Souls On The Road

di Neal C_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Get high and stay high ***
Capitolo 2: *** I can drive all night ***
Capitolo 3: *** A Hundred and ten miles an hour ***
Capitolo 4: *** The bottom of the Road ***
Capitolo 5: *** Can't talk no more ***
Capitolo 6: *** On the Road to Desolation ***
Capitolo 7: *** A Modern Novel – Sketches ***
Capitolo 8: *** Doctor Sax ***
Capitolo 9: *** Rough Draft ***



Capitolo 1
*** Get high and stay high ***



Get high and stay high



Una notte in America dopo il tramonto – cominciato alle Quattro di questo pomeriggio invernale di New York effondendo nell’aria una splendida luce d’oro levigato che faceva sembrare i vecchi palazzi sporchi le pareti del tempio del mondo… poi superando in volo le proprie ombre mentre sfrecciava a tremila e 200 miglia sopra la terra nuda e rigonfia verso la West Coast prima di calare sul Pacifico, lasciando la grande retroguardia velata della notte a strisciare sulla nostra terra, oscurare i fiumi, avvolgere le vette e abbracciare le ultime spiagge – qualcuno bussò alla porta dell’appartamento della signora Gabrielle Kerouac sopra un drugstore nel quartiere di Ozone Park della Grande New York.


Apro la porta ed è Neal Cassidy che si presenta, chi infatti ha mai pensato di conoscerlo dal vivo – anche se tutti i racconti di Allen Ginsberg erano stampati sulla sua faccia come la mappa di una riserva indiana, a mille miglia di prateria dalla Città e la Metropoli della Grande Mela, ma era sicuro che fosse lui e lo sentivo -  e mi stupisco che sia venuto proprio da me e gli chiedo come ha avuto il mio indirizzo ma senza sospetto, facendolo accomodare in casa, nel salotto dove mia madre legge il Times.
Neal la saluta allegro e compito ma mia madre non lo nota neppure mentre lui è così timido e non osa farsi avanti, allora lo spingo via dicendogli che lasciasse perdere mia madre – lei era francocanadese e io francocanadese per un quarto e dunque l’inglese era altra storia per noi, sempre lingua straniera e sempre calderone di nuovi misteri quotidiani e così normali, e poi lei sempre un poco persa e assorta nelle cose sue, cieca davanti alle luci dell’avvenire – e andiamo in camera mia dove so di potergli parlare indisturbato.
Lui affretta il passo come se fosse preso da un nuovo vigore turbineo e mi annuncia con grande entusiasmo andando a curiosare fra gli appunti e i taccuini sulla mia scrivania, mi chiede di insegnargli a scrivere.
Ed io annuii perché capivo il suo ardore giovanile ma tanto ardeva che avrebbe subito bruciato qualunque foglio  intorno a sé e gli dissi che lo avrei aiutato ma prima dovevo imparare io stesso.
“Impareremo insieme, amico," disse lui "e andremo dall’Est all’Ovest, dalla costa del New Jersey alle luci di San Francisco e ti ci porterò io, e insieme batteremo il tempo, e l’attimo si scioglierà nel vento fuori, sulla strada, mentre le ruote di un camion ci trainano sulla West Coast a poche decine di chilometri a l’ora, sempre più veloce.”
 E io continuai ad annuire perché Neal era già partito e aspettava solo me e io ero dannatamente certo di conoscerlo fino in fondo e andare verso l’infinito infinito.


PAROLE 455







Nota dell’Autrice

Il primo passo in corsivo è tratto da una versione di "On the Road" buttata giù il 20 Dicembre 1950, intitolata dall’autore proprio "Souls on the Road", il suo quinto o sesto tentativo di scrittura e riscrittura del famoso “rotolo”. Il seguito è ovviamente un mio “divertissement”. Ho giocato, cercando di imitare la sua scrittura frenetica e magica allo stesso tempo descrivendo quel primo incontro fra Jack e Neal con cui inizia l’originale "On the Road". Qualunque tipo di errore sintattico che rende poco scorrevole il testo è voluto così come la ripetizione di termini o come il passaggio dal presente storico al passato remoto che indica due piani temporali diversi, piano della narrazione e piano della realizzazione di ciò che si è narrato (nel senso che il personaggio realizza, non nel senso che il fatto si compie).

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Capitolo 2
*** I can drive all night ***



 

I can drive all night




Mi è venuto a trovare il vecchio Al Hinkle e grazie a lui e Neal sono di nuovo sulla strada.
E mentre accendiamo la radio e filiamo a tutta birra io dico ad Al di raccontarci un po’ il viaggio perché tutti sappiamo che adesso ha una bellissima moglie, un angelo del focolare da coltivare con la falce, che saranno una bellissima bellissima famiglia da far splendere San Francisco.
E che non c’è coppia migliore della costa orientale lo sa anche Neal che se ne frega e accende al massimo la radio – così forte che spezziamo i vetri, diventiamo tutti sordi a miglia e miglia sull’autostrada del sole, e superiamo un carro di bestiame che va a venti all’ora e Neal grida come una candela impazzita, che sta per scoppiare, tanto che mi nascondo dietro il sedile e smuovo Al- e così Al decide di raccontarci della sua Helen. E Neal si mette a blablablare come fa lui, assordante, più della radio mentre superiamo il crocevia della 1-76. E  un salto e uno sbuffo e intorno a noi è Nebraska. Al e Neal ridono sguaiatamente e filiamo con il rosso. Insisto con il racconto ma Neal mi fa beato:
“Eh amico, mi piace questa tua voglia irrequieta ma facciamola corta, eh Al?
Quella vacca della moglie non ci voleva salire con me sul bolide. E ogni volta ci dovevamo fermare. Sai come sono fatto io, Jack, è biologicamente e chimicamente impossibile che io forzi me stesso quando la vita chiama e andare e andare era l’unica cosa da fare, amico. Non lo prendere per un tradimento, non sono contro la cavalleria ma che diamine, prima Los Angeles in quella stamberga da spavento e poi Tucson tra quei visi neri – tipi a posto,  bicchierini pieni, e un paio di belle figliole dei campi di Georgia, quanti bei momenti, giura, Dio testimone – ma anche Al, il vecchio Al, mina vagante allo sbaraglio si vedeva che soffriva. E allora le diciamo, sai che c’è, ti prendi il primo treno per New Orleans e ti prendiamo a casa di Bill Burroughs dove il Mississippi ingoia il fango di New Orleans.
è o non è un bel posto, Luanne, tesoro?” e così sveglia Luanne che sognava al finestrino.
Luanne è donna coi jeans, una gran bella donna e Neal ne è orgoglioso, cavolo come gli luccicano gli occhi.
Perché io lo conosco, tutto quello che desidera è una famiglia. Sarà un grande padre, Neal.


 
 
410 Parole

 

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Capitolo 3
*** A Hundred and ten miles an hour ***



A Hundred and ten miles an hour







Per  essere assolutamente sincero Neal mi interessa come avrebbe potuto interessarmi mio fratello, che è morto quando avevo cinque anni. Insieme ce la spassiamo e le nostre vite sono un casino e questo è quanto. Avete idea di quanti stati abbiamo attraversato insieme?

Adesso che è la fine della mia giovinezza non ne sono sicuro. Le luci della città sono più fioche, di quel fioco che precede la paralisi, il signore tempo si è fermato e soprattutto Dio solo lo sa se riesco a riconoscere me stesso, con quella facciaccia da carcerato, neanche un negro* da galera. Dio, dove sei finito Dio, mentre il vecchio Bill è dentro, a mangiare ratti, mentre Alan invece di spassarsela per la cinquantaduesima* è a mangiare polvere e con lui Herbie e il suo seguito. Che razza di giustizia è che ci vado di mezzo io e quel fottuto romanzo che scriverò se la luce divina mi illumina, non illuminano i lampioni del quartiere.
E quell’imbroglione su di giri, Neal, è sparito e Carolyn che  mi piange addosso che sicuramente si è portato Luanna, femmina isterica.
Neanche due mesi fa ricordo il loro incontro. Si erano subito capiti Allen e quel vecchio Neal.
Allen era strano in quei giorni, faceva esperimenti estremi su sé stesso e Neal lo vedeva, e in quanto ex prostituto adolescente nella notte di Denver, disperatamente ansioso di imparare a scrivere poesie come Allen, in men che non si dica, saltò addosso ad Allen con uno slancio erotico di quelli che solo un imbroglione può avere. Io ero nella stessa stanza, li sentivo nel buio e meditavo fra me […]
che mi sentivo un poco gelato, o forse un poco eccitato, troppo confuso e mi dicevo che non era pane per i miei denti. Me ne sono uscito per un po’ di aria fresca, per cacciare via i sudori, e il marciapiede mi sembrava troppo deserto per distrarre un povero diavolo a passeggio.  
Ho preso una birra e sapeva di amaro, ho preso una corsa ma sapeva di fatica e di pazzia, non erano le corse che facevo di solito con tutto il fiato del mondo ma era la solitudine nera che mi faceva sospirare come una romantica massaia di Chattanooga Cho Cho*.
Adesso mi dico che il vecchio Neal è sparito e ci sono solo io e il povero Allen ladro, dentro per un po’ di polveri, qualche botta e nulla.  E nel silenzio generale mi dico che la lampada si spegnerà  sempre più in fretta e allora rimarrò inghiottito, affogato nella notte come Denver. Dal profondo del cuore, Dio.
Ok, vecchio Dean non dirò niente.


437 Parole




Note

* Non è assolutamente offensivo né razzista. È solo una necessità di coerenza stilistica.  

* Cinquantaduesima strada Ovest (ingl, West 52nd street) nel tratto tra la quinta e la settima Avenue) è una traversa del quartiere di Manhattan a New York. È stata anche chiamata "swing street" (strada dello swing) "the street of jazz" (la strada del jazz), "the street that never sleeps" (la strada che non dorme mai) o semplicemente "the street" (la strada). [ WIKI ]

* Chattanooga Cho Cho – Glenn Miller

 Nell’aprile del ’49 Kerouac racconta dell’arresto di Bill Borroughs a New Orleans per possesso di droga e armi e  a New York sono arrestai Allen Ginsberg, Herbert Huncke, Vicki Russell e Little Jack Melody per possesso di droga e oggetti rubati.
Questo capitolo (e forse qualcun altro) è la ragione (lo so piuttosto debole) della dicitura “triangolo” e d’altra parte è un rating verde quindi non ci si può aspettare niente di più.
Quelle in corsivo sono citazioni da “On the Road” [il “rotolo” del 1951 – oscar mondadori] tranne l’ultima, tratta da “Sulla strada” [ed. giugno 1995 –oscar mondadori] infatti Neal è chiamato “Dean”, Dean Moriarty, il suo doppelgänger letterario.

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Capitolo 4
*** The bottom of the Road ***


The bottom of the road




Bruciavo dalla voglia di sapere cosa aveva in mente e cosa sarebbe successo ora, perché non c’era più nulla dietro di me, tutti i ponti erano rotti e non me ne fregava più niente di niente.

E poi con il caldo di agosto che soleggia, che deserto a Denver dove i secchi d’acqua dei giardini non bastano più e qua è peggio della steppa e dei coyote Chicanos*. Gran bel viaggio quello e mi viene in mente mentre sfreccio a mille verso San Francisco che là potremmo andare, io e Neal e qualcuno dei vecchi se Allen si schiodasse dalla sedia. Neanche un’ora per organizzare fra me e me qualche bel viaggio canticchiando sull’impazzamento di Dizzy*  che la vedo nelle luci di Frisco e sono subito subito lì che busso e Carolyn che mi apre. Non è contenta di vedermi e io le dico,  come vecchia mia, tanto tempo che non ci si vede. Ma quella urla, gallina impazzita e mi scende Neal tutto spanzato, ha perso vigore il vecchio. Quella donna l’ha rovinato e lo sa anche Neal. Ma mica è Luanne, Carolyn, è donna in gonnella, con quel camicione mezzo strizzato e tutto tirato, una vecchia in pelle di serpente* isterica nuda anima di donna. Sballonzola malferma e gli butta addosso quel peso, al povero nuovo padre di famiglia, ma Neal mi invita ad entrare.

Non so se ci tengo ma è da cani lasciarlo speranzoso sulla porta, che sguardo vuoto e sospira  senza più luce, ringhia come un cane contro quella ma mi invita sempre a entrare, mansueto.
Io entro e quella che ricomincia a urlare e lui anche e ancora che danza di due ire terribili e sento che il vecchio Neal si risveglia e si riaccende in lui l’antica luce. Mi dice “amico, è passato troppo tempo che ho dimenticato cos’è essere uomo e sembra innaturalmente possibile che mi abbiano tenuto lontano da te e dalla nostra missione. E vedo che la libertà è oltre quel cespuglio e io le sto sputando in faccia. E senza di te non potrei mai più. Quindi dobbiamo andare prima che questa forza mi incateni al terreno che le radici mi inchiodino che si chiuda per sempre quello spiraglio che fa di un uomo un Uomo. ” brilla di nuovo del fuoco che io ricordo, che tutti ricordiamo, inspegnibile, inesplicabile, insoffocabile.
E riuscimmo alla luce del sole.


Parole 398



Note

 
* Chicano /Mechicano = Messicano  

* Dizzy Gillspie – Bebop  

*   Nel Nord America la “Dea dall’abito di serpente” era la divinità della fertilità femminile.
Inserisco questi dettagli non a caso perché Kerouac e i Beats sono sempre stati interessati alla spiritualità sia delle antiche culture amerindie  ma soprattutto a quella indiana e buddista che diventò  “di moda”  (oltre che fonte di grandissima ispirazione) con la pubblicazione di “Siddartha” di Herman Hesse (1922).

*Nell’agosto del ’49 Kerouac parte da Denver per andare a trovare  Neal e Carolyn a San Francisco ma il loro matrimonio è agli sgoccioli. Carolyn, incinta, caccia Neal di casa e i due tornano a Ne York.
Il loro viaggio è descritto nel taccuino “Rain and Rivers” di Kerouac donatogli da Neal nel gennaio del 1949, quello su cui Jack annotò la maggior parte dei suoi viaggi che avrebbero costituito il materiale narrativo per “On the Road”.

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Capitolo 5
*** Can't talk no more ***



Can’t talk no more     
   




Il mondo non conta nulla,  ma Dio lo ha creato così, e perciò conta in Dio, ed Egli Ha Disegni per esso che noi non possiamo conoscere senza affidarci all’obbedienza. Non c’è altro da fare che rendere gloria.
Ecco la mia etica “artistica” e il perché.
Ma Robert* ancora e ancora non crede. Non crede che io possa aver finito, che il mio bolide è a secco e il mondo mi cade addosso.  È un tipo a posto  ma, lasciatelo dire Robert,  quel tipo è una frana*.
Soldi, solitudine, soldi,  solitudine. Ma lui non ha perso Edie*. Perché se ero come lui, tutto soldi solitudine soldi, non perdevo Edie. E lui non potrebbe essere Jack. Non riesco ad immaginarmelo l’amigo.
L’alcova nell’Ovest è uno specchio infranto, sento i prati stepposi che mi salutano piangendo addio, i branchi e gli zoccoli sono tanti sonagli tintinnanti come le campane dall’altro lato, tutto un altro lato , non è roba da 215 Park  Avenue South.*
Sulla scrivania della  Harcourt fogli grigi e senza vita. Cerco di rimettere insieme i cocci della mia arte che mi scivolano dalle mani e Crack, sono ancora più piccoli ed effimeri.
La mia famiglia in frantumi STOP La mia eredità* in frantumi STOP Ho un nichelino, berrò un caffè.
Che cosa sarà della mia vita Dio? Mi lasci fuori, sul pianerottolo con la mente che scivola via e penso che potrei fare una pazzia.
Neal amico, Allen amico,  ho accartocciato l’idea di Wade Moultrie e Dean Pomerary*. Sono sbiaditi loro e le loro fattorie del vecchio West. Ma sono vicino, qualcosa mi sfugge, ma ricomincio. Se Dio vuole ricomincerò.
Addio Edie.  Addio strada che sei ancora lenta a venire. Devo ammetterlo.
Devo ammettere che mi sono arenato  con “Sulla strada”. Per la prima volta da anni NON SO COSA FARE. NON HO LA PIU’ PALLIDA IDEA DI COSA FARE.



Parole 315




*Robert Giroux, correttore di bozze ed editore della casa editrice Harcourt Brace insieme al quale Kerouac prepara per le stampe “La città e la metropoli”

* Citazione da Thomas Mann  “Fratello Hitler”, non ho potuto resistere…  lo consiglio assolutamente.
* Prima moglie di Kerouac, si sposano nel 1944 e il matrimonio è annullato nel ’52 dopo diversi anni di separazione.  
*Indirizzo dell’ufficio della Harcourt Brace
* Per eredità si intende la somma che la Harcourt gli aveva promesso per “Sulla strada” e che ha rifiutato di dargli dal momento che lui non l’ha ancora portato a termine.
*Personaggi del settimo tentativo di stesura di “Sulla strada”,  Red Moultry  è un carcerato che ricomincia una nuova vita e tornato alla fattori del padre nel vecchio West scopre che la madre ha avuto una relazione con Dean Pomerary dalla quale è nato un figlio Dean Pomerary Jr. e lei è morta durante il parto.
La fattoria è andata in rovina dopo la morte del capofamiglia, il vecchio Wade, e la sua scomparsa rappresenta la decadenza del vecchio West.   



Nel 1949 Kerouac non aveva ancora idea di come scrivere “Sulla Strada”, dopo sei tentativi di esordio, e decine di taccuini accumulati durante i suoi viaggi con Neal. Il rotolo sarà buttato giù tutto d’un fiato solo nel 1951 ma nel frattempo , dopo essere stato cacciato di casa da Edie più o meno due o tre anni prima della loro legale separazione,  Jack ha perso la bussola, senza un tetto e senza un soldo mentre cerca di correggere precipitosamente le bozze di  “La città e la metropoli”  che ancora è troppo confusionario e poco attraente per il pubblico a detta dei suoi editori.

Le righe in corsivo sono originali, scritte da Kerouac nei taccuini-diari di quel periodo
 [v.d  Stavolta veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla Strada – Howard Cunnel, prefazione –saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni 2010, pag. XVIII]
e dimostrano la forte spiritualità dei Beat e di Kerouac, un’ esigenza interiore mistica  più che cristiana e  religiosa in generale.

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Capitolo 6
*** On the Road to Desolation ***


On the Road to Desolation


“[…] Prese un’estremità del rotolo e lo lanciò da una parte all’altra dell’ufficio come una grossa stella filante.
Finì proprio sulla mia scrivania , e io pensai:  - Che strano scritto. Non ho mai visto uno scritto così. -  Poi mi guardò in attesa di una reazione. Gli dissi – Jack, devi tagliarlo, lo sai. Deve essere rivisto. – Lui si fece rosso in volto e disse: - Questo scritto non verrà rivisto. – E io:  -Perché no, Jack? – E lui: - Questo scritto è stato dettato  dallo Spirito Santo -  ” *



Mi manca tanto così che posso toccare con mano la mia strada che galoppa sulla via del successo.

I pazzi della vita non saranno solo pezzi di carta volanti, mi sento di morire dalla gioia.
Ho visto la facciaccia di Giroux illuminarsi e poi il rotolo è una profezia che si avvera.
La stessa emozione con Neal.  Quando mesi fa ho buttato tutto in uno scatolone, cacciato a pedate da Joan dopo anni di onorata convivenza nel mio letto, nella mia casa adottiva.
scappata fra le gonnelle di sua madre con quel moccioso che non è mio figlio.
Lo rifiuto per sempre, lo rifiuto*. E mi ritrovo di nuovo in quel vecchio bilocale sulla Ventesima West,  con quelle pareti luride, solo Lucien Carr incasina così un buon vecchio buco, onore a quel furbone.
Quello spilorcio non avuto mai neanche un centesimo per pagare una cornetta, isolato dal mondo, nei suoi paradisi bellissimi e multicolori.
E corro giù, l’Old Bill è sempre lì che passa i bicchieri sotto l’acqua, mai un’ombra di sapone ho visto sui suoi piatti. Dice che il latte di capra è l’antidoto migliore a tutte le sventure di questo mondo.
Il telefono pubblico sta nello scantinato, un fetido cesso accanto, e mi faccio prestare un nichelino.
Se Neal non risponde sono fottuto.  Sei squilli e quello risponde.
“Il libro è finito, consegnato, in attesa dell’approvazione di Giroux.” Gli dico e quello fa “cazzo amico. Sei famoso. Adesso dovrò leccarti le scarpe per un appuntamento.” E poi chiude la chiamata.
Adesso sul tavolo di plastica c’è quella maledetta busta della Harcourt. Mi hanno fottuto.
Ho sperato fino all’ultimo, in un ultimo spasimo di attesa, sono tutto disilluso e  la strada è di nuovo un sogno, un rotolo che si riavvolge e stavolta niente viaggio, niente segni per ricordarmi dove sono arrivato.
Ma non mi possono fregare così. C’è sempre Everitt*. Se lui crede, lo accorcerò.
Farei qualunque cosa, la strada non deve svanire,  fino alla fine del tempo io sento scorrerla.
Rotola tonda, lanciata all’infinito, è il nuovo dettato dello Spirito Santo.



344 Parole




Note


*Tratto da un’intervista a Robert Giroux, editor di Jack per la Harcout, raccolta nel documentario “On the Road to Desolation”   (a cui mi sono ispirata per il titolo del capitolo) , regia di David Stewart, prodotto da BBC/ NVC, Arts Co-Production, nel 1997. Racconta la prima volta in cui l’editor riceve la prima copia completa di “On the road” su un rotolo di carta assorbente da cucina, da parte di un Jack ubriaco fradicio.

* il 10 giugno 1951 Joan Haverty, incinta, lascia Jack che non ha voluto riconoscere il bambino come suo e Kerouac è costretto a trasferirsi nell’appartamento di un vecchio amico Lucien Carr, sulla Ventunesima West, San Francisco.

* Rae Everitt della MCA, agente di Kerouac, in una lettera loda il suo romanzo come “pura magia poetica” e promette in tutti i modi che cercherà di rendergli giustizia, pur apportando qualche modifica e correzione.


Angolo dell’autrice


L’odissea di Jack non è ancora finita.
Quando finalmente “On the Road” è pronto per le stampe , la Harcourt che ne detiene ancora I diritti rifiuta la pubblicazione, accludendo la seguente motivazione “[On the Road è…] talmente nuovo, insolito, controverso e censurabile( pieno di hipster, spinelli, omosessuali ecc.) che non vogliono accettarlo”.
Infatti negli anni ’50 la censura era un pericolo reale, bastava poco per essere condannati per oscenità e le case editrici non erano disposte a rischiare una causa con il governo.
Inoltre il clima era ancora più teso poiché sono gli anni del Maccartismo, propaganda isterica anticomunista che di fatto aveva istaurato un clima di sospetto e imposto censure ancora più severe alla stampa e ai mezzi di informazione [LINK].  
Come al solito mi baso su “Stavolta veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla Strada”  di Howard Cunnel, prefazione –saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni 2010”.  


Neal C.

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Capitolo 7
*** A Modern Novel – Sketches ***


A modern Novel – Sketches



“[...]  e mi sono messo a schizzare tutto quello che vedevo, [...] quando tutto ciò che hai di fronte si attiva in sconfinata profusione, purifica la mente e lascia sgorgare le parole (gli spontanei angeli della visione che volano quando sei di fronte alla realtà) e scrivi in maniera 100% personale e sincera dal punto di vista psicologico e sociale ecc. e buttalo giù senza ritegno, volente o nolente, così rapido che a volte ero talmente ispirato da perdere coscienza che stavo scrivendo. Fonte tradizionale: la scrittura automatica di Yeats, ovviamente. È l’unico modo per scrivere.” *


è notte e un vecchio si aggira per la strada, pallide luci di lampioni, occhi che incontrano altri occhi.

Anzi no, non è un vecchio ma ha il volto rigato come un matusa e potrebbe sbavare come un cane vomita, vomita.
Che sbronza. Dietro Charlie e Mulligan, che risate.
Un’anima incandescente che incartapecorisce, fa una risata sgangherata, mi abbraccia e vorrebbe ballare. E i jeans sono zuppi, e la camicia del vecchio Dean è abbandonata da qualche parte.
Sto organizzando un viaggio a NY con il vecchio Ed, vorrei dirgli.
Ma tu sei una splendida allucinazione da ospedale. *
Squallido bianca superficie irrisolta troppo sporca per essere il luogo della purezza, la mia flebo traballa e Dean mi bacia, nel suo impeto di gioia e commozione per tutto il creato e le sue creature.

Così doveva iniziare. La sto riscrivendo di nuovo, incessantemente e mi fanno male le nocche.
Per Solomon, per la Wyn, stavolta.*  E poi la grande Mela.
Stavolta è così perfettamente chiaro che posso cogliere ogni implicazione conscia e inconscia di lui, della sua bontà e della sua gioia di vivere il creato in un turbine, l’unica dimensione che gli è congeniale. La mia è l’altissima testimonianza di come la passione può forgiare un uomo.

“... Si, sto riscrivendo l’epica di Neal”*
 


316 Parole




Note


* Lettera del 18 Maggio del ’51 a Ginsberg nella quale Kerouac illustra la “tecnica degli schizzi”.
Jack racconta di aver accolto il suggerimento di Ed White: “perché non vai in strada a schizzare ciò che vedi come un pittore, ma con le parole...”.
Kerouac adotterà questo nuovo stile “impressionistico” in “Visioni di Cody”, estratto dai suoi numerosi taccuini di appunti che avrebbero dovuto costituire materiale narrativo per “Sulla Strada”.

* Nell’estate del ’51 Jack è nel North Carolina presso la sorella.
 Si ammala di flebite e, i primi di agosto, le sue condizioni si aggravano tanto al punto che fino alla prima settimana di settembre è ricoverato al Veterans Hospital di Kingsbridge Road, nel Bronx.
Il 1° settembre scrive ad Ed White per organizzare il suo viaggio a New York e il loro soggiorno.

* Nell’autunno del ’51 Carl Solomon offre a Kerouac un contratto di tre libri con la Ace, un marchio editoriale della A.A. Wyn, presso la quale lavorava come editor.
A Solomon è dedicata anche l’edizione di “Urlo e Kaddish” di Ginsberg  (la prima era stata dedicata a Lucien Carr).  

* Annotazione di Jack all’ennesima riscrittura di “Sulla Strada”, una bozza di 296 pagine, poi abbandonata nell’Ottobre del ‘51.
 

Angolo dell’autrice

 In questo periodo, Kerouac lavora a “Sulla Strada” con  ritmo ancora più lento del solito, dedicandosi soprattutto alla sua nuova “tecnica degli schizzi” e riempiendo ben nove taccuini di appunti e nuove versioni di “On the Road”.
Il primo taccuino è dell’Ottobre del ‘51 ed è intitolato “Sulla Strada. Un Romanzo Moderno”
(ecco spiegato anche il titolo del capitolo),  ma in seguito Kerouac scriverà sulla copertina a caratteri cubitali un nuovo titolo ,“Visioni di Cody”.
In una lettera ad Ed White, datata 12 Marzo del 1952, Jack annuncia di aver terminato il suo romanzo nell’attico di Neal. Si tratta di “Vision of Cody”.  
è affascinante come Kerouac non pensi neppure per un attimo di star lavorando ad un progetto diverso. Per lui “On the Road”/”Vision of Cody” è il suo romanzo e la facilità con cui cambia titolo/trama/personaggi è abbastanza sconvolgente.
Non è e non è mai stato un progetto, è pura scrittura di getto che si risolve in montagne e montagne di appunti. 
Solo i nove taccuini che Jack riempie contano 955 pagine (senza contare le riscritture precedenti che dovrebbero ammontare a sette... credo di aver perso il conto io stessa).

Come al solito mi baso su “Stavolta veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla Strada”  di Howard Cunnel, prefazione –saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni 2010”.    

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Capitolo 8
*** Doctor Sax ***




Doctor Sax




E l’estate è andata*. Duro lavoro, gli scattanti macchinari che mietono fili costringendoli ad accoppiarsi in un tripudio di colori e nodi.
Paga misera, spiccioli. Ma non posso resistere al richiamo del sud, delle terre di sabbia e fuoco, il piccante profumo de las tortillas y la sierra, señor por favor.
Anche la West Coast è uno strazio. Le strade sono la tana dei vagabondi e l’ospizio è pieno di pulci.
E mi chiedo se ce la farò, nello sconforto ma non ho tempo di rattristarmi.
Con un treno merci che mi prende all’ultimo, destinazione Frisco, mi siedo con dei Gringos, parlo e loro fanno domande. Rispondo e loro  non hanno risposte alle mie.
E allora ci sia addormenta tutti sotto la paglia che muggisce, nel carro dei buoi.
Ma io ho con me un fedele taccuino che sobbalza con i fossi e la mano mi trema.
Ma non posso più fermarmi, e non devo.


 “[…] Ho raggiunto il picco assoluto della mia maturità e sto sfornando poesie e letteratura così folli che tra anni le riguarderò con incredulità e sarò mortificato di non essere più capace, ma nessuno lo scoprirà per gli altri 15, 20 anni, lo so soltanto io, e forse Allen.” *


Scrivo del vecchio Neal Pomerary che incontra il benefattore della vita che gli insegnerà a diventare un bravo cittadino, del vecchio Dean che lascia la moglie perché lei lo tradisce con il fratello e poi Sax, Sax è il mio ultimo figlio.   Ma la madre non è ancora vedova.
Poi mi chiedono se voglio un lavoro. Certo che lo voglio.
Frenatore, paga modesta, poco ambita e posso scrivere di notte, ottimo affare.        
è subito intesa con il padrone, un amicone, ex-taglialegna di boschi in Canada, mezzo francese tuttavia simpatico.
Ma è solo lavoro e dopo un mese di nuovo alzo il mio pollice.
Qualcuno si fermerà e farà sorridendo, beato, chiederò, per l’autostrada, destinazione Mexico City.
 

321 Parole



Note

*Riepilogo della primavera- estate del ’52:  Kerouac, dopo un lungo soggiorno in Messico, torna a Rocky Mount (North Carolina) dove lavora per un periodo in uno stabilimento tessile.
Poi riparte per la West Coast, torna a San Francisco e alloggia in un ospizio per vagabondi, trova lavoro come frenatore per raccogliere soldi e tornare in Messico.
Quell’estate, durante il secondo soggiorno messicano con William Burroughs, termina di scrivere “Dottor Sax”.

* Estratto da una lettera di K. a John Clellon Holmes, il 12 marzo del ’52, giorno del suo trentesimo compleanno, durante il viaggio dal Messico a San Francisco.
 
* Doctor Sax (Doctor Sax: Faust Part Three) 

Angolo dell'autrice

Il soggiorno in Mexico è di particolare ispirazione per K. che lo racconterà in gran dettaglio nelle pagine di “Sulla strada”, anche se il suo entusiasmo è maggiore nel rotolo originale di quanto lo sia nella versione riveduta e corretta (specie vista la possibilità di procurarsi facilmente marijuana).
Gli sarà di grande ispirazione nella composizione della sua prima opera poetica “Mexico City Blues ”, composta nel ’55. 
Come al solito mi baso su “Stavolta veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla Strada”  di Howard Cunnel, prefazione –saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni 2010”.  

Neal C.

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Capitolo 9
*** Rough Draft ***


Rough Draft

“…la soluzione più sicura sarebbe convincere gli interessati a firmare una liberatoria”*

Cowley, Cowley, Dio Bovino!

Sulla strada è pronto, è lì nel tuo cassetto, prigioniero dei tuoi “riferimenti occasionali”*.
Denver D. Doll no no, non è abbastanza mascherato.
Jane no,  “si aggira in preda alle allucinazioni da benzedrina”.
Ma Jane è morta, il vecchio Will non spara a salve, lui fa sul serio anche quando non vuole*.
Will è prigioniero delle sue tragiche tragicissime tragedie domestiche,  il vecchio Allen sbanca col botto nel vecchio regno*.
E che musica l’epitaffio sull’urna greca* del vecchio Carl.
Quando Al ha visto “le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri”* tu non c’èri Cowley, Dio Bovino.
Tu vuoi le liberatorie, io la libertà.
Eccole qui, mi ricevi? Carl Marx, Dean Moriarty sono tutti tuoi, non assomigliano più al mondo.
Neal non è mai somigliato a sé stesso.
Ginsberg è tutto quello che lui ha sempre voluto, tutto quello a cui volevo somigliare.



“Per il bene della letteratura americana. X. Carlo Marx, per cosi dire.”
*

 


180 Parole

Note

*Data la natura autobiografica del racconto, l’editor della casa editrice Viking, Cowley,  chiede a Keruac che si faccia rilasciare da Allen Ginsberg e Neal Cassidy, a cui sono ispirati i personaggi di Carl Marx e Dean Moriarty, una liberartoria per evitare che sporgano querela.
Lo costringe anche a limare i personaggi perché compaiano solo riferimenti occasionali a persone reali.

*Nel settembre del 1951 William Burroughs aveva ucciso accidentalmente la moglie Jane Voller con un colpo di pistola.

* Il 7 Ottobre 1955 Allen Ginsberg legge “Howl” alla manifestazione “Six Poets at the Six Gallery” a Londra facendo molto scalpore.

*Calco del titolo di John Keats “Ode on a Grecian Urn”

*Incipit di “Howl” di Allen Ginsberg  

* Le parole con le quali Ginsberg “firma” la liberatoria.

 

Angolo dell’autrice
Il romanzo di Keruac è ancora una bozza nonostante una gestazione di cinque anni (1951-56).
La casa editrice continua a rimandare indietro bozze da correggere, nel frattempo Allen Ginsberg si era promosso editor e agente letterario di Burroughs e lo aveva aiutato a pubblicare, nel 1953,  Junkie  (“la scimmia sulla schiena” – in Italia pubblicato nel 1963) ed era diventato famoso con la lettura di  Howl ( “Urlo”  ).
Per questo il mio Keruac comincia a stancarsi di dover apportare modifiche al testo, di cercare una versione che piaccia anche all’editore eppure dall’altro lato ha ansia di pubblicare, e forse perché no, anche di dimostrare ai suoi amici e colleghi che tutto ciò che dice di star scrivendo esiste davvero.
Il tema dell’amicizia-rivalità con Ginsberg per Neal fa appena capolino ma tornerà.
Stavolta il “capitolo” assomiglia più ad una Drabble che una Flash-Fic ma pazienza.
Buon Natale e buon anno e chissà che il prossimo aggiornamento non arrivi prima di natale prossimo,

 

Neal C.

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