How to survive your daughter for a month

di ReganReyenPrice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Soli ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - il canis lupus familiaris ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il fascino di Sheldon ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Soli ***



 



How to survive your daughter for a month








Sheldon, in piedi di fianco al frigo, guardava intensamente quel tornado dai capelli bruni, che era incappato nella sua vita quasi per miracolo, mentre saliva sul poggiolo del divano e fissava il fisico con occhi pieni di sfida.

Sheldon trattenne il fiato.

Non osare. Indossi ancora gli abiti da parco giochi.

Lei sorrise, leggendo negli occhi di Sheldon il terrore che qualche germe potesse posarsi sul suo amato Posto.

Il fisico teorico iniziò a boccheggiare ansimante, le sue palpebre a muoversi in modo discontinuo e le sue mani cominciarono a sudare mentre le stringeva in due pugni.

“Lise. Non. Osare.” 

Ripeté Sheldon, questa volta non solo a se stesso.

Spesso si trovava ad essere tremendamente spaventato dall’intelligenza di sua figlia mentre altre volte si chiedeva se lei fosse intelligente sul serio, almeno quanto lui.

Ormai aveva quasi due anni e non aveva ancora proferito parola, o meglio, non aveva ne ancora fatto discorsi di senso compiuto.

Sheldon si avvicinò cauto di qualche passo e lei ridacchiò sbilanciando un piede avvolto dalla scarpina verso il cuscino del divano.

“Sii ragionevole, tutto ciò non ti porterà a nulla di gradevole, infatti è probabile che tu abbia portato in casa qualche malattia mortale e che questa finisca per ucciderti, ma in particolare per uccidermi. Quindi ti prego, per il bene della mia salute, scendi da lì e fila a farti un bagn-”

Ormai era troppo tardi, Sheldon non riuscì nemmeno a finire il suo discorso che la piccola già saltava sul divano ancora una volta soddisfatta per aver fatto sbiancare suo padre.

“NO!” gridò Sheldon indispettendo Penny che dal suo appartamento poteva sentire con chiarezza le urla disperate dell’amico.

Lise continuò a ridere mentre suo padre la sollevava in velocità dal divano, tenendo le braccia tese così che non lo potesse abbracciare e attaccargli tutti quei batteri che si era scambiata con gli altri bambini.

Infatti, il difetto più grande di Lise, per Sheldon, era la voglia di socializzare che aveva ereditato da Amy.

Sheldon corse in bagno e messa la figlia nella vasca per non farla scappare, iniziò a cercare per casa il disinfettante, mentre le mani gli tremavano.

Penny, preoccupata dalle manie del fisico teorico, bussò alla porta dell’appartamento 4A e una volta entrata rimase interdetta osservando la scena.

“Sheldon, tesoro, che stai facendo?” domandò la ragazza sfoderando quello che sembrava un falso sorriso.

Sheldon, con la maglietta tirata fin sopra al naso per non respirare gli agenti chimici provenienti dai detersivi rinchiusi nella credenza della cucina, si voltò verso Penny con occhi strabuzzanti.

“Cosa sto facendo? Non ti sembra chiaro forse? E’ per colpa di gente come te se mia figlia si comporta come una selvaggia!”

Penny annuì non vedendo la bambina correre tra le sue braccia.

“Fammi indovinare. E’ di nuovo salita sul divano senza cambiarsi i vestiti, non è così?”  chiese ironicamente.

“Esattamente e necessito di un disinfettante, che non riesco a trovare!”

Penny pensò che forse avrebbe fatto meglio ad uscire prima che Sheldon la incastrasse a fare qualcosa che non voleva eppure, mentre lo guardava, si offrì di dargli un aiuto.

“Dov’è Lise?”

“L’ho chiusa in bagno” rispose il fisico pieno di ansia, pensando alle impronte di terra sul suo prezioso cuscino.

“Che cosa?” 

“Non riempirti di rammarico, non riuscirà mai ad uscire dalla vasca!”

Penny scosse la testa dirigendosi a grandi passi verso il bagno.

“Sheldon, vai a comprare il disinfettante, ci penso io a lei” rispose la ragazza prima di aprire la porta.

Sheldon si illuminò sentendo quelle parole .

“Oh... sarebbe meraviglioso! Accanto alla vasca troverai le istruzioni per preparare l’acqua, mi raccomando la temperatura a 36° massimo 37°, usa il detergente per pelli delicate e non confondere il suo shampoo con quello antiforfora di Amy!”

“Sheldon, so leggere!” rispose Penny.

“Non ne sarei così sicuro sapendo i tuoi risultati scolastici” disse infine prima di uscire definitivamente di casa.

Penny, dimenticandosi di ciò che aveva detto Sheldon poco prima, entrò in bagno e vide Lise che, ricoperta dall’accappatoio bianco, provava a scappare invano dalla vasca.

La ragazza sorrise prendendo in braccio la bambina che le si aggrappò addosso, desiderosa di un abbraccio sincero che spesso non riusciva a ricevere da suo padre.

Penny, canticchiando, aprì l’acqua e lasciò che scorresse senza curarsi delle istruzioni di Sheldon.

“So che papà vorrebbe che seguissi tutte quelle inutili regole ma fidati di zia Penny, fare il bagno con la schiuma è molto più divertente.”

Lise ridacchiò ancora una volta e incrociò i suoi occhi verdi con quelli di Penny comunicando così tutto l’affetto che provava per lei.

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

Leonard, distrutto dopo una giornata di lavoro, entrò dal portone pronto per salire le scale e così arrivare a casa, quando vide uno Sheldon agitato venirgli in contro.

“Leonard, sei venuto al momento opportuno” disse il fisico teorico fermando l’amico poco prima delle scale.

“Mi dicessero tutte così” rispose Leonard alludendo ad un doppio senso che Sheldon non capì, come la maggior parte delle volte.

“Facciamo in fretta: devi portarmi al supermercato e in farmacia” disse Sheldon.

Leonard inspirò lentamente, contò fino a dieci e guardò l’amico con aria stanca.

“L’unica cosa che voglio fare adesso è gettarmi sul divano, non ti accompagnerò da nessuna parte!” rispose cercando di sorpassare Sheldon.

“Per favore, ne vale la mia vita!”

“Oh in questo caso, ciao Sheldon!”

“Non puoi disonorare il contratto tra coinquilini!” 

Leonard rimase a guardarlo stupito.

“Ma io vivo da Penny!”

“Ma non hai mai firmato niente che ti dissociasse da questo patto! E adesso sbrigati, è la serata thai e preferirei che il divano sia disinfettato prima che mi ci possa sedere di nuovo.”

“Hai comprato il disinfettante la settimana scorsa, è già finito?”

“Che posso dire, mia figlia è una che si diverte a fare impazzire la mia misofobia.”

Leonard buttò la testa all’indietro e si diresse verso la macchina mettendo il broncio a Sheldon e borbottando imprecazioni.

“Non ci credo” disse una volta salito in macchina “Amy ha preso l’aereo per Berlino questa mattina e tu hai già perso il controllo!”

“Io non perdo mai il controllo” rispose pacato Sheldon mentre sentiva un nodo salirgli alla gola.

“Amy aveva totalmente ragione. Sei talmente spaventato dal rimanere solo con la bambina che non hai altro modo di affrontare la situazione se non dare di matto per qualsiasi cosa” disse Leonard alimentando l’agitazione di Sheldon.

“Questo non è affatto vero. Infatti... non riesco a trovare punti per smontare la tua teoria... ma Amy non avrà mai ragione! Sono un uomo adulto, un fisico e sono totalmente capace di tenere in vita un essere vivente.”

Leonard annuì, accese il motore e in silenzio partì per il supermercato finendo lì la loro piccola lite.

Sheldon ripensò alla scena che aveva vissuto quella mattina poco prima che Leonard li accompagnasse all’aeroporto.

 

“Sheldon, promettimi che quando tornerò dalla Germania Lise sarà ancora viva” lo pregò Amy mentre abbracciava la figlia addormentata.

“Amy” disse guardandola con aria di sufficienza “sono stato solo con lei altre volte, penso che sopravviveremo.”

Amy aggrottò la fronte come era solita fare.

“Certo ma mai più di qualche ora, qui si tratta di un mese intero! Impazzirai e scapperai di casa senza dire nulla e passeranno giorni prima che Penny si accorga che qualcosa non va!”

Sheldon scosse la testa prendendo le valige di Amy dal bagagliaio.

“E’ risaputo che io sia una persona molto calma e ragionevole, non succederà nulla del genere”

“Continua a crederci” rispose Leonard tossendo.

“Chiamerò mia madre e le dirò di venire a farvi visita” disse Amy stringendo un’ultima volta la figlia prima di darla in braccio a Sheldon e affidarla al suo destino.

“Non è assolutamente necessario, so come gestire la situazione” rispose sistemando goffamente la testa della bambina su una spalla.

“Tornerò per il suo compleanno, lo prometto”

Gli occhi di Amy iniziarono a brillare e Sheldon le cinse incerto le spalle con il braccio libero.

“Su su. Presumo mi mancherai” disse. E pensava sul serio che gli sarebbe mancata.

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

Sheldon, tornato a casa e assicuratosi che Penny avesse fatto il bagno a Lise, iniziò a pulire il divano prima che i suoi amici arrivassero per cena.

“Penso che sia abbastanza pulito, se sfreghi ancora un po’ si romperà” disse Penny vedendo l’amico ormai ricurvo sul divano da quasi un’ora.

Sheldon si voltò e lanciò un’occhiataccia a Penny.

“Grazie delle tue perle di saggezza Penny, dov’è Lise?”

“Le ho asciugato i capelli e messo il pigiama” prima che finisse la frase Sheldon la interruppe.

“Quale pigiama?”

“Quello rosa con i gattini, che differenza fa?” domandò Penny esasperata.

“Beh tanto per cominciare, punto primo: quello rosa con i gattini è per quando sta male, se ‘Soffice Kitty’ ti ricorda qualcosa; punto secondo: oggi è lunedì, il che significa che deve mettere il pigiama del lunedì ovvero quello blu con i fiocchetti rossi.”

Penny lo guardò con occhi di sfida mentre alcune ciocche bionde ribelli le cadevano ai lati del viso.

“Tesoro, non mi interessa se Leonard dice che sei più agitato del solito perché non c’è Amy, ma è tutto il giorno che ti sto a sentire, quindi vado a casa a farmi una doccia prima che arrivino gli altri. Ci vediamo dopo” rispose Penny mettendo una mano sulla spalla di Sheldon ancora inginocchiato accanto al divano.

Appena Penny uscì dall’appartamento, Sheldon corse in quella che una volta era camera di Leonard  per controllare sua figlia (e per cambiarle il pigiama).

Toc. Toc. Toc.

“Lise?”

Toc. Toc. Toc.

“Lise?”

Toc. Toc. Toc.

“Lise?”

La bambina si voltò verso suo padre, lasciando cadere il pastello viola tra gli altri pastelli accanto al foglio steso a terra, e alzò le braccia per essere sollevata.

Sheldon si avvicinò alla cabina armadio, prese il pigiama del lunedì e poi mise sua figlia sul letto per poterla cambiare.

La bambina lo guardò stropicciandosi gli occhioni stanchi ma curiosi mentre la spogliava e rivestiva.

Lui si fermò qualche secondo a guardarla e per poco gli sembrò di avere le risposte a tutte le domande che si fosse mai posto nella vita.

Si, insomma, tutte le risposte tranne quella alla domanda perché avessero cancellato Firefly.

La prese in braccio con naturalezza e più tranquillità e la portò in cucina per farla mangiare.

Tenendola ancora in braccio aprì il frigo e cercò il contenitore con l’etichetta che segnalava il nome della figlia.

“Allora, Amy ti ha preparato una passata di verdure. Di certo non le tue preferite”

Lise storse il piccolo naso nascondendosi la faccia con le mani.

“Nemmeno io adoravo i broccoli. E pensandoci, nemmeno adesso” rispose mentre Lise gli si aggrappava al collo.

“Ti voglio bene” disse la bambina sorridendogli.

Un sorriso sorpreso si aprì anche sulle labbra di Sheldon che non si era accorto della presenza di Leonard seduto sul divano ansimante con l’inalatore per l’asma tra le mani.

“Oh... che scena... tenera” disse premendo il pulsante sull’inalatore.

Sheldon si ricompose e guardò severamente l’amico e il pacchetto del thailandese sul tavolino.

“Sei certo di aver preso tutto?”

“Sì”

“Pollo a dadini?”

“Sì”

“Riso fritto nero e non bianco?”

“Sì”

“Allora perché ci hai messo tanto?”

“Ti prego, mettila a letto e siediti.”

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

Dopo cena, quando tutti erano ormai andati a casa e Sheldon si era addormentato da un pezzo, Penny e Leonard rientrarono a casa distrutti e provati dalla giornata.

Leonard si distese sul divano togliendosi gli occhiali e Penny si avvicinò al frigo prendendo quella bottiglia di vino rosso che aveva tanto desiderato tutto il pomeriggio.

“E il primo giorno è andato” disse Penny.

“Mio dio, pensavo fossimo ormai alla fine” rispose Leonard.

“No, tesoro. Ce ne restano altri trenta.”

Leonard scosse la testa pensando a quegli anni dove era stato l’unico a prendersi cura di Sheldon. E dopo tutto non era cambiata tanto la situazione, solo che ora ce ne erano due.







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ATTENZIONE:
Ciao a tutti, sarò molto breve senza voli pindarici,  in ogni caso ci tenevo a dire che spero di rendere al meglio la personalità di questi personaggi, se non fosse così mi scuso in anticipo.
Spero che la storia possa piacere perché ho una vera passione per questo telefilm ;D
Leggete in tanti e fatemi sapere che ne pensate!
Cercherò di aggiornare il prima possibile.





Ciao RRP

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - il canis lupus familiaris ***










 

How to survive your daughter for a month
Capitolo 2







Era sabato mattina e mentre Sheldon guardava “Fisici si nasce” e sua figlia dietro il divano costruiva il modellino di un razzo, Leonard entrò nell’appartamento dell’amico mettendo sul tavolo della cucina il cartone giallo del latte.

“Oh, buongiorno amico Leonard! Ti ringrazio di aver rifornito di latte il mio frigo” disse Sheldon avvicinandosi al fisico sperimentale.

“Come se alle sei di mattina non avessi nulla da fare” borbottò Leonard sedendosi su quella che era la sua poltrona.

“Scusami, ma la mia era un’urgenza. Non posso mangiare i cereali con il latte senza il latte, inoltre ti ricordo il contratto tra coinquilini: le mie esigenze vanno sempre soddisfatte” rispose Sheldon.

“E io ti ripeto che non vivo più qui!”

“E io ti ripeto che viviamo sullo stesso pianerottolo, quindi, per estensione viviamo ancora assieme. Inoltre sei sempre costantemente nel mio appartamento.”

“Qui nascondo tutti i fumetti che Penny non mi fa tenere in casa” disse Leonard estraendo dalla zip del cuscino dietro di sé un volume di Batman.

“E non ti faccio nemmeno pagare l’affitto per questo” rispose Sheldon scuotendo la testa.

Poi tentando di interrompere la lettura di Leonard, il fisico teorico gli chiese se poteva badare per qualche minuto a sua figlia mentre si apprestava a fare la doccia.

Leonard, pur non ascoltandolo, annuì e qualche secondo dopo si ritrovò Lise tra le braccia.

Sorpreso si voltò cercando Sheldon ma quest’ultimo ormai era in bagno (probabilmente a giocare con la paperella che sua madre gli aveva regalato quando aveva otto anni e il modellino dell’astronave di Star Trek che si era comprato una settimana prima).

Lise strappò dalle mani del fisico il fumetto e iniziò ad arrotolarlo con disappunto del povero Leonard.

“No no! E’ da collezione, non vogliamo che si rovini, vero?” domandò riprendendosi delicatamente il suo albo.

Lise corrugò la fronte e indicò il dietro del divano.

“Carta per razzo” sibilò imperiosa.

“No, questa non è solo carta, sono emozioni. Se vuoi della carta per costruire il tuo razzo puoi usare questo libro qui” 

Leonard mise la bambina sul divano e prese il libro di geologia che Sheldon usava per fare da supporto al comodino accanto alla poltrona.

“Attenta è pesante” disse aprendo il libro sulle ginocchia della piccola.

Nonostante la sua poca esperienza di vita (per l’esattezza un anno e 339 giorni), Lise era già in grado di leggere, scrivere e comprendere alcune equazioni poste sulle lavagne di Sheldon, eppure non le piaceva parlare. Limitava timidamente le parole come se avesse paura che gli altri notassero la sua intelligenza.

Mentre la bambina era intenta leggere il libro che le era stato dato, Howard chiamò Leonard.

“Ciao, che succede?” rispose Leonard.

“Oh niente, solo... non lo so, Bernie non c’è e mi sento solo così mi stavo chiedendo se ti andasse fare una partita a qualcosa o di andare da qualche parte” chiese Howard.

Leonard guardò Lise qualche secondo e poi sospirò.

“Scusa, ma in questo momento sto badando alla piccola Cooper, non potresti chiedere a Raj?”

Appena finito di parlare il campanello suonò e quando Leonard aprì la porta si trovò davanti Howard.

“Oggi è la giornata manicure per Raj, non mi andava di disturbarlo!” rispose Howard ridacchiando.

“Che ci fai qui?”

“Te l’ho detto, mi sento solo”

“Sì, ma che ci fai già qui?” 

“Vuoi la verità? Io e Bernadette abbiamo avuto un piccolo litigio perchéhospesocentocinquantadollari...” bofonchiò sedendosi a fianco di Lise.

“Tu cosa?” chiese Leonard.

“Ho speso 150 dollari! Ok? Insomma, era per il bastone di Gandalf! Che avrei dovuto fare, non comprarlo?”

“Beh sì se è tua moglie a darti la paghetta” rispose Leonard con il sorriso sulle labbra.

Lise incominciò a ridere, così Howard le diede una piccola spinta per farla smettere ma facendo ciò il grosso libro che teneva sulle gambe cadde a terra spaventandola.

Ci furono secondi di terribile silenzio.

“Non muoverti” sussurrò Leonard all’amico ingegnere che forse si era spaventato più di lei.

Il volto della bambina in pochi istanti si rattristò e iniziò a singhiozzare mentre grossi lacrimoni le rigavano le gote rosse.

“Grazie Howard, adesso il dottor Cooper vorrà sezionarmi!”

Leonard la prese in braccio cercando di calmarla ma la situazione sembrava impossibile da gestire.

“Di cosa ti lamenti? Sicuramente me lo conterà come uno strike e dovrò ripetere il corso per la terza volta!” urlò Howard raccogliendo il libro.

Leonard continuò a cullarla accarezzandole i capelli eppure Lise non dava segni di volersi tranquillizzare.

Howard prese il fumetto di Batman dal divano e lo consegnò in mano alla piccola sperando che con le figure si distraesse.

“Guarda, c’è Batman!” disse Howard con tono gioioso.

Nel frattempo Sheldon, sentendo il pianto della figlia, tralasciò l’asciugatura dei capelli per vedere cosa fosse successo.

Il fisico teorico, entrato in salotto, trascinò con sé un aria di terrore che i due amici non poterono fare a meno di sentire.

“Cosa sta succedendo?” domandò prendendo in braccio la figlia.

“E’ stato Howard!” gridò Leonard cercando di salvarsi dalle grinfie di Sheldon.

“Ti prego non farmi ripetere il corso!” implorò l’ingegnere.

Sheldon guardò Lise stringere saldamente il fumetto umido di lacrime, sembrava essersi calmata eppure era ancora scossa da tremendi singhiozzi, fin troppo violenti per un corpo così fragile.

“Leonard, sei una pessima balia! Ti ho affidato le cure della prossima generazione di leader super intelligenti e tu la fai piangere, dovrei giustiziarti in pubblica piazza per questo ma per questa volta mi limiterò a scuotere caparbiamente la testa.”

E così fece, avvicinandosi alla libreria.

Howard tirò un sospiro di sollievo mentre pensava che Sheldon si fosse dimenticato di lui.

“Per fortuna di me si è dimenticato” sussurrò Howard a Leonard che aggrottò le sopracciglia.

“Howard non mi sono scordato di te e se quello che ti stavi chiedendo è se dovrai seguire il mio corso da capo la risposta è sì”

“Maledetto udito da vulcaniano”

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

“Amy è tutto a posto, sul serio. Sì, sì è ancora viva e no, non so se Sheldon abbia preso le sue vitamine o se sia andato regolarmente di corpo” rispose Penny mentre parlava al cellulare con la sua migliore amica.

“Ieri non mi ha chiamata, sono furiosa con lui!” sbraitò Amy dall’altro capo del telefono con voce talmente arrabbiata da farla sembrare in quella stanza.

“Probabilmente è in trip con qualche strano gioco su internet”

Penny sorseggiò del vino rosso e guardò Bernadette, che stretta alla ciotola dei popcorn li divorava voracemente.

“Ciò non toglie che si possa essere dimenticato di me e che vada in giro ad ammaliare tutte le donne di Pasadina con la sua intelligenza e quegli occhioni chiari da cerbiatto” rispose Amy preoccupata.

“Sheldon? Stai scherzando?” domandò ironicamente Penny.

“Forse hai ragione, d’altra parte, come si fa a non darti ragione?” disse Amy sollevata da quelle poche parole.

Penny sorrise accarezzandosi i capelli biondi e chiuse la chiamata che aveva rassicurato l’amica.

Penny era a casa di Bernadette; finita la “seduta” di yoga di Penny, avevano deciso di rilassarsi e parlare del più e del meno ma Bernie sembrava essere piuttosto turbata.

“Qualcosa non va?” domandò Penny.

“No, voglio dire, ho avuto qualche discussione con Howard. Lui vorrebbe dei figli ma io non mi sento pronta” disse Bernadette.

“Tu digli questo e se non accetta mollalo”

“Penny... non è che non voglia averne ma lui è talmente immaturo da non darmi sicurezza; insomma, non vorrei ritrovarmi come Sheldon e Amy”

“Certo, tranne il fatto che tu non hai uno Sheldon” rispose Penny appoggiando il bicchiere di vino al tavolo.

“Almeno Sheldon non ha vissuto con sua madre fino ai trent’anni” disse Bernadette sconsolata.

“A proposito di Sheldon, mi sta chiamando in questo momento”

Penny riprese il cellulare e rispose.

“Che c’è stramboide?”

Sheldon corrugò la fronte e guardò Cannella ai suoi piedi mordergli le scarpe.

“Buon pomeriggio anche a te Penny. Mio malgrado devo abbassarmi al tuo livello e chiederti ancora una volta un favore” iniziò Sheldon “qui c’è il canis lupus familiaris di Raj”

“Il cosa?”

“Per Dio, il canis lupus familiaris di Raj, Penny, o come lo chiamate voi normodotati: cane. Ti dice niente questa parola?”

Penny strinse i pugni immaginandosi di cingere il collo di Sheldon,

“Sì, mi pare di averla sentita altre volte, Sheldon. Arriva al punto.”

“Vedi, Rajesh, dopo la sua consueta seduta di manicure, ha dovuto lasciarlo qui un’ora fa per poter uscire con la sua ragazza Emily. Non ero entusiasta dell’idea ma Leonard mi ha convinto che non ci sarebbe stato nulla di male a tenerla per un paio d’ore. Come poteva essere più in torto...”

“Sheldon, qual è il punto!” gridò Penny spazientita sperando di mettere fine il più presto possibile ai giri di parole dell’amico.

“Potresti prendere il cane?” domandò il fisico teorico.

“Perché?”

“Penso che Lise sia affetta da allergia per il suo pelo e non voglio che quel segugio le giri intorno” spiegò Sheldon “ e inoltre mi ringhia contro da quando l’ho rinchiuso in una scatola.”

“So già che mi pentirò di chiederti questo ma... perché?”

“Ho deciso di avviare Lise alla meccanica quantistica spiegandole il paradosso del gatto di Schrodinger, ma non possedendo un gatto ho dovuto usare il cane.”

Penny diede un’occhiata a Bernadette che aveva un’aria curiosa dipinta in volto.

“Dammi dieci minuti e arrivo a salvare Cannella” disse Penny infine sapendo di non poter dare una risposta negativa al suo amico ‘speciale’.

“Allora? Che succede?” chiese Bernadette quando vide Penny prendere il cappotto nero.

“Succede che Amy avrebbe fatto meglio a non andarsene”

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

 Appena Penny e Bernadette varcarono la soglia dell’appartamento, Cannella gli corse incontro riempiendole di feste e Penny la prese in braccio accarezzandola dietro ad un orecchio.

Il cane la guardò con occhi lucidi pronta a scappare da quella casa e le due ragazze iniziarono a compatire la povera cagnetta.

“Sheldon siamo qui!” urlò Bernadette.

Il fisico travestito da Spock entrò nella stanza con la bambina a suo seguito.

“Sei sempre una sorpresa” disse sconsolata Penny.

“Sto revisionando i costumi per il Comic-Con, quindi sappi che sono molto impegnato” rispose Sheldon mentre la figlia lo guardava dal basso divertita.

Penny sorrise insieme a Lise e chiese a Sheldon se avesse bisogno di qualcos’altro.

“No grazie, sono in grado di gestire la situazione come ti ho già largamente dimostrato” rispose il dottor Cooper.

“Come ieri notte quando sei venuto a bussare alla mia porta perché pensavi che nell’armadio di Lise ci fosse un Cyborg di Star Trek e avevi troppa paura per controllare?”

Sheldon socchiuse gli occhi e arricciò il naso guardando dritto verso una Penny dall’aria vincente.

“Prima di tutto è un Borg e non un Cyborg e se qualcuno, senza riferimenti particolari, Penny, non avesse lasciato la luce accesa nel suo armadio,  non avrei avuto questo problema!”

Sheldon prese in braccio la figlia e consegnò a Bernadette la borsa di Cannella.

“In ogni caso: chiama Amy stasera o giuro che ti taglierò ogni fumetto che possiedi a pezzetti e poi te li farò mangiare!” urlò Bernadette con la sua voce stridula.

“E non costringermi a chiamare tua madre, anzi, la tua cara nonnina” finì Penny lasciando in Sheldon un senso di terrore.

 

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

 

Dopo l’uscita di Penny e Bernadette, Sheldon si trovò costretto a dover chiamare Amy come le due ragazze gli avevano comandato.

Così accese il computer e aspettò che la sua fidanzata rispondesse alla chiamata.

“Buon pomeriggio Amy” iniziò Sheldon vedendo la sua ragazza comparire sullo schermo.

“Sono molto arrabbiata con te” disse Amy.

Sheldon, non particolarmente stupito, si chiese cosa avesse mai fatto di tanto sbagliato.

“Ma non ce né ragione, ho solamente scordato di chiamarti”

“Pensavo foste morti! Hai promesso di rispondere sempre alle mie telefonate e ieri non hai aderito alla tua promessa.”

“Mi dispiace” rispose Sheldon scuotendo la testa.

“Sul serio?” chiese Amy mentre sperava che Sheldon attingesse alla sua parte più umana.

“Certo, mi dispiace che te la sia presa così tanto.”

Amy volse gli occhi al cielo e poi li puntò dritto davanti a Sheldon, ma guardandolo la rabbia le sparì e tutte le cattive parole che avrebbe voluto dirgli scomparvero come se non fossero mai esistite.

“Lasciamo perdere. Come sta Lise?” domandò Amy ritrovando un’improvvisa gioia.

“Le do da mangiare ogni giorno periodicamente, la metto a letto alle 20:00 e il suo intestino è regolare. Di recente ha sviluppato un’avversione al cane di Raj ma niente di preoccupante. Stamattina ha costruito un razzo di carta, nonostante ciò sono convinto che entro una settimana riuscirà a costruire un modellino funzionante. Oh, il suo studio della fisica procede egregiamente” disse Sheldon con fierezza nella voce.

“E cosa sta facendo adesso?”

“Adesso si sta provando il costume da principessa Leila che le farò indossare per  il suo compleanno. Rajesh ritiene di aver fatto un buon lavoro con le cuciture, ma io non sono per niente d’accordo.”

“E io non sono per niente d’accordo sul fatto che mi hai convinto a chiamare nostra figlia Leila come secondo nome” rispose Amy ricordandosi delle litigate fatte quando la bambina doveva ancora nascere.

“L’importante è che io abbia vinto. Ora scusami Amy, ma devo proprio andare.”

Prima che Sheldon chiudesse la chiamata, Amy lo fermò dovendo digli qualcosa di molto importante.

“Sheldon, aspetta! Non sono sicura che riuscirò a tornare in tempo, c’è molto lavoro da fare e ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo.”

L’occhio destro del dottor Cooper iniziò a vacillare e la bocca gli si seccò in pochi secondi.

“Oh, cosa vuoi che sia per qualche giorno in più” disse Sheldon.

“Sei sicuro? Potrei lasciare tutto e tornare a casa se non ci riesci”

“Io ce la faccio benissimo! E adesso, come anticipato prima, ho moltissime faccende a cui badare. A domani, Amy.”

Il fisico chiuse la chiamata e si guardò intorno respirando ansiosamente.

“Perdindirindina” esclamò.






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Ciao a tutti! Avrei voluto aggiornare prima ma gli impegni non me l'hanno permesso D:
In ogni caso ringrazio tutti quelli che seguono la storia, che l'hanno recensita, che l'hanno letta, che non l'hanno letta, insomma tutti.
Spero che la storia continui a piacervi e ci vediamo al prossimo aggiornamento, ciao!






ReganReyenPrice

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Il fascino di Sheldon ***


ATTENZIONE: Devo scusarmi per aver aggiornato solo adesso dopo tutti questi mesi, ma lo studio mi ha veramente ucciso, ci vediamo in fondo al capitolo sperando che vi piaccia :)






 

How to survive your daughter for a month
Capitolo 3








Rajesh era intento a spiegare come avesse abbandonato l’idea di farsi crescere un bel paio di “mustacchi”, quando Sheldon si avvicinò con il vassoio al tavolo della mensa tutto sudato.

“Ehi, che ti è successo? Stamattina sei sparito” domandò Leonard osservandolo per bene.

Sheldon cercò di ricomporsi e si sedette sulla sedia accanto a Howard; quella per lui era già diventata una giornataccia benché fosse solo ora di pranzo.

“Cos’è successo dici? A Lise è venuta la febbre, quindi, non solo non ho potuto portarla all’asilo come mia consueta abitudine, ma ho dovuto supplicare Penny che la tenesse per la mattinata. Capito? L’ho dovuta supplicare, uno come me non dovrebbe mai supplicare.”

“Uno come te non dovrebbe esistere e basta” ribatté Howard provocando la risata dei presenti.

Sheldon lo fissò indignato e iniziò a rigirare la forchetta nel riso che aveva nel piatto.

“Sapevo che portarla al parco non era una buona idea” disse il fisico teorico.

“E allora perché ce l’hai portata?” domandò Rajesh con aria curiosa.

“La sua ora d’aria coincide con la mia e Amy mi obbliga a portarcela” spiegò.

Howard sorrise dando a Sheldon del sottomesso ma, ricordandosi di non aver fatto la lavatrice, si alzò in fretta da tavola per correre a casa.

“Bernadette mi ucciderà se scopre che mi sono dimenticato un’altra volta, ci vediamo più tardi!”

Leonard lo guardò allontanarsi prendendo il cellulare vibrante dalla tasca.

Dall’altra parte del telefono rispose una Penny agitata e in preda ad un attacco d’ansia.

“Ciao, che succede Penny?” chiese Leonard attirando l’attenzione di Raj e Sheldon.

“Non so cosa fare! Lise ha la febbre molto alta, continua a piangere e penso le faccia male un orecchio, vorrei portarla al pronto soccorso ma non ho coraggio di dirlo a Sheldon” rispose Penny guardando la bambina lamentarsi.

“Penso che sia la cosa giusta da fare, tu vai noi ti raggiungiamo” disse Leonard chiudendo la chiamata.

“Allora che succede?” chiese Sheldon.

Leonard sospirò e prese la giacca dalla sedia.

“Tua figlia sta male e Penny la sta portando in pronto soccorso.”

Sheldon si alzò e le sue mani iniziarono a tremare.

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

Penny, che stava cullando Lise, quando vide i ragazzi arrivare si sentì molto sollevata.

“O mio Dio, Sheldon mi dispiace ma non sapevo cosa fare” disse la ragazza mettendogli la figlia tra le braccia.

“Come posso biasimarti, d'altronde sei solo una contadinotta del Nebraska che non sa interpretare i sintomi di un’otite!” disse il dottor Cooper sentendo la pelle di sua figlia scottare.

Mise una mano sulle guance rosse della bambina e con il pollice le asciugò una lacrima sotto l’occhio.

“Scusa se ci abbiamo messo un po’ ma c’era molto traffico” disse Leonard.

“Non avremmo incontrato traffico se qualcuno avesse dato ascolto al ragazzo indiano e avessimo girato a destra invece di andare dritti” disse Rajesh.

“Lo so ma quella strada è buia e sai come reagisce Sheldon!” rispose Leonard.

Penny scosse la testa e si voltò a guardare la bambina che veniva percossa dai singhiozzi.

Nonostante l’apparente menefreghismo del dottor Cooper, Penny poteva sentire parecchia tensione venire da lui.

In fondo sapeva che era una banale influenza, ma era spaventato a morte.

Dopo qualche minuto arrivò un’infermiera che fece accomodare Sheldon e Lise in una delle stanze ad aspettare il pediatra.

Quando il medico arrivò la bambina si era ormai calmata e con le manine stringeva il pollice destro di Sheldon.

“Salve, sono il dottor Smith. Metta sua figlia sul lettino” disse il medico infilandosi i guanti.

Sheldon, riluttante, guardò il lenzuolo bianco e con faccia disgustata si voltò verso il dottore.

“Saprebbe dirmi con assoluta certezza se quel lenzuolo non è già stato usato?”

“Glielo assicuro” rispose il medico pensando di avere tra le mani solamente un genitore preoccupato.

“Non l’ha detto in modo convincente” disse Sheldon.

Il dottor Smith lo guardò sorpreso e annuì assicurando il dottor Cooper ancora una volta.

Sheldon fece sedere Lise sul lettino continuando a pensare a quanti bagni avrebbe sottoposto se stesso e sua figlia una volta tornati a casa.

Il medico visitò la bambina velocemente e infine si soffermò sulle orecchie.

“Signor Cooper” 

“Dottor Cooper” lo corresse.

“Dottor Copper” disse più insistentemente il medico “la bambina ha un’otite, le prescrivo degli antibiotici e se dovesse evolversi in otite emorragica potrebbe essere necessaria una paracentesi timpanica, ma nulla di grave” concluse tentando di liquidare Sheldon il più velocemente possibile.

“Nulla di grave? Quindi se iniziassi a vedere una copiosa emorragia fuoriuscire delle orecchie di mia figlia sarebbe tutto normale?” domandò Sheldon con il suo solito sguardo superiore.

Il medico, ormai distrutto dopo il turno di notte, lo squadrò con aria di sfida.

“Se fosse una copiosa emorragia sarebbe grave, ma non dovrebbe succedere” rispose il dottore pensando di aver calmato il fisico.

“Aspetti, non dovrebbe? Lei ha conseguito una laurea in medicina per fare delle ipotesi o per darmi delle certezze?”

Il dottor Smith spazientito si alzò in piedi, aprì la porta e scaraventò fuori il dottor Cooper insieme alla figlia.

Il fascino di Sheldon aveva ancora una volta fatto colpo.

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

Tornati a casa, Sheldon mise a letto Lise (ovviamente dopo averle fatto il bagno) e raggiunse in salotto Leonard e Penny.

Era stata una brutta mattinata per il fisico teorico e l’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era sedersi al suo posto e leggersi un bel fumetto.

“Sheldon mi dispiace ancora per stamattina, avrei dovuto chiamare prima te ma avevo paura che andassi in escandescenza, che iniziassi a tremare, poi ti sarebbe iniziato quello strano tic all’occhio e saresti svenuto!” disse Penny seduta accanto all’amico.

Sheldon la guardò serio, sapeva benissimo che Penny aveva ragione ma non gliela avrebbe mai data vinta.

“Non dire sciocchezze, come ripeto sempre sono un uomo adulto e so cavarmela benissimo da solo.”

“Magari riesci a convincere Amy così ma me no” rispose la bionda incrociando le braccia.

Leonard, accasciato comodamente sulla poltrona, sapeva già quale sarebbe stata la reazione di Sheldon (sicuramente avrebbe fatto tutte le cose descritte da Penny in una volta sola) e così prima che la ragazza potesse dire altro, iniziò a tossire goffamente fingendo un attacco d’asma.

“Oh mio dio... Penny, corri a prendermi l’inalatore!” 

Penny lo guardò, sapeva benissimo che stava fingendo ma nel dubbio decise di non rischiare la vita del suo ragazzo e andare a prendergli la medicina.

“Spero che sia un vero attacco d’asma o stasera andrai in bianco” 

Una volta uscita Leonard dovette confessare a Sheldon una scomoda verità.

“Perché l’hai fatto? Stavo per risponderle per le rime!” disse testardo il fisico teorico.

Leonard guardò Sheldon, poi guardò il telefono e infine di nuovo Sheldon.

“Ti devo dire una cosa, ma non arrabbiarti! E’ una cosa piccola, di poco conto!” disse sorridendo nervosamente.

Sheldon osservò Leonard che continuava a voltarsi verso il telefono.

“Hai chiamato Amy?” chiese Sheldon non particolarmente stupito.

“Beh sì... ma ho anche chiamato tua madre” rispose infine l’ex coinquilino.

“No” 

“Sì”

“No!”

“Sì...”

Sheldon si alzò in piedi di scatto.

Era furioso con il povero Leonard.

“Questo non dovevi farlo Leonard Hofstadter” disse “perché non riuscite ad avere nemmeno un po’ di fiducia nelle mie capacità genitoriali?”

Leonard sospirò e scosse le spalle, si sentiva in colpa di aver chiamato la signora Cooper ma non era tutto merito suo.

“E’ stata Amy a dirmi di farlo perché lei sa che ti senti a disagio quando la bambina sta male. Non farne una tragedia Sheldon, tu adori tua madre” 

Leonard cercava di farla passare per una situazione positiva ma la sua più grande dote non era mai stata l’eloquenza.

“A questo punto avrebbe potuto dirti di chiamare anche sua madre!” disse Sheldon arrabbiato.

“Ecco...”

“Hai chiamato la madre di Amy?”

“No, certo che no! L’ha chiamata Amy” disse Leonard scaricando la colpa sulla compagna di Sheldon.

Il fisico teorico indicò la porta dell’appartamento con l’indice e incitò il povero amico ad andarsene.

“Leonard Hofstadter sei bandito dall’appartamento” disse.

“Andiamo Sheldon...”

“Mi hai tradito e il contratto tra coinquilini non lo permette” 

Leonard incrociò le braccia e lo guardò serio.

“Io non ti ho tradito, Sheldon.”

Sheldon si avvicinò a Leonard tenendo le mani giunte dietro la schiena.

“Se non te ne vai dirò a Penny che tieni qui tutti i fumetti che lei pensa tu abbia buttato” disse con tono di sfida.

Leonard inghiottì un pesante nodo di saliva.

Penny non doveva assolutamente sapere dei suoi fumetti.

“Adesso me ne vado, ma di certo non perché abbia paura di te” disse il fisico sperimentale. 

In qualche modo cercava di convincersi delle proprie parole.

Quando Leonard uscì dall’appartamento Penny aveva appena aperto la porta per portare l’inalatore al suo ragazzo.

“Che è successo?” chiese perplessa.

“Assolutamente niente” rispose Leonard.

“Ti ha ricattato per fartene andare vero?”

“Sì, l’ha fatto”

Penny annuì.

“E’ per i fumetti che nascondi nei cuscini del divano, vero?”

Leonard, che stava entrando di casa, si girò paonazzo verso di lei e aprì la bocca ammutolito.

“Di che cosa parli? Quali fumetti? Quelli che ho per caso buttato ancora mesi e mesi fa?” rispose infine ridendo.

“Leonard lo so” disse Penny mettendogli una mano sulla spalla.

“Già... ovvio che lo sai.”

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

Sheldon, dopo aver cacciato il povero Leonard, si avviò verso la sua stanza.

In quel momento leggersi un fumetto non sarebbe bastato. Doveva rifugiarsi nel lavoro e non pensare più al fatto che presto sua madre sarebbe venuta a fargli visita.

Non voleva nemmeno pensare ad Amy. O alla madre di Amy.

Sentire che lei non si fidava di lui, lo faceva arrabbiare più di qualunque altra cosa.

Quel pomeriggio, quindi, voleva solamente un po’ di tranquillità, ma ovviamente non gli venne concessa.

“Papà” 

La voce fievole della figlia che lo chiamava era un richiamo molto forte benché non volesse assolutamente ammetterlo.

Da quando gliel’avevano piazzata tra le braccia era stato tutto molto diverso: il suo senso di paranoia aveva ormai un nuovo centro e le sue ansie si erano estese verso quella piccola creatura dagli occhi magnetici.

Nonostante questo, era rimasto il solito vecchio e burbero Sheldon.

Continuava, come sempre, a tediare gli amici con le sue insolite stranezze e a sfuggire dall’affettività.

Non si era rammollito solo perché la bambina gli faceva gli occhi dolci, ma il cuore da robot che abitava nel suo petto ogni tanto batteva un ticchettio.

“Papà” ripeté più forte Lise.

La porta era aperta e Sheldon entrò nella stanza senza bussare.

“Cosa ti affligge cucciolo umano?” chiese avvicinandosi al letto della bambina.

Lise era seduta e lo guardava con occhi appannati; le sue guance erano scarlatte a causa della febbre ma il resto del suo volto era malaticcio e pallido.

Non stava affatto bene e non riusciva a dormire.

In ogni caso, la febbre aveva iniziato a scendere e per questo la bambina era tutta madida di sudore.

Sheldon, invece che sedersi accanto alla figlia, preferì mettersi sulla sedia a dondolo che molti anni prima era stata nella sua stanza quando era bambino.

“Mi leggi un libro?” chiese Lise senza troppe pretese.

Sheldon alzò una mano e annuì.

Era contento di poter infondere il sapere in sua figlia, infatti non c’era nulla che lo rendesse tanto felice come quei momenti.

“Oh ma certo! Credo che oggi potremmo addentrarci nel favoloso mondo della termodinamica, anzi, poiché sei malata, nonostante le mie continue raccomandazioni sui germi, lascerò che sia tu a decidere!” disse Sheldon soddisfatto per la prima volta in quella giornata.

La bambina sorrise tirando fuori la lingua rossa e distese le braccia in avanti.

“Geologia” rispose.

Sheldon rimase interdetto e la guardò con sguardo torvo.

“Geo... logia?” 

Lise annuì.

Sheldon guardò in basso cercando di rispondere qualcosa.

Geologia? Com’era possibile?

La geologia non era nemmeno una vera scienza.

“E’ quello che vuoi che ti legga?” chiese ancora Sheldon.

Lise chinò la testa e di lato e lo guardò divertita.

Sheldon sospirò e si arrese.

“Va bene, ma solo per questa volta. E non lo diremo a tua madre.”









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Ciao a tutti, voglio ancora chiedere perdono e comunque ringraziare chiunque segua questa storia. La prossima volta cercherò di essere il più veloce possibile.
Grazie ancora a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate, ci vediamo alla prossima :)





ReganReyenPrice

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