A Tale of Ice and Fire

di Kengha
(/viewuser.php?uid=117656)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Buona sera a tutti e buon Natale (un po’ in anticipo, ma ci tengo a farvi gli auguri). Già, sembra proprio che sia tornata, dopo più di otto mesi, ma sono tornata (ammesso che ci sia ancora qualcuno ad aspettarmi) ed ho deciso di farlo oggi, ad un anno esatto da quando ho visto Frozen per la prima volta.
A dire il vero non è che avessi proprio intenzione di sparire, ma diciamo che questa storia me lo ha un po’ imposto nel momento in cui da one-shot è diventata una long. “A Tale of Ice and Fire” -se vi ricorda qualcosa annuite e sorridete- è stata una bella sfida per me e potrà sembrarvi sciocco, alla fine, vista la trama semplice e lineare che riscontrerete, ma fidatevi se vi dico che la storia di questa storia (passatemelo) è più complicata di quanto io stessa pensassi potesse mai essere.
Diciamo pure che dell’idea di base non è rimasto quasi niente, ma comunque questa fan fiction è riuscita in qualche modo a diventare uno degli scritti a cui tengo di più in assoluto; nel tentativo di renderla il meglio possibile - soprattutto a livello grammaticale- ho anche deciso di chiedere ad un’amica di betarla: la meravigliosa
Calime, per l’appunto, è quella mano santa che giorni interi è stata a rileggere le mie parole (e che continua tuttora a farlo), segnalandomi frasi, dandomi pareri e aiutandomi in un modo che non credo sarei in grado di esprimere a parole.
 Chiara, potrei davvero ringraziarti all’infinito e non sarebbe comunque abbastanza.

Come Long non sarà molto lunga, dubito supererà i 15 Capitoli, verrà aggiornata settimanalmente (è una promessa, anche perché l’ho praticamente finita di scrivere) ed ogni capitolo conterà circa 4/5 mila parole, con alcune eccezioni.

Ribadisco che la coppia principale della storia sarà femslash quindi se a qualcuno dovesse dare fastidio l’idea di Elsa omosessuale, sconsiglio di leggerla.

Bene, credo di aver finito, perdonate lo sproloquio ma otto mesi di assenza sono tanti! ^^”
Buona lettura

 

Capitolo 1

Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.
La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali – non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie – ed erano più di una dozzina i principi già in viaggio.
Mancavano ormai solamente pochi giorni alla festa e il castello era stato tanto vivo solamente in occasione dell’incoronazione di Elsa. Anna contava ogni giorno almeno un centinaio di dipendenti tra cuochi, domestici e giardinieri, trovando ormai difficilmente una stanza vuota dove poter passare un po’ di tempo libero. Aveva incrociato Elsa casualmente tre giorni prima, poi non l’aveva più vista. Sapeva che la sorella era nelle sue stanze, ma non aveva osato disturbarla: era dall’annuncio del ballo che la platinata aveva iniziato a saltare i pasti – preferendo che le venissero portati in camera – e a diventare sfuggente come un tempo.
Era andato tutto così bene, sembrava davvero che le due ragazze stessero finalmente ritrovando l’armonia di un tempo, poi le cose erano precipitate così all’improvviso. Di nuovo.
Quel giorno, però, Anna aveva esaurito la sua pazienza: Gerda l’aveva svegliata all’alba per riordinare la sua stanza e a poco erano valsi i suoi lamenti, l’anziana donna non aveva proprio voluto saperne. Era andata nelle scuderie con l’intento di fare una piacevole cavalcata tra i prati del castello, solamente per trovarle chiuse e in fase di ristrutturazione; affranta, si era ritrovata a vagare nella galleria del castello, camminando avanti e dietro davanti al quadro di Giovanna, spiegandole il motivo del suo nervosismo.
Alla fine, aveva litigato anche con la Pulzella d’Orleans.
Era ormai tarda serata e la rossa era decisa a tentare il tutto per tutto: tanto la giornata era già stata terribile. A grandi falcate attraversò i corridoi del castello e presto si ritrovò a spalancare la porta della stanza della sorella maggiore, che non era stata più chiusa a chiave dall’incoronazione della bionda. La sua rabbia si dissolse quando vide il caos che avvolgeva la camera da letto della Regina: una spessa lastra di ghiaccio ricopriva interamente qualsiasi superficie, una bufera di neve si abbatteva violenta tra le mura e il vento ululava ferocemente. In un angolo della stanza, rannicchiata contro una finestra con le ginocchia strette al petto e le mani ai lati della testa, Elsa era in balìa dei suoi sentimenti e si stava lasciando trasportare dalla parte più oscura di se stessa. Coraggiosamente, Anna sfidò la tormenta e in pochi istanti si ritrovò ad abbracciare la sorella, sussurrandole parole dolci, in un disperato tentativo di farla tornare in sé.
In poco tempo la bufera rallentò, diminuì fino a diventare una leggera nevicata e infine si fermò del tutto.
« Ho pregato che non entrassi » mormorò la Regina, ancora stretta nell’abbraccio della minore.
Dopo che Elsa le aveva promesso di non chiuderla più fuori, Anna aveva perso l’abitudine di bussare e la Regina non l’aveva mai rimproverata per le sue irruzioni. Dopotutto le stavano bene, non avrebbe sopportato l’idea di sentire ancora quei tocchi familiari alla sua porta, avrebbero riaperto ferite troppo dolorose e ancora in via di guarigione.
« Cosa c’è che non va? » chiese dolcemente la rossa, ignorando completamente le parole appena dette dalla sorella.
Elsa sospirò pesantemente e scosse lievemente la testa. « Non è niente, non preoccuparti. Il troppo lavoro, credo ». Si sforzò di sorridere, sperando di risultare più convincente.
Lentamente, le due sorelle si rimisero in piedi e la Regina sistemò leggermente imbarazzata il suo vestito sgualcito. Non avrebbe saputo dire quanto tempo era rimasta ferma in quella posizione.
« Andiamo, Elsa. Siamo sorelle, lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa. Io non ti giudicherò mai ».
Qualcosa in quelle parole riuscì a convincere la platinata che, dopo aver perso un lungo respiro, si accinse a spiegare. Almeno per metà.
« I pretendenti. Ho ventidue anni e tutti si aspettano che mi sposi e che degni il regno di eredi al più presto. Una Regina deve cercare di stringere un accordo matrimoniale che sia conveniente per il regno, a prescindere dai suoi sentimenti ».
E per la prima volta nella sua vita, Anna si sentì fortunata ad essere nata per seconda.
Poi la Regina sospirò e ridiventò l’Elsa matura e doverosa di sempre. « Comunque non importa, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, l’ho sempre saputo, è giusto che sia così. Non preoccuparti per me più del dovuto ».
La principessa non riuscì a ricambiare il sorriso che la sorella le aveva rivolto – con che coraggio avrebbe potuto farlo? La sua vita era una passeggiata in confronto a quella di Elsa. Sì, la Regina era stata dotata di divina bellezza e straordinaria intelligenza... ma qual era il prezzo da pagare per quei doni?
La sua bocca fu più rapida della testa e prima ancora di rendersene conto si ritrovò a parlare: « Annulla il ballo ».
La maggiore fu visibilmente sorpresa da quell’inaspettata richiesta, ma Anna decise che non le avrebbe permesso di rovinarsi la vita, quindi insisté: « Nessuno dovrebbe essere obbligato a sposare qualcuno che non ama. Nemmeno una Regina. Non è così che dovrebbero andare le cose, io- ».
« Ma è così che vanno ». L’interruppe Elsa. « Non sempre si può mettere il cuore al primo posto, a volte è necessario che se ne stia da parte… per quanto possa sembrare o essere ingiusto ».
« È per questo che mi hai impedito di sposare Hans? Che mi hai detto che non posso sposare qualcuno che a malapena conosco? » domandò Anna, realizzando solo in quel momento quanto importanti fossero quelle parole che, settimane prima, le erano sembrate dure ed ingiuste.
Elsa scrollò leggermente le spalle. « Voglio solo che tu non sprechi l’opportunità che a me non è stata concessa. Hai tempo per scegliere e non devi correre i tempi perché sei impaziente. Innamorati ed assicurati che sia amore vero, prima di compiere il grande passo. Se non vuoi farlo per te stessa, fallo almeno per me. So che posso sembrarti egoista ma- ».
L’abbraccio inatteso di Anna la travolse come un uragano e ricambiò goffamente.
« P-Perdonami, Elsa. I-Io… io non avevo capito… io… ». I singhiozzi della principessa ferirono la Regina come una coltellata. L’ultima cosa che voleva era farla piangere.
La bionda prese il mento della sorellina con due dita e applicò una leggera pressione, spronandola a guardarla negli occhi. « Ehi, non importa, è tutto a posto. Starò bene. Non sono la prima e non sarò l’ultima donna a sposarsi contro la propria volontà ».
Anna ricambiò a fatica il sorriso della sorella e si asciugò il naso con una braccio, venendo repentinamente rimproverata da un’occhiataccia della Regina.
« Magari, col tempo potresti innamorarti di tuo marito » suggerì la rossa.
Elsa scosse lentamente la testa senza smettere di sorridere, ma tenendo lo sguardo fisso a terra. « Questo sono certa che non potrà accadere, Anna. Per me l’amore è un’altra cosa, ma sono sicura che imparerò a volergli bene ».


***

Se il castello era stato in fibrillazione per la preparazione del ballo, quando giunse la fatidica sera si poteva anche dire che fosse sul punto di esplodere. Il cortile e le stanze principali erano piene di gente, tra popolani, nobili e principi di diversi regni e tutti i membri della servitù si stavano facendo in quattro per far sì che ogni cosa rimanesse al proprio posto.
Eppure, mentre le stanze adibite alla serata erano ricche di illuminazione, musica e persone, gli alloggi della Regina erano ancora avvolti nel più totale silenzio, illuminati dalla luce di poche flebili candele. Elsa era pronta da quasi mezz’ora, ma ancora non aveva avuto il coraggio di mettere piede fuori dalle sue stanze, i ricordi dell’incoronazione e le grida spaventate delle persone non l’avevano lasciata sola per tutto il giorno. Le grida di persone spaventate da lei.
Forse avrebbe dovuto dar retta a sua sorella ed annullare il ballo fintanto che era in tempo: l’agitazione si stava facendo di nuovo sentire ed una leggera brina ricopriva già il pavimento della sua camera da letto. La bionda iniziò a respirare profondamente e a pensare a sua sorella, nel tentativo di calmarsi. “È solo un ballo, puoi farcela”.
Il ballo, però, era l’ultimo dei suoi problemi: avrebbe rifiutato cortesemente ogni danza, evitando così stress e agitazione; tuttavia, non avrebbe potuto fuggire dai pretendenti e, presto o tardi, sarebbe stata comunque costretta a fare una scelta. Lentamente, prese la sua nuova tiara e se la pose sulla testa, ben accorta a fissarla senza rovinare la complicata acconciatura che Gerda le aveva fatto. Con un sospiro si alzò in piedi e si rimirò un’ultima volta allo specchio: aveva deciso di accantonare i suoi abiti di ghiaccio per quella serata, ma aveva seguito in prima persona il sarto che le aveva cucito quel vestito. Il lungo abito indaco senza maniche e con le spalline basse era costituito dalla gonna che rasentava il pavimento, non aveva sbuffi, o frange, e riportava come decorazione i motivi floreali tipici di Arendelle, gli stessi ricamati, con filo nero, sul corpetto del vestito; questo era in raso e di color ceruleo scuro, per staccare di qualche tono la gonna e le spalline. Un grande mantello scendeva lungo la schiena della Regina, fino al pavimento, dove lo strascico continuava per quasi un metro; ad adornarle il candido collo c’era una morbida pelliccia bianca, cucita appositamente sull’estremità più alta del mantello e tenuta ferma dal vecchio ciondolo di famiglia, appartenuto un tempo alla Regina Idun. I capelli della ragazza erano stati acconciati in modo tale che, alla base della semplice treccia laterale, si aggiungessero altre trecce più piccole; la frangia – ormai parecchio più lunga rispetto qualche mese prima – era stata tirata ancora una volta indietro e poi bloccata da un’altra treccia, alla quale era stata incastrata la meravigliosa tiara d’oro bianco.
“Puoi farcela” si ripeté un’ultima volta, prima di abbandonare lentamente la sicurezza della sua stanza e raggiungere così gli altri nel salone.


Kristoff era l’unico membro esterno al castello a cui era stato dato il permesso di accedere all’ala riservata alla famiglia reale: il mastro del ghiaccio sarebbe stato infatti l’accompagnatore di Anna, che era ancora chiusa nelle sue stanze e alle prese con la chioma di fuoco indomabile.
« Ci sono quasi! » esclamò la principessa dall’altro lato della porta.
Il biondo ridacchiò leggermente e roteò gli occhi castani. « E’ mezz’ora che non fai altro che ripeterlo ».
« No! Stavolta ci sono quasi per davvero! » ripeté convinta la ragazza.
« Se lo dici tu ». Sorrise lui.
Effettivamente, ci volle ancora poco. Dopo cinque minuti la principessa aprì la porta della sua camera da letto e Kristoff, che fino a quel momento aveva fatto balzare lo sguardo ovunque nel corridoio in un disperato tentativo di combattere la noia, si ritrovò improvvisamente con la gola secca e le guance in fiamme.
La ragazza aveva scelto un abito verde selva, un modello abbastanza simile al vestito di ghiaccio della Regina, ma questo aveva un corpetto più chiaro su cui si diradavano ricami dorati. I lunghi capelli fulvi erano sciolti e alcune ciocche erano intrecciate sulla nuca; il volto, come il più delle volte, era privo di trucco e quindi il biondo poteva scorgere anche la più piccola delle lentiggini della principessa – che comunque già conosceva a memoria.
« Bellissima. Semplicemente bellissima » biascicò Kristoff, ritrovando a stento la voce.
« Ti ringrazio ». Sorrise lei, mettendosi sulle punte per lasciargli un leggero bacio su una guancia. « Anche tu sei meraviglioso, mio cavaliere. Vogliamo andare? » Concluse porgendogli un braccio.
« Con immenso piacere ».


***

Era la sedicesima danza che rifiutava. Forse la diciassettesima. Doveva essere la festeggiata, la prima a divertirsi, eppure non vedeva l’ora che il ballo volgesse al termine.
Le accadeva spesso, quando era in mezzo alla gente, di pensare ai suoi genitori, di chiedersi come avrebbero agito, quali scelte avrebbero preso, che parole avrebbero detto. Il passato è nel passato, ma tredici anni di isolamento non potevano essere cancellati e le stanze affollate la mettevano ancora a disagio: non era strano, infatti, vederla negli angoli più isolati della sala piuttosto che in mezzo agli invitati a divertirsi. I cittadini di Arendelle avevano imparato a conoscere bene la loro nuova Regina nei suoi pochi mesi di dominio, già l’ammiravano e la rispettavano. Si sentivano protetti con Elsa al governo e molti di loro, come per sdebitarsi, avevano assunto un atteggiamento quasi materno con la sovrana, vedendo in lei non solo una Regina ma anche una ragazza costretta a crescere troppo rapidamente.
Non c’erano discriminazioni sotto questo punto di vista: come il re, loro padre, ad Elsa ed Anna importava ben poco dello stato sociale delle persone che si rivolgevano loro. Potevano essere contadini, duchi o marinai, ma per le due sorelle i valori importanti sarebbero sempre stati altri.
« Ballo meraviglioso, Vostra Maestà. La pista di pattinaggio nel cortile è splendida: temo che faticherò a riportare a casa i miei bambini, quando la festa sarà conclusa » disse cortesemente una donna, sorridendo benevola alla bionda dinnanzi a lei.
« Sono lieta che vi stiate divertendo. Verrò di persona al vostro forno il prima possibile e dite pure ai vostri figli che avranno una pista di pattinaggio tutta per loro » rispose la Regina, ricambiando dolcemente il sorriso.
« Oh, Vostra Maestà, vi ringrazio di tutto cuore! Ne sarebbero davvero felici! » esclamò la fornaia, commossa.
« E per me sarebbe un piacere ».
« Andrò ad avvisarli. Con permesso ».
Dopo un leggero cenno del capo di Elsa, la donna si allontanò e scomparve tra la folla.
La Regina sospirò stancamente, ma sul suo volto pallido si dipinse l’ombra di un sorriso.
“Non sto andando poi tanto male, eh, padre?”
« Elsa! »
Ed eccola lì, la cosa più bella che aveva, che correva verso di lei facendosi largo goffamente tra la folla e sorridendo esattamente come quando aveva cinque anni. Un sorriso largo e sincero, che lei non poté far a meno di ricambiare.
« Allora… » Iniziò la rossa, una volta raggiunta la sorella maggiore, guardandola dolcemente mentre cercava di riprendere fiato. « … Com’è che non balli? Sei la più bella di tutte e in più sei la Regina. Non ci credo che nessuno ti abbia chiesto di danzare! »
« Anna, sono stata io a declinare gli inviti. Sai che non ballo » espose la platinata, il dolce sorriso dedicato esclusivamente alla sua sorellina ancora sul viso.
« Ma se sei una ballerina meravigliosa! Ti ho vista danzare: sembra quasi che i tuoi piedi non tocchino terra. Non capisco perché ti rifiuti di farlo in pubblico ».
« Una cosa è ballare da soli, un’altra è ballare tenendo la mano del proprio partner per tutta la durata della danza ».
« Oh ».
Nonostante le settimane passate, la paura non aveva mai abbandonato completamente la Regina che, pur provando in ogni modo a non darlo a vedere, era ancora molto insicura di se stessa.
Anna sentì il suo cuore cadere: era stata davvero così cieca da illudersi che fosse già tutto acqua passata? Che la sorella vivesse nella più totale spensieratezza? Che avesse superato completamente i suoi traumi?
Nell’incerto e forzato sorriso di Elsa trovò la dolorosa risposta: sì, lo era stata.
« Mi sento così insensibile » biascicò con gli occhi bassi.
« Cos- No! Anna, assolutamente no! Non è colpa tua, tu… tu non potevi saperlo ».
Ma avrebbe dovuto immaginarlo.
Aveva visto solo ciò che i suoi occhi avevano voluto vedere, nonostante fosse evidente il disagio di Elsa in molte situazioni: era troppo danneggiata e ci sarebbe voluto molto più di qualche mese per far sì che ricominciasse a comportarsi con più normalità. Anni per farla tornare completamente tra la gente.
« Elsa, io- ».
Anna venne interrotta dal rumore della porta d’ingresso alla sala da ballo che si apriva, richiamando l’attenzione generale. Sia la principessa che la Regina volsero il loro sguardo in quella direzione, lasciando cadere il discorso.
Un giovane alto ed avvenente, accompagnato da una ragazza, varcò la soglia a passo sicuro e con la testa alta. Camminò deciso attraverso la sala, per poi fermarsi ed inchinarsi una volta che fu di fronte alla sovrana.
« Vostra Maestà, io sono il principe Alexander, erede del Regno del Sole*, a molte miglia a Sud di qui. E lei è mia sorella, la principessa Leanne ». La giovane al fianco del principe si inchinò educatamente. « Vi prego di perdonare il nostro ritardo. Nonostante il largo anticipo con cui siamo partiti, venti avversi hanno rallentato la nostra navigata, facendoci infine giungere con quasi una settimana di ritardo ». Alexander aveva riassunto le informazioni con poche, misurate, parole. Era evidentemente un giovane abile ed intelligente, in grado di riconoscere le situazioni più opportune per aprir bocca e per tacere. Di carnagione olivastra con corti capelli castano scuro e intensi occhi marroni, il suo corpo alto e muscoloso era vestito con un elegante abito da sera bianco e blu.
« Conosco il Regno del Sole. È un paese neutrale e quindi privo di alleati, l’unica isola nel Nord Europa ad avere, straordinariamente, un clima prettamente mediterraneo, quasi africano. Persino i libri della nostra biblioteca non contengono spiegazioni logiche a questo fatto ». Nonostante si sapesse ben poco di quel piccolo regno, la platinata si era sempre sentita attratta dal suo strano misticismo.
« Non immaginavo che la denominata Regina delle Nevi cercasse spiegazioni logiche e razionali dietro degli insoliti eventi climatici ». La voce di Leanne era calda e, nonostante fosse leggermente roca, melodiosa.
Elsa si voltò a guardarla con un piccolo sorriso. La principessa aveva la pelle poco più chiara del fratello, il viso dolce era incorniciato da lunghi boccoli neri come la notte, che scendevano per tutta la lunghezza della schiena; aveva grandi occhi ambrati – quasi dorati –, delle lunghe ciglia e degli zigomi alti. Le palpebre e le labbra carnose erano state leggermente truccate, mettendo – se possibile – ancora più in risalto la sua bellezza. Indossava un abito rosso ed oro che metteva in evidenza le sue forme generose. Alta, ma comunque più bassa della Regina, tutto in lei sembrava caldo ed esotico.
Elsa si ritrovò a distogliere lo sguardo per prima, sperando che il suo rossore non fosse poi così evidente.
« Mi piace essere informata ». Riuscì infine a rispondere, senza però guardarla negli occhi. « Ad ogni modo, le porte di Arendelle sono aperte e voi siete invitati a rimanere per tutto il tempo che vorrete. Il castello è grande e abbiamo ancora molte stanze libere nell’ala Est, al termine del ballo vi condurrò io stessa presso le vostre camere ».
« Vi ringrazio, Vostra Altezza, sarebbe davvero un onore per noi » disse il principe, sorridendo sinceramente. « Adesso vorrei farmi perdonare per il ritardo. Regina Elsa, mi concedereste l’onore di questo ballo? » chiese galantemente.
La platinata fece balzare in un istante il suo sguardo dal principe alla principessa Leanne e nuovamente sentì di perdersi nelle sabbie dei suoi occhi.
La sua risposta tolse il fiato a tutti i presenti.
« Sarebbe un piacere » disse con un sorriso, guardando ancora la principessa del Sud, che sorrise a sua volta.
Il principe prese dolcemente la mano destra della Regina e la condusse lentamente al centro della pista, per quello che era il suo primo vero ballo.
« Non avevi detto che tua sorella non ballava? » chiese sottovoce Kristoff, leggermente perplesso.
« Infatti » rispose Anna con un sorriso sornione.
« E’ semplicemente meravigliosa ».
La constatazione di Leanne fu dolce ed inaspettata e la principessa di Arendelle non poté che annuire d’accordo.
« Sì, lo è ».


 



*Il Regno del Sole: un regno di mia invenzione, un’isola immaginaria nel Mare del Nord, tra la Gran Bretagna e la Norvegia. Da sempre il paese si è contraddistinto per l’insolita caratteristica di avere un clima molto caldo e temperature molto alte anche in pieno inverno. Nonostante i quasi cinquecento anni di storia del regno, le ragioni di questo fatto sono ancora ignote.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Note dell'autrice: Spendo due parole per fare a tutti voi gli auguri di buon anno e mandarvi un caldo abbraccio! Vi lascio ad uno dei capitoli che più ho amato scrivere. Ringrazio sempre la carissima Calime per il meraviglioso lavoro di betaggio che ha fatto e... niente, buona lettura. :)

PS: Ho notato che il primo capitolo è tutto in corsivo, non ne capisco il motivo e purtroppo non riesco a modificare l'html, se dovesse succedere anche con questo sappiate che non è fatto di proposito. Scusate il disagio.



Capitolo 2


La mattina seguente si era alzata, come al suo solito, di buon’ora. Era ancora troppo presto per la colazione, probabilmente sia Anna che tutti gli ospiti stavano ancora dormendo: poteva essere l’occasione perfetta per distrarsi.
Il ballo era finito a notte fonda, ma nonostante ciò era riuscita a dormire solo per poche ore, ancora in balia delle emozioni provate. Il valzer con Alexander aveva sorpreso tutti i presenti, compresa lei stessa, che non credeva sarebbe stata in grado di danzare con qualcuno ancora per molto tempo. Il principe le aveva rivolto poche parole gentili ed era chiaro come il sole che anche lui fosse lì in veste di pretendente – del resto erano poche le persone in quella sala che non avevano l’ambizione di sedere al fianco della Regina di Arendelle. Elsa aveva risposto educatamente, rivolgendogli piccoli sorrisi, di tanto in tanto, sperando che la – quasi totale – mancanza di interesse nei suoi confronti non fosse troppo evidente. Sempre ben accorta a non esser notata, la platinata ogni tanto aveva puntato lo sguardo in direzione della bella principessa Leanne, ancora ferma là, dove le era stata presentata. Un paio di duchi l’avevano invitata con loro sulla pista, ma la giovane aveva rifiutato cortesemente, aggiungendo poi qualche parola – probabilmente divertente, visto che entrambi gli uomini si erano allontanati ridendo. La principessa straniera era bella ed aveva un portamento fiero, ogni suo gesto era aggraziato, ogni suo passo elegante e misurato: se la Regina era sempre stata ammirata per la sua leggiadria, Leanne era, se possibile, ancor più delicata.
Il valzer terminò prima che Elsa potesse rendersene conto e così fu impacciato l’inchino col quale ringraziò il principe Alexander – anche se agli occhi dei presenti questo poco importava. Ancora scombussolata, fece per tornare alla sua precedente postazione, sperando di poter scambiare qualche parola con l’ospite che aveva conquistato la sua attenzione, ma furono appena pochi passi quelli che le furono concessi prima che gli altri pretendenti tornassero alla carica, invitandola nuovamente a danzare. Questa volta, però, non poté declinare gli inviti, anche se durante ogni singolo ballo i suoi occhi non persero mai di vista per più di qualche secondo la sinuosa figura della principessa del Regno del Sole.
Con la mente ancora affollata dai ricordi, Elsa uscì dal castello nei parchi reali e s’incamminò verso le stalle rassettate, ripulite ed ingrandite proprio in occasione del ballo della sera precedente. Sotto ordine della Regina tutti gli ospiti del castello avrebbero potuto tenere i propri cavalli all’interno di alcuni box nella nuova struttura, dove sarebbero stati curati e nutriti per tutto il tempo della permanenza.
Le piacevano i cavalli, ma a causa della sua reclusione non aveva mai avuto modo di poter imparare a cavalcarli. Anna le aveva promesso che le avrebbe insegnato la prossima estate e lei era certa che lo avrebbe fatto.
Spalancò le porte del lato delle scuderie dove erano tenuti i cavalli reali, la maggior parte appartenenti alla  sorella minore. Camminò a passo deciso lungo il corridoio deserto, ignorando i nitriti spaventati di alcuni di loro. Era ben consapevole del fatto di non piacere a tutti gli animali: riuscivano a percepire i suoi poteri e per questo gli esemplari più timorosi fuggivano, quando si avvicinava. Fortunatamente era una cosa che aveva scoperto solo in tempo recente, probabilmente da bambina le sarebbe pesato molto di più.
Arrivata al box in fondo si fermò e si concesse un lungo istante per ammirare la splendida puledra morella che aveva davanti: era più alta e snella di tutti i cavalli delle scuderie reali, aveva un portamento elegante, quasi austero e, nonostante non fosse ancora mai salita sulla sua groppa, Elsa sapeva che era perfetta. Allungò dolcemente una mano per accarezzare il muso dell’unica cavalla che non si era innervosita al suo passaggio e sorrise quando questa l’anticipò, allungando leggermente il collo in avanti per incontrare il palmo candido e freddo a metà strada.
« Ciao, Nàjera » disse in un sussurro, scostandole leggermente di lato la lunga criniera ondulata.
« Un esemplare magnifico, Vostra Altezza. Complimenti per la scelta ».
Elsa la riconobbe ancor prima di girarsi, non avrebbe mai potuto dimenticare quella voce così sensuale. Si voltò piacevolmente sorpresa.
« Mi stavate seguendo, principessa Leanne? ». La voce della platinata uscì scherzosa e alla fine non riuscì a nascondere la felicità, quando l’ombra di un sorriso comparve sul suo viso.
« Non oserei mai! » esclamò l’altra ragazza con un leggero risolino, alzando le mani in segno di resa.
Elsa non poté che ridere in risposta, un suono che uscì ovattato a causa della mano che, educatamente, usò per coprire la bocca.
La principessa del Regno del Sole si ricompose quasi improvvisamente e si schiarì la voce prima di riprendere a parlare, questa volta in maniera meno giocosa. « Ad ogni modo, non era mia intenzione turbarvi o infastidirvi. Volevo fare una passeggiata e una delle Vostre cameriere, Gerda mi pare, mi ha consigliato questo parco dicendomi che, anche se fuori dalle mura del castello, era sempre di vostra proprietà. Sono solita svegliarmi molto presto… La notte non riesce a portarmi conforto ».
Elsa si ritrovò a capirla più di quanto riuscisse a immaginare. Quelle di Leanne erano state poche parole, precise e misurate, proprio come quelle del fratello maggiore, eppure era riuscita a darle un’idea perfetta di come si sentisse.
Perché era come si sentiva lei stessa.
Le due donne si ritrovarono avvolte da un lungo silenzio imbarazzante e, mentre la principessa era ancora in attesa di una risposta, la Regina era ancora persa nei suoi pensieri.
Fu l’improvvisa mancanza del muso caldo di Nàjera, tiratasi indietro per poter prendere un po’ di fieno, a riportare la platinata alla realtà.
« Non preoccupatevi. Posso capirvi, la notte sa essere più spietata del giorno », riuscì finalmente a dire.
« Per questo venite qui? Cavalcare vi aiuta a distrarvi? » disse dolcemente l’altra, avvicinandosi lentamente.
« Mi piacerebbe poter dire di sì, ma la verità è che non sono mai salita su un cavallo » confessò, leggermente imbarazzata. Le guance le si tinsero di un rosa vivido, quando Leanne sorrise in risposta, divertita e forse… era comprensione quella sul suo volto?
La Regina si accinse a spiegare, tenendo gli occhi bassi e torturandosi la punta della lunga treccia laterale in cui era ormai solita legare i capelli. « Mio padre era sul punto di insegnarmi. Stavamo aspettando delle giornate più calde, ma poi c’è stato l’incidente con Anna e non ho più avuto modo di imparare ».
Non era più un segreto quello che era successo quasi quattordici anni prima, ma parlarne era sempre molto doloroso per Elsa. Teneva ancora gli occhi bassi, mentre la sua mente veniva attraversata dai suoi ricordi più difficili.
Il flusso di pensieri venne interrotto bruscamente quando sentì un calore estraneo sulla spalla. Rialzò lo sguardo e sentì di annegare nelle sabbie dorate che erano gli occhi di Leanne.
Quando si era fatta così vicina?
Il suo sguardo balzò poi sulla mano della principessa, ferma sulla sua spalla destra, in un gesto di conforto. La principessa del Sud era ad appena un passo da lei e le stava sorridendo con una dolcezza tale da farle tremare il cuore. Lanciò un’occhiata rapida ai suoi piedi e si sorprese quando non vide un solo rivolo di ghiaccio.
« C’è sempre una prima volta » sussurrò Leanne, mantenendo il sorriso.
« C-Come? » Elsa balbettò, non sapendo se le improvvise difficoltà linguistiche fossero dovute più al fatto che fosse stata presa alla sprovvista, oppure all’estrema vicinanza con la principessa.
« Dov’è la selleria? Vediamo di preparare questo splendore » rispose l’altra, mentre una sua mano si posava delicatamente sul collo di Nàjera.

***

Elsa stava dondolando leggermente su se stessa, spostando continuamente il peso da una gamba all’altra nel tentativo di tenere a bada il nervosismo.
Leanne aveva appena finito di spazzolare Nàjera e stava finendo di regolare la testiera. La puledra attendeva pazientemente, come se fosse una cosa di tutti giorni.
« Ecco fatto! » esclamò la principessa con un sorriso, portando le redini sul collo dell’animale. Poi trascinò una cassetta di legno sul pavimento, fino a spingerla sul lato sinistro della cavalla.
« Prego, Vostra Altezza » disse porgendo la mano ad Elsa, le labbra carnose aperte nel solito sorriso.
« A pelo? » domandò la Regina, colta da una nuova agitazione.
« Non possiamo mica stare in due su una sella! » Rise Leanne.
In due?
Elsa dovette apparirle davvero molto a disagio, perché con una scrollata di spalle la principessa salì per prima in groppa.
« Visto? Non è difficile ».
La platinata rimase a guardarla. Bellissima.
Con i lunghissimi capelli corvini sciolti, il volto appena truccato ed un semplice abito rosso sul corpo sinuoso, appariva persino più bella della sera precedente.
La principessa aveva scostato leggermente il suo vestito per stare più comoda senza preoccuparsi del fatto che, almeno secondo l’etichetta, avrebbe dovuto montare tenendo entrambe le gambe su un unico lato. In effetti, anche Anna non montava più in quel modo, ma lei era sempre stata una tipa un po’ alternativa.
« Avete cambiato idea, Vostra Maestà? »
Sembrava essersi corrucciata, qualcosa nei suoi occhi si era spento e il sorriso non era più sul suo bellissimo volto.
Elsa sorrise interiormente con la nuova consapevolezza di essere lei la causa dei sorrisi della principessa del Sud. Scosse il capo lentamente e, cercando di mascherare la sua indecisione, imitò Leanne: con un leggero aiuto della mora, salì anche lei sulla groppa di Nàjera.
« Rilassatevi, lei può sentire la Vostra agitazione » mormorò la principessa, dando un paio di morbide carezze sul collo della puledra. « Stringete un po’ le gambe, avrete meno difficoltà a mantenere l’equilibrio. Anche se vi prometto che non la lancerò in galoppi sfrenati ». Rise leggermente, percependo ancora il nervosismo della bionda alle sue spalle.
La Regina ubbidì e cercò di accomodarsi meglio.
« Molto bene, adesso reggetevi alla mia vita ».
Cosa? 
Il respiro di Elsa si mozzò all’istante e la principessa si affrettò a puntualizzare: « C-chiaramente non siete obbligata a farlo. Insomma… è solo per farvi stare più tranquilla, ma se credete di riuscire a rimanere in equilibrio anche così… Beh, non ci sono problemi ».
Senza riuscire a proferire una singola parola, la platinata posò leggermente le mani sui fianchi dell’ospite e ringraziò il cielo che questa le stesse dando le spalle, perché era certa che le sue gote fossero a dir poco in fiamme.
« Possiamo andare? » chiese dolcemente Leanne.
« Sì ». La voce  le uscì a malapena, un sussurro appena udibile, ma bastò alla principessa che, senza attendere oltre, colpì leggermente il costato della cavalla con i talloni, dandole l’ordine di partire.
Nàjera iniziò a camminare, tenendo un passo molto deciso. Era evidente che avesse una gran voglia di uscire anche lei.
Elsa ci mise poco ad abituarsi all’andatura leggermente dondolante della puledra, ma questo non l’aiutò a sciogliersi: la situazione e l’estrema vicinanza con la principessa del Sud la fecero rimanere rigida e tesa come una corda di violino, fino a quando Leanne non prese parola.
« Vostra Maestà, dovete rilassarvi. Ve l’ho detto, lei può sentirvi. Io posso sentirvi. Non c’è nulla che non va, guardatevi intorno, siamo solo noi… Non avete bisogno di essere perfetta, non avete bisogno di fingere ».
La Regina lanciò una rapida occhiata attorno a sé e notò che, effettivamente, si erano allontanate parecchio sia dal castello che dalle scuderie stesse. Erano solo loro… E qualcosa nella morbida voce e nella dolcezza di Leanne la convinsero che poteva fidarsi. Che poteva lascarsi andare.
Lentamente fece scorrere le braccia lungo la vita della mora, afferrandola più saldamente, si appoggiò leggermente a lei, sobbalzando appena quando il suo ventre gelido venne in contatto con la schiena calda dell’altra. Il profumo dolce della principessa la travolse come un’onda, inebriandole i sensi e, prima di rendersene conto, ne fu dipendente.
« Posso mandarla al trotto… se vi sentite sicura. Dovete solamente tenere strette le gambe e- ».
« Mi fido di voi ». Le parole che lasciarono la bocca di Elsa furono una sorpresa anche per lei stessa, che non credeva di poter mai rivolgere una frase simile a qualcuno che non fosse Anna.
Leanne sorrise per via della – più che gradita – interruzione e colpì ancora una volta Nàjera, la quale con piacere allungò l’andatura, avanzando al trotto lungo i prati deserti.
« Non l’ho scelta » esordì Elsa, dopo lunghi minuti di totale silenzio.
« Come, prego? ». La principessa apparve, naturalmente, confusa ma alla Regina non dispiacque.
« Prima, quando siete entrata nelle scuderie, mi avete detto “complimenti per la scelta”. Ebbene, non sono stata io a scegliere Nàjera » spiegò con un sorriso che l’altra non poteva vedere.
« Ah, no? »
« No. È stata lei a scegliere me ».
« E’ una storia che mi piacerebbe ascoltare, se Vostra Altezza ha voglia di raccontarla ». Leanne voltò appena il capo, incrociando i suoi occhi con quelli cerulei della Regina, perdendosi nella profondità di quegli abissi.
« Naturalmente ».
Elsa le indicò un posto all’ombra di un grande albero, dove avrebbero potuto riposarsi per un po’ di tempo e lasciar pascolare la puledra.
Leanne saltò giù dalla groppa senza la minima esitazione e, tenendo ferma Nàjera, aiutò la bionda a scendere a sua volta.
« Potete lasciarla libera, non si allontanerà » disse Elsa con un filo di voce, notando che la principessa fosse ancora riluttante a lasciare le redini della cavalla.
La mora ubbidì e, silenziosamente, seguì la Regina che si era posizionata sotto l’ombra della quercia centenaria. Si accomodò silenziosamente a terra osservando Elsa, in attesa.
« Dopo l’incidente della mia incoronazione e il successivo disgelo, io e Anna abbiamo cercato di recuperare quanto più possibile il tempo perso. Magari può sembrarvi una cosa impossibile, magari lo è, ma non vogliamo vivere come delle estranee. Abbiamo già perso troppo tempo a causa mia ».
Leanne vide chiaramente il tremolio delle mani di Elsa e come questa stesse soffrendo al solo ricordo del suo passato, e si sentì completamente impotente. Di solito era brava con le persone, ma con la Regina di Arendelle era tutto completamente differente: non si era mai sentita così vicina eppure così lontana a qualcuno, come quando era con lei.
« Comunque- ». La voce della sovrana apparve improvvisamente più sicura ed autoritaria, ma era chiaro come fosse solamente un modo per mascherare i suoi sentimenti. « Anna adora andare a cavallo e, per quanto possa essere distratta o maldestra, riesce a diventare un tutt’uno con gli animali. È davvero un’eccellente amazzone ». Un caldo sorriso si dipinse sul volto della platinata, mente la sua mente correva alle immagini di Anna a cavallo nei prati del castello. La scena era così semplice e al tempo stesso dettagliata che Leanne non fece fatica ad immaginarla e sorrise a sua volta, contagiata dalla Regina.
« Per quanto mi riguarda, come vi accennavo poco fa, non ho mai avuto l’opportunità di imparare e per questo mia sorella ha promesso di insegnarmi, col venire delle belle stagioni e del nuovo anno ».
« Un pensiero davvero molto premuroso ».
« Già. Ha una pazienza infinita con me, non ha mai perso la speranza ».
« Vi ama davvero molto ».
Elsa annuì a quelle parole, lo sguardo ovunque tranne sulla figura della principessa del Sud e gli occhi lucidi di lacrime non versate. Si decise, però, a continuare il racconto di come aveva incontrato Nàjera. La natura del suo rapporto con Anna era ancora un argomento troppo delicato.
« Avevamo ancora un po’ di tempo – lo scorso autunno è stato straordinariamente caldo – e Anna aveva deciso che avrebbe già iniziato ad insegnarmi qualcosa. Portò Askel, il suo stallone, nei giardini dietro il castello; era già sellato e con lei sembrava l’animale più pacato del mondo. Fu quando mi avvicinai io che cominciò ad indietreggiare e a nitrire terrorizzato, impennò e ci mancò poco che colpì Anna stessa. Solo quando ci allontanammo e dopo numerosi tentativi, riuscirono a calmarlo e a riportarlo nel suo box. Anna era la più ferita di noi due, in un certo senso si sentiva come se avesse tradito la mia fiducia, come se quanto era successo fosse accaduto a causa sua. Provai a parlarle, ma era determinata a trovare un cavallo che non fosse spaventato dai miei poteri. Cerca sempre di non farmi soffrire… di farmi sentire… normale». Le sfuggì un piccolo sospiro. «Sapete, ho passato tutta la mia vita nascondendo ciò che c’era di diverso in me, facendo delle parole di mio padre la mia unica ancora, avevo appena iniziato a non temere più i miei poteri che ero di nuovo al punto di partenza ed Anna l’aveva sicuramente notato.
Lei non è mai stata una grande studentessa, ci ha fatto dannare davvero un sacco ». Alla Regina sfuggì un leggero risolino al ricordo. « Ma, sorprendentemente, sa tutto per quanto riguarda i cavalli, compresi i nomi dei più famosi allevatori della Norvegia: in due settimane li aveva convocati tutti a corte, con l’ordine di portare ognuno almeno tre cavalli per la sottoscritta. Alla fine erano quasi tre dozzine e lei li provò tutti, facendo una prima rapida selezione; poi venne il mio turno, ma nessuno di quei Fjord** riuscì a mantenere la calma al mio passaggio. Inutile dire che Anna, a quel punto, fosse più determinata che mai a trovare un cavallo che potessi montare, si spinse più lontano con le ricerche e, credendo fosse un problema della razza, chiese dei Dølehest, dei Frisoni, degli Holsteiner, persino un Purosangue Inglese! Ma tutti quanti reagirono allo stesso modo e alla fine la convinsi a lasciar stare ».
« Sarà stata molto delusa ».
« Oh sì, lo era, ma riuscimmo a distrarla abbastanza da quel pensiero. Almeno fino a quando non arrivò lei… ». Gli occhi di Elsa si posarono immediatamente su Nàjera, che stava brucando erba a qualche decina di metri di distanza.
« Era nata da uno dei più grandi allevatori della Spagna ed era stata acquistata a buon prezzo da un giovane soldato che, da Siviglia, era partito per commerciare con noi regni del Nord. Francisco Lopez, mi pare si chiamasse. Sbarcò ad Arendelle poche settimane dopo gli ultimi tentativi di Anna e doveva ancora scendere dalla nave, quando qualcosa spaventò la sua cavalla che, ancora sciolta e senza sella, saltò giù dal pontile ed iniziò a correre imbizzarrita per le strade del paese ».
« Posso immaginare il caos! » Rise Leanne, seguita immediatamente da Elsa.
« Già, si creò non poco trambusto. Io ed Anna stavamo facendo una passeggiata con Kristoff, Olaf e Sven in giro per Arendelle, quando questo accadde ».
« Sven non vi teme? ». La domanda della principessa sorse spontanea ed Elsa si soffermò su quel piccolo particolare per la prima volta.
« Sinceramente non ci avevo mai pensato. Probabilmente è troppo legato ad Olaf per temere i miei poteri, ma comunque quella renna è particolare tanto quanto il suo padrone ». La Regina rise prima di continuare il racconto. « Intravidi la puledra galoppare furiosamente per la strada principale, dove eravamo anche noi, istintivamente sollevai dei piccoli muri di ghiaccio per arrestare la sua corsa, ma lei li saltò tutti, anche quelli più alti, fermandosi solamente una volta che fu di fronte a me. Non so cosa accadde di preciso, avevo ancora la mano testa e il suo muso era a pochi centimetri dal mio braccio quando, senza timore, cercò il mio contatto. Non potete immaginare la sorpresa di mia sorella nel vedere la scena. Quando il giovane Lopez arrivò, stanco e mortificato, l’unica che riuscì a parlare fu Anna, che comunque aprì bocca solamente per sapere a che prezzo ce l’avrebbe venduta ».
« Immagino si sia fatto pagare bene ».
« Al contrario, me la regalò per chiederci perdono di quanto accaduto, a patto che le dessi il nome della sua terra natia, la Nàjera. Non saprei dire cosa l’avesse spaventata o per quale motivo sia venuta da me, ma nel momento esatto in cui la mia mano l’ha sfiorata, ho capito che era lei che stavo cercando ».
« A volte basta il minimo per rendersi conto di essere dipendenti da qualcuno: uno sguardo, uno sfiorarsi, un sorriso… ». Gli occhi di Leanne si erano fatti più scuri e dal colore più intenso, Elsa sentiva distintamente il peso di quello sguardo addosso ma, nonostante la consapevolezza, si ritrovò ancora una volta spiazzata quando incrociò gli occhi della principessa.
Si sentiva nuda sotto quello sguardo. Sapeva di non poter scappare e sapeva che avrebbe ubbidito a qualsiasi richiesta la mora le avrebbe fatto.
« S-Sarà meglio andare… probabilmente siamo in ritardo per la colazione » riuscì a biascicare con la gola secca, sperando di essere ancora in tempo per fuggire.
« Come desiderate, Vostra Altezza ». Leanne si rialzò in piedi e, con un leggero sorriso, andò a riprendere Nàjera.


***

Aveva appena finito di fare il bagno ed ora era seduta davanti lo specchio, guardando il suo riflesso, mentre si spazzolava con cura i lunghi capelli argentei, ancora umidi.
Per quanto si stesse sforzando, non riusciva a dimenticare il turbine di emozioni provate durante la breve cavalcata. Era tanto tempo che non si sentiva così.
No, non si era mai sentita così.
Un leggero strato di ghiaccio ricopriva il pavimento in parquet e del fresco nevischio si stava posando sui mobili della camera da letto.
Celarlo. Domarlo. Non mostrarlo.
Era una lezione che aveva imparato tanti anni fa, un insegnamento che non aveva messo in pratica solamente per quanto riguardava i suoi poteri, ma anche per i suoi stessi sentimenti.
Sapeva che non avrebbe potuto fuggire quest’altro suo segreto per sempre, non aveva però immaginato che avrebbe dovuto mettere ancora una volta tutto in gioco così presto.
“Non è successo nulla”. Con difficoltà si ritrovò a scuotere la testa, accettando duramente la verità mentre fissava il suo riflesso nello specchio. Era inutile mentire: qualcosa era successo, o meglio, qualcosa stava succedendo. Qualcosa di cui anche Leanne, in un modo o nell’altro, era pienamente consapevole.
Questa volta non sarebbe potuta fuggire di nuovo da se stessa.
Si stava ancora spazzolando, quando un uragano dalle fulve trecce irruppe nella sua camera da letto.
« Allora, è vero quello che ho sentito? » chiese la principessa, allungata scompostamente sul letto della sorella e fissandola con gli occhi blu sgranati, desiderosa di risposte.
« Dipende. Cos’è che avresti sentito? » domandò a sua volta la Regina guardando il riflesso della sorellina sullo specchio, mentre finiva di acconciarsi i capelli.
« Gira voce che tu e la principessa Leanne abbiate trascorso la mattina fuori per una luuuunga passeggiata ».
Elsa sentì il ghiaccio gelido sotto i suoi piedi e decise che era il caso di spiegare prima che la situazione degenerasse: « G-Guarda, Anna, non è come sembra, noi- ».
« Oh, invece è esattamente come sembra! Qui qualcuno ha una cotta! » Trillò la minore.
« Anna io- ».
La rossa saltò giù dal letto ridendo apertamente e dopo un paio di salti infantili strinse la sorella maggiore in un forte abbraccio, interrompendola bruscamente: « Sono così felice per te, Elsa! »
« Lo sei? » domandò la Regina, perplessa.
« Certo che sì! Sapevo che sarebbe andato tutto bene. Meriti di essere felice e il principe Alexander sembra un così bravo ragazzo ».
“Alexander?!”
« Diventando amica di sua sorella riuscirai sicuramente a conoscerlo meglio e a capire se è davvero l’uomo giusto per te ».
« T-Tu… tu credi? » Elsa si maledì mentalmente per essere stata così ingenua.
“Diglielo”.
« Ovvio che sì! È una ragazza così ben disposta, sicuramente ti dirà tutte le sue abitudini. Un po’ come hanno fatto i troll con me! »
“È la tua occasione”.
« Oddio, sono così emozionata, Elsa! »
“Merita di sapere. Puoi farcela”.
« Già, lo sono anche io ». Sorrise la Regina, insultandosi mentalmente per averle mentito di nuovo. Per non aver avuto abbastanza coraggio. Per non essere stata in grado di fidarsi della sua sorellina.


 



**Fjord: Il nome della razza di cavalli, tipica della Norvegia, mostrata nel cartone animato. ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Lieve ritardo sulla tabella di marcia, chiedo umilmente perdono. Sono stata in vacanza in montagna con degli amici e ieri, quando sono tornata, mi sono scomodata solo per guardare Lost. ^^"
Ringrazio con tutto il cuore le persone che mi stanno seguendo e che hanno speso un po' del loro tempo per lasciarmi delle recensioni... davvero, non avete idea di quanto significhi per me. Quindi grazie, grazie, grazie, grazie!
Il solito ringraziamento speciale va alla mia fantastica beta
Calime, che anche in periodo di esami non mi abbandona.
Mi dileguo, buona lettura a tutti,
Besos


 
Capitolo 3
 

Evitare la principessa Leanne fu più difficile del previsto, ma le dimensioni del castello furono di aiuto. Era passata quasi una settimana dalla loro cavalcata ed Elsa aveva preso la difficile decisione di iniziare a prendere seriamente in considerazione l’idea dei pretendenti. Aveva convocato un paio di volte il principe Alexander nel suo ufficio e le voci non avevano perso tempo a girare. Addirittura qualcuno, giù in paese, aveva cominciato a scommettere sulla data del fidanzamento ufficiale. C’era chi diceva ci sarebbe voluto un mese, chi una settimana e alcuni credevano che, con l’arrivo della nuova stagione, sarebbero giunte anche buone nuove sui regnanti.
Anna anche aveva mostrato tutta la sua euforia e la sua approvazione: si recava quasi tutte le sere nella camera di sua sorella per chiederle dei suoi incontri col principe del Regno del Sole ed altri pettegolezzi.
Elsa si sforzava di sorridere e di fingere per il bene del suo regno, ma se fuori poteva apparire raggiante, dentro moriva un po’ di più giorno dopo giorno. Moriva ogni volta che cambiava strada per non passare davanti le camere di Leanne. Moriva ogni volta che ritardava i pasti per non incontrarla nella sala da pranzo. Moriva quando la vedeva passeggiare nei giardini dalla finestra della sua stanza.
Sapeva così poco di lei, eppure la voglia di passare del tempo assieme era così tanta.
Era una cosa del tutto insensata e irrazionale.
Almeno di questo era stata convinta fino a quando non aveva scoperto il suo segreto.
La cena era finita da poco e la Regina aveva deciso di prendere la strada più lunga per rientrare nelle sue stanze, cercando un po’ di tempo per pensare. Aprì lentamente le porte della sala da ballo, quando la vide: lei era lì, bellissima in un vestito di seta arancione, che ballava da sola, al ritmo di una musica immaginaria.
La platinata fece per indietreggiare ed abbandonare la stanza, contando sul fatto che la sua presenza non fosse stata ancora notata, quando la vide. La prima scintilla.
Era stato un attimo, un rapido bagliore che però non era sfuggito al suo occhio attento.
La prima scintilla fu poi seguita da un’altra e da un’altra ancora, fino a quando Leanne non fu avvolta dalle fiamme.
Perché non poteva che essere fuoco, quello che usciva dai palmi ambrati della principessa, e che s’innalzava maestosamente su per le mura della stanza vuota. Elsa rimase a guardarla come se la sua stessa vita dipendesse da quella visione e finalmente capì perché si sentiva così completa, quando era con lei.
Il momento s’interruppe bruscamente quando la principessa si voltò e notò la platinata paralizzata sulla porta, che la guardava col volto meravigliato e sconvolto.
« V-Vostra Altezza… io… non vi avevo sentita arrivare ».
Elsa riuscì a fare un paio di passi nella stanza, chiudendosi le grandi porte alle spalle. Si avvicinò lentamente a Leanne, senza toglierle gli occhi di dosso, guardandola come se fosse la prima volta.
« Voi siete come me » riuscì a mormorare una volta che le fu di fronte.
La mora annuì mestamente, abbassando lo sguardo, leggermente in difficoltà. « Non sarebbe dovuto venir fuori in questo modo. Avrebbe dovuto essere mio fratello a dirvelo ».
Le pupille della Regina si dilatarono e il respiro le morì in gola, il volto attraversato da un’ombra di realizzazione. « Anche lui-? »
« Sì ». La interruppe l’altra con un filo di voce. « Tutti noi. Tutta la famiglia reale del Regno del Sole. Io, i miei fratelli, i miei genitori, zii, cugini… »
Le due continuavano a fissarsi: la principessa colpevole per quanto appena rivelato, la Regina meravigliata da quelle nuove scoperte.
Con grande fatica, la bionda riuscì a ricomporsi e a risponderle con un filo di voce: « Credo non sia il luogo più opportuno per parlarne. Vi dispiacerebbe seguirmi nel mio studio? ». La domanda ebbe ben poco di interrogativo e, prima ancora di ricevere una vera e propria risposta, Elsa aveva cominciato a camminare compostamente verso la camera, seguita timidamente da Leanne. I pochi corridoi, che separavano la sala da ballo da quello che un tempo era stato lo studio di re Agdar, vennero percorsi nel più totale silenzio. Elsa camminava davanti, facendo strada; aveva raddrizzato la postura, alzato il mento e rimesso la maschera di freddezza così come le era sempre stato insegnato: era confusa e aveva bisogno di capire. Non poteva lasciarsi trasportare dai sentimenti.
Leanne osservava la schiena della Regina, preparandosi mentalmente il discorso che avrebbe dovuto fare suo fratello maggiore, Alexander. Eppure il tempo che ebbe per farlo le sembrò fin troppo poco e, prima ancora di rendersene conto, era seduta su uno dei grandi divani in pelle del castello esattamente di fronte alla Regina di Arendelle, che la osservava attentamente con un interesse che le parve completamente nuovo. Capendo che la bionda stesse solamente aspettando lei, la principessa iniziò a parlare.
« La nostra storia ha origini molto antiche e i poteri vengono tramandati da intere generazioni ».
Lo sguardo di Elsa mutò improvvisamente e Leanne capì subito a cosa fossero rivolti ora i suoi pensieri, quindi annuì mestamente. « I nostri poteri sono ereditari ».
La bionda, che aveva sempre avuto quel terribile sospetto, accusò il colpo e mostrò appena il suo crollo, con un leggero tremore. Come sovrana, sapeva di dover dare al regno degli eredi ma, d’altra parte, non avrebbe mai voluto condannare i suoi eventuali figli al suo stesso dolore.
La mora riprese lentamente il racconto. « La nostra isola è famosa per il suo clima insolito; nonostante le numerose domande, siamo sempre riusciti ad evitare delle spiegazioni e, alla fine, la gente ha semplicemente smesso di chiedere. Come se là fuori non ci fossero cose più insolite! » Un leggero sorriso divertito si aprì sul suo bellissimo volto abbronzato. « Sono in pochi a saperlo anche nel nostro stesso regno. Abbiamo servitù e guardie molto fidate, che difenderebbero la nostra famiglia e tutti i suoi segreti anche a prezzo della loro stessa vita. È grazie ai nostri poteri che il regno prospera e il popolo continua a sopravvivere anche agli inverni più difficili: mitighiamo le temperature, favorendo così i raccolti e la pesca. Per la mia famiglia questi poteri sono praticamente una risorsa indispensabile, con cui iniziamo a prendere confidenza sin da bambini. I nostri predecessori hanno costruito delle stanze apposite, dove è possibile allenarci senza procurare danni: hanno soffitti molto alti, pareti in pietra e sono quasi interamente prive di oggetti e mobili, un po’ come la vostra sala da ballo. Impariamo a convivere con i poteri, a reprimerli, ad assecondarli e, soprattutto, a combattere le emozioni negative ».
« Non capisco » disse Elsa, scuotendo appena la testa, mentre elaborava le informazioni appena ricevute. « Perché non avete mai rivelato a nessuno la verità, se siete in grado di controllare i vostri poteri? »
Leanne alzò le spalle. « Paura, immagino » disse, guardandola nuovamente. « Dipendesse da me, non sarebbe affatto un segreto... Mi piacerebbe viverli alla luce del sole! La mia famiglia mi ha sempre insegnato che non c’è nulla di male nell’essere diversi, che spesso è la parte migliore di noi. Un pensiero un po’ incoerente quando poi ci si nasconde anche dai propri sudditi, non vi pare?! »
La bionda non rispose, limitandosi a guardare ancora la principessa, che riprese subito a parlare, dondolando appena la testa con rassegnazione.
« Che volete che vi dica, le persone fanno pessime scelte se sono arrabbiate, o spaventate, o stressate. I miei trisavoli avevano paura che si sarebbero potute scatenare guerre a causa di ciò ed hanno preferito tacere. Essendo un paese neutrale non abbiamo obblighi, quindi possiamo confidare sulla nostra autonomia ». Concluse la principessa, abbastanza orgogliosa del discorso che era riuscita a fare.
« E nessuno lo ha mai scoperto? Voglio dire, nessuno sa, là fuori, del vostro segreto? »
« Certo che lo sanno! » esclamò Leanne con una risata, lasciando la Regina completamente spiazzata dal repentino cambio di umore. « Saranno decine, forse centinaia ad averlo scoperto, in un modo o nell’altro. Ma cosa volete che importi, quando non possono provarlo? In molti ci hanno provato, a rivelare la verità, ma a nulla è servito. Un qualche tale, una decina di anni fa, vi scrisse anche un libro. Fu ritenuto un pazzo e la pubblicazione venne immediatamente bloccata. Nessuno, al di fuori dei membri della nostra famiglia, ci ha mai visto effettivamente usare i poteri. Eccetto Voi ».
« Una mossa un po’ azzardata utilizzarli nella sala da ballo del mio castello, non credete? »
« Pensavo che quella stanza non fosse utilizzata, se non per le feste, e avevo bisogno di rilassarmi un po’ ». Poi sorrise lentamente, un sorriso felino. « E magari una piccolissima parte di me sperava che mi scopriste ».
« Perché? » Elsa dovette apparire davvero confusa, visto che Leanne non esitò un istante a risponderle.
« Perché volevo farvi capire che non siete sola. Non nascondo di essere rimasta alquanto sorpresa quando vi ho vista entrare… e di essere andata un po’ nel panico ». Si accinse a spiegare, con un risolino. « Poi, però, mi sono resa conto che forse, in realtà, volevo essere io a raccontarvi la nostra storia ».
« Sarei venuta a saperla ugualmente? »
La principessa annuì, il suo sorriso si spense un poco. « Mio fratello Alexander ve l’avrebbe raccontata nel caso in cui le cose tra di voi si fossero fatte... più serie ».
« Oh ». Elsa si bloccò un istante, ricordando solo in quel momento la faccenda dei pretendenti e della sua apparente scelta. « Capisco », aggiunse pochi istanti dopo.
« E’ un giovane molto onesto. Saprà rispettarvi e volervi bene, sempre se sceglierete lui ». La voce roca di Leanne appariva d’un tratto formale e distaccata, come se quelle parole le fossero costate un sacco.
« Non ne dubito » rispose con altrettanta formalità la Regina.
« Immagino sia tutto » sussurrò la mora, alzando lo sguardo in quello della Regina, che annuì in risposta.
« Vi auguro una buona notte, Vostra Maestà. Con permesso ».

***

Il pomeriggio seguente, dopo molte riflessioni, Elsa aveva deciso di smetterla di fuggire da Leanne e, anzi, di cercare nella mora l’aiuto per cui aveva sempre pregato. Lei avrebbe potuto capirla, lei avrebbe saputo spiegarle.
Paradossalmente, adesso che la stava cercando, la principessa pareva esser diventata introvabile.
« Ciao, Elsa! » esclamò una voce alle sue spalle.
La Regina si voltò e sorrise alla figura più che conosciuta. « Buon pomeriggio, Olaf! »
« E’ una mia impressione o hai la testa sulle nuvole? Mi sei passata davanti senza notarmi, eppure non facevi altro che guardarti attorno ».
La platinata si sorprese leggermente, davvero era tanto presa dai suoi pensieri da non averlo notato?
« Perdonami. Hai ragione, probabilmente sono un po’ distratta ».
« Cercavi qualcosa? »
Elsa rifletté qualche istante, indecisa se chiedere o meno aiuto al pupazzo. Lo aveva fatto lei, poteva fidarsi, giusto?
« Sì, effettivamente cercavo qualcuno. Sapresti dirmi- ».
« Anna è nel parco reale a cavalcare, immagino quello fuori il castello. Anche perché siamo circondati dall’acqua ». La interruppe lui.
« Grazie Olaf, ma io- ».
« Ha detto che torna per cena ». Insisté.
« Certo, però… ». Tentò ancora lei.
« Secondo me puzzerà di cavallo come l’ultima volta. Sicura che usi il sapone quando fa il bagno? »
« Sono sicura che lo usi, ma la persona che cerco- ».
« Allora sono i due Sven a puzzare. Dovresti impedirle di passare tutto questo tempo con loro, secondo me- ».
Il pupazzo s’interruppe quando sentì le mani fredde della Regina sui bastoncini che erano le sue braccia, seguite immediatamente dalla voce di quest’ultima.
« Ti ringrazio per le informazioni su Anna, sicuramente la obbligherò a fare più bagni, ma non era lei la persona che stavo cercando » spiegò Elsa con un sorriso materno.
« Oh, davvero? » chiese il pupazzo di neve, sorpreso genuinamente da quella piccola rivelazione.
« In verità, cercavo la principessa Leanne del Regno del Sole. Non è che l’hai vista? »
« Sì, perché? »
« E sai anche dove potrebbe essere in questo momento? »
« Sì, perché? »
« Avrei bisogno di vederla ».
« Oh, guarda, una farfalla! » esclamò lui, preso da tutt’altro.
« Olaf ». Lo riprese dolcemente lei, sapendo quanto facilmente si distraesse la più bella e semplice delle sue creazioni.
« In biblioteca ». Indicò, senza smettere di guardare con adorazione le ali colorate della farfalla.
La Regina lo ringraziò con una leggera carezza sulla testa e s’incamminò lentamente verso la stanza indicatale, dove trovò la principessa del Sud intenta a leggere un libro.
« Noto con piacere che siete interessata alla lettura ». Sorrise Elsa, annunciandosi così mentre entrava nella stanza.
Leanne alzò gli occhi dal libro e le rivolse un lieve sorriso. « Cercavo un posto per rilassarmi e mi è stata consigliata questa stanza » spiegò, posando nuovamente gli occhi sulle pagine, mentre la sovrana si avvicinava lentamente.
« La sala da ballo non va più bene? » chiese la platinata, accennando un sorriso, presto ricambiato.
« Non era il luogo adatto per quello che avevo in mente di fare. Mi andava di leggere qualcosa di piacevole e uno strano pupazzo di neve, che – se non ricordo male – ha detto di amare i caldi abbracci, mi ha indicato la strada per la biblioteca dicendo che era uno dei posti preferiti della Regina ». Riassunse brevemente l’altra.
« Vedo che avete conosciuto Olaf ».
 « Olaf? È così che si chiama? Che nome insolito ».
« C’è ben poco di normale in un pupazzo di neve che dà indicazioni, non credete? » Rise Elsa, contagiando ben presto anche Leanne. Entrambe si ricomposero dopo qualche secondo e la Regina, schiarendosi la voce, riprese a parlare.
« Ad ogni modo, l’ho incontrato anche io. È una presenza piuttosto abituale, qui al castello, è grazie a lui se vi ho trovata ».
« Ah ». La principessa parve parecchio sorpresa. « Quindi avete smesso di evitarmi? » chiese poi, coraggiosamente.
La domanda punse Elsa sul vivo. « Come, prego? Non vi stavo evitando » mentì alzando il mento nella speranza di potersi salvare col distacco.
Leanne puntò gli occhi nei suoi e alzò un sopracciglio, mostrando tutto il suo scetticismo. La Regina tenne il suo sguardo per qualche secondo, ma poi cedette.
« Va bene, forse un po’ l’ho fatto » confessò, torturandosi le mani tra di loro, lo sguardo basso e le guance rosee per l’imbarazzo.
« Perché? » chiese l’altra, alzandosi in piedi per raggiungerla.
« Perché… » La bionda iniziò a farfugliare e alla fine si arrese: « Non lo so ». Sospirò.
« Non lo sapete? » domandò perplessa la principessa.
« Quando sono con voi sento di poter essere me stessa » riuscì a dire infine l’altra, gli occhi ancora bassi.
« E non è un bene? » Indagò la mora, cercando di comprenderla cautamente.
« No. Voglio dire, sì! Cioè, è complicato. Ho passato tutta la mia vita cercando di essere la degna figlia di mio padre, studiando per diventare la Regina che il regno meritava di avere… e poi la mia realtà viene completamente sconvolta. Di tutti i programmi, di tutti i progetti che avevo fatto da bambina, ancora non sono riuscita a realizzarne nessuno. Volevo essere una Regina vicina al popolo, un esempio, ma come potrei quando ho tutti questi… questi problemi con le persone? È un disagio così evidente da mettermi in imbarazzo. Io non sono Anna, non riesco a farmi amare per quella che sono. Però, quando sono con voi, sento una sicurezza che so di avere solo quando sono con mia sorella. Ed è strano ».
« Non mi piace il termine strano, non promette mai niente di buono ».
« Assolutamente! » La Regina alzò le mani, affrettandosi a spiegare: « Mi piace la vostra compagnia, è solo che devo imparare ad abituarmi alla cosa. Mi ci è voluto del tempo con mia sorella e, ecco, l’unica soluzione logica che mi era venuta in mente, era stata quella di scappare e mi sento così sciocca a ripensarci ora che- ».
« Non preoccupatevi ». Quella di Leanne fu una dolce interruzione, che le diede il coraggio di risollevare gli occhi. « Tutti hanno bisogno del loro tempo, anche le regine ». Fu un sorriso dolce e rapido quello che si dedicarono, poi la mora tornò a prendere il suo libro e lo ripose accuratamente in uno scaffale, guardando sempre alla figura della Regina con la coda dell’occhio.
« Davvero quello con mio fratello è stato il vostro primo ballo? » chiese improvvisamente, lasciando la bionda spiazzata.
« Chi ve l’ha detto? »  biascicò con le guance paonazze.
« Vostra sorella » rispose l’altra, ridendo apertamente.
« Avrei dovuto immaginarlo » borbottò tra sé e sé la Regina.
« Perché non avete mai voluto danzare in pubblico? Ho visto con i miei occhi che siete una ballerina meravigliosa ».
« Vi ringrazio dei complimenti, ma è stata una scelta non dovuta tanto al mio imbarazzo, quanto alla paura di poter ferire qualcuno ».
« E’ un vero peccato. Ad ogni modo, credo dovremmo rimediare » disse con decisione la principessa, avvicinandosi fino ad essere a solo un paio di passi dalla Regina. « Vostra Altezza, mi concedereste l’onore di questo ballo? » chiese teatralmente, inchinandosi dinnanzi alla bionda.
« Qui? Adesso? Non credo sia una delle migliori circostanze ».
« Non attenderò di certo il prossimo ballo ».
« Ma non abbiamo neanche la musica ».
« Immaginatela, Vostra Maestà, e lasciatevi guidare ». Insisté la mora, porgendole una mano.
La Regina, che poco prima sembrava più decisa, mostrò nuovamente la sua riluttanza osservando la mano ambrata dell’ospite con un certo timore.
« Non preoccupatevi. Non potete ferirmi » spiegò Leanne, comprendendo le sue paure. « I nostri poteri non lo permettono ».
« Come? » chiese Elsa, improvvisamente curiosa.
« Sono contrastanti e tendono a mitigarsi, in un certo senso. È una cosa di cui mi sono accorta la mattina in cui abbiamo cavalcato. È come se si tenessero sotto controllo a vicenda. Non possono prendere il sopravvento a meno che non siamo noi a volerlo ».
Effettivamente, questo spiegava un po’ di cose.
Nonostante l’agitazione e il nervosismo di Elsa, in presenza di Leanne, mai una volta il ghiaccio aveva fatto la sua apparizione ed ora ne era chiaro il motivo.
Con maggior sicurezza la bionda posò la sua mano su quella della principessa e brividi corsero lungo tutta la schiena per quel nuovo contatto. Poi, lentamente, con estrema leggiadria, iniziarono a ballare tra gli scaffali deserti della biblioteca reale.
« Solo per informarvi, vi avrei chiesto di ballare la stessa sera del ballo, non fosse stato che non volevo far sfigurare il mio povero fratello ». Rise la mora, una risata ampia che contagiò presto anche la Regina di Arendelle.
« Effettivamente siete un’eccellente conducente ». L’assecondò l’altra.
« Perché mi stavate cercando? » domandò poi la principessa, mentre ancora fluttuavano con precisione tra i libri, le loro gonne s’intrecciavano assieme, creando vortici nei quali spiccava il contrasto tra il viola dell’abito di Elsa e il pesca di quello di Leanne.
« Volevo chiedervi qualcosa in più sui nostri poteri, ma credo di esser stata ormai messa a conoscenza di tutto ciò che poteva interessarmi a riguardo » spiegò la bionda, accennando un sorriso. Trascorsero minuti di silenzio, in cui le due donne continuarono a guardarsi, osservando con attenzione ogni minimo dettaglio sul volto dell’altra: era la prima volta che si trovavano faccia a faccia così vicine e nessuna delle due aveva la benché minima intenzione di farsi sfuggire l’occasione. Gli occhi cerulei di Elsa viaggiarono rapidamente su ogni particolarità del volto di Leanne: scrutarono le lunghe ciglia, si posarono sulle labbra carnose e sui piccolissimi nei, misurarono il naso delicato e, infine, si persero nell’intensità dei suoi occhi ambrati.
La mora, dal canto suo, con attenzione contò ogni lentiggine della bionda, determinata a memorizzarle tutte quante; osservò la frangia morbida della Regina che le ricadeva sulla fronte – libera dalla complicata treccia che non poteva che essere l’opera di un qualche membro della servitù –, determinata a definire il colore di quelle splendide setole, più indecisa se fossero argentee o con un appena accennato riflesso dorato; si fermò poi a fissare le labbra rosee, guardandone la forma e immaginandone il sapore. Tanto fu presa da quel desiderio che perse il controllo della danza e andò a sbattere contro una delle librerie provocando loro una bella caduta, peggiorata da diversi libri volanti che per poco non le colpirono.
« Perdonatemi, Vostra Altezza, io- ».
S’interruppe. S’interruppe improvvisamente quando sentì la risata forte e genuina venir fuori da quella bocca che tanto era stata ad ammirare. Elsa era sdraiata sopra di lei, le mani ancora strette alle sue e le gonne intrecciate. Incastrate così perfettamente che se avessero voluto farlo di proposito probabilmente non ne sarebbero state in grado.
La risata della Regina era così contagiosa che, prima di rendersene conto, Leanne si ritrovò a ridere con lei.
« Elsa, Olaf mi ha detto che eri qui e volevo chiederti… Perché siete per terra? » domandò Anna con perplessità, una volta entrata nella stanza. Le due soppressero a fatica le risate e la Regina sollevò appena un sopracciglio in direzione della sorella, che aveva l’abito completamente sporco e strappato in più punti.
« Che diavolo ti è successo al vestito? » chiese con autorità, cercando di spostare l’attenzione da lei.
« B-beh, ecco- » iniziò a balbettare la minore.
« Quell’abito ormai è irrecuperabile! Quante volte ti devo dire di non andare a cavallo con i miei abiti da ricevimento?! » La Regina si bloccò, realizzando solo un istante dopo quanto appena detto. « Ma quello non è il mio abito da ricevimento… Vero, Anna? » sibilò, gli occhi ridotti a due minuscole fessure.
« È stato un incidente » azzardò la rossa, guardandola innocentemente.
« Anna! ». La riprese la maggiore.
« Oh! Ma certo! Io sono quella strana, ma tu puoi startene sul pavimento della biblioteca, allungata su un’ospite, circondata da decine di libri! Naturalmente! » esclamò stizzita la più piccola, abbandonando la biblioteca a grandi falcate. « Vado a fare un bagno! » gridò poi, dal corridoio.
« Bel caratterino ». Rise Leanne, guardando il punto in cui era sparita la principessa di Arendelle.
Come se si fosse ricordata solo in quel momento dell’imbarazzante situazione, Elsa scattò in piedi e indietreggiò di un paio di passi, col volto in fiamme, guardando ovunque tranne che in direzione della principessa del Sud, che si era appena rialzata.
« Sarà meglio che voi andiate da lei, credo avrà bisogno di una mano a ripulirsi ». Ridacchiò la principessa.
« È una calamita per i guai. È il quarto vestito che rovina questo mese » spiegò Elsa, il tono leggermente esasperato.
« Dev’essere bello averla intorno. Non credo sia possibile annoiarsi con lei ».
« No, no, infatti. È sempre piena di sorprese ». Sorrise la platinata, pensando con affetto alla sorellina.
« Sarà una cosa di famiglia, allora » ribatté la mora, guadagnandosi immediatamente l’attenzione della Regina. Leanne le rivolse un sorriso appena accennato. « Credo sia il caso che anche io vada fare un bagno. Grazie per il ballo, Vostra Altezza » disse piano, con un leggero inchino, voltandole poi le spalle ed incamminandosi lentamente verso la porta.
La mano fredda della Regina prese la sua con un movimento inaspettato, che la fece voltare istintivamente. Lei era lì e, anche se il volto pallido poteva apparire di nuovo autoritario, i suoi lineamenti erano ancora distesi in un’espressione dolce.
« Elsa. Solo Elsa, per favore » suggerì con tono fermo, accennando tuttavia un sorriso.
La mora sorrise di rimando e annuì leggermente, guardando in basso, imbarazzata da quest’improvviso moto di coraggio della Regina.
« La cosa deve essere reciproca » biascicò senza riuscire a guardare negli occhi cerulei dell’altra.
Era questo l’effetto che la bionda faceva ai suoi sudditi? Bella, lontana e autoritaria. Mutava così rapidamente da non dare il tempo di rendersene conto.
« Va bene » asserì la Regina, accennando un sorriso, lasciando la mano di Leanne, dandole così implicitamente il permesso di andare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Buona sera a tutti! Avrei voluto aggiornare qualche ora fa ma ho avuto problemi con la connessione e solo adesso il wi-fi mi ha fatto la gentile concessione di funzionare. Davvero, non ho parole per descrivere quanto sia rimasta contenta per tutte le belle recensioni trovate all'ultimo capitolo... vi ringrazio, siete meravigliosi. 
Chiedo ancora una volta scusa per il corsivo (involontario) con cui verrà presentato il capitolo, sto cercando una soluzione per rimediare e spero di riuscirci prima del Capitolo 5. ^^"
Ringrazio sempre la mia grandissima beta
Calime, che continua a sopportarmi e mando un caldo abbraccio a tutti voi che mi seguite, recensite o anche solo leggete silenziosamente. Grazie veramente di tutto!
Besos

 

Capitolo 4


Elsa entrò lentamente nella camera della sorella minore, in mano diversi asciugamani ed una spazzola per capelli, certa che la rossa li avesse dimenticati. Il rumore dell’acqua che scrosciava dal bagno comunicante era udibile sin dai corridoi: chiaro segno che la principessa si stesse ancora lavando. Si avvicinò lentamente e esito davanti la porta un solo istante, prima di bussare dolcemente.
« Chi è? »
« Anna, sono io, posso entrare? »
La più piccola mormorò un “Sì” in risposta e la Regina scivolò pochi istanti dopo nella stanza, chiudendo a chiave la porta alle sue spalle. La stanza era calda e un leggero strato di condensa era posato sulla grande specchiera opposta alla vasca, i colori caldi delle pareti e le luci delle candele donavano un’atmosfera di relax. Anna era ancora in acqua, circondata da un soffice strato di schiuma. Aveva bagnato e tirato indietro i lunghi capelli fulvi, strofinato energicamente la pelle delle braccia – a giudicare dal rossore – e insaponato più volte il viso, nel tentativo di eliminare ogni traccia di sporco e di sudore.
« Perché tu e la principessa Leanne eravate sdraiate tra i libri? » chiese improvvisamente la principessa, con gli occhi azzurri fissi in quelli della sorella maggiore e trapelanti di curiosità.
La pazienza non era la miglior dote di Anna ed era chiaro come non avesse la benché minima intenzione di lasciar cadere l’argomento. Era prevedibile ed Elsa decise di rispondere con la stessa moneta.
« E perché tu eri sporca di fango? » domandò, mentre le spazzolava dolcemente i capelli, facendo piccole smorfie ogni volta che la spazzola incontrava dei nodi.
« Era sterco di cavallo » borbottò la più piccola.
« Anna! »
« Cosa? Volevo essere sincera ».
« Lasciamo stare, farò finta di non aver sentito » sbuffò la bionda. « Sei caduta? »
« Sono scivolata, c’è differenza ». Ci tenne a precisare Anna.
« Ti sei fatta male? » Il tono di Elsa era improvvisamente preoccupato ed Anna si voltò appena, quanto bastava per vedere il suo sguardo colmo di paura: era così doloroso per lei vedere gli occhi della sorella maggiore in quel modo. Quando erano bambine, era sempre stata la sua roccia, il suo punto di riferimento… la sua sorellona che non poteva essere spezzata.
Ancora non riusciva a perdonare il tempo per ciò che le aveva fatto, per la brutalità con cui si era abbattuto su di lei, per il modo in cui l’aveva spenta.
« No, mi sono solo sporcata. Sto bene ». La rassicurò, scorgendo già l’abisso verso il quale la Regina si stava incamminando velocemente. Si alzò in piedi, ignorando la sua nudità e fece un paio di giri su se stessa, alzando ed abbassando le braccia ripetutamente.
« Visto? » Sorrise, sedendosi nuovamente in acqua.
« Sicura? » Volle assicurarsi la più grande, sul suo volto ancora una punta di scetticismo.
« Sicura » confermò la principessa con un sorriso, dando di nuovo le spalle alla sorella, permettendole di spazzolarle ancora i capelli.
« Perché tu e la principessa eravate per terra a ridere? » Ritentò dopo istanti di silenzio, decisa a non lasciar cadere l’argomento. « Credo si possa fare anche da in piedi ».
« Lo so, Anna. Stavamo ballando e siamo cadute » ammise Elsa, il volto tinto di rosa al ricordo.
La più piccola s’irrigidì quasi all’istante e si voltò, gli occhi sgranati per lo stupore.
« Ballando » ripeté, incerta di aver capito bene.
« Sì » confermò l’altra.
« Tu? » Insisté la minore.
« Stavamo solo facendo pratica ».
« O. Mio. Dio ». Il viso di Anna mutò espressione e dallo sgomento passò alla felicità più pura. « Questa sì che è una notizia stupenda! » urlò, scattando in piedi e ignorando l’acqua che cadde copiosa addosso alla Regina.
« Anna, sta’ giù! Mi stai bagnando! » Provò a riprenderla la più grande, facendo un paio di passi indietro.
« Hai scelto, non è così? » Gli occhi della più piccola brillavano di commozione. « Fai pratica con la tua futura cognata! » esclamò, trattenendosi a malapena dal saltellare come una bambina e ignorando bellamente le richieste della più grande. « Cavolo, quanto sono emozionata! Devo dirlo a Kristoff ».
La principessa aveva già messo una gamba fuori dalla vasca, quando la Regina la spinse, delicatamente ma con decisione, nuovamente in acqua.
« Ehi! » esclamò contrariata la rossa, mentre affondava di nuovo nella schiuma. La più grande l’ignorò, mentre con decisione spalmava un’altra generosa quantità di shampoo sulla sua testa.
« Elsaaa! » Si lamentò ancora la minore, cantilenando come una bambina.
« Cosa?! » La bionda finse un tono sorpreso, mentre insaponava con decisione la testa della sorella. « Olaf mi ha fatto notare che puzzi » spiegò, trattenendo a stento una risata.
« Aspetta, che?! »
Il suono della risata di Elsa si propagò all’interno della stanza come una melodia: era forte, spontanea, dolce. Anna non poté far a meno che ridere a sua volta, tant’era contagiosa.
Ne avrebbe fatti cento, di bagni… pur di sentire la sua sorellona ridere.


***

Leanne percorse i corridoi che separavano la biblioteca dalla sua stanza col cuore che le rimbombava forte nel petto e la testa che girava ancora a causa della successione di contatti estremamente ravvicinati, che lei e la Regina avevano avuto nell’ultima ora.
Che lei ed Elsa, avevano avuto nell’ultima ora. La sua bocca stava ancora assaporando a pieno quel nome, godendosi beatamente la nuova conquista fatta – e non era cosa da poco, visto il comportamento schivo che la platinata aveva assunto nell’ultimo periodo.
La principessa entrò nella sua stanza e si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi immediatamente dopo. Rilassandosi e sospirando con un sorriso, si portò le mani vicino il volto e le annusò profondamente, inebriandosi del suo profumo: aveva un odore dolce e fresco, rilassante e del tutto unico.
« Qualcosa mi dice che le cose vanno bene, sorellina ».
La voce calda di Alexander arrivò come una doccia gelida e Leanne si sentì nuda sotto lo sguardo penetrante del fratello maggiore. Raddrizzò la schiena ed alzò il mento, sperando di fare lo stesso effetto che faceva Elsa quando assumeva quelle pose autoritarie e calava quella barriera che la rendeva irraggiungibile. Lasciò ricadere le mani lungo i fianchi, rimpiangendo mentalmente la distanza da quel profumo che – ormai poteva dirlo con certezza – era diventato la sua droga preferita. Si addentrò nella stanza, compiendo dei passi rigidi e misurati.
« Sono stata in biblioteca a leggere ».
« Sì, ne sono stato informato. Pare che tu abbia avuto anche una, a dir poco, ottima compagnia ».
« Hai cominciato a seguirmi, Alexander? » sibilò la ragazza, gli occhi ridotti a due spilli mentre guardava la figura slanciata e muscolosa del fratello, di fronte a lei.
« Sai che non lo farei mai, semplicemente stavo cercando la Regina ed un domestico mi ha informato di averla vista danzare tra gli scaffali della biblioteca in compagnia niente meno che di mia sorella! Potrei dirti di essere rimasto sorpreso, ma sarebbe una bugia ».
Le voleva bene, suo fratello, erano estremamente legati, ma il principe da sempre prendeva i suoi doveri molto seriamente e, per quanto potesse amare Leanne, non avrebbe mai messo in secondo piano il suo regno.
« Immaginavo sarebbe accaduto, ma speravo saresti stata più forte, più razionale. Come secondogenito non potrò governare sulla nostra isola, ma ho comunque il dovere di aiutare il nostro popolo e il matrimonio con la Regina di Arendelle, l’alleanza con il suo regno, è la cosa migliore che potrebbe mai capitarci. Potremo smettere di nasconderci, finalmente potremo schierarci con qualcuno senza temere attacchi! Prova solo ad immaginare come sarebbe la nostra vita con la possibilità di godere dei nostri poteri alla luce del sole, tra la gente ». Le parole del ragazzo erano ricche di enfasi e di sentimento, un sorriso speranzoso si era aperto sul suo viso ambrato, mentre pronunciava le ultime parole; con delicatezza ma con decisione prese le mani della sorella tra le proprie e ne baciò dolcemente i dorsi. « Sai quanto tu sia importante per me, Leanne. Quanto tu e la tua felicità lo siete… ma, questa volta, è necessario che ti faccia da parte » sussurrò infine, guardandola negli occhi.
La principessa aspettava quella conversazione da giorni ma, nonostante la preparazione a quel momento, non fu in grado di trattenere le lacrime. Indietreggiò di un paio di passi, ferita e adirata per via di quel nuovo muro che le si era innalzato davanti, proprio adesso che tutto stava andando nel migliore dei modi.
« Ti prego… » azzardò Alexander, allungando una mano in direzione della minore.
« No! ». La mora si ritrasse contro il muro, gli occhi ambrati ancora luccicanti di lacrime non versate: la felicità di pochi minuti prima ormai spirata con le parole del fratello.
« Ci tenevo a parlarti prima di ufficializzare la cosa » biascicò il ragazzo, la voce incerta e il volto ferito per le parole che sarebbe stato costretto a pronunciare. « Ho intenzione di chiedere la mano della regina Elsa il prima possibile, così da poter organizzare anche il viaggio di ritorno a casa: nostro padre attende notizie ».
Leanne non si mosse: era ancora accasciata contro il muro e singhiozzava silenziosamente, mentre il viso perfetto le si rigava di nuove lacrime.
« Vorrei sapere da te un’ultima cosa » mormorò il ragazzo, « … le hai rivelato dei nostri poteri? ».
La sorella riuscì appena ad annuire, incapace di parlare o di sollevare lo sguardo dal pavimento.
Il principe annuì a sua volta, poi s’incamminò a passi strascicati verso la porta. Quando passò accanto a Leanne fece per sfiorarla, ma ritrasse repentinamente la mano prima che potesse scostarsi lei: sarebbe stato ancora più doloroso.
« Mi dispiace, sorellina. Non avrei mai voluto che finisse così ».
 
***

Elsa si era svegliata di buon umore: la sera prima, dopo aver obbligato Anna a fare il secondo bagno, si era ritirata nelle sue stanze. Lì aveva finito inevitabilmente per passare il resto della serata. A tratti, nel ricordare quello stesso pomeriggio, le era parso di arrossire e di sentire distintamente il cuore che le tamburellava nel petto. Si congratulò mentalmente con se stessa per esser stata in grado di trovare – per la prima volta nella sua vita – abbastanza coraggio da compiere il primo passo. Sorrise mentalmente al ricordo dell’espressione sgomenta sul volto di Leanne: quando le aveva letteralmente ordinato di lasciar perdere i convenevoli, avrebbe voluto rimproverarsi per essersi presa tale libertà con lei, ma successivamente non era riuscita a dispiacersene.
Quello che stava facendo era un gioco pericoloso, lo sapeva bene, ma si era ritrovata incapace di fermarsi… anche perché era quasi certa che non fosse più l’unica a giocare. Quel pensiero l’aveva accompagnata durante tutta la notte e, nonostante l’inevitabile agitazione, non un solo fiocco di neve era apparso.
La mattina successiva, arrivò davanti la porta del suo studio che era da poco sorto il sole. Aveva diverse lettere arretrate a cui rispondere e alcune rotte commerciali da rivedere: un lavoro alquanto pesante e, per citare Anna, “mortalmente barboso”. Anche se la sorellina trovava noiosi tutti i lavori che faceva Elsa.
L’orologio segnava appena le sei e trenta del mattino, per questo la Regina fu parecchio sorpresa nel trovare il principe Alexander del Regno del Sole, seduto su una poltrona accanto la porta, chiaramente in sua attesa. Il moro si alzò non appena Elsa entrò nel suo campo visivo e non perse tempo ad accoglierla con un inchino.
« Buongiorno, Vostra Maestà ». Sorrise spontaneamente.
« Buongiorno a voi, principe Alexander ». Avrebbe voluto sembrare spontanea, ma si era inevitabilmente insospettita per quella visita inaspettata e il suo saluto non fu altrettanto genuino.
« Siete molto impegnata? » domandò il principe con tono gentile.
« Non più del solito ». Si sforzò di apparire meno tirata di poco prima, ma ormai era ben chiaro che quella mattinata sarebbe andata diversamente da come programmato.
« Potreste, dunque, trovare un po’ di tempo per me? Avrei desiderio di parlarvi, magari durante una piacevole passeggiata nei vostri meravigliosi giardini ».
La Regina si limitò ad annuire in risposta, accettando con timidezza il braccio che subito il principe le offrì in un atto di estrema galanteria. Era agitata e, non fosse stato per il potere dell’erede al trono del Regno del Sole, probabilmente il ghiaccio avrebbe già preso il sopravvento.
Tuttavia, non era neppure lontanamente paragonabile al tipo di agitazione che provava quando era in compagnia di Leanne: in quel momento era un’emozione molto più simile a ciò che aveva provato durante il giorno della sua incoronazione, mesi prima.
Attraversarono lentamente i corridoi del castello, rimanendo in silenzio per la maggior parte del tempo. Una volta nei giardini, Alexander accelerò leggermente il passo, conducendo Elsa con decisione vicino la fontana grande, sul bordo della quale la fece accomodare.
« Poco distante ci sono le panchine » sussurrò timidamente la platinata.
« Vero, ma non ci sono questi fiori meravigliosi ». Probabilmente il principe si aspettava un’osservazione del genere, visto che prontamente colse una rosa blu da una delle invidiabili aiuole dei giardini reali di Arendelle e la incastrò con accortezza tra le morbide ciocche intrecciate di Elsa, che, imbarazzata dal fatto di essere il principale punto di interesse di qualcuno, abbassò lo sguardo sulle mani intrecciate in grembo, sentendosi estranea in casa propria.
« Avete fatto molta amicizia con mia sorella » disse Alexander, sedendosi al suo fianco.
Elsa alzò improvvisamente gli occhi e li puntò sul viso del principe, che era stato in grado di richiamare la sua totale attenzione semplicemente alludendo alla sorellina.
« Sapete, Leanne è davvero brava con le persone. Magari a volte può essere una tipa un po’ stravagante e particolare, ma riesce veramente a capire gli altri. Anche se questa è la prima volta che si fida così tanto di qualcuno da decidere di condividere il nostro segreto… un segreto antico centinaia di anni ». Gli occhi dell’uomo si fecero più scuri e profondi, mentre ammirava da vicino il volto pallido di Elsa alla ricerca della più minima imperfezione.
« Forse sarete sola ad Arendelle, regina Elsa, ma sappiate che non siete sola al mondo ».
« Io ho Anna » specificò immediatamente la bionda, il tono fermo e lo sguardo serio.
« Non metterei mai in dubbio l’amore che voi e vostra sorella nutrite nei confronti l’una dell’altra. Parlavo di persone… come noi ». Con un gesto delicato della mano, dal palmo di Alexander iniziarono ad alzarsi leggere lingue di fuoco delle più svariate forme. La Regina rimase qualche secondo ad osservare catturata quella forma di magia, poi spostò nuovamente la sua attenzione sul principe.
« Sapete, per la prima volta nella mia vita, sono felice di aver accettato una danza » mormorò Elsa, la mente che galoppava già ai ricordi del ballo e alla mattina che lo aveva seguito.
« E io sono felice di essere giunto in tempo per ricevere quell’onore ».
Un breve silenzio li avvolse e in quei rapidi secondi l’unico suono udibile fu lo scrosciare dell’acqua alle loro spalle.
« Regina Elsa, mi duole dover pronunciare queste parole, tuttavia il tempo che è rimasto a mia disposizione è ben poco: tra appena un paio di settimane la mia nave dovrà essere lontana dal porto di Arendelle e io- ».
« E voi siete comunque un pretendente ». Lo interruppe mestamente la platinata, il tono calmo ma fermo, alquanto consapevole di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco e di ciò che lei avrebbe dovuto fare. Per il bene del regno.
Per il bene di Anna.
« So bene che il tempo che ci è stato dato è poco, ma a me è bastato per capire molto su di voi e per fidarmi totalmente. Molti questo lo chiameranno dovere, ma io davvero ho come unico scopo la vostra felicità, oltre che la prosperità dei nostri due regni. Non posso promettervi di essere perfetto, ma tenterò di rendervi felice e di onorarvi come meritate di esser onorata ».
Alexander stava parlando lentamente, la voce era dolce e mai un volto apparve più onesto del suo in quel momento quando, con la grazia di un felino, s’inginocchiò dinnanzi ad Elsa per concludere il suo discorso.
« Regina Elsa di Arendelle, sovrana della neve e del ghiaccio, vorreste sposarmi? »
La platinata lo guardò profondamente per dei lunghi secondi, tentando di scavare nella sua anima un’ultima volta prima di prendere una decisione definitiva.
Il principe Alexander era buono, in quel tempo passato al castello aveva avuto modo di convincersi almeno di questo; non sarebbe stato l’amore di cui narrano i libri, ma un bravo sovrano… di questo era certa.
“Per Arendelle…” pensò, in quegli attimi di silenzio, “per Anna”.
Gli rivolse poi un sorriso gentile e, richiamando tutta la dolcezza che possedeva, gli rispose.
« Sì ».

***

La notizia del fidanzamento della Regina circolò immediatamente e al pomeriggio l’intera Arendelle era in subbuglio, emozionata e in attesa di ulteriori notizie.
Il castello divenne un via vai continuo, con principi e duchi che entravano ed uscivano ad ogni ora: chi per congratularsi, chi per ritirarsi in patria – infastidito per non esser al posto di Alexander del Regno del Sole. Il principe straniero era diventato il centro di tutte le attenzioni e per Elsa non fu troppo difficile riuscire ad allontanarsi con una semplice scusa. Attraversò rapidamente i corridoi del castello fino ad uscire nei parchi reali e, in pochi minuti, arrivò alle stalle: aveva bisogno di distrarsi e sperava che Nàjera potesse aiutarla. Si chiuse la porta alle spalle e respirò profondamente un paio di volte prima di riaprire gli occhi, i nitriti intimoriti dei cavalli echeggiarono immediatamente tra le pareti ma, tra questi, Elsa riuscì a distinguere anche il tono di una voce molto più che famigliare.
« Elsa, stai bene? »
La Regina spalancò gli occhi e non perse tempo a divorare con lo sguardo la figura della principessa, slanciata di fronte a lei, bellissima in un vestito color crema e coi capelli corvini intrecciati in una meravigliosa treccia che le scendeva lungo tutta la schiena.
La platinata si costrinse a distogliere lo sguardo e ad annuire, sperando di non apparire vulnerabile così come si sentiva in quel momento. « È tutto a posto, Leanne, non preoccuparti ».
La mora, però, non parve convinta dalle sue parole e si avvicinò lentamente, fino ad essere a meno di un passo di distanza da Elsa, ancora poggiata con la schiena contro la porta delle stalle.
Delicatamente prese una delle sue mani fredde e la strinse tra le sue, con due dita sul polso candido riuscì a sentire il battito accelerato del cuore della platinata. « Cos’è che ti agita? » domandò premurosamente, lasciando senza timore che il suo deserto si scontrasse con gli oceani della Regina in una battaglia di sguardi che avrebbe potuto non trovare mai una fine.
« Non è niente ». La platinata fu la prima a ritrarsi, rompendo il silenzio dopo lunghi secondi, durante i quali a parlare erano stati solo i loro occhi. Rapidamente camminò verso il box di Nàjera, alla quale porse una mano senza timore.
« Non mentirmi » mormorò Leanne, raggiungendola mestamente.
« Davvero, sto bene! Credo solo di essermi innervosita per via dell’agitazione generale provocata dalle ultime notizie » spiegò la Regina, mascherandosi di autorità nel tentativo di eludere ulteriori domande.
« Quindi la tua agitazione ha a che vedere con il matrimonio ». Effettivamente, quella di Leanne fu tutto, meno che una domanda. Lei sapeva leggerle dentro ed Elsa era sicura che avesse intuito la causa del suo umore già durante il primo scambio di sguardi: le domande erano state solo un tentativo di dialogo.
« Anna non l’ha presa bene? » insisté ancora la principessa del Sud, decisa a non lasciar cadere il discorso.
« Al contrario, mi è letteralmente saltata addosso quando gliel’ho detto. Poche volte l’ho vista così felice ». La Regina sorrise al ricordo della reazione infantile della sua sorellina, un appiglio che stava usando per convincersi di aver preso la decisione più giusta.
« Capisco… quindi l’unico problema sei tu ».
« Non ho problemi è solo che- ». S’interruppe bruscamente quando sentì il calore delle mani di Leanne sulle sue braccia, la principessa stava strofinando lentamente i palmi contro la pelle della Regina, in un semplice tentativo di conforto.
« Tutta quest’ansia non ti fa bene, perché non andiamo a fare una passeggiata in paese? »
« A cavallo? »
« Perché no? Scommetto che questa bellezza non vede l’ora di fare un giro ». Leanne accarezzò dolcemente il collo della puledra di fronte a loro e poi rivolse un caldo sorriso alla bionda.
« Sai che cavallo potrei prendere? »
« Un cavallo per te? Leanne, io non credo di essere in grado di governare Nàjera da sola… Insomma, ho fatto così poca pratica e poi- ». La principessa le posò dolcemente una mano davanti la bocca, in un docile invito ad interrompere il suo sproloquio.
« Puoi farcela, Elsa. Vedrai, con la sella sarà tutto molto più facile! » Ancora una volta, furono gli occhi abissali e il sorriso caldo di Leanne a convincerla.
« Nessun galoppo sfrenato, parola di scoiattolo! » Leanne alzò una mano in segno di promessa, intrecciò gli occhi e storse la bocca in un’espressione buffa.
La fragorosa risata della Regina non tardò ad arrivare. « Parola di scoiattolo! Ma che accidenti significa? »
« E che ne so! Sembrava solo la cosa giusta da dire » insisté l’altra, trattenendo a stento le sue risate.
« Tu sei matta! » Riuscì ad esclamare la platinata, mentre si ricomponeva.
« Però ti ho fatta ridere ». Leanne le rivolse un occhiolino prima di spostarsi verso un altro box ed accarezzare la cavalla dal manto falbo, che timidamente pose il muso fuori « Lei mi piace, come si chiama? » chiese, spostando nuovamente la sua attenzione sulla Regina, che la osservava in silenzio.
« Lei è Ásynja ». Nessuna delle due aveva sentito Anna arrivare, quindi entrambe furono sorprese di trovarla all’entrata della stalla, nel suo abbigliamento da amazzone e con un sorriso smagliante sul volto.
« Buongiorno, principessa Anna » disse prontamente la mora, inchinandosi educatamente a lei.
« Buongiorno a voi, principessa Leanne » sorrise lei. « Non avevo idea che foste qui » biascicò poi, spostando lo sguardo su di Elsa.
« Sì, noi stavamo per andare a fare una passeggiata ». La platinata non dovette sforzarsi per rivolgere un sorriso dolce alla sua sorellina, ancora ferma sulla porta.
« A cavallo?! Ma è fantastico! » esclamò la rossa, sprizzante di euforia. « Avevo pensato esattamente la stessa cosa, posso unirmi a voi? » Poi, in un attimo, l’espressione sul suo volto lentigginoso crollò. « C-cioè… sempre che non sia di troppo. F-forse volevate stare da sole per discutere del matrimonio… degli invitati, della torta – a proposito, Elsa, io voto per il cioccolato –, l’abito, la stagione dell’anno, la luna di miele… »
« Sei la benvenuta, Anna » mormorò Leanne, con un sorriso.
« … e gli anelli e- Aspetta, che?! Davvero? » Gli occhi cerulei della principessa si sgranarono immediatamente, sorpresi.
« Davvero » confermò Elsa, la mano dolcemente posata sul muso di Nàjera.
« Ma è fantastico! Vado a prendere la sella di Sitron! »
« Vengo con te, così mi fai vedere dove sono le cose di Ásynja e Nàjera ».
« Certamente! Elsa, ci dai una mano? » chiese poi la rossa, notando che la sorella era ancora davanti il box della sua puledra, lo sguardo perso e la mente che correva chissà tra quali pensieri.
« Elsa ». La richiamò dolcemente la principessa straniera, ottenendo immediatamente la sua attenzione. « Ci accompagneresti? » chiese poi, quando vide gli occhi della Regina fissi su di lei.
« Naturalmente » mormorò la platinata.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Buona sera a tutti! Inizierò col chiedervi scusa per il lieve ritardo, mercoledì sera sono stata ad una festa e ieri sono stata poco bene... spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo un po' più lungo e "movimentato" del solito.
Prima che dimentichi, piccola nota: se qualcuno di voi segue anche "Once Upon a Time" potrà sorridere o riscontrare riferimenti quando leggerà il nome di Helga nel capitolo; voglio solo dirvi che non c'entra assolutamente nulla e che è stato del tutto involontario! Ho scritto questa parte di storia parecchie settimane prima che ricominciasse la quarta stagione di OUAT e, di conseguenza, ero del tutto ignara che ci sarebbe stato un personaggio di nome Helga. Avrei potuto cambiare il nome della fornaia nella mia storia, vero, ma non ho voluto. ^^"
(Tuttavia, controllerò di non far spuntare qualche "Ingrid selvatica" nei prossimi capitoli :P)
Un abbraccione va sempre alla mia grandissima beta
Calime, che continua a farsi in quattro e a mandarmi messaggi con pareri e consigli ogni quando lo ritiene necessario. Sei diventata praticamente una colonna portante per questa storia <3
Vi lascio al capitolo e grazie ancora a tutti quanti per seguirmi, recensirmi e leggermi!
Buona lettura,
Besos


Capitolo 5


« Serve una mano? » domandò premurosamente Leanne, notando che Elsa fosse ancora indaffarata a sellare Nàjera.
« Sì, grazie ». Sorrise la Regina, leggermente imbarazzata per essere rimasta indietro. La principessa straniera la esortò dolcemente a spostarsi e, dopo aver preso il posto della platinata, si occupò rapidamente della puledra, la quale attendeva paziente.
« Ti faccio vedere » mormorò poco dopo, invitandola ad osservare. « La sella va leggermente più avanti e sta’ sempre ben accorta a far sporgere di qualche centimetro il sottosella, altrimenti il contatto causato dal tuo peso potrebbe provocarle delle lesioni alla schiena.
Il sottopancia, invece, va stretto poco per volta, dopo che le hai messo la testiera falle fare qualche passo avanti e indietro in modo tale da farle allentare il respiro – sai, iniziano a trattenerlo per impedirci di stringere troppo le cinghie – e poi stringi ancora di qualche buco ».
Elsa osservò con attenzione tutte le azioni compiute da Leanne che, con estrema calma, eseguiva ogni movimento che man mano si accingeva a spiegarle.
« Adesso si mettono le redini attorno la testa del cavallo, poi passi il braccio destro sotto il collo e reggi la testiera tenendo questa parte in alto qui, chiamata sopracapo; con la mano sinistra terrai l’imboccatura e, per incitarla ad aprire la bocca, basta inserire una o due dita nella parte finale delle labbra e premerle sulla lingua: non ci sono denti, quindi non rischi di farti male. Inserita l’imboccatura, solleva la testiera e sistema il sopraccapo dietro le orecchie. Regoli la capezzina, il sottogola… et voilà! » esclamò Leanne, sorridendo soddisfatta mentre faceva ammirare ad Elsa il suo lavoro. « Non sono un asso a spiegare, ma forse qualcosa l’avrai capito ». Ridacchiò tra sé e sé.
« Più di qualcosa ». Sorrise la Regina, grata per quella rapida spiegazione.
« Ne sono felice. Portiamola fuori, così possiamo finire di regolare il sottopancia ».
Annuendo, la platinata seguì la principessa anche in quegli ultimi movimenti, guardandola con ammirazione e, per la prima volta, si ritrovò ad esser grata al suo isolamento: avesse avuto l’occasione di imparare a sellare un cavallo anni addietro, adesso non avrebbe ricevuto tutte quelle attenzioni da parte di Leanne.
« Ci siamo! Vuoi una mano per salire? »
La sovrana annuì in risposta e un nuovo sorriso si dipinse sul volto della mora, mentre si portava al fianco destro della Regina di Arendelle.
« Inserisci il piede sinistro nella staffa e posa le mani sulla sella, le userai come leva. Io ti darò una leggera spinta sotto il piede destro, per aiutarti ».
Prima che Elsa potesse rendersene conto era sulla groppa di Nàjera, comodamente seduta e in perfetto equilibrio.
« Molto bene! » Rise la principessa, guardandola dal basso. « Non credo sia necessario allungare ulteriormente le staffe. Tu non muoverti, vado a prendere Ásynja e arrivo ».
« Non ci sono rischi, mi ritroverai qui ». Sghignazzò la Regina.
« Ne sono certa… ma, per sicurezza, tieni bene strette le redini ». Leanne si dileguò subito dopo, ridendo per via dell’occhiataccia che Elsa le aveva appena riservato.
La platinata colse quei minuti per abituarsi a quella nuova sensazione: effettivamente, con la sella era tutta un’altra cosa. Ma comunque, anche l’essere sola in groppa a Nàjera era tutta un’altra cosa: nonostante non avesse compiuto un solo passo, si sentiva – in un certo senso – già più libera e la consapevolezza che, ad un suo comando, la puledra avrebbe potuto portarla ovunque, lontano, la faceva sentire viva. Respirò a pieni polmoni il profumo dell’erba umida, quando un vento fresco spirò dolcemente tra gli immensi prati del castello; guardò il cielo azzurro, privo di nuvole e non lo sentì poi così lontano; ammirò gli uccelli che volavano in stormi verso luoghi più caldi e, per la prima volta, si rese conto di non invidiarli: lei era lì, le cose si stavano lentamente rimettendo a posto e – matrimonio a parte – aveva tutto quello che voleva. Se solo lo avesse desiderato, adesso, avrebbe potuto volare anche lei attraverso i prati, sfidando i venti e la gravità.
Per la prima volta, era libera.
« Elsa! » La voce allegra ed estasiata di Anna la riportò alla realtà e i suoi occhi si abbassarono fino a posarsi sulla figura della sua meravigliosa sorellina, diversi metri più in là, in groppa a Sitron.
« Mio Dio, Elsa, sei da dipinto! » Aggiunse subito dopo, guardando con commozione sua sorella per la prima volta su un cavallo.
« Un dipinto? Non credi di esagerare? » Ridacchiò la Regina, consapevole di non essere seduta in sella con la stessa grazia o leggiadria della sorella minore.
« Non esagera. Ho avuto lo stesso pensiero ». La voce roca di Leanne alle sue spalle la fece sorridere più dolcemente e voltò appena il capo per vederla avvicinarsi in groppa ad  Ásynja lentamente, quasi fosse un’apparizione. Le due passarono diversi secondi senza dirsi una parola, semplicemente osservandosi e scambiandosi leggeri sorrisi.
L’atmosfera venne bruscamente interrotta da un ciclone con due lunghe trecce fulve che galoppò tra le due, facendo sobbalzare Elsa e ridere fragorosamente Leanne.
« Anna! Mi hai spaventata! » La riprese immediatamente la Regina.
« Non ho alcuna colpa: probabilmente Vostra Altezza era semplicemente con la testa tra le nuvole ». La prese in giro dolcemente, mentre osservava le due da debita distanza.
« Non c’è che dire, il vostro stallone è meraviglioso, principessa Anna ». Si congratulò Leanne, ammirando la simmetricità e l’eleganza di Sitron, probabilmente uno dei più bei Fjord che avesse mai visto.
« Già, e dire che Elsa non voleva neppure tenerlo ».
« Ah, no? » domandò la mora, leggermente confusa.
« Non volevo perché non era il nostro, Anna » disse con semplicità la Regina.
« Però il fratello maggiore di Hans ha detto che possiamo tenerlo. “Vi prego di accettare il cavallo di mio fratello come ulteriori scuse” » rispose, imitando una voce maschile e profonda mentre citava il sovrano delle Isole del Sud.
« Infatti a seguito di quella lettera non ho più obbiettato » sbuffò Elsa.
« Perdonatemi, non vi seguo più molto… » mormorò Leanne, leggermente imbarazzata.
« Scusatemi, avete ragione. Dovete sapere che questo è, o meglio era, il cavallo del principe Hans delle Isole del Sud… un buono a nulla, maleducato, perfido, doppiogiochista- ».
« Anna! » la riprese prontamente la sorella.
« Il bastardo che ha tentato di ucciderci ». Concluse imperterrita la principessa di Arendelle.
« ANNA! »
« Che c’è? È vero! »
« Il linguaggio » sibilò la bionda a denti stretti. « C’è un’ospite ».
« Non preoccuparti, Elsa, la rabbia di tua sorella è ben più che comprensibile ». La giustificò la principessa straniera, sorridendo complice alla ragazza dai capelli rossi, la quale si girò subito dopo a fare una linguaccia alla sorella maggiore.
« Ci rinuncio » biascicò la Regina con esasperazione.
« Sarà meglio andare, o non arriveremo neppure per l’ora di cena » sdrammatizzò Leanne « Anna, sarà meglio che tu vada avanti… Non vorrei che Sitron s’innervosisca per la vicinanza con Nàjera ed Ásynja ».
« Sì, avete ragione. Vi precederò di qualche metro » acconsentì la principessa, allontanandosi poco dopo e lasciando nuovamente Leanne ed Elsa da sole.
Entrambe, in cuor loro, sapevano di dover ringraziare Anna per aver preso uno stallone.

***

Giunsero nel cuore di Arendelle tre quarti d’ora dopo e avrebbero impiegato ancor meno tempo non fosse stato per la mole di gente che continuamente fermava la Regina per scambiare un paio di chiacchiere sul matrimonio o anche più semplicemente per salutarla.
« Avevate programmi? ». Sorrise Anna benevolmente, scendendo agilmente dalla groppa del suo cavallo e voltandosi in direzione delle due ragazze dietro di lei, che stavano ridendo per qualcosa appena detto da Leanne.
Entrambe si ricomposero rapidamente e la prima a prender parola fu proprio la principessa straniera. « Sinceramente, non saprei. Elsa forse aveva qualche idea… ».
« A dire il vero sì » rispose senza indugio la Regina, il tono dolce mentre con una mano accarezzava dolcemente il collo di Nàjera. « La sera del ballo avevo promesso ad Helga che sarei passata al suo forno. Sono trascorse quasi due settimane e penso che questa sia un’ottima occasione per andare da lei. Sempre che per voi due non sia un problema ».
« Assolutamente, ti accompagno molto volentieri » disse subito Leanne.
« Anche per me va bene » aggiunse Anna.
Dopo aver trovato un paio di guardie reali alle quali lasciare i cavalli, s’incamminarono verso il forno, poco più in là. Elsa fu la prima ad entrare, guardandosi intorno con curiosità e circospezione.
Lei ed Anna avevano preso l’abitudine di fare molte passeggiate per il regno, dopo la loro riconciliazione; tuttavia, la Regina non aveva avuto ancora l’occasione di entrare di persona nel forno di Helga – che conosceva in quanto prima scelta dei cuochi reali per il suo meraviglioso pane e per un particolare tipo di biscotti molto amati da Anna.
« È permesso? » chiese piano Elsa, notando che nessuno fosse al bancone.
Il silenzio venne interrotto da un rumore di passi sul pavimento di legno, un bambino fece improvvisamente capolino dalla porta della cucina e, dopo aver sgranato gli occhi e spalancato la bocca, corse nuovamente all’interno.
« Mamma! Mamma! La regina Elsa e la principessa Anna sono nel negozio! ». La voce euforica del bambino si udì fino all’altra stanza, dove le tre ragazze non poterono fare a meno che sorridere, divertite. Helga arrivò pochi secondi dopo, il grembiule sporco di farina e una pagnotta calda avvolta in un panno tra le mani.
« Vostra Maestà, quale onore! » esclamò, stupita.
« Buon pomeriggio, Helga. Disturbo? » Domandò la platinata, facendo un leggero passo avanti.
« Non disturbate mai » rispose immediatamente la fornaia. « Siete qui per del pane? Dei dolci? »
La Regina scosse dolcemente la testa « No, a dire il vero sono venuta per quella pista di pattinaggio che avevo promesso a voi e ai vostri figli ».
« Vi siete ricordata » biascicò con commozione la donna più anziana, gli occhi lucidi al pensiero che la Regina si fosse preoccupata per loro.
« Avevo dato la mia parola. Dovete perdonarmi di non essere riuscita a venir prima ».
« Non avete nulla per cui dover chiedere perdono, Vostra Maestà. Siete qui, a spendere del tempo prezioso per noi… ».
« È un piacere per me ». La rassicurò la Regina. « Avete un cortile? » Sorrise subito dopo, già certa della risposta.
« Certamente! È qui, sul retro, seguitemi vi faccio strada ». La donna le guidò attraverso la cucina, –  dove quattro paia di occhietti vispi osservarono le reali passare da dietro il tavolo – fino alla fine di uno stretto corridoio. Lentamente aprì l’unica porta presente sul lato sinistro e tutte e quattro furono sul retro.
« Perdonate il disordine, hanno da poco portato altra legna per il forno e non abbiamo molto spazio dove metterla ». Si giustificò Helga, imbarazzata.
« Figuratevi, dovreste vedere la camera di Anna… non definireste più questo “disordine” » sdrammatizzò la Regina, facendo ridere tutti quanti tranne la sua sorellina che si limitò a lanciarle un’occhiataccia. Dopo essersi ricomposte, Elsa avanzò lentamente nel giardino, si guardò intorno e, dopo aver posato delicatamente una mano sulla catasta di legna all’angolo, si rivolse nuovamente alla donna più anziana. « Posso? »
« Certamente! Vado a chiamare i bambini ».
« Potreste portarmi uno dei vostri meravigliosi biscotti alle mandorle? » domandò Anna con gli occhi colmi di desiderio, approfittando del fatto che la donna dovesse rientrare in cucina.
« Anna! Ci è stata portata una ciotola piena proprio questa mattina. Helga ha il suo lavoro da svolgere: non farle perdere altro tempo » sibilò la Regina con gli occhi ridotti a due fessure, in un vano tentativo di fulminare la sua sorellina con lo sguardo. « Perdonatela, non so cos’abbia, oggi ».
« Non ho assolutamente niente! Ho semplicemente finito i biscotti poco prima di uscire » sbuffò la rossa, sentendosi profondamente incompresa.
« Non preoccupatevi, Vostra Maestà, ne ho appena sfornati un paio di dozzine… sarò più che lieta di regalarveli ». La fornaia rivolse un sorriso dolce dapprima alla Regina e poi alla principessa di Arendelle, la quale, subito dopo, si voltò per guardare la sorella maggiore con aria vittoriosa e per farle una linguaccia. Scuotendo la testa con rassegnazione, Elsa tornò ad occuparsi del vero motivo per cui era lì e, lentamente, lasciò che il suo potere fluisse: un sottile strato di ghiaccio iniziò a ricoprire ogni superficie, mentre della morbida neve cominciò a scendere dal cielo. Quasi come stesse danzando, la Regina cominciò a muoversi leggiadra sul ghiaccio e con morbidi gesti delle mani costruì pupazzi di neve, sculture di ghiaccio, per poi aggiungere quanti più dettagli possibili alla sua opera, inclusi uno scivolo e due altalene.
« Che te ne pare? » domandò a Leanne, una volta concluso il suo lavoro.
« Niente male davvero, credo che a questo punto manchi solo un animaletto da compagnia ». Con un sorriso beffardo, la principessa straniera si diresse al centro cortile e, con la stessa facilità con la quale Elsa aveva decorato tutte le superfici dello spiazzale, creò una renna interamente fatta lava e rocce incandescenti.
« Dovremmo presentarla a Sven ». Rise la bionda, le braccia incrociate sul petto.
« Sono certa che l’incontro sarebbe bollente » concordò Leanne, accarezzando morbidamente la sua creazione appena dietro le orecchie.
« N-non… non ti scotti? » balbettò Elsa, intimorita che la mora potesse rimanere ferita. Quest’ultima scrollò leggermente le spalle e poi scosse la testa:
« Il caldo non mi ha mai infastidita ».
« Credo  – ma sia chiaro, è soltanto una supposizione  – di essermi persa qualcosa » constatò Anna, guardando sbigottita la renna creata da Leanne che brucava l’erba con estrema normalità.
« Anche voi avete dei poteri? » continuò imperterrita, spostando poi lo sguardo su Leanne, la quale la guardò a sua volta, annuendo.
« Io, mio fratello, i miei genitori… era un segreto fino a poco tempo fa, ma state per entrare a far parte della nostra famiglia. Quindi non credo ci sia più nulla da nascondere ». Sorrise la principessa del Sud, venendo immediatamente ricambiata dalla rossa.
« Questa sì che è davvero una bella sorpresa! Posso toccarla? » Con euforia, Anna si avvicinò alla meravigliosa creazione di Leanne che, tuttavia, si sgretolò appena un attimo prima che la principessa di Arendelle arrivasse a sfiorarla.
« Permesso negato, Vostra Altezza. Come ho già detto, il caldo non mi ha mai infastidita, ciò non toglie che per quanto riguarda voi vale sempre il detto “chi gioca col fuoco prima o poi si brucia” ». Leanne finse un tono freddo e autoritario che non poté che farla apparire buffa e del tutto inverosimile. In risposta, Anna mise su un piccolo broncio, che tuttavia si dissolse quando Helga tornò con un cestino pieno di biscotti appena sfornati.
« O mio Dio, è uno spettacolo meraviglioso » mormorò la fornaia, portandosi una mano alla bocca, meravigliata. « Andy! Idun! Venite fuori! » chiamò, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle superfici di ghiaccio trasparenti o dalla neve luccicante.
Rapidamente, due testoline biondo cenere fecero capolino dalla porta ed entrambi spalancarono gli occhi, meravigliati. La prima a metter piede fuori fu la bambina che, senza indugiare, corse ad abbracciare la Regina, lasciandola perplessa. Era strano ricevere un affetto così puro e genuino.
« Idun! » La riprese immediatamente la madre, già pronta a rifilarle un bel rimprovero a causa della sua mancanza di rispetto. La fornaia venne prontamente fermata da Elsa che, con un sorriso e un morbido movimento della testa le intimò di lasciar stare, perché la sua bambina non stava facendo assolutamente nulla di male. Lentamente, la bionda si inginocchiò fino ad essere alla stessa altezza della bambina di fronte a lei, dolcemente strinse le manine fredde e paffute della piccola tra le sue e poi le sorrise, in maniera così dolce da far tremare il cuore.
« Allora, ti piace il tuo nuovo giardino? » chiese piano, sorridendo ancora. La bimba annuì in risposta, gli occhioni verdi luccicanti di gioia.
« Sai, hai davvero un bellissimo nome: anche la mia mamma si chiamava così ». Aggiunse poco dopo la Regina, il battito leggermente accelerato a causa dell’emozione provocata dall’udire nuovamente il nome di sua madre. « Quanti anni hai? »
« Sei » rispose Idun, aprendo bocca per la prima volta da quando era arrivata.
« Sei anni? Ma allora sei una signorina! » esclamò Elsa, prendendola in braccio senza alcuna fatica e facendole una pernacchia sotto il collo, che provocò non poche risate da parte della bambina. « Allora Idun, vuoi andare sull’altalena? »
« Sììì! » urlò la bambina, battendo le manine.
« Perfetto! » La Regina la posò delicatamente sull’altalena di ghiaccio che aveva costruito poco prima e, dopo averle accarezzato piano la testolina bionda, si portò alle sue spalle. « Reggiti forte, inizio a spingerti! »
Non passarono due minuti che Andy si precipitò fuori e salì sull’altra altalena: adesso che la sua sorellina aveva “rotto il ghiaccio” ogni timidezza era scomparsa. Leanne, senza attendere di esser chiamata, andò dietro l’altalena del bambino ed iniziò a spingerlo così come Elsa stava facendo con sua sorella minore, presto nel cortile si udirono solamente le risate forti dei due ragazzini e mezz’ora dopo era in atto una battaglia a palle di neve.
« È da quando loro padre se n’è andato, che non li vedevo ridere in questo modo » biascicò Helga, guardando i suoi due figli giocare dalla finestra della cucina, dove Anna era ancora intenta a mangiare i suoi biscotti. « Dio benedica vostra sorella, la Regina: li ha resi così felici… ».
« Già… » mormorò Anna, mandando giù sonoramente e senza grazia anche l’ultimo biscotto. « Elsa è fatta così: usa ogni occasione a sua disposizione per proteggerci e renderci felici ».

***

« Ciao Andy, ciao Idun! Ci vediamo presto! » esclamò Elsa, mentre lentamente si allontanava dal forno con Nàjera.
« La prossima volta vinceremo noi! » urlò con grinta il bambino, lanciando a Leanne un’occhiata complice.
« Puoi scommetterci! » Rise la principessa straniera in risposta, salutando poi la famiglia un’ultima volta con la mano.
« E grazie ancora dei biscotti! » concluse Anna.
Le tre giunsero nuovamente ai parchi reali che era il tramonto. L’aria era fresca e il cielo senza nuvole era tinto delle più svariate tonalità di arancione: le giornate si stavano accorciando, ma si poteva ancora godere della luce solare per buona parte del pomeriggio.
« Dovremmo farlo più spesso » disse Anna allegra, voltandosi in direzione delle altre due ragazze che, come all’andata, erano qualche metro dietro.
« Sì, è stato un pomeriggio molto piacevole ». L’assecondò Leanne, voltandosi verso Elsa con un sorriso, che venne immediatamente ricambiato.
In lontananza le campane suonarono, echeggiando per l’intera Arendelle e facendo alzare in volo diversi stormi di uccelli, sorpresi dal rumore improvviso.
« Sono già le cinque » constatò la principessa del Sud. « Siamo state via per più di tre ore ».
« Non sembra, eh? Rientreremo puntuali per l’ora di cena*** » aggiunse la Regina.
Era stata una giornata così piacevole che il tempo era letteralmente volato. Alle tre ragazze sembrava di esser uscite dal castello appena pochi minuti prima e, non fosse stato per il tramonto, si sarebbero facilmente illuse.
« Sono le cinque… » biascicò Anna, gli occhi sgranati per via della sorpresa. « O mio Dio, sono le cinque! » quasi urlò questa volta e, in un baleno, aveva fatto voltare Sitron.
« Anna, tutto bene? Cosa succede alle cinque? » chiese Elsa, leggermente intimorita dall’agitazione della sorella minore.
« Kristoff! Avevamo appuntamento mezz’ora fa nella piazza principale! » riuscì ad esclamare prima di partire al galoppo verso Arendelle. « Non rientro per cena! » urlò infine, quando era ormai solamente un’ombra tra gli alberi. Elsa e Leanne rimasero a fissare interdette per qualche secondo il punto in cui era sparita l’esuberante rossa, prima di scoppiare entrambe in una fragorosa risata.
« Ma è sempre così? » domandò la mora, ridendo ancora.
« No » riuscì a risponderle Elsa. « … È molto peggio! »
Lentamente si ricomposero e la Regina fu la prima a riprender parola: « Vieni, voglio mostrarti una cosa ». Diede un leggero colpetto con le gambe a Nàjera ed aprì la strada senza esitazione, dirigendosi con attenzione tra gli alberi.
« Avete intenzione di rapirmi, Vostra Maestà? » chiese Leanne teatralmente, un sorriso beffardo sul volto.
La Regina si voltò appena per guardarla con la coda dell’occhio e sorrise indietro.
« Saresti stata una perfetta sorella maggiore, comunque ». La constatazione della principessa fu del tutto inaspettata ed Elsa s’irrigidì a quelle parole, punta su un nervo scoperto.
« Non puoi saperlo. Nessuno può saperlo » rispose la platinata, la voce piatta e atona.
Decisa a non desistere, Leanne fece avanzare Ásynja e tagliò la strada a Nàjera, che inchiodò immediatamente. Sapeva quanto fosse doloroso quest’argomento per Elsa, ma era giusto che iniziasse ad affrontare la cosa e a parlarne.
« Invece lo so, perché ho visto come ti sei comportata oggi con quei due bambini ». Insisté, guardandola dritta negli occhi. « In poco più di un’ora sei stata per loro un’amica, una sorella, una madre. Hai sentito le loro risate? Hai visto i loro volti? Hai visto le lacrime sul viso della loro madre? Fidati, se ti dico che quei due ragazzini non erano così felici da un sacco di tempo ».
« Può darsi, ma quei due bambini non sono Anna… Lei l’ho persa molti anni fa ».
« Vuoi smetterla di farti del male in questo modo? Ho notato com’è Anna quando ci sei tu in giro: fa di tutto per farsi notare, per farti ridere! Sei probabilmente la cosa più importante che ha! »
« Sono l’unica cosa che ha, è diverso! Deve accettarmi perché sono rimasta solo io, anche se non sarò mai abbastanza. È lei la sorella maggiore tra noi due, è lei quella che ha sempre dovuto fare le cose mature! Ha seppellito i nostri genitori da sola, mentre io non ho fatto altro che scappare come una codarda per tutta la mia vita! » L’eco della voce della Regina risuonò nel bosco e il dolore in quelle parole ferì Leanne più di un coltello affilato: Elsa non era solo arrabbiata, era soprattutto ferita e, per quanto potesse sforzarsi, spesso la sua instabilità emotiva era impossibile da nascondere.
Entrambe erano ben consapevoli del fatto che, se il potere di Leanne non fosse stato in grado di mitigare quello di Elsa, probabilmente buona parte del bosco sarebbe stata ricoperta di ghiaccio.
La Regina fu la prima a rinsavire e, con l’impassibilità e l’autorità che mostrava durante le discussioni di stato, riprese il cammino. « Sbrighiamoci, presto non avremo più luce » disse e, senza esitazione, imboccò trottando un sentiero appena visibile sulla sinistra.
La principessa straniera sospirò leggermente e la seguì senza aggiungere altro: l’ultima cosa che voleva era farla soffrire ancora, come se non fossero già abbastanza gli spettri del passato che la tormentavano ogni giorno.
Trascorsero diversi minuti, durante i quali Elsa guidò senza indugi tra gli alberi, seguendo dei percorsi invisibili: nessuna delle due osò aprire nuove conversazioni e il silenzio era rotto solamente dal rumore provocato dagli zoccoli dei cavalli sul terreno.
Finalmente la platinata si fermò e smontò da Nàjera, lanciando a Leanne un’occhiata per invitarla a fare lo stesso. Erano apparentemente davanti al nulla, grovigli di rami e di foglie ostruivano qualsiasi passaggio, ma la Regina non parve farvi caso: legò le redini di Nàjera attorno il tronco di un albero e, dopo un paio di carezze, raccolse un bastone da terra e scostò lentamente alcuni rami, fino a scoprire il passaggio di una piccola grotta. La principessa si avvicinò con curiosità e seguì senza indugio la bionda all’interno: era freddo e umido, si sentiva il rumore dell’acqua – probabilmente un fiume sotterraneo – che scorreva sotto i loro piedi e, una volta che Elsa lasciò andare i rami, fu anche completamente buio. Leanne non perse tempo e lasciò che il suo potere fluisse e che da una delle sue mani si alzasse una leggera fiamma: piccola, ma in grado di illuminare l’atrio. Alcuni pipistrelli squittirono e presero il volo verso l’interno della caverna, per riuscire probabilmente da qualche parte e volare nello stesso luogo dove Elsa le stava guidando. Il tunnel era lungo appena qualche decina di metri, anche se le numerose strettoie rendevano l’attraversamento –  per quanto breve – abbastanza complesso; ciò che si trovava dall’altra parte, tuttavia, rendeva giustizia al difficile percorso: una conca verde ricca di alberi e attraversata da un fiume che si allargava al centro fino a diventare un piccolo lago. Era impossibile da raggiungere dall’esterno: i rami del bosco erano così fitti da aver costruito una vera e propria muraglia al limitare della valle e sempre le foglie creavano come una sorta di cupola verde, aperta nel centro – in punti dove neppure le lunghe braccia degli alberi potevano arrivare –, dove filtrava la luce del sole. La natura aveva creato e protetto quel piccolo paradiso, consentendo solo un passaggio difficile all’altezza del premio che gli occhi dei curiosi avrebbero avuto l’onore di vedere. La grotta terminava a metà altezza: diversi metri sotto il suolo e una dozzina sopra la vallata.
« Che spettacolo meraviglioso » biascicò Leanne stupita e sorpresa, guardandosi intorno con i grandi occhi di sabbia, come a volersi accertare che fosse tutto vero.
Elsa percorse senza timore dei passi verso il vuoto e, immediatamente, il ghiaccio venne in suo soccorso, creando una perfetta scalinata che la conduceva a terra, vicino il lago. La principessa le andò dietro lentamente, guardando con ammirazione la perfezione della sua semplice creazione, per poi sedersi al suo fianco, quasi sotto la piccola cascata creata dal fiume che, dalle pareti, si gettava giù nella valle.
La voce di Elsa fu una vera sorpresa in quel silenzio e Leanne ascoltò ogni parola come se la stesse sentendo parlare per la prima volta: « Ero in isolamento da quasi un anno quando scoprii questo posto. Di solito non potevo uscire, ma quel giorno né i miei genitori, né Anna erano al castello. C’ero solo io… e semplicemente ero stanca di essere chiusa in quella stanza, tentando di riempire delle giornate che, alla fine, erano sempre uguali. Camminai un po’ a vuoto nel bosco, seguendo il muschio, “magari arrivo alla Montagna del Nord” avevo pensato ». Rise leggermente, interrompendosi, con lo sguardo totalmente perso nei ricordi. « Invece fui abbastanza curiosa da trovare questo luogo. Ho avuto modo di venirci solo poche volte, nel corso degli anni, ma questo piccolo eden ha sempre avuto un posto nel mio cuore: questa valle – nel mio minuscolo mondo - sembrava una realtà irreale, qualcosa di appartenente ad un sogno. Un luogo tutto mio dove, anche solo per qualche ora, potevo dimenticare chi ero, le mie paure… Che bambina sciocca, non è vero? »
« No, tutt’altro che sciocca. Quella bambina aveva perfettamente ragione » disse Leanne, sorridendole sinceramente. « Sembra davvero appartenere ad un sogno ».
« Sei la prima persona che porto qui » sussurrò la Regina, improvvisamente in imbarazzo.
« Davvero? » La principessa fu sorpresa da quelle parole, ma non poté far a meno che esserne felice e gioire internamente al pensiero di essere speciale per Elsa. La bionda annuì con un sorriso timido dipinto sul suo volto pallido, un sorriso che rapidamente scomparve, per far spazio ad una smorfia triste. « Perdonami per prima, non volevo alzare la voce in quel modo ».
Quelle parole per Leanne furono un vero tuffo al cuore e non tentò nemmeno di reprimere l’istinto di stringere una sua mano fredda tra le proprie. « No, perdonami tu. Sapevo che quello era un argomento doloroso per te… Pensavo di poterti aiutare a perdonarti ».
« Ci sono cose che non posso perdonarmi » rispose la platinata, scuotendo la testa.
« Invece puoi. Devi solo trovare la volontà di farlo » concluse la principessa del Sud, rivolgendole nuovamente un piccolo sorriso, che venne immediatamente ricambiato.
Trascorsero minuti in silenzio, minuti dove lo scrosciare dell’acqua e il brivido causato dalle loro mani intrecciate sarebbero bastati a riempire qualunque vuoto. Poi, la Regina rialzò lo sguardo e trovò nuovamente il coraggio di avventurarsi in quel deserto, del quale si era scoperta dipendente.
« Sai, sei stata l’unica persona oggi che, anziché congratularsi con me per il matrimonio, ha cercato di andare oltre e capire come mi sentivo io per l’intera faccenda ».
« Perché avevo notato che non stavi bene » ribatté la mora, come fosse la cosa più logica del mondo.
« Ma non è vero, sto benissimo. Il mio fidanzamento con tuo fratello sarà molto proficuo per i nostri paesi » tagliò corto la Regina, fuggendo lo sguardo penetrante della ragazza al suo fianco.
« Oh sì, sicuramente sarà molto proficuo per Arendelle e per il nostro paese, servirà ai regni e riempirà di orgoglio mio fratello, è vero. Ma che effetto avrà su di te? Che effetto sta già avendo? Hai la brutta abitudine di pensare agli altri senza preoccuparti di farti del male e semplicemente non posso più permettere che questo accada. Sei troppo importante per me, Elsa ».
Senza alcun timore, prese dolcemente il viso candido della bionda con una mano, esortandola a voltarsi verso di lei e, quando la Regina alzò di nuovo lo sguardo, i suoi occhi erano cambiati: non erano freddi, timidi o intimoriti. No, Leanne non li aveva mai visti: erano blu, come una notte senza luna, scura e profonda, le pupille dilatate luccicavano, ricche di lussuria. L’intero volto di Elsa era cambiato, traspariva sicurezza e, per un solo istante, la Regina di Arendelle smise di essere la preda e divenne il predatore. Prese dolcemente il viso di Leanne con la mano ancora libera e poi, con la rapidità di un felino, in un’azione guidata dal solo istinto, si sporse in avanti facendo scontrare le labbra della principessa straniera con le proprie in un bacio casto, attento nonostante l’irruenza. La vera sorpresa, però, fu per Elsa quando Leanne, anziché ritrarsi, iniziò a rispondere al bacio con altrettanta enfasi, arrivando a sfiorare con la lingua le sue labbra ancora semichiuse. Improvvisamente consapevole delle sue azioni, la Regina si ritrasse di colpo, gli occhi sgranati e le dita tremanti per ciò che aveva appena fatto. Senza dare a Leanne neppure il tempo di parlare, si alzò improvvisamente e corse via dalla radura, sparendo alla fine della sua scala di ghiaccio, con una mano ancora a sfiorarsi la bocca umida e gli occhi lucidi di lacrime.

 

Elsa non andò a cena quella sera, né si presentò a tavola i giorni seguenti: Gerda aveva semplicemente asserito che la Regina era “troppo malata” e che non avesse la forza di uscire dalle sue stanze. Neppure ad Anna era stato concesso di vederla.
Per la successiva settimana Elsa non abbandonò mai i suoi alloggi e trascorse la maggior parte delle giornate al letto o seduta dietro la sua scrivania per rispondere a delle lettere, che Kai e Gerda, a turno, provvedevano a consegnarle. Molte erano missive di auguri per il suo fidanzamento, altre contenevano accordi e trattati di alleanza da rivedere per via della futura immissione del Regno del Sole tra gli alleati ma, nonostante la loro mole, per la bionda fu un piacere rispondere. A quel punto, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tenere la mente impegnata.
Il sesto giorno, riuscì a non pensare a ciò che era avvenuto nella radura per quasi tutto il pomeriggio, fino a quando non trovò un’altra strana lettera sotto la sua porta: era diversa e lo capì nell’istante stesso in cui la prese tra le mani. Non c’erano firme, né luoghi di provenienza. Inoltre, Kai e Gerda gliel’avrebbero consegnata la mattina seguente, assieme a tutte le altre.
Si sedette sul letto e con curiosità aprì la busta, contente un singolo bigliettino dove, con bella calligrafia, c’erano scritte due sole parole: “Dobbiamo parlare”.
Per un istante, la Regina fu tentata di alzarsi ed aprire la porta –  magari lei era ancora lì fuori –, ma poi con i ricordi venne meno il coraggio e ancora una volta si accasciò sul letto, rigirandosi infinte volte tra le mani quella lettera che portava la sua firma invisibile e, soprattutto, il suo odore.
Questa volta non tentò neppure di trattenere le lacrime e, con mani tremanti, strinse quel piccolo foglio contro il suo petto, senza curarsi di poter macchiare il corpetto del suo vestito di inchiostro o di essere sentita da qualcuno. Baciare Leanne era stata la cosa più giusta e allo stesso tempo la più sbagliata che sentiva di aver mai fatto e non era ancora pronta a pagarne le conseguenze.
Ormai era quasi normale che per lei ogni cosa fosse difficile.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Ancora una volta porto ritardo sulla tabella di marcia, che imbarazzo... e dire che ho anche i capitoli pronti. Spero di farmi perdonare aggiornando anche 'sta volta con un capitolo abbastanza lungo e "ricco".
Grazie a tutte le persone che mi stanno seguendo e recensendo, grazie alla mia fantastica beta e ai lettori silenziosi.
Buona lettura a tutti,
Besos

 

Capitolo 6


La Regina non si faceva vedere da ormai una settimana e l’atmosfera al castello era talmente tesa da poter essere tagliata con un coltello. Anna era nervosa: almeno quattro volte Kai l’aveva beccata a discutere animatamente col quadro di Giovanna D’Arco e altrettante erano le volte in cui era uscita all’alba per delle lunghe passeggiate a cavallo, senza avvisare nessuno. Alexander, come futuro sposo della Regina cercava di aiutare a tenere sotto controllo la situazione, nonostante anche lui – pur tentando di non darlo troppo a vedere – fosse agitato per via dello strano comportamento della sua fidanzata.
Erano passati otto giorni dall’isolamento di Elsa, quando Leanne uscì dalla sua stanza per recarsi a cena e trovò il castello in subbuglio. Il via vai di quei tempi era solito, ma vedere dalla finestra una dozzina di guardie correre verso il paese ed Anna e Kristoff, rispettivamente su Sitron e Sven, con delle torce in mano era una novità.
Era successo qualcosa e ne fu certa nell’istante in cui vide Alexander montare a cavallo e Gerda che cercava di tenere Nàjera, sellata ma senza nessuno sulla sua groppa. Col cuore in gola, la principessa si precipitò fuori e corse verso il fratello, bloccandolo appena in tempo « Che è successo? » urlò, cercando di mantenere la calma.
« La regina Elsa è uscita diverse ore fa per una passeggiata, ma l’unica ad aver fatto ritorno è stata la sua puledra. Nessuno riesce a trovarla ».
Senza chiedere altro, Leanne montò in sella a Nàjera e strappò letteralmente le redini dalle mani di Gerda. « Vado a cercarla » asserì, strattonando la puledra imbizzarrita.
« Sai dove potrebbe essere? » chiese la cameriera, gli occhi colmi di speranza.
« Faccio un tentativo ». La mora partì al galoppo e, senza esitazione, si diresse verso i parchi reali, pregando che Elsa non fosse ferita, o peggio.
Il suo potere le permise di far luce nel bosco e, se inizialmente seguire il percorso che la Regina le aveva mostrato la settimana prima fu semplice, poi divenne sempre più complesso. Gli alberi erano fitti e la luce comunque poca. Fece fermare repentinamente Nàjera ed iniziò a guardarsi attorno, cercando di ricordare la strada che conduceva alla radura. Un ululato squarciò il silenzio della notte e la principessa perse un battito: non aveva molto tempo, doveva trovarla prima che lo facessero i lupi. Si guardò intorno ancora per diversi minuti, prima di notare qualcosa di umido su alcune cortecce. Si avvicinò lentamente facendo più luce e poi, quando distinse chiaramente il muschio attaccato agli alberi, le parole di Elsa rimbombarono nella sua testa e seppe quale direzione doveva prendere.
Galoppò per qualche miglio nel fitto sottobosco, seguendo piste immaginarie e sfruttando al massimo delle sue potenzialità la giovane puledra; poi, finalmente, dopo quasi un’ora di ricerche, vide qualcosa: del leggero nevischio luccicava sull’erba davanti a lei, indicando chiaramente la strada presa dalla Regina di Arendelle. Con un colpo deciso dei talloni, spronò Nàjera a continuare in quella direzione, mentre una scia di fuoco le illuminava il cammino.
Corse ancora e ancora, la mente annebbiata e i minuti che parevano ore, quando improvvisamente la cavalla s’impennò, spaventata dall’improvviso muro di ghiaccio che si erano trovate davanti a sbarrare la strada. Per quanto Leanne tentò, la puledra non aveva intenzione di calmarsi: nitrì forte e si alzò ripetutamente sulle zampe posteriori, spaventata dal ghiaccio. Alla fine la principessa fu costretta a tornare indietro per qualche decina di metri, dando a Nàjera il tempo di calmarsi e cercando un posto dove poterla legare.
Quando si riavvicinò al punto dove c’era più ghiaccio, si rese conto che era davvero successo qualcosa e, nonostante lo sforzo di essere ottimista, alla fine temette il peggio. Guidata dalla rabbia e dalla paura, iniziò a bombardare le stalattiti con delle palle infuocate, aprendosi un varco nella barriera che Elsa si era costruita, un varco che la condusse fino all’entrata della grotta che aveva disperatamente cercato. Sciogliere il ghiaccio che ostruiva il passaggio fu un processo più lungo e difficile ma, alla fine, riuscì ad attraversare anche la grotta e a raggiungere, finalmente, la valle nascosta.
Se di giorno la radura era meravigliosa, di notte, con la luna grande e piena esattamente al centro di quel piccolo cerchio di cielo che gli alberi lasciavano libero, era uno spettacolo suggestivo.
Una nuova scala scendeva in direzione del lago, una costruzione molto diversa rispetto la precedente: irregolare, di tonalità rosso scuro, con spuntoni di ghiaccio che, talvolta, rendevano difficile scendere da un gradino all’altro. La principessa corse rapidamente giù per la gradinata e, una volta a terra, riprese a guardarsi intorno con agitazione, cercando la Regina nell’oscurità. Un fruscio non molto lontano le fece battere il cuore e non perse tempo a creare una fiaccola con la quale poter illuminare, almeno in parte, la vallata.
« Mio Dio, Elsa! » esclamò, notata in lontananza la figura della Regina semi-accasciata al suolo, col vestito strappato, la treccia sfatta e – cosa per la quale a tratti non svenne – del sangue sul volto.
Corse a perdifiato verso di lei e a malapena trovò la forza per piantare la torcia a terra, una volta che le fu di fronte. La bionda teneva lo sguardo fisso sul pavimento, le mani tremanti e gli occhi gonfi e rossi di pianto.
« Stai bene? Ti prego, dimmi che non sei caduta da cavallo ». Insisté Leanne, mentre strappava della stoffa dalla gonna del suo vestito da poter usare come pezza per pulire il viso dell’altra.
« Ti prego, vattene » biascicò la Regina, mentre una nuova lacrima le scorreva lungo una guancia.
« E lasciarti qui? Non se ne parla » ribatté decisa la mora, inzuppando la stoffa nell’acqua e poi poggiandola delicatamente sul naso sporco di Elsa.
« Ti ho detto di andare via! » urlò la platinata, dandole uno spintone abbastanza forte da spingerla a terra.
« E io ti ho detto che invece non andrò da nessuna parte! » esclamò a sua volta la principessa, rialzandosi e tornando con autorità al suo posto, dove tentò ancora una volta di pulire il viso della Regina al fine di valutare la gravità delle sue ferite. Elsa fece per alzarsi, ma il braccio forte della mora la tenne ferma e, seduta al suolo, la bionda si divincolò e provò ancora una volta a scacciarla. La lotta durò appena un paio di minuti al termine dei quali la platinata si appoggiò senza forze contro il petto di Leanne, dove pianse ancora e ancora. La principessa del Sud la strinse forte contro di sé e, dopo aver finito di disfarle la treccia, prese ad accarezzarle i lunghi boccoli argentei, cercando di tranquillizzarla. « Non ti lascerò affrontare tutto questo da sola, mettitelo bene in testa. Ci siamo dentro entrambe… troveremo una soluzione ».
« Non c’è una soluzione » ribatté Elsa, trovando finalmente il coraggio per allontanarsi e per guardarla negli occhi. « Sono la futura moglie di tuo fratello, per l’amor del cielo! E non è giusto che io abbia accettato di sposarlo solamente per non perdere te ». A quella confessione, gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime e, alla fine, decise di lasciarsi andare. « Io non ce la faccio, sono stanca di dover nascondere sempre ciò che sento. Come posso vivere con Alexander, quando sono innamorata di te? » Elsa sospirò, stanca e rassegnata. « Mentirei a lui… e, soprattutto, mentirei a me stessa ».
Leanne non poté far a meno di sorridere lievemente a quelle parole e, nonostante la distruggesse vedere Elsa in quel modo, non poté che emozionarsi per la sua dichiarazione.
Poi, con la delicatezza con cui avrebbe maneggiato un oggetto di porcellana, prese il viso della Regina tra le mani e, dopo averle asciugato le lacrime con i pollici, le rispose: « La vostra unione serve ai nostri regni, me lo dicesti proprio tu. È questione di politica, ma tra di noi la politica non c’entra. Non mi perderai e ti prometto che, in qualche modo, troveremo una soluzione. Va bene? »
La Regina riuscì ad annuire in risposta e Leanne le sorrise dolcemente. « Adesso torniamo al castello, sono tutti molto preoccupati. Vedere Nàjera tornare senza di te ha scatenato il panico ».
« L’ho spaventata. Sono stata un po’ instabile nelle ultime ore ».
« Non preoccuparti, adesso ci sono io. Il tuo potere non prenderà più il sopravvento, sei al sicuro ».
La principessa le accarezzò dolcemente una guancia ancora sporca e arrossata, poi si alzò in piedi e le porse una mano « Andiamo » sussurrò. Elsa la guardò dal basso con gli occhi blu grandi e luccicanti, senza dire una parola, accettò l’aiuto di Leanne che, prontamente, la tirò su.
« Ce la fai a camminare? » chiese dolcemente la mora, alla quale non era sfuggito il passo instabile compiuto dall’altra.
« Sì, ho solo preso una storta ». La rassicurò la platinata, compiendo con sicurezza qualche altro passo e finendo, inevitabilmente, per accasciarsi di nuovo a terra. Seccata, si scostò brutalmente una ciocca di capelli da davanti il viso e, tanto era presa dalle sue mani sporche di terra, che quasi non si accorse del braccio di Leanne attorno alla sua vita che, con decisione, la tirò di nuovo in piedi. La principessa le cinse la vita col suo braccio destro, per sostenerla, poi si voltò verso di lei e le dedicò un sorriso dolce, mentre la scrutava attentamente coi suoi profondi occhi dorati: nonostante le chiazze di sangue sul volto, il vestito rovinato e la terra sulle mani, la Regina di Arendelle rimaneva una visione celestiale. Con la mano libera le scostò leggermente di lato la frangia, ormai troppo lunga, e le sfiorò delicatamente uno zigomo, sorprendendosi ancora una volta della freschezza della sua pelle. La bionda chiuse gli occhi e strofinò leggermente la guancia sul palmo caldo di Leanne, beandosi di quel contatto così a lungo bramato.
« Anna sarà così preoccupata » biascicò poi la Regina.
« Lo è, ma finirà tutto molto presto » rispose la mora, aiutando Elsa su per le scale.
« Sono stata così egoista a fuggire in questo modo » mormorò ancora la platinata, sentendosi in colpa e vergognandosi delle sue azioni di quell’ultimo periodo « Chissà cosa mi ero illusa di risolvere ».
« Nulla... ma infondo lo sapevi anche tu: volevi solo guadagnare tempo » disse Leanne, volgendole un’altra occhiata, mentre la sosteneva ancora per gli ultimi gradini.
« Sì, immagino sia così… » sospirò in risposta la Regina, stanca e afflitta.
« Non si può fuggire da se stessi per sempre, Elsa ».
« Già, me ne sono accorta ».
Attraversare la grotta con Elsa, che a malapena riusciva a reggersi in piedi senza un sostegno, fu un’impresa molto ardua e, se Leanne non avesse usato i suoi poteri per far luce, probabilmente sarebbe stato impossibile uscire senza ulteriori danni. Fortunatamente, ritornarono al bosco non riportando nuovi graffi o slogature e, senza perdere altro tempo, si incamminarono subito verso l’albero dove la principessa del Sud aveva legato Nàjera.
La giovane puledra nitrì un paio di volte quando vide la sua padrona arrivare, intimorita e nervosa a causa degli ultimi eventi, ma non scalciò né si ritrasse quando la Regina allungò una mano per accarezzarle il muso: ci sarebbe voluto molto di più che un’esplosione di ghiaccio involontaria per perdere la sua fiducia.
« Mi dispiace tanto, piccola » sussurrò la platinata, posando piano la sua fronte contro quella della cavalla.
Mentre Elsa accarezzava ancora Nàjera, Leanne si occupò di toglierle la sella di dosso e di poggiarla dentro la caverna, al riparo dalla pioggia e dal vento. Se solo Elsa fosse stata in grado di cavalcare da sola, avrebbe creato un cavallo di lava con cui tornare al castello, ma non poteva dire quanto fossero gravi le condizioni della sua gamba e se fosse stata in grado di reggere per tutto il viaggio di ritorno senza cadere o ferirsi ulteriormente.
« Tornerò a prendere la sella domattina » spiegò, notando l’espressione incuriosita della Regina, poi, senza dir nulla, la prese per i fianchi e la sollevò da terra, aiutandola a montare in groppa alla puledra. Subito dopo Leanne occupò il suo posto davanti e si stava ancora sistemando quando sentì le braccia di Elsa cingerle la vita e stringerla forte. Sorrise al pensiero della loro prima cavalcata insieme e al ricordo dell’imbarazzo che aveva guidato la bionda in quelle azioni adesso così naturali, e con la mente ancora persa tra i ricordi partì verso il castello, galoppando sulla strada di ritorno.
La Regina di Arendelle posò la testa sulla spalla di Leanne e cullata dall’andatura regolare di Nàjera, si addormentò prima ancora di vedere in lontananza il bagliore appartenente alle torce delle guardie reali.

***

Elsa si svegliò la mattina seguente e, quando aprì gli occhi, rimase sorpresa di vedere le accoglienti mura della sua camera da letto attorno a sé – quella era stata la prima notte senza incubi da giorni e raramente si era sentita così riposata. Si stropicciò leggermente gli occhi e portò poi una mano alla testa pulsante, che trovò avvolta da un paio di strati di garza.
« Buongiorno, Elsa ». La voce calda di Kristoff era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire e fu per lei una sorpresa trovarlo seduto sulla sedia all’angolo infondo della stanza.
« Buongiorno, Kristoff » rispose la Regina perplessa.
Il montanaro sorrise benevolo, comprendendo la confusione della bionda e decise di giustificare subito la sua presenza. « Ha insistito un sacco per poter rimanere con te. Il minimo che potevo fare era tenerle compagnia » spiegò, indicando con l’indice la figura scomposta che dormiva seduta su una sedia e con la testa poggiata sul comodino di Elsa.
« Ha passato qui tutta la notte? » chiese la ragazza, guardando con tenerezza la sorella minore.
« Non ti ha lasciata un attimo da sola, un istante, da quando la principessa del Regno del Sole ti ha riportata al castello. Era terrorizzata all’idea di perderti di nuovo ».
« Quanto sono stupida » mormorò la Regina, cacciando indietro a fatica le lacrime.
« Dei “periodi no” capitano a tutti, non devi biasimarti. L’importante è che sia andato a finire tutto bene, non credi? » Il biondo ci sapeva fare con le persone tanto quanto Anna e, in quel momento, Elsa si sentì davvero fortunata ad averlo in famiglia. Il mugugno roco, che preannunciava il risveglio dell’esuberante rossa, pose fine alla piccola chiacchierata tra la Regina di Arendelle e Kristoff.
« Elsa… » mormorò la principessa, ancora insonnolita, con gli occhi a malapena aperti. Si stiracchiò per bene e sbadigliò sonoramente, senza preoccuparsi di doversi coprire la bocca con una mano, provocando il risolino divertito della sorella maggiore e del suo ragazzo.
« Elsa! » esclamò improvvisamente, dopo aver riconosciuto quel suono simile a delle campanelle: la risata della sua amata sorellona. « Sei sveglia! Come ti senti? Ero così preoccupata per te… I-io ti ho cercata un po’ ovunque, in giro per il paese. Mi sono sentita così persa e poi- ».
La Regina la interruppe dolcemente, posando con delicatezza una mano fredda sul suo grembo e intimandole silenziosamente di tranquillizzarsi. « Mi dispiace tanto, Anna. Ti prometto che non farò più una cosa del genere. Nell’ultima settimana sono stata davvero pessima e tutto ciò che chiedo è il tuo perdono. So che hai ancora tanto da perdonarmi e che non posso semplicemente entrare o uscire dalla tua vita come fosse un gioco, quindi- ».
Questa volta toccò alla rossa interromperla. Infatti, la principessa non aveva perso tempo e le si era lanciata letteralmente contro, stringendola in un forte abbraccio.
« Non hai nulla da farti perdonare, sei tornata. In un modo o nell’altro, torni sempre ».
Si sorrisero per qualche secondo, guardandosi amorevolmente a vicenda, riflettendo ancora una volta su quanto erano fortunate nell’aversi.
« Sicura che sia tutto a posto? » domandò la bionda, riluttante.
« Sicura ». La principessa poi si riaccomodò con estrema – troppa per lei – compostezza e, dopo essersi schiarita la voce con teatralità ed aver messo su un’espressione maledettamente seria, conferendole un’aria ancora più buffa, riprese a parlare. « Vostra Maestà, è necessario che restiate al letto per il resto della giornata e che riprendiate le regolari attività in maniera graduale. Siete stata fortunata, ma comunque la vostra caviglia è slogata e ci vorrà almeno una settimana prima che possiate tornare a camminare senza bisogno di sostegno ». Fece una pausa scenica, guardando di sottecchi le reazioni del suo ragazzo e della sorella maggiore, che a loro volta attendevano divertiti la seconda parte del discorso. « Per qualsiasi cosa, potrete mandare una delle vostre guardie a chiamarmi, mi farò trovare nel mio ufficio. Ah, prima che dimentichi, la fasciatura alla testa va cambiata due volte al giorno e potrà essere tolta tra tre giorni: non sono stati necessari punti e fortunatamente è stata prevenuta in tempo un’infezione; tuttavia è meglio non scherzare con tagli di quel genere ».
« “Tagli di questo genere”? Te ne sarai fatti a decine ben peggiori, quando eri piccola » constatò la Regina, trattenendo a stento le risate.
« Questi sono dettagli, Vostra Maestà. Non potete paragonare la vostra delicata carnagione al campo di battaglia che è la pelle della vostra maldestra sorellina ». Questa volta furono le inaspettate parole di Kristoff a scatenare le risate generali e una piccola battaglia con i cuscini tra lui ed Anna.
« Campo di battaglia, eh? » ringhiò la rossa, premendogli l’ennesimo cuscino contro la faccia, attendendo la sua resa, che non tardò ad arrivare.
« Io sono sempre più sicuro che sia stata adottata » biascicò il montanaro, guardando in direzione di Elsa con complicità.
« Guarda che lei sa essere molto peggio di me! Quella della reginetta perfetta è solo una facciata, come se non sapessimo che è lei a rubare la cioccolata dalla credenza alle due di notte ».
In seguito a quell’accusa, la temperatura nella stanza calò di diversi gradi e il silenzio più totale avvolse i presenti, che si scrutarono per dei lunghi secondi.
La Regina venne degnata particolarmente di attenzioni, visto che sia Anna che Kristoff attendevano una sua controbattuta. Dopo esser rimasta interdetta per quasi un paio di minuti, la bionda ghignò perfidamente e alzò le sopracciglia, mettendo su di nuovo quella maschera fredda e irraggiungibile. « E voi come fareste a sapere che io vado nelle cucine in piena notte, di grazia? Non vi ritirate nelle vostre stanze molte ore prima? »
I due ragazzi divennero immediatamente paonazzi e distolsero subito lo sguardo dalla figura di Elsa che, con gli occhi ridotti a due fessure, continuava a guardarli.
« Tu non dovevi andare a chiamare la principessa Leanne? » chiese Anna a Kristoff, cercando di spingere la conversazione in qualunque altra direzione.
« Sì, infatti! Vado ». Senza indugiare oltre, il biondo uscì dalla camera da letto della Regina e si diresse verso quella della bella principessa del Sud.
« Andarla a chiamare? » domandò Elsa, leggermente confusa.
« Sì. Voleva rimanerti affianco tutta la notte, sai? » Sorrise la rossa, guardando la sorella maggiore, alla quale, per un riflesso ormai incondizionato brillarono, gli occhi.
« Il principe Alexander alla fine l’ha letteralmente trascinata fuori, ma le abbiamo promesso che l’avremmo chiamata non appena ti fossi svegliata. Non so come avremmo fatto senza di lei, ieri sera ».
« Davvero voleva rimanere qui? » domandò la Regina, la cui mente era rimasta ferma a quella parte.
« Già, ha persino aiutato il dottore a pulirti il viso e a fasciarti la ferita sulla fronte. Probabilmente ti avrebbe anche portata in braccio fino alla tua stanza, se non lo avesse fatto prima Alexander ».
Elsa sorrise leggermente, immaginando la figura snella e slanciata di Leanne prendersi cura di lei, trattandola con gentilezza e lottando contro chiunque avesse intenzione di ostacolarla. La sua mente era ancora persa ad immaginare la principessa del Sud, quando quest’ultima fece irruzione nella stanza seguita da Kristoff, accaldata e col fiatone: era evidente che avesse corso per arrivare lì il prima possibile e i suoi occhi puntarono immediatamente la sagoma della Regina allungata nel suo maestoso baldacchino. La scrutò rapidamente e con attenzione poi, quando fu sicura che stesse bene, le sorrise dolcemente in quel modo unico. « Ehi ».
« Ehi » rispose piano la bionda, ricambiando il dolce sorriso.
« Come ti senti? » domandò Leanne, sedendosi con attenzione al bordo del letto, controllando più volte di non essere troppo vicina alla caviglia ferita dell’altra.
« Molto meglio, adesso ». Né Anna né Kristoff compresero che con “adesso” Elsa intendesse da quando la mora aveva messo piede nella stanza.
« Sono contenta ».
Sapendo di dover prendere in mano la situazione, Elsa spostò il suo sguardo sulla sorella « Anna, Kristoff, mi fareste un favore? »
I due interpellati scattarono immediatamente: « Certamente ».
« Potreste far uscire Nàjera per una passeggiata? Ieri si è comportata molto bene, immagino l’abbia meritata ».
« Andiamo subito! » esclamò la principessa, con una mano già sul pomello della porta « Tornerò verso l’ora di pranzo ».
« Sarò qui » rispose la bionda, accennando un sorriso.
« Beh, allora… a dopo! » concluse allegra, scomparendo dietro la porta e trascinando con sé il montanaro, che a malapena aveva avuto modo di salutare.
Sia Elsa che Leanne rimasero a fissare per qualche secondo la superficie liscia della porta chiusa, facendo attenzione ai rumori provenienti dal corridoio. Solo quando le voci della principessa di Arendelle e del suo biondo fidanzato non furono più udibili, la mora tornò a concentrarsi su Elsa, avvicinandosi ancor di più a lei e posandole con delicatezza una mano sul ventre.
« Una passeggiata, eh? » ghignò, disegnando cerchi invisibili sulle lenzuola azzurre.
« Ho approfittato del fatto che fuori fosse bel tempo » si giustificò la Regina, scrollando le spalle come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Sei incredibile! » Rise la principessa del Sud, ripensando con ammirazione alla scusa che, prontamente, la bionda era stata in grado di inventare.
« Non potevo semplicemente chiedere loro di uscire! Sarebbe stato un comportamento inaccettabile anche per una come me ».
« “Una come te”, eh? Perché, come saresti? » domandò Leanne, avvicinandosi pericolosamente alla bionda, riducendo lentamente la distanza che le separava.
« Instabile » rispose con un filo di voce Elsa, cercando di concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse la mano della principessa straniera sulla sua pelle o il suo viso a pochi centimetri dal suo.
« Mh, mh ». L’incalzò la mora.
« Egoista ». Riuscì a malapena a respirare questa volta e la parola venne fuori come un sussurro.
« Continua ». Insisté Leanne, muovendo leggermente le dita sul collo bianco ed esposto della Regina, salendo sempre più in alto.
« Distante » guaì l’altra, il cervello in tilt per via dell’estrema vicinanza con la mora.
« Sì…? » La spinse ancora la principessa, strofinando con leggerezza il polpastrello dell’indice sulle labbra rosee della platinata, in completa agonia sotto il suo tocco bollente.
« Gelida » riuscì finalmente a concludere Elsa, annegando negli occhi di Leanne, ormai ad appena pochi centimetri dal suo volto.
« Gelida » ripeté l’altra, in un sussurro caldo che per la Regina di Arendelle fu troppo. Non essendo ormai più in grado di resistere oltre alla tentazione, si tuffò sulle labbra carnose e umide di Leanne, già pronte ad accoglierla. Un bacio totalmente diverso rispetto quello della settimana prima: non c’erano incertezze o paure, per quei secondi ci furono solamente loro, nient’altro. Le mani della Regina corsero subito alla vita della principessa e, viceversa, quelle della principessa s’intrecciarono prontamente dietro la nuca della Regina, tra i suoi capelli argentati. Questa volta nessuna delle due ebbe timore di approfondire il bacio e le loro lingue s’incontrarono a metà strada, scontrandosi e danzando assieme, senza concedersi neppure il tempo di respirare, lasciando che le loro bocche assaporassero con voracità il sapore l’una dell’altra.
Fu passionale, quasi violento: un bacio di ghiaccio e di fuoco.

Si staccarono lentamente, guardandosi ancora le labbra, cariche di desiderio. Leanne fu la prima a rialzare gli occhi e a guardare la Regina in volto.
« Wow… » riuscì a biascicare, leggermente ansimante.
Elsa alzò lo sguardo a sua volta, concedendo alla principessa il lusso di perdersi in quei due pezzi di oceano, poi sorrise dolcemente ammirando la bellezza del volto della mora.
« Già, wow » rispose, muovendosi nuovamente in avanti, pronta per un secondo bacio.
« Vostra Maestà! » La voce squillante di Gerda, che si sentì distintamente nonostante la porta chiusa, interruppe il momento.
Come un felino, Leanne saltò in piedi e si allontanò repentinamente dal letto, prendendo le distanze appena in tempo per l’ingresso della cameriera.
« Buongiorno, Vostra Maestà, mi duole disturbarvi. Il principe Alexander voleva vedervi e non ero certa foste sveglia ». Gli occhi attenti della donna saltarono poi dalla figura della Regina, seduta nel letto, a quella di Leanne, posata con la schiena contro il muro dall’altro lato della stanza. « Anche se noto foste già in ottima compagnia ». Sorrise.
La platinata lanciò una rapida occhiata a Leanne e non perse il suo sbuffo contrariato: aveva intuito che tra la ragazza e il fratello non corresse più buon sangue dal loro arrivo ad Arendelle, ma – fosse dipeso da lei, avrebbe passato unicamente del tempo con la bella principessa – aveva dei doveri da fidanzata e si ritrovò costretta ad annuire a Gerda.
« Fatelo entrare ». Fece appena in tempo a guardare mortificata la mora, che il principe fece il suo ingresso, impeccabile in una divisa rossa e dorata.
« Buongiorno, mia Regina » disse con l’estrema regalità che ormai lo contraddistingueva, chinandosi per un baciamano che non gli fu negato.
« Buongiorno, Alexander ».
« Buongiorno anche a te, Leanne » aggiunse dopo pochi secondi, guardando con la coda dell’occhio la sorella, che gli rispose con un gesto della mano decisamente svogliato.
« Come vi sentite? » chiese, rivolgendo le sue attenzioni nuovamente alla platinata.
« Meglio di quanto possiate immaginare, grazie ». Elsa finse uno dei suoi migliori sorrisi e si costrinse a non distogliere lo sguardo dalla figura alta e muscolosa del principe, per guardare quella snella e prosperosa della sorella.
« Mi stavo recando in biblioteca e ho pensato di venire a controllare le condizioni della mia bellissima futura sposa ».
« Avevate in mente un libro da leggere? » domandò la bionda, fingendo interesse nelle sue parole.
« Oh no, non amo la lettura, a dire il vero. Certo, i doveri sono una cosa, ma leggere per diletto… non fa per me. Avevo intenzione di scrivere una lettera a mio padre, magari con qualche dettaglio in più sul matrimonio e sulla nostra partenza » illustrò, guardando Leanne quando arrivò a citare il viaggio.
« Ve l’ho detto, potete rimanere per tutto il tempo che vi aggrada. È un piacere avervi come ospiti ». Provò ad insistere la Regina, non riuscendo ad immaginare le sue giornate lontana dalla principessa del Sud.
« Ci siamo trattenuti fin troppo e chiedervi un’altra settimana mi è sembrato già molto scortese ».
« Figuratevi ».
« La prossima domenica saremo sulla nostra nave e tra meno di due settimane ci staremo scambiando lettere per discutere delle nozze » previde Alexander, sorridendo genuinamente alla Regina di Arendelle.
« Non vedo l’ora » mentì quest’ultima.
Il principe si chinò per un leggerissimo bacio che Elsa non poté negargli: fu appena un lieve sfiorarsi di labbra, ma non appena si staccarono la bionda non poté che guardare Leanne e le fece male vederla con gli occhi bassi e le braccia conserte, chiusa in se stessa.
« Ci vediamo più tardi ». Sorrise il principe, riavviandosi verso la porta.
« Va bene » mormorò in risposta la Regina, seguendolo con gli occhi mentre andava via.
« A dopo, Leanne » aggiunse poi il ragazzo, mentre chiudeva la porta.
« Ciao » borbottò la mora, lanciandogli un’occhiataccia.
Dopo l’uscita di Alexander dalla stanza, un gelido silenzio calò tra le due ragazze: Leanne non si mosse dalla sua posizione ed Elsa rimase per dei lunghi istanti a fissarla, in colpa.
« Mi dispiace » riuscì infine a mormorare la Regina, richiamando finalmente la sua attenzione.
« Non devi, è il tuo futuro marito. È giusto così » rispose con fermezza la mora, entrando poi nel bagno tramite la porta comunicante alla camera da letto.
« Cosa stai facendo? » domandò la platinata, sentendo il rumore delle ante del mobile vicino la vasca da bagno che venivano aperte.
La principessa non rispose, si limitò a tornare nella stanza dopo qualche minuto, con in mano una ciotola, un asciugamano e delle garze.
« Ho promesso al medico che ti avrei aiutata a disinfettare la ferita e a cambiare le fasciature » illustrò, guardando con gli occhi dorati la testa della Regina.
« Oh ».
Leanne posò il contenitore sul comodino vicino al maestoso baldacchino e, finalmente, si riaccomodò affianco ad Elsa.
« Posso? » chiese, allungando le mani verso il nodo che teneva stretto la garza attorno alla fronte ferita della Regina.
La bionda annuì, sorridendole leggermente, e fu lieta di notare che il sorriso venne ricambiato senza indugi. Con estrema attenzione la principessa slegò la benda e, una volta tolta del tutto, si prese qualche momento per guardare la ferita della platinata.
« È così orrenda? » domandò la Regina, leggermente intimorita dal responso.
« Al contrario, è una cosa ridicola! » Rise la mora, porgendole uno specchietto, che Elsa non esitò ad afferrare. La ragazza guardò immediatamente alla sua fronte e non poté far a meno di ridere anche lei nel notare il taglietto che era stato causa di tutta quella confusione.
« Stiamo scherzando, vero? Tutto quel sangue… per questo misero graffio? » chiese Leanne, che ancora non si capacitava della situazione.
«A quanto pare ». Rise ancora Elsa, immaginando il panico che si era scatenato quando al castello l’avevano vista rientrare col volto sporco di sangue.
« E io che credevo fossi caduta da cavallo! » esclamò la principessa, ancora allibita.
« No, devo aver colpito un ramo mentre ero in groppa a Nàjera. O qualcosa del genere… » spiegò la bionda, ridendo ancora leggermente.
« Un ramo ». Le fece eco Leanne, alzando un sopracciglio.
« Galoppare alla cieca nella foresta non è stata una delle mie migliori idee ». Si arrese la bionda, alzando le mani.
« Puoi ben dirlo. Ad ogni modo, squarcio o graffio va disinfettato » decretò la mora, intingendo leggermente una pezza nella ciotola sul comodino, che doveva contenere del disinfettante.
« Brucerà un po’, ti avverto » disse, poco prima di applicare una leggera pressione sulla ferita della Regina, che istintivamente le strinse la mano.
« Te l’avevo detto ». Ridacchiò Leanne, immaginando il motivo della reazione della bionda.
« N-non preoccuparti » biascicò in risposta Elsa, non riuscendo però a trattenere una smorfia contrariata.
« Ci siamo quasi ». La rassicurò la mora, poco prima di allontanare il panno e di occuparsi del bendaggio. « Tieni indietro i capelli, così non te li tiro » ordinò, mentre stendeva la garza.
La Regina ubbidì e, senza dir nulla, spostò dietro le orecchie i morbidi boccoli argentati e tirò indietro la lunga frangia. Quando fu finalmente pronta, Leanne avvolse con estrema cura la fascia attorno alla sua testa e infine la legò con un morbido fiocco.
« La mia piccola coraggiosa ». Ridacchiò, strofinando amorevolmente il naso contro quello della bionda che sorrise a sua volta, ricambiando il gesto. Elsa portò poi una mano al volto ambrato della principessa e le sfiorò una guancia con una delicatezza estrema, lasciandole intendere le proprie intenzioni. Leanne chiuse la distanza che le separava e le lasciò un nuovo leggerissimo bacio, come a volerle ricordare che ormai si appartenevano.
« Devo andare a fare una cosa in paese » le sussurrò sulle labbra. « Torno appena possibile ».
« Credo che troverai la stanza un po’ affollata » considerò la Regina, mentre la mora si alzava per riporre in bagno i medicinali.
« Rimarrò tutto il tempo necessario affinché rimanga solo io, allora ». Le sorrise di nuovo, un lieve incurvarsi di labbra, mentre girava la maniglia della porta.
Elsa rimase a guardarla, quando lentamente attraversò l’uscio, e rimase perplessa, quando la vide fermarsi sulla porta, come si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di importante.
« Ah, Elsa, comunque anche io » ci tenne a specificare Leanne.
« Anche tu che cosa? » chiese la Regina, certa di essersi persa qualcosa.
La mora voltò leggermente il viso e la guardò nel modo in cui solo lei era in grado, la voce roca questa volta fu appena un sussurro, un sussurro che arrivò con la forza di un grido alle orecchie della ragazza sul letto.
« Anche io sono innamorata di te ».

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Perdonate per l'ennesima volta il ritardo, ma è un periodo un po' nero.
Spero che l'aggiornamento sia di vostro gradimento!
Un abbraccio alla mia beta fantastica e a tutti voi,
Besos

 

Capitolo 7


Era il tramonto e il principe Alexander era l’unica compagnia che Elsa aveva. Da quella mattina Leanne non si era fatta più vedere e, benché non volesse ammetterlo, la Regina era un po’ in ansia.
« Elsa, state bene? » Chiese il principe, notandola assente.
« Come? Uhm, sì… dicevate? » Tentò di riprendersi la platinata,
 « Vi parlavo di possibili posti da visitare per la nostra luna di miele, ma mi siete sembrata distratta. Volete che vi lasci per riposare? »
« Non vi preoccupate, sono solo pensieri passeggeri ». Mormorò in risposta la Regina, abbassando lo sguardo sulle mani che teneva intrecciate sul grembo. La sorpresa fu vedere poi il grande palmo ambrato stringersi delicatamente attorno i suoi bianchi polsi e sentire l’altra mano accarezzarle piano una guancia gelida.
« Vi prego, ditemi come posso aiutarvi » disse piano il principe, guardandola con dolcezza e sincerità. Elsa lo fissò per qualche istante nei grandi occhi marroni, così belli eppure così anonimi se paragonati a quelli dorati della sorella minore, sospirò leggermente e per un attimo si sentì pronta a parlare. Aprì la bocca, ma le parole le morirono in gola: non poteva farlo, non poteva rischiare di esporre lei e  Leanne per una sua sciocca paranoia.
« È solo che avevo promesso ad Anna una cavalcata e adesso che la mia caviglia è slogata dovranno passare almeno due settimane prima che possa tornare a montare Nàjera da sola ». Mentalmente si complimentò con sé stessa per l’abile menzogna che era stata in grado di inventare così prontamente e sperò che il principe se la fosse bevuta. Quest’ultimo non si scompose e si limitò ad annuire in risposta, azione che fece ben sperare la Regina.
« Per favore, continuate pure il vostro discorso e perdonate la mia precedente disattenzione ».
Le sue conversazioni con Alexander erano così diverse rispetto quelle che teneva con Leanne, nessuno dei due si era mai scomposto e aveva osato parlare in toni più confidenziali, l’unica eccezione era rappresentata da qualche bacio o dallo sfiorarsi le mani, azioni per lo più dettate dal buon senso, in un tentativo di abituarsi l’uno all’altra in previsione del matrimonio e di ciò che ne sarebbe susseguito.
Il ragazzo rimase a parlare dei suoi progetti ancora per molto tempo, tempo durante il quale la Regina fece grande fatica a concentrarsi, la mente che la rimandava continuamente alla splendida principessa e alle parole che le aveva pronunciato poco prima di abbandonare la stanza.
 
Quando Gerda venne a portarle la cena era finalmente sola. Alexander si era trattenuto per quasi un’altra ora e il momento in cui aveva varcato la porta le era parso semplicemente liberatorio. Non che la presenza del principe la infastidisse, semplicemente non riusciva a pensare ad altro che a Leanne e trovava estremamente difficile riprendere il filo della conversazione che il suo fidanzato stava tenendo, dopo interi minuti in cui era stata completamente assente.
« Vostra Maestà, Anna ha insistito affinché gli chef preparasse il vostro piatto preferito ». Annunciò la domestica con un sorriso, posando con accortezza il vassoio sulle gambe della Regina.
« Spero non sia stata troppo pressante » rispose la la ragazza, prendendo le posate.
« Al contrario, a tutti è parso un pensiero molto carino e i cuochi hanno accontentato con piacere la sua richiesta ». Il sorriso sul volto dell’anziana cameriera non si spense un solo istante durante la conversazione.
« Allora ringraziala di cuore da parte mia ».
« Sarà fatto, regina Elsa. Tornerò a prendere il vassoio più tardi, avete richieste? »
La platinata scosse la testa quasi di riflesso e la donna aveva già aperto la porta della sua stanza quando repentinamente Elsa cambiò idea e le pose la domanda che l’aveva tormentata tutto il giorno. « La principessa Leanne è tornata? »
La domestica si voltò, l’espressione lievemente sorpresa « Poco dopo pranzo » rispose prontamente « Non è venuta ad avvisarvi? » Chiese poi.
Elsa scosse lievemente la testa in risposta e l’altra donna tentò immediatamente di tranquillizzarla.
« Beh, probabilmente avrà avuto un contrattempo. L’ho vista dirigersi in biblioteca con una certa urgenza! »
« Capisco… ».
« Non dovete preoccuparvi, Vostra Maestà. Sono certa che la principessa ha avuto i suoi validi motivi per non avervi avvertita del suo ritorno: stravede così tanto per voi ».
Elsa alzò gli occhi quasi istantaneamente e fu abbastanza rapida da non perdere il sorriso complice che la domestica le aveva rivolto poco prima di abbandonare la stanza. Gerda lavorava nel castello da quasi quarant’anni ed aveva sempre saputo ogni segreto che si era cercato di mantenere all’interno delle spesse mura di pietra: da sempre sapeva dei poteri magici di Elsa, era stata messa al corrente dell’intera storia dell’incidente di Anna e la Regina, in quel momento, fu sicura che la domestica fosse a conoscenza anche di ciò che lei e Leanne stavano tentando in ogni modo di nascondere.
Aspettò appena dieci minuti prima di scendere dal letto per dirigersi senza indugio verso la biblioteca, decisa più che mai a trovare la principessa del sud. Indossò una lunga vestaglia azzurra, adornata da una morbida pelliccia bianca, pettinò rapidamente i capelli, consapevole del fatto che il tempo trascorso al letto li avesse impicciati e infine usò la sua magia per creare due stampelle, al fine di non danneggiare ulteriormente la caviglia slogata. Aprì la porta della sua camera da letto e si guardò attorno con circospezione – l’ultima cosa che voleva era che qualcuno la costringesse a tornare nella sua stanza prima di aver trovato Leanne – e finalmente uscì nel corridoio, dirigendosi quanto più rapidamente possibile in direzione della biblioteca reale appena ad un piano e tre corridoi di distanza. Scendere le scale si poté definire la vera impresa, ma una volta raggiunta la porta aperta della biblioteca e scorta la bella principessa del Sud tra i grandi scaffali, Elsa seppe che ne era valsa la pena. Rimase ad ammirarla per qualche minuto, notando con quale attenzione si spostava da una sezione all’altra, prendendo o riponendo vari libri accuratamente selezionati, poi quando la vide sedersi al tavolo con diversi volumi tra le mani, capì che era giunto il momento di uscire allo scoperto. Attraversò l’uscio a testa alta e richiamò l’attenzione di Leanne semplicemente schiarendosi la gola. La mora scattò in piedi, temendo che qualcuno fosse venuto a rimproverarla per la sua assenza a cena, ma il suo sguardo mutò dal guardingo al preoccupato in una frazione di secondo, il tempo necessario a riconoscere la figura della Regina.
« Elsa ma cosa ci fai qui? Dovresti essere al letto! » Senza indugiare corse in direzione della platinata, sperando di poterle essere di ulteriore sostegno e aiuto durante la traversata della stanza.
« Cercavo te ». Le rispose la Regina, mentre si accomodava su una delle morbide poltrone poste attorno il caminetto. Leanne rimase a guardarla mentre riprendeva fiato e si sorprese nel vedere i suoi occhi di ghiaccio non arrabbiati, ma feriti.
« Ti ho aspettata l’intero pomeriggio, preoccupandomi sempre di più ogni ora che passava, per poi scoprire da Gerda che eri tornata poco dopo essere uscita ». Gli occhi lucidi della platinata ferirono Leanne con la stessa intensità di una coltellata. « Mi sono sentita così stupida in quel momento! Ti sei già pentita di quello che mi hai detto questa mattina? » Chiese la Regina.
La mora sgranò gli occhi e le impedì di andare oltre stringendola in un caldo e forte abbraccio, cullandola dolcemente al fine di tranquillizzarla, lasciandole dei leggeri baci su una tempia.
« Non pensarla nemmeno una cosa del genere, non potrei mai pentirmi di quello che ti ho detto. Mai » sussurrò in un orecchio della platinata, prima di prenderle il viso tra le mani e baciarla con tutta la dolcezza di cui era in grado, riuscendo persino ad ignorare completamente i pericoli che correvano vista e considerata la porta spalancata.
Quando si staccarono la paura aveva abbandonato il volto della Regina, che tuttavia mostrava ancora un po’ di scetticismo « Perché mi hai evitata tutto il giorno? » domandò con un filo di voce, senza sapere ormai cosa aspettarsi. Leanne sospirò con rassegnazione, lanciando un’occhiata ai libri sul tavolo e per qualche secondo fu veramente indecisa se risponderle o meno.
« Per favore, dimmelo ». Insisté la bionda, prendendole con incertezza una mano.
« Stavo organizzando un picnic per domani » confessò infine la principessa, con un sospiro.
La preoccupazione abbandonò quasi istantaneamente il volto di Elsa, sul quale si dipinse un’espressione confusa.
« Ho chiesto al medico di corte il permesso di farti uscire, domani a pranzo, e me l’ha dato a patto che tu non sforzi la caviglia. Sono uscita per andare a comprare un libro di poesie molto bello che tengo sempre sul mio comodino, purtroppo il libraio non ne possedeva alcuna copia, visto che a quanto pare da queste parti non è molto richiesto, quindi ho finito per passare l’intera giornata in biblioteca sperando di trovarlo » spiegò, guardandola con leggero disappunto « Doveva essere una sorpresa » borbottò. Questa volta fu Elsa a prendere il volto di Leanne tra le mani e ad iniziare il bacio, sapendo che con le parole non sarebbe stata in grado di esprimere ciò che stava provando in quell’esatto momento. Spinse la principessa sempre più vicina, fino a costringerla a sedersi a cavalcioni sulle sue gambe, lasciate semi-scoperte dalla camicia da notte.
« Aspetta, aspetta ». L’interruppe la mora, separando le sue labbra da quelle della Regina, che la guardò contrariata. « E se qualcuno dovesse vederci? » Chiese preoccupata, facendo per alzarsi. La bionda le sorrise dolcemente e la prese per i fianchi, impedendole di spostarsi dal suo grembo. « Sono tutti a cena, abbiamo ancora circa un quarto d’ora di tempo ». La rassicurò, baciandole piano una mascella contratta, sperando di aiutarla a rilassarsi. « Comunque, se può aiutarti a stare più tranquilla… ». Con un fluido movimento della mano creò un vento abbastanza forte da chiudere la porta, alla quale poi congelò la serratura.
« Meglio? »
« Decisamente ».
Le due ragazze si guardarono negli occhi appena un istante, prima di annullare nuovamente la distanza tra di loro, lasciando che le loro labbra si incontrassero di nuovo a metà strada, riprendendo a baciarsi con voracità e scambiandosi piccoli morsi, entrambe intenzionate a non lasciarsi sfuggire neppure un istante del poco tempo ancora a loro disposizione.
« Sei mia ». Ringhiò Elsa, prima di avventarsi sul collo della mora che, pur non riuscendo a trattenere un gridolino dovuto alla sorpresa di sentire la lingua e le labbra roventi della Regina sulla sua clavicola, le rispose:
« Sempre ».

***

La mattina successiva sia Anna, che Gerda aiutarono Elsa a raggiungere le porte del castello, dove Leanne era in attesa da quasi mezz’ora. La Regina era stata rallentata dalla caviglia danneggiata e, nonostante le sue insistenze nel fare da sola, alla fine la sorella e la domestica erano venute in suo soccorso, fortunatamente.
« Perdonami! Sono in ritardo ». Si affrettò a dire la platinata, una volta che fu abbastanza vicina alla principessa del Sud.
« Non preoccuparti ». Con un movimento fluido ed aggraziato, la mora scese dalla groppa di Nàjera e per un istante, Elsa la notò indecisa su come comportarsi: per una frazione di secondo le era parso quasi le si stesse scagliando addosso, pronta a far scontrare le proprie labbra con le sue; poi però, dopo aver lanciato una rapida occhiata alle altre due presenti, si era bloccata sul posto, riflessiva. Alla fine decise di ignorare temporaneamente la Regina e di occuparsi della sacca con il cibo che Gerda teneva in mano.
« C’è tutto quello che avete chiesto » biascicò l’anziana, facendo un rapido occhiolino che, tuttavia, Leanne non riuscì a decifrare. La principessa annuì e legò la sacca con una corda su un fianco della giovane puledra, ben attenta a fare in modo che non la infastidisse una volta in cammino.
Finalmente tornò a dedicarsi completamente alla bionda e, in seguito ad una lunga e profonda occhiata, le rivolse un dolce sorriso, quasi dimenticandosi del mondo esterno.
« Vogliamo andare? » Domandò morbidamente, avvicinandosi alla Regina.
« Certo ».
Con nonchalance fece passare un braccio attorno la vita della platinata che, prontamente, portò un braccio attorno al collo dell’altra.
« Volete una mano? » Chiese Anna facendosi avanti con incertezza una volta intuite le intenzioni della principessa.
« Non preoccupatevi, non ce n’è bisogno » rispose Leanne, sollevando Elsa da terra e tenendola tra le braccia stile sposa « Vostra sorella è molto più leggera di quanto non sembri ».
« Cosa vorresti insinuare? » Ringhiò immediatamente la Regina, guardandola con gli occhi ridotti a fessure.
« Assolutamente niente! » Esclamò con decisione la mora, fingendo un’aria innocua che fece sorridere l’altra.
« Principessa Anna, perdonatemi, ora che ci penso credo di aver bisogno di un piccolo aiuto » chiamò poi la principessa del Sud, resasi improvvisamente conto dell’altezza al garrese della cavalla. « Potreste cercare di far inginocchiare Nàjera? Se era un cavallo militare dovrebbe essere addestrata ».
« Certamente ».
La destrezza di Anna con i cavalli fu di estremo aiuto: con un paio di movimenti e comandi Nàjera si inchinò sulle zampe davanti, permettendo così a Leanne di porre Elsa sulla sua groppa.
« Reggiti alla criniera » ordinò la rossa alla sorella maggiore, mentre ordinava alla puledra di rimettersi composta, in piedi.
« Molto bene ». Sorrise Leanne, ammirando la Regina, seduta lateralmente sulla schiena della sua cavalla.
« Non mi sento molto stabile in questa posizione » commentò la platinata.
« E dire che normalmente dovresti montare così a cavallo ». La prese in giro Leanne, mentre saliva alle sue spalle e la circondava con le braccia, per prendere le redini che Anna le stava porgendo.
« Saremo di ritorno prima di cena ». Avvisò la mora, prima di spronare la puledra a partire, uscendo definitivamente dalle porte del castello.
Si allontanarono lentamente, preferendo la strada secondaria al fine di evitare i cittadini. Era la prima uscita di Elsa dopo il suo incidente e, sebbene l’affetto dei suoi sudditi le scaldasse profondamente il cuore, in quel momento le avrebbero solamente rallentate.
Giunsero alla radura in poco tempo e questa volta furono più attente a nascondere Nàjera tra gli alberi: non godevano del favore dell’oscurità, questa volta.
« Ci stava osservando, sai? » Disse Elsa, mentre scendeva la lunga scalinata di ghiaccio all’interno della valle, sostenuta dalle braccia forti di Leanne.
« Chi? »
« Tuo fratello. L’ho visto dietro il vetro delle finestre ».
La principessa del Sud si irrigidì a quelle parole e non riuscì a trattenere uno sbuffo infastidito.
« Cos’è successo tra di voi? » Mormorò la Regina, cercando con lo sguardo gli occhi dell’altra, bassi.
« Mi ha detto di starti lontana ». Confessò la mora, finalmente guardandola.
L’espressione sul volto della platinata mutò improvvisamente e i suoi occhi furono attraversati da un puro stato di panico. Leanne colse immediatamente la sua paura e subito fermò la loro discesa al fine di tranquillizzarla: aveva imparato a conoscere Elsa e sapeva già verso quale baratro si era inevitabilmente incamminata. Le prese il volto a coppa tra le mani, accarezzandole dolcemente le guance con i pollici, parlandole con la voce più dolce che era in grado di fare.
« È tutto apposto, seriamente. Non sospetta di nulla, sta’ tranquilla. Torna da me tesoro, ti prego, torna da me ».
Finalmente, Elsa ritrovò il coraggio di rialzare gli occhi e di guardare Leanne, prendendo delle lunghe boccate d’aria.
« Bravissima » si complimentò la principessa, lasciandole un bacio a fior di labbra e scendendo finalmente gli ultimi gradini che le separavano da terra.
Leanne si era ripromessa che avrebbe aiutato Elsa a non essere più vittima delle sue paure e, nonostante in sua presenza il ghiaccio non potesse comparire in maniera involontaria, era comunque ben più che decisa a farle riacquisire la spensieratezza che doveva aver avuto da bambina e, più di ogni altra cosa, voleva impedirle di perdersi ancora nei meandri della sua mente e di cadere in preda a profondi attacchi d’ansia e di panico.
La mora abbandonò la sacca con il cibo accanto il lago e si allungò a terra affianco a dove era seduta Elsa – con la schiena contro un albero –, posando la testa sulle gambe della Regina, che non perse tempo ad accarezzarle ermeticamente i morbidi boccoli scuri con una mano.
« Cosa sa di preciso tuo fratello? » Domandò Elsa, dopo diversi minuti di silenzio, dove si erano limitate a sfiorarsi o a sorridersi. Gli occhi di Leanne scattarono aperti a quelle parole e subito si posarono sul volto della Regina che, tuttavia, era tranquillo.
« Niente di che ». Sospirò « Ha notato il modo in cui ti guardavo e ha deciso di avvisarmi. Per non farmi soffrire, a detta sua ».
« A me non sembra tu stia soffrendo ». Sdrammatizzò la platinata, sogghignando leggermente all’idea che Leanne avesse bruciato molte più tappe del suo fratello maggiore.
« Lasciagli almeno questa illusione ». La principessa sorrise a sua volta, alzandosi leggermente per rubare l’ennesimo bacio alla Regina, che non si fece trovare impreparata.
« Com’è che indossi un vestito con il collo alto? » Sorrise leggermente la Regina, sfiorando con due dita il bordo dell’abito. Gli occhi di Leanne divennero immediatamente due fessure e la fissò tenendo un sopracciglio alzato, saccente.
« Hai davvero il coraggio di chiedermelo? » ringhiò.
La platinata la ignorò completamente ed abbassò leggermente la stoffa, sgranando gli occhi ed arrossendo repentinamente.
« Accidenti è gigantesco! » Esclamò, lasciando andare il colletto dell’abito di Leanne, per coprire di nuovo il grande ematoma che lampeggiava sulla pelle ambrata della principessa.
« Te ne sei accorta presto ». Sbuffò la mora, fingendosi infastidita, sistemando con accortezza il vestito. « Potevi stare più attenta ». Aggiunse, mettendo su un broncio adorabile che evidenziava ancor di più le sue labbra carnose.
La Regina sorrise dolcemente e le rubò un bacio leggero, posando appena la sua bocca su quella dell’altra.
« Perdonami » sussurrò con un sorriso appena accennato sul volto pallido, per nulla dispiaciuta di ciò che aveva fatto. Senza attendere neppure una risposta, iniziò a posare una serie di rapidi casti baci su ogni porzione di pelle sul volto di Leanne, facendola ridere inevitabilmente.
« Te la farò pagare prima o poi, lo sai vero? »
« Lo sospettavo » Mormorò la platinata con voce roca, mentre le mordeva il lobo dell’orecchio sinistro. « Ma fino ad allora… ». Le riabbassò con due dita il colletto dell’abito e, senza darle nemmeno il tempo di realizzare, si riabbatté con le labbra sul suo collo.
« Un altro? Cosa ti ho appena detto? » Chiese la mora, senza tuttavia far nulla per allontanarla.
« Sei mia ». Ringhiò Elsa, la voce roca e attutita dalla porzione di carne che stava baciando, leccando e mordendo insistentemente.
« Lo so » rispose con un filo di voce la principessa, rinunciando ormai a dissuadere la Regina dai suoi intenti, limitandosi ad accarezzarle i lunghi boccoli platinati, sistemati in un’acconciatura semplice, che li lasciava per lo più sciolti e liberi di ricaderle lungo tutta la lunghezza della schiena.
« Solo che così lo sapranno anche tutti gli altri ». aggiunse poco dopo, una constatazione che tuttavia non servì ad interrompere la bionda, che si staccò solo diversi minuti dopo, quando una chiazza umida rossa e pulsante era ben evidente sulla pelle ambrata di Leanne.
« Chiederò a Gerda di comprarti degli altri vestiti a collo alto, così da evitare domande o commenti ».
« Devo dedurre quindi dalle tue parole che continuerai a farmi succhiotti per tutto il tempo rimanente della mia permanenza ad Arendelle? » Sospirò la principessa, arrendendosi.
Elsa ghignò, annuendo soddisfatta prima di posare per l’ennesima volta le proprie labbra su quelle di Leanne, succhiandole dolcemente il labbro inferiore, in un dolce invito ad approfondire il bacio. Invito che la principessa non perse tempo ad accettare.
Si baciarono profondamente, accarezzandosi a vicenda i fianchi con le mani, mentre le loro lingue continuavano a scontrarsi, a cercare il sapore dell’altra, sapori dai quali ormai erano totalmente dipendenti.
A rompere il bacio fu il brontolare dello stomaco di Leanne, che si ritrasse con le gote rosse dall’imbarazzo.
« Direi che è l’ora di pranzo ». Rise Elsa, stendendosi leggermente per afferrare la sacca col cibo accanto al lago, praticamente ai suoi piedi. La mora l’aiutò silenziosamente ad afferrarla ed insieme l’aprirono, pronte a scoprire cosa le avessero preparato da mangiare. Estrassero tutto il contenuto dalla borsa, commentando ogni pietanza, facendo battute e, solamente quando tutto il cibo fu a terra sulla tovaglia che Leanne aveva appena steso, si resero conto che ancora c’era ancora una cosa nella borsa.
« Un libro » mormorò la Regina, un sopracciglio inarcato per la curiosità mentre prendeva in mano il misterioso volume « “Of Dances and Dreams”  » disse, leggendo ad alta voce il titolo del libro, che bastò a catturare totalmente l’attenzione di Leanne, facendola scattare in piedi con gli occhi sgranati.
« Che cosa hai detto? » Chiese, l’espressione sul suo volto ancora totalmente sorpresa « Rileggi il titolo del libro, per favore ».
Elsa la guardò un lungo istante, curiosa e incerta per via della sua brusca reazione, ma alla fine ubbidì « “Of Dances and Dreams”, sembra un libro di poesie inglesi ».
Non ebbe neppure modo di finire la frase che la principessa del Sud le strappò il volume tra le mani, prendendo a fissarlo insistentemente, sfiorandolo come se temesse non fosse reale.
« Cos’ha che non va? » Domandò la Regina, mettendosi in piedi con un dondolio affatto rassicurante, creando immediatamente un bastone di ghiaccio a cui potersi appoggiare.
« Non ha nulla che non va! » Esclamò finalmente la mora in risposta, gli occhi luccicanti e pieni di gioia « Questo è il libro che ieri ho cercato tutto il giorno! »
« Mi pareva di aver capito che non fosse reperibile ad Arendelle » Constatò la Regina, pensierosa.
« Infatti non lo è ». La principessa si rigirò per l’ennesima volta il libro tra le mani, aprendolo e sfogliandolo, per avere ulteriori accertamenti che la copia fosse autentica. « Il libraio mi ha detto che l’ultima copia passata nel suo negozio era stata venduta oltre vent’anni fa ad una donna del paese con un dolce sorriso e il volto saggio ed intelligente ».
« Gerda ». Quello di Elsa fu appena un sussurro, ma Leanne lo sentì distintamente e, finalmente, comprese l’ambigua frase che la domestica le aveva rivolto quella stessa mattina.
« Come faceva a sapere che lo stessi cercando? » Domandò la mora, curiosa.
La Regina scosse le spalle « Non ne ho la più pallida idea » rispose « In ventidue anni ancora non sono riuscita a capire come faccia quella donna a sapere sempre ogni cosa ».
« Sa anche di noi? » Chiese ancora Leanne, in maniera diretta.
Elsa rimase a guardarla qualche secondo prima di arrendersi ed annuirle in risposta « Sì » mormorò.
Paradossalmente, sul volto ambrato della principessa del sud si dipinse un sorriso, un sorriso che dimostrava tutta la sua ammirazione nei confronti di quella misteriosa anziana piccola donna.
« Leanne, posso farti una domanda? » La platinata si avvicinò lentamente alla sua compagna, che non perse tempo a stringerle una mano, sperando di esserle di ulteriore aiuto.
« Tutto ciò che vuoi » rispose, baciandole delicatamente uno zigomo alto.
« Cos’ha di così speciale questo libro? »
La principessa sorrise, un sorriso largo e caldo, e gli occhi ambrati si posarono nuovamente sulla bellissima copertina di cuoio rosso, ricca di decorazioni dorate. Con un pollice accarezzò delicatamente le lettere che componevano il titolo, finalmente rispose, la voce morbida.
« Praticamente niente… ma è l’unico contente anche versi d’amore scritti da donne, per donne, che sia riuscita a trovare ».


Dire che era stata una delle giornate più belle della sua vita sarebbe stato comunque riduttivo. Il libro di poesie che Leanne aveva così disperatamente cercato era probabilmente lo scritto più emozionante che la Regina avesse mai avuto il piacere di leggere.
O forse il fatto che lo avesse letto la principessa del Sud aveva reso ogni riga di ogni pagina semplicemente perfetta. Avevano passato quasi l’intero pomeriggio nella radura, recitando poesie dello splendido tomo inglese –che, Elsa era certa, sarebbe diventato un pezzo più unico che raro nella sua libreria-, scambiandosi dolci e profondi baci e sfiorandosi come se i loro corpi fossero fatti di cristallo, provocandosi l’un l’altra migliaia di brividi. La segretezza di quel luogo aveva reso, se possibile, quei momenti magici ancora più emozionanti.
Leanne avrebbe presto fatto ritorno al Regno del Sole ed entrambe erano ormai certe che quel pomeriggio sarebbe stato il momento più bello ed intenso che avrebbero mai avuto il piacere di vivere. Il matrimonio di Elsa era stato programmato per essere celebrato un anno e mezzo dopo a Luglio, il giorno dell’anniversario della sua incoronazione; a nulla erano valse le proteste della ragazza, ancora profondamente turbata dai ricordi che quel giorno le portava: i funzionari avevano deciso che un bell’evento di festeggiare avrebbe impedito a quel giorno di passare alla storia per ben altro. Sino a quel momento, le due ragazze non si sarebbero più riviste.
Essendo l’Isola del Sole più piccola, ma ben più organizzata di Arendelle, era stato deciso che il regno di amministrazione centrale sarebbe stato quello della Regina, che con estreme difficoltà altrimenti avrebbe abbandonato il fiordo e la sua unica sorella. Alexander si sarebbe recato una volta ogni due mesi nel suo regno che, nel frattempo, sarebbe stato amministrato dai genitori e dalla sorella minore – sempre, tuttavia, seguendo la legislatura di Arendelle, che proprio in quei giorni stava subendo delle variazioni per via dell’imminente alleanza –.
La gioia e la spensieratezza delle due ragazze era spiata col calar del sole, quando furono costrette ad abbandonare il loro piccolo Eden per tornare a confrontarsi con la realtà. La principessa aveva nuovamente aiutato Elsa su per le scale e a salire in groppa a Nàjera. Si era creato uno scomodo silenzio a partire dal momento in cui Leanne aveva annunciato fosse giunta l’ora del ritorno. Un silenzio che quest’ultima decise di spezzare.
« Sai, mi lamentai non poco quando Alexander mi disse che saremmo dovuti venire al ballo per il tuo ventiduesimo compleanno ». Sorrise, volgendo un’occhiata veloce alla Regina mentre sistemava le vettovaglie « Ero curiosa per via dei poteri, ma non amavo l’idea di dovermi spostare a causa dell’ennesima presuntuosa egocentrica. Sono rimasta non poco sorpresa quando ti ho conosciuta! »
« Chissà quale grande delusione! » Scherzò la platinata, mentre la principessa saliva alle sue spalle.
« Oh, non ne hai la più pallida idea ». Ridacchiò quest’ultima in risposta, scostando con una mano i morbidi capelli della Regina, così da poter avere campo libero sul suo collo esposto, dove non perse tempo a posare le labbra, donando baci e morsi di fuoco a quella porzione di alabastro.
« Ho una riunione, domani! » Protestò Elsa, senza però allontanarla.
« Allora vedi di trovare in fretta una soluzione. Te l’avevo detto che l’avresti pagata ».

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Strano ma vero, dopo mesi interi torno a farmi viva. E sì, mi sento una stronza apocalittica per essere scomparsa all'improvviso, lasciando questa storia e i lettori che mi stavano seguendo e supportando... per quanto possa valere, mi dispiace molto. È stato un periodo molto negativo e solo da un paio di settimane le cose sembrano andare meglio, anzi, sembrano andare bene. Oggi, nello specifico, una piccola batosta ha interrotto questo "circolo positivo", ma se sono qui è perché ho deciso di non farmi abbattere di nuovo. Avevo promesso che avrei portato a termine "A Tale of Ice and Fire" e lo farò, ho smontato la mia intera stanza per ritrovare il quaderno (scomparso) dove avevo scritto gli ultimi pezzi... non sarà stata una fatica vana. Lo devo a coloro che mi hanno seguito e a me stessa. Ai miei amici che mi hanno aiutato tanto negli ultimi mesi e ad una persona in particolare che da un po' mi aiuta ogni giorno.
A coloro che sono rimasti, se qualcuno è rimasto, auguro una buona lettura.


Capitolo 8


Gli incontri segreti che seguirono nei giorni successivi furono per entrambe estremamente eccitanti. Approfittavano di ogni momento libero per nascondersi in qualche sala vuota del castello, uscendone poi, ogni volta, con dei nuovi segni rosso acceso, sempre più grandi e difficili da nascondere. Erano passati quattro giorni dal picnic e quello era il primo pomeriggio interamente libero per la Regina, la quale non si era fatta di certo sfuggire l’occasione. Aveva annunciato di avere molti impegni burocratici da svolgere e di non voler essere disturbata a meno che non fosse stato strettamente necessario. Per sicurezza, aveva congelato la serratura e finalmente si era potuta dedicare completamente al suo unico motivo di interesse, ben lontano dalla burocrazia.
« Anna li ha visti » biascicò tra un bacio e l’altro, volgendo un’occhiata rapida alla ragazza seduta a cavalcioni sulle sue gambe.
« Cosa?! » Scattò Leanne, allontanando il volto da quello della bionda, guardandola con gli occhi sgranati.
« Già… » sospirò la Regina « Sai, da quando ci siamo riconciliate abbiamo deciso di tenere le porte aperte e ormai ha praticamente perso l’abitudine di bussare. Mi ha seguita dopo il consiglio di ieri sera ed è entrata che mi stavo ancora cambiando… è rimasta parecchio spiazzata quando ha notato tutti questi succhiotti sul mio collo ».
« Mio Dio, che situazione spiacevole. Tu cosa le hai detto? »
« Nulla! Ero terrorizzata e deve essersi preoccupata anche lei quando il pavimento della mia camera da letto ha cominciato a gelarsi. Mi è venuta incontro di corsa con le gote arrossate ed un sorrisetto imbarazzato, alla fine abbiamo tenuto una conversazione del tipo “« Non c’è niente di male, Elsa! Una volta Kristoff me ne ha fatto uno enorme sulla clavicola. Per fortuna sono riuscita a nascondertelo… e poi era uno e non una mezza dozzina ma-… non importa! Qui non stiamo parlando di me, quindi non scenderò in dettagli personali ed imbarazzanti… visto che i troll già ne hanno fatto una storia. Tu ed Alexander state per sposarvi, è una cosa normale! Anche se vorrei ricordarti che la consumazione in teoria dovrebbe avvenire dopo il matrimonio. Cioè, se vuoi che sia prima non ci sono problemi ma- »
« A questo punto credo di dover ricordare io a te questo piccolo dettaglio riguardo la consumazione, Anna »
e poi ha cambiato discorso, vista la piega assurda che stava prendendo quella chiacchierata ».
La mora rimase impassibile per qualche brevissimo istante, in cui Elsa la fulminò con lo sguardo. «Non- ».
Non ebbe neppure il tempo di minacciarla che Leanne scoppiò in una fragorosa risata, ignorando la segretezza di quei momenti.
« Non ci posso credere! » Gracchiò, facendo sbuffare Elsa, che non perse tempo a riprenderla con un’occhiataccia per il tono troppo alto di voce.
« Scusa, ma è assurdo! »
« Adoro Kristoff, ma credo proprio che quel ragazzo necessiti di un bel discorso ».
« Non vorrei essere nei suoi panni, quando giungerà quel momento ».
« Non vorrà neanche lui » Ringhiò la Regina, con gli occhi ridotti a due minuscole fessure fiammeggianti. « Se prova anche solo a toccare Anna con le sue grandi mani da montanaro io- »
La Regina venne interrotta dallo bussare deciso ed elegante di qualcuno al di là della porta. Leanne sgranò gli occhi e questa volta nemmeno lei riuscì a contenere le sue emozioni. La paura di entrambe provocò una misteriosa concentrazione di magia che incendiò i fiori presenti in un vaso sulla scrivania e che poi congelò le fiamme, ancora alte e vive, intrappolando il fuoco nel ghiaccio in un mix di colori sorprendenti. Le ragazze osservarono quel suggestivo spettacolo, stupendosi della meraviglia e della distruzione che i loro poteri, assieme, potevano creare. Elsa fu la prima a riacquisire il controllo, ricordando la persona dietro la porta e pregando che fosse solamente Gerda.
« Chi è? »
« Vostra Maestà, sono il principe Alxeander. Volevo vedervi, posso entrare? »
Preghiere vane. Leanne sbiancò nell’udire la voce del fratello maggiore ed indietreggiò di un paio di passi, rovesciando il vaso di prima a terra, mandandolo in frantumi. La platinata roteò gli occhi «Era chiaro che quell’oggetto non sarebbe dovuto arrivare alla fine della giornata ».
« Elsa, va tutto bene? »
La voce del principe, tuttavia, non aiutò affatto la mora a tranquillizzarsi e alla fine la Regina comprese che era strettamente necessario che prendesse lei in mano le redini della situazione. Posò le mani sulle spalle tremanti della mora, obbligandola a guardarla negli occhi. « Andrà tutto bene. Fidati » sussurrò, sorprendendosi poi di come le sue poche parole avessero fatto effetto sulla principessa del Sud che, immediatamente, parve calmarsi. Non aveva mai visto Leanne così spaventata per qualcosa: fino a quel momento aveva sempre interpretato lei il ruolo di quella fragile, adesso non poteva più permetterselo.
Con il passare dei giorni, l’imminente partenza e l’avvicinarsi del matrimonio, Leanne stava perdendo tutta la sua sicurezza, lasciando spazio ad una fragilità che solitamente non le era propria.
« Scusate, sono solo oberata di lavoro. Potreste passare tra un paio d’ore? » Rispose finalmente la Regina.
« Devo solo darvi una cosa. Ci vorranno pochi minuti ».
Elsa comprese che a quel punto, rifiutare ancora, sarebbe stato ben più che sospetto. Spinse Leanne sotto la grande scrivania, dandole quei misteriosi fiori che sarebbero stati una prova schiacciante. La mora non oppose resistenza ed obbedì a quella silenziosa richiesta, accovacciandosi sotto il grande mobile in mogano.
La Regina controllò un ultimo istante, prima di sciogliere la serratura, per accogliere il principe.
« Accomodatevi! » Esclamò, una volta che fu nuovamente seduta sulla sua sedia.
Alexander fece il suo ingresso con assoluta solennità, indossava una splendida giacca verde smeraldo, abbinata perfettamente ai pantaloni scuri, che presentavano gli stessi eleganti ricami dorati su alcuni risvolti accuratamente studiati per quel completo. Alla vita spiccava la cintola con la spada ed Elsa rimase colpita da quel particolare: non ricordava di avergliela mai vista portare.
« Elsa, siete sicura che sia tutto apposto? » Chiese dopo qualche secondo il ragazzo, notando che la Regina fosse rimasta immobile con lo sguardo perso a guardare qualcosa, che non si rese conto essere l’elsa frastagliata di diamanti della sua splendida spada.
La platinata trasalì e puntò immediatamente i suoi occhi di ghiaccio sullo splendido volto abbronzato dell’altro « Certo. Ero un attimo persa, ditemi pure ».
Improvvisamente, Alexander le parve a disagio, spostò un paio di volte il peso da una gamba all’altra e spostò il suo sguardo ovunque, tranne che su di lei.
« Cos’è successo a quel vaso? » Sviò, indicando i pezzi di porcellana sparsi sul pavimento, alla destra della Regina di Arendelle.
« Niente di che, ignoratelo. Manderò a chiamare qualcuno per pulire questo disastro, più tardi ».
« Va bene ». Il moro sospirò e finalmente riuscì a ritrovare il coraggio per dire ciò che l’aveva spinto fin lì. Il suo sguardo si fece serio, quasi distante, lo stesso tipo di sguardo che la platinata era solita rivolgere ai funzionari che le si rivolgevano come fosse una bambina inesperta. Lo sguardo autoritario di un vero sovrano. Il giovane principe compì un ampio passo avanti, per portarsi dietro la scrivania accanto ad Elsa, facendo sobbalzare vistosamente quest’ultima, che non poté che alzarsi bruscamente, per impedirgli di andare oltre. « Fermatevi! Verrò io da voi! » Esclamò ad alta voce, sperando di aver sovrastato col suo tono il lamento di dolore di Leanne, alla quale aveva accidentalmente dato un calcio. Il moro rimase visibilmente perplesso, comunque decise di non obbiettare e, annuendo mestamente, fece un paio di passi indietro, permettendo dunque alla Regina di avvicinarsi e prender posto di fronte a lui esattamente al centro dello studio.
« Scusate, ci sono schegge di vetro ovunque, non mi sarei mai perdonata se vi foste rovinato questi splendidi stivali, schiacciandole ». Improvvisò Elsa, sperando di riuscire a giustificare il suo insolito comportamento e la singolare reazione.
La scusa era frivola, tuttavia, il moro annuì in risposta, lasciando cadere una volta per tutte l’argomento. « Allora, il motivo di tutta questa urgenza? » Si sforzò di sorridere la bionda. Il principe la guardò dritta negli occhi per un lungo istante e in quel momento la Regina poté sentire distintamente il peso di tutti suoi errori all’interno del petto. Ciò che stava facendo ad Alexander era sbagliato, vergognoso… eppure, nonostante il senso di angoscia, non riusciva a sentirsi in colpa, o a pentirsene: Leanne era la cosa più bella che le fosse mai capitata e avrebbe messo volentieri tutto in gioco, per lei. Quindi, allontanati i rimorsi, si rivestì a sua volta di autorità e sostenne senza incertezze il suo sguardo.
« Mi sono reso conto qualche ora fa di non avervi ancora dato in dono l’anello di fidanzamento ».
Quest’affermazione di sicuro fu l’ultima cosa che Elsa si sarebbe aspettata di sentire e alla fine vacillò impercettibilmente. Il principe estrasse un fazzoletto di stoffa dalla tasca interna della sua giacca e s’inginocchiò dinnanzi a lei senza dire una sola parola. Aprì con cura il candido pizzo di quel piccolo pezzo di stoffa, fino a scoprirne il contenuto: un anello di fidanzamento con un’acquamarina grande come un’unghia, circondata da una dozzina di diamanti e perfettamente incastonata sul cerchio di platino scintillante.
« Apparteneva alla mia bisnonna, è un po’ di generazioni che è tradizione darlo come dono di fidanzamento, nella mia famiglia » espose Alexander, afferrandole con delicatezza la mano sinistra « Posso? ».
La Regina si limitò ad annuire, la gola improvvisamente secca e la fronte accaldata: era il gioiello più bello che avesse mai visto e lei non meritava decisamente di portarlo.
« Avevo temuto fosse troppo grande ». Sospirò di sollievo il principe, notando come l’anello si adattasse perfettamente attorno il candido anulare della bionda Regina.
« I-io… sono senza parole. È meraviglioso, vi ringrazio » balbettò Elsa, guardando il suo riflesso sulla pietra scintillante.
« Sono lieto che vi piaccia. Direi che è decisamente il vostro colore ». Sorrise ancora una volta il moro, rimettendosi in posizione eretta per prendere con dolcezza le mani della sua fidanzata.
« So che è successo tutto di fretta e che probabilmente non era nei vostri piani quello di sposarmi, ma vi prometto che sarò un buon marito, Elsa. Sul mio onore ».
Alexander si avvicinò ancora di qualche centimetro e, con titubanza, azzerò la distanza tra lui e la Regina, posando le sue labbra su quelle rosee, donandole un casto bacio.
« Posso contare sulla vostra presenza, questa sera a cena? » Chiese piano, guardando con lussuria le labbra gonfie della platinata: era chiaro che Alexander volesse di più ed Elsa gli era grata per aver deciso di non correre e di rispettare i tempi di attesa che il matrimonio aveva loro imposto.
« Certamente » sussurrò in risposa lei, sentendo finalmente la presa del principe allentarsi dai suoi fianchi, fino a scomparire del tutto quando ebbe fatto un paio di passi indietro.
« Allora ci vediamo tra qualche ora. Buon proseguimento, mia Regina ».
« A dopo ».
Non appena la porta fu sbattuta, la platinata si lasciò andare ad un sospiro stanco e si portò una mano alla fronte, sigillando di nuovo la serratura con la sua magia.
« Leanne puoi uscire, è andato via » biascicò, avvicinandosi lentamente al suo posto.
La principessa straniera, però, non diede alcuna risposta, né uscì da sotto il mobile, cosa che fece allarmare Elsa « Leanne?! » Chiamò, chinandosi finalmente a guardare sotto la sua scrivania.
Il respiro le morì in gola quando vide la mora rannicchiata su sé stessa, con le ginocchia al petto, i fiori congelati in mano e la testa nascosta tra le gambe.
« Leanne! » Esclamò preoccupata, inginocchiandosi accanto a lei e posandole dolcemente una mano sulla spalla. « Tesoro, ti prego, guardarmi ».
E subito dopo si pentì di averle fatto quella richiesta. Gli occhi ambrati della principessa erano rossi, gonfi e pieni di lacrime, gli zigomi alti bagnati, le labbra tremanti… era chiaro che con quel gesto, Alexander, le avesse dato il colpo di grazia per farla crollare. Il sussurro della principessa del Sud fu appena udibile, eppure Elsa lo sentì e la durezza di quelle parole la schiaffeggiò spietatamente.
« È finita Elsa, io ti ho persa ».

 ***

Era notte fonda e la partenza ci sarebbe stata tra appena cinque ore: cinque ore e sarebbe tutto finito, quell’intero mese sarebbe sfumato in ricordi e presto anche quelli sarebbero scomparsi. Leanne si era fatta da parte e, per quegli ultimi giorni, era rimasta quasi tutto il tempo nelle sue stanze. Elsa era andata a cercarla, aveva provato a parlarle, ma la porta era rimasta sempre chiusa, provocando l’accrescere dei sensi di colpa della Regina: il pensiero che Anna avesse dovuto soffrire allo stesso modo per tredici lunghi anni – considerando, inoltre, che era appena una bambina – non aveva di certo migliorato il suo stato d’animo. Sapeva, tuttavia, che Leanne aveva ragione: quel momento presto o tardi sarebbe dovuto arrivare e trascorrere altri giorni assieme non avrebbe fatto altro che farle soffrire ancor di più quando infine sarebbe giunto il momento della separazione. La principessa non dormiva da tre notti ormai e, sebbene alte fiamme circondassero il baldacchino nella sua stanza, continuava a non sentirsi al sicuro; il fuoco la stava tenendo lontana da tutti, persino dal fratello – che in quell’ultimo periodo aveva ottenuto risultati ancor più scarsi di Elsa, visto che la ragazza non aveva proferito una singola parola in risposta a tutte le sue richieste di venir fuori –, ma era solo questione di ore prima che i due reali tornassero nel proprio regno e, a quel punto, la realtà l’avrebbe schiaffeggiata brutalmente per l’ennesima volta.
La splendida Regina di Arendelle era entrata nella sua vita con la forza e l’inaspettatezza di una vera e propria bufera di neve, l’aveva colpita, rovesciata, sconvolta e profondamente migliorata. A Leanne erano piaciute diverse donne nel corso della sua vita: cameriere, ambasciatrici, amiche di infanzia tuttavia, mai prima d’allora, si era innamorata.
Non aveva chiesto di avere Elsa, semplicemente era successo ed era ormai innegabile che si sarebbero appartenute per sempre. Irrequieta , decisa a non buttare al vento quel poco tempo che aveva ancora a disposizione, si alzò dal letto e attraversò il fuoco in completa tranquillità fino a giungere dinnanzi la porta della sua stanza. Sarebbe uscita di lì, non avrebbe sprecato quell’ultima notte. Con decisione afferrò il pomello ed iniziò una corsa silenziosa per i corridoi deserti del castello: scivolò sui tappeti, scese e salì scale, fino a quando non giunse nell’ala opposta, esattamente di fronte la grande porta di legno che separava il resto del palazzo dalle stanze della Regina. Si accertò un’ultima volta di non esser stata seguita e poi, silenziosa, girò il pomello ed attraversò la barriera che la sperava dalla cosa più bella che avesse mai avuto il privilegio di avere. Quando finalmente la porta alle sue spalle fu chiusa riuscì a rilassarsi e poté accorgersi della figura snella che guardava il fiordo dalla finestra, dandole le spalle.
« Anna, mi dispiace io domattina non-… Leanne ». La sorpresa negli occhi della platinata quando voltandosi, anziché la sorella, trovò la bella principessa del Sud fu ben più che evidente e fece male, perché da quel suo sguardo la mora comprese che non si aspettava più di rivederla. Gli occhi di ghiaccio erano larghi e la bocca leggermente aperta, le sue spalle cedettero improvvisamente e, solo quando la Regina prese una lunga boccata d’aria, Leanne si rese conto di quanto si fosse irrigidita col suo ingresso. Per una volta decise di mandare all’altro paese la razionalità e di agire ignorando il cervello, dunque tenne per sé tutti i bei discorsi che si era preparata durante il tragitto dalla sua camera da letto agli appartamenti della Regina e con tre ampie falcate si precipitò da lei, annullando con irruenza la distanza che le separava, attaccando le labbra dell’altra con voracità.
E ancora una volta Elsa la sorprese.
Non solo rispose al bacio immediatamente, quasi fosse una cosa che si aspettasse, ma anziché respingerla, o allontanarla, l’avvolse tra le sue braccia, stringendola e sollevandola appena, per permetterle di essere alla sua stessa altezza. La Regina le mordeva le labbra senza esitazione e correva a cercare la sua lingua tutte le volte che si staccavano, era affamata, aggressiva, disperata. Leanne sapeva a cosa Elsa stesse pensando: quella era l’ultima occasione che avrebbero avuto per stare assieme, ben evidente era il fatto che nessuna delle due volesse sprecarla.
« Sono stata una stupida ». Biascicò la principessa del Sud, approfittando di una manciata di secondi che la platinata si era concessa per riprendere fiato.
« Non è vero, non parlare di te in questo modo ». Rispose pacatamente Elsa, accarezzandole la fronte con una mano gelida, tirandole indietro i lunghi capelli scuri. « Tu… ti sei comportata bene. Probabilmente anche io, nei tuoi panni, avrei agito allo stesso modo ».
« Volevo proteggerci, è già tutto dannatamente difficile ».
« Lo so ».
« Io ti amo ».
Quella dichiarazione parve riempire improvvisamente tutta la stanza e il volto di Elsa mutò subito espressione: c’era sorpresa, c’era paura ma, soprattutto, c’era dolcezza. E fu proprio quel sentimento che, per la prima volta, riuscì a vincere tutti gli altri, dando alla Regina il coraggio di allontanare l’oscurità per aggrapparsi a quel minuscolo spiraglio di luce che Leanne le stava offrendo. La baciò delicatamente, appena un sfiorarsi di labbra, mentre con le mani le accarezzava piano i fianchi.
« Ti amo anch’io ».
Avevano avuto tante occasione per dirselo e mai una era stata perfetta tanto quella; nessuna delle due sapeva cosa sarebbe accaduto dopo quella notte e probabilmente era destino che quella frase venisse pronunciata in quel momento, in quella stanza, perché non era solo una confessione: era un appiglio, una necessità, un tentativo di farsi forza… era un addio.
Ripresero a baciarsi ancora una volta con irruenza e la Regina non esitò ad afferrare la principessa e a sollevarla da terra, incastrando le sue gambe contro il proprio bacino, mentre la mora le circondava il collo con le braccia. Indietreggiò di qualche passo, fermandosi solo una volta toccato il letto con le gambe, si girò e con estrema accortezza vi posò Leanne sopra, inginocchiandosi al suo fianco, sovrastandola mentre con un braccio le sosteneva ancora il collo, per impedire alle loro labbra di separarsi. Avevano giocato, durante quelle settimane, mandando avanti una partita che la principessa era stata ben lieta di condurre con maestria e sicurezza. Ed Elsa le era stata grata per questo. Tuttavia, la mora era stata troppo sconvolta dalla realtà dei fatti per poter andare avanti allo stesso modo di come aveva cominciato, i ruoli si erano invertiti e ancora una volta la platinata si era ritrovata a combattere faccia a faccia con la malvagità della vita per poter difendere le cose che amava. Ad una prima occhiata, conoscendo solo il suo passato, molte persone avrebbero potuto paragonare Elsa ad un cerbiatto impaurito, ma chi la conosceva bene aveva avuto modo di scoprire che la dolce e pacata Regina di Arendelle somigliava molto più ad un predatore piuttosto che a una preda. Un predatore calmo, calcolatore, ma comunque pronto a lottare.
Leanne aveva pur sempre diciannove anni e, anche se forse era in grado di gestire con maestria il suo potere, per molte cose era decisamente più simile ad Anna che ad Elsa. E questo voleva dire che, per quanto le apparenze potessero far sembrare il contrario, era la bionda a tenere le redini della maggioranza delle situazioni.
La Regina continuava a baciarla, ormai dipendente dal sapore della principessa, l’assaporava pur sapendo che non sarebbe mai stata sazia di lei; e mentre la sua bocca continuava a tornare in luoghi ormai ben conosciuti, le sue mani si spinsero oltre, accarezzando delicatamente le cosce della mora, sollevando lentamente la stoffa del leggero abito da notte che stava indossando in quel momento sempre più in alto, fino a sfilarglielo completamente. Guardare la principessa per la prima volta fu come prendere una boccata d’aria fresca, dire che fosse bella era riduttivo: era eterea ed in quel momento era sua. Solamente sua.
Le sorrise dolcemente sperando di alleviare il suo imbarazzo e la baciò mentre con le mani avvolgeva i seni tondi e sodi, affidandosi solamente all’istinto in quel momento che ad entrambe era totalmente estraneo: non c’erano libri, testi, che trattavano dell’amore tra donne – almeno non in maniera così approfondita – e la paura di fare qualcosa di sbagliato era tanta. Il gemito di piacere che, tuttavia, sfuggì inatteso dalle labbra della principessa del Sud fu tutto ciò che Elsa stava aspettando e valse come ottimo incentivo per andare oltre. Si allontanò solo per sfilarle le mutandine già umide, ma non ebbe neppure il tempo di farle scendere fino alla caviglia che Leanne aveva capovolto le loro posizioni e la stava spogliando a sua volta, come a voler pareggiare i conti.
Litigò alcuni minuti con i lacci dell’abito da notte della platinata – più complesso e raffinato di quello che aveva indossato lei fino a poco prima –, ma alla fine anche quell’ultima barriera venne rimossa e la mora poté ammirare la meravigliosa Regina delle nevi in tutta la sua bellezza. Le guance di Elsa si tinsero di un rosa acceso nel notare come Leanne la stava guardando, ma non fece in tempo a coprirsi con le mani, imbarazzata, che la principessa le afferrò i polsi e li bloccò ai lati della testa, sorridendole maliziosamente prima di avvolgere con la bocca il suo seno sinistro. La Regina non riuscì a trattenere un urletto sorpreso, che gratificò immensamente la mora. Elsa lasciò che Leanne prendesse confidenza col suo corpo ancora qualche minuto, prima di sollevarsi a sedere incastrando il suo bacino tra le gambe della principessa, che aprì leggermente le labbra, sorpresa dalla sensazione della sua intimità nuda contro la pelle gelida del ventre della Regina. Quest’ultima sorrise maliziosamente e tornò a baciarla ancora una volta, stringendola di più a sé mentre la stendeva nuovamente sul letto. La mora allungò le mani verso il bacino di Elsa, per privarla di quell’ultimo indumento che ancora le separava e la Regina fu ben lieta di aiutarla a farlo.
Fu solo quando erano ormai entrambe completamente nude e sentì l’intimità della platinata premere contro la propria che Leanne si riscosse e fermò Elsa dall’andare avanti.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     
 « A-aspetta… » balbettò, allontanandola gentilmente ma con decisione, suscitando non poco disappunto da parte della sovrana « … sei sicura di volere questo? » Domandò con un filo di voce, guardandola timidamente negli occhi. Si sentiva in dovere di porle quella domanda, ciò che stavano facendo era sbagliato, scorretto nei confronti di Alexander, disonesto rispetto quelli dell’intera Arendelle. Eppure, nonostante non si fosse mai sentita più viva di quel momento, Leanne andò avanti, pronta a mollare tutto e a dire addio ad Elsa per sempre, se solo lei glielo avesse chiesto « Tra pochi mesi sarai sposata, non è giusto che noi- ». La Regina la mise a tacere con l’ennesimo bacio e, in risposta a quella valanga di incertezze, sfilò l’anello di fidanzamento dal suo anulare e lo posò sul comodino accanto al suo letto, nascondendolo alla vista con un fazzoletto di pizzo. Poi, allontanato lo spettro del matrimonio da quella stanza, tornò a concentrarsi sulla splendida figura nuda di Leanne, distesa sotto di lei, con gli occhi lucidi e scuri di lussuria e le labbra gonfie di baci.
« Nella mia vita mi sono state concesse ben poche occasioni di scegliere, sai bene che anche il matrimonio con tuo fratello è l’ennesima costrizione burocratica e sì, probabilmente ciò che stiamo facendo è sbagliato, ma ti prego, concedimi almeno la possibilità di questo. Se per te è lo stesso, io vorrei stare con te questa notte… in tutti i modi possibili. Fammi scegliere te ».
La principessa non poté evitare di commuoversi a quelle parole e, con mano tremante, accarezzò piano una guancia arrossata e luccicante di sudore della Regina, sorridendole con una dolcezza tale da far tremare anche quel cuore che molti avevano definito di ghiaccio.
« Tu non devi scegliermi, Elsa. Io ti appartengo già da tempo ».


***

« Ehi » chiamò piano Elsa, quando ormai i primi raggi del sole filtravano dalla finestra.
« Ehi » bofonchiò in risposta Leanne, ancora semi-addormentata tra le sue braccia.
« È l’alba » dichiarò la Regina, posandole delicatamente un bacio sulla tempia esposta.
« Già… ». Dopo questo sospiro la principessa aprì gli occhi, sconfitta « Vorrei poter rimanere così per sempre » confessò, accoccolandosi di più contro il petto gelido della platinata.
« Anche io, tesoro. Anche io ».
« È stata la notte più bella della mia vita » disse con un filo di voce rauca, sollevandosi leggermente per congiungere le labbra con quelle della sua amante.
« Della nostra vita » La corresse Elsa, prima di accontentarla e concederle un bacio più approfondito.
« Già ». La principessa del Sud divenne improvvisamente malinconica, sapendo che quella prima notte sarebbe stata anche la loro ultima ed Elsa non tardò a percepire il suo dolore e a condividerlo. Iniziarono a baciarsi più appassionatamente, in maniera più feroce, disperata, perché quelli sarebbero stati i loro ultimi baci. Furono quasi sul punto di spingersi oltre per la seconda volta, quando vennero interrotte dall’insistente bussare alla porta.
« Chi…chi è? » Chiese la Regina, affannata.
« Vostra Maestà, dovreste prepararvi, il principe Alexander è in partenza ». La voce di Gerda fu una melodia rassicurante ed entrambe le ragazze sospirarono di sollievo.
« Porgi al principe le mie scuse e digli che non potrò essere lì a salutarlo a causa di un lieve malanno, ma che comunque gli auguro buon viaggio ».
« Come desiderate, Vostra Maestà. …Tuttavia, temo che la principessa Leanne debba comunque raggiungerlo… ».
La mora impallidì ma, quando Elsa si lasciò sfuggire un risolino divertito, decise di rispondere ella stessa alla governante.
« Dì pure che mi sto preparando e che lo raggiungerò presto, temo di non aver dormito molto questa notte ».
E a questo punto fu il turno della platinata di impallidire.
« Sarà fatto, Vostra Altezza ».
Leanne riuscì a trattenere la sua risata fino a quando non sentì i passi della donna allontanarsi dal corridoio, a quel punto scoppiò letteralmente.
« Hai veramente appena detto alla mia vecchia balia che siamo state insieme, questa notte? » Biascicò la Regina, ancora semisconvolta.
« Era così ovvio! » Rise la principessa, rotolando giù dal petto dell’altra.
« Un conto era che fossi nella mia stanza e un conto è ciò che hai fatto nella mai stanza! » Esclamò sconvolta Elsa, guardandola come fosse un fantasma « Non riuscirò più a guardare Gerda in faccia per il resto della mia vita ».
« Andiamo, non farla tanto tragica ». Ridacchiò ancora Leanne, afferrandola e attirandola a sé « Tra una decina d’anni lo avrà dimenticato ».
« Tu credi? »
« Assolutamente no ».
La principessa cominciò a ridere di nuovo e questa volta contagiò anche la bionda. Le risate delle due ragazze echeggiarono per le stanze deserte della Regina, riuscendo a dare un pizzico di allegria anche a quel giorno. A ridestarle furono le voci di Alexander e Kristoff, provenienti dal cortile: il giovane principe era già pronto per il viaggio di ritorno e, a quanto pareva, il biondo montanaro stava volentieri aiutando il futuro cognato a portare i bagagli a bordo del grande vascello reale.
« È ora » mormorò Leanne, guardando un punto lontano fuori dalla finestra, verso l’oceano.
« Già ».
Si rivestirono in completo silenzio, degnandosi di pochi sguardi e sorrisi che, nonostante dovessero essere rassicuranti, alla fine apparvero come smorfie malinconiche. Elsa sapeva di dover essere forte e, soprattutto, di dover essere grata perché non avrebbe perso Leanne. Almeno non completamente. Infondo, era pur sempre la sorella del suo futuro sposo, il che voleva dire che, in un modo o nell’altro, avrebbero avuto occasioni di rivedersi. Certo, le circostanze le avrebbero obbligate ad un certo  contegno e un’opportuna distanza, ma si sarebbero rincontrate e, nonostante il dolore, avrebbero potuto ancora guardarsi negli occhi, almeno per dei fugaci attimi.
Furono entrambe pronte in meno di mezz’ora e si ritrovarono ancora una volta abbracciate, strette l’una contro l’altra, a scambiarsi baci profondi e frasi insensate, solo per distrarsi.
« Dovrei iniziare a mettere i tacchi più spesso » dichiarò Leanne, sperando che il sorriso forzato riuscisse a distrarre Elsa dai suoi occhi ambrati pieni di lacrime. Questa le rivolse uno sguardo interrogativo, che venne subito degnato di una spiegazione.
« Semplicemente sono stanca di dovermi mettere sulle punte ogni volta che voglio darti un bacio ».
« Tra qualche ora non avrai più questo problema. Mai più » rispose a bassa voce Elsa, in un tono più duro e scostante di quanto avesse voluto.
« Non dire così, ti prego. Sai bene quanto vorrei rimanere ». La principessa le accarezzò dolcemente una guancia candida, invitandola ad alzare lo sguardo.
« E allora resta » la supplicò la Regina, abbandonandosi al dolore e lasciando che le lacrime solcassero il suo volto perfetto.
« Non posso » biascicò la mora, asciugando con un pollice le lacrime della platinata, ma piangendo comunque a sua volta.
« Io ti amo » le confidò ancora una volta la Regina, con una voce che quasi non le apparteneva, tanto era flebile e lontana.
« Ti amo anch’io ».

Il giorno in cui Leanne andò via era bello, sereno. Il sole splendeva alto e il mare era calmo: un’atmosfera perfetta che si accoppiava, a causa di un perfido gioco del destino, a quella terribile giornata. 31 Gennaio, il giorno che portò via sogni, speranze, ricordi e desideri di un amore che non sarebbe mai potuto esistere. L’ultimo giorno di sole di quell’insolito inverno, perché poi, a partire dall’alba seguente, su Arendelle vi sarebbero state solo nuvole… e neve.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


Finalmente sono riuscita a risolvere il problema con il corsivo! A voi, finalmente, un'impaginazione decente.
Besos


Capitolo 9

21 Marzo 1843

Amore,
continuo a contare i giorni che sono trascorsi dalla nostra separazione.
A volte la mente mi gioca brutti scherzi e, nella notte, mi sembra di sentirti accanto a me.
Oggi, ad Arendelle, si festeggia il ritorno della Primavera: Anna sta provando da giorni a convincermi ad andare con lei alla festa in paese… probabilmente l’accontenterò; sai, da quando sei partita ho avuto difficoltà ad abbandonare il castello. A dire il vero non credo di essere mai uscita, i miei poteri sono di nuovo instabili e, purtroppo, temo che il mio regno vedrà un’altra rigida Estate.
In alcuni momenti mi manchi così tanto che ho paura di non farcela.
Vorrei che fossi qui,

Elsa

 

Passeggiare per le strade di Arendelle fingendo indifferenza, fingendo di star bene, fu una delle cose più difficili che Elsa sentiva di aver mai fatto e, sorprendentemente, si ritrovò a ringraziare gli anni di isolamento, che le avevano insegnato a metter su solamente delle belle facciate.
Almeno adesso aveva Anna e doveva essere grata di questo.
« Non vedo l’ora che il ghiaccio ricominci a sciogliersi! Potremmo fare delle lunghe passeggiate a cavallo, che ne dici? » La principessa era particolarmente solare, quel giorno. Probabilmente, la sua felicità era dovuta al fatto che la sorella si fosse finalmente decisa ad abbandonare le mura del castello e a tornare tra la gente. Anna non sarebbe mai stata capace di dirlo apertamente, ma sapeva che Elsa aveva bisogno di uscire molto per poter ritornare ad essere anche solo l’ombra di ciò che era stata da bambina.
« Vostra Maestà, mi state ascoltando? » La prese in giro, sforzando un sorriso mentre richiamava l’attenzione della platinata. Era assente, lontana, camminava al suo fianco eppure il suo sguardo era di ghiaccio e totalmente perso nel vuoto.
« Oh, sì. Perdonami… stavi dicendo? » Elsa intrecciò le mani tra di loro, in difficoltà per essere stata colta impreparata dalla sua sorellina.
« Che tra qualche settimana potremo uscire di nuovo con Nàjera ed Askel! Avremo più ore di luce e meno possibilità che ci colga una tempesta di neve mentre siamo fuori ».
« Hai ragione ».
« Quindi… è un sì? » Chiese la rossa, con gli occhi luccicanti e colmi di speranza.
La Regina sorrise benevola « Assolutamente ».
« Evviva! » La più piccola batté le mani con allegria, compiendo dei piccoli salti in contemporanea, muovendosi in modo decisamente buffo ed infantile.
« Ti stanno guardando tutti, sciocca bambina ». La prese in giro la sorella, intrecciando poi un braccio a quello della minore, per riprendere il cammino verso la piazza principale.
« Che guardassero! Potranno anche deridermi, ma saranno molto invidiosi quando cavalcherò al tuo fianco per i parchi reali ».
« Certo, sicuramente ». L’assecondò Elsa, senza convinzione.
« È così! Il regno stravede per te! » Esclamò la principessa, fermandosi improvvisamente.
« Vorrei che fosse davvero così, Anna ».
« Lo è! Perché continui a sottovalutarti? »
« Non si tratta di “sottovalutarmi”, sappiamo entrambe che non sarò mai come nostro padre ».
« Da quando siamo tornate al punto di partenza? » Urlò la rossa, con le lacrime agli occhi.
« Anna, per favore, non mi sembra né il luogo né il caso di fare questo discorso » Ringhiò a bassa voce la Regina, notando che le parole della sorella avessero catturato l’attenzione di diversi presenti.
« E quando sarà il caso? Non siamo più delle bambine, hai ventidue anni! Presto sarai una moglie, una madre! Non potrai più permetterti di comportarti così, hai bisogno di abbattere una volta per tutte quelle maledette mura che ti sei costruita attorno! »
« Anna, ti prego… ».
« No, Elsa. Non me ne starò qui ad assistere ad una tua regressione… non lo sopporterei. Non di nuovo. Mi dispiace ».
Quella frase venne pronunciata piano, ma duramente. Eppure, non furono le parole di Anna a ferire la Regina, ma le sue lacrime. Era stata così presa da sé stessa, da Leanne e dall’imminente matrimonio che aveva completamente abbandonato la sua sorellina.
Di nuovo.
Anna aveva ragione: era regredita, tutti i progressi che difficilmente aveva fatto erano sfumati il giorno in cui la principessa del Sud era partita e lei era di nuovo al punto di partenza. Era come se non avesse mai abbandonato la sua stanza, tanto si sentiva a disagio.
« Vostra Maestà, state bene? » La flebile voce di un cittadino riportò Elsa alla realtà e, con orrore, notò il ghiaccio sotto i suoi piedi.
« S-state indietro… vi prego ». Guardò le persone attorno a lei e si sentì mancare quando notò che erano accorse in un centinaio.
« Regina Elsa, respirate profondamente. Andrà tutto bene ». Questa volta, a parlare fu una donna. La platinata l’aveva vista un paio di volte pattinare nel cortile del castello, ma in quel momento non ricordava se fosse una fruttivendola o una sarta.
« Siete forte, Vostra Altezza. Non lasciate che le vostre paure vi controllino ». Un’altra voce, quella di un ragazzo. Lui lo ricordava, era il nipote di uno dei suoi stallieri, aveva la stessa età di Anna. Erano lì, gli abitanti del suo regno, ad assisterla e ad incitarla a combattere qualcosa che nemmeno conoscevano. La platinata sentì la sua testa iniziare a girare e il potere dentro di lei aumentare di intensità. Stava per venir fuori, nessuno era al sicuro. Voleva avvisare le persone di allontanarsi, ma le sue corde vocali erano letteralmente congelate. Come in un incubo.
« Elsa, guardami ».
Quella voce consumata, famigliare, accompagnata dallo stringersi di un paio di vecchie mani sulle sue, in maniera rassicurante, la riportarono alla realtà.
« G-Gerda… » biascicò, gli occhi cerulei annebbiati dalle lacrime.
« Torniamo a casa, tutto questo è troppo per te ».
La vecchia balia si fece strada tra le persone, che si aprirono in un varco per lasciar spazio alla loro Regina. « Respira dolcezza, respira profondamente ». La incoraggiò la donna, continuando a sostenerla per la vita. Elsa era certa che, avesse avuto la forza e l’altezza necessaria, Gerda l’avrebbe tranquillamente riportata al palazzo in braccio.
« Ho capito che qualcosa non andava quando ho visto Anna rientrare di corsa e correre verso le scuderie ».
« Non posso farcela Gerda. Sono di nuovo al punto di partenza » mormorò la platinata, tenendo gli occhi bassi.
« Mi rifiuto di crederlo » rispose aspramente la donna « E non ti permetterò di convincerti di questo. Sono stata costretta ad osservarti in silenzio mentre ti spegnevi e sì, con tutta probabilità non tornerai più quella che eri un tempo, ma sta’ certa che non ti permetterò nemmeno di ricadere vittima dei tuoi poteri. Ho lasciato che accadesse una volta e ti posso assicurare che mi è bastato ».
La platinata, nell’udire quelle parole, non poté far a meno di guardare in volto la vecchia balia. Nessuno aveva mai avuto il coraggio dirle quelle cose, nonostante tutti le pensassero. Ella stessa compresa.
« Io… ».
« No, “io” niente. Sei la Regina di Arendelle, hai un regno a cui badare e, soprattutto, una sorella minore che ha disperato bisogno di te. Anna è forte, solare, ma è giusto che a volte venga anche il suo turno di essere aiutata. Non puoi permetterti di crollare ancora. Sai bene che né lei, né Leanne te lo perdonerebbero mai ». All’udire il nome della principessa del Regno del Sole gli occhi di Elsa si fecero un po’ più lucidi e sofferenti.
« Se l’amore è la chiave per controllare ciò che è dentro di te allora usalo. Aggrappati ai ricordi con tutte le tue forze e non conceder loro l’opportunità di svanire. Forse non potrai avere la vita che avresti sognato, ma hai comunque avuto la fortuna di avere delle occasioni e non è poco, Elsa. Non lo è affatto ».

Il resto del viaggio di ritorno al castello fu fatto nel più totale silenzio, la platinata stava ancora rimuginando sulle parole della balia, quando decise che non poteva davvero permettersi di rimanere con le mani in mano.
« Vado a prendere Nàjera, sarò di ritorno con mia sorella per l’ora di cena. Goditi pure la festa, Gerda » sentenziò, staccandosi dall’anziana donna, già pronta a correre in direzione delle stalle reali.
« Come desiderate, Vostra Maestà ». Sorrise benevola quella, dedicandole un piccolo inchino, orgogliosa della decisione che la sua ragazza aveva appena preso. La Regina di Arendelle era forte tanto quanto il ghiaccio che era in grado di evocare e, allo stesso tempo, altrettanto fragile. Alle persone che la conoscevano, al suo popolo, era ben noto questo fatto: paradossalmente, l’unica ad esserne ancora estranea era Elsa stessa, che non faceva altro che notare e mettere in evidenza solo le sue debolezze. Leanne aveva impiegato ben poco a capirla e l’aveva incoraggiata a tirar fuori il meglio di sé, stessa cosa aveva fatto Anna quasi un anno prima quando, anziché scappare e additarla come “strega”, come avevano fatto in molti, aveva affrontato quella bufera da lei stessa creata, aveva scalato la vetta più alta del regno, lasciato che il suo cuore venisse congelato e sfidato la lama di Hans, pur di dimostrarle che lei era tutto… meno che un mostro. Pur di darle un’altra possibilità.
E lei non l’aveva mai ringraziata per questo.
Sellò Nàjera più velocemente che poté e poi, senza indugio, galoppò fuori, nel parco, chiamando a gran voce la sua sorellina, probabilmente già lontana.

Continuò a cercarla per ore, lasciandosi una scia di ghiaccio dietro man mano che avanzava nel bosco, guardando al sole tramontante con apprensione. Presto avrebbe fatto buio e trovare Anna sarebbe stato ancora più difficile; una piccola parte di lei voleva credere che sua sorella fosse rientrata al castello, ma in quel caso Gerda avrebbe mandato qualcuno ad avvisarla.
Un ululato non molto distante fece arrestare repentinamente Nàjera, che in risposta lanciò un nitrito spaventato e prese ad indietreggiare di qualche metro.
« Andiamo piccola, ti prego ». L’incoraggiò la Regina, stringendo le gambe come le era stato insegnato, dandole l’ordine di andare avanti. La puledra ubbidì con riluttanza ed Elsa la spinse ad addentrarsi ancor di più tra gli alberi, pur sapendo che il branco di lupi non era molto distante.
Proseguirono altri ululati e poi, dopo diversi minuti di silenzio, a rompere il silenzio fu un urlo agghiacciante.
« Anna! »
Non c’era alcun dubbio che a gridare fosse stata la principessa e, senza attendere neppure un istante, la Regina spinse Nàjera nella direzione da cui era provenuta la sua voce e da dove, era certa, venissero anche gli ululati. I minuti che intercorsero tra il grido e il ritrovamento di Anna furono i più lunghi della vita di Elsa e l’intera Arendelle si accorse che qualcosa stava andando storto, vista l’improvvisa e violenta bufera che si abbatté sul regno in quel momento. Il vento soffiava così forte che provocò lo sradicamento di alcuni alberi minori e la neve cadeva copiosa, fiocchi grandi e gelidi rapidamente ricoprirono il regno.
Il branco aveva accerchiato la giovane principessa e spinta al limitar di un’altura, dove non avrebbe avuto vie di fuga. Erano creature intelligenti, i lupi, silenziosi come fantasmi e intelligenti come pochi altri animali: il loro branchi erano organizzati secondo un sistema matriarcale e i vari membri si dividevano i compiti durante la caccia, se il gruppo era numeroso tre o quattro individui si occupavano di spaventare ed isolare la preda, mentre i rimanenti l’accerchiavano uscendo improvvisamente dalle altre direzioni. Era stato sentenziato da numerose enciclopedie che le possibilità di sopravvivere ad una strategia di caccia del genere erano quasi nulle.
L’improvvisa comparsa di Nàjera provocò non poco squilibrio tra i predatori, alcuni di loro, colti alla sprovvista, si rintanarono tra gli alberi, altri ancora indietreggiarono un poco, spostando la loro attenzione da Anna ad Elsa, mentre quelli rimasti, impassibili, non staccarono gli occhi di dosso dalla loro preda e si prepararono all’attacco.
Quando la Regina era giunta, sua sorella aveva già perso i sensi da qualche minuto e di Askel non c’era traccia: probabilmente la principessa si era spinta in quella direzione per evitare i lupi ma, arrivata all’altura, si era resa conto di non avere né vie di fuga, né il tempo per tornare indietro e percorrere un altro sentiero. Doveva essere stato a quel punto che le belve avevano provato ad attaccare il suo cavallo il quale, spaventato e fuori controllo, aveva provocato la caduta di Anna e la conseguente perdita dei sensi.
Elsa saltò giù dalla sella che la cavalla si stava ancora muovendo e, senza nemmeno riflettere, attaccò brutalmente ciò che era rimasto del branco, creando spuntoni di ghiaccio e barriere al fine di allontanarli, ferirli, o spingerli giù dal dirupo. I nitriti spaventati di Nàjera, alle sue spalle, furono una campanella d’allarme e si voltò appena in tempo per respingere i cinque elementi rintanatisi  precedentemente nella foresta e che, decisi a difendere i loro compagni, stavano tornando alla carica. Nel farlo, commise un madornale errore.
L’alfa era una grande lupa dal pelo nero come la notte e degli occhi di un giallo scintillante, una cacciatrice esperta che aveva guidato il suo branco attraverso tanti inverni, un animale che, per difendere la sua famiglia, non si sarebbe fermato dinnanzi a nulla. Decisa a non tornare alla tana senza nulla con cui sfamare i suoi cuccioli, fece la sua mossa ed attaccò Anna. La Regina se ne accorse un istante troppo tardi e quando tornò a concentrare la sua attenzione sulla figura esanime della sorellina, la lupa aveva già affondato le zanne nella morbida carne dell’avambraccio. Dev’essere stato in quel momento che Elsa venne invasa dalla stessa furia cieca che l’aveva quasi portata ad uccidere i soldati di Weselton, colpì la belva ripetutamente fin quando non la vide mollar la presa, solo a quel punto con un muro di ghiaccio la spinse giù dall’altura. Immediatamente, ciò che era rimasto del branco si dileguò nella foresta, probabilmente tutti i lupi erano molto più interessati ad andare a controllare le condizioni della loro capobranco, piuttosto che a subire altri danni in un combattimento. La Regina li osservò scomparire tra gli alberi, le braccia ancora tese e l’espressione feroce, pronta ad attaccarli nuovamente se solo avessero osato sfiorare ancora la sua sorellina.
« Elsa ». Fu l’inatteso mormorio di Anna a riportare la platinata alla realtà e spingerla ad abbassare la guardia, per controllare le sue condizioni. « Sei venuta a cercarmi ».
La Regina la prese immediatamente tra le braccia e con due lunghi fischi richiamò Nàjera, che si era allontanata per sfuggire alla battaglia.
« Non ti avrei mai lasciata da sola, Anna » biascicò in risposta la bionda, strappando un lembo del suo vestito con cui fasciare la ferita della principessa. « L’ho fatto una volta e non me lo sono mai perdonato. Non lo farò di nuovo… noi siamo una famiglia ».
La puledra arrivò dopo il terzo fischio e subito Elsa si preoccupò di rimuovere la sella e di farla abbassare per poter mettere Anna sulla sua groppa. Dopo essersi accertata che Anna fosse abbastanza stabile da non cadere mentre anche lei provava a salire, montò alle sue spalle e fece appoggiare la testa alla sua sorellina contro il proprio petto.
Nuovi ululati echeggiarono dalla valle sotto l’altura, oscurata dalla nebbia: la Regina sapeva che non avevano tempo, i lupi sarebbero tornati presto ed Anna aveva immediata necessità di cure.
« Al castello Nàjera, subito! »
La rossa riusciva a stento a tenere gli occhi aperti ed era debole, molto debole.
« Elsa, ho freddo » sussurrò impercettibilmente, accoccolandosi ancor di più contro di lei, cercando contatto e un calore che non avrebbe mai potuto trovare.
« Mi dispiace… ». Si scusò la Regina, sapendo che, in quel momento, non sarebbe mai stata in grado di dominare le sue emozioni e fermare la tempesta di neve che, irruente, continuava ad abbattersi sul fiordo.
« Non importa. Scusa se sono scappata in quel modo, prima ».
« Non hai niente di cui scusarti, Anna. è tutta colpa mia, ho perso il controllo in questo periodo e  non avrei mai dovuto lasciarti fuggire e venire da sola fin quassù ».
« Alla fine, però, sei tornata a prendermi ». Sorrise la principessa, cingendo la vita della sorella con il braccio sano, alla ricerca di maggior contatto. « Te l’ho già detto, Elsa… in un modo o nell’altro, torni sempre ». La voce di Anna si fece sempre più piccola e l’ultima parola venne appena pronunciata dalla ragazza, che perse ancora una volta i sensi.
« No, no, no! Resta con me! Ti prego Anna, resta con me! » Le urla straziate della Regina echeggiarono nella deserta valle innevata, da lontano si scorgevano le luci del castello ed erano udibili, nonostante il vento, delle voci. Sicuramente Gerda e Kai avevano mandato delle squadre di soccorso a cercarle.
« Siamo qui! » Urlò la Regina, avanzando lentamente a causa della neve, sperando che la sua voce strozzata si sentisse nonostante la tempesta da lei stessa provocata. « Aiutateci! Siamo qui! » Urlò ancora, mentre calde lacrime uscivano incontrollate dai suoi occhi.
« Vostra Maestà! Vostra Maestà, siete voi? » La voce profonda e autoritaria del capitano delle guardie fu per le orecchie di Elsa una vera e propria sinfonia.
« Harald! » Chiamò, quasi senza rendersene conto « Mia sorella è ferita! Aiutatemi! Aiutatemi… vi prego ».
Tuttavia, il primo ad comparire dalla nebbia non fu Harald, ma Kristoff. Il montanaro era sul fedele Sven, con una fiaccola in mano e il volto pallido come un lenzuolo.
« Anna! » Esclamò, guardando la figura della ragazza svenuta tra le braccia della sorella maggiore. La fedele renna coprì rapidamente la distanza che li separava ormai da Nàjera e, quando furono finalmente di fronte alla Regina, il panico s’impossessò del biondo.
« Che cosa le è successo? » Gridò, con gli occhi castani già colmi di lacrime « Perché ogni volta che è con te le succede qualcosa? » Mesi prima non avrebbe mai osato rivolgersi con quel tono e in quel modo ad Elsa ma, visti gli ultimi eventi e il numero di volte in cui era stato sul punto di perdere Anna, ormai non gli importava più molto.
 « Calmati, ragazzo. Ricorda che lei è sempre la tua Regina ». Gli ordinò bonariamente ma con fermezza il capitano Harald – un omaccione con dei corti capelli castani e un paio di baffi – che nel frattempo li aveva raggiunti.
« No ». La voce della platinata richiamò immediatamente l’attenzione dei due uomini « Kristoff ha ragione. La verità è che ancora una volta non sono stata in grado di proteggere mia sorella, di occuparmi di lei! Ci ho provato, ma sono arrivata tardi. Arrivo sempre troppo tardi! » Urlò la Regina, il volto trasfigurato dalle lacrime e dal dolore.
« Andrà tutto bene, Vostra Maestà. I medici di corte la salveranno ». La rassicurò il moro, avvicinandosi per prendere a sua volta la principessa tra le sue braccia. « Il mio cavallo è veloce e abituato alla neve, impiegherò meno tempo di Voi a tornare al palazzo ».
La platinata guardò un lungo istante il volto arrossato e sporco di sangue di Anna e pregò il cielo affinché avesse potuto vederlo ancora per molto, molto tempo. Prese un lungo respiro, in un vano tentativo di calmarsi e posò nuovamente la sua attenzione sul capitano.
« Salvate la mia famiglia » ordinò, con un tono di voce che quasi non le apparteneva.
La guardia non tentennò un istante e, pochi secondi dopo, ciò che era rimasto di lui erano le impronte del suo cavallo nella neve fresca. Le altre guardie si preoccuparono delle condizioni di Elsa e, constatato che la sovrana non avesse riportato alcun danno, si rimisero tutti in marcia. Kristoff si mantenne vicino la Regina e, quando fu certo che i soldati non potessero sentirlo, tornò a concentrarsi sulla platinata, seduta scompostamente su Nàjera.
« Prega che si salvi » ringhiò, volgendole un’occhiata truce. La bionda spostò subito lo sguardo su di lui, ma non provò neppure a contrastarlo « Prega che si salvi, Elsa. Perché se non dovesse farcela, a costo di rimetterci la vita io stesso, te la farò pagare » sibilò, con gli occhi colmi di odio e rabbia.
« Non preoccuparti, Kristoff. Se Anna dovesse morire, quando mi troverai, avrò già posto fine alla mia vita io stessa ».


***

23 Giugno 1843

Tesoro,
Oggi è il diciannovesimo compleanno di Anna e le ho comprato un nuovo cavallo.
Dall’incidente in montagna di qualche mese fa non siamo più riuscite a ritrovare il suo stallone e so che una piccola parte di lei non si perdonerà mai di averlo fatto fuggire. Sono riuscita a contattare lo stesso allevatore da cui nostro padre comprò Askel, quattordici anni fa, e straordinariamente ho trovato un esemplare nato dalla stessa fattrice. Un puledro di cinque anni dallo splendido manto grigio e ancora da domare… cosa che immagino diverrà il nostro compito estivo.
Qui è sempre molto freddo, ma non nevica sempre. So bene che ciò dipende dall’instabilità dei miei poteri, eppure sembra che nessuno vi stia dando troppo peso. Probabilmente ho imparato a fingere così bene che tutti si son convinti sia solo un brutto scherzo del tempo. A volte è successo.
Io e Kristoff non ci parliamo più molto, nonostante il tempo che siam costretti a passare insieme per via di Anna. Non ne sono sicura, ma credo di non averla lasciata sola un giorno dalla sera in cui i lupi l’hanno attaccata.
Tra poche ore mi aspetta per una passeggiata, sta continuando ciò che tu hai iniziato… e ho scoperto di non essere poi così terribile, come amazzone. 

Mi manchi,
Tua

Elsa

 

« Regina Elsa, siete pronta? » Anna fece il suo ingresso nello studio in maniera molto teatrale, inchinandosi e volgendo alla sorella un’occhiata colma di finto rispetto.
« Credevo di aver lezione tra due ore, maestra » sorrise la Regina, piegando accuratamente la lettera che aveva appena finito di scrivere.
« Esattamente, ma ho una sorpresa per Voi, quindi converrete con me che oggi sia il caso cominciare un po’ prima ». Illustrò la rossa, spostando la frangia disordinata da davanti gli occhi. Aveva deciso di farla allungare un poco per coprire la cicatrice che si era formata laddove aveva battuto la testa cadendo da cavallo; lo sguardo colpevole di Elsa ogni volta che posava lo sguardo sulla sua fronte segnata era troppo da sopportare.
« Come ordinate. Fatemi solo lasciare questa lettera a Gerda ».
« Veloce, Vostra Maestà, veloce! » Scherzò la più piccola, spingendola dolcemente mentre uscivano dalla stanza. « Nàjera sta attendendo da un pezzo ».
« Come? Non dovevo essere io a prepararla? » Domandò perplessa la Regina.
« Oggi ho deciso di velocizzare un po’ i tempi » sentenziò Anna, in un tono che non ammetteva repliche.
« Va bene, ho capito. Devo sbrigarmi ».
« Esatto ».
Le due percorsero rapidamente i percorsi del castello, chiamando Gerda e cercandola in ogni stanza. Alla fine, impiegarono quasi venti minuti per trovarla, visto che la donna era in cortile con Kai.
« Gerda! Finalmente ti ho trovata » Chiamò a gran voce la Regina, ottenendo immediatamente l’attenzione della vecchia balia.
« Vostra Maestà, Vostra Altezza, ditemi pure ». La domestica si avvicinò con un caldo sorriso dipinto sul volto, lieta di vedere che le due erano quasi sempre insieme.
« Appena hai finito di aiutare Kai potresti, cortesemente, spedire questa lettera? »
« Il luogo è sempre lo stesso? » Volle accertarsi la donna, mentre poneva lo scritto della Regina all’interno di una tasca del suo grembiule.
« Sì ».
« Avete altre missive da spedire? ».
« Nessuna tanto urgente quanto quella che ti ho appena dato ».
« Molto bene. Mi recherò oggi stesso al porto ».
« Grazie, Gerda ». Elsa le strinse dolcemente una mano, lieta di averla come complice e le rivolse un lungo sorriso prima di prendere sotto braccio Anna ed incamminarsi nuovamente all’interno del castello. La principessa era euforica - molto più del solito - e questo fatto rendeva non poco sospettosa la Regina, che raramente aveva visto la sua sorellina così eccitata… e una delle ultime occasioni era stata quando le aveva chiesto la sua benedizione per il matrimonio con il principe Hans. Quell’idea balenò improvvisamente in testa alla platinata, che si fermò di scatto.
« Non vorrai per caso dirmi che hai intenzione di sposarti con Kristoff ». Volle accertarsi la Regina, guardandola con scetticismo.
« No, certo che no! » Rise la ragazza dai capelli fulvi.
« Ah » Sospirò la bionda, con un peso in meno nel petto.
« In quel caso mi avresti dato la tua benedizione? » Azzardò la minore, guardandola con gli occhi colmi di aspettativa.
« Assolutamente no! » Sbottò Elsa, lanciandole un’occhiataccia.
« Dovevo immaginarlo » Sbuffò in risposta la sorella « Beh, ci ho provato ».
« Non capisco perché hai tutta questa fretta di sposarti » disse la platinata, ricominciando a seguire Anna lungo il corridoio la quale, senza farsi notare, le lanciò uno sguardo triste. La principessa poteva essere ingenua, ma aveva imparato ancora una volta a conoscere sua sorella e sapeva che la Regina non era affatto entusiasta all’idea di sposarsi.
« Vedrai che andrà tutto bene, Elsa. Alexander sarà un buon marito » mormorò, posandole dolcemente una mano sulla spalla.
Quelle parole richiamarono quasi immediatamente l’attenzione della sovrana, che le rivolse uno sguardo più dolorante di quanto avesse voluto « Lo so ».
Il resto del tragitto venne percorso nel più completo silenzio, rotto dalla ragazza più piccola solo una volta che furono giunte dinnanzi la sua camera da letto.
« Non potevo lasciarli nelle tue stanze, anche se sei quasi sempre nello studio di nostro padre non volevo rischiare che li vedessi prima del tempo. Quindi… sono da me! » Esclamò, di nuovo allegra.
« Ma a cosa ti riferisci? »
« Ad una cosa che ho fatto fare per te… e che spero ti aiuterà a distrarti un po’ dal matrimonio ».
« Anna, ma cos- ».
La Regina venne interrotta a metà frase, perché la sorella spalancò la porta della sua stanza, rivelando un manichino con indosso degli splendidi abiti per andare a cavallo.
« Ta-dà! » Esclamò la principessa, sorridendo come una bambina e allargando le braccia.
« S-sono per me? » Balbettò la Regina, entrando a passi incerti nella camera della sorella minore.
« Sììì! Li ho fatti fare su misura dal sarto migliore di Corona! Ci ha messo qualche settimana in più del previsto, e Rapunzel è una rimbambita perché ha dimenticato di avvisarmi, per non parlare del fatto che avevo chiesto un azzurro di due toni più chiaro, ma comunque- ».
Lo sproloquio di Anna venne interrotto dall’abbraccio improvviso ed inaspettato di Elsa, che la strinse forte, affondando il volto nell’incavo del suo collo.
« Sono meravigliosi. Ti ringrazio » biascicò contro la sua pelle, lasciandole un dolce bacio su una guancia e prendendole le mani, commossa.
« E dire che oggi dovrebbe essere il tuo compleanno ».
« Beh, non darci troppo peso. Dovevano arrivare molto prima, è un caso che te li stia dando oggi » borbottò la rossa, ancora un po’ contrariata.
« Posso indossarli per la nostra cavalcata di questo pomeriggio? » Chiese la Regina, avvicinandosi al manichino e sfiorando la splendida stoffa della giacca con due dita.
« Siamo qui apposta!  » Sorrise la sorella, avvicinandosi a lei per darle una mano a cambiarsi. « Hai mai indossato dei pantaloni? » Domandò poi Anna, ricordando di aver visto la sorella maggiore solo con gonne o abiti lunghi.
« Ora che mi ci fai pensare… no. Non credo ». Constatò Elsa, sorprendendosi di sé stessa.
« Vedrai quanto sono comodi! Tutta un’altra cosa, vorrei poterli mettere sempre ».
La Regina le lanciò un’occhiata scettica.
« M-ma non lo farò. N-no, n-on ho alcuna intenzione di andare in giro per il castello vestita come se stessi per andare a cavallo. C-certo che no! » Balbettò, tirandosi indietro una ciocca di capelli, nervosa. Elsa ridacchiò divertita, coprendosi la bocca con una mano, così come era solita fare.
« Stavo scherzando, Anna ».
« Aspetta, che? Mi permetteresti di andare in giro per il castello con gli abiti per cavalcare? Con i pantaloni?  »
« Basta che non la prendi come abitudine. Non vorrei che mi costringessi a trascinarti in camera a cambiarti nel bel mezzo di una festa ».
Le guance della principessa si fecero paonazze « Non lo farei mai ».
Elsa tornò allora a concentrarsi sullo splendido completo che Anna aveva fatto fare su misura per lei, sfiorò con delicatezza il tessuto e sorrise nel notare i fiocchi di neve che la sorellina aveva fatto ricamare sui risvolti delle maniche e delle tasche e sul colletto. La stoffa era di un azzurro scuro e per questo motivo il filo bianco dei morbidi ricami era messo ancora di più in risalto. I pantaloni erano semplici, beige, che riprendevano lo stesso colore della giacca solo sulle cuciture. A completare il tutto un paio di meravigliosi stivali in pelle scuri, alti poco più del ginocchio e su cui era inciso lo stemma floreale di Arendelle.
« Quasi dimenticavo! » Esclamò improvvisamente Anna, correndo ad aprire i cassetti dei suoi armadi e riavvicinandosi con delle cose in mano.
« Ti ho preso anche delle camicie, pensavo ne avresti avuto bisogno » spiegò, porgendogliele.
« Sono una taglia più grande delle mie. N-non perché sei grassa! A-assolutamente, n-non è per quello… semplicemente sei più alta e-e il tuo seno è più grande… non che io mi metta a guardarlo, per inciso, ma- »
« Anna ». La richiamò dolcemente la Regina, già in procinto di sbottonare il suo abito da ricevimento per poter indossare il completo regalatole dalla sorella.
« S-si? ».
« Sono perfette ».
« Davvero? »
« Davvero ».
Le due ragazze si scambiarono un rapido sorriso e poi Elsa prese di nuovo la parola « Mi aiuteresti? Non sono proprio un asso con questo tipo di abbigliamento ». Sorrise, imbarazzata.
« Naturalmente ».

Circa mezz’ora dopo erano entrambe pronte per la loro passeggiata, come sospettato da Anna, Elsa con quel completo era una visione a dir poco celestiale. Tutto sembrava adattarsi perfettamente al suo corpo, a partire dai pantaloni, che ne esaltavano le lunghe gambe, a concludersi con la giacca, che la stringeva sulla vita, cingendola splendidamente. La rossa aveva insistito affinché la sorella acconciasse i lunghi boccoli argentei in una pettinatura più pratica e alla fine entrambe avevano optato per uno chignon simile a quello che le era stato fatto il giorno dell’incoronazione. Era stato un tocco personale della Regina, però, quello di aggiungere uno splendido foulard bordeaux, bloccato poi con lo splendido fermaglio della loro madre.
« Allora, come ti senti? »
« Diversa ».
« è-è un buon diversa, vero?» Volle accertarsi la principessa, preoccupata che la sorella potesse sentirsi a disagio in quegli abiti che le erano estranei.
« Decisamente. Non vorrei abituarmi troppo! » Rise la Regina, notando con piacere le ampie falcate che riusciva a compiere senza il minimo problema.
« Vorrei poterti garantire che non corri alcun rischio, ma mentirei ». Rise a sua volta la principessa, giocando con i bottoni della sua giacca, simile a quella della sorella, ma con ricami diversi e di color verde selva. « Su, andiamo! Non vedo l’ora di vederti galoppare per il parco con questo nuovo completo! »
« Anna, aspetta ». La richiamò prontamente la sorella, afferrandola per un braccio.
« Qualcosa non va? ».
« No, assolutamente. è solo che… non credi di star dimenticando qualcosa? ».
Istintivamente, la rossa alzò un’ascella e l’annusò un paio di volte « No, non è questo ».
« Ovvio che non puzzi ». La riprese la Regina, roteando gli occhi divertita « Devo ancora darti il mio regalo ».
« Aspetta, che? Un altro? Questa mattina, quando sei venuta a svegliarmi, assieme alla colazione non mi hai portato anche quella splendida collana? O forse l’ho solo sognato? ».
« Non l’hai sognato, anche perché la stai indossando proprio in questo momento ». Sorrise la platinata, prendendo con due dita il meraviglioso ciondolo d’oro a forma di pupazzo di neve.
« Sì, hai ragione. Avrei dovuto ricordarlo ». La ragazza borbottò imbarazzata e subito dopo i suoi occhi si spalancarono, colmi di sorpresa « Un momento, questo vuol dire che mi hai fatto un altro regalo? »
La risata cristallina della Regina fu molto più che una risposta. Elsa la prese dolcemente sotto braccio e la condusse nell’atrio principale del castello.
« Sono sicura che ti piacerà » sussurrò, mentre ordinava ad Harald di portare ad Anna il suo regalo di compleanno.
Il capitano delle guardie si allontanò per qualche minuto e ritornò portando alla corda un meraviglioso Fjord grigio, con una lunga criniera bianca e nera.
« Dev’essere ancora domato e non è proprio come Askel, ma è il suo fratellastro. Cioè, la madre è la stessa, da quanto mi è stato detto. Questo non vuol dire che interromperemo le ricerche, tuttavia… ».
Anna si gettò tra le sue braccia proprio come aveva fatto lei stessa circa un’ora prima, la strinse forte, con gli occhi colmi di lacrime e il viso che era il riflesso della felicità.
« Non conosco abbastanza parole per poterti ringraziare come si deve. Tu non hai idea di quanto questo significhi per me » Biascicò la ragazza, la voce strozzata dalla commozione.
Anna amava Askel perché era stato un dono di suo padre e dunque le riportava alla mente tanti magnifici ricordi. Con lui aveva imparato a cavalcare, con lui era caduta innumerevoli volte, con lui lei e il re Agdar avevano sfidato i venti delle colline circondanti il fiordo. Forse sarebbe passato ancora molto tempo prima che lo lasciasse andare completamente, perché rinunciare a lui sarebbe significato, in un certo senso, rinunciare anche al re suo padre; ma sapere che ad attenderla, dall’altra parte, ci sarebbe stata la sua amata sorella, la faceva sentire sempre più pronta a compiere quel difficile passo e a lasciar andare una volta per tutte i suoi genitori.

 

 

15 Ottobre 1843

Leanne,
Credo di aver superato da tempo la dozzina di lettere scritte e ormai so bene che non riceverò mai una tua risposta.
Ti scrivo per abitudine, ti scrivo per ricordare a me stessa che sei reale, che in qualche modo sei stata nella mia vita e mi hai dimostrato che, forse, non possiedo il cuore di ghiaccio che temevo di avere.
Adesso sono più stabile, anche se credo non sarò in grado di sciogliere il ghiaccio, ad Arendelle, ancora per un po’. Immagino che con il ritorno dell’inverno sarà facile nascondere questo fatto.
Passo molto tempo con Anna e stiamo finalmente imparando a conoscerci di nuovo. Abbiamo trascorso la scorsa notte chiacchierando davanti il camino della mia stanza e abbiamo finito per addormentarci sul divano: quando mi sono svegliata, questa mattina, lei era appoggiata sulle mie gambe, mentre io avevo il libro che le stavo leggendo ancora tra le mani.
Ho imparato che non è necessario lasciare andare tutte le paure prima di poter abbracciare l’amore e, con il suo aiuto, sto lentamente ricomponendo i miei pezzi.
Non immaginavo sarebbe mai giunta l’ora in cui avrei scritto queste parole, ma tante erano le cose a cui non credevo. è arrivato il momento di lasciarti andare.
Da adesso, fino al giorno del matrimonio, sarò l’unica cosa che avrei sempre dovuto essere: una sorella maggiore per Anna.
Per la prima volta, qui va tutto bene.
Grazie per essere stata una parte fondamentale della mia vita,
Ti amo per sempre

Elsa

PS: Nel bilancio di tutto, io tutto lo rifarei.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


Come sempre, in ritardo...
Sarete abituati, ma chiedo scusa ugualmente. 
Besos

 

Capitolo 10


Era il tramonto e, come spesso nell’ultimo periodo, Elsa ed Anna erano fuori per una passeggiata a cavallo. La principessa aveva speso buona parte dell’Estate a domare il meraviglioso stallone che la sorella le aveva regalato per il compleanno e adesso, approfittando degli ultimi giorni d’autunno, usava ogni occasione per portarlo fuori.
Elsa, in poco meno di un anno, era diventata un’ottima amazzone e vederla andare in giro per il parco reale, sulla groppa di Nàjera, era uno spettacolo bello come pochi. La Regina era u tutt’uno con la sua cavalla, aveva imparato ad essere temeraria quanto lei e non era insolito vederla galoppare giù dalle colline, o saltare degli ostacoli improvvisati.
« Direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza ». Sorrise la platinata, dopo aver saltato un ultimo tronco. Scese al passo e diede due morbide carezze al collo sudato della meravigliosa puledra morella. La sorella minore fu al suo fianco dopo pochi minuti e sembrava avere zero intenzioni di tornare al castello.
« Anna, sta facendo buio. Tra non molto sarà l’ora di cena ».
« Oh, andiamo, Elsa! Ancora dieci minuti ». Piagnucolò la ragazza dai capelli fulvi, facendo finalmente fermare Leif.
« Passeranno mentre che torneremo alle scuderie, siamo comunque lontane un paio di miglia ».
Sbuffando, la principessa ubbidì e si portò alla stessa altezza della sorella, mantenendosi comunque a qualche metro di distanza, per evitare che i cavalli s’innervosissero.
Come previsto dalla Regina, impiegarono quasi un quarto d’ora per tornare nelle scuderie, l’uica struttura illuminata prima del castello. Le due ragazze si fermarono ognuna davanti il proprio box e, dopo aver legato i cavalli, iniziarono a dissellarli in silenzio. Silenzio che, prevedibilmente, venne spezzato da Anna, la quale ebbe finalmente il coraggio di toccare l’unico tasto ancora dolente per Elsa.
« Le cose tra te ed Alexander non vanno bene, vero? »
Alla Regina cadde il brusone dalle mani e la zona attorno a Nàjera iniziò rapidamente a congelarsi, così come lo strumento che teneva tra le mani.
« Elsa, va bene, puoi parlarmene. Io so che tu non sei entusiasta all’idea di sposarti » mormorò ancora la principessa, mentre si chinava a raccogliere la spazzola della sorella, le cui setole erano già ricoperte da un sottile strato di ghiaccio.
« Ecco, tieni » disse piano, porgendogliela.
« Grazie ». La risposta della platinata fu flebile e tirato venne fuori il sorriso che le rivolse. Lentamente, riprese a spazzolare il morbido manto di Nàjera e alla fine fu ancora una volta Anna a prender parola. « Perché non risponde alle tue lettere? » Domandò, catturando subito l’attenzione della sorella maggiore « L’ho notato ». Sorrise amara la ragazza più piccola, rimettendo a posto la sua sella « Ti ho visto scrivere tantissimo negli ultimi mesi, alcuni semplici resoconti e trattati erano per gli alleati… ma molte lettere erano indirizzate in un solo luogo: il Regno del Sole. Sai, quelle dirette lì vengono sempre imbarcate su una nave diversa; non so precisamente quante tu ne abbia inviate, ma so per certo che mai una risposta ti è giunta indietro. Vi sposerete tra meno di otto mesi e ancora non ti ho vista alle prese con un singolo preparativo ».
« Otto mesi sono tanti, Anna » sussurrò la Regina, senza staccare gli occhi di dosso dalla groppa di Nàjera, che stava ancora spazzolando.
« No, non è vero ».
Ed Elsa sapeva che sua sorella avesse ragione, perché era già quasi trascorso un anno da quando aveva visto Leanne per l’ultima volta.
« Ce ne vogliono cinque solo per far fare un abito da sposa. E questo se si hanno già le idee molto chiare » insisté la principessa.
« Potrò farlo da me ». Azzardò la Regina, pur sapendo che fosse molto scadente come affermazione.
« Certo e quando rivedrai l’intera legislatura di Arendelle? E darai indicazioni per la torta, stabilirai il menù, selezionerai la musica, scriverai gli inviti, farai sistemare i giardini, richiederai la carrozza, aggiungerai le- ».
« Va bene! Hai ragione! » L’urlo della Regina sovrastò la voce della sorella e l’interruppe bruscamente. Fuori, molto presto, iniziò a nevicare.
« Sto perdendo tempo » confessò la platinata, sedendosi sulla vecchia sedia di legno usata dagli stallieri per prendere le cose sulle mensole in alto « Non sono entusiasta all’idea di sposarmi per questioni politiche e in un certo senso, evitando i preparativi, speravo di riuscire da allontanare questo pensiero dalla mia testa ». Si abbandonò ad un sospiro stanco ed intrecciò le mani sul grembo, posando poi per la prima volta lo sguardo sul volto lentigginoso della ragazza dai capelli rossi « Che pensiero sciocco, non è vero? »
« Non è affatto un pensiero sciocco » mormorò la principessa, accovacciando di fronte a lei « Ma non puoi limitarti a scappare per sempre. A volte arriva il momento in cui bisogna affrontare le situazioni, che ci piaccia o meno ». Sorrise, prendendole dolcemente le mani.
« E dire che dovrei essere io a darti dei consigli » borbottò la Regina in risposta, sorridendo.
« Ormai siamo solite uscire fuori dagli schemi, no? ». Il risolino di Anna e l’occhiolino complice che le rivolse sortirono l’effetto sperato e la platinata si rianimò presto, alzandosi e tornando ad occuparsi della sua cavalla.
« Accidenti, non si asciugheranno mai con questo tempo ». Si lamentò Anna, passando una mano sul fianco sudato di Leif.
« Da domani rientreremo almeno mezz’ora prima, non possiamo permetterci di lasciarli così sudati, con l’inverno alle porte ». Stabilì Elsa, posando una coperta sulla schiena di Nàjera prima di ricondurla nel suo box.
« Sì, va bene ». La principessa sbuffò leggermente, nonostante sapesse già da settimane che non avrebbe potuto star fuori per tutto quel tempo durante i mesi più freddi. Fece entrare lo splendido stallone nel suo box e lo premiò per l’eccellente comportamento tenuto quel pomeriggio con una grande carota.
« Sei stato meraviglioso, oggi » disse, accarezzandogli affettuosamente il muso.
« Impara in fretta ». Considerò la Regina, avvicinandosi alla sorella, con i guanti e il frustino in mano.
« Buon sangue non mente! » Esclamò ridendo la più piccola, ricordando quanto fosse stato bravo Askel, a suo tempo.
« No, infatti! » La secchiata di acqua gelida fu l’ultima cosa che Anna si aspettava di ricevere. Da dove diavolo l’aveva presa, poi?
« Ma che diavolo! » Si voltò in direzione della sorella maggiore e, vedendola ridere a crepapelle, mentre teneva ancora il secchio in mano, la spinse a reagire.
« Ora ti faccio vedere io » ringhiò, correndole incontro. Vana fu la corsa della Regina fino le porte delle scuderie, nonostante avesse delle gambe più lunghe di Anna, la principessa era decisamente più abituata a correre: in pochi secondi la raggiunse, l’afferrò per la vita e la spinse a terra, in una pozza di fango.
« Anna! » Esclamò la platinata, contrariata.
« Che c’è? Occhio per occhio » Ripose con fermezza la sorella minore, mettendo su una finta espressione arrabbiata e incrociando le braccia davanti al petto.
« E allora dente per dente! ». Le mani sporche di fango di Elsa si posarono su entrambe le guance bagnate di Anna, lasciando lunghe striature scure.
« Sono spiacente, Vostra Maestà, ma questa è guerra » sentenziò la principessa, prima di tornare alla carica.

Le ragazze tornarono al castello quasi mezz’ora dopo, completamente bagnate, sporche di fango, con i capelli simili a due cespugli e i volti arrossati per le risate.
« Oh buon cielo, ma vi sembra il caso! » Le riprese Gerda, sorpresa e sconvolta dalle loro condizioni a dir poco pietose.
« Ha cominciato lei ». Si giustificò immediatamente Anna.
« Tuttavia non sono stata io a ricorrere al fango » rispose a tono la Regina, guardandola dall’alto in basso.
« A proposito di questo » iniziò la più piccola « L’ultima cosa che ti ho tirato contro non sono proprio sicura fosse fango ».
« Anna! » Il richiamo venne contemporaneamente sia da Elsa, che dalla stessa Gerda, che era più sconvolta ad ogni parola delle due.
« Dovresti vergognarti, sporcare di letame la tua Regina » sibilò la platinata, guardandola in malo modo. In cambio, ottenne una linguaccia.
« Dovreste vergognarvi Voi, Vostra Maestà! » Tuonò la vecchia balia, avvicinandosi a passo sostenuto alle reali, stringendo tra le mani una scopa « Alla Vostra età, poi. Filate a fare un bagno, tutte e due, immediatamente e vedete di rendervi presentabili per l’ora di cena ».
Le due accusarono il rimprovero ed abbassarono il capo, con sottomissione « Va bene ».
« E almeno abbiate l’accortezza di lasciare gli stivali fuori dalle vostre stanze! » Urlò infine la donna, mentre le sorelle salivano ridendo e spintonandosi le scale. Le due sparirono dietro l’angolo del corridoio e passarono pochi secondi prima che si udì il rumore di un vaso andare in frantumi.
« Sto bene! » gridò Anna, trattenendo a stento le risate.
« Che Dio ci aiuti » mormorò Gerda, ritornando rassegnata in cucina.


Elsa era stata abbastanza veloce a prepararsi per la cena ed era riuscita a ritagliarsi un po’ di tempo per scrivere una nuova lettera, questa volta, per la prima volta, indirizzata al principe Alexander.
Aveva riflettuto a lungo e, alla fine, non era stata in grado di trovare una soluzione diversa da quella. Era giunto il momento che cominciasse a riprendere in mano le redini della sua vita.

***

Il principe Alexander camminò a passo sostenuto attraverso i corridoi del grande castello, come unico obbiettivo quello di trovare la sorella minore. Lui e Leanne ancora non si parlavano.
La ragazza, da quando era tornata da Arendelle, si era chiusa in un silenzio che non le era proprio e il principe aveva deciso che, come minimo, doveva rispettarlo.
Avevano avuto rare occasioni di dialogo durante le cene con il Re, la Regina e loro fratello maggiore Iwan. Quest’ultimo aveva 27 anni ed era il legittimo erede al trono del Regno del Sole: aveva la stessa determinazione e audacia di Leanne e lo stesso spiccato senso del dovere di Alexander, ragion per cui nessuno dubitava sarebbe stato un grande sovrano, una volta giunto il momento. Gli abitanti dell’isola avevano gestito molto bene la notizia che la casata reale possedesse dei poteri magici: la maggioranza aveva mostrato la sua felicità - lieti di avere ulteriore certezza della loro incolumità, soprattutto ora che il paese si preparava ad uscire dallo stato di neutralità -, solo alcuni si erano detti scettici ma, anche questi, col passare delle settimane, stavano imparando ad apprezzare e a capire l’importanza di quegli straordinari poteri.
Il Re e la Regina erano stati molto fieri del figlio Alexander e avevano accolto con immenso piacere la notizia che questo presto sarebbe divenuto il Re di Arendelle e avrebbe seduto al fianco della meravigliosa regina Elsa, la cui fama era giunta persino oltreoceano.
Il ragazzo strinse la mascella nel ricordare la gioia nei loro volti quando era tornato dalla fredda Norvegia: aveva avuto la sua occasione ed era stato così preso dal seguire i suoi doveri che non si era reso conto di ciò che era letteralmente accaduto sotto i suoi occhi.
« Eccoti » disse con tono fermo, entrando in biblioteca e vedendo la sorella minore seduta a leggere un libro accanto il camino acceso - non che si stesse realmente riscaldando -, dove stava ancora bruciando una lettera.
« Diciotto » constatò con un debole sorriso rassegnato, arrivando a pochi passi da lei.
« Come, prego? » chiese la ragazza, alzando finalmente lo sguardo nella sua direzione. Il cuore del principe cadde quando si ritrovò a guardare il volto della mora davanti a lui: a guardarla così, sembrava essere invecchiata di almeno dieci anni.
« Diciotto. è il numero di lettere che ti ha scritto » spiegò il principe, prendendo posto di fronte a lei. La ragazza s’irrigidì vistosamente a quella constatazione e il suo sguardo indurito ne fu la prova.
« Non so di cosa tu stia parlando » sibilò, alzandosi in piedi e facendo per abbandonare la stanza.
« Leanne, è annullato! » Esclamò allora il fratello « Elsa ha rotto il fidanzamento ».
Nell’udire il nome della Regina, la mora si fermò repentinamente e si voltò a guardare il ragazzo alle sue spalle, con gli occhi colmi di stupore.
« Mi ha scritto questa lettera » mormorò Alexander, porgendo alla sorella minore il messaggio di Elsa. La ragazza lo afferrò con mani tremanti ed iniziò a scansionare con gli occhi quella calligrafia che ormai conosceva fin troppo bene.


8 Novembre 1843

Caro Alexander,
vi prego di perdonare, se potete, le parole che leggerete nelle righe che seguiranno.
Voglio essere sincera con voi, perché l’onestà è una cosa che senza alcun dubbio meritate: avete un animo gentile, un senso del dovere senza eguali, siete accorto, estremamente galante e il minimo che posso fare è augurarvi già da ora il meglio.

Ho vissuto tutta la mia vita in una gabbia dorata e solo da poco ho avuto la possibilità di riacquistare, almeno parzialmente - e con grande fatica -, la mia libertà. Da sempre sono stata spinta a nascondere le parti più importanti di me e, per quanto la nostra unione sarebbe proficua, forse una vera e propria benedizione, per Arendelle e il Regno del Sole… accettare di essere la vostra sposa significherebbe ancora una volta tradire me stessa.

Io non posso sposarvi, poiché il mio cuore apparterrà per sempre a qualcun altro.
Vi spedisco indietro l’anello, un giorno ne farete dono a qualche giovane dama e quella sarà davvero, davvero una donna fortunata.

All’interno della busta troverete anche dei trattati: se ancora lo vorrete, l’alleanza tra i nostri due regni verrà ugualmente portata a termine.

Avrei voluto avere il coraggio di dirvi queste parole fin dall’inizio,
Cordialmente

Elsa


Leanne iniziò a piangere senza nemmeno rendersene conto e si portò una mano alla bocca, per soffocare un singhiozzo. Alexander la osservò crollare davanti ai suoi occhi ed accorciò ancora di più le distanze tra lui e sua sorella.
« Vorrei dirti di averlo capito subito, sai? Che Elsa ti stava ricambiando, intendo. Ma sarebbe una bugia. L’ho capito la notte prima della nostra partenza, quando ti ho sentita uscire dalla tua camera da letto. Sapevo che stavi andando da lei. è stato quello il momento in cui ho realizzato che, anche se mi avesse sposato, non avrebbe mai potuto avere occhi che per te ».
La principessa si asciugò il volto con il dorso di una mano e trovò a fatica il coraggio di guardare il fratello negli occhi « Sei arrabbiato? » domandò con voce flebile.
« Come potrei? » disse piano il fratello, scuotendo la testa « Tu la ami ».
Leanne si abbandonò senza forze contro il petto muscoloso e scolpito del fratello, allungando le braccia sottili sulle spalle di quest’ultimo, alla ricerca disperata di appoggio e di un conforto che non le venne negato. Alexander si chinò appena per lasciarle un morbido bacio su una tempia e le mise poi una mano tra i ribelli capelli corvini.
« Va’ da lei ». Le intimò, accarezzandola dolcemente.
« …Come? Con che coraggio posso tornare? » Chiese flebilmente la sorella, staccandosi appena per poterlo guardare in volto.
« Ce lo devi, Leanne. Lo devi a me, per aver mandato a monte il mio matrimonio » iniziò, scherzosamente « E lo devi soprattutto a te stessa, per quello che ti sei fatta da quando ti sei rassegnata all’idea di averla persa. Vuoi averla? Sali sulla prima nave per Arendelle, corri da lei e chiedi la sua mano » concluse con serietà, guardandola con affetto e convinzione.
La principessa lo guardò con gli occhi sgranati « Ma siamo due donne! E i nostri genitori… ».
« Da quando tieni conto delle convenzioni, Leanne? » domandò il moro « Fa’ ciò che senti. Penserò io a parlare con nostro padre e nostra madre e a sistemare le cose, qui. Tu occupati solo di questo» accompagnò la frase con un lento gesto della mano, con cui estrasse il meraviglioso anello di fidanzamento dalla tasca della sua giacca e lo mise tra le mani calde della sorellina.
« Meriti di essere felice ».
Il volto della ragazza si illuminò, si illuminò così come non faceva da molto tempo. Un grande e genuino sorriso si dipinse sul suo volto e gli occhi le si riempirono di lacrime di gioia. Concesse un ultimo rapido abbraccio al fratello maggiore e poi corse fuori dalla stanza, stringendo ancora tra le mani la lettera di Elsa.
« Lo meritate entrambe » mormorò poi il giovane principe, quando ormai lei era sparita.


***

« Sei sicura di non voler venire? » La voce di Anna era flebile mentre stringeva lentamente le mani della sorella maggiore.
« Ho delle importanti questioni da sbrigare, è meglio per me che rimanga qui ». Sorrise di rimando la Regina, facendo saltare poi il suo sguardo su Kristoff, che osservava la scena in silenzio.
« Non staremo via molto, Anna ». La tranquillizzò il biondo, facendo una morbida carezza a Sven.
« Sei certo che torneremo in tempo per il compleanno di Elsa? » Domandò la principessa, guardando il suo ragazzo con occhi supplicanti.
« Staremo via poco più di due settimane, non temere ».
« Ciò vuol dire che avrò appena due giorni per organizzare la festa, la torta e- ».
« Anna ». La morbida voce della Regina riuscì a far calmare la rossa « Non devi organizzare nulla. Non ho intenzione di dare altre feste sfarzose, quest’anno ».
« Ma… ».
« Goditi il viaggio ». Sorrise la platinata « Dove andrete, Kristoff? »
Il ragazzo non si aspettava di sentirsi chiamare da Elsa, tuttavia mascherò bene la sua sorpresa e le rispose con il tono più tranquillo e indifferente che era in grado di fare.
« Devo comprare delle cose da Oaken, dove immagino sosteremo la prima notte. Successivamente ci occuperemo di fare alcune consegne - può sembrare strano, ma ci sono regni qui vicino che hanno ancora bisogno di ghiaccio -, ci spingeremo fino al paese confinante, dove credo ci fermeremo per più tempo. Il viaggio di ritorno richiederebbe tre giorni, ma abbiamo deciso di prendere la strada più lunga così da fare un salto alla valle dei troll… è un po’ che non vedo la mia famiglia ».
« Molto bene. Sembra un programma interessante » constatò la Regina, guardando con affetto la sorella minore.
« Lo è ». Confermò Anna.
« E allora che fine ha fatto tutto il tuo entusiasmo? »
« Immagino che in gran parte si sia dissolto quando ho saputo che saresti rimasta ad Arendelle ».
« Non dire sciocchezze. Tu adesso andrai e ti godrai a pieno questa uscita! Hai sempre detto di voler viaggiare, a causa mia non ne hai avuto occasione per fin troppi anni. Quindi va’ e divertiti ».
« Mi prometti che starai bene? »
« Parola di scoiattolo! » Esclamò in risposta la platinata, mordendosi subito dopo la lingua.
« E che cosa vorrebbe dire? » Chiese la principessa, ridendo.
« Niente, è una sciocchezza ». Tagliò corto la Regina « Ci vediamo tra due settimane ».
La rossa spalancò gli occhi e tremò nell’udire quelle stesse parole che, quindici anni prima, ella stessa aveva rivolto ai suoi genitori, in partenza. Elsa notò il suo cedimento e ne comprese rapidamente il motivo.
« Andrà tutto bene ». La rassicurò, carezzandole maternamente una guancia tempestata di adorabili lentiggini, le stesse che, seppure in minor numero e di colore meno intenso, macchiavano anche il suo pallido volto.
« Quando tornerai sarò qui ad aspettarti ».
Anna parve essere rincuorata da quelle parole e con un pollice asciugò una lacrima sfuggita al suo controllo. Annuì con maggiore convinzione, finalmente montò in groppa a Leif e raggiunse Kristoff, qualche metro più dietro, vicino ai cancelli del castello.
« Sei pronta? » Chiese con dolcezza il ragazzo.
« Sì ».
I due si voltarono un ultimo momento per salutare la Regina, che li guardava allontanarsi dalla sua postazione, sui gradini d’ingresso.
« Ti voglio bene! » Urlò inaspettatamente Anna, prima di galoppare via, verso la montagna.
« Te ne voglio anch’io » boccheggiò Elsa, con una voce che a malapena ella stessa fu in grado di udire.
Era il 5 Dicembre.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


Perché loro meritano un lieto fine tanto quanto lo meritiamo noi.
E perché la loro storia è diventata la nostra.
Ai pochi rimasti, a coloro che non ho ancora deluso ma, soprattutto,
al mio Amore.

Capitolo 11
 

Tre giorni dopo, al tramonto, Elsa era nelle scuderie e stava strigliando con cura Nàjera, con la quale era appena stata in passeggiata. La giovane cavalla era sempre una compagnia gradita e la bionda aveva approfittato del fatto che non nevicasse troppo per uscire a fare una rapida corsa nei prati bianchi.
« Un esemplare magnifico, Vostra Altezza ».
Elsa strinse gli occhi ed una morsa dolorosa le attanagliò lo stomaco. “Esci dalla mia testa” pensò, contrariata dal fatto di essere ancora profondamente tormentata dai suoi ricordi.
« Ancora più bella di quanto la ricordassi ».
E questa volta la Regina realizzò di non averlo immaginato. Si fermò all’improvviso ed ebbe paura di voltarsi, i suoi occhi erano sgranati e il respiro si era improvvisamente accorciato. Interminabili secondi trascorsero prima che la ragazza ebbe il coraggio di voltarsi e si sentì ugualmente mancare non appena il suo sguardo si posò sulla figura della principessa del Sud, che la osservava a diversi metri di distanza, sulla porta spalancata dello stabile.
« Leanne » biascicò, portandosi una mano guantata alla bocca, non potendo credere ai suoi occhi. La mora era un’ombra in controluce, ma Elsa non aveva bisogno di vederla nitidamente per sapere che si trattava di lei… Quante volte, nel corso dell’ultimo anno, aveva sognato quella figura? Quante volte le era parso di sentire la sua splendida voce?
Tante, decisamente. Troppe le volte in cui il suo subconscio le aveva giocato dei tiri mancini.
« S-sei davvero tu? » chiese balbettando, temendo che la figura immobile sulla soglia potesse sparire da un momento all’altro rivelandosi l’ennesima delle sue fantasie.
« Sono io. Parola di scoiattolo ». La ragazza alzò una mano in segno di promessa e la Regina non ebbe più il minimo dubbio che fosse reale. Lanciò con poca grazia la striglia sul tavolo e prese a correre nella sua direzione, accorciando rapidamente la distanza che le separava e stringendola forte a sé non appena le fu di fronte. Mise una mano dietro la testa della principessa, intrecciando le dita ai morbidi capelli e spinse il volto della ragazza contro il suo petto.
« Non posso crederci. Sei qui… » mormorò la bionda, mentre lacrime copiose si riversavano sul suo volto.
« Sono qui » rispose Leanne, ancora stretta contro il petto gelido della Regina di Arendelle.
Elsa circondò la vita della mora con il braccio libero e si concesse un lungo istante per guardarla attentamente in volto. Sorrise dolcemente e le spostò con delicatezza una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.
« Sei cambiata » sussurrò piano, ammirando ogni dettaglio e riconoscendo su quel volto fin troppo noto dei tratti più maturi, adulti.
La principessa ricambiò quel dolce sorriso e, se ci fu un momento nella sua vita in cui fu certa di potersi perdere negli abissi degli occhi della Regina di Arendelle, fu quello.
Elsa spostò poi la sua attenzione sulle profonde occhiaie scure, che cerchiavano gli occhi ambrati della ragazza più piccola, stonando profondamente su quel volto raggiante e luminoso; con delicatezza fece scorrere un dito indice lungo di esse. Leanne strinse gli occhi di riflesso e le prese la mano, togliendole lentamente lo spesso guanto di cuoio per poterne baciare con amore il gelido palmo.
« Non hai dormito molto » constatò la platinata, leggermente contrariata da quei segni scuri sul volto dell’amata.
« Non ho dormito affatto! » esclamò in risposta la principessa, ridendo. « La mia ultima notte di pace risale all’ultima trascorsa qui, più di undici mesi fa » aggiunse poi, abbassando lo sguardo, leggermente imbarazzata. « Ti ho sognata così spesso da aver finito per confondere realtà e finzione; a volte, il suono del battito del tuo cuore era così reale, così intenso, che svegliarsi e non trovarti faceva troppo male. Spesso ho preferito trascorrere intere notti sveglia, pur di non avere il tuo fantasma al mio fianco ».
Il cuore di Elsa venne stretto da una morsa gelida nell’ascoltare quelle parole: aveva dato per scontato che Leanne fosse abbastanza forte da superare la difficile situazione più velocemente di lei, ma, a quanto pareva, aveva commesso un madornale errore perché la forza di Leanne era tutta apparenza e lei lo sapeva bene. La principessa aveva sofferto tanto quanto lei… probabilmente di più, non avendo al suo fianco una persona come Anna, che la distraesse anche nei giorni più cupi.
« Sono sicura che non avremo più questo problema, per un po’ » rispose in un sussurro morbido, che richiamò subito l’attenzione dell’altra ragazza.
La principessa del Sud sorrise caldamente e rialzò lo sguardo appena in tempo per vedere la Regina di Arendelle accorciare ogni distanza e unire le proprie labbra alle sue in un bacio famelico, profondo e passionale. E continuarono ancora a baciarsi per degli interminabili minuti, staccandosi solo per riprendere fiato, ma continuando a cercarsi con gli occhi, a sfiorarsi, a sorridersi; erano state lontane così tanto tempo e si erano sognate così tante volte che a stento riuscivano a capacitarsi del fatto che fossero lì, insieme. Elsa affondò poi il viso nell’incavo del collo di Leanne e cominciò a lasciarle morbidi baci mentre respirava a pieni polmoni il suo odore.
« Non hai idea di quanto mi sia mancato » disse contro la sua pelle, spostandosi appena per strofinare il naso contro la guancia abbronzata della ragazza più piccola.
« Cosa? » domandò l’altra, non riuscendo a trattenere un sorriso a tutte quelle attenzioni.
« Il tuo profumo » rispose in un basso mormorio la bionda, rubandole un ultimo rapido bacio sulle labbra.
La risata cristallina di Leanne fu per la Regina una vera e propria boccata d’aria fresca e, prima ancora che se ne potesse rendere conto, si era ritrovata a guardarla di nuovo con il volto colmo di commozione e gli occhi pieni d’amore.
« Vorrei poter dire lo stesso di te, ma… ».
Elsa arrossì improvvisamente, ricordando di aver trascorso delle ore intere nelle scuderie e in groppa a Nàjera. La sua mente richiamò gli odori che emanava Anna dopo una passeggiata a cavallo e questo la fece arrossire ancor più vistosamente.
« Ehi, sto scherzando, tesoro » aggiunse poco dopo la mora, notando l’improvviso disagio dell’altra.
« Dobbiamo tornare al castello. Ho bisogno di un bagno » disse la platinata, parlando in maniera quasi meccanica, come fosse un mantra.
Senza aggiungere altro si voltò per raggiungere nuovamente Nàjera e poterla riportare all’interno del box. Si chinò per raccogliere la spazzola lanciata poco prima, quando era corsa incontro alla principessa del Sud, e Leanne non poté fare a meno di osservarla con gli occhi colmi di desiderio: era la prima volta che vedeva Elsa con dei pantaloni e quello su cui si erano posati i suoi occhi le piaceva dannatamente.
« Sai, ora che ci penso » iniziò, con voce suadente, avvicinandosi con passo felino alla figura della Regina, che le dava ancora le spalle, « …non credo di avere nulla da ridire riguardo le tue condizioni attuali ». Senza esitare accarezzò con lentezza disarmante la coscia definita della platinata, che sussultò all’inaspettato contatto e si ritrovò ad arrossire per la terza volta nell’arco di pochi minuti.
Elsa si rimise a fatica in posizione eretta, ma non ebbe il tempo di voltarsi perché la mora le circondò la vita con le braccia, tenendola ferma in quella posizione; poi, nonostante la differenza di altezza, Leanne avvicinò le labbra carnose all’orecchio della Regina, respirando contro la sua pelle e facendola rabbrividire.
La sua voce venne fuori in un basso ringhio molto malizioso: « Ma, se proprio hai fretta di fare un bagno, ti aiuterò molto volentieri ».

***

Tutto era così perfetto da sembrare surreale, solo un altro splendido sogno. Dopo cena, Elsa aveva congedato tutti i domestici e ormai da quasi un’ora lei e Leanne erano stese sul divano della biblioteca, l’una tra le braccia dell’altra, scambiandosi baci intensi, parole dolci e raccontandosi gli avvenimenti più importanti di quegli ultimi mesi.
« E alla fine ha bruciato il mio vestito! » esclamò la principessa del Sud, che stava finendo di raccontare una storia riguardante il suo cugino minore, di età nove anni, alle prese con il suo potere.
« Pericoloso, il ragazzino » rise la platinata, mentre continuava a giocare con le dita della mano sinistra di Leanne, stretta tra le proprie.
« Ora che l’intero Regno è a conoscenza dei nostri poteri è necessario che impari a controllarli, ma mi fido di lui: quel marmocchio ha fegato ».
« Mi dispiace che a causa mia siete stati costretti a venire allo scoperto. Considerata poi come è andata a finire con il matrimonio, i tuoi genitori saranno rimasti molto contrariati dal mio comportamento ».
La mora si soffermò a guardarla qualche istante e non fu sorpresa nel rendersi conto di amarla ancora di più di quanto già non facesse un anno prima. Probabilmente la distanza aveva aumentato il desiderio, ma era certa ci fosse qualcosa di più. Qualcosa che rendeva quella situazione ancor più reale ed emozionante di quanto non fosse già all’inizio.
Tornando finalmente a concentrarsi sulle parole della Regina, ricordò di non aver ancora aperto bocca e, istintivamente, scosse le spalle in risposta. « Vorrei potertelo dire, ma sono andata via prima che la notizia giungesse loro ».
Elsa la guardò, perplessa. « Cosa intendi dire? »
« Alexander. Lui è venuto a cercarmi non appena ricevuta la tua lettera, mi ha detto di aver capito e che era giusto che tornassi nel posto dove mi ero sentita finalmente a casa… qui con te. Fossi andata a discuterne prima con i miei genitori si sarebbe sollevata una questione di paese, avrei perso tempo e forse anche l’occasione di tornare ad Arendelle. Mio fratello mi ha promesso che se ne sarebbe occupato lui e che si sarebbe fatto sentire con delle lettere ».
« Stento a crederci » biascicò la sovrana, scuotendo lievemente la testa e non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo. Sapeva che di onestà il giovane principe ne avesse tanta, così come era sempre stata certa del suo animo gentile, ma mai avrebbe immaginato si sarebbe spinto a tanto per garantire la felicità alla sua sorella minore.
« Io no ». Sorrise in risposta Leanne, sollevandosi leggermente e ponendosi a pancia in giù, schiacciata contro il ventre della Regina, per poterla guardare in volto.
« Potrà sembrarti strano, vista la situazione in cui ci hai conosciuti, ma quello che c’è tra me e lui non è poi così diverso da quello che c’è tra te e tua sorella ».
Elsa la guardò con curiosità e la mora continuò a parlare, con un affettuoso sorriso sul suo volto ambrato: « Io per lui sono sempre stata al primo posto, anche se me ne sono accorta solo di recente. Ha cercato di proteggermi e di difendermi qualsiasi cosa facessi, o dicessi e, soprattutto, non mi ha mai giudicata per le mie scelte. Gli devo davvero tanto, Elsa ».
La Regina sorrise dolcemente in risposta, vedendo l’amore riflesso negli splendidi occhi di Leanne e comprendendo quanto profondo fosse il legame col suo fratello maggiore: abbastanza da spingerli inevitabilmente a ritrovarsi anche dopo un periodo particolarmente difficile, da spingere Alexander a farsi avanti con i loro genitori in nome dell’adorata sorella e dei suoi sentimenti.
« Ci sono debiti che dubito saremo mai in grado di saldare » constatò dolcemente la platinata, pensando inevitabilmente alla sua Anna. « Ma possiamo provarci. Non credi? »
« Naturalmente. Tuttavia, per quanto potrò mai tentare… ».
Leanne fece leva sulle braccia e si avvicinò ancora di più ad Elsa, arrivando a sfiorare con il naso il suo mento, si strofinò dolcemente contro di lei, lasciandole delicati baci per tutta la lunghezza della mandibola, tenendo ancora la mano stretta tra le sue. La Regina sospirò beata a quella sensazione di calore che tanto le era mancata nell’ultimo anno e rimase ferma in quella posizione a farsi coccolare dalla principessa del Sud, desiderosa di recuperare il tempo perso tanto quanto lei. La mora la stava riempiendo di attenzioni da ore, ormai, e la platinata era certa che non si sarebbe mai stancata di sentire le mani di Leanne sulla sua pelle, quelle splendide labbra carnose sulle proprie, il suo profumo intenso e, soprattutto, quel sapore nella sua bocca.
Si baciavano continuamente, lasciando spesso intere frasi o discorsi a metà. Volevano sentirsi, appartenersi, accertarsi che non sarebbero sparire con le prime luci dell’alba, come nei loro sogni.
« Domani andremo nella radura » propose dal nulla la Regina, trovata finalmente l’occasione di parlare.
La principessa straniera annuì piano e sorrise a quelle poche parole. « Non vedo l’ora ».

***

Il tempo le aveva separate a lungo ed aveva affievolito a poco a poco i ricordi, fino a far divenire sempre più flebili le memorie delle sensazioni, degli odori… delle voci.
“Il tempo guarisce ogni ferita” si dice, fin troppo spesso è però sottovalutato il prezzo che questo richiede. Ci erano voluti mesi interi per dare ad Elsa la forza necessaria dal decidersi a smettere di scrivere lettere e, se da un lato questo avrebbe dovuto portar pace, aveva finito irrimediabilmente per distruggerla in maniera più spietata e profonda.
Leanne si era legata a lei fino a diventarne una parte integrante, fino a rappresentare qualcosa che nemmeno Anna sarebbe mai stata in grado di darle – nonostante una piccola parte della Regina sapesse che il suo cuore, se costretto, avrebbe sempre messo la sua sorellina al primo posto, più in alto di Leanne o di se stessa.
« A cosa pensi? » La morbida voce della principessa del Sud la distolse immediatamente dai suoi pensieri e subito si voltò verso di lei.
« A nulla… » mentì la bionda, così debolmente da non riuscire a convincere nemmeno un minimo se stessa.
La mora spronò il suo cavallo, raggiungendo in pochi secondi Elsa e Nàjera e costringendo così la splendida puledra ad arrestarsi. « Non mentirmi » biascicò debolmente, guardandola con eloquenza. La bionda sospirò stanca ma, comunque, non disse una parola.
Leanne allungò una mano e le carezzò dolcemente il braccio. « Ehi » la richiamò piano. « Anna capirà ».
Gli occhi della Regina si fecero lucidi alla sola menzione della sorella e la principessa ebbe la conferma che fosse effettivamente quello il problema.
« Lei ti amerà sempre, a prescindere dalle tue scelte. Siete unite da un legame molto più forte di quello che unisce me ed i miei fratelli… E ci terrei a ricordarti che sono qui grazie ad uno di essi. Andrà bene, vedrai ».
Elsa annuì e Leanne sorrise.
« Allora, vogliamo proseguire la nostra passeggiata? »
« Va bene » affermò la Regina. « Però stavolta il ritmo lo decido io » aggiunse, guardando con complicità la compagna appena un istante prima di spronare Nàjera ed iniziare a galoppare nel sottobosco in direzione della radura. Nonostante tutto quello, era rimasto il loro posto speciale: un piccolo angolo di paradiso che sarebbe sempre stato il muto testimone del loro amore segreto.
Legarono i cavalli all’albero più vicino alla grotta nascosta e si addentrarono tra la pietra camminando l’una a pochi passi di distanza dall’altra, vicinissime, su quella strada percorsa fin troppe volte. Giunte alla grande scalinata di ghiaccio si guardarono un attimo negli occhi, si sorrisero, contemplandosi a vicenda per qualche lungo istante: erano di nuovo loro, di nuovo lì.
Nessuna delle due perse tempo a precipitarsi in direzione del lago, Leanne in particolare sembrava particolarmente entusiasta della cosa.
« Facciamo un bagno! » propose, iniziando già a spogliarsi.
« Te lo sconsiglio: l’acqua è gelida, non reggeresti » la schernì debolmente la Regina, guardandola dal basso della sua postazione sul verde prato.
Leanne si chinò allora sulla superficie dell’acqua ed immerse appena un dito: l’intero specchio d’acqua brillò per un solo istante e, alla fine, tornò esattamente come prima. Almeno nell’apparenza, in quanto la temperatura si poteva dire che fosse notevolmente aumentata: era tiepida, ottima per accontentare i desideri della giovane principessa del Sud.
« Sei ancora dello stesso parere? » ghignò la ragazza.
« Irremovibile ». Asserì la sovrana, spostando la sua attenzione sul libro che teneva accanto, mentre cercava di ignorare con tutte le sue forze la snella figura – sempre più esposta e nuda – a pochi passi da lei. « Anzi, sai cosa? Mi allontanerò. Conoscendoti, bagnerai qualsiasi cosa nell’arco di venti metri ». La platinata si tirò in piedi, ma subito venne fulminata dalla successiva constatazione della principessa.
« Elsa cara… io non voglio bagnare tutto. Mi accontento già solo di te ».
La Regina non ebbe nemmeno il tempo di avvampare per il duplice significato di quelle parole che venne trascinata in acqua da Leanne che, senza troppi problemi, l’aveva spinta con lei.
La bionda riemerse prendendo una lunga boccata d’aria, l’acconciatura totalmente sfatta, i vestiti incollati al corpo – evidenziandone notevolmente le forme – e il libro irrimediabilmente rovinato.
« Leanne! » gridò seccata. « Il linguaggio! »
La principessa straniera, in risposta, si aprì in un’ampia risata che, alla fine, contagiò anche Elsa stessa. Era così bella Leanne quando rideva, ancor di più bella in quel momento con la pelle luccicante per via dell’acqua e gli occhi ancor più luminosi del solito, così intensi da sembrare esser fatti d’oro puro.
« Ti avrei raggiunta comunque ». Ci tenne a precisare Elsa, poco dopo. « Solo più tardi ». Lanciò il tomo bagnato sul prato alle sue spalle e finalmente si girò per dedicarsi alla sua compagna.
« Non ne dubito, ma io ti voglio adesso » sibilò Leanne, cingendola da dietro ed iniziando a spogliarla degli abiti ormai zuppi.
« Immagino dovrò accontentarti » sospirò fintamente infastidita la Regina, girandosi nella sua stretta per essere esattamente di fronte a lei. Lei che rappresentava una delle sue poche costanti e che aveva già gli occhi lucidi di lussuria. Congiunse con fretta ed enfasi le proprie labbra a quelle della mora in un bacio necessario e profondamente desiderato.
« Spogliati » ringhiò Leanne, mordendole il labbro inferiore.
« Ci sto lavorando » mormorò Elsa, scalciando sott’acqua in un disperato tentativo di togliersi i pantaloni da equitazione e il suo ultimo indumento intimo.
Finalmente libera da quelle costrizioni, allungò le mani sott’acqua, afferrando la principessa e prendendola in braccio, tenendola in modo tale che le sue gambe cingessero il proprio bacino.
« Ora va meglio » constatò Leanne, poco prima di avventarsi sul collo della Regina, la quale sbuffò roteando gli occhi, nonostante l’ombra di un sorriso fosse già spuntata sul suo volto perfetto.
« Immagino dovrò ricominciare a mettere i vestiti a collo alto ».
« Puoi giurarci ».

***

Nel frattempo, Anna arrivò galoppando nel cortile del palazzo, tra le mani una lettera urgente del Principe Alexander: l’aveva intercettata quando lei e Kristoff erano ormai a metà strada, ad appena due regni di distanza da Arendelle. Inutile specificare come la principessa, imbattutasi casualmente nel messaggero di corte e venuta a conoscenza dell’esistenza di una missiva da consegnare con “estrema urgenza” – almeno queste erano state le parole dell’ometto – alla Regina di Arendelle, avesse insistito affinché potesse essere lei a consegnargliela.
Erano seguite discussioni, un paio di litigi – uno col postino, uno con Kristoff – ma, alla fine, la principessa era riuscita ad imporsi su entrambi gli uomini.
La rossa corse nel castello e subito si precipitò nello studio della sorella maggiore, certa di trovarla seduta dietro la sua scrivania a compilare pratiche o a leggere trattati.
« Elsa! » esclamò con un sorriso, spalancando la porta chiusa e rivelando così la stanza vuota.
Il suo entusiasmo si spense subito e solo in quel momento realizzò di non aver visto ancora nessun dipendente o maggiordomo reale dal momento in cui era tornata a casa. Persino Gerda e Kai, sempre presenti e a conoscenza di ogni avvenimento del palazzo, sembravano essersi dileguati.
C’era qualcosa di estremamente strano in quella situazione: quel silenzio spettrale era qualcosa di insolito anche ai tempi in cui la sfuggente Elsa era confinata nella sua stanza.
La giovane principessa fu indecisa se indagare o correre in paese alla ricerca di aiuto, quando i suoi pensieri vennero riscossi da una voce lontana e, in qualche modo, famigliare.
Estrasse con decisione una spada da una delle numerose armature del corridoio alla base della scalinata principale e, lentamente, iniziò a salire verso il piano di sopra.
Una leggera risata aumentò la sua perplessità, ma allo stesso tempo l’aiutò a comprendere che, chiunque fosse al castello a quell’ora dell’alba, era dentro la camera da letto della Regina, la cui porta era rigorosamente chiusa.
La ragazza avvicinò il volto lentigginoso ad essa, sperando di cogliere qualche altro stralcio di conversazione e capire chi effettivamente si trovasse lì dentro.
« Non dovremmo discutere di qualcosa di un po’ più burocratico? » La domanda era stata pronunciata dalla sconosciuta con la voce famigliare: quella voce calda e roca non era nuova nella sua mente, eppure non riusciva a collegarla ad alcun volto.
« Discuteremo più tardi di affari … ». Gli occhi chiari di Anna si dilatarono leggermente quando riconobbe la voce della sorella maggiore. « … I regni non vanno da nessuna parte ».
La rossa sorrise, rassicurata dal fatto che anche Elsa fosse dall’altra parte della porta e che, soprattutto, stesse bene. Probabilmente era ancora a letto e stava discutendo con qualche cameriera – sicuramente una delle nuove arrivate, vista la voce famigliare ma non abbastanza.
Le avrebbe fatto sicuramente una bellissima sorpresa apparendo con nientemeno di una nuova missiva da parte di Alexander tra le mani.
Si emozionò al solo pensiero della faccia che la sorella avrebbe fatto; prese un bel respiro, afferrò la maniglia e contò fino a tre.
Poi, spalancò la porta e guardò nella stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


Sono successe tante di quelle cose che non basterebbe un libro per raccontarle. Nonostante i secoli trascorsi dall’ultimo aggiornamento, la storia è ancora qui e sono più che intenzionata a finirla. Non so bene chi tra voi è rimasto, se questo fandom è ancora vivo e se c’è qualcuno ancora intenzionato a leggere ciò che scrivo… ma devo a chiunque abbia creduto in me, a chiunque abbia seguito questa storia, una degna conclusione. Mi è capitato spesso di pensare ad Elsa e Leanne, negli ultimi due anni: ho qualcuno che da Leanne è rimasto profondamente attratto e che mi ricorda continuamente della sua esistenza; quel qualcuno mi ispira ed incoraggia ogni giorno due anni e mezzo, ormai, e un grazie non sarà mai abbastanza. Ho iniziato a scrivere questo racconto durante l’estate tra il terzo ed il quarto liceo e ci è mancato poco che mi decidessi a finirlo in prossimità della laurea.
Questo è l’ultimo capitolo tra quelli che ho scritto tre anni fa, mi dispiace se il cambio di stile che noterete in seguito sarà percepito pesante. Ringrazio ancora di cuore Calime (è una vita che non ci sentiamo, se mai dovessi leggere, sappi che ti sarò sempre riconoscente per l’aiuto che mi hai dato e per aver creduto profondamente in me) per avermi fatto da beta per una grandissima parte di questa storia; e ringrazio tutti voi che ci siete stati, che mi avete commentato anche solo una volta e che mi avete sempre incitata molto. Non meritavate tutta quest’attesa, mi dispiace.
Come ho già detto, non so se c’è qualcuno ancora intenzionato a leggere ciò che scrivo, ma un finale ad Elsa e Leanne l’ho promesso.
“A Tale of Ice and Fire” doveva avere quindici capitoli, e così sarà.

Besos

Chapter 12


« Elsa ho una lettera dal tuo sposoooo! » cantò, spalancando la porta della stanza della Regina; il suo entusiasmo morì sul nascere nell’istante esatto in cui gettò il primo sguardo nella camera illuminata. Sua sorella era stesa sul letto completamente nuda, i biondi capelli sciolti che non bastavano a coprire né lei, né la donna allungata sotto, anch’ella senza vestiti. Anna la riconobbe nell’esatto istante in cui i suoi occhi ambrati, sgranati per la sorpresa, si posarono su di lei.
La Principessa Leanne del Regno del Sole.
Lanciò un’ultima velocissima occhiata alla sorella maggiore, che la guardava come fosse un cerbiatto spaventato. « Anna… posso spiegarti » azzardò la Regina, allungando un braccio in direzione della sorellina, che però stava già correndo fuori dalla stanza.
« Anna! » Urlò ancora la bionda, fissando il vuoto, nel punto esatto in cui era scomparsa. Con un lungo sospiro si abbandonò contro il petto ambrato della donna sotto di lei e quasi non si accorse di star piangendo. Leanne stette in silenzio e le accarezzò i morbidi boccoli platinati per alcuni minuti, stringendola forte per tranquillizzarla. « Va’ a cercarla, merita una spiegazione » disse poi la mora, carezzando dolcemente una guancia gelida di Elsa.
« Era così sconvolta… » biascicò questa con un filo di voce, volgendo uno sguardo alla sua compagna.
« Tesoro, ti ha appena colta in flagrante. Sarebbe rimasta sconvolta anche fossi stata mio fratello ».

***

Si era rivestita con una calma disarmante, lentamente come per cercare di rimandare disperatamente quel momento che, inevitabilmente era arrivato. Leanne non si era mossa dal letto, rimanendo principalmente in silenzio ad osservarla, sussurrandole di tanto in tanto frasi di incoraggiamento. Lei aveva vissuto una situazione simile quasi quattro anni prima, quando sua madre la Regina l’aveva ritrovata nascosta in biblioteca, mentre si baciava con una cameriera. Era difficile stabilire cosa aspettarsi da coloro che si aveva attorno, poiché ogni persona avrebbe potuto percepire la cosa in maniera totalmente diversa… ma, al contrario, il tumulto di emozioni che affliggeva l’interessato, quello era sempre lo stesso.
Elsa era spaventata, umiliata, si era chiusa in sé stessa e temeva profondamente il giudizio dell’adorata sorella minore.
Passò quasi un’ora prima che la Regina si decidesse ad uscire dalla sua camera da letto per andare a cercare Anna, sebbene sapesse fin troppo bene che c’era solo un posto dove la rossa principessa si era potuta andare a rintanare. Era quello stesso luogo dove l’aveva intravista nascondersi ogni giorno durante i loro tredici anni di separazione, l’unico che sapeva essere in grado di darle quel conforto da lei a lungo negato. Laddove poteva sempre trovare l’appoggio della sua più vecchia amica.
La platinata rimase con una mano appoggiata sulla grande porta di mogano della Galleria Reale, rimanendo in silenzio mentre osservava l’interno della stanza, mentre fissava la sorellina sdraiata scompostamente sul divano, sotto il quadro di Giovanna d’Arco. Prese un respiro profondo e nel medesimo silenzio fece il suo ingresso nella stanza, trascinandosi fino alla sedia posta accanto il divano dov’era accasciata la sorella. Rimanendo a guardarla in silenzio.
Le occhiate della Regina, tuttavia, non vennero minimamente ricambiate da Anna, che continuava a tenere gli occhi puntati verso il soffitto, immersa nei suoi pensieri, non troppo difficili da immaginare. Distrutta da quel silenzio più di come avrebbe potuto la più accesa delle discussioni, Elsa decise di prendere le redini della situazione, iniziando a parlare con voce fin troppo flebile.
« Anna, io volevo- ».
« È per questo che hai accettato di mandarmi con Kristoff? Così saresti potuta stare sola con… con lei? » E non fu tanto l’interruzione in sé per sé a far male, quanto il tono ferito della sorella e il modo in cui quel “lei” era stato pronunciato.
« No Anna, no, io non sapevo che Leanne sarebbe venuta. È stata una sorpresa anche per me! »
« Da quanto tempo va avanti? » La voce della principessa era priva di qualsiasi emozione, piatta, mortalmente seria. Dannatamente diretta.
« Insomma… non è che ci siamo viste o- ».
Questa volta però la rossa era stufa. Stufa delle bugie, dei giri di parole, delle frasi mancate; puntò i gomiti contro la fodera del divano e si tirò a sedere, voltandosi per guardare la sorella maggiore negli occhi. Ed Elsa credette di morire quando vide il volto lentigginoso dell’amata Anna grondante di lacrime
« Da quanto, Elsa? »

La Regina di Arendelle sospirò, incapace di guardarla negli occhi mentre si costrinse a farle quell’ammissione:
« Lo scorso inverno. Qualche giorno dopo il ballo noi… ecco, tra noi sono iniziate a cambiare delle cose ».
« Un anno » sibilò la principessa, scuotendo la testa con delusione, senza curarsi minimamente di interrompere la sorella maggiore « Quanto sono stata stupida! Ed io che ero convinta che ogni tua azione fosse giustificata dal fatto che volessi avvicinarti ad Alexander, che il tuo silenzio fosse dovuto alla sua mancanza. Le passeggiate, la danza in biblioteca… ero convinta che Leanne ti stesse aiutando ad ottenere ciò che volevi! Ma no. Tu avevi già quello che volevi e hai continuato a tenermelo nascosto. A mentirmi guardandomi negli occhi! » Improvvisamente Anna si ritrovò a pensare a tutte quelle occasioni in cui, vedendo sua sorella passare del tempo in compagnia della Principessa delle Isole del Sole, si era sentita sinceramente felice per lei, poiché convinta che la loro vicinanza fosse dovuta all’interesse di Elsa per suo fratello, Alexander, con cui infine si era fidanzata. Ripensò al modo in cui aveva sentito ridere la platinata al più delle parole delle dalla Principessa; ai sorrisi dolci che aveva notato le rivolgesse, realizzando quanto fosse stata cieca, chiusa, per non notare quanto sua sorella fosse diversa in presenza della loro bella ospite. Avrebbe potuto capirlo, ma Elsa avrebbe dovuto parlarle.
« Non avrei saputo quando dirtelo, è successo tutto così in fretta » tentò di giustificarsi la Regina.
« Lo stai facendo ancora » singhiozzò la rossa, mentre delle nuove lacrime sfuggirono ai suoi occhi limpidi. « Mentire. Sei diventata straordinariamente brava: magari convinci anche te stessa. Continui a mentire anche ora che non hai più muri dietro i quali nasconderti. Ce ne sono state di occasioni per dirmi la verità, Elsa. Che tu voglia ammetterlo o meno, ce ne sono state tante… anche prima di Leanne ».
Poteva essere infantile, a volte, ma la verità era che la Principessa di Arendelle non fosse più da tempo tanto ingenua: si trattava di qualcosa che la Sovrana aveva notato, a dire il vero e che, per quanto si fosse sentita sinceramente orgogliosa per la sua adorata sorellina, aveva ugualmente sottovalutato. Anna doveva aver facilmente collegato tutti i pezzi, compreso finalmente e realmente i motivi delle parole che la bionda le aveva rivolto quasi un anno prima, la sera del ballo, quando le aveva confidato che, anche se avesse sposato un uomo, non se ne sarebbe mai potuta innamorare, perché per lei l’amore sarebbe sempre stato qualcos’altro; di tutte quelle azioni che erano state fraintese, di tutte quelle parole dal significato ambiguo, era ora stata rivelata la limpida soluzione. Elsa congiunse le mani in un gesto frettoloso e tremolante, cercando quasi una sorta di pace interiore per poter trovare dentro di sé delle parole che in qualche modo si sarebbero potute considerare valide. Perché ora che era davanti a lei, a sua sorella, ora che vedeva Anna così ferita, qualsiasi cosa aveva pensato di dirle le sembrò improvvisamente sciocco.
« Temevo mi avresti respinta, non è facile da comprendere, da accettare… » biascicò dunque con un filo di voce. Si trattava della verità, ma troppo scossa la Principessa per poter dare un peso a quelle parole, troppo sconvolta.
« Ancora una volta hai deciso per me. Lo hai fatto con i tuoi poteri e lo hai fatto anche adesso. Io sono tua sorella, anche se francamente non credo di sapere più bene cosa significhi ». Anna singhiozzò e abbassò lo sguardo sul suo grembo, le mani giunte tra loro; così seduta, la Principessa sembrava davvero minuscola ed Elsa realizzò che in fin dei conti era ancora una ragazzina. Che lo erano entrambe. La Regina allungò lentamente una mano tremolante in direzione della minore e per un istante credette davvero di avere abbastanza coraggio da sfiorarla, poi quell’istante passò e la platinata si ritrasse appena un secondo prima che le sue dita toccassero le guance rosee della sorellina.
Era troppa la paura che sarebbe stata Anna a respingerla per prima.

Rimase ancora in silenzio, senza sapere cosa dire, come giustificarsi… perché non c’era davvero più nulla da aggiungere. Ancora una volta la verità era venuta fuori nel peggiore dei modi e la Regina sapeva che questo non aveva fatto altro che far vacillare inevitabilmente il rapporto con la sorellina. Un rapporto che si era impegnata a recuperare per mesi e mesi, un legame che dal tempo era stato quasi reciso e che la paura ancora una volta stava profondamente minando: non era certa di quanto avrebbe potuto più recuperare, a questo punto; era solo sempre più sicura di ciò che stava perdendo. Persa nei suoi pensieri, tormentata dalle grida di quel silenzio, a malapena si rese conto che sua sorella avesse estratto dalla tasca interna del suo gilet una missiva, e fu dunque la sua voce inattesa a farla rinsavire.
« Comunque, ero tornata per lasciarti questa lettera di risposta dal principe Alexander, anche se a questo punto non so più dov’è che con questo matrimonio tu- »
« Anna ». Questa volta fu lei ad interromperla, sapendo che quella era l’ultima occasione che le veniva concessa per finirle di spiegare.
« Ho annullato le nozze ». Lapidaria, gelida come il ghiaccio che riusciva a creare, diretta come poche altre volte lo era stata in vita propria.

Gli occhi della principessa si dilatarono e la guardò senza vederla veramente. Era stata lei la prima a comprendere che Elsa non fosse pronta a sposarsi, ma non immaginava che sarebbe stata capace di chiedere un annullamento; vista l’insicurezza che caratterizzava la Regina, doveva esser stata davvero disperata per giungere a quel punto ed una piccola parte di lei la spinse ad addossarsi una minima parte di quella colpa. S’incolpò per essere stata così maledettamente cieca e presa da Kristoff, perché Elsa aveva sbagliato e, sebbene fosse rimasta profondamente ferita dal comportamento della sorella, anche ella stessa -con la sua eccitazione per il matrimonio imminente- non aveva speso troppo tempo per cercare di capire cosa effettivamente non andasse in Elsa, al di là della chiara insicurezza.
C’era Leanne, e lei non poteva minimamente immaginarlo, ma così come per l’incoronazione, anche quella del matrimonio era stata una cosa organizzata più per necessità e senso del dovere, che per desiderio. Anzi, alla luce dei fatti, unicamente per dovere. Elsa era stata turbata, triste, indecisa, e lei avrebbe dovuto provare a capire; non sarebbe stato facile, ma mai qualcosa era facile quando si trattava di sua sorella -ormai era una cosa che aveva imparato a care spese-, però avrebbe potuto romperlo, quel muro di ghiaccio.

La verità era che non ci aveva nemmeno provato.
C’era Leanne da quasi un anno, nel cuore di sua sorella, era stato per lei che aveva pianto e a lei che, con chiara evidenza, aveva ostinatamente scritto. Anna aveva visto tante di quelle lettere lasciare il castello da averne perso il conto da tempo, ormai: aveva sussurrato più volte con eccitazione nelle orecchie di Kristoff quanto sua sorella sembrasse presa dal Principe delle Isole del Sole e solo adesso le era chiaro quanto tutto l’interesse di Elsa fosse invece da sempre rivolto non tanto ad Alexander, quanto alla sua sorella minore. Doveva aver scritto anche a lui, talvolta, indubbio il fatto che -in qualche modo- i due si fossero tenuti in contatto, ma di certo le parole a lui rivolte erano state prive di qualsiasi tipo di sentimento. Si trattava di politica, e nient’altro.
« Ho chiesto ad Alexander di poter mandare avanti l’alleanza, immagino che in quella lettera ci sia il suo responso » concluse la Regina dopo lunghi secondi di silenzio. Anna si rigirò tra le mani la lettera e con un sospiro si decise a porgerla alla sorella maggiore.
« No » sospirò la sovrana « Voglio che sia tu a leggerla. Per quanto possa valere, sebbene sia troppo tardi, qualunque cosa mi abbia scritto Alexander non deve essere un segreto per te ».
E per quante colpe avesse, quelle parole furono troppo.
« Oh! » Esclamò secca ed ironica Anna « Adesso… adesso che ho scoperto la verità, ovviamente, non devono esserci più segreti tra noi ».
« Anna, hai ragione ad essere arrabbiata, io- ».
« “Io, io, io”, ancora una volta capisci unicamente ciò che vuoi. Io non sono arrabbiata -okay, forse un pochino sì-, sono principalmente e profondamente delusa! Hai deciso che ti avrei giudicata ancor prima di cercare di capire la mia posizione a riguardo! » Urlò la rossa, scatenando questa volta la reazione immediata della bionda sorella, i cui occhi di ghiaccio si riempirono di lacrime di rabbia, frustrazione e dolore.
« Certo, perché io sarei dovuta venire ad te a chiedere la tua opinione su questo genere di relazione! Dirti che non riuscivo in alcun modo a provare nulla per un qualsiasi uomo, soprattutto dopo aver visto la tua emozione nel credermi innamorata di Alexander! »
E in un’altra occasione vedere Elsa in quel modo avrebbe ucciso Anna, perché la Regina si era sempre posta come forte dinnanzi a lei e, per quanto evidente fosse la maschera, la rossa aveva sempre finto di crederci, consapevole che sua sorella dovesse convincere sé stessa, più che il mondo. In un’altra occasione Anna avrebbe sofferto per quella reazione, per quelle parole e per l’evidente dolore, ma era troppo ferita a sua volta per riuscire a capire le ragioni della bionda.
« Sarebbe stato meglio che mentirmi, sì ».
« Non ti sei posta il minimo problema che magari, e dico magari, non è qualcosa di semplice di cui parlare? » Elsa comprendeva la delusione e la rabbia di Anna, ma come poteva, d’altra parte, la sorellina non arrivare a comprendere le difficoltà di una simile situazione? Si alzò in piedi di scatto, guidata dall’impeto della discussione « Mi rincresce il fatto che tu sia dovuta venire a scoprirlo in questo modo, sono dunque venuta per spiegarti e per chiederti perdono. Ma non sono qui per giustificare il ritardo della mia scelta ».
Indubbiamente, il fatto che la verità fosse venuta a galla a causa di una situazione tutt’altro che fraintendibile era qualcosa di cui la Regina di Arendelle si sarebbe per sempre profondamente vergognata, dal canto suo, per Anna la faccenda era ben diversa.
« Il punto è che tu non hai scelto un bel niente, io sono venuta a sapere la verità per puro caso! Quanto tempo sarebbe dovuto trascorrere prima che tu ti sentissi pronta? Quante altre bugie mi avresti ancora detto? Come avresti giustificato la presenza della Principessa del Sud, qui? Mi avresti detto che stavate organizzando il matrimonio, immagino… mentendomi anche sulla faccenda dell’annullamento! »
« Avrei trovato un modo per spiegarti, ora che non c’è più il matrimonio di mezzo ». L’ennesima bugia, e lo sapevano entrambe.
« Ora che non c’è più il matrimonio non sarebbe cambiato un bel niente. Perché il punto è che avresti dovuto parlarmene più di un anno fa, quando per la prima volta intavolammo la discussione dei pretendenti! »
« Certamente, avrei dovuto parlartene subito dopo la scoperta dei miei poteri, immagino ».
« Avresti dovuto, sì, perché adesso, ad un anno e mezzo di distanza, di certo la situazione è cambiata ». La pungente ironia di quella constatazione arrivò a colpire Elsa come una coltellata, ma il suo tentativo di controbattere non venne minimamente preso in considerazione dalla furente Principessa che, come un fiume in piena, continuò ad urlare « Continuando a nascondere ciò che sei non risolverai un bel niente! Si è venuto a sapere dei tuoi poteri e si verrà a sapere anche della tua relazione con Leanne… e le persone ti crederanno un mostro, ma non perché tu lo sia realmente, ma perché sei la prima ad esserne fermamente convinta! » Era stata brusca, era stata diretta e l’effetto di quella frase arrivò immediatamente.
La Regina, infatti, abbandonò la stanza correndo e tra le lacrime. Una parte di Anna, quella che si era ripromessa di sostenere la sorella in ogni circostanza, si pentì un istante dopo di quelle parole… un’altra, quella ferita dal comportamento di Elsa, pensò che forse quel suo sfogo a qualcosa sarebbe servito e che magari avrebbe spinto la Regina a riflettere.
Guardò il punto dove era scomparsa e solo in quel momento, quando il silenzio avvolse di nuovo la stanza, si rese conto di avere ancora stretta tra le mani la lettera del principe Alexander. I suoi occhi si posarono sul quadro della Pulzella d’Orleans e, per la prima volta in quasi venti anni, non le fu di alcuno conforto.
Questa volta, lei ed Elsa, dovevano vedersela da sole… completamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


Ancora, come sempre, in ritardo. Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi, che mi lasciano commenti ben più che graditi, che impiegano il loro tempo per leggere di quanto ho sulle sorelle di Arendelle da raccontare. Come già annunciato in precedenza, questo capitolo (e gli ultimi due che lo seguiranno) risulterà stilisticamente differente, visto che ciò che avevo scritto quando avevo deciso di iniziare questa storia, circa quattro anni e mezzo fa, s'interrompeva con la fine del capitolo 12.
Mi sono interrogata molto su come continuare ciò che a lungo avevo lasciato incompleto, come riprendere in mano qualcosa che era cambiato e cresciuto con me, ma credo di aver trovato le risposte.
Come sempre, ancora, grazie di cuore.

Besos

Chapter 13


Era trascorso un giorno intero da quando Anna aveva fatto ritorno al castello, un giorno da quando Elsa aveva deciso di chiudersi nelle sue stanze e di non uscirne. Quando aveva visto Leanne in piedi, sulla porta spalancata della scuderia, si era illusa che le cose tornassero ad acquisire quella stessa magia che sembravano aver avuto l’Inverno precedente. Eppure, se ad Arendelle il detto “l’inverno passa e la neve si scioglie” non era troppo veritiero, ciò poteva dirsi per il calore, l’affetto e le speranze, che col gelido vento della fredda stagione sembravano di nuovo sul punto di cristallizzarsi. La Regina aveva avuto modo di rivedere la sua amata dopo un anno in cui, a dire il vero, aveva anche iniziato a dimenticare le sue reali fattezze; tuttavia, sembrava che il prezzo per una Principessa fosse un’altra Principessa e lei non sarebbe stata assolutamente pronta a pagarlo. Per nessuna ragione avrebbe perso Anna, neppure per Leanne.
Quest’ultima si era svegliata da diverse ore e nonostante i tentativi di convincere Elsa ad abbandonare il palazzo per seguirla in una passeggiata a cavallo, non era riuscita nel suo obbiettivo di condurre l’amata fuori dalle sue stanze: le sarebbe passato, probabilmente quella stessa sera la Regina si sarebbe presentata nella sala da pranzo, con l’estrema accortezza di recarvisi in orari nettamente diversi rispetto quelli cui andava, invece, la sorella minore; ben presto, la Regina avrebbe -per forza o per inerzia- dovuto ricominciare ad intraprendere la sua regolare routine. Ciò che si era preposta di far lei, in tutto ciò, era di riconciliarla con la maldestra Principessa dai capelli rossi.
Non aveva dovuto impiegare troppo impegno per trovare Anna, a dire il vero, poiché dopo aver notato la sua assenza nella galleria del castello, non le era servito neppure ascoltare il suggerimento di Gerda per intuire ch’ella fosse, invece, nei parchi reali, in prossimità delle scuderie. Si era dunque diretta là armata di nient’altro che buone intenzioni, i raggi freddi del sole invernale si screziavano sul suo lungo abito rosso, di tessuto leggero, indubbiamente estivo: non si era mai preoccupata delle stagioni, i suoi poteri erano tali da farle percepire indistintamente sempre il medesimo calore. Il vento gelido che si levava dal fiordo fu la sua unica compagnia per tutto il tragitto e, quando raggiunse il luogo indicato dalla dolce cameriera, dove prevedibilmente trovò Anna non poté fare a meno di perdersi ad osservarla.
Con austerità ed eleganza sedeva sulla groppa di Leif, che in sei mesi aveva reso obbediente quasi tanto quanto lo era stato Askel prima di lui. La Principessa del Regno del Sole si era limitata ad appoggiarsi contro un albero e ad osservare la rossa compiere diverse figure di dressage in maniera a dir poco esemplare: aveva atteso ch’ella finisse, prima di avvicinarsi apertamente a lei. Per quanto maldestra e caotica la giovane apparisse quand’era in giro, a cavallo sembrava trasformarsi.
« E dire che avevo creduto non poteste divenire un’amazzone migliore » pronunciò Leanne, affiancandola lentamente e volgendole un sorriso cordiale. Fatta eccezione per la piccola spiacevole parentesi del giorno prima, comunque non avevano avuto modo di vedersi per quasi un anno.
Anna, che in altre circostanze certamente sarebbe stata allegra e gentile, le lanciò a malapena un’occhiata, rispondendole senza guardarla e camminando imperterrita verso le scuderie.
« Non si finisce mai di imparare ».
« Lo avete appena confermato, siete in assoluto una delle migliori fantine che conosca ». Non si trattavano di lusinghe unicamente volte al fine di avvicinarla, poiché Leanne era di natura sincera e quelle cose le pensava davvero. Aveva sempre ammirato molto Anna, più piccola di lei di appena un anno e che di scogli, nella vita, ne aveva già dovuti superare parecchi. Avrebbe potuto discutere con lei di equitazione per ore, a dire il vero, ma non per questo la mora abusò delle sue conoscenze e della loro passione in comune per sviare il discorso dal motivo principale della sua visita inaspettata alle scuderie.
« Ascoltate, volevo parlarvi di Elsa… » iniziò con calma, cercando di misurare le parole.
« Ti ha mandato lei? » sbottò la rossa, ancora unicamente concentrata sul suo bellissimo stallone, cercando di ignorare quanto più possibile la sgradita presenza al suo fianco.
« No. Non sa che sono qui ».
« Non vi dite molte cose, da quanto ho modo di vedere ».
« Principessa Anna, ascoltatemi vi prego, capisco quanto siete ferita io– ».
« Oh, tu puoi capirmi? E dimmi, ti sei forse mai trovata in questa situazione, con una sorella estremamente distante -l’unica cosa che è rimasta della tua famiglia- che dopo tredici anni di rifiuti apparentemente immotivati inizia in qualche modo ad essere più vicina ed amorevole solo per poi farti realizzare che vi fosse ancora un altro grande segreto a separarvi perché lei non aveva avuto il coraggio di fidarsi di te?! » Non si era resa conto, la Principessa di Arendelle, di quanto effettivamente avesse urlato quelle parole, tantomeno aveva realizzato di essere ormai in lacrime, in balia di un dolore che, aveva pregato a suo tempo, di non dover provare mai più.
Istintivamente, Leanne l’avrebbe accolta in un abbraccio, tanto evidente il fatto che il dolore che attanagliava il cuore della sua compagna fosse tale e quale presente in quello più tenero e giovane della sua amatissima sorellina minore; poi, riflettendo sul fatto che buona parte di quella situazione fosse causa sua, decise di evitare un qualsiasi contatto che non fosse chiaramente voluto anche dall’altra, consapevole del fatto che la rossa incolpasse anche lei di tutto quello. Errando in parte, ma non del tutto.
« Non sono stata voi, Anna, ma sono stata lei. So che vuol dire essere diversi in più di un modo e mi sono sentita sbagliata anche se buona parte dei membri della mia famiglia possiedono i miei stessi poteri. Pur essendo più simile a loro di quanto voi due non lo sarete mai, mi sono sentita come se fossi in realtà una persona da nascondere, un motivo di vergogna e di disagio. Ad esser sincere, lo ero diventata solo perché me ne ero a tal punto convinta ».
Lentamente, Anna sollevò i propri occhi per soffermarsi a guardare finalmente la figura di Leanne, rendendosi conto solo in quel momento quanto la ragazza fosse cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista: al di là del volto che sembrava improvvisamente aver assunto tratti più taglienti e maturi, con gli zigomi alti ed il collo lungo messi in evidenza dai capelli corvini che, dallo scorso Inverno, erano stati enormemente accorciati -in un taglio pressoché irregolare che le rasentava le spalle-, a spiccare più di tutto erano i profondi cerchi scuri sotto gli occhi ambrati della Principessa e il fisico più esile, magro. Era sempre bellissima, Leanne, ma in specie quei due ultimi fattori erano indice del fatto che non avesse passato un periodo poi così roseo anche lei.
« Ho fatto il medesimo errore di Elsa, a suo tempo, lasciando che la verità venisse a galla nel peggiore dei modi. Ho avuto la fortuna di esser nata e cresciuta in una famiglia molto unita, dotata di una mentalità aperta e di membri comprensivi, ma Vi renderete conto che la maggior parte delle persone non è così. Minai il rapporto con i miei famigliari per paura ed impiegai molto tempo a recuperare quella fiducia che, non nego, ho temuto per molti mesi di aver perduto per sempre. Fu grazie a mio fratello Alexander se la situazione si risolse, è sempre stato molto abile a placare gli animi, nella nostra famiglia. Ed è grazie ad Alexander se sono qui, adesso ».
Gli occhi di Anna si velarono improvvisamente di consapevolezza ed alzò il volto lentigginoso per guardare a quello dell’altra ragazza con esitazione.
« Lui lo sapeva? »
« Che tenessi a vostra sorella? Sì. Non sono stata io a dirglielo, ci parliamo molto ma era qualcosa che avevo preferito tenere per me, visto e considerato il fatto ch’egli fosse giunto qui come pretendente; che Elsa ricambiasse i miei sentimenti? No. Per molto tempo, anche dopo la nostra partenza, ho creduto che non l’avesse minimamente compreso… ma ancora una volta avevo sottovalutato il mio adorato fratello maggiore, che sapeva tutto già da tempo ».
Anna sembrò meditare dei lunghi istanti su quelle parole e, in quel silenzio assolutamente insolito per lei, si avvicinò alla cassa dove erano tenute un gran numero di spazzole e ne prese una in maniera piuttosto casuale, distratta. Leanne, in silenzio, si avvicinò alla stessa scatola, chiedendole con lo sguardo di poterla aiutare nella pulizia del puledro: la Principessa si limitò ad annuire. Per diversi minuti semplicemente nessuna delle due parlò, curando il manto di Leif, occupandosi di rimuovere gli schizzi di fango e di polvere dal ventre largo. Poi, quasi come avesse trascorso il tempo nel mentre in una sorta di profonda riflessione, Anna aprì bocca per parlare.
« Si è arrabbiato? »
« Come, prego? »
« Il Principe Alexander. Si è arrabbiato per il fatto che il matrimonio sia stato mandato a monte e che tu non avessi dato retta alle sue parole? Che tu– »
« Che mi sia innamorata? »
A quelle parole, Anna si sentì spiazzata ancor maggiormente: se aveva compreso il fatto che Elsa e Leanne fossero state unite da un legame molto forte sin dal principio, ciò che le era sino a quel momento sfuggito riguardava l’intensità di questi. E la semplicità con cui la Principessa del Regno del Sole avesse esposto i suoi sentimenti l’aveva sinceramente spiazzata. Leanne, dal canto suo, comprese lo stato d’animo dell’altra e, semplicemente, rispose alla sua domanda.
« In un primo momento credetti di sì. In seguito, pensai di essere io arrabbiata con lui per il modo in cui aveva calpestato i miei sentimenti. Alla fine, realizzai che nessuno dei due portasse sinceramente rancore nei confronti dell’altro. Alexander ha un animo gentile, senza ombra di dubbio avrebbe avuto cura di Vostra sorella e sarebbe stato un sovrano abile, giusto e magnanimo… ero più io a non poter sopportare l’idea che la prendesse in sposa, piuttosto che il contrario. Ci siamo evitati fino a poche settimane fa » confessò la mora, terminando il suo lavoro e posando nuovamente la spazzola nella scatola.
« E poi? » chiese ancora Anna, con una certa riluttanza nella voce, riponendo a sua volta la spazzola e conducendo lo stallone nel suo box, ritrovandosi poi senza distrazioni, prendendo ad osservare la sua interlocutrice come si sarebbe dovuto fare in una qualsiasi conversazione di reale interesse. Leanne si accomodò su una vecchia sedia sconnessa e si passò una mano tra i corti boccoli corvini, in un gesto che esprimeva sia una certa stanchezza morale, sia una vaga e positiva rassegnazione nei confronti delle persone che aveva intorno. Di coloro che amava.
« E poi, dopo aver ormai abbandonato l’idea di rivederla, dopo aver persino annunciato alla mia famiglia che non avrei preso parte al matrimonio… Vostra sorella ha spedito ad Alexander una lettera, chiedendo l’annullamento delle nozze ma promettendo l’integrità dell’alleanza ». Le labbra carnose della Principessa si distesero in un sincero sorriso, i suoi occhi d’ambra si posarono sul volto lentigginoso di Anna e, con piacevole sorpresa, incontrò lo sguardo di quest’ultima a metà strada.
« Mio fratello è politico di natura, vedendo i promettenti accordi garantiti da Vostra sorella non ha avuto più motivo per tenermi lontana, sopportare la mia tristezza ed il mio rancore. Mi ha detto che la mia felicità era dovuta ad entrambi ».
Anna sospirò piano e si appoggiò con la schiena contro la parete in legno massiccio, sfilandosi i guanti e lasciandoli cadere sul pavimento senza perdersi in alcuna cerimonia. Ora che le gesta ed i comportamenti dei mesi passati di Elsa sembravano aver acquisito improvvisamente un senso, ora che aveva avuto modo di ascoltare Leanne e di comprendere quale profondo sentimento ella nutrisse nei confronti di sua sorella, iniziava finalmente ad avere una visione più limpida dell’intera situazione. E comunque tutto ciò non lo rendeva più semplice.
« Elsa è mia sorella, le vorrò bene a qualsiasi costo ed in qualsiasi caso, non l’avrei mai e poi mai allontanata se mi avesse detto in principio di provare qualcosa per te… oppure di non provare in generale qualcosa per gli uomini, ecco. Insomma, abbiamo un pupazzo di neve parlante che si aggira per il castello! E Kristoff crede di essere l’interprete di una renna! -Detto tra noi, non è neanche così bravo- di certo non sarebbe stata la cosa più stravagante nella nostra piccola e assurda famiglia ».
A quelle parole, Leanne non riuscì a trattenere una leggera risata, il pensiero del primo incontro con Olaf ancora vivido nella sua mente; Anna si vide facilmente contagiata e rise lievemente a sua volta, volgendo alla Principessa del Regno del Sole la prima occhiata sinceramente bonaria e gentile da quando aveva fatto ritorno al castello.
« Non sei tu il problema Leanne. E non lo siete voi due, soprattutto dopo essermi resa conto quanto felice sia Elsa con te e quanto persa ed in balia di sé stessa diventi quando sei lontana. Ad essere complementari, a quanto pare, non sono soltanto i vostri poteri. Sono state le bugie, ad avermi ferita… alla fine, mi ha tenuta fuori nonostante la porta aperta e ha deciso che l’avrei vista come un mostro senza tentare neppure, a mostrarsi ».
« Capisco bene il fatto che tu abbia bisogno di tempo per perdonarla, ma sappi che nel suo errore Elsa ha solo cercato di evitare un vostro eventuale allontanamento. Ha sbagliato perché ha preso la sua decisione anche per te, ma ha fatto tutto questo perché troppo spaventata all’idea di perderti. Non distruggere ora tutto quello che difficilmente avete costruito solo per paura che possiate rovinarlo in futuro, o per errore ».
La rossa, che aveva chinato il capo dopo aver parlato poco prima, si limitò ad annuire, prima di sollevarsi ancora per guardarla con un lievissimo accenno di sofferente sorriso.
Leanne non seppe dire se la giovane Principessa di Arendelle fosse o meno consapevole della lacrime che le rigavano le guance tempestate di lentiggini, ma il dolore in quegli occhi bastò a farle comprendere quanto sincera ella fosse stata. Anna teneva ad Elsa in un modo semplicemente inesprimibile a parole, la sua paura più grande, quella che per due volte a distanza di poco tempo si era ritrovata a vivere -dopo essersi illusa che tutto andasse per il meglio- era di perdere ancora quel poco rimasto della sua famiglia.

Quel poco che, per la seconda volta, le stava scivolando tra le mani.
Quel poco per cui aveva dato letteralmente il cuore.

***

Elsa non era mai stata solita recarsi in quelle stanze, dopo che le porte erano state chiuse a seguito dell’incidente che aveva coinvolto Anna, si era imposta a tal punto di evitarla da aver perso totalmente l’abitudine di recarsi in certe aree del castello. Aveva ricominciato a frequentare la pinacoteca solo negli ultimi tempi, e generalmente in compagnia della sorella, mai da sola: provava sempre un singolare senso di angoscia e tristezza quando si trovava a passare in solitudine per quei luoghi in cui Anna aveva dovuto riempire anni ed anni della sua vita. Non che a lei fosse toccato un destino migliore, anzi, ma comunque la sua dolce sorellina non aveva mai fatto nulla per meritare tanto dolore… e tante bugie. Non sarebbe mai andata sin là se Leanne non le avesse chiesto di cercare per un vecchio ciondolo di famiglia che sembrava esser misteriosamente sparito da quel pomeriggio: sebbene la Regina di Arendelle non avesse perso di vista la bella Principessa del Regno del Sole per più di qualche ora, questa aveva insistito di aver camminato al lungo nel castello e di essersi fermata per diverso tempo ad osservare i dipinti, prima di recarsi in biblioteca; si erano divise al fine di velocizzare i tempi di ricerca ed anche se la platinata non avesse propriamente sprizzato di gioia all’idea di recarsi in quella sala, non aveva avuto il cuore di negare il suo aiuto a Leanne. Avevano faticato tanto per stare assieme ed ormai avrebbe mosso il mondo pur di vederla felice.
Era ancora chinata per controllare sotto il divanetto posto in prossimità del quadro di Giovanna d’Arco, la torcia stretta tra le gelide dita e gli occhi cerulei appena illuminati dalla fiamma della candela, mentre scrutava con attenzione gli angoli poco illuminati, quando un rumore proveniente dall’altro lato della stanza riscosse la sua attenzione: c’era qualcun altro, lì con lei.
Trattandosi dell’ora di cena, era molto difficile che si trattasse di qualche membro della servitù e, a giudicare dal fatto che fosse ancora vicino alla porta, doveva essere qualcuno che, in quella stanza, v’era da prima di lei, non si sarebbe spiegata altrimenti come questi potesse essere dall’altro lato, da qualche parte nella zona non illuminata. Con passo circospetto e con la torcia alta, si diresse nella direzione del brusio, i muscoli della mano libera contratti e pronti al rilascio del suo potere.
Si accorse di essere vicina quando notò un’ombra strisciare dietro un mobile che, evidente, era stato spostato. Solo a quel punto, scorse il limitare di due lunghe trecce rosse.
« Anna? »
Il tonfo sordo della testa della Principessa che, nell’udire l’inaspettata voce della sorella maggiore si era tirata su di colpo, andando a sbattere contro lo spigolo del mobile di legno intagliato, echeggiò nel silenzio della sala.
« E-Elsa! » Esclamò la rossa, massaggiandosi il punto dolente, imprecando a bassa voce e gettando occhiate di sfida allo spigolo incriminato.
« Cosa ci fai qui… al buio? » Domandò la Regina, avvicinandosi per assicurarsi che non si fosse fatta male realmente. Il volto lentigginoso di Anna fu contratto da una smorfia di dolore quando le mani fredde e delicate della bionda si posarono sul punto in cui, di già, stava comparendo un grande bernoccolo; avrebbe protestato, ma la verità era che il tocco gelido della sorella era un vero sollievo.
« Avevo da fare » rispose seccamente, apprestandosi però immediatamente dopo a giustificarsi ulteriormente « Cioè, non un da fare importante, o segreto… ma ecco, cercavo una cosa… tutto qui. E mi si è spenta la candela ».
« Che strano… » mormorò Elsa, la sua mente già lontana e sulla via della comprensione.
« Cosa? » Biascicò la rossa, allontanandosi appena per chinarsi a raccogliere la candela spenta e posarla così sulla superficie liscia del mobile dietro cui era stata rannicchiata fino a poco prima. Un sospiro proruppe dalle labbra rosee della sovrana, mentre giungeva alla conclusione di quell’apparentemente insolita situazione.
« Leanne ti ha chiesto di cercare una collana? »
« Sì, e tu come lo sai? »
« Perché è la stessa cosa che stavo cercando anche io, qui » sospirò la platinata, tirandosi indietro in un gesto meccanico delle ciocche di capelli ribelli sfuggite alla lunga treccia.
« Oh, ma che cosa strana! Chissà perché ti ha chiesto di cercare la collana nella galleria se l’aveva già chiesto a me! » Esclamò la Principessa, appoggiandosi al mobile e guardandosi attorno per scrutare i vari angoli della stanza.
Elsa rimase per dei lunghi istanti a guardarla, in silenzio, attendendo che anche lei giungesse alla sua stessa conclusione.
Improvvisamente, quasi come fosse stata richiamata da quel medesimo pensiero, la testa di Anna scattò verso di lei, il volto lentigginoso che era il riflesso della consapevolezza.
« Aspetta un attimo… ».
Elsa si limitò ad annuire.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Chapter 14 ***


Il penultimo capitolo è finalmente qui, spero di riuscire a darvi l'ultimo (e con esso l'eventuale epilogo) entro la fine dell'anno. Il 2019 mi ha portato tante cose (e tanti esaurimenti), sarebbe bello finirlo terminando questa storia, che avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. A voi che mi seguite ancora, grazie per la fiducia e per il sostegno mostrato nelle vostre recensioni; mi auguro di nuovo che lo stile "differente" di questi ultimi capitoli non vi sarà pesante. 
Besos

PS: Mi è stato fatto notare che goda nei cliffhanger... è dannatemente vero. 


Chapter 14
 

Sedettero in silenzio su uno dei divani della stanza, azzardando una vicinanza cui avevano deciso di non abbandonarsi, invece, nei giorni trascorsi. Il semplice espediente di Leanne si era rivelato, almeno per quel primo momento, un successo.
Si sfioravano appena, le due sorelle, Elsa seduta come sempre con maggior compostezza, le gambe accavallate e le mani in grembo, a riposo sulle poche pieghe che il suo elegante vestito blu aveva fatto, mentre Anna si era letteralmente rannicchiata contro lo schienale di velluto, le gambe piegate e il peso distribuito sulle ginocchia, mentre provava a gestire quei brividi sporadici che provava di tanto in tanto nello sfiorare con la coscia la pelle gelida della sorella maggiore. Un silenzio che non durò in verità molto, ma che ad entrambe parve un’infinità, tanto erano ormai abituate al dialogo, al guardarsi negli occhi: fu la più piccola a cercare per prima un contatto, alzando lo sguardo per posarlo sul volto pallido e tempestato di lievi lentiggini della Regina, che invece sembrava totalmente assorta dai suoi pensieri.
Eppure, quel semplice gesto parve richiamare l’attenzione della platinata che, appena pochi istanti dopo, voltò la testa quel poco necessario per ricambiare lo sguardo della sua adorata sorella minore; ed in quell’osservarsi timido e silenzioso, la Regina dei Ghiacci fu colpita dalla consapevolezza che per la prima volta da sempre, non c’era più alcun muro tra lei ed Anna. Anche l’ultima barriera era infine venuta giù in un tonfo sordo e in quel momento non poteva esservi consapevolezza più spaventosa ed al tempo stesso appagante. La consapevolezza che la giovane Principessa di Arendelle fosse lì e potesse vederla, per davvero.
La sovrana prese un respiro profondo e nel momento in cui si decise a parlare, si sorprese nel sentire la voce della sorella sovrapporsi decisa alla propria.
« Mi dispiace » dissero assieme, prima di zittirsi bruscamente, entrambe sorprese da quella dichiarazione improvvisa. Lo sguardo ceruleo di Elsa non nascose la sorpresa del suo animo, che di certo non si aspettava di ricevere alcuna scusa da Anna, dunque strinse le mani rosee della sorellina tra le proprie e le sorrise appena, in maniera molto timida, ancora colpevole.
« Non hai nulla di cui scusarti, Anna. Nell’ultimo periodo con te ho sbagliato in più di un’occasione ed imperterrita ho continuato a celarti le ragioni dei miei malesseri e della mia instabilità... di certo l’ultima cosa che meritavi era lo scoprire in maniera tanto repentina qualcosa che ti stavo nascondendo da... troppo » sospirò, deglutendo piano, facendo balzare il proprio sguardo altrove nella stanza, ma solo per un attimo, quello necessario per trovare qualcosa a cui aggrapparsi, un briciolo di coraggio che le permettesse di continuare quel piccolo dialogo.
« Avevi ragione, avrei dovuto parlarti di questa- questa cosa, molto tempo fa, prima ancora di Leanne. Se una piccola parte di me sapeva che avresti potuto comprendere, l’altra parte, quella che infine ha dominato ancora una volta le mie emozioni, era troppo spaventata dall’idea di perderti di nuovo. Di perderti dopo averti appena -e finalmente- ritrovata. Quella stessa parte non sapeva quanto avresti potuto sopportare ancora, i miei poteri sono già qualcosa di abbastanza inusuale e... »
« No » la interruppe la rossa con un filo di voce, stringendo maggiormente le mani pallide della sorella maggiore, guardandola negli occhi con decisione e amarezza.
« I tuoi poteri sono qualcosa di bellissimo, Elsa. Non ho mai pensato, neppure per un istante, che sarebbe cambiato qualcosa tra di noi a causa loro... anzi, anzi sì, l’ho fatto m-ma in senso positivo. Positivissimo, ovviamente » l’agitazione nella voce della Principessa era palpabile, i balbettii che di tanto in tanto non riusciva a controllare la rendevano, se possibile, ancor più adorabile.
« Il giorno della tua incoronazione, la sera in cui ho scoperto dei tuoi poteri, mentre quell’imbecille di– ».
« Anna » la richiamò prontamente la sorella.
« Scusa. Hans e quel lurido ratto di Weselton- ». A nulla, ovviamente, valse l’occhiata severa che, ancora, la bionda le lanciò. « Provavano a convincermi che fossi pericolosa, che vi fosse qualche magia oscura dentro di te io... io ero solo felice. Ero felice perché finalmente avevo modo di comprendere la tua distanza -fu un sollievo realizzare che non mi odiassi- e- ».
« Non potrei mai odiarti, Anna ». Lo sguardo della Regina si fece velato e sofferente, era sempre difficile per lei guardare al dolore che aveva provato la sua adorata sorella minore in quegli anni di apparentemente immotivata separazione.
« Lo so, ora lo so » le rispose prontamente la rossa, sorridendole bonaria, prima di continuare il suo discorso.
« Ma fino a quel momento non avevo risposte, capisci? Adesso so che tutto ciò che hai fatto lo hai fatto in un tentativo di proteggermi; e così mamma e papà, che volevano proteggere entrambe ». Invero, Re Agnarr e la Regina Idun mai avrebbero potuto immaginare quanto quel “celarlo, domarlo, non mostrarlo” potesse creare dei veri e propri demoni nella mente della loro amata primogenita e, quando pochi anni dopo l’incidente che coinvolse Anna, Elsa smise di farsi toccare in maniera definitiva anche da loro, così spaventata all’idea di ferirli da rinnegare persino una carezza, o un abbraccio, i sovrani avevano realizzato quanto madornale fosse stato il loro errore. Assieme al fatto che fosse ormai troppo tardi.
Troppe le ferite nel cuore della futura Regina, troppe le paure che le attanagliavano il petto, paure che le rendevano sempre più difficile -impossibile- il controllo di un gelo via via crescente attorno a lei. Anna, gioiosa e spensierata fino alla prematura dipartita dei genitori, e comunque anche dopo ancora abbastanza forte da manifestare un’energia ed un’indole invidiabile, aveva realizzato solo recentemente quanto il susseguirsi degli ultimi eventi l’avesse resa dannatamente cieca. E si era data della sciocca, per essersi illusa di aver messo il bene di Elsa al primo posto, quando quella era ancora visibilmente troppo provata dagli ultimi dodici anni della sua vita, per poter essere a tutti gli effetti “normale”, per potersi fidare ed aprire con lei come se nulla fosse accaduto.
Del resto, quella di celare le proprie emozioni a qualsiasi costo era l’unica grande lezione che le era stata impartita.
« Sono stata una sciocca, Elsa. Ero così felice di averti di nuovo da non essermi preoccupata per davvero di tutti i demoni che stavi ancora trascinando con te. Da non essermi curata del fatto che forse anche tu potevi aver sofferto e che potevi averlo fatto al punto da non voler più rischiare la nostra famiglia ».
In un primo momento, la Regina di Arendelle non poté fare altro che domandarsi quando la sua adorata sorellina fosse diventata tanto matura, ma più che sorridere felice e con gli occhi traboccanti di lacrime, non riuscì in realtà a fare.
« Sei la cosa più importante che ho, lo sei sempre stata. Anche quando non potevo farti entrare » mormorò in risposta la platinata, alzando appena una mano per lasciare una carezza che nel suo gelo, nascondeva tutto l’affetto ed il calore ch’ella fosse in grado di dare.
« E tu sei la mia » rispose subito la rossa, stringendo posando il proprio palmo sul dorso della mano della sorella, intensificando quel contatto a cui, lo sapeva bene, mai si sarebbe abituata per davvero. « E non mi importa se non vuoi sposare il Principe Alexander, così come non mi importa se non ti innamorerai mai di un qualsiasi uomo. Io voglio solo che tu sia felice, Elsa... e cosa dovrebbe cambiare il fatto che quella felicità che ti auguro ti sia data da Leanne? O da una qualsiasi altra donna? ».
La sincerità dietro quelle parole era disarmante ed Elsa neppure si accorse delle lacrime che i suoi stessi occhi stavano versando. Come aveva potuto pensare che Anna, la sua meravigliosa sorellina, potesse allontanarla dopo una simil scoperta? Come aveva potuto anche solo credere che tutto quello cui entrambe avevano per anni agognato potesse spiare come un soffio nel vento, per una cosa simile?
Forse Elsa avrebbe impiegato davvero ancora molti anni a guarire completamente, ma finalmente poteva aprirsi all’idea che in tutto quel tempo Anna non l’avrebbe mai lasciata da sola.
« Sai, questo dovrebbe essere il momento in cui ci abbracciamo » suggerì la Principessa, mettendosi una mano al lato della bocca ed abbassando repentinamente il tono di voce, risultando vaga, quasi come se stesse impersonando tutt’a un tratto una suggeritrice di teatro.
La Regina di Arendelle rise divertita, asciugandosi le lacrime col dorso della mano e sporgendosi subito verso la Principessa, che s’affrettò ad incontrarla a metà strada, per stringerla in quell’abbraccio che, ormai, agognava da un paio di giorni.
« Ti vorrò bene per sempre, Elsa, non dubitare mai più di questo ».
La Regina annuì nell’abbraccio.
« Grazie ».

Leanne non fu sorpresa nel non vedere Elsa far rientro nella sue stanze, quella notte ed un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto olivastro quando, invece, sentì la voce dell’amata bisbigliare qualcosa fuori, nei corridoi, qualche frase presto seguita da un risolino della Principessa Anna.
Del resto, di fratelli ne aveva anche lei e di espedienti per rappacificarsi ne avevano dovuti inventare, nel tempo.

***

La mattina seguente, la Principessa del Regno del Sole raggiunse la Sovrana di Arendelle nel suo studio, trovandola come sempre indaffarata tra libri, legislature e missive.
« Toc toc » disse, appoggiata alla porta già aperta, sorridendo felice mentre il suo sguardo caldo si posava sulla splendida figura della bionda di Arendelle: indossava un lungo abito viola, il collo esposto ed incurante dei due lividi in vista, uno appena coperto dai capelli, acconciati in una semplice coda bassa; sulle spalle, uno scialle con i ricami d’altri tempi, probabilmente un capo che era giunto ad Elsa in eredità. Nel complesso, una visione celestiale.
Per un momento, Leanne non poté che domandarsi cosa avesse fatto nella sua vita precedente per meritare di passare questa con una creatura tanto bella.
« Buongiorno » sorrise a sua volta la Regina, sollevando lo sguardo, senza tuttavia alzarsi dalla sedia. Accanto a lei era posto un vassoio d’argento su cui fumava un bella teiera in porcellana, dalle rifiniture in oro, accompagnata da una splendida tazza appartenente allo stesso servizio, diverse posate ed una manciata di biscotti al cioccolato: una combinazione divertente e singolare, al confine tra la regalità e l’infantilismo. Inutile specificare che Leanne amasse di lei anche questo.
« Siamo particolarmente di buon umore questa mattina, o sbaglio? »
« Può darsi. È molto evidente? »
« Solo ad un occhio attento » mentì la mora, prima di rubare uno dei biscotti al cioccolato dal vassoio sulla scrivania. « Sembra una giornata insolitamente bella, per essere Dicembre, avresti voglia di fare una passeggiata nel parco del castello? »
La Regina alzò appena un sopracciglio, falsamente accigliata per il biscotto rubato, prima di bere un lungo ultimo sorso del suo tè e successivamente levarsi dalla sedia, in movimenti così eleganti da essere quasi surreali. Circumnavigò la scrivania in silenzio, raggiungendo così la Principessa, la quale rimase per diversi momenti interdetta, la bocca ancora piena per via del biscotto, gli occhi dorati fissi sul volto dell’altra.
Elsa si chinò appena, annullando la distanza tra il suo viso e quello della Principessa del Sud, posando le proprie labbra gelide ad un angolo della bocca dell’altra, leccando piano una briciola di cioccolata sfuggita alla morsa dell’altra.
« Fa’ pure strada » mormorò all’orecchio di Leanne, ghignando soddisfatta nel sentire l’altra deglutire in maniera rumorosa, mentre un appena accennato rossore andava a tingere le sue guance abbronzate.

Le due percorsero in silenzio i corridoi, il braccio di Elsa posto sotto il gomito dell’altra; si scambiarono occhiate, sorrisi, ma poche furono le parole ad esser pronunciate. Raggiunsero le scuderie e Leanne, senza alcuna cerimonia, vi entrò dentro, dirigendosi lenta ma sicura verso il box di Nàjera. Si fermò dinanzi la cavalla dal manto morello, le carezzò dolcemente il muso e le porse una delle numerose carote accatastate in una cassetta lì vicino.
« Sembrano al contempo ricordi di ieri e di una vita fa, non ti pare? » chiese poi, voltandosi verso la Regina di Arendelle, distante appena pochi passi. E non le fu necessario specificare a quali ricordi alludesse, poiché sapeva bene che Elsa stesse richiamando alla mente la stessa situazione, che avesse il cuore pervaso dalle stesse emozioni.
« Sono cambiate un po’ di cose, nel mentre però, forse è la realtà di quei fatti a convincermi che sia tutto reale, che un anno sia trascorso ».
La bionda strinse le mani di Leanne tra le proprie, avvicinandosi ancora solo per lasciarle un bacio a fior di labbra.
« Il bel tempo non è la sola ragione dietro questa passeggiata, non è vero? »
La Principessa del Regno del Sole le sorrise e sospirò, sciogliendo quella stretta per allontanarsi da lei di qualche passo, visibilmente agitata. Non proferì parola, iniziando un andirivieni nervoso che non poté che agitare la Sovrana.
« C’è qualcosa che non va? » Chiese la più grande, incerta sul da farsi. Aveva visto Leanne nelle più svariate occasioni e circostanze eppure mai le era sembrato di vederla tanto nervosa quanto appariva in quel momento. In aggiunta a ciò, ad allarmarla si aggiunse la visione delle prime scintille in corrispondenza delle dita affusolate dell’altra, qualcosa che in condizioni normali non sarebbe potuto succedere.
« Leanne! » La chiamò con voce alta e ferma, preoccupata da quell’intera situazione, raggiungendola a passi svelti, mentre le vere fiamme iniziavano a manifestarsi. Le strinse un polso con una mano, l’espressione sconvolta, spaventata, ma al tempo stesso decisa.
La mora le ricambiò uno sguardo altrettanto sorpreso.
« Mi hai seguita nel fuoco... » mormorò, incapace di realizzare davvero quanto successo, di rendere concreto il rischio che Elsa era stata disposta a correre.
« Non avrei dovuto farlo se avessi deciso di parlarmi » le rispose la Regina, un sorriso forzato, mentre una parte di lei si concentrava per far calare in maniera visibile e repentina la temperatura nella stalla, onde evitare danni gravi e spiacevoli; Leanne abbassò lo sguardo, una vena d’evidente imbarazzo nelle sue iridi dorate.
« Allora? Vuoi dirmi cosa sta succedendo o- ». Il tono di Elsa era al limite tra la curiosità e la preoccupazione, quando la Principessa del Sud la interruppe in maniera brusca ed inattesa.
« Elsa vuoi sposarmi? »
Fu una domanda posta di getto, vomitata in maniera così brusca dall’essere paragonabile ad una doccia gelata. La Regina di Arendelle sobbalzò, mentre i suoi occhi cerulei si sgranarono, l’espressione al pari di qualcuno che era appena stato schiaffeggiato. Per diversi secondi, si convinse di aver capito male e forse avrebbe anche iniziato a ridere, se non fosse stato per l’espressione convinta sul volto ambrato dell’altra.
Quella decisione la destabilizzò ulteriormente e non poté che chiedersi se la Principessa non fosse impazzita.
« Leanne- » iniziò, sorridendo amareggiata e scuotendo la testa quasi divertita « Noi non possiamo sposarci, ricordi? » Glielo fece notare in maniera gentile, sperando che la realtà dei fatti, ammesso che l’altra fosse davvero seria e determinata ad andare in fondo con quella storia, non la colpisse troppo violentemente. « Hai forse dimenticato la ragione principale per cui la nostra relazione deve continuare ad essere un segreto? »
« Lo so, lo so » rispose la mora, iniziando a gesticolare in maniera notevole « Ed è per questo che dovrà rimanere un segreto. Andremo via, solo io e te, porteremo solo lo stretto indispensabile e grazie ad i nostri poteri avremo modo di costruire una nuova casa o-o un castello! Un castello, certo, più degno per una Regina! Non dovremo nasconderci se non ci saranno occhi indiscreti a guardarci e potremo sposarci in segreto, ho un paio di conoscenze che– »
« Tesoro » la interruppe gentilmente Elsa, stringendo le mani calde dell’amata tra le proprie, i suoi occhi di ghiaccio commossi e comunque dolenti per quell’intera situazione che, alla fine, non si sarebbe mai potuta risolvere per davvero. E Leanne non dovette nemmeno guardarla per sapere quale fosse il suo responso, quali fossero le sue ragioni.
« Tu non verrai con me » le disse, un sorriso amaro sul bel volto circondato dai boccoli neri, mentre le sabbie dorate che erano i suoi occhi divennero torbide alla visione della sua Regina così sofferente, così evidentemente divisa.
« Per quanto sposare te, amare te, sia l’unica cosa che le parti più recondite del mio cuore abbiano sempre desiderato, non posso andarmene da Arendelle ».
« A-Anna... Anna potrebbe regnare. Possiamo aspettare che diventi abbastanza grande e- ». Un discorso che sapeva bene anche lei, nel profondo, non potesse reggere. Le lacrime le rigarono le guance e la consapevolezza che tutto fosse sul punto di sgretolarsi ancora le si palesò davanti, colpendola con l’irruenza di un uragano.
« Leanne, non capisci? È proprio per Anna che devo restare. Lei è mia sorella e per quanto ti ami, non posso accettare una simile offerta; non scomparirò ancora dalla sua vita... nemmeno per te ». Una risposta sincera, intrisa di amore, dolore, rispetto e maturità. Perché se Elsa era stata insicura su tante cose per gran parte della sua vita, se c’era una cosa su cui sarebbe per sempre stata certa, quella era Anna. E l’amore che provava per lei. La sua adorabile e maldestra sorellina, che aveva tenuto assieme i pezzi di quel che era rimasto della loro famiglia, evitandone così il completo collasso.
La Principessa del Regno del Sole sorrise, un sorriso triste e al tempo stesso traboccante di amore.
« Ero quasi certa di ricevere questa risposta... non ti obbligherei mai a separarti da Anna e sono consapevole del fatto che ciò che ti ho proposto per stare assieme senza vincoli di alcun tipo sia una soluzione drastica. Una parte di me voleva tentare comunque » ammise, timida.
« Ti ringrazio per aver compreso le mie ragioni. Ad ogni modo, non c’è bisogno che ci sposiamo, puoi rimanere qui, nel castello assieme a me, anche senza mettermi necessariamente un anello al dito! » Sorrise la platinata, cercando di apparire rassicurante.
Lo sguardo sul volto di Leanne, tuttavia, era ben lontano dall’essere rincuorato.
« Non capisci, Elsa? » Iniziò piano, ricambiando con un sorriso vuoto « Quanto tempo dovrà passare prima che ti venga nuovamente imposto di prendere come sposo un altro Principe? E quanto tempo dovrà passare prima che questo venga imposto a me, che come terzogenita a poco posso servire, se non a questo? Per quanto la mia famiglia mi ami, per quanto accetti quel che sono, se dovesse esser necessario per garantire l’incolumità del nostro Regno -che per quanto mi piacerebbe credere, con solo Arendelle come alleato non sarà mai abbastanza forte, soprattutto ora che i poteri della nostra dinastia sono alla mercé del mondo intero- mi sarà chiesto di fare un sacrificio. E come tu sei disposta a sacrificarti per il bene del tuo Regno, io sono disposta a farlo per il bene del mio. Quella di fuggire era forse la soluzione più vigliacca e semplice, eppure l’unica che ci avrebbe rese libere per davvero ».
Scosse ancora il capo, guardando ancora la donna che amava, solo che questa volta i suoi occhi erano cambiati, lo sguardo di Leanne s’era fatto d’un tratto colpevole.
« Sono stata una stupida a proporti una cosa del genere. Tu sei migliore di così... e lo sono anch’io ».    
Elsa accarezzò una guancia dell’altra, trovandola prevedibilmente umida di pianto; c’erano dei non detti tra loro che non sarebbe stato bisogno pronunciare ed una nuova consapevolezza che, per quanto facesse male, era la sola conseguenza dell’inevitabile.
« Ti amo » sussurrò Leanne, congiungendo le proprie labbra con quelle della Regina di Arendelle, in un bacio amaro e disperato, un bacio che sapevano entrambe sarebbe stato il loro ultimo.
« Ti amo anch’io. Ed è esattamente per questo che devo lasciarti andare » rispose la Sovrana, che nello sguardo afflitto, nascondeva comunque una decisione senza precedenti. La sua relazione con Leanne le aveva fatto scoprire un nuovo coraggio e l’aveva resa forte in modi che non pensava avrebbe mai conosciuto. La gabbia dorata in cui erano entrambe rinchiuse sembrava ora un po’ più grande e forse, solo forse, questa volta sarebbe stata in grado di fare la cosa giusta e ricominciare a vivere per davvero.
Anche se questo implicava il dover vivere senza di lei, che mai avrebbe dimenticato.
« Risparmierei ad entrambe un’agonia salpando con la nave che lascerà il porto di Arendelle al tramonto. Andrò a preparare le mie cose al fine d’esser pronta al più presto. Con permesso, Vostra Maestà » s’inchinò appena, Leanne, lasciando poi le scuderie a passo svelto, reprimendo l’istinto di baciare Elsa ancora, e ancora, e ancora, fino a quando i loro corpi non sarebbero diventati uno per sempre.

Il loro era un racconto che parlava del ghiaccio e che parlava del fuoco, i due modi opposti con cui si identificava la fine. Eppure, nella loro storia, il ghiaccio ed il fuoco, anche se per poco, si erano incontrati e si erano amati in quel modo cui solo due cose inconciliabili sanno fare: con l’intensità e con la consapevolezza d’un lieto fine che sarebbe venuto a mancare.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2957480