Crack Ship Space

di Elanya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lyon x Cana- Sensitiva ***
Capitolo 2: *** Levy X Rogue - Princess ***
Capitolo 3: *** Laxus x Lluvia - Temporale ***
Capitolo 4: *** Erza x Minerva - Halloween ***
Capitolo 5: *** Silver x Ur - Eyes ***
Capitolo 6: *** Bixanna - Caldi abbracci ***



Capitolo 1
*** Lyon x Cana- Sensitiva ***


LyonxCana

Sensitiva

 

Cana era una delle migliori cartomanti e sensitive in circolazione. Ogni tanto si vedevano delle persone sconosciute girare per la gilda: erano, spesso, delle persone venute alla ricerca della maga delle carte per ottenere i suoi servigi. Alcuni dei loro compagni le proponevano di alzare la tariffa per guadagnare di più. La ragazza dai capelli castani rispondeva sempre che non era necessario, non le servivano così tanti soldi in più.

Mira era convinta che fosse un gesto altruista; erano spesso disperati quelli che la cercavano ed era convinta che fosse altruista concedere di leggere il futuro a prezzi più accessibili. Cana era fantastica in molti modi, si trovava a pensare ogni tanto mentre la guardava leggere le carte a qualcuno bevendo qualcosa di ovviamente alcolico.

Un po' dispiaceva alla maga dai capelli candidi che la cartomante non trovasse nessuno disposto a starle accanto. E sinceramente, era costretta ad ammettere, nemmeno lei sapeva con chi accoppiarla in gilda, nonostante tutto il suo fiuto e tutta la sua esperienza. Era un vero dilemma, a cui cercava di trovare risposta senza dare nell'occhio.

Aveva cercato una risposta per molto tempo, provando diverse soluzioni. Aveva considerato Gray, Bacchus, Hibiki e molti altri ragazzi, ma a quanto pareva nessuna opzione era adeguata.

Un giorno, un certo mago dai capelli argentei- lo stesso che non voleva farsi entrare in testa che Juvia sarebbe diventata la ragazza di Gray- era seduto di fronte a Cana, forse proprio per farsi leggere il futuro. Erano proprio vicini al bancone, quindi la maga del Take Over poté, dalla sua posizione casualmente favorevole, ascoltare la loro conversazione.

“Vuoi che ti predica il tuo futuro amoroso?” “Sì.”. Ecco, il concetto era quello. La cartomante era già mezza ubriaca e quindi era di un umore leggermente mutabile. Il mago del ghiaccio era invece un po' abbacchiato. Aveva rinunciato a Juvia, certo, ma non poteva dire di non essere innamorato di lei. Era certa che- nonostante non l'avesse espresso a parole- era quello. Gli serviva la certezza che qualcuno avrebbe preso il posto della maga dai capelli azzurri nel suo cuore.

“La pioggia non è adatta al ghiaccio del tuo cuore. Ma esiste qualcosa che lo è, ed è più vicino di quel che credi.” le parole della cartomante erano quelle, a larghe linee. Ma c'era qualcosa- che fosse l'espressione che aveva avuto per una frazione dopo aver letto le carte?- che le faceva credere che non avesse rivelato tutta la verità.

Con un sorriso angelico si allontanò, asciugando un calice. Aveva finalmente trovato qualcuno da accoppiare con la cartomante. Aveva questa sensazione.

* * *

“Dovresti bere un po' di meno, sai.” “Questo lo dici tu. Io non sono d'accordo”.

Lyon guardò la maga castana che abbracciava protettiva il suo barile di sakè, che stava cercando di bere fino a poco prima. Dopo avergli lanciato un'occhiata che voleva chiaramente significare che non poteva dirle di smettere di bere, tornò a concentrarsi sul suo tesoro.

In quel momento, il mago del ghiaccio non era certo se doveva sospirare o ridacchiare. Era decisamente esasperante la sua estrema passione per l'alcol, avrebbe voluto vedere com'era Cana da sobria e non aveva avuto molte occasioni per farlo. D'altro canto, era teneramente adorabile ed era fantastica, persino da ubriaca.

Alla fine optò per un accenno di sorriso, appoggiando le braccia sul bancone mentre osservava la ragazza. Chissà se si notava anche da lontano quanto fosse innamorato di lei. Se avesse guardato verso la demoniaca barista si sarebbe risposto da solo.

Ma era troppo impegnato a pensare alla strana relazione che aveva la cartomante. Era tutto cominciato il giorno in cui era andato da lei a farsi leggere il futuro. Dopo quella previsione tonava spesso a tormentarla, per sapere qualcosa in più. O forse solo per passare del tempo con lei.

Ogni volta tornava e passava più tempo con Cana. E lei richiedeva pagamenti assurdi. Lo obbligava a portarla da qualche parte, gli chiedeva di fare commissioni. A volte, se era particolarmente ispirata, lo usava come supporto in missione. Col passare del tempo, era andato a Fairy Tail più per incontrare la cartomante che per altro e il tempo che passavano insieme era diventato un incontro tra amici più che un pagamento.

Alla fine si era accorto che, senza nemmeno notarlo, aveva finito per innamorarsi di lei. Un amore certamente diverso da quello che aveva provato per Juvia, ma lo faceva sentire sette metri sopra il cielo. Davvero. E stava passando più tempo a Fairy Tail che a Lamla Scale ultimamente. Era arrivato a considerare l'idea di lasciare la sua gilda per entrare in quella di Cana. Ma al momento aveva scartato l'idea.

Sospirò profondamente. Era imbarazzato. Aveva il sospetto di essere arrossito fino alla punta dei capelli. Pensare a quella magnifica cartomante gli faceva quell'effetto. Soprattutto se doveva pensare a un modo per dichiararsi. Era certo che la tecnica che aveva testato con Juvia non funzionasse con Cana.

Ma, in fondo, era un uomo fatto e formato. Al massimo si sarebbe beccato un rifiuto, ma sarebbe sopravvissuto. E se era riuscito una volta a dichiarare il suo amore a qualcuno senza problemi, ci sarebbe riuscito di nuovo.

Poggiò la testa sulle braccia, sorridendo dolcemente. Era veramente rosso in viso, ma poco importava. “Ti amo, sai.” alla fine glielo disse semplicemente. In realtà lo aveva solo sussurrato; forse perché non era certo se fosse il caso di dirglielo o meno.

Non si aspettava certo che la ragazza si girasse, completamente rossa in viso. Non avrebbe saputo dire se fosse per l'alcol o per l'imbarazzo. Poi Cana abbassò lo sguardo. “Dici davvero?” sembrava che sussurrarsi e cose fosse peculiare nel loro rapporto. “Certo.” le rispose il mago dai capelli argentei, cercando di non farsi prendere dall'imbarazzo.

Ma l'imbarazzo viene facilmente dimenticato se ti trovi le labbra- al sapore di alcol, nel suo caso- della ragazza che ami sulle tue.

Mira li guardò, sorridendo. Altro che Cana, lei era le sensitiva migliore in circolazione. Chi altri avrebbe potuto prevedere che loro due si sarebbero innamorati?

Angolo autrice:

Salve!

Siamo Sophie_moore, scatty_ e _ maya_chan_ !

Anche se, in questo momento, sono solo io, Maya-chan, a parlarvi!

Questa raccolta è nata principalmente perché noi amiamo le crack, ma anche per far conoscere a voi, fan di Fairy Tail, questo nuovo account!

Non ho molto da dire... spero che questa prima One-Shot vi piaccia e che continuerete a seguire la nostra raccolta!

Alla prossima!
Maya-chan

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Capitolo 2
*** Levy X Rogue - Princess ***


LEVY x ROGUE

Princess
 

Levy sbuffò violentemente, torturandosi l’orlo del vestito.
 
Intorno a lei, per merito di un qualche incantesimo, sfere di luce colorata illuminavano l’atmosfera muovendosi a ritmo di musica sopra le teste dei maghi.
 
La gilda di Fairy Tail aveva deciso di organizzare una grande festa per tutte le gilde loro amiche e avevano allestito il tutto in una grande radura poco distante da Magnolia che ora pullulava di folli e agghindati maghi.
 
La piccola scripter osservava i suoi amici danzare allegramente.
 
Natsu aveva afferrato Lucy ed ora ballava a ritmo di una musica che sentiva solo lui nella sua testa, facendo morire dalle risate la sua compagna di ballo. Romeo stava improvvisando un valzer con Wendy, ma erano entrambi troppo imbarazzati per riuscire a muovere un solo passo. Lì accanto Charle aveva accettato l’invito a ballare di un certo exceed blu, ma solo per tenere d’occhio la sua dragon slayer.
 
O quantomeno era quello che voleva far credere.
 
Lyon cercava di ballare con Lluvia, che cercava di ballare con Gray, che, stranamente, per una volta voleva assecondare l’Ameonna. Merito del lungo spacco del vestito, probabilmente. Bisca e Alzack si stringevano teneramente a bordo pista mentre altre disparate coppie si muovevano volteggiando sulla pista improvvisata, scambiandosi dame divertiti, senza più preoccuparsi di chi avevano davanti.
 
Makarov e Mirajane, Max e Laki, Jet e Yukino, Eve e Chelia, giusto per fare un esempio.
 
Dal lato opposto della radura Sting, Gajeel e Elfman venivano picchiati selvaggiamente da un’infuriatissima Erza Scarlet, del tutto decisa a vendicare la prematura morte della sua torta, mentre un losco figuro incappucciato cercava in tutti i modi di trattenerla.
 
La ragazza sospirò nuovamente.
 
Le sue amiche erano tutte bellissime nei loro abiti sfavillanti (e un po’ succinti), era naturale che avessero un sacco di inviti a ballare.
 
Lei, invece, nonostante tutto non riusciva ad attirare le attenzioni di nessuno.
 
Si era preparata con tanta cura, aveva girato mezza città per trovare un vestito adatto.
 
Era verde chiaro con una sola spallina sul lato sinistro, bordato con un merletto di una tonalità più scura, la stessa delle scarpe con un leggero tacco che aveva scelto di indossare e del cerchietto che quella sera domava i suoi capelli, decorandoli con una rosa bianca sul lato destro. Lo stesso fiore copriva la spallina del vestito, creando un gradevole effetto che la portava a somigliare ad una fatina.
 
Ma nelle fiabe nessuno vuole sposare mai la fatina, tutti aspirano alla mano della principessa.
 
Forse avrebbe dovuto tornare a casa, dove tanti libri la attendevano in attesa di essere aperti.
 
-Hey Levy! – Cana Alberona le si avvinghiò, tenendo stretta anche una bella bottiglia di birra. Era brilla dalle nove di mattina, quando avevano iniziato ad addobbare la radura, ma non per questo non aveva capito cosa aveva la sua amica – Non essere triste, sono sicura che tra poco troverai il tuo cavaliere. Sei così carina!
 
Poi le diede una pacca sul sedere e sparì alla ricerca di Bacchus per sfidarlo ad nuova una gara di bevute, inconsapevole del fatto che il Falco Ubriaco ronfava bellamente su un albero, dove era salito per sfuggire a Makarow a cui aveva fregato il sakè.
 
-Anche Fro lo pensa!
 
Levy si voltò, trovandosi faccia a faccia con il piccolo exceed vestito da rana, che si era agghindato come tutti, e infatti indossava un costume da sera, blu scuro e con gli strass argentati.
 
Dietro di lui Rogue Cheney sorrideva intenerito guardando il piccolo Frosh. Il ragazzo accennò a piegarsi per prendere in braccio il suo amico, ma proprio in quel momento sul viso del gattino comparve un’espressione vagamente diabolica (si, sto parlando ancora di Frosh).
 
-E LO PENSA ANCHE ROGUE!  - gridò, prima di farsi spuntare le ali e sfrecciare verso Lector.
 
Il dragon slayer divenne rosso bordeaux e anche la scripter non poté sottrarsi al cambio di tonalità.
 
Il drago d’ombra balbettò qualcosa contro il suo exceed, poi si passò una mano tra i capelli e prese un respiro profondo alla “o la va o la spacca”.
 
Si piegò leggermente in avanti, tendendo la mano a Levy e cercando di nascondere le guance arrossate sotto la cortina di capelli neri.
 
-Potrei avere il piacere di danzare con te? – riuscì a dire con voce tremante.
 
La ragazza arrossì ancora di più, se possibile.
 
Poi tese la mano al mago e intrecciò le dita sottili alle sue.
 
-Il piacere è tutto mio.
 
 

WRITER’S CORNER
Salve, popolo delle meraviglie! È il capitano Scatty che vi parla!
Oggi, in quanto autrice della cosa (non saprei come altro definirla) che avete appena letto, sarò io a dominare incontrastata sul piccolo regno dell’angolo dell’autrice, muahahah! (?)
A nome dell’allegro trio delle meraviglie, devo fare un po’ di ringraziamenti.
Ad Angelyca, Crazy-chan e Amane, per avere recensito.
Ad Ale2702 (la mia mogliettina e guai a chi me la tocca <3) per avere messo la raccolta tra le preferite e nuovamente ad Amane per averla messa tra le seguite.
Grazie di cuore da tutte e tre!
Purtroppo la volontà tirannica di mia madre mi impone di mettere fine alle vostre sofferenze e di sparire, quindi vi invito a recensire e me ne vado di fretta.
Kisses, Scatty

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Capitolo 3
*** Laxus x Lluvia - Temporale ***


Lluvia - Laxus:
Temporale

Erano giorni e giorni che un'incessante pioggia cadeva su Magnolia. Interminabile e continua, bagnava i tetti delle case, le strade, gli ombrelli delle persone che comunque si ostinavano a voler uscire di casa e le teste dei poveri malcapitati che, invece, avevano sperato fino all'ultimo che uscisse un po' di sole. 
Purtroppo niente sole per Magnolia, neanche un piccolo spiraglio: Lluvia non era dell'umore. In realtà non era mai stata una ragazza particolarmente solare ed affettuosa, aveva sempre avuto solo la pioggia come amica, ma da quando era entrata in Fairy Tail stava cominciando a cambiare. Non troppo, o almeno non abbastanza. 
Continuava a portarsi dietro quel vuoto incolmabile, quella malinconia che la accompagnava da quando era piccola e non la lasciava stare neanche per un attimo. Stava cominciando a pensare che forse Fairy Tail non fosse il posto giusto per lei e per la sua pioggia. 
Scosse la testa per scacciare i suoi brutti pensieri e decise di entrare in un bar a caso, nonostante fosse bagnata dalla testa ai piedi. Aprì la porta, trovandosi di fronte un bancone con sopra una fila di reggiseni appesi ad uno spago, e una serie di uomini barbuti e poco invitanti. Completamente diversi dal suo Gray-sama, e decisamente peggiori. Con una scrollata di spalle, si diresse verso il primo tavolino vuoto e si sedette pesantemente, passandosi le dita affusolate tra i lunghi capelli turchini, per separarli e non lasaciarli annodati. 
<< Ehi, bella.. Cosa ti porto? >> 
Lluvia si sforzò di reprimere un conati di vomito alla vista di quella'omaccione barbuto e molliccio, informe. << U-una birra. >> mormorò con la voce che le tremava, mentre sentiva la cena che bussava alle porte della gola. Non era mai stata avvicinata da un essere umano più squallido di quello, e l'idea di iniziare in quel momento la disgustava dal profondo del suo cuore. 
L'uomo sorrise con fare languido -o così doveva essere, anche se quello che ne uscì era una smorfia vomitevole- e si allontanò, ridacchiando con i suoi compari al bancone.
<< Ommioddio. >> sussurrò Lluvia, prendendo dei profondi respiri. Ormai aveva ordinato, non poteva uscire e andarsene, doveva resistere e sperare che il cameriere che le avrebbe portato da bere fosse un tantino meglio. Rimase a fissarsi gli svali per un po', certa che incrociare lo sguardo con uno di quei cosi brutti e pelosi non avrebbe di certo giovato al suo umore. Non era in vena di scherza, né tanto meno di essere gentile e carina. Avrebbe fatto del male a qualcuno, e voleva evitarlo se poteva. Quindi notò con piacere che i suoi stivali marroni erano lucidissimi, non c'era neanche una macchia di fango sopra.
<< Oh Laxus!! Che piacere vederti! >> disse uno degli uomini, andando ad aprire meglio la porta del pub.
Laxus? Quel Laxus? Lluvia alzò gli occhi celesti dalle sue scarpe e li incrociò con il compagno di Gilda, il nipote di Makarov. Che ci faceva in una bettola simile? 
<< C'è una bella bambolina a quel tavolo, è proprio il tuo tipo! >> continuò l'uomo, ovviamente riferendosi a Lluvia. 
Laxus si voltò disinteressato, ma appena vide la maga dell'acqua un guizzo gli passò attraverso le iridi scure. << Lluvia? Che ci fai qui? >> le domandò, non riuscendo a nascondere la sorpresa. Subito dopo però, tornò ad avere quella sua espressione indecifrabile, quello che lo contraddistingueva da tutti gli altri membri della Gilda. Sembrava sempre che a Laxus non importasse nulla di quello che gli accadeva intorno, era così distaccato e con l'aria da adulto che riusciva ad allontanare chiunque provasse ad avvicinarlo.  
<< Ero da queste parti. >> mentì la ragazza dolcemente. Non c'era bisogno di essere sgarbati o altro, sapeva benissimo che non si sarebbe seduto con lei e che avrebbe finito la sua birra da sola. Non che non le andasse bene, ma sentiva i discorsi di Mirajane su quanto fosse difficile interagire con quel ragazzo, nonostante lei fosse l'unica in grado di farlo con un riscontro. 
Laxus la guardò un secondo, poi sospirò. 
<< Già vi conoscete? È una delle tue ex? >> uno degli uomini sgomitò, ridendo sguaiatamente. 
<< Chissà com'è sotto quel vestito.. >> continuò un compare, con lo sguardo sognante.
Lluvia chiuse gli occhi: era pronta a inondare il pub da un momento all'altro se non avessero smesso di fantasticare sul suo corpo.
Smisero in un secondo, comunque. << Lei è una mia amica. >> sentì. Alzò le palpebre, vedendo i due viscidi com le facce spiaccicate contro il muro, e Laxus con le mani premuteontro le loro nuche. L'aveva difesa? Si sentì le guance arrossare e gli occhi inumidirsi di commozione.
Il ragazzo sbuffò, roteò gli occhi al cielo e lasciò la presa, facendoli scivolare a terra. Svenuti. 
<< Vuoi il solito? >> domandò il barista, scuotendo la testa esasperato. Laxus era un cliente abituale, anche se la zona di Magnolia era terribile e frequentata da pervertiti. Che lui stendeva prontamente tutte le volte che veniva.
Laxus annuì solamente e andò a sedersi al tavolo di Lluvia con la grazia di un elefante. << Che c'è? >> le domandò, notando che non parlava.
Lluvia si riscosse, fece un piccolo sorriso e si intrecciò le mani, alzando le spalle. << Lluvia si chiedeva come mai Laxus-san l'abbia difesa. >> disse tranquillamente. Non sapeva come mai, ma non aveva assolutamente paura di quel ragazzone grande e grosso. E imbronciato. E muscoloso. E pericoloso. 
<< Sei una parte della famiglia, è, naturale. >> 
Forse non era così pericoloso, rettificò mentalmente la ragazza. Magari 
Laxus avrebbe mostrato solo a lei una parte el suo carattere! E allora cos'avrebbe dovuto fare? Se le avesse confidato i suoi segreti più profondi? O le sue paure più grandi? O magari avrebbe potuto raccontarle dei suoi sogni, o delle fatiche che aveva fatto per riconquistare la fiducia del nonno. Oppure, anche i nomi dei suoi figli! Laxus avrebbe voluto avere dei figli? E quanti? E avrebbe insegnato loro la magia? O li avrebbe fatti vivere come ragazzi normali? Che genitore sarebbe stato? Protettivo e possessivo? O magari li avrebbe fatti vivere come pareva loro, com'era stato cresciuto lui?
<< Ohi, è arrivato da bere. >> 
La voce burbera e gutturale del nipote di Makarov la riscosse dalle sue fantasticherie, facendole sbattere velocemente le palpebre per riprendere contatto con la realtà. Che strano, in genere solo Gray riusciva a riscuoterla così.
<< Grazie. >> sussurrò, non accorgendosi che le guance le si imporporavano leggermente. Non stava male. Non era in agitazione o a disagio, stranamente stava bene. << Laxus-san, come mai sei in questo posto? >> domandò, appena prese coraggio ed una decina di respiri per prepararsi.
Laxus sbuffò, bevve un sorso di birra dall'enorme boccale in vetro decorato e distolse lo sguardo. << Il proprietario era un amico di mia madre. >> disse, tutto d'un fiato.
<< Tua madre? >> la ragazza trattenne il respiro, emozionata. Che le parlasse di sua madre? Nessuno sapeva molto di quella donna, neanche Makarov, quindi pareva strano che quella parola uscisse proprio dalle labbra del biondo. E Lluvia si sentì col cuore in fiamme al solo pensiero di essere l'unica a sapere determinate cose. 
<< Mhm. >> grugnì lui. Non sapeva neanche perché si era lasciato scappare quel dettaglio con una sconosciuta. Sì, insomma, era una della famiglia, ma era entrata dopo. Come doveva considerarla? Una cugina? Una sorella adottiva? Ma poi, che problemi si stava facendo?
<< Scusa, Lluvia non voleva essere indiscreta. >> ecco. Era riuscita a rovinare quel piccolo momento di confessioni. Che cavolo, com'è che faceva a distruggere sempre i momenti migliori con un paio di parole fuori luogo? Si mise l'anima in pace, avrebbe salutato Laxus, l'avrebbe guardato andare via dal pub e sarebbe rimasta sola a deprimersi ancora, ascoltando l'incessante scroscio dell'acqua che scendeva sulle grondaie.
<< No, non importa. >>
Un momento, cosa? << Che? >> 
<< Non importa... A dire il vero, io per primo non so nulla di mia madre. Me l'ha detto il vecchio. >> spiegò brevemente il ragazzo, annuendo subito dopo. 
Lluvia sorrise dolcemente. Come poteva essere che quell'energumeno biondo con una cicatrice sull'occhio da teppista, le facesse una tenerezza infinita? Se non avesse avuto una paura matta di come avrebbe potuto reagire, si sarebbe avvicinata e l'avrebbe abbracciato, cercando di non farlo sentire solo. << Anche Lluvia non sa niente di sua madre. E di suo padre. >>
<< Almeno puoi pensare che non sia un master di una gilda oscura, no? >> 
<< Laxus-san, era sarcasmo? >> Lluvia si portò le mani alla bocca e sgranò gli occhi celesti, come se avesse appena avuto una visione, o avesse scoperto che in realtà Gray era una donna. Meglio il fantasma, decisamente. 
<< Ma che.. Sì, era sarcasmo. >> Laxus scosse piano la testa e fece un sorriso minuscolo, quasi impercettibile. Che però la ragazza notò ed arrossì. Era abituata a scorgere qualsiasai piccolo gesto in Gray, perciò aveva iniziato a farlo con tutti quelli a cui si trovava davanti. Cosa non si aspettava, però, era l'impennata spaventosa che aveva fatto il cuore: le aveva quasi mozzato il respiro in gola. 

La serata passò in un modo sorprendentemente piacevole, per entrambi. Stavano parlando tranquillamente, come se non avessero fatto altro fin da quando si erano conosciuti. Si stupirono di essere così simili sotto certi lati, mentre si resero conto di essere completamente diversi sotto certi altri. 
Continuarono a parlare anche dopo essere usciti dalla bettola, tutti e due sotto l'ombrello di Laxus. Era stato divertente, lui le diceva che se non fosse stata sotto si sarebbe bagnata ancora di più, mentre lei ribatteva chribatteva non si sarebbe bagnata, essendo la donna della pioggia. 
Alla fine aveva vinto Laxus, prendendola di forza e stringendola a sé per non farla uscire dalla protezione dell'ombrello.
Inutile dire che Lluvia si sentiva in imbarazzo, le pareva di avere le guance in fiamme ed il cuore che gareggiava in una corsa di cavalli. Stare così vicina ad un ragazzo, non le era mai successo! Si ritrovò a riflettere su quelle strane sensazioni, sull'assurdità della situazione e sulla sua permanenza a Fairy Tail, che aveva messo in dubbio appena qualche ora prima. Forse era stata affrettata, forse poteva trovare il suo posto in un luogo così lontano da lei. Alla fine, anche Laxus si era sentito come lei, no? E lui non aveva la minima intenzione di andarsene, quindi... 
Un momento, perché si paragonava a Laxus e non a Gray-sama? Avrebbe dovuto rifletterci su, in quel momento non aveva neanche più voglia di pensare, senza contare che alla fine era stata accompagnata in dormitorio, come se fosse appena tornata da un appuntamento romantico. 
Appuntamento romantico? Con Laxus-sama?
Laxus-sama?
Qualcosa non andava, decisamente. Lei era innamorata di Gray. Punto. 
<< Ohi.. >> il ragazzo le schioccò le dita davanti alla faccia, facendola di nuovo tornare coi piedi per terra. << Perché ti esce fumo dalle orecchie? >> domandò, inarcando un sopracciglio confuso. 
<< Ahm.. Ecco.. Lluvia... Lluvia deve andare e... E... Grazie! >> senza connettere più le idee, la ragazza si sporse in avanti e diede un bacio sulla guancia di lui, sentendosi le gambe dondolare e iniziare a sciogliersi come neve al sole. << C-ci vediamo in Gilda. >> mormorò. Fece un inchino, un piccolo sorriso inconscio e si chiuse dentro al dormitorio in fretta e furia. 
Non avrebbe dormito, ormai era chiaro.



Spazio autrice 
Ora dunque, io sono la terza pazza dell'account, sono Sophie e amo i caldi abbracci.
No, okay, scemenze a parte, spero che questo parto vi piaccia, visto che sto provando a tornare in carreggiata con la scrittura XD
Un mega abbraccio stritolatore, vostra Sophie <3

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Capitolo 4
*** Erza x Minerva - Halloween ***


Minerva x Erza
 Halloween



<< STING!!!!! STING, DANNAZIONE!!! >> 
Tutta la gilda di Sabertooth aveva sentito l'urlo disumano di Minerva, che cercava di chiamare il nuovo master. 
Il diretto interessato lanciò uno sguardo preoccupato a Rogue, che cercava di non fargli intuire il suo terrore. Minerva poteva essere davvero spaventosa se decideva di esserlo. O anche se non lo decideva, era spaventosa lo stesso. 
Master e vice decisero perciò di correre al piano di sopra e aprire la porta della stanza di Minerva. Trovandola con addosso un vestito da principessa. 
<< M-Minerva? >> balbettò il biondo, sgranando gli occhi ed arrossendo un poco. 
<< Vieni a stringere i lacci, inutile master. >> ringhiò la donna, mentre si metteva di schiena e faceva notare i lacci del corpetto che scendevano sulla gonna. 
<< Sei sempre piena di complimenti per me, vedo. >> Sting ridacchiò a bassa voce: si avvicinò e le strinse bene il corpetto. 
<< Lady Minerva, non sarà che sei un po' nervosa per questa sera? >> domandò molto cautamente Rogue, rimanendo sul ciglio della porta con le braccia incrociate. 
Minerva spalancò gli occhi e scosse la testa violentemente. Lei nervosa? Per una festa di halloween? Figurarsi, non c'era neanche da chiederlo. Lei era Minerva, non era mai nervosa. Mai. 
<< Che domande fai, Lady Minerva non è mai nervosa. >> disse il master di Sabertooth, sorridendo tra sé e sé. Ovviamente lo sapeva che si stava struggendo per la grande festa di Magnolia, la festa congiunta in masaschera organizzata dalle due gilde più forti di Fiore: una era ovviamente la Sabertooth, l'altra era Fairy Tail. 
<< Hai finito o sei talmente incapace che non sai neanche fare un fiocco?? >> Minerva deviò abilmente il discorso ignorando i due draghi gemelli e insultando uno dei due, casualmente Sting. Povero Sting, lo faceva sempre disperare e lo insultava, ma lui sapeva che in fondo non le dispiaceva la sua compagnia. Forse. Ma poi chi se ne fregava. 
<< Ho finito, ho finito. >> Sting strinse il fiocco e si allontanò, mettendosi le mani sui fianchi. << Lady Minerva, ci vedremo nella piazza allora. >> la salutò, muovendo velocemente le mani, e tirò via Rogue dal corridoio, che non aveva ben capito cosa fosse successo. << Hai capito? >> sussurrò il biondo al moro, che scosse la testa in segno di diniego. << Lady Minerva vuole fare colpo! >>
<< Ohhhhhh, adesso è chiaro.. >> 
<< VI SENTO RAZZA DI IDIOTI!!! >> gridò allora l'ex demone di Tartaros, arrossendo. Sentì i due Dragon Slayers che ridevano e si allontavano di corsa, continuando a parlottare della loro suprema Lady. 
Minerva si lasciò cadere sul letto, guardando il soffitto con l'occhio semichiuso e le mani sul viso. Aveva deciso di travestirsi da principessa, con un grande ed ampio vestito nero. Pensava che le grandi corna e la macchia irregolare sull'occhio destro potevano essere abbastanza spaventose, senza contare le mani demoniache che teneva sempre coperte dai suoi fedeli guanti. 
Porca miseria, era solo una stramaledettissima festa! Una inutile festa, avrebbe anche aggiunto, e allora perchè si sentiva così nervosa? Doveva stare bene. Poteva finalmente abbandonare la sua facciata da cattiva e provare ad entrare nel mondo dei "buoni". In più, avrebbe finalmente avuto occasione di ringraziare Erza per non averla uccisa, alla fine. 
Effettivamente avrebbe potuto, si era comportata da stronza per cercare di farsi ammazzare, ma Erza aveva detto qualcosa che l'aveva fatta rinsavire improvvisamente. 
"C'è sicuramente qualcuno che aspetta il tuo ritorno". 
Se poi non fossero arrivati quei due non ci avrebbe creduto, eh, magari aveva solo avuto una fortuna sfacciata, ma poco importava. L'aveva fatta tornare in sé, l'aveva fatta piangere come non faceva da tantissimo tempo e ne era stata felice, non si era vergognata. Quindi... Quindi sì, avrebbe dovuto ringraziare Titania e la sua incrollabile forza di volontà per averle fatto ritrovare la sua vera natura. 
<< Lady Minerva, c'è qualcuno che vorrebbe parlarti. >> Rogue bussò allo stipite della porta e fece un sorriso enigmatico.
<< Va bene... >> persa com'era tra i suoi pensieri, la Tigre accettò senza fare domande. 
<< Prego, Erza. >> 
Un momento, Erza?
<< Grazie Rogue. >> Titania fece il suo ingresso nella stanza proprio mentre Minerva si metteva seduta e si dava una parvenza di tono. Farsi vedere così distrutta proprio da lei non era il caso. << Wow, Minerva!! Stai benissimo!! >> commentò la rossa, non appena la vide nel suo ampio vestito.
<< Che ci fai qui, Erza? >> le chiese, cercando di non far rimbalzare troppo nella mente il complimento appena ricevuto. 
La ragazza di Fairy Tail non era da meno, travestita da principe: lunghi stivali neri fino alle ginocchia, pantaloni bianchi ed una giacca blu, a cui era legata la spada. Minerva poté osservarla per bene, dato che la rossa non si era ancora decisa a risponderle, sembrava si fosse incantata.
<< Erza? >> provò a chiamarla, inclinando leggermente la testa di lato. L'interpellata si riscosse, sbatté un paio di volte le palpebre e aprì la bocca in un grande sorriso luminoso. << Come mai sei qui? >> 
<< Volevo chiederti una cosa! >> si sedette sul letto di fianco a Minerva con una noncuranza impressionante, come se non si fossero quasi ammazzate solo un paio di mesi prima. 
<< Mhm. >> era inutile, non ci riusciva proprio a dire quello che pensava davvero. Avrebbe voluto dirle che avrebbe fatto tutto quello che avrebbe voluto, visto che era in debito, ma era uscito un grugnito, un lamentio. 
<< Visto che siamo le più forti di entrambe le gilde, penso dovremmo fare qualcosa insieme durante la festa. >> 
<< Qualcosa di che tipo? >> 
<< Ci sarà un ballo, no? Possiamo ballare insieme! >> propose con una dolcezza ed ingenuità disarmanti. O forse non era così ingenua...
<< Ballare. Io e te. >> ripeté lentamente Minerva, nel vano tentativo di rendersi davvero conto di quello che stava succedendo. 
<< Qual'è il problema? >> Titania si guardava intorno e non prestava troppa attenzione al fumo che usciva dalle orecchie di una demone in imbarazzo.
<< Non ti sembra... strano? >> avrebbe voluto dire "imbarazzante", ma pensava che l'avrebbe offesa, perciò si accontentò di avere un leggero rosa sulle labbra.
<< Perché dovrebbe? >> Erza fece un sorriso, leggermente confusa. Cos'aveva detto di male? 
<< Perché siamo due donne...? >> 
<< E allora? >> 
Minerva fece per continuare a spiegarle quel milione e mezzo di buoni motivi per cui un loro ballo sarebbe potuto sembrare strano, ma decise di lasciare perdere. In fondo non aveva voglia di fare un discorso così delicato in quel momento. << Non importa... >> 
<< Allora va bene? >> Erza tornò alla carica con quella proposta assurda, riprendendo quella espressione dolcissima e determinata.
<< Eh... Va bene. >> acconsentì dopo averci pensato ancora un po'. Ma sì, alla fine che male c'era a ballare con Erza Scarlett?
<< Stai sorridendo!!! >> commentò la rossa con trasporto, avvicinandosi per vedere se era effettivamente un sorriso. Sì, lo era! Porca miseria, che onore vedere Minerva con un sorriso!! << Che bel sorriso che hai!! >> le disse, senza pensarci due volte. D'altronde era una sua prerogativa essere sincera e spontanea sempre.
<< Perché dici cose imbarazzanti? >> l'ammonì la mora, arrossendo leggermente. 
<< Ma è la verità. >> fece una smorfia enigmatica, che però la tigre di Sabertooth non notò, troppo impegnata a farsi viaggi mentali.
No, l'innocenza di Erza non poteva essere sconfinata a quel modo, non era umanamente possibile. Eppure ne aveva passate tante, sapeva molte più cose di quelle che credeva, non... non poteva pensare che non capisse quei piccoli ragionamenti, si rifiutava categoricamente di crederci. Però c'era un lato positivo! Poteva chiederle scusa e ringraziarla senza risultare patetica o sdolcinata. << Erza... Dovrei dirti una cosa... >> Minerva prese dei profondi respiri per organizzare le idee nella sua testa e farle uscire con una sottospecie di senso logico.
<< Dimmi tutto!! >> la incitò lei, accavallando le gambe e sfiorandole la mano. Ora che la guerra era finita, la considerava come una compagna, o meglio, come un'amica speciale. 
<< Ecco.. Volevo chiederti scusa per essermi comportata da stronza. E poi... anche ringraziarti. >> 
<< E per cosa? >> 
<< Perche non mi hai uccisa. >> 
<< Perchè avrei dovuto ucciderti! >> la rossa ridacchiò elegantemente. Completamente diversa dalla Erza contro cui aveva combattuto.
Era scema. No, davvero. O era scema o si divertiva a prenderla in giro. Non c'erano alternative. << Perché... Ti ho chiesto di farlo? E perché mi sono comportata da stupida nevrotica e comunque non mi hai uccisa... >> vomitò Minerva tutto d'un fiato, senza preoccuparsi che le parole avessero una logica.
<< Ma adesso è tutto a posto, no? >> la regina delle fate aveva quasi intuito quello che stava provan l'amica, ma non voleva sentirselo dire. Avere debiti con gli amici non era proprio da lei, perciò cercava di non far sentire nessun altro in debito.
Che domande. Erza era un personaggio assurdo, un qualcosa che non poteva essere reale. << Beh, sì, ma- >>
<< Allora non devi dirmi nulla. >> Titania si mise in piedi e si stiracchiò le ossa, per poi abbassarsi su Minerva e darle un bacio sulla testa. << Ci vediamo più tardi, mi raccomando il ballo! >> la salutò e se ne andò. Era un tornado. Un uragano, una tromba d'aria, un terremoto.. Una qualsiasi calamità naturale poteva andare bene per descrivere la regina delle fate. 
Minerva rimase immobile, assolutamente paralizzata. L'unica cosa che sembrava non voler stare fermo era il suo maledetto cuore. 


Spazio autore
Alloooora, cosa dire? Buon halloween! 
Sono Sophie, e questa storia è una specie di bonus per farvi passare una bella giornata halloweenosa all'insegna del crack-fluff. 
Sophie vi adora. E, con lei, sicuramente anche maya e scatty, le mie colleghe <3
Buona festa della paura a tutti! Un mega bacio spaventoso, 'phie. 

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Capitolo 5
*** Silver x Ur - Eyes ***


SILVER X UR
Eyes
 
Ur si mosse silenziosa nella neve, ad occhi chiusi, leggera come una ballerina.

Nonostante indossasse solo una canottiera ed un paio di calzoncini non rabbrividì neanche per un secondo.

Sollevò lentamente le braccia e roteò su sé stessa, i muscoli tesi fino allo spasmo.

Le bastò il pensiero ad manipolare il ghiaccio .

La neve si compattò e in un attimo uno splendido roseto prese vita attorno a lei.

Oramai non si allenava più in magie da combattimento, anche volendo non avrebbe avuto nessuno con cui allenarsi in quel rifugio abbandonato tra le montagne di Fiore, ma preferiva dedicarsi ad opere artistiche come quella, per aumentare la sua precisione e la sua abilità nel manipolare il ghiaccio.

Scivolò tra i rovi di ghiaccio, scrutandoli attentamente alla ricerca di ogni minima imperfezione.

Non un petalo era rovinato, non una spina era scheggiata, ogni piccola parte di quell’immenso capolavoro era di una perfezione estrema. 

Si abbassò, e scivolò lentamente sotto un palco di ghiaccio, cercando di ultimare l’ispezione alla ricerca di un errore.

Non ne trovò nemmeno uno.

Al suo posto, però, trovò qualcos’altro.

Un uomo dai corti capelli scuri raggomitolato nella neve, con la pelle bianca dal freddo e le labbra quasi viola.

La maga si buttò in ginocchio, avvicinando l’orecchio alle labbra dell’uomo, e si rilassò un attimo sentendone il respiro affannato.

Senza pensarci due volte se lo caricò in spalla e lo trascinò fino al rifugio.

In quella modesta capanna lo appoggiò accanto al focolare e gli tolse i vestiti bagnati nel limite del decoroso, avvolgendolo poi in una coperta.

Passò tutta la notte a vegliarlo, accovacciata accanto a lui per controllare che non gli venisse la febbre.

L’uomo dormì per altri due giorni, sotto lo sguardo costante di Ur che non lo lasciava solo un attimo.

Si svegliò la mattina del quarto giorno, trovandosi accanto Ur che sonnecchiava accovacciata contro la parete.

-Dove sono? – domandò con la voce rauca.

La maga del ghiaccio sobbalzò e fissò stupefatta l’uomo.

-Chi sei? – domandò nuovamente.

-Ur. Sei nel mio rifugio. Tu come ti senti? Hai fame? Sete?

-Mi sento come se un gigante mi fosse passato sopra. – gracchiò.

Ur lo aiutò a mettersi seduto contro la parete di pietra, poi corse a prendere qualcosa da bere e da mangiare.

-Come ti chiami? – domandò, mentre recuperava del pane ed un po’ d’acqua per poi passarli all’uomo.

-Silver. – mugugnò, bevendo l’acqua a piccoli sorsi.

-Se posso sapere, come mai vagavi tra le montagne in questo periodo?

-Prima tu. Perché vivi qui?

La donna sospirò.

-Sono un’alchimista del ghiaccio. Mi addestro.

-Io sono qui per una missione. – rivelò sperando di far cessare le domande di quella donna, che però aveva tutto il diritto di porgli, avendogli salvato la vita.

-Tanto importante da dover vagare da solo sulle montagne in pieno inverno?

-Si.

Per quel giorno Ur smise di porre domande, ed anche per il giorno successivo, se non per ottenere le poche informazioni sulla sua salute che erano strettamente necessarie.
 

-Devo andare.

Ur si svegliò confusa, guardando Silver stagliarsi sulla soglia, avvolto nel suo mantello e con la sua sacca a tracolla.

-Non sei pronto, non sopravviveresti. – mugugnò lei stropicciandosi gli occhi.

La verità, però, era solo che non voleva vederlo andare via.

-Devo partire. Tra poco mio figlio nascerà e voglio esserci.

Un figlio.

E questo presupponeva anche una moglie e una casa in cui tornare.

Ur sentì  una morsa stringerle il cuore.

Si era illusa, forse irragionevolmente, che almeno lui sarebbe rimasto, che non l’avrebbe abbandonata.

Perché poi?

Avergli salvato la vita non lo rendeva certo il suo animaletto da compagnia.
 

Così lo lasciò andare, quantomeno nella realtà.

Lo tenne ben stretto, invece, nei ricordi.

Con i suoi modi distaccati, con ogni dettaglio del suo aspetto e soprattutto con quella scintilla di determinazione che gli illuminava gli occhi.

La stessa che avrebbe ritrovato poi negli occhi di un piccolo orfano di nome Gray.


WRITER'S CORNER
Buonsalve a tutti!
Come avrete dedotto dall'apertura di questo piccolo e folle spazio, io, Scatty, sono tornata a tormentarvi -risata diabolica-, questa volta con una Silver x Ur assolutamente necessaria per interrompere quella catena di one shot confettose che le nostre menti contorte hanno partorito.
A nome anche delle mie due colleghe, ringrazio tutti  coloro che hanno recensito, messo tra le seguite o tra le preferite questa raccolta, e anche quelli che hanno solo letto e, spero, apprezzato (e sono davvero un sacco!).
Un bacio a tutti quanti, Scatty

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Capitolo 6
*** Bixanna - Caldi abbracci ***


BIXANNA
Caldi abbracci
 
Dire che Lisanna stesse congelando era usare un eufemismo.

Sembrava l’omino Michelin da tante cose aveva indosso.

Una maglia a maniche lunghe, un gilet, un maglione, un golfino di lana e, infine, un lungo piumino, tutto di sua sorella, perché dopo il suo ritorno da Edoras si era scordata di andare a comprare dei vestiti invernali, essendo tornata ad inizio primavera. E poi c’erano anche gli scarponcini prestati da Lucy, il guanti, la sciarpa ed il cappello con il pompon, prestati da Levy e tutti in un bel coordinato arancio, i pantaloni di pelle di Cana, accettati unicamente perché, visto il materiale, erano impermeabili e perché tenendoli addosso sembrava di stare avvolta nel cellophane.

La mancanza di vestiti era solo uno dei motivi per il quale ora si trovava a gironzolare per Magnolia alla ricerca di un qualche negozio che non fosse già chiuso per le vacanze, scavandosi la via in settanta centimetri di neve, senza contare quella che continuava a scendere dal cielo.

Entrare in un bar a prendere una cioccolata era stata l’idea peggiore che potesse avere. Quando era uscita lo sbalzo termico la aveva quasi uccisa.

Ed ora eccola, avanzare intrepida con quel poco di viso lasciato libero dagli indumenti arrossato e con la voglia di raggiungere la gilda.

Se solo fino a qualche giorno prima non avesse fatto un caldo equatoriale avrebbe anche avuto il tempo per premunirsi, ma la neve l’aveva presa all’improvviso, a lei come a tutti gli abitanti di Magnolia.

Quindi vagava per la città infagottata in quello strano completo e infuriata con il mondo per essere stata condannata ad uscire a far commissioni per sé e per sua sorella, e senza nessuno che l’accompagnasse.

Quella giornata non sarebbe potuta andare peggio.

Questo, per fortuna, significava che di lì a poco sarebbe migliorata. O almeno lo sperava.

Dietro di lei dei bambini intenti a giocare si fermarono di colpo.

Dalle loro boccucce, assieme a delle nuvolette di vapore condensato, uscirono poi espressioni di stupore e allegre risate. Lisanna si voltò, incuriosita da quello schiamazzare, e lo vide.

Un pupazzo di neve, alto poco meno di un metro, caracollava nella sua direzione.

La grossa testa rotonda ciondolava da un lato all’altro, con uno sghembo e accattivante sorriso di sassolini a decorarla, ed una grossa carota a fargli da naso. Due pietruzze più grandi, infine, gli facevano da occhi.

Sotto la testa, un’altra grossa palla di neve costituiva il suo corpo, al quale erano attaccati due rametti a mo’ di braccia e due palline di neve che a quanto sembrava assolvessero bene alla loro funzione di piedi.

La parte strana, oltre al fatto che camminava, era che tra le braccia legnose reggeva un bel cartello sul quale, scritto in un vivace colore blu, campeggiava:
AMO I CALDI ABBRACCI

Lisanna scoppiò istintivamente a ridere e poi disse al pupazzo, come se questi potesse sentirla:

-Ma sei fatto di neve, non posso abbracciarti!

Pochi secondi dopo due braccia forti, una delle cui mani stava reggendo un elmo metallico, le avvolsero la vita mentre qualcuno poggiava la testa sulla sua spalla.

Bixlow sorrise divertito, mentre la sua ragazza si irrigidiva per lo spavento.

-Abbraccia me, allora. – le sussurrò all’orecchio.

Lei si voltò, con le guance gonfie d’aria ed un finto broncio, sempre stretta al corpo del ragazzo.

-Non farmi più questi scherzi, pensavo fossi un maniaco! – sbottò stizzita, tirando qualche pugno sul petto del manipolatore di anime.

Lui per contro le stampò un bacio sulle labbra e la prese in braccio, mentre lei scalciava divertita, dirigendosi a passo di carica verso la gilda.

Dietro di loro, quattro piccoli totem volanti li inseguivano sorreggendo il loro quinto e inanimato compagno, mentre il pupazzo di neve sgambettava dietro di loro, impaziente di tornare nel suo guscio di legno, unica vittima della galanteria del mago.



WRITER'S CORNER
No, non siamo morte. Nessuna delle tre.
E nonostante il mio nickname adesso sia Alsha sono sempre Scatty, quindi smettete di danzare su quella tomba che non è la mia.
La nostra prolungata sparizione è stata dovuta al recente lutto che abbiamo subito tutte e tre. La nostra Ispirazione chi ha lasciate. Riposi in pace.
Detto ciò vi lascio, un bacione
A.


Pardon, quasi dimenticavo:
Buone feste da Elanya!

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