A terrible disaster.

di Harry123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° capitolo ***


-Allontanati da me. Non toccarmi.-
-Sei mia, e posso fare di te ciò che voglio, sappilo.-
-Vattene.-
Grida. Urli. Dolore.
L'anno più cupo che un ragazza possa probabilmente mai vivere.
Cosa accade quando il tuo passato vive nel tuo presente? Incubo.
E' un incubo. Un incubo che non ti abbandona, che persiste, nella tua mente, e ti porta nel luogo in cui ti eri ripromessa di non tornare, mai più. 
ma invece eccoti lì.
Ecco quella casa. Lexie la vedeva. Il suo corpo steso sul pavimento, freddo, gelido in confronto alla sua pelle calda e piena di lividi.
La voce. La voce straziante delle sue stesse urla. Anche quella poteva risentire.
Era lacerante, doloroso, ogni volta.
Spesso quando siamo costretti a vivere in una determinata situazione tendiamo dire che siamo abituati, che non ci fa più ne caldo ne freddo, ma mentiamo.
Non ci si abitua mai ad un incubo, poichè esso ogni sera, ogni notte, ogni giorno, ogni signolo istante, cambia.
Prende una sfumatura di nero, grigio, poi torna ad essere scuro e cupo. Non trovi un bagliore di luce, una mano su cui aggrapparti. E' questa la cosa brutta degli incubi. Vivi in essi e basta, solo tu e la tua paura.
Si possono paragonare questi momenti a delle note musicali. 
Il dolore, è acuto, lacerante. Sarà la nota più alta accompagnata dalla più bassa.
E il tasto nero, l'intervallo tra due note troppo fredde per essere unite.
Lexie Young. Amava parlare attraverso la musica. 
Ma le bastava chiudere gli occhi per rivivere il suo incubo.

-Lexie! Lexie avanti!-
Mi rigirai tra le coperte cercando rifugio in me stessa, rannicchiandomi con le ginocchia contro il petto, stringendo il mio labbro inferiore tra i denti e serrando gli occhi, quasi non volessero più aprirsi.
-Lexie, ascoltami. E' solo un sogn..-
-America, non è un sogno!- Urlai di scatto, con tutta la voce che avevo, graffiandomi la stessa fola dai singhiozzi.
-Shh. Calmati ora. Sono qui.- Le sue braccia mi avvolsero, mentre il dorso della sua mano, morbida e delicata, premette sulla mia guancia, ripulendola dall'umido che l'aveva rivestita.
-Lexie, va a prepararti ora.. Abbiamo il volo per Amsterdam tra un'ora, sai che mr. Smith non vorrà mai vederci correre all'ultimo momento ancora in ritardo..!-
Sorrisi appena annuendo. 
-Hai ragione, vado a prepararmi. Le valige sono già tutte pronte?-
-Sistemate a puntino! Ora corri su!- Mi incitò America, battendo da incoraggiamento le mani e ridacchiando fra se e se.
-Ah, Lexie! Un'ultima cosa!- 
-Si?- mi affacciai dalla porta del bagno sentendola.
-Ti ho preparato la colazione, è in cucina.-
Scossi il capo sospirando.
-Non ho fame, lo sai.-
-Lexie, dobbiamo affrontare un viaggio di almeno cinque ore, qualcosa devi pur mangiarla.-
-Mr. Smith sarà lieto di sapere che non ho mangiato nulla, neanche oggi!- Sospirai cercando di apparire convincente.
-Lexie, fila in cucina!-
-Sai come va a finire!- Replicai io, posando l'asciugamano e dirigendomi in cucina con passo legato, stringendomi nel pigiama di seta.
-Avanti!- Esclamò lei con tono più supremo, fissando ogni mio gesto.
Lei a differenza degli altri, non faceva tutto questo per interessi a fini economici, ma solo perchè mi voleva bene, e lo apprezzavo, sul serio.
Mi sedetti sulla sedia di plastica della cucina, guardando della frutta su un piattino e una brioche.
-Inizia da ciò che preferisci, basta che mangi.- Interruppe il silenzio la biondina dagli occhi azzurri alla mia destra.
Annuì, e come ormai di routine, spezzai un pezzettino di brioche, lo avvicinai alle mie labbra piene, e lo morsi.
Non ne sentivo il sapore, solo i ricordi che ormai anche il cibo si portava dietro.
-Non pensare, mangia e basta, sai come funziona.- Accenò un sorriso, che in un primo momento mi rilassò, mandando giù il boccone.
-Perfetto! Vado a cambiarmi, preparati anche tu e ci vediamo alla reception, okey?-
Annuì ancora una volta, continuando a mangiare finchè ci fosse lei, e non appena disparve dalla porta della nostra camera.
Poggiai allora la bioche sul tavolo e scappai velocemente in bagno, chiudendo gli occhi e ingonocchiandomi nella vasca, annullando quel poco di cibo che prima avevo preso.
Alzai lentamente poi lo sguardo sullo specchio, dopo aver aperto l'acqua e mandato via tutto.
Passai due dita vicino le mie occhiaie evidenti per il poco sonno che contornavano i miei occhi verdi, coprendole subito con del correttore.
Passai poi ai miei capelli, lunghi, castani e mossi. 
Presi la piastra e iniziai ad allisciarli accuratamente, lasciandoli cadere sulla mia spalla destra, sistemandoli in una lunga treccia.
Mi preoccupai poi del resto del mio aspetto. In fondo per il mio lavoro, era importante stare attenta al modo in cui si si appare di fronte alle fotocamere.
Applicai il mio trucco quotidiano, matita, del leggero fondotinta, mascara, e rossetto poco più scuro del mio colore naturale, delineando la pienezza delle labbra, come si raccomandava sempre il mio capo.
Continuai poi con il pennellino sui miei zigomi, calcando sulle mie forme, sorridendo poi alla mia figura, o almeno tirando un sorriso.
Regola numero uno. Sorridere a se stessi.
Fosse stato poi così semplice. Ma almeno, l'idea di partecipare ad una delle sfilate più importanti della stagione, mi eccitava, e quindi semplificava un pò tutto, riuscendo a vincere contro lo stress per i vari impegni.
Quel sorriso leggero sulle labbra, scomparì alla visione del piccolo oggetto all'angolo del bagno, su cui salì.
46 kg. Solo una settimana fa ero 48 kg, ma vista la mia statura, non si dava molto peso. 
Eppure continuavo a odiare quella pelle che rivestiva i miei fianchi, tormentati dalle mie dita che passavano incontinuazione su di essi, stringendone appena la pelle, bagnandoli dalle lacrime.
Faceva tutto male in quell'anno. 
Ma adesso non era tempo di pensarci.
Scelsi uno dei miei abiti migliori, uno di Chanel composto da un corpetto con una scollatura a cuore che lascia al tessuto di scendere in modo aggraziato lungo i fianchi, cingendomi poi la vita con un un cinturino in pelle.
Optai infine per i dei tacchi che richiamavano il colore dell'abito, e mi preparai per uscire, trascinando la rossa e pesante valigia dal tessuto ruvido.
Chiusi tutte le luci della camera e mi avviai verso la reception, dove mi attendeva America, con una rivista di Vogue tra le mani.
-Parlano di noi! Del nostro incontro di oggi! Assisterà persino la regina e cantanti, attori, gente importante, da tutto il mondo!-
-Lo so! Non vedo l'ora!- Sorrisi sinceramente, abbracciandola, ma poi rimettendomi composta vedendo i manager.
-Ragazze, i taxi sono arrivati, fate veloce che il tempo sta per mettersi abbastanza brutto, non vorrei che poi la pioggia ci colpisse in pieno, non possiamo avere contrattempi stamani.-
Io e America non ce lo fecimo ripetere due volte, e uscimmo alla svelta, salendo sul primo taxi davanti l'ingresso del nostro hotel.
Una volta dentro l'auto, alzai gli occhi verso il cielo attraverso il finestrino.
Rose aveva proprio ragione, il tempo non prometteva nulla di buono. Ma del resto a Londra, spesso è così in inverno. Anzi che nelle ultime due settimane il tempo si era mantenuto abbastanza buono!

-Si avvisano i genitili passeggeri che l'aereo prenderà il volo tra cinque minuti, assicurarsi di aver allacciato nel corretto modo le cinture, nel caso di difficoltà rivolgersi alle nostre collaboratrici.-
Mi girai verso America, giocando nervosamente con il tessuto della cintura, notando che era decisamente più rilassata ora, di me.
Stava sfogliando la rivista di Vogue che mi aveva poco prima fatto vedere in albergo, leggendone attentamente gli articoli, o forse stava solo ammirando come erano venuti gli utlimi scatti.
-Guarda! Il rosso ti dona, Lexie!- 
Mi mostrò un mio scatto con un abito di seta rosso, e sorrisi guardandolo.
-Ma guarda che faccia che ho!- Ridacchiai indicandomi.
-Sei bellissima, non ci trovo nulla di buffo!-
-America!- Sbuffai ridendo e dandole un pizzicotto sul braccio.
-Ahia!- Imprecò lei facendo una piccola smorfia.
-Mh, ben ti sta!- Risi io.
-Ma perchè?-
-Beh, ogni volta che te lo dico io che sei venuta bene non mi dai mai ragione, non vedo quindi perchè dovrei farlo io!- Alzai le spalle ridendo tra me e me, beccandomi un'occhiataccia da parte della mia migliore amica.
-Mi dispiace illuderti, ma America Grey ha sempre ragione!-
-Seh, ceerto!- Risposi io, mettendomi comoda sul sedile.

Mancava circa mezz'ora alla sfilata, e l'aria comincuava ad essere più elettrizzante.
Sentivo il cuore prendere a battere sempre più velocemente quando mi affacciavo da dietro le tendine e mi accorgevo di quanta gente era pieno l'edifico.
C'erano giornalisti e fotografi posti ai lati della passerella, e nelle prime file le persone più ricche e di successo.
-Oddio! C'è Kristen Stewart!- Urlò al mio orecchio America, avvolta in accapatoio.
Sobbalzai sentendo la voce più stridula del solito.
-E tra poco scomparirà anche il mio timpano!- Ci scherzai su ridendo, ma rielaborando le sue parole, venni tramortita dall'ansia.
-Oddio, oddio, oddio! E ancora oddio!-
-Non voglio più guardare!- esclamai io, richiudendo la tendina e tornando a guardare le tutte le ragazze prepararsi.
-Lexie! Tesoro, dovresti indossare questo per la prima uscita in passerella!- Esclamà Kate, la nostra designer.
-Okey, perfetto, corro a prepararmi!-
-Ti aiuto con il corpetto!- squillò la voce allegra di America.
-Certo! Grazie!-
Dopo poco fummo tutte pronte, allineate, le une dietro le altre, pronte a sfilare, o quasi.
-America, non ce la faccio!-
-Oh, avanti Lexie!-
-No, sul serio! Non mi sento le gambe! E i tacchi fanno male!-
-Lexie, no panic!-
-Come fai a passare da uno stato di agitazione ad uno di calma così velocemete?- scherzai con ammirazione, ridendoci su.
-E' qui che sbagli! Sono sempre agitata, ma la controllo! Mai provato a fare lezioni di Yoga?- 
Ci pensai un pò su, e infine scossi il capo.
-No, in effetti no..-
-Durante i momenti liberi, sarà la nostra prossima tappa!-
-Oh, santo cielo!- Esclamai ridendo a mia volta, portandomi una mano sulla fronte.
E si trattò di un attimo, quando la prima modella uscì, e gradualmente tutte le altre. 
Avevamo fatto sempre sfilate, almeno cinque o sei al mese, eppure quella volta mi sentivo particolarmente agitata.
Sarà perchè in quell'occasione, la nostra agenzia aveva sicuramente più occhi addosso, e più posta in ballo.
Non potevamo andare male, e anche noi modelle dovevamo dare del nostro meglio. 
Era questo che mi agitava del tutto.
Ma America aveva ragione, dovevo mantenere la calma. 
Lo avevamo fatto mille volte, e in fondo si trattava sempre della stessa cosa.
'Calma, compostezza e professionalità.' Mi ripetei, prima di uscire da dietro le quinte e camminare con sicurezza lungo tutta la passerella, poggiando una mano sul fianco come programmato, e girandomi di lato, sorridendo alle fotocamere.
E fu allora che incrociai degli spettatori piuttosto curiosi.
Cinque ragazzi sulle prime file.
America me ne aveva parlato, erano cantanti.
Una volta suonai una loro canzone, forse Little Things, al pianoforte. Mi piacevano quelle note.
Mi soffermai catturata dai loro sguardi, schiudendo appena le labbra e facendo scivolare la mano via dal mio fianco, ma poi dovetti rinunciare al posto, e continuare a sfilare, girandomi di spalle e tornare indietro verso i tendoni.

Dopo circa un paio di ore la sfilata concluse ufficialmente, e noi ragazze vennimo chimate per rilasciare alcune interviste.
Ci avevano raccomandato di parlare bene ovviamente della nostra agenzia, ma del resto, non richiedeva poi un grande sforzo. Mi ci trovavo bene con loro, con l'organizzazione e tutto, non avrei dovuto faticare poi così tanto a non sporcare la loro immagine poichè alla fine avrei solo dovuto riferire la verità.
Nel grande salone dei ricevimenti, incontrai di nuovo di sfuggita quei cinque ragazzi in smoking che avevano attirato la mia attenzione. Così giovani, ma talmente importanti da risiedere nelle file principali.
Come potevo non interessarmi? 
Ma se c'è un lato del mio carattere che mi blocca con le persone, è la mia insicurezza, alimentata sicuramente della forte e dominante timidezza. 
Non sarei di certo potuta andare da loro e presentarmi, a differenza delle altre mie comapgne, già accalcate contro le loro guardie del corpo.
Pensai così di andare a cercare America, magari avrei potuto scambiare quattro chiacchiere con lei e distrarmi dalle mie curiosità, ma il destino vuole sempre che, se cerchi di evitare una cosa, essa ti verrà incontro inevitabilmente.
-Scusami, non ho fatto attenzione a dove mettevo i piedi, colpa mia!- Dissi velocemente a mia volta, dopo essermi accorta di aver scontrato contro qualcuno.
-Oh, ehm, non fa nulla, anche io sono uno sbadato, so come ci sente quindi!- Risi alla battuta del ragazzo, alzando lo sguardo sul suo, sbiancando visibilmente, ma poi subito arrossendo per l'imbarazzo.
Era lo stesso ragazzo che faceva parte del gruppetto di cui nutrivo una crescente curiosità, grandioso!
Balbettai qualcosa, del tutto in imbarazzo e in mio malgrado, il ragazzo se ne accorse, chinandosi per raccogliere alcuni fascicoli che tenevo tra le mani.
-Questi sono tuoi!- Sorrise, mostrando delle adorabili fossette.
Sorrisi e ringraziai di rimando, protendendo le braccia verso le sue mani, potendone ammirare la grandezza.
-Oh, ti attirano le mani?- Scoppiò a ridere. Che imbarazzo!
Scossi velocemente il capo ridendo nervosamente.
-No! Cioè, si ma.. insomma mi sono capitate davanti e.. no okey, è imbarazzante, finiamo qui l'argomento!- Scoppiai a ridere, scuotendo il capo e dicendone le peggio tra me e me.
-Sul serio, poteva essere interessante come modo per attaccare bottone, sembri simpatica! Ma non dovresti essere così imbarazzata!- La sua voce roca e lenta sembrò quasi convincermi, ma poi del tutto mandarmi fuori strada.
-Si, cioè, no, non dovrei, ma si lo sono!- Ecco appunto. Stavo dicendo cose senza senso, ci avrei scommesso che sarebbe scappato immediatamente da me.
-Sai a chi assomigli? A me!- Si indicò ridendo.
Lo guardai inizialmente confusa accigliandomi, ma poi capii a cosa si riferisse. Forse al carattere? Mah, strano. Lui non sembrava essere imbarazzato.
Ma mi ricredetti subito, quando notai le guance stranamente più rosse.
Non mi era mai capitato in effetti di vedere un ragazzo in imbarazzo, non per me, e soprattutto non quando la prima ad esserlo ero io! Cioè praticamente sempre.
-Intendo, per gli occhi! Sono verdi come i miei!- Si indicò nuovamente il ragazzo dai capelli ricci e castani.
-Oh! Già vero!- Risi io, sedendomi su una delle poltroncine in pelle affiancata da lui, che si prese un secondo per procurarsi un drink che teneva tra le mani, azzardando un piccolo sorriso agli angoli della bocca.
Anche le sue labbra erano piuttosto piene, e aveva un certo fascino. Forse non aveva tutti i torti, potevano essere quasi cugini, è piuttosto buffo!
-Che sbadato! Vedi? Te lo dicevo io!- Scoppiò a ridere fragorosamente il riccio davanti a me.
-Perchè?- Sussurrai io ridacchiando, giocando con le mie dita cercando di calmare quell'imbarazzo del tutto inopportuno.
-Non mi sono ancora presentato! beh allora, rifacciamo la scena!- AL termine della frase il ragazzo si alzò dal divano e io lo seguii con lo sguardo sempre più incuriosita lasciandomi scappare una risata, aggrottando appena la fronte.
Il ragazzo poi si riavvicinò a me, si sedette comodamente sul divano e allungò la sua mano verso la mia, stringendola.
-Piacere, Harry Styles! E lei signorina?- Sussurrò con la sua voce roca, baciando le nocche della mia mano come un vero galantuomo, facendo del tutto partire le mie guance in fiamme.
Sorrisi per il gesto e portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Lexie Young, piacere mio- Risposi, accennando un cordiale sorriso, continuando a stringere la sua mano.
Le sue labbra si piegarono in un sorriso caldo e accogliente, formando delle piccole e leggere rughette ai lati degli occhi.
-Bel nome, Lexie.- 
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E rieccomi con una nuova storia! Che ne pensate?
Alla prossima!
xx

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Capitolo 2
*** 2° capitolo ***


Arrossii visibilmente a quel complimento. 
In realtà non solo per le sue parole, ma per la sua voce. 
Rauca e profonda, e i suoi occhi, che parevano ipnotizzare i miei.

-Lexie? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
Scossi il capo velocemente, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mostrandomi chiaramente imbarazzanta.
-Tutto alla grande, mi ero solo fatta prendere da alcuni pensieri, nulla di interessante- Sorrisi io, piegando leggermente i bordi delle mie labbra.
-Sei carina quando sorrid..- La sua frase venne interrotta da un ragazzo moro, decisamente più basso di lui, poteva arrivargli alla spalla ad occhio e croce.
-Harry, basta importunare le ragazze!- La sua voce era più squillante, l'opposta di quella del ragazzo riccio davanti a me, che mi accorsi solo in quel momento che aveva appena lasciato la mia mano.
-Tranquilla, ci penso io con le ramanzine!- Scoppiò a ridere il ragazzo moro dagli occhi azzurri, quasi opachi e da un sorriso contagioso. 
-Ti presento il cretino di Louis!- Esclamò il riccio, portando un braccio scherzosamente attorno il collo del ragazzo.
-Piacere tutto mio!- Sorrisi a mia volta stringendo la mano del ragazzo, apparendo nettamente più calma e tranquilla.
-E comunque non ascoltarlo, sei davvero carina.- Sussurrò Harry, facendomi un occhiolino e girandosi poi verdo di Louis che a sua volta scuoteva il capo.
-Dove hai messo Kate? Non sai quanto mi ci sono impegnato per trovarti il numero!- Esclamò Louis, soffocando una risata.
-Oh beh, non è nulla in confronto a questa bellezza..!- Harry puntò la mano contro di me, indicandomi. Sentii il cuore perdere dei battiti, ma poi una strana sensazione salire lungo il mio corpo.
Avevo giudicato troppo in fretta quel ragazzo. 
Non avrei nemmeno dovuto lasciarmi trasportare da lui, ma tanto che importa, conoscevo a mala pena il suo nome.
-Lexie! Ti cercavo d'appertutto! Ma dove eri finita?- Rise America, stringendomi da dietro.
-Oh, vi presento la mia migliore amica, si chiama America!- Dissi con un sorriso sulle labbra, mentre lei lasciava svolazzare i suoi capelli biondi contro la mia spalla.
-Louis, piacere!- Sorrise con dolcezza il ragazzo dagli occhi color ghiaccio.
-Harry, piacere tutto mio!- sfoggiò di nuovo quelle sue fossette che sembravano essere fatte apposta per mandare in confusione tutti.
-Piacere! Sentite, io e Lexie dovremmo tornare per prendere l'aereo e..-
La frase di America fu bloccata nel bel mezzo, quando altri tre ragazzi si avvicinarono verso di noi.
Uno di loro aveva come una risata contagiosa, occhi azzurri e biondino. Fu il primo a presentarsi.
-Niall! Voi siete..?- Ci domandò il biondo affiancandosi agli altri.
-Lexie, e lei invece è America- Sorrisi a mia volta, stringendo la mano al ragazzo.
-oh- Il ragazzo sorrise ancora una volta prima di scostarsi lateralmente per dare la possibilità agli altri di presentarsi.
-Liam, piacere!-
-Zayn, piacere di conoscervi- Sorrise un ragazzo moro dalla pelle bronzea.
Le nostre presentazioni vennero interrotte da Margaret, la nostra manager, che poggiò le sue mani paffutelle sulle nostre spalle del tutto più minute, richiamandosi all'attenzione.
-avete la cena in albergo tra due ore, dovreste andare a prepararvi- 
Io e America annuimmo, spostando poi i nostri sguardi sui ragazzi.
-Volete unirvi? Solitamente le nostre cene non sono nulla di chissà che di grandioso, e non sarebbe niente male avere ospiti, no?- prose America guardando verso di due e poi verso di me, accennando un sorriso.
Io inizialmente la guardai interdetta e acciggliata, insomma, già non avevo molto voglia di partecipare alla cena, avere anche ragazzi a me sconosciuti attorno avrebbe solo peggiorato la mia soggezione, ma del resto aveva ragione. Le cene erano a volte piuttosto monotone, avere una nuova compagnia non avrebbe potuto dispiacerci, e poi ormai era fatta. Come era sovente America fare, non chiedeva quasi mai il consenso di altri. Seguiva solo la sua mente. E del resto, a volte questo può essere positivo, essere un pò impulsivi risolve molte cose nella vita, ma di certo non è sempre così.
-Allora? Lexie sei d'accordo?- Interruppe i miei pensieri la sua voce squillante.
-Umh, si. Cioè se Margaret non fa storie e..-
-Le altre portano spesso amici e parenti, no che non fa storie!- Esclamò America come per zittirmi, per poi riversare un cordiale sguardo d'invito verso i ragazzi, i quali si guardarono velocemente e annuirono quasi subito.
-Non abbiamo impegni per questa sera, quindi- Sussurrò appena il riccio con la sua voce roca.
-Perfetto allora! Ci vediamo alle otto e mezza al Queen's Hotel.- Sorrise soddisfatta America, lasciando che una ciocca di capelli biondi scivolasse sulla sua spalla.

Dopo che congedammo i ragazzi, America ed io raggiunsimo i camerini, prendendo due abiti corti fino sopra le ginocchia, uno azzurro ed uno che sfumava sul rosa. 
L'ultimo era il mio, diceva sempre che quel colore mi stava bene per il contrasto con la mia pelle e i miei occhi, come a lei stava bene l'azzurro.
Quella sera mi sentivo stranamente agitata.
-Sono nuovi?- mi chiese America, indicando i miei bracciali, più colorati del solito, che ricoprivano il mio polso sinistro.
Alzai così il braccio mostrandole tutti i nuovi accessori.
-Ti piacciono?- Sorrisi lievemente, prendendo poi la piastra e attaccandola.
America annuì, con sguardo più sospettoso del solito. 
-Che c'è?- Risi a mia volta, sedendomi su uno sgabello rifinito in pelle.
-Hai comprato tutto senza di me! Ma brava!- Soffocò una risata, prendendo la piastra che avevo fatto scaldare fino a quel momento.
-Quando ho preso i bracciali, ho preso anche una collana per te!-
Sorrisi girandomi verso di lei.
-Sta nella mia borsa- Continuai.
-Potrei perdonarti, a patto che tu mi presta un bracciale, quello bianco, ci sta bene con il vestito no?- Rise calorosamente, prendendo una ciocca dei miei capelli, arrotolandola nella piastra.
Mi sfilai così il bracciale e glielo porsi, infilandolo nel suo polso che portò vicino la mia spalla, mentre con l'altra manteneva la pistra, rilasciandola poco dopo e dando vita a dei boccoli più luminosi e voluminosi del solito.
-Se non facessi la modella, sarei parrucchiera!- Annunciò lei con tono soddisfatto, sfiorando il nuovo boccolo appena fatto.
-E io sarei una tua cliente! Bel lavoro!- Sorrisi a mia volta, giocando con i braccialetti, sfilandoli e rimettendoli, seguendo un ordine in base ai loro colori improvvisato al momento.

Durante la cena, si respirava un'aria di agitazione e tensione.
I ragazzi non si erano ancora fatti vedere, e intanto avevano già portato degli antipasti a tavola.
Tutto leggero, secondo i nostri standard dato che poi ci sarebbe stato il nostro usuale rito sul red carpet.
Ma forse l'agitazione era dovuta proprio a questo. Ci sarebbero stati i più importanti stilisti al mondo, e noi dovevamo assolutamente dare una buona impressione.
Eppure avevamo sfilato sul Red Carpet tante di quelle volte che ormai non dovevamo neanche preoccuparcene, ma è pur vero che la gente che assiste fa sempre la differenza.
E più ti ostini a mantere la calma, più la gente attorno a te fa l'opposto, e di conseguenza trasferiscono il loro stato d'animo turbolento su di te.
Giocavo con un pezzo di pane indugiando nel mangiarlo sotto lo sguardo attento e talvolta severo di America.
-Stai fissando la porta da quando siamo arrivate e non ancora mangi un boccone! Avanti!- mi rimproverò America.
Io scossi il capo, staccando un pezzetto di pane e avvicinandolo alle labbra così da renderla felice, continuando a fissare la porta senza neanche accorgermene.
-Lexie, arriveranno- Sussurrò con voce più calma, guardandomi con i suoi occhi azzurri, quasi scrutandomi.
Io spostai un boccolo dal viso di tutta risposta, cercando, o almeno impegnandomici, di togliere lo sguardo da quella stupida porta.
Ma poi, perchè doveva importarmene così tanto? Non li conoscevamo neanche, ed erano loro i maleducati che non ci avevano neanche avvisate di non venire.
-Si, scusami, è che.. solo.. non ci hanno detto niente, non si fa cosi..!- Risposi io con voce più sottomessa alle mie stesse parole.
America scosse il capo di tutta risposta.
-Non ci siamo, non ci siamo proprio!- alzò gli occhi al cielo, bevendo un pò d'acqua.
Forse aveva ragione, dovevo prendere solo la situazione in mano e non dare troppo peso alla loro assenza.

Un venti minuti dopo ci vennero a chiamare per prepararci al red carpet.
Non amavo i preparativi. Mi mettevano sempre una grande ansia, ma adoravo la fine delle cose.
La fine delle grandi feste, iniziative, programmi e sfilate.
La fine in cui tu, finalmente, potevi rilassarti e pensare a tutto. Essere soddisfatto del proprio lavoro.
Se solo la mia insicurezza non mi avesse mai frenata, probabilmente mi sarei goduta molto di più quell'anno di grandi successi nel campo lavorativo.
Indossai un vestito lungo a sirena, rosso con una scollatura lungo le spalle e la schiena, mentre America ne portava uno di un azzurro sfumato, sempre del mio stesso modello.
-Foto prima del red carpet!- Squillò la voce della mia migliore amica.
Ed ecco il momento della selfie prima di entrare in scena.
Mi affiancai dietro la sua spalla destra, uscendo nella foto con una faccia buffa, mentre lei incurvava le labbra piene con un sorriso e un occhiolino, dandole un'aria allegra e spiritosa.
Se c'era una cosa che ho sempre amato erano quelle foto, che puntualmente pubblicavamo su instagram esattamente qualche minuto prima di uscire dalla limousine con le altre ragazze mettendo piede sul red carpet circondato da fotografi e giornalisti provenienti da tutto il mondo.
Quella sera la gente era presente in un numero più elevato del solito.
Scesa dall'auto, seguita da America, camminai con disinvoltura nei primi tratti del tappeto, fermandomi di tanto in tanto insieme alle ragazze della mia stessa agenzia ritrovandoci con microfoni davanti quasi a circondarci, e fotografi chinati appena sulle ginocchia per scattare continue foto che probabilmente sarebbero poi andate sulla nostra rivista.
E allora noi mostravano il nostro lato migliore e sorriso smagliante.
Girai su me stessa, lasciando ondulare il vestito sul tappeto tenendo una mano poggiata sul mio fianco, non appena incrociai gli occhi verdi del ragazzo del pomeriggio prima.
Schiusi appena le labbra, mentre scorsi pian piano anche i quattro ragazzi, tutti vestiti a puntino con smoking, circondati anche loro da alcune guardie del corpo.
Mi avvicinai così all'orecchio di America, che intanto continuava a sfilare sul Red Carpet prima di raggiungermi.
-Lexie? Tutto bene? Chi hai visto?- Sussurrò la ragazza bionda al mio orecchio, mordendosi il poprio labbro inferiore e sguizzando con gli occhi tracciando la linea immaginaria del mio sguardo.
Si bloccò di scatto poi, notando anche lei i ragazzi.
-Ma guarda questi! Non si presentano alla cena senza nemmeno lasciare un avviso e poi! E poi vengono qui!-
Sospirai abbassando lo sguardo e poggiando una mano attorno le sue spalle.
-Meglio entrare, ci staranno già cercando per le interviste- Sussurrai con voce più calma possibile cercando di non mostrare la delusione nella mia voce.

Durante il banchetto, io e America non facevamo altro che fare alcuni scatti con le altre ragazze e bere qualcosa di analcolico.
Portai il mio drink alle labbra, prima di indugiare sul bicchiere vedendo il ragazzo 'dagli occhi di ghiaccio'.
-Lexie giusto?- Sussurrò il ragazzo, inumidendosi velocemente le labbra e venendomi incontro con un leggero e spontaneo mezzo sorriso.
Annuì a mia volta accennando un sorriso di saluto, riportando il bicchiere alle labbra.
-Mi scuso personalmente a nome di tutti i ragazzi per questa sera. Ma abbiamo avuto un imprevisto con il lavoro, dovevamo incidere un pezzo prima del dovuto e.. ci siamo ritrovati in studio in un batter d'occhio. Non ci hanno lasciato neanche il tempo di avvisare che..- Il suo discorso venne interrotto dal ragazzo moro e dagli occhi profondi e dolci.
-Lou ti ha già dato le nostre scuse?- Sussurrò Liam, poggiando una mano sulla spalla dell'amico.
Io annuì piegando gli angoli della mia bocca in un sincero sorriso.
-Tutto risolto, cioè non fa nulla, se non vi hanno neanche dato il tempo di avvisare..- Ammisi io. In fondo se ci pensavo, la colpa non era stata del tutto loro e ad ogni modo non mi andava di discutere su un argomento così futile, dal momento che ora potevo anche solo limitarmi a conoscerli meglio.
Girai lo sguardo in seguito verso America, per richiamarla in mio aiuto sentendomi chiaramente a disagio, ma lei era già impegnata in un bel discorso con il ragazzo dalla pelle bronzea.
La vedevo sorridere, e invidiavo il suo essere molto più a suo agio rispetto a me.
Cercavo intanto con lo sguardo anche il ragazzo riccio, vedendolo solo alla fine della breve discussione avuta con Louis e Liam.
Lo scorsi arrivare verso di noi con il ragazzo biondo caricato sulle spalle, ridendo come non ci fosse un domani, affondando ancora di più la pelle del suo viso nelle proprie fossette.
-Lexie! Scusami se..-  interruppi le scuse di Harry prontamente, con un cenno della mano e con un altro sorriso, più marcato e rassicuratorio.
-Sta tranquillo, mi hanno già spiegato, e non fa nulla! Del resto, il lavoro è lavoro no?- Sorrisi nuovamente, rimpendo il bicchiere con un pò di coca cola.


Uno dei miei rituali più graditi era quello serale.
Alla fine di una trasmissione televisiva, un servizio fotografio o di una sfilata, amavo trascorrere del tempo sola. 
Solo io e il pianoforte.
Adoravo suonarlo. Mi faceva sentire libera, viva.
Potevo finalmente esprimere ciò che portavo dentro, ed era anche più semplice come modo di esternare le proprie emozioni rispetto alla confidenza a parole.

Raggiunsi così la stanza del pianoforte, fortunatamente ne aveva una l'albero nuovo.
E dico, fortunatamente. Nel vero senso della parola. Sentivo un estremo bisogno di utilizzare quello strumento il prima possibile. O meglio, non mi piaceva chiamarlo solo come 'strumento', ma come opera.
Esattamente, come un'opera d'arte. Quel pianoforte per me, si avvicinava molto bene con il primo significato attribuitogli.
O perlomeno, per me era così.
Mi sedetti sullo sgabello ricoperto da un tessuto vellutato, poggiando le mani sui tasti bianchi, mentre con la sinistra mi aiutavo sul lato opposto del piano.
Chiusi gli occhi, iniziando a sentire nella mia mente il suono adatto per quel momento.
Ed ecco che iniziai a suonare partendo dall'alto, dalle note più acute, facendole combaciare alla perfezione con quelle più basse, premendo di tanto in tanto sui tasti neri e continuando con un sorriso soddisfatto e soprattutto felice, sulle mie labbra.
Tutta quell'armonia venne però interrotta da due mani che si poggiavano sui miei fianchi.
Mi girai così all'improvviso, bloccando di scatto il brano e sentendo come un tuffo al cuore nell'incrociare i suoi occhi verdi.
Il fatto che io fossi di spalle, e lui dietro di me, chinato all'altezza giusta del mio collo e respirando probabilmente di proposito, sul lato di esso, mentre continuava a stingermi con delicatezza i fianchi, mi fece tornare in mente una scena che mi perseguitava, ma che avrei assolutamente voluto aver rimosso.

Inizio FlashBack:
-Allontanati.-
-Non penso di poterlo mai fare, piccola.-
Mi girai a quel punto di scatto, chiudendo il piccolo sportelletto in legno del piano per bloccarne i tasti, mentre lui questo non lo accettò mai, tanto che, non appena vedeva anche solo un innocente messaggio, si insospettisce subito e di conseguenza lo andò a chiedere a Demi.
Ed ecco di nuovo poco dopo le urla di panico e terrore.
Fine FlashBack.

Chiusi agli occhi, scuotendo velocemente per rimuovere il vecchio pensiero, sentendo di colpo brividi lungo il mio corpo sempre più forti.
-Ti va di uscire questa sera?- mi sussurrò con voce roca al mio orecchio, quanto mi bastasse per andare del tutto in tilt.



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