cazzata e si sentì morire dall’imbarazzo, lei era convintissima che stessero insieme!
-Scusate… avevo pensato, visto che vi tenete per mano.. sembravate una coppia- 
Lena cercò di riprendere fiato notando l’imbarazzo di Allyson.
-Ma no sciocchina! Per tutti in questa scuola siamo fidanzati, ma ci vogliamo semplicemente un mondo di bene, vero Jay?-
Improvvisamente la loro conversazione passò in secondo piano quando vide quelli entrare in mensa.
-Allyson?-  Lana cercò di attirare la sua attenzione, ma vedendo che l’amica era completamente persa seguì il suo sguardo.
-Chi sono quelli?- domandò Ally senza distogliere lo sguardo.
-Luke Hemmings e Michael Clifford, ma stanne alla larga che è meglio-
Per la prima volta da quando l’aveva conosciuta nella voce di Lana non c’era il solito tono sarcastico.
-Perché? Che hanno fatto?- domandò curiosa. Questa volta fu Jay a risponderle.
-Non si sa ma sembra che la polizia non veda l’ora di sbatterli in prigione-
 
 
 Autrice: Holaaa !  Questa è la mia prima ff sui 5SOS e la mia prima fanfiction di questo genere. Dimenticatevi dei dolci Ashton, Luke, Calum e Michael e preparatevi a conoscere quelli della mia storia. 
Per adesso sono comparsi solo Luke e Michael, ma presto arriveranno anche gli altri due!
Vi lascio con le foto della protagonista e i suoi amici, in ordine: Allyson, Lana e Jay .

   

e qui sotto Luke e Mike :

 
 
 
 
 
 
Titolo del capitolo ispirato alla canzone dei The Police.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Drown ***


"Well if I ever cross your mind, make sure you write down the times 
So I will know the moments I was eating you alive."
Front Porch Step-Drown

Finire il primo giorno di scuola con una C + in storia dell’arte non era il massimo, ma Allyson tornò comunque a casa con un sorriso stampato sul volto.  Era contenta perché quella sera avrebbe rivisto Jay e Lana  alla festa di inizio anno organizzata da un certo Mark Lennon.
 
Allyson non era una che si fidava subito delle persone, ma stare con quei due ragazzi le metteva quella serenità che cercava da tempo.
I suoi amici di Chicago parlavano solo di soldi, feste di gente di alta classe e del loro futuro già raccomandato.
Non si era mai sentita a proprio agio come invece era successo in quelle poche ore con Jay e Lana.
 
Quel pomeriggio sistemò gli ultimi scatoloni, per lo più pieni di disegni che appese allo specchio a muro.  Era quasi del tutto nascosto e oscurava tutta la sua immagine, fatta eccezione per gli occhi verdi limpidi.
Erano solo scarabocchi : schizzi di sguardi profondi,  di una rosa viola, di un gatto, nessuno di loro aveva importanza.
Solo amava dipingere di qualsiasi cosa.
Fu quando terminò di sistemare la stanza che sentì la porta di casa aprirsi e scese al piano superiore per salutare suo padre.
-Come mai così presto?- domandò aggrottando le sopracciglia folte.
-Il caso è più complicato di quanto pensassi. Quel Irwin avrà pure diciannove anni ma è la persona più astuta che conosca, mi hanno dato il permesso di tornare prima perché preferisco fare le ricerca per conto mio- 
Aveva iniziato solo da un giorno a lavorare su questo caso eppure già c’erano tracce di stanchezza sul volto.
Allyson rimuginò sulle sue parole. –Irwin? Chi è?-
Il padre scosse la testa prima di darle un bacio sulla fronte. –Questa volta preferisco non parlartene, è troppo pericoloso. Ora vado nel mio studio-
La ragazza sbuffò, non le era mai piaciuto sapere le cose a metà. Aveva già capito che il caso doveva essere davvero difficile per lasciare Chicago, ma pericoloso o meno lei avrebbe scoperto di cosa si trattava.
-Stasera vado ad una festa con dei ragazzi che ho conosciuto a scuola – lo informò.
-Massimo all’una a casa, mi hai capito? - 
Allyson annuì senza obiettare e rendendosi conto di star solo perdendo tempo, si affrettò a risalire in camera.
Aveva già pensato al vestito da indossare: uno semplice nero  con scollatura a V profonda e tacchi abbinati.
Mentre stava ripassando il mascara sulle ciglia sentì il clacson di una macchina. Lana era arrivata.
Prese la borsa e scese diretta verso lo studio del padre. Aprì la porta trovandolo indaffarato dietro la sua scrivania.
-Papà io sto andan..- le parole le morirono in gola quando vide una foto ritrarre due ragazzi familiari . Uno biondo e l’altro con inconfondibili capelli verdi.
Luke Hemmings e Michael Clifford.
Spalancò la bocca quando ricordò le parole di Jay.
La polizia non vede l’ora di sbatterli in prigione.
Erano loro? Era per loro che suo padre si era trasferito dall’altra parte dell’oceano?
-Allyson? Stai bene?-
I suoi occhi si posarono su suo padre e fu allora che si rese conto di star tremando. Lei annuì cercando di calmarsi –Si, si volevo dirti che sto andando-
Bryan non sembrava molto convinto, ma non disse niente.
-Va bene, stai attenta e ricordati che non puoi bere –
Ecco che si calava nei panni del poliziotto anche con lei. Allyson alzò gli occhi al celo – Non ti preoccupare, ho solo intenzione di sniffare un po’ –
-Vai prima che ti prenda a calci-
 
 
Quando salì a bordo della Opel Adam di Lana quest’ultima la trucidò con lo sguardo.
-Sei già in ritardo alla tua prima uscita con i tuoi nuovi amici signorina Summers? –
Si sporse per dare un bacio sulla guancia a Jay e poi le rispose con un sorriso divertito.
-Ciao anche a te Lana, cosa vuoi farmi? Mettermi una nota?-
Notò qualcosa tra le dita della mora e riconobbe subito cos’era dall’odore che emanava. Erba .
Sapeva che non erano affari suoi, la vita era la loro, ma doveva ammettere di essere un po’ delusa. Di sicuro loro non avevano bisogno di fumare per divertirsi, perciò, a che scopo lo facevano?
Subito si distrasse da quei pensieri quando Lana mise in moto e si ritrovarono a cantare a squarcia gola Paranoid dei Black Sabbath.
 
 
 
Una volta scesa dall’auto, Allyson non staccò gli occhi da quella villa gigantesca.
-Figa eh?- disse Lana intrecciando il suo braccio con il suo.
-Il padre dev’essere uno importante, che cosa fa?-
Lei scrollò le spalle –Non ne ho idea, ma ha tutta l’aria di essere un truffatore-
Il giardino di casa Lennon era già stracolmo di gente e Lana ridendo le indicò un ragazzo che già vomitava l’anima.
-Benvenuta a Sydney  Allyson Summers, dove anche le anime più pure diventano cattive-
 
Allyson capì ben presto le parole di Lana. Poiché, anche se aveva esplicitamente detto che era minorenne e che quindi non poteva bere, si ritrovò a sorseggiare una bevanda con tasso alcolico oltre lo 0,20.
E in più, forse per colpa dell’alcool o perché era presa da tutta quella euforia,  si stava muovendo in pista con Jay e Lana  in modo ridicolo.
-Devo fare pipì!- li avvertì ridacchiando. Ok, aveva scoperto che lei l’alcool non lo reggeva per niente. Grandioso.
I due ragazzi però erano troppo presi dal loro balletto ecco un  po’ spinto  per darle ascolto.
 
Peccato che non aveva la più pallida idea di dove fosse il bagno e vagare per quella villa piena di gente si rivelò inutile.
Si ritrovò nel retro della casa e per un attimo le passò in mente l’idea di fare pipì lì tra i cespugli.
-Aiuto!-
La ragazza alzò la testa confusa. Lì però non c’era nessuno, forse era solo stordita.
-Per favore no!-
Allyson adesso era più che sicura di aver sentito. Lo sguardo finì verso il boschetto da cui era sicura che provenisse la voce e lentamente decise di avvicinarsi.
Sentiva i brividi di freddo ovunque, ma le voci si facevano sempre più chiare e di tornare indietro non ne aveva intensione.
-C’è qualcuno?-  mormorò avanzando.
Chi diavolo si troverebbe in quel boschetto a quell’ora di notte?
-Dacci tutto quello che hai  e noi non ti faremo niente- parlò un’altra voce. Allyson impallidì, quando davanti ai suoi occhi si presentò la scena più brutta che avesse mai visto in diciassette anni della sua vita.
Quattro ragazzi incappucciati circondavano un ragazzino.  Ma ciò che la terrorizzò ulteriormente erano gli oggetti di metallo che stringevano tra le mani.
Pistole.
Un piccolo grido involontario uscì dalle sue labbra.  Appena si rese conto di ciò che aveva fatto iniziò a tremare.
-Chi cazzo è stato?- urlò uno dei quattro ragazzi incappucciati.  Allyson non riusciva  a vedere i volti, solo quello del ragazzino disteso per terra.
Non poteva più stare lì, doveva andarsene.
Allyson stava per girare i tacchi quando una mano le afferrò i polsi strattonandola.
-Non così in fretta ragazzina-
Non ebbe il tempo di dire neanche una parola che qualcosa le tappò la bocca e in poco tempo il buoi la travolse.
 
 Autrice: Eccomi qui con il secondo capitolo.  Cosa ne sarà di Allyson?  Per saperlo continuate a leggere:)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Survive ***


Baby girl, you can’t survive like this.
 Beyonce  -Jealous
Sbatté le palpebre lentamente cercando di ricordare cosa diavolo le fosse successo. La stanza in cui si trovava era priva di luce, fatta eccezione per quel fascio che entrava da una finestrella in alto.
Iniziò ad agitarsi, e quando tentò di alzarsi, qualcosa le impedì di farlo. Il suo sguardo si posò sui piedi legati così come i suoi polsi.
Completamente nel panico pensò al peggio. Cosa volevano farle? Perché lei? Cosa aveva fatto?
Allyson si diede un pizzico sperando di star sognando e che tra qualche minuto si sarebbe svegliata nel suo letto..
Nonostante i tentativi di ricacciare indietro le lacrime sbattendo le palpebre, si ritrovò a singhiozzare .
Perché non si era fatta gli affari suoi? Chi credeva di essere, Wonder Woman?                                    
Ma soprattutto, questa era la sua fine?
Non poteva neanche immaginare il colpo che avrà fatto prendere a Jay e Lana non trovandola più.
E suo padre?  Non lo rivedrà mai più?
L’improvviso scatto della serratura la spaventò e per un attimo smise di singhiozzare. Le persone che vide entrare erano le ultime che si aspettava di vedere, non poteva credere che tutto questo era opera loro.
-L’avevo capito da subito che eri una ragazza coraggiosa Summers, ma non fino a questo punto- disse Michael ridacchiando.  Lei rimase in silenzio, sapeva che se parlava avrebbe solo aggravato la situazione.
-Ti sei messa in un enorme guaio- continuò Luke facendole di proposito aumentare la paura.
-Lasciatemi, non ho fatto niente!- urlò in preda alla disperazione. Quei tipi la stavano spaventando da morire tant’è che prese a tremare come una foglia.
I due, come se non l’avessero sentita, le si avvicinarono. Luke sciolse le corde che la tenevano legata e poi, con voce dura le ordinò di seguirli.
Ben  preso scoprì di essere rinchiusa in una villa, e ciò la sorprese, forse si vedeva troppi film ma si era immaginata una fabbrica abbandonata, in un posto sperduto dal mondo dove non c’era possibilità di sfuggire. Quella, invece, era una normalissima villa.
Si fermarono davanti ad una porta, Michael la aprì e la spinse dentro. Era un piccolo studio dalle pareti rosse e tappezzato di vari riconoscimenti.
Seduto tranquillamento dietro la scrivania al centro, vi era un ragazzo dai capelli mossi che aveva si e no la loro stessa età e un altro dai tratti asiatici, appoggiato alla parete affianco alla finestra con una sigaretta tra le mani.
-Ashton, è arrivata-  lo richiamò Luke facendola sedere forzatamente sulla sedia di fronte alla scrivania.
Gli occhi del ragazzo la guardarono attentamente e lei dovette ammettere che era bellissimo.
-Allyson Summers-  mormorò smorzando un sorriso. La ragazza iniziò a stancarsi di tutti quei sorrisi e senza pensarci, sbatté i pugni sulla scrivania.
-Fammi uscire di qui! Non ho fatto niente!-
Ashton non sembrò curarsi del suo atteggiamento, anzi, ne era parecchio divertito.
-Calmati tigre, sei tu che ti sei praticamente consegnata a noi-
Lo sguardo di Allyson si fermò sulla targhetta in oro lì sulla scrivania con inciso “Ashton Irwin”.
Sbarrò gli occhi –Ashton Irwin, tu sei Ashton Irwin!-
Il ragazzo che suo padre tanto desiderava era di fronte a lei, aveva il criminale più ricercato di tutta l’Australia a dieci centimetri.
-Vedo che il tuo paparino ti tiene informata- disse divertito.
-Cosa vuoi da me?-
-Mi hai messo in una posizione difficile, Allyson. Dopo quello che hai visto non posso lasciarti libera sapendo che spiffereresti tutto e non posso neanche ucciderti perché sarebbe solo peggio.-
Allyson a quel punto non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o temere comunque il peggio. Perché c’era di peggio.
-Quindi ti terremmo  in ostaggio, contenta?-
Faceva anche lo spiritoso! Stiamo scherzando?!
La conversazione fu interrotta da un colpo alla porta. Dopo che Ashton diede il permesso di entrare, un uomo sulla trentina si fece avanti trascinando un altro uomo con la faccia ricoperta completamente di sangue.
-Ci ha presi per il culo, Ashton. Ha pagato con soldi falsi- disse il primo buttando l’uomo per terra come se fosse un sacco dell’immondizia.
-V..vi posso spiegare, non ho più un lavoro e ho un figlio.. ho bisogno di più tempo, vi prego –
Allyson sentì gli occhi pizzicarle e avrebbe fatto di tutto pur di non assistere a quella scena. Non era possibile che erano così senza cuore, come facevano a rimanere impassibili davanti a quella scena? Quante altre volte era successo?
-Ti ho dato un cazzo di mesa a disposizione, un mese. E tu mi ripaghi con soldi falsi?!-   il tono di Ashton era minaccioso ma sempre basso.
Successe tutto in un attimo: estrasse la pistola da dietro il pantalone e gli sparò, alla testa.  Il sangue schizzò da tutte le parti arrivando persino al vestitino di Allyson. Il suo volto sbiancò in un attimo e si portò le mani alla bocca.
-Devo vomitare!-
Luke sbuffò e le avvicinò un secchio. – Se rimarrai qua per molto tempo ti ci abituerai, tranquilla –
Allyson rigettò di tutto per poi scoppiare a piangere.

 
 
 
Pochi minuti dopo fu portata in un’altra stanza. Era una normalissima stanza per gli ospiti:  un letto a una piazza e mezzo dalle coperte color salmone al centro, un armadio che ricopriva la parete di sinistra,  una finestra a vasistas e una scrivania.
Allyson si posizionò davanti allo specchio facendo una smorfia di disgusto osservando il proprio riflesso.
Il vestito nero era completamente sgualcito e il trucco sbavato per le troppe lacrime. Fu in quel momento che si ricordò della sua borsa, nella quale era solita metterci delle salviette struccanti in caso di emergenza, ma ovviamente quei bastardi le avevano preso tutto.
Qualcuno bussò alla porta e la mora sbarrò gli occhi per il terrore. Sebbene Ashton le avesse detto che non l’avrebbe uccisa, di quelle persone lei non si fidava e non lo avrebbe mai fatto.
Si avvicinò lentamente e con le mani tremanti aprì. Si aspettò di vedere Luke o Michael, invece era il ragazzo asiatico che aveva visto nello studio.
-Questi sono per te- disse porgendole una bustina. Confusa, l’aprì e ci sbirciò dentro scoprendo che erano un pigiama, uno spazzolino e un ricambio.                                                        
Allyson rimase sbalordita da quel gesto. Non era esattamente il trattamento da “prigioniera” che si aspettava.
-E ora seguimi, sicuramente hai bisogno di una doccia -  aggiunse guardandola da capo a piedi.
La ragazza seguì il moro senza obiettare. Mentre gli camminava alle spalle si permise di osservarlo meglio e deglutì notando il fisico ben definito.
-Questo è il bagno, io ti aspetto fuori-
Allyson si chiuse la porta alle spalle, sollevata di ritrovarsi da sola. Accese la luce, rimanendo ancora una volta sbalordita da quella villa. Quel bagno era probabilmente più grande di casa sua, alla sua destra vi erano due lavandini sottostanti ad uno specchio orizzontale, affianco un mobiletto  bianco e poi una doccia in muratura.
Si spogliò finalmente da quei vestiti sporchi e si beò di quei pochi minuti, gli unici in cui tutta la tensione venne dimenticata.
 

 
 
 
 Un ritardo che più ritardo non si può. Non avevo le idee chiare su come dovessi continuare questa storia, ma fortunatamente adesso ho un quadro generale su come proseguirà! 
Allora, in questo capitolo entriamo nel fulcro della storia. Allyson è stata rapita e da chi?  Da quei ragazzacci che suo padre non vede l'ora di sbattere in prigione.  Si risveglia in una bellissima villa e stranamente viene trattata come una normalissima ospite.  Purtroppo per lei,l'apprenza inganna.

Risultati immagini per lily collins tumblr cry 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fear ***


Tutto quello che vuoi è dall’altra parte della paura”
Dormire quella notte fu pressoché impossibile. Troppo poco sonno e troppa paura di chiudere gli occhi.
Si sarebbe sentita al sicuro solo una volta uscita da quella villa del terrore e tra le braccia dell’unico uomo che ora come non mai avrebbe voluto accanto: Bryan Summers.
Allyson giurava su se stessa che quei quattro teppisti non la passeranno liscia. Se pensavano di poterla rapire, di terrorizzarla a morte e di rinchiuderla così facilmente bè non sapevano con chi avevano a che fare.
Dei rumori la fecero sobbalzare.
Alzò lo sguardo sulla piccola sveglia sul comodino: 05.30. Chi cavolo si svegliava a quell’ora?!
I rumori erano più chiari e avvicinandosi alla porta per sentire meglio, riuscì a captare anche delle voci. C’era qualcuno nel corridoio.
Spinta da un insolito coraggio, abbassò lentamente la maniglia e aprì quel poco che le bastò per vedere chiaramente cosa stava succedendo.
Il ragazzo che l’aveva accompagnata in camera – Calum le pareva si chiamasse-  stava avendo una discussione con Luke e Michael.
Parlavano a bassa voce e dato che il labiale non lo sapeva leggere uscì silenziosamente dalla stanza e si rifugiò dietro il primo angolo.
-Che figlio di puttana!-   urlò incazzoso Luke.
Quell’improvviso cambio di voce la fece tremare dalla paura. Non sapeva ancora di cosa parlavano, ma non doveva essere un bel argomento.
-Hanno toccato una nostra donna e hanno violato il nostro territorio, la pagheranno cara questa volta-
Una strana sensazione alle sua spalle la fece voltare di scatto. Le mancò il respiro e il suo cuore per un secondo smise completamente di battere.
Ashton Irwin era tranquillamente appoggiato al muro, braccia incrociate e il solito sorrisetto strafottente.
-O mio dio- disse, portando una mano al cuore.
-Non ti hanno mai detto che non è bello spiare le persone?-         
Allyson trasalì e non sapeva proprio cosa dire.
-Non stavo spiando, solo che…-  si fermò non appena si accorse che i ragazzi avevano smesso di parlare e che ora erano dietro di lei.
-E tu che ci fai qui?!- le chiese Calum.  In quel momento si ricordò della dolcissima buonanotte che le aveva augurato. Se esci da questa stanza senza il permesso di uno di noi finirà molto male, non ti conviene giocare con noi. Buonanotte Allyson.
-Ma ce l’hai la lingua?- le domandò Michael ridendo. Doveva sembrare una cogliona effettivamente, ma era talmente terrorizzata che non riusciva a spiccare parola.
-L’abbiamo terrificata a morte, cazzo-
Era quella l’esatta descrizione di Allyson in quel momento: terrificata a morte. Iniziò a girarle la testa e vide tutto intorno a sé sfocato.
Fu questione di secondi e la ragazza perse completamente coscienza.
 
 
 
 
 
Quando riaprì gli occhi capì di non essere più stesa in corridoio. Giaceva su un divano in pelle nera, in una stanza familiare dalle pareti rosse e affianco a lei c’era una donna che le stava bagnando la fronte con un panno freddo.
-Buongiorno signorina, finalmente si è svegliata-  il sorriso di quella donna la tranquillizzò e le diede in un certo senso conforto.
-D.. dove sono gli altri?-
Vagò lo sguardo per tutta la stanza – che riconobbe essere l’ufficio di Irwin-  ma non vide nessuno dei quattro ragazzi.
-Si stanno preparando, ma arriveranno a momenti –
Allyson studiò il volto dell’infermiera. Non doveva avere più di cinquant’anni, indossava un camice bianco e aveva i capelli rossi.
Sembrava una brava donna, allora che ci faceva in un posto come quello?
La porta si aprì e Ashton fu il primo ad entrare seguito dagli altri tre. Erano tutti vestiti in nero, tranne Luke che aveva la maglietta bianca, e uno zaino verde militare sulle spalle. Arrossì quando si rese conto che lei indossava solo un pullover che le arrivava giusto a metà coscia e i capelli spettinati.
-Sei sveglia Summers!- Michael fu il primo ad avvicinarsi e si sedette sul bracciolo del divano vicino alla sua testa.
Il capo banda le lanciò una busta che per colpa dei suoi scarsi riflessi non riuscì a prendere al volo, ma atterrò sulla sua pancia.
-Vatti a vestire, si esce- disse soltanto. Si sedette sulla sua scrivania e come sempre, si dedicò alla pila di documenti.  Chissà cosa doveva scrivere poi, il numero delle vittime che uccideva al giorno?
-Accompagnala al bagno Dalia-
L’infermiera annuì e le fece segno con il capo di uscire.
Arrivati ai bagni, Dalia l’aspettò fuori, mentre lei iniziò a prepararsi. Dopo aver fatto la doccia, guardò cosa le avevano comprato: oltre alla biancheria intima, c’era un pantalone di pelle nero e una semplice maglietta del medesimo colore.
Indossò tutto velocemente e i capelli li lasciò sciolti .
-Perché devo uscire con voi?- domandò una volta saliti sulla jeep di Ashton. Lei era seduta tra Calum e Luke, mentre avanti c’era Michael.
-Vorresti dire che non te ne saresti approfittata?-  ribatté Luke ridendo. Allyson si zittì, perché no, lei non aveva mai pensato all’eventualità di scappare. Era un idea troppo folle, troppo pericolosa.
-Ci tengo alla mia vita – rispose soltanto. –Dove stiamo andando?-
-Ti preferivo muta, Summers- disse Michael sbuffando.
Sembravano tutti e quattro già parecchio arrabbiati di loro, bastava notare come Ashton stringeva il volante o dal silenzio di Calum.
Fortunatamente erano anche con la testa da tutt’altra parte o era sicura che non ci avrebbero pensato troppo a puntarle una pistola alla testa.
Ovunque stavano andando, non era di certo il loro posto preferito.
 
 
Suo padre le aveva sempre vietato di andare nei sobborghi dell’est, quand’era piccola le leggeva addirittura delle leggende per essere sicuro che così non le sfiorasse nemmeno l’idea.
Una di queste leggende era legata proprio al sobborgo “La Perouse” ovvero dove l’avevano portata i ragazzi.
Allyson non voleva essere paranoica, infondo erano solo leggende, ma se Ashton Irwin era in alcun modo collegato a La Persouse lei voleva starci alla larga.
-Puoi anche scordarti che ti lasciamo in macchina, quindi scendi o sarò costretto a prenderti con la forza -   farlo incazzare però era ancora peggio di tutti quei sobborghi messi insieme.
Sbuffò e scese dalla macchina chiudendo lo sportello dietro di sé.
-Andiamo, non dirmi che credi alle storielle che papino ti ha raccontato!-  la sfotté  Michael. Iniziava a credere che ci aveva preso gusto a prenderla per il culo.
Allyson rimase a  bocca aperta quando vide il lungo ponte di legno davanti a lei e ora capì perché si erano dovuti fermare con la macchina. Non era per niente stabile.
Non ebbe neanche il tempo di fare un passo indietro che Ashton la prese con forza il polso e la trascinò come se fosse un cagnolino.
Mentre stavano camminando se la spinse contro di sé e avvicinò le labbra al suo orecchio.
-La realtà è ancora peggio, piccola -
Allyson tremò e non era sicura che fosse solo per la paura.
 
 
La Perouse era circondato dal verde e dal mare. Era tutto sommato un bel sobborgo se non fosse per gli abitanti.
I ragazzi sembravano conoscerlo bene dato che sapevano perfettamente dove andare.
E  non avrebbe saputo dire se fosse un bene o un male.
-Dalle poche informazioni che so, voi non vi schifavate?- si azzardò a chiedere curiosa.
-Noi siamo preclusi da questa zona- rispose Calum mentre si sistemava la pistola nella parte posteriore dei jeans.
Allyson aveva  scoperto che quei zaini non avevano altro che armi e esplosivi, ora tutti nascosti in chissà quale parte dei loro corpi.
La ragazza rimase spiazzata dalla risposta. Improvvisamente aveva voglia di ritornare nella villa del terrore.
Tutto era meglio della La Perouse.
Persa nei pensieri non si accorse di essersi fermati. Successo tutto in un attimo: Ashton e Michael sfondarono la porta di una piccola abitazione, piombarono lì dentro sparando a più non posso.
Sentì due mani sulle spalle. Gli occhi di Calum erano dritti nei suoi.
–Rimani qui e non entrare per nessuna ragione. –
Allyson stava per ribattere ma i due ragazzi avevano già seguito gli amici nella casa.
Si guardò introno disorientata e con le mani tra i capelli.
Cosa cazzo stava succedendo?!
 

 
 
 
 
 Autrice:  Lo so, lo so, lo so un ritardo clamorosoo e vi chiedo venia! Purtoppo con la scuola e i mille compiti che mi assegnavano mi era difficile avere il tempo per scrivere la storia. Ma ora che è estata e ho più tempo rimedierò!
Passiamo alla storia:  premetto che Allyson all'inizio sembra ecco "fifona" ma in realtà non è così, lei è abitutata ad essere costantemente sotto l'ala protettrice del padre e ora che si ritrova prigioniera del criminale più temuto della città è terrorizzata. 
Un'altra cosa, non sono di Sydney e so pochissimo della città per questo ogni cosa che ho scritto è fittizia. I sobborghi e La Perouse esistono davvero, ma il contesto è di mia immaginazione!
Con questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e se avete tempo recensite!

Risultati immagini per la perouse
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Saul ***


Se non è logico, è amore.

Allyson era sempre stata una ragazza dal cuore d’oro.  Ottimi rapporti con il padre, non rispondeva mai sgarbatamente,  mai dato problemi con la scuola e sempre ben disciplinata.
La figlia che tutti i genitori vorrebbero avere.                                                                                                            
 Secondo molte credenze chi era di buon animo toccava una buona sorte, perché allora a lei era toccata la peggiore di tutte ?
Prima veniva rapita da criminali e poi, era testimone di pluriomicidi. Non sapeva cosa stesse succedendo in quella casa, sentiva solo continui spari e urla.
La ragazza si avvicinò lentamente alla porta, non aveva intenzione di entrare, ma non le andava neanche di rimanere ferma a non far  niente.
Prese un gran respiro e contò fino a tre prima che si sporgesse per vedere con i suoi occhi all’interno.
Era messo tutto sottosopra, ovviamente, e fortunatamente non vide tracce di sangue.  Ciò che la raccapricciò fu la pistola di Ashton puntata alla testa di uomo di fronte a quella che doveva essere la sua famiglia.
Luke e Michael cercavano di zittire la moglie in lacrime, mentre Calum era sparito.  Dov’era?
-Dammi quello che ti ho chiesto e posso dimenticare tutto Saul, sennò giuro che ti faccio saltare di fronte agli occhi di tua moglie-
Quest’ultima cacciò un urlo talmente forte da farla rabbrividire. Riusciva a leggere implorazione, paura e sofferenza negli occhi di quella povera donna.
Allyson avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma si sentiva così inutile.
-O se preferisci, dico a Calum di riportare Tomás così facciamo assistere anche a lui-
La voce di Ashton metteva i brividi per quando faceva paura. Quella frase scatenò subito la rabbia di Saul che prese il ragazzo dal colletto e lo guardò con freddezza negli occhi.
-Non ti permettere-
Irwin si liberò facilmente dalla presa – benché l’uomo fosse molto più grosso di lui- e gli assetò un pugno in faccia.
Il rumore di ossa rotte e il sangue le fecero automaticamente chiudere le palpebre.
 

Allyson si allontanò leggermente dalla porta e pensò a qualcosa da fare. Sapeva che erano tutti criminali, sapeva che quell’uomo aveva fatto qualcosa di terribile, ma nessuno meritava di morire davanti agli occhi della propria famiglia.
Se avesse degli spicci nelle tasche avrebbe subito chiamato suo padre e dei rinforzi, ma visto che non poteva,  pensò ad un’altra soluzione.
E qualcosa in mente ce l’aveva.
 
 
3..2,..1,…via.
Allyson entrò nella casa e si mise al centro del salotto. Il primo a notare la sua presenza fu Luke che sgranò gli occhi sorpreso. –Allyson! Torna subito fuori!-
Ashton che le dava di spalle, voltò di poco la testa giusto per incenerirla con lo sguardo.
Prima che potesse dirle qualcosa guardò Saul e parlò per prima.
-Se.. se  prometti di dare ad Ashton quello di cui lui ha bisogno, ti restituiamo Tomás -
Ti restituiamo?   Ha davvero incluso anche lei?                                                                                                                           
 Saul la guardò con un mezzo sorriso che la inquietò non poco. – Allyson Summers, non ci posso credere-
Lei sbuffò, da quando era così famosa tra i criminali?
-Rispondimi -  ribatté freddamente. 
-Prima voglio mio figlio-
Fu in quel momento che Ashton decise di assecondarla. –Ti piacerebbe. CALUM VIENI QUI !-
                               
Il ragazzo uscì da una stanza tenendo con forza il bambino.  Allyson sgranò gli occhi, aveva si e no otto anni, era piccolissimo!
Le venne quasi da piangere quando Tomás la guardò con gli occhi terrorizzati.
Allyson deglutì.
-Lasciate andare mio figlio!-
-Tu però non ti sei fatto problemi a stuprare Mya- rispose a tono Michael.
Hanno toccato una nostre donna e hanno violato il nostro territorio, la pagheranno cara questa volta.
Allyson rimase a bocca aperta – stava iniziando finalmente a capire-  solo una cosa non l’era chiara.  Chi altro, oltre a Saul, era coinvolto in questa storia?
Il muro di Saul finalmente crollò.
-Stanno nella cassaforte, nella camera da letto dietro il quadro-
Ashton gettò un’occhiata a Luke che annuì.
Il  biondino ritornò dopo qualche minuto con varie buste delle lettere in mano.  –Ci sono tutti-
 
 
 
Allyson fu la prima ad uscire dalla casa.  Era incazzata nera e camminava a passi svelti, ignorando completamente gli altri.
-Fermati-  fu bloccata per un polso e obbligata a voltarsi verso l’ultima persona con cui aveva voglia di parlare.
-Mi spieghi che cazzo hai?!-
La ragazza non si sforzò nemmeno di trattenere le lacrime. –Come hai potuto? Non mi toccare per piacere, lasciami!-    fortunatamente l’ascoltò .
Gli altri erano dietro di loro e li guardavano straniti.
-Ha stuprato una nostra amica, Allyson. E per di più hanno violato il patto,  le regole sono regole-  Ashton non aveva un briciolo di rancore per quello che stava per fare in quella casa.
-Volevi uccidere un uomo davanti alla sua famiglia, davanti a suo figlio, un bambino di otto anni!- gli urlò in faccia.  Sapeva che stava giocando con la sua pazienza e che sarebbe esploso a momenti, però proprio non ce la faceva più.
-Siamo criminali, cosa pensavi che facessimo?  Giochi d’azzardo e basta?-
Quella frase dovette sembrare una battuta dato che quei tre dietro scoppiarono a ridere. Allyson lì guardò tutti e quattro in malo modo.
-Certo che no!-
-Allora smettila di rompere, io sto morendo di fame-  si aggiunse Luke superandoli. La ragazza li seguì senza più proferire parola.
 
 
I ragazzi si erano fermati al primo fast food che trovarono per la strada. La clientela era poca, ma il locale non era male.
Erano seduti intorno ad un tavolo e lei era l’unica che non fiatava.
-Tu che prendi Allyson?-  la voce di Michael la risvegliò e si rese conto che stavano ordinando.
-Non voglio mangiare niente, grazie.-
-Non puoi non mangiare niente, te l’ offriamo noi – disse Calum.
-Tanto meno- ribatté rude.  Se ne pentì subito quando tutti e quattro le rivolsero un’occhiataccia da farla tremare.
-Lei prende un panino con insalata e hamburger- disse Ashton rivolgendosi al cameriere. Questo prese tutti i menù e se ne andò.
Se avesse il coraggio avrebbe tanto voluto strangolare Ashton Irwin.
-Cosa ci facciamo con questi quaranta mila euro?-  domandò Luke che aveva ancora e solo quel pensiero in mente.
-Propongo una vacanza, ne abbiamo bisogno-  rispose Michael .
-Abbiamo ancora troppo lavoro da fare Mike, ci pensiamo in futuro-
Allyson lo guardò con le braccia incrociate.  Lavoro, quello che fa davvero lo chiama lavoro?!
Si perse qualche minuto a guardarlo.  Era diventato inevitabile per lei e non sapeva neanche spiegare perché.
Aveva assolutamente bisogno di una rinfrescata.
-Devo andare in bagno- 
 
 
Quando tornarono nella villa Allyson ne fu sollevata.  Si era chiusa nella sua stanza, si era messa quella felpa che le faceva da pigiama e si era sdraiata sul letto.
Aveva ancora l’immagine di quel bambino nitida nella mente e sentiva di nuovo il bisogno di piangere.
Qualcuno, però, bussò alla porta.
Sbuffò e si alzò per andare ad aprire convinta che fosse Calum per darle la sua solita buonanotte.
Con sua grande sorpresa, di fronte a lei non c’era Hood bensì Irwin.
-Che vuoi?- si lasciò scappare.
-Allora mi parli! Pensavo che non lo avresti mai più fatto- scherzò. Entrò nella stanza e chiuse la porta appoggiandosi ad essa.
-Forse non dovrei farlo - rispose. Era chiaramente intimorita da lui e soprattutto, la stava di nuovo mettendo in soggezione con quei maledetti occhi.
-Ti sei resa conto che quella famiglia è esattamente come noi, vero? –
Allyson si sentì offesa, perché capì benissimo dove voleva andare a parare.
-Non sono così innocente-
Rimasero a guardarsi in silenzio.  Allyson, anche con quel poco di luce che illuminava la stanza,  riuscì a vedere tutte le sfumature delle iridi dei suoi occhi.
-Sono venuto qui per dirti  una cosa, comunque-  interruppe di getto.  Lui non lasciava mai nessuno leggerlo e guardalo così in profondità,  doveva rimanere un libro chiuso e misterioso.
-Dimmi-
-Tuo padre ha iniziato a cercarti-
 
 
 
 
 
 
 
 Autrice: Ecco qui il nuovo capitoloo! Il primo capitolo in cui si vede la pericolosità di Ashton e gli altri. Spero che vi sia piaciuto!


 
 
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** What do you want from me? ***


AVVERTENZA: CONTENUTI FORTI          
Guardavo,e nel guardarlo sentivo un acuto piacere:un piacere simile a quello dell'uomo che muore di sete e sa che il pozzo fino al quale si è trascinato è avvelenato,e tuttavia si ferma a bere la divina bevanda.

Se c’era una cosa veramente positiva della villa quella era la cucina.  Allyson guardava la tavola con gli occhi che le brillavano – c’era di tutto: pancarrè, marmellata, succhi di tutti  i gusti,  latte, caffè, nutella, burro e vegemite, cornetti e tanto altro.  Una colazione che si sarebbe aspettata se si trovasse al Buckingham Palace, non nella villa del più grande criminale del paese.                                                      
C’era l’imbarazzo della scelta, ma alla fine optò per il solito : pancarrè con marmellata di fragole e un bicchiere di succo alla pesca.                                                                                                                                                      
La mora era particolarmente felice quel giorno, il pensiero che suo padre la stesse cercando in qualche modo le dava speranza e sicurezza.  Non che n’era sorpresa, sapeva che suo padre avrebbe fatto di tutto affinché  la trovassero.                         
–Vuole qualcos’altro ?-  le domandò la cameriera, una gentilissima donna che solo quel giorno aveva conosciuto.  Perché gente del genere lavorava per quei criminali?  Cosa li spingeva a farlo?
Lei scosse la testa. –Sto apposto così Olga, grazie-
In quel momento, entrarono nella stanza tutti e quattro i ragazzi sedendosi accanto a lei. Era la prima volta che li vedeva quella mattina, sicuramente si erano rinchiusi nell’ufficio di Ashton per parlare d’affari e le loro espressioni serie ne erano la conferma.
-Avete parlato di mio padre? Sapete altro?- domandò in generale ma i suoi occhi erano puntati su Ashton. Non la calcolarono minimamente, come se lei non fosse seduta con loro.
-Allora?-
-Stai zitta- la riprese bruscamente Luke. Allyson non insistette, evidentemente non era  giornata anche se per loro non era mai una buona giornata.
Passò qualche minuto prima che si alzassero. Lei rimase ancora seduta, prima o poi dovevano pur dirle qualcosa!
Quando ormai credette di non ricevere nemmeno un saluto, Ashton si bloccò prima di uscire e le parole che disse dopo – con un tono ancora più freddo del solito- le fecero raggelare il sangue .
– Tra venti minuti nel mio ufficio- 
 
 
 
Allyson aveva paura. Non quella paura che persisteva da quando era stata catturata, questa era molto peggio.
Era di fronte all’ufficio di Irwin e  la mano rigida sulla maniglia non voleva proprio saperne di abbassarla.
Era vestita con un semplice leggings nero e una maglietta grigia che le scopriva leggermente la spalla.
Sospirò, chiuse gli occhi e spinse la porta. Se avesse fatto tardi, sarebbe stato alquanto imbarazzante raccontare il motivo.
Erano tutti lì: Ashton seduto al solito posto,  Michael sulla poltroncina di fronte la scrivania, Luke disteso sul divano e Calum appoggiato al muro affianco alla finestra.
Puntarono tutti gli occhi su di lei.
-Siediti- le disse Ashton calmo, indicando la poltrona affianco a quella di Clifford.
-Preferisco stare in piedi- rispose, non volendo avvicinarsi a loro.
-Sono io che do gli ordini, perciò siediti ora!-
Allyson allora non esitò, già aveva paura di lui quando era calmo non osava immaginare quando si incazzava.
Non appena si sedette, Michael si alzò e con una corda che teneva nascosta dietro la schiena la legò alla poltrona.
Allyson sgranò gli occhi impaurita. –Che volete farmi?-
Michael aumentò la stretta della corda in modo che non potesse muovere neanche un muscolo. Spostò lo sguardo sugli altri ragazzi per cerca di capire qualcosa.  Calum non la guardava, teneva la testa abbassata,  Luke e Ashton erano completamente indifferenti.
I quattro fecero uscire dalle tasche dei passamontagna e li indossarono.
Allyson iniziò a tremare e la prima lacrima scappò bagnandole la guancia destra. –Che state facendo?!-
Era sconvolta.
Ashton prese una videocamera con il cavalletto  e la posizionò al centro della stanza, dritta di fronte a lei.
-Questo è un messaggio per tuo padre, tranquilla- disse sghignazzando. Dopo averla accesa,  si misero affianco a lei.
Ashton e Luke ai lati, Michael dietro di lei e Calum vicino alla videocamera.
I suoi occhi sgranarono non appena vide Ashton cacciare un coltello affilato, allora capì.
-Avevi detto che non mi avresti uccisa, tu..tu oh mio dio-
Non riusciva a pensare a niente  se non a quanto fosse stata ingenua a cascarci così.
-Siamo criminali dolcezza, mentire è una sciocchezza  per noi-
Allyson sbiancò di colpo e ormai era in un fiume di lacrime.
Calum approfittò di quel momento per dare il via al video.
-Salve Signor Summer, volevamo farle vedere come sta la sua adorata figlia- iniziò Ashton.
-Sta bene, non c’è che dire-
Improvvisamente qualcuno le tirò i capelli facendola gridare dal dolore. Non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua, non riusciva neanche ad aprire gli occhi.
-Vuoi dire qualcosa Ally?-  le chiese Luke. Stronzo.
La ragazza smise per un secondi di piangere  e puntò i suoi occhi scuri dritti alla videocamera.
-Arrestali papà, prendi questi stronz..-
Qualcosa di freddo e appuntito toccò la sua gola, irrigidendola.
-Dici un’altra parola e ti giuro che andrò più a fondo-
Ricambiò lo sguardo con tutto il disprezzo che provava verso di lui. – è solo questione di tempo- sputò.
Il suono di uno schiaffo rimbombò nell’ufficio e la testa di Allyson Summers completamente voltata con la guancia rossa.
-Non parlargli mai più con quel tono!- urlò Luke. Gli occhi della ragazza si riempirono di nuovo di lacrime.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello? Perché non poteva vivere una vita felice come tutte le ragazze della sua età?
Lei voleva andare alle feste, divertirsi, uscire con le amiche, lamentarsi dei professori, voleva un ragazzo da amare, voleva ridere, voleva vedere l’ultimo film uscito nelle sale cinematografiche,  voleva passare del tempo con Lana e Jayden, voleva vivere.
-Adesso scendiamo a compromessi- disse Ashton.  – Noi ti restituiremo tua figlia a patto che ci lasciate stare, giuro Summers che se mi freghi io non ci penserò due volte ad ucciderla, sai bene che lo farò-
Detto questo il filmato terminò. Si levarono i passamontagna – chissà poi a cosa erano serviti-  e tutti fieri si diedero il cinque.
Allyson era ancora legata alla poltrona, la testa china con i capelli che la coprivano, muta.
Luke, Michael e Calum guardarono Ashton in attesa di qualche ordine.
-Calum, slegala e portala in camera sua-
 
 
 
 
La passeggiata fino in camera fu silenziosa, gli unici rumori provenivano dai loro passi. Allyson si rifiutava di alzare lo sguardo, era come se i capelli la facessero da scudo, e ogni tanto tremava poiché la temperatura si era abbassata.
Quando arrivarono alla sua stanza, Calum si grattò la nuca. –Bè, ciao-
Finalmente Allyson alzò la testa e la sorpresa negli occhi del ragazzo non le sfuggì. Non aveva capito che lo schiaffo di Luke le aveva provocato dei danni seri: al lato del labbro usciva del sangue e il livido sulla guancia si era gonfiato notevolmente.
Calum allungò una mano per toccarlo, ma Allyson dovette fraintendere il gesto poiché indietreggiò spaventata.
-Io..io non volevo farti del male- disse.
-è un po’ troppo tardi, non credi?- ribatté acidamente.
Sapeva che Calum era l’unico che non aveva fatto praticamente niente, ma sicuramente se non fosse che doveva occuparsi della videocamera avrebbe fatto la stessa cosa dei suoi compagni.
-Cosa succederà se mio padre accetta il patto?-
Non dubitava su suo padre, ma non era sicura che era d’accordo anche su tutto il resto.
Avrebbe accettato di lasciarli liberi per lei? 
Ashton era il motivo per cui si erano trasferiti a Sydney!
-Non hai sentito? Ti lasceremo libera-
Libera. Una parola che  credeva di non sentire più.
-Ok-
 
 
 
Allyson non uscì più dalla stanza. Per la cena aveva chiesto ad Olga, che era venuta per darle dei nuovi vestiti, se poteva mangiare in stanza.
In realtà non aveva per niente fame, la donna però non volle sentir ragione e si era lasciata convincere che almeno un filetto lo avrebbe mangiato.
Ecco perché quando bussarono alla porta, aprì senza chiedere chi fosse. Indietreggiò spaventata quando vide Ashton.
-Ciao Allyson-
La ragazza sperò che Olga arrivasse il prima possibile.  Non era sicura di potersi fidare neppure di lei, ma non voleva stare sola con lui.
Ashton assunse la stessa espressione sorpresa di Calum non appena vide  il suo viso in quelle condizioni.
A differenza di Calum, Ashton rimase totalmente impassibile.
-Sei fortunata ad avere un padre che ti ama così tanto-
Allyson lo guardò confusa. –Di cosa stai parlando?-
-Ha ricevuto il messaggio forte e chiaro, torni a casa Summers-
 
 
 Autrore:  Innanzitutto volevo ringaziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra i preferiti, seguiti e ricordati. Passando a capitolo, spero vi sia piaciuto !! Finalmente  Ally torna a casaaa !


ditemi cosa ne pensate
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Bruises ***


-Sei fortunata ad avere un padre che ti ama così tanto-
-Di cosa stai parlando?-
-Ha ricevuto il messaggio forte e chiaro, torni a casa Summers-


Dopo che Ashton uscì dalla sua stanza, la ragazza sentì tutti i muscoli del suo corpo rilassarsi per la prima volta da quando era stata catturata. Torni a casa Summers. Non riusciva a credere di aver sentito davvero quelle parole, che fosse solo un sogno?

Finalmente se ne sarebbe andata di lì, da quella prigione, da tutte quelle torture, ma soprattutto non avrebbe più rivisto Ashton Irwin. Sorrise al pensiero di rivedere suo padre e, sdraiata sul letto, lentamente, chiuse gli occhi. Poche ore dopo, qualcuno aprì talmente violentemente la porta della camera da farla svegliare di soprassalto. Non ebbe nemmeno il tempo di focalizzare meglio la situazione che fu presa per un braccio e trascinata fuori.
Stropicciò gli occhi con la mano libera e li puntò sul ragazzo avanti a lei. Nemmeno una parola, nemmeno un insulto, né un ciao. -Calum dove mi stai portando?- domandò a quel punto, visto che lui non era intenzionato a dire qualcosa.
-Zitta Allyson, sta zitta!- E menomale che le era sempre sembrato il più calmo dei quattro. Era una vera e propria furia quel giorno, bastava notare il rossore che la sua stretta le provocò.
Fu portata, o meglio trascinata, nell’ufficio di Ashton. Non fu sorpresa di trovarci il resto del gruppo, piuttosto si preoccupò appena vide la stessa espressione di Calum dipinta sui volti di tutti. Il suo sguardo si fermò in particolar modo su una persona: sul ragazzo seduto dietro la scrivania, con i capelli in disordine, con un’aria che non prometteva niente di buono, una pistola alla sua destra e un’altra alla sua sinistra. Sembrava che nemmeno l’avesse sentita arrivare, troppo offuscato da tutta quella furia.

Non ci fu bisogno che qualcuno le dicesse cosa fare, si andò a sedere autonomamente tra Luke e Michael.
Il fatto che nessuno si preoccupò di spiegarle qualcosa la fece imbestialire. -Cosa sta succedendo? Quando mi portate da mio padre?-
Fu Michael il primo a rispondere con le sue solite maniere. – Nessuno ti ha detto di parlare ,sta zitta - Allyson si spazientì, odiava quel loro modo di fare così arrogante e superficiale, lei non era di certo una che si faceva trattare così!
Stava per replicare, quando una voce, quella voce, la precedette.
-Fuori- Lo guardò allibita. Prima la faceva portare nel suo ufficio e poi la cacciava? Diamine se odiava quel ragazzo!
Prima che potesse alzarsi, però, continuò. -Lasciatemi da solo con lei-
AH.
Un brivido percorse tutta la sua colonna vertebrale facendola tremare. Lasciatemi da solo con lei. Quella frase rimbombò nella sua testa. Frase che non avrebbe mai voluto sentire. Guardò i ragazzi dileguarsi, finché la porta non si chiuse portando via l’ultimo briciolo di speranza che avrebbe potuto salvarla da quella situazione. Ashton si alzò, incamminandosi nella sua direzione e non appena si sedette sul divano, a pochi centimetri da lei, Allyson si allontanò avvicinandosi di più al bracciolo.
-Mi avevi detto che sarei tornata a casa- disse, con la voce tremante. Ormai aveva capito che qualcosa era cambiato, ma sperava che non fosse così, com’era possibile in così poche ore?
Ridacchiò spaventosamente. –Il tuo caro papino ha fatto lo sporco gioco, non ha rispettato i patti-
La ragazza scattò in piedi, iniziando a strillare incazzata. – Che gli hai fatto stronzo?! Dimmi subito cosa gli hai fatto!- Quell’atteggiamento non piacque nemmeno un pochino ad Irwin, che subito si alzò e le strinse dolorosamente un braccio.
-Non usare questo tono con me ragazzina, fallo o giuro che ti ammazzo- E non c’era alcun dubbio che fosse serio. Le sue mani si spostarono bruscamente sul suo collo e avvicinò il viso al suo.
-Ascoltami bene Summers, se vuoi sopravvivere qui dentro ti conviene iniziare a chiudere quella cazzo di bocca, mi hai capito?!- Lei annuì, ma continuò a guardarlo con disprezzo. Passarono minuti interminabili in cui restarono semplicemente a fissarsi; fu interrotto solo per un breve secondo, quando gli occhi di Ashton si spostarono sulle sue labbra. E con un ghigno, ritornò a quello strano contatto visivo.
-Sai che non sei male, Summers?-
Allyson desiderò con tutta se stessa potergli tirargli uno schiaffo o sputargli addosso, ma non seppe per quale motivo quella specie di complimento cancellò per poco il disprezzo con cui lo guardava.
Per fortuna durò poco quella situazione, finalmente fu libera da quelle strette. Inevitabilmente le aveva lasciato ben due lividi visibili. Ormai era tutto un livido contando anche quello sulla guancia!
-E visto che tuo padre non ha rispettato i patti, noi non abbiamo alcuna intenzione di liberarti. Puoi tornare nella tua stanza Summers - si stava per risedere dietro la scrivania, come se la questione potesse finirla lì.
Eh no, se pensava che la conversazione finisse lì non aveva capito nulla.
Strinse i pugni, consapevole che stava mettendo a rischio la sua vita.
-Non pensi che meriti almeno di sapere quali sono questi patti?- iniziò, ricevendo immediatamente una brutta occhiata come risposta. –Summers, ti ho avvertita-
Strinse ancora di più i pugni. Sentiva il bisogno di piangere crescere sempre di più, ma mai lo avrebbe fatto davanti a quel figlio di puttana, mai!
-Non c’è nulla che tu debba sapere, perciò, CALUM!-
Stronzo.


Finita di farsi la doccia, Allyson venne scortata da Calum in camera. Quella sera i ragazzi dovevano andare ad una festa, e ovviamente, sarebbe andata anche lei.
-Ti verrò a bussare alle 20.30, fatti trovare pronta- stava per chiudere la porta, ma improvvisamente Allyson lo bloccò ricordandosi di un dettaglio. -Ma io non ho nulla da mettermi! -
Lui ridacchiò – Credi davvero che Ashton ti faccia stare al suo fianco vestita cos'?- e puntò con la testa dietro di lei.
Allyson si girò verso quella direzione e solo in quel momento notò una scatola poggiata sul letto. -Ma..- non ebbe il tempo di dire niente, poiché la porta si chiuse subito dopo.
Si avvicinò al letto cautamente, come se stesse analizzando ogni dettaglio per essere sicura che non si trattasse di una trappola, in quella casa mai dare niente per scontato!
La scatola era avvolta da un enorme nastro azzurro chiuso a fiocco, legato ad esso c’era un piccolo bigliettino che non esitò ad aprire.
Per Allyson Summers.

HAEYYY
Non so con quale coraggio aggiorno dopo tutto questi anni, ma ecco che con la mia faccia tosta sono tornata!  La verità è che ho avuto un periodo molto incasinato e non riuscivo ad avere l'ispirazione giusta, faccio schifo lo so :(
Ditemi cosa ne pensate di questo mio ritorno, se i personaggi vi sembrano sempre gli stessi, accetto ogni critica!


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2955623