Love Like Woe – Come amare un idiota: istruzioni per l'uso

di Chappy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Giantess & The Dwarf ***
Capitolo 2: *** A New Life's Starter ***
Capitolo 3: *** Fallen ***
Capitolo 4: *** Fight ***
Capitolo 5: *** Broken ***
Capitolo 6: *** Be Happy ***
Capitolo 7: *** Cheeky ***
Capitolo 8: *** Be Parents ***
Capitolo 9: *** The Task of a Son ***
Capitolo 10: *** White Day ***
Capitolo 11: *** Blooming ***



Capitolo 1
*** The Giantess & The Dwarf ***


Osservo la porta di legno di ciliegio, liscia e levigata, davanti a me, aprirsi lentamente. E, in un attimo, sono investita da una luce abbagliante.
La folla di persone sedute, e disposte ai due lati della grande sala luminosa, è divisa da un lungo tappeto bianco, che si estende per tutta la navata centrale, cosparso di petali di ciliegio, che imprimono un delizioso profumo in tutta la sala.
Con il cuore a mille, accompagnata dalla musica lenta della marcia nuziale, m' impongo di mettere un piede davanti all' altro, sorreggendomi con tutte le mie forze al bouquet di fiori di campo tra le mie mani, e sentendomi quasi galleggiare nel mio lungo abito bianco fluttuante, cosparso di mille diamanti luccicanti.
Con la vaga consapevolezza di stare sorridendo come un' ebete, il mio sguardo vaga sul palchetto in fondo alla navata, in cerca di qualcosa, o qualcuno, soffermandosi solo per un istante sui volti sorridenti dei miei amici, e di quelli commossi dei miei genitori.
Poi, lo trovo.
Il suo sguardo è dei più luminosi e felici che io abbia mai visto. In questo momento, sono sicura che sia il riflesso del mio.
E' come un sogno...
Non stacco gli occhi dai suoi, color caramello, nemmeno per un secondo, e solo quando lui mi porge la mano, mi accorgo di essere arrivata a destinazione.
La afferro e la stringo, intrecciando le mie dita alle sue.
Qualcuno si schiarisce la gola, ed entrambi ci voltiamo verso il nostro idolo, Umibozu, elegantissimo nel suo smoking, e col microfono in mano.
"Vuoi tu, Risa Koizumi, prendere come tuo legittimo sposo, il qui presente Atsushi Otani, per amarlo ed onorarlo per il resto della vostra vita? Yo!"
"Lo voglio!" vedo il mio innamorato sorridere radioso, alle mie parole.
"E tu, Atsushi Otani, vuoi prendere la qui presente Risa Koizumi, come tua legittima sposa, per amarla ed onorarla, per il resto della vostra vita? Yo!" 
Ecco, ci siamo.
Mi sta fissando con occhi innamorati, e io attendo trepidante quella parola, quella singola parola che mi renderà più felice di qualsiasi altra cosa, mentre lui, dolcemente, schiude le labbra..
"Oink!"
"Eh? Un maiale?"
Una smorfia di confusione, deforma il mio volto sorridente. Rimango a fissarlo interdetta, mentre lui continua a sorridermi con uno sguardo dolcissimo.
"Oink! Oink!"
Ma... Non capisco... Non ha alcun senso.
Perché mai, Otani dovrebbe...


 
 
 









 
Cap.1  Un nuovo inizio




... fare il verso di un maiale ...?




Il suono della sveglia, interrompe il magnifico sogno che stavo facendo, riportandomi bruscamente alla realtà.
Mi rigiro nel letto, cercandola a tentoni sul comodino, infastidita da quel rumore.
‘Nooo...’, penso, agitandomi nel letto. Non voglio aprire gli occhi, voglio trattenere quelle immagini dolcissime con me...
Alla fine li apro, e osservo l' oggetto a forma di maialino rosa, e il numero che lampeggia a intermittenza sulla pancia: Le 8:16.
Spengo la sveglia, tornando a riabbracciare il cuscino.
"Otani..." mugugno, stiracchiandomi. Sorrido involontariamente, non appena chiudo gli occhi, ripensando al sogno di stanotte.
Wow... E' stato davvero... dolcissim-
Eh?
Apro gli occhi di scatto. Le 8:16?
Mi tiro su a sedere, improvvisamente in preda al panico.
Prendo tra le mani la sveglia, e mi accorgo della triste verità: Le 8:16.
LE 8:16!!!!
EHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH????????!!
"TU, STUPIDISSIMA SVEGLIA!!" strillo, talmente forte da fare tremare le pareti della mia stanza.
"Le 8:16??... LE 8:16??????? Ma chi cavolo te l' ha chiesto di suonare a quest' ora??!” urlo rabbiosamente, sbatacchiando quel maiale grassoccio, “Ha un cervello tutto suo questo affare! Decidi tu quando suonare, adesso??!"
Neanche ho finito di parlare che, come per prendersi gioco di me, quello si mette a suonare di nuovo.
"Ma cosa stavo pensando, quando ti ho comprato?! Altro che carino, sei solo un rottame!" 
Quello, imperterrito, continua a grugnire alti e sonori  ‘Oink’.
"Aaaaaaahh, e non guardarmi con quella faccia, chiaro?! Stupido aggeggio da strapazzo!"
Per tutta risposta, tramuta il numero sei nel sette, e smette di suonare.
 Lo osservo interdetta per un attimo, e poi scaravento l' oggetto dall' altra parte della stanza.
Va a sbattere contro la porta, e rimbalza per terra, ribadendo un ultimo e sonoro ‘Oink’.
Un secondo dopo, si sente bussare alla porta.
"Risa?" sento la voce di mia madre chiamarmi, "Tutto bene, tesoro?”
Apre la porta nello stesso momento in cui io, con uno scatto fulmineo, mi alzo dal letto e mi dirigo verso l' armadio, inciampando un paio di volte per la fretta.
'Cavolo, cavolo!! Non ho niente da mettere, e sono in enorme, enormissimo ritardo!'
"Ma come, ancora non sei pronta?!" sospira, scuotendo lievemente la testa.
"Stamattina non dovevi andare a prendere Nobu- chan all' aeroporto, insieme agli altri?"
"Si, ma quell' affare inutile non ha funzionato!" urlo disperata, indicando la sveglia che giace sul pavimento accanto alla porta.
"Insomma, ma cos' è questo baccano? Nee- san, devi proprio fare la spacca-timpani sin dal primo giorno dell' anno?"
Mio fratello Takato, 15 anni, compare sulla soglia, intento a masticare una chewingam, con la sua solita aria annoiata.
"Taci!" sbotto sbrigativa,con il panico nella voce, senza neanche girarmi a degnarlo di uno sguardo,  gettando alla rinfusa gli abiti sul letto.
'Cosa mi metto, cosa cavolo mi metto!!??...'
"Sai, dovresti prenderti un calmante. Sembri troppo agitata" dice, gonfiando la gomma da masticare e facendola scoppiare con un botto sonoro.
Per tutta risposta, volto lentamente la testa e gli ringhio contro, fulminandolo con un' occhiata assassina.
"Disperditi, idiota! Non vedi che sono occupata?!"
"Mi chiedo come faccia una persona come Otani-san, a stare con una sciroccata come te."
Questo è troppo.
"FUORI- DALLA- MIA -STANZAAA!!!" urlo istericamente, iniziando a lanciare oggetti al suo indirizzo.
"Hei, ma che-" sbotta lui, occupato a scansare la miriade di oggetti, ed evitando per poco che il portafotografie con la foto di Otani vestito da cheerleader di qualche anno prima, gli faccia un bernoccolo in testa.
"TU SEI PAZZA!!"
"HO DETTO FUORI DI QUI!!"
"ADESSO PIANTATELA, TUTTI E DUE!!!"
Io e mio fratello ci raggeliamo all' istante, voltandoci a guardare increduli mia madre. Molto raramente la mamma si mette ad urlare.
"Tu!" punta severa un dito contro Takato, che trasalisce, "Smettila di infastidire tua sorella!"
"E tu!" punta il dito verso di me, e trasalisco anch' io, "Piantala di perdere tempo, e sbrigati se vuoi vedere Nobu- chan!"
"Si, mamma." mormoriamo io e mio fratello all' unisono, con una vocina sottomessa,  come quando eravamo piccoli.
Poi, senza che la mamma se ne accorga, ci lanciamo di sottecchi un' occhiataccia.





 
***



 

Meno di mezz' ora dopo, sto correndo in bicicletta a velocità disumana, per le strade innevate di Osaka, dirigendomi verso l' aeroporto.
Mi chiamo Risa Koizumi, e ho 19 anni.
Sono alta, per la mia età, anzi, direi piuttosto di esserlo sempre stata, sin da bambina, rispetto alla media delle mie coetanee: 1,73 cm.
Questo, per molto tempo, ha rappresentato un vero e proprio complesso per me, dato che venivo sempre messa in ultima fila alle cerimonie scolastiche, venivo chiamata 'Gigantessa', 'Dio dei Giganti' eccetera, eccetera... Ma soprattutto, mi ha messa in difficoltà di fronte ad una certa, ehm... ‘questione spinosa’.
Non ho mai avuto granché fortuna, con i ragazzi.
Non ero ( e a dire la verità, non lo sono tutt' ora) come si dice, ‘un genio della femminilità’. La maggior parte dei maschi della mia classe, non riusciva a vedermi come una ragazza, a causa della mia altezza.
Ma, ad essere sincera, credo che c' entrasse anche il mio carattere un tantiiiino esuberante. Un tantino.
E comunque, come potevo biasimarli? Diavolo, non riuscivo neanch' io a vedermi come una donna!
Certe volte, è addirittura accaduto, che neanche si avvicinavano a me! Ogni individuo di sesso maschile nel raggio di un chilometro, si teneva alla larga, per paura che io mi potessi innamorare di uno di loro. Mai viceversa.
Beh, che dire? Ce ne vuole, per innamorarsi di una come me. Persino il mio-
"Ah!"
Interrompo istantaneamente i miei pensieri, e trattengo bruscamente il respiro, vedendo una figura spuntare all' improvviso, proprio davanti a me.
Prima che io possa frenare, la ruota davanti della bici gira in modo brusco sul terreno ghiacciato, e un secondo dopo, faccio un salto degno di un canguro addomesticato.
Il tempo sembra scorrere al rallentatore. Non so dire di preciso dopo quanto, ma improvvisamente, avverto un suono acuto rimbombare contro la mia tempia, e mi rendo conto di essere atterrata su qualcosa di duro.
Apro gli occhi, e scopro che la cosa dura sulla quale sono distesa è il petto di una persona. Un ragazzo.
All'apparenza all' incirca della mia età, penso, mentre lui si tira su a sedere, mugugnando, con il volto contratto e gli occhi chiusi.
Mi accorgo che si sta massaggiando la testa. Cazzo.
In un secondo, il panico si impossessa di me.
"Oh, merda!... M-mi, mi, mi dis-dispiace, i-io..."  il nervosismo è palpabile, nella mia voce.
‘E adesso che faccio, che faccio!?’ penso, in preda all' agitazione
Non ho proprio idea di come comportarmi, in una situazione del genere!
"Sono davvero, davvero mortificata! E' successo tutto così in fretta, non ho avuto neanche il tempo di frenare!..."
Le parole mi escono a raffica, non riesco a nascondere la mia ansia.
"Stai bene?!" gli chiedo poi, preoccupata, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Ma lui, a volto chino, neanche la vede. Si alza lentamente, sempre tenendo una mano tra i folti capelli neri.
Noto distrattamente che è più alto di me di qualche spanna.
"T-tutto ok?..." sento la mia voce, carica di nervosismo, tremare leggermente dalla preoccupazione.
"Sta tranquilla..." mormora con voce rauca, dopo un attimo di esitazione, "Non è nulla. Tutto..."
Alza la testa e mi guarda. Spalanca gli occhi.
"Wow..."
"Eh?" chiedo, confusa.
Continua a fissarmi con sguardo vacuo, mentre le sue guance si tingono improvvisamente di rosso.
Mi sento prendere dallo sconforto. Deve aver sbattuto forte la testa… Sarà sicuramente sotto shock!
'Mio dio, che cosa ho fatto?!'
"Ehm… S- sicuro che vada tutto bene?..." riesco a chiedergli, in un sussurro angosciato.
Alle mie parole, lui sembra riprendersi da quello stato di trance.
"Eh? Come? Ah, s-si tutto... Tutto bene, sto bene..." scuote leggermente la testa. Dev’ essere ancora in stato confusionale.
Mi sento assalire dai sensi di colpa.
"E' tutta colpa mia! Ti sono finita addosso, che imbranata!!" esclamo, a capo chino e mani giunte.
“Ti prego, perdonami!!”
Lui mi osserva con sguardo indecifrabile, per un lungo istante. Poi, inaspettatamente, scoppia a ridere fragorosamente.
Alzo il volto e lo guardo a mia volta con aria confusa, che un secondo dopo si tramuta in orrore.
'Oh mio dio, allora è davvero sotto shock! Merda, merda!!'
"Ma no, sta tranquilla. Non è successo nulla." dice, abbozzando un sorriso, " Anzi, scusami tu, se sono spuntato all' improvviso. Giustamente ti sei trovata in difficoltà a manovrare la bici, anche per via della neve."
Per un attimo rimango interdetta dalla reazione di questo tizio. Mi aspettavo che iniziasse ad insultarmi, come minimo!
"N-no no, la colpa è anche mia che ero sovrappensiero!" dico infine, portandomi una mano dietro la nuca.
"Comunque, come và la testa?” chiedo, osservandolo attentamente in volto, “Vuoi che andiamo in ospedale per controllare che sia tutto apposto?..."
"No, davvero. Non sento più nulla! L' importante è che tu non ti sia fatta male. Per fortuna il mio corpo ha attutito la caduta!"
Si apre in un sorriso, mostrando una fila di denti dritti e bianchissimi. Quasi senza rendermene conto, sento le mie labbra incurvarsi spontaneamente all’ insù.
Mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo. Davvero, mi sento sollevata.
"Scusami ancora. Mi dispiace davvero…"
"Non è nulla." ripete lui, porgendomi la mano, " Comunque, io sono Haruki*. Haruki Akamura."
"Risa Koizumi.", mi presento io con un largo sorriso, stringendogliela a mia volta.
"Sai Koizumi, anche se non è propriamente il massimo, considerata la situazione, devo dire che è un piacere fare la tua conoscenza!"
Mi esce una risatina, "Hai ragione! Anche per me è un piacere conoscerti, nonostante tutto!"
"Comunque sia, come mai correvi così di fretta?” mi chiede, senza smettere di sorridere, “Avevi qualche appuntamen-?"
Lo interrompo, trattenendo bruscamente il respiro.
"NOBU!" urlo, a pieni polmoni.
Corro verso la bici e la tiro su immediatamente, mettendomi a cavalcioni su di essa.
Mi volto verso di lui, "Devo proprio andare, sono in ritardo! E' stato un piacere, ci si vede! E scusami ancora!" esclamo, allontanandomi frettolosamente.
"Ci si vede!" urla lui in risposta.
Ridacchio tra me e me. Però, che tipo simpatico!
Qualunque altra persona, avrebbe reagito in modo totalmente diverso dal suo, l' avrebbe presa sicuramente male, e si sarebbe arrabbiata.
Ma lui si è dimostrato davvero gentile… Non come un certo ragazzo di mia conoscenza, che non avrebbe esitato a sputare peste e corna contro di me!
Si, quell' Haruki è davvero una brava persona. E poi, è anche carino...
Beh, non carino in quel senso, eh! Solo... carino, ecco.
Comunque sia, stavolta sarà meglio che mantenga un certo limite di velocità, nonostante sia in forte ritardo.




 
***



 
"Ecco, sta arrivando! Koizumi senpaii!"
La voce di Seiko mi giunge alla mia sinistra, e li trovo tutti a pochi metri da me, fuori dal Kansai Airport Station, che guardano nella mia direzione. Stavano aspettando solo me.
Scendo dalla bici e la blocco col catenaccio al parcheggio, mentre faccio un sorrisone a Seiko, che mi sta correndo incontro.
"Buon anno nuovo, Koizumi senpaii!!" strilla una volta che mi ha raggiunta, e congiunge le sue mani con le mie.
"Buon anno anche a te, Seiko!" esclamo io, stringendole a mia volta, "E' da tanto tempo che non ci vediamo!"
Sono colpita, come tutte le altre volte che la vedo, da quanto è carina la mia amica Seiko. Anche se lei, in realtà è un lui - e più precisamente, Seischirou -, non posso fare a meno di essere anche un po' invidiosa, della sua bellezza così femminile.
In confronto a lei, io sembro un manico di scopa travestito da maschiaccio.
Gli altri intanto ci stanno raggiungendo, e li saluto con un sorrisone a trentatré denti, augurando ad ognuno di loro buon anno nuovo.
Benché sia in ritardo già dal primo giorno dell' anno, e nonostante il brusco risveglio, sono di ottimo umore, altroché! L' incontro con Haruki, mi ha risollevato il morale.
"Mi dispiace, sono in ritardo..." mi porto una mano dietro la nuca, sorridendo un po' nervosa.
"Tranquilla, Nobuko- san non è ancora arrivata." mi dice Suzuki. Mi esce un sospiro di sollievo.
Seiko si avvicina a me, scuotendo leggermente la testa,sussurrandomi nell' orecchio,"Credo che il senpai Nakao stia per avere un infarto... Non ha una bella cera!"
Mi volto, e vedo il mio amico che, pallidissimo - quasi cadaverico -, ad intermittenza fa qualche passo avanti, poi torna indietro, fa un giro su sé stesso e guarda l' orologio, per poi ricominciare daccapo.
Io non so davvero se ridere o essere preoccupata.
"M-ma non appena vedrà Nobu- chan, si sentirà meglio... n-non è vero?" mormora Chiharu, trattenendo a stento le lacrime.
"Ma certo senpai Chiharu, starà benissimo, sta tranquilla!"
Rido sonoramente. I miei amici.
Sono così contenta di vederli... Seiko, Nakao, Chiharu, Suzuki...
"Riiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiisaaaaaaaaa!!"
Beh. Questo è un' eccezione.
La sua voce squillante mi fracassa i timpani, e un secondo dopo, Haruka si getta su di me e mi stritola in un abbraccio mozzafiato.
Arrossisco di botto, "Ha-Haruka... mi stai soffocando..."
"Oh, scusa!" ancora sorridente scioglie l' abbraccio, un po' riluttante.
"Buon anno nuovo, bellissima!"
"Ehm, grazie Haruka, buon anno anche a te-"
"E' così bello rivederti dopo tanto tempo, Risa! Mi sei mancata tanto!"
Mi esce una risata nervosa,"Eh eh, ehm... Guarda che è Nobu-chan a ritornare da un lungo viaggio, non io..."
"E poi, sai, ti trovo ancora più bella dall' ultima volta che ti ho vista!" mi fa l' occhiolino.
"Su, su..." dico io sventolando una mano, tenendomi una guancia bruciante con l' altra, fingendo imbarazzo, ma in realtà lusingata, "Così mi fai arrossire..."
"Nauseabondo".
Gonfio le guance, infastidita, voltandomi verso il proprietario di quella voce irritante, che conosco ormai fin troppo bene.
Atsushi Otani, 18 anni, altezza ( se così vogliamo chiamarla... ) 1,58 cm.
Il mio ragazzo.
"Come sarebbe a dire 'nauseabondo'??!" mi scaglio immediatamente contro di lui, "Ti sembra un commento da fare sulla tua splendida ragazza?!"
"Uhmm... Splendida ragazza, splendida ragazza..." fa lui, mano davanti alla fronte, fingendo di cercare qualcuno, "Io non vedo nessuno che corrisponda a questa  descrizio- ow ow ow ow!!..."
Dopo avergli tolto il berretto, gli sto tirando due ciocche dei suoi capelli ramati, dopodiché soffio via soddisfatta qualche ciuffo che mi è rimasto sul palmo della mano.
"FA MALE, SCEMA!"
Potrebbe sembrare strano, agli occhi degli altri.
Una coppia formata da una lei molto alta e un lui molto basso, diciamocelo, non ti aspetteresti di vederla ad ogni angolo della strada.
E fidatevi se vi dico, che all' inizio, la nostra differenza d' altezza ha rappresentato molto più che un complesso, per Otani. E' stato un vero e proprio ostacolo.
Ho dovuto sudare sette camicie, e ben due rifiuti da parte del nanetto, affinché alla fine ci mettessimo finalmente insieme.
"Meglio sbrigarsi, Nobu-chan starà per arrivare!" dice improvvisamente Nakao, controllando l' orario sul cellulare, la voce carica di agitazione. Sorrido, sentendo un moto d' affetto per il mio amico.
Arriviamo dentro l' aeroporto, e ci sediamo su una panca.
Chiharu e Suzuki stanno discutendo sottovoce, così come Seiko e Haruka, che al contrario, discutono animatamente.
Otani è seduto accanto a me a braccia conserte, e ogni tanto mi lancia occhiate di sottecchi.
Nakao si torce le mani, nervoso, "Dovrebbe essere già qui... Non vorrei che i voli vengano ritardati, dato che oggi è il primo giorno dell' anno..."
"Nobu ce l' avrebbe fatto sapere, Nakao..."  cerco di rincuorarlo, ma in realtà mi sento nervosa anch' io, "Sta tranquillo, sono sicura che a momenti-"
"Guardate lì!" m' interrompe Seiko, indicando il cartellone con gli orari dei voli di andata e ritorno.
Il volo di Hokkaido delle 9:45 era già arrivato. 
Quindi voleva dire che...
"Ehi, mi dite perché avete tutti quelle facce serie?"
Al suono di quella voce familiare, tutti quanti trasaliamo e alziamo di scatto la testa contemporaneamente.
"NOBU-CHAN!!" gridiamo all' unisono, e in un attimo sono tra le sue braccia, che piango come una disperata, ma di felicità.
"Su su, dai non piangere, per così poco... ", dice lei, dandomi pacche affettuose sulla schiena. Ma il suo tono è materno, come al solito, e anche se non la posso vedere in faccia, sono sicura che stia sorridendo.
Tiro su forte col naso, " So-sono così fe-felicee!... Nobuuu ...!" mi stacco dalla sua spalla, continuando a frignare senza ritegno.
Lei scuote la testa, sospirando, "Sei sempre la solita!"
"Nobu-chan..."
"Nakao-chi..."
I due si guardano negli occhi per un tempo infinito. E' come se il mondo, intorno a loro, fosse improvvisamente scomparso.
Poi si sorridono, e lentamente si abbracciano, come aggrappandosi l' uno all' altra.
"Mi sei mancata tanto..." mormora lui dopo un momento, tra i suoi capelli.
"Tu di più..."
Alzano il volto e si guardano ancora per un istante, prima di baciarsi appassionatamente, proprio davanti a noi.
Arrossisco violentemente. Non avevo mai visto un bacio così, dal vivo.
Vicino a me, sento Otani irrigidirsi, e con la coda dell' occhio noto che anche lui è diventato rosso.
"Ti amo."
"Anch' io ti amo, Nakao-chi."
A turno accogliamo la nostra amica, mentre Nakao si offre di aiutarla con i bagagli.
Nel pomeriggio, dopo che Nobu ebbe salutato per bene la famiglia, decidiamo di andare tutti quanti al tempio.
C' è un' aria diversa nel nostro gruppo, adesso che Nobu è con noi. E' come se tutti i tasselli di un puzzle, fossero a loro posto, e questo fosse finalmente completo.
Sento che le cose andranno sempre per il meglio, d' ora in avanti. Ogni volta che ho Nobu accanto a me, mi sento molto più sicura.
Sono così euforica! Sento che niente e nessuno può scalfire il mio buonumore, nemmeno lo sguardo ostile dipinto sul volto del mio ragazzo.
"Sai..." dico a Nobu, come per scusarmi,"E' una fortuna che tu sia arrivata con qualche minuto di ritardo... Non mi sarei mai perdonata di non essere riuscita a vederti al tuo arrivo!"
"Tranquilla." mi dice lei, dopo un attimo di sorpresa alle mie parole, "Sapevo che avresti ritardato, non me la sarei presa comunque." mi fa un sorriso, che ricambio automaticamente.
"Qualcuno ha fatto le ore piccole stanotte, eh?"
Mi giro verso Otani, e noto che mi sta guardando di sottecchi, con un sorrisetto. Sbuffo sonoramente.
Che faccia tosta!
Stanotte ho dormito si e no quattro ore, per colpa di questo nano!
Dato che l' ultimo dell' anno si era deciso di passarlo in famiglia, mi sentivo un po' giù, perché avrei preferito passarlo con Otani, come l' anno scorso.
Ero indecisa se chiamarlo o no, non sapendo se stesse già dormendo, dato che l' indomani ci dovevamo alzare presto.
Ma proprio mentre alla fine avevo deciso di chiamarlo, almeno per fargli gi auguri, inaspettatamente è arrivata una sua chiamata.
Ci siamo fatti gli auguri a vicenda e abbiamo parlato, perdendo la cognizione del tempo.
Alla fine, dopo che era più o meno tre ore e mezza che parlavamo, e dopo che lui si è lamentato del fatto che era ore ormai che lo trattenevo al telefono ( tsk, macché, era lui che mi dava discorso! ), verso le quattro del mattino abbiamo staccato, dandoci reciprocamente la buonanotte. 
E quindi ovviamente, non mi sono svegliata stamattina, e ho dato la colpa alla sveglia.
Ma decido di non dare corda alla sua provocazione.
"Figurati." rispondo con fare annoiato, sventolando una mano con noncuranza.
"Ti sei dimenticata di puntare la sveglia, vero?"
Non rispondo.
"Ah! Lo sapevo io!" esulta, puntandomi un dito contro, " Sei proprio senza speranza..."scuote leggermente la testa, ridacchiando sfacciatamente.
Lo guardo, truce. Buonumore svanito.
"Forse mi sarei svegliata prima, se un certo signorino, non mi avesse tenuta al telefono fino alle quattro del mattino, per augurarmi buon anno nuovo!" sbotto, stizzita.
Lui diventa improvvisamente tutto rosso, e agitato si volta verso i nostri amici, che guardano la scena ridendo sotto i baffi.
"E- ehi... M- mi avevi detto che anche tu stavi per chiamarmi!"
Faccio finta di non aver sentito, e mi avvicino a Nobu, prendendomela a braccetto ed esortandola animatamente a parlarmi di Hokkaido.
"Ehi!" sbotta Otani rivolto alla mia schiena, decisamente seccato dal fatto che lo stia ignorando.
Continuo a fare finta di nulla, mentre Haruka mi prende l' altro braccio, spiegandomi che il piccoletto è spuntato solamente due minuti prima che arrivassi io.
"EHI!!" urla lui ancora più forte, per farsi sentire.
Mi volto.
"...Oh. Scusami tanto Ottonani, davvero, non ti avevo visto!" mi porto una mano alla bocca, fingendo un' espressione mortificata.
"COME MI HAI CHIAMATO??!"
Non tolgo la mano dalle labbra, per nascondere il mezzo sorriso, "Sai com'è, sei così..." mi blocco, in cerca della parola giusta, "... ristretto".
Tutti scoppiano a ridere, tranne il mio ragazzo che, da paonazzo, diventa cremisi dalla testa ai piedi.
"TU-!"
"Forse tua madre non si è accorta che stava gettando anche te in lavatrice, insieme a tutti i vestiti?"
"IO TI AMMAZZO!"
"Oppure ci sei caduto dentro?" continuo, fingendo di pensarci su.
"KOIZUMI!"
"O forse-" ma non finisco la frase, che mi arriva un pugno in testa da Otani. Ahi.
"MI HAI FATTO MALE, CRETINO!" gli urlo in faccia, mentre mi massaggio la nuca.
"Te lo meriti, stupida! E' questo il modo di trattare il tuo ragazzo?!"
"Intendi quello che mi ha appena colpito in testa?!" domando sarcasticamente io.
"Sei stata tu ad incominciare, con la storia della lavatrice!"
"Hai cominciato tu, a prendermi in giro perché non mi sono puntata la sveglia!"
"Se sei una ritardata non è mica colpa mia!"
"Adesso basta, volete piantarla voi due!?" si intromette seccata una terza voce: Nobu-chan.
"Diamoci una mossa, o non arriveremo mai al tempio!"
Dopo un' ultima occhiataccia rivolta all' indirizzo del mio ragazzo, mi volto dall' altra parte e incrocio le braccia, superandolo spedita a grandi passi.
"Cavolo... Ma che le prende?!" lo sento mormorare da dietro le spalle.
"Accidenti. Quei due sono tali e quali a come li ho lasciati..." sospira a denti stretti Nobu, prendendo a braccetto Nakao.
"In fondo, sono rimasti ancora gli 'All Hanshin Kiyojin' di un tempo." le sorride lui, in tono affettuoso.
Ha ragione. Io ed Otani, un tempo venivamo chiamati come quel famoso duo comico ( "La Gigantessa ed il Nano", per l' appunto), non solo per via delle nostre altezze, ma anche per i nostri continui battibecchi, che facevano divertire tutta la scuola. Ma quel tempo è passato, ormai.
Stiamo insieme da un anno e mezzo. Ne abbiamo passate tante, ma nonostante questo, i nostri sketch comici continuano. Infondo, non siamo cambiati.
Ma adesso, un nuovo anno è iniziato.
Ed io so - oh, eccome se lo so! -, che in un anno, può cambiare tutto














ANGOLINO AUTRICE
Buonsalve a tutti! ^-^ 
Come dire, sono strafelice, eccitata e allo stesso tempo terrorizzata di essere qui! XD 
Era da tempo che desideravo postare qualcosa, e a quanto pare ci sono riuscita! Yuppiiiyeee!!!:D ( anche se è una mezza petecchia lo so! ç_ç)
Il titolo è tratto dall' omonima canzone dei "The Ready Set". (:
* Haruki NON è un personaggio inventato da me ( solo il cognome lo è), ma è il protagonista di una storia extra della Nakahara, ( tra l' altro stupenda *_* ), presente in uno dei volumi del manga.
Ho deciso di inserirlo nella storia, ma per quanto tempo e in quale ruolo, non posso rivelarlo per adesso XD
Spero di aggiornare il prima possibile coi capitoli, cercherò di affrettare i tempi, poiché questo progetto prevede più di venti capitoli, penso.
Ad ogni modo, spero che recensiate, anche per aiutarmi a migliorare, le critiche costruttive sono ben accette :)
Un bacio, e al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** A New Life's Starter ***



Cap. 2  Il primo giorno dell' anno



"Mamma mia, hai visto che folla?!" rimango letteralmente a bocca aperta davanti allo spattacolo che mi si presenta davanti.
E' quasi il tramonto quando arriviamo al tempio Sumiyoshi-Taisha di Osaka. 
Tutt' attorno c' è una folla pazzesca di gente: Coppiette, famiglie con bambini scalmanati,che si rincorrono, si accalcano tra le bancarelle appena fuori il perimetro, gruppi interi di persone, accorsi per ringraziare i kami per l' anno appena trascorso, e portare le loro preghiere, per un lieto e felice anno nuovo.
L' atmosfera che si respira è quella di ogni anno: L'inizio di una nuova vita!
"Meglio stare attenti, rischiamo di perderci" esclamo seriamente preoccupata di quell'  eventualità.
"Figurati" mormora Otani, portandosi le mani dietro la nuca con aria annoiata "una spilungona come te spiccherebbe in mezzo alla folla, anche a chilomentri di distanza!"
"Come osi, sottospecie di nano da giadino!?" 
A quanto pare, il piccoletto oggi è in vena di litigi! Bene, lo accontento subito!
"Piuttosto vedi tu di stare attento a non farti calpestare!" gli rispondo a tono  "Non ci vuole un niente che ti perdiamo di vista...Chappi*!"
 Si volta di scatto verso di me, strabuzzando gli occhi "Co-come mi h-hai..." boccheggia rossissimo, sciogliendo lentamente le braccia.
"Non chiamarmi in quel modo orribile!!" Sbraita, infastidito. 
"Come? Chappi?!!" fingo un' aria innocentemente confusa.
"Esatto! Non ti ci mettere anche tu con ques-"
"CHAPPI!!" strillo, battendo felicemente le mani.
"SMETTILA!"
"CHAPPI, CHAPPI!" ormai sto saltellando.
"AAHH BASTAA!!" implora, esasperato, tappandosi le orecchie.
"Preferisci AT-CHAN?" cinguetto, smielata. 
"NOOOO!! Non chiamarmi più in nessun modo! Anzi non chiamarmi e basta!"
"Ma dai,è carino!"
"Fa ribrezzo!" fa lui, abbracciandosi, con aria inorridita.
"Vorresti dire che io faccio ribrezzo?" ruggisco,mostrandogli minacciosa il pugno chiuso.
"Se lo sai, allora non chiedermelo!" con un sorrisetto, torna con le mani dietro la nuca, niente affatto intimorito. 
Un aura nera si eleva dal mio corpo "TU BRUTTO.."
"Uffa, volete piantarla?!" sbuffa seccata Nobu "Piuttosto, io avrei una soluzione..."ci giriamo entrambi verso di lei"...perchè non vi prendete per mano? Così è sicuro che non vi perderete!" alza un dito, esultante, con quel pizzico di malizia mista a determinazione, che non l' abbandona mai.
Io e Otani ci guardiamo rossi in viso per un attimo. Poi, sbuffando sonoramente, incrociamo le braccia, dandoci le spalle.
"Non se ne parla!"
"Mi hai tolto le parole di bocca!" 
"Che bambini..." si lascia andare ad un sospiro sconsolato, le braccia cadenti "Ma voi due siete fidanzati o no?!"
"Me lo chiedo anch'io...Ahio!"
Ritiro il mio pugno, incenerendo con lo sguardo quel moscerino del mio ragazzo, infastidita non poco dalle sue parole.
In realtà.. io sono la prima a chiedermelo.
Davvero, io e Otani non siamo "quel" genere di coppia. 
Non ci perdiamo in smancierie, ne diamo dimostrazioni pubbliche della nostra relazione, come, ad esempio, fanno Nobu e Nakao. 
Ogni tanto, (e recentemente molto di rado) ci scambiamo qualche bacio a fior di labbra, ma sempre di nascosto, e mai in pubblico.
Non che la nostra relazione sia segreta.. In realtà neanch' io so bene il motivo. Forse semplicemente perchè è troppo...imbarazzante.
Non è nel nostro stile, diciamo. Siamo... riservati, ecco. 
Però... 
Ora che ci penso,anche Chiarhu e Suzuki lo sono... tra di loro ,oltre ad essere timidi, sono anche molto riservati.
Ma guardandoli, chiunque capirebbe al volo, che sono una coppia davvero affiatata. Sembrano così felici...e dolci...che nessuno potrebbe dubitarne.
Invece guardando me e Otani, beh...
Mi volto, osservando a lungo il mio ragazzo, discutere animatamente con Nakao.
Ad una prima occhiata, oltre a sembrare ridicoli per via delle nostre differenti altezze, diamo l' impressione di due ragazzi che non si soportano a vicenda. Questo perchè litighiamo in continuazione. 
Ah, e ovviamente resta la questione della coppia di comici. 
Gli eterni All Hanshin Koyojin...
E' dunque questo il mio destino? Rimanere All Kyojin per il resto dei miei giorni?
Beh, è in evitabile, d' altronde. Litighiamo spesso...e poi è troppo imbarazzante per noi. 
Si molto...imbarazzante..
Oh beh, ad ogni modo...non importa. Non siamo mai stati una coppia di perfetti piccioncini, comunque.
Mi chiedo.. se lo saremmo mai...
"Hei, Gigantessa addormentata..ci sei?"
"Mh?" mugugno distrattamente, voltandomi verso di lui, con sguardo vacuo. 
Accigliata, scuoto velocemente la testa. Solo allora mi accorgo, che Otani mi sta fissando con un sopracciglio inarcato.
Mi irrigidisco all' istante, risvegliandomi bruscamente dai pensieri nei quali mi sono persa.
"Ah. C-che c-c' é?..." sento il sangue fluirmi velocemente alle gote.
"..Che hai? Sembri strana..." mormora dopo un po, scrutando attentamente il mio viso. Gli restituisco lo sguardo, confusa.
Come? Sembro strana? 
Può essere che.. le sue parole di prima mi abbiano..infastidito più di quanto pensassi?
"No..no no.." Mi affretto a dire,sventolando la mano, cercando di sorridere in modo naturale. 
A giudicare dalla sua espressione, prima deve aver letto qualcosa sul mio viso, che lo ha fatto preoccupare. 
Non voglio che si preoccupi inutilmente. Non c' è niente di cui preoccuparsi, comunque.
"Tutto perfettamente nomale eh eh eh.."
Davvero, non importa...Mi sono ripromessa a me stessa che non avrei mai più pensato a questo. Quindi devo solo abituarmi all' idea di noi due sempre così, e mettermi l' anima in pace, una volta per tutte. 
Mi sono già.. messa l' anima in pace...
"Koizumi..."
"AT-CHAN!!!!!!!" 
Io e Otani trasaliamo, e ci voltiamo di scatto verso quella voce che è impossibile non riconoscere.
Mimi Yoshioka, 14 anni, modella, vicina di casa di Otani.  
Bellissima (ovviamente), alta ( praticamente quanto me, nonostante la sua età) e slanciata, come circondata da milioni di stelline luccicanti, corre verso di noi, sventolando una mano. 
"Oh, guarda chi c' è, Mimi!" esclamo, sorpresa,"Buon anno nuo-"
"Levati di mezzo giraffona, fammi abbracciare il mio At-chan!" Con malagrazia, mi spintona via senza troppi complimenti, attaccandosi al braccio del mio ragazzo. 
"Ehi, ma che-" Mi rialzo da terra, massaggiandomi il sedere dolarante.
Lei mi ignora completamente "Buon anno nuovo Acchan!" fa le fusa, con un sorrisone che va da un orecchio all' altro, degno di una reginetta di belezza.
Devo ammettere che si è fatta ancora più bella dall' ultima volta che l' ho vista. 
"Ah...si, anche a te Mimi..." comincia lui, debolmente.
"...Ma si può sapere che fine hai fatto, Acchan? E' da un bel po di tempo che non ti fai sentire!" borbotta lei con voce leggermente infastidita,  mettendo su un delizioso broncio, capace di far prostrare ai suoi piedi qualunque ragazzo. 
In effetti, mi domando ancora come faccia Otani a resistere a tanto fascino.
"Ah...ho avuto un bel po di impegni.." risponde lui, svogliato, lanciandomi involontariamente un' occhiata.
Allora lei segue il suo sguardo, e incontra il mio.
All' istante il suo viso si tramuta in una maschera orripilante, e ringhiando mi mostra i denti aguzzi.  
Deglutisco, indietreggiando, terrorizzata.
"Non mi dire che frequenti ancora questa..questa..racchia!" ruggisce, puntandomi il dito contro.
Lancio a Mimi un' occhiataccia, e afferro l' altro braccio di Otani, il quale ridacchia, leggermente nervoso.
"E' così!" dico, arrossendo appena, con tutto il coraggio e la determinazione che riesco a trovare,"E vorrei che la smettessi, di strusciarti addosso ad Otani, Mimi!"
"E'..è assurdo!" sbotta fra se e se "Completamente impossibile che Acchan possa..." 
Mi incenerisce con lo sguardo " E'...RIDICOLO!"
"Ma che cosa vai blaterando?..."
"Poco male" Sbuffa, stringendosi nelle spalle, poi sogghigna , malefica "Pregherò affinchè voi due vi lasciate.." 
"COSA??" Urlo, infastidita "Ma chi ti credi di essere, Mimi?!"
"Tu, piuttosto chi ti credi di essere!?"
"Mmm, fammi pensare..la sua ragazza??" dico con una vocina ironica.
Lei si ritrae, evidentemente sorpresa dalla mia improvvisa veemenza.
"B- beh, e allora???" Noto che anche lei è visibilmente arrossita "C'ero prima io, levati tu piuttosto, sottospecie di scopa ambulante!"
"C-cosa..ripetilo se hai il coraggio!"
"Scopa ambulante!"
"Ahhhhhh" sospira rumorosamente Otani.
"Egocentrica!"
"Befana!"
"Hei TU!"
Io e Mimi smettiamo di ringhiarci contro, e ci voltiamo di scatto verso Haruka, il quale si erge davanti a noi a gambe divaricate, puntando un dito accusatorio contro Mimi. 
"Piantala subito di offendere la mia Risa!"
"E questo chi diavolo è?..." biascica Mimi alzando un sopracciglio e fissando Haruka con aria disgustata, come se fosse un grosso foruncolo pieno di pus. 
"Aaah si, ti conosco! Sei quel poveraccio che va dappresso a questa qui, senza che lei ti fili minimamente!" agita una mano in segno di noncuranza.
"Cooosa?! Sia ben chiaro, Io sono il futuro ragazzo di Risa!" esclama battendosi il petto, orgoglioso "Sono innamorato di lei più che delle mie 12 ragazze, e non ti permetto di offenderla!"
"Haruka..." mormoro, meravigliata e commossa dal suo ardore nel difendermi.
"Disgustoso..ahi!" 
Ho tirato un pugno in testa ad Otani, tanto per cambiare.
"Eh? Il suo futuro ragazzo?" Inclina la testa, confusa.  
"Esatto!" replica, deciso "E tu chi ti credi di essere per poterle parlare in questo modo?!"
Lei drizza immediatamente la schiena, alzando il volto, fiera.
"Io sono la futura ragazza- nonchè vero e unico amore- di At-chan!"
Accanto a me, Otani sospira impercettibilmente.
"Eh? Di questo piccoletto?" fa Haruka, storcendo la bocca in una smorfia "Pff..BUAHAHAHHAHAHAHAHAHAHHAH!!"  Scoppia  a ridere, tenendosi lo stomaco.
Lei diventa paonazza, e sbatte un piede per terra ( facendo una crepa nel cemento) e si scaglia contro Haruka, con aria di sfida.
"Che vorresti insinuare? Che il mio At-chan non è abbastanza virile?!" 
Lui non pare minimamente scalfito dal suo tono "Ahahahha ma non farmi ridere..lo sapevo io!" esulta trionfante, asciugandosi una lacrimuccia " Chi altri potrebbe attirare questo piccoletto se non le mocciose come te?!"
"HEI" urla offeso il mio ragazzo.
"COME MI HAI CHIAMATA???" Sbraita Mimi fuori di se "RIPETILO SE NE HAI IL CORAGGIO!" 
"Mocciosa. M-o-c-c-i-o-s-a." La tranquillità di Haruka è spiazzante.
E il vulcano Mimi, esplode.
"IO TI FACCIO A PEZZI, TI UCCIDO BRUTTO ##°*&ç§*°-#!.. "
"Hei ragazzi" 
La voce di Nakao ci distrare , e io e i miei amici distogliamo lo sguardo da Mimi che strangola Haruka con una mossa degna di un abile giocatore di wrestling, 
"La fila laggiù si sta smaltendo! Meglio affrettarsi!" indica un punto imprecisato al di la della folla.
"Daccordo amoruccio, ma siamo un po troppi ,temo." risponde, Nobu, pensierosa. "Dovremmo dividerci".
"E NON GUARDARMI IN QUEL MODO CHIARO, PEZZO DI  #§%&§%)°##"
"LASCIAMIIIIIIIIII"
"Facciamo così" propone Suzuki "Noi ragazzi andiamo da quella parte, mentre voi ragazze da quell' altra, daccordo?" 
" ç%#(/)@  ..  E   £$%°ç ,... E POI ANCHE   &/=ç#!..."
"UGH!  N-NON RESPIRO..RISA A-AIUT-"
"Mi pare un' ottima idea Suzuki!" esclamo allegramente, dopo averci pensato su un attimo, e tutti quanti annuiscono, convinti.
Così, prendendo due divese direzioni, cominciamo ad incamminarci, ignorando completamente le richieste imploranti da parte di Haruka.
 


***
"BHUUEETH-CHUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!"
"CAVOLO, MA VUOI STARNUTIRE COME SI DEVE??!!! MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO!!" Sbraita Nobu, tenendosi una mano sul cuore.
"Scusa..." mormoro, tirando su col naso, osservando l'espressione contrariata sul viso della mia migliore amica.
Dopo le preghiere, ( tanto per la cronaca, ho avuto solo 5 yen da offrire anche quest' anno, cosa che mi ha fatto deprimere ulteriormente) io e le mie amiche abbiamo deciso di farci un giro tra le bancarelle li vicino. 
"E' che fa davvero un freddo cane oggi!"mi stringo nel lungo cappotto rosso, strofinandomi le mani arrossate.
Lei sbuffa, seccata "Asciugati il naso.." borbotta poi, porgendomi un fazzoletto.
Mormoro un "grazie" e mi ci butto, soffiando rumorosamente.
"Aahhh..cielo" si lascia andare ad un sospiro di esasperazione,"Sarai anche più carina, ma continui a comportarti peggio di uno scaricatore di porto!"
La osservo per un attimo, pensosa. Poi scrollo le spalle.
"L' importante e che a Otani piaccia così come sono.."
"A proposito!.." esclama lei,prendendomi alla sprovvista e avvicinandosi a me fino a quando le nostre guancie non si sfiorano.
"Eh? C-cosa?" balbetto io, a disagio. Non mi piace ogni volta che ha quello sguardo.
"Come va tra te e Otani?" mi domanda, con un sorrisetto.
Di nuovo,mi stringo nelle spalle "Come deve andare? Al solito."
"Ma come?! Nessun cambiamento?" la delusione sul suo volto è più che evidente.
"Non capisco cosa intendi esattamente per cambiamento ma..no, non c' è stato." Ammetto infine, a malincuore.
Sospira pesantemente "Siete proprio senza speranza..Ma come devo fare con voi due?!" mormora scuotendo piano la testa.
"Scusa, mammina.." borbotto a capo chino.
"Tranquilla Risa..vedrai che prima o poi qualcosa di bello succederà.." cerca di consolarmi Chiarhu.
Nobu non perde tempo, e si rivolge a lei.
"E tu, Tanaka? Tu e Suzuki sembrate molto affiatati!" evidentemente anche lei se n' è accorta.
Le guancie della brunetta si tingono graziosamente di rosso "Beh..dal prossimo aprile frequenteremo la stessa università, quindi avremo più tempo da passare assieme.."
"Già, più tempo per rinchiudervi in biblioteca fino a tardi.."
La frase di per se non ha niente di contorto, ma la malizia nel tono di voce della mia migliore amica, aggiunge un significato allusivo alle sue parole.
Infatti l' interessata, arrossisce violentemente all' istante "N-Nobu-chan.."
"Dai! Lasciala in pace, poverina!" Rido, solidale verso la mia amica, seguita a ruota da Seiko.
"Chiarhu senpai è così timida!" 
"Seiko, mi spieghi una cosa?" chiede Nobu, voltandosi verso la bionda "Perchè chiami Risa, Otani e tutti noi come se fossimo ancora i tuoi senpai?"
Già, è vero! Ora che Nobu me l' ha fatto notare me lo chiedo anch' io. 
Lei si apre in un delizioso sorriso mentre risponde "Perchè per me è come se lo foste ancora, Nobu senpai!"
"Oooh Seiko, quanto sei carinaa!" miagola Nobu, abbracciandola.
Rido "A propisito Seiko, se non sbaglio, per te, questo è l' ultimo anno di scuola alla Maido Gakuen, non è vero?"
"Già!" annuisce.
"E sai già cosa farai dopo?" domando, curiosa.
"Oh si! Frequenterò la stessa accademia di Koizumi senpai!"
"Davvero??" esclamo, sorpresa.
Lei annuisce di nuovo "Dato che io e Koizumi senpai condividiamo la stessa passione per i vestiti, ho pensato di iscrivermi in quella scuola, così potrò stare insieme a lei!" spiega con un dolce sorriso.
"Oooh Seiko, quanto sei carina!!" esulto e abbraccio la mia amica, proprio come prima ha fatto Nobu.
Sono davvero contenta! Sapere che dal prossimo anno io e Seiko passeremo più tempo assieme mi rende davvero felice! 
Non è mai stato un mistero il fatto che Seiko abbia un debole per le questioni di moda.
Ma l' idea che volesse frequentare la stessa accademia professionale per stilisti che frequento anch' io già da un po di tempo, mi coglie piacevolmente di sorpresa!
Proprio come me , ha nel cuore il desiderio di diventare una stilista, un giorno.
Glie lo auguro davvero. Ha un talento naturale per queste cose!
"Mi mancherà la Maido..Ah prima che me ne dimentichi!" esclama all' improvviso, cogliendoci di sorpresa.
"Ho raccolto le informazioni, proprio come Koizumi senpai mi aveva chiesto!"
Scatto su all' istante "Sul serio??!"
"Seiko è stata brava!"
"Wow, dimmi tutto!!"
Seiko si avvicina a me e mi bisbiglia nell' orecchio "Qualche giorno fa li ho visti lanciarsi un' occhiata a mensa che lascia ben poco ai dubbi!"
"Sei sicura?" 
Lei annuisce, seria "E poi, dopo la scuola ho visto chiaramente che si tenevano per mano!"
"Davvero??"
"Aspetta, non ti ho ancora detto la parte migliore...si sono baciati!" strilla gioiosamente.
"Waaaa ma è una splendida notizia!"
"Vero?" sorride "Ormai non c'è alcun dubbio, quei due sono diventati dei veri piccioncini!"
"Sembra che tu abbia ragione!"
"Scusate!" ci interrompe Nobu, con le mani nei fianchi " Ma si può sapere di chi state parlando?? Chi sarebbero questi due fantomatici piccioncini?"
Io e Seiko ci guardiamo un attimo, poi sorridiamo.
"Ma di Takato e Manabe*, ovviamente!" rispondo, e Seiko annuisce.
"Tuo fratello ha una ragazza???" esclama Nobu, incredula.
"Beh, a questo punto posso dire di si!" sono ancora piacevolmente scossa da quelle rivelazioni.
"Koizumi sanpai mi ha chiesto di aggiornarla di continuo sugli sviluppi sul loro rapporto, e Seiko ha accettato con entusiasmo, proprio come un agente segreto dell' amore!"
"Davvero? Beh a quanto pare è riuscito a superare alla grande la cosiddetta "crisi del primo anno" alle superiori!" dice Nobu, altrettanto contenta per questa notizia.
"Già, ormai la delusione per non aver passato il test d' ammissione a quell' altra accademia, è acqua passata!"
Mio fratello non è mai stato un tipo molto loquace, o dalla battuta pronta, diciamo. Ma da quando conosce Manabe ho notato un cambiamento radicale, in lui. Lo vedo sorridere molto più spesso di prima. E devo dire che la cosa mi rende molto felice.
"Ho sempre pensato che Manabe- chan fosse perfetta per Takato! Suppongo che essendo nella stessa classe, si siano trovati subito in sintonia!"
"Sembra che ti piaccia molto, questa ragazza!" mi fa notare la castana.
"Oh si!" confermo annuendo "Manabe-chan è davvero una ragazza dolcissima e spiritosa! Ha la passione degli anime, e inoltre, propiro come me, adora Cain-sama!"
E ho anche il sospetto che questo abbia influito molto sull' avvio della loro amicizia! 
"Allora potremmo chiederle di uscire con noi qualche volta!" propone la mia migliore amica " E tu che ne pensi Chiharu?"
"Anch' io sono curiosa di conoscerla" risponde lei con un sorriso.
"Sarebbe fantastico!" esulto, entusuasta da quella prospettiva.
"Evviva!" esulta Seiko, battendo le mani.
Nel cielo terso incominciano a fare capolino i puntini luminosi delle stelle, mentre la macchia tenue di arancione,è quasi scomparsa ormai.
E' tempo di tornare a casa.
Metre Seiko e Chiaurhu discutono su un nuovo taglio di capelli per la biondina, Nobu decide di chiamare Nakao, per sapere che fine hanno fatto i ragazzi. 
Il mio sguardo vaga ancora per quel posto, che si sta lentamente svuotando, incantata da come il buio e le oltre 600 lanterne di pietra disseminate in giro, lo rendano ancora più magico. 
"Daccodo, allora noi aspettiamo qui. Anch' io." conclude la ricciolina,con un sorriso dolce.
Mi volto verso di lei. "Nobu, presumo che debba sentirti euforica per essere di nuovo con il tuo ragazzo"
"Euforica è dire poco!" conferma lei, dopo un attimo di pausa alle mie parole "Io e il mio tesoro abbiamo in programma di passare le due settimane più belle della nostra vita!"
Osservo per un attimo il suo viso, assorta "Mi domando come facciate voi due a reggere questa situazione" confesso, alla fine.
"Uh? Perchè?"
"Beh..stare lontano dal proprio ragazzo per così tanto tempo non deve essere piacevole..."
Lei sorride "No, ovviamente non lo è. Ma.." ci pensa un attimo su "sappiamo che la situazione è questa per adesso, e lo accettiamo." Si stringe nelle spalle.
Penso a quell parole, provando di vederla dal suo punto di vista. Ma da qualsiasi lato la veda questa situazione mi pare...un po deprimente.
"E poi.." continua lei, arrossendo un po "rincontrarsi ogni volta è davvero..bellissimo."
Beh, questo posso solo immaginarlo.
"Avresti dovuto vedere in che stato era stamattina prima del tuo arrivo! Sembrava un fantasma!" rivelo con un sorriso.
"Davvero?!" 
"Già! Non faceva altro che gettare occhiate all' orologio!"
"Oh, povero tesoro!" esclama portandosi una mano alla bocca, ma sempre sorridendo.
"Ma senti, davvero alla fine ti sei scordata di puntare la sveglia?" dice lei, dopo un' attimo di pausa, ridendo.
Arrossisco, imbarazzata "Beh..si." ammetto infine, "Ma come ho già detto è stata colpa di Otani, non mia!"
"E presumo che quella sia perchè hai distrutto l' altra, non è vero?" mi domanda, gettando un' occhiata alla piccola busta che ho in mano, contenente la sveglia a forma di coniglietto rosa, nuova di zecca.
"mmhf" biascico, stizzita.
"Sappi che non cambierà comunque la tua natura di eterna ritardataria!" 
"Ho fatto il più in fretta possibile!" cerco di spiegare "Ma tra l' essermi addormentata tardi, la sveglia impazzita, e l' aver investito un tizio, non è stato così sempl-"
"Cooosaaa, hai investito una persona!?" esclama lei, strabuzzando gli occhi.
Ah, giusto. Mi sono dimenticata di raccontare quel piiicolo particolare.
"Ah, ehm..beh.."
Intanto Seiko e Chiarhu, distratte dall' urlo di Nobu, si sono avvicinate.
"Koizumi senpai ha investito?? Si è fatta male?!" esclama Seiko, preoccupatissima. 
"Ri-Risa..." Chiharu ormai ha lacrime agli occhi.
Mi irrigidisco all' istante
"Ma no, no Seiko, tranquilla!..Chiarhu, non piangere non mi sono fatta nulla..." mi afferetto a dire, non volendo fare preoccupare inutilmenete le mie amiche.
"Com' è succusso?" chiede Nobu.
"Beh...andavo veloce perchè ero di fretta" spiego cercando accuratamente le parole "e non mi sono accorta che c' era quel ragazzo davanti a me. Ho sterzato ma non c' è stato niente da fare." scrollo le spalle, come se niente fosse.
"Oh mio..." sussulta Tanaka portandosi una mano sul cuore, e l'altra alla bocca. 
"Sei sempre la solita!" Sospira pesantemente la riccia " Almeno ti sei premurata di accertarti che stesse bene?" 
"Si certo.." annuisco, "Beh era il minimo, dopo che gli sono praticamente finita addosso..."
"Eh? Gli sei finita addosso?" Una scintilla d' interesse passa negli occhi della mia migliore amica. 
"Beh...si...m-ma per fortuna non ci siamo fatti niente.. il suo corpo mi ha evitato l' impatto con il suolo.." ci penso un attimo, poi aggiungo "Però devo dire che Haruki è stato davvero gentile sai? Non se l' è minimamente presa."
"Aspetta..Haruki? Vi siete presentati?!" sorride lei, ancora stranamente interessata.
"Ah, ehm s-si..."
"E com' era? Era carino??!"  
"Beh..." arrossisco un po nervosa, sotto il suo sguardo inquisitore. "I-io penso che..beh insomma..."
"Eccoci ragazze!" 
Per fortuna la voce di Nakao distrae l' attenzione di Nobu, e sospiro internamente di sollievo.
"Bene, ora che siamo tutti qui, possiamo andare, no?" chiede Otani.
"Aspettate..non ci stiamo dimenticando qualcosa?" chiedo, assorta.
"Cosa?"
"Non so.."
"Lascia perdere, non sarà niente di importante, se non te lo ricordi" dice Nobu, sventolando una mano, attaccandosi al braccio di Nakao.
Ci penso un attimo su, e poi annuisco, convinta.
Ci allontaniamo, mentre da qualche parte, lontano, l' urlo straziante di Haruka rieccheggia nel buio.
 

***
 
Stiamo ancora ridendo quando usciamo dalla stazione, dirigendoci verso casa.
"Che idiota.." mormora sorridendo il mio ragazzo.
"Chissà che fine ha fatto!" ridacchia Nobu, seguita dal fidanzato.
"Sarà ancora sotto le grinfie di Mimi?" chiedo, a metà tra il preoccupato e il divertito.
"Oh no, povero Haruka -senpai!"
Dopo un attimo di silenzio, scoppiamo tutti quanti a ridere.
"Nobu, ho lasciato la bici a casa tua...va bene se domani passo a prederla?" sto ancora ridacchiando.
"Ma certo, che domande!" risponde con un sorriso.
Siamo sulla strada di ritorno. Forse è una mia impressione, ma sembra che il tempo sia volato. 
Ma era da tanto che desideravo passare una giornata così. Mi sono proprio divertita, oggi.
"E' un peccato che non ci siano state le giostre quest' anno, vero?!" mi chiede Seiko.
"Già" concordo "L' anno scorso ci siamo divertite tantissimo sulle montagne russe, vero Nobu?"
"Non me lo ricordare!" Mi lancia un' occhiataccia.
Mi lascio sfuggire un risolino "Ma dai, è stato divertente!"
"E' stato orribile!" Ribatte lei "Per poco stavo per morire! La prossima volta trascinati ad Otani in quella macchina infernale"
"Questo non potrebbe mai succedere!" esclama Nakao, voltandosi verso la fidanzata.
Otani si gira di scatto verso di lui, improvvisamente agitato.
"Uh? perchè?" Chiedo io curiosa.
"Perchè Otani ha paura delle altez- Ahi."
"INSOMMA, NON SAI COGLIERE LE OCCHIATACCIE??!!" urla il mio ragazzo tirando una manata piuttosto forte dietro la nuca del suo migliore amico.
Ma io ho già colto il resto della frase. 
Otani ha... paura delle altezze?..
Lui si volta verso di me ,guardandomi, rossissimo fino alla punta del berretto che gli ho regalato per Natale.
"NON RIDERE!"
"E chi ride?.. pff.."
Un pugno in testa per me non tarda ad arrivare.
"UN GIORNO DI QUESTI TI UCCIDERO'! OH SI CHE LO FARO'!" urla, con quanto fiato ha in corpo.
Mi massaggio la testa, pensierosa, osservandolo mentre si allontana a grandi passi, imprecando, senza neanche salutare. 
Con un frettoloso saluto rivolto ai miei amici, lo raggiungo a grandi passi.
"Non seguirmi!" sbuffa seccato, evitando di guardarmi.
"E dai.. scusami.." 
"Stavi ridendo di me!"
"Ma no..pff"
"VISTO?! LO STAI FACENDO DI NUOVO!"
"Scusa, ma un giocatore di basket che ha paura delle altezze.." cerco di soffocare le risate, ma davvero non ce la faccio!
"AHAHAAHAAH!! Oddio, che assurdità!" ormai ho le lacrime agli occhi.
"IDIOTA! Che c' entra adesso il fatto che sono un giocatore di basket??!"
"Sai," spiego pazientemnete, asciugandomi una lacrima all' angolo dell' occhio "devi fare salti molto alti, specialmente per un tappetto come te, per arrivare al canestro!"
"Oh, mai dai! Dici sul serio??!" fa, con una vocina ironica.
"Eh?"
"IO SONO UN EX CAPITANO!!!" sbraita, facendomi volare i capelli "LO SO DA SOLO CHE NEL BASKET SI DEVE SALTARE! NON HO AFFATTO BISOGNO CHE ME LO DICA TU, GRAZIE!!!"  
Mi gratto la testa, confusa "E allora perchè.."
"Non c' entra niente il basket!" Mi interrompe, perentorio "Guardare in basso da grandi altezze mi fa..non mi piace, ecco!"
Lo osservo per un attimo, mentre il suo viso assume diverse tonalità di rosso. Ridacchio sotto i baffi, non riuscendo a trattenermi.
"Diciamo pure che ne sei terrorizzato!" 
"E PIANTALA!"  
"Uffa, che esagerato!" 
Sbuffa sonoramente e per un po rimaniamo in silenzio, camminando l' una accanto all' altro.
"Senti..." inizia lui, spezzando quella strana tensione che si è creata tra di noi "C' è... qualcosa che non va?" Alza il viso guardandomi dritto in faccia.
Gli restituisco lo sguardo, sorpresa "Eh?"
"Prima mi sembravi..un po pensierosa..."
Prima? "A cosa ti riferisci?"  
Mi guarda di sottecchi "..Prima che Mimi ci interrompesse..."
Mi irrigidisco, sentendomi improvvisamente inquieta. Credevo che se ne fosse già dimenticato.
"La..lascia perdere.. non era niente di importante.."
"Ma Koizumi..."
"Comunque" dico frettolosamente,nel tentativo di indirizzare la conversazione verso strade meno accidentate, "..tra qualche settimana ci sarà il nuovo concerto di Umibozu!" esclamo con un po troppa enfasi "Stasera stessa prenoto i biglietti su internet.."
"Lascia stare.." mormora a capo chino.
"Cosa? Ma.. " per un attimo penso che l' abbia detto perchè vuole ritornare al discorso di prima. Ma appena noto il suo sguardo incupito, non so davvero cosa pensare. 
"Tra meno di un mese devo dare il mio primo esame all' università...e sarò concentrato nello studio per un po." spiega, con tono di voce funereo, evitando il mio sguardo "Quindi...non credo di poter andare al concerto." si porta una mano dietro la nuca, come fa di solito quando è in imbarazzo o dispiaciuto per qualcosa. In effetti, il suo sguardo sembra un po.. colpevole.
"Ah."  Non trovo niente di meglio da aggiungere. Probabilmente perchè il nodo alla gola è troppo grande, per paremettermi di far uscire una risposta decente.
Lui sembra ancora assorto in chissà quali pensieri.
"Ma, ovviamente " torna a guardarmi, con un sorriso tirato "dopo mi devi raccontare ogni cosa!" 
Lo guardo a mia volta, accigliata "In che senso?"
"Mi raccontarai del concerto.."
"Ma.."  
Sono..un po confusa. Di cosa sta parlando? 
Aspetta..è seriamente convinto che voglia andare al concerto senza di lui? 
"Otani.." lo guardo fisso "se tu non ci vieni, neanch' io ci andrò." spiego scandendo ogni parola, per fare capire bene il concetto.
Il suo sguardo saetta subito su di me "Eh? Perchè?" chiede, corrugando la fronte.
"Ah-ehm...Con..con chi altro potrei andare?.." cerco di mascherare il mio imbarazzo, facendo spallucce.
"Uhmmm...fammi pensare..." agrotta le sopracciglia, sovrappensiero " Trovato!" Sbatte un pugno sul palmo della mano "Perchè non vai di nuovo con quel tuo amico cameriere? Vi siete divertiti molto l' ultima volta, no?" dice con un sorriso ironico che sembra più una smorfia.
"Coosa??" esclamo,incredula. 
Ho sentito bene? Vuole davvero che vada al concerto insieme a Kohori??
"Allora.. sempre che sia ancora in grado di camminare s' intende..vacci con Haruka, dato che ti ama più delle sue..aspetta quant'erano? Mi pare che siano aumentate di numero dall' ultima volta..ah si,12 ragazze!" stavolta il ghigno ironico sul suo viso è abbastanza evidente.
Allora capisco. Quel nanerottolo mi sta solo prendendo in giro! 
"Piantala!" urlo, infastidita.
"...O magari..." continua, ritornando improvvisamente serio. il suo repentino cambio di voce mi coglie alla sprovvista "... con il ragazzo sul quale sei finita addosso oggi. Quell' Haruki"  scandisce per bene quel nome con una tonalità strana nel tono di voce. Quasi seccata.
Mi volto di scatto verso di lui. Ha La mascella contratta in un' espressione indurita che non riesco proprio a decifrare.
"C-cosa..." arrossisco, balbettando frasi incoerenti " A-allora hai sentito tutto?.." 
"Già." confessa, annuendo " Ma non hai risposto alla domanda di Nobu. Era carino?"  solleva un sopracciglio, abbozzando un sorriso, che però non riesce a raggiungere gli occhi. 
Mi chiedo perchè sia così inspiegabilemnte serio. 
"M-ma che diamine dici?" Mi lascio sfuggire una risata nervosa, cercando in fretta qualcos' altro da dire. 
"E comunque..non ho nessuna intenzione di andare al concerto sensa di te", ribadisco, abbassando lo sguardo  "Non... ripeto mai lo stesso errore due volte.."
A quelle parole, si volta verso di me e mi guarda intensamente. Evito accuratamente il suo sguardo, sentendomi sempre più nervosa.
All' improvviso, si ferma. Alzo gli occhi, e solo allora mi accorgo di essere arrivata davanti al cancello di casa mia.
"Beh...allora..." mi porto una mano dietro la nuca, sentendo ancora quello strano nervosismo che non riesco proprio a spiegare. 
"Ci vediam-"
"Senti..." mi interrompe "Per quanto riguarda il concerto di Umibozu...non preoccuparti, ok?" mi dice "Va pure con chi vuoi. Non me la prenderò, te lo prometto."
Osservo per un attimo la sua espressione, e capisco che è sincero.
"No..non è per questo" scuoto la testa, fissandomi le mani " E' che senza di te non sarebbe la stessa cosa..non mi divertirei Otani..." confesso.
"Koizumi.."
"Non darti pensiero, daccordo? Se avrò voglia andrò, te lo giuro" mi appunto mentalmente di non andarci "Tu devi solo pensare a studiare. E' questa la tua priorità. Quindi..metticela tutta."
Mi sforzo di sorridere, sotto il suo sguardo confuso e sorpreso.
Poi, senza quasi che ne ne accorga, fa un passo verso di me, e annulla la distanza tra di noi.
Non mi rendo conto di quello che sta per accadere, fino a quando non mi afferra ai lati delle braccia e si alza in punta di piedi, fino a quando le sue lunghe ciglia non sfiorano le mie. 
Il mio cuore sussulta, e prende a martellarmi nel petto, all' impazzata. Nello stomaco, sento le familiari farfalle, svolazzarmi impazzite. 
Mi abbasso automaticamente, chiudendo gli occhi, scoprendomi impaziente di sentire il tocco lieve e morbido delle labbra di Otani, sulle mie... 
*BEP-BEP*
Il suono del clacson di una bici, ci fa trasalire e scattiamo entrambi all' indietro,rossi in viso.
"Muoviti, lumaca, sei troppo lento!"  
"A-aspettami.. mi stai lasciando indietro..lo dirò a mamma!" si lamenta, ansimando, il fratellino.
I due ragazzini con la bici si allontanano, e io e Otani cadiamo in un pesante, quanto imbarazzante, silenzio.
Giusto,  quasi dimenticavo..Niente dimostrazioni in pubblico..
Lui, ancora rossissimo, si tormanta le dita, lo sguardo perso a osservarsi le punte delle scarpe. 
Io non so davvero cosa dire. Se solo quei due ragazzini fossero spuntati con qualche secondo di ritardo...
Forse..dovrei avvicinarmi di nuovo a Otani... e palesare le mie intenzioni...
" Uhm..beh, allora.." mormora, schiarendosi la gola, e io arrossisco violentemente per quei pensieri "Ci..ci vediamo.."
Boccheggio, incapace di fare uscire alcun suono. Così lascio perdere e annuisco, sospirando.
Sento ancora il suo sguardo penetrante su di me, mentre solleva imprecettibilmente una mano, esitante. E' come se voglia dirmi qualcosa.
Ma quando alzo il volto, mi accorgo che mi ha già dato le spalle. 
Lo seguo con lo sguardo, mentre si allontana a grandi passi. 
Porto una mano sul petto, sentendo una strana fitta d' inquietudine perforarmi lo stomaco.
"Ci vediamo..." sussurro sospirando. Una nuvoletta di vapore esce dalle mie labbra.
Alla fine, apro il cancello, distogliendo lo sguardo dalle spalle di Otani.


 
 
 
ANGOLINO AUTRICE
Ciao a tutti, rieccomi qui! ^_^
Mi dispiace molto averci messo tanto, ma è stata una vera e propria impresa, scrivere questo capitolo! 
Mee stancaa..*si asciuga la fronte sudata*
E oltretutto, neanche mi convince più di tanto -.-
Ma vabbè, spero comunque che, essendo abbastanza lungo,non l' abbiate trovato troppo noioso xD
Dal prossimo capitolo in poi la storia inizierà a ingranare :)
*Manabe è la protagonista femminile di Lovely complex Deluxe ^_^
Un bacio, e a presto!

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Capitolo 3
*** Fallen ***


Bene, rieccomi qui :)
Prima di lasciarvi al capitolo, ci tengo a dire che, per tutto il tempo in cui l' ho scritto, ho avuto nelle orecchie la melodia di "Dry Tears", una delle colonne sonore dell' anime...
Se non la conoscete vi consiglio di ascoltarla :) 
Si può dire che mi abbia ispirata...
Ok, ora mi levo dai piedi xD
Vi aspetto a fine capitolo :)
A dopo, e buona lettura! 

 
°*°*°
 




Sbarro gli occhi, osservando spaesata e terrorizzata, il soffitto nero sopra di me, senza in realtà vederlo davvero.
Nei miei occhi e nella mia mente, scorrono ancora, veloci, le immagini orribili di poco prima.
Lentamente, prendo coscienza di essere tornata nella mia stanza, e che si è trattato solo di un altro incubo.
Mi metto seduta, cautamente, ascoltando per un po il silenzio intorno a me, interrotto solamente dal ticchettio della sveglia sul comodino, e dal tambureggiare del mio cuore.
Sapendo già  che avrebbe aiutato a calmarmi, resto ad ascoltare, in silenzio, come i due suoni si alternino e si mischino tra di loro, ritmicamente, come la musica di un carillon. 
Tic- Tum- tac- Tum...
Sono colta improvvisamente da un' ondata di caldo, che se non fossimo a fine Gennaio, non troverei poi tanto strana, e scosto bruscamente le coperte pesanti, calciandole via con le gambe.
Mi alzo, e vado ad aprire la finestra che da sul balcone, scorrendola da un lato, facendo si che l' aria gelida mi punga il viso. 
Respiro profondamente, lasciando che l' aria notturna mi rinfreschi i polmoni, e mi svuoti la mente dai cattivi pensieri.
Mi perdo per qualche secondo, ad osservare la mezzasfera perlacea che illumina il cielo.
Dopo un po, chiudo la finestra, lasciandola semiaperta.
Ma non torno a letto. Mi è passato il sonno. 
Mi siedo, invece, alla mia scrivania, e apro il cassettino sulla destra, uscendone quello che io considero il mio cuore, in carta e inchiostro.
 
 



Domenica 23 Gennaio

 
Ore 4:28

Caro Diario,
Mi sono svegliata, in preda all' ennesimo incubo.
Ma questo, non è stato come gli altri.
Stavo, inspiegabilmente, dentro una cella buia.
Avevo una brutta sensazione, come di inquietudine, e sapevo che dovevo andare via subito, da quel posto. 
Così, cercavo di piegare le sbarre, senza riuscirci. Tutti i miei sforzi erano vani.
E gridavo, cercando di farmi sentire da qualcuno, chiunque potesse liberarmi. 
Ma sentivo l' eco delle mie urla, risuonare inutilmente, nella fitta oscurità. 
Ad un certo punto, sentii una presenza dietro di me, e mi voltai, ritrovandomi in quello che, mi sembrava, un parco giochi abbandonato.
Il silenzio, regnava sovrano.
Ad un tratto, però, venne spezzato da delle risate sprezzanti che risuonavano lontane, mentre voltavo il viso, cercando di individuarne la fonte. Sapevo che erano rivolte a me.
L' occhio mi cadde su una figura poco distante, e a pochi passi da me, vidi la zietta Matsubara, con un peluche gigante di un coccodrillo di colore blu, sotto il braccio, che mi fissava col suo solito sguardo severo, puntandomi il dito contro, dicendo: " Guarda cosa hai fatto!" 
Io, disperata, risposi che mi dispiaceva, che avrei cercato di sistemare tutto... ma lei non mi ascoltava.
"Per colpa tua, Mr Coccodrlillo non tornerà mai più dalla sua famiglia!". 
Sentii le lacrime inondarmi il viso "No io...io troverò il modo.." cercai di dire, ma la zietta era già sparita.
Al suo posto c' era Kohori, inginocchiato per terra, che si teneva il viso in lacrime, e mormorava " Cos'hai fatto, Koizumi-san?..povero coccodrillo..povero Mr. Coccodrillo...stava per sposarsi..". 
Dopodichè, scomparve anche lui, senza lasciarmi modo di spiegare. 
Guardai in alto, e lì, sulle montagne russe, c'era il mio idolo, Umibozu, che indossava un  orribile abito lungo da donna, fuxia, con motivi floreali rossi e gialli, e con lo spacco davanti sulla destra, che lasciava intravedere la gamba pelosa.
"Mi dispiace!" urlai nella sua direzione, disperata "Non avrei mai dovuto intromettermi tra voi due!". 
Lui si girò verso di me, col microfono in una mano, mentre con l' altra fece il suo solito segno caratteristico, mostrandomi gli anelli scintillanti.   
"E' a lui che dovresti chiedere scusa! yoh!" rappò, indicando dietro di me.
Mi voltai di scatto, e mi ritrovai, di nuovo, dentro la cella che odiavo.
Tra le sbarre arrugginite, poco lontana da me, intravidi una figura piuttosto bassa, ma robusta, e dalla poca luce che c' era, riuscì a scorgere una lunga coda blu. 
Subito mi misi a urlare, implorando la figura di non andare via, che tutto si sarebbe sistemato, e che mi dispiaceva. Mi dispiaceva moltissimo.
Quella si girò lentamente, e un Otani travestito da Mr Coccodrillo, mi guardò con aria cattiva, dicendo:
"Maniaca dei coccodrilli. Non ti perdonerò mai. Mi hai tolto la mia felicità. Ti odio. Ti odio! TI ODIO!!!"
E mi sono svegliata, con ancora l' eco dei "ti odio" di Otani, che mi rimbombava nelle orecchie. 

 

***

 
Chudo di scatto il diario, afferrandomi la testa tra le mani.
E' da tre settimane, ormai, che le mie notti sono tormentate incessantemente, da questi strani incubi, impedendomi di riposare. 
Da tre settimane, che mi alzo nel cuore della notte, in preda ai sudori freddi, e con la sensazione di stare soffocando, come se mi mancasse l' aria.
E' da tre settimane, dall' ultima volta che ho visto Otani, che la mia vita sta sprofondando, lentamente e inesorabilmente, in un vortice dal quale ho paura di non poter riemergere.

 


°°°





Cap.3 Inquietudine




 
 
Due settimane prima





"Buongiorno, Koizumi-san!"
Il sorriso allegro di Kohori mi accoglie, mentre, con il solito tintinnio, varco la soglia dell' Ikebe, chiudendo l' ombrello, scrollando via le goccie di pioggia.
"Buongiorno anche a te Kohori!" gli sorrido in risposta. Il suo sorriso riesce sempre a mettermi di buonumore.
"Come hai passato il primo giorno dell' anno?" chiedo, cercando di fare conversazione, mentre ripongo il cappotto gocciolante sull' appendiabiti.
"Oh!" arrossisce lui "beh...ecco...io..."
Lo osservo, confusa dalla sua reazione alla mia semplice domanda.
Solo allora mi accorgo di una testa nera, che fa capolino, da dietro lo stipite della porta della cucina.
"Oh, Abe-san*! Buongiorno!" esclamo, sorpresa.
La ragazza si allontana dalla porta, e mi saluta con un timido inchino.
"Buo-buongiorno."
Rivolgo la stessa domanda anche a lei.
"Che cosa hai fatto il primo Gennaio?" 
Anche lei, come Kohori, inizia ad arrossire violentemente e a balbettare.
A quel punto li fisso entrambi, perplessa.
"I-io..." cerca di dire la ragazza.
"Ah, Ko-Koizumi-san..." Kohori ormai ha la faccia completamente rossa.
E un' intizuione improvvisa, mi attraversa la mente.
"Oh!!" esclamo, portandomi una mano alla bocca, indicandoli "Non ditemi... che eravate insieme!"
Loro trasaliscono e, se possibile, arrossiscono ancora di più.
"Bhe..si." mi confessa il mio amico, con un mezzo sorriso "Abe mi ha fatto conoscere i suoi ge-genitori..."
"Davvero??!" Sento le mie labbra aprirsi in un radioso sorriso.
Lei conferma, annuendo, rossissima.
"Allora siete diventati davvero una coppia, a tutti gli effetti!"
Alle mie parole, i due si scambiano fugacemente un sorriso, e annuiscono.
"Sono felice per voi!" batto le mani, entusiasta "Congratulazioni!"
Davvero, lo sono! Che carini!
E' un pò grazie a me e Otani, che Kohori e Abe si sono messi insieme.
Dopo aver scoperto che Abe aveva una cotta per il nostro ciuffetto rosso, abbiamo deciso di aiutarla a confessarsi.
Certo, i motivi per i quali ci siamo mossi, erano un pò diversi: Io volevo vederli felici insieme, il mio sfortunato amico e la mia collega; Otani, invece, fare in modo che "Il piccoletto", non avesse più alcun motivo per molestarmi.
Ma, come dico sempre, è il risultato che conta!
"E tu Koizumi-san?" mi domanda improvvisamente la bruna "Dove sei andata di bello?"
Ma non appena apro bocca per raccontare, vengo interrotta da qualcuno che si schiarisce pesantemente la gola.
"Avete finito di fare conversazione?!"
Trasaliamo tutti e tre, terrorizzati da quella voce rasposa che conosciamo fin troppo bene.
"Piantatela di ciarlare, i tavoli non si apparecchiano da soli! Su Marsh, marsh!"
"Si, signorina Matzubara!"esclamiamo in coro io e Kohori, facendo la posa militare.
"Signorina Abe non la pago per perdere tempo! Fili in cucina!"
"Si..subito..." mormora la brunetta, lanciando un' ultima occhiata sconsolata al suo ragazzo.
Kohori la segue tristemente con lo sguardo.
Dopo che fummo a distanza di sicurezza, sussurro piano al mio amico:
"Hei, non ti sembra che la zietta, sia stata un po troppo dura con Abe, prima?"
Lui mi guarda un attimo, poi annuisce, assorto "Già. Non l' ha mai tratta così, prima d' ora. Mi chiedo che cosa possa avergli mai fatto Abe. Non lo so proprio."
In realtà, io lo so eccome. O per lo meno, posso immaginarlo.
Ho sempre avuto il sospetto che la zietta avesse un debole per Kohori; e qualcosa mi dice che ha origliato la nostra conversazione di poco fa.
Ma decido che è meglio tacere.
Ridacchio, nervosa "Eh eh eh, già chissà come mai..."
"Comunque..." inizia lui, sorridendomi "oggi è il gran giorno, non è vero, Koizumi-san?!"
A quelle parole sussulto, ricordando.
"Ah. S-si..." 
"Non devi essere nervosa. Vedrai che andrà tutto bene! Koizumi-san è una vera forza della natura, non c' è niente in cui non possa riuscire!" 
Si apre in un sorrisone che ricambio automaticamente, rincuorata. 
"Signorina Abe!"
Il suono inconfondibile di un piatto rotto, ancompagna lo strillo della vecchietta, e io e Kohori ci voltiamo di scatto.
"Mi...mi scusi..." mormora la ragazza, chinandosi a raccogliere i frammenti.
Subito Kohori è al suo fianco, aiutandola.
Lei alza il volto, sorpresa, e si sorridono un pò timidamente.
Sorrido anch' io a quella scenetta un pò "intima" tra i due, distogliendo immediatamente lo sguardo.




 
***




 
"Non accenna a smettere, eh?" 
Scosto la tendina gialla, osservando le goccie pressanti, picchiettare sul vetro della finestra.
"Mh-mh" Mi volto verso Kohori, scuotendo la testa.
"Uffaaa!" sbuffa, crollando su una sedia "Con questa pioggia i clienti non arrivano, e noi siamo costretti a stare qui a non fare niente!"
"Già..." sospiro pesantemente, amareggiata. 
Non so perchè, ma la pioggia mi mette sempre di pessimo umore.
"Oltretutto, quella vecchiaccia, tiene Abe rinchiusa in cucina, e non la lascia uscire neanche per una pausa!" 
"Ssht...abbassa la voce!" sussurro, con l' indice sulle labbra "potrebbe sentirti!"
Si porta una mano alla bocca "Ops. Hai ragione!"
Ci manca solo che la zietta si accorga che sparliamo di lei, durante il turno di lavoro.
"Quando finisce il tuo turno?" Mi chiede all' improvviso.
"Mmh...ho ancora altre due ore..."
"Io altre tre!" si lamenta, con un sospiro "spero solo che domenica non piova..."
"Uh?" mi volto verso di lui "perchè, cosa c' è domenica?"
Lui si riscuote dalla sua aria assorta, e mi guarda ad occhi sgranati.
"Come, non te lo ricordi?! C' è il concerto di Umibozu, questa domenica!"
Mi batto una mano sulla fronte "Oh, giusto, me l' ero scordato..."
"Non dirmi che non verrai!"
Scuoto tristemente la testa, non riuscendo a guardarlo.
"Perchè??.." il suo viso trasuda delusione "Era da settimane che ne parlavamo! Koizumi-san sembrava così entusiasta, all' idea di andarci!".
"Si, lo so..."
"Cosa è successo?!"
"Non..non me la sento di andare..."
"Per caso...C' entra qualcosa il tuo ragazzo?"
Alzo il volto, sorpresa "Ah...beh in realtà si..", confesso, alla fine, "lui non può venire..."
"E allora??!" sbotta immediatamente, alzandosi di scatto dalla sedia "Cosa significa, solo perchè lui non può-"
"Ti sbagli" lo interrompo, intuendo i suoi pensieri "Sono io che non volgio andarci. Lui mi ha detto di andare, con chiunque volessi..."
Sento il suo sguardo confuso su di me.
"Allora...vieni con noi!" esclama, il volto che si illumina.
Lo guardo, confusa "Con...noi...?"
"Con me e Abe!"
Ah, giusto. Mi sono dimenticata che anche Abe è una fan sfegatata di Umibozu.
Osservo per un attimo la sua espressione sorridente e sincera, come se fosse contento dalla prospettiva di avere un terzo incomodo, all' appuntamento con la propria ragazza.
Ma per me, quest' idea, è fuori discussione.
"Ah...no no, tranquillo, lascia stare..."
"Cosa?? Perchè??!" la sua faccia contenta si sgretola "Anche Abe ne sarebbe contenta se venissi!"
Ne dubito fortemente. Quale ragazza vorrebbe che una ex fiamma del proprio ragazzo, prendesse parte ad un loro appuntamento?
"No...davvero non me la sento" scuoto lentamente la testa.
"Sai.." spiego poi, cercando di sorridere "la passione per Umibozu, è una cosa che abbiamo sempre condiviso insieme, Otani e io...e andarci da sola, o con chiunque altro, non sarebbe la stessa cosa...soprattutto se lui si sta impegnando tanto..."
Già. Come aveva predetto, Otani, è da diversi giorni ormai, che è completamente immerso nello studio.
Sono stata sul punto di chiamarlo tante di quelle volte, che ormai ho perso il conto. Ma ogni volta, mi sono sempre trattenuta.
Non voglio essere un ostacolo, per lui.
E' dal primo giorno dell' anno, cioè da una settimana esatta, che non lo vedo e non lo sento.
Ma è ovvio, d' altronde,no? E' la sua priorità. E io lo accetto.
Ma allora perchè...sento che il comportamento di Otani sia...un pò ingiusto?
Intanto Kohori mi sta fissando, mentre io sono persa in questi pensieri, probabilmente, meditando sulle mie parole di poco fa. 
Forse, sta ricordando quando ci siamo andati insieme, al concerto, l' ultima volta. 
Neanch'io dico nulla, perdendomi di nuovo a osservare le goccie di pioggia, scivolare lentamente, come lacrime silenziose, sul vetro umido.




 
***




 
"Beh, allora io vado!" Mi abbottono il cappotto, e mi avvolgo sbrigativamente la sciarpa al collo.
"Non scordarti l' ombrello!" mi ricorda il mio amico, porgendomi l' oggetto.
"Ah, grazie.." mi sporgo, afferrandolo, senza togliere la mano dal pomello della porta. 
"Buona fortuna! Vedrai che andrai alla grande!" sfodera il suo solito sorriso luminoso.
"Gra-grazie..." gli sorrido a mia volta, nervosa, "Salutami Abe!" dopodichè, apro l' ombrello, tuffando gli stivali sul marciapiede allagato.
Certe volte penso che Kohori sia un po troppo premuroso nei miei confronti.
Non che sia una sensazione spiacevole...anzi, non mi dispiace affatto ricevere attenzioni di questo genere...ma non so perche, ogni volta mi fa sentire...un pò a disagio.
Forse è solo perchè... preferirei ricevere queste premure da qualcun altro...
Incomincio ad incamminarmi, a capo chino, lasciando vagare i miei pensieri a briglia sciolta, come mi capita spesso, di recente.
Brr che freddo...
Chissà se domenica pioverà davvero. Spero di no, sennò Kohori e Abe non potranno andare al concerto.
Mmm...penso che starò a casa, quel giorno. 
Di certo Nobu vorrà stare con Nakao, giustamente, e neanche ho intenzione di chiederglielo.
Chiarhu...anche lei è impegnata con gli studi universitari. E sicuramente Suzuki le darà una mano.
Seiko anche, ha gli esami di fine anno.
Haruka...
Aspetta. HARUKA???!!!
Come cavolo mi è venuto in mente??!! Che idea!
Devo proprio essere disperata!
Mi esce un sospiro, sconsolato.
Alzo il volto, osservando la pioggia cadere dal cielo, coperto di grigio, e pensando che rispecchi alla perfezione il mio umore.
Cavolo...tutti i miei amici sono impegnati...il mio ragazzo anche...
Mi sento...così sola...
Scuoto velocemente la testa, come a volermi liberare dai cattivi pensieri.
Basta essere così negativa!
Mi sento così giù, perchè sono nervosa, e perchè piove, tutto qui. 
Una volta che avrò letto i risultati, non ci sarà niente di cui preoccuparsi. Mi sentirò subito meglio, ne sono sicura.
Armandomi del mio leggendario e sano ottimismo, raddrizzo la schiena, che non mi sono accorta di tenere curvata, incamminandomi baldanzosamente verso l' accademia.
Ma, una volta arrivata, fuori dalla scuola, in procinto di salire gli scalini,l' ansia torna ad impossessarsi di me.
Alla fine, mi avvicino, cautamente, notado la scritta sui fogli affissi all' entrata:


OSAKA  BFG
(BUNKA FUKUSOU GAKUIN)
CORSO PER COORDINAMENTO STLISTICO
RISULTATI DEL TEST DI POTENZIAMENTO, GRUPPO B



 
Chiudo un attimo gli occhi, prendendo un respiro profondo, e cercando di calmare la mia agitazione.
Infine li riapro,  e con il dito, inizio a scorrere i nomi, partendo dal primo, e scendendo verso il basso.
Primo, secondo, terzo, quarto...
Decimo, tredicesimo, diciassettesimo...
Delle risatine, interrompono la mia ricerca, e mi blocco col dito sul ventunesimo nome, che non è il mio.
Con la coda dell' occhio, noto due ragazze, che riconosco come due mie compagne di corso, che mi lanciano sguardi divertiti, ridendo sotto i baffi.
Cerco di ignorarle, ( non mi sono mai state simpatiche quelle due. Troppo snob! ), e torno alla mia ricerca, mentre il battito del mio cuore, comincia a farsi più irregolare, man mano che il mio dito scende.
Quelle due, dal canto loro, cercano di attirare la mia attenzione, mettendosi a ridacchiare più forte.
Allora, stufa, mi volto verso di loro, con aria intimidatoria.
"Beh?" chiedo, le mani sui fianchi "Si può sapere cosa c'è?! Perchè mi guardate e ridete?"
Quelle, per tutta risposta, scoppiano a ridere, ignorando le mie parole.
"Ahahaha hai visto Nanami?! Che ti dicevo?!" 
"Hai ragione Kaede! Una come quella, come pensava di poter avere la minima chance, di diventare stilista?? Hai visto gli straccetti che indossa?!"
Mi sento divorare dall' ansia, e sono colta, improvvisamente, da un brutto presentimento.
Torno a scorrere i nomi dell' elenco, febbrilmente, decidendo di lasciar perdere dove ero arrivata, e ricominciando la mia ricerca dall' ultimo nome.
Il mio stomaco sprofonda.
42. Koizumi Risa.
Ultima.
Non...può essere vero...
Sono...arrivata ultima.
Su 42 persone sono risultata... la peggiore.
Le risate sprezzanti di quelle due oche, rimbombano come un eco lontano, nelle mie orecchie.
Mi volto, incominciando a correre a perdifiato, ignorando la pioggia scrosciante, che in un batter d' occhio, mi inzuppa dalla testa ai piedi.
Nella mia mente, esplode un unico, tonante, pensiero:
Ho fallito.



 
***



 
*E' in arrivo una super telefonata! E' in arrivo una super telefonata!* *
Apro il cellulare con uno scatto, senza neanche guardare il numero sul display.
"Pro-pronto?..."
"Koizumi."
Il mio cuore accellera, e mi sento mancare il respiro, al suono di quella voce.
"O..Otani.."
"Ho visto le tue 30 chiamate... E ho pensato che dovessi dirmi qualcosa di urgente."
Perchè mi sembra che il suo tono sia irritato?
"Pe-perchè n-non mi hai chia-a-mata prima?..."
"Scusa, mi sono accorto che con il cellulare acceso non riuscivo a concentrarmi, perciò l' ho spento. L' ho riacceso solo poco fa."
"Ah...ca-capisco...ha-hai fatto bene a te-enerlo spento..."
"Ma cos' hai? La tua voce è strana..."
"T-ti sbagli..."
"Aspetta...stai piangendo?"
"N-no..."
"Koizumi, stai piangendo? Dimmelo."
Rimango spiazzata per un attimo, dalla durezza del suo tono.
Poi, deglutisco a fatica, asciugando il viso inondato di lacrime, con la manica della giacca.
"No...è che ho preso freddo oggi, a lavoro...e sono un po raffreddata..."
"...Sicura?"
"Si..."
"...Ok."
E' da una settimana che non sento la sua voce.
E, solo adesso mi accorgo, di quanto ne abbia sentito la mancanza.
"Otani..." sussurro, cercando di esprimere a parole quello che provo. Ma non ci riesco. Non trovo il coraggio.
Restiamo per un bel pò in silenzio, un silenzio carico di tensione.
Non è mai capitato, prima d' ora, che io e Otani non avessimo niente da dirci. Niente da condividere.
Mi sembra così strano come, l' ultima volta che ci siamo sentiti al telefono, abbiamo chiacchierato incessantemente, per tre ore e mezzo.
E' passata solo una settimana, ma mi sembra che sia stato una vita fa.
In realtà, io vorrei raccontargi, degli avvenimenti di oggi...ma ho paura di deluderlo.
Non voglio che mi veda come il fallimento che, in realtà, so benissimo di essere.
Lo sento sbadigliare rumorosamente dall' altra parte " Beh, se non hai altro da dirmi, ti dispiace se stacchiamo, Koizumi? Sono stanco morto."
Trasalisco, al suo tono di voce sbrigativo.
Il mio primo pensiero è che, evidentemente, non è contento quanto me, di risentirmi.
A quanto pare, non gli devo essere mancata poi molto.
"Otani..." sussurro, stringendo il lenzuolo del letto, tra le mie dita, " Non hai...nient' altro da dirmi?"
Sento il silenzio dall' altra parte del cellulare. Probabilmente sta meditando sulle mie parole.
"Mmmm...no."
Un grosso macigno mi cade sul cuore.
"Ah, aspetta..." fa lui, come ricordandosi di qualcosa.
Sussulto, speranzosa.
"Solo...cerca di non prendere altro freddo, daccordo?"
Sospiro, delusa "...daccordo."
"Ora devo proprio staccare. Buonanotte."
"Buonanotte Otani."
Ma lui ha già staccato, prima che possa finire.
Mi ridistendo sul letto, riabbracciando il cuscino, bagnato dalle lacrime di prima, sforzandomi di non urlare.
Come ha potuto scordarsi che oggi, uscivano i risultati del mio test?
Come ha potuto non chiedermi come è andata?
E soprattutto...come ha potuto credere così in fretta, che non stavo piangendo?



 
***





Venerdì 14 Gennaio

 
Ore 23:16

Caro diario,
In un batter d'occhio, sono trascorse la bellezza ( bellezza si fa per dire), di due settimane, dall' ultima volta che ho visto Otani.
E io mi sento sempre più sola, triste, e amareggiata.
Da quando ho scoperto di essere risultata ultima al test,la mia vita è diventata un vero e proprio incubo.
A scuola, tutti mi riconoscono come "la peggiore studentessa dell' accademia", additandomi e sbeffeggiandomi.
Naturalmente, io li minaccio di prenderli a calci nel sedere! Ma... cosa importa poi, alla fine?
Hanno ragione. Tutti ce l' hanno.
Sono un fallimento.
E comunque, questa scuola, ha perso di ogni attrattiva, per me.
Non ho più alcuna ispirazione, alcuna inventiva, e fatico a stare attenta alle lezioni.
Inoltre, come se non bastasse, ultimamente all' Ikebe le cose non vanno affatto bene: quattro piatti e due bicchieri di vetro, rotti in una sola settimana, che mi sono stati detratti dallo stipendio, perchè mi distraggo; per non parlare della figuraccia di ieri, quando ho rovesciato il vassoio pieno, sugli abiti di una cliente. 
La zietta Matsubara era talmente furiosa, che per un attimo, si è dimenticata di predersela con Abe-san, e ha assunto la posa da tiranna con me, intimandomi, la prossima volta che avessi combinato un altro disastro, di non prendermi la briga di ripresentarmi a lavoro.
Inoltre, la notte ho incominciato ad avere strani incubi che...
Oh, il telefono.
 
Ore 23:28. Era Otani. Mi ha appena annunciato,con aria più stanca del solito, che, per pagarsi la retta universitaria, ha trovato un lavoro part-time, in un negozio di attrezzatura sportiva. Fuori città. 
Così, il poco tempo che avremmo potuto avere a disposizione per stare insieme, è diventato un'idea irrealizzabile.
Io mi sono trattenuta dal dire quello che realmente pensavo, e ho cercato di mantenere la calma, assumendo un tono di voce freddo e distaccato; 
Ma lui, pare non se ne sia neanche accorto. O forse non ci prestava attenzione.
Ha staccato dopo neanche 5 minuti, dandomi frettolosamente la buonanotte, e dicendo che aveva gli occhi che gli si chiudevano soli.
 
Ore 23:57. Vado a dormire anch' io. Sono molto stanca e depressa.

 


Sabato 15 Gennaio

 
Ore 22:02

Caro Diario,
Nobu è tornata a Hokkaido.
Nonostante i miei sforzi di fingere che tutto andasse bene, lei si è accorta comunque, che qualcosa non va.
E' da un po, che evito le sue continue chiamate....



 
Domenica 16 Gennaio

 
 
Ore 22:46

Caro Diario.
Oggi c' è stato il concerto di Umibozu. 
Non ci sono andata.



 
Martedì 18 Gennaio

 
Ore 23:38

Caro Diario...
Ormai sento Otani solo la sera tardi, quando lui è talmente stanco dopo una giornata di lavoro e studio, che mi chiede, scusandosi, di staccare prima di quanto vorrei, e se ne va a dormire, esausto. 
Sembra quasi che abbia dimenticato di avere una ragazza...
 
Ore 23:41. Aaaaaahhhh devo smetterla di avere questi pensieri! 
Lui si sta impegnando molto, sta facendo del suo meglio per conseguire i suoi scopi! E io dovrò essere paziente, e aspettare. 
 
Ore 23:57. Forse è un po egoista, da parte mia, ma vorrei che non fosse così ossessionato dai suoi studi universitari, e si prendesse almeno qualche giorno di pausa, per stare con me...
 
Ore 00:06. Se soltanto si decidesse a staccare ogni tanto, anche solo per chiamarmi, o messaggiarmi, o farmi sapere che ancora sa che esisto!
 
Ore 00:14. E' inaccettabile il suo comportamento. Sono pur sempre la sua ragazza! 
Dovrebbe farmi sentire amata, considerata, e non trascurarmi in questo modo imperdonabile! D' ora in poi esigo che mi si dia più importanza!



 
Mercoledì 19 Gennaio

 
Ore 5:25

Caro diario...
Otani mi manca così tanto...



 
Sabato 22 Gennaio

 
 
 
Ore 23:08

Caro diario.
Ho deciso di lasciare l' accademia.



 
°°°





Sussulto, risvegliandomi, alzando di scatto il viso appiccicato alle pagine del diario.
Non mi sono accorta di essermi appisolata. E' già mattina.
Mi stiracchio, completamente intorpidita, strofinandomi con i pugni, gli occhi arrossati.
Cavolo. Non riesco a scrollarmi di dosso quell' incubo. Vedo ancora gli occhi di Otani che mi guardano con disprezzo.
E' domenica e fuori c' è finalmente il sole, dopo tanto tempo. 
Forse, uscire a fare quattro passi mi aiuterà a distrarmi.



 
***



 
Bhe...sicuramente, venire al parco non è stata una buona idea. 
Credevo che uscire mi avrebbe aiutato a tenere alla larga il pensiero di Otani. 
Ma qui è pieno di coppiette felici, che si guardano negli occhi l' un l' altra, con aria sognante, e che si gode il tiepido sole domenicale. Cavoli... 
Resto imbambolata a fissare una coppietta a pochi passi da me. 
Sono seduti per terra, su di una coperta, un cestino da pic-nic accanto a loro, e si tengono per mano, intenti ad imboccarsi a vicenda una grossa fetta di torta. 
Osservo il ragazzo, intingere il dito nel dolce, e spalmarlo velocemente sul nasino della sua ragazza. Entrambi scoppiano a ridere.
Che carini...
Aaahh, stupido nanerottolo! Non fa altro che lasciarmi da sola!
Cosa gli costa farmi sapere che mi pensa di tanto in tanto? 
Non poteva prendersi un giorno libero per oggi, e passarlo con la sua ragazza?! Che idiota!
Mi alzo, decidendo di andarmene immediatamente da quel posto.



 
***



 
Kami, come mi manca. Tutto ciò che chiedo è di stare insieme a lui, è così difficile da capire?...
Alle mie spalle, una vocina familiare, interrompe istantaneamente i mie pensieri.
"Koizumi- san?"
Mi volto.
"Oh. Kanzaki- chan, ciao.." dico io, del tutto sorpresa di trovarla al parco da sola.
"E' tanto tempo che non ci vediamo. Come mai sei qui?" mi chiede con un dolce sorriso.
"Ah- ehm...beh è una così bella giornata....ahahah, già.." rido, come una scema "E tu?"
Lei sembra trasalire "Ecco...ero nei dintorni,a fare delle commissioni... e ho deciso di fermarmi un po qui". 
Sembra imbarazzata mentre me lo dice. D' improvviso mi viene in mente che casa di Otani è a pochi metri di distanza...
Ma no, cosa vado a pensare! Sarà stata una coincidenza...
Però dalla sua espressione e dal tono sembrava preoccupata...ma sicuramente me lo sarò immaginato.
"Capisco..." dico io, incerta. Non capisco, invece, come la ex di Otani possa ancora mettermi così tanto in soggezione...
"Beh io...ora dovrei..."
"Koizumi-san..." mi interrompe lei "Qui vicino hanno da poco aperto una nuova caffetteria. Mi stavo chiedendo... Ti andrebbe di andarci?"



 
***



 
Cavoli. Mi chiedo che cosa ci faccio qui ,seduta, al tavolino di una caffetteria, a sorseggiare della cioccolata bollente, insieme alla ex del mio ragazzo...
Abbiamo parlato un pò dell' ultima volta che ci siamo viste, al mio primo appuntamento con Otani, ricordando di come mi fossi fatta male, e di come lei fosse arrivata tempestivamente, con una scatola piena di cerotti. Tipico.
"A proposito, come sta Atsushi- kun?" Mi chiede lei, smettendo di sorseggiare il suo tè. La sua domanda mi coglie totalmente alla sprovvista.
"Ah...bene...credo...bene, eh eh eh.." rispondo, nervosa,"per ora studia molto, e ha trovato un lavoro part- time, quindi non possiamo vederci spesso..." 
Chissà perchè, ma mi pento delle mie parole non appena finisco di pronunciarle, e desidero all' istante di non aver aperto bocca.
"Capisco. E...come vanno le cose, tra di voi?" mi chiede, in un sussurro appena udibile.
Noto che cerca di sorridere e di sembrare naturale, ma mi accorgo che è in imbarazzo e che evita il mio sguardo.
Ha gli occhi puntati sull' anello che mi ha regalato Otani.
"B-bene". mento, ritirando la mano e  nascondedola sotto il tavolo, cercando di sembrare naturale anch' io.
"E con Gia...cioè con il tuo ragazzo...come va?"
Arrossisce e abbassa gli occhi sul tavolino "Beh ecco, lui...mi ha chiesto di sposarlo."
Per poco non mi risucchio tutto il cucchiaino, e mi batto colpi secchi al torace, tossendo forte.
"T-tutto bene...Koizumi-san??"
Ci vuole un minuto buono prima che mi riprenda del tutto, e riesca a dire, gracchiando:
"C-cosa?? Ti ha chiesto...?...e tu cosa gli hai risposto?!"
Si porta le mani sul cuore, e ci mette un pò a rispodere, 
"Sai Koizumi-san... a volte, non tutto è esattamente come pensiamo che sia...Basta un attimo, o una proposta, a farci capire che forse, ciò che vogliamo davvero, forse ciò di cui abbiamo bisogno, è qualcosa di diverso..." 
"Quindi gli hai risposto di no?", chiedo,interpretando il significato delle sue parole.
Lei accenna un sorriso " Non proprio...gli ho detto che avrei dovuto rifletterci su... su questo e poi anche..." Ma si interrompe, portandosi una mano alla bocca, arrossendo.
"Quindi, non vi siete lasciati?" 
Mi guarda a lungo, prima di riabbassare lo sguardo. "No..." risponde in tono flebile.
La testa mi gira vorticosamente, in preda alla confusione, e la mia mente lavora, frenetica. 
Giant è ancora il suo ragazzo, ma lei non ha accettato la sua proposta di matrimonio, dicendogli che doveva riflettere su questo e poi su...cosa?
"E a te sta bene..che non vi vedete spesso...?"
La guardo, confusa "Eh?"
"Insomma..." sembra nervosa, "Se Atsushi-kun...cioè, se il mio ragazzo...mi trascurasse, mi darebbe molto fastidio..."
Per un attimo resto impietrita, limitandomi a osservarla mentre si torce le mani, nervosa.
Che fosse davvero...
"Scu-scusa!" si affretta a dire, rossa in viso vedendo la mia espressione, "Non avevo intenzione...devo esserti sembrata invadente!"
"Ah, no, non preoccuparti..." dico io, portandomi una mano dietro la testa, "Capisco quello che vuoi dirmi...ma non c' è nessun problema, davvero".
Cerco di sorriderle e di sembrare allegra, e dentro di me spero di essere convincente.
Anche lei mi sorride, di rimando " Davvero?"
"S-si..." rispondo, poco convinta.
"Bene...mi fa piacere sapere... che Atsushi-kun ti da attenzioni". Le sue parole lasciano intendere che è tutt' altro che contenta di quella situazione. 
Osservo per un secondo il rossore sulle sue guance e il suo capo chino, e prima che me ne renda conto, le parole mi escono da sole.
"Beh...in fondo è il mio ragazzo, no?" dico con una punta di amarezza, ma con tono fermo.
Lei solleva di scatto la testa e mi guarda, sorpresa, ancora rossa in volto. 
"Già..." annuisce infine, abbassando gli occhi sul tavolino.
Incomincio inspiegabilmente, a sentirmi in dovere di difendere Otani, anche se per la verità non se lo meriterebbe.
Ma il desiderio di mettere le cose in chiaro, è più pressante del fatto che lui mi trascuri,al momento.
"In realtà, so che non sta facendo nulla di male...Deve dare gli esami... e poi ora ha un lavoro, e si sta impegnando al massimo.." La mia voce suona falsa persino a me.
"Oh, lo so..." dice invece lei, rialzando di scatto la testa, e sorridendomi "Quando vuole una cosa, Atsushi la ottiene sempre. E' una delle cose che più mi piaceva di lui." Non posso non notare il mezzo sorriso che le incespica le labbra.
Improvvisamente sento il desiderio, anzi no, il bosogno di intervenire e fermare i suoi pensieri, sicuramente rivolti ad Otani, e questo desiderio è talmente forte, da dimenticare tutto il resto.
"Ehm..." già comincio incerta "Kanzaki, ma non è che ancora tu..."
"Mi sembrava strano" Mi interrompe lei, in un sussurro, a capo chino.
"Eh? Che cosa?" chiedo, incuriosita e totalmente confusa.
"Bhe..." incomincia lei " Quando io e Atsushi stavamo insieme, ci vedevamo tutti i giorni. Tutti." Esordisce lei, guardandomi con un'espressione tranquilla sul viso grazioso.
Io non dico nulla. Non riesco neanche a muovermi.
"Uscivamo sempre dopo gli allenamenti, e mi chiamava ogni volta che poteva". 
Trasalisco, mentre lei prosegue "Non mi ha mai detto di non poter uscire perchè doveva studiare, o che aveva un' altro impegno. Per questo mi è sembrato strano..."
"Ah...davvero?" spero non noti il tremolio nella mia voce. 
Annuisce, sorridendomi " Ma d' altronde, era ancora molto giovane. Non era uno studente universitario."
Sono sopraffatta dal dubbio, e la guardo, circospetta.
Perchè mi dice tutte queste cose? A che gioco sta giocando? 
"Scommetto che in realtà, con te è molto più maturo e presente, di quando stava cn me". 
Nella mia mente affiorano tutti gli stupidi battibbecchi con Otani, e la sua faccia da idiota quando mi da della gigantessa. 
Non è esattamente l'immagine della maturità. Ma decido di non farmi trarre in inganno.
"Già" dico io, sorprendendo me stessa,inaspettatamente decisa "E' molto maturo. Sta facendo dei sacrifici, benchè non vedermi, lo faccia soffrire molto..." 
Arrossisco,cercando con tutte le mie forze di non pensare che quello, in realtà è il mio stato d' animo, e che non sono minimamente a conoscenza dei reali sentimenti di Otani, rispetto a questa faccenda...   
"E' comprensibile" dice lei,interrompendo il flusso dei miei pensieri, ancora col sorriso sulle labbra "Scommetto che Atsushi tiene molto a te".
"Già, Atsushi mi ricopre di attenzioni." Mi da un certo fastidio sentire che la ex del mio ragazzo lo chiama ancora col suo nome, nonostante si siano lasciati, mentre io che ci sto da oltre un anno, lo chiamo ancora per cognome.
"E' così carino con me...così premuroso..." mi sento una totale cretina a dire quelle cose, ma ciononostante,  mantengo la mia espressione tranquilla e composta, cercando di essere il più convincente possibile.
"Non è difficile da credere", dice lei con voce melodiosa " infondo, Atsushi è sempre stato un tipo romantico". 
Per un attimo rimango interdetta. Mi sono persa. 
Cioè, sta proprio dicendo che Otani è un tipo romantico? Otani? 
Mi dimentico del tutto di mantenere la mia facciata, e rido, nervosamente e senza alcuna traccia di buonumore. 
"Guarda che ti sbagli, Otani non è mai stato il tipo..."
"Mi ricordo ancora il nostro primo appuntamento..." Mi interrompe lei, e io osservo attenta il suo sguardo, e benchè è ancora chino, riesco a scorgervi un strana luce. 
"Era così nervoso quando mi ha chiesto di uscire...quasi non riusciva a spiccicare parola! Era così carino, e anche così timido..." 
Ancora mi sorprendo che stia parlando proprio di Otani. Timido lui?
"Qualche tempo prima, gli avevo accennato che mi piacevano molto i fiori, così mi portò in una serra biologica, piena di fiori di ogni tipo e colore", si interrompe, cominciando a ridacchiare piano, "ricordo che ce ne andammo dopo pochissimo, perchè Atsuhi aveva cominciato di starnutire incessantemente, allergico a qualche fiore della serra". Questa volta si lascia andare ad una risatina allegra.
 Io cerco di deglutire, ma mi accorgo che mi si è formato un grosso nodo in gola.
"Non la smetteva di scusarsi, era tutto rosso per la vergogna, poverino!" un sorriso dolce le incespica le labbra. Sembra ormai che non faccia più caso a me, persa nei ricordi che affiorano nella sua mente.
"Così decise di portarmi in un giardino poco distante, dove gli unici fiori che c' erano, erano semplici fiori di campo, ma mi piacquero moltissimo. Ad un certo punto ne prese uno, e me lo sistemò dietro l' orecchio..."  
Cerco di immaginarmi la scena. 
Loro due, Otani e Kanzaki,vicini, nel mezzo di un prato pieno di fiori di campo, mossi dal vento, lo sguardo di lui rivolto verso il basso, quello di lei verso l'alto, come avrebbe dovuto essere, guardandosi l' uno negli occhi dell' altra, intensi, mentre Otani le sistema il fiore tra i capelli...
Sento una morsa dolorosa dalle parti del cuore. 
Davvero Otani è così in realtà? Dall' espressione addolcita, dei lineamenti del volto di Kanzaki, capisco che lei non sta mentendo. 
E' tutto vero? Da quando Otani è così romantico? E quando mai lo è stato con me?
Ad un tratto, nasce dentro di me il desiderio di piangere.
Lei non pare essersi accorta del mio turbamento, e continua a raccontare. 
"Benchè timida, ero totalmente a mio agio, e per tutto il tempo non feci che parlare di me, interrotta poche volte da Atsushi, che mi faceva domande, balbettando. Quando calò la sera, decise di riaccompagnarmi a casa. Era maggio, ma l' aria era ancora fresca, e io ero vesita leggera. Così lui, timidamente, si sfilò la sua giacca, e me la poggiò sulle spalle".
Si ferma, come a trattenere un attimo quel ricordo,con se. Io non riesco a muovermi. Mi manca il respiro, 
"Arrivammo al cancello di casa mia, e lo ringraziai della bella giornata, dicendogli che mi ero divertita molto. Stavo per entrare, ma lui mi bloccò il polso, facendomi voltare. Allora io vidi la sua espressione, e rimasi shoccata. Non l' avevo mai visto così determinato. Alla fine riuscì a confessarmi che aveva una cotta per me, beh, in realtà mi ha più o meno urlato in faccia, completamente rosso in viso. Gli dissi che anche a me piaceva e dopo..." Si blocca, e la vedo avvampare.
"Dopo...?" riesco ad articolare, in un sussurro appena udibile. Mi accorgo di stare tremando da capo a piedi.
Lei solleva lo sguardo, e lo punta su di me. Ci fissiamo per alcuni secondi, poi lei prende un gran respiro.
"Ecco io...mi sono avvicinata e...e l' ho baciato" conclude,chidendo gli occhi e portandosi i palmi delle mani sulle guance brucenti "Anche lui mi ha baciata e...dopo..." 
Il mio cuore inizia a battere all' impazzata contro il mio torace, mentre ascolto le parole, quelle parole, che pronuncia in un sussurro, subito dopo:
"E...dopo... mi ha detto che mi amava". 
Mi sento soffocare, e il nodo alla gola si stringe, impedendomi di respirare. 
Gli occhi mi iniziano a bruciare, e pizzicano, mentre il dolore al cuore è così forte, intenso, da farmi male.
Non mi accorgo che lei si sta rivolgendo a me. Sento la sua voce come da lontano, come se avessi le orecchie tappate. 
"....non vorrei averti turbata." Sta dicendo con un tono preoccupato.
Costringo me stessa a ricompormi, così prendo un bel respiro, e sfodero il sorriso più convincente che riesco a fare.
"No...tranquilla, io..."
"E' passato così tanto tempo...non pensavo che parlarne..."
"Sto bene, tranquilla...ah ah ha"
"Sicura?" 
La guardo. Sembra davvero tesa e seriamente preoccupata. 
Annuisco,sempre sorridente, e dò una veloce occhiata all' orologio appeso dietro al bancone. Mi sono persino dimenticata dove fossi.
"Ops, si è fatto tardi! Devo proprio andare!" Mi alzo,  senza smettere di sorriderle.
"Koizumi-san!" mi chiama lei. Mi volto.
"E' stato un piacere averti rivisto. Mi raccomando, saluta Atsushi-kun da parte mia", dice con voce melodiosa. 
Non so dire se il sorriso radioso che accompagna le sue parole sia vero oppure no, ma chi può dirlo? E infondo, che cosa importa, ormai?
Con un ultimo saluto, schizzo verso l' uscita del locale, prima che la ex di Otani possa notare le mie lacrime.









ANGOLINO AUTRICE
 
Alt, Alt.
so cosa state pensando.
OTANI BASTARDO, OTANI BASTARDO, OTANI BASTARDOOOOOOOOO!!!!
nd.Otani: Che ho fatto?!
nd.Autr.: Hai anche il coraggio di chiederlo, brutto nano??!!
nd.Otani: Ma se in questo capitolo compaio a malapena..."
nd.Autr.: Appunto!
nd.Otani: -.-
nd.Risa: Aspetta che ti abbia messo le mani addosso, nanerottolo! Aspetta il prossimo capitolo e vedrai!
nd.Autr: Ok, adesso basta, sparite tutti e due dal mio angolino, sho,sho.."
nd.Otani,nd.Risa: Ci caccia -.-
Bene, pensando alle cose serie:
Che capitolo deprimeenteee!! ç^ç 
Davvero, ho fatto diventare Risa una sorta di Bridget Jones emo! (?)  
Vi giuro che non sarà sempre così, fidatevi! T^T
Ma non può mica essere sempre, tutto rose e fiori, no?? u.ù
Oltretutto, è venuto davvero lunghiiiiiiiiiiiiiiissiiiimooo....
Cooomunque. Tornando a noi.
Ebbene si, ragazze!: La perfida ex ( perfida per me), è tornata!
Avreste mai pensato ad un eventuale ritorno di Kanzaki?
Ho sempre avuto la sensazione che Kanzaki, fosse un capitolo non ancora del tutto chiuso, nella storia originale.
Mò ci penso io a chiuderlo! xD... O forse no?! Boh?! xD
E per quanto riguarda i pensieri di Risa...sono riuscita a renderli chiari, oppure avete qualche dubbio?
Ci tengo molto a questo capitolo, e per me è importante aver reso bene cosa prova Koizumi :)
Nel caso non fosse così, chiedetemi pure xD
Per chi non avesse letto il manga:
*Abe è davvero la ragazza di Kohori, si mettono insieme alla fine del sedicesimo volume, grazie all' aiuto di Risa e Otani xD
* Ahahah passatemi questa cosa, perfavore, è la suoneria storica di Risa, purtroppo non la cambia mai! xD
Beh, direi che è tutto :)
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Bacii

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Capitolo 4
*** Fight ***


Cap.4 L' inizio della fine
 
 
 
 
 
 


"Sono a casa." Annuncio, con tono di voce funereo, chiudendomi piano la porta dietro le spalle.
"Risa?" Sento la voce di mia madre giungere dalla cucina.
"Si, mamma..." sospiro stancamente, appendendo il cappotto, e appoggiandomi sul corrimano degli scalini.
"Ma dov'eri finita? mi chiede esasperata, sbucando nell' ingresso "Non hai detto a nessuno che usciv... Risa, stai bene?" Si interrompe d' improvviso, fissandomi con preoccupazione.
Sussulto, e mi volto di scatto, dandole la schiena.
Maledizione. Deve avermi vista in faccia.
"Si, benone...scusa, mamma, non mi sento molto bene. Credo che mi riposerò un pò."
"Ma Risa..."
"Sto bene, bene..."
Schizzo su per le scale, evitando altre spiegazioni, rinchiudendomi nella mia stanza.
Mi butto istantaneamente sul letto, nascondendo la testa sotto il cuscino, e iniziando a singhiozzare silenziosamente.
Non posso crederci. Non può essere...
Non dovrei essere così turbata. Otani e Kanzaki stavano insieme a quel tempo, perciò era naturale che si baciassero.
E' del tutto normale che lui avesse dato il suo primo bacio alla sua prima ragazza. Del tutto naturale che avesse detto quelle due paroline per la prima volta, a lei...
Eppure, non riesco a calmare i battiti del mio cuore, che sembra quasi voglia uscirmi dal petto, nè impedire alle lacrime di scendere, capiose, rendendo i contorni della mia stanza sfocati.
Eppure, si lo sono. 
Sono sconvolta.
Ma... perchè?
E' questa la domanda che mi faccio, mentre cerco di ignorare il continuo bussare alla porta, e le richieste da parte di mia madre, di lasciarla entrare.  
Ma al momento, non voglio parlare con nessuno.
Voglio stare da sola.
*E' in arrivo una super telefonata! E' in arrivo una super telefonata!*
Estraggo con una certa difficoltà, il cellulare dalla tasca dei pantaloni, e guardo per un attimo il numero sul display. M' irrigidisco all' istante, premendo il tasto di "accetta chiamata".
"S- si, pronto Nob-"
"FINALMENTE TI DEGNI DI RISPONDERE!!!!" 
In cuore mi schizza in gola, e cado giù dal letto per lo spavento, allontanando istantaneamente l' orecchio dal cellulare. Probabilmente avrò perso un paio di timpani.
Ma al momento, lei non sembra curarsene.
"DICO, HAI ANCHE SOLO LA VAGA IDEA DI QUANTE CHIAMATE TI ABBIA FATTO IN QUESTI ULTIMI GIORNI??!!" continua a sbraitare, talmente velocemente che a malapena riesco a capire le sue parole.
"Nobu..." comincio, totalmente spaesata. Mi tengo una mano sul cuore, che continua a tambureggiarmi nel petto. Mamma mia che spavento..
Lei mi ignora, "TI SEMBRA QUESTO IL MODO DI TRATTARE LA TUA MIGLIORE AMICA?? TI AVRO' CHIAMATA ALMENO 20 VOLTE AL GIORNO, E NON MI HAI MAI RICHIAMATA!! HAI LA MINIMA IDEA DI QUANTO TU MI ABBIA FATTA PREOCCUPARE!?? EH??! CE L' HAI??!!"
Deglutisco rumorosamente per cercare di sciogliere l' enorme nodo in gola. Sforzo inutile.
"Scu-scusami. Mi dispiace Nobu...non avevo intenzione di farti preoccupar-"
"SCUSA??" Ruggisce, incredula, e io mi immobilizzo senza fiatare "SCUSA???!! SAI DOVE PUOI FICCARTELE LE TUE SCUSE??!"
Abbasso la testa, sussurrando, "Mi dispiace...davvero, io...". Io... cosa?
Mi rendo conto di non avere nessuna giustificazione, per il mio comportamento. E' imperdonabile.
Ho lasciato tutti fuori, mi sono chiusa a riccio, sprofondando così nell' autocommiserazione.
Sono così mortificata...Non biasimerei Nobu, se decidesse di interrompere la nostra amicizia. Sono una pessima amica. 
Davvero, in questo momento mi sento una cacca. Una vera cacca. 
Dopo un pò, la sento sbuffare rabbiosa, sotto il mio silenzio.
"Si può sapere che diavolo è successo??!" Sembra essersi calmata, ma l' irritazione non ha del tutto abbandonato la sua voce, "Perchè non mi hai richiamata?!" 
A quel punto, tutte le tremende sensazioni provate in queste ultime settimane, ritornano, travolgendomi come un' onda di proporzioni gigantesche, e non sono più in grado di trattenere dentro quello che provo.
Scoppio inevitabilmente a piangere, desiderando di non dover sentirmi il cuore pesante, come in questo momento.  
"Risa?..." La sua voce è carica di stupore, adesso. Evidentemente è sorpresa dalla mia reazione.
"M-mi dis-dispiace Nobu..." continuo a singhiozzare convulsamente, come in preda ad una forte crisi emotiva.
Si, lo so. Mi rendo conto di stare facendo la figura della sciocca, della frignona, e della patetica. 
Ma non m' importa in questo momento. Non mi importa più di niente.
Basta. Non ne posso più di fingere che vada tutto bene. Perchè non va tutto bene.
E' tutto sbagliato, tutto. Niente, è come dovrebbe essere. E questo mi fa stare male.
E non ce la faccio più a sopportare in silenzio.
Passano parecchi minuti, prima che la senta sospirare.
"Daccordo, adesso calmati... va bene?" dice, e noto che il suo tono non è più iroso, ma bensì preoccupato, "Raccontami cosa è successo, ti và?".
Benchè ancora scossa, provo un moto di sollievo, nel constatare che Nobu non è più arrabbiata con me.
All' improvviso, sento il bisogno di raccontarle tutto. Non voglio più tenermi tutto dentro.
Così, mi asciugo le lacrime con la manica del maglione, e cerco di ricompormi, prendendo un respiro profondo.
Le racconto tutto, per filo e per segno, senza tralasciare nulla: di come mi sia sentita sola e triste in queste ultime settimane senza Otani, del mio fallimento al test, di come Otani se ne sia completamente dimenticato. Fino all' incontro di oggi pomeriggio con Kanzaki, ogni particolare.
Lei, stranamente non dice nulla, non mi interrompe, ma mi lascia sfogare, ascoltando in silenzio, per tutta la durata del mio racconto, e glie ne sono internamente grata.
"E...e questo è tutto." concludo con un sospiro, sforzandomi di tenere a freno le lacrime, che minacciano di uscire di nuovo.
Accidenti...credevo che dopo averle detto tutto, lasciare uscire quello che ho dentro, mi sarei sentita subito meglio. Invece il mio cuore non si è alleggerito per niente. 
Al contrario, adesso sento anche un grosso peso sullo stomaco, per paura che Nobu possa giudicarmi male.
Rimango in attesa, sperando ardentemente che la mia amica spezzi quella tensione. Ma dall' altra parte c' è solo il silenzio.
"Nobu?.." la chiamo, perplessa. Che si sia interrotta la chiamata?
"No-Nobu, ci sei?..." Allontano il cellulare dall' orecchio e lo osservo. Trasalisco, sconcertata, notando un' aura nera elevarsi dal display.
"M-ma, ma cosa..."
"QUEL...QUEL..."
"Eh?"
"QUEL MALEDETTO NANO!!!!" sbraita, completamente fuori di se dalla rabbia. I miei capelli volano, e sono costretta ad allontanare di nuovo il cellulare.
"COME HA POTUTO!! IO LO UCCIDO, LO UCCIDO!!!, LO RIDUCO A BRANDELLI, GLI TAGLIO LE GAMBE, TANTO NESSUNO SI ACCORGERA' DELLA DIFFERENZA!!..."
"Nobu... calmati..." sussurro con una vocina, sinceramente spaventata.
"E NON DIRMI DI CALMARMI, CHIARO????!!!" ruggisce "E POI, DA DOVE DIAVOLO E' SALTATA FUORI QUELLA KANZAKI!!?? SEMBRA CHE LO FACCIA APPOSTA A SPUNTARE NEI MOMENTI MENO OPPORTUNI!!" 
"Pe-perfavore possiamo parlarne con più calma?..."
"Ma quale calma!! Quell' imbecille ha osato farti soffrire di nuovo!!... Fammi staccare! Fammi staccare subito, Risa!!"
"Che vuoi fare?..." Più che preoccupata, sono davvero terrorizzata, che possa fare qualcosa di avventato. Qualche stupidaggine, senza dubbio.
"Secondo te??! Ora lo chiamo e gli faccio passare i guai per telefono!"
Ecco, come volevasi dimostrare.
"No, non farlo!" Urlo, in preda al panico.
"Coosa??! E perchè non dovrei?! " ribatte, acida "Dopo quello che ti ha fatto, deve sapere fino a che punto può arrivare la sua imbecillità!!"
"Ti prego..." sussurro ancora, decisa "lascia stare Nobu, ok?" 
"Ma, Risa..." mormora, sconcertata dal mio tono implorante. 
Nobu non capisce...non voglio che lei faccia questo per me. Non me lo merito affatto, dopo il modo in cui mi sono comportata con lei. 
Inoltre, so già cosa gli direbbe: Che è stato imperdonabile, che non mi merita, e lo ricoprirebbe di insulti e minacce. Lo attaccherebbe senza neanche dargli la possibilità di spiegarsi.
Io invece voglio sapere. Voglio sapere quello che pensa Otani.
"Per favore..." la prego ancora, con un sussurro appena udibile.  
"Daccordo" acconsente lei,dopo un pò, con un sospiro "Ma non posso lasciarti in questo stato... Tu stai male, Risa. Non posso sentirti così abbattuta... Promettimi che parlerai con lui".
Il suo tono è così carico di angoscia, che il macigno dei sensi di colpa, sul mio stomaco, si carica di altre centinaia di tonnellate. Adesso mi è chiaro, quanto deve essere stata sinceramente preoccupata per me, in questi giorni che l' ho evitata. Sono davvero un' idiota.
"Va bene..." annuisco, con un sospiro, "Ci parlerò." 
"Bene..."
Prima di staccare, mi fa promettere anche, che non l' avrei mai più esclusa, e che le avrei raccontato come sarebbe andata.
Alla fine, rimango così, inginocchiata, sul mio letto, al buio, ancora con il cellulare in mano, fissando con intensità allucinante il candore delle lenzuola.
Di nuovo, il silenzio, mi circonda. Quel silenzio che mi accompagna da tre settimane, ormai. Sento gli occhi pizzicarmi di nuovo.
Ma cosa sto facendo?...
Non posso versare altre lacrime...non posso. Mi sono appena sfogata con Nobu, le ho raccontato tutto. Non posso piangere ancora...
Perchè?...
Mi avvolgo il volto con le mani, sentendomi sempre più stupida.
Nobu ha ragione. Io sto male.
Non avrei mai pensato che potesse accadermi una cosa del genere. Non pensavo che la lontananza da Otani potesse farmi questo effetto.
Ma poi, mi chiedo...e se non fosse solo la lontananza? Se ci fosse qualcos' altro, oltre a questo, a farmi sentire così?
E se ci fosse qualcosa, qualcosa che fino a questo momento ho voluto ignorare ottusamente, nascondendolo a me stessa, e tenendolo da parte, relegato in un angolino della mia mente? Sopito, dimenticato, chiuso dentro ad un cassetto, nel mio cuore.
Qualcosa che non ho avuto il coraggio di ammettere fino a questo momento, perchè ammetterlo avrebbe significato rompere quella promessa di qualche tempo prima, la promessa fatta a me stessa, che mai più avrei vacillato, interrogandomi ancora su quali siano i veri sentimenti di Otani. 
Qualcosa che, dall' incontro di oggi pomeriggio, si è inevitabilmente risvegliato, strappato dal suo cassetto e dal suo angolino sicuro, e esposto lì, in bella mostra, come a farsi beffe di me, incarnato nel dolce sorriso di Kanzaki...
Le ore passano, ma i singhiozzi continuano, e io non riesco a impedirgli di uscire. 
Come non riesco ad impedire che le parole di Kanzaki di oggi pomeriggio, inizino a invadere la mia mente. 
# "Quando stavamo insieme io e Atsushi ci vedevamo tutti i giorni.Tutti. Uscivamo sempre dopo gli allenamenti, e mi chiamava ogni volta che poteva" # 
Beh, un comportamento da bravo fidanzato, senza dubbio. Peccato che non faccia altrettanto con me.
# "Non mi ha mai detto di non poter uscire perchè doveva studiare, o che aveva un' altro impegno. Per questo mi è sembrato strano..." #
Cosa voleva insinuare? Che Otani fingeva di essere sovraccarico di impegni, solo per evitarmi? Che si era già stancato di me? Che l' aveva amata, più di quanto ama me?...  
Che Otani non mi ama più?...
Dal nulla, appaiono nella mia mente, in successione, come in un film, tutte le volte in cui Otani mi prende in giro, mi insulta, mi urla in faccia, le volte in cui mi ha rifiutata.
Le volte in cui mi da della stupida e della gigantessa, e quella volta, la prima volta che ci siamo baciati, quando poi ha provato a convincermi a non dirlo agli altri, quando io avrei voluto urlarlo al mondo intero.
A ben vedere, da quando stiamo assieme, le volte in cui Otani è stato dolce con me, si possono contare sulle dita di una mano. 
Quando mi bacia e mi prende per mano, per esempio, e quelle rare volte in cui, estorcendogli le parole con le pinze,dice che gli piaccio.
Pensandoci, forse il momento in cui si è dimostrato più dolce nei miei confronti, è stato quando ci siamo rimessi insieme, il giorno di Natale di due anni fa, quando mi ha abbracciata davanti a tutti, ( è stata la prima e unica volta che non si è preoccupato di avere spettatori) e mi ha detto che gli piacevo più di quanto aveva creduto fino a quel momento.
Ma poi, a Capodanno, si era rimangiato quelle parole, giustificandosi che il troppo stress per lo studio gli aveva fatto dire cose che non pensava...  
Ma questo, prima che mi salvasse da un vecchio ubriaco che tentava di abbordarmi... 
Mi esce un sospiro lento. 
In effetti io so di piacere a Otani. Non starebbe con me se non fosse così.
Ma allora perchè,- Oh perchè?...- mi sento così triste e inquieta?
Forse... sapere che io gli piaccio, non mi basta più.
Forse, l' affetto che dimostra nei miei confronti non è abbastanza...e sicuramente, non è paragonabile a quello che domostrava a Kanzaki. 
Ma Il fatto che lui abbia baciato Kanzaki, per quanto dolore mi possa procurare evocarne l' immagine, io credo, anzi so, che non è questo il vero problema. Perchè lui ha baciato anche me.
Ripenso al racconto del loro primo appuntamento: un Otani che non sembra affatto Otani, un Otani che io non ho mai visto, rosso in faccia e tutto timido, che la porta nella serra, nel prato, le regala il fiore,le da la propria giacca.
Poi le confessa i suoi sentimenti,e non riuscendo a trattenersi, risponde al suo bacio, dicendole che la ama...  
Ma subito dopo,inaspettatamente, altre immagini si fanno largo non richieste, nella mia mente: Otani che sorride a Kanzaki con aria dolce,le prende la mano, le carezza la guancia, le bisbiglia all' orecchio "Ti amo...".
Mi esce uno spasmo,e per un attimo non respiro, soffocata dal dolore che mi provocano quelle immagini.
Fino a questo momento, ho sempre creduto che, benchè sono ciò che sono, e cioè una ragazza gigante, goffa, imbranata, scoordinata, per niente brillante, e neanche lontanamente carina quanto Kanzaki, di essere,- non dico perfetta, ma quantomeno abbastanza brava- in una cosa, una singola cosa, forse non molto importante agli occhi degli altri, ma indispensabile, per me:
Conoscere Otani. 
Non inteso come conoscenza. Ma conoscere come è fatto. Come lui è realmente.
Ho sempre pensato che Otani fosse quel genere di persona che, anche se tiene molto a te, non da modo di far capire agli altri, ciò che realmente prova. 
E, a dirla tutta, questo mi è sempre bastato, poichè pensavo che lui fosse così.
Ma solamente adesso, dopo quello che è successo, ho capito che non sono brava neanche in questo, e che mi sbagliavo. Completamente. 
Non ho capito niente di Otani.
E di conseguenza, non ho capito niente dei suoi sentimenti.
Otani è davvero un ragazzo dolce e romantico. E il fatto che io, la sua ragazza, l' abbia dovuto scoprire dal racconto del primo appuntamento con lo sua ex, mi fa pensare solo ad una cosa:
Otani mi ha mai amata davvero?
Apro gli occhi di scatto, allontano le mani dal volto, e drizzo la schiena, lanciandomi fuori dalla stanza.
Basta piangermi addosso! Voglio avere delle risposte, e voglio averle adesso!
Per questo, dieci minuti più tardi, mi trovo davanti alla porta di casa di Otani.




 
***




 
Otani's POV




Accidenti. Che giornata di merda. 
Mentre il sole si decide finalmente a scomparire all' orizzonte, sotto una massa di nuvoloni grigi, penso che non mi possa andare peggio di così.
Ci manca solo che si metta a piovere. Odio la pioggia, mi mette sempre di pessimo umore. 
Non che pensi che il mio umore possa peggiorare ulteriormente.
Mi esce un sospiro, rabbioso e frustrato.
Distolgo lo sguardo dal cielo coperto, puntandolo verso il basso, fissandomi le scarpe, e  affondando bruscamente le mani nelle tasche dei pantaloni.
E' da stamattina, da quando ho messo piede fuori dal letto,che ho avuto la brutta sensazione che oggi sarebbe successo qualcosa di spiacevole. 
E così è stato. Beh, spiacevole è un eufemismo a 'sto punto.
Mi avvio verso casa, stringendomi nel giubbotto, e trascinando i piedi sull' asfalto grigio, mentre lo sconforto e il malumore mi assalgono ad ogni passo che faccio. 
Dopo tutti gli sforzi, le ore buttate, le ore di sonno perse a studiare chino sui libri, sacrificando il mio tempo libero e i momenti che avrei potuto passare con Koizumi, ho fatto davvero schifo al mio primo esame all' università.
"Ma come diavolo è potuto succedere??!" impreco sottovoce, malcontenedo la mia rabbia. 
Mi ero impegnato tantissimo per quell' esame!
Subito, mi viene in mente che non è la prima volta che mi succede una cosa del genere: anche quando studiavo per gli esami di ammissione, dopo essermi tolto letteralmente la salute, andai male ad un esame del doposcuola.
Ovviamente, so che a quel tempo il motivo, fu la scarsa concentrazione; La mia mente era totalmente annebbiata dal pensiero fisso di Koizumi: a cosa faceva, dove andava, se era infastidita dal fatto che la trascuravo, con chi era...  
Sembravo un decerebrato. 
Certe volte, penso che se Koizumi venga davvero a conoscenza della natura profonda dei sentimenti che nutro per lei, prima mi riderebbe in faccia, e poi scapperebbe via a gambe levate.
Comunque, vederla tutti i giorni a scuola, non giovava. 
Anche per questo decisi di lasciarla,- il più grosso errore della mia vita, tra l' altro- rendendomi conto subito che le cose erano anche peggiorate, dato che pensavo a lei ancora più di prima... 
A ben vedere però, lo devo ammettere, anche in questo caso, il motivo è stato sempre lo stesso. Inutile negarlo.
E non ho scusanti,stavolta, perchè Koizumi mi sta lasciando molto di più il mio spazio, rispetto all' ultima volta...
Sospiro stancamente. Spero solo che abbia compreso la situazione, e non ce l' abbia troppo con me... 
Ma ho pensato che, se avessi voluto concludere qualcosa, mi sarei dovuto concentrare al massimo, liberare la mente da tutti gli altri pensieri.
E adesso, mi rendo conto, che è stato tutto inutile. Tutto.
Ho dovuto rinunciare a un pò di cose, in questo periodo, per poter restare concentrato nello studio: Oltre al non poter andare al concerto di Umibozu, i miei ex compagni di basket della mia vecchia scuola, mi hanno invitato più volte a giocare una partita insieme a loro; ma ogni volta sono stato costretto a rinunciare, liquidandoli con dei "No, mi spiace, ma anche oggi devo studiare" e "Scusa, magari dopo l' esame"...
Ma la cosa più difficile in assoluto, è stata non vedere Koizumi.
In questo estenuante periodo, ho sentito la sua voce solo al telefono. E la cosa è stata talmente frustrante, per me, che mi saliva istantaneamnete l' irritazione, ancora prima che lei rispondesse.
In questi giorni mi sono sentito un tale peso sullo stomaco, un enorme macigno fatto di sensi di colpa, che si accumulava e ingigantiva ad ogni telefonata.
E anche lei mi è sembrata...come dire, un pò fredda nei miei confronti. 
Ma d' altronde, come potrei biasimarla? Sono ormai tre settimane che non la vedo...
Quella volta poi al telefono...sembrava che stesse piangendo...
Chissà se alla fine, c' è andata al concerto...chissà con chi è andata...
-Argh! Ma che cavolo mi ha fatto quella donna per ridurmi così?- penso scompigliandomi i capelli, frustrato. 
Adesso mi toccherà ridare quel maledetto esame!
Un secondo dopo, una goccia di pioggia mi arriva dritta dietro la nuca, seguita da molte altre, e in un attimo mi ritrovo fradicio dalla testa ai piedi.
"Al peggio non c' è mai fine, eh?!"
Sono anche arrivato in ritardo al negozio, per poterlo dare, ( figurati se quel tiranno mi dava un giorno di riposo!), beccandomi una bella strigliata.
Già...nel complesso,proprio tre settimane di merda. E oggi è il giorno peggiore.
Ficco con forza la chiave nella serratura,e poco ci manca che sbatta la porta.  
Mia madre deve avermi visto in faccia, perchè esclama "At- chan! Cosa è successo? E' andata male?..."
"Lascia perdere, non mi va di parlarne!", rispondo in modo brusco, appendendo rabbiosamente il giubbotto gocciolante, sull' appendiabiti.
"Va bene.." decide di non infierire e gliene sono grato, mentre, accigliata, mi passa un asciugamano asciutto.
La afferro in silenzio, strizzandomela tra i capelli fradici.
"At-chan, io sto uscendo, la cena è nel frigo" Annuncia, infilandosi il cappotto.
"Daccordo." replico, asciutto. Li è, e li rimarrà. Mi è passato l' appetito.
"Ah, comunque, è passata Risa-chan..." mi dice all' improvviso, come ricordandosi di qualcosa.
Mi blocco all' istante, le mani ancora sull'asciugamano in testa, voltandomi verso di lei senza farla finire.
"Che voleva?"
"...voleva vederti, ma le ho detto che non c'eri, e che saresti rientrato tra poco. E' di sopra in camera tua".
"Cos- Potevi dirmelo prima!" Urlo, infastidito, forse un pò troppo forte del normale.
"Mamma l' ha dimenticato! Cielo, sei proprio intrattabile stasera!" Mi fa notare lei, guardandomi di sottecchi.
Grugnisco, "Lasciamo perdere!" 
Ci manca solo che mi metta a litigare con mia madre!
Salgo le scale, sentendomi le gambe pesanti ad ogni scalino, e interrogandomi, con un insensata preoccupazione, su quale sia il motivo della sua visita.
Apro la porta della mia stanza, e la trovo seduta per terra, le braccia appoggiate sul tavolino. 
Alza la testa, e appena mi vede, arrossisce. Sospiro, chiudendo la porta dietro di me.
"Ciao..." mi dice, ma la sua voce non ha un tono accusatorio come mi immaginavo, ma bensì incerto. 
"Ciao." dico, poggiando la tracolla ai piedi del letto, trattenendomi dal scaraventarla dall' altra parte della stanza. Probabilmente l' avrei spaventata.
"Non sembri sorpreso di vedermi" 
"Mia madre mi ha detto che eri qui". 
"Ah." dice solo, abbassando lo sguardo.
Rimango in attesa, osservandola a lungo. 
E' da un bel pò che non la vedo, forse è per questo mi sembra ancora più carina del solito. Ma non lo ammetterei mai ad alta voce, ovvio.
In realtà, potrei anche essere contento della sua visita, se non fosse per il fastidio acuto che mi procura avere le budella attorcigliate in quel modo, per la rabbia accumulata durante il giorno. 
Dirle dell' esame, comunque, è fuori discussione. Non voglio che pensi che il suo ragazzo sia ciò che realmente è, e cioè un buono a nulla.
Vedendo che si sta zitta, decido io di rompere il silenzio. 
"Allora?" 
Lei alza lo sguardo, "Cosa?" chiede, sorpresa.
Faccio un respiro profondo, e dentro di me spero che cambi atteggiamento. Sento che stasera non riuscirei proprio a sopportare l' idiozia di Koizumi.
"Che sei venuta a fare?" sospiro tra i denti, cercando di trattenere l' irritazione.
"Beh..." esordisce lei, riabbassando lo sguardo, ancora con quel tono incerto, strano, non da Koizumi, "... E' da tanto che non ci vediamo... per via dei tuoi impegni...così ho pensato...di venire io".
Certo. Se ho voglia di fare qualcosa la faccio e basta, giusto? 
"E hai pensato di venire a trovarmi proprio stasera". Non è una domanda. Sento tutto il sarcasmo sulla punta della mia lingua.
Lei alza impercettibilmente lo sguardo,e lo riabbassa dopo un secondo.
"Si.." mormora " Ma...ecco...volevo anche parlare con te...di qualcosa".
"Per favore, possiamo fare un' altra volta,Koizumi? Sono molto stanco.". E sono anche di malumore, penso, finirei solo per litigare con lei. Meglio dormirci su.
"Ti chiamo io doma-" 
"No", mi interrompe lei. La sua voce ha perso tutta l' incertezza.
"Voglio parlare adesso... Daccordo? Puoi venire a sederti qui? Per favore?" 
Pronunciando l' ultima parola, alza la testa, e mi guarda. Nei suoi occhi c' è quella strana determinazione che le ho sentito nella voce.
Intiusco che c' è qualcosa che non va. Decisamente questo non è il suo solito comportamento.
In quel momento, mi accorgo di essere ancora in piedi accanto al letto, a braccia conserte, e sospirando, mi siedo di fronte a lei dall' altra parte del tavolino, osservandola, circospetto.
"Spara".
La vedo arrossire e riabbassare la testa, portandosi una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
"B-beh...ecco,io..." 
"Koizumi ti prego, è stata una giornata pessima, e non sono dell' umore adatto, daccordo? Perciò dici quello che devi dire, senza troppi giri di parole!" 
Mi guarda, rabbugliandosi. Forse sono stato un pò troppo duro, ma in questo momento, non me ne pento. Non chiedo altro che farmi una doccia e andarmene a dormire, dimenticandomi di questo schifo di giornata.
Annuisce, debolmente.
Rimango spiazzato per un attimo. Da quando Koizumi si dimostra così consenziente?
Io stesso ero ben consapevole che i miei modi bruschi e le mie parole,l' avrebbero fatta scattare su come una iena!
Invece se ne sta lì, con aria assorta, cercando di farsi coraggio per dirmi chissà cosa. 
Comincio davvero a preoccuparmi, e questa volta mi pongo seriamente la domanda: Che diavolo prende a Koizumi?
Fa un respiro profondo, "Oggi...ho incontrato Kanzaki".
Ah. Ecco spiegato il suo comportamento.
"Kanzaki?" 
Annuisce, "Oggi pomeriggio...Ci siamo incontrate al parco,e siamo andate a bere qualcosa. E...ehm..." 
"E?" sospiro.
"...E abbiamo parlato".
"Puoi spiegati meglio?" chiedo, malcontenendo l' irritazione, vedendo che si è fermata "Di cosa avete parlato?"
"Di te." mi risponde subito lei.
Me lo aspettavo. Ma non per questo ne sono contento.
"E cosa vi siete dette?" chiedo, sollevando un sopracciglio.
"Beh ecco..."
"Non l' avrai mica infastidita con le tue insulse scenate di gelosia, vero?" domando, con sguardo indagatore.
Sono a conoscenza fin troppo bene dell' insensata "avversione" che Koizumi ha nei confronti della mia ex.
Quando litighiamo,spesso, mi rinfaccia che avrei preferito una come Mayu. Che idiota.
Come se già non avessi fatto la mia scelta. 
Scuote velocemente la testa, arrossendo "No no, io..."
"L' hai fatta piangere, non è cosi?" la interrompo, con tono accusatorio. 
Conoscendola si sarà lasciata scappare qualche ammonimento di troppo, come è già successo con Hitomi- san*. E Maiu, riguardo al pianto era quasi ai livelli di Koizumi.
Ed eccola, la reazione che aspettavo. 
Koizumi sbatte la mano sul tavolino, talmente tanto forte che senza alcun dubbio si sarà fatta male. Ma al momento non sembra preoccuparsene.
"Io non ho fatto piangere proprio nessuno, e men che meno, fatto scenate di gelosia! Capito, stupido nanerottolo che non sei altro?!" strilla, mostrandomi il pugno chiuso.
"Andiamo, Koizumi!" sbuffo, alterato, niente affatto intimidito dalla sua reazione, "So benissimo quanto puoi essere rompipalle su certe cose!"
"Ma come ti permetti??! Non sono mica così crudele!"
"Si, ma non sei propriamente una campionessa di tatto! L'avrai sicuramente offesa!" 
I toni sono i soliti, per noi due. Koizumi sembra essere tornata quella di sempre.
Anche se stiamo litigando, stranamente, sento l' atmosfera farsi più leggera, e inspiegabilmente, dentro di me, sospiro di sollievo. 
Ma dura un attimo.
Neanche ho finito di parlare, che Koizumi indurisce lo sguardo, come quando fa di solito prima di mettersi a piangere, -il che, non è mai un buon segno- e abbassa la testa.
La osservo, stranito.
"Koi-" 
"Vedo che ti preoccupi ancora molto...per lei." m' interrompe mormorando, mettendo enfasi sull' ultima parola. 
Improvvisamente mi sento la gola secca e non riesco a parlare.
Ha il capo chino, e ciò mi impedisce di guardarla negli occhi.
"So che avevo promesso..." continua, e io mi limito ad ascoltarla, senza capire le sue parole "Ma mi rendo conto che non posso più..."
"Ma che stai dicendo?! Insomma si può sapere che cavolo ti prende?!" Ritrovo la voce, e l' irritazione. Non ne posso più di quella discussione a senso unico.
Alza la testa, e mi guarda.
Sussulto, trattenendo involontariamente il respiro. 
Nel suo sguardo c' è una determinazione e una risolutezza che non le ho mai visti. Quello sguardo mi manda in confusione più di qualunque altra cosa.
"Mi ami?"  dice sussurrando, ma la sua voce è chiara e decisa, mentre incatena i suoi occhi ai miei.
Rimango totalmente spiazzato.
Non è la prima volta che mi fa questa domanda. 
Tempo fa, prima che ci mettessimo denifitivamente assieme, mi aveva confessato - urlando in mezzo alla strada, tra l' altro- che mi amava e, tra le lacrime, mi aveva chiesto se anche io la amavo. La mia risposta è stata "Si".
Ma... per qualche strano motivo che non riesco a comprendere, sento che è diverso da quella volta. 
La domanda è la stessa, ma il suo sguardo e il tono con il quale l' ha pronunciata, sono completamente diversi.
Invece la risposta, da parte mia, non è cambiata. 
Ma stasera,con tutta la stanchezza, la delusione per l' esame andato male, lo stomaco contratto dall' irritazione, i muscoli tesi, e con un principio di emicrania, non riesco proprio a dare voce al mio lato tenero.
Perciò rispondo, con tono un pò più brusco di quanto vorrei:
"Ma che razza di domanda è?"
E' il mio tentativo di smorzare la tensione. Ma a quanto pare non funziona granchè. 
Koizumi trasalisce e sgrana gli occhi, improvvisamente lucidi sul suo volto sofferente.
Volta il viso verso il basso, riducendo gli occhi a due fessure, e portandosi la mano chiusa sul cuore. 
Io non riesco neanche a muovermi, colto improvvisamente da un dolore allo stomaco che non ha niente a che fare con l' irritazione provata fino a quel momento. 
In un lampo di lucidità, mi rendo conto che ho appena fatto l' ultima cosa che avrei mai voluto fare: 
L' ho ferita. Di nuovo.
Apro la bocca per cercare di dire qualcosa, ma non mi esce alcun suono. Così la richiudo.
Ho lo sguardo ancora fisso su di lei, sui suoi occhi lucidi e sulla sua mano sinistra, dove luccica l' anello che le ho regalato, appoggiata sul cuore.
Deglutisco, cercando di ritrovare la voce, e riprovo.
"Koizumi..." Mi blocco, non sono in grado di continuare. In questo momento non mi viene in mente niente da dire.
"Era solo una domanda. Potevi anche non rispondere in quel modo, sai?" mormora con voce cupa, glaciale.
Ha il volto abbassato, e non riesco più a guardarla negli occhi.
Io sto ancora vergognosamente zitto. Ma il mio cervello lavora, frenetico.
"Aspetta..." comincio, corrugando la fronte.
"Avresti potuto anche ignorarla,se proprio non volevi rispondere..." m' interrompe, la voce leggermente stridula, un pò più alta di prima, in modo da sovrastare la mia.
"Koizumi."
"Che razza di domanda è...Ma che razza di risposta è la tua, piuttosto!" sbotta arrabbiata, alzando di scatto il viso, scuotendosi di dosso due gocce di lacrime.
Mi guarda con occhi duri, ma tristi.
"Mi lasci parlare?! Facciamo un piccolo passo indietro!" sbotto io a mia volta.
Sento ritornare l' irritazione della giornata, che aveva momentaneamente lasciato il posto alla preoccupazione.
"Che cosa vi siete dette tu e Mayu oggi pomeriggio?"
"Che cosa te ne importa?!" rispode lei, acida.
"Mi importa eccome!" Mi alzo di scatto,sbattendo forte i palmi delle mani sul tavolino, come ha fatto lei prima.
"Parlate di me dicendovi chissà cosa, alle mie spalle, e a me non dovrebbe importare?!"
Lei si alza a sua volta, e mi sovrasta, costringendomi ad alzare lo sguardo per guardarla.
E' livida, come sicuramente lo sono anch'io.
"Ti preoccupi di cosa mi abbia potuto riferire lei su di te, o di quello che avrei potuto riferirle io?! Quale delle due?!"
"Ma la pianti di fare domande cretine?! Rispondimi seriamente, cazzo!"
"Sono serissima! Quindi farei domande cretine per te?! Anche la domanda di prima lo era?!"
Ringhio di frustrazione " Mi vuoi dire o no che cosa-"
"Il vostro primo appuntamento!" urla senza farmi finire, la faccia completamente rossa.
"Non cambiare discorso! Dimmi piuttosto che vi siete dette!" 
"Non sto affatto cambiando discorso!", sento la sua voce tremula incrinarsi, fino a diventare un sussurro. 
Incrocia le braccia, e evita il mio sguardo confuso " Mi ha raccontato tutto. Il giardino, il fiore, il bacio e... tutto il resto".
Rimango interdetto per un attimo. Sono talmente stupito che faccio fatica a riacquistare lucidità. 
Lei deve aver notato la mia espressione, perchè sbuffa, palesemente innervosita:
"Vedo che per certe cose la tua memoria funziona alla grande!"
Decido di ignorare le sue parole, per me totalmente senza senso, e la guardo, circospetto.
"E perchè te lo avrebbe raccontato?" 
Sposta lo sguardo verso di me, "E cosa vuoi che ne sappia?" risponde, brusca.
Il suo tono mi fa incazzare "Gliel' hai chiesto tu di raccontartelo, ammettilo!"
"No che non glie l' ho chiesto!" ribbatte, indignata.
"Si, invece!"
"E invece no! E' stata lei, che di punto in bianco me l' ha voluto raccontare! E io stavo lì, come una scema, a sentire tutte quelle cose su voi due, su quanto eravate sdolcinati, e di te che sembravi un vero e proprio idiota! Perchè mai avrei dovuto voler sentire tutto questo? Mi dava la nausea!" 
"E' questo il motivo per il quale sei venuta?!" La mia voce si alza di qualche ottava, carica di stupore, "Sei...gelosa, di quello che c' è stato al primo appuntamento tra me e Mayu?!" 
Lei sussulta, ma poi chiude la mano a pugno,in segno di frustrazione, e abbassa lo sguardo.
"Come...come potrei non esserlo? Non solo per l' appuntamento. Da quello che mi ha raccontato, ho capito che il rapporto che avevi con lei era speciale...e non posso fare a meno di paragonarlo al nostro."
"Sei..." non mi escono le parole, da quanto sono allibito. Stringo i pugni con forza, sentendo le unghie conficcarmi nei palmi, la rabbia montarmi dentro.
"Sei...un' IDIOTA!! Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?!"
"Perchè, non è forse la verità?!" scatta, voltandosi verso di me "Eri timido, dolce e romantico con lei! Avevi mille premure per lei! Invece quando si tratta di me, sparisci per tre settimane, senza preoccuppartene affatto!"
Indietreggio, scosso dalla sua veemenza "Io...io non ho mai detto che non me ne preoccupavo..." il senso di colpa mi attanaglia lo stomaco.
Lei continua spedita, come se non mi avesse nemmeno sentito,"Non solo la chiami ancora per nome, e a me no, ma di certo non le urlavi mai contro, e non ti passava neanche per l' anticamera del cervello di chiamarla idiota o di insultarla, come invece fai sempre con me!"
"Anche tu mi urli contro e mi insulti!" mi giustifico, allargando le braccia, "E non mi sembra proprio che tu mi chiami per nome..." 
Ignora bellamente le mi parole, "Me l' avevano detto anche i tuoi ex compagni di basket della scuola! Eri davvero innamorato di lei, e si vedeva! Tutti lo capivano! Invece non si capisce un tubo di quello che provi per me!"
Le sue parole mi lasciano di stucco "E chi lo dovrebbe capire?", chiedo, totalmente perplesso.
"Inanzi tutto io! Te l' ho anche chiesto esplicitamente prima, e tu l' unica cosa che hai saputo rispondermi è stata: "Che razza di domanda è?!"
Trasalisco, poi scuoto la testa, sconcertato, "Ti prego,ancora con questo..."
"Se te l' avesse fatta lei quella domanda, avresti risposto diversamente, allora!"
"Smettila."
"Col cavolo che la smetto!"  Strilla, ha gli occhi sgranati. Sembra una pazza. 
"A me non mi ci hai mai portato in un giardino di fiori di campo! Dimmi, ci siete più ritornati? Scommetto che ci ritornavate tutti gli anni, per festeggiare il giorno del vostro anniversario!"
"Ok, adesso basta. Sei ridicola."
Ha appena aperto la bocca per dire qualche altra cosa, ma la richiude, ferita e sorpresa, da quello che ho appena detto. 
Mi guarda e io la guardo a mia volta, dritto negli occhi.
Sulla stanza è calato un silenzio pesante, oppressivo ed innaturale.
Ci siamo appena urlati contro, insultandoci, stiamo litigando.
Litigare per noi non è proprio una novità. Anzi, si può dire che è la parte predominante del nostro rapporto.
Ma questa volta, sento che è diverso. Non è come le altre volte.
Stiamo litigando sul serio, e non è mai successo prima.
E non mi piace. Non mi piace per niente. 
"Così...ora sarei anche ridicola?" sussurra, gli occhi castani ridotti a due fessure, che scrutano i miei, con la forza gravitazionale di un buco nero, "Dopo...settimane che non ci vediamo, non mi sai dire nient' altro?"
In questo momento mi sembra quasi di non essere nella mia stanza, il luogo che dovrebbe sembrarmi il più accogliente: Sono dentro gli occhi di Koizumi, e vi leggo tutta la sofferenza,la rabbia e la frustrazione. 
"Sei tu che sei venuta qui. E hai voluto litigare."
"Ah, sono io quella che ha voluto??! Sei tu che mi tratti male!"
"E allora non dire cretinate!"
"Certo che...certo che sei proprio...proprio uno...stronzo." 
Mi volto di scatto verso di lei, incredulo "Come hai detto, prego?!"
"Ho detto...che sei uno stronzo!"
"Mi hai appena chiamato stronzo!?" urlo indignato.
Indurisce lo sguardo "Si. Esatto, ti ho chiamato stronzo! STRONZO!!"
Sto per ribattere a tono, ma riesco a scorgere le lacrime che fanno capolino dal suo volto, e non sono piu in grado di parlare.
"Dopo... settimane che non ti fai vedere, e a malapena ti fai sentire...non sai dire altro che questo... Ma con 'Mayu' ti sentivi tutti i giorni non è così?..." la sua voce tremula si incrina leggermente. 
"Per te è tutto normale non è vero?" prosegue poi, spostando il suo sguardo di nuovo arrabbiato, su di me "Trascuriamo Koizumi, ho cose ben più importanti da fare! Dimmelo Otani! Dimmi cosa ho mai fatto per meritarmi questo!"
"Insomma, piantala di starmi addosso!" sbotto, la mia rabbia ormai è completamente a briglia sciolta "Non posso pensare a te ventiquattr'ore su ventiquattro, lo capisci? Per me è già abbastanza difficile, senza che tu venga qui a rompere, con queste assurde scenate da fidanzata gelosa!"
"Chiedo solo un pò più di considerazione! Cosa vuoi che faccia?! Che stia li al mio posto ad aspettare pazientemente che ti ricordi che anche io faccio parte della tua vita? Beh, mi dispiace Otani, ma io non ce la faccio più! Sono stanca di sentirmi sempre messa in secondo piano, sono stufa di essere trattata come una pezza da te! Sei solo un egoista Otani, è questa è la verit-"
"ADESSO BASTA!!!" urlo, talmente forte che tremano le pareti della stanza. 
Vedo Koizumi trasalire per lo spavento, mentre mi guarda con occhi sgranati. Quasi trasalisco anch' io. 
Sono furioso, e ferito, per quello che mi ha detto. Sento le vene pulsarmi dappertutto. 
"Tu non puoi venire qui, a casa mia, a dirmi che sono uno stronzo, nè tantomeno un' egoista, è chiaro??!" 
Sento tutta la rabbia accumultata durante il giorno, che nel frattempo si è triplicata a causa del litigio, sprigionare da tutto quanto il mio essere.
"Pensi che per me sia facile?! Che non abbia pensato più di una volta di mandare al diavolo tutto quanto?! Mollare non costerebbe nulla non è così?! E mi avresti tutto quanto per te a quel punto! Ne saresti più contenta, non è vero?! Se rinunciassi a tutto!".
Sento Koizumi trattenere impercettibilmente il respiro, e scuotere lentamente la testa, evidentemente colta di sorpresa dalle mie parole.
"T-ti sbagli, non ho mai voluto che...n-non è così-"
"E sarei io l' egoista!" sbuffo, sprezzante, "Punta quello stupido dito contro di te, prima di parlare! Forse è stato troppo chiedere che tu mi appoggiassi anzichè demolirmi!" 
Già... Forse è stato davvero troppo chiedere questo a Koizumi...
Scuoto la testa, liberandomi da quei pensieri inopportuni, lasciando che la parte peggiore di me prenda il sopravvento.
"... Ma comunque, la cosa non ti riguarda! E' la mia vita, questa è la strada che ho scelto, c' è in gioco il mio futuro! Non faccio altro, che cercare di dare il meglio di me, in ogni cosa che faccio! Ma a quanto pare non basta... Ed è per questo che mi impegnerò ancora di più per riuscirci! E sai una cosa? Se non ti sta bene, sono fatti tuoi! Io non rinuncio alla mia felicità per i tuoi stupidi capricci!!"
Mi ritrovo a corto di ossigeno, e faccio un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. 
Il mio torace si alza e si abbassa, ad un ritmo frenetico.
Ho i pugni chiusi e la fronte imperlata di sudore. 
Koizumi intanto, ha abbassato gli occhi e li tiene puntati al pavimento, anche lei le mani chiuse a pugno.
"Bene" mormora con un tono di voce glaciale.
La osservo mentre si abbassa verso il tavolino, prende la borsa e il cappotto, e si dirige verso la porta, evitando accuratamente di guardarmi.
Sono preso da una strana ansia, e mi volto verso di lei.
Noto che si è fermata, dandomi le spalle, con una mano sulla maniglia della porta.
Alza la testa davanti a sè, " Hai ragione, non è affar mio. Non mi riguarda. Se è questo quello che vuoi, allora daccordo. L' ultima cosa che voglio è essere un ostacolo, per te. Io non...non ti darò mai più fastidio, Otani".
Sento lo stomaco sprofondare, mentre quella strana ansia mi attanaglia le budella.
La sua voce è poco più che un sussurro "Sul serio. Questa volta scomparirò davvero, Otani. Te lo prometto."
Dopodichè, apre la porta, e se la chiude piano dietro di sè. 
Ma io avrei preferito di gran lunga che la sbattesse.
Sono ancora fermo nella stessa posizione, a fissare il punto in cui è scomparsa Koizumi. Nelle mie orecchie, sento solo il rumore sordo e tonante, del silenzio.
Dopo quel litigio furioso mi sento solo svuotato, e non riesco a pensare lucidamente. Il mio cervello è spento.
Eppure il mio cuore batte all' impazzata, e ho ancora tutti i muscoli in tensione. 
Non sono più arrabbiato, neanche un pò. Riesco solo a pensare alle sue ultime parole.
# "Sul serio. Questa volta scomparirò davvero, Otani. Te lo prometto." #
Voleva solo dire che non mi avrebbe più intralciato con i miei studi.
Domani, ne riparleremo con più calma, faremo pace, e tutto si sistemerà.

Vero?









 


ANGOLINO AUTRICE
 
Beh, che dire?
*Si schiarisce la gola*
Non credo che vi sareste mai aspettati una cosa del gen-
*si eleva coro*
nd.Tutti: OTANI SEI UNO STRONZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
nd. Otani: Aiutooo mi inseguono con i forconi! (?)
nd .Autr: *sogghigna* A quanto pare tutti ti odiano nanetto!
nd. Otani: E' tutta colpa tua, autrice sadica!
nd. Autr: Hai ragione, ti ringrazio! ^^ 
nd. Otani: Sei perfida!
nd. Autr: Adagio con i complimenti, così mi fai arrossire! **
nd. Tutti: STRONZOOOO DOVE SCAPPI, TI PRENDIAMOOOOOOO!!!!
nd. Otani: AAAAHHHHHHH LASCIATEMI STARE!!!! AUTRICE FALLE SMETTERE!!!
nd Autr: Scordatelo! Altro che forconi, ti meriteresti ben di peggio, per aver fatto soffrire Risa! Guarda come è ridotta!
nd Risa: Mhfjkfhrj *annega il dolore nel cibo* 
Ehm,Ehm dunque...
Tornando a noi: Che ne pensate di questo capitolo? Vi sembra un pò troppo pesante? Troppo OOC?
E poi, che ne pensate dei pensieri del nanetto? 
Lui Sembra lui, la sua versione più adulta, o solo la sua versione più bastarda? xD
Comunque, come da titolo, da qui, iniziano i veri casini! 
Poveri, li ho voluti strapazzare già dall' inizio! xD Sono proprio pessima! 
nd.Otani, nd.Risa: Si, lo sei!!
nd. Autr: STATE ZITTI!!!
nd.Otani,nd.Risa: Non fiatiamo...
Beh, mi sono dilungata abbastanza. A momenti l' "angolino" diventa pure più lungo del capitolo. ò.o
P.S: Per chi non avesse letto il manga:
*Hitomi, è una ragazza che compare nei volumi 13 e 14 del manga, che cercherà di sedurre Otani, in modo da ingannarlo per spillargli denaro...ma alla fine Risa scoprirà l' inganno! xD
Un bacio, al prossimo capitolo!  ;)

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Capitolo 5
*** Broken ***


Salve a tutti, ben ritrovati! ^^
Chiedo umilmente perdono per il mio enorme ritardo, ma ho avuto molto da fare in questo periodo! xD
Comunque, vi avviso sin da subito, che questo capitolo sarà abbastanza OOC.
Inoltre mi scuso in anticipo, se in alcuni punti possa sembrare poco curato, e poco chiaro, come ho detto ho avuto veramente poco tempo per dedicarmici…, ma se non lo postavo adesso, non lo postavo più. xD
Spero comunque che vi piaccia :)
Ah, vi consiglierei prima di leggere, di prendere un respiro profondo! xD
Buona lettura, e a fine capitolo! ;)




*°*°




 

Capitolo 5.  Incomprensioni.





Risa's POV





Lunedì 24/01
Ore: 14:10
Da: Stronzo
Oggetto: Parliamone...
 
Koizumi, ci ho riflettuto molto, e credo che dovremmo parlare di quello che è successo ieri...
Per favore, rispondi alle mie chiamate.


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Lunedì 24/01
Ore: 23:45
Da:Stronzo
Oggetto: Come vuoi...
 
D’accordo, ho capito.
Appena ti sarai calmata, chiamami, ok?


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Martedì 25/01
Ore: 16:38
Da:Stronzo
Oggetto:...
 
Capisco che tu sia arrabbiata, ma almeno rispondi alle mie chiamate...


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Mercoledì 26/01
Ore: 17:40
Da:Stronzo
Oggetto:Nessun oggetto.
 
Ti avrò fatto almeno una trentina di chiamate, e ancora non ti fai sentire.
Si può sapre che intenzioni hai??


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Mercoledì 26/01
Ore: 19:26
Da:Stronzo
Oggetto: Nessun oggetto.
 
Insoma, almeno degnati di rispondere!
Cresci una buona volta!


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Mercoledì 26/01
Ore: 22:17
Da:Stronzo
Oggetto:Nessun oggetto.
 
Risa, per favore, rispondi...
 
 
Apro il suo ultimo messaggio, quello di stamattina, e quello che, più di tutti gli altri, mi ha suscitato emozioni contrastanti.
Riesco perfettamente ad immaginarmi la sua voce...



Giovedì 27/01
Ore: 7:25
Da:Stronzo
Oggetto: Nessun oggetto.
 
Perdonami...


Rimango per un attimo  ferma, immobile, lo sguardo vacuo,  fissando intensamente quella scritta in nero.
Il contrasto con lo sfondo illuminato del display, mi abbaglia, e fa si che quell’ unica parola, risalti in maniera eccessiva, rimbombandomi fin dentro le profondità dei miei occhi.
Alla fine, sbattendo velocemente le palpebre, ritorno lucida, e metto di nuovo a fuoco, la scritta sullo schermo.
"Perdonami"...
Subito assottiglio lo sguardo, spostando il mio dito sul tasto "Cancella cronologia" .
Premo il tasto, e i suoi messaggi scompaiono all' istante, davanti ai miei occhi.
Sbuffo sonoramente, spegnendo il cellulare, ficcandolo bruscamente dentro la mia borsa.
Tsk.
Ma cosa pensa?
Dopo tutto quello che ha fatto, dopo tutto quello che mi ha detto, spera ancora di cavarsela così facilmente?
Crede davvero che io possa perdonargli tutto, solo perché mi ha mandato due messaggini, tra l' altro, anche scritti di fretta, visti gli errori d' ortografia, -  o forse la fretta non c’ entra, ma sono solo dovuto al fatto che è un idiota analfabeta!-  e qualche telefonata?!
E’ stupido fino a questo punto?! Si è davvero illuso che basti così poco, perché riesca a prendere anche solo in considerazione, l' idea di volergli parlare di nuovo??!
Beh, se è così, si sbaglia di grosso. E' una speranza vana.
Perdonami, tsk.
Ma almeno lo sa il motivo per cui si sta scusando??! O l' ha fatto così tante volte, che ormai gli viene in automatico??!
In ogni caso, non m' interessa.
Ci vorranno ben altro, che delle insensate scuse stavolta, per riuscire a convincermi a perdonarlo.
Sua "altezza" il reale bassotto, dovrà impegnarsi sul serio, per riuscire a smuovermi anche solo di un centimetro! Altroché, se dovrà farlo!
Faccio un paio di respiri profondi, nel tentativo di calmarmi.
Torno a fissare la mia immagine, nel piccolo specchio posto all' entrata del ristorante, evitando accuratamente di soffermarmi sul mio viso. Ho paura di quello che ci possa scorgere...
Sposto, invece, la mia attenzione, su alcune ciocche sfuggite alla crocchia severa dello chignon, dietro la nuca.
Sbuffando con impazienza, cerco inutilmente di aggiustarli alla bell' e meglio, portandomeli all' indietro.
Ma a quanto pare, oggi i miei capelli non vogliono saperne di collaborare.
Me li scompiglio, frustrata "Aaaaaaah!!!. Al diav-"
Un luccichio improvviso sullo specchio, distrae la mia attenzione.
Il mio sguardo, cade verso la mia mano sinistra, sull'anulare, dove ,illuminato dai fievoli raggi del sole mattutino, che penetrano dalle finestre semiaperte dell' Ikebe, brilla l' anello che mi ha regalato Otani.
Per qualche attimo, mi perdo a osservarlo, sentendomi invadere da una strana malinconia...
Scuoto velocemente la testa.
 No! Non devo!
Questo non è né il momento, né il luogo adatto per riportare alla mente certi ricordi.
Perciò cerco, con tutte le mie forze, di non dare conto ai miei pensieri,  tenendo presente ciò che mi sono ripromessa questa mattina: Oggi si pensa solo a lavorare.
Niente strani nanerottoli egoisti, per la testa!
Con un ringhio di esasperazione, decido di lasciar perdere i miei capelli disastrosi, raddrizzando il fiocchetto della divisa.
Lancio un' ultima occhiata alla mia immagine nello specchio, pentendomene immediatamente, e infine, mi dirigo spedita, a grandi passi, verso la cucina.
Come al solito, vi trovo Kohori, intento a indossare il grembiule, e come sempre, appena mi vede, si prepara ad accogliermi, con uno dei suoi soliti sorrisi che sprizzano felicità da tutti i pori.
"Ah! Buongiorno, Koizumi- sa… an?..." il sorriso gli si congela in volto. Evidentemente deve essersi accorto della mia faccia da funerale.
"Si... Buongiorno." biascico atona, trascinando i piedi, verso il bancone con i vassoi.
Oggi, ci vuole ben altro che un sorriso allegro per mettermi di buon umore.
Afferro uno dei vassoi, e la zuccheriera nel ripiano più alto, incominciandola a riempire, senza dire una parola.
 Sento lo sguardo perplesso di Kohori, seguire i miei movimenti.
Dopo un attimo di insolito mutismo, - non è mai successo che Kohori sia rimasto in silenzio così a lungo, in mia presenza - lo sento schiarirsi impercettibilmente la gola.
"Ko-Koizumi-san...?" comincia, in un sussurro incerto.
Mi volto verso di lui.
Si ritrae spaventato, come se avesse appena visto un fantasma.
"Cosa?" domando, fiaccamente.
Lo osservo torcersi le dita, improvvisamente nervoso, "Ah. Ehm... Co-com' è andato... il... test...?"
"Male." rispondo subito, in tono neutro, tornando a fissare il vassoio.
"Co...come?..."
"Sono arrivata ultima." spiego, senza staccare gli occhi dal mio lavoro. Nella mia voce c' è una freddezza che non mi si addice affatto.
"Ah. Ca-capisco..."
Mentre lui sta ancora meditando, in silenzio, sul motivo del mio strano comportamento, dispongo la zuccheriera piena, al centro del vassoio, e attorno, appoggio con estrema calma, le tazzine sopra gli appositi piattini.
Infine, con uno scatto, sollevo il tutto, infastidita, talmente velocemente che per un attimo le tazzine e i piattini,  tremano in un tintinnio acuto, oscillando pericolosamente, prima di tornare al loro posto.
"A - aspetta... Ultima??!" esclama tutt' ad un tratto, strabuzzando i grandi occhi azzurri, lo sguardo acceso da animata incredulità, "M-ma non è possibile!!... Koizumi-san ce l' aveva messa tutta per quel-"
"E invece, a quanto pare lo è!!" sbotto, voltandomi di scatto verso di lui, con voce carica di sarcasmo e qualcos' altro che non riesco a definire.
Di nuovo, la porcellana, trema.
Lui si irrigidisce all’ istante, sconvolto. Non mi sono mai rivolta a Kohori in questo modo aggressivo.
Ma nonostante questo, non sono in grado di fermarmi.
"Ma cosa avete tutti quanti?!?" esclamo, frustrata, presa dall' impeto di buttare all' aria il vassoio che ho tra le mani, "Cos' è,  siete tutti convinti che Koizumi sia in grado di fare qualsiasi cosa??! Di affrontare qualunque situazione??! Beh, spiacente di deludervi, ma non è così!!".
Con un basso ringhio, spalanco con un calcione la porta della cucina, sotto lo sguardo ancora stupefatto di Kohori.
Risa Koizumi è incavolata! Oh, eccome se lo è!





 

***




 

Otani’s POV





"Stronzo?"
Con un sospiro, mi lascio cadere pesantemente sul letto.
"Già"
"Stronzo."
"Esatto."
"Wow..." commenta il mio migliore amico, sollevando entrambe le sopracciglia, scettico, "Koizumi solitamente non dice cose del genere...Devi averla combinata davvero grossa, stavolta..."
Mi volto di scatto verso di lui, fulminandolo con un' occhiataccia.
"Grazie mille, questo lo so!" sbotto, seccato, "Sai, quando ti ho chiesto se potevo venire qui, chiedevo comprensione!"
Sono le tre del pomeriggio, e, seduto sul letto della piccola cameretta di Nakao, -che non è cambiata poi molto, durante tutti questi anni- mi tormento le dita, cercando di far trasparire il meno possibile, il mio nervosismo.
Raggomitolata accanto a me, la sua gatta rossiccia, Kimi ( trovo che sia davvero un nome idiota, per un gatto!*), sonnecchia beatamente, i sensi all' erta, percependo la mia tensione, e le orecchie ben drizzate, nell' udire le mie viscere contorcersi come serpi, dentro al mio stomaco.
Quell' ansia, non ha voluto abbandonarmi.
E' da tre giorni, ormai, dalla sera in cui abbiamo litigato, che Koizumi non risponde alle mie continue chiamate, e ignora completamente i miei messaggi.
E non riesco a darmi pace...
Non faccio altro che pensare...a come ci siamo urlati contro, a tutte le cose orribili che ci siamo detti...
E a come ho sfogato la mia rabbia e la mia frustrazione, con lei...
Ormai, tutta la questione dell' esame fallito, ha raggiunto un angolino molto piccolo e molto buio della mia mente, sostituito da altri pensieri, di tutt' altro genere.
Piantandosi saldamente, come un rampicante rigoglioso e acerbo, quei pensieri  sono cresciuti sempre di più, infettandomi la mente come un fugo velenoso, che si è espanso, e per il quale non c' è stato rimedio.
Come è cresciuta la mia ansia, di giorno in giorno, di ora in ora, di minuto in minuto, anche di notte.
Non penso più ad altro.
Non riesco a togliermi dalla testa quelle parole...Quelle sue ultime parole...
#"Sul serio. Questa volta scomparirò davvero Otani. Te lo prometto.#
Che cosa avrà voluto dire?
E' questa la domanda che mi tormenta da giorni, e che non mi fa dormire la notte.
Sono stato sul punto di mollare ciò che stavo facendo, - che, tra l' altro, o era bucare con intensità allucinante lo schermo del cellulare, nella patetica ( e vana ), attesa di un segno di risposta da parte sua, o, raggomitolarmi letteralmente su me stesso, preso dallo sconforto, il che, è ancora più patetico - e mandare al diavolo ogni traccia di dignità e orgoglio, presentandomi, supplichevole davanti alla sua porta di casa ad implorare il suo perdono, tante di quelle volte, ormai, che ho perso il conto.
Ma, ogni volta, mi sono sempre trattenuto …
"Raccontami di nuovo come è andata."
La voce del mio migliore amico, sbroglia il filo ingarbugliato dei miei pensieri, e in un attimo mi ritrovo di nuovo sotto il peso soffocante di quella triste realtà.
Alzo il viso mesto, e lo guardo, e benché sia perfettamente consapevole della mia espressione, non faccio nulla per nascondere la mia angoscia.
Poi, quando la sua frase mi arriva al cervello, il mio sguardo si assottiglia.
Ma come, di nuovo??
"Ma, dico, hai ascoltato quello che ti ho detto fino ad ora, o hai solo fatto finta!?"
"Ascoltavo...ma non ci ho capito nulla!" ammette, grattandosi la nuca, con aria confusa.
Scuoto la testa, esasperato.
"Te l' ho detto..." borbotto infine, con un sospiro, "In sintesi, Koizumi ce l' ha con me, perché in questo periodo l' ho dovuta trascurare, per via degli esami."
Evito di riaprire di nuovo il discorso “Kanzaki”. In fondo, non è di importante rilevanza …
"Ah..." dice solo, accigliandosi leggermente.
Lo osservo da sotto le ciglia, dubbioso.
"Non...sembra anche a te un atteggiamento...un po’ egoistico da parte sua?"
Lui pare risvegliarsi dalle sue riflessioni.
"Egoistico?..." domanda, senza capire.
Annuisco, con vigore, "Si. Voglio dire," inizio a gesticolare tutto preso dalla foga di spiegarmi, "Io ce la stavo mettendo tutta! Ho dato tutto me stesso, affinché riuscissi a superare quel benedetto esame! E...e ho sempre dato per scontato, che lei stesse dalla mia parte, e mi appoggiasse nella decisione di inseguire il mio sogno, come ha sempre fatto, del resto!"
Mi affloscio, sospirando tristemente, "Ma a quanto pare non è come credevo..."
#"Per  te è tutto normale non è vero? Trascuriamo Koizumi, ho cose ben più importanti da fare! Dimmelo Otani! Dimmi cosa ho mai fatto per meritarmi questo!"#
Forse Koizumi non è più la ragazza che ho conosciuto in prima liceo...
Mi domando se l' abbia mai conosciuta davvero, a questo punto...
#"Chiedo solo un po’ più di considerazione! Cosa vuoi che faccia?! Che stia li al mio posto, ad aspettare pazientemente che ti ricordi che anche io faccio parte della tua vita? Beh, mi dispiace Otani, ma io non ce la faccio più! Sono stanca di sentirmi sempre messa in secondo piano, sono stufa di essere trattata come una pezza da te! Sei solo un egoista Otani!"#
Il mio stomaco si attorciglia dolorosamente, attanagliato dai sensi di colpa.
Forse...anch' io sono stato... un egoista?
"Ma lei ha detto...che sarebbe scomparsa dalla mia vita..."
“Eh?...”
#"Sul serio. Questa volta scomparirò davvero, Otani. Te lo prometto."#
Non stacco gli occhi dal suolo, sentendomi invadere dalla tristezza …
"Hei ...Non mi dire che sei depresso …" mormora Nakao, senza staccare gli occhi da me.
Alzo di scatto il volto, e lo guardo, truce.
"E SECONDO TE NON DOVREI ESSERLO, RAZZA DI IDIOTA??! SE FOSSE LA TUA RAGAZZA A DIRTI CHE SCOMPARIRA' DALLA TUA VITA, TI VERREBBE VOGLIA DI RIDERE??" sbraito a quel punto, al limite dell' esasperazione.
"Chiedevo..."
Sbuffo rabbioso,"Ma tu guarda questo stupido...Io sono in crisi, e lui si mette a dire scemenze..."
Punta il suo sguardo sul mio viso, osservandomi attentamente ancora per un secondo. Poi, sospira.
“Scusa, hai ragione…”
“Mh…” mugugno, senza guardarlo.
"Allora?" mi chiede, dopo un attimo di silenzio.
"Cosa?"
"Che cosa pensi di fare?"
Mi esce un sospiro lento,  "Che altro posso fare? Lei non risponde né alle mie chiamate, né ai miei messaggi, quindi non credo di poter fare granch-"
"Non hai pensato di andare da lei?" mi interrompe.
Arrossisco, colto alla sprovvista.
"Si.." ammetto, infine, "Ci ho pensato...Ma..."
"Non vuoi essere un peso per lei, giusto?"
"Si..."
"E hai paura di come potrebbe reagire, giusto?"
"Beh..."
"Oltre al fatto che non hai la minima idea di cosa dirle..."
"DACCORDO, HO CAPITO!!" sbotto, arrabbiato.
Con uno sonoro sospiro, proseguo, "Il fatto è che …  credo non si tratti di un semplice litigio, stavolta. E temo che una mia parola di troppo, possa peggiorare ulteriormente la situazione …”  
Chiudo gli occhi, portandomi le mani sul viso.
Rimango fermo così, senza dire nulla, sentendo lo sguardo del mio migliore amico, perforarmi la nuca.
"Che cosa devo fare, Nakao?" mormoro, infine. Più che una domanda, la mia, suona come una richiesta implorante.
Lui, assorto, si limita ad osservarmi ancora per qualche secondo, in silenzio.
Alla fine, lo sento sospirare, e alzo il volto, guardandolo mentre si abbandona contro lo schienale della sedia, ad occhi chiusi.
Torno a fissare il parquet arancione, preparandomi alla sentenza, come se fossi un condannato a morte.
"Sai..." comincia, tranquillo, "A me pare di capire...che il problema principale non sia questo, o sbaglio?"
Tolgo le mani dal viso, fissandolo senza capire.
"No?..."
"Già." annuisce lui, convinto "Penso che bisognerebbe scavare più a fondo, per trovare il vero motivo per cui Koizumi è arrabbiata con te..."
Resto in attesa, esortandolo con lo sguardo a continuare. Mi restituisce lo sguardo, accigliato.
"Beh??!" sbotto, infine, malcontenendo la mia impazienza, "Mi vuoi dire o no, qual' è secondo te, questo motivo??!"
"Devi arrivarci da solo." E' la sua geniale risposta.
Ringhio, frustrato,"Coome??"
"Le ragazze, di solito, si comportano in questo modo, quando si sentono offese...Per  esempio, quando il loro ragazzo si dimentica di qualcosa di importante, che ha a che fare con loro..."
Rimango totalmente spiazzato da quell' affermazione. Soprattutto perché è l' ultima alla quale avrei mai pensato.
In fondo, so benissimo cosa vuol dire, in una relazione, subire le conseguenze di una dimenticanza. E non glie lo auguro a nessuno.
Ricordo anche troppo bene, di come Koizumi si sia arrabbiata molto, l' estate scorsa, quando, sbadatamente, mi sono dimenticato del suo compleanno...
"Ne sono convinto anch' io." rispondo infine, senza capire il nesso, "E allora?"
"E allora... tu sei proprio, ma proprio sicuro, che Koizumi non ce l' abbia con te, per questo?"
Corrugo la fronte, "In che senso?"
"Nel senso che...forse, e dico forse... può essere che ti sia sfuggito qualcosa..."
In silenzio, rimango a soppesare il suo tono allusivo, e il tic nervoso al suo occhio sinistro...
Riduco gli occhi a due fessure,  lanciandogli un’ occhiata dubbiosa.
"Nakao, sei nervoso, per caso?" chiedo, scrutando attentamente la sua reazione.
Non mi può nascondere niente. Lo conosco troppo bene.
"C-chi, io?..."
"Si..." assottiglio lo sguardo, insospettendomi sempre di più, "Stai sudando...E ti viene sempre il tic all' occhio sinistro, quando sei nervoso..."
"T-ti sbagli..." mi rivolge la parte destra del suo viso, nascondendomi l’ occhio incriminato.
"Aspetta..." lo interrompo, colto da un pensiero improvviso, "Tu sai qualcosa che io non so?"
"Chi, io?" chiede di nuovo, ridacchiando nervosamente.
Il tremolio nella sua voce mi toglie ogni dubbio.
"Hai parlato con Nobu, non è vero?" domando, cambiando completamente tono.
"Ma certo che no, ci mancherebbe!" esclama, asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
"No, perché, in tal caso, dovresti dirmelo..." lo ammonisco, con  un' occhiata minacciosa, "Adesso." Sibilo, con occhi ridotti a fessure.
"M-ma..."
Parlo con estrema lentezza, rabbioso,"Guarda che se vengo a sapere che tu hai parlato con Nobu, e sai qualcosa su questa faccenda, che io ancora non so, giuro che..."
"Ok, sta’ calmo!" mi intima lui, le braccia alzate davanti a se, come a volersi fare scudo.
Solo in quel momento mi accorgo di essermi alzato dal letto, pronto a scattare verso di lui.
"Non so niente, Otani, va bene?..."
Per qualche strano motivo, decido di credergli, almeno per adesso.
Sbuffo, ancora preso dalla rabbia, lasciandomi nuovamente cadere sul letto.
"Fidati..." il suo tono sembra sollevato, mentre torna ad appoggiarsi allo schienale della sedia, "E' solo che io le conosco bene le donne!" si atteggia, con aria da intenditore.
Lo fulmino immediatamente con un' occhiata assassina. Mi sento ancora incazzato con lui.
"E comunque..." si stacca dalla sedia, appoggiandosi il peso del suo corpo sulle ginocchia, "Ne sei sicuro?”
Mi guarda risoluto in viso, “Sicuro di non esserti dimenticato di qualcosa d' importante?"
"Per esempio?" sto incominciando davvero a spazientirmi.
Invece di girarci intorno, perché non si decide a parlare, una buona volta??!
"Non lo so..." dice in tono vago, scuotendo piano la testa, "Tipo, un appuntamento che avevate in programma...o una vostra ricorrenza particolare. Che ne so..." si stringe nelle spalle.
Sbuffando, incrocio le braccia, volgendo lo sguardo verso il basso, meditabondo.
Ho davvero dimenticato qualcosa? Qualcosa che non avrei dovuto dimenticarmi?
Se si, che cosa?
E soprattutto...Che sia per questo che Koizumi è arrabbiata con me?...
 Alla fine, scuoto tristemente la testa, sentendomi scivolarmi via tutta la rabbia, l’ ansia che ritorna.
"No, non è questo..." ammetto a malincuore, "Io e lei non avevamo programmato nessun appuntamento, o altro, da settimane..."
A parte il concerto di Umibozu, aggiungo mentalmente. Possibile che ce l' abbia con me per questo?
Ma non è stata lei...a dirmi di non preoccuparmi, e che dovevo pensare solo a studiare?
Scuoto nuovamente la testa, in preda alla confusione.
Accidenti, non ci capisco più nulla...
Donne!
Non capirò mai come la pensano!
Soprattutto, cosa pensa la più tonta, scema, ed egoista del pianeta...
Mi esce un sospiro sconsolato.
"Non c' è niente che mi sia dimenticato." ribatto, infine, con sicurezza.
"Ne sei convinto?..."
"Ma si, te l' ho detto," sbuffo, appoggiandomi con i gomiti sul letto "...E’ lei che è irascibile e se la prende per nient-"
Le parole mi muoiono in gola, e mi blocco a metà frase, colto da un improvviso turbamento.
#"Ho visto le tue trenta chiamate...e ho pensato che volessi dirmi qualcosa di urgente.#
#"Koizumi, stai piangendo? Dimmelo."#
Mi sento raggelare, e mi tiro su a sedere di scatto, sentendo quel turbamento farsi strada tra le mie ossa, ingarbugliandomi fastidiosamente le viscere.
#"Otani.. Non hai...nient' altro da dirmi?"#
#"Vedo che per certe cose la tua memoria funziona alla grande!"#
A quel punto, spalanco gli occhi, terrorizzato.
Qualcosa c' era.
Intanto, Nakao mi sta scrutando stupito, e io cerco di ignorare la sua muta domanda.
Dopo un tempo che mi pare infinito, riesco finalmente a ritrovare la voce.
"Oh..." mormoro, roco, "....merda."
Lui solleva un sopracciglio, notando la mia espressione.
"Cosa?" mi chiede, totalmente perplesso.
Ma io sono troppo scosso per prestargli attenzione.
"Oh, merda. No..." scuoto la testa, rifiutando di accettare quel pensiero, "Non può essere..."
"Cosa non può essere?... Insomma mi vuoi dire che ti prend-"
"Non posso averlo fatto, no...Merda… Merda, merda!!"
"La pianti di dire merda?..."
"Cazzo! Cazzissimo!!"
"Ecco, ha cambiato..."
Mi alzo di scatto dal letto- svegliando Kimi, che mi soffia contro, infastidita-, e corro verso il mio migliore amico, afferrandolo con dita tremanti, per il colletto della camicia.
"No, tu non capisci!!" esclamo agitato, a pochi centimetri dalla sua faccia,"... Mi sono scordato!"
"Eh? Ti sei scordato?" fa lui, ritraendosi, allibito.
"Si, cazzo!! Mi sono scordato!!..." Lascio la presa su di lui, afferrandomi i capelli tra le mani, terrorizzato.
"Ok, ma adesso calmati!" Mi intima il mio migliore amico, visibilmente preoccupato, alzando una mano verso di me.
 "Cosa ti sei scordat-"
"Test."
"Eh? Test?"
"SI CAZZO, IL FOTTUTISSIMO TEST DI KOIZUMI!!" urlo,in preda al panico più totale, "Ecco che cosa mi sono scordato!!"
Torno a sedermi sul letto, sempre tenendomi la testa tra le mani, rendendomi conto di non riuscire più neanche a stare in piedi, per quanto mi tremano le gambe.
"Come ho potuto.." mormoro, scuotendo piano la testa, rivolto a me stesso, "Come ho potuto!"
Non ci posso credere. Non posso crederci …
Era...era dasecoli, che mi parlava di quel test. Era tutta emozionata, all' idea di poter essere una tra i primi...
E io...E io...l' ho scordato. Completamente.
Come diavolo ho fatto, a dimenticarlo?? Cielo, ma cos’ ho apposto del cervello, segatura??!
Sono un fottuto idiota!
Ecco perchè Koizumi ce l' ha così tanto con me!
E’ ovvio che non voglia più parlarmi...
"Non sapevo che Koizumi dovesse superare un test..." dice Nakao, all’ improvviso, senza staccare gli occhi da me, "Non me ne hai parlato..."
Certo che non ne ho parlato! Non ho avuto modo di pensare a questo, preso com' ero da tutte le cose che avevo da fare...
Di nuovo, un pensiero improvviso, mi attraversa la mente.
#"Koizumi stai piangendo? Dimmelo."#
#"N-no...”#
Si.
Stava piangendo. Quel giorno stava davvero piangendo.
Tolgo le mani dal volto, e mi alzo, con estrema calma, senza tradire alcuna emozione.
Nakao mi guarda, attonito.
"Ot-"
Non lo lascio finire.
"Devo andare da lei." 





 

*** 




 

Risa's POV





Accidenti a quel nano da strapazzo.
#"Sul serio. Questa volta scomparirò davvero, Otani. Te lo prometto."#
Esatto, è proprio così! Abbiamo chiuso!
Tutto finito, andato, caput! Chiaro il concetto?!
Non m' importa più un fico secco di quel nanetto dalla testa calda!
Che faccia il romantico con chi gli pare, e non venga a stressare me con delle patetiche scuse!
Devo solo fare finta che questi ultimi anni non siano mai esistiti! Facile, e che ci vuole?!
Ho già dimenticato tutto!
E' finita, chiuso il discorso!
Basta!
Che nervi!
Oggi ho davvero i nervi a fior di pelle!
"Ko-Koizumi-san…Po- potresti abbassare quei coltelli?..." mi chiede Mikoto, con una vocina terrorizzata.
Mi fermo con le lame a mezz' aria, voltandomi, confusa, verso la mia collega.
“Eh? Vo - volevo affettare il pesce …” cerco di spiegare, cocciuta.
Lei ridacchia nervosamente, “Ca-capisco…Tranquilla, se ne occuperanno i cuochi, come al solito …”
“Signorina Koizumi!”
Io e Mikoto trasaliamo, e  lascio cadere i coltelli sul tavolo, vedendo spuntare l’ ombra della zietta attraverso la porta aperta.
“Non l’ ho assunta per fare la perdigiorno in cucina, ma per accogliere i clienti! Esca immediatamente da qui, e faccia il lavoro per cui viene pagata!”
“S-si… Mi scusi signorina Matsubara.” mormoro, a capo chino.
Benchè il mio umore non sia dei migliori, e per quanto possa essere arrabbiata, la zietta, ha ancora la straordinaria capacità di terrorizzarmi, sempre e comunque.
Sospiro, afferrando di nuovo il vassoio, dirigendomi mestamente in sala.
Cavolo. Non va affatto bene.
Per quanto mi sforzi di non portare i miei pensieri su quell’ aberrante idiota, mi riesce impossibile non farlo.
E quando mi ripeto di non pensarci, e come se ci pensassi, poiché penso pur sempre che non devo pensare a lui!
Aaahhh, sto impazzendo!
Finirò dallo strizzacervelli, se va avanti così!
Il solito tintinnio alla porta, -che ormai sto incominciando seriamente ad odiare-  mi distrae dai miei nefasti pensieri, avvertendomi dell' arrivo di nuovi clienti.
Sibilando tra i denti tutta la mia disapprovazione, mi stampo il sorriso meno tirato del mio repertorio, preparandomi a riceverli, mentre oltrepassano la soglia.
"Ah, Benvenu-uuuuh-UUUUUUUUUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!...................."
Il mio piede scivola sul pavimento appena lucidato, e mi sento tirare bruscamente all' indietro, come da una mano invisibile.
Scaravento all' aria il vassoio pieno, che finisce a terra con un gran boato di piatti e tazzine rotti, e, cerco di portare tutto il mio peso in avanti, finendo per cascare, con malagrazia, addosso ad uno dei clienti.
"Hei, capisco quanto io ti possa sembrare irresistibile... Ma dobbiamo per forza incontrarci tutte le volte così?"
Sollevo il volto, e un attimo dopo, il sorriso bianco e luminoso di Haruki Akamura, mi investe in tutto il suo splendore.
Sgrano gli occhi, e non posso fare a meno di arrossire violentemente.
"Salve."
Mi guarda con un’ espressione incuriosita, sul suo viso sorridente.
Il mio cervello elabora con un secondo di ritardo, di essere intrappolata ancora nella presa ferrea delle sue braccia.
Mi allontano di scatto, sentendo le mie guancie andare a fuoco.
"Ha-a-a-a-a-a...I-i-i-i-i-io...M-mi-mi-mi-mi-mi…"
"Risa Koizumi, giusto?" mi chiede, dopo averci pensato su, "Ti ricordi di me, vero? Ci siamo scontrati qualche settimana fa..."
Mi blocco, sorpresa. Si ricorda addirittura il mio nome?...
Rimango a fissarlo come un' idiota, ancora un po’ scossa, incapace di articolare una risposta decente.
Lui solleva un sopracciglio, osservandomi con interesse, mentre il sorriso non abbandona il suo volto.
In fretta, cerco di ricompormi. Accidenti!
Devo sembrargli una ritardata, in questo momento!
Mi riscuoto, ritornando con i piedi per terra.
"Ah. S-si, certo..." annuisco vigorosamente, "Haruki, certo che mi ricordo."
Il suo sorriso si allarga, se possibile, ancora di più. Cerco di restituirlo, incerta.
"Ti presento i miei amici." annuncia allegramente, scostandosi per mostrare le due persone dietro di lui.
"Lei è Tomi-chan." si volta verso una bella ragazza dai capelli lunghi e neri, dallo sguardo freddo, "E lui, il suo ragazzo, Rei-kun." Indica il ragazzo sorridente, con i dred, accanto a lei.
"Piacere." dicono all' unisono, con un breve inchino.
"P-piacere ..."
Si odono dei tonfi pesanti in avvicinamento.
"Signorina Koizumi!"
Mi raggelo all' istante, preparandomi al peggio.
La vecchietta giunge, e di fronte al disastro che le si presenta davanti, fa una faccia che, se non fosse che mi sono appena giocata il lavoro, troverei persino comica.
"MA COSA E' SUCCESSO QUI???!!"
"Mi-mi dispiace...Io..." mi abbasso automaticamente per raccogliere le tazze frantumate, rischiando di tagliarmi per la fretta.
"Ah, non è niente..." sento dire ad Haruki, e un attimo dopo, è di fronte a me, ad aiutarmi.
Alzo il volto, sorpresa.
"Mi dispiace, è colpa mia." continua, lo sguardo rivolto in alto verso la zietta, con una mano dietro la nuca, in segno di imbarazzo.
In questo momento, non so perché, ma mi ricorda Otani...
Scuoto la testa immediatamente, cercando di distrarmi col suono della sua voce.
"Sono entrato di fretta... e per sbaglio ho urtato questa graziosa cameriera."
Lo guardo, stranita. Sposta lo sguardo su di me, e ben attento a non farsi accorgere, mi fa l' occhiolino.
A quel punto, sento il mio viso ardere.
"Oh..." biascica la vecchietta, presa in contropiede, "In questo caso, lasci stare. Se ne occuperà la mia dipendente." si affretta ad aggiungere, in tono melenso.
"Kohori!"
Il ragazzo giunge, tutto trafelato, bloccandosi alla vista di tutto quel trambusto.
Alzo il volto su di lui, e lo scopro intento ad osservarmi. Distoglie immediatamente lo sguardo dal mio viso, con un’ espressione triste.
Perfetto, adesso anche Kohori ce l' ha con me...
Beh, come biasimarlo, in fondo, dopo il modo in cui mi sono rivolta a lui, questa mattina?...
Sospiro, mortificata.
"Si, signorina Matsubar-?"
"Non vedi che questi clienti sono ancora in piedi!? Sbrigati, e falli accomodare!"
"Si, subito!" esclama, accompagnando gli amici di Haruki, ad uno dei tavolini vicino alla finestra.
Lui, invece, non si muove.
"Lascia stare..." gli sussurro a capo chino, ancora in imbarazzo, ma non si alza fino a quando non abbiamo raccolto tutti i frammenti della pregiata porcellana.
Lo osservo curiosa, mentre ci alziamo, entrambi.
Mormoro un "grazie", senza guardarlo.
“Prego..” sussurra lui in risposta, seguendomi con lo sguardo.
Non appena oltrepasso la soglia della cucona, subito vengo attaccata di nuovo dalla vecchietta.
"Signorina Koizumi, che cosa aspetta a prendere le ordinazioni!?" mi  toglie bruscamente il vassoio dalle mani, e mi spinge con impazienza, nuovamente in sala.
"Si, subito..." sospiro, rassegnata.
Mi avvicino titubante al tavolo, ancora presa da uno strano imbarazzo.
Appena mi nota, Haruki, mi sorride.
Avvampo, afferrando con dita tremanti, il blocchetto dalla tasca della divisa.
"Ehm, co-cosa desiderate?..."
"Io vorrei questo." mi risponde la ragazza, in tono annoiato, indicando il misoshiru* sul menu.
"Un taiyaki* al cioccolato, per favore." Aggiunge il suo ragazzo.
"Per me niente," fa Haruki, sempre sorridendomi.
Deglutisco, sotto il suo sguardo, “E da bere?”
“Due Mexican dencer.” Risponde l’ amico.
Trascrivo l’ ordinazione sul foglietto, dopodiché fuggo via alla velocità della luce.
Quando ritorno con i vassoi pieni, noto Haruki che non mi toglie gli occhi di dosso.
Mi sento improvvisamente nervosa. Mi domando a cosa sia dovuto questo strano imbarazzo…
In fondo, non ho provato una cosa del genere, quando ci siamo scontrati settimane fa …
"Koizumi, quando finisce il tuo turno?" mi chiede all’ improvviso, mentre io mi sono già voltata, intenta ad allontanarmi.
Mi blocco, e torno sui miei passi, guardandolo confusa, “Eh?...”
Lancio un’occhiata all’ orologio appeso in alto, dietro il bancone.  Le 13:52.
“Uhm...Fra un' ora, più o meno” rispondo, poi torno a guardarlo, “Perché?”
Appoggia il mento sul palmo della mano, osservandomi sempre col suo quel suo sguardo sorridente.
"Dopo ti và se ti riaccompagno a casa?"
I suoi amici si voltano verso di lui, scrutandolo  con espressione stranita.
Benché anch’ io sia rimasta abbastanza sorpresa dalla domanda, non posso fare a meno di pensare che la loro reazione sia un po’esagerata.
"Ah...Beh, non so..." comincio, incerta se accettare o no.
 E' sbagliato...nei confronti di Otani?...
Aspetta. Non devo farmi più certi pensieri!
E' stato lui il primo a comportarsi male con me!
E poi mi riaccompagna solo a casa...
"Tranquilla, non sono mica un maniaco!" ride lui, accorgendosi della mia espressione titubante.
"Fossi in te non mi fiderei!" scherza il suo amico, scoppiando a ridere anche lui.
Anch’ io mi ritrovo a sorridere, mio malgrado.
"D’accordo." acconsento, annuendo.
E poi, mi ha praticamente salvato dal licenziamento sicuro. E’ il minimo che possa fare.
Si apre in un sorriso allegro. Di nuovo, i suoi amici lo guardano, increduli.
“D’ accordo. Ti aspetto, allora.”
Annuisco di nuovo, e con un ultimo cenno del capo, mi allontano, senza più alcuna fretta.





 

***




 

Haruki’s POV





La osservo allontanarsi, non riuscendo a smettere di sorridere.
Quella ragazza è sicuramente la seconda ragazza più eccentrica che io abbia mai conosciuto.
"Quindi è lei?" Mi chiede Tomi-chan, osservandomi con il suo solito sguardo gelido che, per chi non la conoscesse,  metterebbe  senz’ altro in soggezione.
Annuisco, e torno a guardare Koizumi, sempre più incuriosito.
 La osservo sospirare pesantemente, abbassando il volto, mortificata,  sotto l’ ennesima ramanzina del suo capo.
"Non è buffa?" chiedo poi,  appoggiandomi rilassato, contro lo schienale della sedia.
Nella foga di spiegarsi, Koizumi ha appena fatto cadere il menu per terra, alimentando così  i rimproveri.
 Cerco di soffocare le risate.
"Mh-mh..." biascica Rei, in risposta, osservandomi con uno sguardo dubbioso.
 "Che intenzioni hai, Haruki?" mi chiede, infine.
Tolgo lo sguardo da quella strana ragazza, e mi volto verso di lui, accigliandomi.
 "Come che intenzioni ho?" domando, senza capire.
"Ti sei offerto di riaccompagnarla a casa..." mi fa notare.
"Si…" rispondo, con un' alzata di spalle.
"E l' hai coperta col suo capo." aggiunge Tomi-chan, intenta a sorseggiare la sua zuppa.
"Esatto …"
"Che intenzioni hai?" Mi chiedono di nuovo in coro, entrambi.
Mi ritraggo, arrossendo leggermente.
"Ma niente..." faccio di nuovo spallucce, "Quella ragazza mi sembra simpatica, e vorrei..."
"...Uscire con lei."
"....conoscerla meglio. Perché pensi che ci voglia uscire?" chiedo, seccato, rivolto al mio migliore amico.
"Beh...è la prima volta che prendi tu l' iniziativa. Sai, da quando..." Lascia in sospeso la frase, che per un attimo, aleggia tra di noi, allusiva.
Capisco al volo a cosa si riferisce. Abbasso gli occhi sul tavolino.
"Ultimamente diverse ragazze ti hanno chiesto di uscire..." prosegue lui, con tono mesto, "Ma poi,  hai visto anche tu, come è andata a finire...."
“Io… ci ho provato, lo sai…" rispondo, senza staccare lo sguardo, dall' angolo della tovaglia arancione.
"Si, lo so. Però..."
"Non è facile per me..." mormoro, scuotendo piano la testa, "Non puoi capire come mi sento. E' così difficile...Ma ci sto provando."
"Lo so..." annuisce serio ,con sguardo comprensivo, "Neanche per me e Tomi è stato facile, e lo sai anche tu... Ma siamo preoccupati per te. Io e lei,  presto ritorneremo a Tokio, e non potremmo starti vicino per sempre… Perciò, cerca di non correre troppi rischi…”
“Se non rischio, non ne uscirò mai…”
“Non devi farlo, se non lo senti…” prosegue lui, fissandomi con espressione compassionevole dipinta sul volto.
Detesto quando le persone mi fissano in quel modo.
Lui continua, “Non deve essere una forzatura. Lascia che le cose vadano come devono andare, che seguano il loro corso, in modo naturale..."
"E' quello che sto facendo..."
"Sei sicuro che invece, tu non stia forzando un po’ troppo le cose? Sai, quella Koizumi...mi sembra una brava ragazza..."
"Anche a me..." ribatto, convinto, "Per questo vorrei conoscerla meglio..."
"....E mi dispiacerebbe se finisse come le altre ragazze. E inoltre..." la sua voce si abbassa fino a diventare un sussurro impercettibile, "Lei non le assomiglia affatto... Reina..."
Il mio cuore si stringe immediatamente, in una morsa dolorosa.
"No! Non dirlo!" esclamo, con tono implorante.
I miei amici si lanciano un' occhiata, per poi osservarmi, preoccupati.
"Spero solo … che tu sappia quello che stai facendo, Haruki..." sospira alla fine Rei.
Prendo un respiro profondo, cercando di calmare la mia agitazione.
"La accompagno solo a casa...Non mi sembra di averle chiesto chissà quale appuntamento ufficiale!"
"Già..." dice all' improvviso Tomi-chan, con sguardo vacuo, "E comunque, le ho visto un anello al dito..."
"Anello? "chiede Rei.
"Si. Qui. " indica l' anulare sinistro.
Rimango sorpreso. Come ho fatto a non pensare a quell' eventualità?
"Visto?" faccio, allargando le braccia, abbandonandomi nuovamente contro la sedia, "Ha anche un ragazzo, perciò non preoccuparti..."
Davvero. Niente di cui preoccuparsi.





 

***



 

Risa’s POV





Entro in cucina, accorgendomi di Kohori, intento a trafficare dentro gli sportelli sotto il lavandino.
“Ma dove l’ avranno messa?...” brontola, trafelato.
Con un sospiro, mi avvicino cautamente a lui.
Mi tormento le dita, nervosa,“Kohori…”
“Mh?.” Alza di scatto la testa, sbattendola sonoramente contro il lavandino.
“UUH-AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIOOOOOOOOOOOO!!!!!!!”
“Kohori!!” preoccupata, gli vado subito incontro, abbassandomi verso di lui, “Stai ben-?“
“ Chedolorechedolorechedolorechedolorechedolorechedoloreeeeee!!!!!!!!!!.....” piagnucola, strofinandosi velocemente la testa, agitando le gambe.
“Mi dispiace!...” urlo in mezzo al trambusto, disperata.
“…Chedolorechedolorechedolorechedolore,che dolore atroceeeeeeeeeeee!!!!!”
“SCUSAMIII!!!” Il mio strillo lo fa tornare in sé.
Si blocca a guardarmi, una lacrimuccia all’ angolo dell’ occhio, le mani ancora sulla nuca.
Abbasso lo sguardo,“Scusami…” ripeto, mormorando, “Per questo…e per quello che è successo stamattina. Sono stata… davvero cattiva. Perdonami…”
Mi zittisco, presa dai sensi di colpa, rimanendo in attesa che parli.
Dopo un po’, lo sento ridacchiare.
Alzo il volto, sorpresa.
"Ma no…Non preoccuparti. Capitano a tutti delle giornate storte. Anzi, scusami tu… Dopo aver percepito in che stato era il tuo umore, avrei dovuto lasciarti in pace. Sono… davvero un piccoletto asfissiante avvolte. Non trovi anche tu… Koizumi-san?...”
Torna a sorridermi, con quel suo sorriso aperto e gioioso, senza il quale non sarebbe lui.
Sorrido anch’ io, un po’ incerta, scuotendo lentamente la testa, e sentendo dentro di me, alcune nuvole dilatarsi, ma senza  vedere ancora  nessuno spiraglio di luce.
“Comunque…” comincia, grattandosi la nuca, “Tu hai idea… di dove possa essere la spugna abrasiva?”
Soffocando una risata, mi avvicino al lavabo, rivelandola incastonata tra la ciotola e il lavello.
Lui  la afferra, imprecando sottovoce.
“Se vuoi, posso darti una mano...” Propongo, prendendo posto accanto a lui.
Mi guarda, sorpreso, “Ah...No, non è necessario …”
“Tranquillo.” gli rivolgo un sorriso rassicurante, “Finiremo prima, in due, e in questo modo la zietta non lo verrà mai a sapere.”
Mi restituisce il sorriso, “D’ accordo!”
Incominciamo a concentrarci, in silenzio, sul nostro lavoro,  muovendoci in perfetta sincronia: lui lava i piatti, io li asciugo con una pezza asciutta.
“Come mai oggi Abe non è venuta?” chiedo, più che altro per fare conversazione, dato che il silenzio di prima non mi è pesato affatto.
"Si è presa l’ influenza." mi risponde solo, grattandosi la testa con le mani fatte di detersivo.
“Ah, mi dispiace..”
“Anche tu hai avuto l’ influenza, Koizumi-san?” mi domanda, dopo una lunga pausa.
“Eh?”
“Non sei venuta a lavorare, in questi giorni…”
Sussulto, e per poco non faccio cadere a terra il piatto che ho tra le mani.
“Ah…Ehm…E-ecco io…. S-si, qualcosa del genere…”
Diavolo. Non mi piace mentire a Kohori, soprattutto non dopo che abbiamo appena fatto pace…
Sento il suo sguardo indagatore su di me, e inizio a sudare freddo.
“Allora, è pronta o no?!?”
La voce irritata della zietta ci fa sobbalzare, e ci voltiamo entrambi, notandola discutere animatamente con uno dei cuochi- pasticceri del ristorante.
“Non ancora…Ci vuole ancora un po’ di tempo prima che sia cotta del tut-“
“Lasci stare, faccio io!” lo allontana via con uno spintone, tirando fuori dal forno quello che sembra un dolce.
Io e Kohori ci guardiamo, indecisi se ridere o preoccuparci.
Dopo aver finito di lavare i piatti, ( per fortuna l’ intervento della vecchietta, ha fatto dimenticare a Kohori di cosa stavamo discutendo), ci dirigiamo in sala, rimanendo sorpresi nel trovare la zietta al tavolo di Haruki e i suoi amici.
“Ecco qui, omaggio della casa.” cinguetta, appoggiando un piatto con quella che, sarebbe dovuta sembrare una torta quadrangolare, ma che in realtà assomigliava più ad una poltiglia informe, davanti ad Haruki.
Lo vedo fare una smorfia. Trattengo a stento una risata.
“Gra-grazie…”
“Si figuri…L’ ho fatto con le mie mani!” miagola, sbattendo le lunghe ciglia.
Si ritrae, spaventato. Rei-kun e Tomi-chan si tengono lo stomaco, cercando di soffocare il più possibile gli scatti di risa.
Con un ultimo “Buon appetito!”, la vecchietta si allontana.
Il mio sguardo si sposta su Haruki. Mi guarda, con uno strano misto di terrore e supplica.
Volto il viso dall’ altra parte, mettendo una mano sulle labbra, nascondendo il mezzo sorriso. 





 

***




 

"Koizumi, sei pronta?"
"Si..andiamo" dico, nervosamente, rivolta ad Haruki.
Incominciamo ad incamminarci sul marciapiede,  l' una accanto all' altro, in silenzio.
Decido di smorzare quella tensione, cercando in fretta qualcosa da dire.
"Ehm..." comincio, alzando il volto su di lui, "Vo-volevo ringraziarti..."
Lui si volta di scatto verso di me, guardandomi con espressione confusa.
"Sai...per prima" mi spiego,"Probabilmente è solo grazie a te, che ho ancora un lavoro."
Mi rivolge un sorriso aperto e sincero, "Figurati,Koizumi. L' ho fatto con piacere!"
Arrossisco imbarazzata dallo zelo nel suo tono. Annuisco silenziosa.
Diavolo...Perché mi sento così?...
Cerco di capire se quello che provo è imbarazzo o qualcos' altro, ma la sua voce interrompe istantaneamente i miei pensieri.
"Allora, Koizumi, dimmi...Quanti anni hai?"
Sospiro di sollievo, apprezzando il suo tentativo di fare conversazione incominciando da una domanda così poco impegnativa.
Per un attimo ho temuto che volesse chiedermi della mia vita sentimentale....
"Diciannove." rispondo, alzando coraggiosamente il viso verso di lui, "E tu?"
"Ventuno." risponde, senza smettere di sorridermi, "Sai, ad essere sinceri, ti facevo più grande della tua età!"
Mi lascio sfuggire un sospiro di rassegnazione, "E' perché sono così alta..."
Lui ride, "No, non intendevo quello. Il fatto è che...mi sembri una ragazza forte, Koizumi, sicura di te, determinata...una vera roccia!" libera una sonora risata.
Scuoto la testa, "L' apparenza inganna..."sussurro, depressa.
"Come?"
"Non sono come mi hai descritto, purtroppo..." mormoro, evitando accuratamente il suo sguardo.
Dopo, un attimo, lo sento sorridere di nuovo.
"Koizumi, tu ce l' hai il ragazzo?"
Mi irrigidisco all' istante, ben consapevole che le mie guancie hanno assunto la stessa colorazione dei miei capelli.
"A-ah, e-ecco i-io..." balbetto, incapace di mettere in fila due parole.
Ce l' ho? Forse?...
"Ecco in realtà io..io...io non lo so" ammetto, infine.
Lo vedo sollevare le sopracciglia, stupito dalla mia insensata risposta.
"Non...lo sai...?"
"Ecco, vedi..." comincio, cercando di spiegarmi.
 Ma mi rendo conto che non riesco a trovare facilmente le parole giuste, per descrivere la nostra situazione.
 "Io e lui...abbiamo litigato pesantemente qualche giorno fa...E non ci parliamo da allora." Dico, lentamente, assottigliando le labbra in una linea sottile.
"Oh..." mormora lui, un lampo di comprensione che gli attraversa lo sguardo, "E...non avete cercato di chiarirvi?..."
"In realtà...sono io che non voglio parlargli. Lui non...si è comportato molto bene nei miei confronti...
Cavolo.
Non va bene, non va affatto bene…
"Comunque, basta parlare di me!” dico all’ improvviso, cercando disperatamente una via di fuga da quei pensieri inopportuni, “Tu, invece? Ce l' hai la ragazza?" mi sforzo di sorridere, sperando di suonare naturale e allegra.
" Attualmente no...” risponde, ancora non del tutto convinto, “Però sono in cerca." Mi sorride, strizzandomi l' occhio. Mi sento arrossire.
"In realtà...ho avuto diverse storie di recente...ma non hanno funzionato."
Beh, non mi riesce difficile immaginarlo attorniato da belle ragazze. Infondo, Haruki è davvero un ragazzo attraente …
"Oh...e come mai?"
"Beh…” si ferma un attimo, per cercare le parole, “ Erano tutte ragazze bellissime… e anche interessanti da un certo punto di vista. Però..." si interrompe, rabbuiandosi.
Rimango stupita, dal cambiamento del suo sguardo.
"Nessuna di loro, era...colei che cercavo."
Osservo a lungo il suo viso, cercando di decifrarne l' espressione.
Tutta la spavalderia e l' allegria sono scomparse, sostituite da un' espressione di chi ha vissuto cento anni, o più, e fosse costretto a rimanere su questa terra contro la propria volontà...
Dopo un po’, lui si accorge del mio sguardo preoccupato, e pare riscuotersi dalla sua aria assorta. Mi sorride, rassicurante.
"Ma devo ammetterlo...Nessuna di loro, mi ha mai offerto una torta quadrata!"
La sua voce e il suo umore sembrano essere tornati come prima.
Gli restituisco il sorriso, sollevata.
"Veramente era una Kasutera*…preparata con "le sue manuccie sante"!”, imito la vocina smielata della vecchietta, con un risolino.
Lui fa una smorfia, "Non so se sentirmi onorato..."
Lo guardo, fingendo incredulità, "Oh, ma certo che devi! Non capita tutti i giorni che la zietta sia così dolce con qualcuno!"
Lui rabbrividisce.
"E poi..." continuo, ridacchiando, " Dovresti darle almeno una chance...Non vorrai spezzare così, il cuore di una povera ragazza!"
Lui sbuffa, stando al gioco, "Diciamo che “ragazza”, non è proprio il termine che userei per descrivere il tuo capo..."
Ridacchio sotto i baffi, mentre lui prosegue con una smorfia disgustata, "Non oso immaginare con che intruglio l' ha preparata..."
"Ma no...solo con una buona dose d' amore!"
"Io direi pure con una buona dose di alcol, e forte anche. Per un attimo, ho temuto che volesse portarmi a letto!"
"Oh -oh, non dirmi che la tua aria da playboy, è solo una finzione!" Rido, assumendo un' espressione fintamente delusa.
Mi lancia un' occhiata di sbieco, "Ti piacerebbe, dolcezza!" mi sorride, sfrontato.
Ridacchio, portandomi una mano alla bocca.
Mi irrigidisco di colpo.
Aspetta. Cosa sto facendo??
Sto...flirtando??!
"Non...non montarti troppo la testa..." mormoro, colta da un improvviso nervosismo, "La zietta stava solo cercando di essere gentile, e di scusarsi per tutto quel trambusto. Tutto qui..."
Rimane a lungo ad osservarmi. Evidentemente si è accorto del mio improvviso cambiamento d’ umore. Sorride, ironico, "Già...E allora perché l' ha offerta solo a me? Ti ricordo che li con me, c' erano anche Rei, e Tomi-chan..."
"Perché tu sei quello, che si è dovuto sorbire il peso di una giraffa intera addosso." rispondo prontamente, con un mezzo sorriso.
Lui scoppia a ridere, "Una giraffa carina…" precisa, facendomi nuovamente l' occhiolino.
Di nuovo, mi sento arrossire. Mi domando...se stia flirtando anche lui...
Aspetta...anche???!!
"E comunque..." mormora, distraendomi dalle mie riflessioni, "Credo proprio che si sia innamorata di me. Eh, eh, Sono troppo figo!" si porta le mani dietro la nuca, spensierato.
Cielo...
Perché, perché in questo momento mi deve ricordare così tanto Otani?...
Volta il viso verso di me, e mi guarda.
Sorrido immediatamente,  "Si, e anche sorprendentemente modesto, a quanto vedo!".
"Certo!" annuisce, serio ," La modestia è una qualità importante, che non può assolutamente mancare in un giovanotto attraente come me!"
Scoppio a ridere sonoramente.
Mi rendo conto che, nonostante l' imbarazzo iniziale, mi viene del tutto naturale e spontaneo conversare con lui.
E poi, non è male, per una volta, dover alzare lo sguardo per parlare con chi mi sta accanto.
Ormai con Otani, mi sono talmente abituata a spostare lo sguardo verso il basso, che adesso mi sembra strano dover alzare gli occhi per incontrare il viso di Haruki.
Eppure è... piacevole. E' piacevole per una volta, poter stare accanto, e poter parlare con un ragazzo normale.
Alto, gentile, spiritoso. Carino. Alto...
Senza neanche accorgermene, mi ritrovo davanti al cancello di casa mia.
“Ti ringrazio per la chiacchierata!” sorrido, voltandomi verso Haruki, “Mi ha fatto davvero piacere.”
“Figurati, Koizumi.”, mi sorride, in risposta, “Anche a me. Quando vuoi potremo rifarlo, qualche volta.”
Abbasso lo sguardo, nervosa.
“Ah…” mormoro,non sapendo cosa rispondere…
“Certo.” dico infine, sollevando il volto, “Mi piacerebbe molto.”
Il suo sorriso si allarga, “D’accordo. Ciao, Koizumi. Ci vediamo.”
“Si. Ciao, Haruki…”
Lo osservo allontanarsi, ancora con la mano a mezz’ aria.
Certo che Haruki…è davvero un bravo ragazzo…
Con un sospiro, apro il cancelletto, dirigendomi verso la porta di casa.
“Koizumi.”
Mi raggelo all’ istante, al suono di quella voce.
Volto appena il viso, e scopro Otani a pochi passi da me, con uno sguardo serio e confuso.
Mi volto verso la porta, facendo finta di non averlo visto.
Lo sento prendere un respiro profondo.
"Hai ricevuto i miei messaggi?..."
Non rispondo, incominciando a trafficare nella borsa, una mano sul pomello della porta.
"Perché non mi hai richiamato?", prosegue, insistente.
"..."
"...Koizumi, chi era quel tizio?!?!" sbotta alla fine, in tono arrabbiato.
Sto per voltarmi verso di lui, urlargli che non sono affari suoi. Ma stranamente, non è questo che mi esce di bocca.
"Si chiama Haruki. Lo conosco a malapena."
"Cos… Haruki?” domanda, ancora confuso, “Aspetta. Quell' Haruki?!? Il tizio dell' incidente?!?"
"Esatto." Rispondo, calma, la mano persa dentro la borsa.
"E...E si può sapere che cavolo ci facevi con lui?!?"
"L' ho incontrato oggi a lavoro, e si è offerto di riaccompagnarmi a casa."
Diavolo. Perché non sto mai zitta, perché?!
Perché cavolo gli sto dando tutte queste spiegazioni, comunque??
Sbuffo infastidita, più che altro con me stessa, agitando, ormai in maniera convulsiva, la mano dentro la borsa, nella febbricitante ricerca della mia unica via di fuga.
"Coosa??" sbotta incredulo,  "E per quale motivo non hai rifiutato??!" anche se gli do le spalle, capisco benissimo dal tono di voce, che è palesemente alterato.
Non rispondo,trafugando nella borsa ormai in maniera spasmodica, quasi infilandoci la testa dentro.
Dove diavolo è quella maledettissima chiave??!
Otani muove un passo, con l' intenzioni di avvicinarsi a me. Vado in iperventilazione, presa totalmente dal panico.
Mi volto fulminandolo con un' occhiata gelida, "Cos'è, tutt' ad un tratto t' è venuta voglia di parlare con me??!  Beh, adesso sono io quella che non vuole parlarti! Lasciami in pace!!" sbotto, brusca.
Trasalisce, sgranando gli occhi,"Koizumi..."
Finalmente le mie dita si stringono intorno al metallo freddo delle chiavi di casa. Le tiro fuori, esultante, ficcandole nella serratura con dita tremanti.
"Mi dispiace."
Il debole sussurro della sua voce, mi giunge chiaro alle mie orecchie.
Mi rendo conto di essermi bloccata con la mano ancora stratta alla chiave, facendo uno sforzo sovrannaturale, per non girarmi e guardare la sua espressione.
Così rimango ferma, immobile, incapace di articolare una parola.
Lui prende fiato e continua, "Mi...dispiace tanto Koizumi. Davvero..."
Io ancora non dico nulla, totalmente presa alla sprovvista.
E adesso? Che dovrei fare?
Non ho mai pensato a quest' eventualità. Non credevo che si sarebbe scusato...
"Non...avrei dovuto dimenticarmi del tuo test. Scusa."
Mi riscuoto immediatamente.
Il mio cervello si riaccende, e i miei arti riprendono di nuovo vita. Il respiro ritorna.
"Beh, se non hai altro da dire, ti dispiace se adesso entro dentro casa? Ho da fare." mi esce un tono gelido e noncurante, che non avrei mai pensato di poster usare con Otani. Annoiato.
Lo sento trattenere impercettibilmente il respiro, mentre io con uno scatto secco, apro finalmente la porta.
"Koizumi!"
Sbatto la porta più forte che posso.
Appoggio le spalle contro porta serrando i denti.

Si. Sono ancora arrabbiata con lui.




***




 

 Giunta nella mia stanza, mi butto sul letto, a pancia in su,  un braccio abbandonato sulla fronte.
Chiudo gli occhi, sperando che il sonno mi avvolga, ma invano.
Ho passato gli ultimi tre giorni in quel letto, a piangere come una disperata, saltando anche il lavoro, e rifiutandomi di alzarmi per nessun motivo.
Mia madre ha quasi dovuto ficcarmi forzatamente il cibo in bocca, affinché io mi decidessi a mangiare qualcosa.
Con la mente, ripercorro per la milionesima volta tutto quello che io e Otani ci siamo detti quella sera, urlandoci addosso tutta la nostra frustrazione, come non avevamo mai fatto prima di allora.
Non riesco a distaccare i miei pensieri dal viso arrabbiato di Otani, mentre mi dava dell' idiota, dal modo in cui mi aveva guardata, sprezzante, dicendomi di essere ridicola a pensare quelle cose.
E soprattutto, non riuscivo a non pensare...al suo sguardo severo, e gelido, quando gli ho domandato se mi amava...
#"Ma che razza di domanda è?#
Con uno scatto involontario, mi abbraccio, strizzando gli occhi, e scuotendo velocemente la testa, nel disperato tentativo di far uscire quei pensieri dalla mia mente.
Ormai ,non mi stupisce più di tanto avere questa reazioneIn questi giorni, raggomitolata nel mio letto, ne ho avute anche di peggiori...
Infine srotolo le braccia, sollevando la mano sinistra, portandomela davanti agli occhi.
Osservo l’ anello argentato, e senza che possa fare niente per impedirlo, i ricordi della sera in cui Otani me l' ha regalato, si fanno strada nella mia mente....





#"Che cos'è?..."
"Aprilo." sussurrò, con un mezzo sorriso carico di aspettativa, osservando attentamente la mia reazione.
Con dita tremanti per la curiosità e l' emozione, sciolsi l' elegante fiocchettino rosso, aprendo la piccola scatolina quadrata.
"Un...anello?"
Rimasi totalmente stupita.
Non era da Otani fare certi regali...
Quando mi aveva regalato il ciondolo, mi aveva detto chiaramente che quello non era il suo stile...
Mi sembrava così strano immaginarmelo entrare in un negozio di bigiotteria, e scegliere personalmente un anello, per me...
Pensai a quanto debba essersi sentito in imbarazzo...Proprio come adesso, suppongo.
"Ho sentito che hai perso la collana..." cominciò, le guance che si accesero di un lieve rossore.
Parlava velocemente, mentre mi spiegava, mangiandosi le parole, che era stato Takato a dirgli dell' incidente della collana, e che si sentiva responsabile, dato che la colpa era un po’ anche di mio fratello. Così, gli aveva suggerito di prendermi qualcos' altro, se non altro, per risollevarmi il morale.
Io rimasi in silenzio, ad ascoltare stupefatta, tutta la storia.
Ma non potei fare a meno di sentirmi un po’ in colpa anch' io.
In realtà era a causa mia, se il ciondolo era andato perso. Avrei dovuto fare più attenzione a dove lo appoggiavo...
"Mi dispiace Otani..." sussurrai a capo chino,sinceramente dispiaciuta.
Avevo perso il primo regalo fattomi da Otani, al quale tenevo moltissimo, e lui si era sentito in dovere di prendermene un altro, senza dubbio, più costoso del precedente...
Per un momento interminabile, lui rimase a fissarmi, in silenzio.
Poi si avvicinò impercettibilmente a me, cercando i miei occhi. 
"Non dire "scusa"...Dovresti dire "grazie", giusto?"
Mi voltai verso di lui, incontrando i suoi occhi sinceri.
"Grazie..." dissi con un sussurro, sentendomi arrossire.
Il suo sorriso si allargò ancora di più.
"Ma...sei sicuro?..." incominciai con tono incerto.
Più osservavo l' anello d' argento tra le mie dita, più mi convincevo che, benché fosse abbastanza semplice, doveva essergli costato una piccola fortuna.
"Se devo dirti la verità, era da tempo che pensavo di farti un regalo", rivelò, osservando il cielo puntellato di stelle, "Per questo ti ho comprato questo anello, molto tempo fa..."
A quelle parole, alzai di scatto il viso, guardandolo, stupita.
Molto tempo fa?...
"Da-davvero?! E perchè??"
"Ti ho fatto preoccupare durante il periodo degli esami,no?" disse, come se fosse una spiegazione, facendo spallucce.
Mi limitai a osservarlo, completamente senza parole.
Quindi in quel periodo lui... mi aveva pensato così tanto?...
Il mio senso di colpa si era raddoppiato a quella rivelazione, e chinai il capo, incapace di sostenere il suo sguardo.
"Ma..." incominciai, rigirandomi nervosamente l' anello tra le dita, "io non ho pensato di farti niente...per aver superato gli esami..."
Tenni ancora lo sguardo sulle mie mani appoggiate sul grembo, ben consapevole dei suoi occhi fissi su di me.
Ad un certo punto, vidi le sue dita avvicinarsi alle mie, e sfiorandole impercettibilmente, prese l' anello dal palmo della mia mano.
"Non fa niente" mormorò, di nuovo con un' alzata di spalle, "Su, vediamo come ti sta."
E prima che me ne rendessi pienamente conto, colta alla sprovvista, mi sentii afferrare gentilmente il polso, mentre mi sollevava la mano con delicatezza.
Osservai la mano di Otani, sfiorare dolcemente la mia, e lasciare che l' anello scivolasse senza alcuna difficoltà, nel mio dito. 
Mi portai la mano aperta, davanti ai miei occhi, e per un paio di secondi, restammo in silenzio, ad osservare l' effetto.
Poi, nello stesso istante in cui lui si portò una mano a coprirsi il viso paonazzo, sentii il mio, aprirsi in un sorriso radioso.
Mi donava davvero!
"Questo mi fa sentire davvero, come la tua ragazza!" esclamai, mentre i miei occhi si beavano di quello spettacolo, luccicando come la mattina di Natale.
Pensai mi stesse davvero benissimo.
Sembrava fatto apposta per me! Ed era anche della mia misura!
E soprattutto, era stato Otani a farmelo.#





Apro di scatto gli occhi, tirandomi su a sedere.
Devo chiamare Nobu. Immediatamente.




 

***




 

Otani’s POV °°°





"Era con quel tizio!"
"Calmati. Quale tizio?"
"Il tizio che ha investito a Capodanno!"
Sbotto, andando avanti e indietro da un capo all' altro della mia stanza, il telefono appiccicato all' orecchio, fumando di rabbia e gelosia. Più di gelosia.
"Ah, certo, il tipo di cui mi parlava Nobu..." fa Nakao dall’ altro lato del cellulare.
“Stavolta ha esagerato!”
“Esagerato?..”mormora lui, senza capire.
"Andiamo! Dev' essere per forza una ripicca contro di me!"
Sospira, "Senti Ot-"
"Che cosa crede di fare??! Cosa vuole dimostrare comportandosi in questo modo??!"
Che è perfettamente in grado di trovarsi un altro ragazzo, all' istante? Alto, per giunta??!
Che in un attimo, riesce a dimenticarsi di me?...
Mi esce un ringhio di frustrazione.
La situazione, adesso è decisamente peggiorata.





 

***






Risa’s POV ***
 
"Quello stupido nanerottolo!"
"Ha- ah..."
"Ma come si permette??!” esclamo, arrabbiata come non mai, “ Atteggiarsi a figo, irritandosi, solo perché un ragazzo gentile come Haruki, si è offerto di riaccompagnarmi a casa!...”
“Si, certo … ”
  “E dopo che non si è fatto sentire per settimane, per giunta!"
“Se …”
"Quel tappetto da strapazzo! Quanto mi da sui nervi!...Ma, hei, mi stai ascoltando, o no??!" sbotto irritata, contro il cellulare, rivolgendomi alla mia migliore amica.
"Si, si, ti sto ascoltando...” fa lei, annoiata.
“Bene …”
“… Anche se preferirei non stare a sentire tutte le stupidaggini che stanno uscendo dalla tua bocca, Risa!" conclude lei con tono altrettanto duro.
Mi irrigidisco, arrossendo," N-non sono stupidaggini! Otani è un' idiota e un egoista e..."
"E ti ha evitata per settimane, si è comportato da stronzo  e bla bla bla...lo so, me l' hai già detto!"
Il mio viso va in fiamme, "He-hei, e questo cos' è??! Mi hai chiesto tu di dirti come sarebbe andata..."
"Si, ma non pensavo che voi due foste così stupidi!”
"Co..come?...!"





 

°°°




 

 
"E Kanzaki?" mi domanda lui all’ improvviso.
Alzo di scatto il volto, preso in contropiede.
 "Kanzaki?" domando, confuso.
"Si...stamattina non hai accennato qualcosa, sul fatto che si sono incontrate, e hanno parlato di te?..."
Ah, quindi ascoltava…
 "Si..."rispondo infine, titubante, “Lei le ha raccontato della nostra prima uscita…”
“E perchè pensi che lo abbia fatto?”
Scuoto lentamente la testa, facendo spallucce, “Non ne ho idea…”
Davvero, per quanto mi sforzi di capire le ragioni di Kanzaki, rimangono un mistero.
Corrugo la fronte, “Ma cosa c’ entra questo con-“
“Non pensi sia per questo che Koizumi si sia arrabbiata…?”
Fisso la parete di fronte a me, riflettendo sulle sue parole.
#”Vedo che ti preoccupi ancora molto…per lei.”#
#”Eri timido, dolce e romantico con lei! Avevi mille premure per lei! Invece quando si tratta di me, sparisci per tre settimane, senza preoccupartene affatto!”#
In effetti, Koizumi, mi è sembrata ritornandoci molte volte su questo punto.
Ma davvero…E’ impossibile. Non mi dire che ancora lei…
#”Se te l’ avesse fatta lei quella domanda, avresti risposto diversamente, allora!”#
#”Come…come potrei non essere gelosa? Non solo per l’ appuntamento. Da quello che mi ha raccontato, ho capito che il rapporto che avevi con lei era speciale…e non posso fare a meno di paragonarlo al nostro.”#
Mi alzo di scatto dal letto, ringhiando.
“Quell’ idiota!”
“Chi? Koizumi o Kanzaki?...”
Ignoro la sua domanda palesemente ironica, “Ma come… come può anche solo pensare… mettere a paragone quello che c’ è stato con Mayu, con quello che ho con lei??!  E’... folle!”
“Folle?...”
“Si! Insomma, è stato più di sei anni fa, diamine!” sbotto, frustrato, “A quel tempo ero solo un moccioso alle prese con la mia prima cotta!”
“Me lo ricordo… ma ricordo anche che hai detto a Kanzaki di amar-"
Non gli do il tempo di concludere la frase.
"L' ho detto nella foga de momento!" spiego, esasperato, " Non avevo neanche la minima idea di quello che dicevo! Il mio cervello era perso più che altro dagli occhi, e vedevo Kanzaki come la ragazza perfetta!"
"Si, ricordo anche questo..."
"Certo, mi piaceva, era bello stare in sua compagnia...Ma da qui al dire che la amavo, è un' esagerazione!"
Davvero. Come può l' idea di lasciarla, per rimettermi con Kanzaki, averle sfiorato la mente, anche solo per un secondo?
Davvero Koizumi... ha una così bassa opinione, dei sentimenti che nutro per lei?...
"...E Koizumi?" Mi domanda Nakao all' improvviso, sciogliendo il filo ingarbugliato dei miei pensieri.
"Koizumi?" domando, non ancora del tutto lucido.
"Si. Tu… ami Koizumi?"
Arrossisco di botto.
Di nuovo, sono preso in contropiede, di fronte a questa domanda. Alla fine, sospiro.
Annuisco, rendendomi conto un secondo di ritardo che lui non può vedermi.
"Ma certo, mi pare ovvio..."
E' la prima volta che lo ammetto così apertamente a qualcuno. E ciò mi fa arrossire ancora di più.
Davvero. Come può Koizumi dubitarne ancora?
Certo, non glie lo dicevo molto spesso...E si, lo ammetto, certe volte mi comporto da vero e proprio idiota con lei. Ma è solo per nascondere il mio imbarazzo, mica per chissà cosa...
#"Mi ami?"#
Sospiro. Eppure, lei ancora è così insicura. Forse... dovrei incominciare a cambiare atteggiamento.
Dovrei incominciare a comportarmi un pò più da fidanzato, e meno da Hall Hanshin.
"E glie lo dici spesso?" mi chiede lui, interrompendo di nuovo i miei pensieri, come se fosse in grado di leggerli.
"Ah," inizio, imbarazzato "Ehm...veramente..."
"Come pensavo." lo sento sospirare, rassegnato. Me lo immagino mentre si porta una mano alla fronte, scuotendo leggermente la testa.
"Le ragazze sono come dei fiori..." esordisce con un tono di voce che definirei a dir poco melenso, "Hanno bisogno di molte attenzioni, e amorevoli cure, affinchè possano sbocciare, in tutta la loro grazia, e bellezza!"
"Ma che vai blaterando?" commento, con una smorfia "Sembri quel Maity del cavolo..."
"Beh, aveva ragione, sai?" mi dice, piccato " Forse Koizumi non ce l' avrebbe tanto con te, se le dicessi ogni tanto quello che provi per lei."
Le sue parole mi provocano un sussulto involontario. Mi colpiscono come una frustata.
Ha ragione.
"Alla mia dolce Nobu glie lo ripeto in continuazione...E lei mi ripaga benissimo per tutte le volte, quando viene qui."
Alzo gli occhi al cielo, fremendo d' impazienza, mentre lui si perde in chiacchiere inutili, sulle capacità erotiche della sua ragazza.




 

***




 

"Voi due vi amate! Piantatela di negarlo!" sbotta lei a quel punto, palesemente esasperata.
Mi irrigidisco, arrossendo ancora di più, "T-ti sbagli! Non mi importa più niente di quel nanerottolo! ”
"Oh no..."la sento sospirare.
"Cosa?" chiedo.
"Non mi dirai che tu e Otani siete "quel" genere di coppia!"
"Eh?" faccio, senza capire,"Quale gener-"
"Il genere: "si lasciano e si rimettono in continuazione"..."
Arrossisco di botto, "Che...che vorresti dire con questo?! E' ovvio che non ho nessuna intenzione di rimettermi con Otani!"
"Si, anche Otani, quando vi siete lasciati la prima volta, aveva detto una cosa del genere..."
Avvampo, presa in contropiede, "B-bhe per me è la verità! Ho chiuso con quel perfido nano!"
Lei mi ignora, "Le persone che si amano, si sostengono l' un l' altra....Ma non mi pare che ci sia stato un grande sforzo da parte tua, non è vero?”
Il senso di colpa mi sta uccidendo.
“E’...è solo colpa di Otani!” esclamo a fatica, per il grosso nodo in gola.
Sento che sto per rimettermi a piangere.
“A lui... non importa un bel niente di me …” mormoro, con voce tremante, scoprendo con orrore  i miei occhi lucidi.
“Risa …”
"Andiamo, Nobu..."mormoro, cercando inutilmente di ricacciare indietro le lacrime, "guardiamo in faccia la realtà. Io e Otani non siamo mai stati una vera coppia."
"Ma di che diavolo-?"
"Hai visto anche tu il modo in cui ci comportiamo l' un l' altra, che litighiamo sempre. Non...si capiva assolutamente che eravamo una coppia..."
"Risa."
"Insomma...Ormai ho capito che...io e lui non siamo fatti per stare insieme..." concludo, asciugandomi con la giacca, la guancia ormai bagnata di lacrime.
Dopo un attimo di pausa la sento sbuffare sonoramente.
"Hai finito? Cavolo non avrei mai pensato di dirlo..."
"Eh?"
"In questa storia il vero idiota non è Otani, Risa...sei tu!"
"Co-coome??"
"Cielo, ma si può sapere che diavolo vai blaterando? Guarda che ti stai sbagliando Risa!"
"In che sens-"
"Lascia che ti dica una cosa...Tu e Otani avete sempre avuto l' aria di due piccioncini litiganti. Anzi di una vecchia coppia sposata da cinquant’ anni anni, per l' esattezza."
Sgrano gli occhi, incredula.





 

°°°




 

"...E quindi ho capito che non basta dirglielo una o due volte. Se vuoi l' extra, devi darti da fare."
"D’ accordo, ma questo che c' entra??" sbotto, seccato.
"C' entra." risponde, come con tono di chi la sa lunga " Comunque, non è questo il problema, dato che glie l' hai già detto."
Mi irrigidisco all' istante, sudando freddo.
La mia pausa, lo insospettisce.
"Perché tu... gliel' hai già detto, vero?" domanda, con tono improvvisamente preoccupato.
A quel punto vado in iperventilazione.
"Detto...?" chiedo, facendo il vago, cercando di prendere tempo.
Ma lui ha già capito tutto. Del resto, non posso nascondere granché, a Nakao.
"Oh, no...non dirmelo."
Sospiro, rassegnato.
"Non glie l' hai mai detto?!" sbotta, incredulo.
"Ehm..." mormoro, mangiandomi un' unghia dal nervosismo.
"Santo cielo..." sospira pesantemente "Sai, inizio a pensare che, forse la mia Nobu abbia ragione su di te. Tu sei davvero, un perfetto imbecille, Otani."
"Hey!"sbotto a mia volta, offeso "Non è che io non glie l' abbia mai detto!...Ok, è vero non glie l' ho ancora detto!..." ammetto, scoraggiato, "Pe-però glie l' ho fatto capire..." Mi mordo la lingua, ben consapevole, con quelle parole di essermi dato la zappa sui piedi.
Ringrazio mentalmente tutti i Kami che dall'altro capo del telefono ci sia Nakao, e non Nobu.
Infatti lui, si limita a sospirare di nuovo, più pesantemente di prima. Poi, rimane in silenzio, meditabondo.
Dopo un po’, decido di interrompere le sue riflessioni, sicuramente non molto confortanti.
"Io e Koizumi non siamo te e Nobu, lo sai..." mormoro, come se fosse una valida spiegazione, e non un semplice dato di fatto.
"Si, ma Koizumi è pur sempre una ragazza... Siete una coppia! O almeno, lo eravate..."
Il mio cuore prende a contorcersi in una morsa dolorosa, a quelle parole.
"Lo...lo siamo ancora." ribatto, ma con orrore, mi scopro ad usare un tono incerto, "Koizumi si è solo presa un periodo per...ehm...pensare." Mi sembra di rivolgere le mie parole, più a me stesso, che a lui, come per cercare di autoconvincermi che siano vere.
Il mio cuore prende a tambureggiarmi inspiegabilmente nel mio petto, preso da uno strano turbamento.
Calma... Calmati. E' così. Si è soltanto presa una pausa.
Si,solo una pausa... Per riflettere su...Su...
"E hai intenzione di lasciarla pensare ancora per molto?" la sua domanda mi coglie nuovamente alla sprovvista.
"Che vuoi dir-"
"Se lascerai le cose come stanno, Koizumi, prenderà una decisione. E sarà quella che non vuoi sentire."
Mi immobilizzo, raggelandomi. Il respiro mi si blocca in gola, e non riesco più a farlo uscire.
"Pensaci." prosegue Nakao, con un tono serio, che raramente gli sento usare, "Vuoi davvero che Koizumi ti lasci, perché non sei stato in grado di dirle quello che provi per lei?"
Sono ancora immobile, intento a fissare la parete fredda davanti a me, incapace di muovere un muscolo.
"Lei troverà presto qualcun' altro con cui stare...Qualcuno che non avrà di certo esitazione nel mostrarle quanto ci tiene. Come quell' Haruki, per esempio..."
Le mie viscere iniziano a contorcersi, provocandomi fitte acute di angoscia e gelosia.
Già riesco a vederli.
Lei, lui. Un tramonto. Lo sguardo di lei, rivolto verso l' alto, quello di lui, verso il basso, come avrebbe dovuto essere, intenti a guardarsi negli occhi, intensi, mentre lui si abbassa verso le sue labbra, sussurrandole: "Ti amo..."
Stringo i pugni, serrando la mascella, sforzandomi di non mettermi ad urlare.
"Otani?..." sento la sua voce chiamarmi,come da un eco lontano.
"Devo..." mi esce in un sospiro appena udibile.
"Come?" chiede, confuso "Otani?..."
"Dirglielo." Accigliato, distolgo lo sguardo dalla parete, tornando lucido, "Devo dirglielo."
Dopo un attimo di pausa, lo sento ridacchiare, "Finalmente ci sei arrivato! Che cosa aspetti, allora!? Và, e diglielo!”
"Si...adesso vado da lei, e glie lo dico!" Urlo, esultante. Sento l' adrenalina scorrermi calda nelle vene, insieme a qualcos' altro che non so definire.
"Stai qui, al telefono con me a blaterare inutili sciocchezze...Corri, sbrigati!"
Rimango muto, col telefono incollato all' orecchio, incapace quasi di respirare dall' emozione.
"Va da lei e diglielo!"
A quel punto, scatto.
Lancio il telefono sul letto, senza neanche staccarlo, e volo attraverso la stanza.
Mi precipito verso le scale, scendendole a due a due, a grandi balzi, e spalanco la porta con violenza.
Sento il mio cuore pompare sangue e adrenalina, mentre il suo tambureggiare mi rimbomba nelle tempie.
Percorro il vialetto a velocità disumana, e, per la prima volta da giorni, sul mio viso, si fa strada un largo e aperto sorriso.
Sempre più emozionato,raggiungo il cancelletto, lanciandomi su di esso, e aprendolo con mani tremanti per la fretta.
Finalmente, lo apro, e mi fiondo sul marciapiede, mentre solo una piccolissima parte del mio cervello, elabora, nella foga, di aver urtato qualcuno, o qualcosa.
In ogni caso, il pensiero di girarmi a controllare, non mi sfiora neanche la mente, e continuo a correre, come un pazzo per la frenesia, percorrendo distrattamente quel tratto di strada, che potrei fare anche ad occhi bendati. 
Non penso più a niente. Né alle conseguenze delle mie azioni, né a queste ultime settimane, né a questi ultimi dieci minuti.
Riesco solo a pensare a lei.
Non ho più neanche un pensiero, un' emozione, battito del cuore, in questo momento, che non sia rivolto a lei.
Penso solo a muovere i miei piedi in più in fretta possibile.
Non vedo l' ora di rivederla. Di rivedere il suo viso, prenderlo tra le mie mani e baciarla, come non ho mai fatto prima, e dirle una volta per tutte quello che sento davvero.
Che io sono totalmente, e follemente...
"Atsushi!!"
Una voce mi chiama, da dietro le spalle,giungendomi da lontano. Una voce familiare.
Con uno scatto involontario, e in viso ancora un' espressione sorridente, mi volto.
Il mio sorriso si sgretola immediatamente, come un castello di carte.
"Kanzaki..."





 

***




 

Risa's POV





Scuoto lentamente la testa, sospirando.
"Ma che dici, Nobu..."
"La verità." ribatte lei, convinta "La verità è che voi due stavate insieme addirittura prima che ufficializzaste la cosa. Altro che "non siete mai stati una vera coppia", e tutte le altre cazzate che hai detto!"
Prima che ufficializzassimo la cosa?...
"Intendi quando ci stavamo ancora frequentando?"domando, senza capire.
"No! Ancora prima."
"Non capisco Nob-"
"Ho sempre avuto l' impressione... che tu ed Otani foste due facce della stessa medaglia. Non importa quanta differenza di altezza ci sia tra di voi."
Ammutolisco immediatamente.
Lei prosegue, "Non importa quanto siate differenti l' uno dall' altra, ma quanto siate simili. Siete fatti l' uno per l' altra! Ed è talmente palese che tutti se ne sono accorti, addirittura prima di voi! Non capisci la fortuna che hai? E adesso tu vuoi rinunciare a questo per...una sciocchezza? Cresci Risa."
E' sicuramente il discorso più lungo, serio e profondo che Nobu abbia mai fatto.
Resto letteralmente senza parole. Soprattutto perché non ho la minima idea di come ribattere.
Ha assolutamente ragione. Cazzo se ce l' ha!
"Hai ragione!" esclamo, senza fiato.
"Cazzo se ce l' ho!"
"Devo andare da Otani! Dirgli che mi dispiace...E che non importa se non mi ha mai detto che mi ama...Perché io lo amo tantissimo!"
"Così si ragiona!” esclama lei, esultante, “ Finalmente sei tornata la Risa di sempre!"
Sento il mio cuore battere forte, risvegliandosi come se fosse stato sopito, per non so quanto tempo.
Devo andare da lui!





 

°°°




 

Otani’s POV
 
 
"Cosa..cosa ci fai qui?" domando, muovendo due passi verso di lei, confuso.
Lei non risponde, e cerca di riprendere fiato, affannata per avermi rincorso.
Fremo di impazienza, e faccio appello a tutto il mio autocontrollo, per non girare i tacchi, e ricominciare a correre.
Attendo, ordinando, con un certo sforzo, ai miei piedi di rimanere incollati dove sono.
Finalmente lei, si ricompone, e cerca di sorridermi nel suo solito modo timido, arrossendo vistosamente.
Improvvisamente mi sento inquieto.
 Il modo in cui mi sorride, mi ricorda molto, troppo, quando stavamo assieme …
 “I-io…Ecco …”comincia, il volto chino, “Vo-volevo parlarti…”
“Mi dispiace, ma sono…Ehm… in ritardo per una cosa!” la interrompo.
 Faccio per voltarmi di nuovo, troppo impaziente di rivedere Koizumi, per stare lì a perdere tempo, ancora un secondo di più.
 “Me la dirai un’ altra volt-“
Non riesco più a parlare.
Kanzaki si è avvicinata impercettibilmente, portando il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Sgrano gli occhi, accorgendomi di aver smesso di respirare.
 Non sono in grado di muovere un solo muscolo, da quanto sono stupito.
Lei mi osserva, con sguardo languido, le guance tinte di un lieve rossore.
 “Non fa niente…” mormora, con un tono di voce che non ricordo di averle mai sentito,muovendo un ulteriore passo verso di me.
“Non ho bisogno di parole.”
Mi irrigidisco all’ istante,  troppo scioccato per poterle impedire di fare l’ ultimo passo.
E’ troppo vicina, adesso.
Troppo, troppo vicina.




 

***




 

Risa’s POV





Corro a perdifiato, ignorando la neve che inizia a cadere dal cielo, e la gente che si volta verso di me, additandomi, sorpresa.
Ma io non penso più a niente.
Niente.
Dal mio petto infuocato, inizia a liberarsi una risata. 
Aperta, sonora, affannata per la corsa, adrenalinica.
Riesco solo a pensare alui.
A Otani.
Lui, lui solo. Nessun altro.
Non mi sono mai sentita così impaziente, così euforica di rivederlo.
Voglio dirgli che lo amo.
Io …
Le mie gambe si fermano.
 Gelo.
Il gelo, intorno a me, che fino a quel momento stranamente mi era sembrato così caldo, avvolgente, improvvisamente  mi investe, con tutta la sua forza, congelando anche il mio cuore.
No.
Smetto di respirare, mentre il mio cuore, che si era fermato per un solo istante,  riprende vita, martellandomi nel petto, con furia.
No …
No, ti prego no, no
Rimango così, ferma in mezzo alla strada ghiacciata, senza respirare, incapace di accettare la scena che ho davanti.
Eppure, quella scena l' ho vista tante di quelle volte, nella mia mente, in questi ultimi giorni, che non dovrebbe farmi più alcun effetto, ormai...
E allora perché fa così dannatamente male?
Perché, mi sembra che il cuore mi sia diventato di ghiaccio, come attraversato da milioni di coltelli?
Inizio a tremare violentemente, e non so per quale miracolo, riesca ancora a reggermi sulle mie gambe.
Perdo il senso del tempo, e dello spazio.
Non so se sia passato un secondo, o mille, non so se sono ancora in piedi, o se sto galleggiando per aria.
Sto piangendo, questo lo so, ne sono consapevole, perché le due figure davanti a me sono diventate annebbiate.
Inizio a sperare ardentemente che sia un incubo, solo un altro incubo...
Ma è la realtà.
Otani e Kanzaki si stanno baciando, davanti ai miei occhi.
Lo vedo staccarsi da lei, osservandola attonito.
Non mi muovo, mentre lei, volta il viso,  e, con un sussulto, si accorge di me.
Allora lui, segue il suo sguardo.
Si immobilizza, sgranando gli occhi, terrorizzato.
Poi, scatta.
Ma io, mi sono già voltata.
Lo sento urlare il mio nome, mentre Kanzaki urla quello di lui.
Non mi volto.
Gelo. Gelo, intorno a me, gelo dentro di me..
"KOIZUMI!!!!" 
Continuo a correre, senza prestare attenzione a dove metto i piedi, gli occhi offuscati dalle lacrime.
"KOIZUMI!!!!!"
Il suo urlo mi giunge da vicino. Mi ha quasi raggiunta.
“TI PREGO!! ASPETTA!!”
Mi volto di scatto, scoprendolo a pochi passi da me.
"NO!!"
Il mio urlo soffocato, lo fa trasalire, vibrando nella notte gelida, risuonandomi dentro, nelle ossa. 
Sussulto anch’ io, notando il suo viso, contratto in un’ espressione sofferente che non gli ho mai visto.
Ha una mano alzata verso di me,e gli occhi lucidi.
 "Ho finito di aspettare Otani ..." mormoro, il viso bagnato di lacrime.
"Ti prego..." ripete, in un sussurro  implorante, "Per favore...Aspetta solo un secondo, ok?... "
Mi accorgo che la sua  voce trema. Non dovrei sentire una dolorosa morsa al cuore, per questo.
"Fammi spiegare..."
"Non devi spiegare un bel niente Otani! Quello che ho visto, è già stato più che sufficiente come spiegazione!"
"Ascoltami..."
"E perché mai dovrei?? Tu mi hai ascoltata l’ ultima volta?!"
"Tu non capisci! E' tutto uno stupido malinteso …" Scatta in avanti, cercando di afferrarmi il polso.
Non glie lo lascio fare.
Con tutta la rabbia e il dolore che riesco a canalizzare, faccio un passo avanti, e lo schiaffeggio.
E' già successo altre volte che lo picchiassi, sempre per gioco. Ma questa volta l' ho fatto con tutta l' intenzione di fargli del male. Di ferirlo.
"Non toccarmi." Sussurro con voce tremula e gelida, guardandolo dritto negli occhi.
Lui si tiene la guancia con la mano,  guardandomi ad occhi sgranati.
Mi sfilo l' anello, che sento d’ improvviso pesante al mio anulare, e lo getto a terra, provocandone un tintinnio acuto.
Lo calpesto con tutte le mie forze, appiattendolo contro l’ asfalto.
"NON TOCCARMI MAI PIU’!!"
Mi volto, ricominciando a correre, ben consapevole che Otani non mi avrebbe più seguita.










ANGOLINO AUTRICE
 

Questo è senza dubbio il capitolo più stressante e più lungo che abbia mai scritto, e conto da ora in avanti, di non scrivere più un capitolo così lungo. E' devastante! çç
Cioè 44 pagine! 44!! O.O *schok* E in più, questo capitolo, l' ho scritto anche di sana pianta! Non so davvero come abbia fatto...boh! xD
Well, gentili lettori:
Detto sinceramente; Siete stufi di tutto ciò??
Volete che facciano pace? O, al contrario,volete che restino separati ancora un po’, in modo da capire ancora di più i sentimenti che nutrono l’ uno verso l' altra?
Beh, in ogni caso, è già stato tutto deciso! :P
nd. Otani: Allora non chiederlo -.-
nd. Autrice: Zitto TRADITORE!
nd. Otani: Cos- Ma se sei tu che-
nd. Autri: Uffaaa e stà un po’ zitto, per una volta!
nd. Otani:  Ti odio!
nd. Autri: Mpf, sono l' autrice, posso farti dire quello che voglio! u.ù
nd. Otani: Ti lovvo Autrice! *_*
nd. Autri: *ç* Oooh Chappy! Anch' io! <3
nd. Risa: Hey! E questo cos'è?
nd. Otani nd. Autri.: Zitta, Gigantessa!!
nd. Risa: Hei, sono io la cornuta qui! Un po’ di considerazione!
Comunque:
Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto?
Alzi la mano chi vorrebbe uccidere Kanzaki! *alza mano*
Ho dato maggiore risalto, anche al personaggio di Haruki. Cosa ne pensate di lui? Sono riuscita a incuriosirvi per quanto riguarda i suoi pensieri?...
*Il nome della gatta di Nakao, Kimi, sognifica "imperatrice" :)
*Il misoushiru e il taiyaki sono due pietanze tipicamente giapponesi, la prima è una zuppa di miso, l' altra una tortina a forma di pesce, ripiena di cioccolata o altre farciture.
*Infine, la Kasutera, è un tipico dolce giapponese, fatto con pan di spagna e mirin, una sorta di sakè dolce giapponese. J
Bene, direi che è tutto :)
Se avete qualche dubbio, come sempre, non fatevi problemi a chiedere. :)
Al prossimo capitolo e....BUON NATALE E BUONE FESTE!!! ;)

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Capitolo 6
*** Be Happy ***


Mi detesto.
Cioè, più di un mese che non aggiorno. Faccio schifo! çwç
Vi invito, d’ ora in avanti, a non prendere sul serio quello che dico:
Nonostante abbia detto che non avrei mai più fatto un capitolo lungo, devo informarvi che questo sarà addirittura, più lungo del precedente.
E per di più, OOC alla massima potenza. Yeah.
Ribadisco: FACCIO SCHIFO.
Bhuaaaah, mi viene da piangere!! Non l’ ho fatto apposta, lo giuro!! T__T.  Vi prego di non linciarmi!
Anche perché stasera ho la febbre, e non l’ ho neanche letto un’ ultima volta. Quindi, mi scuso in anticipo se troverete errori.
Beh…non mi resta che augurarvi, malgrado tutto, buona lettura.
A fine capitolo!





*°*°*




 

Risa’s POV





Lascio che le mie spalle, scivolino contro la porta della mia stanza, e mi accascio sul pavimento, senza forze.
No…Non posso credere di averlo fatto...
Continuo a ripetermi, ma non sono in grado di capire se lo sto sussurrando, o in realtà solo pensando.
Mi porto una mano alla bocca, totalmente incredula,  incapace di accettare ciò che è successo.
Non posso credere di averlo fatto davvero.
Ho lasciato Otani.





 

***




 

Otani’s POV





“Pronto?
“Nakao."
“Otani…”
La voce assonnata del mio migliore amico, mi suona impastata dall’ altro capo del cellulare, ma non so se è per colpa delle mie orecchie tappate.
Lo sento sbadigliare sonoramente, “Sono le due e mezza di notte…” mormora dopo un attimo di pausa, nella quale deve aver messo a fuoco l’ immagine delle lancette della sveglia, sul comodino.
“Scusa…” spero possa cogliere la mia voce, che a malapena, stento anch’ io a riconoscere.
E’ gracchiante, tremante. Mi accorgo di stare tremando da capo a piedi, ma so che il freddo non c’ entra.
Lui sembra intuire qualcosa, dal mio silenzio.
“Cosa è successo?” il suo tono è completamente sveglio adesso, teso e serio.
Ancora non dico nulla, mentre cerco di ignorare le gocce di pioggia che penetrano attraverso i miei indumenti, provocandomi brividi di freddo.
“Otani?” mi chiede ancora, la preoccupazione palpabile nella sua voce.
Cerco di tenere a bada i miei denti, che sbattono gli uni contro gli altri.
“Mi ha lasciato, Nakao.”
“Co…non credo di aver capito…”
“Mi ha lasciato.” ripeto, mentre sento il mio cuore accartocciarsi come un foglio da buttare, a quella consapevolezza.
“Ma…” sembra sconvolto da quella rivelazione, “Ma… sei sicuro che-”
“Sicurissimo,” ribatto, e scopro la mia voce, solitamente allegra, cupa e gutturale.
Passano diversi minuti nei quali spiego ciò che è successo, di Kanzaki che è venuta da me e mi ha baciato all’ improvviso, di come Koizumi abbia visto tutta la scena, e di quello che lei mi ha detto…
“Ma tu non hai baciato Kanzaki davvero.” mi fa notare lui, con tono fiducioso, “Se dicessi a Koizumi, che si è trattato solo di un malinteso, sono sicuro che-“
“Non credo”, mormoro, ancora con quel tono di voce spento, che non riconosco affatto, “Ci ho provato ma…non mi ha dato modo di chiarirmi.”
“Ma Koizumi è arrabbiata in questo momento. Lasciale sbollire la rabbia, e vedrai che sarà disposta a chiarirsi-“
“Ha rotto l’ anello che le ho regalato.” lo interrompo, con voce tetra.
Ammutolisce immediatamente, mentre il mio sguardo cade automaticamente verso il basso.
Come circondato da un alone azzurrino, l’ anello ormai rovinato e spiegazzato, giace sul palmo della mia mano, che istantaneamente chiudo a pugno, stringendo le dita.
“Comunque, posso venire da te? Non me la sento di stare da solo…”
“Ma certo amico, non devi neanche chiederlo…”
Un attimo di silenzio, accompagna la sua immediata risposta.
“Mi ha...lasciato davvero…” sussurro alla fine, lottando contro le mie stesse parole, incapace di accettare quello che mi sta accadendo.
“Mi dispiace, Otani…” mormora Nakao, in tono mesto.
#“NON TOCCARMI MAI PIU!!”#
Inizio a scuotere la testa, nel tentativo di liberarmi da quell’ assurdo pensiero.
Non è possibile che stia succedendo davvero. Non può essere, no…
E  all’ improvviso, quella consapevolezza, mi colpisce come un calcio nello stomaco, provocandomi un dolore talmente intenso, che mi fa male persino respirare.
Koizumi mi ha lasciato.
Io e Koizumi…non stiamo più insieme.
Koizumi…
Rimango in silenzio, immobile come una statua di ghiaccio, senza avere la forza di riuscire ad abbandonare la speranza che quello, sia solo un orribile incubo…
Intanto, dall’ altro capo del telefono, il mio migliore amico, rimane in silenzio, esitante.
“Otani…” comincia, cauto.
Il suo sussurro mi risveglia dal letargo mentale in cui sono sprofondato, catapultandomi bruscamente in una realtà, che mai e poi mai, nemmeno se avessi vissuto cento anni,  avrei potuto considerare.
Il respiro ritorna, ma solo per risvegliare il mio cuore, che inizia a battere nel mio petto, all’ impazzata, attraversato da fitte acutissime.
So già cosa sta per dirmi. Il suo tono compassionevole me ne da la conferma.
Torno a scuotere velocemente la testa, preso dall’ impeto di tapparmi ossessivamente l’ orecchio incollato al cellulare, non volendo ascoltare una parola di più.
“A volte, quando è finita, è davvero…finita.”





 

***









Capitolo 6. “Lo so”







 

***






Risa’s POV





“Risa, dovresti mangiare qualcosa.”
Esordisce mia madre, per la settantacinquesima o settantaseiesima volta in due giorni, guardandomi al di sopra della sua colazione, preoccupata.
“Non ho fame”, ribatto, per la settantacinquesima o settantaseiesima volta, ma solo adesso mi rendo conto di quanto suoni  atona la mia voce.
Sembra come… smorta, appassita. Priva della solita vitalità.
“E’ da giorni ormai che non tocchi cibo…Stai forse cercando di farti morire di fame? Mangia qualcosa.”  ribadisce lei, ma stavolta il suo tono è duro, e capisco che la sua, non è una semplice richiesta.
“Non sto cercando di farmi morire di fame. Non ho fame e basta.”
“Insomma, ma che ti prende?!” esclama contrariata, ma i suoi occhi non hanno abbandonato la loro scura preoccupazione, “Non sembri più tu ultimamente!”
“Sto bene.” 
“Bene??!” esclama ancora, un po’ più forte di prima. La sua voce è carica di sarcasmo, “A me non sembra proprio!”
“Mamma…” mormora Takato, sollevando una mano verso di lei, cercando di calmarla.
Papà le rivolge uno sguardo duro, “Tesoro, calmati…”
“Come posso stare calma?? Hai visto in che stato è tua figlia?! Sembra come…spenta.” ha fatto una pausa, cambiando quella parola all’ ultimo momento, “Non voglio che si chiuda in se stessa…Non possiamo parlarne?….”
“Non c’ è niente di cui parlare.” mormoro, alzandomi lentamente dalla sedia , “Devo andare a lavoro.”, mi dirigo verso l’ entrata. Lei mi segue, cocciuta.
“Non  ho ancora finito, signorina!” urla, mentre afferro il cappotto dall’ appendiabiti, evitando di guardarla ,“E’ da settimane, ormai che va avanti così! Ma adesso sta degenerando! Non hai mai avuto quello sguardo prima d’ ora!…”
“Sto bene.” ripeto, atona, infilandomi il cappotto, e afferrando con decisione il pomello della porta.
“A chi vuoi darla a bere?!” sta ancora sbraitando lei,  “Tu non stai bene affatto!!” non faccio una piega di fronte al suo strillo, cosa strana, dato che la mamma non strilla praticamente mai.
“Cara, lasciala stare…” sento di nuovo mio padre, che cerca di rabbonirla.
Ma lei lo ignora, “Piantala di raccontarmi frottole! E perché stai bene, che ti aggiri per casa come uno zombie?  O volgiamo parlare di ieri notte, quando tuo padre e io ti abbiamo trovata a piangere sul pavimento della tua stanza, tenendoti lo stomaco??!”
Aumento la presa delle mie dita sul pomello.
Diavolo. M hanno vista.
Stringo i denti, sforzandomi di tenere a bada la frustrazione, mentre le mie viscere prendono a contorcersi, attanagliate dal rimorso.
Ma ciononostante, resto perfettamente padrona di me, senza mutare espressione, concedendomi solo di abbassare il volto.
Mia madre prende quel gesto come una forma di debolezza o di dispiacere, forse, perché, con un sospiro, sembra calmarsi.
“Risa…” sussurra, e di nuovo sono in grado di percepire  l’ angoscia nel suo sguardo,  la preoccupazione nel suo tono di voce.
“Tesoro, parliamone…” mormora ancora, supplichevole, “Non posso vederti così...”
Di nuovo, sento lo stomaco in subbuglio, e la mia forza di volontà vacilla, pronta a cedere a quelle implorazioni.
“Sono sicura che possiamo risolverla…”, comincia cauta, dopo un’ attimo di pausa infinita, “Qualunque cosa sia successo con Otani-kun-”
“INSOMMA, TI HO GIA’ DETTO CHE STO BENE!!” urlo con quanto fiato ho in corpo, voltandomi a guardare mia madre con occhi fiammeggianti, “DEVO ANDARE A LAVORO! PER UNA VOLTA, LASCIAMI IN PACE!!!”
La vedo sussultare, sgranando gli occhi, “Risa!”
Spalanco la porta con violenza, fiondandomi fuori a velocità della luce, fuggendo via.
Via, lontano dalle parole di mia madre, e da tutto ciò che mi sta facendo cadere a pezzi…
*Messaggio! Yo! Messaggio! Yo!*
Mi fermo, asciugandomi le lacrime con la manica del cappotto, e estraggo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
 

Venerdì 28/01
Ore: 7:12
Da: Nobu
Oggetto: IO-LA-UCCIDO.

Ho parlato con Tesoro. Chiamami.
Adesso.


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Sospiro pesantemente.
In questo momento, non mi sento per niente in vena, di ricevere una delle ramanzine di Nobu…
Sto per spegnere il cellulare e rimetterlo in tasca, quando quello mi avvisa dell’ arrivo di un nuovo messaggio.
E’ Chiharu.

Ho parlato con Nobu…Come stai? :’(

---------------

Prima che possa risponderle un ‘Bene!’, sento il cellulare suonare per l’ ennesima volta.
Sussulto, tornando a guardare lo schermo, sorpresa.


Venerdì 28/01
Ore: 7:14
Da: Seiko
Oggetto: Sempaiiiiiiiiiiiiii!! >.<

Ho parlato con la sempai Chiarhu!! Mi ha detto che tu è il sempai Otani vi siete lasciati!
E’ uno scherzo vero??! Ti prego, dimmi che è solo uno scherzo, sempai!!

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Mpf. Certo che, notizie come queste si diffondono in fretta…
Un altro squillo.

Da: Haruka
Oggetto: Evvivaaaaaaaa!!!!
 
Riiiiiiiiiiiiiiiiiiisaaaaaaaaaaaaaaa!!
Ho parlato con Seiko, e mi ha detto che tu e il piccoletto vi siete mollati!
E’ una notizia fantastica!
Che ne pensi se passo a prenderti, dopo il lavoro?! Non vedo l’ ora di uscire con te!♥

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Non ci posso credere.
Sto incominciando seriamente ad irritarmi.
Sorprendentemente, un altro messaggio mi impedisce di mandare Haruka a quel paese.
E’ ancora Nobu.

Se per caso avessi preso il mio messaggio di prima come una richiesta, sappi che non lo era.
Ti ordino di chiamarmi, o ti giuro che non ti rivolgerò mai più la parola!
 
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Sbuffo, infastidita. Do una veloce occhiata all’ orario sullo schermo: 7: 17
Beh…Stranamente oggi sono in anticipo, e mi rimane ancora un po’ di tempo, prima di andare a lavoro.
Mi mordicchio le labbra, incerta se rispondere a tutti, o lasciar perdere.
Alla fine, decido di seguire il mio istinto di sopravvivenza, e premo il tasto ‘Chiama’, sapendo per certo che, parlando con lei, mi sarei risparmiata di rispondere a tutti gli altri.
Risponde ancora prima che finisca il primo squillo.
“Pronto Nob-“
“QUELLA TROIAAAAAAAAAAAA!!!!!!
Allontano istantaneamente il cellulare.
Argh, lo sapevo!! I miei poveri timpani!...
“…BRUTTA STRONZA E MANIPOLATRICE DI UNA BAGASCIA, APPENA LA VEDO, GIURO CHE LE STRAPPO QUEI QUATTRO PELI CHE HA IN TESTA, E CI FACCIO UNA CORDA PER STROZZARLA!!! GIURO, CHE LO FACCIO!!!”
“Nobu…” la chiamo, calma.
CHE C’E’???!!” ruggisce rabbiosa.
Sospiro, “Va tutto bene.” dico automaticamente, per cercare di tranquillizzarla, “Non ce l’ ho con Kanzaki.”
“Come sarebbe a dire, che non ce l’ hai con Kanzaki??!” sbotta incredula, “Quella, ha baciato il tuo ragazzo!! Al posto tuo, andrei dritta da lei a dirgliene quattro!”
“Ti sbagli, è stato il contrario.” ribatto, sicura, “E’ stato Otani a baciare lei.”
Silenzio.
“Risa, ma sei scema??!” esclama dopo un attimo, sbalordita, “E’ così ovvio, che si è trattato solo di un malinteso!”
“Se fosse stato solo un malinteso, mi avrebbe richiamato, non credi?”
“Ma lui ti ha rincorsa!!” mi fa notare, esasperata, “Ha provato a spiegartelo, ma tu non gli hai lasciato modo-!“
Mi esce un sospiro secco, “Senti Nobu. Io lo so, che non è stato un malinteso. Lo so è basta, va bene?”
“Senti.” ribatte, storpiando il mio tono, “ho parlato con Tesoro, che a sua volta a parlato con Otani, e…”
“Si, ho notato che vi piace molto, discutere di questioni che non vi riguardano.” replico, acida.
“…e ha detto che è stata quella, a baciarlo!”, conclude ignorando le mie parole.
Sbuffo sonoramente, “Si, come no…Comunque non mi importa.” mi ostino, cocciuta.
“Come sarebbe a dire che non-!“
“Quello che ho detto. Non me ne importa più niente, Nobu!”
“E questo che significa??!” sbotta, con uno strano misto di rabbia e stupore,  “Che ne è stato del tuo ‘Non importa se non mi ha mai detto che mi ama, perché io lo amo tantissimo'!?. Sono state queste le tue parole!”
“E’ stata solo la foga del momento, va bene?!. Fa come se non avessi detto niente.”
Ringhia, frustrata, “Foga del momento?! Foga del momento??! Risa, ma sei diventata pazza??! Non ti riconosco più!...”
Ancora con questo ‘non ti riconosco più’…
Prendo un grosso respiro, “Sai che c’ è Nobu? Mi sono rotta di stare a sentire le tue accuse, e sono stufa che i miei presunti amici mi parlino dietro, cercando per forza un modo, di farmi rimettere insieme ad Otani! Per una volta tanto, impicciatevi degli affari vostri!”
Lei ammutolisce, totalmente allibita.
“Devo andare a lavoro. Ciao.” concludo, brusca.
“Non ti azzardare a-!“
Chiudo la chiamata, premendo il tasto con tanta foga, che per poco non lo sfondo.
Al diavolo. Al diavolo tutti!
Loro non erano li.
L’ ho visto con i miei occhi: lui ha baciato Kanzaki.
La minuta, dolce e graziosissima ex, che a quanto pare, non riesce a togliersi dalla testa, e con la quale non posso sperare di vincere. Non ho mai avuto la più vaga possibilità, di competere con lei.
Come posso prendere, anche solo in considerazione, l’ idea di perdonarlo, dopo quello che ha fatto?
Otani mi ha tradita.
Che ne sanno, Nobu e tutti gli altri di come ci si sente, ad essere traditi?
Nakao non ha mai baciato qualcun'altra di fronte a Nobu, né tantomeno Suzuki, ha mai baciato nessuna che non fosse Chiharu.
Che ne sanno loro, di come ci si sente ad avere passato la notte più brutta della loro esistenza, a piangere disperatamente fino ad esaurire le lacrime, e trovare comunque la forza di alzarsi la mattina dopo, per affrontare la giornata?
Nessuno può capirmi. Nessuno sa come mi sento in questo momento…
Basta! Sono stufa di tutto questo!
D’ ora in poi, penserò solo a me stessa! La decisione di lasciarlo, è stata quella più giusta. Ne sono più che convinta!
Forte di queste convinzioni, mi avvio verso il ristorante, sentendomi pronta ad affrontare la giornata di lavoro, con un nuovo spirito competitivo.
Varco la soglia dell’ Ikebe, scorgendo istantaneamente la figura minuta di Kohori, voltarsi verso di me.
Vedendomi in faccia, il suo viso si illumina immediatamente.
“Buon giorno Koizumi-san!” esclama, venendomi incontro con un sorrisone gioioso.
“Yo, Ciuffetto rosso!” rispondo con lo stesso entusiasmo, restituendogli, se possibile, un sorriso ancora più radioso del suo.
E per tutto il giorno, quel sorriso non abbandona le mie labbra. 





 

***




 

Risa’s POV





Al ritorno da lavoro, trovo mia madre intenta a curare il giardino.
E’ piegata su di un cespuglio in stato pessimo, di rose selvatiche, tutte appassite.
Di umore decisamente migliore di quello di stamattina, mi lascio sfuggire un impercettibile sospiro.
Mia madre è sempre stata, come dire… un po’ eccentrica.
Ma ogni volta che provo a farle presente che siamo in inverno, e che se vuole impedire alla neve di soffocare le sue rose dovrebbe, per lo meno, installare una piccola serra in giardino, lei va fuori dai gangheri.
“Una serra, tesoro?” borbottava scettica, con lo sguardo di una che stava parlando con una pazza, o una bimbetta delle elementari piuttosto cocciuta, “Tanto vale imbottirle di gas nervino! Gas tossico, per gas tossico…”
“Mamma.” alzavo gli occhi al cielo, cercando di essere paziente,  “L’ aria della serra non è affatto tossica, né nociva, per le piante.”
Ma lei era inamovibile.
“Sai tesoro…” continuava paziente, mentre potava un trancio di erba secca attorno al cespuglio, accarezzando, con affetto, un petalo annerito di una rosa, appena appassita, “Certe volte è bene lasciare che la natura faccia il suo corso. Se un fiore deve morire, bisogna lasciare che accada.”
Io aggrottavo le sopracciglia, senza capire, “Ma allora, perché ti dedichi così tanto alla loro cura, se sai che dovranno morire?”
Impiegava qualche secondo prima di rispondere, “Perché li preparo alla loro nuova vita.”
“Nuova vita?” mormoravo, ancora più confusa.
“I fiori sono come noi, tesoro…” spiegava, accennando un sorriso nella mia direzione, “Nascono, crescono e muoiono, proprio come gli esseri umani. Con una sola differenza: Loro rinascono. Ed è per questo, che non voglio che durante la loro vita, siano rinchiusi in una serra asfissiante. Voglio che vivano, per rinascere, ancora più belli e forti di prima.”
Continuava, e ridacchiava sotto il mio sguardo, che da confuso, si faceva scettico.
“Ma a ben pensarci…” aggiungeva poi, meditabonda, “ Sai, questa particolarità, si può dire che anche noi l’ abbiamo...”
Io sospiravo, alzando ancora una volta gli occhi al cielo, incerta se essere contenta per  mia madre e la sua nuova attività ricreativa da ‘pollice verde’ o, al contrario, preoccuparmi che stesse sviluppando una sorta di sindrome di mezza età, dovuta alla consapevolezza di essere alle porte dell’ autunno della sua esistenza, e sfogare le proprie frustrazioni in un modo alquanto malato e morboso, il che, era ancora più preoccupante.
Ero sicura che da un momento all’ altro, avrebbe rincorso me o Takato per tutto il giardino, con un paio di cesoie in mano, urlando ‘Tu devi vivere.Vivere!
Sorrido, avvicinandomi cautamente a lei.
“Vuoi una mano?”
Con un sussulto, si volta, sorpresa.
Le rivolgo un sorriso aperto e rassicurante, sperando possa prendere la mia richiesta, come un’ offerta di pace.
Lei sospira, mentre la osservo sollevarsi da terra e dal cespuglio secco, asciugandosi i palmi delle mani sul  grembiule logoro.
Capisco all’ istante, che non è ancora del tutto convinta, del mio cambiamento d’ umore.
Non ne sono sorpresa. E’ mia madre. E una madre sa.
Fa un sospiro secco, “D’ accordo.” Acconsente, e io non smetto di sorridere, mentre avanza verso di me, superandomi.
Mi limito a guardarla incuriosita, mentre si china a raccogliere dell’ erbaccia essiccata, e il mio sorriso si sgretola all’ istante, non appena noto che si dirige a spasso spedito verso di me, finendo per scaraventare, con malagrazia, quel gigantesco groviglio lurido, tra le mie braccia.
Perdo l’ equilibrio, e indietreggio, sconcertata, “Ma cosa-?”
“Ecco fatto!” esclama con un mezzo sorriso, battendosi le mani sporche di terra, e appoggiandole sui fianchi.
“Buttalo nel cestino laggiù.” Indica il cesto dell’ immondizia lì vicino, “Poi torna qui, c’ è molto altro lavoro da fare. Visto che sei cos’ in vena di aiutarmi, ti accontento”.
“M-ma…”
Lei alza un sopracciglio, fulminandomi con un’ occhiata che interpreto immediatamente come: ‘Prova a opporti, e ti strozzo con i rovi.’
Con un sospiro di rassegnazione, mi dirigo barcollante verso il cassonetto dei rifiuti.
Sbuffo, infastidita. Da quando la mamma assomiglia alla signora Matsubara?!
Uffa. Perché mi devono capitare tutte a me? E’ così ingiusto!
Già è dura dover sopportare la vecchia al lavoro.  Ma una volta a casa, mi aspetto che almeno mia madre sia comprensiva!
Che sia pronta dietro la porta, ad accogliermi con un sorriso caloroso, facendomi sentire coccolata; e magari accomodarmi in poltrona, mentre mi mette tra le mani, un piatto con un grosso pezzo di  torta, appena sfornata…
“Ahi, pizzica!” biascico con un lamento.
“Risa, muoviti! Non avevi detto che volevi aiutarmi?!” cantilena, sfacciata.
Gira il coltello nella piaga, eh?
Ringhiando sottovoce, scaravento quei rovi puzzolenti nel bidone. Puah.
Prendo un respiro profondo, nel tentativo di calmarmi. Alla fine mi volto, mostrandole un sorriso smagliante.
“Ma certoo!” esclamo melliflua, “Che cosa devo fare?”
Mi restituisce il sorriso, “Oh, giusto due cosuccie…” dice, con voce melodiosa, “Vedi, mi sono messa in testa che a questo giardino manca qualcosa…”
Il suo tono ha un non so che, che mi fa sentire subito inquieta. Un campanello d’ allarme si accende nella mia testa, e capisco che devo preoccuparmi.
Qualcosa puzza nell’ aria. E non è l’ erbaccia morta.
Prosegue, vaga, “Glie lo chiederei a tuo padre ma… Sai, i suoi acciacchi...”
Sospiro, rassegnandomi a sporcarmi le mani,  “Spara. Di che si tratta?”
Sfoggia il suo sorriso più scintillante.
“Ho deciso che avremo una griglia per rampicanti, tesoro.”





 

***




 

Argh. Ma perché non sto mai zitta, perché?
Se solo avessi tenuto chiusa la mia boccaccia, a quest’ ora la mamma non si sarebbe sentita in obbligo di torturarmi sadicamente con questi metodi, e la mia schiena sarebbe ancora tutta intera!
“Riiisaa!  Forza bambina, non credevo di aver cresciuto una pappamolle!”
Ugh. Non la reggo più!
Lascio cadere a terra la tavola di legno tra le mie braccia, e mi tengo la schiena con un lamento.
“Già stanca?” cinguetta mia madre, ancora sorprendentemente tutta fresca e pimpante, senza un capello fuori posto, dentro la bandana rossa.
“Tu che dici?” ansimo sfinita, troppo stravolta per potermi arrabbiare in modo adeguato.
“C’ è ancora parecchio lavoro da fare, sai?” dice docilmente, inginocchiata tra due assi di legno appena inchiodate, “Guarda che questo traliccio, non si costruisce mica da solo.”
E allora? Che vada al diavolo!
Sbuffo contrariata, “Capisco che papà ormai, con i lavori faticosi, è avanti con gli anni, ma almeno Takato avrebbe-“
“Oh, non dire sciocchezze, cara!” sospira con tono melodrammatico, alzando gli occhi al cielo, “Pensi che potrei mai chiedere al tuo fratellino, di poter fare lavori del genere?”
La guardo, incredula.
Ok, è ufficiale: Sono la figlia indesiderata.
“Ma è un ragazzo!” sbotto, ormai al limite dell’ esasperazione.
“Si, ma anche tu…Cioè, tu sei più adatta a questo genere di lavori manuali.” aggiunge, in fretta.
Strabuzzo gli occhi, scioccata.
Mi correggo: Sono la figlia adottata.
Ma è seria? Ma per chi mi ha presa??... Io sono una ragazza, per la miseria!
“E comunque, lo sai anche tu che tuo fratello, è più un tipo intellettuale, che fisico.” taglia corto, sbrigativa.
Incrocio le braccia al petto, e la fisso, seccata, “Dilla tutta, mamma. Piantala con queste cialtronerie. Hai fatto tutto questo, per vendicarti di come mi sono comportata con te stamattina, ho ragione?”
“Esatto.” conferma con un sorriso smagliante, senza fare una piega.
Prendo un grosso respiro, “Beh, imparata la lezione. Mi dispiace di aver perso la testa, e mi dispiace averti urlato contro. Sono sporca, sudata, la metà del mio corpo, quella ancora sensibile, è ricoperta di vesciche e mi fa male per i graffi, e sento che la mia schiena finirà per incastonarsi tra le mie gambe da un momento all’ altro. Sono stanca. Vado a farmi la doccia.”
Detto ciò, mi avvio spedita verso l’ uscio di casa, quando una risata, quella di mio fratello, mi fa fermare.
Alzo il volto, e lo vedo affacciato alla finestra della sua stanza.
“Le mie mani sono salve! Ti ringrazio nee-san!” sogghigna, agitando il braccio, esultante.
Mi sento raggelare.
Cioè. Ho sgobbato per tutto il pomeriggio, sperando di tenere buona mia madre, per l’ episodio di stamattina… quando al posto mio, avrebbe dovuto esserci Takato??!
Avvampo in preda alla rabbia, e il fumo mi esce dalle orecchie.
Raggiungo, a passo da elefante inferocito, la porta di casa, lottando per frenare l’ impulso di imprecare contro mia madre, mio fratello, e gli acciacchi di mio padre!
“Ah, Risa.” mormora lei distrattamente, tutta presa nel leggere gli ingredienti di un flacone di lucido per legno, “Domani, quando verrai da lavoro, avrò ancora bisogno del tuo aiuto.” alza il volto su di me, sorridendomi, “D’ accordo?”.
Ecco. Ed è in questi momenti, che desideri non essere mai venuta al mondo.
Una volta dentro casa, non so come, ma riesco a trovare il coraggio e la forza di volontà, di infilarmi nella doccia.
Sento immediatamente i miei arti rigidi e doloranti, reagire soddisfatti, e snodarsi, rilassandosi al getto caldo dell’ acqua.
Alla fine, ancora con i capelli bagnati, mi butto sul letto della mia stanza, esausta. Sono a pezzi…
Più che tra le braccia, mi sembra di stare per cadere ai piedi di Morfeo, e sono anche puzzolenti.
Sono distrutta. Non ho nemmeno la forza di pensare.
Mi sento come se fossi stata ripetutamente arrotolata su me stessa e stirata, per poi essere stesa e sbattuta come un tappeto, calpestato da una mandria affamata di lottatori di sumo, in preda ad un miraggio nel bel mezzo del Sahara africano, convinti di aver visto un fast food, o salsiccia e roast beaf, o simili.
Oh, beh. L’ unica nota positiva, è che non ho neanche la forza di pensare all’ idiota, adesso.
A ben pensarci  però, forse non mi dispiacerà tenere la mente occupata dal lavoro, anche se dovrò sgobbare parecchio…
Mi abbandono lentamente al tepore del mio cuscino, gli arti che cedono alla stanchezza, cadendo lentamente in un beato stato d’ incoscienza, e domandandomi pigramente se sono una rosa appassita, o più semplicemente solo una rosa rinchiusa in una serra, bisognosa di ossigeno.
Mh, l’ erbaccia, senza dubbio.





 

***



 

Domenica 30 Gennaio
 

Ore 21:46

Caro Diario,
Sono stati due giorni infernali!
Ho sgobbato come una matta, aiutando mia madre dopo il lavoro, a costruire quel maledetto traliccio di legno, aiutandola a trasportare le tavole, e inchiodando le assi una ad una, (rischiando più di una volta di bucarmi la mano) e a ripulire il giardino dai residui di schegge e dalle erbacce.
Ma ne è valsa la pena.
Alla fine, sudata, lurida, con i capelli combinati peggio di ogni possibile groviglio di rovi, ma tutto sommato soddisfatta, ho potuto osservare con malcelato entusiasmo, la griglia costruita con le mie mani, che ora si erge lucida e brillante, sulla facciata di casa, estendendosi fin quasi a raggiungere il balcone della mia stanza.
Per essere il mio primo lavoretto, su questo genere di cose, devo ammettere che non è niente male!
Posso dire di essere orgogliosa di me stessa!
Ho battuto il cinque a mia madre, senza nasconderle la mia soddisfazione, mentre lei esclamava esultante, “Ottimo lavoro, tesoro. Ho sempre sognato che la nostra facciata di casa avesse questo aspetto! Certo, siamo in inverno, e invece dei fiori, il traliccio ha solo rampicanti aggrovigliati, ma sono sicura che in primavera avrà un aspetto meraviglioso!”
Ma io so che non l’ ha fatto solo per questo:
A quanto pare, la mia altruista e astuta madre, ha architettato tutto questo, nel tentativo di tenermi concentrata sul lavoro, e in questo modo, indurmi  a tenere alla larga il pensiero di Otani. Ed ha funzionato!
In questi due giorni, ho davvero avuto poco tempo per pensare a lui, ( in realtà, non ho avuto tempo per pensare a qualunque cosa non fosse lucido per legno, chiodi o cose simili), sgobbando talmente tanto che, la sera, sfinita nel mio letto, il mio unico pensiero era quello di dimenticare la voce urlante di mia madre, mentre mi sbraitava contro cose tipo: “Quante volte devo dirti che i listelli devono essere dello spessore di 3 cm e larghi 6, 5!? Se li fai più piccoli, questo maledetto traliccio cadrà sulle nostre teste!” oppure, “Come sarebbe a dire che non sai cosa sono i listelli?!  Cosa diavolo pensi di aver trasportato, fino ad ora!? Sveglia, tesoro! ! ", tanto forte da farmi venire un mal di testa da trauma.
Però glie ne sono grata. Penso che questo lavoro, forzato o meno, mi sia servito, non solo alla mente e al corpo, ma anche per farmi ritrovare un po’ di me stessa.
Sento di essere più forte e più decisa, pronta ad attutire i colpi, senza più avere la sensazione di crollare.
Ho anche ripreso a mangiare, ma solo per fare contenta la mamma, ma è comunque un passo avanti…
Ma…
Adesso che il lavoro è finito, a cosa penserò? Come terrò a bada, il pensiero di Otani che bacia Kanzaki? 
E’ un bel casino.
Presumo che farò come ho sempre fatto: mi impegnerò, per dare il massimo al ristorante.
Mmm. E cercherò di riprendere anche i miei studi in accademia.
Per la mia salute mentale. Non devo più pensare ad Otani.
Lui è stato solo... un dramma della mia vita. E non ho intenzione di ricascarci.
Oh, beh. Ormai non ha più importanza.
Starò benone.
Andrò avanti, non sarà facile, ma ci riuscirò, lottando con il sorriso sulle labbra, come ho sempre fatto.
Si.
Starò bene. 





 

***



 

Il rumore stridente mi tortura i timpani, come farebbero delle unghie sulla lavagna, e mi abbasso automaticamente a raccogliere i resti di quella che, è stata, una tazzina da tè.
Sento qualcuno bisbigliare alle mie spalle.
“Questa è la tredicesima volta, in una settimana.” Il sussurro ha un tono rassegnato e compassionevole.
“Povera Koizumi… Non sembra più lei ultimamente.” bisbiglia una seconda voce, accompagnata da un impercettibile sospiro.
“Già. E’ più strana del solito. Chissà cosa le sta capitando…”
Mi alzo lentamente, e fingendo di non aver sentito, mi volto, rivolgendo un sorriso smagliante alle mie due colleghe di lavoro.
“Ahahah!! Accidenti sono proprio un’ imbranata!” rido, tenendomi il grembiule, in modo da non far cadere i frammenti di porcellana.
Quelle, dal canto loro, trasaliscono, preoccupate al pensiero che abbia ascoltato la loro conversazione.
“Fortuna che la zietta è in vacanza, sennò mi avrebbe licenziata in tronco!”
“Ah…Ehm…Già, per fortuna…” mormora nervosamente Aya, lanciandosi una fuggevole occhiata con Mikoto.
“Koizumi-san ma…Sei sicura di stare bene?...” mi domanda in un bisbiglio quest’ ultima, osservandomi come se fossi matta da legare.
“Ahaha, ma certo! Perché me lo chiedi?!”
“B-beh…” sembra esitare, mentre si scambia un’ altra occhiata con la collega, “I-il tuo turno non è già finito?”
“Eh?” domando ancora col sorriso sulle labbra, senza capire.
Lancio un’ occhiata all’ orologio a forma di ciambella, dietro al bancone del ristorante: Le 17:42.
“Oh.” mormoro, portandomi una mano sulla bocca per la sorpresa, “Accidenti è vero! Perbacco, come vola il tempo, eh?”
Ridacchio ancora, portandomi imbarazzata, una mano dietro la nuca.
Loro si scambiano l’ ennesima occhiata, ancora preoccupate.
“A quanto pare, anche oggi sono stata un pò più del necessario! Ahaha, che sciocca!”
Mikoto scuote la testa,  “Già… Tre ore e mezzo in più non sono niente…”
“Comunque, appena finisco di ripulire, filo via immediatamente! Non vorrei stare qui tutta la notte, giusto?”
Rido ancora, tenendomi il grembiule, e mentre mi dirigo verso la cucina, le sento bisbigliare di nuovo.
“Cavolo...”
“Povera Koizumi-san…” 





 

***




 

Esco di corsa dal ristorante, sentendomi una stupida.
Possibile che nonostante tutti i miei sforzi, la gente percepisce comunque, che qualcosa non va, in me?
Le altre parsone, pensano che il mio stato umorale sia dovuto a qualcosa in particolare?...
Ma è solo perché sono stanca e tesa! Davvero!
Oltre agli ultimi due giorni d’ inferno, solo in quest’ ultimo periodo, ho vissuto tante di quelle emozioni, che una vita intera non basta.
E adesso mi sento…solo svuotata.
Come un cuscinetto, pronto a ricevere e a parare colpi di ogni genere.
Però...
A volte ho come la sensazione, di prepararmi a pararli ancora prima che arrivino...
Beh, non c’ è niente di male, in questo, no?! Si chiama ‘meccanismo di difesa’!
Sospiro pesantemente.
Se penso... a come mi sono comportata con Nobu, l' altro giorno…
Non posso credere di essere stata così cattiva, con lei!
Dopotutto, anche se con le sue solite maniere brusche, stava solo cercando di aiutarmi…
Decido di chiamarla questa sera stessa, per scusarmi con lei.
Ma ancora non riesco a capacitarmi, del mio comportamento. Forse è vero quello che dicono gli altri…
Forse c’ è davvero qualcosa che non va, in me. A questo punto, anch’ io stento a riconoscermi…
Possibile che tutto quello che ho passato, alla fine, abbia fatto uscire irrimediabilmente il lato peggiore di me?
Forse…stare lontana da Otani, non mi fa poi così tanto bene…
Scuoto la testa, tornando in  me.
No!  Non devo assolutamente pensare a questo, adesso!
Sono forte! Io-sono-forte, e ce la posso fare!
Non ho bisogno di lui!  In questi giorni l’ ho dimostrato, andando alla grande, prefissandomi un obbiettivo e portandolo a termine con successo!
Sono una donna forte e indipendente, che non ha bisogno di uno stupido uomo per sentirsi realizzata, soprattutto se questo è il principe dei nani, più stronzo ed egoista del pianeta!
Gli uomini sono esseri inferiori, stupidi e inutili per la società, non sono buoni neanche per pulirti i sandali!...
Oddio.
Da quand’ è che parlo, come quella femminista di zia Misaki??!
Beh, comunque… Per me, è la pura verità! Non voglio questi drammi nella mia vita!...
Non voglio lui, nella mia vita! La mia vita è migliore senza di lui!...
Mi affloscio, lasciando cadere le mie spalle, e sospiro sconsolata.
Mi arrendo...
E’ inutile che mi prendo in giro in questo modo…
Sospiro nuovamente. Che cosa devo fare?...
Il mio cuore mi dice di perdonarlo… Ma non posso. Se anche lo perdonassi, so che sarebbe anche peggio.
Lui mi ha tradita.
Non ho più alcun dubbio. E’ una certezza, ormai: Otani non mi ha mai amata.
Per questo, se alla fine decidessi di seguire, ciò che il cuore non smette di suggerirmi, saprei di stare sbagliando.
Devo farmene una ragione, questo è quanto.
Perché Otani non mi ama.
Non…mi ama…
Perdo l’ equilibrio, e per un attimo vedo sfocato.
Prima di riuscire a realizzare di aver avuto un mancamento, sento delle braccia sorreggermi, impedendomi di finire al suolo.
“Koizumi?!”
Sussulto, nell’ udire quella voce familiare, e sollevo di scatto il volto, scoprendo il viso contratto dalla preoccupazione, di Haruki.
Rido di gusto, “Già…Sembra proprio, che non possiamo fare a meno di incontrarci così, noi due!”
“Stai bene?” mormora, senza staccare gli occhi da me, mentre mi sorregge, aiutandomi a stare in piedi.
Gli rivolgo un sorriso rassicurante, “Ahahah, si!... Ho solo avuto uno stupido capogiro, oggi non ho mangiato granché, quindi…”
Lui si limita ad osservarmi attentamente, ancora con sguardo dubbioso e preoccupato.
“Andiamo a sederci in quella panchina laggiù.” mi dice, improvvisamente nervoso.
Annuisco, un po’ sorpresa. E’ la prima volta che Haruki non mi rivolge il suo solito sorriso. A dirla tutta, sembra piuttosto di malumore.
Lo seguo, senza dire una parola, e ci sediamo su di una panchina del parco, mentre osservo con interesse la luce arancione dei lampioni, che si riflette sul viso di Haruki, accentuandone i tratti tesi e spigolosi.
“Sicura di stare bene?” ripete, dopo un attimo di pesante silenzio, guardandomi negli occhi.
Trasalisco, scoprendo di essermi immobilizzata a guardarlo.
Annuisco di nuovo, con vigore, cercando di non farlo preoccupare oltre, “Ma certo! Ci vuole ben altro che uno stupido capogiro, per abbattermi! Sono o non sono una roccia, come hai detto tu?!” detto ciò, gli schiaffo un sonoro ceffone sulla spalla.
“Ahi!!” esclama con un lamento, osservandomi contrariato. Punta lo sguardo verso il basso, massaggiandosi la spalla, in silenzio.
All’ improvviso, mi pento immediatamente di averlo fatto. Mi rendo conto, di essermi presa troppa libertà.
Solo perché Otani accettava i miei scatti di manesca follia, non vuol dire che sia disposto a farlo anche Haruki…
Haruki non è Otani.
Abbasso il volto, torturandomi nervosamente le dita, incerta se scusarmi o no per quel gesto. Alla fine, decido di far finta che non sia successo nulla.
“Comunque, come mai sei da queste parti, Haruki?” domando frettolosamente, cercando di mantenere la voce ferma.
Lui alza il volto, tornando a guardarmi, con quello sguardo scuro e verdino, cercando di leggere nei miei occhi qualcosa che non riesce a scorgere...
Riabbasso lo sguardo, un po’ in imbarazzo.
Infine, lo sento sospirare, “In realtà… il nostro incontro, non è stato proprio una coincidenza, stavolta. Stavo venendo al ristorante.”
Sollevo il volto, sorpresa, “Perché?”
“Volevo vederti. Devo…devo parlarti.” mormora, guardandomi ancora e intensamente, negli occhi.
Mi irrigidisco sotto quello sguardo, sentendomi improvvisamente inquieta.
Deglutisco a fatica, “Ah, s-si?...”
Annuisce, “Koizumi…” sussurra ad un tratto, e si abbassa verso di me, avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra…
Il mio cuore prende a scalciare, in preda a scatti nervosi.
Senza pensarci, indietreggio, alzando entrambe le mani, e appoggiandole sul suo petto nel tentativo di allontanarlo, scostando di lato il volto…
“N-no, Haruki-“
Qualcosa di morbido mi sfiora la guancia, e capisco che sono le sue labbra.
Alzo di scatto il viso, osservandolo stupefatta.
Lui si ritrae, scostandosi da me, ridacchiando, “Pensavi volessi baciarti sulle labbra, scimmietta?”
Sono troppo sconvolta per dire alcunché, ma interpreta il mio immediato rossore sul viso, come un assenso.
Ride sonoramente, “Sarò anche un playboy, come dici tu… Ma non bacio una ragazza che è già impegnata.”
Lo osservo ancora per un attimo, leggermente scombussolata.
Alla fine, mi riscuoto dal mio stato di shock mentale, per rivolgergli un sorriso triste, “No…” scuoto lentamente la testa, “Ti sbagli, Haruki. Io non sono più impegnata con nessuno...”
“Invece sei tu che ti sbagli.” mi interrompe lui, tranquillo, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi.
“Io lo so bene.” prosegue, con un risolino alla mia espressione scettica, “Riconosco il tuo sguardo. L’ ho portato anch’ io, per parecchio tempo, sai?” mi dice, accarezzandomi con affetto la nuca.
“Capisco al volo quando una storia è chiusa definitivamente. E credimi, non è il tuo caso.”
Scuoto nuovamente la testa, cercando di non pensare alle sue parole, rimanendo disperatamente aggrappata alle mie convinzioni, nel timore che possano sfuggirmi di mano da un momento all’ altro.
“Credimi” ripete, senza staccare gli occhi da me, “Non è finita. Non fino a quando non smetti di pensarci. E tu pensi ancora a lui. Te lo leggo negli occhi.”
A quel punto sollevo il volto, osservandolo con sguardo supplichevole.
Lui  non smette di sorridermi dolcemente, mentre con un sussurro mi dice, “Ci sono persone sfortunate. Persone, che non hanno più la possibilità di chiarirsi con l’ altra persona, anche se darebbero…tutto, tutto ciò che hanno, anche la propria vita, pur di poter avere altri due minuti, solo due minuti in più…” la sua voce si incrina, e i suoi occhi diventano lucidi.
Mi immobilizzo, sconvolta.
All’ improvviso capisco che, lo sguardo di cui mi parlava poco fa…lui, lo porta ancora adesso.
Dopo un attimo, torna a sorridermi, “E poi ci sono i fortunati. Quelli che hanno ancora una possibilità, per poter essere felici. Come te, Koizumi.”
Sussulto, angosciata. Il suo sguardo è qualcosa di così… potente e allo stesso tempo, così doloroso… che per un attimo, mi dimentico di tutto il resto.
Senza pensarci, mi avvicino e lo abbraccio, appoggiando la testa sul suo petto.
Percepisco la sua sorpresa, perché sento i suoi arti irrigidirsi sotto di me. Ma solo per un attimo.
Un istante dopo, mi cinge goffamente la schiena con le braccia, e torna di nuovo a sorridere.
E’ vero, ci conosciamo appena… E i nostri incontri, sono stati piuttosto… ‘turbolenti’, se così vogliamo chiamarli.
Ma…per qualche strano motivo che ancora non riesco a comprendere…mi sento di essere molto vicina, ad Haruki. In una maniera del tutto nuova, per me.
E stranamente, sento che anche lui mi è vicino. E questo, in qualche modo, mi dà sicurezza e mi conforta.
Forse è proprio questo il punto: siamo due persone, entrambe distrutte ed entrambe bisognose di essere consolate, bisognose di qualcuno che le aiuti a rimettere insieme i pezzi di se stesse.,,
Dopo quello che mi pare un tempo brevissimo, mi allontana da lui, cercando di nuovo i miei occhi.
“Sii felice mentre sarò via, scimmietta. Te lo meriti.” mormora, dandomi un buffetto scherzoso sul mento.
Gli sorrido, riconoscente. Poi, corrugo la fronte, confusa.
“Via?” domando in un sussurro, senza capire.
“Sto per partire. Da metà mese, comincerò a frequentare un college di Tokio. “ spiega, guardando altrove, “Meglio tardi che mai, eh?” si volta verso di me e mi fa l’ occhiolino, sorridendomi.
“Oh…”cerco, a fatica, di restituire il sorriso, in un tentativo malriuscito di nascondere la mia evidente delusione.
Difatti, non appena nota la mia espressione, comincia a ridacchiare piano,“Hei… Non dirmi che ti mancherò!” scherza, dandomi una leggera spinta con la spalla.
Gli rivolgo un sorriso, aperto e sincero, stavolta, “Si…” mormoro, guardandolo di sbieco, “Mi mancherà vederti alle prese, con la corte sfrenata da parte della zietta!” puntualizzo, stando al gioco, restituendogli la spallata.
Scoppia a ridere sonoramente. Mi concedo di ridere anch’ io, ben consapevole che questa è la mia unica possibilità che ho, di ridere spensierata insieme a lui, ancora una volta.
Penso che forse….Ecco, probabilmente… credo mi mancherà davvero…
“Anche a me mancherai, sai?” mormora alla fine, osservandomi con dolcezza.
Abbasso automaticamente gli occhi, non potendo fare a meno di arrossire.
Restiamo ancora per un po’ in silenzio, un silenzio affatto pesante, fatto di pensieri molto diversi, ma in qualche modo, simili...
Prima che me ne renda conto, lo sento sollevarsi all’ improvviso, e con uno scatto involontario, mi alzo anch’ io, incontrando il suo sguardo.
“Devo andare, adesso.” mi sorride, e per una volta sembra timido anche lui.
Mi limito ad annuire, incapace di trovare nulla da dire.
Si volta, allontanandosi, mentre io lo seguo con lo sguardo.
“Haruki!” lo chiamo, improvvisamente.
Si volta, senza smettere di sorridere,“Si?”
Picchietto gli indici, imbarazzata, “Ehm…Scusami per…Ecco…P-prima, non era-“
La sua risata, interrompe il mio goffo tentativo di scusarmi per il ceffone di prima.
“Non preoccuparti, per quello! Scommetto che hai un gancio destro niente male!” scherza, strizzandomi l’ occhio.
Sorrido orgogliosamente, “Così dicono...”
Senza smettere di sorridere, scuote leggermente la testa, tornando a rivolgermi le spalle.
“Aspetta!” lo chiamo di nuovo.
Lo sento ridacchiare nuovamente, e si volta, osservandomi  ancora con quel suo sorriso rassicurante.
“Ci rivedremo, vero?” esclamo speranzosa, dopo un attimo di esitazione.
Vedo quel sorriso, solo per un istante, abbandonare il suo bel volto.
“Ma certo, Koizumi!” mi risponde infine, con sicurezza, “Stanne pur certa.”
Sospiro di sollievo, restituendogli un caloroso sorriso.
“In questo caso, fammi sapere quando tornerai…Ti preparerò una Kasutera deliziosa!”
Scoppia a ridere fragorosamente, “Forse sarà meglio evitare!... Non vorrei ritrovarmi col mal di stomaco!”
Sbuffo, fingendo un’ aria offesa, appoggiando le mai sui fianchi, “Hei! Per tua informazione, ne sono capace!”
Ride ancora, e io mi unisco a lui, tutto sommato contenta di sapere che non sarà l’ultima volta.
Alza la mano, in un ultimo cenno di saluto.
“Ciao, Koizumi.”
“Ciao, Haruki.”
Mentre mi avvio verso casa, trascinando i piedi tra le bianche vie innevate di Osaka, nella mia mente c’ è solo spazio per le parole di Haruki:
#“…E poi ci sono i fortunati. Quelli che hanno ancora una possibilità per poter essere felici. Come te, Koizumi.”#
Apro distrattamente il cancelletto, accorgendomi in ritardo, di mia madre che mi viene incontro.
“Noi usciamo, tesoro.”, annuncia allegramente, ma si blocca, non appena nota il mio viso.
I suoi occhi si irrigidiscono, caricandosi all’ istante di preoccupazione, “Stai bene, cara?”
Alzo il volto, osservando il suo sguardo teso e angosciato.
#“Sii felice, scimmietta. Te lo meriti.”#
Con un impercettibile sospiro, le sorrido, serenamente.
"Si.”





 

***




 

Otani’s POV





Vago per le vie affollate di Osaka, stracolma di gente allegra che osserva le vetrine illuminate, di coppie che si tengono per mano, di insegne al neon che lampeggiano ad intermittenza, riflettendo i colori accesi, sull’ asfalto umido.
I lampioni iniziano ad accendersi, mentre la sfumatura tenue e arancione del cielo, inizia ad affievolirsi, lasciando il posto a quella cupa, più decisa e bluastra, della sera.
Pugni in tasca, e sguardo spento, rivolto ai miei piedi in movimento, cerco di non prestare attenzione alla gente che mi circonda, festante, allegra, ridente, ignara di farmi sentire ancora più inutile di quel che sono, e più estraneo.
Sono circondato da una folla di persone che ridono, scherzano, sono felici…ma io non mi sono mai sentito più solo.
Quella gente, l’ aria fresca, festante, e allegra attorno a me…mi è totalmente estranea.
Come se...fossi estraniato dal mondo, quasi come se non ne facessi più parte.
Cammino. Le mie gambe continuano a muoversi, e io le lascio fare, senza domandarmi dove mi stiano portando, lascio che prendano il controllo, come se il mio cervello si fosse distaccato da tutto il resto.
Vivo ormai di pensieri, e ricordi.
Tutti legati a lei.
#“Sul serio. Questa volta scomparirò davvero Otani. Te lo prometto.”#
#“NON TOCCARMI MAI PIU!!”#
…Come è potuto succedere?
E’ questo che, scandito in un ritmo costante e snervante, la mia mente continua a ripetermi.
Come è possibile che io e Koizumi ci siamo lasciati?... Non posso ancora credere che sia successo per davvero.
Io e Koizumi…lasciarci?
Mi stringo nel giubbotto imbottito, sentendo all’ improvviso il mio corpo, come attraversato da brividi, ma so che il gelo intorno a me non c’ entra.
Viso basso, e sguardo a terra, affondo ancora di più i pugni nelle tasche, scuotendo velocemente la testa, come a volermi liberare dai brutti pensieri.
Eppure, chiamatemi pazzo, ma… io ne sono ancora convinto: Io e Koizumi, siamo fatti per stare insieme.
Indifferente a ciò che mi circonda, l’ atmosfera festante e allegra che mi sta intorno, ascolto solo il vuoto gelido che sento dentro.
I miei pensieri iniziano a vagare a briglia sciolta, e senza che me ne renda conto, mi perdo nei ricordi che cercano di riaffiorare…
Ripenso a quel primo giorno di scuola, da dove è iniziato tutto.
Incominciammo a litigare sin da subito…
 
#”Spero che non ci siano ragazzi bassi nella nostra classe.” disse lei allegramente, rivolta a Chiharu, totalmente noncurante che io  potessi sentirla.
‘Che sensibilità da premio Oscar!’, pensai, infuriandomi.
“Neanche io vorrei essere nella stessa classe di una gigantessa come te!”#
 
Per questo, da parte del professor Nakano, e dal gentile consenso dei nostri compagni di classe, venimmo etichettati per ben tre anni, come quel famoso duo comico:  All Hanshin Kyojin.
Da allora, Koizumi divenne la mia maledizione.
Ci detestavamo, non sopportavamo di essere capitati nella stessa classe, di una persona che accentuasse così tanto il nostro ‘problema’ dell’ altezza.
Ma poi, stranamente, scoprimmo di andare d’ accordo, e senza neanche accorgercene, diventammo amici.
Incominciammo ad uscire, scoprendo di avere molte cose in comune…
Ripenso ai concerti di Umibozu.
Alle infinite serate al karaoke, quando cantavamo a squarciagola le sue canzoni, fino a quando non avevamo più voce, neanche per parlare; e alle risate, tante, che solo lei mi faceva fare.
All’ intesa che condividevamo, e a come ci bastava uno sguardo, per capire cosa pensava l’ altro…
Poi, d’ improvviso, mi disse di essersi innamorata di me.
Rimasi… scioccato. Non mi era mai passato, neanche per l’ anticamera del cervello, che Koizumi potesse innamorarsi proprio di me. Di me!
‘Che cosa ci trova in me?’ mi chiedevo, scettico. ‘Sono un nanerottolo’, pensavo, ‘Koizumi non può amarmi sul serio’
Convinto che fosse solo un’ amica, e di non poterla ricambiare, dato che eravamo stati un duo comico per così tanto tempo, la rifiutai.
A quel tempo, non avrei mai pensato che me ne sarei pentito amaramente, di quella decisione…
Per un attimo, ebbi il timore che Koizumi si sarebbe allontanata. Che dopo il mio rifiuto mi avrebbe detestato, non volendo avere più niente a che fare con me.
Il solo pensiero mi angosciava, anche se non capivo il perché.  
Solo perché non la amavo, non voleva dire che non avessi bisogno di lei, giusto?...
Tuttavia, i miei timori si rivelarono infondati:  Restammo amici, nonostante lei continuasse ad amarmi, convinta che, con il tempo, sarebbe riuscita a farmi innamorare di sè…
Poi, improvvisamente e senza quasi rendermene conto, incominciai a pormi delle domande:
 
#‘Perché, quando mi si è ripresentata l’ occasione, sicuramente la mia unica chance, di potermi rimettere insieme a Kanzaki, l’ ho gettata via, correndo dietro alla gigantessa frignona?...’#

#‘Da quand’ è, che mi interessa ricevere la cioccolata da Koizumi?...’#

#‘Forse non diceva sul serio, quando ha detto che avrebbe rinunciato a me per sempre… vero? Giusto? Perché all’ improvviso mi viene voglia di inseguirla, per dirle di non rinunciare?...’#

#‘Ma chi cavolo si crede di essere quel  Maity??! Pensa di potermi portare via Koizumi, così facilmente??! Bhe, si sbaglia di grosso!! Sarà guerra!!...’#

#‘Per quale motivo mi sento…stranamente felice, e allo stesso tempo imbarazzato, e il mio cuore batte così forte, quando Koizumi mi sorride in questo modo?...’#

E alla fine, accadde.
Non so come, non so perché. Ma alla fine, quella gigantessa sgraziata, piagnona e tremendamente irritante, è riuscita ad afferrarmi il cuore, e a tenerselo con sé.
E da allora, non me l’ ha più restituito.
Ripenso a quei giorni…
Al nostro primo appuntamento, all’ emozione che provai quando disse ai nostri amici, che ci eravamo messi ufficialmente insieme.
Ai baci leggeri e in punta di labbra…
Ai nostri litigi, oh quelli si, che sono stati tanti, e che nonostante stessimo insieme, non erano affatto scomparsi; anzi,  al contrario, sembravano essersi triplicati!
Ai continui ‘nanerottolo!’ e ‘gigantessa!’, agli ‘idiota’ ai suoi stupidi pugni, grazie ai quali, quando ero giù, riuscivo inspiegabilmente a risollevarmi di morale.
Ai nostri, beh, è il caso di dirlo, alti e bassi.
Ai nostri momenti teneri, non molti in realtà, ma che comunque ci sono stati, e che riportarli alla mente, in questo momento, mi fa soffrire come un cane, ma che, per qualche strano motivo, sono anche rassicuranti…
A quando la lasciai, - il più grosso errore della mia vita - e a come poi, capendo di non poterle stare lontano, la implorai di ritornare assieme a me.
A come era bello passeggiare al suo fianco, tenendola per mano.
A come mi sentivo felice…quando Koizumi era insieme a me...
#“ Ma in ogni caso non ti riguarda! E la mia vita, c’ è in gioco il mio futuro!  Non faccio altro…che dare il meglio di me, in ogni cosa che faccio!...Ma a quanto pare non basta. Ed è per questo che mi impegnerò ancora di più per riuscirci! E sai una cosa? Se non ti sta bene, sono fatti tuoi! Io non rinuncio alla mia felicità per i tuoi stupidi capricci!”#
Felicità
Sorrido. Un sorriso amaro, tirato, senza la benché minima traccia del mio solito buonumore.
Adesso mi sento… come se non potessi mai più essere felice.
Sono stato… così egoista. Ho pensato solo ai miei studi, credendo che fossero la mia priorità.
Se solo lo avessi capito prima…
Koizumi è la mia priorità. La mia priorità assoluta.
Ho creduto di poter essere forte. Di riuscire a stringere i denti e andare avanti, convincendomi che ormai, non mi era rimasta altra scelta, che accettarlo.
Accettare che Koizumi, non facesse più parte della mia vita.
Ma non ci riesco.
Io ho bisogno di Koizumi…per poter essere felice.
# “A volte quando è finita, è davvero…finita.”#
Il ricordo delle parole del mio migliore amico, sono un pugno involontario in pieno viso. Sospiro.
Ma ormai è troppo tardi. Dopo quello che è successo…probabilmente, lei non mi ama più.
Forse… è davvero finita…
“Non dimenticarlo…”
Sussulto, paralizzandomi.
I miei piedi si fermano all’ improvviso, e io resto immobile, nel bel mezzo della strada ghiacciata e affollata, incapace quasi di respirare.
Ma…questa voce…
Sul mio viso, sento spuntarmi un sorriso di gioia, e mi volto di scatto.
"Koizumi!"
Rimango allibito, mentre il mio sorriso si sgretola.
Davanti a me, non c’ è nessuno, se non la via innevata, stracolma di passanti e gente allegra.
Di Koizumi, nessuna traccia.
Ma…come…
Ma…Ma io l’ ho sentita! Quella era la sua voce! Ne sono sicuro!...
Non è che forse…sono diventato pazzo?...
“Mi hai sentito??” urla una voce rabbiosa, dietro le mie spalle. Una voce di donna.
Mi volto, e noto una coppia a pochi passi da me:  la donna è appoggiata al braccio di quello che, presumibilmente dev’ essere il suo fidanzato. Gli sta rivolgendo  uno sguardo piuttosto furibondo.
"Ti ricordo, che per il mio compleanno, mi hai promesso che mi avresti comprato quell' anello con di diamanti, che ti ho fatto vedere l' altra volta!” sta urlando con tono petulante, nelle orecchie del povero malcapitato, “Non dimenticarlo!”
"Ma certo, tesoro.” risponde il suo fidanzato. Più che dolce, il suo tono è alquanto smielato, “Sai che farei di tutto per te! Sei la luce dei miei occhi!"
"Oh, come sei dolce, amoruccio! Sono così fortunata ad avere un uomo come te, al mio fianco!" fa le fusa lei, sbattendo le lunghe ciglia.
Li osservo mentre si allontanano, la donna che si abbandona ancora di più contro il braccio dell’ uomo, mentre questo le sorride come un ebete. 
Arriccio il naso, disgustato da quella scena zuccherosa.
Scosso, prendo lentamente atto che ciò che ho sentito prima, la sua voce, è stato solo un riflesso mentale…
Ancora leggermente scombussolato, continuo a camminare stringendomi nel giubbotto, lanciando di tanto in tanto occhiate impassibili alle vetrine illuminate...
“Guarda mamma! E’ Bozu!”
Sento strillare d’ improvviso una bimbetta, mentre tira il braccio della madre, nel tentativo di attirare la sua attenzione. 
Sta indicando un televisore di ultima generazione, acceso, al di là della vetrinetta di un negozio di elettronica.
“Non è musica per te, quella!” sbuffa piuttosto infastidita la madre, trascinandosi dietro la figlioletta.
Strisciando i piedi, mi avvicino alla vetrina, osservando l’ inconfondibile figura del mio cantante preferito, riempire lo schermo della tivù, per poi scomparire e lasciare il posto, a quello che sembra uno di quei salotti allestiti per le interviste, dal tocco decisamente femminile.
“Ed eccoci qua!” stava urlando esultante l’ intervistatore, - un giovane sui venticinque anni, vestito da rapper, con pesanti catene dorate che gli pendevano dal collo, pantaloni alle ginocchia, cappello di lato, e con il pizzetto sul mento, stile capra spelacchiata- che, con l’ ambiente circostante, stonava come un vaso di fiori in un negozio di ferramenta.
“Sono J.J. Jo, e questo è  ‘THE IDOL DATE: Appuntamento con l’ Idolo!’. Da quelle quinte, sta per uscire il fenomeno musicale del momento! Colui che è stato definito l’ artista esordiente più amato dai giovani, e che sta scalando le vette delle classifiche di tutto il Giappone, e non solo!... FACCIAMO UN GRANDE APPLAUSO AL FENOMENO!: UUUUMIBOZU!!
Dal pubblico in sala, esplodono delle urla. Urla femminili.
“Bozu!! Bozu!! Bozu!!”
“Ti amo, Bozu!! ♥”
“Yo!" il mio idolo sbuca dalle quinte, facendo il solito segno con le dita.
Gli strilli delle fans, si fanno ancora più forti. Una smorfia si dipinge automaticamente sul mio viso, mentre osservo quella scena,  totalmente sconcertato.
“Oh-Oh! A quanto pare hai un largo seguito, anche da parte del gentil sesso!” stava urlando entusiasta J.J Jo, nel tentativo di sovrastare gli starnazzi delle signore, “E non solo dalle giovani donzelle! Lì in fondo vedo due vecchiette che stanno facendo a pugni, per venire ad assalirti! Ma tranquillo, se ne occuperanno i nostri stuntman!” si affretta ad aggiungere, senza scomporsi.
La telecamera si sposta istantaneamente sul retro, inquadrando una folla di donne rugose che, dopo aver sputato a terra la dentiera, strisciando le gengive, urlano con voce impastata:
“Diamohi henfro, ragahffe! Quefho è per he, Bofhu! Kafwa-Bohnghaaaaaaaaaaaaaa!!!!!” e si gettano in un placcaggio stile rugby, atterrando i buttafuori nerboruti, mettendoli fuori gioco, con abili mosse di judo.
La ripresa torna velocemente verso il centro del salottino, mentre le risate riempiono la sala.
“Ehm...Bomboloni ripieni?” Si affretta a dire J.J. Jo, afferrando un vassoio pieno di dolci dal tavolinetto basso, e porgendolo al mio idolo, che ne afferra uno con un entusiasmo.
“Grazie! Ma non dirlo a mia moglie!... Dice che devo mettermi a dieta!”
Delle risatine frivole si odono da parte del pubblico, seguiti da fischi ed esclamazioni di protesta.
“Oh, Bozuuu, ma tu non ne hai bisogno
~!”
“Sei bellissimo!!”
“Calma, signore!”, esclama l’ intervistatore, con tono conciso, cercando  di placare la folla arrapata, “Non glie lo diremo, tranquillo!” si rivolge alla telecamera, facendo l’ occhiolino. Altre risate. “Dunque, caro Bozu”, prosegue poi, voltandosi verso il cantante, e facendo tintinnare gli innumerevoli gingilli appesi collo.
“Tornando a noi. Si dice che stia per uscire il tuo nuovo album, non è così?”

“Già, il 14 Febbraio. Yo!” risponde il mio idolo, cercando di sistemarsi comodamente sulla poltrona infeltrita a motivi floreali, stile nonna papera.
“Oh, il giorno di San Valentino! Bhe, di certo contrasterà molto, con i tuoi soliti canoni, non è vero?”
“Abbastanza. Yo!” Si volta, strizzando l’ occhio verso la telecamera, in un tentativo, malriuscito, di imitare J.
“Kyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! ♥” strillano le donne del pubblico, entusiaste.
La mia smorfia si accentua, se possibile, ancora di più, deformandomi totalmente il viso, in un’ espressione disgustata.
Il giovane J. ridacchia, “Si dice anche, che conterrà un sacco di canzoni romantiche, ho ragione?!” esclama, con tono viscidamente confidenziale.
“Bhe, qualcuna…”
“Oh! Vuoi darci un assaggio?!”
“Ma certo, yo!” acconsente Bozu, mentre le donne iniziano a strillare come galline impazzite, incapaci di contenere la loro eccitazione.
“Canterò la prima traccia! Si intitola,
‘Non dimenticarlo!’. Yo!”
Trasalisco, e sgranano gli occhi, incredulo. 
Non…dimenticarlo?
...
Ancora?!
Scuoto lievemente la testa, sconcertato, mentre alle orecchie inizia a giungermi una musichetta da sala da tè, decisamente smielata. Mi allontano dalla vetrina, un po’ deluso.
Da quando Bozu, fa certa musica??
Possibile che anche lui, si sia lasciato trascinare dall’ ambiente e dalla fama, diventando irrimediabilmente così commerciale?...
Beh, spero vivamente che non abbia deciso di voler cambiare genere, e che sia solo una trovata per attirare pubblico femminile...
Chissà come reagirà Koizumi, quando lo verrà a sapere!...
Le mie spalle si afflosciano, e mi lascio sfuggire un sospiro, sconsolato.
Giusto...
Sicuramente non verrà a saperlo da 
me…Niente più concerti di Umibozu, insieme...
Noi non  stiamo più…insieme…
“Hei!”  sento urlare qualcuno rabbiosamente, dietro di me.
Lo ignoro, mentre il senso di depressione si accentua, sentendo una mano invisibile stringersi a pugno attorno al mio cuore, in una maniera alquanto dolorosa.

“Hei, piccoletto, sto parlando con te!” sento ancora quella voce urlante, rimbombarmi fin dentro l’ orecchio.
Infine mi volto, scoprendo un ciccione sopra uno di quei motori enormi, rosso fiammante, e capisco, dall’ inconfondibile chiodo in pelle e dai guanti neri che indossa, che è uno di quei motociclisti rozzi dall’ aria tipicamente ‘on the road’.
E’ a poca distanza da me, e mi fissa con aria infuriata, “Sei in mezzo alla strada, non posso passare!” ripete, sputando villanamente per terra, facendo tremare il suo baffetto a manubrio.
Le sue parole mi fanno distrattamente notare, di essermi fermato nel bel mezzo del selciato.
Senza avere la benché minima idea, di cosa quel grassone tronfio voglia da me, mi limito ad osservarlo, cupamente, senza spostarmi di un centimetro.
“Hai sentito cosa ho detto, moccioso?!? Vuoi che ti metta sotto??!” grugnisce, facendo ruggire il motore della sua Harley-Davidson, con un suono roboante e minaccioso.
Sono ancora intento a fissarlo, con sguardo vacuo e cervello totalmente assente.
Massì, penso pigramente, che mi metta sotto pure. Tanto, per quel che vale…
Quello, pensando evidentemente che io lo stia spudoratamente ignorando, si infuria ancora di più.
“Hei, mocciosetto, cerchi guai??!” sbraita, avvicinando pericolosamente il motore rombante verso di me, “Ti sei forse dimenticato come si cammina, o cosa??!”
Sussulto, e sgrano gli occhi, risvegliandomi bruscamente dal mio stato di immobilità cerebrale.
“Co…come ha detto?” domando, accigliandomi leggermente. Credo di aver sentito male...
“Ma sei scemo!?” ruggisce l’ uomo, esasperato, “Ho detto: Sai ancora come si cammina, o l’ hai dimenticato??! Nanerottolo!!”
A quel punto, spalanco la bocca, totalmente incredulo.
Ancora quella parola: Dimenticato.
Dimenticato…
Io ho…dimenticato?...
D’ improvviso, sento qualcosa. Qualcosa di insistente e pressante, solleticarmi la mente.
Come lo scorcio di un ricordo, di qualche tempo fa, una vita fa, che cerca di venire a galla…



# “Wow! Com’ è bello!” esclamò lei, entusiasta.
Entrambi, osservavamo dall’ altro, rapiti, le innumerevoli luci colorate, che si stagliavano contro il cielo notturno di Hokkaido.
“Waaaah!! Hai ragione!”, mi unii al suo entusiasmo, non riuscendo a staccare gli occhi da quello spettacolo meraviglioso.
“Abbiamo incontrato Umibozuuu
~“ cantilenò, dondolandosi sulla ringhiera della terrazza, ancora tutta presa dall’ euforia di aver vissuto quell’ esperienza.
“Giààà~!” aggiunsi io, con il suo stesso tono entusiasta, “Non ci posso credereee~!”
Per un po’, restammo in silenzio, mentre osservavamo ancora, il mare di luci sotto di noi. 
Non riuscivo a placare la mia euforia. Era stata la gita più pazza di tutte!
Avevo incontrato Bozu in persona, e adesso stavo lì, a godermi lo spettacolo più bello del mondo, insieme a Koizumi.
Mi sentivo… felice.
“Hei, Otani.” 
Mi sentii chiamare d’ improvviso. Mi voltai istantaneamente verso la gigantessa, rivolgendole un largo sorriso.
“Mmh?”
“Scusa…” disse, osservando il cielo puntellato di stelle, mentre le sue guancie si dipingevano di un grazioso rossore.
“Facciamo finta che non ti abbia detto nulla… Sai, riguardo a quel ‘facciamo come se non sia successo niente'... ”
Rimasi a fissarla, totalmente preso alla sprovvista da quelle parole, incapace di dire nulla.
Senza rendermene conto, mi persi ad osservare, come incantato, il suo viso illuminato dai bagliori colorati. 
Pensai che fosse…si, davvero graziosa, in quel momento. Quei colori le donavano molto, sul suo viso…
“Non voglio che ci comportiamo, come se non fosse successo niente.” proseguì, con voce chiara e decisa.
“Non importa, qualunque cosa succederà, io continuerò ad amarti Otani. Solo questo. Non dimenticartelo mai.”#



Non dimenticarlo...
Sono ancora fermo, immobile, in mezzo alla strada, circondato da persone allegre e festanti.
L’ uomo di fronte a me, mi sta osservando con sguardo furioso, valutando seriamente la possibilità di mettermi sotto con la moto, o incerto se prendermi a pugni lì, in mezzo alla strada.
Inizia a sbraitare qualcosa di minaccioso, facendo voltare la gente attorno, che allarmata, indica verso di noi.
Ma io non sento più nulla.
Solamente il mio cuore, che ha preso improvvisamente a martellarmi dentro il petto, con furia, insistentemente.
Come a volermi suggerirmi qualcosa…
E finalmente, ci arrivo.
“Si…” sussurro flebilmente, rivolto solo a me stesso, “Io ho dimenticato...”
“Senti moccioso, se entro tre secondi, non ti levi dai piedi, ti toglierò di mezzo io!!” sbraita l’ uomo davanti a me, “E ti garantisco, che non sarà piacevole!”
“Si! E’ così!” ignorando la sua aperta e sincera minaccia, gli rivolgo un sorriso esultante.
Quella sera, io stavo correndo a casa di Koizumi, per confessarle i miei sentimenti. E, quando Kanzaki mi ha baciato, lei era li…Perché?
Koizumi è venuta da me quella sera.
Perché??
E se… Koizumi fosse venuta da me… per il mio stesso motivo?
Possibile che stesse venendo da me, per fare pace? Possibile, che l’ unica cosa che mi separa da Koizumi…sia solo uno stupido malinteso?
Possibile, che Koizumimi ami ancora?
Non riesco più a riflettere. All’ improvviso, tutto mi sembra chiaro.
Mi sento come, se mi fossi risvegliato da un brutto incubo, e stessi improvvisamente prendendo atto, che in realtà quello è stato davvero, solamente un incubo
#"Non dimenticarlo Otani…"#
Stringo i pugni, sentendo il mio corpo come attraversato da una sorta di scarica elettrica.
Ignorando il ciccione che mi sbraita dietro, e gli occhi dei passanti che mi scrutano incuriositi, mi volto, fiondandomi a correre dalla parte opposta.
No…
No, non è finita.
E glielo dimostrerò!





 

***




 

Risa’s POV





Mi blocco, presa da un’ improvvisa vertigine, e sono costretta ad appoggiarmi allo schienale della sedia più vicina, per impedire alle mie ginocchia tremanti di non crollare. 
Accidenti…
No... No, così non và.
Credevo di potercela fare. Di essere abbastanza forte da riuscire ad andare avanti, fingendo un sorriso, di riuscire a dimenticarmi di questi anni, spazzarli via dalla mia mente come se niente fosse accaduto...
Ma non ce la faccio. Non sono forte abbastanza.
La pura e semplice verità, è che io non funziono, senza Otani.
Come ho fatto a non rendermene conto prima?... Sono stata una sciocca a non capirlo!
Ho bisogno di lui, adesso più che mai!…
Ma tanto è tutto inutile…
Lui non...
“Non smettere...” *
Il respiro mi si blocca in gola.
Solo una parte molto piccola e annebbiata del mio cervello, elabora che le mie dita non sono più strette attorno al bucato.
Ma... che cosa...
Sbaglio o...o ho appena sentito quella voce?...
Volto il viso, da un lato e dall’ altro, cercandola tra le pareti della mia stanza. Ma non vedo nessuno, se non il mio riflesso allo specchio.
Eppure sono sicura di averla sentita! Di aver sentito la sua voce!  Vividamente, era proprio qui, accanto a me!...
Sono...sono forse diventata pazza?...
Distolgo lo sguardo dalla mia immagine riflessa, e scuoto la testa, abbassando gli occhi.
Il mio sguardo cade sugli abiti che giacciono per terra, sparsi accanto ai miei piedi, e mi chino a raccoglierli, rimanendo inginocchiata sul pavimento.
Li stringo con forza al mio petto, sforzandomi di non piangere.
Sono proprio una stupida…
Come ho potuto pensare, anche solo per un attimo, che quella voce sussurrata fosse qui accanto a me?...
Otani non è qui.
Osservo le gocce salate scendere una ad una dalla punta del mio naso, fino a quando non diventano solo un contorno sfocato. Cerco di tenere a bada i singhiozzi, invano.
Otani non è al mio fianco. E non lo sarà mai più.
Sono io che l' ho mandato via. E' stata questa la mia decisione...
Ma allora perché…ho sentito il mio cuore sussultare di gioia, al suono della sua voce?...
Aspetta. Questo significa che...
Tiro su forte col naso, e mi asciugo il viso con le mani, cercando di ricompormi.
Merda! Mi sono fottuta il cervello! Adesso sento addirittura le voci nella testa!...
Forse...sono davvero impazzita...
"Risa!"
Fantastico! Rieccola di nuovo!
"Risa, aprimi immediatamente!!"
Sparisci, sparisci!!...
“RIISAAAA!!!”
Aspetta.
E’ solo la mia immaginazione, giusto?
Ma allora perché… non mi chiama per cognome?
"RISA, SE NON APRI SUBITO QUESTA STRAMALEDETTISSIMA PORTA, GIURO CHE LA BUTTO GIU', SONO STATO CHIARO?!?!"
Trasalisco, e con uno scatto mi ritrovo in piedi, mentre sento il mio cuore mancare un battito.
Lascio andare per la seconda volta, la presa sugli indumenti che ho tra le mani, e mi volto verso la finestra, stupefatta.
Ma… cosa...
Corro verso il balcone, lanciandomi contro la ringhiera, e mi affaccio. E ciò che vedo, mi toglie il respiro, insieme ad ogni dubbio:
E' davvero Otani!
Lo vedo alzare il volto, indietreggiando di qualche passo, e guardarmi, con uno sguardo scuro e limpido che non gli ho mai visto.
Se non fossi appoggiata al balcone, probabilmente le mie gambe cederebbero.
"Ma..." sussurro debolmente, "CHE DIAVOLO CI FAI QUI??!" sbraito, completamente allibita.
"APRIMI!" ordina di nuovo, perentorio.
"Scordatelo!" ribatto altrettanto duramente, "T-te l' ho già detto, non voglio più avere niente a che fare con te, sparisci!".  Maledico il mio tono malfermo.
"Ho bisogno di parlarti! Di spiegarti che quello che è successo..."
"Non voglio sentire niente!"
" ...quella sera, è stato solo un malinteso!"
Sbuffo sonoramente, "Ma per favore!.."
"Se non vuoi aprirmi, allora scendi!" ribadisce lui, rabbioso.
"NO!" urlo, testarda, "E'...E' FINITA OTANI, FATTENE UNA RAGIONE!"
Giusto… Dovresti fartene anche tu una ragione, Risa…
Lui stringe i pugni, serrando la mascella.
"Se non vuoi scendere tu, allora sarò io a salire, chiaro??!!" urla, fuori di sé, rabbioso, "In un modo o nell' altro, ti dirò quello che ho da dirti! E tu devi solo stare a sentire!"
"Cooosa?! Ma-!"
Ma non ho neanche il tempo di continuare, che Otani con un solo gesto si sfila il giubbotto e lo lancia per terra.
Poi, scatta in avanti, e prima che il mio cervello possa elaborare tutto ciò, lo osservo mentre prende ad arrampicarsi sul traliccio in legno appena montato, della facciata di casa.
Mi sporgo ancora di più oltre la ringhiera, strabuzzando gli occhi.
"Ma... ma che diavolo stai facendo??!" chiedo, sconvolta.
"Non lo vedi?!” sbuffa, nel suo solito modo seccato, “Cerco di arrivare alla tua stanza!”
"MA SEI DIVENTATO MATTO???!!" Il mio strillo acuto, vibra tutt’ attorno nella notte gelida. Non può fare sul serio!
"Credo proprio di si!" mi risponde lui, col fiatone. Buffo, dal suo tono sembra che stia sorridendo.
 Non c' è proprio un cazzo da sorridere, idiota!!
"Se...se non scendi immediatamente, giuro che non appena ti avrò a portata di mano, ti ucciderò con le mie mani, hai capito??!!" sbraito, troppo agitata per prestare conto a ciò che mi esce di bocca.
Ma lui, pare non mi abbia nemmeno sentito. Ha la fronte imperlata di sudore, lo sguardo concentrato su dove appoggiare mani e piedi.
Ha deciso di farmi crepare di ansia, maledetto!
"GIURO CHE QUESTA ME LA PAGHI!!" urlo istericamente, "CADRAI DI SOTTO! SMETTILA SUBITO!!"
Sta ancora sorridendo, mentre sbuffa, sfrontato, "In quel caso mi avrai sulla coscienz-"
Mette un piede nel vuoto, e scivola di qualche centimetro.
"OTANI!!!" La fitta al cuore è talmente dolorosa, da mozzarmi il respiro.
Per fortuna riesce ad aggrapparsi saldamente, ma il panico non mi abbandona.
Per quanto Otani sia leggero, non oso pensare cosa accadrebbe se, per colpa di una mia negligenza, quella griglia per rampicanti non dovesse essere abbastanza resistente…
Deglutisce, lanciando un' occhiata terrorizzata di sotto.
Il suo viso, si tramuta all’ istante in una maschera di orrore, assumendo una colorazione violacea. Noto che ha la fronte completamente imperlata di sudore.
Io non riesco neanche a muovermi. Sono una statua di cera, perfettamente immobile, mi manca il respiro.
Ormai è a metà strada: O continua, o torna indietro.
Dopo un attimo di tempo che mi sembra infinito, con un certo sforzo, riesce ad alzare il suo sguardo traumatizzato dal suolo, e puntarlo sul mio viso, incontrando i miei occhi carichi di angoscia. 
E in un attimo, una scintilla di determinazione gli attraversa lo sguardo.
Contrae la mascella, e con una forza di volontà che non credevo avesse, cerca di sollevarsi, facendosi leva sulle braccia.
Trattengo impercettibilmente il respiro, ma per il resto, non do altri segni di vita.
Non stacco gli occhi da lui neanche per un secondo, osservandolo con ansia indecifrabile, mentre a fatica, continua la sua scalata.
Mi concedo di portarmi una mano sul petto, cercando inutilmente di far calmare il mio cuore, che corre a velocità disumana, sbattendo contro il mio torace come se volesse sfondarlo.
Perché lo sta facendo?...  Perché??!
Otani ha paura delle altezze, ne è terrorizzato!
Perché? Non riesco a capire…
Poi, dal nulla, la risposta mi colpisce all’ improvviso.
Otani sta facendo tutto questo...per me?
Possibile che Otani…mi ami davvero?…
Finalmente, riesco a scorgere la sua esile figura, a poca distanza da me. Una volta raggiunta la ringhiera, gli offro febbrilmente una mano, aiutandolo a scavalcare, impaziente di saperlo al sicuro.
Alla fine, si accascia al muretto, sfinito e ansimante, mentre una neve gelida inizia a cadere dal cielo nero.
"Oddio...” sussurra, tremando ancora dalla paura, “Stavo per cadere di sotto..."
Si volta di scatto verso di me, improvvisamente euforico,"Non posso crederci, ce l' ho fat-"
Non lo lascio finire.
Con tutta la forza di cui dispongo, tiro un pugno fortissimo, sul viso del ragazzo che amo.
Lui indietreggia di qualche centimetro, e per un attimo vede le stelle, frastornato.
"MA CHE DIAV-?... Ahio!! Ferma! Ahii!! Ma cosa-?!"
Mi scaglio contro di lui, colpendolo dappertutto, presa da una rabbia incontenibile, mentre cerca di afferrarmi i polsi, e di farmi stare ferma. Senza successo.
"Koizumi… Ahi! Ti prego, ferma!...AHI!! Ma che ti prende??!!..."
"SEI…VIVO…PER MIRACOLO...E TU... MI CHIEDI... CHE MI PRENDEEEE???!!!" continuo, tra un colpo e l' altro, ormai fuori controllo.
"AHI!! PORCA MISERIA, VUOI STARTI UN PO’ FERMA??! MI STAI FACENDO MALE!!"
A quel punto riesce ad afferrarmi per i polsi, e mi guarda risoluto in viso.
Io evito il suo sguardo, e mi libero con uno strattone dalla sua presa ferrea. Mi prudono ancora le mani.
"Ma che diavolo ti è saltato in mente??!..." la mia voce soffocata trema, ma non ha niente a che vedere con il gelo attorno a noi.
"Ti rendi conto che stavo quasi per morire di paura, accidenti a t-"
Neanche lui mi dà modo di concludere la frase.
Mi afferra il viso, trascinandolo verso il suo, zittendomi tempestivamente con un bacio.
E in un attimo, non sento più nulla.
Tutto il mio corpo sembra perdere sensibilità, mentre il mio cervello elabora, che le mie labbra sono appoggiate su quelle di Otani.
Oddio. E’ vero.
Otani mi sta baciando.
Non sento più il pavimento sotto i miei piedi.  Ma il mio cuore, quello lo sento, eccome.
Palpita e pulsa, sfrecciando contro il mio torace come una cometa infuocata, annebbiandomi la mente.
Il mondo intero, scompare.
Kanzaki, queste settimane, tutti gli avvenimenti precedenti…D’ improvviso non hanno più alcuna importanza. Non esiste nient’ altro.
Siamo io e lui, da soli, entrambi al centro di tutto.
E allora capisco che ormai, per me non c’ è più via di scampo: Io non ho mai smesso, di amarlo.
Il mio cuore appartiene ancora a lui. A lui, a questo nanerottolo dalla testa calda, tremendamente imperfetto e che mi fa arrabbiare.
Ma che io amo, e amerò per sempre, così com’ è. Ormai l’ ho capito.
E anche se accettarlo, vorrà dire rinunciare alla mia felicità per sempre, lo farò.
Mi ha rubato il cuore, tante di quelle volte, che ormai non mi appartiene neanche più. E non credo che lo riavrò mai indietro.
Lo amo, e non ci posso fare nulla.
Non so perché mi sta baciando. Non so se è stato il senso di colpa o qualcos’ altro, a spingerlo a tanto. Ma in questo momento, non mi importa.
Non c' è ragione al mondo per la quale valga la pena di perdere questo momento.
Sentire Otani, finalmente sentire la pressione forte, risoluta e, al contempo, morbida e straordinariamente calda, delle sue labbra contro le mie.
Mi sento sciogliere, e totalmente dimentica di essere arrabbiata, rispondo al bacio, senza pensare alle conseguenze.
Contro ogni logica, mando al diavolo ogni meccanismo di difesa, o protesta, lasciandomi andare al tepore di quelle dolci sensazioni, che mi scaldano il cuore, abbandonandomi contro di lui e le sue labbra.
A quel gesto, lo sento irrigidirsi. Evidentemente è sorpreso dalla mia reazione, dato che solo cinque secondi fa, lo stavo ricoprendo di pugni e cazzotti. Ma è solo un istante.
Subito, mi stringe, cingendomi la schiena con le sue braccia, tenendomi stretta, come se temesse che da un momento all’ altro possa allontanarlo.
Ma non ho intenzione di farlo.
Mi rendo conto che non ho mai fatto altro, per tutta la vita, che aspettare questo.
Questo bacio di Otani.
"Scusa." mormora, dopo un attimo, spezzando quel contatto, e l’ atmosfera idilliaca che si è creata attorno a noi.
Sono ancora un po’ frastornata, e a fatica, riesco a mettere a fuoco il suo viso. Noto che mi sta guardando con occhi imploranti.
Ancora non del tutto in me, mi chiedo, per una frazione di secondo, se il suo scusa sia riferito a questo bacio, all' avermi fatto preoccupare, o alla storia del tradimento.
Forse è per tutte e tre le cose, chissà. Ad ogni modo, sono davvero troppo scossa per riflettere su ciò che dice.
“Otani...” farfuglio, in preda alla confusione.
"Hai ragione…" dice frettolosamente, incespicando sulle sue stesse parole, come quando è agitato, e devo concentrarmi per coglierle tutte, "Sono solo un egoista, lo so. Ma avevo bisogno di parlarti...Di chiarire..."
E in quel momento, come un grosso macigno sulla testa, la realtà e gli avvenimenti precedenti, prendono di nuovo il sopravvento.
Incapace di contenermi, esplodo.
"E PENSI CHE COL CERVELLO SPAPPOLATO AL SUOLO, TI SAREBBE PARSO PIU' FACILE PARLARE??!!” sbraito, a quel punto, completamente fuori di me, “RAZZA DI DEFICENTE!!!”.
Scoppio a piangere, non riuscendo più a lottare contro le lacrime che implorano di uscire.
"Ma....Koizumi..."mormora debolmente, con aria dispiaciuta.
"Sei uno stu-stu-stu...pido O-Otani..." sono scossa dai singhiozzi convulsivi, la vista offuscata dalle lacrime.
Alza una mano verso di me, ma sembra esitare.  Alla fine, si riscuote da chissà quali intenzioni, e si porta, invece, il braccio dietro la nuca.
Il mio cuore ha un sussulto di protesta. Vorrei che non si fosse trattenuto...
"Sei tu che non mi hai voluto aprire...” mi fa notare, borbottando imbarazzato.
Le sue parole, mi fanno tornare in me, "Giu-giusto! Perché non voglio più vedere la tua stupida faccia!"
"Koizumi..."cerca di avvicinarsi, e vado nel panico.
Indietreggio, inquieta,"N-non ti avvicinare..." mormoro, abbracciandomi, a capo chino. Mi asciugo le lacrime con la manica della giacca.
Benché il farsi quasi ammazzare, mi abbia finalmente aperto gli occhi su cosa realmente provi per lui, e nonostante io non desideri altro che tornare tra le sue braccia, tutto ciò non toglie il fatto, che sia un imbecille e un traditore.
Perciò resto sulla difensiva, in attesa che lui parli, che si spieghi.
Per un po’, rimane in silenzio, senza staccare gli occhi da me. Io tengo il mio sguardo risolutamente al pavimento, non riuscendo a sollevarlo per paura di incontrare il suo.
Mi domando… se stia pensando al perché abbia risposto al suo bacio, prima… 
Dopo un istante interminabile, lo sento sospirare.
"Con Kanzaki..." comincia, lentamente, "E’ stata lei a baciarmi. Io... non avevo idea del motivo della sua visita.” Alza il volto, fissandomi intensamente, “Non provo più, neanche l' ombra di un vago sentimento… per lei."
Valuto per bene quelle parole, osservando a lungo e attentamente la sua espressione seria, e tremendamente sincera.
Alla fine, sono costretta ad ammettere a me stessa, che sta dicendo la verità.
Prendo aria dal naso, e raddrizzo la schiena, stringendo le labbra in una linea sottile.
“In ogni caso...ormai non ha più importanza." mi ostino, evitando di guardarlo.
Alza di scatto il volto, corrugando la fronte,"Come sarebbe a dire che non-"
"Non cambia niente." rispondo, secca.
Sussulta, fissandomi con occhi ridotti a due fessure. Noto che stringe impercettibilmente i pugni.
Prende un altro respiro profondo, "Ascoltami, Koizumi..."
Lo ignoro, "A questo punto, non ha più nessuna importanza che ti abbia baciato lei o no… Tu hai sbagliato troppo con me, Otani."
"Hai ragione!" anche lui perde la calma, "Sono stato uno stronzo, e ho capito che ho sbagliato, d'accordo! Ma anche tu hai commesso i tuoi errori..." la sua voce si affievolisce, incerta.
Mi volto di scatto verso di lui, osservandolo incredula.
"Io??! E sentiamo, in cosa avrei sbagliato, io?!"
In realtà, lo so benissimo che non mi sono comportata bene, e che avrei dovuto sostenere Otani. Ma in questo momento, è la parte peggiore di me ad avere il sopravvento.
"Beh, tanto per cominciare, non sono l' unico a essere stato egoista,e lo sai anche tu…” il suo tono è già più cauto.
Mi esce una risata secca, sprezzante, niente affatto da me, "Ma tu guarda da che pulpito! Non sei proprio nella posizione per farmi la predica, sai?!"
Quelle parole accendono inevitabilmente la miccia, e l’ espressione fino ad ora stranamente sottomessa e sofferente, sul volto del ragazzo che amo, lascia il posto ad una assai più familiare: quella irritata.
Difatti, perde immediatamente le staffe, "Perché non lo ammetti, una buona volta!?" 
"Che cosa?!" chiedo altrettanto brusca, con aria di sfida.
"Che non sei così perfetta come vuoi far credere!"
Alzo un sopracciglio, senza capire,"Che vuoi dir-"
"...Koizumi Risa: la ragazza più egoista e ottusa di questo mondo!!” urla rabbioso, agitando le braccia, e arrossendo vistosamente, “Ecco chi sei in realtà!".
"Coosa?!?" esclamo, indignata.
"Una rompi coglioni, capace di fare saltare i nervi anche ad un santo!"
"Hei!"
"... Capace di farmi sentire depresso, o felice con una sola parola, e… cavolo, con un sorriso da rimanerci secchi!”
“Ma come ti permet- Aspetta, cosa?”
A quelle parole mi blocco, sentendomi arrossire.
“…E soprattutto, che non perde occasione, per ricordare ogni secondo, a questo nanerottolo, quanto non è abbastanza, per lei!!" ansima, a corto di ossigeno.
Spalanco la bocca, totalmente incredula.
Quello che ha appena detto, è ciò che ho sempre pensato io di lui… Non il contrario.
Scuoto la testa, in preda alla confusione,"M-ma Otani..."
"Ricordi quando hai promesso che mi avresti acciuffato il cuore?!”mi interrompe, portandosi una mano sulla parte sinistra del suo petto, “Ti sembra questo il modo di farlo, eh?! Rubarmelo, per poi calpestarlo così! Sei…un' egoista, Risa!"
Sussulto, sentendo formarsi un grosso nodo alla bocca dello stomaco. Senso di colpa, forse?
"I-io...Io non..."
"Stammi a sentire!" continua,in tono duro, la mascella contratta e i pugni chiusi,  "Te l' ho già detto una volta!:  Io non ci so stare senza di te! Non ci riesco! Io…Io…”
Sgrano nuovamente gli occhi, mentre le farfalle svolazzano impazzite dentro al mio stomaco.
“Io non voglio perderti, Koizumi!"
Trattenendo bruscamente il respiro. Sento il mio cuore fare una capriola esultante, a quelle parole.
Lui prosegue, spedito,“Sarai anche una tonta, una spilungona e un’ egoista…”
Abbandono all’ istante la mia espressione estasiata, e lo guardo male.
“…E si, certe volte mi fai incazzare con i tuoi atteggiamenti da primadonna!...”
Sbuffo,“Insomma, ne hai ancora per molto?!”
 “…E lo ammetto, certi tuoi comportamenti non li capisco, e forse non li capirò mai…Soprattutto quando hai i tuoi scatti isterici del…beh, del tuo periodo…”
“Vuoi piantarla o no?!” a quel punto perdo la pazienza.
“Insomma, quello che sto cercando di dirti è che…” sospira, prima di proseguire, “Anche se sei come sei, tu… sei in grado di capirmi meglio di chiunque altro.”
Ammutolisco immediatamente, totalmente presa alla sprovvista, da quelle inaspettate parole.
Continua, lo sguardo risolutamente rivolto ai suoi piedi, “Io..io non so come fai…” si porta una mano dietro la nuca, imbarazzatissimo, “Ma è così. Riesci a capirmi e…e anche io in qualche modo ti capisco. Beh… la maggior parte delle volte. Ma non importa, perché mi va bene anche così…”
 “Otani…” mormoro, incapace di dire altro.
Le sue parole mi colpiscono, ma non perché non le comprendo. Al contrario, mi ritrovo ad essere totalmente d’ accordo.
E’ quello che provo anch’ io. E per questo sono…sorpresa.
E’ sorprendente…quanto io e Otani, proviamo le stesse cose…
# “Non importa quanto siate differenti l’ uno dall’ altra, ma quanto siate simili. Siete fatti l’ uno per l’ altra!”#
Solo adesso, riesco a comprendere appieno le parole di Nobu.
E  dal nulla, nella mia mente, inizia ad affermarsi una consapevolezza:
Se c’ è una sola persona al mondo, in grado di capire cosa prova Otani…quella sono io.
Mi rendo conto che ha ragione: Io lo conosco davvero, meglio di chiunque altro.
Lui è il ragazzo con cui, sin dall’ inizio, ho dovuto combattere, per tante ragioni.
La seconda parte di un duo comico,e quello con cui, per tre anni, ho dato vita a siparietti comici.
Quello con cui mi sento più in sintonia, con cui mi faccio le più grandi risate, e il solo con cui condivido la passione per Umibozu.
L’ unica persona che, con un solo gesto, riesce a farmi precipitare all’ inferno, o al contrario, portarmi sulle vette del paradiso, a suo piacimento; l’ unico che riesce a risollevarmi davvero il morale.
Ma è anche quello che si impegna a raggiungere i suoi obbiettivi, che siano diventare, prima titolare, e poi capitano, della squadra di basket, nonostante sia un nanerottolo, o studiare duramente per gli esami universitari; quello che non si dà per vinto, di fronte ad una sconfitta.
Il ragazzo che è stato, quello che è riuscito a superare insieme a me ogni complesso, e che ha capito che non conta  l’altezza, per poter essere grandi.  
Quello che non dà dimostrazioni eclatanti...Ma che a me, ci tiene veramente.
E pensare…che ho creduto di non conoscerlo affatto... Che sciocca sono stata!
Solo io, conosco il vero Otani. Almeno quanto lui conosce me.
Intanto che mi perdo in queste riflessioni, lui sta ancora cercando di farsi coraggio.
“Tutto questo per dirti che…Che…”si blocca, abbassando il viso.
“Che?...” chiedo con un sussurro soffocato, l’ emozione palpabile nella mia voce.
Il cuore prende a palpitarmi furiosamente dentro il petto, in un modo che mi sembra assai familiare…
Alza il volto, guardandomi, ma lo riabbassa dopo un secondo. Arrossisce violentemente.
“Beh…Ecco…Io…”, si blocca di nuovo, torturandosi le dita.
“Insomma ti decidi a parlare, o no??!” sbotto, a quel punto, impaziente.
Lui avvampa, “Scema!! Per me non è facile dire cose del genere, lo sai anche tu!”
Alzo gli occhi al cielo, esasperata,“Tsk. Tutte scuse, At-chan!”
Grugnisce rabbioso, “E secondo te adesso dovrei dirti che…”, si ferma, il viso ormai in fiamme, “Bhe, qu- quello che stavo per dirti, non è così??!”
“Mpf, non dirmelo se non vuoi!” ribatto, stizzita.
Ringhia, frustrato, “Sei…sei incredibile!! E io che cercavo di essere romantico, per una volta!”
“E ti sembra questo il modo di esserlo?” sbuffo, incrociando le braccia al petto, “Almeno cerca di sembrare credibile!”
"Ecco, lo vedi?!” sbotta esasperato, “E’ questo quello di cui parlavo prima! Certe volte mi fai proprio incazzare!”
“Vale lo stesso per me, nano!”
“…E, tanto per la cronaca, sappi che da qui io non me ne vado! Quanto è vero che mi chiamo Atsushi Otani, riuscirò a dirti quello che sono venuto a dirti, chiaro?!  Anche se dovessi costringerti ad ascoltare!!"
Mi immobilizzo, sconcertata dal suo tono deciso.
A quel punto, tutte le barriere che ho posto fino a questo momento, incominciano a sgretolarsi inesorabilmente, sotto il peso delle rivelazioni di poco prima.
Mi rendo conto che sto seriamente incominciando a sperarci... E non posso permettermelo. Getto alle ortiche ogni cautela.
"Ma non lo vedi?!" urlo, frustrata, "Stiamo già litigando! Non facciamo altro che litigare, sempre, di continuo…!"
"Si, esatto!” esclama, allargando le braccia, “Noi siamo così! Noi litighiamo." scrolla le spalle,con irritante noncuranza, “E sai una cosa?:  Non me ne importa niente! Sono disposto a sopportare tutto questo! Perché…” si ferma, prima di prendere un grosso respiro, “Io-"
"Come sarebbe a dire non te ne importa niente?" lo interrompo, guardandolo torva.
Il suo petto si sgonfia bruscamente dell’ aria trattenuta, "Mi lasci finire?!" sbotta, palesemente infastidito, "Stavo dicendo che-"
"Una vera coppia non dovrebbe urlarsi contro per tutto il giorno." ribadisco, cocciuta.
Alza gli occhi al cielo, "Si, questo lo so! Però-"
"…Non dovrebbe insultarsi a vicenda..."
"D'accordo, ma-"
"…Dovrebbe essere amorevole..." 
"Insomma, vuoi starti zitta per due secondi?!” sbotta lui, esasperato, “Sto cercando di dirti che ti amo, cavolo!"
"...O, per lo meno, saper confrontarsi civilmen- eh?"
Mi blocco, non appena le sue ultime parole mi arrivano al cervello.
"Aspetta... Co-cosa hai appena...detto?..." sono frastornata.
Credo di aver sentito male. Devo aver sentito male…
Sbuffando pesantemente, mi lancia uno sguardo carico di  irritazione.
Poi, la sua maschera irritata si sgretola, e arrossendo sempre di più, fa un respiro profondo, nel tentativo di calmare la sua strana agitazione.
"Ho detto...che ti amo." mormora, con una vocina appena udibile.
Un tuffo al cuore. I miei occhi e la mia bocca esplodono.
Non ho…sentito male…vero?
Distoglie lo sguardo da me, puntandolo verso il basso. Il suo viso è completamente rosso, proprio come deve esserlo il mio.
Prende un altro respiro profondo, e prosegue, “E’ la verità. Vedi, per quante volte io mi domandi il perché… Per quanto mi sforzi di capire come ” si interrompe un attimo, e si gratta la nuca, senza staccare gli occhi dal suolo, “Insomma, per qualche oscuro motivo a me ignoto io… sono innamorato di te, Koizumi.”
Sussulto nuovamente. Non ci posso credere. Non ho sentito male allora…
Solleva finalmente lo sguardo, incontrando i miei occhi,“ Io ti amo Koizumi. Così come sei.” borbotta, con un filo di voce, “Il che, è ancora più assurdo…”
Trattengo bruscamente il  respiro.
Non ci credo…L’ ho sentito! L’ ha detto!
L’ ha detto, davvero!
Sento le mie guancie ardere, e mai, mai, mi sarei potuta immaginare, che il mio cuore potesse battere così velocemente, come in questo momento.
Sto rischiando seriamente di avere un infarto, per colpa di questo imbecille!... Ma in questo momento non me ne importerebbe nulla.
Mi ama. 
MI AMA.
MI AMA!!!
Mi viene voglia di piangere, ma questa volta dalla gioia!
"M-ma~~"
Grugnisce lanciandomi un’ occhiata torva, " Cavolo, è mai possibile che debba uscirti ogni volta quella vocetta stridula?! E’ fastidiosa!”, sbotta sgarbatamente.
L' idillio si spezza immediatamente.
Sbuffo, contrariata, "Insomma! Ti sembra questo il modo di essere romantico?!”
"E chi cerca di esserlo?!” replica, con una smorfia.
“Tu! Non sei stato tu a dire prima, di voler fare il romantico?!”
Sgrana gli occhi, “Hai…hai sentito male!...” ribatte, il viso ormai cremisi, “ Io romantico?” sbuffa, ironico, “Andiamo, mi conosci! Sai che non potrei mai esserlo!... Volevo solo fartelo sapere, tutto qui!"
Arrossisco, ma di rabbia stavolta, “Mpf, idiota! Non dovevi disturbarti allora, a dirmi una cosa del genere! Perché la sapevo già!
"Bene!”
"Bene!!"
Ci chiudiamo in un silenzio pesante, e straziante.
Cavolo…
Sono proprio un' idiota. Una cretina, una cerebrolesa!
Ma che diamine ho che non và?! Lui è qui! Si è arrampicato fino alla mia stanza, nonostante la sua paura!
E' la prima volta che Otani mi confessa apertamente il suo amore… e io che faccio?
Mi metto a litigare, per mascherare il mio imbarazzo…
"Lo so che lo sai. Ma volevo dirtelo comunque...per una volta."
Mi volto verso di lui, colta di sorpresa.
Oltre ad avere le guancie colorate di un rosso acceso, perfettamente visibile nonostante la luce fievole della luna, noto in lui anche un'aria timidamente goffa, che non gli ho mai visto prima.
Sembra strano vederlo così…
"Ti dispiace?" mormora d’ improvviso, spezzando il filo dei miei pensieri.
"Eh? C-cosa...?" chiedo, ancora un po’ scossa.
Lui sospira, "Ti dispiace se ti amo? "
Il mio cuore sussulta di nuovo, nell' udire quelle due paroline. So già che non mi ci abituerò mai.
Sembra che lo faccia apposta, a ripeterlo di continuo…
Mi tormento le dita, mordicchiandomi nervosamente le labbra, evitando di incontrare i suoi occhi.
"Beh... No." rispondo, infine, "Direi di no." sento il calore ardente sul mio viso, pungere in contrasto con l’ aria gelida.
"Ah." mormora lui in risposta, con voce atona, passandosi una mano sul volto.
Nonostante cerchi di nascondere il suo imbarazzo, noto le sue guance roventi, da sotto le sue dita.
"Bene, mi…fa piacere..."
“Davvero?...” domando, formale, dondolandomi sui talloni, evitando ancora accuratamente il suo sguardo.
“Già…”
Restiamo lì impalati come degli idioti, l' uno davanti all' altra, guardando in direzioni opposte, in attesa che uno dei due dica qualcosa.
Ovviamente, è lui il primo a parlare.
"Quindi... anche tu mi ami, giusto?" mi chiede, con un tono incerto.
Mi volto di scatto verso di lui, totalmente allibita, "Ma che razza di domanda è?!" mi esce, di getto.
"Ora sei tu che mi ferisci, rispondendomi così!" esclama, alzando gli occhi al cielo.
"Oh!" mi porto una mano alla bocca, stupefatta, "Hai ragione, scusa!". Quanto sono stupida!
“Scema…” mormora lui, scuotendo piano la testa.
Gonfio le guancie, infastidita,“Scema a chi, idiota?”
“Idiota io?!?”
“Si, esatto! E allora!?”
“Come può un’ idiota come te, dare dell’ idiota a me??!” ribatte lui, alterato, “Sei così idiota, che certe volte penso di dover leggere un manuale d’ istruzioni, per capire come cavolo ho fatto, ad innamorarmi di una come te!”
Arrossisco e sento il fumo uscirmi dalle orecchie, “Va-vale lo stesso per me! Deficiente di un micro-nano! QUANTO TI DETESTO!!”
Lo vedo sussultare.
Imbarazzato, si porta una mano dietro la nuca, lanciandomi di sottecchi un’ occhiata dubbiosa.
Mi limito a restituirgli lo sguardo, ancora arrabbiata.
Ci guardiamo in cagnesco per qualche secondo, in silenzio.
Alla fine sbuffa, guardandomi torvo, "So che ti ho ferita. E... non hai idea di quanto mi dispiaccia.”, mormora, abbassando il volto. Sembra sincero, “Ma... devo sapere.”
Prende un grosso respiro, cercando di farsi coraggio, e alza il viso, guardandomi con risolutezza negli occhi.
"E' troppo tardi? Insomma, nonostante tutto quello che è successo, tu… riesci ancora…ad amarmi?"
Corrugo la fronte, stupita,"Ma che cosa..."
"Rispondimi seriamente…per favore." 
Sbuffo sonoramente, sotto il suo sguardo serio. Incrocio le braccia al petto, "Bhe, seriamente… Non capisco perché tu mi faccia una domanda del genere...quando sai già la risposta."
Si irrigidisce all' istante, indurendo lo sguardo, "Allora…è davvero troppo tardi."
Abbassa il viso, e stringe i pugni, "Tu davvero non... non mi ami più..."
Trasalisco anch' io, sentendo improvvisamente  il mio cuore stringersi in una morsa, e non desiderando altro che cancellare quell' espressione sofferente dal suo viso.
"TI AMO, RAZZA DI STUPIDO!!" urlo così in fretta, che temo non abbia colto la frase.
"Eh?" domanda, sollevando lo sguardo.
Appunto.
"Cos'è, sei sordo?!" lo provoco, ironica, "Ti ho detto che ti amo ancora, nonostante tutto!” scandisco lentamente, “Come potrei non farlo!?"
Già, come potrei? E' impossibile.
Mi guarda con occhi spalancati dalla sorpresa, perfettamente immobile, mentre io resto in silenzio, in attesa che assimili le mie parole. Poi, senza preavviso, alzo gli occhi su di lui.
Mi immobilizzo, stupefatta.
Il suo viso, è illuminato di un sorriso aperto e radioso, che mi lascia letteralmente senza fiato.
Arrossisce nuovamente, "Quanto sei scema..." mormora, abbassando lo sguardo, in imbarazzo. Si porta una mano tra i capelli, senza smettere di sorridere.
Arrossisco anch' io, ancora scossa dalla sua reazione entusiasta, "Mi...mi hai chiesto tu di risponderti seriamente…E io l' ho fatto." mi stringo nelle spalle, sorridendo internamente del mio tono disincantato.
Accenna uno sguardo verso di me,"Da-davvero...mi ami?" sembra ancora titubante.
"Se me lo domandi ancora, giuro che ti butto di sotto!"
Sorprendentemente il suo sorriso si allarga ancora di più, "Non credo proprio che lo faresti!" dice, sfrontato.
"Bada, non provocarmi!"
Si lascia andare ad una risata fragorosa.
Mi blocco, colta alla sprovvista.
Per un attimo, mi perdo ad osservare, incantata, il suo viso placido e sereno, illuminato dai riflessi della luna…
Sento le mie guancie ormai andare a fuoco, mentre il mio cuore batte fortissimo.
Solo adesso mi rendo conto, di quanto mi sia mancato, vederlo così felice...
La sua risata è contagiosa, e alla fine, mi lascio andare anch' io ad una risata schietta, naturale.
Le nostre risate squillanti si diffondono in quella notte innevata, come un urlo liberatorio, e subito, mi sento improvvisamente più leggera.
Tutta l’ ansia, la preoccupazione e la tristezza, che mi hanno accompagnata come una presenza costante e soffocante, perseguitandomi come un’ ombra, in queste ultime settimane, scivolano via, senza lasciare più alcuna traccia.
Sento di essermi liberata di un peso enorme. Il mio cuore canta.
"Non piangere, scema..." mormora lui, dopo un po’ di tempo difficile da definire, osservando attentamente il mio viso.
Mi porto immediatamente una mano sugli occhi bagnati, "N-non piango…Sono fiocchi di neve che si sono impigliati alle ciglia..."
“Inventane una migliore..."
Per qualche istante restiamo in silenzio, a contemplare l' enorme semisfera luminosa sopra di noi.
Poi miei occhi, si posano sul viso di Otani, rivolto ancora verso l’ alto.
Lui guarda la luna, e io guardo lui.
Riesco a scorgere il bagliore lunare dentro i suoi occhi, così sereni e felici, da farmi battere forte il cuore.
Ma, d’ altronde, è a lui che appartiene.
Come ho potuto dubitare dei sentimenti di Otani? Solo adesso mi rendo pienamente conto, di quanto sia stato assurdo ed egoistico, il mio comportamento.
Otani ha ragione: Sono proprio un’ idiota.
Sorrido.
"Otani..." lo chiamo.
"Mh?..." sposta immediatamente lo sguardo, intercettando il mio.
Quello splendido sorriso, il mio preferito, non abbandona le sue labbra. 
Sento il sangue fluirmi velocemente alle gote, e flebilmente, sussurro: "Dillo ancora."
Non ha bisogno di chiedermi a cosa mi riferisco.
"Ti amo."
Lo dice con una tale naturalezza…
Come se...se me l' avesse detto da sempre.
Lo dice, questa volta con voce chiara e ferma. E non sbuffa, non ha tentennamenti, il suo tono non è svogliato.
Me lo dice, e i suoi occhi fanno eco a quelle parole, mentre si perdono dentro i miei.
E finalmente capisco che, nel profondo, io l' ho sempre saputo.
Lentamente ci avviciniamo, baciandoci ancora. E tutte le nostre incomprensioni, si sciolgono sotto il calore di questo bacio.
Ci stringiamo, la luna come unica testimone, aggrappandoci a quella consapevolezza che, d’ora in avanti, non ci abbandonerà mai più.
"Lo so."












ANGOLINO (?) AUTRICE


Awwww, l’ ammòòveee  *__*

Ok scusate, sto rovinando l’ atmosfera. xD
Ma sono troppo euforica in questo momento! …Perché la depressione è ufficialmente finita!!
Yeeeeeeeeeeeeehhhh!!!  Yuhuuppieeeeeeeeeeee!!!   *butta in aria i fogli (?)*
Trallallèro…
L’ unica cosa che mi dispiace, è che Haruki se n’ è andato, buhaaaaaaa!!! T__T
Sono l’unica?, Beh, pazienza. ^__^”
Tornando seri (si fa per dire): Che ne pensate del capitolo?  :D
Secondo voi, Otani è riuscito a farsi perdonare come si deve, oppure no?
*Per chi non avesse letto il manga: “Non smettere”, è la frase che Otani dice a Koizumi, quando questa gli dice che avrebbe smesso di amarlo.
Ho pensato che Il “Non smettere”, e il “Non dimenticarlo”, fossero appropriati, per far capire a questi due idioti, quanto tengono l’ una all’ altro! (:
Ah, e se qualcuno si stesse chiedendo che fine ha fatto la tappetta malefica in tutto ciò, tranquilli, non me ne sono dimenticata! xD
Bene, e con questo capitolo si conclude (finalmente!) la prima parte della mia storia! :)
Come si suol dire: tutto è bene, quel che finisce bene...per ora! xD
L' anno è ancora lungo, e la nostra coppia di strambi preferita, dovrà passarne ancora molte!...
nd. Otani, nd. Risa: Hei, non ti sembra di averci già strapazzato abbastanza!?
nd. Me: Tsk. Macchè!
Siamo solo all' inizio! ;)
Ci tengo a ringraziare ancora una volta, e con affetto,  tutte le splendide persone che hanno recensito fino a qui la mia storia, e che hanno sopportato i miei scleri xD:

-Calinee
-Nadynana
-klara
-LadyM5
-twentyfivenovember_
-SilveRin
-Princess
 Judith 
-_Vevi
-Love Alice
-Little_BlackStar
-
Orsacchiotta Potta Potta
-Illly
-licet
-wislia
-milichituli
-ladykaito96
-serenavanderwoodsen585
-Windancer

Grazie di cuore ragazze, davvero. Siete fantastiche! ♥
Ringrazio immensamente anche tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate!
Un grazie speciale va a klara e Nadynana, che mi hanno messa tra le autrici preferite! Non sapete quanto mi rendete felice! *__*
Infine, un sincero grazie a coloro che aprono la mia storia e la leggono soltanto! ^_^
Tnx a todos, au revoir, e a presto! ;)

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Capitolo 7
*** Cheeky ***


… Pensavate di esservi liberati di me, vero?
E in vece NO, spiacente! *risata malvagia*
… Ok, riprendiamo dall’ inizio.
Ebbene si, dopo un luuuungo periodo di pausa e di riflessione(?), riparto in pompa magna con la seconda parte di questa storiella! :D
Perché la storia DEVE continuare! u.u (insomma, in qualche modo devo fare arrivare l'estate!)
So che molti di voi vorrebbero prendermi a sprangate nelle caviglie, e avreste assolutamente ragione! T^T
Ma tra impegni, alti e bassi, blocco dello scrittore, blocco cerebrale, colpo della strega, su e giù(?), e cazzeggi vari mi sono ritrovata a corto di idee… che sono spuntate tutte in una volta, proliferando nel mio cervellino come funghi! xD
Bene non voglio dilungarmi più del dovuto, anche perché vi informo che il seguente capitolo è forse più lungo di tutti quanti gli altri messi assieme xD ( peggioro con l’ andare del tempo, che ci posso fare?), e per questo, per chi non avesse molto tempo, consiglierei di leggerlo in due tempi … magari in più di due! xD
Purtroppo non ho voluto potuto accorciarlo, né suddividerlo in più capitoli, mi spiace! ^^”
Vabbè, rimando i farnetichii all’ angolino della pazza in fondo, e senza ulteriori indugi, vi lascio al chappy! C:
Buona lettura!
Chap


~
 

La storia fino a qui:
E’ il primo giorno di un nuovo anno, e Risa Koizumi , una ragazza diciannovenne più alta della media delle sue coetanee, si prepara a prendere la sua migliore amica, Nobuko, alla stazione di Osaka, dove i suoi amici Seiko, Nakao, Chiharu, Suzuki, ed Haruka la aspettano, insieme al suo ragazzo Atsushi Otani, più basso di lei. Sulla strada verso la stazione, Risa perde il controllo della bici, e si scontra con un ragazzo, Haruki, che si dimostra subito gentile, lasciandola andare senza incolparla. Una volta riuniti, i ragazzi, decidono di passare l’ intera giornata insieme, divertendosi un modo. Risa e Otani non fanno altro che battibeccare, come sempre, e Risa si domanda se dall’ esterno, possano sembrare realmente una coppia. Sulla strada di ritorno, Otani rivela a Risa che nei giorni seguenti non si sarebbero potuti vedere spesso, poiché di lì ad un mese, avrebbe dovuto dare il suo primo esame all’ università, e che avrebbe anche saltato il prossimo concerto di Umibozu al quale programmavano di andare. Risa inizialmente la prende con filosofia, ma giorno dopo giorno, sente dentro di sé la solitudine, e una strana ansia che no riesce a spiegarsi. Come se non bastasse, arriva ultima al test di potenziamento all’ accademia per giovani aspiranti stylist che frequenta, gettandola in un baratro di depressione. Si chiude in se stessa, ricercando la figura di Otani, che però è sfuggevole, e non comprende quanto la fidanzata abbia bisogno di lui in quel momento e quanto lei si senta abbandonata. Sempre più nervosa, confusa sul suo futuro, e insicura riguardo a cosa Otani provi per lei, Risa decide di lasciare l' accademia. Le cose si complicano quando Kanzaki, l’ ex ragazza di Otani, decide di rispuntare, e di raccontare a Koizumi, in confidenza, del primo appuntamento tra lei e Otani. La ragazza, allora scopre quanto Otani possa essere dolce, e con le lacrime agli occhi, decide di andare dal ragazzo, che nel frattempo torna a casa di pessimo umore per aver fallito il suo esame. Così, quando i due si incontrano è subito tensione, e lo scontro è istantaneo: Risa si lamenta del fatto che lui non c' era quando lei aveva più bisogno di lui, di non darle abbastanza attenzioni, cosa che invece lui faceva sempre con Kanzaki. Otani ribatte che ha bisogno dei suoi spazi, e che è ridicola e patetica a rinfacciare ancora la faccenda della ex. Alla fine, Risa se ne esce di casa, dicendogli che non lo avrebbe mai più disturbato, e che si sarebbe tolta dai piedi. Otani, sbollita la rabbia, cerca di telefonarle per chiarire, ma lei non risponde alle sue chiamate. Prova anche ad andare a casa sua, scoprendola insieme ad Haruki, andato a trovarla al ristorante. Così, furioso e geloso, si sfoga con Nakao, il quale gli spiega che in realtà Risa è solamente insicura dei sentimenti che lui prova nei suoi confronti. Otani sente di aver sbagliato a trascurare Risa in quel modo, e che i suoi studi sono importanti, ma anche lei lo è. Nello stesso momento, Risa parla con Nobu, e questa la fa rinsavire dicendole che ha sbagliato anche lei ad essere così avventata, e che in realtà lei ama Otani, e Otani ama lei. Così decide di andare a casa di Otani, e chiedergli scusa. Ma la scena che si trova davanti la paralizza: Otani e Kanzaki si stanno baciando! In realtà è solo un malinteso, è stata la ragazza ad agire, ma Risa fraintende e scappa via, in lacrime. Otani si accorge che Risa ha visto tutto, e pianta li Kanzaki per rincorrerla. Agitato, cerca di spiegare che è tutto un malinteso, ma la ragazza ha visto è sentito abbastanza: lo schiaffeggia, sfilandosi l' anello che lui le ha regalato, e lo getta a terra, calpestandolo. L' anello si rompe, e la ragazza gli urla contro di non toccarla mai più, e scappa via. Quel gesto, fa capire al ragazzo che è veramente finita. Otani è depresso, convinto che Risa non lo ami più e che in realtà sia troppo tardi. Vaga per ore per le vie di Osaka, pensando a come è potuto succedere che loro due si lasciassero. Ma, ad un certo punto Otani sente la voce di Risa che dice: Non dimenticarlo...Otani non sopporta l' idea di perderla. Stringe i pugni e si volta, correndo verso casa di Risa. Lei, dal canto suo, sta pensando che non può vivere senza di Otani. Anche lei sente la sua voce: Non smettere...Ad un certo punto però, sente di nuovo la voce di Otani chiamarla, e si affaccia al balcone stupefatta. E’ davvero Otani! Lei gli dice di andar via, non vuole più avere niente a che fare con lui. Ma il ragazzo è inamovibile: Se non vuole andare ad aprirgli, allora si sarebbe arrampicato fino alla sua stanza e avrebbero parlato. Ad ogni costo. Ed è quello che fa. La ragazza è allibita, e non capisce il perché di quel gesto. Alla fine, Otani riesce a confessarle che la ama, e che non vuole perderla, per nessun motivo. Risa dal canto suo, non può fare a meno di amare quel nano stupido, e finalmente comprende che Otani è realmente innamorato di lei, e che lo è sempre stato. Così, baciandosi nel balcone di Risa, al chiaro di luna, i due piccioncini tornano di nuovo insieme.

 

~


 

Cap. 7 Adorabile




 

 
 
Otani’s POV



“Lo so.”
Ci stacchiamo, guardandoci dolcemente con un sorriso.
Mi sembra un sogno, eppure è tutto vero.
 E'... reale.
Koizumi è qui, la sento, la sto stringendo tra le mie braccia. E lei, non mi sta respingendo...
I secondi passano, mentre la neve continua a cadere dal cielo, accarezzando i nostri volti infiammati. Ma noi non ce ne accorgiamo.
Non diciamo nulla. Solo, ci guardiamo negli occhi.
Proprio come… Bè, come due innamorati!  Chi l’ avrebbe mai detto, eh?
Io, no di certo.
Ma d’ altronde, neanche innamorarmi di una gigantessa, innamorarmi di una come Koizumi, era nei miei piani. Non con l’ altezza e con la, ehm… ‘testardaggine’, che mi ritrovo.
Ma per fortuna, (o per miracolo) lei mi accetta e mi ama ancora, per quello che sono.
Pensavo sarei morto d’ imbarazzo.
Che sarebbe stato difficile, per una persona come me (lo so, non sembra, ma sono un tipo timido io, eh!) riuscire a confessarle in modo così esplicito, i miei sentimenti…
Invece devo dire che è stato sorprendentemente... semplice.
Ma sono felice di averlo fatto. Di essere riuscito finalmente ad accantonare la timidezza e l' imbarazzo, e dirglielo.
Non per farle cambiare idea, non perché sapevo che le avrebbe fatto piacere sentirselo dire.
Semplicemente, non ne ho potuto fare a meno.
In quel momento, quando ho rischiato di perderla, e il solo pensiero che Koizumi non avesse più fatto parte della mia vita stava per diventare realtà, ha fatto scattare in me qualcosa, una sorta di bisogno irrefrenabile che non ho saputo controllare.
Come se una molla invisibile collegasse direttamente il mio cuore alle tonsille, facendo irrimediabilmente balzare fuori quelle parole.
Nessun dubbio, o titubanza. Si è trattato semplicemente di aspettare il momento giusto.
E il fatto che Koizumi, non solo mi abbia perdonato, ma mi ami ( mi ama!) nonostante tutto quello che le ho fatto passare, significa solo una cosa: Ho fatto bene.
Per intenderci, niente a che vedere con la dichiarazione fatta a Mayu... Ma neanche lontanamente!
Credo che… potrei anche dirglielo un po’ più spesso, d’ ora in avanti…
Mi sento... finalmente felice.
Non so dire di preciso dopo quanto tempo. Ma d’ improvviso, le nuvolette di vapore provocate dai nostri impercettibili sospiri, ci distraggono, riportandoci con i piedi per terra, e alla realtà.
I nostri occhi vitrei, fissi in quelli dell’ altro, si fanno più vicini;  le nostre menti si riaccendono, insieme al nostro istinto di sopravvivenza, che ci ricorda che, se stessimo ancora là fuori al gelo, moriremmo assiderati - anche se felici- da un momento all’ altro.
Perciò, dopo un attimo di tempo brevissimo, lei mi prende per mano, trascinandomi attraverso la finestra scorrevole, guidandomi dentro la sua stanza.
Il tepore del luogo caldo mi invade immediatamente, entrandomi in tutto il corpo, e  avvolgendomi il cuore e le membra come un plaid. Ma forse, è solo il contatto con la sua mano, a provocarmi questo effetto…
Mi guardo attorno, con aria incuriosita.
La prima - e anche ultima- volta che ho messo piede in questa stanza, è stato nel periodo in cui studiavo per gli esami di ammissione all’ università. Il giorno prima dell' esame, per l' esattezza.
A casa mia, avevano tutti preso l' influenza, e per non rischiare il contagio, ho dovuto chiedere ospitalità a Koizumi, per l' ultimo ripasso generale, passando qui l' intera notte.
E' stata anche la prima volta che ho conosciuto la sua famiglia. E' stato… così imbarazzante! Meglio non pensarci…
A quel tempo, c’ eravamo rimessi insieme da poco, e l' idea di poterci lasciare nuovamente mi sembrava assurda e ridicola. ‘Impossibile!’, mi dicevo…
Ma a quanto pare, sia per me che per Koizumi, niente è impossibile.
Imparata la lezione: Non darò mai più niente per scontato.
A parte il mio amore per lei, ovvio.
Noto distrattamente che ci siamo fermati al centro della stanza.
La prima cosa che mi cade subito all’ occhio, sono degli indumenti sparsi per terra, e mi domando inconsciamente, se Koizumi non li avesse avuti tra le mani prima che arrivassi io...
Sempre più incuriosito, presto più attenzione ai dettagli, soffermandomi, di tanto in tanto, sui vari oggetti disposti ordinatamente…
Certo che non ci avevo mai fatto caso, prima d' ora: Koizumi ha un sacco di cianfrusaglie nella propria stanza.
Con una smorfia disgustata, distolgo l’ attenzione dalla custodia di un videogioco, intitolato: ‘VOGLIO INCONTRARTI- SIMULAZIONE STORIA D' AMORE♥, LOVE -LOVE FANTASIA III’, raffigurante quel ‘Cain’ altrettanto disgustoso.
Il mio sguardo, vaga ancora per quelle quattro mura, e mi ritrovo a contare mentalmente la quantità spropositata di aggeggi conigliettosi: dai peluche di varia grandezza, agli adesivi, alla sveglia sul comodino bianco vicino al letto…
La mia smorfia, se possibile, si accentua ancora di più.
Sbuffo, piuttosto seccato: Lì, accanto alla sveglia a forma di coniglio rosa, messa in bella mostra, c' è ancora quella stupida foto scattata anni prima, di me travestito da cheerleader.  Si è decisa a tenerla, dunque…
Questa… idiota!
Mi volto verso di lei, pronto a farle una lavata di capo. Ma mi blocco immediatamente, notando che mi sta osservando, (forse l' ha fatto per tutto il tempo!), con un' espressione dolce e serena, che non le ho mai visto rivolgermi.
Mi dimentico immediatamente ciò che stavo per dirle, e mi perdo di nuovo a contemplarla. Sento le mie labbra tendersi automaticamente in un sorriso identico al suo…
Non stacco gli occhi dal suo viso, quando il suo sguardo cade sulle nostre mani intrecciate.
La vedo irrigidirsi all' istante, e rabbrividisce, ad occhi sgranati.
"Sa."
Abbandono la mia espressione da ebete, e la fisso, attonito.
“Eh?”
"Sa."
"Sa?"
"...ngue. SANGUEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!"
Caccia uno strillo, che senza alcun dubbio avrà svegliato l' intero quartiere.
Per lo spavento, urlo anch' io, ruzzolando col sedere per terra.
Boccheggio, completamente allibito, "M-ma...Ma che cavolo ti è preso, Koizu-…"
"Come che mi è preso??! Non te ne sei accorto??!" urla, con voce stridula, "Stai... Stai sanguinando, scemo!" più che arrabbiata sembra sconvolta.
Corrugo la fronte, senza capire, "Eeehh??!"
"Le mani!!” urla ancora più forte, indicandole, “Ti sanguinano le mani!!"
"Co-come?..."la fisso ancora un secondo, scosso.
Mi porto i palmi delle mani davanti agli occhi: mi rendo conto che, effettivamente, sono cosparse di graffi e tagli rossi, alcuni anche profondi.
Ed ora che ci presto attenzione, sono attraversati da forti fitte lancinanti, che mi provocano molto dolore.
Mi acciglio leggermente "Oh." mi esce solo, il tono neutro, “…Le rose hanno spine.” mugugno infine, scrollando le spalle con noncuranza.
Koizumi, a quelle parole, sembra riscuotersi da chissà quale stato di trance.
Trasalisce bruscamente, staccando lo sguardo, fino a quel momento ancora fisso sulle mie mani, e si osserva febbrilmente attorno, con aria spaesata. Sembra nel panico più totale.
"A-aspetta q-ui!...V-vado a prenderti d-del..." lascia in sospeso la frase, mentre agitata, si dirige verso la porta.
"Non fa niente Koizu-!"
Ma non faccio in tempo a finire, che già lei l' ha spalancata di scatto, lanciandosi giù per gli scalini.
Osservo la porta aperta per un attimo, interdetto dalla sua reazione così esagerata. Poi, ci arrivo.
‘Oh, giusto.’, penso. Da che mi ricordi, Koizumi non ha mai retto alla vista del sangue...
Sospiro, sedendomi sul bordo del letto.
Dopo un po’, lei arriva, tutta trafelata, con l' occorrente per la medicazione tra le mani.
Si butta immediatamente in ginocchio davanti a me, svitando il tappo della boccetta del disinfettante.
La osservo, senza dire nulla, mentre intinge febbrilmente il cotone con alcune gocce del medicinale. Senza curarsene affatto, lo lascia cadere con un tonfo sonoro sul pavimento.
‘Cavolo, è davvero agitata…’, penso.
Fingendomi calmo per non farla agitare ulteriormente, mi sporgo dal bordo del letto, porgendole cautamente i palmi delle mani e cercando di non far trapelare che, in realtà, sto facendo un certo sforzo per non lamentarmi dal dolore. La osservo attentamente in volto, mentre mi si avvicina…
 Ma prima che possano anche solo sfiorarmi, le dita di Koizumi sono scosse da un violento tremito.
China la testa, e il cotone scivola dalla sua presa, finendo sul pavimento. Completamente stranito, mi limito a fissarla, incapace di dire nulla.
Un singhiozzo acuto le esce dal petto.
Sussulto, e il dolore alle mani scompare all’ istante.
"Koizumi..."
"... dispiace." il suo sussurro è così fievole, che faccio fatica a sentirlo.
 La sua mano è ancora tesa a stringere l' aria tra le dita, "Mi... dispiace... tanto..."
Per una frazione di secondo, mi interrogo egoisticamente su quale sia il motivo delle sue scuse.
Per la sua reazione alla vista del sangue? Per non essere riuscita a medicarmi? O forse...
Forse si riferisce... a tutta la faccenda di Kanzaki e della separazione?...
Ma non mi dilungo troppo a pensarci.
Mi sporgo in avanti, avvicinandomi cautamente a lei, e le afferro la mano ancora tesa a mezz’ aria, stringendola tra le mie, in un tocco lieve e rassicurante.
"Non... Non piangere..." faccio suonare il mio sussurro come una richiesta, ma in realtà è una supplica.
Non ho mai, e intendo mai, potuto sopportare la vista di Koizumi che piange. Soprattutto, se è per causa mia…
Stringo i denti, aumentando la stretta sulle sue dita.
Lei non si ritrae, al contrario, la sento stringerle a sua volta, mentre inizia a singhiozzare più forte.
"Sta-stavi p-per...P-er..." balbetta, con voce soffocata e rotta dal pianto.
"Non è successo niente. Sto bene." sussurro rassicurante e sereno, sperando che la mia voce non tradisca la mia ansia.
"E'- è tu-tutta col-pa m-mia... S-se solo n-non fossi s-stata così e-egoista..."
"Lo siamo stati entrambi." replico, con un sospiro.
 “N-non a-avrei do-ovuto da-arti de-de-dello stro-o-nzo…” gracchia, con voce stridula, “O-Otani è s-solo un naturale idio-ota, n-non uno str-o-onzo...”
 “Hai perfettamente ragion- Hei, e questo che significa??!” sbotto, arrabbiandomi.
“E-e mi dis-dispia-ace ave-e-rt-ti dato qu-ue-ello schia-affo…”
“E il pugno di prima l’hai dimenticato?...” borbotto, lanciandole un’ occhiata di sottecchi.
Non smette di singhiozzare, e il suo viso ormai è praticamente inondato dalle lacrime…
Con un sospiro, abbandono istantaneamente la mia espressione corrucciata, e abbasso il viso per cercare i suoi occhi.
"Però... adesso smettila di piangere. D’ accordo?"
Alle mie parole, lei porta automaticamente la mano libera sul volto, cercando inutilmente di asciugarsi le guance bagnate.
“A-ane-ello…” dice ad un tratto, in un sussurro strozzato.
Sussulto, sentendo il mio stomaco sprofondare.
Si mette a frignare più forte, senza staccare le mani dal viso, “N-non vo-vole-evooo… O-Otani-i… I-io…”
#”NON TOCCARMI MAI PIU’!”#
Abbasso tristemente gli occhi, sentendo il mio cuore annodarsi in modo doloroso, a quel ricordo…
Vedere Koizumi, togliersi e calpestare con disprezzo e disgusto la promessa del mio impegno, è stato… davvero terribile. ‘Insopportabile’, è la parola giusta…
Avrei preferito di gran lunga, ricevere altri cento schiaffi come quello, piuttosto. Sarebbe stato meno doloroso…
Rimango in silenzio, sentendo ancora i singhiozzi continui di Koizumi, pensando a qualcosa, qualunque cosa, possa rassicurarla…
‘Sai, Koizumi, anche a me ha fatto male, molto male, vederti rompere l’ anello…’
‘Koizumi, quell’ anello significava molto per me, ma anche se l’ hai rotto, io non…’
‘Sta tranquilla. Ti prometto che te ne prenderò un altro, uno ancora più bello, più speciale, più…’
Mi rendo conto che la mia bocca è aperta, in attesa che pronunci quelle parole. Ma dalla mia gola, non scaturisce alcun suono. Così la richiudo, abbassando mestamente il volto.
Dopo tutto quello che le ho fatto passare, dopo il modo in cui mi sono comportato con lei… non sono neanche capace di trovare una sola parola giusta da dire per confortarla.
Per quanto mi sono ripromesso di non farlo, non posso fare a meno di domandarmi cosa sia realmente accaduto in queste settimane.
Tutto ciò che è successo, mi ha fatto capire un po’ di cose. Su di me, su Koizumi, sul nostro rapporto…
Ma c’ è una cosa, solo una, che mi ha lasciato letteralmente basito: L’ insicurezza di Koizumi, nei riguardi dei miei sentimenti.
Se Koizumi è stata così insicura, è solo colpa mia. L’ ho trascurata per i miei interessi, senza pensare che ciò l’ avrebbe fatta soffrire.
Ed io, in quanto suo ragazzo, come minimo avrei dovuto farla sentire amata, avrei dovuto darle le attenzioni che merita. Studio o non studio, Koizumi è la mia priorità.
Quanto deve essersi sentita poco amata da me… Anzi, non amata affatto.
Ed io, non ho neanche uno straccio di parola di conforto da dirle…
Ma forse, pensandoci è meglio così. Benché vedere Koizumi così triste mi addolora molto, in questo momento sono consapevole che una mia sola parola, anche se di conforto, potrebbe farla stare anche peggio di così.
Ed io, non voglio questo.
Nonostante tutto il mio precedente egoismo… non è quello che penso io, ad essere al primo posto. E probabilmente, non lo è mai stato.
E’ Koizumi, ad esserlo.
Stringo forte la presa sulla sua mano, cercando di trasmetterle con quel gesto, tutto quello che sento e che provo.
‘Dispiace tanto anche a me, Koizumi. Ho ancora bisogno di te… Perdonami.’
Non importa cosa penso io. Non ha mai avuto importanza.
Per questo, alla fine, decido di tenere i miei pensieri per me.
 Mi esce un sospiro lento, "Che sciocca che sei...”
La vedo alzare repentinamente il volto, sorpresa dalle mie parole, e guardarmi con occhi gonfi e arrossati dal pianto.
Mi scosto dal letto, abbassandomi sulle ginocchia alla sua altezza, e prima che lei possa parlare, le cingo goffamente le spalle con un braccio, avvicinandola cautamente al mio petto.
La sento irrigidirsi all’istante, presa alla sprovvista da quel gesto tutt’ altro che da me…
Alla fine, con un rantolo soffocato, lei si aggrappa forte al mio maglione, stropicciandolo. Affonda il viso nel mio petto, continuando a singhiozzare e a piangere a dirotto.
Ben attento a rimanere nella stessa posizione, la lascio sfogare, senza dire nulla. La mia mano ancora stretta alla sua, non sciolgo l’ abbraccio, in attesa che lei si calmi.
Mi concentro sui suoi singulti, ignorando il pizzicore fastidioso che sento alle mani…
Dopo un tempo difficile da definire, si stacca da me, cercando di asciugarsi il viso con il braccio libero.
 "Va un po’ meglio?" chiedo, inclinando la testa per cercare nuovamente i suoi occhi.
Mi lancia un’ occhiata attraverso le dita, e io le sorrido, incoraggiante. 
Infine, allontana le mani dal volto, abbassando lo sguardo. Annuisce, con un sospiro.
In silenzio, afferra la boccetta del disinfettante da terra, e strappa un nuovo pezzo di cotone, ancora bene attenta a non guardarmi.
‘Mmm, non mi sembra del tutto convinta’, penso, dubbioso. Ma la lascio fare, senza dire nulla.
Osservo la sua espressione ancora mesta, mentre sempre in silenzio, mi ripulisce le ferite, avvolgendomi la mano destra ( quella con i tagli più seri, e quella alla quale, per non cadere, mi sono aggrappato ad un groviglio di spine ), alla fasciatura. Termina di medicarmi, facendo un piccolo nodo.
"Ecco fatto. " sussurra, con voce incrinata e atona, senza guardarmi.
"Grazie..." cerco ancora una volta i suoi occhi, ma non li trovo. Tra di noi, scende nuovamente il silenzio…
Dal piano di sotto, il rumore inconfondibile di una chiave che gira nella toppa, ci fa sobbalzare, e un attimo dopo sentiamo le voci dei familiari di Risa, varcare la soglia di casa.
"I miei." sospira la mia ragazza, ancora con quell' aria sconsolata, intenta ad alzarsi.
La trattengo per il braccio. Mi guarda, stupita, abbassandosi nuovamente.
“Otani…?“
Mi avvicino al suo viso, e prima che possa aggiungere altro, per la prima volta le stampo un bacio delicato sulla guancia.
Per la sorpresa, lei si irrigidisce di nuovo.
"Sciocca." ripeto, sorridendole. Ma subito distolgo lo sguardo, imbarazzato, notando la sua espressione stupita.
Mi alzo, trascinandola su con me, e abbasso gli occhi sulle nostre mani intrecciate. Sento ancora il suo sguardo perforarmi la nuca…
"Risa!?" sentiamo la madre di Koizumi chiamarla dagli scalini, ed entrambi  ci giriamo automaticamente verso la porta.
Il suo sguardo, ritorna immediatamente su di me.
"Non... Non farlo mai più. D' accordo?" la sua voce è fievole dopo aver pianto.
Intuendo al volo a cosa si riferisce, mi limito ad annuire, senza alzare il volto.
"Risa!? Ci sei?!"
"Si, sono nella mia stanza!" urla lei, ritrovando la voce, girandosi appena, "Scendo tra un attimo!..."
Non ho bisogno di chiedere come mai non abbia detto che ci sono anch'io, perché posso benissimo immaginarmi il motivo: Tutti quanti si sarebbero fiondati nella stanza, e noi non avremmo potuto finire di parlare.
Però... Non appena mi vedranno spuntare dalla sua camera, a quest' ora, cosa penseranno?
… Sicuramente a quello, senza dubbio!
Ma perché, con la famiglia di Risa, sono sempre destinato a fare solo figuracce, perché??!...
Non notando il mio turbamento, lei torna a guardarmi, intenta a riprendere il discorso lasciato in sospeso.
"La... La prossima volta, cerca di trovare un altro modo. Non... voglio rischiare mai più di morire d'infarto."
Alzo di scatto lo sguardo, che tenevo incollato al pavimento. Mi sta guardando, con espressione tesa e seria.
Inarco un sopracciglio,"La prossima volta?..." chiedo, sorridendole sfrontato, nel tentativo di alleggerire la tensione.
E ci riesco. Lei, suo malgrado, mi restituisce un sorriso tirato.
"Si." annuisce, senza battere ciglio, "La prossima volta. Promettimelo."
La fisso di rimando. Ora è il mio turno di essere serio.
"Promesso." il mio tono è solenne.
Sospira, e sembra essersi rincuorata.
"Bene..." mi trascina verso la porta, sempre tenendomi per mano.
"Solo..." la mia voce è un curioso misto di ironia e decisione.
Si ferma, voltandosi a guardarmi con aria confusa, una mano appoggiata sullo stipite della porta.
"… La prossima volta aprimi." dico, dopo un attimo di esitazione.
Mi osserva stupita per un secondo.
Poi, finalmente, si lascia andare alla sua solita risata schietta e cristallina, la mia preferita.
Il cuore mi finisce direttamente e con effetto immediato, dritto in gola, e ho bisogno di deglutire un paio di volte per farlo ritornare al proprio posto. Sento le mie orecchie ardere, mentre quello riprende a tambureggiarmi furiosamente dentro il petto.
Accidenti.
Non stavo esagerando poco fa, quando ho detto che Koizumi ha un sorriso da rimanerci secchi. La sua risata, poi, è in grado di mandarmi direttamente all’ obitorio!
Sento il sorriso farsi strada automaticamente sul mio volto.
Mi era mancato… vederla così felice….
“Hei!” dal piano di sotto, giunge la voce roca e leggermente confusa, del fratello di Koizumi, “Ho trovato questo giubbotto fuori nella neve… Avete idea di chi possa essere?”
Il sorriso mi si congela in volto, mentre Koizumi prende a ridere più forte.
“Lo farò, promesso!”



 

***


 

POV Risa



"Eeehh??! Allora è andata così?!"
"Già!" rispondo io, in estasi.
Non so dire se il sospiro prodotto dalla mia migliore amica un secondo dopo, dall’ altro capo del cellulare,  sia più di sollievo o di esasperazione.
"Voi due volete farmi morire!” sbotta, frustrata, “Fatemi un favore!: la prossima volta che deciderete di lasciarvi per cinque minuti, evitate di dircelo! Io e il mio Tesoro ci siamo preoccupati per niente!"
"Mi dispiace!” mi affretto a dire, ridacchiando allegramente, “Sta tranquilla, è tutto sistemato adesso! Ci dispiace tanto avervi fatto preoccupare! E…” la mia risatina diventa nervosa, “Ehm… Credo di aver dato di matto in queste ultime settimane… Mi dispiace.” ripeto, in tono sincero.
La sento sbuffare pesantemente alle mie parole, “Dare di matto, è dire poco.” ribatte, altezzosa.
Poi sospira, “Bè… L’ importante è che ora Risa sta bene.” anche la sua voce suona più allegra, adesso.
Sorrido, sentendomi il cuore libero e leggero.
Dopo averle spiegato, per filo e per segno, quello che è successo la sera prima con Otani, - la riconciliazione e il resto-  sapevo che Nobu inizialmente si sarebbe mostrata spazientita dal nostro comportamento, a suo dire, infantile.
Ma non importa quanto faccia la dura: In realtà, so benissimo che è sollevata nel  sapere che tra me ed Otani la questione è risolta.
Adesso sono consapevole dei suoi reali sentimenti, e affronterò il suo momentaneo allontanamento in modo più sereno.
Ha deciso di impegnarsi molto più di prima, per ridare quell’ esame. Neanche la lettera da parte dell’ università, in cui viene informato che non lo ha superato, è riuscita a smorzare il suo spirito combattivo.
 Finalmente, riconosco l’ Otani che ho sempre amato e ammirato.
Questa volta, sarò pronta a sostenerlo in qualunque sua scelta.
E non è tutto:
Dal canto mio, sulla mia decisione di lasciare l' accademia, ne ho parlato ieri sera con Otani, mi sono aperta del tutto con lui. E devo ammettere, che sono stata una stupida a non farlo prima.
Lui mi ha ascoltata, con interesse, e mi ha detto testuali parole:
"Uffa, Koizumi! Ma ti pare?! Tu hai fatto innamorare un nanerottolo di una gigantessa!... Mi spieghi allora, dove cavolo sta il problema se sbagli una volta!? Tu puoi fare qualunque cosa, non scordarlo!"
Certo, è stato brutale... ma l' ha fatto con amore!
E soprattutto, è riuscito a convincermi. Ricomincerò a frequentare l' accademia, ed un giorno diventerò la stilista più ricercata del Giappone!
“Stai tranquilla.” ripeto, senza che il sorriso abbandoni le mie labbra, “Io e Otani ci amiamo, e non abbiamo nessuna intenzione di lasciarci, mai più!”
Ma una cosa l' ho capita da tutta questa faccenda: L' amore, non sempre può tutto.
Ci saranno momenti, d’ ora in avanti, in cui io e Otani ci ameremo tanto…  e altri, in cui insultarci e picchiarci sarà semplicemente inevitabile.
Altri ancora, in cui dovremo sopportarci, sforzandoci tanto.
Ci saranno sempre dei momenti, che ci faranno pensare, più di una volta:  ‘Ma chi me l' ha fatta fare?!’... Ma so che questa volta, li affronteremo in modo diverso.
Li affronteremo insieme.
“Quindi, adesso è tornato tutto come prima?” la voce ancora leggermente dubbiosa di Nobu, mi riscuote dalle mie riflessioni.
Il mio sorriso si fa più ampio, “Come prima.” confermo, “Anche se…” lascio la frase in sospeso, allusiva.
Come immaginavo, lei si accende subito di curiosità, “Anche se??...”
“Bè…” comincio, esitando di proposito, tenendola sulle spine.
Ecco… Ho evitato di dire a Nobu un piiiccolissimo particolare…
“Cosa, cosa??!”la sua voce è carica di aspettativa.
Il mio sorriso cambia volto, assumendo una piega decisamente maliziosa,“Anche se… diciamo, non è proprio tutto, come prima.”
Anche nella mia voce deve esserci stata una nota di malizia, perché la mia migliore amica emana un’ esclamazione eccitata.
“Cosa??! Che avete fatto sporcaccioni, eeh??!...”
Il mio sorriso si sgretola all’ istante.
Ma… che cosa ha capito??!
“No. Non siamo ancora a quei livelli.” taglio corto, sbrigativa.
“Ah.” l’ eccitazione scompare all’ istante dal suo tono di voce, “E allora cosa è cambiato?” chiede, un po’ delusa.
 “Eh eh eh… ”
“Risa?”
Continuo a ridacchiare, non badando alle esclamazioni impazienti di Nobu, perdendomi nel ricordo della serata precedente.
Una serata che ricorderò per tutta la vita…
#”Ti amo.”#
Mi sento finalmente felice.
Dopo qualche attimo, la mia migliore amica rinuncia a qualsiasi spiegazione.
Sospira pesantemente, borbottando impercettibilmente qualcosa che assomiglia vagamente ad un:  ‘ostinarsi a fare i piccioncini di nascosto…’.
"Bè… Mi sembra che sia rimasta ancora una questione in sospeso, o sbaglio?" la sua voce, improvvisamente nervosa, mi riporta con i piedi per terra.
 Smetto all’ istante di ridacchiare, leggermente confusa a quelle parole, "Eh? A cosa ti riferisci?"
"A quella ruba-fidanzati, di cui mi rifiuto di fare il nome, ecco a chi!"
Dopo un secondo di pausa, ci arrivo, "Parli di Kanzaki?"
"Sbaglio, o ancora non le hai dato il ben servito?!” sbuffa lei, piuttosto seccata, “Che aspetti a fargliela pagare?! Dopo quello che ha fatto si merita il peggio!"
Scuoto leggermente la testa,"Nobu..."
"Tranquilla. So che non sei molto 'pratica' in queste cose..." mi interrompe, comprensiva, "Per questo, ti ho fatto una piccola lista: Preferisci ‘accoltellamento’ , ‘sgozzamento’…”
Sospiro, "Nobu."
"…o, in alternativa, ‘soffocamento’? Mmm… pensandoci, anche ‘annegamento’ non suona male..." aggiunge in tono pensieroso.
"Ma-!"
"Hai ragione, darebbe troppo nell' occhio...” mi interrompe lei, con tono condiscendente, “ ‘Caduta 'accidentale' dalle scale’ dovrebbe sviare l' attenzion- Ah!" emette un gridolino eccitato, "Perché non tutto insieme??! Potresti sempre spingerla giù, per poi sgozzarla e annegarla nel suo stesso  sangue-!”
"Nobu!" la interrompo con un sussurro indignato, "Non ho intenzione di fare niente di tutto ciò!" 
Conosco già il lato isterico e folle di Nobu. Ma non avrei mai pensato potesse averne anche uno sadico! E sicuramente non a certi livelli!
Hokkaido deve avere una brutta influenza su di lei.
"Anzi, a dire il vero non ho neanche intenzione di parlarle." taglio corto, seccamente.
"Cosa?! Vuoi lasciare le cose come stanno?!" il suo tono è a dir poco incredulo, "E cosa farai, se si ripresentasse di nuovo da Otani?!"
"Lascerò che se la sbrighi da solo." ribatto, impassibile.
"Ah, davvero? Lascerai che la strega gli rubi un altro bacio?"
Quelle parole mi raggelano il sangue.
All' istante, nella mia mente si forma quell' immagine, ancora così terribilmente vivida e fresca, e sono di nuovo in grado di vederli: Loro due, in piedi davanti a me, le braccia di Kanzaki sul petto di Otani, le loro labbra intrecciate...
"No." dico, infine, con voce più dura di quanto mi aspettassi.
"Non lascerò che accada di nuovo." il mio tono è così serio, da impressionare persino me stessa.
Forse ha ragione Nobu. Nonostante adesso sia consapevole dei reali sentimenti di Otani, e anche se lui mi ha detto che non prova più niente per lei... Kanzaki rappresenta ancora una minaccia.

Ho deciso: Parlerò con lei, per sapere una volta per tutte che intenzioni ha con Otani.


*** 


 

Mercoledì 9 Febbraio

 
Ore 15:28


Caro diario,
Tutto sembra essere tornato alla normalità.
Dopo le ultime settimane, così intense e piene di emozioni, le mie giornate hanno ripreso a scorrere in maniera più lenta e tranquilla… Un po’ noiosa, a dirla tutta. Ma sinceramente, dopo l' ultimo periodo infernale, la noia è come un balsamo rigenerante.
Certe volte, capita ancora che mi senta un po’ sola. Allora prendo il cellulare e chiamo Nobu-chan, perdendomi ore e ore al telefono in chiacchiere con lei. Oppure quando lei è impegnata con gli studi, o a badare a sua nonna, decido di ripassare più e più volte ( talvolta, in maniera quasi maniacale), gli appunti dell' ultima lezione. Sabato scorso, ho fatto shopping insieme a Seiko-chan.
Rispetto a quattro settimane fa, preferisco di gran lunga questa nuova situazione.
In realtà però, sento che qualcosa è cambiato, almeno un pochino. In positivo intendo.
Otani, nonostante sia super impegnato con lo studio, cerca, tra una pausa e l' altra di telefonarmi, questa volta senza avere alcuna fretta, e mi manda continui messaggi, scrivendomi che è stanco, ma che mi pensa, e che non vede l’ ora che la situazione cambi per poter stare insieme.
 Sembra essere diventato più premuroso nei miei confronti, più dimostrativo dei suoi reali sentimenti. A poco a poco, stanno finalmente venendo a galla.
Per ora purtroppo, non possiamo ancora vederci... ma la cosa non ci pesa più. Mi ha promesso che entro metà febbraio ci sarebbe andato più piano, e che avremmo potuto iniziare ad uscire, anche solo il pomeriggio, o la sera…
Sembra che il nostro rapporto abbia raggiunto una specie di equilibrio.
 Il nostro equilibrio…
E' la seconda volta ormai, che io e Otani siamo passati da una brutta rottura, ad un' idilliaca riconciliazione, due volte che sentiamo di essere più uniti di come lo siamo stati in precedenza.
Non so precisamente bene il motivo, ma ogni volta che io e Otani ci lasciamo, o ci allontaniamo l' uno dall' altra, sembra che il nostro rapporto sia destinato a rafforzarsi.
A legarci ancora più di prima.
Ma d’ altra parte, l' aver lasciato Otani, è stata anche un’ arma a doppio taglio.
Come una sorta di boomerang affilato, che ritorna indietro, procurandoti doppie ferite e doppi dolori.
Alla fine, il mio stesso egoismo mi si è ritorto contro.
Ho letto da qualche parte, probabilmente in qualche libro di poesie, (aperto per sbaglio per un compito scolastico, o semplicemente durante un lapsus mentale) risalente al periodo londinese ottocentesco, che ‘l’ amore vero non conosce egoismo’.
Tra me e Otani non sarebbe vero amore, dunque?
Mi chiedo cosa direbbe oggi il suddetto poeta (o poetessa) di tale affermazione, se fosse vissuto ai nostri giorni, e non nell' epoca in cui i cavalli trainavano ancora i carri, e in cui l' amore veniva visto come qualcosa di astratto e assolutamente etereo.
Non ho mai studiato granché di storia, men che meno di quella occidentale, ma non sono completamente ignorante sull’ argomento.
A quel tempo, l' amore era fasullo come il sorriso che si sfoggiava, e prima di sposarsi, una fanciulla doveva scegliere con cura il futuro marito, in una maniera molto simile a come si sceglierebbe la carne dal macellaio.
Se il ‘manzo’ non era di qualità pregiata, ovvero faceva parte di un ceto sociale inferiore al tuo, era da escludersi categoricamente. Così come se era povero, caduto in disgrazia, e/o dalla pessima reputazione.
Poi se era brutto, sgarbato o vecchio, non aveva importanza. Quello ti toccava, e quello ti sposavi.
Se ti innamoravi del servo, o dello stalliere, potevi metterti l' anima in pace.
E se lo si dichiarava. fuggendo insieme all’ amato, ti sentivi data dell'egoista, oltre che della sgualdrina.
A questo punto, tanto vale essere felici ed egoisti, piuttosto che rassegnarsi all' infelicità per un pregiudizio sociale.
E allora mi domando, se la poetessa in questione abbia mai incontrato il vero amore di cui scrive, e se qualora la società di quel tempo gi avesse impedito di stare col proprio amore, avesse avuto il coraggio di viverlo comunque.
Io non ho dubbi su cosa avrei fatto, se fossi stata al suo posto: Sarei rimasta con Otani, anche a costo di vivere una vita di stenti, in barba all' egoismo!
E anche a costo di farci sparlare dietro.
La società è cambiata, ma la gente non fa altro che mietere pregiudizi.
Una ragazza alta è inappropriata per un ragazzo basso, e viceversa…
Ma ormai, da tempo non la penso più così.
Se quella poetessa avesse avuto il coraggio di scrivere qualcosa di più costruttivo, ad esempio la storia di come ci siamo messi insieme io e Otani, e di quante questa povera disgraziata ne ha dovute passare per arrivare al suo cuore, bè... forse, e dico forse, a quel tempo anche i meno ‘egoisti’, avrebbero trovato il coraggio di ribellarsi agli assurdi pregiudizi.
La società sarebbe cambiata molto prima, e lei avrebbe fatto soldi a palate!
Altro che poesia, se qualcuno scrivesse mai qualcosa del genere, ne uscirebbe fuori un romanzo ad altissimo tasso di demenzialità!
O magari un manga... o un anime. Un film no, perché in quel caso penserei troppo in grande, si decisamente...
Bè, in ogni caso ringrazierei chiunque si prendesse la briga di scrivere su una coppia scema come la nostra!
Già mi immagino l' autrice urlare istericamente strappandosi i capelli, mentre tenta di scervellarsi sull' ennesima frase idiota e senza senso da far dire a me o ad Otani, cercando contemporaneamente di far funzionare il nostro rapporto...
Uhmm...
Bah, per fortuna non farò mai la scrittrice da grande!
…Oh. Il telefono.




- Chiamata in arrivo -

Da: Otani
------------------




Lo afferro istantaneamente con dita tremanti, accettando la chiamata.
"Pro- pronto…?"
"Hei. Ti disturbo?"
Sorrido automaticamente.
Mi piace la sua voce al telefono. Sembra ancora più scura e calda...
"… Koizumi?" mi chiama lui, perplesso dal fatto che non gli stia rispondendo.
Trasalisco, ridacchiando nervosamente,"Eh? Eh eh, no… Certo che no!"
Lo sento sospirare,"Comunque... Ho chiamato per chiederti se per questo lunedì, potevi tenerti libera."
Non so se per via della richiesta improvvisa, fatto sta che per poco non mi cade il cellulare dalle mani dallo stupore.
"Pe-perchè?..."
"Ecco..." comincia, col suo solito tono cauto di quando è in imbarazzo, "Ho pensato di potermi prendere una pausa. E poi sarà il giorno di S. Valentino...Umh... Cioè, sempre se non hai altri impegni..."
Libera! Libera!
"Mmm no, non ho altri impegni." rispondo cercando di trattenermi dall’ urlare di gioia.
Si lascia andare ad un sospiro, "Bene..."
Incapace di trattenermi oltre, inizio a ridacchiare, sentendomi totalmente su di giri.
‘Sarà la prima volta che usciremo dopo tanto tempo... E sarà anche il giorno degli innamorati!~’
"Eh eh eh! …"
"E non ridere come una scema…"
Non vedo l’ ora che arrivi lunedì!




 

***

 

POV Otani



La fisso a braccia conserte, contorcersi timidamente le dita giunte, il suo sguardo ostinatamente rivolto al suolo, davanti al cancello di casa mia, in attesa.
“Co... come stai?” comincia con voce tremante, senza sollevare lo sguardo, cosa che mi da molto fastidio.
Dopo quello che ha fatto, vorrei almeno che mi guardasse negli occhi quando mi parla.
“Bene.” replico asciutto, senza aggiungere altro.
“S-sono venuta a casa tua, il giorno d-dopo quello che è successo… M-ma non ti ho trovato…”
“Ero da Nakao.”
“… e n-neanche nei giorni successivi. Ho provato anche a c-chiamarti…”
“Ho cambiato numero.”
Il mio tono di voce è freddo e distaccato, e non mi sono mai rivolto a lei in questo modo.
Kanzaki pare accorgersene, perché solleva istantaneamente lo sguardo, guardandomi con occhi supplichevoli e grondanti di lacrime.
Non mi fa piacere vederla così dispiaciuta. Ma sinceramente, dopo quello che ha fatto, come minimo deve esserlo.
Rimango a guardarla impassibile, in attesa.
“E… co-come sta Ko-Koizumi-san?” balbetta, tornando a guardarsi i piedi.
‘Beh, potresti chiederlo a lei’, vorrei risponderle. ‘Anche se oramai non puoi più costatare di persona il danno che hai fatto…’
E’ questo, che mi fa più rabbia.
Per quanto mi possa aver lasciato stupito, o dato fastidio, non ce l’ ho con Kanzaki perché mi ha baciato. Se si trattasse solo di quello, ne parleremmo con calma, chiariremmo, e non avrei problemi a perdonarla.
 Ma non è stato quello a far si che, in questo momento, anche solo guardarla mi fa attorcigliare fastidiosamente le budella. Non è stato perché il suo gesto avventato, ha fatto stare male me.
Ma perché ha fatto stare male Koizumi. E non posso perdonarglielo.
“Adesso bene.” taglio corto, scocciato, “Senti, devo andare da Koizumi, adesso. Quindi…” comincio, incamminandomi dalla parte opposta.
“Mi dispiace!!” urla lei, disperata.
Mi fermo, voltandomi a guardarla. I lacrimoni caldi ormai le rigano le guance.
“Davvero!” prosegue Kanzaki, tra un singhiozzo e l’ altro, “I-io n-non l’ ho fatto per ferir-ti… Ne te, né Koizumi-san… M-ma…” si ferma un attimo, asciugandosi una lacrima con la borsetta, dopodiché prende un respiro profondo.
“Ero… confusa.” La sua voce non trema più. Al contrario, esce forte e decisa.
Inarco un sopracciglio, perplesso, “Confusa?” chiedo, più freddo di quanto non voglia, “Potresti spiegarti meglio, per piacere?”
“Insomma, mi aveva chiesto di sposarlo!” sbotta lei tutt’ad un tratto, irritata, “Sposarlo, capisci?! Sono andata nel pallone, Atsushi, non sapevo come reagire e…”
“… E hai pensato che riprovarci con l’ ex, sarebbe stata la cosa migliore per tutti, non è così?” concludo per lei, con voce grondante di un pesante sarcasmo. Scuoto la testa, guardando altrove.
Sono deluso. Sapevo che prima o poi Kanzaki sarebbe venuta a scusarsi, e ad essere sincero ci speravo, dato che sono sempre stato un tipo a cui non piace portare rancore a nessuno.
Invece, non solo Kanzaki non sta mostrando la benché minima traccia di reale pentimento per quel gesto, ma cerca addirittura un motivo per giustificarlo.
A questo punto, non ho alcun dubbio che le sue, non sono nient’ altro che lacrime di coccodrillo.
Non c’ è che dire: Kanzaki è davvero cambiata. In peggio.
“Non ho altro da dire.” grugnisco, con tono glaciale e rabbioso, “Tu sapevi che ero impegnato, e hai fatto lo stesso ciò che hai fatto, e non ne sei nemmeno dispiaciuta. Non me lo aspettavo da te, Mayu.” Decido di allontanarmi da lei. Ne ho abbastanza.
“Comunque adesso devo andare. Koizumi mi aspetta-”
“No, ti sbagli!” strilla lei, pestando un piedino per terra per la frustrazione, “Io sono pentita! Lo sono davvero, Atsushi! Perché credi che sia venuta fin qui da te, porca miseria!!?” sbotta con voce sorprendentemente sgraziata. “Tu devi ascoltarmi! Ascoltami, Atsushi, per favore!”
Mi volto a guardarla. Questa volta non piange più. Il suo sguardo, al contrario è duro, e mi fissa dritto negli occhi con risolutezza. Ciò mi spiazza non poco. Non l’ ho mai vista così determinata.
Solo per questo decido di fermarmi ad ascoltarla, tornando ad osservarla in silenzio a braccia conserte, in attesa che lei parli.
Dopo qualche attimo di pausa, prende un respiro profondo:
“Io e Takeru, non siamo mai andati molto d’ accordo.” esordisce, con un tono di voce serio, da adulta, che come il suo sguardo di prima mi è totalmente estraneo, “Anzi, per la precisione siamo l’ uno l’ opposto dell’ altra. Litighiamo sempre, anche per delle sciocchezze.” Si ferma un momento, portandosi una ciocca di capelli dietro l’ orecchio.
“A dirla tutta, stare con lui è molto diverso di quando stavo con te. Per non dire completamente differente. A volte è difficile, davvero difficile… ” il suo sguardo si indurisce, assottigliandosi, e per un momento sono sicuro si rimetterà  a piangere. invece, dopo un attimo torna ad addolcirsi, e accenna un sorriso.
“Però, nonostante questo, io sono innamorata di lui. Lo sono davvero, mi devi credere. Ma certe volte, non posso fare a meno di domandarmi come sarebbe la mia vita adesso, se non ti avessi lasciato. Io e te staremmo ancora insieme, e staremmo bene. E che forse eri tu la persona giusta per me, e non Takeru. Ero una persona diversa quando stavo con te, Atsushi, una persona… migliore. Mi facevi stare bene, non mi trattavi mai male. Per questo, quando lui mi ha chiesto di sposarlo così precipitosamente, sono andata nel panico. E non mi sono potuta impedire di chiedermi se sposarlo, passare tutta la mia vita insieme a lui, sia quello che realmente voglio…” solleva lo sguardo, incontrando il mio. Noto che ha gli occhi lucidi.
“So che a questo punto, tu possa provare solo odio nei miei confronti, e ne avresti tutto il diritto… Però, spero davvero che tu possa perdonarmi, così come spero possa farlo Koizumi-san. Perché, anche se probabilmente non mi crederai, a prescindere se tu l’ abbia da me o da qualcun altro, la tua felicità mi sta a cuore, Atsushi.” conclude,  abbassando il volto e intrecciando le dita sul grembo.
Rimango a fissarla a lungo in silenzio, mentre le sue parole mi riempiono la testa.
Per quanto possa essere cambiata, Kanzaki non è mai stata una persona falsa. E neanche in questo momento.
“Ti credo. “mormoro infine, con un sospiro.
Lei alza di scatto il viso, guardandomi sorpresa, “Da-davvero?”
Annuisco vigorosamente, “E non ti odio. Io… credo di capirti Mayu, davvero. Capisco che tu possa essere entrata in confusione. In fondo, il matrimonio è un passo importante…” aggancio una mano dietro il collo, meditabondo, “Ma non puoi tornare da me ogni volta che sei in crisi con il tuo ragazzo. Mi hai lasciato per lui, ricordi?”
Sussulta, presa alla sprovvista dalle mie parole.
Proseguo spedito, “E non sono d’ accordo, quando dici che saremmo rimasti insieme, se tu non mi avessi lasciato. Non puoi darlo per scontato. Certo, ci piacciavamo, ma eravamo dei ragazzini, e molte cose ancora non le comprendevamo.” sospiro stancamente, “Anch’ io credevo che tu fossi quella giusta per me, Mayu. Che tu fossi tutto ciò che volessi, e di cui avessi bisogno. E forse lo eri… una volta. Ma ormai non è più così...”
Solleva immediatamente il volto, fissandomi intensamente, e io continuo a parlare, sentendo le parole sgorgarmi dalle labbra come una diga.
“Siamo cambiati Mayu, siamo cresciuti. Non siamo più i ragazzini sciocchi e timidi che eravamo alle medie. Io sono cambiato. Non sono più il ragazzo, che pensi io sia. Quel ragazzino tutto balbettante, timido e complessato che ero, non c’ è più. E neanche tu sei più quella di una volta. Non migliore, né peggiore di come eri prima, solo… diversa. Cresciuta. E credo che in fondo, il tuo cuore sa di preferire lui. Abbi il coraggio di ammetterlo e di andare avanti, come ho fatto io. Non puoi rimanere attaccata al passato per sempre.”
Rimane in silenzio per quelle che mi sembrano ore, anziché alcuni istanti. I suoi occhi azzurrini mi scrutano attentamente, studiando ogni particolare del mio viso.
“Sei cambiato, Atsushi.” decreta  infine, osservandomi con ammirazione, “La persona con cui stavo una volta, è lontana anni luce da te.” distoglie lo sguardo, sospirando, “Koizumi- san è riuscita, in quello in cui io non potrò mai sperare.”
Torna a guardarmi, e il suo sorriso si fa più ampio, “Fino ad ora, ciò che sto per dire l’ ho sempre pensato nei confronti di Koizumi- san ma… Sei davvero fortunato ad aver trovato una persona come lei, Atsushi.”
Non posso impedirmi di sorridere a mia volta, “Lo sono davvero.”
Lei annuisce brevemente,e per alcuni istanti il silenzio cala su di noi. Poi lei mi chiama, con voce serena:
“Atsushi…”
Alzo lo sguardo su di lei.
Kanzaki mi guarda, e vedo una scintilla di comprensione balenarle per un istante, negli occhi acquamarina.
“Tu l’ ami… non è vero?”



 

***

 

 
POV Risa



Mi sveglio, con l’ inquietante sensazione di avere qualcosa di sudaticcio appiccicato alla mia faccia: Il mio diario.
Cavolo.
“Che ore sono?...” biascico, con uno sbadiglio degno di un leone durante la siesta, staccando, con una certa difficoltà, la pagina dalla mia fronte.
Ancora assonnata, lancio un’ occhiata appannata  alla sveglia: Le 8:16.
Mh.
… EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH?????????????!!!!!!!!!!!!!!
In meno di un istante mi catapulto dentro l’ armadio, gettando per tutta la stanza tutto ciò che vi contiene.
Merda… Merda!
 E’ il giorno dell’ appuntamento con Otani, e io sono di nuovo in ritardo! E sempre al solito orario maledetto!
Tra poco lui sarà qui! E io non ho uno straccio da mettere, porca miseria!
Che dovrei fare, adesso??! Chiamarlo per dirgli che farò tardi? Disdire l’ appuntamento?...  Ma è da giorni che lo programmiamo!
Che diavolo faccio, che faccio??! Oh noo, è tutta colpa mia, tutta colp-
Mi schiaffeggio da sola, cercando di darmi un contegno.
Calmati, ragazza! Cerca di non andare nel panico!
Per fortuna, Otani sarà qui solo tra mezz’ ora. Ho tutto il tempo per farmi una doccia veloce e vestirmi!
Prendo un grosso respiro profondo, cercando di calmare i nervi.
Credo che opterò per un look bon-ton, ma con qualcosina che riprende un po’ del mio stile: Gonna a balze scozzese rosso scuro, ( cimelio del pomeriggio di shopping sfrenato con Seiko), una maglia di lino bianca, delle calze nere con sopra gli stivali beige scamosciati, abbinati al cappotto. Borsa e sciarpa, entrambe dello stesso rosso della gonna.
Mi sembra ok.
Rincuorata, afferro tutto tra le mie braccia, e mi dirigo spedita in bagno, lanciando involontariamente una veloce occhiata allo specchio.
Gli abiti tra le mie mani finiscono per terra, mentre la mia testa vola nuovamente in direzione dello specchio.
“WAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!  UN MOSTROOOO!!!!!” strillo, orripilata.
Occhiaie nere che quasi mi arrivano alle ginocchia, capelli che hanno una sorta di volontà propria, appiccicati alla mia guancia da un lato, e ritti per aria dall’ altro, sulla fronte il cerchio geometricamente perfetto dello stampo della pagina.
Ma non è questo il problema.
Ho la faccia blu!
E non per l’ orrore! L’ inchiostro deve aver stinto quando il diario si è appiccicato alla mia faccia!
Cielo, sono la cosa più orrida che io abbia mai visto in tutta la mia vita!
Se il mio ragazzo mi vedesse in questo stato, probabilmente acquisterebbe in men che non si dica un biglietto di sola andata per l’ Australia, finendo per innamorarsi di qualche bellezza del sud, abbronzata perfino nelle unghie, e che per vivere alleva koala e addestra canguri alla boxe.
Sarà un miracolo rendermi presentabile in tempo, e soprattutto riuscire a levare l’ inchiostro dalla faccia!
Maledetto diario!
Ma com’ è che ogni volta che ti apro, mi cala il sonno??! Va a finire che ti do fuoco!
“Wei bella, dovresti ringraziarmi! Se non ci fossi io, mi chiedo con chi ti sfogheresti sui tuoi problemi esistenziali!”
Mi risponde, con una certa irritazione il… diario?
Ok, sto diventando scema.
Pensi che non abbia niente di meglio da fare, che sentire le tue manfrine stucchevoli su quel nano?! Io ho moglie e figli a cui badare!”
“Taci!” sbotto brusca al diario.
Mi strappo i capelli dalla frustrazione.
Tra meno di mezz’ ora Otani sarà qui, e io assomiglio alla versione orripilante della stregaccia di Biancaneve, la mia stanza è un casino, sto parlando con un diario assatanato, e la mia faccia è blu!
Non mi resta che farmi rasare la testa e rinchiudermi in uno di quei monasteri , nel quale per sentire il tuo ‘Io’ interiore, ti lasciano tre giorni sotto la neve, nuda, senza cibo né acqua, e restarci per il resto dei miei giorni!
D’ accordo, niente panico. Ce la posso ancora fare.
Devo solo lavarmi, vestirmi, truccarmi e…
Merda! Sono le 8:30!



 

*** 


 

“Uffaa… Ma quanto ci mette?...” sbuffa seccato Otani, gettando un’ occhiata annoiata all’ orologio.
"E… Eccomi!” urlo affannata, spalancando la porta di casa, e precipitandomi  verso di lui.
“Scusa, è da tanto che aspet-?!"
"Tu che dici?!” sbotta irritato, voltandosi di scatto, “E' da più di mezz' ora che ti aspetto qui fuori come un idiot-!"
"Mi dispiace­." ridacchio, nervosa.
Poi, mi accorgo che Otani mi sta guardando di sottecchi, un po’ rosso.
Gli restituisco lo sguardo, confusa, "Uh? Che c'è?"
Passa un attimo di tempo, prima che lui rossissimo, borbotti:
"Uhm. Sei carina..."
Stabuzzo gli occhi, arrossendo di botto.
"Su… sul serio??!”
 Annuisce, ben attento a non guardarmi, arrossendo ancora di più.
Sospiro di sollievo, “Fiù… Menomale… No, voglio dire-! Cioè, ehm…” farfuglio, imbarazzatissima, “Gra… grazie, anche tu…” 
Sbuffa, guardandomi con aria dubbiosa.
"Beh?” chiedo, ancora più confusa di prima, “Che c' è a… ancora?"
Lo osservo mentre, col viso ostinatamente rivolto al suolo, strofina la punta del piede sull' asfalto.
"...E' così che dai il buongiorno al tuo ragazzo?”mi domanda dopo un attimo, a bruciapelo.
Avvampo immediatamente,"C-cosa…” balbetto, incapace di mettere in fila due parole, “I-in che senso...?"
Sospira pesantemente, "Ho capito, dovrò pensarci io. Come al solito."
"Cosa-?..."
Ma neanche ho il tempo di articolare la frase, che Otani si alza sulle punte dei piedi, soffiandomi un bacio frettoloso sulle labbra.
"Ecco. Ora possiamo andare." dice, senza aggiungere altro.
 Mi afferra una mano, incominciando ad incamminarsi davanti a me, nascondendomi il suo volto, sicuramente rosso dall’ imbarazzo.
Neanch’ io dico nulla, e mi lascio trascinare, sentendomi  libera e leggera come una piuma!
"Sei pesante."
"Eh eh eh..."
"Fai spavento."
"Sai una cosa, puoi dire tutto quello che vuoi, adesso!”, lo provoco, senza smettere di ridacchiare, “Tanto ormai l' ho capito che tu mi ami tantissimo, almeno quanto ti amo io ~!” cantileno sfacciata, osservando con la coda dell’ occhio la sua reazione.
Ma invece di alterarsi, e urlare istericamente di non essere così spudorata, come mi sarei aspettata da lui, vedo che si volta sorpreso verso di me, arrossendo leggermente. Dopo un attimo sbuffa, spostando lo sguardo altrove.
 "E' inutile.” sospira stancamente, lasciando cadere le braccia, “Ormai mi sono rassegnato..."
Osservo il suo volto, dai lineamenti così seri e decisi, da sembrare costruiti in tutto e per tutto.
E in questo momento so per certo che, anche se fa di tutto per nasconderlo, in realtà lui è contento delle mie parole.
Si. Decisamente è cambiato qualcosa.
Mi apro in un sorriso radioso, sentendomi il cuore gonfio di felicità.
"Dove mi portii~??!.." chiedo, con gli occhi che mi brillano dall’ eccitazione.
"Non te lo dico."
"Eddaii~!...” il suo tono brusco, non riesce a far crollare il mio entusiasmo, “Perchèè noo~??!..."
 "…E' una sorpresa." borbotta, dopo un attimo di esitazione.
Il mio viso, si illumina all’ istante, "Davveroo~?!"
"Basta che per tutto il viaggio, non rompi chiedendomi dove stiamo andando."
Ridacchio, ancora in estasi per la sorpresa.
"Aspetta. Per tutto il viaggio?” chiedo poi, guardandolo confusa, “Perché, è lontano?"
"Un po’..."mi risponde vago, alimentando così la mia curiosità.
Dopo qualche minuto di cammino, capisco che ci stiamo dirigendo verso la stazione degli autobus, non molto lontano da casa mia.
"Quello è il nostro." mi dice, non appena arriviamo sul posto, indicando il grande autobus viola davanti a noi.
Ciò non fa altro che farmi incuriosire ancora di più sulla nostra destinazione.
Ma Otani sembra intenzionato a non farmelo capire. Difatti, una volta seduti, non esita a farmi mettere forzatamente gli auricolari con la musica di Umibozu a tutto volume, per impedirmi di ascoltare la nostra meta attraverso gli altoparlanti.
Alla fine decido di arrendermi: Nonostante la mia curiosità, voglio che sia una sorpresa.
“E’ honmei- choko*, non è vero?”
Mi domanda, con espressione titubante, mentre tiene tra le dita il fiocchetto della scatolina rettangolare che gli ho appena dato.
Sbuffo, "Ma certo, mi pare ovvio!"
Arrossisce, prendendo a slacciare il fiocchetto, "Tanto per esserne sicuro..."
"Mpf... Cos' è mi vuoi chiedere di nuovo di cambiarla in giri-choko*?" chiedo in modo petulante, ricordandomi l’ episodio spiacevole di qualche anno prima.
“In realtà tutto il contrario.” ribatte lui, “Chiederti eventualmente, di cambiarla in honmei-choko..."
Arrossisco anch’ io, presa alla sprovvista dal suo commento,"E… e secondo te mi presentavo con una giri… Che scemo!"
"Mpf. E che ne so io... Con te non si può mai sapere!"
"Scemo..."
"Almeno non me l' hai tirato in testa..."
“Umpf…”
"Se guardi bene, ho ancora il segno, lo sai?" sbotta, sollevando un ciuffo di capelli ramati davanti alla fronte.
"Bene." commento, annuendo soddisfatta. "Mi fa piacere."
"Ah, è così??!" esclama alterato.
"Si. " rispondo tranquillamente, senza scompormi , "Almeno ti ricorderai bene di quel giorno."
"Potevi anche darmi la cioccolata in modo più carino!"
"Ma quale modo carino!...” faccio annoiata, “Dato che non accettavi i miei sentimenti con le buone, non vedevo altro modo. Non è colpa mia se hai la testaccia dura peggio del cemento!”
Lui mi guarda torvo, "Mi dovevi dare solo del tempo..." 
Mi volto di scatto verso di lui, "Del tempo?! Sarebbe potuto passare tutta la vita e non sarebbe cambiato niente, se io non mi fossi data una mossa, comportandomi in quel modo! Ho ragione?" domando, guardandolo fisso.
Apre la bocca, come per cercare di ribattere su quanto ho appena detto. Ma la richiude immediatamente, abbassando lo sguardo.
"Si..." mormora alla fine dopo un attimo di esitazione, "Hai ragione."
Sono ancora intenta a fissare la sua espressione talmente seria, che un po’ mi preoccupa. Decido di smorzare la tensione, dandogli una spinta non proprio leggera, facendolo barcollare.
"Hei! Dopo tutta la fatica che ho fatto a prepararlo, non lo mangi?!" esclamo, cercando di suonare allegra.
Otani sembra riscuotersi da chissà quali pensieri, "Eh? Oh… Certo. Ne vuoi un pò?" chiede, porgendomene un pezzetto.
Annuisco contenta, prendendo il pezzo di cioccolata che mi sta porgendo, e portandomelo alle labbra.
"Così, nell' eventualità, non sarò l' unico ad avere il mal di stomaco."
Il mio sorriso si irrigidisce, e sbuffo sonoramente, “ Zitto e mangia. Fatti grande."
"Mpf."
Durante il resto del viaggio, invece di dormire, (cosa strana, dato che Otani, mi ha detto di non aver praticamente chiuso occhio in questi giorni) parliamo un po’del più e del meno: dei miei voti scolastici che, per fortuna, sono in netta ripresa, (o almeno, lo spero) dei suoi, che stanno migliorando, (ormai manca poco al suo prossimo esame riparatore)  e ovviamente, di Umibozu e del suo prossimo concerto, entrambi d’ accordo sul fatto di doverci informare su quando sarebbe stato il prossimo evento, perché, a detta di Otani, “Sarebbe una cosa spregevole, se ne saltassimo un altro.”
Poi, non so come, il discorso prende una piega inaspettata.
"Credevo ci saresti andata..." rivela lui a voce bassa, osservando gli innumerevoli arbusti che sfrecciano a velocità supersonica attraverso il finestrino del bus.
"Davvero?” chiedo, voltandomi verso di lui, sorpresa, “Perché?"
"Perché,” grugnisce, con una smorfia d’ irritazione, “…mi è parso di capire, che quell' idiota spilungone, sembrava entusiasta di accompagnarti dappertutto...”
Mi acciglio leggermente, senza capire, “Eh? Ma di cosa-?” Poi, ci arrivo.
 "Oh… Aspetta. Per caso… ti riferisci ad Haruki?"
Volta il viso, tornando a rivolgere lo sguardo fuori dal finestrino, “Quella volta, ho lasciato correre solo perché c' eri anche tu, e non volevo fare una scenata fuori da casa tua.” sbuffa seccato, prima di proseguire, incrociando le braccia al petto, “Per quanto mi riguarda, se quel tizio ti chiede di nuovo di ‘accompagnarti’, non mi tratterrò più. Puoi anche dirglielo."
Rimango a fissarlo per qualche secondo, accigliata e stupita, senza dire nulla.
 Alla fine, incapace di trattenermi, scoppio a ridere.
Lui si volta di scatto verso di me, le orecchie rossissime, “Ch-che cavolo ti ridi, scema?!” sbotta, decisamente infuriato, “Io sono serio, è chiaro?!”.
“Ahahah!! Proprio per questo rido!”, mi asciugo una lacrimuccia all’ angolo dell’ occhio,"Mamma mia, Otani...Non pensavo che potessi essere così geloso!"
Il suo volto và in fiamme, "N-non... non lo sono!"
"Si, invece. Ammettilo!”
"Scordatelo! E comunque non lo sono, va bene?!"
"Si che lo sei!"
"No."
"Siii~!"
"No!"
"Si! "
"Argh! Se lo ammetto, la smetti di assillarmi??!”
Assumo un’ aria pensierosa, "Mmm, forse..." faccio, con un mezzo sorriso.
Grugnisce infastidito, lanciandomi un’ occhiataccia di sottecchi.
"...Lo ammetto." Bisbiglia infine, pianissimo.
"Comee~?”  fingo, avvicinandomi a lui, una mano all’ orecchio, “Non ho sentito, che hai detto~??!"
"Ho detto che lo ammetto, scema!!” esclama, rosso di rabbia e di imbarazzo, “Si, ero geloso… e allora??!" ormai le sue orecchie sono bordeaux.
Mi sforzo di non ridere. Certo che Otani è proprio tenero, quando è così!
Credo che mi piaccia, vederlo così interessato a tenermi lontana dagli altri ragazzi!
"Aww~… Non devi preoccuparti, sai? Haruki è partito, studia a Tokio adesso.”spiego, sorridendogli dolcemente, “Perciò, mi sa tanto che dovrai trattenerti, ancora per un po’!" aggiungo, senza riuscire ad impedirmi di ridacchiare.
Sbuffa, "Scema… Neanche che ti contatti, mi va bene..."
"Non ho né il numero di telefono, né l’ e- mail." taglio corto, sbrigativa.
"Ah." volta il viso da un lato, cercando inutilmente di nascondermi la sua espressione soddisfatta,"Comunque, non lo sono."
"Geloooso~..." cinguetto, raggiante.
"Ancora??!" sbotta, alterandosi, "E tu allora che mi dici, eh?!? Anche tu eri gelosa di Kanzaki!”
Sento il mio corpo trasalire involontariamente. Quel nome, mi fa ritornare alla mente brutti ricordi, che non voglio far riaffiorare...
Lui deve aver notato la mia espressione, perché un attimo dopo sembra calmarsi. Torna a rivolgere lo sguardo fuori dal finestrino.
"Comunque…” il suo tono è stranamente cauto, “Le ho parlato… qualche giorno fa.”
Le mie dita scattano verso le mie labbra, e trattengo bruscamente il respiro, mentre mi volto a guardarlo in faccia.
"Sul serio??!"
Annuisce, osservandomi con la coda dell’ occhio, "Si è presentata di nuovo a casa mia... Abbiamo chiarito."
"Ah, capisc- Aspetta... CHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE???!!!!!!” urlo, sbalordita.
“Che ti urli, stupida??!” urla a sua volta, lanciando occhiate nervose ai posti vicini.
Ripenso alla conversazione di due settimane fa avuta con Nobu…
 “Ma...ma… Ma non è giusto!”piagnucolo infantilmente, “Volevo parlarle anch' io!"
"Per dirle cosa!? Farle una scenata, come hai fatto con Hitomi?"
Sbuffo, guardandolo di sottecchi, "Ma per favore…", sventolo la mano, con aria annoiata,"Mica sono ai tuoi stessi livelli!"
"E con questo che vorresti dire??!" sbotta, furioso.
Mi porto una mano alla bocca, sforzandomi di non ridacchiare, "Ma niente, niente... Piuttosto,” aggiungo, tornando a guardarlo seria, “avresti dovuto chiamarmi... Sei stato scorretto, Otani."
Mi lancia un’ occhiata torva, “Ti ho già detto che abbiamo chiarito." taglia corto, seccato.
Incrocio le braccia al petto come una bambina capricciosa.
 "E cosa vi siete detti?" borbotto, in maniera petulante.
Lui alza gli occhi al cielo, assumendo un’ espressione pensierosa…



 

*** 


 

Flashback POV Otani



#“Atsushi…”

Alzai lo sguardo su di lei.
Kanzaki mi guardò, e vidi una scintilla di comprensione balenarle per un istante, negli occhi acquamarina.
“Tu l’ ami… non è vero?”#



 

***

 

POV Risa



"Niente di importante."
"Ma io lo voglio sapere!"
"Uffaa, che noia che sei!” esclama, infastidito, “Piuttosto, lasciami dormire in pace, che stanotte non ho chiuso occhio!" detto ciò, si gira su di un fianco, dandomi le spalle.
"Tsk, ma sentilo! E menomale che ha aperto lui il discorso!..."
Mi ignora spudoratamente, e chiude gli occhi, rimanendo girato.
Lo osservo per un attimo e, come un ‘ illuminazione, un pensiero improvviso mi attraversa la mente.
Infondo, una ragazza sa sempre come farsi sentire…
Sogghigno malignamente.
 Mi avvicino a lui, accostando cautamente le mie labbra al suo orecchio.
Dopodiché, soffio.
Scatta su immediatamente, urlando e agitandosi come un ossesso.
"M-ma… MA CHE CAVOLO FAI??!"
Mi sforzo per tenere a freno le risate, "Cerco di attirare la tua attenzione, Chappi!"
"E ti sembra questo il modo di farlo?!... E non chiamarmi Chappi, mi fa schifo!"
"Certo, Chappi! Il metodo di Maity- sensei, si è rivelato efficace, a quanto pare!"
"Argh! Sei-!"
"Comunque, lascia perdere questo, e rispondi alla mia domanda..."
"Come lascio perdere una cosa del gen-"
"... Me lo dai un bacino?"
"...ere? Eh?" si blocca, guardandomi perplesso.
"Ho detto… Me lo dai un bacino?" ripeto, accennando un sorriso, leggermente in imbarazzo.
E’ la prima volta che glie lo chiedo. E a giudicare dalla sua espressione decisamente stupita, e dal colorito porpora che ha assunto la sua faccia, suppongo che anche lui deve esserne perfettamente consapevole.
Passa un lungo attimo prima che lui, con aria sconcertata riesca di nuovo a parlare.
"Da…” boccheggia, stralunato, “Da quando in qua, sei così sfacciata?"
"Da quando in qua, chiedere un bacio al proprio ragazzo è da sfacciati?" ribatto prontamente, senza scompormi.
"Che… che..." ora il suo viso è diventato bordeaux. Mi sforzo di non ridere.
“Che c’ è? Non me l’ hai chiesto anche tu stamattina?”
“G-guarda che non te l’ ho chiesto! E comunque era diverso!”
Alzo un sopracciglio, “Da cosa, Chappi?”
Boccheggia rossissimo, senza dire niente di coerente.
Sbuffo, spazientita, "Oh, insomma! Me lo vuoi dare o no?!"
Lui si limita a fissarmi ancora per qualche secondo, per poi distogliere lo sguardo da me e puntarlo nuovamente verso il vetro del finestrino.
"Scordatelo." ribatte infine, in tono secco.                        
Il sorriso mi si congela in volto, per poi sgretolarsi inesorabilmente, come un castello di sabbia annacquato.
 Sgrano gli occhi, incredula, “Cheee??!”
“Ora no.” taglia corto, sempre senza guardarmi.
 “Come sarebbe a dire??!”
“Quello che ho detto!”
“E perché no, sentiamo!”
“Innanzi tutto, per quello che hai fatto prima! E poi…” all’ improvviso sembra essere molto interessato agli arbusti e alle macchine che sfrecciano una dietro l’ altra, al di là del vetro spesso.
 “Qui c’ è… troppa gente.” conclude, in un fievole mormorio.
Rimango a fissarlo per alcuni istanti, accigliata, totalmente interdetta a quelle parole. D’ improvviso, sento il sangue salirmi al cervello, e le mie orecchie fumano.
Ma di rabbia.
Ecco, lo sapevo! Proprio quando penso di aver raggiunto un pochino Otani, lui, e tutte le mie convinzioni, scivolano irrimediabilmente via dalle mie mani…
Mi trattengo dal tirargli un sonoro pugno in testa, e sbuffando pesantemente, incrocio le braccia al petto.
“E io che pensavo fosse cambiato qualcosa!” esclamo a quel punto, furiosa.
Si volta di scatto verso di me, corrugando la fronte, “In che senso?”
“Tsk. Che delusione…”
“Che vuoi dire??!”
“Siamo sempre allo stesso punto di prima, vero?!”
“Veramente ci stiamo spostando… Anzi, siamo quasi arrivati, guarda.” replica tranquillo, indicando fuori dal finestrino.
Decido di ignorare il suo pessimo tentativo di deviare la conversazione, e mi sposto leggermente, ma con decisione, sul sedile, allontanandomi da lui.
In questo momento mi sento furiosa. Questo nanetto ha la capacità di farmi incazzare a tempo di record!
Per un po’ non diciamo nulla, il debole chiacchiericcio dei passeggeri, che prima faceva da sottofondo, ora riempie le nostre orecchie. Getto un’ occhiata impassibile fuori dal finestrino.
Dopo un po’, lui decide di spezzare il silenzio.
“… Non mi chiedi quanto tempo manca?”
“Non mi và.”
“E va bene. Chiedimi pure dov’ è che stiamo andando…”
“Tsk. Non m’ interessa.”
“Insomma!” esclama, esasperato, “Ma perché fai così?!”
 “E me lo chiedi anche, brutto nanetto??!” sbotto a quel punto anch’ io, arrabbiata, “Argh! Sei proprio un-!”
“E va bene!” mi interrompe, con un sonoro sospiro. Gli lancio un’ occhiata interrogativa.
“D’ accordo…” acconsente, grattandosi la nuca con aria imbarazzata, “Ma facciamo in fretta… ok?”
Osservo ancora per un attimo il rossore sulle sue guancie, con aria torva. Sbuffo, voltando il viso altrove.
“Non mi va più!” borbotto, con voce nasale, “Non voglio mica obbligarti a fare qualcosa che non vuoi!” ormai sono petulante.
 “Non è affatto così…”mormora, portando una mano dietro la nuca, “Non è che io non voglia…”
“E’ solo un bacio… Che vuoi che sia…” mi sento arrossire, e abbasso timidamente lo sguardo sulle mie mani intrecciate.
“Si lo so… Ma non siamo soli…”
“E allora??!” sospiro a quel punto, sentendomi totalmente  frustrata dal suo atteggiamento.
 “Certo che sei proprio ridicolo, Chappi! Non ci sta guardando nessuno, vedi?!” indico gli altri passeggeri,  che non ci prestano la minima attenzione, intenti a pensare ognuno agli affari propri.
Alla fine è costretto ad ammetterlo, “Bè, effettivamente… Non chiamarmi-!”
Si blocca all’ improvviso, non appena nota il mio volto a pochi centimetri dal suo. Sgrana gli occhi, arrossendo violentemente.
“Ko… Koizumi…”
“Allora?” mormoro, fissandolo risolutamente negli occhi, “Sto aspettando… Chappi.”
Si guarda furtivamente attorno. Infine sospira, avvicinandosi a me.
Sorrido, mentre le nostre labbra si uniscono…
Ci stacchiamo, evitando di guardarci, rossi dall’ imbarazzo.
“Sfacciata.” borbotta ancora lui, per poi girarsi nuovamente verso il finestrino, nel tentativo malriuscito di nascondermi il mezzo sorriso.
Le mie guancie si infiammano,“Ma dai!” rido nervosamente, dandogli una leggera spinta per nascondere l’ imbarazzo, “Come dicevo, non ci ha visti nessun-”
Vengo interrotta istantaneamente da delle risatine.
 Io ed Otani spostiamo lo sguardo sulla sinistra, verso due file più avanti, scoprendo un ragazzino e una bambina, lanciarci occhiatine divertite al di là dei sedili.
 “Non ci ha visti nessuno, eh?” sussurra il mio ragazzo, osservandomi di sbieco con aria torva.
La bimbetta tutta boccoli, non smette di ridacchiare con voce squillante, mentre il ragazzino lentigginoso è ancora intento a fissarmi, sfrontatamente sorridente, masticando in modo villano una chewingam.
Dopo un attimo di leggero imbarazzo, distolgo lo sguardo da quei due, scrollando le spalle con noncuranza.
“Mpf. Sono solo due mocciosi... Lasciali ridere pure!”
Le risatine si interrompono all’ istante: Evidentemente, devono avermi sentita.
La bambina mi lancia un’ occhiataccia, per poi farmi la linguaccia, mentre il ragazzino mi rivolge delle smorfie. Li incenerisco entrambi con lo sguardo, restituendo con tutto il piacere, le smorfie al moccioso.
Sento Otani emettere un lento sospiro, “Certo che sei proprio infantile, lo sai?” si porta una mano alla fronte, esasperato.
Smetto di fare smorfie, e mi volto verso di lui, incenerendolo con lo sguardo.
“Mpf, ma senti chi parla. Che atteggiamento ha, uno che non vuole baciare la propria ragazza in pubblico?”
Arrossisce nuovamente, e apre la bocca per cercare di ribattere, ma viene interrotto dalla voce dell’ autista, che annuncia, attraverso l’ altoparlante, di essere arrivati a destinazione.
Otani si apre in un sorriso, “Eccoci, siamo arrivati!” esclama entusiasta, guardando fuori dal finestrino.
L’ autobus si ferma, e i passeggeri cominciano ad alzarsi tutti in una volta, accalcandosi.
Io ed Otani siamo seduti nelle file dietro, e restiamo ai nostri posti, lasciando passare la gente davanti a noi, aspettando pazientemente che la calca diminuisca.
Essendoci ancora uno strano imbarazzo tra me e Otani per il bacio di prima, e sentendo i suoi occhi puntati dritti su di me, sposto impassibile lo sguardo fuori dal finestrino, per non incontrare il suo.
Riconosco immediatamente il profilo inconfondibile dei palazzi, dei negozi e delle vie strette ed acciottolate, appartenenti alla parte più nord della città: Il quartiere Umeda.
Rimango perplessa, e confusa. Perché mai Otani abbia deciso di portarmi fin qui, è un mistero…
Alla fine, decidiamo di alzarci anche noi.
 La folla di persone, incredibilmente, è ancora troppo fitta, e in meno di un secondo mi sento spintonare bruscamente a destra e a sinistra, imbottigliata, e quasi mi manca l’ aria.
Sto perdendo di vista Otani…
All’ improvviso, mi sento stringere saldamente la mano, e perdo l’ equilibrio, piegandomi bruscamente in avanti.
 Rimango sorpresa, quando mi ritrovo il viso di Otani a pochi centimetri dal mio.
 “Sei così gigante, eppure devo stare attento a non perderti di vista…”
Non riesco a pensare a nessuna risposta pungente da ribattere.
In realtà, non riesco a pensare a nulla, se non al contatto della sua mano calda e grande che avvolge la mia. Per non parlare del fatto che le punte dei nostri nasi praticamente si sfiorano…
Senza dire nulla, ancora frastornata e inebriata dal dolce profumo del suo respiro, rimango a fissarlo mentre si volta, cercando nuovamente di farsi largo tra la folla.
Senza quasi rendermene davvero conto, mi perdo ad osservare, affascinata ed ammaliata, e con occhi nuovi, il profilo spigoloso e virile del mio ragazzo…
Ad un tratto mi raggelo, scioccata.
Cerco di voltare il viso verso la folla di persone dietro di me. Ma la calca fitta mi impedisce di muovermi liberamente, figuriamoci di vedere qualcosa.
Con un certo sforzo, riesco infine a sporgermi in avanti, fino a raggiungere il suo orecchio.
 “Ehm, Otani…” lo chiamo, in un debole sussurro.
“Che vuoi?”chiede a fatica, evitando per poco una gomitata da parte di un tizio.
“Ehm, come posso dirlo…” comincio titubante, “E’ imbarazzante da dire ma… Qualcuno mi ha appena palpata...
“Eh?” mi chiede distrattamente, senza girarsi, “Che hai detto?”
“… Qualcuno mi ha appena palpata!” bisbiglio, in un sussurro strozzato.
Lui si volta di scatto verso di me,“Aaah???!” una smorfia gli dipinge il volto.
“E’ così!” annuisco vigorosamente, ancora allibita. Cerco nuovamente di voltarmi indietro, allungando il collo e aguzzando la vista.
“Ne sono sicura. Qualcuno mi ha… palpata nel sedere, Otani!” ripeto, a fil di labbra.
Rimane a fissarmi ancora per un lungo momento. Infine, la sua espressione sconcertata, diventa scettica.
Torna a guardare davanti a sé, trascinandomi un po’ più avanti, “Ma dai, Koizumi…” sbuffa, impassibile, “Sarà stato un caso…”
Bè,  forse ha ragione lui. In fondo, siamo accalcati tutti l’ uno sopra l’ altro. Può essere anche che qualcuno sia stato spinto, e accidentalmente la sua mano sia finita proprio lì…
 “Figuriamoci…” sento Otani ridacchiare piano,“Chi mai farebbe una cosa del genere a te?!”
Smetto all’ istante la mia ricerca, e volto di scatto il viso verso di lui, strabuzzando gli occhi.
Che COOOOSAAA???!!
Come si suol dire: Benvenuto, spirito di contraddizione!
 “E’ così ti dico!” sbotto allora, infuriata, “Pensi che non sia in grado di capire se una cosa del genere è fatta per sbaglio oppure-!”
 Mi blocco nuovamente, stupefatta: Qualcosa, si è appena appoggiato con decisione sul mio sedere. E per più di due secondi!
Non posso essermi sbagliata stavolta! Non ci sono dubbi!
Mi volto di nuovo, guardando la folla dietro di me, appena in tempo per riuscire a scorgere una figura piuttosto alta e scura, scansarsi dal mio didietro, e scomparire sotto le ante del bus.
“Eccolo!” urlo, allungando il collo attraverso il vetro, “Presto Otani, o lo perderemo di vista!”
Lo spingo rudemente in avanti, facendolo sbattere contro la schiena di un tizio. Sento Otani scusarsi sommessamente, per poi mi rivolgermi uno sguardo irritato.
“E non spingere!”
“Presto, sta scappando!”
“Ma di chi stai parlando??!”
“Del maniaco di prima!”
“Ancora con questa storia??! Ti ripeto che è impossibile!” ribatte alterato.
Questo nanetto sta cominciando seriamente a farmi incavolare.
Presa dalla rabbia, gli afferro il lobo dell’ orecchio, urlandoci dentro con quanto fiato ho in corpo.
“ TI HO DETTO CHE QUALCUNO HA TOCCATO IL MIO CULO PROPRIO ADESSO, E QUESTO QUALCUNO STA SCAPPANDO, CHIARO???!!!!! ORA, PIANTALA DI PERDERE TEMPO, E SCENDI DA QUESTO *censured* DI AUTOBUS!!”
Detto ciò, lo prendo per il colletto, trascinandomelo dietro. Una volta fuori dal bus, aguzzo la vista.
“Dove si sarà cacciato?...”
Improvvisamente, una figura slanciata ed elegantemente vestita, entra nel mio campo visivo, e sono sicura si tratti di lui.
 “Eccolo!” esclamo, “Andiamo, Otani!”
“Ma che diav-!?” cerca di protestare lui, mentre mi dirigo a passo da toro inferocito verso quel tizio.
“Hei!” esclamo con voce squillante, fermando me e Otani proprio dietro l’ uomo, che ci rivolge le spalle.
“Ma che cavolo credi di fare-!?” zittisco il mio ragazzo con un’ occhiataccia, tornando a fissare la schiena del maniaco.
Quello però, non si volta.
“Hei!!” urlo ancora più forte per farmi sentire, “Dico a te!”
Alla fine, si volta a guardarci, con espressione perplessa sul volto.
‘Mpf, fa la commedia’ penso, indignata.
E’ un uomo sui quarant’ anni, robusto e dalle spalle larghe, e la barba leggermente incolta, insieme al completo elegante e gessato che indossa, gli danno un’ aria abbastanza attraente.
 ‘Dev’ essere uno di quei ricconi che hanno la vita facile, e che pensa che ogni cosa gli sia concessa…’
A quel pensiero, mi infurio ancora di più.
Lui sta ritto, immobile davanti a noi, intento a guardarci con aria interrogativa.
E’ solo una mia impressione, oppure il suo sguardo è cambiato impercettibilmente dopo averci guardati, assumendo un’ espressione più fredda e irritata?
‘Ma tu guarda che tipo!’ penso, furiosa, ‘Si permette di allungare le mani, ed è lui ad essere incazzato!’
Faccio un profondo respiro, gonfiando i polmoni di aria e grinta.
 “Pensi di essere diverso da chiunque altro? Guarda che non è così! Non puoi prenderti certe libertà e sperare di passarla liscia, chiaro?!”
“Koizumi, ma che cavolo stai facendo??!”
Ignoro Otani, continuando a fissare imperscrutabilmente l’ uomo davanti a me. Lui mi fissa a sua volta, e una scintilla di confusione passa nei suoi occhi gelidi.
“Adesso anche il mio ragazzo, ha qualcosa da dirti!” mi volto verso Otani, “E tu che aspetti, non startene lì fermo con quell’ aria da cane bastonato! Questo tizio ha violato il corpo della tua amata ragazza! Non hai niente da dire in proposito??!” detto ciò, lo spingo rudemente in avanti, facendogli sbattere  il viso contro l’ ampio torace del tizio.
Otani alza il volto su di lui, scoprendo il suo sguardo minaccioso.
Indietreggia, impaurito.
“Ah… Ehm… E-ecco-… I-io…”
“Papà!” la voce di un ragazzino, interrompe quell’ imbarazzante balbettio.
Il mio sguardo cade verso il basso dove, dietro le ginocchia dell’ uomo, fanno capolino due teste che riconosco immediatamente: I mocciosi del bus.
La bambina piagnucola lamentosamente, tirandogli forte il pantalone gessato blu notte.
 “Papino, voglio il gelato!”
Mi acciglio, perplessa, “Pa… Papino…?”
“Ah!” esclama il ragazzino, puntando un dito contro di noi, “Sono loro papà! Gli sbacciucchioni di prima!”
Io e il mio ragazzo trasaliamo contemporaneamente, arrossendo dall’ imbarazzo.
Dopo un breve sguardo rivolto al figlio, il tizio torna nuovamente a guardarci, freddandoci con un’ occhiata ancora più gelida.
Io e Otani ci raggeliamo immediatamente sul posto.
“Ah, quindi siete voi.” mormora l’ uomo, con voce piena di astio, “Vergogna! Vi sembrano scene da fare vedere a dei bambini piccoli? Non sapete contenervi, forse?! Che indecenza!”
Rivolgendoci un’ ultima occhiataccia, si allontana indignato, trascinandosi dietro i figlioletti.
Entrambi si voltano un’ ultima volta, e senza farsi vedere dal padre, ci fanno la linguaccia, rivolgendoci un ultimo ghigno malefico.
Dopodiché si voltano, allontanandosi baldanzosamente verso il carrello dei gelati più vicino.
 Un vento gelido del nord, passa tra me e Otani, seguito da un silenzio tombale. Dopo un po’ Otani decide di spezzarlo.
 “Hai…” la sua voce e debole e gracchiante. Si schiarisce impercettibilmente la gola, e riprova.
“Hai… HAI VISTO CHE FIGURA DI MERDA CI HAI FATTO FARE??!” si volta verso di me, improvvisamente furioso, “Potevamo anche risparmiarcela, non credi??!”
Il suo urlo, risveglia anche me dalla mia aria sconvolta, e mi volto a fronteggiarlo, fissandolo incredula.
“Cosa??! Guarda che è stato lui a non essersi risparmiato una figuraccia con noi!” replico, inferocita.
 Afferro il lembo del retro della gonna, indicando con decisione il mio sedere.
 ”Un uomo adulto, e per di più padre di due piccole pesti, che allunga le mani su di una giovane donna che-!”
Le parole mi muoiono in gola.
Mi sento raggelare: Volto lentamente il viso, puntando lo sguardo sul retro della gonna.
Sgrano gli occhi e boccheggio, incapace di far uscire alcun suono.
 “Uh?” fa Otani, notando la mia espressione, “Che ti prende, stavolta?”
Non rispondo, lo sguardo ancora fisso sulla gonna. Mi sento impallidire, e inizio a sudare freddo.
Allora lui, sempre più incuriosito allunga la testa, seguendo il mio sguardo.
“Pff…” si piega istantaneamente in avanti, tenendosi lo stomaco.
“Pff… PHUAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAAHHA!!” inizia a lacrimare dal ridere, indicando la mia gonna.
“Palpata al sedere??! Ahahahaha, mi ci sarei giocato la testa, che non era così!!!”  si sbellica, quell’ infame disgraziato.
Ma io sono troppo sconvolta per prestargli attenzione.
Lì, sul retro della mia bellissima gonna nuova, spudoratamente densa e biancastra, è attaccata la chewingam che quel ragazzino malefico stava masticando sul bus.
Fumo nero inizia a uscire dalle mie narici dilatate, preannunciando minaccia incombente.
“La. La. L-la… M-m-m-m-mi-mia… go…onna nuo-ova…”
Il mio ragazzo non smette di ridere a crepapelle, piegandosi sulle ginocchia, evidentemente divertito da quella che per me è una catastrofe!
“E’… è… ROVINATAAAA!!!”  strillo in preda all’ isteria. Afferro disperatamente con entrambe le mani il lembo della gonna, sforzandomi di non piagnucolare.
“Puhahahahahahahaahahah Oddio, le lacrime, le lacrime!! Ahahahahah, altro che palpata al sedere!!”
Mi volto di scatto verso di lui, afferrandolo rudemente per il colletto del giubbotto.
 “NON CI TROVO NIENTE DA RIDERE, IDIOTA!!! “ gli sbraito in faccia, furente, “E ADESSO COME CAVOLO LA TOLGO QUESTA ROBA??!”
Lui, non scomponendosi per niente di fronte alla mia reazione isterica ( ormai deve averci fatto l’ abitudine), si asciuga una lacrimuccia all’ angolo dell’ occhio.
 “E io che ne so?”  replica impassibile con un’ alzata di spalle, senza smettere di ridacchiare.
Lo fisso ancora per un attimo, sconvolta, per poi tornare ad osservare quel disastro.
“La mia gonna è rovinataa! piagnucolo, incapace di trattenere le lacrime.



 

***

 

“No… Pff… No, non era… pff… non era possibile… Ahi!!”
Otani smette all’ istante di ridere, mentre io ritiro il mio pugno, rivolgendogli un’ occhiataccia.
Dopo essere corsa nei bagni delle signore del locale più vicino, per togliermi quella roba dalla gonna, e aver constatato che non c’ era da fare granché, (la gonna è comunque rovinata, sob!) questo idiota non ha fatto altro che ridere di me per tutto il tempo!
Si massaggia la nuca, lanciandomi un’ occhiata torva, “Mi hai fatto male, scema!”
“E tu stai ridendo troppo forte, per essere un nanerottolo!” replico, infastidita.
“Da quand’ è che copi le battute di Haruka??!”
“Tzè. E chi ti dice che non sia stato lui a copiarla a me??!” ribatto, stizzita.
“Tu-!”
“Chappi?!”
Qualcuno interrompe il tentativo di protesta da parte del mio ragazzo.
Ci voltiamo entrambi automaticamente, scorgendo una figura piuttosto minuta circondata da fiamme danzanti, che le donano un’ andatura sinuosa, correre dritta verso di noi: Una ragazza.
Istintivamente mi volto verso Otani, scoprendo con orrore il suo viso illuminarsi di un sorriso affascinante.
“Emi!” esclama sorpreso, “E tu che ci fai qui?!”
“Potrei farti la stessa domanda!”
La ragazza si ferma davanti a noi, dandomi la possibilità di osservarla meglio.
 La lunga chioma fulva, che prima avevo scambiato per fiamme incandescenti, le ricade sulle spalle, circondandole il visino niveo cosparso di graziose efelidi, e il contrasto con la pelle d’ avorio con i grandi occhi neri e luminosi, la fanno sembrare più una creatura mistica, simile ad una ninfa dei boschi o ad una fata notturna, che terrena.
‘Questa ragazza è bellissima…’ penso improvvisamente angosciata, ‘Ed è più bassa di Otani…’
Lancio immediatamente un’ occhiata ad Otani, per poi puntarlo nuovamente sulla ragazza.
Lo scambio di sguardi, e il sorriso tra i due… non mi piace.
Affatto.
Non so proprio il perché, ma improvvisamente mi sento stranamente… ansiosa.
“Ehm, Otani” esordisco, con voce carica di uno strano nervosismo, “Non... non ci presenti?...”
Lui pare riscuotersi da chissà quali pensieri, “Mmh? Oh… Certo!” esclama voltandosi verso di me.
“Ti presento Emi-chan, una mia compagna di università… E devo dire, che se non fosse per lei, sarei davvero nei guai!” aggiunge, con una risata decisamente non da Otani, cosa che, chissà per quale motivo, mi infastidisce parecchio.
Anche lei si lascia andare ad una risata: ha un suono tintinnante e gradevole, simile ad uno scampanellio, o ad un coro di angeli.
 La mia risata, al confronto, è un coro di vacche da latte durante la mungitura.
Si gratta la nuca con aria imbarazzata, “Ma no, dai! Effettivamente, l’ ultima spiegazione di  Minori- sensei, non era per niente semplice!”
“Semplice o no, tu sei un genio!” ribatte sicuro Otani, senza smettere di ridacchiare.
Nel mio stomaco, sento qualcosa attorcigliarsi in modo fastidioso.
‘Oh no…’ penso, con una nota d’ inquietudine. Bellissima, e anche intelligente. Non va bene
L’ ho sempre detto io, che sono stato fortunato quel giorno che ho deciso di sedermi dietro di te!”
Merda. Non va affatto bene, no, no…
Lei nasconde un mezzo sorriso, mentre sento il mio stomaco attorcigliarsi di altri trenta nodi, Ahahaha, ma che dici?...”
La verità!” risponde lui, ancora con quel tono sincero, “Senza di te, non sarei mai riuscito a recuperare quelle lezioni perse, quando sono stato malato…”
“Ma figurati, è stato un piacere! Tieniti pure i miei appunti fino a quando non ti saranno utili, Chappi!”
Il mio sguardo saetta immediatamente verso di lui: Noto, con un certo fastidio, che al nomignolo ‘Chappi,’ che Otani odia con tutto se stesso, lui non fa una piega. Anzi, al contrario, il suo sorriso si allarga ancora di più!
Solitamente quando lo faccio io, va su tutte le furie...
Quella strana sensazione di malessere allo stomaco si accentua, e improvvisamente, dal nulla, sento qualcosa di insistente e pressante grattare contro il mio petto…
 Affilo lo sguardo, osservando i due chiacchierare allegramente.
“Non ti avevo riconosciuta…” sta dicendo Otani, sempre osservandola sorridente.
Anche la ragazza sorride, grattandosi la nuca, “Già. Ho lasciato gli occhiali a casa…”
“E hai sciolto i capelli.” aggiunge lui, indicandoli.
Lei gonfia leggermente una guancia, “Uff. Non me ne parlare! Stamattina ero di fretta e non li ho legati bene, e l’ elastico è scivolato via senza che me ne accorgessi!  E non ne ho altri con me… Odio i capelli sciolti, mi danno un tale fastidio…” borbotta, soffiando via infastidita un ricciolo ribelle davanti al viso.
 “Ma no, ti stanno bene!” dice lui, ridacchiando.
Dentro il mio stomaco, le mie budella aggrovigliate vengono trapassate da tanti piccoli spilli, e sento di nuovo quella cosa, quella strana sensazione al petto, grattare ancora più insistentemente per uscire… Ormai, mi sembra chiaro che tra loro due, c’ è un’ intesa che va ben oltre la semplice conoscenza scolastica…
“Si certo, come no!” ribatte la ragazza, in tono scherzoso, “Comunque, ho saputo che il tuo esame è andato male…”
“Già…” si gratta la nuca, imbarazzato.
“Mi dispiace… Se vuoi posso aiutarti io a recuperare!”
“Sul serio?!” esclama il mio ragazzo, in un modo che definirei eccessivamente su di giri.
“Si...”
A quel punto mi schiarisco impercettibilmente la gola, facendo ricordare ad entrambi la mia presenza.
La ragazza trasalisce, ed Otani si volta automaticamente verso di me, ancora col sorriso sulle labbra.
“Oh, scusa… Ehm…” mormora lei, portandosi una mano alla bocca con aria imbarazzata, “… Come hai detto che si chiama Chap?”  gli chiede, indicandomi.
Non so proprio perché. Ma questo, mi fa decisamente saltare i nervi.
 Arrossisco, piena di rabbia e vergogna.
“Ah! Non l’ ho detto!” esclama sorpreso lui, “Lei è Koizumi, la mia rag-“
“Risa Koizumi.” lo interrompo con voce decisa, facendo un passo avanti, e afferrando saldamente la mano della sconosciuta, “Sono la ragazza di ‘Chappi’!”
Lei non sembra affatto sorpresa dalla mia assunzione, e si limita a sorridermi amichevolmente.
“Piacere di conoscerti, Risa-chan! Posso chiamarti così, vero?...Oh!” si interrompe bruscamente, osservando lo schermo del suo orologio da polso, “Sono proprio in ritardo, devo scappare… Lo studio mi chiama!”
“Ma certo, tranquilla!” risponde lui, con una risata.
“Allora ci vediamo all’ università, Chap!...Piacere di averti conosciuta Risa!” ci supera in fretta, allontanandosi.
“Emi, aspetta un secondo!” la chiama improvvisamente Otani.
 Poi si rivolge a me, “Koizumi, hai un elastico nella borsa, per caso?”
“Eh? Ah, si certo…”  A differenza dei cerotti, quello è impossibile che me lo dimentichi. Per abitudine, me ne porto sempre dietro di diversi. Ne estraggo facilmente uno dalla borsa.
La ragazza intanto si è fermata, e si è nuovamente avvicinata a noi, “Che c’ è, Chappi?  Volevi dirmi qualcos’ altro?”
 “Si...” risponde lui, voltandosi verso di me.
Le porgo l’ elastico, “Otani mi ha ricordato che ne avevo uno in borsa...”
“Oh! Davvero, posso?...” mi chiede, titubante.
Annuisco, “Così i capelli non ti daranno fastidio…” cerco di sorriderle, nascondendo il mio nervosismo.
“Ah, ti ringrazio!!” esclama, abbracciandomi calorosamente, lasciandomi completamente stupita.
“Lo restituirò a Chappi non appena ci vedremo all’ università!” si stacca da me, rivolgendomi un sorrisone gioioso, capace di far concorrenza persino a Kohori.
“Non c’ è problema.” A quel punto, le restituisco il sorriso, divertita dal suo eccessivo entusiasmo per un semplice elastico per capelli.
‘In fondo, questa ragazza non è antipatica...’
Neanche finisco di pensare ciò, che la vedo lanciarsi letteralmente tra le braccia del mio ragazzo, e stampargli un sonoro bacio sulla guancia.
Mi immobilizzo, sconvolta e stralunata da quella scena.
“Grazie di cuore Risa-chan! Ci vediamo all’ università, Chappi!”
Detto ciò, con un ultimo saluto si allontana di corsa, facendo scuotere la sua lunghissima chioma fulva, sotto i raggi del sole del mezzogiorno.
Mi volto verso Otani, scoprendolo intento ad osservarmi.
“Ragazza simpatica, eh?” mi dice, sorridente.
Distolgo lo sguardo, “Si, certo…”
Non capisco proprio perché debba sentirmi così in collera con Otani. Dopotutto, non ha fatto niente di male stavolta...
Emi è solo una sua compagna di università, che gli presta gli appunti qualche volta…
Certo, bellissima, intelligente, e per giunta seduta davanti a lui… Ed è anche altruista, visto che si è offerta ‘così gentilmente’ di aiutarlo a recuperare l’ esame fallito…
“Hei Koizumi, ti và se andiamo al centro commerciale?” mi chiede, senza smettere di sorridermi, “Ho sentito che c’ è un negozio che vende vecchi cd, magari troviamo qualche album degli esordi di Bozu. Che ne pensi?”
Lo scruto di sottecchi per qualche attimo: Il suo viso spensierato, mi dice chiaramente che è completamente ignaro del mio umore. Distolgo lo sguardo, sospirando rassegnata.
E’ inutile. Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a tenergli il broncio.
In fondo, è un peccato rovinarsi la giornata. E poi, è da tanto che io e Otani non stiamo un po’ insieme, quindi tanto vale godersi  il resto dell’ appuntamento.
“Va bene.” acconsento infine, con un sorriso.



 

 
***

 

“Guarda Koizumi, questo è uno dei primissimi che ha inciso!! Non pensavo fosse ancora in commercio!”
Mi mostra il cd,  tenendolo tra le mani come se fosse una rarità preziosa, “Potrebbe addirittura essere il suo album d’ esordio!”
A quel pensiero mi illumino, “Dici sul serio??!”
Il suo sguardo scorre sui titoli delle canzoni sul retro, “’Otoko no ritoru-māmeido’*… Si! E’ lui, Koizumi! Questa è la prima canzone che ha inciso!” i suoi occhi quasi luccicando dalla commozione.
“Oh mio…! Quanto costa, quanto costa??!”
“ 3200 yen. Ma li vale tutti, non ci sono dubbi! Ed è l’ ultimo rimasto, il che è davvero pazzesco!”
“Beh, allora è meglio che ti sbrighi a comprarlo!” dico, dandogli una sonora spallata.
“Ahio.”
Mi guarda imbronciato per un lungo istante, prima di aprirsi in un sorriso, e porgermi il cd.
Mi limito a guardare prima lui, poi il cd, con aria interrogativa.
“Prendilo tu, Koizumi.” mi dice, mente il suo sorriso si fa più ampio, “A casa sono pieno di vecchi cd di Bozu, ragion per cui, questo spetta a te.”
Rimango a fissare la sua espressione seria e decisa, per poi puntare lo sguardo sul cd, stupita.
 “Ma…” cerco di protestare, “ E’ l’ unico rimasto, e l’ hai visto tu per primo. Perciò è giusto che lo abbia tu...”
Soffoca una risata, “Si, ma considerando che me lo rinfacceresti a vita, te lo rendo con piacere!” 
Sbuffo, “Stupido… Sono seria, io.”
“Anch’ io!” ride, portandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato, “E dai, non fare tante storie… Prendilo e basta!”
Lo afferro, ancora un po’ titubante,“O… Ok…”  
Faccio per aprire la borsa per mettere mani al portafogli, ma Otani mi blocca il polso.
“Altolà! Faccio io.”
Lo osservo per un attimo, interdetta, “Ma… Otani-!”
“E’ un regalo, quindi non si discute.” taglia corto, sorridendomi, “A meno che tu non preferisca quello.”
Indica la calca di donne isteriche e scalpitanti attorniata vicino alla pila ormai quasi vuota di cd, tutti del nuovissimo, quanto vendutissimo  album ‘Nigaito Amai’ ( ‘Amaro e dolce’, nd. me)  di Umibozu.
Storco immediatamente il naso.
“Immaginavo.” ridacchia lui, estraendo il portafogli dalla tasca dei jeans, mentre io mi perdo ad osservarlo imbambolata per un lungo istante.
 Al pensiero che lui abbia rinunciato ad una cosa a cui tiene, solo per farmi un regalo, mi sento arrossire... 
“Ma non aspettarti nulla per il ‘White Day’.”
Sorrido, radiosa. Mi lancio su di lui, soffocandolo in un abbracciandolo stritolante.
“Sei il migliore!! ♥”  
“Ferma, idiota!” protesta, arrossendo vistosamente.
Rido, sentendomi felice come non lo sono da molto tempo.
Otani è davvero dolce.


 
***


 
Una volta usciti dal negozio di cd, io e Otani decidiamo di fare un salto alla sala giochi del centro commerciale.
“Waaa, è enorme!!” strillo con gli occhi luccicanti, beandomi del dolce spettacolo che offre questo posto.
“Gia! E’ il più grande che c’ è ad Osaka!” esclama Otani con lo stesso entusiasmo.
“Oh! Voglio provare quello!! Quello!!”
Proviamo praticamente tutti i giochi almeno tre volte, divertendoci un sacco e ridendo come due bambini.
E’ da tanto che non provo queste sensazioni. E’ perché Otani è di nuovo al mio fianco…
“Hei Koizumi! Che ne dici se provassimo quello?” mi domanda, con un sorriso caloroso.
Il suo dito sta indicando un gioco che non mi sembra molto estraneo: E’ una specie di marchingegno, formato da un palchetto abbastanza spazioso, (che presumo debba fungere da pista da ballo) diviso in due parti: In entrambi i posti, sono posizionate delle freccette direzionali, in più è fornito di un grande monitor, con una vasta lista di canzoni diverse tra cui scegliere, che sovrasta il palco.
Una scritta luccicante riempie lo schermo: ‘Arrow Dance’.
Lo scopo mi sembra abbastanza chiaro: Ballare a ritmo di musica seguendo le freccette direzionali.
Si, esatto: Ballare.
Sudo freddo.
“Ehm...” balbetto nervosamente, “Forse questo è meglio saltarlo…”
“Perché?”
Perché è troppo umiliante! Già mi immagino a ballare sopra quel coso…
Scuoto la testa con decisione.
No. No, non riuscirai mai a costringermi!
Otani giunge le mani, implorante, “Oh, andiamoo…”
Gli lancio un’ occhiata torva.
No, eh! La tattica del cucciolo adorante, no.
Il mio sguardo saetta subito tra quel gioco e il viso del mio ragazzo, e in un attimo mi sento come se fossi in defibrillazione.
Mi mordicchio ansiosamente le labbra.“Ehm…”
Non posso ballare sopra quel coso, non posso! Le mie gambe sono troppo lunghe e dinoccolate, accidenti! Sembrerei ridicola!...
No, non lo farò, punto e basta!
Sospira, supplichevole,“Eddai ‘Zumi!... Sembra divertente!”
Un forte suono metallico, rimbomba dalle parti del mio cuore.
 Eccolo: Il colpo di grazia!
Arrossisco violentemente, mentre sento il battito del mio cuore accelerare. 
Non… non vale, accidenti!
Non mi resta che gettare la spugna.
Sospiro, rassegnandomi ad una figuraccia clamorosa, “Ok.”
“Yu-uuh!!” esulta il mio ragazzo, entusiasta. 
Sfodera un sorriso scintillante, “Sta a vedere! Sono un ottimo ballerino!” 
Colpita e affondata.


 
***


 
“WAHAHAHHAHAHAH!! Sembra che tu stia calpestando della melma appiccicosa!” mi prende in giro lui.
Sbuffo infastidita, concentrata su quale dannata freccia mettere i piedi.
“Taci! Semmai del fango, stupido!”
“E che differenza c’ è!?”
“Mpf, ma sta un po’ zitto, nanetto! E’ la prima volta che metto piede su questo affare!”
“Anche per me è la prima volta!”
Per la sorpresa, manco l’ ennesima freccia, facendo volare per un attimo lo sguardo sul volto del mio ragazzo, che concentratissimo, non stacca gli occhi dal monitor.
“Dici sul serio??! Non ci hai mai giocato prima d’ ora??!” esclamo, incredula.
“No.”
Sono davvero sorpresa.
Devo ammettere che all’ inizio ho pensato che tutta la sua spavalderia fosse solo un bluff. Ma adesso, devo ricredermi.
Otani è davvero portato!
Si muove sulla pista con facilità, spostandosi sulle frecce con ritmo e stile, per giunta senza sbagliare un colpo!
Sembra quasi che stia danzando davvero su una pista da ballo!
Io al contrario, non ne azzecco neanche una.  Ma d’ altronde, sapevo già di essere negata.
Ma chi diavolo poteva immaginare che Otani si sarebbe rivelato un ballerino formidabile?!
Mi accascio sfinita contro la ringhiera alle mie spalle, mentre lui non sbaglia neanche l’ ultimo passo.
“Ah! 97%!” legge esultante il risultato sullo schermo, “Non male, eh?”
Sollevo lo sguardo, fulminandolo con un’ occhiataccia, “ Mph, quante arie…”
“Che c’è , per caso vuoi la rivincita?! Te la concedo, magari stavolta riesci a fare più di 3%!” sorride, sfregandosi sfrontatamente un dito sotto il naso.
Sto per tirare un sonoro pugno sulla faccia da presuntuoso del mio ragazzo, quando una voce ci distrae.
“Ho visto che balli piuvttosto bene… Ti andvebbe di fare una pavtita con me?” 
Una ragazza mora, dal forte accento francese, si è avvicinata a noi, e sta rivolgendo ad Otani un sorriso affascinante e combattivo.
“Ok.” accetta lui, di buon grado, per poi rivolgersi a me, “Arrivo subito, Koizumi.” 
“H-hei! Aspetta, Otani-!” lo guardo salire nuovamente sul palco, impotente.
Rimango in disparte, osservandoli muoversi perfettamente in sincronia, e lanciarsi reciprocamente in modo scherzoso, frecciatine sarcastiche del tipo: “Non male, per esseve uno che ha le gambe covte!”, e “Ti conviene non sprecare il fiato, se vuoi vincere!”
La ragazza è formidabile. Si vede che ha esperienza. Forse è davvero una ballerina…
I due sembrano davvero affiatati…
“46% contro 54%... Pevò! Niente male! Fino ad ova, sei l’ unico che è riuscito ad avvicinavsi tanto al paveggio, contvo la sottoscvitta!” la ragazza gli rivolge uno sguardo di ammirazione.
“Bè, per essere la seconda volta sono soddisfatto!” ridacchia Otani.
“Come hai detto che ti chiami?...”
“Oh, scusa non l’ ho detto! Mi chiamo Otani, piacere!” gli porge calorosamente la mano, che lei stringe subito dopo.
“Piaceve di conoscevti, Otanì. Je souis Florence.Potvemo rifavlo qualche volta…” aggiunge lei ammiccante, arricciandosi una ciocca di capelli neri con il dito, senza staccare lo sguardo da Otani.
“Quando vuoi!”  ride lui, per poi battere un cinque alla ragazza.
Corrugo la fronte, sbuffando con impazienza. 
E tutta questa confidenza da dove è uscita??!
Decido di intervenire, schiarendomi seccamente la gola, forse un po’ più pesantemente del necessario.
Entrambi si voltano verso di me, e vedo Otani salutare frettolosamente la ragazza, per poi raggiungermi, con aria affannata e soddisfatta, come dopo un allenamento di basket particolarmente faticoso.
“Però, che ragazza eccezionale!” esordisce sorridente, le mani sui fianchi, “Hai visto come si muoveva in pista?! Pazzesco!”
Sbuffo, nervosissima, “ Si, certo… Una ballerina decisamente migliore di me, immagino!”
“Decisamente.” concorda lui, con tono fastidiosamente convinto.
Mi volto di scatto verso di lui, guardandolo con occhi fiammeggianti d’ ira.
Improvvisamente, è come se le mie mani abbiano una volontà propria, e siano prese dalla strana, attraente e  irrefrenabile voglia, di fare come le calamite nord con quelle sud, e le falene con le insegne al neon: sono irresistibilmente attratte dal suo collo.
Non so proprio spiegarmi il perché, ma il suo commento mi ha fatto decisamente uscire fuori dai gangheri!
“Ho sete.” biascica lui stiracchiandosi noncurante, o forse semplicemente ignaro, del mio umore.
“Tutto quel ballo mi ha prosciugato. Ah, guarda!” dice all’ improvviso indicando un punto imprecisato alla sua destra, “Lì c’ è un pub, che ne dici se entrassimo per prendere qualcosa da ber-”
“Come ti pare.” lo interrompo bruscamente, sbuffando.
Lo supero spedita a grandi passi, dirigendomi verso il pub senza degnare il mio ragazzo di un solo sguardo, lasciandolo completamente di stucco.


 
***


 
Ci sediamo in fondo, in un tavolo appartato.
Evito ostinatamente di guardarlo, il viso rivolto altrove, e le braccia incrociate al petto. Sento su di me il suo sguardo.
Gli lancio un' occhiata di sbieco, e noto  che effettivamente mi sta osservando accigliato, con un' espressione innocentemente confusa.
Difficile non fargli gli occhi dolci, quando ti guarda in questo modo…
Sbuffo sonoramente, tornando a rivolgere lo sguardo altrove.
"Ehi, Koizumi, c' è qualcosa che non và?"  chiede a bruciapelo, buttando lì la domanda come se niente fosse. Ciò mi irrita ancora di più.
Scuoto violentemente la testa, sapendo per certo che non se la sarebbe bevuta. 
La sua espressione diventa ancora più confusa, "Uh?..."
L’ arrivo di una cameriera  venuta a prendere le ordinazioni, interrompe qualsiasi altro suo tentativo di richiesta di spiegazioni.
I miei occhi la scrutano automaticamente, attenti e guardigni, come se stessero facessero una lastra.
E’ giovane, e anche molto carina: I capelli biondi, quasi bianchi, e lisci, chiaramente non naturali, sono raccolti in una cuffietta graziosa, e il corsetto stretto dalla profonda scollatura e la gonna troppo corta, assolutamente inappropriate per una divisa da cameriera, danno alle sue forme un’ aria decisamente… generosa.
Il mio sguardo saetta immediatamente sul viso di Otani, affilandosi e tagliando l’ aria tra di noi, peggio di una sciabola letale.
"Che cosa vi porto?" chiede lei con voce cinguettante, rivolgendo al mio ragazzo un sorriso bianchissimo e brillantissimo.
Solo, a lui.
Il mio labbro superiore prende a tremare, piegandosi in una strana smorfia, simile a quella che hanno i cani cattivi che ringhiano, quando vogliono allontanare qualche intruso dal loro territorio…
"Questo qui, ha una nuova bevanda?" chiede lui,  indicandolo sul menu, ignaro del mio umore.
La cameriera annuisce. "Vuole che glielo porti?" chiede poi, mostrandogli di nuovo quel sorriso smagliante.
Dalla mia gola scaturisce involontario, un suono basso e rabbioso, simile ad un ringhio.
Non solo si sta rivolgendo solo a lui, come se io non esistessi neanche… Ma gli sta addirittura facendo spudoratamente  gli occhi dolci!
"Si, grazie."  sento rispondere lui, in maniera cortese.
Poi si volta, rivolgendosi a me, "Koizumi, presumo che tu…"
Si zittisce all’ istante, indietreggiando sconcertato, non appena nota la mia espressione.
Sto fissando con aria assassina la strega con la cuffietta.
"Prendo lo stesso, grazie." ringhio, caricando l’ ultima parola di un pesante sarcasmo.
"C- certo... Arrivano subito…"  biascica lei, palesemente spaventata. Dopodiché, senza aggiungere altro, fugge via.
‘Bene’, penso, ancora intenta a fissare il punto in cui è scomparsa.
‘Probabilmente l’ avrà capito. Ci tiene che i suoi capelli tinti rimangano tutti attaccati alla testa… Anzi’, mi correggo mentalmente, ‘Ci tiene, che la sua testa rimanga attaccata al suo collo…’
Ad un tratto, le opzioni sadiche di Nobu, mi sembrano un’ idea molto allettante…
“Koizumi.”
La voce del mio ragazzo, carica di irritazione, mi distrae dai miei pensieri omicidi, e mi volto automaticamente verso di lui, scoprendolo ad osservarmi con la fronte corrugata dal fastidio.
“Mi vuoi dire che ti è preso?” chiede, con tono di rimprovero, “Hai spaventato quella signorina.”
Il modo in cui dice ‘signorina’ non mi piace… Affatto.
Riduco gli occhi a due fessure, incenerendolo con lo sguardo. Di nuovo, si ritrae spaventato.
"Quella ‘signorina’” sbotto, più irritata che mai, “sembrava talmente presa da qualcuno, da non notare nemmeno che i clienti sono due!"  Ogni singola parola trasuda sarcasmo, e minaccia incombente.
"Eeeeh??" fa lui, con una smorfia.
E non dire ‘Eh?’ con quell’ espressione da idiota!
Mi limito a sbuffare sonoramente, sotto il suo sguardo sconcertato.
Dopo un po’, ricompare la cameriera bionda, tra le mani il vassoio con i piatti e i due bicchieri pieni che abbiamo ordinato, e li appoggia con grazia davanti a noi. Le sue dita rimangono saldamente aggrappate al vassoio, e nessun tremolio o altro, mi suggerisce che sia ancora spaventata.
"Serve altro?" chiede zuccherosa, rivolgendosi ancora una volta, ad Otani.
"Per me no, grazie."risponde lui, prendendo in mano il bicchiere, ancora con quell’ espressione confusa dipinta sul volto.
Lei si volta suo malgrado verso di me, in attesa.  La guardo dritta negli occhi, cercando di nuovo di intimorirla. Ma lei, dal canto suo, rimane dritta e composta.
Infine, rispondo freddamente, "No, grazie.
Adesso levati dai piedi!
"Bè, se vi serve altro..." mormora lei, e la vedo abbassarsi, fino a quando il suo seno prosperoso e sdrabordante, è proprio davanti agli occhi del mio ragazzo.
Mi lancia un’ occhiata di sbieco, sorridendomi, sfrontata.
 Arrossisco, e stringo automaticamente il bicchiere che ho in mano, trattenendomi dallo scaraventare il succo sui suoi capelli ossigenati.
"... Non esitate a farmelo sapere!" conclude, facendogli l' occhiolino, radiosa.
Ma… ma tu guarda che strega!
"Certamente. " sento rispondere Otani educatamente.
Il mio sguardo vola subito su di lui, cercando di decifrarne l' espressione. Sembra tranquillo, ma ancora leggermente confuso.
Con un ultimo sguardo malizioso rivolto ad Otani, finalmente la strega dai capelli tinti si allontana, ancheggiando.
Passa qualche minuto di totale e assoluto silenzio, nel quale lui sorseggia con aria tranquilla la sua bibita, lanciandomi di tanto in tanto occhiate indecifrabili, mentre io tengo ancora il mio nella mano, assorta. 
"Allora..." incomincia, non appena l' aria tra di noi risulta troppo pesante da sopportare, "Mi vuoi dire cosa ti è preso prima?"
Lo fulmino immediatamente con un’ occhiataccia.
Davvero mi stupisco ancora, di quanto sia ottuso questo nanetto?! Eppure dovrei saperla lunga, ormai!
"Mpf. Se non lo hai ancora capito, affari tuoi. Non ho nessuna intenzione di dirtelo".
Il suo sguardo se possibile, si fa ancora più confuso. E irritato.
"Di un po’, ce l' hai con me per caso?!" sbotta, infastidito.
"Che cosa te lo fa credere?!" chiedo a denti stretti.
"Sembri arrabbiata..."
"Ti sbagli. Non lo sono affatto."
"Ah, davvero?" chiede, cercando di suonare sarcastico, "E’ perché non sei affatto arrabbiata, che stai stritolando il bicchiere ancora pieno?"
Lo incenerisco con lo sguardo. Allento la presa sul bicchiere, portandomi automaticamente la cannuccia alle labbra.
"E' per colpa tua se sono arrabbiata, si." ammetto infine, senza guardarlo.
 “Perché?" domanda, circospetto.
"Te l'ho detto, non te lo dico." metto il broncio, smettendo di fingere di bere, "Così impari ad attrarre le altre donne."  aggiungo poi, con un basso ringhio, ben attenta a non farmi sentire.
"Come??!" esclama lui, frustrato.
Ancora con il volto altrove e le braccia conserte, lo guardo con la coda dell' occhio per alcuni istanti. Poi scatto.
"Non fare il finto tonto!" urlo, battendo una mano violentemente sul tavolino, e mi alzo, puntandogli un dito contro con fare intimidatorio.
Si ritrae immediatamente, terrorizzato, talmente in fretta che per poco non cade dalla sedia.
"H-hei, stai calma..." mormora, con una vocina.
Io continuo spedita, come se non avesse aperto bocca, "Anche quella tua ‘amica’ dell’ università, e Miss ‘piroètt à la gatt mort’!”
"Ma di cosa stai parlando?" sbotta, allontanando bruscamente la mia mano, con espressione a metà fra il confuso e l’ irritato.
“Proprio delle belle ragazze, non pensi?! Certamente delle ragazze da cinque prugne’*, non è vero?!”
“Smettila di parlare come tuo nonno!”
"Sei proprio un nanerottolo ottuso,Otanì!"
"Insomma, mi vuoi dire che ti prende?! Mi stai facendo incazzare, sappilo!”
Sbuffo nuovamente, e mi siedo, ritornando alla mia posizione di prima, composta e a braccia conserte.
Lui continua a fissarmi, totalmente interdetto.
"Cosa-?"
"Non dirmi che non te ne sei accorto!" lo interrompo, con un tono di voce che tradisce tutta la mia irritazione.
"Accorto di cosa?!"
"E' proprio vero, evidentemente il tuo cervello dev' essere in proporzione al resto del corpo, perché ti possa sfuggire..."
"Piantala! Vuoi dirmi o no che cosa-!"
"Non ti sembra che quella cameriera, abbia dimostrato fin troppa disponibilità?!" a malincuore, mi scopro di stare arrossendo. Ciò mi fa infuriare ancora di più.
"Eh?" fa di nuovo lui, con la sua solita faccia da idiota.
 Poi, vedendo la mia espressione, aggiunge più serio, "Bè si... E’ stata gentile..."
"Gentile??!” esclamo, incredula, “A me è parso sia andata ben oltre la gentilezza!"
"Eh? A cosa ti riferisci?"
Ma allora è proprio idiota!
Avrei voglia di prenderlo a sberle, fino a quando non gli ritorna un po’ di sale, in quella zucca vuota che si ritrova!!
"Sei cieco, o solo stupido?!” sbotto, ormai al limite dell’ esasperazione, “Non ti sei accorto che ti faceva gli occhi dolci?... Ci stava provando con te!!" esplodo, non riuscendo a trattenermi.
Lui rimane interdetto, fissandomi con un’ espressione indecifrabile per un lungo istante.
Sono incazzata.
Sono incazzata, perché sono stufa!
Sono incazzata, perché è da tanto che non usciamo insieme, e questo… idiota reale, dovrebbe, per lo meno oggi che si presume debba essere il giorno degli innamorati, concedermi l’ onore di rivolgere la sua completa e specialissima attenzione a me!
Sono incazzata, perché quelle oche si sono azzardate a mettere gli occhi su di lui, facendo le gatte morte con il mio ragazzo!
Sono incazzata, perché oggi non volevo incazzarmi.
Sono incazzata, perché ho aspettato tanto che arrivasse questo appuntamento, e avrei voluto qualcosa di diverso, di speciale, per una volta…
Sono incazzata.Incazzata, INCAZZATA!!
Sono incazzata, perché Otani è solo mio!!...
Volto il viso altrove, cercando inutilmente di nascondere il rossore che mi sale istantaneamente alle guance, per quei pensieri.
Ma nonostante l’ imbarazzo, continuo, spedita:  Ho appena cominciato.
“Insomma, ma dove sono finite le buone maniere??! Io faccio la cameriera, chiaro?! Un cliente non si aspetta mica di vedere tette al vento, quando entra in un locale! Che vada a lavorare in uno Streep club, piuttosto! Certe divise dovrebbero essere proibite! Dovremmo sporgere reclamo! E poi, quella tua compagna di classe… Tsk. Solo perché ti ha prestato i suoi appunti, non può mica prendersi certe libertà! … Per non parlare di quella ballerina, francesina tutta fina! Ah! Era così evidente, che faceva la svenevole nel tentativo di attirare la tua attenzione!... Non sopporto le ragazze che si mettono così in mostra, solo per piacere ad un ragazzo!... E proprio sotto il naso della sua ragazza! E' inaccettabile! Dico, c'è un limite anche alla sfacciataggine! E in più…"
Ma vengo istantaneamente interrotta a metà della mia arringa, dal suono soffocato di una risata.
Mi volto verso Otani, e lo vedo premersi una mano sulla bocca, mentre con l' altra si tiene il petto, cercando di trattenersi. 
Ma ad un certo punto, scoppia, e la sua risata esce più cristallina e fragorosa che mai.
Non stacco gli occhi da lui, perdendomi per un attimo a contemplare i meravigliosi lineamenti del suo volto, contratti dal riso…
 Ma non appena mi accorgo che dai suoi occhi, iniziano a fare capolino anche le lacrime, affilo lo sguardo, sentendo la rabbia montare dentro.
"Che cosa ci trovi di tanto divertente?!?" urlo, sbattendo di nuovo una mano sul tavolo.
Continua a ridere, per nulla toccato dalla mia reazione ," Ahahahahah...Oddio, ahahah…Scusa, ahahaha è che sei proprio… Ahahhahah, sei troppo buffa!" ansima, asciugandosi una lacrimuccia all' angolo dell' occhio.
Sento il sangue salirmi al cervello, fino alla punta dei capelli, e il fumo uscirmi dalla testa per quanto sono incazzata.
Questo… idiota!! Non fa altro che ridere di me!... Che cosa ci sarà da ridere così tanto??!
Con uno scatto fulmineo, mi alzo in piedi, rabbiosa.
"Ah, si?! … Beh, dovrei andare a lavorare in un circo, visto che sono buffa! In fondo, sono All Kyojin, giusto?!”urlo più furiosa che mai, “Forse, è meglio che una persona buffa come me, non frequenti un nanerottolo idiota come te!"
Detto ciò, senza degnarlo di uno sguardo, borsa in spalla, mi avvio spedita verso l' uscita del locale.
Un attimo dopo, sento la sua mano forte trattenermi per il polso.
"Hei, Koizumi… Che fai?" lo sento  mormorare. Non ride più.
Mi volto, ancora presa dalla rabbia.
Il mio cuore ha un tuffo.
Il suo volto sorridente è stato sostituito da un’ espressione angosciata che mi turba, e mi fa attorcigliare lo stomaco in maniera spiacevole.
Per un attimo, provo di nuovo quell' impulso di fargli gli occhi dolci...
"Me ne vado!" rispondo invece brusca, divincolandomi dalla sua presa.
“Come?” domanda, sollevando un sopracciglio, “L’ autobus riparte stasera…”
“Prenderò la metro, allora!”
"No dai, aspetta. Non te ne andare...” mormora, portandosi una mano dietro la nuca, “Stavo solo scherzando..."
Incrocio le braccia al petto, guardando altrove, "Mpf. A me non sembrava!"
"Mi dispiace... Dai, torna a sederti."  senza staccare gli occhi da me indica, con un lieve cenno del capo, il mio posto vuoto.
Arrossisco involontariamente.
Mpf… Pensi di corrompermi mettendoti a fare il figo, adesso?...
Cercando di non mostrare quanto, in realtà, il suo modo di fare figo riesca a corrompermi, addolcendomi in meno di un secondo, rimango per un attimo a fissarlo, con aria impassibile.
Alla fine, sempre sbuffando con aria annoiata, e senza sciogliere le braccia dal petto, ritorno al mio posto, lo sguardo ostinatamente rivolto a qualunque cosa non sia la figura del mio ragazzo.
Dopo alcuni istanti di silenzio, lo sento sospirare, "… Scusami."
Gli lancio un’ occhiata di sbieco, osservandolo con la coda dell’ occhio,"Perché ti sei messo a ridere?"
"Bè, perché..." si blocca, arrossendo.
"Ti sembravo davvero così buffa?" chiedo a denti stretti, cercando di contenere la mia irritazione.
"Scusa, ma il modo in cui dicevi quelle cose, e la tua faccia…" soffoca una risata.
Gli lancio un' occhiata assassina, e tace all' istante.
"Quindi, non mi hai presa sul serio." la mia è un’ affermazione, non una domanda, "Guarda che ero serissima."
"Ah, si?" Lo vedo puntellarsi sul gomito, appoggiando il mento sul palmo della mano.
"Riguardo a cosa, di preciso?" chiede, osservandomi con uno strano misto di curiosità e interesse.
D’ improvviso, sento tutta la mia sicurezza e irritazione, sciogliersi come burro al sole, sotto quello sguardo curioso, e così adorabilmente confuso…
‘Da quando Otani mi guarda così?...’, mi ritrovo a pensare.
Presa da uno strano imbarazzo, abbasso istantaneamente gli occhi sul tavolino.
"Ehm… P-per esempio...”
Cerco di rimanere concentrata sulla mia maschera di donna gravemente offesa, pregando mentalmente tutti i Kami, che non noti l’ incertezza nella mia voce.
“… Per esempio… che quelle ragazze ci stavano provando con te!" sbotto, con un po’ troppa enfasi.
Inarca entrambe le sopracciglia,"Davvero?"  gongola, piacevolmente sorpreso dalla mia assunzione.
All’ istante, mi viene voglia di strappargli quel sorrisetto soddisfatto dalle labbra!
"E non fare quell' espressione compiaciuta!" sbotto brusca, sentendo ritornare l' irritazione, "Presumo che tu, preferisca una con un paio di air bag, e con talmente tanto ossigeno nei capelli da risucchiarle tutta la materia grigia del cervello-!"
"Crudele…" mormora, interrompendomi.
Ma il suo tono, non è affatto di rimprovero.
Con la coda dell’ occhio, lo osservo puntellarsi di più sul gomito, avvicinandosi impercettibilmente a me, ancora con quello strano sorrisino sulle labbra, e gli occhi che mi scrutano divertiti.
Per un attimo rimango interdetta, e per chissà quale motivo, mi sento arrossire violentemente.
Cavoli… Mi riesce davvero difficile concentrarmi sulla mia aria offesa, quando lui mi guarda in questo modo…
"I-in più..." scopro con orrore la mia voce tremante, "… Proprio davanti ai miei occhi! Che sfacciataggine!" ripeto, cercando di assumere un tono indignato.
"Giusto… Chi mai potrebbe essere più sfacciata di loro?!" ridacchia lui, ironico.
Corrugo la fronte, senza capire a cosa si stia riferendo. Possibile che abbi a che fare con le oche di prima?… Bah, probabilmente cerca solo di provocarmi, prendendomi in giro.
Soffoca un’ altra risata, “Pff… E menomale che non eri ai miei stessi livelli…”
Decido di ignorarlo, portandomi distrattamente la cannuccia alle labbra.
"Questa è l' ultima volta che veniamo in questo posto, sappilo." asserisco,  lanciandogli una breve occhiata di sottecchi.
"Mh- mh..." si limita ad assentire lui. Mi sta ancora fissando con quello guardo penetrante, e quello strano sorrisetto sulle labbra carnose e ben definite...
Donna gravemente offesa. Donna. Gravemente. Offesa
"Non lo accetto." evito accuratamente di guardarlo, stavolta.
"Mh-mh…"
"Un comportamento del genere-!"
"Sai, Koizumi, non ti facevo così." mi interrompe nuovamente, senza staccare gli occhi da me.
“Eh?” lo guardo, confusa, "Così come?"
"Bè, così...” si mordicchia il labbro inferiore, in cerca della parola giusta, “… Accanita.
Mi acciglio leggermente, ancora più confusa di prima.
"Accanita?" chiedo, totalmente perplessa , "In che sens-"
"Sei davvero adorabile, quando sei gelosa. Mi piace.”
Sobbalzo, sgranando gli occhi, e per poco non casco dalla sedia per lo stupore.
Un attimo.
Sbaglio o… O Otani, ha appena detto che mi trova adorabile?
Adorabile. A-D-O-R-A-B-I-L-E.
Adorabile.
Otani mi ha detto che da gelosa sono adorabile. E che gli piace.
… Ma sto sognando, o cosa??!
Se non l' avessi sentito con le mie orecchie, probabilmente non ci crederei!
Consapevole della mia bocca totalmente spalancata, e del mio viso ormai rosso cremisi, mando al diavolo la maschera di donna gravemente offesa.
"Co… Come?..." sussurro debolmente, ancora sotto shock.
D’ un tratto, lui pare riscuotersi dalla sua aria sognante.
Arrossendo violentemente, salta all’ indietro staccando il gomito dal tavolo, evidentemente rendendosi conto troppo tardi di aver dato voce ai suoi pensieri.
Sventola velocemente le mani davanti a sé, "Ah!...No! “ farfuglia imbarazzatissimo, “Ti stai sbagliando, non ho…Ti sbagli! Non l' ho detto... No!"
Mi limito ad osservarlo, totalmente allibita.
Lo guardo lanciare occhiate nervose nella mia direzione, per poi rivolgere la sua attenzione all’ angolo della tovaglia.
"Non ho intenzione di ripeterlo, chiaro?!" borbotta infine, corrucciato.
"M-ma..." balbetto, cercando disperatamente e di dare un senso a tutto ciò, "Non dicevi così quando ero… Ehm, cioè...” mi correggo in fretta. Non ammetterò mai la mia gelosia.
“Ehm… Con Hitomi... o Kanzaki..." gli faccio notare, in un bisbiglio appena udibile.
Lui mi guarda per un lungo istante, pensandoci su.
"Uhm, allora… Diciamo che mi piace, quando sei gelosa così." precisa, con quel suo solito sorriso capace di farmi venire un infarto.
Porta entrambe le braccia dietro la nuca, abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
"Potrei anche abituarmici!" aggiunge, con un sorriso strafottente.
Ecco. Questo, mi fa decisamente arrabbiare.
Sollevo una forchetta dal tavolo, fulminandolo immediatamente con un’ occhiata minacciosa.
"Potresti, se vorresti porre fine alla tua vita!" preciso anch’ io, a denti stretti.
Lui, per tutta risposta, libera una risata allegra.
Sento il mio corpo bloccarsi, e mi perdo nuovamente ad osservarlo.
Cavolo… Perché devi essere così tremendamente fantastico, quando ridi in questo modo? Accidenti a te…
"Co-comunque..." riprendo, cercando inutilmente di non arrossire, "Non sono affatto gelosa!"
"Si, si, dì pure quello che vuoi!" sventola una mano con noncuranza, ridendo ancora più forte.
Sbuffo, "Idiota..."
Ma, mentre lo osservo ancora, totalmente rapita dal suo viso spensierato, non posso fare a meno di sorridere a mia volta.
Già…
Lui è, totalmente e assolutamente… un grande e adorabile idiota.



 
***


 
E’ ormai calata la sera,  e io e Otani passeggiamo mano nella mano tra le vie del quartiere, soffermandoci di tanto in tanto, a guardare le vetrine illuminate.
Otani non mi ha staccato gli occhi di dosso per il tutto il tempo.
Me ne sono accorta, dato che anch’ io ho solo fatto finta di prestare attenzione al resto, e l’ ho fissato di sbieco senza farmi accorgere.
Se glie lo dicessi si arrabbierebbe di sicuro!, penso, trattenendo una risata.
Il mio entusiasmo viene smorzato da un’ improvviso, quanto rumoroso brontolio, provocato dal mio stomaco vuoto.
“Accidenti…” borbotto, massaggiandomi la pancia, corrucciata, “Non ho mangiato niente per tutto il giorno, e adesso sento i morsi della fame.”
“Bè, potevi anche mangiare quando eravamo in quel pub.” mi fa notare Otani, con un mezzo sorriso.
Il mio sbuffo è automatico, “Mpf. Certo che no, dovevo tenere d’ occhio la strega!”
Il sorriso di Otani si trasforma in una risata soffocata.
Ad un tratto si ferma, alzando gli occhi su qualcosa alle mie spalle.
Mi volto, sollevando il viso.
E mi rendo conto, che siamo esattamente ai piedi di uno degli edifici più grandi e maestosi di Osaka, e di tutto il Giappone.
“ ‘L’ Umeda Sky Building’*?” domando, voltandomi a guardare Otani, stupita.
Lui mi sorride di rimando, annuendo brevemente, “Ci sei mai stata?”
Ovvio che ci sono stata. L’ ultima volta avevo sei anni, mio fratello era ancora molto piccolo, ed ero in vacanza con i miei.
“S-si…” rispondo titubante, senza riuscire a staccare lo sguardo da quell’ edificio maestoso, “Ma…”
Ma non avrei mai pensato che Otani potesse pensare di portarmi qui oggi.
Chissà come mai, mi chiedo…
“Andiamo a mangiare?” borbotta lui, dopo qualche attimo di imbarazzo.
Distolgo infine lo sguardo dall’ edificio, abbassandolo su di lui.
“L-lì??!”domando, con voce roca dall’ incredulità.
Per tutta risposta, lui si stringe nelle spalle, annuendo.
Rimango a bocca aperta, senza sapere cosa dire.
Non ne so molto, ma presumo che mangiare in uno dei ristoranti dell’ Umeda Sky Building, equivale a spendere mezzo stipendio mensile! E’ senz’ altro costoso!
Prima il viaggio, poi il cd… adesso questo!
Mi domando… quanto stia costando questa giornata ad Otani…
“Allora, entriamo o no?” chiede lui, impaziente.
“Ah! Ehm… “ lascio andare la sua mano, torturandomi le dita, titubante, “M-ma sei sicuro?...”
Sorride, “Certo! Dai andiamo, sto morendo di fame anch’ io!”
Non mi lascia il tempo di ribattere, perché mi acciuffa nuovamente la mano, trascinandomi all’ interno dell’ edificio.



 
***


 
Dopo la cena, con tanto di sviolinata non richiesta al tavolo (pacchetto compreso per le coppiette), che mi ha fatto decisamente sentire più a disagio di quanto non lo fossi già, e dopo avermi vietato espressamente di dare anche solo una sbirciata al conto, Otani annuncia di voler salire sul terrazzo.
Questo edificio ha oltre settanta piani, ed è fornito da due ascensori abbastanza veloci muniti di vetro, per permettere di osservare il panorama.
Dopo un tempo che mi sembra più breve di quanto mi sarei aspettata, finalmente l’ ascensore si ferma.
“Però, è stato veloce!” commento, voltandomi a guardare Otani.
Mi raggelo, scioccata. Otani non c’ è.
“O… Otani? Otani?! Dove sei??!”
‘Oh no!’, penso angosciata, ‘ Sarà rimasto nell’ ascensore...’
“Sono qui, idiota!”
Sbotta quell’ inconfondibile voce irritata alle mie spalle, e faccio per voltarmi, sospirando di sollievo.
“Ah, eccot!“
Mi paralizzo stupita, non appena sento le mani grandi e calde del mio ragazzo, coprirmi delicatamente gli occhi.
“M-ma… Cosa…” cerco di dire, in preda alla confusione.
“Zitta, e non sbirciare.” il suo sussurro mi giunge molto vicino, e mi sento arrossire, “Voglio farti vedere una cosa.”
“M-ma così non vedo niente…”
“Tranquilla…” mormora, sfiorando impercettibilmente il lobo del mio orecchio. Mi si blocca del tutto il respiro.
“Ci sarò io a guidarti.”
Mi spinge gentilmente in avanti, e copre i miei occhi con una sola mano, mentre con quella libera afferra la mia, incominciando a guidarmi.
Quasi non riesco a muovere i piedi dall’ emozione, ma mi scopro di non essere curiosa come lo sono di solito.
‘Bè…’, penso, arrossendo leggermente, ‘D’ altronde devo anche dire che il suo respiro caldo sulla mia guancia, è una notevole distrazione…’
Cerco di smorzare l’ imbarazzo, “Do-dove stiamo…”
“Non fare domande e cammina.”
Il suo modo brusco mi fa innervosire, e sarei tentata di aprire gli occhi, ma non lo faccio. La curiosità sta finalmente prendendo il sopravvento.
Mi dice di alzare le gambe, quindi presumo dobbiamo salire degli scalini…
“Quanto manca?”
“Uffaa, quanto sei impaziente!”
“Sai, non è semplice lasciarsi guidare da un nanetto!”
Lo sento sbuffare sonoramente.
“Ecco.” dice all’ improvviso, e di nuovo percepisco le sue labbra molto vicine…
 “Siamo arrivati. Puoi aprire gli occhi.”
Ma non ho bisogno di farlo, poiché, non appena lui allontana la sua mano dal mio viso, quelli sono già aperti, pronti a ricevere lo spettacolo che gli si presenta davanti.
“Ma… Ma questo…” sussurro, non trovando le parole per esprimere il mio stupore.
Sento Otani sorridere, “Ho pensato… che venire qui sarebbe stata una buona idea.”
Ha pensato bene.
Davanti a me, milioni di luci sfavillanti si estendono fino al cielo nero, quasi riflettendosi , sostituendo i puntini luminosi delle stelle.
Siamo nel punto più alto dell’ edificio, il ‘Floating Garden Observatory’, una grande piattaforma circolare dalla quale si può vedere l’ intera città.
E non solo. Riesco a scorgere il Castello di Osaka,  e persino l’ isola Awaji!
Vedo tutto. E le luci della città, aggiungono un che di magico ad ogni cosa.
Appoggio entrambe le mani alla grande vetrata davanti a me, perdendomi ad osservare quello spettacolo mozzafiato.
“Sai, ci ho riflettuto molto… “ mormora Otani in evidente imbarazzo, “Riguardo a quando mi hai detto della faccenda di Kanzaki, che abbiamo avuto un posto nostro e… Bè, ho pensato che... avevi ragione a dire che anche noi dovevamo averne uno.”
Mi volto infine verso di lui, scoprendolo ad osservarmi rosso in viso.
Sorrido, imbarazzata quanto lui, “Non dovevi… Quella volta ho parlato senza pensare, davvero…  Non dovevi sentirti obbligato a-”
“Non è affatto così,” mi interrompe lui, guardando davanti a sè, oltre il vetro, con un mezzo sorriso che gli incespica le labbra, “Non l’ ho fatto perché mi sono sentito obbligato… Solo, mi andava di farlo.”
Sento le mie guancie ardere, mentre lui prosegue, “Se ci pensi un attimo… sarai d’ accordo con me sul fatto che questo posto sia il più adatto… per noi due.” si volta verso di me, sorridendomi dolcemente.
Lo osservo sorpresa, pensando alle sue parole.
Questo posto, mi ricorda molto il luogo in cui gli promisi che lo avrei conquistato, durante la gita scolastica di seconda liceo.
E’ stata quella  volta che, osservando il cielo stellato insieme ad Otani, ho preso la decisione che mi ha cambiato la vita. Che ha cambiato la vita di entrambi.
Quella volta eravamo su di una terrazza… e anche questa lo è, dopotutto.
La terrazza più bella di tutte.
“Hai ragione…” mormoro, sorridendo a mia volta, “Questo posto è perfetto.”
“Già…” concorda lui, per poi sorridermi ammiccante, “E poi se ci fai caso, molti nostri bei momenti sono stati in qualche terrazza...”
Arrossisco violentemente. La terrazza della scuola, quando ci siamo baciati per la prima volta…
Si volta verso di me, ancora con quel sorriso dolce, così bello e nuovo, ma anche familiare.
Mi prende la mano, stringendola delicatamente nella sua, e gli sorrido, sentendo il cuore gonfio di emozione.
“Ti ringrazio Otani…” mormoro dopo un attimo, voltandomi  nuovamente verso quel mare di luci, “E’… bellissimo…”
“Hei, pensi che sia finita qui?!”esclama, cogliendomi di sorpresa.
“Eh?” mi volto a guardarlo, confusa,“Che intendi dir-?”
Vengo interrotta da un fischio improvviso, e subito dopo, un rombo tonante mi riempie le orecchie.
Mi giro di scatto, e lì, nel cielo bluastro, all’ istante esplodono milioni di cuori colorati, diversi per colore e dimensione, illuminando i volti della gente che entusiasta, si è fermata a godersi lo spettacolo.
Rimango senza fiato.
“Non potevano mancare, no?...” mormora il mio ragazzo, ancora con quel tono leggero, soffice. Dolce.
Non mi volto a guardarlo, presa come sono dallo spettacolo che i fuochi d’ artificio offrono ai miei occhi.
Portare la propria ragazza, in cima ad uno degli edifici più belli e maestosi, e godersi il più meraviglioso panorama della città, con tanto di fuochi d’ artificio a forma di cuore per S.Valentino… è l’ idea più romantica che possa anche solo a malapena immaginare.
Ed è un’ idea di Otani.
Improvvisamente, sento la sua mano calda e grande coprire la mia, e infine mi volto a guardarlo, scoprendolo ad osservarmi con uno sguardo talmente dolce da farmi sciogliere.
E’ vero, per tutto il giorno è stato un gran rompiscatole.
Sgarbato, scorbutico, arrogante, attaccabrighe…  Insomma, Otani.
Fa parte del suo carattere. E io, lo amo anche per questo.
Ma adesso…. adesso è diverso.
Ci sono momenti, in cui Otani sa essere davvero dolce e romantico, quando vuole… Come in questo momento.
Amo i momenti come questo… in cui Otani mostra di amarmi veramente.
Ma… d’ altra parte sento, che non ho bisogno di tutto questo per sentirmi amata da lui.
Ormai è talmente palese… lo sento, che mi ama.
Sempre.
“Otani…” mormoro, la voce rotta dall’ emozione, “ Io… Ti ringrazio. Non so… che cosa dire…”
Si gratta la nuca, imbarazzato, “Se… se non sai cosa dire, allora… Che-che ne dici se smettessimo di parlare?...”
Annuisco, e nello stesso istante in cui lui si solleva per raggiungere le mie labbra, io mi abbasso automaticamente, sentendo il mio cuore correre a velocità estrema.
Si stacca da me, ed entrambi ci sediamo su una panchina lì vicino.
Dopo un lungo attimo di silenzio, nel quale Otani sembra raccogliere il coraggio per dirmi chissà cosa, lo sento prendere un grosso respiro.
“Mi dispiace, Koizumi.” dice infine, con voce chiara, alzando lo sguardo carico di pentimento e puntarlo dritto nei miei occhi.
“Io… Non sono stato un bravo fidanzato. Ma ti prometto…Ti giuro… che da ora in poi, sarò il ragazzo che merit-”
Ho sentito abbastanza.
Decido di interromperlo, appoggiando l’ indice sulle sue labbra.
Spalanca gli occhi, stupito.
“No.” sussurro, guardandolo risolutamente negli occhi, “Non voglio che ti scusi per una cosa come questa, né tantomeno che ti senta in colpa al posto mio”.
Lui si limita a fissarmi, ancora leggermente sorpreso, mentre io proseguo, allontanando il dito dalle sue labbra e tenendo lo sguardo ancora intrecciato al suo.
“Non voglio che cambi te stesso. Io… Io mi sono innamorata di te per come sei…” sospiro pesantemente, scuotendo la testa e abbassando il volto.
“Sono io che dovrei scusarmi, Otani. Penso di essere stata io il vero problema di tutta la faccenda. Se fossi stata giusta, e onesta con quello che realmente provavo, non avrei mai creduto possibile che fossi stato tu a baciare Kanzaki. Era ovvio che non avresti mai potuto fare una cosa simile. E’ stato… il mio essere insicura su ogni cosa, a partire dal fatto che tu possa amarmi, ad averci portato a questo. Mi sentivo in colpa, e i miei incubi me lo mostravano. Ma io non volevo vedere…  Avrei dovuto ascoltare quello che mi diceva il cuore. Avrei dovuto fidarmi di te Otani, e invece... I-invece... ” la mia voce trema, e mi fermo, lottando contro le lacrime che minacciano di uscire di nuovo.
Il senso di colpa… è davvero insopportabile. Sono così arrabbiata…
Arrabbiata con me stessa.
Posso solo immaginare, cosa ha passato Otani in quelle lunghe ed estenuanti settimane, e come deve essersi sentito quando l' ho lasciato, rompendo l' anello ed urlandogli contro che tra di noi era finita...
Dev' essere stato triste, rendersi conto che la propria ragazza lo considerava solo un egoista lascivo e un fedifrago della peggior specie! Dopo che lui, non ha fatto altro che impegnarsi in qualcosa che io, in quanto sua ragazza, come minimo avrei dovuto sostenerlo...
Quanto deve essersi sentito tradito da me...
#Le persone che si amano si sostengono l' un l' altra... Ma non mi sembra che tu stia facendo chissà quale sforzo, non è vero?#
Il ricordo delle parole della mia migliore amica, hanno lo stesso effetto di uno schiaffo.
“E… e ti chiedo scusa p- per-”
Mi accorgo di starmi trattenendo dal mettermi a piangere, solo quando sento il sapore del sangue sulla punta della mia lingua, per aver serrato troppo forte le labbra tra i denti.
‘Perdonami, Otani. In realtà sono io la pessima fidanzata, qui…’
“P-per…”
Ma non posso continuare, perché Otani riesce a zittirmi, intrecciando le sue dita con le mie.
Alzo il volto grondante di lacrime, scoprendolo a guardandomi intensamente, con quei grandi occhi color caramello che esprimono comprensione.
“Ormai è acqua passata.” sussurra, ad un centimetro dalle mie labbra, e mi rendo conto di dover fare un certo sforzo per prestare attenzione al resto, “Adesso sai cosa provo, cosa ho sempre provato… Perciò, non devi più sentirti insicura su questo, né su altro, capito?”
A quelle parole, scoppio inevitabilmente a piangere, “M-ma... Ma Kanzaki è… E’ c-così c-carinaa… E-e i-io so-sono c-cos-sì…”
Annuisce con convinzione, “In effetti, Kanzaki è molto carina.”
Smetto all’ istante di frignare, e mi volto verso di lui, sbalordita e incredula.
“Tra voi due, c’ è una differenza enorme, abissale direi. Non c’ è confronto.”
Mi si blocca del tutto il respiro, e sento il mio cuore come frantumarsi in mille pezzi, a quelle parole.
Il mio corpo inizia a tremare, consapevole che ormai è troppo tardi per tornare indietro.
‘Lo sapevo’ penso, abbassando tristemente gli occhi. Sapevo che non era possibile…
Per un attimo, ho creduto davvero che lui potesse amarmi. Non avrei mai dovuto lasciare che la speranza prendesse il sopravvento…
Stringo forte le mani al petto, come a cercare di contenere i frammenti del mio cuore, colta da un dolore insopportabile, e scuoto violentemente la testa come a cercare di liberarmene.
Alla mia reazione, con un solo gesto, lui mi strattona per un braccio, afferrandomi saldamente il mento e costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Fammi finire.” ribatte duramente.
Rimango pietrificata, smettendo di respirare alla vista dei suoi occhi, che a differenza della sua voce brusca, esprimono tutt’ altro, il contrario.
Il suo sguardo è così… scuro, limpido. Intenso.
In un attimo, mi sento come imprigionata dalla forza di quello sguardo.
Senza quasi che me ne renda conto, le mie guance prendono istantaneamente a fuoco.
“Fammi finire…” ripete lui, questa volta con voce dolce, gentile… avvolgente.
“Kanzaki, sarà anche carina” continua, senza sciogliere la presa dal mio mento, “Non ho litigato neanche una sola volta, con lei. Ci vedevamo spesso, molto spesso. Senza contare, che tutti ci vedevano come la coppia perfetta...Te lo ripeto ancora: Non c’ è confronto fra voi due”.
Non riesco più a pensare.
Il respiro di Otani sul mio viso, mi annebbia completamente i sensi e il cervello. 
I suoi occhi dai riflessi miele, insieme alla sua voce calda, sono un mix così potente, che non ci capisco più nulla. Esercitano una tale forza, su di me, che prima di questo momento non hanno mai avuto…
“Non c’ è mai stato…” conclude lui, arrossendo leggermente.
Rimango a fissare ancora per un attimo quei grandi occhi dalle sfumature dorate, che continuano a scrutarmi come a volermi leggere dentro l’ anima…
Infine, mi libero dalla sua presa,  abbassando tristemente lo sguardo sulle nostre dita intrecciate. Mi esce un sospiro di rassegnazione.
“Ovvio che non c’ è confronto.” sussurro, con voce fievole, asciugandomi le lacrime con la manica della giacca.
“Come può esserci?  Lei è stata la tua prima ragazza, e...”
“… E anche la prima che abbia mai baciato, esatto.” mi interrompe, cogliendomi di sorpresa, “E la prima con cui sia uscito, la prima che mi sia piaciuta, la prima a cui mi sia dichiarato… Ma nessuna di queste cose, può essere paragonata a questo.” conclude, sollevando le nostre mani congiunte, all’ altezza dei miei occhi.
Alzo il volto, fissandolo sbalordita.
Mi sorride teneramente, “E’ vero che Mayu è stata la prima, Koizumi. Ma…” abbassa gli occhi, in imbarazzo, “Ma per quanto sia carina e tutto, non è comunque riuscita ad essere l’ ultima. Ed è per questo, che non potrà mai essere sullo stesso piano di quello che abbiamo noi due.”
“N-non…” scuoto la testa, in preda alla confusione, “Non capisco. Che vuoi dire-?”
“Mi sentivo sempre fuori posto.” mi interrompe, guardando altrove, “Inadeguato. Come se avessi dovuto fare bella figura a tutti i costi. Mi sforzavo di essere all’ altezza di lei... Finendo per essere quello che non ero. Stentavo a riconoscermi, a volte…” si ferma un attimo, giocherellando con le nostre dita intrecciate, “Non c’ è stato un solo momento, quando stavo con Kanzaki, in cui io ero totalmente me stesso.”
Rimango sorpresa da quella rivelazione. Senza dire nulla mi limito ad ammirarlo, ammaliata dal suono della sua voce.
Lui prosegue,“Ti confesso che… c’ è stato un periodo in cui mi sono chiesto: E se mi fossi fatto conoscere da Mayu per quello che ero veramente… lei mi avrebbe accettato comunque? Mi avrebbe accettato per come ero davvero, volendomi comunque bene? A ciò non seppi dare una risposta… E ben presto, smisi di cercarla.”
Alza il volto incontrando i miei occhi. Sorride teneramente.
“Con te, è tutto diverso. E’ tutto più semplice… per alcuni versi. Più complicato, per altri. Da quando sto insieme a te, ogni giorno, per me significa qualcosa. Non ho mai avuto bisogno di frasi fatte, o grandi gesti, perché tutto era così… naturale. Con te, mi veniva naturale essere me stesso. E il fatto che tu mi accetti per quello che sono davvero… mi fa pensare che non c’ è mai stata, non c’ è, e non ci sarà mai… un’ altra ragazza con cui io voglio stare.”
“Da-davvero?” la mia voce è tremante, e solo in quel momento mi accorgo delle lacrime silenziose che non hanno smesso di scendere.
Annuisce, rivolgendomi un dolce sorriso, “Non so come farei… senza i tuoi stupidi pugni e i tuoi piagnistei da poppante…”
Si avvicina, asciugandomi il volto con la manica della giacca. Mi fissa teneramente.
Lo fisso a mia volta, ammaliata dallo sguardo dolce che mi stava rivolgendo, sorridendo rincuorata.
“Otani…”
Si china leggermente verso di me, poggiando le sue labbra sulle mie, salate, per un breve istante.
E’ sempre così, del resto. Questo nanetto, chissà come, riesce sempre a capirmi, e a tirarmi su il morale.
‘Otani…’ penso, perdendomi nella dolcezza di questo bacio, ‘Neanch’ io riuscirei mai, mai, ad amare qualcuno che non sia tu… Non dubiterò mai più dei tuoi sentimenti. E’ una promessa…”
Dopo averci pensato su, aggiungo mentalmente: ‘E… devo smetterla di essere gelosa. Me la farò passare, questo è sicuro…’
Si stacca da me, carezzandomi gentilmente la nuca, “Non parliamone più… Ok?”
Annuisco, abbandonandomi contro la sua spalla, totalmente felice.
“D’ accordo.”
“Scusa…” una voce improvvisa ci distrae.
Solleviamo entrambi lo sguardo, scoprendo una ragazza davanti a noi, che rivolge un largo sorriso ad Otani.
“Mi chiedevo se ti andava di-”
“No!” rispondo seccamente io al suo posto, trascinandomi dietro Otani, che ridacchia allegramente.
Un ragazzo si avvicina, affiancando la giovane.
“Ma che le è preso?” chiede, voltandosi verso di lei.
La ragazza fa spallucce, “Boh… Volevo solo chiedergli se ci scattavano una foto con il cuore di S. Valentino… “
Forse, però… penso, mentre continuiamo a correre tenendoci per mano, ridendo come due scemi totali.
Non mi passerà mai del tutto.



 
***

 
POV Otani



#“Atsushi…”
Alzai lo sguardo su di lei.
Kanzaki mi guardò, e vidi una scintilla di comprensione balenarle per un istante, negli occhi acquamarina.
“Tu l’ ami… non è vero?”
Mi domandò, dopo un attimo di esitazione, osservandomi attentamente.
Il sorriso sulle mie labbra vacillò solo un istante.
“Si.” risposi immediatamente, tornando a sorridere, “Davvero molto.”
‘Più di quanto abbia mai amato nessun’ altra.’, pensai, arrossendo involontariamente.
Lei non parve sorpresa dalla mia risposta, e tornò ad osservarsi i piedi, annuendo nuovamente.
“Sai…” proseguii poi, alzando lo sguardo verso il cielo limpido e azzurro, “Anche per me e Koizumi, a volte è difficile. Litighiamo in continuazione.”
Sollevò di scatto lo sguardo da terra, e strabuzzò gli occhi, “Da-davvero??!” esclamò sorpresa, “M-ma siete… Cioè, non pensavo…”
“Già.” confermai, senza staccare lo sguardo dal cielo, “L’ ho addirittura rifiutata, una volta.”
Lei si bloccò, troppo sbalordita stavolta, per riuscire a dire alcunché.
Alzai una mano, facendola da scudo ai miei occhi, nascondendomi dai raggi accecanti del sole, e proseguii.
“’A me piace Koizumi? Voglio stare con lei?’ … All’ inizio ci pensavo molto, a questo. A volte, anche troppo. Senza rendermi conto che lei, effettivamente, è esattamente tutto ciò che voglio e di cui ho bisogno.”
Distolsi le mani davanti al viso, e di nuovo la luce immensa del sole mi investì.
“Ogni giorno è una lotta continua, con lei. Le nuvole nere sono sempre in agguato. Ma…”
Abbassai il viso, scoprendo Kanzaki fissarmi attentamente in volto, quasi studiandone scrupolosamente i tratti, come se cercasse di capire da quali emozioni fossi attraversato.
“… Ma mi basta guardare il sorriso di Koizumi, per capire che vale la pena lottare.”
Kanzaki non disse nulla per un paio di minuti. Poi finalmente sollevò lo sguardo.
“Hai ragione, Atsushi. Capisco perfettamente quello che vuoi dire…” sospirò, poi le sue labbra si tesero in un sorriso sincero, “Mi dispiace tanto avervi causato dei problemi. Dico sul serio. Non vi intralcerò mai più, lo prometto... Beh, in realtà, non ho neanche più un motivo per farlo.” si interruppe, portandosi una mano sulle labbra. Notai che era arrossita.
“Ho deciso: Parlerò con Takeru, e chiarirò con lui. Gli dirò che non sono ancora pronta per sposarmi… Ma che nonostante questo, lo amo da morire!” esclamò tutt’ ad un tratto, su di giri.
“Mi fa piacere sentirtelo dire!”
Risi del suo improvviso entusiasmo, e tutta la tensione o qualunque altra cosa fosse, percepita fino a quel momento, scomparve in un istante.
Non credo di aver mai visto Kanzaki così euforica. E’ rossa di piacere! 
“Non amerò mai nessun altro più di lui, mai.” proseguì lei, con tono passionale, “Un giorno lo sposerò, ne sono certa… Ma non è questo il momento giusto. Gli parlerò delle mie insicurezze, e… se lui mi ama davvero, mi aspetterà. Gli parlerò anche di tutta questa storia… Non voglio più avere segreti. E anche se dovesse andare male, non sarà un problema: lotterò per riconquistare il suo cuore, così come Koizumi- san ha lottato per il tuo.”
“Sono felice per te, Mayu.” nascosi le mani nelle tasche, più tranquillo.
Ero convinto che ciò che aveva detto, lei lo sentiva davvero. Non tanto per le sue parole, quanto per la sicurezza nella sua voce:  Mi ricordava, in qualche modo, quella di Koizumi. 
“Sono contenta che ci siamo chiariti, Atsushi.” emise un sospiro di sollievo, e sembrò anche lei più rilassata, “Ti prego, dì a Koizumi-san, che andrò a trovarla presto. Voglio scusarmi anche con lei…”
“Ehm… Non preoccuparti, non c’ è ne alcun bisogno!” mi affrettai a dire, improvvisamente preoccupato, “Sono sicuro che lei non ce l’ ha affatto con te, Mayu… Le riferirò quello che mi hai detto. A lei basterà.”
“Ma-!”
La interruppi, “A Koizumi ci penso io, tranquilla. Tu devi solo pensare a chiarire con il tuo ragazzo.” 
Le rivolsi un sorriso aperto e caloroso, che lei ricambiò subito, rincuorata, “D’ accordo.”
Si avvicinò a me, porgendomi la mano. Rimasi a fissarla per un istante, prima che il mio sorriso si allargasse ancora di più: In un attimo, annullai la distanza tra noi, e l’ abbracciai brevemente. 
Kanzaki perse l’ equilibrio, e poco non cadde in avanti per la sorpresa.
E’ vero, una volta mi ha spezzato il cuore, pensai. ‘Ma non le porto rancore. Non ne ho motivo, perché adesso il mio cuore è di Koizumi. 
Ma è stata il mio primo amore, e lo ricorderò per sempre.
Spero davvero che sia felice’.
“Buona fortuna, Mayu.” mormorai infine, sciogliendo l’abbraccio.
Lei si ricompose in fretta, ancora leggermente interdetta dal mio gesto, “Ehm, grazie… Atsushi” sorrise, “Anche a te.”
Lanciai distrattamente un’ occhiata all’ orologio, “ Oh, cavolo! Sono in ritardo!” esclamai, in preda al panico, “Koizumi mi sbranerà vivo!”
“Sta tranquillo.” ridacchiò Mayu, “Comprenderà. Lei ti ama molto.”
Ridacchiai anch’ io, grattandomi nervosamente la nuca, “Già. Ma questo non le impedirà di sbranarmi comunque!”
Lei rise, e io mi uni a lei, prima di salutarla e dirigermi verso casa di Koziumi, per il nostro appuntamento di
S. Valentino.#


 
***


 
POV Risa



“Hei” mi chiama lui, catturando la mia attenzione, “Hai ancora intenzione di parlare con Kanzaki?” domanda, osservandomi di sottecchi.
Rimango a guardarlo sovrappensiero per qualche secondo, e finalmente mi rendo conto di una cosa: Non sono più gelosa di Kanzaki.
“No.” rispondo, con un sorriso, “Non più.”
Davvero. Se Otani ha detto che ha chiarito con lei… bè, non vedo il motivo per cui debba farlo io. Gli credo.
Kanzaki non rappresenta più alcuna minaccia.
“Bene.” sospira il mio ragazzo, prendendomi per mano. Sorrido, contenta.
Siamo sulla strada di ritorno.
E’ stata una giornata davvero… strana. Diversa.
Mi sono proprio divertita oggi, insieme ad Otani… E’ stata una giornata perfetta. Tralasciando quelle tre oche che hanno cercato di accalappiarselo, s’ intende. Ah, e anche l’ episodio della gomma da masticare…
Insomma, manca solo che perdiamo l’ autobus di ritorno, e sarò la ragazza più felice di questo mondo!, pensai sarcasticamente.
“Comunque, questa volta appena scendiamo dall’ autobus, vedi di stare davanti a me, ok?”
Mi volto a guardarlo con aria interrogativa, “Uh? E perché?”
Lui arrossisce, “Uhm… Sai, nel caso ci fosse qualche altro moccioso in vena di scherzi…”
Osservo per un attimo il suo viso arrossato, per poi trattenere una risata, “Pff… Si, i ragazzini in vena di scherzi, come no…” non me la bevo, “Piuttosto, vedi tu di non allungare le mani…” ridacchio, spudorata.
“Mpf. Ma io ne avrei anche il diritto…” 
Strabuzzo gli occhi. Da quando in qua Otani fa certe assunzioni? E poi sarei io la sfacciata!
Gli batto una mano sulla nuca, “Tsè. Lo avrai quando lo dirò io, nano…”
“Non montarti quella testa già gigante che ti ritrovi…” borbotta lui, massaggiandosi la fronte dolorante, “Chi è stata oggi a chiedermi un bacio davanti a tutti?” aggiunge poi, guardandomi di sbieco.
Arrossisco di botto, “C-cos-”
“Maniaca dei piccolettii~…” canticchia, con un sorrisino sfrontato.
Il mio volto va in fiamme, “Senti chi parla! Chi è stato l’ idiota che si è arrampicato fino alla mia stanza, solo per dirmi ‘Oh, Koizumi, ti amo tantissimo!’...”
Le sue guance diventano porpora, “Non… NON HO AFFATTO DETTO COSI’, SCEMA!”
“E allora??! E’ la verità, no?!”
“Argh! Torna a casa da sola, idiota!!”
“Con piacere, nanetto! Sai che vergogna, farsi vedere in giro con un puffo!”
“Stai dicendo che ti vergogni di me, per caso?!” non mi scompongo per niente di fronte al suo urlo.
“Tsè. Mi scambierebbero per tua madre!”
“Vai a farti friggere, stupida!!”
“Ci vado subito! Addio!!”
“Si, addio!! Alla larga! Non farti più vedere da me, è chiaro??!”
“Bene, perfetto, e tu non cercarmi, non venirmi vicino, e non provare a parlarmi!”
“Sei tu quella che parla con me!”
“Bene!!” strillo, furiosa, “Non dirò più niente allora!”
“Ecco, stai zitta!”
“Stai zitto tu, idiota!!!”
Mi avvio spedita, superandolo.
“Koizumi…” mi chiama dopo un po’, con un debole mormorio.
“Che vuoi?” sbotto, brusca.
“… Abbiamo finito di litigare?” mi domanda all’ improvviso, mentre sento la sua mano calda coprire timidamente la mia.
Sbuffo,  “Se la smetti di dire stupidate, si.”
“La smetto… Promesso.” Mi regala uno dei suoi soliti sorrisi dorati, e in un attimo mi dimentico di ogni cosa.
“Mpf.” biascico, stringendogli la mano a mia volta, tentando di nascondere il rossore che mi sale istantaneamente alle guancie.
Arriviamo alla stazione dei bus, dove troviamo il nostro ad attenderci.
… Ed in men che non si dica, ci ritroviamo davanti al cancello di casa mia, tenendoci ancora per mano.
Faccio per aprirlo, ma Otani mi blocca, appoggiandomi delicatamente una mano sul braccio.
Mi volto a guardarlo sorpresa, scoprendolo a torturarsi i ciuffi ramati, con l’ aria titubante e imbarazzata di quando deve dirmi qualcosa di carino.
Dentro di me, sento già le farfalle librarsi ad ali spiegate nello stomaco, e mi scopro impaziente e speranzosa, di ricevere qualche altra dichiarazione romantica da parte sua…
“Koizumi…” comincia lui, osservandomi rosso, di sottecchi.
“Si?” mi esce un sussurro strozzato dall’ emozione, mentre con lo sguardo lo incito a proseguire.
 “Ecco… Uhm… domani dovrò studiare per tutto il giorno, quindi… Ehm…”
Il mio stomaco sprofonda immediatamente, insieme a tutta l’ ansia e la trepidazione.
Ma non lo do a vedere. Provo un sorriso tirato.
“Oh… Sta tranquillo, non fa niente.” il mio sguardo si addolcisce, “Oggi è stata una giornata stupenda, perciò non fa nulla se domani non ci vediam-”
“Fa silenzio e lasciamo finire. “mi interrompe in modo brusco.
Mi zittisco immediatamente, guardandolo male.
Lui prosegue, “Dicevo… domani sarò impegnato con lo studio per tutto il giorno… però domani sera sono libero. Mi chiedevo… ti andrebbe di cenare da me, domani sera?” 
La domanda mi coglie talmente di sorpresa, che rimango  a fissarlo accigliata e muta per dieci secondi buoni.
Mi guarda incerto, “Koizumi?...”
Mi riscuoto al suono della sua voce.
“…Oh. Ma certo, si! Eh eh eh!...”
Lo vedo arrossire, “Beh, è… E’ da un po’ che mia madre non fa altro che chiedermi di invitarti a farci visita, per questo…”
Annuisco,“Certo. Mi piacerebbe molto cenare a casa tua, domani sera. Accetto l’ invito con piacere!”esclamo, contenta.
Mi guarda, arrossendo vistosamente, per poi voltare il viso per non darlo a vedere, “Non c’ è bisogno di essere così formale…” sospira, “Allora… A domani sera…”
Sorrido,“Si…”
Si schiarisce impercettibilmente la gola, grattandosi la nuca.
Ad un tratto sembra timido e impacciato. Chissà a cosa sta pensando…
Infine, sospira sonoramente.“… Si.”
Si volta, allontanandosi di qualche passo.
“Otani!” lo chiamo all’ improvviso.
In meno di un attimo, lui si è voltato e mi ha raggiunta precipitosamente.
“Si!” dice rossissimo, con tono… speranzoso?
Arrossisco, incrociando le braccia al petto, assumendo una postura fiera e autoritaria.
“… E’ così che dai la buonanotte alla tua ragazza?” lo provoco, petulante.
Non se lo fa ripetere due volte. 
Senza esitazione, si avvicina a me, sollevandosi in punta di piedi, e io mi abbasso automaticamente. Sorridiamo entrambi quando le nostre labbra vengono a contatto. Non smettiamo di sorridere quando ci separiamo, senza guardarci. 
E’ stato un bacio dolce…
“Sfacciata.” borbotta Otani, lo sguardo perso altrove, ancora col sorriso sulle labbra.
“Mpf.” 
Ci osserviamo di sottecchi ancora un secondo, prima di ricongiungere velocemente le nostre labbra.
“Ciao.” sussurra in un soffio il mio ragazzo prima di allontanarsi, lasciandomi frastornata.
Apro distrattamente il cancelletto, e mi ritrovo come per magia nella mia stanza, senza ricordarmi il tragitto, persa nei pensieri di questa giornata, e nelle fantasie di un Otani che, sorridente ed emozionato, si inginocchia davanti a me, porgendomi un anello nuovo di zecca, mentre mi guarda con occhi adoranti e pieni d’ amore, pregandomi, davanti alle nostre famiglie, di essere sua per sempre.


 
***


 
Osservo l’ orario sullo schermo del cellulare per la ventesima volta in soli cinque minuti.
Cavolo… Mi chiedo perché mi senta così nervosa...
Non è la prima volta che vado a casa sua... Oltretutto la signora Otani è davvero deliziosa…
Torno a guardare il cellulare, sapendo per certo di essere in perfetto orario per la prima volta da non so quanto tempo.
Avrò fatto bene a portare la torta al lime e cocco? So che è la preferita della sorella di Otani… ma se agli altri non piacesse?! Sembrerà che ho pensato solo a lei?...
Aah, devo smetterla di farmi tutti questi problemi! Andrà tutto bene, ne sono sicura…
Arrivo davanti alla porta di casa Otani con ben due minuti di anticipo, con le ginocchia molli dal nervosismo.
 Prima che possa pensare di apparire troppo precipitosa per essere spuntata in anticipo, suono il campanello, rimanendo in attesa.
Sento dei passi dietro la porta. Prendo un grosso respiro profondo e sfodero un bel sorriso, cercando di mascherare l’ ansia.
La porta si apre, ed una figura bassa, che non è quella del mio ragazzo, mi fissa con circospezione.
"Ah! B-buonasera, Otani-sama!"














ANGOLINO AUTRICE

Yeah, i’m coming back! :D
Ditemi un po’, vi sono mancata? :3
nd. Tutti: NO!
Uffi. Voi mi siete mancati tantissimissimo, non sapete quanto! T^T
 Mannaggia a questi impegni, vorrei avere un Giratempo!
*strappa Giratempo dalle mani della Granger*
nd. Granger: Hei, quello è mio!
nd. Me: Zitta, strega!
nd. Granger: Non è un insulto, dato che lo sono! ._.
nd. Me: Zitta, sporca Mezzosangue!
nd. Draco: Mi stai simpatica, ragazza babbana!
nd. Me: Ooh Draco, anche tu mi stai mooolto simpatico! *Q*
nd. Otani: Ehm, mi dispiace interrompere… Ma vogliamo ritornare sul fandom di LC??!
nd. Me: Hai ragione, nanetto, hai ragione… ( una volta ogni mille ci può anche stare.)
No, a parte gli scherzi. Sono davvero dispiaciuta per il mio enorme ritardo, ma purtroppo non è dipeso da me! :(
Oltretutto, dopo mesi mi ripresento con questo scempio. ç_ç
Ed è solo un capitolo di transizione… del resto, dopo tanto scompiglio, lacrime e disperazione(?), quei due se la meritavano una giornata all’ insegna del love- love, no?? :3
Dal prossimo, vedremo un nuovo personaggio. A dirla tutta, mi sono sempre interrogata sulla sua assenza, sia nell’ anime che nel manga! O.o… Penso che ormai tutti voi abbaiate intuito di chi si tratta! u.ù
Per chi interessasse XD :
*Regalare la honmei-choko (cioccolata del “favorito” o dell’ amore), o la giri-choko ( cioccolata dell’ “obbligo”, nel caso in cui si voglia ringraziare per aver ricevuto qualche favore, o dell’ amicizia), è un’ usanza usata in Giappone dalle ragazze, il giorno di S. Valentino.
* Otoko no ritoru-māmeido’, dovrebbe significare “Il sirenetto”. Lo so, è un titolo idiota, ma dato che Umibozu vuol dire “Mostro marino”, mi sembrava un’ idea simpatica…
Ok. La pianto.
*La cosiddetta tipologia delle “prugne”, è un termine coniato dal nonno di Risa per valutare il fascino delle ragazze. “Cinque prugne”, rappresenta il massimo del punteggio. xD
* ‘L’ Umeda Sky Building’esiste realmente, situato nella parte nord della città di Osaka, ed è uno degli  edifici più grandi e famosi, soprattutto per via del cosiddetto “ Floating Garden Observatory’, un osservatorio a forma circolare, che offre una vista a 360° della città.
Spero che il chap vi sia piaciuto nonostante tutto, e che non sia risultato troppo noioso.
Mi scuso ancora con tutti voi.
Au revoir! La vostra,

Chappyna tutta fina♥ 

 
 
 



 


 
 
 
 
 
 
 
 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Be Parents ***



Cap. 8 Il padre di Otani









Ora so perfettamente, da chi ha preso la statura Otani.
E' stato questo il mio primo pensiero, non appena la porta si è aperta, rivelando la figura del padre di Otani, in tutta la sua -scarsa- altezza.
Lo sovrasto. Letteralmente. Ed è... imbarazzante.
"Ah! Buo-buonasera, Otani- sama!"
Esclamo, ritta e impalata come un uccello, davanti a lui, torturandomi nervosamente gli alluci dentro le ballerine viola, in attesa di un segno di risposta da parte sua.
Ma lui non dice nulla, limitandosi a lasciare vagare uno sguardo interrogativo sulla mia fisionomia, osservandomi dal basso verso l' alto. Riconosco quello stesso sguardo austero e penetrante che gli ho visto avere in una delle fotografie mostratemi dalla signora Otani, la prima volta che sono venuta qui.
Non mi aspettavo di incontrarlo stasera. E a giudicare dal suo sguardo perplesso, neanche lui sembrava aspettarsi una mia visita.
'Fo-forse ho sbagliato sera...' mi chiedo, in preda ai sudori freddi.
"... E tu chi saresti?" domanda tutt'ad un tratto lui, con voce burbera e tagliente, priva di ogni traccia d' interesse.
Totalmente presa alla sprovvista, vado nel panico, farfugliando gorgoglii incomprensibili per qualunque essere umano, mentre scavo nelle profondità del mio cervellino sconnesso, nella disperata ricerca di almeno una - e intendo una- frase di senso compiuto, che indichi chi sono, cosa voglio, e perché diavolo mi trovo su quella soglia.
In questo momento, mi sento una totale -e perfetta- idiota.
"Ah, s-si io..."
"... Se sei una di quelle fanatiche spirituali che vende statuine religiose da impalare in giardino, non siamo interessati a comprare." decreta con cipiglio severo, talmente simile a quello di Otani, che per un attimo provo il bizzarro ed improvviso impulso, di rispondergli con una battuta pungente, del tipo: 'I nanetti come te, dovrebbero stare impalati in giardino!'.
Annodo un boccolo (arricciato poco fa da mia madre, per l' occasione speciale) tra le dita,  imbarazzata e nervosa come non mai.
"Ehm... No, veramente io..."
"Neanche se vendi quelle saponette per cani." mi interrompe seccamente, "L' ultima volta Sumiko perdeva chiazze di pelo ovunque, e gli sono spuntate delle escrescenze sulla lingua..."
Scuoto frettolosamente la testa, cercando di spiegarmi, "No no, io..."
"Non è che sei una di quelle 'accompagnatrici purosangue' in cerca di un notte di piacere retribuito, vero?"
Ammutolisco, sbarrando gli occhi, incredula.
Ho sentito bene? Mi ha appena definita un' accompagnatrice purosangue?
"Quelle come te, vanno a bussare di casa in casa, adesso? Mi spiace, ma io sono un uomo sposato!"
"Come, scusi?"
"Aspetta..." la sua voce si abbassa, carica di nervosismo, e il suo sguardo si indurisce.
"... Sei una ricercata? Vendi droga? Ragazza, non voglio avere grane con la polizia..."
Rimango a bocca aperta.
"No...!" esclamo senza fiato, talmente indignata e sconvolta da dimenticare persino il mio iniziale imbarazzo.
"Senta, sono qui perché sono stata invitata!" sbotto, al limite dell' esasperazione.
I suoi occhi, se possibile, si assottigliano ancora di più, talmente gelidi e guardigni stavolta, da farmi immobilizzare all' istante, gelandomi sul posto.
"... Se sei dell' AKI Company, dì a quei bastardi opportunisti, che non ho nessuna intenzione di tornare a fare il pagliaccio da circo, facendomi corrompere come tutti gli altri!!" sbraita improvvisamente furioso, facendomi trasalire.
"... E visto che ci sei, dì anche a quel tale Akamura, che può andare al DIAVOLO!!"
Sbatte la porta di casa con tale violenza che i luminari tremano, mentre il mio cuore mi si incastra nella gola per lo spavento.
Cavolo.
'Ma che...?' penso, talmente stralunata e allibita, da non riuscire a muovere un solo muscolo.
"Chi era?... Perché urlavi?" sento una voce femminile provenire da dentro la casa. La sorella di Otani?
Un grugnito accompagna la sua domanda preoccupata.
"Lascia perdere! Una donnaccia in cerca di denaro!"
Sussulto sconvolta, nello stesso istante in cui sento l' altra voce trattenere bruscamente il respiro.
Accigliata, e ancora totalmente sotto shock, con gambe tremanti decido di voltarmi e scendere lentamente gli scalini.
Donnaccia? Io?!...
"EEEEEEEEEEEEEEHHHH???!!!"
D' un tratto, uno strillo acuto provenire dalla casa, mi fa sussultare.
"... COME SAREBBE A DIRE, CHE LE SPILUNGONE DAI CAPELLI ROSSI SONO LE PIU' PERICOLOSE?! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI APPENA FATTO, BRUTTO VECCHIACCIO??!"
Meno di un istante dopo, la porta di casa si spalanca del tutto, rivelando sulla soglia la bionda, dolcissima e ringhiante figura della sorella maggiore di Otani, dallo sguardo iniettato di sangue.
Indietreggio, a dir poco terrorizzata.
"... Oh. Risa- chan, sei qui che bello!" cinguetta raggiante, dopo essere tornata 'normale'.
Mi tengo una mano sul cuore, ancora con il fiato corto per lo spavento.
Sinceramente? Non credevo potesse esistere una famiglia stramba quanto -se non addirittura peggio- della mia.
Fino a questo momento.
Scende frettolosamente gli scalini, venendomi incontro con un sorrisone a trentatré denti, e mi abbraccia calorosamente.
"Buo-buonasera, Otani- san..." la saluto timidamente, dopo aver sciolto l' abbraccio.
"Oh, suvvia non essere così formale!" sventola una mano, ridendo di gusto, "Io sono Midori*, e... dammi del tu!" mi ammonisce, con uno sguardo tra il serio e lo scherzoso, ma comunque sempre con quel tono gentile, che mi ricorda tanto gli stessi modi della signora Otani.
Nonostante il verdino delle sue iridi, e la stessa tonalità del biondo cenere dei capelli, non sembra aver preso nient' altro dal padre. Noto che i suoi occhi sono alla pari di miei, anche se è più grande di qualche anno, penso.
Sperando non mi esca un ghigno, cerco di sorriderle, mentre le porgo la busta che tengo tra le mani.
"L' ho f-fatta io. E' una t-torta al lime e c-cocco..." mi porto una mano dietro la testa, mentre lei afferra la busta in silenzio, un po' sorpresa.
"Otani mi ha detto che è la tua pre-preferita e... e così ho pensato che po-potevamo mangiarla tutti insieme..."
"Ma che pensiero gentile! Grazie!" esclama con occhi luminosi, "Sono sicura che è davvero buonissima!"
Mi sorride, un sorriso di gratitudine che io ricambio immediatamente, sollevata al pensiero che abbia apprezzato.
"Oh! Che sciocca che sono!" esclama d' improvviso, portandosi teatralmente una mano sulla tempia, "Ti sto facendo stare qui fuori al freddo!"
Mi afferra saldamente una mano, trascinandomi dentro, "Su, vieni. Ti stavamo aspettando tutti!"
'Bè, forse non proprio tutti...',  non posso fare a meno di pensare, sospirando mentalmente; e mentre seguo Midori- san dentro casa, mi scopro di temere già il momento in cui mi ritroverò di nuovo faccia a faccia con il signor Otani.
Appena oltrepasso la soglia, un grazioso akita mi abbaia contro, niente affatto giocoso, mostrandomi i canini aguzzi, in una maniera molto simile a come ha fatto Midori- san poco fa.
Indietreggio nuovamente, spaventata. Non mi sono mai piaciuti i cani così grossi... mi fanno una gran paura! Sapevo già che Otani ne aveva uno, ovviamente, ma pensavo che fosse innocuo! E invece questo, non sembra particolarmente contento di vedermi.
E siamo a quota due. Fantastico.
"Sumiko!" la rimprovera Midori. Appoggia la busta sul comò lì accanto e si china ad accarezzarle la gola, per poi sollevare lo sguardo su di me.
"Tranquilla, fa così perché non ti conosce ancora. E' una gran tenerona, davvero, vedrai che non appena ci farai amicizia, ti adorerà!"
Arrossisco mentre le porgo il cappotto, vergognandomi della mia reazione idiota.
"Eh eh eh, si..."
"Prego, fa come se fossi a casa tua."
Dopo aver agganciato il cappotto all' attaccapanni, mi porge le pantofole, rivolgendomi un sorrisino a mò di scuse.
"Mi dispiace per quello che è successo prima, sono davvero mortificata..."
Le indosso, tenendo lo sguardo basso, non sapendo bene cosa dire.
"No... Bè, n-non..." farfuglio, come una completa imbecille.
"Ti prego, perdona mio padre..." sospira lei, supplichevole, "E' che ogni tanto, si dimentica di usare le buone maniere." aggiunge con tono carico di rimprovero, lanciando un' occhiata contrariata al di sopra della mia spalla.
Mi volto tremante, e solo allora mi rendo conto che il signor Otani non ha mai lasciato l' ingresso, continuando a tenere gli occhi verdi contornati da spesse rughe, puntati dritti contro di me.
Fumo di vergogna, senza osare emettere una sillaba.
"Sei sempre il solito, papa..." sbuffa pesantemente Midori- san, che dopo aver chiamato il genitore con quel nomignolo affettuoso, poggia entrambe le mani sui fianchi, guardandolo con aria severa.
"Eppure ti avevamo avvertito che la ragazza di At- chan avrebbe cenato insieme a noi, stasera!"
"Ragazza?..." sussurra, e il suo sguardo si assottiglia.
Prendo un grosso respiro, cercando di farmi coraggio, inchinandomi rispettosamente.
"Pi-piacere di conoscer-la, so-sono Ri-Risa Koizumi, l- la ra- ragazza di Ot- no! V-volevo dire, A-Atsushi- kun!" esclamo, rauca per via degli innumerevoli nodi che mi ingarbugliano le corde vocali.
Accidenti. E' la prima volta che incontro la famiglia di Otani per intero... Sono così nervosa!
Il signor Otani non dice nulla, limitandosi a fissarmi ancora, riducendo gli occhi a due minuscole fessure, senza dare alcun segno di voler rispondere con un 'Piacere mio!' o un 'Benvenuta!', né tantomeno accennare a scusarsi.
Non vorrei sbagliarmi; ma lo sguardo che mi sta rivolgendo proprio adesso, sembrerebbe un tantino... ostile.
Deglutisco rumorosamente, sentendo il sudore freddo scorrermi lungo la spina dorsale...
"Midorii! E' arrivata Risa?!"
Per fortuna, la voce squillante della signora Otani interrompe quella situazione, diventata -almeno per me- ormai fin troppo imbarazzante. Sospiro internamente di sollievo.
"Si, è qui! E' arrivata!" risponde tutta contenta Midori- san. Mi affaccio alla porta della cucina, cercando di sorridere nel modo più convincente possibile, alla padrona di casa.
"Buonasera signora..."
"Oh, benvenuta cara!" mi rivolge un sorriso caloroso, distogliendo l' attenzione dai fornelli che, devo dire, emanano un odorino niente male, da farmi venire istantaneamente l' acquolina in bocca.
"Guarda, mama." la chiama la figlia, poggiando la busta sul bancone, "Risa- chan ha portato una torta al lime e cocco."
"Spe-spero vi piaccia..."
"Ma certo. Hai avuto un' ottima idea, noi tutti ne andiamo pazzi!"
Le sorrido riconoscente, sentendo un po' della tensione iniziale scivolare via lentamente da me, come se non ci fosse mai stata.
Ma non appena scorgo la bassa figura del papà di Otani, che continua ad osservarmi di sottecchi dallo stipite della porta, non posso a fare a meno di irrigidirmi nuovamente.
Facendo finta di non averlo notato, lascio vagare lo sguardo attorno, alla ricerca di un' altra figura, altrettanto bassa.
"At- chan è di sopra, sta finendo di studiare." mi informa sorridente la signora Otani, come se mi avesse letto nel pensiero.
Mi irrigidisco di nuovo, ma stavolta dall' imbarazzo, "Ah, s-si..."
"Vieni, ti accompagno." si offe cortese Midori- san.
Sumiko prende di nuovo a ringhiarmi contro, mentre lei cerca di farla calmare. Lancio una sfuggevole occhiata al signor Otani, intercettando il suo sguardo gelido e contrariato.
Sono sicura che da un momento all' altro, ordinerà al cane di attaccarmi, e dopo essersi assicurato  che la belva si sia cibata fino all' ultimo osso del mio corpo, gli accarezzerà amorevolmente la nuca, con un affettuoso 'Ben fatto'.
"Shhtt, sta buona, Sumi..."
"Ah! N-no no..." mi affretto a rispondere, sperando di riuscire a mantenere la voce ferma, "Non vorrei disturbarlo, eh eh eh..."
"Ma no, figurati. E'stato At- chan a dirci di farti salire, non appena saresti arrivata." mi dice Midori.
Rimango sorpresa per quelle parole, e mi sento arrossire, non so bene perché.
"O...Ok..."
Senza aggiungere altro, seguo la sorella di Otani su per gli scalini, sentendo ancora lo sguardo penetrante del padrone di casa perforarmi la schiena.




 
***




 
Una volta davanti alla porta della stanza di Otani, Midori- san bussa.
“At- chan?...” non ricevendo risposta, la apre cautamente, “E’ arrivata Risa…”
Otani, spaparanzato comodamente sul letto cosparso di libri e fogli svolazzanti, cuffie nelle orecchie e ginocchia sollevate nel sostenere un tomo dall’ aria pesante, finalmente si accorge del nostro arrivo.
Alza gli occhi dal libro, intercettando i miei, e si solleva subito a sedere composto.
“Oh, ehi!…” esclama sorpreso, togliendosi le cuffie dalle orecchie, e abbandonando l’ ipod sul letto.
Probabilmente’ penso, ‘non avrà sentito neanche ciò che è successo di sotto…’
“Non sapevo che fossi arrivata…” ammette, alzandosi dal letto.
“N-no, bè…”  continuo a balbettare come una deficiente, io.
Midori ci osserva di sottecchi, per poi aprirsi in un sorrisetto furbo.
“Ok, io adesso torno di sotto. Immagino vogliate rimanere da soli…” squittisce, dandoci la schiena.
Arrossisco violentemente alla sua occhiata da 'Sono di troppo, so cosa volete fare, sporcaccioni!’,  che ci rivolge subito dopo.
“Vi chiamerò non appena sarà pronto per mangiare…”
“Ok.” dice solo lui, in tono inespressivo.
Dopodiché, la sorella di Otani scompare dietro la porta, lasciandoci soli a guardarci ai due lati opposti della stanza.
Non potendo sopportare un’ altra situazione imbarazzante da silenzio tombale, lascio che le parole escano a raffica, sperando non risultino troppo stridule.
“T- tua sorella è molto simpatica…” comincio, forzando un sorriso.
“Se lo dici tu.” fa spallucce lui, “E’ come ogni altra sorella maggiore, credo. Da piccolo mi punzecchiava sempre, lo fa anche adesso, in effetti. Un po’ prepotente, sai…”
Sembra che anche lui si stia impappinando nelle sue stesse parole, come se fosse nervoso. Aggancia una mano dietro il collo, guardando altrove.
Mi limito ad annuire, mentre lui riprende subito.
“N-non… sapevo che fossi già qui…” ripete, in evidente imbarazzo, “Hai fatto presto…”
“Ah. Si…”rispondo, tenendo lo sguardo basso, “N-non volevo fare tardi…”
“A cosa devo questo miracolo?”
Alzo di scatto lo sguardo e sbuffo seccamente, infastidita dal suo tono strafottente.
“Come os-?!”
Mi blocco a metà frase, rimanendo senza fiato, scoprendolo ad un passo da me.
Prima ancora che possa trattenere il respiro, o chiedermi quando mi si sia avvicinato, Otani mi ha già afferrata per le braccia, sollevandosi quel tanto che basta da potermi baciare sulle labbra.
Sento la pressione delicata delle sue labbra sulle mie, ed il cuore tambureggiarmi furiosamente dentro il petto. Rispondo un po’ esitante, ma emozionata...
Quando ci stacchiamo, ci osserviamo negli occhi per un lungo attimo, entrambi paonazzi.
Soltanto in questi ultimi due giorni, io ed Otani ci siamo scambiati parecchi baci, più di quanti ce ne siamo dati in oltre un anno e mezzo di frequentazione! Sono felice di quanto le cose siano cambiate, tra di noi.
Sembra che ormai, ogni volta che ci vediamo, Otani sia intenzionato a comportarsi sempre in questo modo, come un bravo fidanzato dovrebbe fare; e devo ammettere, che la cosa non mi dispiace affatto.
“Eh eh eh…”
“E smettila, dai…” distoglie lo sguardo, senza riuscire a nascondere il mezzo sorriso.
"Stavi studiando?" domando, indicando il letto cosparso di libri, "Scusami, non volevo disturbarti..."
Lui segue il mio dito, "Eh? Ah, no figurati, stavo solo ripassando intanto che... Uhm, avevo già finito da un pezzo..."
 Si affretta a sgombrare i libri dal letto, accatastandoli gli uni sopra gli altri, formando una pila considerevole, per poi adagiarli con cautela sulla scrivania lì vicino.
"E cosa stavi studiando?" domando, incuriosita.
"Niente che la tua testa possa comprendere."
"Ma che cafone!"
Mi siedo sul letto, scoprendolo morbido e confortevole sotto di me, osservando Otani per un po', senza dire nulla.
Scorgo le sue occhiaie persino da quaggiù, e i suoi movimenti sono discontinui e fiacchi. Sembra a pezzi.
Sbadiglia sonoramente, per poi stropicciarsi forte gli occhi e stiracchiarsi.
"Devi essere stanco..." 
"Si, sono distrutto..." sospira lui, con voce fievole, "E' tutto il giorno che sto sui libri, e mi bruciano gli occhi..." allontana le mani dal viso, e si stiracchia, agitando la testa per scrollarsi via la stanchezza.
"Scusa..." mormora dopo un altro sbadiglio.
"Non scusarti, scemo..." mi viene da sorridere.
'Però...' penso, rivolgendogli uno sguardo carico di affetto ed ammirazione, 'Certo che Otani si sta impegnando davvero tanto...'
"E... come sta andando?" domando, ancora col sorriso sulle labbra.
Mi lancia un' occhiata frettolosa, prima di riporre un altro tomo nella libreria.
Si gratta la nuca, "Bene. Penso che andrò meglio, la prossima volta..."
Sospiro, sollevata, "Menomale..."
"Già..." accenna un sorriso nella mia direzione, e sento il mio cuore sussultare dall' emozione.
"Questi appunti sono stati la mia salvezza." aggiunge, mostrandomi dei quaderni con dei gattini stampati sopra.
Deve aver notato l' espressione totalmente sconcertata sul mio viso, perché dopo un attimo aggiunge: "Emi, ti ricordi? La ragazza di ieri, la mia compagna di corso..."
'Oh, giusto, il genio in gonnella...' penso, mentre nella mia mente inizia a visualizzarsi con chiarezza l' immagine della splendida ragazza che solo ieri è saltata al collo di Otani, stampandogli un bel bacio sulla guancia. Come dimenticarla?
"Questi appunti me li ha prestati lei."
"Ah." evito di guadarlo, fingendo indifferenza.
"Gelosa ~?" cantilena lui, osservandomi di sbieco con un sorrisetto irritante.
"Tsk, figurati..." ribatto annoiata, non volendo dargli sazio.
Ridacchia, poi chiede, sempre sorridente, "E tu, Koizumi? Quando recupererai il test?"
Rispondo mestamente, "Mai."
"Eh?" si volta subito a guardarmi, stralunato.
"Stamattina ho parlato con il coordinatore scolastico e... mi ha detto che ormai quel test è andato. Non posso più recuperarlo. " spiego, con voce cupa, "Ma ce ne sarà un altro a fine trimestre, quello definitivo."
"Andrà bene, vedrai." mi sorride, incoraggiante.
Cerco di restituirgli il sorriso, "Lo spero..."
“Oh, a proposito…” si riprende lui tutt’ ad un tratto, come ricordandosi di qualcosa, “... Come è stato conoscere mio padre?”
La domanda mi coglie talmente impreparata, che quasi mi strozzo con la mia stessa saliva.
“Ah! Ehm… E’- è stato...” boccheggio, in preda al panico.
Solo la prospettiva di poter mentire ad Otani, non mi piace. Per niente. Ed infatti non ci riesco.
"Bè, ecco… strano.” rispondo infine, tenendo lo sguardo vacuo sul lenzuolo di lino verde del letto, cercando in tutti i modi di non intercettare il suo. Non è una bugia, ma non è neanche del tutto vero.
In realtà so benissimo che come prima impressione, ho fatto cilecca (che in questo caso, è sinonimo di schifo) con suo padre. Non so davvero come farò a reggere la tensione per tutta la cena...
Ma questo Otani non deve saperlo. Almeno, fino a quando non riuscirò a fargli cambiare idea sul mio conto.
E poi, francamente, cosa cavolo avrei dovuto dirgli?? Che suo padre mi aveva appena scambiata per una donnaccia di strada, sbattendomi la porta in faccia? Andiamo! Mi avrebbe dato della stupida, prendendomi in giro fino alla morte, e ridendo nel suo solito modo cretino. Meglio evitare...
Al suo sospiro rumoroso, mi volto a guardarlo. Non sembra affatto sorpreso, né infastidito dalle mie parole, tutto il contrario: Il suo volto ha un' espressione rassegnata, che sembra dire a chiare lettere 'Me lo aspettavo'. Cosa che mi lascia alquanto perplessa.
"Mio padre è sempre stato un tipo un po' burbero, non farci caso..."
"Hai appena detto 'burbero'?" soffoco una risata.
"Mpf, scema." sbuffa lui sbrigativo, non dando corda alla provocazione, "Bè, lui lo è. E da qualche giorno a questa parte, anche più del solito. Si è appena concesso un periodo di ferie, e dato che per lavoro è costretto a stare lontano da casa molto spesso, pensavamo che fosse contento di poter accantonare gli impegni per un po', per rilassarsi e godersi l' aria di casa..."
Sospira, abbandonandosi contro la scrivania dietro di lui, "E invece non fa altro che stare chiuso nel suo studio a lavorare ai suoi progetti, o a parlare al telefono con i suoi colleghi. E' fatto così." scrolla le spalle, con finta disinvoltura.
Rimango a fissarlo accigliata, chiedendomi se la nota appena accennata di delusione che ho avvertito nella sua voce fosse reale, o frutto della mia mente. Possibile che me la sia solo immaginata?
Se conosco anche sono un pochino Otani, so per certo che, anche se fa di tutto per mascherarlo facendo l' evasivo, in realtà lui si sente anche un po' ferito dal comportamento di suo padre; e che, infondo, gli sarebbe piaciuto che lui gli desse più attenzioni, e anche alla madre e alla sorella.
Deve volergli molto bene.
Almeno, questo è quello che mi suggerisce il cuore in questo momento.
"Che lavoro fa?" chiedo, per spezzare quello strano silenzio fatto di sottintesi, più che altro incuriosita -e anche un po' preoccupata- dallo strano atteggiamento del mio ragazzo.
"Mh?" solleva il volto, rinsavendo dai suoi fitti pensieri, "Mio padre?  Lavora in una piccola impresa di navi da crociera, come armatore e capitano..."
"Caspita!" mi esce un fischio di ammirazione. Non pensavo che il padre di Otani fosse una persona così illustre!
"Si..." mormora, sempre con indifferenza, "La 'Asahi no Fushigi* Corporation'. Non so se ne hai mai sentito parlare..."
"Ehm... Veramente no." ammetto, vergognandomene un po'.
Ma neanche in questo caso, mostra la benché minima traccia di stupore.
"Te l' ho detto, è una piccola impresa. Solo a Kobe è conosciuta. Forse ha intenzione di ampliarla un giorno, o unirla con qualche altra compagnia più grande... Non so." fa di nuovo spallucce, come se non glie ne importasse nulla.
"E tu?" chiedo, cercando di studiare il suo sguardo imperscrutabile.
Mi guarda, questa volta sorpreso, "Eh?"
Appoggio il mento sul palmo della mano, puntellandomi sul gomito, "Non ti piacerebbe seguire le sue orme?"
Si passa una mano tra i capelli, soffocando una risata niente affatto divertita.
"Scherzi? Viaggiare di continuo su una nave, non è mai stata la mia massima aspirazione, sai... Naa, non fa per me. Preferisco di gran lunga stare nei dintorni, e insegnare a giocare a basket ai ragazzini. E poi..." aggiunge, lanciandomi un' occhiata strana, "Stare lontani dalla propria città, riuscendo a vedere la famiglia solo per una manciata di giorni al mese, sarebbe un po'... deprimente. Non credi?"
Sorrido, totalmente d' accordo, "Hai ragione..."
"Ovvio. Insomma, mica potrei lasciarti qui da sola... Con la capacità che ti ritrovi nell' attirare guai in continuazione, potrei tornare, e trovare l' intera città rasa al suolo!"
Il mio sorriso si sgretola all' istante.
"Mpf." lo guardo in cagnesco, mentre mi alzo e lo raggiungo, facendogli 'pat- pat' sulla testa.
"Tsk, nanetto che non sei altro, non farti troppe illusioni. Per entrare in nautica, si deve essere almeno alti abbastanza da arrivare al timone!"
"Mi dai proprio sui nervi quando fai così, lo sai?!" sbotta, allontanando bruscamente la mia mano, arrabbiato.
"Su, su At- chan, non fare il burbero..."
"E smettila!"
Rido sonoramente, prima che la mia attenzione venga catturata da qualcosa oltre la testa di Otani.
La risata mi muore in gola, e mi raggelo immediatamente sul posto.
Notando il cambiamento della mia espressione, lui mi lancia un' occhiata interrogativa.
"Mh?"
"Ma... questo..." sussurro, in preda ai sudori freddi.
"Eh?"
"Questo... CHE CAVOLO SIGNIFICA??!" strillo con voce stridula, indicando la mensola vicino alla libreria.
"Cosa?" chiede, totalmente confuso, voltandosi e seguendo il mio sguardo. "Oh..." si apre poi in un sorriso sarcastico, non appena capisce di che si tratta.
Si avvicina alla mensola, ridacchiando beffardo; dopodiché, prendendola tra le mani, mi mostra con aria fiera l'oggetto della mia reazione isterica: un portafotografie, con dentro la foto di me, con una faccia a dir poco orribile, sconvolta e cadaverica, vestita da fantasma al festival scolastico di seconda liceo.
"Carina, uh?"
"COME CAVOLO L' HAI AVUTA??!" urlo, senza riuscire a contenere la costernazione.
"Seiko." risponde tranquillo lui, senza scomporsi, "L' ha scattata lei, quel giorno."
Apro e richiudo la bocca totalmente sconvolta, "C-cosa?! Come?! Perché??!"
"Stavo guardando le fotografie del festival, e lì in mezzo, tutt' ad un tratto, vedo spuntare questa meraviglia. Sembrava dirmi 'prendimi, prendimi, sono qui!', così l' ho presa." imita una vocina irritante, con un sorrisetto ancora più irritante.
"Razza di-!"
"Ho chiesto a Seiko se potevo farne una copia, ma mi ha detto che non ce n' era bisogno, così me l' ha data. L' ho tenuta nel cassetto per non so quanto tempo. Qualche giorno fa l' ho tirata fuori, e ho deciso di incorniciarla... Sta bene qui sulla mensola, non credi?" non smette di ridacchiare, beffardo.
"Ma perché proprio quella??!"
La sue labbra si incurvano in un sorrisetto strafottente, "Bè, diciamo che è una specie di... rivincita."
"Rivincita?! Che significa?!"
"Ti ostini a tenere quella foto ridicola, di me travestito da cheerleader? Benissimo, io mi tengo questa."
"COSA?!"
"Pftt..." ride sotto i baffi, osservando la foto con aria fastidiosamente compiaciuta, "Certo che avevi davvero una faccia orribile..."
Avvampo, furiosa, "Che... Che faccia volevi che avessi, dato che un nano idiota non si accorgeva dei miei sentimenti??!"
Ma lui non sembra starmi a sentire, ancora intento a contemplare la foto, mettendosi a ridere più forte, "Ahahahah! Oddio sembravi un vero fantasma, Ahahahahah... Ahi!!"
Lo colpisco forte in testa, urlandogli in faccia, "Dammi quella stupida foto!!"
Cerco di strappargliela dalle mani, ma lui la nasconde repentinamente dietro di sé.
"Fossi matto! Non te la darò mai!"
Mi avvento su di lui, cercando di acciuffarla da dietro la sua schiena, invano, costringendolo ad indietreggiare.
"Dammela subito!!"
"Scordatelo!"
"Dammi quella foto, Otani!!"
"No!"
"Ho detto di darmela!!"
"Neanche per so-oooooooohhhh...!!!"
In uno slancio più avventato, mi addosso contro di lui, facendolo sbilanciare e cadere come un sacco di patate sul letto, mentre lui mi afferra per la maglietta, trascinandomi giù con sé.
Mi si blocca del tutto il respiro.
"Ma che stai-??!"
Ammutolisce all' istante, notando anche lui quanto siano vicine le nostre labbra.
Lo vedo spalancare gli occhi, zitto ed immobile come una statua, e guardarmi con un' espressione indecifrabile, mentre il portafotografie giace ormai immobile abbandonato sul letto, sopra la sua testa.
Entrambi i nostri visi, prendono istantaneamente le stesse tonalità del fuoco vivo.
"Ah! I-Io..." boccheggio, in modo affannoso.
Un senso di deja-vù mi trapassa la mente annebbiata, insieme ad una valanga di emozioni diverse, tutte insieme, che non riesco a gestire.
Mi sento stordita da questa improvvisa vicinanza. Il mio cuore và a mille, ho le palpitazioni, mi sento girare la testa...
E in un lampo, me ne rendo conto: Sono... sopra Otani.
Ed anche lui sembra rendersene conto.
Noto il rossore sui suoi zigomi pronunciati dipanarsi per tutto il collo, scendendo giù per la gola e raggiungendo il pomo d' Adamo, che si alza e abbassa lentamente; anche il suo respiro è diventato più affannoso, e sento il suo cuore tambureggiare contro il mio petto.
In un attimo, ritrovo quelle sensazioni. Quelle che ho provato quella sera, in quella stanza d' albergo, in occasione del matrimonio di Maity- sensei*. Anche allora eravamo vicini, vicini abbastanza da provare emozioni simili...  Ma non così vicini!
Sento le nostre gambe intrecciate, i suoi fianchi talmente stretti ai miei da impedire ad entrambi di respirare regolarmente, il suo torace alzarsi ed abbassarsi sotto di me...
Non sono passati più di dieci secondi, da quando entrambi siamo finiti sul letto, eppure sembra che il tempo si sia congelato.
Lui apre la bocca, come per cercare di dire qualcosa, ma non emette neanche una sillaba. Mi rendo conto, che anch' io ho un disperato bisogno di parlare, di dire qualcosa, di esprimere qualcosa. Ma non ci riesco. Non con le parole, comunque. Non oso muovermi di un solo centimetro, e neanche Otani sembra volerlo.
Perciò, restiamo entrambi immobili a guardarci sognanti e con le guancie infuocate, le nostre labbra ancora ad un passo dal toccarsi.
Non riesco a distogliere l' attenzione dallo sguardo di Otani. Dai suo occhi d' improvviso più scuri, più intensi. Più belli. Sembrano due pozze nere, lucide e profonde...
D' un tratto, li vedo distogliere l' attenzione dai miei, concentrandosi un po' più in basso, su qualcosa in particolare.
Vado in iperventilazione, non appena mi rendo conto che la cosa che sta fissando, sono le mie labbra. 
Ma è solo quando sposta una ciocca dei miei capelli, caduta a sfiorargli la guancia, e la sistema delicatamente dietro il mio orecchio, che mi sento morire.
Il suo sguardo torna ad incatenarsi al mio, e sento il mio cuore avere un' altro sussulto involontario, l' ennesimo.
No. Non è neanche lontanamente, come quella volta, penso. Questa volta, non sento il bisogno di cacciarlo via...
Improvvisamente il mio corpo, senza il mio consenso, inizia a comportarsi in modo strano.
Prendo a mordicchiami, senza motivo apparentemente logico, il labbro inferiore. Il mio cuore comincia a battere ad una velocità davvero fuori dal normale, persino per me, e in una maniera tale che sento i miei polmoni svuotarsi di ogni sorta di forma d' aria, d' ossigeno, persino il diaframma si rifiuta di collaborare!
Sembra che tutto il sangue dentro il mio corpo fluisca in un unico punto, e cioè le mie guancie, e che il mio cervello sia intenzionato a liberarsi di ogni ingombrante e fastidioso pensiero.
Ogni cellula del mio corpo adesso mi controlla, sento ogni emozione travolgermi, e attraversarmi fino alle estremità. Il suo respiro velocizzato sulle mie guance in fiamme, mi dà alla testa...
Ed è così, che le mie emozioni prendono il sopravvento.
Senza rendermene conto, sporgo inavvertitamente di più le labbra, cercando il contatto con le sue.
Mi sento così strana... molto, molto strana. Mi chiedo cosa sia questa sensazione di... trionfo...
Adesso sento... Sento... che lo voglio più vicino a me.
Più... vicino...
RISA!! mi urla, forte e fastidiosa, la mia parte razionale, Ritorna in te!! Che aspetti? Caccia via quel nano maniaco!
'Ma... Ma non è come quella volta...!' risponde cocciutamente la me impulsiva, 'Io... lo voglio più vicino, adesso...'
Ma che cavolo dici?! Siete in un letto! Da SOLI! Sai cosa significa questo, vero?!
'Se... se so cosa significa...?'...
D' un tratto, delle voci indistinte cercano di farsi largo attraverso i miei ricordi, confuse e sbiadite. Prima tra tutte, quella della mia migliore amica...
#"Sai Risa, prima o poi tu ed Otani dovrete prendere il 'treno dell' amore'! O vuoi rimanere una bambina per sempre?! CIUFF-CIUFF!!"#
... di Midori- san...
#"Immagino vogliate rimanere da soli..."#
... Persino dell' amico di Maity- sensei, quel tale Jack...
#"Spero che voi due, passiate una dolce e focosa notte!"#
...
Ed è così che, un secondo dopo, il mio cervello riprende pieno possesso delle sue facoltà.
Mi blocco all' istante, prendendo spaventosamente atto della situazione in cui mi trovo. Aspetta...
Io. Otani. Stanza. Soli. Un letto.
... SO COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO!
Spalanco di scatto gli occhi, scoprendo quelli di Otani chiusi, come in attesa.
Non accorgendosi del mio turbamento e della mia esitazione, sporge anche lui il viso, appoggiando una mano bruciante sul mio fianco scoperto, facendomi rabbrividire, avvicinandomi inavvertitamente di più a sé.
Oddio, oddio, cosa succede?... Cosa diamine sta succedendo??!
Trionfo? No, non è trionfo... E' PANICO!
Che devo fare??! Devo di nuovo cacciarlo via dal letto? Oppure no? E, cosa più importante di tutte: Lo voglio?
NO.
Si...
Fo-forse non è il momento adatto p-per...
"Koizumi..." sussurra lui roco, ad un centimetro dalle mie labbra.
No, aspetta che fai?! Non sono pronta a-!... A-aspetta...!
Sono ancora indecisa se protendere le labbra e rispondere al bacio, o spedirlo a schiantarsi al muro con un calcio rotante, quando uno schianto tremendo ci fa sobbalzare entrambi.
Otani si solleva con uno scatto fulmineo, scansandomi senza troppi complimenti fuori dal letto, facendomi finire col culo per terra.
"N-non... NON SI USA BUSSARE??!" sbraita rossissimo rivolto alla porta, mentre io mi sollevo massaggiandomi il sedere dolorante.
Seguo il suo sguardo, e se possibile, arrossisco ancora di più: Lì, sulla soglia, il signor Otani ci sta fissando, con uno sguardo a dir poco furibondo.
Non dice nulla, quando improvvisamente una testa bionda lo sovrasta da dietro.
"Papa! Ti avevo detto che li chiamavo io...!" sbraita, contrariata, per poi osservarci con un uno sguardo carico di imbarazzo, "E-ehm! E' pronto in tavola..."
"SI!" esclamiamo rossissimi all' unisono.
Senza osare guardarci, schizziamo fuori dalla stanza, sotto lo sguardo furioso e indagatore del signor Otani.





 
***




 
Uno strano silenzio aleggia attorno alla tavola, spezzato solamente dal rumore delle posate che ogni tanto sbattono sui piatti, rendendo l’atmosfera -già pesante da prima- decisamente … soffocante.
Non mi sento molto a mio agio. Anzi, non mi sento per niente a mio agio.
Strane vibrazioni negative mi attraversano il corpo, irrigidendomi, tutte provenienti dal posto di fronte al mio, occupato dal padre del mio ragazzo.
Ho come la sensazione che mi stia studiando. E sono sicura -anzi, sicurissima- che abbia equivocato qualcosa.
La signora e Midori si rivolgono a me in modo molto gentile, ed io cerco di rilassarmi, ma dopo che incontro lo sguardo del papà di Otani, mi irrigidisco nuovamente.
E' tutta la sera che và avanti così.
Un attimo prima mi sembra di essere in una scatola piena di gattini miagolanti che fanno le fusa, l' attimo dopo nella fossa dei leoni!
Non sono sicura di come dovrei comportarmi...
Mi sento come se fossi sotto esame. Almeno, la tensione ed il senso di essere costantemente sotto pressione è lo stesso. Se non peggio.
Provo un senso di... soggezione. E non me lo spiego.
Sento ancora quegli occhi gelidi carichi di ostilità puntati dritti contro di me, ma non oso sollevare lo sguardo dal piatto che ho davanti, che non ho neanche toccato.
Mi è passato completamente l' appetito. E pensare che vado matta per la zuppa di granchio.
Sospiro internamente. Che delusione...
Ed io che avevo immaginato una cosa come tante risate e allegria intorno al tavolo, insieme al calore, alla gioia e alla spensieratezza, di essere accettata come ragazza di Otani...
Gli lancio un' occhiata di sbieco, notando quanto anche lui sia nervoso e senta quella strana tensione; lo percepisco dai suoi movimenti rigidi, e dagli sguardi allusivi che ogni tanto mi lancia da sotto in sù. Che anche lui stia pensando la stessa cosa?
Se prima credevo di non aver fatto buona impressione su suo padre, adesso posso dire di essere nella sua  personale lista nera. La situazione è decisamente peggiorata!
‘Diavolo.’ penso, in preda al panico, ‘Adesso penserà che sono venuta qui, solo con l’ intenzione di saltare addosso a suo figlio!’
Arrossisco, al pensiero di quanto è successo di sopra. Mi sento ancora un po’ frastornata, e soprattutto molto confusa  dalle mie stesse sensazioni…
L’ unica cosa che so, è che adesso non potrò più entrare nella stanza di Otani, senza arrossire violentemente.
Mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere…  se il signor Otani non ci avesse interrotti…
“Ti piace la zuppa, cara?”
La voce gentile della signora Otani spezza quel silenzio, facendomi sobbalzare all’ istante. Sento le mie guance andare a fuoco.
“S-si! Mo-moltissimo! E’… tutto squisito…” ridacchio nervosamente, portandomi automaticamente  il cucchiaio alle labbra.
Con la coda dell’ occhio, vedo Otani sospirare impercettibilmente, elevando gli occhi al cielo.
“Dimmi, come va’ con gli studi? At- chan ci ha detto che frequenti l’ accademia per aspiranti stilisti, non è vero?”
Corrugo la fronte, perplessa:  Ha parlato di questo con la sua famiglia?
Mi volto a guardare Otani, sorpresa, ma lui rimane concentrato sulla sua zuppa, sviando il mio sguardo. Noto alcune chiazze rosate solcargli gli zigomi.
Sento il sorriso spuntarmi sulle labbra, mentre mi rivolgo di nuovo a sua madre.
“Adesso bene, grazie... Si, infatti, la ‘Bunka Fashion College’... ”
“Oh, ne ho sentito parlare!” esclama Midori, “E’ una scuola molto impegnativa! Ho sentito che gli studenti sono praticamente tutti in competizione, pur di mettersi in luce farebbero qualsiasi cosa! E' vero?"
"Ehm, già..." rispondo solamente, ricordando anche troppo bene le arpie che mi sono capitate come compagne di corso.
"Da quella scuola escono gli stilisti migliori del Giappone, se non addirittura del globo!" spiega alla madre, entusiasta, "Per non parlare delle borse di studio interculturali che offrono, anche per studiare all' estero."
Mi esce una risatina nervosa,"Davvero? Non lo sapevo, eh eh eh...!"
Trasalisco bruscamente, non appena intercetto l' occhiataccia furente che mi rivolge il signor Otani.
Oh, porca miseria. Ma perché la mia boccaccia agisce sempre prima del cervello??!
Midori annuisce, non accortasi di nulla, “Devi essere bravissima per frequentare un’ accademia così prestigiosa…” prosegue poi,  rivolgendomi uno sguardo carico di ammirazione.
“E’ così, quindi? Vorresti diventare una stylist?”
“Eh…” mi sento un po’ in imbarazzo, per quel termine. Non mi si addice granché.
“B-bè…” balbetto nervosamente, “A-a dire la verità, i-io avevo deciso di smettere di frequentarla..."
Il sorriso di Midori si affievolisce, "Oh... E come mai?"
Il signor Otani si lascia sfuggire un grugnito, che nessuno sembra sentire.
Ri-diavolo. Adesso penserà che sono una buona a nulla e che sono venuta qui solo con l' intenzione di saltare addosso a suo figlio!
Deglutisco, incerta se dire la verità o no, evitando con tutte le mie forze di guardare davanti a me.
"S-sono risultata ultima al test." ammetto infine, sconsolata. Quella sconfitta personale mi brucia ancora parecchio. "E... e poi..." mi volto istintivamente verso Otani, scoprendolo a fissarmi attentamente.
Abbassa subito gli occhi, con aria colpevole. Cavolo.
"M-ma... Ho ricominciato a seguire le lezioni e... " prendo un grosso respiro, "E grazie all' appoggio di Otani, ho deciso di non darmi per vinta. Ritenterò con il prossimo test, e riuscirò a superarlo. Ne sono certa." la mia voce esce forte e decisa, questa volta.
Otani solleva lo sguardo, guardandomi con occhi carichi di sorpresa. Lancio un sorriso verso di lui, sentendomi sicura delle mie parole, come non lo sono stata per tutto il tempo in cui ho messo piede qui dentro.
E' così. Se non fosse stato per quello che mi ha detto quella sera ed il suo appoggio, probabilmente non avrei ripreso le lezioni, né tantomeno la decisione di impegnarmi così duramente, proprio come sta facendo Otani. E' grazie a lui, che adesso ho più fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Ed è la prova che ho davvero bisogno di Otani, della sua presenza, del suo sostegno.
Senza di lui, mi sentirei persa.
"Non è facile, ma… è quello che voglio fare. Anche se non mi si addice m-molto, lo so…”  esito, in imbarazzo, sentendo gli occhi di tutti puntati su di me. “Però, ecco… I-il fatto è che… mi piace. Anche se è diventato da poco il mio sogno… p-penso di potercela fare. I-insomma, penso che mi piaccia vestire la gente… al meglio. Ed avere l' appoggio di Otani, significa molto per me. Mi impegnerò al massimo, questa volta.”
I miei occhi non si sono staccati nemmeno per un secondo da quelli di Otani, e mi trattengo dal mettermi a ridacchiare, non appena lo vedo arrossire alle mie parole.
"Umpf."
Un suono burbero di uno sbuffo infastidito, spezza quella docile atmosfera, facendomi bruscamente ritornare a quella tesa di poco prima.
Vedo il mio ragazzo voltare di scatto la tesa verso suo padre, corrugando la fronte.
Faccio di nuovo finta di niente, tesissima come una corda di violino.
"Hai fatto la scelta giusta, cara." mi sorride gentilmente la signora Otani, che non sembra essersi accorta di nulla.
"Brava Risa!" mi sorride Midori, anche lei ignara, "At-chan è molto fortunato ad avere una ragazza come te!"
Cerco di sorriderle timidamente, incerta se il fastidioso malessere allo stomaco che sento, sia dovuto alla reazione del signor Otani, o al fatto di non aver toccato cibo.
"E frequenti le lezioni giornalmente, adesso?" mi domanda ancora la signora, cercando, lo so, di non ricadere nuovamente in un silenzio imbarazzante.
Annuisco, "Si, la mattina. Il pomeriggio vado a lavoro..."
"Oh, lavori?" chiede, piacevolmente sorpresa, "E che lavoro fai?"
Noto il signor Otani sollevare il volto, interessato. Cerco di ignorarlo.
"G-già. Faccio la cameriera all' Ikebe Cafè..."
"L' Ikebe Cafè?... Ma è praticamente dietro l' angolo!" esclama Midori, per poi lanciare un' occhiataccia al fratello, "Non ne sapevo niente. Sarei venuta a trovarti, qualche volta..."
"Ah, in realtà lavoro part- time, anche ad orari assurdi, a volte..." mi affretto a spiegare, "Perciò..."
Questa volta lo sbuffo infastidito del signor Otani, attira l' attenzione di tutti.
"Papà... c' è qualcosa che non và?" domanda Otani, con una nota nervosa nel tono di voce.
"No, nulla." si limita a rispondere lui, senza staccare gli occhi dal piatto.
Vedo Otani assottigliare lo sguardo, fissando il padre in modo truce.
"Nulla?" replica con voce gelida e sarcastica, senza staccare lo sguardo dal padre,"Ma se è dall' inizio della cena, che non fai altro che sbuffare ad ogni commento di Koizumi, come se ti dessero fastidio."
Midori trattiene bruscamente il respiro.
'Oh, cazzo!'  penso, in preda al panico, 'Se n' è accorto, allora...!'
Si è accorto di tutto...
"Se hai qualcosa da dire a Koizumi, diglielo e basta, senza comportarti in questo modo assurdo!"
"At- chan..."
 Il sibilo carico di nervosismo della madre si sente a malapena, perché Sumiko prende ad abbaiare sguaiatamente, avvertendo che la tensione è ormai agli sgoccioli.
Tengo gli occhi puntati sulla tovaglia. Voglio scomparire. Voglio che un buco nero mi risucchi in quest' istante...
Midori, evidentemente in un tentativo disperato di salvare la situazione, si alza dalla sedia e si schiarisce nervosamente la gola, sfoggiando un sorriso smagliante.
"Ehm... Bene!" esclama, con voce stridula, "Ora che siamo riuniti qui tutti a tavola, vorrei fare un annuncio important-"
"Dimmi, per caso ti ha dato fastidio qualcosa che ha detto?" rincara la dose Otani, senza prestar conto alla sorella. Non sembra intenzionato a lasciar correre.
"Ok, come non detto..." torna a sedersi lei, cupamente.
"Illuminami per favore, perché io non capisco! E ad essere onesto, mi stai facendo salire i nervi con il tuo atteggiamento! "
'No, Otani...',  penso, preoccupata.
"Assolutamente no." risponde il padre, impassibile.
"E allora qual' è il problema?" sbotta Otani, frustrato.
"No, intendevo che non ho niente da dire." risponde l' altro, in modo brusco, "Per quanto mi riguarda, questa cena è finita." dice poi, alzandosi dalla sedia.
"Papa!"
Otani si solleva su immediatamente, furioso.
"Come sarebbe a dire è finita??! Koizumi è ancora seduta a tavola, non puoi andartene così!! Chiedile subito scusa...!"
"Otani, lascia stare..." lo tiro per un braccio, cercando di farlo sedere, e lui si volta a guardarmi.
"Ma-!" si blocca nuovamente, notando i miei occhi lucidi.
"Per favore..." sussurro, con voce incrinata.
Mi fissa ancora un secondo, prima di sedersi nuovamente. Sembra ancora furioso e sconvolto.
Evita di guardarmi, così come la madre e la sorella.
Sento il mio cuore tambureggiarmi furiosamente dentro il petto, per quanto è successo. Mi sembra di essere in un incubo. Stringo i pugni sulle gambe. Ho voglia di piangere, ma non lo faccio.
Sono presa dall' impulso di alzarmi da quella sedia e andarmene da lì, all' istante.
Ma devo restare. Per Otani.
 Lo ferirei, se decidessi di andarmene proprio adesso. Perciò deglutisco e faccio un paio di respiri profondi, per cercare di calmarmi.
E' ritornato il silenzio, ed ormai nessuno ha più voglia di fingere sorrisi.
Non mi sono mai sentita più a disagio, estranea e fuori luogo, in tutta la mia vita.
Voglio tornare a casa.





 
***



 
Abbandono la borsa sul pavimento, buttandomi a peso morto sul letto.
Finalmente nella mia stanza.
Sospiro sollevata, abbracciando il cuscino. Che serata… Da non ripetere mai, mai più!
Per fortuna il peggio è scampato. Non che ci sia qualcosa da poter definire 'meglio', comunque.
Dopo che il signor Otani si è alzato dalla sedia e se n' è andato, chiudendosi nel suo studio, più nessuno ha osato parlare di ciò che era appena accaduto, e la conversazione si è spostata in terreni meno pericolosi, come se non fosse successo nulla.
La signora Otani non ha fatto che elogiare per tutto il tempo  la torta che avevo preparato, sperticandosi in lodi riguardo le mie -a suo dire- indubbie qualità di pasticcera. Era tutta un 'Delizioso!' di qui, e un 'Bravissima!' di là, ed altri complimenti esageratamente enfatici, palesemente volti a scusare (anche se in modo indiretto), il bizzarro atteggiamento del marito.
Midori- san, dal canto suo la assecondava, esprimendo tutta la sua - esagerata- contentezza nell’ avermi lì a cenare insieme a loro, e insistendo perché mi riaccompagnasse a casa.
Io ho provato a farle notare che casa mia non è poi lontanissima, e che potevo benissimo arrivarci a piedi da sola. Ma dato che si è offerta così generosamente ( * mi ha rivolto uno sguardo a dir poco omicida), non ho saputo proprio dirle di no (* me la sono quasi fatta sotto dalla paura), accettando il suo invito di buon grado (* ho dovuto rassegnarmi al peggio).
Solo una volta in macchina ha incominciato, sull’ orlo del pianto, a ricoprirmi di profonde scuse per "l' imperdonabile comportamento di quel vecchio bacucco", mostrandomi quanto era sinceramente dispiaciuta e mortificata.
Quelle scuse non hanno fatto altro che farmi sentire ancora più a disagio di quanto già non fossi, così mi sono limitata a sorridere e ad annuire ad ogni parola, dondolando la testa come quel cagnolino nel lunotto posteriore dell' auto, in più sfoggiando il peggior sorriso rassicurante della Terra, non sapendo davvero cosa dire, né cosa pensare.
Nella mia mente, in quel momento, c’ era solo l’ immagine tetra di Otani, ancora abbandonato fiaccamente sulla sedia, lo sguardo vuoto perso dentro il piatto integro davanti a sé.
Non ha più detto una parola, né mi ha guardata una sola volta, da quando suo padre aveva lasciato la stanza.
E' rimasto così, fermo e zitto per tutto il tempo, accettando silenziosamente di assaggiare la torta; ma dopo la prima forchettata è rimasto a fissarla intensamente, con la posata a mezz' aria e una profonda ruga che gli solcava la fronte, adottando uno sguardo concentrato, quasi cercasse di disintegrarla anziché mangiarla.
Io ho cercato continuamente il suo sguardo, tentando  di decifrare i suoi pensieri. Ma niente, si è rifiutato categoricamente di guardarmi.
Quando - finalmente-  me ne sono andata, preceduta da Midori, mi ha salutata facendomi solo un cenno da lontano, agganciando una mano dietro il collo, ad occhi bassi.
Forse temeva ci fosse suo padre nei dintorni? O può essere che sia arrabbiato con me...
'Oh no!' penso, in preda allo sconforto. E se fosse davvero arrabbiato con me, per quello che è successo con suo padre?
Non gli piaccio, è chiaro come il sole. A suo padre, intendo.
Dopo quello che è successo, non vorrà che rimetta più piede in quella casa, ne sono sicura... Persino il cane mi odia!
Ma nonostante questo, non posso fare a meno di chiedermi: Dove ho sbagliato?
Che cosa ho fatto di così male, da meritarmi un’ accoglienza tanto fredda e ritrosa, da parte del signor Otani? ; di così grave, da attirare quello sguardo gelido e contrariato, costantemente su di me?
'Beh', penso, rispondendomi subito, 'D’ altronde, mi ha visto avvinghiata a suo figlio… avrà tratto conclusioni errate....’
E' così quindi? Si è fatta un' idea sbagliata sul nostro rapporto?...
All' idea, mi sento arrossire violentemente.
Mi avrà presa per una sorta di mangiatrice di uomini (un' 'accompagnatrice purosangue' , per l' appunto), particolarmente infida e manipolatrice, che ha preso di mira suo figlio con l' intento di prosciugarlo dei suoi beni materiali, spillandogli fino all' ultimo centesimo dei suoi risparmi, e che col potere subdolo e cinico dell' inganno, lo conduce in un inferno di perdizione...
Nello stesso istante nella mia mente, inizia a formarsi vividamente l' immagine della mia doppelgänger perfetta, una sorta di mia gemella maligna e sensuale che, tutta manierosa e vestita, pardon: svestita di strappi e retini, accompagnata dalla melodia suadente di 'Hot Stuff' di Donna Summer, si avvicina ad Otani e lo spinge con uno slancio sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lui, e sussurrandogli con labbra rosse cangianti, ad un centimetro dal suo orecchio:  "Tesoro, ti ringrazio per la Citroën, la desideravo tanto. Eccoti il mio premio..."
... Aaaaaaarrrrrggghh!!!
No, no, NO! Questa non sono io!! 
Mi afferro i capelli in preda al panico, mentre quella scena sconvolgente svanisce in una nuvola di fumo.
Mi sento male solo ad aver pensato ad una cosa simile! E al pensiero che il signor Otani possa credere che una cosa de genere sia fattibile, mi sento ancora peggio!
E se davvero pensasse che mi stia approfittando della gentilezza e genuinità di Otani? Crede che, solo perché sono più alta di suo figlio, possa in qualche modo avere un qualche controllo su di lui? O forse è perché non sono ricca e sono una semplice cameriera, il motivo per cui non gli vado a genio?
In fondo, il signor Otani è un uomo di un certo spessore, visto il lavoro che fa, e di certo non vorrebbe mai che suo figlio stia con una persona che è a) più alta di lui, b) senza progetti solidi per il futuro, né opportunità di carriera e c) priva di ogni minima traccia di charme.
Forse, semplicemente, ha capito che suo figlio sta con un’ inetta buona a nulla, piena di sogni e speranze, ma che fallisce ancora prima di cominciare.
Sicuramente, deve pensare che non sono adatta per stare con Otani. Che non sono la persona giusta per lui, e che non sono in grado di renderlo felice. In fondo, come posso biasimarlo?
E' chiaro che per suo figlio, voglia il meglio. Una persona seria e con la testa sulle spalle. Non la seconda parte di un duo comico, sgraziata, che inciampa dappertutto, e che fa sembrare suo figlio un soldo di cacio,  non appena gli si accosta di fianco...
Mi esce un sospiro fiacco. Non so più cosa pensare, davvero…
E se stessi decisamente ingigantendo la cosa? Forse ha solo avuto la giornata storta, tutto qui.
Forse dovrei semplicemente dimenticare quello che è successo stasera, e non farmene un problema; dovrei dire che no, non m' importa se non mi accetta come ragazza di suo figlio. Non sono affari suoi infondo, e comunque io ed Otani non smetteremo di vederci solo perché suo padre non sembra approvare la cosa.
Ma in realtà, ad essere onesta... mi importa. Mi importa tanto...
Senza pensarci, mi porto la mano sinistra davanti agli occhi, accorgendomi immediatamente dell' assenza dell' anello.
Buffo come, nonostante non ci sia più, lo riesca a percepire con più chiarezza adesso, di quando lo sfoggiavo fieramente. Sono stata così sciocca a romperlo...
Mi sembra strano, ingiusto ed innaturale non portarlo più al dito. Mi sembra... sbagliato.
#"NON TOCCARMI MAI PIU'!"#
Mi lascio sfuggire un sonoro sospiro.
Tanto è inutile rimuginare su questo, adesso. Quel che è passato è passato. Non serve a niente rimproverarsene ancora.
Ma perché ogni volta che ci penso... rivedo chiaramente gli occhi del signor Otani, che mi fissano con disprezzo e diffidenza?
Ripenso nuovamente ad Otani, e alla sua reazione allo strano comportamento del padre. Sembrava... così furibondo.
E per la fretta di andarmene, vigliaccamente, non l' ho neanche salutato come si deve...
Spero tanto... che non ce l' abbia con me...
*E' in arrivo una super telefonata! E' in arrivo una super telefonata!*
Con un sussulto, mi sporgo istantaneamente dal letto, agganciando la borsa con dita tremanti dall' emozione, sapendo per certo che c' è solo una persona che può chiamarmi in questo momento.
 
- Chiamata in arrivo -

Da: Otani
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"Pro... Pronto? Otani...?" rispondo, con voce fievole per essere rimasta in silenzio tanto a lungo.
In realtà mi è venuto il mal di testa, per tutti quei pensieri. O forse è solo la stanchezza, non so.
"Koizumi..." mormora lui dall' altra parte, con voce incerta, "Ti ho svegliata?..."
"Eh?..." lancio automaticamente un' occhiata alla sveglia: Mezzanotte passata?!
Davvero ho pensato così a lungo?? Devo aver subito una mutazione genetica di livello S! O forse sono i morsi della fame che si fanno sentire...
"No, no..." rispondo in fretta, interrogandomi sul motivo per il quale abbia deciso di chiamarmi a quest' ora. Anche se in fondo, posso immaginarmelo.
"Ah. O-Ok, bene..." sembra volermi dire qualcosa, ma è esitante, "Ehm..."
'Ti prego, ti prego, fa che non sia arrabbiato con me...!'  penso angosciata, il battito del mio cuore accelerato dall' ansia.
"Sei... Sei arrabbiata?" esala infine, con la voce intrisa di preoccupazione.
Eh?
"A-arrabbiata...?" chiedo, perplessa.
Perché mai dovrei essere... Aspetta, pensa che sia io ad essere arrabbiata con lui??
"No!" esclamo, decisa, "Non sono affatto arrabbiata...!"
"Dici davver-?"
"Scusami, Otani." le parole escono fuori prima che possa controllarle.
"Ma che...? Scusarti?" domanda, palesemente confuso, "E per cosa?"
"I-io ... Scu-scusami, devo aver fatto qualcosa di sbagliato p-per..."
"No, non dire altro." mi interrompe bruscamente, "Non hai fatto niente di sbagliato, capito? La colpa è solo di mio padre... All' improvviso deve essersi bevuto il cervello! Non hai niente da farti scusare, tu."
Ok, adesso si che è arrabbiato.
Scuoto la testa, cercando di protestare, "M-ma-!"
Sospira di nuovo, questa volta rumorosamente, "Smettila, va bene? Sono già abbastanza nervoso, anche senza che tu ti dia colpe ingiuste."
Mi lascio andare anch' io ad un sospiro, arrendendomi miseramente. Quando Otani è così, meglio non contraddirlo.
"Hai... dimenticato un fermaglio a casa mia." mi informa ancora di malumore, dopo qualche istante di insolito silenzio.
Uh?. "Fermaglio...?" domando, tastandomi automaticamente i capelli: Ne trovo solo uno, ma ce ne dovrebbero essere due.
"Si, è viola..." conferma lui, con voce atona, "Sono certo che sia tuo, perché ho chiesto a mia sorella e non lo riconosce. E poi..." fa una pausa, come quando è in imbarazzo, "Uhm... Era sul mio letto..."
Arrossisco furiosamente, ripensando subito a ciò che è successo nella sua stanza, a come sono finita sopra di lui e... bè, tutto il resto.
'Ma certo!' penso, schiaffandomi una mano sulla fronte, 'Il fermaglio dev' essermi scivolato via dai capelli quando... quando sono finita addosso ad Otani!...'
A quel pensiero, mi sento arrossire ancora di più.
"Oh..." farfuglio solo. Poi, sorrido.
Sono sicura al cento per cento, che abbia deciso di chiamare con la scusa del fermaglio, solo per sentire come sto.
Che sciocca pensare che fosse arrabbiato con me!...
"... Sei sicuro che non sia uno dei tuoi, invece?" cinguetto, sfottendolo un po', "Mi pare che anche tu usi i fermacapelli, At- chan!"
Lo sento sbuffare, "Li uso solo quando gioco a basket, scema. E no, non è uno dei miei. Il viola farebbe a pugni con il colore dei miei capelli, non credi?!"
Scoppio a ridere, senza poterlo evitare. Dopo un attimo di stupore, alla fine anche lui cede, abbandonandosi ad una breve risata.
'Non c' è niente di meglio dl suono della sua risata', penso. E' così calda, avvolgente...Rassicurante. Mi riempie di gioia e positività.
In meno di un attimo, mi sono già dimenticata di tutta la faccenda di suo padre e della cena andata in malora, felice di potermi godere il suono più bello del mondo, anche attraverso una rete mobile!
"Sei matta..." mormora lui, con voce insolitamente affettuosa.
Mi sento arrossire, "E tu uno scemo..." replico, con un sussurro carico di altrettanta dolcezza.
"Mai quanto te..."
"Sai di cosa mi sono appena resa conto?" chiedo, senza che il sorriso abbandoni le mie labbra.
Lo sento ridacchiare, "Non mi dire che ti sei resa conto solo ora di essere una scema!"
Sbuffo, sbrigativa, "Mpf, no."
" ... Cosa?" domanda dopo un breve attimo.
"Che non mi hai mai chiesto quale sia il mio colore preferito."
Soffoca una risata, "Perché c' è anche da chiederlo? E poi, neanche tu me l' hai mai chiesto... Secondo te qual' è?"
Rispondo senza riflettere, "Uhm, l' arancione."
Lo sento sorridere, "... Esatto."
"Ah! Lo sapevo!" esulto, per poi aggiungere, con voce fastidiosamente nasale, "Sei così prevedibile! I palloni da basket sono arancioni, e a te guarda caso piace l' arancione!"
"E questo che cavolo c' entra?" sbuffa lui, "I palloni da basket sono di un arancione scuro, quasi marrone... a me invece piace la tonalità più accesa, che và sul rossiccio."
"Tipo tardo tramonto?" faccio io, con un sorrisino sornione, arricciandomi una ciocca rossiccia tra le dita.
"Uhm, già..."
Mi rivolto a pancia ingiù e sollevo le gambe, accovacciandomi contro il cuscino.
"Indovina il mio adesso." lo incalzo, con tono di sfida, "Tanto non lo indovini."
Ci mette meno di un istante a rispondere.
"Anche il tuo è l' arancione."
"Ah! Visto non hai-!... Eh?!"
Mi sollevo istantaneamente a sedere, stupita.
"Anche il tuo colore preferito, è l' arancione. " ripete, con voce flautata.
Cavolo! Ha... ha indovinato!  Ma come ha fatto?! Eppure non mi sembra di averglielo mai detto!  Legge nel pensiero, forse?!
Mi aspettavo che anche lui desse una risposta ovvia tipo, che so, il rosa, non che indovinasse al primo colpo!
Mi acciglio, perplessa, "Ma... ma come hai...?"
"Sei così prevedibile!" mi fa il verso beffardo, per poi schioccare la lingua, "Ti conosco troppo bene, Koizumi. Davvero pensavi che non lo sapessi? A parte che la tua stanza è stracolma di roba arancione, ci ho fatto caso l' altra volta, come la maggior parte del tuo guardaroba, d' altronde. E poi..." sembra divertito, "... La nostra compatibilità non potrebbe essere del 100%*, se non avessimo preferito lo stesso colore."
"Umpf, sei un imbroglione. "sbuffo io a quel punto, contrariata, "Hai indovinato solo per via di quel test. E comunque non è proprio lo stesso. A me piace l' arancione-"
"... Chiaro." risponde lui per me, "Quello più tenue, dalle sfumature che vanno sul giallo. Giusto?"
Per la sorpresa, mi sto zitta e muta per cinque secondi buoni. Infine sorrido, sollevando un sopracciglio.
"Ammirevole, sensei."
"Hai visto? Sensei si accorge di tutto." anche lui sembra sorridere.
"Aaah, uffaa...!" fingo esasperazione, buttandomi nuovamente sul letto, "Ci dev' essere pur qualcosa che non abbiamo in comune!"
"A parte l' altezza?"
"Ovviamente."
"Bè..." pare pensarci su, "A me non piacciono le carote..."
"Neanche a me piacciono."
"... I film western?
"Accettabili."
"Senza Clint?"
"Vuoi scherzare?!"
"Cavolo. E la papaya?"
"A cubetti, con miele e limone."
"Senza zucchero?"
"Neanche un grammo."
"Ah! No, aspetta, l' ho trovato!" fa lui, esultante, "A me piacciono i cani, e a te no... e anche tu sei fissata con quegli aggeggi conigliettosi, che io non sopporto. Che ne pensi?"
Ci rifletto un attimo, poco convinta, "Mmm, non è che i cani non mi piacciano... mi fanno solo paura quelli grossi. Quelli piccoli sono carinissimi! Ed ammettilo, anche a te piacciono i coniglietti... Insomma, come possono non piacerti?? Sono così teneri e batuffolosi!!..."
"Infatti non parlavo dei conigli di per sé, ma solo dei tuoi aggeggini strambi... Che razza di persona sarei, se disprezzassi i coniglietti??"
"Concordo in pieno!" sorrido, poi sospiro, "Quindi è così. Non c' è proprio niente da fare, mh? Siamo davvero compatibili al 100%..."
"Bè, non proprio..." si oppone ostinatamente lui, "Ci piacciono le stesse cose, è vero... ma non tutte allo stesso modo. Se così fosse sarebbe noioso." replica, con una secca risata, "In fondo... sono le sfumature che fanno la differenza. Non credi?"
Rimango talmente spiazzata dalla semplicità della sua risposta, da non sapere cosa ribattere. Sento il mio sorriso allargarsi d' ammirazione.
"Però, At- chan! E tutta questa saggezza?! Puoi uscirtene con frasi del genere?!" ridacchio, spudorata. Mi diverto a prenderlo un po' in giro.
"Umpf..." brontola, infastidito, "Scema. Non è mica la prima volta, che dico una frase sensata... Perché, è suonato strano?" domanda poi, con una nota appena accennata di preoccupazione.
Cerco di tenere a freno le risate, rispondendo con sincerità: "No. Anzi, sapeva molto da adulto. Sai, suonava... virile."
Dopo un attimo di pausa, lo sento schiarirsi impercettibilmente la gola.
"Ah. E' così, quindi..."
"Già..." mi viene da ridere, ad immaginarmi la sua faccia buffissima come quando è imbarazzato.
Si schiarisce nuovamente la gola, provando -a suo parere- un tono basso e seducente.
 "Bè, io sono virile... Non pensi?"
"Woha, frena l' entusiasmo Macho- man! I nanetti come te non dovrebbero darsi tutte queste arie!"
"TU-!" esclama, irritato, "Prima mi dici che sono virile, e poi mi dai del nanetto?? Ma ti pare?!"
"Bè, una cosa non esclude l' altra!" replico, cercando di contenermi.
Ho una gran voglia di scoppiare a ridere, ma se lo facessi lui si arrabbierebbe tantissimo! Sono sicura che se fossimo faccia a faccia, mi avrebbe già dato un bel cazzotto in testa!
"Sei-! Argh, lasciamo perdere!" sbotta, palesemente incazzato.
Del resto è comprensibile. Ogni volta che flirtiamo, non faccio altro che uccidere il suo entusiasmo con le mie solite cavolate! Ma davvero, non resisto a prenderlo in giro così, è troppo divertente! Chiunque al mio posto farebbe lo stesso, ci giurerei!
"Su, su, stavo scherzando..." borbotto, dopo che le risate sono scemate.
"E vorrei vedere." brontola lui in risposta, corrucciato.
Poi , sospira, "Senti... Mi dispiace tanto. Sai... per mio padre..." la sua voce adesso, è sinceramente dispiaciuta.
"Oh... Tranquillo non fa niente..." sorrido con voce rassicurante.
Ad essere onesta, dopo questa chiacchierata mi sento decisamente più serena ed ottimista. Sono tornata in me.
"Sicura che sia ok...?" mi domanda, ancora titubante.
"Si..." rispondo in fretta, senza pensarci,  "... Basta che fai scomparire quella stupida foto." aggiungo, in tono più serio, caricando la frase di minaccia ed avvertimento.
Per tutta risposta soffoca una risata, "Puoi scordartelo, la foto rimane dov' è." enuncia, spavaldo.
"Aaahh, ma perchéé??" piagnucolo lamentosamente.
"Ne riparliamo domani, va bene?" replica, in tono spiccio.
"Sai, non so fino a che punto ti convenga aspettare fino a domani, sarò sicuramente più sveglia di quanto lo sia ora." ribatto, sarcastica.
Sospira esasperato, e me lo immagino sollevare gli occhi al cielo.
"D' accordo, ti lascio riposare adesso. Devi essere stanco." mormoro, comprensiva.
Di questo passo andremo avanti per tutta la notte, parlando del più e del meno fino all' alba. Non sarebbe neanche la prima volta.
E domani dobbiamo entrambi alzarci presto per andare a lavoro. Che strazio. Lavorare di domenica mattina: Un sogno.
"Ci sentiamo domani?"
"...Ok." risponde solo lui, dopo una breve pausa.
"Ok..."
Sono pronta per staccare la chiamata, quando tutt' ad un tratto lo sento chiamarmi.
"...Risa." la sua voce è poco più che un fievole sussurro, ma deciso.
Mi sento arrossire per il fatto che mi abbia chiamata col mio nome, così all' improvviso. Ultimamente lo fa più spesso del  normale... Non che la cosa mi dispiaccia, anzi.
"Si?"
"No, solo... Ecco..." farfuglia. Sembra... agitato?
"Ecco... I-io..."
"Cosa?" lo esorto allora a parlare, confusa.
"Io...Ti amo." sussurra, pianissimo, "Lo sai, vero?"
Sento il mio cuore esplodermi nel petto.
Gioia.
Pura semplice, ed immensa gioia.
"Si." sorrido dolcemente, il labbro inferiore che trema dall' emozione, "Certo, certo che si. Anch' io..." rispondo in un sussurro soffocato, commossa.
"Bene..."  replica, anche lui roco, sicuramente imbarazzato quanto me.
"Ci sentiamo domani, allora. Buonanotte..."
"Buonanotte, Otani."
Stacca la chiamata, ed io rimango con il cellulare ancora attaccata all' orecchio, con un sorriso da ebete stampato in viso.
Vorrei ridere, saltare, urlare e cantare, cantare  a squarciagola a più non posso!
Ma sono così felice, che neanche riesco a muovermi. Nemmeno a respirare.
#"Io... Ti amo. Lo sai, vero?"#
Scemo. Come puoi pensare che non lo sappia? Credi davvero che possa pensare il contrario?...
Abbandono le braccia lungo i fianchi e mi distendo infine sul letto, osservando il soffitto con aria sognante, mentre una miriade di farfalle variopinte svolazzano allegramente dentro il mio stomaco, e i battiti del mio cuore non accennano a diminuire.
'Si. Otani mi ama.' penso sopraffatta dalla felicità. Di tutto il resto non mi importa.
Non deve importarmi.





 
***




 
POV Otani




Premo il tasto di interrompi chiamata, e mi porto entrambe le mani a coprirmi il volto paonazzo.
L' ho fatto davvero? Le ho davvero di nuovo detto che la amo?...
Mi esce un sospiro lento. Mi sto decisamente rammollendo. Eppure è strano, ma ho sentito di doverglielo dire. Anche se non so bene perché.
Sento ancora la sua risata argentina risuonarmi nelle orecchie. Che sollievo sapere che non è arrabbiata con me...
Allontano le mani dal volto mentre mi appoggio al ripiano della cucina, perdendomi ad osservare l' immagine sul display del cellulare: Una foto che raffigura me e Koizumi che facciamo la posa di Umibozu, scattata quest' estate.
Senza rendermene davvero conto, passo delicatamente il pollice sull' immagine di lei, desiderando di poterla accarezzare davvero, come in questo momento...
Cavolo... Ma perché, perché proprio tu, tra tutte, sei la sola capace di stritolarmi il cuore così forte?...
"Atsushi, non mi dirai che hai intenzioni serie, con quella ragazza."
Sobbalzo, al suono di quella voce. Con studiata lentezza, mi volto infine a fronteggiare mio padre, palesandogli tutta la mia irritazione.
"D' accordo, non te lo dirò, se vuoi! La cosa non ti riguarda affatto!"
Lui si scalda subito, "Ehi, ragazzino, ti ricordo che sono tuo padre! Portami il dovuto rispetto!"
"Ed io ti ricordo che non sono più un ragazzino!" controbatto, a denti stretti, "Si può sapere qual' è il tuo problema?"
"Problema?" fa, con sguardo confuso.
"Si! Sbuffi in quel modo, ti alzi e te ne vai... Ti sembra una cosa normale, comportarsi in questo modo con un' ospite?!"
"Ti sbagli. Non ho problemi con nessuno."
"Ah, no? Non si direbbe." replico, con una punta di ironia, "Solo perché tu lo sappia, stasera sei tu che mi hai mancato di rispetto. A me, e alla mia ragazza. Se non rispetti lei, non rispetti me."
"E pensi di meritartelo, dopo questo?" domanda gelidamente, porgendomi il foglio bianco, che fino ad ora non ho notato tenesse in mano.
Lo afferro tremante, consapevole che una parte di me sa bene di cosa si tratti.
 
 

 
Università di Osaka (APRU, AEARU)
*** "Vivere localmente, crescere nel mondo" ***

 
-Risultati esami scritti
 
- Sig. Otani Atsushi, in base ai termini di giudizio posti in sede a Suita,(Osaka) in data odierna, siamo spiacenti di informarla che...

 
Merda.
"Hai frugato nel mio cassetto?!" urlo, infastidito ed indignato. Come si è permesso di ficcanasare tra le mie cose?!
Mi ignora spudoratamente, "Scommetto che è successo perché avevi sempre in testa quella ragazza. Ho ragione?"
Ugh. Come ha fatto mio padre a capirlo?! Accidenti!
Mi paralizzo, mentre il rossore rabbioso sulle mie guance, si tramuta in qualcos' altro.
"T-ti sbagli, quello è stato solo un problema mio. Non provare a dare la colpa a Koizumi, lei non c' entra niente! Sto studiando sodo per ridare quell' esame-!"
"Si, ho notato." mi interrompe, sarcastico, "Stavi davvero 'studiando' molto da vicino il viso di quella ragazza, quando eravate soli nella stanza."
Sento il mio viso andare a fuoco, al pensiero di quello che è successo di sopra. Io e Koizumi non avevamo mai avuto un contatto così... ravvicinato.
Mi sembra ancora di sentire i suoi fianchi rigidi attorno ai miei, il profumo delicato dei suoi capelli, le guance rosso brillante, e quello sguardo languido ed impaurito, da cerbiatta.
Tutto, tutto di lei, in quel momento emanava fragilità e candore. E già lo so che rivedrò quel suo viso, stanotte.
Averla così vicina, devo ammettere che mi ha fatto... uno strano effetto. Ricordo di aver imprecato mentalmente contro la porta che veniva spalancata, e contro di me, per non aver pensato di chiuderla a chiave.
E poi, quelle labbra. Sembravano così morbide, mentre si avvicinavano alle mie, così... invitanti...
Rendendomi conto di stare arrossendo furiosamente, per di più di fonte a mio padre, cerco di rinsavire da quei pensieri e tornare al presente, ormai consapevole che d' ora in avanti, occuperanno la mia mente molto più di quanto non voglia.
"Que- questi non sono affari tuoi..."
"Sono solo preoccupato per te..." mi fissa attentamente, ed io cerco in tutti i modi di evitare il suo sguardo. Sto incominciando a sentirmi a disagio.
"Ti vedo molto preso da lei, e questo mina alla tua concentrazione. Non voglio vederti fallire di nuovo..."
"Non fallirò stavolta..."
"Devi pensare alla tua carriera, e al tuo futuro..."
"Lo faccio già, non c' è bisogno che me lo dica tu!"
"... Sono queste le cose che contano." non sembra starmi a sentire, "Hai già perso troppo tempo con le sciocchezze."
"Sai, la cosa ti sorprenderà, ma nella vita ci sono cose più importanti della carriera." ribatto, con una nota d' acidità.
Solleva un sopracciglio, scettico, "Oh, davvero? Per esempio?"
Koizumi. Ecco un esempio. Ed io, Midori, la mamma...
Grugnisco, mordendomi la lingua e stringendo i pugni. Ormai la lettera giace completamente accartocciata e spiegazzata sul palmo della mia mano.
Papà scuote la testa, in segno di disappunto, "Fa' il serio, e vedi di passare l' esame questa volta. O ti toglierò i viveri, mi hai capito bene?"
Detesto quando mio padre mi tratta come un moccioso di cinque anni, o peggio, un perdigiorno che pensa solo a spassarsela. Mi fa intendere che non ha capito proprio un accidenti di niente di me. E questa cosa mi fa imbestialire. Ciononostante però, rimango zitto e sottomesso, lasciandomi mortificare.
"Bada bene ragazzo, non sarò contento fino a quando non avrai superato l' esame con un punteggio decente." prosegue duramente, "Ho già accettato il fatto che tu voglia diventare un misero insegnate d' asilo..."
"Elementari!"
"Quello che è. Il punto è che ho accettato la cosa, e voglio, esigo che tu ti impegni al massimo, intesi?"
Come se già non lo facessi, penso indignato. A questo punto, decido di smettere di fare il permissivo, ed affrontarlo.
"Ma tu lo sai che io non dormo più neanche la notte, per studiare?" sbotto, infastidito dalla sua totale mancanza di fiducia in me.
"Certo, se di giorno pensi alle cialtronerie sentimentali, è ovvio che ti riduci a studiare di notte." sbuffa lui, con aria di sufficienza, "Dì alla tua amichetta..."
"Ragazza!"
"Perfetto. Dì a quella ragazza..."
"Si chiama Koizumi! Risa Koizumi!"
"... Dille che vuoi prenderti una pausa, e che hai bisogno di restare concentrato nello studio per un po'. Almeno fino a quando non darai l' esame."
Rimango zitto ed allibito dallo stupore. Con che diritto, mio padre pensa di potermi imporre una cosa del genere?! Crede che Koizumi sia un interruttore, che posso spegnere ed accendere a mio piacimento?! Che ragionamento del cazzo!
"Sei fuori come un balcone, o cosa?!" sbotto, ormai al limite, "Pensi che possa chiederle di fare una cosa del genere?!"
Lui fa spallucce, "Perché no? In fondo anche lei ha bisogno di studiare, giusto? Vi farà bene stare lontani per un po', e cosa più importante, potrai studiare per l' esame senza intoppi. O la principessa è talmente presa da te, da non saperti aspettare?"
Lo fulmino con un' occhiataccia, per quelle ultime parole. Non mi piace il sottile sarcasmo con cui ha parlato. Di certo non è da uno che dice che non ha niente contro un' altra persona.
Non sa quanto si sbaglia. E di grosso, anche.
Non credo che esista un' altra persona capace di aspettarmi tanto a lungo di quanto abbia fatto lei. Con tutto quello che ha dovuto passare, per di più.
E non mi riferisco solo a queste ultime settimane. Da quando mi si è dichiarata, Koizumi non ha fatto altro che aspettarmi. Prima la mia risposta, poi, pazientemente, che mi innamorassi di lei. Probabilmente non lo sa, ma io ci penso spesso a questo.
Rimango comunque in silenzio, a soppesare le parole di mio padre, valutando la sua proposta.
Benché non vedere più Koizumi spesso come una volta, sia tuttora un tantino snervante, non ho nessuna intenzione di abbandonare gli studi. Ma non posso neanche rinunciare a lei, senza che ci siano conseguenze. Non ripeto mai lo stesso errore due volte.
Quindi devo solo imparare a conviverci, dosando entrambe le parti alla stessa maniera. Una cosa non deve necessariamente escludere l' altra. E comunque, ad essere onesto, riesco a concentrarmi di più adesso, di quanto non ci riuscissi settimane fa.
Stare lontani l' uno dall' altra, non è la soluzione. Ormai l' ho capito. Non le chiederò di aspettarmi ancora, vada come vada.
Intanto mio padre mi sta ancora fissando in silenzio, in attesa. Sospiro profondamente, torturandomi i capelli. Infine, rispondo.
"No."
Lui corruga la fronte, "No?"
"I-io non penso sia una buona idea, ecco."
"Perché?"
"Perché??" lo guardo, incredulo, "Mi stai seriamente chiedendo perché?? Perché è una cosa assurda, ecco perché!" replico, asciutto, "Dire alla gente cosa deve o non deve fare... non faccio queste cose, io." carico l' ultima parola di un pesante sarcasmo.
"Parlo sul serio, Atsushi. Che cosa ne sarà dei tuoi studi? Che farai, se non passerai neanche quest' altro esame, o i prossimi a venire?" mi guarda, assottigliando lo sguardo, "D' ora in avanti sarà dura, e non arriverai mai da nessuna parte, se continuerai ad avere la testa altrove..."
Distolgo lo sguardo da lui, scuotendo piano la testa. Non posso dargli torto su questo. So che è difficile... lo so. Ci convivo tutti i giorni. E' una mia responsabilità.
Posso comprendere il suo punto di vista. Capisco che possa essere... preoccupato, per i miei studi e per il mio futuro. Cerco ci mettermi nei suoi panni... ma lui non si mette nei miei, però.
Se solo ci fosse un modo, per fargli capire quanto io abbia bisogno di Koizumi...
"Che vuoi che faccia allora? Che le dica di aspettarmi fino alla laurea?!" sbotto, carico di sarcasmo.
"Non sarebbe una cattiva idea." replica lui serissimo. Poi aggiunge, in tono condiscendente, "Io... posso comprendere quello che stai passando..."
Aggrotto la fronte, un po' sorpreso, "Ah, si?..."
"Capisco che tu possa cercare delle... uhm... distrazioni, di questo genere. Sei giovane, e lo sono stato anch' io. Ma devi pensare alle tue priorità adesso. Se vuoi sapere come la penso, non potevi trovare momento peggiore per cercarti una ragazza..."
"Uho, uho, aspetta un attimo...!" lo fermo subito, sollevando una mano, intuendo la natura del suo discorso.
"Distrazioni? Cosa...? Guarda che non è mica una cosa del momento..."
Papà solleva un sopracciglio, evidentemente non capendo le mie parole. Perciò, mi spiego.
"Io e Koizumi... è da più di un anno che stiamo insieme." lo informo, scandendo bene ogni parola.
Pensava davvero che l' avrei portata qui stasera, se non fosse così?...
"Koizumi... per me non è solo una 'distrazione', come dici tu..." consapevole che le mie guance stanno velocemente diventando porpora, aggiungo svelto, "I-io ci tengo a lei, e tanto. M- mi piace, ok?"
Sto morendo di vergogna a dire tutte queste cose a mio padre. Ma non ho scelta, devo mettere le cose in chiaro.
Lui intanto non dice ancora nulla. Sembra esserci rimasto di sasso. Si starà chiedendo come mai non glie ne abbia parlato prima, presumo.
Bene, che ci pensi pure.
Prendo un grosso respiro, sperando vanamente di scrollarmi di dosso la tensione, ed incrocio le braccia al petto, "Per quanto riguarda i miei studi, non preoccuparti. Ho tutto sotto controllo."
"Sotto controllo un corno!” sbotta seccamente lui, “Vuole starti sempre appiccicata! Vi siete visti solo ieri, e già stasera è venuta qui… Come pensi di poterti concentrare sullo studio, se ce l' hai sempre tra i piedi?”
“Sono stata io ad invitarla a cena!” ribatto, accalorandomi, “E se proprio vuoi saperlo, ieri era la prima sera che uscivamo dopo tanto tempo. L' ho persino trascurata per via dei miei studi... Non sai quanto me ne sono pentito!”
"Male." protesta lui, con uno sguardo penetrante, "Hai fatto il tuo dovere."
Mi stringo nelle spalle, "Come vuoi, non è servito comunque a niente. Non chiederò mai a Koizumi di aspettarmi. E' una cosa che non farò mai, mai più!"
Mio padre rimane a fissarmi per qualche secondo senza dire nulla, accigliato e anche un po’ sorpreso dalla mia reazione.
Sollevo il viso, sostenendo il suo sguardo con tutta la determinazione e risolutezza di cui dispongo. Non mi sono mai sentito più sicuro delle mie parole.
“… Quindi, in parole povere, hai lasciato che lei la spuntasse, non è così?”
Corrugo la fronte, senza capire, “Co-...  In che senso?”
“Hai lasciato che ti facesse sentire in colpa per averla trascurata, quando studiavi per l' esame… Dico bene?”
“Lei non-...” mi mordo la lingua, furioso con me stesso. Perché mi rendo conto di non essere in grado di controbattere.
‘Lei non’, cosa?” domanda, fissandomi con occhi gelidi, “Non voleva farti sentire in colpa? Oh, era proprio quello che voleva, invece. Perché non riesci a capirlo?”
“Stavamo litigando, ok?!” sbotto, non riuscendo a trattenere la mia irritazione, “Abbiamo detto cose che non pensavamo! A-anch’ io volevo farla sentire in colpa…” ammetto infine, arrossendo dalla vergogna e dal rimorso.
Questa volta evito il contatto con i suoi occhi, tenendo lo sguardo basso, sicuro che da un momento all' altro dica ciò che temo di sentire sin da quando è iniziata questa conversazione.
"Non credo che quella ragazza faccia per te, Atsushi." decreta infine, con voce dura e tagliente quanto una lama d' acciaio inossidabile, "Per niente."
Me lo aspettavo. Sapevo che c' era qualcosa che non andava. D' altronde è mio padre, capisco sempre anche troppo bene, quando ce l' ha storta.
Alzo risolutamente lo sguardo, tenendolo ancorato al suo. Abbiamo la stessa altezza, per cui i nostri occhi si incrociano alla pari.
"E chi se ne importa?" faccio spallucce infine, ostentando indifferenza.
So cosa pensa. D' altronde, ci sono abituato.
Da quando stiamo insieme, io e Koizumi non abbiamo fatto altro che sopportare bisbigli di diffidenza ed occhiatine di pregiudizi. Di certo, non passiamo inosservati.
E sapevo, ne ero sicuro, che un uomo dalla personalità così rigida e giudiziosa, ed anche un po' bigotta come quella di mio padre, non sarebbe stata un eccezione.
Si, lo sapevo. Ma ho deciso di buttarmi lo stesso. E non me ne pento.
"Bè, a meno che tu non trova un metodo sostitutivo al latte che ti permetta di crescere rapidamente, o un modo per rimpicciolire lei, dovrebbe importarti." esala gelidamente, infatti, "Perché io non accetterò mai che mio figlio stia con una camerierina da quattro soldi, per di più alta e trasandata, accettando di essere lo zimbello del villaggio. Puoi anche levartelo dalla testa."
Ringhio, sentendo ribollirmi il sangue in ogni particella del mio corpo, fibra del mio essere ed  incarnato del midollo. Non gli permetto di parlare in questo modo di Koizumi. Assolutamente no!
"E questo che cavolo significa??!!"
"Significa quello che hai sentito. Non approvo che tu stia con quella ragazza."
"E allora?" replico infine, altrettanto freddamente. "Koizumi è la mia ragazza, questo è quanto." taglio corto, con un' alzata di spalle.
"Non approverò mai, questo è quanto."
"Non m' importa."
"Preparati a fare le valigie, allora."
"Bene, non vedo l' ora di andarmene da qui!"
"Fallo."
"Tanto per te non fa nessuna differenza se ci sono o no, vero?!" urlo, furioso.
"Non se decidi di stare con quella ragazza."
Sento la gola essiccarmi da tutta la saliva, e il sangue salirmi al cervello, mentre tutta la rabbia che ho cercato di soffocare fino ad ora, esplode in un unico, tremendo botto.
"Tu non ci sei mai!!" urlo io a quel punto, fuori di me, "E ti permetti anche di giudicarmi?! Non sta a te decidere con chi devo stare, chiaro?! Perciò non intrometterti! Sono affari miei!!"
Mio padre mi sta proprio facendo incazzare. E tanto. Perché diavolo ha preso Koizumi così in antipatia? Io proprio non capisco.
"E' per questo quindi, eh?! Non ti piace perché è più alta di me e non è ricca!" sputo con disgusto quelle parole, come se il solo pronunciarle mi infettasse la bocca.
"Esatto, è proprio per questo." risponde lui, con una tranquillità che, in tutta onestà, mi fa incazzare ancora di più.
Digrigno i denti, pieno di rabbia repressa, "A me non me ne importa niente di queste cose! Perché dovrebbero importare a te?! Neanche la conosci!"
"Non conosco lei, ma conosco il mondo." replica con voce monotona, "Sei sempre stato un ingenuo, Atsushi. Non conosci  i pericoli che ci possono essere là fuori..."
"Che cosa dici?! Di quali pericoli parli?!"
"Non hai idea di quanto siano scaltre le donne. Soprattutto le squattrinate in cerca di sempliciotti ai quali spillare denaro".
In realtà, mio padre non può saperlo, ma mi è già successa una cosa del genere, con Hitomi. Mi sono lasciato quasi ingannare, e si, sono stato un ingenuo... ma non capisco cosa c' entri Koizumi con questa storia.
"Ecco a che cosa potresti andare incontro, frequentando quella ragazza."
Resto un secondo in silenzio, interpretando le parole di mio padre.
"Stai dicendo... che Koizumi...?"
 "Esattamente." annuisce lui, serio, "Una ragazza così alta che frequenta un ragazzo basso... Andiamo! Ho sentito puzza di imbroglio non appena l' ho vista."
"TU NON LA CONOSCI!" urlo, in preda alla rabbia.
"Potrò anche non conoscerla, ma ho già capito tutto di lei." replica, con apparente tranquillità, "Mi sembra proprio il tipo che adesca il primo idiota che passa e farsi mettere incinta, per legarti a lei per sempre, insieme a viveri, assegni mensili e annessi e connessi! E tu sei troppo imbecille da renderti conto che ti stai assumendo un grosso rischio a stare con quella ragazza..."
"MA SEI SCEMO??!" arrossisco dalla testa ai piedi, per la piega imbarazzante che ha preso il discorso.
Lo sapevo! Sapevo che avrebbe equivocato, dopo l' episodio di me e Koizumi nella stanza...!
"Se vuoi saperlo, io e Koizumi non... N-non siamo ancora..." lascio in sospeso la frase, non riuscendo a dire altro. Spero che capisca comunque.
Cavolo. Non c' è niente, niente di più imbarazzante, che ammettere una cosa del genere al proprio padre...
"Ad ogni modo, ti lasci influenzare troppo da lei. " riprende lui, dopo un attimo di pausa, "L' ho notato oggi a cena, e ne ho avuto la conferma poco fa, quando mi hai detto che ti sei sentito in colpa ad averla trascurata."
"Cosa volevi che facessi?!" esclamo, esasperato e frustrato, "Abbandonarla solo perché dovevo superare un esame?!"
"No, avesti dovuto mettere le cose in chiaro sin da subito, invece." replica, freddandomi con un' occhiataccia, "Stupido ragazzino. Ti atteggi tanto da adulto, ma non appena viene il momento di prendere posizione, ecco che ti tiri indietro!"
Boccheggio, preso in contropiede dalle sue parole, "N-non mi sono tirato indietro..."
"No, hai fatto di peggio. L' hai lasciata fare. E neghi l' evidenza. Hai lasciato che lei prendesse controllo su di te. E' questo quello che lei vuole! Frantumare le tue certezze, tutto quello che hai costruito e farti sentire in colpa, fino a quando non diventerai un suo burattino. Vuole manipolarti-"
Lo interrompo, mettendomi a ridere talmente forte, che la risata rimbomba in tutta la casa silenziosa. Una risata fredda, senza la benché minima traccia di ilarità.
"Ma piantala con queste assurdità! Sono tutte fesserie!" sbotto, pensando a come possa essere andato così in paranoia, "Manipolarmi? Ma chi, Koizumi? Ma se a malapena si ricorda di puntare la sveglia la sera! E pensi che sia in grado addirittura di manipolarmi!"
"E' tutta una strategia femminile. "si ostina fermamente lui, "Acchiappa la preda, senza mostrare le tue armi. E tu ci sei caduto dentro con tutte le scarpe-!"
"Aahahahahah , si certo, come vuoi..." lo interrompo di nuovo, non riuscendo a trattenere un' altra sonora risata, "Sai una cosa, inizio a pensare che il tuo astio abbia poco a che vedere con Koizumi... C' è dell' altro, o sbaglio?"
Mi lancia una lunga occhiata fulminante, "Ti sbagli. Sto solo cercando di farti capire che stare con quella ragazza ti rovinerà. Ma a quanto pare, ti ostini a non voler vedere la verità."
"No, sei tu che non vedi."  ringhio, stringendo i pugni,  "Non vedi niente. E come potresti, ti importa solo di te stesso, e del giudizio della gente. Sei sempre alla costante ricerca di approvazione... ed è triste. E pensare che una volta, anch' io ero come te..." questa volta la breve risata, risulta amara e sprezzante, "Non volevo deludere nessuno... soprattutto te. Ma sai che ti dico? Che adesso non me ne importa più un accidente della tua approvazione, né di quella degli altri!" le parole escono forti ed impresse di una tale decisione, da impressionare persino me stesso.
 "Io voglio stare con Koizumi! Puoi anche ripetere all' infinto quanto sei deluso da me, non m' importa. Non mi è mai importato!"
Io e mio padre restiamo a lungo a fissarci in cagnesco ai due lati opposti della stanza.
"Non pensavo fossi così cocciuto." mormora infine.
"Non sono più un ragazzino, te l' ho detto. Sono in grado di prendere decisioni da solo." replico, con decisione, " Non puoi controllare la mia vita."
"E invece si, maledizione..." ringhia improvvisamente rabbioso mio padre. Alla mia occhiata stralunata, prende un grosso respiro, nel tentativo di calmarsi.
 "Atsushi. Non vedrai più quella ragazza, ormai ho deciso. E farai quello che ti dico io."
"Puoi anche scordartelo." ribatto prontamente, cercando di mantenere il controllo delle mie emozioni. In realtà sento il mio cuore stringersi brutalmente, battendo talmente forte che temo possa sconquassarmi il petto. Mi tremano le ginocchia.
"Non capisco perché tu non debba voler sentir ragioni!" sento che anche lui adesso sta per perdere il controllo. Scorgo già le vene del suo collo che si gonfiano, e le sue nocche diventare bianche per aver stretto troppo forte i pugni. "Perché non riesci a capire?! Perché ti ostini così tanto a voler stare con lei?! Cos' ha di così speciale per-!"
"La amo!!" sbotto rossissimo, senza neanche rendermene conto.
Papà si blocca ad osservarmi, sorpreso dalla veemenza della mia reazione. Il suo sguardo si assottiglia.
"Cosa?" esala, gelido.
Oh, merda.
Deglutisco, distogliendo lo sguardo da lui.
Perché negarlo, in fondo?  E' la verità.
"M-mi... Mi hai sentito." mormoro, osservandolo con la coda dell' occhio.
Il suo viso, assume un' espressione a dir poco furibonda.
"Sei uscito fuori di senno!?" ruggisce, ormai fuori controllo, "Cosa?! La ami?! Ma che cosa ti dice il cervello??!" sembra sconvolto dalla mia rivelazione.
"E' proprio questo il punto." replico, con un sospiro stanco, "Non è il cervello a parlare."
"In ogni caso, fattela passare!"
Scuoto la testa, "E' impossibile. Ci ho già provato."
"Riprovaci!"
"Non voglio."
"Perché?!"
"Non voglio e basta."
Sono stufo di questa conversazione. Stufo di tutto!
Perché deve essere tutto così difficile, quando è così maledettamente semplice?!
"Non mi interessa quello che pensi." ripeto, con voce annoiata, "Io e Koizumi non ci lasceremo solo perché tu non approvi. La nostra relazione andrà avanti, che a te piaccia o no."
Emette un altro ringhio alla mia risposta. Infine, abbandona le braccia lungo i fianchi.
Una parte di me, spera ardentemente che possa avvenire il miracolo, e che abbia deciso di arrendersi all' idea. Ma in fondo so che, con mio padre, questo è impossibile.
Un secondo dopo, lo sento sospirare pesantemente.
"Non sotto il mio stesso tetto." enuncia gelido, "Quella è la porta."
Soffoco una risata ironica, "Si, certo come no..."
Mio padre rimane a fissarmi in silenzio, allusivo e con uno sguardo più gelido che mai.
Il mio sorriso si sgretola, e mi volto lentamente a guardarlo, corrugando la fronte.
"Che cosa?"
"Mi hai sentito! Fuori di qui!!" sbraita lui, più furioso di quanto lo abbia mai visto in tutta la mia vita.
Sono talmente shockato da paralizzarmi all' istante sul posto. Mi limito a fissarlo, accigliato. Non credo alle mie orecchie.
Infine, domando debolmente, "Mi stai... sbattendo fuori di casa?"
"Si!"
"Perché non approvi la mia relazione?!" urlo, sconvolto e incredulo.
"Esatto, è proprio così! Ora puoi anche andartene!"
"MA SEI FUORI DI TESTA??!" ruggisco, sbattendo forte il pugno sul tavolo, "TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE STAI DICENDO??!"
Le nostre urla, com' era prevedibile, hanno svegliato mia madre e mia sorella, che preoccupate, si sono affrettate a raggiungere la cucina.
"Papa! At- chan!"
"Che succede?!"
"TI HO DETTO FUORI!!" urla ancora lui, fuori di sé dalla rabbia. "FUORI, FUORI DI QUI!!"
"Ichiro...!"
Rimango a fissarlo per un attimo. Non posso crederci, fa sul serio. Lo capisco dal suo sguardo.
"D' ACCORDO!!" sbraito furiosamente, cercando di mantenere la voce ferma. Sto tremando da capo a piedi.
"FACCIO LE VALIGIE, E ME NE VADO!! SARO' FUORI DOMATTINA, CI PUOI CONTARE!!"
"At- chan!"
"VIA!! FUORI DA QUESTA CASA!!" strattona il braccio dalla presa di mia madre, guardandomi con occhi fiammeggianti d' ira, "NON VOGLIO PIU' VEDERTI, NE' A TE, NE QUELLA RAGAZZA!! QUELLA SUBDOLA APPROFITTATRICE , QUELLA POCO DI BUONO, QUELLA SGUALDR-!"
Non lo lascio finire.
Scatto in avanti, e afferro mio padre per il colletto, sbattendolo al muro con forza.
"AT-CHAN!!"
"Fermo!!"
Sento mia madre e Midori che implorano disperate. Ma io non le ascolto.
Sono così incazzato, che neanche ci vedo più dagli occhi.
Poi metto a fuoco il viso sconvolto di mio padre, e in un lampo di lucidità mi accorgo di stare ringhiando a due centimetri dalla sua faccia.
Mollo di scatto la presa sul colletto, e benché ancora furioso, anch' io mi sento sconvolto dalla mia reazione.
Io e mio padre rimaniamo a lungo a fissarci ad occhi sgranati. Infine deglutisco.
 "Vai...vai al diavolo." sussurro, col respiro affannoso.
"At- chan...!"
Mi volto, correndo come un fulmine per gli scalini, e sbattendo la porta della mia stanza.





 
***


 
No POV




"Quel moccioso impertinente!"
"Calma. Ti si alza la pressione..."
"Sono suo padre! Come ha osato mancarmi così di rispetto?!" sbotta l’ uomo, per poi emettere un impercettibile lamento di dolore.
Gli duole la spalla. Suo figlio Atsushi non si era risparmiato in quanto a forza bruta, quando lo aveva sbattuto forte al muro della cucina. E' decisamente molto strano, che una tale forza sia rinchiusa in un corpo cosi piccolo.
Sua moglie aveva persino dovuto tirare fuori la cassetta del pronto soccorso, nonostante le sue proteste, intimandogli di stare fermo e di lasciarla fare. Un’ impresa ardua, considerando che l’ uomo scalpitava, ancora peso dalla rabbia del litigio.
“E' inutile che borbotti.” replica lei, con voce atona, “Hai dato alla sua ragazza della poco di buono. E' naturale che si sia arrabbiato…"
"Quello che gli ho detto, è stato solo per il suo bene! L' ho messo in guardia!"
"In guardia da cosa?” chiede, ancora impassibile, “Risa- chan è davvero una brava ragazza, sai?"
"Quindi mi stai dicendo che stai dalla sua parte?!"
La signora sospira, paziente. Suo marito è sempre stato un po’ infantile. In certi momenti le ricorda suo figlio in maniera impressionante. Hanno entrambi lo stesso carattere forte e la stessa testardaggine, per questo si scontrano molto spesso.
"Non sto dicendo che sto dalla sua parte, né che sto dalla tua. Solo... che non si può scegliere di chi innamorarsi. Per noi è stato così, non ti ricordi?..."
Le guancie del’ uomo si tingono di rosa, "Per noi è stato diverso... E poi da dove sbuca questa ragazza? Perché non ne sapevo niente?"
"Lei e Atsushi sono stati compagni di scuola.” spiega la signora, “La prima a dichiararsi è stata proprio lei, sai? Ma At- chan inizialmente l' aveva rifiutata…"
"Quindi lui l' ha rifiutata!” esclama il marito, furente, “Allora si era accorto che non è adatta a lui! E alla fine lo stesso si è lasciato ingannare da quella subdola ragazzetta!"
"Ma no, non è andata affatto così...” cerca di farlo ragionare la signora Otani, “Si è solo accorto di aver commesso un errore, tutto qui..."
Lui sbuffa, irritato, "Avrebbe dovuto scegliere Mimi. Lei si che è una ragazza di sani principi, con la testa sulle spalle..."
"Si, e che ha anche un lavoro che le frutta parecchio, non è vero?" dichiara la donna, con uno sguardo di chi la sa lunga.
"Anche."
La signora sospira di nuovo.
"Risa- chan non sarà una modella, ma ha tante buone qualità..."
"E' una fallita." replica l' uomo, con una smorfia, "E' risultata ultima al test di quell' accademia da quattro soldi...”
"L' accademia di Risa gode di enorme prestigio in tutto il Giappone, l' hai sentito anche tu." ribatte la donna, alzando un sopracciglio.
"E' vero è arrivata ultima, ma ha anche detto che non ha intenzione di arrendersi. E' da ammirare."
l' uomo grugnisce, infastidito, “Non ci trovo niente da ammirare. Non voglio che mio figlio si mischi a gentaglia del genere, è fuori discussione. Non gli fa bene e basta."
La signora Otani si lascia andare ad un altro sospiro fiacco, mentre termina la medicazione. Non ha guadato il marito in faccia, neanche una volta.
“Ecco qua. Ti fa ancora male la spalla?” domanda poi, nel suo solito modo gentile.
“Mh, no.”
La donna si apre in un sorriso radioso, “Bene...”
Detto ciò, lo colpisce talmente forte nel punto in cui lo ha appena medicato, da scaraventarlo fuori dal letto.
“AHIO!!” l’ uomo la guarda, stralunato, “MA CHE-!?”
“TU... NON BUTTI... FUORI... DI CASA... NOSTRO FIGLIO... CHIAROOOOOOOOOOOOOO??!!!”
Ruggisce tonante, la voce che si alza gradualmente ad ogni boccata d’ aria. Il signor Otani indietreggia fino al muro, terrorizzato.
Nei rari momenti in cui sua moglie perdeva il controllo, erano guai assicurati. Soprattutto per lui!
“COME... HAI... OSATO??!!” continua a sbraitare lei.
“Calma, tesoro calma, tranquilla, tranquilla…” si ritrova a mormorare con voce tremante l’ uomo, in un tentativo disperato di placare l’ira della moglie, neanche se fosse un cavallo da corsa spaventato da un camion.
La cosa buffa, è che il signor Otani è conosciuto dai più, come una persona autorevole e impavida, un gigante ( in senso figurato, ovviamente) emergente della finanza, che non si fa mettere di certo i piedi in testa da nessuno, men che meno da una donna.
 Bè. Nessuno di quei  'più', evidentemente, ha mai visto la signora Otani perdere la calma.
La verità, è che sotto l' autorità della donna, il signor Otani, non è altro che un elefante. Si, un elefante.
Di fronte ad un terribile, spaventoso, topolino.
“NON DIRMI DI STARE CALMA!!” strilla la donna, con uno sguardo a dir poco da pazza.
“No, ok, non te lo dico, se ti fa piacere…”
"Sta zitto! Zitto! Sitz!" brandisce l' indice davanti al suo naso con accento tedesco, come se desse ordini ad un cane.
"Non emettere neanche una sillaba! O giuro che ti soffoco con la pellicola trasparente!!"
"Tesoro, non potremo almeno parlarn-?"
"Ho detto zitto!! Un' altra parola, e da domani, senza che tu lo sappia, ti darò da mangiare stufato di ratto! O preferisci che metta a bollire le tue ciabatte?!"
"Ma cara-!"
"Niente ma! Sono io che detto le regole! Ora andrai da At- chan,a dirgli che ritiri tutto, tutto quello che è uscito da quella bocca di water che ti ritrovi, mi hai capito bene??!"
"M-ma starà dormendo a quest' ora...!"
"Perfetto, allora fallo domattina presto!"
L' uomo sbuffa sonoramente, "D' accordo."
"Bene! E ora vai a dormire!" sbotta, lanciandogli brutalmente il cuscino in faccia.
"Co-? Che significa...?"
"Per tua fortuna abbiamo un divano comodo in salotto, sennò potevi dormire sul pavimento!" replica la donna, furente.
"Cosa?!"
Si blocca immediatamente, notando l' occhiata assassina con la quale lo sta fulminando la moglie.
Sospira, "... Posso avere una coperta, almeno?"
"No, arrangiati da solo."
"Ma fa freddo!"
"Tu butti nostro figlio fuori di casa senza il mio consenso, e io non ti posso buttare fuori dalla stanza senza coperta??!"
Grugnisce, "Mpf. Stupida donna."
"COME HAI DETTO??!" tuona lei, voltandosi a guardarlo con occhi fiammeggianti.
"Ehm, niente..." mormora lui, con una vocina.
"Ah, ecco. Spera solo che At-chan non deciderà di andarsene prima che tu gli parli, domattina, oppure preparati a tante notti gelide e solitarie."
Detto ciò, la donna si sporge verso l' abat-jour per spegnere la luce, ma la voce bassa e roca del marito la blocca.
"Mei. Ho ragione io, e tu lo sai."
La signora Otani si volta nuovamente a fronteggiarlo.
"Qui non si tratta di chi ha ragione o torto, ma della felicità di At-chan." replica, con voce dura e tagliente, "Una cosa che, a quanto pare, non sembra minimamente interessarti."
"Ti sbagli. Non è vero che non mi interessa. Solo-..."
"Da quando sei tornato a casa, non hai fatto altro che stare chiuso nel tuo studio a lavorare." lo interrompe con un sonoro sospiro la donna.
" Va bene non degnare di una sola occhiata me, ma almeno At- chan merita le tue attenzioni.  Anche se non è più un bambino, ne ha tutt' ora bisogno, e il diritto. Quale pensi che sia il motivo per cui abbia invitato Risa a cenare con noi, stasera? Voleva fartela conoscere, voleva renderti partecipe della sua felicità. E tu, come al solito, hai mandato tutto a monte."
Il signor Otani rimane in silenzio, soppesando le parole della moglie. E' così, dunque? Atsushi si sente un po' abbandonato da lui?...
"E' stato sempre alla ricerca della tua approvazione, sempre, sin da quando era piccolo." prosegue lei, non vedendo reazioni evidenti da parte del marito.
"Ha sempre cercato di compiacerti. Come pensi che stia, adesso che ha capito di remarti contro, scegliendo di stare con Risa?"
"Se ha sempre cercato di compiacermi, come mai non ha voluto sentir ragioni?"
"Perché ne è innamorato." risponde semplicemente la signora, "Hai visto anche tu come la guarda. E' una cosa seria, Ichiro, o non l' avrebbe portata qui da noi, stasera."
Lui si innervosisce, "D' accordo, ma francamente quanto può essere seria una cosa come questa? Lei è alta, nostro figlio è basso. Non potrebbe mai funzionare."
"Invece a quanto pare ti sbagli, sai?" ribatte pacatamente la moglie, "Nostro figlio è sempre stato un tipo allegro e spensierato, ma anche molto, molto fragile. E con fragile, non mi riferisco alla sua altezza, né alla sua forza di volontà. Quella ne ha da vendere. Ma al suo animo sensibile e suscettibile. Soprattutto riguardo alla sua altezza. Ha sempre cercato di mostrarsi forte e spavaldo davanti agli altri. Era solo un ragazzino, ma quando lo guardavo negli occhi, vedevo sempre una piccola traccia di tristezza, che lui cercava di nascondere agli altri. Mi addolorava molto... vederlo in quel modo... "
Fa una pausa, e per un attimo lascia che l' immagine di quel ragazzino piccolo e minuto, dalla testa color rame gli sorrida attraverso i ricordi.
"Ma da qualche tempo a questa parte, quello sguardo non c' è più. E' sparito." continua lei, con voce ferma, adesso, "E' felice con lei, Ichiro. Ed anche io e Midori lo siamo per lui. Perché non puoi esserlo anche tu?"
"Hai ragione, nostro figlio è fragile." mormora l' uomo, con sguardo basso, "E' proprio questo il punto: E' facile ingannarlo."
"Fragile non vuol dire stupido." ribatte la donna.
"No, ma neanche furbo." replica lui, "Chiunque può essere ingannato, chiunque. Non ci si può fidare di nessuno. E che cosa sappiamo realmente di questa ragazza, Mei? Come possiamo sapere che non lo farà soffrire?"
La donna rimane a guardare lo sguardo del marito, senza dire nulla.
Infine, sospira, "Non possiamo saperlo. Tutto ciò che so, è che Atsushi la ama. E tanto basta a convincermi."
"Quindi non dovrei preoccuparmi? Non dovrei metterlo in guardia?" replica il signor Otani, infervorandosi.
"Non è questo che un bravo genitore dovrebbe fare? Preoccuparsi per i propri figli?"
"Il compito di un bravo genitore è quello di assicurarsi che i propri figli siano felici." ribatte la donna, risoluta, "E certo, preoccuparsi per loro. Ma ad un certo punto  bisogna lasciare che camminino sulle proprie gambe, che facciano le proprie scelte, che sbaglino, e che capiscano da soli. Bisogna che vadano per la propria strada. E soprattutto, non remargli contro nelle decisioni importanti."
"Non posso farci nulla se quella ragazza non mi piace." si difende l' uomo.
"Potrei chiederti di sforzarti, se non per Atsushi, almeno per te stesso. Vuoi ... Vuoi davvero che nostro figlio ci volti le spalle?..." sussurra con un tremolio la donna, ormai sull' orlo delle lacrime.
"Se... se domani At- chan se ne andrà, sarà tutta colpa tua..."
"Mei..."
"Và via." mormora la signora Otani, asciugandosi il viso con l' orlo del lenzuolo, tirando su forte col naso.
Dopodiché spegne l' abat-jour, e si gira sdraiata su di un fianco, dando le spalle al marito.
L' uomo rimane a fissarla al buio, esitante e preso da emozioni contrastanti.
Infine, massaggiandosi la spalla dolente, col cuscino sottobraccio si avvia verso la porta, chiudendosela piano dietro di sé.

 


 
***



 
POV Risa




“Mamma.”
 La chiamo calma il pomeriggio seguente, poggiando sul ripiano il coltello con il quale stavo tagliando le verdure un attimo prima.
“Mh?...” chiede lei assorta, senza smettere di tagliare le sue.
“Tu… come hai capito che papà era quello giusto?”
Solleva subito lo sguardo, accigliandosi sorpresa, “In che senso?”
Cerco di spiegarmi, “Cioè, come… Come sapevi che sarebbe stato papà, quello che avresti sposato?”
Lei rimane a fissarmi con aria confusa per qualche attimo, per poi sbarrare gli occhi e sbiancare, trattenendo bruscamente il respiro.
 “Oh! Risa, non mi dirai che...? Non mi dire che sei incinta!” si porta una mano alla bocca, sconvolta.
La guardo a mia volta, perplessa, “Uh? Ma che… Aspe- COSA??!” urlo, subito dopo.
“Papà!!” trilla lei, senza nemmeno prestarmi attenzione, continuando a ciarlare con voce strozzata.
“Oddio Risa, è tutta colpa mia!! Avrei dovuto spiegarti come vanno queste cose quando era il momento, ma tuo padre insisteva con la storia delle api e dei fiori, ma io gli dicevo no, che ti avrebbe solo confusa, perché non avresti mai potuto capire cosa c’ entrasse un’ impollinazione con l’ arrivo della cicogna…”
“MA SEI SERIA?!”
“… Perdonami, perdonami tesoro, è tutta colpa mia, tutta colpa-… Papà!! E ora tu sei… sei…” continua a piagnucolare, portandosi le mani ai capelli con uno sguardo vuoto e traumatizzato.
“Sono una cattiva madre, sono una cattiva madre…”
“MA CHE TI SEI FUMATA??!” strillo isterica, ormai al limite della sopportazione, “NON SONO INCINTA, CHIARO??!”
“Incinta?” domanda mio padre, sbucando dallo stipite della porta della cucina, “Chi è incinta?”
Sudo freddo, ma prima che possa spiegarmi, la mamma tuona, “Nostra figlia!”
Ugh.
“Eh?” mi osserva lui, sistemandosi  meglio gli occhialetti sul naso. Brutto segno.
“Eh…! N-no papà, non è così! Quello che sto cercando di spiegar-!”
“Nee- san è incinta?”
Mio fratello fa la sua comparsa, spuntando da dietro la spalla di mio padre, e punta lo sguardo sul mio ventre piatto.
“Otani- san, sa di questo?” domanda, con voce talmente seria da farmi venire i brividi.
Mia madre esce un fazzoletto e vi si butta dentro, piangendo a dirotto
“Sono una cattiva madre, sono una cattiva madre…”
Papà rincara la dose, “Dovrò fare un discorsetto al tuo fidanzato, cara…”
Argh!
“NO!!!” urlo con quanto fiato ho in corpo, ormai rossa da capo a piedi.
“Qui nessuno è incinta, chiaro??! Mamma, hai capito male!”
“M-ma allora perché sposarsi proprio adesso, scusa? Quale motivo urgente può spingere due ragazzi a sposarsi così presto?”
Eeeeeehhh?! Spo... sarsi...?
Il mio sguardo si accende all' istante di mille stelline luccicanti.
"Aww~ . Ma no no, che dici, è ancora troppo presto, eh eh eh!! ♥... "
Mi apro in un sorriso sognante, tenendomi le guance brucianti, mentre mi immagino me ed Otani felici ed innamorati all' altare...
Poi Otani inizia a fare il verso del maiale, ed io rinvengo bruscamente dal mio sogno ad occhi aperti.
Mi schiarisco la gola, "Ehm... Comunque, mamma, quello che intendevo dire è come hai fatto a capire che fosse papà la persona giusta per te. Tutto qui...!"
“Oh bè, in questo caso è tutto apposto.”
Smette di piagnucolare e sospira di sollievo, rimettendosi il fazzoletto dentro la tasca del grembiule e ricominciando a tagliare le verdure, come se niente fosse.
Rimango a guardarla con il tic nervoso all’ occhio, mentre mio padre fa spallucce, dirigendosi verso la sua poltrona col solito giornale sottobraccio; mio fratello scuote la testa, alzando gli occhi al cielo, congedandosi con un impercettibile, “Che famiglia di matti…”.
“Vuoi sapere come si fa a capire se una persona è quella giusta?” riprende la mamma, senza sollevare lo sguardo dal suo lavoro, “Bè, la risposta è soltanto una, cara…”
“Lo capisci e basta?” provo a rispondere, sarcastica.
“Uhmm, no. Lo sai già.” mi risponde lei, con un sorrisetto allusivo.
Mi volto a guardarla, sorpresa.
“E’ semplice.” risponde, alla mia occhiata interrogativa, “E' una cosa che già sai. Come, uhmmm,... Ecco! Come sai che questa cipolla ti farà lacrimare, per esempio!" esulta, sollevandola.
Alzo gli occhi al cielo. Ecco che fa di nuovo la mamma strana!
"Ma dai!"
"Bè, è così!" si difende lei, iniziando a tagliuzzare la cipolla a piccoli dadini, "Non puoi evitare che la cipolla ti faccia lacrimare, così come non puoi evitare di essere fatti apposta per stare con una determinata persona."
Rimango a guardare ancora incerta il suo sorriso, mentre lei prosegue, "E' una specie di... qualità che abbiamo, come tante altre. Come il nostro naturale odore, ad esempio, o il gusto personale. Quando una persona ti fa battere forte il cuore... o ti fa provare sensazioni per lo più positive, allora quella persona è in grado di renderti felice."
"Ma questo non significa che sia quella giusta, però." le faccio notare, con un sospiro.
"No, ma..." smette di tagliare, pensandoci su un attimo, "Penso che alla fine sia questo, ciò che conta davvero. Che senti di poter essere felice con lui, più che con chiunque altro."
Si volta a guardarmi, sorridendomi con le ciglia grondanti di lacrime, "Anche se ti infastidisce parecchio, e ti fa piangere, proprio come questa cipolla!
Sorrido anch' io per quell' analogia, scuotendo piano la testa. Riprendo il coltello in mano e incomincio a tagliare il sedano, pensando alla semplicità della sua risposta.
Può darsi che non abbia poi tutti i torti. Forse è più semplice di quanto pensassi, in fondo.
E' vero, non esiste un metodo scientifico per valutare o individuare la persona giusta, neanche se fosse una stupida macchinetta mangia-soldi, per quanto accurata possa essere.
Non puoi stilare una lista, con su scritto tutte le qualità che quella persona dovrebbe avere ( è un tappo? Assolutamente no, è escluso in partenza!), né tantomeno stare lì a domandarti assiduamente se lo sia o no.
Lo si sa e basta. Sin dall' inizio. Si deve solo lasciare che il tempo e il destino facciano il loro corso.
Mi chiedo come abbia fatto a non capirlo prima. E' davvero più semplice di quanto pensassi.
Sorrido. Poso l' utensile sulla tavola e mi avvicino a mia madre, cingendole le spalle da dietro, in un abbraccio delicato.
Sobbalza, presa alla sprovvista , per poi alzare una mano, accarezzandomi affettuosamente la spalla. La sento sorridere.
E' buffo come già io sia più alta di lei. Ma nonostante questo, mi sentirei persa senza la mia dolce, arguta ed eccentrica mamma.
"Grazie." sussurro, abbracciandola stretta, "Ti voglio bene."
"Anch' io, cara..." scioglie delicatamente l' abbraccio, e tira su forte col naso, riportando l' attenzione sul pranzo; io faccio lo stesso, mentre lo sguardo soddisfatto ed improvvisamente addolcito di papà segue i nostri movimenti al di sopra del giornale.
In silenzio, riprendiamo a tagliare le verdure, ancora col sorriso sulle labbra. Dopo un po', decido nuovamente di spezzarlo.
"Mamma." la chiamo ancora, senza interrompere il mio lavoro, stavolta.
"Mmh?..." mugugna di nuovo lei in risposta, senza sollevare lo sguardo.
"Io... Ecco... Non ti ho mai chiesto scusa per... come mi sono comportata con te. Sai, durante... quel periodo..."
Mi sento ancora nervosa a parlarne, ma non ho bisogno di aggiungere altro perché so che lei ha capito a cosa mi riferisco.
Non ho dimenticato come lei, preoccupata per il mio stato, ha cercato di essermi vicina, ed io l' ho respinta in malo modo. Ho chiuso tutti fuori, soffrendo in silenzio. Mi sono comportata in modo imperdonabile. Se mi fossi aperta con lei invece, sono certa che mi sarei sentita meglio. Sono stata così stupida.
"... Quindi ti chiedo scusa. Scusa davvero, questa volta." la guardo, sperando capisca che sono sincera.
Lei sorride, guardandomi a sua volta, "Non fa niente, cara. Sono contenta che alla fine tu ed Otani- kun abbiate chiarito. E anch' io credo di aver esagerato con la punizione, costringendoti a costruire il traliccio."
Le sorrido di rimando, arrossendo leggermente. Lei non può saperlo, ma visto a quello che è servito, non mi pento per niente di averla aiutata a costruirlo. Anche se mi sarei volentieri evitata i suoi richiami non troppo gentili... A ripensarci, il mio sorriso si tramuta in un ghigno.
"Bè, in effetti devo dire che è stata una vera tortura farmi urlare ordini nelle orecchie per tutto il giorno, e assecondare ogni tua assurda richiesta..." ammetto, poi sospiro, facendo spallucce.
"Ma me lo sono meritata. Però..." la ammonisco, con un' occhiata falsamente seria, "La prossima volta, fai alzare il culo a tuo figlio! A momenti anch' io sono più uomo di lui!"
"Ti ho sentita."
Takato spunta nuovamente dalla porta della cucina, rivolgendomi una delle sue solite occhiate gelide, mentre si dirige spedito verso il frigorifero.
"E sai, questa non è poi una novità, considerando la tua indole da maschiaccio." prosegue con indifferenza, mentre tira fuori l' aranciata.
"Mpf, non so di cosa stai parlando." replico austera, gettandomi con nonchalance un ciuffo ribelle dalla fronte, "Io sono molto femminile."
"Si, come un raduno di motociclisti."
Sbuffo contrariata, per poi sghignazzare malvagiamente, "Oh, ma io te l' ho detto per il tuo bene, sai? Ora che hai la ragazza devi saper mostrare il tuo lato virile, non pensi?"
Si affoga con l' aranciata, spruzzandola dappertutto.
Si volta di scatto verso di me, rossissimo come non l' ho mai visto in tutta la mia vita.
"E... e t-tutu tu t-tu tu t-t-tu co-come fai a saperlo??!"
"Bhuahahahhahahah, che faccia da rintronato!!" lo prendo in giro, battendo un pugno sul tavolo. "Ho i miei informatori otouto caro!" mi asciugo una lacrimuccia all' angolo dell' occhio.
"Eh?" domandano in sincrono i miei genitori, entrambi incuriositi. Takato li ignora bellamente.
"... La biondina!" esclama, ancora rosso di imbarazzo e di rabbia, "Quella che in realtà è un uomo! E' stato lui a dirtelo, non è vero??!"
"Mostra il tuo lato virile, altrimenti Manabe- chan potrebbe rimanerci male..." rido per tutta risposta, poi aggiungo, "...Takatina."
A quello stupido nomignolo, il suo viso, da rosso brillante, diventa porpora acceso e non posso impedirmi di mettermi a ridere più forte.
"Ahahahahahah!!! No, oddio davvero, dovresti vedere la tua faccia, ahahahhahahaha...!!!"
"Piantala!" sbotta, infuriato.
Davvero, non pensavo che Takato potesse essere così... così... tenero. Aww, si è proprio tenero in questo momento! Non l' ho mai visto così imbarazzato. Sembra quasi opera di una magia! Ma effettivamente, lo è!
Manabe- chan, devi essere davvero una persona speciale, per essere riuscita a cancellare ogni traccia di alienità da mio fratello, e dargli le sembianze di un qualsiasi essere umano!
Soprattutto, ne sono sicura, devi esserlo anche per lui.
"Quindi è così, mh?" sospira la mamma, poggiando una mano sulla guancia, e guardando mio fratello con aria malinconica, "Hai la fidanzatina?"
"N-non..." comincia lui, diventando nuovamente rosso cremisi, "Non sono affari vostri! E tu!" punta un dito ammonitore contro di me, "Se lo dici a qualcuno ti... ti..."
"Cosa?" domando, fissandomi un unghia con aria annoiata, per niente impressionata dalla sua quasi- minaccia.
"Non farti illusioni,ormai lo saprà tutta la scuola."
Deglutisce rumorosamente, sbiancando in un attimo, "N-non è vero..."
"Tu dici? Bè, avresti dovuto pensarci prima di baciare la tua ragazza davanti ad occhi indiscreti." ribatto, con un ghigno.
Le sue guancie prendono nuovamente colore, "I-in ogni caso tieni chiusa quella boccaccia!"
"Oh, andiamo!" sbuffo esasperata, "Sono contenta per te, dico sul serio! Manabe- chan è la ragazza migliore che poteva capitarti, lo penso veramente. Sono sicura che sia lei la ragazza giusta per te! Perciò..."
Corro verso di lui, abbracciandolo stretto, "Congratulazioni, fratellino!"
"Che schifo, levati di dosso, cozza!"
"Cozza?! Mi hai appena dato della cozza??! Un po' di rispetto, per la tua Nee- san!"
"Ahh, questi giovani..." sospira  ancora la mamma, "Vedono l' amore come la cosa più complessa al mondo! E pensare che invece, è tutto l' opposto..."
"Alla loro età neanche per noi era tanto diverso, cara." dice papà, ripiegando il giornale sulle ginocchia.
"Si..." mormora lei, dopo averci pensato su, "Ma per noi è stata dura davvero..."
Lascio andare la presa su mio fratello, e mi volto a fronteggiarli, con aria di sfida.
"Ehi, neanche per me ed Otani  è stata una passeggiata, sapete?" li apostrofo corrucciata, incrociando le braccia al petto.
"Uhm, forse..." ribatte la mamma con un sorrisino compiaciuto, "Ma Otani non è un teppista che ha cercato di dare fuoco alla scuola, né mi risulta che ti abbia mai rapita solo per dirti che le piaci, mentre siete circondati da venti auto della polizia... Ma potrei anche  sbagliarmi."
"COOOOSAA??!" urliamo in perfetta sincronia io e mio fratello, esterrefatti.
Ho sentito bene?? Papà era...
"Un teppista??!" domanda sconcertato Takato.
Ci credo che è così sconvolto, d' altronde lo sono anch' io! Guardando mio padre, chiunque gli darebbe della persona perbene, addirittura innocua, non un teppista!
"Uhm, si." borbotta lui, grattandosi la zazzera nera dagli argentei riflessi traslucidi, "Qualche anno fa, prima che voi nasceste..."
"Non ce l' avevate mai detto..." mormora mio fratello, osservandoli entrambi, accigliato.
"Bè, voi non ce l' avete mai chiesto." ribatte la mamma.  Come se chiedere se il proprio padre sia stato un teppista da giovane, sia qualcosa che normalmente si debba fare! Poi scoppia a ridere sonoramente.
"Era un ragazzo impossibile, davvero!" esclama divertita, "Erano tutti terrorizzati da lui e dalla sua banda. Ovviamente lui era il capo."
La mascella mi cade da sola dallo stupore.
"Si, ma la scuola?!" si accalora Takato, "Chi può essere così folle da appiccare fuoco alla scuola?!"
"Fiiigo...!" mormoro, con occhi luccicanti di ammirazione.
Lui mi schiaffeggia in testa, "Non ci trovo niente di figo!  E da pazzi!" ribatte, piccato.
"Oh, era veramente figo, invece..." replica la mamma con un sospiro, "Eccome se lo era. Ma anche molto tenero, sapete? Una volta ha persino impedito che abbattessero una quercia che aveva più di mille anni, che sorgeva nel bel mezzo del punto in cui avrebbero dovuto costruire una nuova autostrada. Io ero un' ambientalista convinta, e lui lo sapeva. Così ha cercato di convincere a fare spostare il progetto, e non so come, ci è riuscito!"
Assume un' espressione meditabonda, "Ora che ci penso, non so se abbia usato la minaccia, o altro..."
"Non chiedermelo." borbotta papà, ma capisco dal suo tono di voce che è di buon umore.
"Tu invece potevi fare ben di peggio." prosegue poi, togliendosi gli occhiali e pulendoli con il pullover, "Eri capace di accamparti per giorni sotto un edificio storico destinato alla demolizione, solo per non vederlo buttar giù. Eri così ostinata..."
Li rimette in equilibrio precario sul naso, nel suo solito modo impassibile. Ma noto un sorrisetto appena accennato, non appena incontra, per un sfuggevole istante, lo sguardo stupito della mamma.
"Te lo ricordi ancora!" esclama lei, sbalordita. Sembra che ormai non facciano più caso a noi.
"Oh, non potrò mai dimenticare la faccia di quel tizio, quando hanno ritirato l' ordine di demolizione! Era furioso!"
"Mai quanto tuo padre quel giorno che ti ha visitata, e ha visto cosa c' era sulla tua gamba..."
Lei scoppia a ridere, "Ahahah si, è stato uno shock!"
"Avevamo ragione a farcelo, dopotutto..."
"Credo di si..."
Si scambiano un sorriso lieve, ma carico di mille parole.
Io e mio fratello ci guardiamo confusi, non avendo la minima idea di cosa stiano parlando.
Torno a guardare i volti sereni dei miei genitori, persi nei ricordi passati, riuscendo a percepire nei loro sguardi quel particolare luccichio che mi sembra di riconoscere, per lo più legato ai miei ricordi d' infanzia, ma che a quanto pare non è andato perso.
E' così, quindi? Quando ami qualcuno anche a distanza di anni, quando dopo tutte le difficoltà e gli scogli della vita, sei ancora con la persona con la quale vuoi stare? Insieme alla persona giusta?
Mi chiedo se sarà così anche per noi. Per me ed Otani, per Takato e Manabe.
La felicità, forse, non è poi così difficile da trovare...
*E' in arrivo una super telefonata! E' in arrivo una super telefonata!*
Oh. Numero sconosciuto.
"Pronto? Sono Risa."
"Koizumi."
"Oh, Otani, sei tu ~!" cinguetto, tutta contenta, "... Ma perché mi chiami con un altro numero?"
Silenzio.
"Otani?"
Che sia caduta la linea? No, c'è ancora.
Allora perché non risponde?
"...E' successo qualcosa?" domando con voce seria, preoccupata dal suo mutismo.
"... Sono da Nakao." risponde infine, in un debole sussurro.
"Ho... tagliato i ponti con mio padre."












ANGOLINO AUTRICE
Fiùù, ce l' ho fatta.
Bah, ad essere onesta non è che mi garba poi molto 'sta roba. (Trad: Non sono molto soddisfatta del capitolo) Ma non volevo farvi aspettare oltre, ecco. Se non lo postavo adesso, se ne sarebbe parlato tra un mese, come minimo.
Purtroppo non ho saputo regolarmi con in tempi, e mi dispiace tantissimo. Tralasciando gli impegni vari, tra l' aver scritto la mia prima Song- fic, ed aver cominciato la revisione di questa storia, "estirpando" il primo capitoli da tutti gli errori ( almeno lo spero), si sono protratti ulteriormente.
Spero comunque che capiate quanto impegno ci metto, e quanto sinceramente tengo a questa storia. Ho persino deciso di dare un doppio titolo ad ogni capitolo, uno in italiano e l' altro in inglese, perché... boh, perché mi andava XD Ho pensato che, dato che anche il titolo della storia è per metà inglese e metà italiano, va bene così, presumo.
Dunque. Che ne pensate del capitolo? Il papà di Otani avrà le sue buone ragioni per comportarsi in questo modo? O, semplicemente ha la testa più dura di suo figlio?
Passiamo ai chiarimenti:
* Non avendo idea di come si chiamassero i familiari di Otani, dato che l' opera non fa riferimento a nomi specifici, li ho inventati. XD Midori significa verde. Midori Otani: Grande Valle Verde. Sono scema, lo so.
'Asahi no Fushigi', significa letteralmente 'Meraviglie del Sol Levante'.
Per chi non avesse letto il manga:
* Per quanto riguarda il matrimonio di Maity (cap. 57, vol. 15), Koizumi fa riferimento a quello che ha provato quando lei ed Otani si sono improvvisamente ritrovati molto vicini sul letto della loro camera d' albergo. Quella frase sbellicosa di Nobu del "Treno dell' amore" è proprio in questo volume, così come quella di Jack, l' amico di Maity.
* Infine, Otani si riferisce a quando lui e Koizumi hanno fatto il test della compatibilità di coppia (vol. 1, cap. 4), sicuri che avrebbero totalizzato lo 0%. Peccato che, a discapito delle loro aspettative, invece ottengono il massimo del punteggio XD
Spero che il capitolo, malgrado tutto via sia piaciuto. Se così non fosse, siete autorizzati a lanciarmi quanti pomodori volete ^^
Spero di farmi perdonare con il prossimo, ci impiegherò sempre di meno ad aggiornare, lo prometto!
Bene, scappo! XD
Se vorrete dirmi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere! c:
Bacioni,
Chappy- chan 


 

 


 
 

 




 
 
 
 
 






 




 

 



 
 
 
 



 
 
 
 




 
 




 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** The Task of a Son ***


Capitolo 9. La tua Famiglia





“CHE COOOOOOOSAAAAA???!!!”
“Non urlare al telefono, scema!!” urla lui di rimando, con tono decisamente scocciato.
Lo ignoro volutamente, troppo shoccata per prestargli attenzione. Scocco un' occhiata ai miei genitori e a mio fratello, che mi guardano con aria stralunata, e con un veloce gesto della mano, come a dire che è tutto a posto, mi affretto a rinchiudermi nella mia stanza. Una volta sola, lascio scivolare la schiena contro la porta.
“Koizumi?..." fa Otani incerto, preoccupato dalla mia lunga pausa.
“Cosa diavolo significa, che hai tagliato i ponti con tuo padre?!” sbotto, senza più poter nascondere la costernazione.
“Mpf. Significa esattamente questo.” controbatte, con tono di strafottenza. “Lui… non accetta la nostra storia, Koizumi.” mi confessa poi, cambiando totalmente tono, come se gli costasse una particolare fatica ammetterlo. Sembra quasi che questa rivelazione, gli bruci come una sconfitta personale.
Anche se me lo aspettavo, non posso fare a meno di sentirmi uno schifo, per questo. Mi sento come… se avessi deluso Otani.
Senza freni, lui comincia a raccontarmi quello che è successo ieri sera, la lite furiosa, che ha portato il signor Otani a sbattere di casa il suo stesso figlio, e ogni particolare di quanto si sono detti:  che l’ uomo non mi ritiene all’ altezza (in tutti i sensi) di Otani, che non si fida di me, e a questo punto neanche di lui, e che pensa che io sia solo una distrazione per Otani, e che non faccio altro che compromettere i suoi studi.
Io non posso fare altro che boccheggiare, imponente sotto quella massa schiacciante e deprimente di informazioni, sempre più affranta ed avvilita mano a mano che entra nei dettagli. E come se non bastasse, per finire, non poteva mancare la ciliegina sulla torta: Secondo il signor Otani, sono soltanto una poco di buono, intenzionata a sottomettere il figlio ai propri vizi e capricci.
A questo punto, mi escono dei gorgoglii sconnessi e striduli, come se stessi andando in autocombustione, o stessi per entrare in modalità da crisi isterica. Sento il mio stomaco ingarbugliarsi, e il mio cuore sprofondare sotto terra, insieme a tutti i muscoli del corpo, e diventare duro e freddo come un blocco di marmo.
Non poteva accadermi niente di peggio. I miei peggiori timori, si sono avverati.
“Oh, no…” gemo amaramente.
“Già…” risponde lui, monocorde, "Dopo questo, l’ ho sbattuto al muro, e gli ho assicurato che mi avrebbe trovato fuori di casa stamattina stess-”
“COSA HAI FATTO??!!” strillo dopo essermi paralizzata, spalancando gli occhi e la bocca, sbigottita.
“Beh... ho fatto come voleva lui, no?” risponde dopo un attimo, un po’ incerto. “Per questo gli ho detto che me ne sarei andato…”
“No!” lo interrompo seccamente, sbrigativa, “Quello che hai detto prima!”
Sto cercando disperatamente di mantenere uno sprazzo di lucidità mentale per questa assurda situazione, racimolando miracolosamente l’ autocontrollo sufficiente per non raggiungere il mio fidanzato e prenderlo a pugni!
“Ah… L’ ho sbattuto al muro.” risponde, con tale noncuranza da fare paura. Come se la cosa non lo toccasse affatto.
Una smorfia inorridita si dipinge sul mio volto. Sono shoccata. Sconvolta.
E’ impossibile che sia così tranquillo, nell’ ammettere una cosa del genere! Io stessa sento il sangue ribollirmi in ogni fibra del mio corpo, e sto tremando da capo a piedi!
Mentre da parte sua, sembra quasi che mi abbia appena raccontato di aver salvato un gattino da un albero, e di andarne fiero per questo!
“Che situazione, eh? Bè ormai è andata così. Comunque…” riprende poi, sempre con quel tono strafottente, non da lui. “Ti ho chiamata perché volevo chiederti se ti andava di vederci…”
Non lo sto ascoltando, sinceramente. I mie pensieri ed il mio cervello, stanno ancora cercando di digerire quanto appreso.
Ovviamente sapevo, data la cena disastrosa, di non essere piaciuta al signor Otani sin da subito... ma non pensavo a tal punto da decidere di cacciare suo figlio di casa! Deve esserci sicuramente qualche altra cosa sotto… Insomma, non posso essere solamente io, il problema!
Mi sono presentata con dei piercing in faccia, forse?! Non ho neanche i buchi alle orecchie!...
“Dato che non ho portato i libri con me, ho pensato che poteva essere una buona idea... che ne pensi?”
… Ci deve pur essere un motivo, di tutto il suo astio nei miei confronti. E se davvero riguarda solo me, lo devo assolutamente sapere…
“Koizumi…?” sento la voce di Otani chiamarmi, non appena si rende conto che non lo sto stando a sentire.
“Mmh?” cerco di riemergere dai miei pensieri, e ritornare a mente lucida, facendo un grande sforzo mentale per concentrarmi sulle sue parole.
“Eh? Ah, si… M- ma non dovresti studiare?...” domando, confusa.
“Ho bisogno di una pausa.” è la sua laconica risposta, che a me, chissà per quale motivo, giunge brusca.
Aggrotto le sopracciglia, scettica. “Una pausa?...”
“Già.”  mormora distrattamente lui, “Onestamente, mi sento esplodere il cervello. Non faccio altro che studiare, e la cosa o non serve a niente, o non viene apprezzata. Per cui…”
"Aaah??!" la mia smorfia si tende a dismisura, deformandomi del tutto il viso.
Non credo alle mie orecchie.
"Ho bisogno di schiarirmi le idee." prosegue lui, con insistenza. "Mi sento schiacciato e stressato. Per questo dico che ho bisogno di una pausa… Allora?” incalza, impaziente.
Rimango in silenzio ancora per qualche momento, pensando alle sue parole. Ho la fonte talmente aggrottata, e la faccia talmente deformata dallo sbigottimento, adesso, che le mie sopracciglia si uniscono in un’ unica linea.
Ancora quel tono noncurante...
Non mi piace per niente questo atteggiamento disinteressato, da parte di Otani. E' come se non gli importasse un accidente, di quanto è successo. Come se non fosse un problema che lo riguardi.
Da quando Otani, è così... arrogante?
"Tsk.” sbuffo infine sonoramente, irritata come non mai. “Giuro che se fossimo di presenza, ti avrei già tirato un pugno in faccia!” sentenzio, stizzita.
Ovvio che vorrei uscire con lui. Ma sinceramente, non mi sembra il momento adatto per pensare a questo, adesso. Non dopo quello che abbiamo passato...  il suo esame fallito, la rottura, ciò che è appena successo con suo padre, e tutto il resto.
Pensavo che avessimo imparato qualcosa, da tutto questo… Invece a quanto pare, Otani sembra intenzionato a ricommettere gli stessi errori. Sono certa che il problema principale del signor Otani, sia soltanto che si preoccupa per suo figlio. E ricommettere gli stessi errori di un mese fa, in questo momento, è il modo migliore per dargli ragione.
Com’ era prevedibile, Otani non sembra prendere bene le mie parole.
“Eh?!! Co-?... Perché, che ho detto?!”
“Perché questo non è da te.” replico, gelidamente, “Dovresti pensare a studiare e a chiarire con tuo padre, invece di chiamarmi e chiedermi di uscire!”
"Ci ho provato!" sbotta, esasperato, "Ma tu non eri lì, non hai visto quanto fosse serio... Per questo penso che non potremo chiarire, al momento...!"
“E ora sei da Nakao?” chiedo, brusca.
“Si, sono con lui, sta lavorando in pasticceria.” spiega, ancora con voce tetra. “Mi ha permesso di stare da lui per un po’, ma so che non potrà durare per sempre. Dovrò trovarmi un posto...”
"Un... posto?"
"Si... dove vivere, intendo. Non ho intenzione di ritornare dai miei." dichiara, in tono neutro, mentre sento la mia mascella distaccarsi dal mio cranio, e precipitare verso il basso. "Chiederò al mio datore di lavoro di aumentare le mie ore settimanali, in modo da guadagnare un po' di più."
“Otani... ti rendi conto che ciò che dici ha dell’ assurdo?!” esclamo, infine, frustrata. Ne ho abbastanza del suo atteggiamento distaccato e odioso!
“Sii realista! Il tuo stipendio basta a malapena per pagare un terzo della retta universitaria…! Pensa se avessi anche un affitto, da dover pagare!”
“Si, lo so da me, grazie!” sbotta, in tono sarcastico. “Dovrò trovarmi un secondo lavoro… Oppure smettere con l’ università per un po’.”
Sbarro gli occhi, incredula, sentendo le mie ossa gelare. Ma... è serio?!
“Sme. Sme- …"
“Eh?” fa lui, confuso.
“… ttere con- … MA TI SEI RINCRETINITO PER CASO??!” sbraito, fuori di me dallo stupore. “E che fine farà tutto l’ impegno che hai dedicato fino ad ora allo studio, eh?! Per non parlare dei soldi della retta!!... Hai intenzione di buttare tutto questo ed i tuoi sogni nel cesso, per una stupida lite di famiglia?!”
“Koizumi, piantala, ok?!” esclama, innervosendosi anche lui. “Ci sono finito io in questa situazione, e io ne uscirò! E' tutta la notte e tutto il giorno, che penso al da farsi, e non vedo altro modo per sistemare le cose…!”
“Oh, io si, invece!” ribatto, risoluta. “E mi è bastato solo un secondo per pensarci, guarda un po'!... Va’ da tuo padre, e chiedigli scusa!”
“Co-... Cooosa?!”
“Mi hai sentita!”
Ho una voglia matta di prenderlo a schiaffi. Kami, questo cretino!...  Ma si può essere più idioti di così?
"Non hai affatto cercato, di chiarire le cose... Hai solo fatto le valigie, e te ne sei andato. E' come se ti fossi arreso!" rincaro, spietatamente. "Ed ora stai qui al telefono con me, quando hai cose più importanti da fare…! Stai gettando la spugna. Nanerottolo perdente."
“Ehi! Chi hai chiamato nanerottolo perdente?!” cerca di protestare lui, ma lo interrompo nuovamente.
“Sinceramente, penso che uscire con me adesso, sia l’ ultima cosa a cui dovresti pensare!”
Bah! Che roba!  Ed io che credevo si stesse impegnando seriamente… A quanto pare mi sbagliavo!
Forse suo padre, non ha tutti i torti, dopotutto.
Perdente, arrogante, presuntuoso di un nanerottolo...!
Lui ammutolisce all’ istante, ferito dalle mie parole. Dopo un attimo di pausa, lo sento sospirare.
“Non ho nessuna intenzione di chiedergli scusa, Koizumi.” dichiara alla fine, più risoluto e deciso che mai.
“Ma perché?!” esclamo, esasperata dal suo atteggiamento. “Per una cosa così di poco conto…!”
“Sarà anche da poco conto per te, ma di certo non lo è per me.” ribatte lui, a denti stretti. “Chiedergli scusa, dopo che lui ti ha definita in quel modo… Non se ne parla. No!”
Ringhio, capendo che non lo avrei smosso di un centimetro. Odio quando il nanetto si intestardisce così tanto.. . A volte sa essere maledettamente puntiglioso!
“Grr… Non pensavo di stare con un idiota simile!”
“Ehi!” fa lui, offendendosi. “Ti sembra questo il modo di trattarmi, dopo che ti ho difesa da mio padre?!”
“Beh, nessuno ti ha chiesto di farlo!” ribatto prontamente, aspra.
Ma chi si crede di essere, adesso? Superman!? Non sono Loise Lane, non lo sono mai stata!
Lui si zittisce per qualche secondo. Deve esserci rimasto malissimo.
“Wow…” mormora poi, atono. “Chi è la stronza, adesso?”
“Co…” boccheggio, presa in contropiede.  “Co… come osi, darmi della stronza?!”
“Allo stesso modo, in cui tu mi dai dell’ idiota!!” risponde, con tono acido ed incazzato. “Bel ringraziamento, dopo che io non ho fatto altro che difenderti!”
“Ah si? E da quando, io ho bisogno di essere difesa?!” ribatto a tono. “Posso benissimo farlo da sola!”
“Si, ma in quel momento, tu NON C’ ERI!!” finisce la frase urlando, ormai al limite dell’ esasperazione.
“E allora??!” sbotto anch’ io, frustrata. "Se difendermi significa arrivare alle mani con tuo padre, beh la cosa non mi piace affatto, Otani!” ammetto, risoluta. “Sai cosa penso? Che chiamarmi per un’ uscita proprio adesso, è la cosa più stupida che tu potessi fare!”
Diavolo. Questa situazione sta degenerando. A fronte di quello che sta accadendo con suo padre, io ed Otani dovremmo restare uniti, non litigare in questo modo…
Prendo un grosso, grossissimo respiro, cercando di darmi una calmata. Capisco che la mia rabbia non è veramente incentrata su di lui, ma su di me. Gli sono davvero grata che lui abbia preso le mie parti… ma non avrei mai, mai voluto, che si cacciasse nei guai per colpa mia.
Sono davvero, davvero stanca di essere sempre la causa dei suoi problemi.
Come ha potuto litigare con suo padre per me, ed aver rinunciato a chiarirsi con lui?! E’ suo padre, diamine!...
Ma tu sei la sua ragazza... mi  fa notare, non richiesta, una vocina fastidiosa nella mia mente. E ha preso le tue parti… Avrà anche sbagliato, ma dopotutto l’ ha fatto per difenderti.
Sospiro nuovamente. Forse…  sono stata un po’ troppo dura, con lui…
"Tu non c' eri." mormora nuovamente, dopo qualche attimo di silenzio torturante, facendomi bruscamente rinsavire dai miei pensieri. "Era davvero irremovibile, dalla sua decisione. Se tornassi a parlargli adesso, non servirebbe assolutamente a niente. Finiremo nuovamente col litigare..."
"Non è detto." replico gelidamente. "E' pur sempre tuo padre, Otani... Potresti almeno sforzarti un po' di più, non ti par-?"
"E' lui che dovrebbe sforzarsi, Koizumi!!"
Trasalisco, presa in contropiede, dalla forza e la durezza del suo tono. E' come se si fosse tenuto dentro quelle parole da molto tempo, e non solamente da poche ore.
"Per una volta... E' lui che dovrebbe venire incontro a me."
La sua voce, adesso sembra libera da ogni difesa. Nonostante abbia cercato di nasconderlo, mascherando la delusione e l' amarezza in un atteggiamento da duro e strafottente, il tremolio delle sue parole conferma ciò che ho pensato sin da subito: Tuttora, Otani sente davvero, il peso della mancanza di suo padre.
E' ovvio che nutre del risentimento, nei suoi confronti...
#" Si è appena concesso un periodo di ferie, e dato che per lavoro è costretto a stare lontano da casa molto spesso, pensavamo che fosse contento di poter accantonare gli impegni per un po', per rilassarsi e godersi l' aria di casa...E invece non fa altro che stare chiuso nel suo studio a lavorare ai suoi progetti, o a parlare al telefono con i suoi colleghi. E' fatto così."#
Come posso essere stata così cieca? Anche mentre mi diceva queste cose, sembrava disinteressato... Avevo solo dei sospetti, ma adesso mi è chiaro che in realtà non lo era affatto.
Mi si stringe il cuore, e sento la mia rabbia sciogliersi in un attimo, a questa improvvisa consapevolezza...
Ma subito dopo risale, tutta in una volta, spostandosi verso qualcun altro: Il signor Otani.
"Benissimo." sentenzio alzandomi lentamente, e caricando i polmoni della mia leggendaria determinazione. "Adesso so tutto, e so anche cosa devo fare. Dato che tu sei intenzionato a non far nulla, vorrà dire che me la vedrò da me."
Il signor Otani ha un problema anche con me, giusto? E visto che né lui, né il figlio sembrano avere gli attributi per fare un passo verso l' altro, allora, beh... li avrò io, per tutti e due! 
"Che... che vuoi fare?" domanda Otani, con una vocina. Più che preoccupato, sembra realmente terrorizzato. Conosce ormai fin troppo bene questi miei scatti di intraprendenza, e sa che non portano a niente di rassicurante. O almeno, così la pensa lui.
Sono decisa, in tutto e per tutto, a chiarire questa faccenda. Non perché se non lo faccio, io ed Otani non avremo vita facile, ma perché sento di volerlo fare.
Voglio dimostrare al sig. Otani che si sbaglia su di me, e che se sono stata in grado di vincere l' amore di Otani, allora sono doppiamente in grado di renderlo felice.
Gli farò vedere, chi è davvero Risa Koizumi!
"Tu potrai anche esserti arreso, Otani, ma io non starò a guardare mentre mandi all' aria la tua vita!"
"Ora non fare la melodrammatica..."
"Sta tranquillo, lascia fare a me!" mi batto teatralmente una mano sul petto, combattiva. "Tu vedi di non perdere altro tempo!...  Muovi le chiappe, e mettiti a studiare!"
"Sarà tutto inutile!" cerca disperatamente di farmi desistere. "Conosco bene mio padre, sa essere anche più testardo di te...!"
"Oh, davvero?" sbuffo, scettica. "Beh, staremo a vedere!"
"Aspe- ... Koizumi...!"
Gli stacco la chiamata in faccia, mentre una fiammella ardente si accende nei miei occhi.
Risa Koizumi, è pronta a rientrare nella fossa dei leoni!





 
***



 
POV Otani
 
 
 
Rimango per un attimo a fissare lo schermo del cellulare, attonito.
Roba da matti!
Io la difendo, e guarda cosa ricevo in cambio: Che adesso, ad avercela con me, sono in due!
Bah, quella ragazza non la capisco proprio! …
“Si è arrabbiata?” mi domanda Nakao, mentre mi si avvicina da dietro il bancone della pasticceria. “Ti sentivo urlare…”
Sbuffo sonoramente, rimettendomi il cellulare nella tasca del giubbotto.
“Mi ha dato del nanerottolo perdente! Nanerottolo perdente, capisci??! Quella stupida!!... E l’ ho anche difesa dalle accuse di mio padre..!”
“Forse Koizumi si è arrabbiata, proprio perché pensa che tuo padre abbia ragione..." fa lui, grattandosi il mento, pensieroso. " Su di te, intendo." aggiunge dopo, guardandomi.
"Eh?" lo guardo a mia volta inerme, senza capire.
"Cioè…" cerca di spiegarsi, "Tuo padre pensa che non ti impegni nello studio, perché sei distratto da Koizumi, giusto? E dopo quello che è successo, la richiami, chiedendole di uscire... Credo che lei, abbia pensato che avessi rinunciato ad impegnarti… Vuoi?" mi domanda poi, porgendomi un vassoio stracolmo di dolci.
Diniego con un veloce gesto della mano, prima di rispondere. "Stai dicendo... che Koizumi pensa che io sia un fannullone, come lo pensa mio padre?"
"Uhm, già."
Rimango a soppesare le sue parole, sentendo una fitta fastidiosa d' angoscia, alla bocca dello stomaco. "Ma... ma io non voglio che lei pensi questo..." mormoro infine, a disagio. "E neanche mio padre..."
Non sono un fannullone, non lo sono. Stamattina avevo solo voglia di vedere Koizumi… Dopo quello che è successo ieri sera, avevo bisogno di vederla... Tutto qui. E lei l' ha presa come una forma di protesta contro mio padre... Che sciocca!
"Si sbaglia, se crede che io lo abbia fatto perché voglio ribellarmi a mio padre..."
"Ma non ha tutti i torti, quando dice che stai gettando la spugna... vero?" incalza il mio migliore amico, osservandomi con la coda dell' occhio, con sguardo saccente.
Ricambio l' occhiata di sottecchi per un attimo, prima di sospirare.
"Un po'... Si, è così." ammetto infine, a malincuore. Mi afferro le mani, meditabondo. "Pensi che dovrei chiamarla, e chiederle scusa?..."
Lui fa spallucce, "Devi fare ciò che ritieni giusto... Ma penso che anche tu abbia le tue ragioni, Otani. Hai fatto bene a difenderla.” appoggia una mano sulla mia spalla, guardandomi con espressione seria e convinta. “Indipendentemente se fosse stato mio padre o no, avrei preso a cazzotti chiunque avesse cercato di offendere la mia Nobu."
Scioglie la presa, ed io mi mordo le labbra, rimanendo in silenzio, mentre sento lo sguardo del mio migliore amico ancora su di me.
Infine, sospiro.
"Stavo... stavo per prendere a pugni mio padre..." mormoro, incapace di guardarlo, ancora scosso da quanto è accaduto ieri sera.
Non posso ancora credere di aver fatto quello che ho fatto...Ho perso il controllo, e non mi era mai successo, prima d' ora.
Eppure, se ci ripenso adesso, non mi sento diversamente. Solo ripensandoci, mi sale una tale rabbia... Anche se si tratta di mio padre. Se dovesse ridire di nuovo una cosa del genere su Koizumi... Io reagirei allo stesso modo. Se non peggio.
Però... è pur sempre mio padre, infondo...
Sollevo lo sguardo su Nakao, scoprendolo intento a fissarmi. "Pensi anche tu, che abbia sbagliato, a non cercare di chiarirmi con lui?"
"Hai detto di averci provato, ma che non è servito a niente, no?..."
"Si... ma forse avrei potuto-"
"Otani." mi interrompe lui, con voce insolitamente seria. "Lo sai, puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi. Ma è' inutile continuare a chiedersi cosa è giusto e cosa no. Tu hai le tue ragioni, tuo padre ha le sue. Dovete solo trovare un punto d' incontro. Tu non sei disposto a lasciare Koizumi, no?"
Diniego mestamente con un cenno del capo. No, per niente al mondo.
"Allora prova a parlargli di nuovo... Magari lui ci ha dormito su, si è pentito, e vuole sistemare le cose..."
"Si, ma il fatto è che mio padre ed io, non abbiamo mai parlato molto..," spiego, ad occhi bassi. "La discussione di ieri sera, è stata una delle più lunghe che abbiamo mai avuto, e siamo finiti solo per urlarci contro... ed io sul punto di picchiarlo."
Nakao mi guarda un istante, pensieroso, poi dice, "Beh... allora questa potrebbe essere una buona occasione per riuscire a riavvicinarvi. Digli come stanno davvero le cose, come ti senti, forse lui capirà..."
Scuoto la testa, sovrappensiero. Non sono sicuro di volergli parlare, al momento. E comunque, vorrei che dimostrasse lui di tenerci, per una volta...
Sospiro. Non capisco questa sua avversione nei confronti di Koizumi... sempre che sia solo per lei. Tutti le vogliono bene, ogni persona che le sta intorno è contagiata dal suo sorriso, dalla sua spontaneità, dal suo ottimismo... C'è anche chi si innamora di lei, purtroppo.
E' così difficile pensare che anche un nanetto come me, possa esserlo?
"Tutti pensano che io abbia deciso di uscire con Koizumi, perché non avevo scelta..." dico improvvisamente, notando Nakao voltarsi di scatto verso di me, osservandomi con la fronte corrugata.
"Io non l' ho mai pensato..."
"... O perché prima o poi, avessi dovuto cedere... Ma non è affatto così."  stringo forte i pugni, frustrato, per poi riaprirli ed accasciarmi sulla sedia, afflitto. La verità, è che sono stufo.
Stufo di giustificarmi sempre, stufo di dover dimostrare a chiunque che non sto mentendo sui miei sentimenti.
"Non ho deciso io di innamorarmi di Koizumi." dichiaro, più che altro a me stesso, ma conscio del fatto che il mio migliore amico sta ascoltando. "E' successo e basta, e sono contento che sia successo... E non perché anche Koizumi è contenta così. Non è stato perché alla fine mi sono detto 'D' accordo, proviamo, se non va bene non fa nulla', ma perché volevo, chiaro? Prima o poi, sarebbe successo comunque... Anche se lei non mi si fosse dichiarata, sarebbe successo comunque!" sbotto bruscamente, rivolgendomi infine a Nakao, che alla mia reazione esasperata, ridacchia brevemente.
"Ma Otani, io non l'ho mai pensato..." ripete, ancora con il sorriso sulle labbra. "Né io, né nessun altro... Se ben ricordi, io e Nobu abbiamo sempre detto, che voi due sareste finiti insieme..."
Grugnisco, ancora nervoso, e non so neanche per cosa. "Beh, forse solo voi, ma tutti gli altri lo pensano..."
"Lascia perdere cosa pensano gli altri... Tu vuoi stare con Koizumi, giusto?" ribatte lui, e senza neanche aspettare una risposta prosegue. " Mi sembra che ormai, del giudizio della gente ve ne siete già fregati da un pezzo, no?"
Sospiro. E' vero, non ce ne importa niente... ma a lungo andare può ancora dare fastidio. Sopratutto se chi giudica, non è una persona qualunque, ma mio padre.
"Perché non le dici quello che mi hai appena detto?" mi chiede improvvisamente lui.
"Mh? Cosa?"
"Del fatto che ti saresti innamorato di lei comunque, eccetera..."
"E pensi che io possa fare qualcosa di così imbarazzante??!" sbotto, sentendo le mie guance accendersi di rosso.
Lui accenna un sorriso, che sembra di più un ghigno. "Perché no? Mi sembrava steste lavorando, su quel punt- Ahi."
Ritiro il mio pugno, furioso, "Non sono affari tuoi, idiota!! E smettila di sorridere in quel modo, mi dai sui nervi!!"
Nakao non accenna a smettere di ridacchiare, e si massaggia la nuca, sempre con quel sorrisetto irritante. "Sarebbe un buon modo per fare pace, no?"
A quelle parole arresto il mio pugno a mezz' aria, accigliandomi.
Ah, già. Lei è arrabbiata con me, adesso...
Nakao sembra leggermi in viso, perché subito dice, "Le passerà, vedrai..."
Sospiro, "Lo spero..."
"E' solo preoccupata per te..." afferra un' aragosta al cioccolato dal vassoio stracolmo, assumendo un' aria pensierosa. "Lo sai, Koizumi ci tiene a te, e non vorrebbe mai che tu abbia problemi con la tua famiglia, per causa sua..."
"La colpa non è sua, è di mio padre e basta..."
"Lo so. Ma sai com' è Koizumi. Tende a darsi tutte le colpe del mondo, quando si tratta di te."
Quello che sta dicendo è talmente vero, che per un attimo provo un impulso sfrenato di andare dritto da Koizumi, ed urlare in faccia che è un' idiota!
Mi passo stancamente una mano tra i capelli. E' ovvio che dia la colpa a se stessa, per quanto è successo. Penserà di non essere adeguata per essere la mia ragazza, e che mio padre abbia ragione su tutto quanto. E’ tipico di Koizumi!
"Le mando subito un messaggio." sentenzio, a denti stretti, senza prendermi la briga di nascondere l’ irritazione.
Nakao si affoga con il boccone di aragosta, per poi prendere a ridacchiare nervosamente.
"Ehm... ti conviene non scriverle ciò che stai pensando in questo momento... " mi consiglia, preoccupato. "Potrebbe non gradirlo."
"Tranquillo." replico con un ghigno, estraendo il cellulare dalla tasca del giubbotto. "Ci andrò piano, con gli insulti."





 
***



 
POV Risa
 
 
 
 
Domenica 16/02
Ore: 15:37
Da:Otani
Oggetto: Nessun oggetto
 
Hai ragione, ho fatto una cazzata, chiedendoti di uscire. Cercherò di studiare.
Grazie...
PS: Se cambi idea per stasera, fammelo sapere.
-----------------

 
Non posso impedirmi di scoppiare a ridere, per quel messaggio.
Probabilmente non se n' è neanche reso conto, o forse non era nelle sue intenzioni, ma in poche semplici righe si è scusato, per poi contraddirsi da solo!
Mi ha proprio risollevato il morale. Quasi me ne pento di avergli risposto male, prima... Ho voglia di vederlo anch' io.
Ma decido di non rispondergli, per adesso. Voglio prima pensarci, e al momento ho ancora una faccenda da risolvere...
Ripongo il cellulare nella borsa, e fisso la porta mogano davanti a me ancora per un secondo, prima di riempire i miei polmoni di determinazione, cercando al contempo di spazzare via il nervosismo.
Infine, suono il campanello, rimanendo in attesa.
Passano parecchi secondi, e per un attimo penso che in casa non ci sia nessuno. Vengo sopraffatta dall' impazienza.
Busso insistentemente, e dopo qualche attimo, è proprio lui ad aprire la porta, sollevando impercettibilmente un sopracciglio, in segno di sorpresa.
Gli restituisco lo sguardo, senza fare una piega, bene attenta a non tradire le mie emozioni, mentre lui si limita a fissarmi di rimando, con quel suo modo austero e penetrante.
"Buonasera. " sentenzio, alzando fieramente il mento, sentendo già le mie ginocchia tremare. "Posso entrare?"
Il signor Otani rimane ad osservarmi circospetto ancora un attimo, senza dire nulla. La sua espressione è doppiamente scettica. Infine, si sposta leggermente, quel poco che basta per farmi intendere che ho il permesso di poter entrare, e si fa da parte per lasciarmi passare.
Rimango sorpresa per un attimo, per quel gesto inaspettato. Forse, dentro di me, non mi aspettavo che accettasse di riaccogliermi in casa.
Con gambe ancora tremanti, oltrepasso la soglia, cercando di non guardarlo.
"Atsushi non c'è." enuncia gelidamente, mentre sento la porta chiudersi alle mie spalle, "Ma presumo che tu lo sappia già."
A quella frecciata, mi volto a fronteggiarlo, radunando tutto il mio coraggio, ricordandomi il motivo per cui mi trovo qui.
E' come quella volta in cui Jii-chan ha conosciuto Otani. Era totalmente contrario al nostro rapporto, e ha fatto tutto pur di separarci, anche se alla fine, non c' è riuscito. Otani, in qualche modo, gi ha dimostrato di tenere a me, e alla fine il nonno si è convinto... anche se, come ci sia riuscito, per me rimane ancora un mistero.
Ma questa volta sono io, a non essere vista di buon occhio, a non essere accettata. Sono io, quella che deve dimostrare qualcosa.
"Non sono venuta per lui." replico duramente, guardandolo fisso negli occhi, "Vo- volevo parlare con lei, se possibile... signore."
Sembra sorpreso dalla mia determinazione, ma non fa una piega. Solleva un braccio in direzione del salotto, facendomi cenno di accomodarmi sul divano.
Mi siedo, poggiando la borsa sulla moquette. Con una fuggevole occhiata attorno, mi rendo conto che la signora Otani e Midori (e per fortuna, anche quel grosso cane ringhioso), non ci sono. Siamo io e lui da soli, dunque. Meglio così. Possiamo parlare a quattrocchi.
"Presumo che Atsushi ti abbia raccontato tutto, di quanto sia successo ieri sera." comincia lui, incrociando le braccia al petto,
senza accennare a volersi sedere accanto a me.
Capisco che il motivo per il quale vuole rimanere alzato, è che vuole essere lui a guidare la conversazione, e ad avere in mano l' intera situazione. O può anche darsi, che non voglia palesare troppo la nostra evidente differenza d' altezza, cosa molto probabile.
Annuisco,cautamente. "Si... A quanto mi ha detto, lei non ha preso bene il fatto che io e suo figlio stiamo insieme..."
"Si, è così."
"Perché?" domando, senza troppi giri di parole. "Se è per quello che è accaduto nella sua stanza, ha pensato male. E comunque, non credo che siano affari suoi."
"Ah, no?" sussurra più gelido che mai, assottigliano lo sguardo.
"No." replico, alzando il volto con fierezza. "E se ha un problema con me, dovrebbe dirmelo. Perché francamente, non  credo di aver fatto qualcosa di sbagliato per-"
"Tu non sai niente." mi zittisce con tono tagliente, duro e schietto quanto una lama d' acciaio. "Niente."
Rimaniamo a fissarci attentamente, per qualche attimo. Infine sospira, passandosi una mano tra i capelli, nella stessa identica maniera di Otani.
"Non ce l' ho con te." ammette infine con voce roca, e dal suo tono mi sembra sincero. "Non ho niente di personale contro di te."
Trasalisco, sconcertata. Sta dicendo la verità? Stando al racconto di Otani, sembra avercela con me eccome... Insomma, mi ha dato della poco di buono!...
Scuoto la testa, in preda alla confusione, "E allora..."
"... Ma penso davvero che tu non sia adatta, per Atsushi." mi interrompe nuovamente lui, con voce stanca. "Conosco bene mio figlio... E so che tu, non sei ciò che vuole. Non voglio cercare di essere brutale, voglio solo essere onesto. Questo è quello che penso."
Sento quelle parole entrarmi dentro la pelle, e perforarmi il cuore, come trapassandomi da tanti piccoli spilli.
Ora so cosa intendeva Otani quando mi ha detto che era davvero irremovibile dalla sua decisione... Sembra un uomo fatto di ghiaccio, che non prova emozioni di nessun genere, che non si preoccupa di poter ferire gli altri, con le sue parole cariche di astio... Ma io so, lo sento, che sotto quella maschera di impassibilità gelida, si nasconde del rancore e del risentimento, ed anche uno sprazzo di sentimento. Spero con tutto il cuore che sia così.
Deglutisco, sentendo la mia determinazione e le mie speranze vacillare. "S-se... Se si riferisce all' altezza, sappia che Otani l' ha già superata..."
"Io non credo." ribatte lui, con tono impassibile. "Atsushi è sempre stato suscettibile, su questo argomento... "
"Lei non conosce suo figlio." ribatto imperterrita, cercando di non far tremare troppo la voce.
Non sembra per niente convinto di ciò che sta dicendo. E' una pazzia pensare, anche solo per un attimo, che stia mentendo?
"Ah, no?" ripete, inarcando un sopracciglio, spavaldo, in una maniera che mi ricorda tanto gli stessi modi di Otani. "E poi, cos' hai di speciale, tu, per crederti all' altezza di mio figlio? Lui è di un altro livello."
"Se dice di non avere niente di personale contro di me, perché mi dice questo?"
Ignora le mie parole. "Sei una distrazione per lui. Per causa tua, ha fallito l' esame... e l' hai fatto anche sentire in colpa, per questo. Dimmi ragazza, perché mai io dovrei accettarti, se tendi a fare di mio figlio un uomo peggiore, anziché migliore?"
Quelle parole mi colpiscono peggio di uno schiaffo in pieno viso. Abbasso lo sguardo, mortificata, sentendo all' istante  i miei occhi pungere in modo fastidioso.
Lui prosegue perfidamente. "Come ho già detto a lui, potrò anche non conoscere te, ma il mondo si. Non ci si può fidare di nessuno."
Aggrotto le sopracciglia, totalmente confusa, stringendo i pugni con forza sulle ginocchia, osservando distrattamente il colorito latteo che pian piano assumono le mie nocche. Quest' uomo è davvero un enigma. Che cosa nasconde?
"Perché è così  diffidente nei confronti del prossimo?" domando, sollevando coraggiosamente lo sguardo, scrutandolo bene in viso.
Lui si volta verso di me, osservandomi accigliato. Assottiglio lo sguardo, scrutando attentamente dentro quegli occhi verdi, che in qualche modo mi ricordano tanto quelli di Otani, e d' improvviso,dentro di me, si fa largo una consapevolezza, talmente forte, così potente, così conosciuta... che sono certa che sia assoluta.
"Ora ho capito..." mormoro, senza distogliere l' attenzione dal suo viso.
Lui solleva all' istante un sopracciglio, osservandomi scettico. Ecco perché è così contrario, a dire che Otani non ha ancora superato il fatto dell' altezza...  Non si sta riferendo ad Otani. Ma a se stesso.
"Lei ha un complesso, signor Otani." sentenzio, con lo stesso tono che userebbe uno strizza cervelli col proprio paziente, con tutta la calma e la compostezza che riesco a sfoggiare, in un momento come questo.
Sono entrambe le sue sopracciglia ad essere inarcate, adesso, deformando il suo viso un' espressione di puro sbigottimento, misto ad incredulità.
"Un..."
"Complesso, esatto." concludo annuendo, sempre più convinta.
Si porta una mano dietro il collo, lasciandosi sfuggire una mezza risata. Una risata che non contiene la benché minima traccia di ilarità.
"Questa è bella..."
Non demordo, "Non vuole che suo figlio sia guardato come un fallito. Che non venga ritenuto inferiore agli altri, né alla propria ragazza." rincaro, decisa in tutto e per tutto a farlo capitolare. "Ma, mi chiedo... se in realtà, sia proprio lei, a non voler aspirare a questo."
Si blocca a guardarmi, con uno sguardo decisamente sorpreso.
"Il complesso che ha lei... ho avuto modo di constatarlo sulla mia pelle." continuo spedita, battendomi risolutamente una mano sul petto, orami certa che stia andando nella direzione giusta.
"So come ci si sente...  il sentirsi fuori luogo, inferiori, non a proprio agio con se stessi...E' una cosa di cui non ci si può liberare tanto facilmente." abbasso lo sguardo, sentendo ritornare in me, tutte quelle spiacevoli sensazioni che mi hanno afflitto per così tanto tempo, che fanno ancora parte di me, e che forse lo faranno per sempre.
"Ci sono passata anch' io... E c' è passato anche Otani. Soprattutto lui... E'stato difficile, per lui, accettarsi per come è...  Ma se l' é lasciata alle spalle. Però, evidentemente,  lei ancora no."
Mi concedo un piccolissimo sorrisino compiaciuto, nel vedere il suo corpo irrigidirsi , e il suo sguardo sgranato accendersi di panico.
" Lei ed Otani siete cosi simili... per questo, non posso biasimarla, se pensa che anche suo figlio, ne sia tuttora afflitto. Ma ciò che lei davvero non capisce, è che è solo frutto della sua mente.... Otani non si sente inferiore a nessuno, né tantomeno sta con me, solo per dimostrare qualcosa agli altri. Lui non è come lei..."
"Adesso basta."
Il suo sibilo mi fa trasalire come farebbe uno stridio di bicchieri rotti. Sollevo lo sguardo, intercettando il suo, più gelido e tagliente che mai. Sento il sangue congelarmi le ossa, scivolando lentamente come un cubetto di ghiaccio, lungo la mia spina dorsale.
"Chi sei tu, per dirmi questo?" mormora, spezzante. " Non mi conosci affatto."
"Oh, quindi lei è sicuro di sapere tutto sugli atri, ma io non posso dire di conoscere lei?" ribatto aspramente, cercando di mantenere la voce ferma, per quanto mi sia possibile. "Non le sembra un po' da ipocriti?"
"E' meglio se te ne vai." sentenzia dopo un attimo, distogliendo infine lo sguardo da me. Il suo tono duro, non lascia spazio ai forse e ai ma. Non lascia diritto di replica. E' un ordine, lo so bene. Ma so altrettanto bene, che non basta di certo questo a farmi desistere.
Ho centrato il punto. E per nessuna ragione al mondo, ho intenzione di lasciar perdere proprio ora.
Gonfio risolutamente il petto, radunando di nuovo la determinazione, ricordandomi perché sono qui: Per il bene di Otani.
"Se crede che io mi smuova da questo divano, e me ne esca da quella porta soltanto perché mi caccia di casa,  si sbaglia di grosso!" replico, a denti stretti.  "Non farò come Otani... Non me ne andrò da qui fino a quando non avrò chiarito con lei. Se mi vuole fuori di casa, dovrà trascinarmi a forza!"
"Chiamerò la polizia."
"Che la chiami pure!" sbuffo, ormai per niente impaurita, "Lei non mi fa paura, signor Otani. Ieri mi incuteva un certo disagio, ma dopo aver appreso quanto è successo con Otani, ho capito che il vero problema non sono io, né suo figlio... Ma lei."
Lui continua a non guardarmi, ma io, ormai presa da un forte istinto di dire la verità, tutto ciò che mi passa per la mente, e guidata dalle mie stesse emozioni incontrollate, mi espongo, totalmente, senza freni, né inibizioni.
"Lasci che le dica una cosa... So che lei, per qualche ragione non si fida di me... Ma le posso assicurare che io tengo moltissimo ad Otani. Non c' è niente che non farei per suo figlio. Né voglio, per nessun motivo al mondo, intralciare i suoi studi e le sue ambizioni... Quando abbiamo litigato qualche settimana fa, si, volevo farlo sentire in colpa." ammetto, a malincuore, sentendo una piccola fitta di vergogna trapassarmi le membra, "Mi stava trascurando perché doveva studiare, e io non capivo come potesse fare una cosa del genere. Era un mostro, se trascurava la propria ragazza così a lungo, per questo motivo.... Ma ho capito che ero io, il vero mostro. La più gigantesca egoista del pianeta. E non ho intenzione di ricommettere lo stesso errore."
"Cosa stai cercando di dirmi, ragazza?" mi chiede, brusco, tornando a guardarmi. "Pensi di convincermi con delle belle parole?"
"No." replico prontamente, scuotendo mestamente la nuca.  "Non sto cercando di convincerla, adesso. Sto dicendo che, al contrario di suo figlio, io sono d' accordo con lei... Beh, per alcuni versi." chiarisco subito dopo, grattandomi la nuca.
L' uomo si immobilizza, aggrottando la fronte. Sembra esserci rimasto di stucco, a quelle parole.
"Da come mi sono comportata recentemente... non sono una persona che ispira fiducia." mi spiego, con tono supplichevole. "E lei me l' ha fatto capire perfettamente. Mi sono comportata male, con suo figlio. Non la biasimo se è diffidente nei miei confronti. Ma la prego..." a questo punto giungo entrambe le mani, con sguardo implorante, pregandolo letteralmente. Noto che  si affretta a schivare il mio sguardo.
"Se... se me ne da la possibilità, io le farò cambiare idea sul mio conto. Le dimostrerò che tengo davvero a suo figlio, non con le parole, ma con i fatti. " intreccio le dita, e stringo i pugni, cercando di imprimere nella mia voce tutta la sincerità e la sicurezza che sto provando nell' ammettere tutto ciò. "Non sono tenuta a farlo, ma lo farò comunque. Perché lei è il padre di Otani, e parte della sua famiglia."
Rimane a scrutami in silenzio, con uno sguardo che definirei sbalordito, anche se non ne sono sicura. Non è molto facile leggere le sue espressioni, come mi accadeva tempo fa con Otani, d' altronde.
"E' vero , io... sono goffa, sono alta, sono sciocca... Ma suo figlio mi ama. E anche io lo amo, che lei ci creda o no. Sono in grado di renderlo felice... E lei, non può farci niente."
Sta ancora cercando di non guardarmi, e io aggiungo, in tono solenne. "Ma... le prometto, che se mai questo cambierà, allora mi toglierò dai piedi. Fino a quando Otani avrà bisogno di me, resterò al suo fianco."
Lui si volta infine verso di me, "Non ha bisogno di te." sibila mestamente. "Non ha bisogno di nessuno."
Spalanco la bocca, interdetta. "Lei... " le parole mi muoiono in gola. Cos' altro posso dire, a questo punto?
Rimaniamo a fissarci a lungo. Sento le mie palpebre tremare, trepidanti dallo sfuggire alla freddezza di quello sguardo. Sto in attesa che parli, che aggiunga qualcos' altro. Che urli, o almeno che si accigli... un segno, dannazione!
Ma non fa niente di tutto ciò.
A questo punto mi è chiaro, che qui il problema non sono io. C' è qualcosa di molto più profondo e complesso, sotto. E per quanto io voglia sapere a tutti i costi di cosa si tratti, non posso fare niente per cambiare le cose.
Aveva ragione Otani. Non dovevo venire. Mi sento una tale idiota...
"Bene!" esclamo alzandomi, cercando disperatamente di spezzare quell' atmosfera tesa, che nonostante ciò rimane palpabile. "Ora è meglio che vada, ho promesso a mia madre che sarei tornata presto..."
Con una risatina nervosa, mi avvio verso l' ingresso, sentendo i passi del signor Otani seguirmi.
Mi blocco, una mano sul pomello della porta, mentre sento il sorriso sul mio volto spezzarsi, e scivolare via.
Seriamente. Che cosa diavolo ci sono venuta a fare, qui?
"Lei mi ha dato della sgualdrina." sussurro amaramente, tenendo lo sguardo chino sui miei piedi. "Ha cercato di allontanare Otani da me, e non creda che non mi sia accorta, a questo punto, che ha solo fatto finta di ascoltare le mie parole... Mi ha offesa in tutti i modi possibili. Non ho altro da dirle."
Non intendo stare qui un istante di più. Giro il pomello, e apro la porta, pronta ad uscire. Ma un secondo dopo, cambio idea.
"Un' ultima cosa." mormoro con voce tremante, lo sguardo rivolto davanti a me. "Può scoraggiare e dire maldicenze su di me... ma non si azzardi ad aggredire ancora Otani." la mia voce si incrina dalla rabbia repressa, mentre stringo più forte il pomello tra le dita. "Ma come fa? Come fa, a non vedere che figlio straordinario ha? Si sta impegnando con tutto se stesso... Si è sempre fatto carico delle sue responsabilità, anche quando ha fallito, si è rialzato, continuando a lottare, senza smettere di seguire i propri sogni. Io sono fiera di lui, sono fiera di essere la sua ragazza. Lo sono davvero. Sono orgogliosa di avere un ragazzo così straordinario ... e dovrebbe esserlo anche lei."
Il viso di Otani, mi appare sorridente nei miei pensieri, e non posso fare a meno di sorridere a mia volta, sentendo nel mio cuore, che tutto ciò che ho appena detto, è la pura e semplice verità.
"E impossibile, non amarlo." dichiaro, senza che il sorriso abbandoni le mie labbra. "E so che anche lei, lo ama."
Forse nel modo sbagliato, forse nel modo in cui lui ritiene giusto. Ma anche lui, tiene ad Otani. Sento che  è così.
Mi volto a guardarlo, lanciandogli un' occhiata sottomessa. Mi accorgo solo in quel momento che il signor Otani tiene lo sguardo basso, una mano che gli copre il volto.
Mi si stringe il cuore, a vederlo così. Non posso odiare qualcuno che ama Otani, per quanto odioso sia nei miei confronti. So che vogliamo entrambi la stessa cosa: Che Otani sia felice. E in questo momento, l' uomo sembra libero da ogni difesa. Questo mi spinge a continuare.
"Otani le vuole bene." imprimo quelle parole di tale sicurezza e decisione, che per un attimo, mi sembra di vederlo trasalire impercettibilmente. Ma non ne sono sicura. Non sono più sicura di niente, ormai.
"Non sarà il figlio più diligente, perfetto ed ubbidiente del mondo, ma le vuole bene. Nonostante neanche lei, mi perdoni se glie lo dico, si sia dimostrato un padre modello. Per questo, la prego di riaccoglierlo in casa. Anche se lei crede il contrario, ha ancora  bisogno di lei, e del sostegno della sua famiglia."
E' tutto. Non ho bisogno di aggiungere altro.
Distolgo mestamente lo sguardo dal suo viso di nuovo scoperto e velato di stupore, misto a qualcosa di simile ad un' amara consapevolezza ( forse... rimpianto?), e infine, oltrepasso l' uscio, richiudendomi cautamente la porta, dietro di me.
Mi allontano di fretta, a capo chino, sentendo il mio cuore sprofondare.
Ho fallito.
Pensavo davvero di riuscire a fargli cambiare idea...  Ma se neanche suo figlio ci è riuscito, come ho potuto pretendere di riuscirci io? Sono stata davvero presuntuosa...
Ma forse c' è ancora speranza. Per il bene di Otani...
Non sono riuscita a fare cambiare idea a suo padre... Ma posso, devo fare in modo, che Otani si liberi del proprio rancore nei suoi confronti. Devo provarci... A qualunque costo.




 
***



 
POV Otani
 
 

Apro cautamente la porta di casa, trovando mio padre proprio davanti a me. Solleva lo sguardo, sgranando gli occhi.
"Atsushi..."
Mi limito a fissarlo, senza dire nulla, per un attimo, prima di richiudere la porta dietro di me.
"Sono tornato per prendere delle cose..." mormoro, sempre senza guardarlo, dirigendomi verso gli scalini.
Una volta nella mia stanza, appoggio le spalle contro la porta, prendendo un grosso respiro, cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore.
Non pensavo che rivederlo, avrebbe sortito questa reazione, su di me. Nel momento in cui l' ho visto, ho desiderato immediatamente di non trovarmi lì, di scappare, rifugiandomi di sopra.
Stringo i pugni, sentendo ritornare quella rabbia cieca, che solo ieri sera si è impadronita di me...
Non dovevo venire. Non ero ancora pronto per rivederlo... Non voglio vederlo. Solo rimettere piede in questa casa, mi fa ritornare in mente la lite furiosa di ieri sera...
Scuoto velocemente la nuca, e stacco le spalle dalla porta, precipitandomi svelto a recuperare i libri che mi servono.
Voglio andare via il prima possibile, da questo posto...
Recupero il vecchio zaino del liceo, e ci butto dentro i libri che mi servono, più qualche ricambio, i primi che mi capitano in mano.
Scendo frettolosamente gli scalini, e una volta all' ingresso, trovo mio padre esattamente dove l' ho lasciato, davanti alla porta.
Che non voglia lasciarmi passare?
Mi costringo allora a guardarlo, freddamente, e lui si immobilizza, stringendo i pugni.
"Devo andare." dico con durezza, e con più astio di quanto vorrei.
La sua espressione risoluta, vacilla solo un istante. "Dove?" chiede, con voce roca.
"Non sono affari tuoi."
No, Otani, no. Non così bruscamente, penserà che vuoi litigare di nuovo...
"Si che sono affari miei... Sei mio figlio."
Mi paralizzo, sentendo tutti i muscoli del corpo in tensione, e un senso di oppressione dalle parti del petto.
Cos' è questa sensazione?...  Rabbia? Rimpianto? Risentimento?...
Sento che non voglio perdonargli nulla, eppure l' ho fatto tante volte...
Perché, questa volta non ci riesco?
Nella mia mente rimbombano all' istante le parole di Koizumi e di Nakao, esplodendomi nel cervello, come un sonoro avvertimento...
#" Va’ da tuo padre, e chiedigli scusa!”#
# "Allora questa potrebbe essere una buona occasione per riuscire a riavvicinarvi. Digli come stanno davvero le cose, come ti senti, forse lui capirà..."#
Guardo ancora mio padre, come a chiedergli, a pregarlo, silenziosamente di esprimersi. Ma lui, non dice nulla.
Devo aspettare ancora? Per quanto tempo ancora pensi di aspettare, Otani?...
Sta fermo lì, restituendomi lo sguardo, imperturbabile ed impassibile, come sempre, le labbra sigillate.
Lentamente, sento il mio cuore sprofondare, in una lenta, torturante discesa, mentre prendo tristemente atto, che sto ancora aspettando qualcosa che non accadrà mai.
No, non posso farlo. Non voglio farlo. Non sono ancora pronto a perdonarlo...
Ormai non è più solamente per via di Koizumi... in questo momento, è una questione tra di noi, solo tra di noi.
Sento il mio cuore battere all' impazzata.
E' arrivato il momento di decidere. Ho davvero tagliato i ponti con mio padre?
"No..." rispondo infine,mestamente in un sussurro, senza guardarlo. " Non lo sono più."
Non vedo mio padre trasalire bruscamente. Ma è come se lo avessi visto;  non lo vedo sgranare gli occhi, ma so per certo che lo ha fatto.
Non dovrei sentire il suo cuore frantumarsi in mille pezzi, eppure riesco a percepirlo chiaramente, sovrastando il clangore del mio.
So che si è fatto da parte per lasciarmi passare, e una fitta dolorosa torna ad incrinarmi il cuore. Forse, una piccola parte di me, sperava che non lo facesse...
Sempre con lo sguardo rivolto ai miei piedi, raggiungo la porta, e la apro cautamente, e sapendo che non avrebbe cercato di fermarmi, mi incammino, senza guardarmi indietro.
Ormai sul vialetto, noto Midori venirmi incontro. Non appena si accorge di me, mi corre subito vicino, tra lo stupito e il sollevato.
"At- chan, sei tornato! Pensavamo che non-! " si blocca immediatamente, notando il mio sguardo cupo. Mi osserva con aria preoccupata.
"At- chan...?"
"S- scusa Nee- san... De- devo andare, adesso..." mormoro sbrigativamente, ed evitando lo sguardo rattristato di mia sorella, corro via, scappo, ignorando i suoi richiami imploranti.





 
***




 
POV Risa
 
 
 
 
"Ah!" esclamo nel bel mezzo del marciapiede, schiaffandomi una manata sulla fronte.
"Accidenti... Ho dimenticato la borsa a casa di Otani..." mugugno, affranta.
Dovrò ritornare lì, e la cosa mi scoccia alquanto. Ma non ho scelta.
Giro i tacchi, e con un grosso respiro, mi avvio dalla parte opposta, preparandomi psicologicamente a rivedere quell' uomo.
Una  volta davanti alla porta, dopo aver bussato, non mi apre lui, bensì Midori, rivolgendomi un sorriso, anche se leggermente più incerto e sbiadito di quelli cui è solita rivolgermi.
"Risa- chan! Come mai sei qui?"
"Ehm... Prima sono passata, e ho dimenticato la borsa..."
"Sei passata per At- chan?" mi domanda, lasciandomi entrare. "Lo hai mancato di poco, se n' è andato qualche minuto fa..."
La guardo, meravigliata. Uh? Otani è stato qui?...
"Papa..." lo chiama Midori, a voce squillante, dall' ingresso. "E' Risa- chan, si è dimenticata la borsa..."
Non arriva nessuna risposta, e Midori spazientita, si allontana da me a passo svelto, affacciandosi all' arcata in pietra del salotto.
"Papà...! Hai sentito quello che ho detto? Risa- chan è qui per-... Ah!!"
Si blocca, trattenendo bruscamente il respiro, per poi emettere uno strillo acuto, che fa tintinnare  l' argenteria esposta nella vetrina dell' ingresso, e vibrare le pareti .
Mi sento raggelare.
"PAPA'!!!" Si precipita in salotto, ed io la seguo, allarmata.
 "Midori- san...!?"
La trovo inginocchiata per terra, scossa dai singhiozzi, sul corpo privo di coscienza del signor Otani.
Un senso forte di terrore si fa strada dentro di me, gelandomi le articolazioni, i muscoli, e mi impedisce di respirare regolarmente.
Mi precipito verso di loro, buttandomi in ginocchio accanto a Midori, che urla e piange, pregando disperatamente il padre di svegliarsi.  Mi chino sull' uomo, poggiando l' orecchio sul suo petto. Fremo di paura.
Il battito c' è, ma è così fievole che a malapena lo sento.
"PAPA'!! TI PREGO, RISPONDI, PAPA', TI PREGO...!!!"
A quel punto anch' io, impanicata come non mai, cerco di svegliarlo, strattonandolo e urlando a fatica, per l' insostenibile ed enorme nodo che mi brucia la gola come lava incandescente.
"Signore! Signore, mi sente?! SIGNORE!!"
Midori, accanto a me, continua a strillare e piangere, scossa dai singhiozzi convulsi. Mi volto verso di lei, e facendo uno sforzo enorme, spazzo via tutto il panico, tentando di tornare a mente lucida.
Le prendo risolutamente le mani tra le mie, sentendole tremare convulsamente, e  cerco il contatto coi suoi occhi rossi e lacrimanti, sbarrati dal terrore.
"Tranquilla, tranquilla... Ora calmati, ok?" le sussurro, guadandola fisso dentro le pupille, cercando di rassicurarla con lo sguardo.
Lei mi fissa a sua vota con disperazione, boccheggiando come se gli mancasse l' aria, o stesse per avere una forte crisi.
"Non è niente, sta bene, respira ancora... Adesso chiamiamo un' ambulanza, e vedrai che si risolverà tutto."
Alla fine, non so come, ma lei pare calmarsi, anche se è ancora palesemente sotto shock.
Prendo un grosso respiro, e mi alzo cautamente, continuando a tremare da capo a piedi. 
Raggiungo la borsa,esattamente dove l' avevo lasciata, ed estraggo febbrilmente il cellulare, componendo il numero dell' ospedale.





 
***



 
Sono le ventidue passate, e siamo tutti in ospedale. Io, la signora Otani, Midori e Otani.
Il signor Otani sta bene, adesso.
Ha avuto un lieve infarto, causato dallo stress. O almeno, così hanno detto i medici.
Questa notizia ha spazzato inevitabilmente via, tutto il sollievo provato nell' apprendere che si era ripreso. Un infarto, non è una cosa da poco.
La tensione tra di noi, è palpabile.
Mi volto a guardare Otani,che sta con le spalle appoggiate al muro, senza dire una parola.
Dopo che ho chiamato l' ambulanza, non ho esitato neanche un secondo, e ho rintracciato Otani. Non appena gli ho dato la notizia, si è precipitato subito a casa, e vedendo il padre ancora privo di sensi, si è afferrato la testa tra le mani, sussurrando tra sé e sé: "E' colpa mia, colpa mia..."
Solo una volta in ospedale, ho avuto il coraggio di chiedergli il perché, che cosa fosse successo, e lui mi ha raccontato con voce tremante cosa si sono detti lui e suo padre, poco prima. Dopodiché, ha smesso di parlare, rintanandosi in un angolino a fissare il vuoto.
Sono ancora intenta a guardarlo, angustiata. L' espressione dipinta nei suoi occhi, è così sofferente... che mi fa stare male.
Non è il tipico sguardo intriso di preoccupazione e dolore, dopo una tale notizia. Lui è... traumatizzato.
Le iridi sgranate, vuote, spente, rivolte verso il basso. La bocca semiaperta, deformata in una smorfia di dolore... giuro, che non l' ho mai visto così. Mi fa male, vederlo stare così.... mi fa male dentro, al cuore.
"Otani..." comincio con un sussurro angosciato, per poi bloccarmi, avvilita.
Lui non si acciglia neanche. Non piange, non urla. Rimane perfettamente immobile, come se non mi avesse nemmeno sentita. Solo il lieve movimento del suo torace, e il suono impercettibile del suo respiro, danno prova che sia ancora vivo.
Preferirei che urlasse. Vorrei vederlo spaccare tutto, preso dalla rabbia, piuttosto che in questo stato catatonico...
No. Non posso vederlo così... Non ce la faccio...
Sollevo coraggiosamente un braccio verso di lui, e lo sfioro leggermente. Lui non si muove ancora.
"Otani.." sussurro, nuovamente, con voce incrinata.
"E'..."
Sobbalzo, al suo lieve mormorio. Non mi guarda, sta ancora fissando il vuoto, con sguardo spento.
"E'... colpa mia..." si volta infine verso di me, e qualcosa nel suo sguardo si rompe. I suoi occhi non son più vuoti e spenti, ma carichi di dolore e rimorso.
"Koizumi.." sussurra ancora, in tono implorante.
Sento i miei occhi pizzicare, e senza neanche pensarci, lo abbraccio di slancio.
Lo stringo forte a me, e lui passa immediatamente le sue braccia attorno alla mia schiena, stringendomi talmente forte, che per un attimo mi sento mozzare il fiato.
Solo vagamente mi rendo conto che è la prima volta che abbraccio Otani. Che prendo io l' iniziativa, che sono io a cercare così tanto la sua vicinanza. E non mi importa, se qualcuno ci sta guardando. Non sto arrossendo, e non provo vergogna, né imbarazzo.
Voglio solo stare vicina ad Otani. Non c' è niente, o quasi, di romantico in tutto ciò. E' solo un abbraccio che vuole dare conforto... Ma, in qualche modo, fa stare bene anche me.
"E' colpa mia.."  sussurra lui, la fronte addossata contro la mia spalla.
"No..." strofino una guancia tra i suoi capelli setosi, passando le dita tra le sue scapole pronunciate, sperando gli diano sollievo. "Non è colpa di nessuno..."
Lui non risponde, limitandosi a stringermi ancora di più a sé, e neanch' io dico nulla, continuando a cullarlo con dolcezza, fino a quando una voce ci fa sobbalzare entrambi.
"At- chan, Risa-chan..."
Io ed Otani ci stacchiamo, fissandoci per un attimo, prima di voltarci verso Midori.
"Si è svegliato..." ci informa con un sorriso stanco. Ma nei suoi occhi, riesco a scorgere l' ombra dello stesso sguardo del fratello.
Io ed Otani annuiamo contemporaneamente, e senza più osare guardarci, ci avviamo verso la stanza. Sull' uscio, Otani mi prende la mano e la stringe forte nella sua, prendendo un grosso respiro.
So bene il motivo di quel gesto, e anche della sua esitazione...
'E se ce l' avesse con me?'... Questo sta pensando.
Stringo la sua mano a mia volta, cercando di imprimergli coraggio, e infine oltrepassiamo la soglia.
Il sig. Otani è sdraiato sul letto, seduto con un cuscino dietro la schiena, perfettamente sveglio, mentre la signora Otani, seduta accanto a lui con un piatto di minestra tra le mani, cerca di imboccarlo.
"Oh su, non fare il bambino..." lo rimbecca lei, alla smorfia inorridita dell' uomo, che tiene le labbra sigillate. "Bevi la minestra calda, ti farà bene..."
"Mei, quante volte devo dirti che detesto quell' intruglio?" sbuffa lui, con una smorfia inorridita. "Altro che spacciato, dovranno convincermi di essere impazzito, prima di riuscire a farmi mangiare cibo d' ospedale!" si imbroncia, incrociando cocciutamente le braccia al petto.
La sig. Otani sospira pazientemente, ma noto che sta trattenendo un sorrisino. Solo un istante dopo, pare accorgersi del nostro arrivo, "Oh, eccovi..."
L' uomo solleva subito gli occhi verdini su di noi, incrociando quelli nocciola di Otani. Lo riabbassa subito, mortificato.
"Ehm..." comincia la signora, spostando lo sguardo prima sul marito, poi sul figlio. "At- chan..."
"Co... come stai?"
Il sussurro strozzato di Otani interrompe il balbettio della madre, che rimane a guardarlo apprensiva. Sento la sua mano, stingere ancora di più la mia, e ricambio la stretta, fiduciosa.
Il signor Otani continua ad osservare il figlio. L' espressione del suo volto- oltre ad essere leggermente più pallido del solito-, ha qualcosa di diverso...  ma non riesco a capire cosa.
"Bene..." risponde, mormorando. Sembra ancora leggermente sorpreso.
"Bene..." gli fa eco Otani, passandosi la mano libera ad arruffarsi i capelli. Sposta lo sguardo altrove, non riuscendo più a sostenere quello del padre, nel medesimo istante in cui quello del sig. Otani si concentra sulle nostre mani intrecciate.
Per poco non sobbalzo, quando risalendo con gli occhi, intercetta i miei.
"Grazie." dice, con voce chiara e decisa.
Per un momento mi sento mancare l' aria, e arrossisco non appena percepisco tutte le teste nella stanza, compresa quella del mio ragazzo, voltarsi nella mia direzione.
"Ah! Ehm..." farfuglio, imbarazzatissima." Ma no, no... Non mi ringrazi, per così poco, eh eh he..." mi porto una mano dietro alla nuca, ridacchiando nervosamente.
"Poco?" la signora Otani sgrana gli occhi. "Tesoro, sei stata propizia, invece!" esclama,gli occhi lucidi dalla commozione.
"Se non ci fossi stata tu, non so se mi sarei ripresa in tempo...!" incalza Midori, con voce carica di ammirazione e gratitudine assieme.  "Grazie a te, ho trovato la forza per reagire!"
"M- ma no..."
"E' vero?"
Abbasso lo sguardo su Otani, scoprendolo a fissarmi intensamente, con aria sorpresa. Arrossisco totalmente, balbettando frasi sconnesse e insensate.
Senza preavviso, Midori e la signora Otani si lanciano verso di me,  saltandomi al collo, e strappando la mia mano da quella di Otani,  abbracciandomi stretta.
"Risa- chaaaan....!!" piagnucola la giovane.
"Sei una benedizione per la nostra famiglia!" esclama la donna, sull' orlo delle lacrime.
"E-eh? Be- benedizione?..."
Le mie gote ormai ardono dall' imbarazzo, per quanto io mi senta a disagio. 'Benedizione', non è proprio il termine che solitamente appiopperebbero ad una come me. Sono più abituata ad essere chiamata in ben altri modi... Come 'Disastro ambulante', o 'Gigantesca Catastrofe'...
"M- ma io n- non.."
"Te ne saremo eternamente, eternamente grate...!"
"Mei, Midori... che ne pensate di lasciarla respirare?"
Mi paralizzo, stupita dal tono leggero con il quale signor Otani ha parlato. Le due sciolgono lentamente la presa su di me, asciugandosi gli occhi e tirando su col naso.
Mi volto a guardarlo, e per la prima volta, nel suo sguardo non vedo più alcuna traccia della freddezza che era solito rivolgermi. E capisco cosa abbia di diverso: Sembra colmo di... gratitudine.
Forse l' aver sfiorato la morte... lo ha irrimediabilmente cambiato.
"Davvero, grazie..." prosegue, con leggero nervosismo.
Si vede che sta facendo un certo sforzo per esprimersi... non credo sia abituato a tali slanci sentimentali.
"In realtà io...non ho mai avuto niente di personale contro di te, o sul vostro rapporto, solo... ero così arrabbiato.... Così frustrato da tutto..."
Si passa stancamente una mano sul volto, restando in silenzio alcuni istanti, prima di prendere un grosso respiro, "Ho perso il lavoro."
"COSA!?" urlano sconvolti Otani, sua madre e sua sorella nel medesimo istante. Io mi raggelo, shoccata.
Lui sospira di nuovo, annuendo stancamente. "E' così..."
Guardandoci uno ad uno, inizia a raccontare come sono andate le cose.
Salta fuori che la 'Asahi.', la società di navi da crociera che dirigeva il signor Otani, era sull' orlo del fallimento.
All' inizio della fondazione, contava tre navi, più altre due, che si erano aggiunte col tempo, dopo che l' azienda si sviluppò, diventando l' impresa crocieristica più in rialzo di Kobe.
Attraversò un periodo florido, ma non durò molto: Il tizio col quale il sig. Otani era in affari, nonché suo migliore amico, comandante in seconda e braccio destro, colui che controllava gli affari interni ed esterni dell' azienda, mise in atto una grossa truffa ai danni della Compagnia.
Dopo che egli gli suggerì che il modo migliore di ampliare l'azienda, era l' entrata di altre due navi, il signor Otani era certo che quella mossa gli avrebbe garantito di affermarsi definitivamente nel settore, e decise di fidarsi. Era sicuro, che sarebbe stata la svolta della sua carriera.
Così lo incaricò di portare a termine la trattativa, che andò a buon fine. Ma ben presto, quella che avrebbe dovuto rivelarsi la svolta decisiva, il biglietto di sola andata per la strada del successo, si rivelò essere il più grosso buco nel' acqua (non solo in senso metaforico) della sua carriera.
L' uomo che affermava essersi sempre prodigato per il bene dell' azienda, l' amico che si era offerto di occuparsi degli interessi commerciali ed economici, aveva rubato alla 'Asahi ' ben cento milioni di yen, destinandola al fallimento.
Appena scoperto l' inganno, il capitano denunciò immediatamente l' amico, ma lui rispose con una minaccia di contro- denuncia, affermando che i soldi che aveva sottratto rappresentavano la percentuale che gli era dovuta, in quanto co- fondatore dell' azienda, e di cui non aveva mai beneficiato.
Guidato dall' orgoglio, e al contempo, capendo amaramente di non essere nella posizione più adatta per affrontare una causa contro di lui, (dato che l'uomo, da sempre si era occupato degli interessi economici dell' azienda, era estremamente ricco, e poteva benissimo permettersi avvocati di successo), decise di licenziarlo, promettendo a se stesso, di risollevare il prestigio dell' azienda solo con le proprie forze.
Ma ormai, un' enorme lama tagliente gravava sulla testa della Compagnia, che indebitata fino al collo, non poteva più coprire le spese dell' armamento e dell' equipaggio. Così, l' uomo fu costretto a mettere all' asta le navi appena comprate.
Ma anche lì, ci furono problemi. Le nuove navi, che avrebbero dovuto essere d' avanguardia e perfettamente funzionanti, si rivelarono essere due catorci, completamente malmesse, e da ristrutturare da cima a fondo.
L' asta non portò al risultato sperato, il ricavato non bastava neanche a coprire un decimo dell' enorme debito. Prima di quanto l' uomo potesse rendersene conto, la Asahi, l' azienda a cui aveva dedicato anni e anni della sua vita, stava velocemente colando a picco.
  Noto lo sguardo dei suoi familiari, accendersi d' incredulità e orrore, man mano che l' uomo continua a raccontare. Anche io sono sorpresa e costernata, ma non osiamo interromperlo.
Come se la situazione non fosse già abbastanza critica, la 'AKI Company', 'Akamura Kuruzu International', una grande impresa di navi da crociera, la più ricca e famosa del Giappone, con a capo un potente magnate affermato ormai da anni nel settore crocieristico, gli propose, prima che il sig. Otani decidesse di dare all' asta le altre tre navi, un' offerta che riteneva molto vantaggiosa per entrambi: Comprare la sua Compagnia, unendola alla propria e rendendola così ancora più grande. Era disposto a pagarlo profumatamente, in più garantendo un posto di lavoro ai suoi dipendenti, all' interno delle navi, come animatori, stuntman, baristi e camerieri, e offrendo all' uomo l' opportunità di diventare il proprietario di uno dei ristoranti.
Il sig. Otani, offeso profondamente nell' orgoglio, respinse in malo modo la sua offerta, prendendola come un affronto personale, poiché non poteva permettere che la propria esperienza e rispettosità da armatore e capitano, accumulata durante tutti quegli anni di duro lavoro e sacrifici, venissero così calpestate senza ritegno,e  messe in ridicolo da chicchessia!
Convinto, ancora una volta, di riuscire a risollevare la sua attività con le proprie forze, ben presto si dovette ricredere, poiché si ritrovò ad avere anche i propri collaboratori contro che, non retribuiti, lo abbandonarono, persino coloro che erano con lui dall' inizio. Molti, per ironia della sorte, si fecero comprare dall' 'AKI'.
Allorché, il sig. Otani, ormai solo, fallito, e messo alle strette, lascia le navi in porto e torna a casa, raccontando ai suoi familiari di essersi preso un periodo di vacanza, ma ricevendo continue chiamate pressanti dall' 'AKI Company.', che non intende lasciar perdere, e rilancia la sua offerta, che l' uomo, questa volta, data la situazione disperata, si è trovato ben lungi dal rifiutare, ma non dando ancora nessuna risposta definitiva.
  "E questo è quanto." conclude l' uomo, con un sospiro, seguito a ruota da quello di noi altri quattro, in simultanea.
"Ora sapete tutto, e come mai io sia stato così sotto pressione e nervoso, in questo periodo..."
"Perché non ce l' hai detto prima, e ti sei tenuto tutto questo per te?" domanda Otani, con cipiglio severo e con tono di rimprovero.  "Questa cosa riguarda tutti noi...Ti rendi conto, cosa significa venire a sapere una cosa del genere adesso?!" sbotta, senza riuscire più a controllarsi. "Crolli tu, crolla tutta la nostra famiglia...!"
"At- chan...!"
"No, Mei, ha ragione." la interrompe l' uomo, scuotendo mestamente la nuca. "Non avrei dovuto lasciarvi all' oscuro di tutto, meritavate di sapere cosa stava succedendo... Ma non volevo che gravassero su di voi, quelle che erano mie responsabilità. E in parte, ero convinto davvero, di poter risolvere la questione..."
Otani sbuffa pesantemente, incrociando le braccia al petto, irritato. "Tu e il tuo stupido orgoglio..."
Vedendo che il signor Otani sta per ribattere, decido di intervenire, almeno per calmare un po' le acque.
"Ehm... Scusi se glie lo chiedo, so che non sono affari miei, ma.... S- se non vuole vendere l' azienda, perché non mette all' asta le altre navi rimaste?"
L' uomo mi guarda, sollevando un sopracciglio. "Giusta osservazione. Ma vedi, non servirebbe comunque a nulla. Ho riflettuto anche su questo, e so che vendere le navi, non mi frutterà il dovuto, per permettermi di ricominciare daccapo."
A quel punto, mi mordo le labbra, frustrata. Eppure dev' esserci una soluzione...
"Papà..." comincia Midori, titubante. "Hai parlato di una compagnia chiamata 'AKI Company', giusto?..."
L' uomo solleva un sopracciglio nella sua direzione. "Esatto."
"E puoi dirmi, chi è l' uomo che dirige questa famosa azienda?..."
"Si chiama Akamura." a quel nome, si lascia sfuggire un ringhio tra i denti. "Un bastardo opportunista, un approfittatore, un parassita, che prova piacere nel colpire la dignità del prossimo..."
"Mmm, si, dev' essere lui..." mormora la ragazza, sovrappensiero.
L' uomo non la ascolta, continuando ad imprecare contro  il magnate. "E' un usurpatore, un viscido verme strisciante che-"
"... Che presto diventerà il suocero di tua figlia?"
"Che presto diventer- Cosa?"
Il signor Otani si blocca, accigliandosi. Sicuri di non aver sentito bene, tutti noi ci voltiamo increduli verso Midori, che per nulla toccata da quel momento di sbigottimento generale, si stinge nelle spalle con aria noncurante.
"Che c' è? Non ve l' ho forse detto?... Oh, accidenti!" si schiaffa una mano sulla fronte, allibita. "Mi sono completamente scordata che....! Oh, cavoli!..." scuote la nuca, incredula, per poi poggiare le mani sulle sue guance improvvisamente rosso acceso.
Estrae qualcosa dalla tasca dei pantaloni. Un anello d' oro.
"Io... sto per sposarmi." annuncia, dopo averlo infilato nell' anulare sinistro, mostrandolo con un sorriso dolce e raggiante.
"CHE COSA?!" urlano costernati e in perfetta sincronia, Otani e suo padre.
"Davvero?! Congratulazioni!!" esclamiamo felici io e la signora Otani subito dopo, avvicinandoci a lei per abbracciarla calorosamente, e contemplare il favoloso anello brillante, d' oro bianco.
"Aspettate!" urla il signor Otani, contrariato. "Che diavolo è, questa storia che ti sposi?!"
Midori si districa dal nostro abbraccio, per rivolgersi al genitore con aria imbronciata. "Papa. Non incominciare, per favore... "
"Non sto incominciando niente...! E poi, quando l' avresti deciso?!"
Midori solleva gli occhi al cielo. "Non l'ho deciso io, papà. E' stato il mio fidanzato, il figlio di Akamura, a chiedermelo, qualche giorno fa..."
"Sei fidanzata con il figlio di Akamura??! Mia figlia è...!!" si blocca, passandosi una mano sulla tempia, sotto shock.
Midori solleva una mano verso di lui, apprensiva. Nelle sue condizioni, non è una buona idea farlo agitare. 
"Papà..."
"E da quand' è che avresti un fidanzato, comunque?!" riprende l' uomo, infiammandosi, "Io non ne sapevo niente.... Perché sono sempre l' ultimo a sapere le cose?!"
"In realtà neanche noi lo sapevamo..." si intromette la sig. Otani, ancora intenta ad abbracciare la figlia. "E' stata una sorpresa anche per noi tre, compresa Risa. Una piacevole sorpesa..." aggiunge, imprimendo l' aggettivo con tono severo.
"Piacevole?! E' una catastrofe, invece!" sbotta  uomo, fuori di sé. "Quando avevi intenzione di dircelo?!"
"Ieri ho provato a dirvelo." si difende lei, scrollando le spalle, "Durante la cena... solo che è successo quel gran macello fra te e At- chan, e ho pensato che non era il momento adat-"
"Dì al tuo fidanzato che se vuole avere qualche diritto di prenderti e portarti via da noi, almeno che si degni di farsi vivo!" la interrompe il padre, furioso. "Noi non conosciamo neanche questo tizio, e tu-!"
"E tu già lo giudichi male." lo interrompe lei, con freddezza. "Ce l' hai per abitudine, ormai... Anche con Risa- chan hai tratto conclusioni affrettate... non le hai dato neanche una possibilità!"
"Midori- san..." mormoro, sorpresa dalle sue parole. Il signor Otani si blocca, guardando la figlia con sguardo carico di rimorso.
"Midori..."
"No, papà. Non voglio starti a sentire." mormora la giovane, ormai sull' orlo del pianto, chinando lo sguardo. "E' proprio per questo motivo, che non ho voluto presentartelo prima. Suiji, il mio fidanzato... è una brava persona. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, e so bene che è lui la persona con cui voglio passare il resto della vita... Devi avere fiducia nelle mie scelte."
"No... "il padre scuote la nuca, "Non è che io non abbia fiducia in te... Solo, ritengo che avresti dovuto almeno presentarcelo, ecco." conclude, portandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato.
Lo sguardo di Midori si intenerisce in un attimo. "Giuro che appena tornerà dal suo viaggio d' affari, ve lo farò conoscere... E' un uomo talmente pieno di impegni, sai...! Ma tu, sei sicuro di essere pronto ad accettarlo?" prosegue, fissando il padre attentamente.
L' uomo grugnisce, in segno di assenso.
"Anche se è il figlio del tuo rivale?"
Annuisce.
"E Koizumi?"
Ci voltiamo tutti stupiti verso Otani, che fissa il padre senza alcuna traccia di indecisione.
"Giusto." rincara Modori, voltandosi anche lei a guardare risoluta il padre. "Non vorrai ancora convincere At-chan a lasciarla, dopo tutto quello che lei ha fatto per noi!"
"Ehm, m-ma, io...!"
Il mio imbarazzante tentativo di prendere parola, viene interrotto da sig. Otani, che dopo avermi osservato con attenzione per qualche istante, risponde: "Certo. Vale anche per lei."
Spalanco la bocca, stupita.
"Davvero?!" esclama Otani sorpreso, accanto a me.
Il padre annuisce, con convinzione. "Se non fosse stato per questa ragazza, a quest' ora non starei qui a parlarne. Perciò... " china la nuca, accennando un breve inchino, "Mi farebbe piacere se accettasi le mie più sincere scuse... Koizumi- san."
Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva, mentre gli occhi del mio ragazzo si accendono di incredulità mista a pura gioia.
Il signor Otani... mi ha appena chiamata per cognome, e non 'ragazza', o sbaglio?
... Il signor Otani?!
Anche tutti gli altri sembrano stupiti da questo atteggiamento molto più umano, da parte sua. Noto la signora Otani e sua figlia che lo fissano imbambolate con un sorriso radioso, mentre Otani, lo guarda con occhi ridotti a fessure, con espressione indecifrabile.
Non sembra badare alle nostre reazioni, e prosegue, spedito, "Scusami davvero, so di non aver avuto dei bei riguardi nei tuoi confronti. Anzi sono davvero stato pessimo... Ma adesso, so di averti giudicata male. Devi essere davvero innamorata di mio figlio, per sopportare un potenziale suocero come me..."
Arrossisco di botto, per quelle ultime parole. " Ah, ehm... Beh.."
"Mi farebbe piacere se accettassi di darmi un' altra occasione per conoscerci... Ma qualcosa mi dice che avremo tempo, in futuro."
A quel punto non posso fare a meno di sorridere anche io, e annuisco sinceramente contenta. "Certo, signore... Otani- sama."
L' uomo arrossisce, grattandosi la nuca con aria imbarazzata,prima di rivolgere al figlio un' occhiata di ammonimento."Hai accanto una donna davvero in gamba... bada bene a non fartela sfuggire."
A questo punto mi sento avvampare, imbarazzatissima. Mi aspetto la stessa reazione anche da parte di Otani, ma non appena mi volto a guardarlo, lo scopro intento ad osservarmi con occhi raggianti, ed un sorriso quasi timido. Quel contrasto talmente forte ed intenso sul suo volto, provoca dentro di me un' esplosione di emozioni, che si librano al centro del mio stomaco sotto forma di tante, piccole, farfalle variopinte.
Mi afferra la mano, stringendola.
"Lo so."  sussurra, con voce dolce, e sembra quasi si stia rivolgendo solo a me.
Sento le mie labbra curvarsi spontaneamente a loro volta in un dolce sorriso, naturale e felice, come quelli che solo Otani riesce a strapparmi. Ricambio la stretta con tutto l' affetto possibile,  facendogli capire silenziosamente , che anch' io penso esattamente lo stesso di lui...
Siamo talmente occupati a contemplarci, che non ci accorgiamo neanche che tutti i presenti nella stanza sono intenti a fissarci con il medesimo sorrisetto sulle labbra.
Il signor Otani si schiarisce d' improvviso la gola, ed io e il mio ragazzo trasaliamo contemporaneamente, staccando bruscamente le mani, e distogliendo subito lo sguardo dall' altro, avvampando.
"Quindi possiamo dire, che adesso Risa- chan, è considerata una di famiglia...!" si aggrega Midori, tutta contenta.
Il padre sbuffa, bonaccione. "Beh, se anche la progenie di quel despota, farà parte della mia famiglia, non vedo perché non possa farlo lei..."
"Papà!"
"Scherzavo, scherzavo... " borbotta l' uomo, ma sorride anche lui.
Un sorriso vero!...  Per poco non ci resto secca dallo shock!
"Siiiiiii...!!" Midori mi salta al collo, felicissima. "Benvenuta in famiglia, Risa- chan...!!!"
 "Midori- sa-an mi... mi stai strozzando...!"
La giovane lascia di scatto la presa,"Ops! Scusa..." farfuglia, portandosi una mano alle labbra, mortificata.
Un istante dopo, scoppiamo tutte e due a ridere.
 "Non c' è molto da gioire..." borbotta Otani, riportandoci alla realtà. "Siamo praticamente sul lastrico, adesso..."
"Oh, Cielo...! E' vero!" esclama la signora, allarmata.
"Beh... forse no." osserva Midori, rivolgendo al padre un sorriso titubante. "Potrei chiedere a Suiji di assumerti, papà. Anche lui lavora per una filiale dell' 'AKI'..."
"Mpf. "grugnisce l' uomo, incrociando le braccia, infastidito. "Non lavorerei mai per lui..."
"No, non per lui... Ma con lui."  si spiega la figlia. "Come suo collaboratore, suo socio..."
"Non mi assumerebbe mai per quel ruolo..."
"Fidati." lo contraddice la figlia, sfoderando un sorrisino furbesco. "Lo farà, se sarò io a chiederglielo..."
"Sarebbe grandioso!" esulta la signora, dichiarandosi d' accordo con l' idea. "In questo modo daresti una seconda possibilità al tuo sogno, caro...!"
L' uomo pare rifletterci un attimo. Infine, sciogliendo le braccia, sospira.
"Ci penserò..."
Midori e la madre sorridono rassicurate, e Otani si passa una mano tra i capelli, sollevato. A quanto pare, c' è ancora speranza.
L' aria comincia a farsi subito meno tesa e pesante, l'  atmosfera si alleggerisce di colpo, mente osservo i sorrisi spensierati di Otani e della sua famiglia. Nel frattempo che loro sono intenti a chiacchierare allegramente, decido che per me, è meglio levarsi di torno.
Sono indecisa se palesare le mie intenzioni o no... ma non voglio interrompere quell' atmosfera familiare che si è creata intorno a loro.
Così, senza farmi accorgere mi defilo, avviandomi verso la porta. Una volta in corridoio, mi lascio andare anch' io ad un sospiro liberatorio, cominciando a percorrerlo distrattamente, ancora presa da quanto è appena accaduto.
Sono così sollevata... Tutto sembra essere andato per il verso giusto. Non potrei essere più felice, adesso che il papà di Otani mi ha accettata come sua ragazza...
"Koizumi...! A- aspetta...!"
Ormai sulle scale, sento la voce affannata di Otani chiamarmi, e mi volto di scatto, osservandolo mentre attraversa rapidamente il corridoio e mi raggiunge. Non posso impedirmi di arrossire appena.
"Otani..."
"Te ne vai?" mi chiede respirando in fretta,  guardandomi un po' deluso.
Annuisco, portandomi nervosamente una mano dietro il collo. "Uhm, si. Sembravate così uniti, che ho pensato di lasciarvi da soli, sai..."
"Non hai sentito cosa ha detto mio padre, prima?..."
"Eh?"
Lui scuote la nuca, "Lascia perdere...." alza il volto, tornando a guardarmi negli occhi, "Io... Non so come ringraziarti. Se non ci fossi stata tu, non so se... Se mio padre avrebbe..." la sua voce si incrina, tremando per un attimo, e mi sento soffocare da un grosso nodo in gola, che mi stringe in modo alquanto doloroso.
In questo momento capisco benissimo, che nonostante le cose si siano sistemate, Otani si sente ancora responsabile, per ciò che è accaduto a suo padre...
L' istinto di abbracciarlo nuovamente, è forte... ma al momento, ho tante di quei pensieri che mi vorticano nella testa, che anche la mia naturale impulsività, perde la sua solita supremazia.
"N- non... riesco ad esprimerti adeguatamente la mia gratitudine... " prosegue lui, spedito, "... per quello che hai fatto... Io..."
"No... non ho fatto niente di speciale, Otani, davvero..." abbasso lo sguardo, rivolgendolo ai miei stivali.
Sto cominciando seriamente a sentirmi a disagio, per tutti questi ringraziamenti... Davvero, non ho fatto niente di così eclatante, per meritarli!
"Anche tu avresti fatto lo stesso, al posto mio, Otani. E anche tua madre, tua sorella, chiunque. Non c' è bisogno che mi ringrazi, davvero..."
"Si, invece." replica, in  tono serissimo. "Hai fatto molto, moltissimo, per noi. Per mio padre... e per me. Più di quanto immagini."
Sposto lo sguardo sulle mattonelle bianche, imbarazzata e incapace di dire nulla, sotto quello sguardo talmente intriso di serietà e carico di gratitudine,  da farmi sentire come la sciocca che non sono, e che non vorrei mai essere.
"Sono... felice di avervi aiutati, Otani. " Ammetto infine, sollevando la nuca, accennando un sorriso di scuse. "Salutami tutti, dì loro che mi dispiace per essermene andata via così... e che verrò domattina, prima di andare a lavoro, lo prometto."
Mi volto nuovamente verso gli scalini, "Ora è meglio che vada... probabilmente mia madre mi starà aspettando dietro la porta con il forcone, eh eh, per cui..." ridacchio nervosamente, accennando a volermi allontanare, quando inaspettatamente la sua mano forte, mi trattiene per il polso.
"Aspetta..." mormora, guardandomi intensamente dall' alto, poggiando dolcemente la mano libera sulla mia guancia, che già scotta.
"Stai dimenticando questo..."
"Cosa-..."
Non finisco di esprimermi, che già le sue labbra avvolgono le mie in un candido bacio. Il suo tocco è lieve e morbido, come sempre... tenero, ma allo stesso tempo risoluto.
Ma stavolta, sento qualcosa di diverso. Riesco a percepire chiaramente il suo desiderio di comunicare con forza quell' unica parola silenziosa, che con questo gesto, si imprime forte sulle mie labbra, e trascende dentro la mia anima: Grazie.
Si allontana, spezzando quel contatto, fatto non solo di labbra, ma anche di cuori, rivolgendomi un sorriso imbarazzato. "Ci vediamo domani allora, va bene?"
"Eh?"
Consapevole della mia aria trasognata, cerco inutilmente di rimanere a mente lucida, portandomi i palmi delle mani sulle mie guance brucianti.  "Va... va... va bene...! Eh eh eh eh eh...!!"
Solleva gli occhi al cielo, ma ancora sorride, prima di votarsi e correre per il corridoio, dandomi le spalle.
Con le dita ancora contro il mio viso, comincio ad incamminarmi dalla parte opposta, e senza neanche prestare attenzione a dove sto andando, sento di nuovo quel  familiare sorriso, quello che appartiene solo ad Otani, farsi strada sul mio volto raggiante.





 
***




 
POV Otani
 


"Dov' è andata Risa- chan?"
M domanda mia madre, non appena mi vede entrare di nuovo nella stanza.
Mi stringo nelle spalle, avvicinandomi ai piedi del letto dov' è steso mio padre. "Ha detto che voleva lasciarci soli, e che vi saluta. Verrà domattina..."
"Oh, verrà domattina, sul serio?" mamma si volta verso papà, sorridendo. "E' davvero una cara ragazza, non trovi, Ichiro?"
Lancio un' occhiata a mio padre, che borbotta qualcosa, abbozzando un sorriso. Anche se non lo ammette ad alta voce, adesso so che la sua opinione su Koizumi è cambiata totalmente.
Solleva lo sguardo, incontrando i miei occhi, e rimaniamo a guardarci per un lungo istante, in silenzio.
"Mamma!" la chiama d' improvviso Midori, con tono d' avvertimento. "Ehm...! Papà non ha ancora mangiato...!"
"Eh?" fa lei, guardandola stralunata.
"Dovremmo riscaldargli la minestra, ormai sarà diventata ghiacciata...."
"Oh! Hai ragione... !"
"Nah, ho detto che non la voglio." ribatte papà, con faccia schifata. "Quante volte devo dirtelo?!"
"Ma papà, devi recuperare energie...! Mamma, dai andiamo!" esclama, prendendola malamente per un braccio.
"Tieni, cara." le risponde mia madre, porgendole il piatto della minestra. "Và tu, io resto qui con papà e At- chan, okay?"
"NO!" sbraita a quel punto mia sorella, infastidita.
Sospiro sonoramente, scuotendo la  nuca.
E poi chiamano me, ottuso... Persino io, ho capito dove quell' oca impicciona di mia sorella, vuole andare a parare!...
"Ho bisogno di te, andiamo..." la incalza ancora, con un' occhiata allusiva, indicando me e papà, e subito dopo la porta alle proprie spalle, con un impercettibile cenno del capo.
A quel punto, la mamma pare capire.
"Oh... Oh, si! Giusto, ehm! Caro, tu resta qui con At- chan, mentre noi ti andiamo a riscaldare la zuppa...!"
"...Ok" si arrende papà, mentre io mi trattengo dal sospirare nuovamente.
La porta si chiude, e il silenzio scende pesantemente sulla stanza. Per fare qualcosa, mi siedo sulla sedia lasciata libera da mia madre, attento a fare più rumore possibile nel momento in cui la sposto indietro per sedermi. Dopodiché mi afferro le mani, chiudendomi in religioso mutismo.
Sento gli occhi di papà scrutarmi attentamente, ma io non sono sicuro di volerlo ancora sostenere, non ancora.
Anche se ha finalmente accettato Koizumi... sento che c' è ancora della tensione, tra di noi. E so che buona parte, è dovuta alla lite pensante di ieri sera, e all' incontro di oggi pomeriggio...
"#Si che sono affari miei... Sei mio figlio."
"No, non lo sono più."#
Come ho potuto dire quelle cose? Mi sento un tale stronzo.
Anche se ero arrabbiato, anche se...
"Non vorrai deludere quelle due, vero?" mi chiede d' improvviso papà, interrompendo bruscamente i miei pensieri.
"Eh?" sollevo di scatto lo sguardo, osservandolo con la fronte corrugata.
"E' chiaro che si sono allontanate per permetterci di parlare da soli..."
"E di cosa dovremo parlare?"
"Non so... dimmelo tu."
Mi stringo nelle spalle. "Università, basket, ragazza... hai un' ampia scelta, poi sta a te."
Papà si lascia andare ad un sospiro, passandosi stancamente una mano tra i capelli biondi, ormai radi e spenti.
"Sai... meriti di sapere qualcosa su di me, invece."
"Del tipo?"
"Del tipo, che..."
Mi guarda un attimo, e dopo aver preso un altro respiro profondo, comincia a parlare, senza più fermarsi.
"Del tipo che anch' io, che tu ci creda o no, sono stato un adolescente. E anch' io, come te, sono stato vittima del complesso dell' altezza.
Ero davvero, davvero basso, più basso di come lo sei tu, adesso. Sono stato vittima del bullismo. A scuola, le ragazze mi snobbavano; Venivo visto come una persona fragile, indifesa... e finì col diventarlo davvero. Un ragazzo completamente in balia del proprio complesso dell' altezza... che ben presto si ingigantì, sempre di più, tramutandosi in qualcosa che la statura, al confronto, era solo una bazzecola. Sentivo sempre di più il peso di dover dimostrare agli altri quanto valevo, che non ero una 'mezza calzetta', che non ero inferiore a nessuno... Quando decisi di fondare la 'Asahi', pensai che fosse il primo passo, per costruire un grande impero. Provavo ancora del risentimento verso il mondo, che non fa altro che giudicare. ... E così, iniziai a farlo anch' io, accrescendo il mio ego. Misi il mio lavoro, la mia carriera, il mio bisogno irrefrenabile di essere qualcuno di importante, prima di tutto, anche davanti alla mia stessa famiglia. E la cosa davvero paurosa, è che ero così fiero di me, per questo... tanto da pensare di volere lo stesso futuro, anche per mio figlio. Credevo che tu stessi andando nella mia stessa direzione...  i segni c' erano tutti. E in tutta franchezza, pensavo che fosse esattamente ciò che volevo. Quando venni a sapere che, invece, avevi scelto di diventare un insegnate delle elementari, mi sembrò che il mondo mi fosse crollato addosso. Pensavo che ambissi ad inseguire la stessa strada di tuo padre, che fossi fiero dei miei risultati, che fossi riuscito a trasmetterti i miei stessi sogni... invece mi sbagliavo. E non riuscivo a capire perché... Pensai che nonostante tutti  i miei sforzi, l' unica persona  che non era fiera di me, che non avessi convinto, fossi proprio tu. Ed ecco, che sentì ritornare quella sensazione, quel sentimento di fragilità e insicurezza  che pensavo erroneamente di aver superato, e che ho sempre cercato di combattere... Fui certo, che tutto ciò che avevo fatto, non era bastato. Mi sentì un buono a nulla di padre. Cosi, quando mi si presento l' occasione di poter accrescere la Compagnia, ero più che sicuro che tu avresti cambiato idea, e i tuoi piani per il futuro... cosa che non accadde. Incominciai a sentirmi frustato... e come se non bastasse, colui che consideravo il mio socio, il mio migliore amico, mi truffò, rubando soldi alla Compagnia, destinandola al fallimento, alla ghigliottina. Non ci volevo credere... Quando compresi che la 'Asahi' stava colando a picco, tentai disperatamente di salvarla. Tutti mi dicevano che oramai l' unica cosa da fare era vendere... Ma io non potevo. Come potevo rinunciare all' unica cosa che, pensavo, ero riuscito a costruire con i miei soli sforzi? Non potevo rinunciare a ciò che avevo dedicato tutta una vita, e soprattutto, non potevo permettere, per nessun motivo, che mi relegassero ad un ruolo secondario, non dopo tutto quello che avevo investito nella Compagnia... Ma ben presto, nonostante tutti i miei sforzi, per quanto abbia lottato, alla fine, ho perso tutto ciò che ho costruito. Tutto."
Papà abbassa lo sguardo, ormai privo di ogni difesa. Le rughe attorno ai suoi occhi, sembrano più profonde che mai, segno di una pesante stanchezza, non solo fisica, ma anche dell' animo.
"Mi sento... un tale fallito. Non ho saputo realizzarmi nel lavoro. Non sono riuscito a farmi rispettare da mio figlio... Che cosa mi è rimasto, se non la certezza che è vero ciò che hanno sempre detto tutti? Che sono solo un piccolo uomo, incapace di fare nulla di buono.
Ed ora, non voglio più che mio figlio segua le mie stesse orme. Non voglio che fallisca anche tu. Per questo, non appena ho saputo che avevi fallito il tuo esame, mi sono arrabbiato molto... Non voglio che tu ricommetta i miei stessi errori. Non voglio che tu possa guardarti indietro un giorno, e pentirti delle tue scelte, ritrovandoti a dover affrontare le conseguenze dei tuoi sbagli.  Non voglio che tu fallica, nella tua vita, come ho fatto io."
Aggrotto la fronte, scuotendo la testa, totalmente confuso e stordito da tutto quello che mi ha appena rivelato. Credo di riuscire a capire, come deve essersi sentito... Posso capirlo.
Ma non riesco a capire, però, cosa c' entri Koizumi in tutto questo.
"Ma... Koizumi..."
Lui solleva subito il capo, guardandomi con una strana luce nello sguardo. Sembra... rimorso.
"Non ho mai avuto niente, contro di lei, te l' ho detto. Anche se non riuscivo a capire come tu potessi stare con lei... Pensavo che tu fossi come me. Che cercassi a tutti i costi di voler dimostrare qualcosa agli altri. Che stessi con lei, per dimostrare, appunto, di poter ambire a qualcosa che ti era... precluso? Non so come spiegarlo... E poi, bè, c' è da dire che la ragazza non mi ha fatto sin da subito, una bella impressione... Non è  proprio quella che mi aspettavo per te, devo essere sincero. E  l' averti visto in stanza con lei, mi ha dato da pensare, ma... Ma quando è venuta a parlarmi, questo pomeriggio, non so come, ma mi ha aperto gli occhi. Mi ha messo di fronte a dei dubbi... che forse il problema, era solo mio. Ho riflettuto parecchio su questo, ho cominciato a ragionare, facendo un importante lavoro interiore su me stesso, cosa che non ho mai fatto, perché ero troppo interessato a farmi un nome, pensando costantemente al parere degli altri...E  alla fine, sono arrivato alla conclusione che ti sto dicendo adesso. Che il problema è sempre stato solo e soltanto mio, non suo, né tuo, né di nessun altro. Mio. Il fatto di non potermi liberare dal mio complesso d' inferiorità... il fatto di essere alla costante ricerca di approvazione, come mi hai fatto notare tu stesso, dicendomi che anche tu una volta eri come me, ma che adesso non lo sei più... In quel momento, quando mi hai detto queste parole, per la prima volta non mi sono sentito un fallito, ma come... se avessi fatto qualcosa di buono, per una volta..." accenna un sorrisino triste. "Alla fine, l'unica cosa giusta che abbia mai fatto per te, è mostrati esattamente come non dover seguire le orme del tuo vecchio. Anche se non è una cosa da andarne fiero, sento che sia giusto così. Fino a questo momento, ho sempre pensato che tu fossi simile a me, non soltanto per via dell' altezza, ma che condividessi anche le mie stesse paure, e i miei stessi rancori infondati. Che soffrissi anche tu di quel complesso d' inferiorità che mi ha infettato la vita, e il mio modo di pensare e di relazionarmi con gli altri. Ma non appena ho compreso che ciò che vuoi è per te stesso, le tue ambizioni, il fatto di voler stare con la tua ragazza nonostante io fossi contrario, e non per compiacere qualcun altro, poiché è un tuo volere... Ne sono rimasto contento. Perché  in fondo, anche se l' ho capito solo adesso, io non ho mai davvero voluto, che tu mi assomigliassi."
I suoi occhi verdi cercano per un attimo i miei, che gli sfuggono all' istante, concentrandosi sul lenzuolo candido del letto.
Con un lieve sospiro, prosegue.
"Ma quando mi hai detto che ti sei sentito in colpa ad aver trascurato Koizumi- san... è stato li che ho pensato che stessi andando nella mia stessa direzione. Non volevo che chicchessia ti manovrasse,  perché anch' io senza volerlo, mi sono sempre inconsapevolmente fatto manipolare dalle persone. Tenevo al giudizio della gente più di ogni altra cosa... dei miei interessi, dei mie bisogni, di tutto. A volte, anche della mia stessa integrità... Non mi sono reso conto, inizialmente, che lei significasse cosi tanto, per te. Che non vuole manipolarti, ma solo starti accanto... Esattamente il contrario, di ciò che ho sempre fatto io.
Per questo motivo ho cercato in tutti i modi di convincerti a volerla lasciare, e quando ho capito che era inutile, ti ho cacciato di casa. Non per ripicca, ma per pura rabbia. Non ho mai... voluto davvero cacciarti. Non lo farei mai... ma ero così arrabbiato e frustato da tutto, che anche una cosa così piccola, era insostenibile ai miei occhi. Ero già pronto ad implorarti la mattina dopo, di non andartene... Ma quando mi sono svegliato, tu  te n' eri già andato. Pensavo che fossi solo arrabbiato, e che alla fine saresti tornato... Ma quando sei passato a casa, questo pomeriggio e mi hai detto in quel modo... è stato in quel momento, che mi sono reso conto di averti perso. E ho avuto quel malore..."
il suo sguardo si accende di vera paura per un secondo e il suo viso si contorce, mentre ricorda ciò che gli è accaduto. Dopo un istante, torna a distendere quei lineamenti stanchi, segni visibili di quel ricordo doloroso. Ma so che quelli invisibili, i segni dentro di lui, non torneranno mai più come prima, poiché rimarranno per sempre lì, indelebili.
Cerco di non far trasparire la mia angoscia, per quei pensieri, mentre lui continua, con voce spezzata.
"Se fossi stato un buon padre, presente e attento ai tuoi bisogni, ti avrei aiutato a liberarti molto prima, dal complesso che ti affliggeva. Invece l' ho solo alimentato, guidato da quello che io covavo dentro. Non mi perdonerò mai, per non essere stato in grado di farti dimenticare il tuo complesso... A mia difesa, posso dire, che neanch' io riuscivo a liberarmene. Per fortuna che alla fine, la vita ti ha messo sulla strada questa giovane. Lei è riuscita, in quello che era compito mio... E tu, figlio mio, sei riuscito a dimostrarmi che mi sbagliavo. In tutto. Alla fine, sei stato tu che mi hai liberato dal mio complesso."
Alza il viso, puntandolo nuovamente su di me, e stavolta lo guardo. Per poco non sobbalzo, stupito e sconvolto, nello scoprire i suoi occhi lucidi.
"Perdonami." mormora, con tono implorante. "Perdonami per tutte le volte in cui non c'ero, per le mie mancanze... Ti prometto, che farò il possibile, per rimediare ad ognuna di queste... Da ora in poi, sarò il padre che tu e Midori meritate..."
Sono ancora intento a guardarlo, allibito. Non ho mai visto mio padre sul punto di piangere. Così inerme, così arrendevole, così...
"Papà..."
"Ti voglio bene." mormora, con voce tremante, ma chiara.
Sento all' istante i miei occhi pungere tanto da far male, e per istinto chino la nuca, deglutendo un paio di volte per sciogliere il nodo alla gola, ancorato al pomo d' Adamo.
"Ti... voglio bene...  Atsushi. E voglio che tu sappia che tutto ciò che ho fatto, anche se sbagliato, è stato per il tuo bene."
"Lo so..." sussurro ad occhi bassi, non potendo più sostenere quello sguardo privo di difese.
Fino a questo momento, ho sempre considerato mio padre come una persona irraggiungibile. Dedito anima e corpo al proprio lavoro, rigido nei rapporti, e duro nei sentimenti... Un blocco di ghiaccio, bianco e freddo, che non ha mai avuto bisogno del calore del sole. Ma adesso, posso vederlo.
Posso vedere ogni singola goccia gelida scivolare via da lui, liberandolo da ogni spigolosità e dando alle proprie emozioni uno spessore più morbido, e una trasparenza non più netta, ma bensì opaca, a tal punto da mostrare ciò che vi è contenuto al suo interno.
Papà, non è solo un papà. E' anche un uomo. Come lo sono io, come lo è chiunque.
Se mai commetterò ancora degli sbagli nella mia vita... vorrei poter dire, di averli commessi per il bene di qualcun altro.
"Non mi sarei mai perdonato, se... se me ne fossi andato senza avertelo detto... almeno una volta..."
A questo punto, i miei occhi sbarrati si gonfiano di lacrime, e devo fare uno sforzo enorme per non chiudere le palpebre e lasciare che fuoriescano dai miei occhi.
Tenendo lo sguardo chino, cerco di nasconderlo il più possibile con la frangetta. Tiro impercettibilmente su col naso, e stringo i pugni sulle ginocchia, lottando con tutto me stesso per non piangere davanti a lui.
Sono un uomo. E gli uomini non piangono, perché devono saper contenere le proprie emozioni, dimostrandosi forti in ogni occasione.
Me lo ha insegnato mio padre.
"Anch' io... ti... voglio bene... papà."
Solleva di scatto lo sguardo lucido su di me, sgranando gli occhi, sorpreso, nel medesimo istante in cui io, ormai inerme, mi prendo il viso tra le mani.
Nonostante tutti i miei sforzi, sento le mie guance bagnarsi comunque, segno della mia stupida debolezza, e che ho ancora tanta, tanta strada da fare, per diventare uomo, ai suoi occhi.
In un moto di frustrazione, le ricaccio nervosamente indietro con i pugni, arrendendomi nel mostrarmi a lui per quello che sono, solamente un ragazzo.
Affondo il viso sulle mie gambe, non volendo alzare lo sguardo per nessuna ragione al mondo, e piango.
Piango per tutti questi anni in cui mi è mancato qualcosa. La presenza di mio padre, il suo affetto, il suo conforto... Per tutti quei momenti in cui ho avuto più bisogno di lui, e lui non c' era; i momenti in cui l' ho odiato, per questo.
Piango per tutte quelle volte che l' ho fatto per sfogarmi, decidendo di lasciarmi andare, per quelle in cui non volevo ma non potevo farne a meno, e per quelle in cui dicevo a me stesso, che in fondo, non ce n' era bisogno.
Piango per mio padre, per quello che ha passato, e che sta passando... la perdita del lavoro, il crollo dei sacrifici e del tempo passato a costruire i propri sogni, per vederli spezzarsi impotente davanti ai propri occhi. Piango, sentendomi in colpa, per non averlo capito prima.
Piango per il sollievo di non averlo perduto per sempre, per la gioia di averlo di nuovo accanto, e per la consapevolezza che non si allontanerà un' altra volta.
Piango. E sento il mio cuore come sgretolarsi da ognuno di questi macigni che lo inabissavano, sentendo come se ritornasse di nuovo a galla. Come se fosse riemerso dopo un naufragio, sentendo che il peggio ormai è passato, e che c' è ancora speranza.
Come il figliol prodigo, che torna finalmente a casa, scoprendo che in realtà non l' aveva mai lasciata davvero.
Perché, anche se mi costa fatica ammetterlo, nonostante io sia cresciuto, e per tutto questo tempo abbia creduto di saper badare a me stesso, e fare a meno di lui... mi rendo conto che, in realtà, ho un bisogno disperato di sapere che lui ci sarà sempre.
"Perdonami..." biascico con la voce impastata e rotta dal pianto. "Per quello che ti ho detto.... e p-per averti fatto preoccupare..."
Sento ogni traccia di rancore e rimorso, come scivolare via da me, senza lasciare più alcuna traccia, mentre il mio affetto per lui riprende il posto che gli spetta.
La sua mano si appoggia piano sulla mia nuca, e  smetto all' istante di frignare, paralizzandomi.
"E' il compito di un figlio, Atsushi." mormora, con voce calda, roca... paterna. "Che... che ne pensi di parlarmi un po' di lei, adesso?"
"C-cosa?"
"Hai detto tu che avevo un' ampia scelta, o sbaglio?" dal suo tono, sembra tornato di nuovo di buonumore. "Per le altre cose, avremo tempo..."
Riemergo il volto, affrettandomi ad asciugarmi le guance, e mi costringo a guardarlo. Nonostante mi vergogni da morire per essermi mostrato così vulnerabile e senza difese, non voglio più evitare il suo sguardo.
Alla mia occhiata, lui solleva un sopracciglio, come in attesa. Mi passo nuovamente una mano sulle gote, ancora leggermente umide, tirando impercettibilmente su col naso.
"Beh, lei... lei è matta." commento, senza potermi impedire di sorridere. Come ogni volta che penso a Koizumi, d'altronde.
Mio padre annuisce, con convinzione. "Oh, questo lo so..."
"Assolutamente matta, e poi... poi... mi fa ridere. E'... una brava persona..."
"So anche questo..."
"Lei è... Koizumi, è..." mi blocco, rendendomi conto che non è facile descrivere i miei sentimenti, cosa realmente sia per me, la mia ragazza. Immagino che solo il tempo, possa stabilirlo.
"... Speciale?" mi suggerisce papà, sollevando entrambe le sopracciglia stavolta.
"Si." annuisco immediatamente a quel termine. "Speciale."
Cerco di nascondere il più possibile il fatto che sono arrossito, mentre mio padre assume improvvisamente un' aria pensierosa.
"Uh?"  faccio, rivolgendogli un' occhiata interrogativa.
"Mmm, curioso..."
"Curioso?"
"Già..." annuisce lui, meditabondo. "Sai, è ciò che dissi a tuo nonno, quando mi chiese cosa pensassi di tua madre. Era il mio modo per convincerlo a lasciarmela sposare..."
"Davvero?"
Lui annuisce. "Ed ero sincero, sai?... Almeno, fino a quando non ho scoperto cosa significa essere sposato con lei... Un incubo!"
"Ti ho sentito..." ringhia una voce alle nostre spalle, e mentre io e papà ridacchiamo, la mamma spunta dalla porta, entrando nella stanza, seguita da una raggiante Midori, che guarda prima papà, sembrando quasi trattenere un urletto di gioia, o dall' abbracciarlo fino a stritolarlo, per poi guardare me, con un ghigno di beffa.
Avvampo, sentendomi subito dopo gelare, preso da un brutto presentimento. Saranno state con l' orecchio alla porta ad origliare per tutto il tempo! Mi avrà sentito frignare come una femminuccia...!
"Allora, caro, come sarebbe essere sposato con me?..." sbotta mia madre, rivolgendo a papà uno sguardo malefico, che lo fa indietreggiare automaticamente.
"E' stupendo cara, assolutamente stupendo..." fa lui, nell' evidente tentativo di salvarsi in calcio d' angolo. "Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, davvero...!"
Mamma pare intenerirsi, "Aw, che dolce, Ichi- Ichi..."
"Tesoro..." la rimbecca papà, arrossendo visibilmente, mentre io e Midori ci tappiamo una mano sulla bocca, per non scoppiare a ridere, a quel nomignolo idiota. "Non davanti ai nostri figli..."
"Oh, su, lo sanno tutti ormai che sotto quella corazza da Uomo di Ghiaccio che sfoggi, sei un inguaribile tenerone...!"
Papà sbuffa, ma subito dopo le sorride, "Questo significa che sono riammesso nel mio letto?"
"Mmm..." la mamma sembra penarci su, "Puoi sempre, in alternativa, stare su questo, se proprio vuoi..."
"Scherzi? Questa diavoleria scomoda?" borbotta, prendendo in mano il telecomando del letto. "Rischio di finire schiacciato come un sandwich, solo premendo il tasto sbagliato... No, grazie. Vada per l' altro."
"Bhe..." riprende mia sorella, voltandosi verso d me, cinguettando smielata, "...  sarà una cosa dei maschi famiglia, l' avere il cuore tenero. Vuoi un fazzolettino, At- chan?"
"PIANTALA!!" ruggisco, arrossendo fino alla radice dei capelli.
Argh! Lo sapevo!
"Oh, pensa se in quel momento ti avesse visto Risa- chan...!" mi sbeffeggia, ridacchiando beffarda.
Sentendo le mie guance ormai ardere, grugnisco infastidito. "Non ho intenzione di farlo mai, davanti a lei, sia ben chiaro." taglio corto, incrociando le braccia al petto.
"Oh, allora pensa se sbadatamente, dovesse uscirmi di bocca...!"
"Sarebbe la tua condanna a morte, strega!!" ringhio, caricando la frase di pesante minaccia.
Midori sghignazza, nient' affatto intimorita. "Oh, su! Dai non piangere, piccolino, se farai il bravo e berrai tanto latte, vedrai che tra un paio di anni, arriverai a poter baciare la tua ragazza da un gradino soltanto...!"
"IO TI AMMAZZO!!"
Comincio a lanciare improperi contro mia sorella, che per nulla scalfita dal mio comportamento, sventola una mano noncurante, senza smettere di ridacchiare.
"Sei solo un' oca bionda, psicopatica e... e-e bionda!"
Si porta teatralmente una mano alla bocca e sbadiglia. "Banale..."
"Prima o poi impianterò uno specchio sul fondo di una piscina, così è sicuro che affogherai!..."
"Già sentita...."
"... Povero quel disgraziato che dovrà sposarti! "
A quest' ultima, sento mia sorella trattenere il respiro, spalancando la bocca, stupita.
"Oh, cavoli, l' ha sparata grossa..." borbotta papà, con mia madre seduta sul suo grembo.
"Mh- mh..." annuisce lei, con aria preoccupata, per poi rivolgersi tranquillamente a lui, con la mano tesa. "7000 yen su Midori."
"Andata. " le sorride subito papà, stringendogliela.
"Tu... tu hai osato..." sibila a denti stretti, con il tic all' occhio, e lo sguardo da maniaca omicida.
Sudo freddo. Quando Midori è così, non c' era da stare allegri. "Nee... Nee- san..."
Per un attimo penso che mi arriverà un pugno in faccia, e serro gli occhi, preparandomi al colpo.
Ma dato che passano vari secondi e non arriva, decido di riaprirli cautamente, scoprendo mia sorella sull' orlo del pianto. Mi avvicino a lei titubante, sollevando entrambe le braccia, apprensivo.
"Nee- san..."
"Ha- hai ra- ragioneeee..." singhiozza, accasciandosi a terra. "Quale povero disgraziato, vorrebbe sposare un' oca bionda e psicopatica co- come meeee!...."
"Sgancia." fa papà, con un sorrisino. La mamma mette i soldi sul suo palmo, seccata.
"So... sono un mostro, uno scherzo della natura...!"
"Nee- san, calmati, dai..." cerco di tranquillizzarla, ancora in preda ai sudori freddi.
"Sono orribile, faccio schifo, non mi merito di essere feliceee...!"
"Okay, okay, basta." sbuffo, spazientito, "Stavo scherzando, va bene?"
Midori smette di frignare, sollevando lo sguardo colmo di lacrime su di me. "Da- davvero?..." le sue labbra tremano, mentre tira su forte col naso.
Sospiro stancamente. "Si, davvero. Non le penso veramente quelle cose..." prima che possa ripensarci, aggiungo, giusto per essere sicuro di dare un taglio a questa lagna. "Pe... penso che sia fortunato... il tuo futuro sposo, intendo..."
Midori sbatte le ciglia un paio di volte, prima di portarsi una mano alla bocca, per reprimere un singhiozzo.
Aggancio una mano dietro il collo, un po' a disagio. "Per cui..."
"Pff..."
Mi volto di scatto verso mia sorella, scoprendola intenta a serrare fortemente le labbra, scossa da quelli che non sono più singhiozzi, ma eccessi di risa!
"Pff... Ahahahaahhahahaahahah!" scoppia a ridere, sollevando in fine il viso, mostrandomi la sua espressione tutt' altro che rattristata. "Ahahaha, ci caschi sempre, che allocco!"
Boccheggio, arrossendo vertiginosamente dalla vergogna.
Arrrrghh!! Dovevo immaginarmelo, accidenti! Quanto sono scemo...!!
"N- non... non dicevo sul serio!" avvampo, furioso come me stesso, e la mia immensa stupidità! "Facevo solo finta di essere preoccupato, proprio come te...!"
"Sgancia, bello."
Papà grugnisce, mentre riconsegna la grana nelle mani di mia madre.
"Andiamo, figliolo, potresti farmi vincere qualche volta!"
"Non ti ci mettere anche tu!"
E tra le risate generali, -e il mio totale imbarazzo- passiamo la serata, tutti insieme dopo tanto, tanto tempo.
Finalmente, come una vera famiglia.





 
***



 
POV Risa
 
 
 
"… E quindi, entro domani sera dovrebbero lasciarlo tornare di nuovo a casa." conclude Otani, dall' altra parte del cellulare la sera dopo, con voce stanca, ma tutto sommato sollevata.
"I medici hanno detto che per ora non deve fare sforzi... ma adesso sta decisamente meglio."
Sospiro, anch' io rincuorata dal fatto che adesso il signor Otani si sia ripreso. Mi allontano a passo svelto dall' Ikebe, ormai in orario di chiusura, decidendo di fare una passeggiata prima di tornare a casa.
"Bene..."
"Dice che non vede l' ora di tornare a lavorare di nuovo. Alla fine  ha accettato di collaborare con l'  AKI, hanno già fissato un incontro con il fidanzato di Midori, anche per avere la possibilità di conoscerlo... "
"E' fantastico..."
"Sai, non so come tu abbia fatto, ma... sembra che mio padre, ora straveda per te." mi informa, tra l' incredulo e lo stupito.
Un sorriso spunta automaticamente sul mio volto. Effettivamente stamattina, ho notato un cambiamento radicale nel suo modo di comportarsi nei miei confronti... Mi ha persino fatto sapere che non vede l' ora di assaggiare la mia torta al lime e cocco, dispiacendosi di non averla assaggiata, l' altra volta...
E' davvero una brava persona. Me lo sentivo, sapevo che la sua freddezza era in realtà solo una facciata.
E' un uomo estremamente di buon cuore, che vuole molto bene alla sua famiglia, e che sta imparando pian piano a dimostrarlo.
"Davvero?" domando, arrossendo appena.
"Uhm, già. Non so se dovrei esserne preoccupato..."
"Mmm... geloso?"
"Tsk. Non dire scemenze." sbuffa lui. "Ha parlato quella che stava per sbranare quelle tre povere ragazze, a S. Valentino..."
"Mph... Ma sono anche adorabile, non credi?" cinguetto, sfacciata.
Mi sembra quasi di vederlo, mentre arrossisce fino alla punta dei capelli ramati.
"Hai... hai intenzione di rinfacciarmelo a vita, per caso?!" sbotta, in tono aspro.
"Ci puoi scommettere."
Lo sento sospirare sonoramente. "Comunque, io sono in giro." mi informa, tagliando corto. "Tu dove sei?"
"Uh? Sono al parco."
"Eh?! Al parco?" esclama, sorpreso. " Anch' io!"
"Davvero?"
Mi volto da una parte e dall' altra, aguzzando la vista nel tentativo di trovarlo.
"Mmm, non ti vedo... Tu mi vedi?"
"No..."
Comincio ad incamminarmi verso la mia sinistra, cercandolo tra i cespugli, dietro gli alberi, e facendo volare lo sguardo per la gente spaiata che passeggia.
"Uff... Come posso pretendere di trovare un nanetto, in questa massa di gente?..." faccio, fingendomi spazientita. "E' come cercare un ago in un pagliaio!"
"Spiritosa!" sbuffa. "Strano che io non ti abbia ancora vista, di solito i grattacieli si notano subito."
"Divertente. Mi dici dove accidenti sei, invece di dire scempiaggini?"
"Ti ho detto che sono accanto alla panchina."
"Ma se me lo stai dicendo solo ora!" esclamo, incominciando a spazientirmi sul serio, stavolta. "E poi, quale panchina? Sai, il parco è pieno di panchine..."
"Quella vicino alla statua."
"Eh? Statua?" faccio, confusa. "Quale statua?"
"Mmm, fammi pensare... Quella che c' è da sempre?!" sbotta, con tono carico di sarcasmo.
"Bè, scusami se non faccio caso alle statue!"
Sospira sonoramente, esasperato.
"Ho capito, ti raggiungo io! Dimmi dove cavolo sei!"
"Sono... Ah!" mi blocco, stupita. "Ho visto una statua...! E proprio lì accanto, c' è un piccoletto al telefono, che mi sembra immusonito... Questi nanetti, sono sempre più irascibili, non trovi?" lo canzono, notandolo guardarsi furiosamente attorno, nel vano tentativo di trovarmi.
"Argh! Non ti vedo...! Non è che ti sei nascosta, vero?"
"Forse."
"Forse? Che significa?" domanda, con una nota di panico.
"Significa..." sibilo sinistramente. Bene attenta a non farmi scoprire, lo raggiungo di soppiatto, mentre lui, ancora intento a cercarmi, mi dà le spalle.
"... Che posso fare questo!" esclamo infine, saltandogli al collo da dietro, bloccandolo con un solo braccio.
Lui sobbalza, preso alla sprovvista.
"WAAAAHH!!" strilla come una donnicciola, alzando lo sguardo carico di minaccia su di me, mentre io scoppio a ridere a crepapelle.
 "Ma sei scema, mi hai fatto prendere un colpo!!"
"Ahahahah!! Ti ho fatto paura, eh!?" non smetto di ridere, abbracciandolo stretto, come fosse un peluche di pezza. Un orsacchiotto peloso, per la precisione.
Aw, Orsacchiotto At-chan, che carino! Sorrido, a quel pensiero, ben lungi dal palesarlo a parole. Non voglio morire proprio oggi!
"Tu mi fa sempre paura!" replica brusco, cercando di divincolarsi freneticamente. Ma la presa ferrea delle mie braccia, gli impedisce di liberarsi.
"Lasciami, lasciami, Gigantessa...!"
"Aw, At- chan, smettila di fingere! Tanto lo so benissimo che in realtà ti piacciono, i miei abbracci stritolanti...!"
"Ma se sembra di essere stritolati dal tentacolo di una piovra gigante!" ribatte acidamente lui. "Ed ora, lasciami!"
"Nah, niente da fare, nanetto...!"
Mi scosto leggermente da lui, rivolgendomi ad una folla invisibile. "Ehi, gente, ho appena catturato il primo esemplare di alieno nano al mondo, venite a vederlo!! Sono trecento yen!!"
"Solo trecento yen?" fa, in tono offeso. "Pensavo che valessi di più, onestamente!"
"Beh, considerando che non è tutto questo granché da vedere, lo considererei un ottimo affare!"
"Argh! Insomma, vuoi lasciarmi andare oppure n-?"
Lo zittisco tempestivamente, abbassandomi quel poco che basta, per scoccargli un sonoro bacio sulla guancia.
Lui smette all' istante di scalciare, e arrossisce furiosamente, intanto che io lo libero dalla mia presa.
"Mph..." sbuffa, incrociando le braccia al petto e guardando altrove, imbarazzato. Gli sorrido, accostandomi a lui, dandogli delle leggere pacche sulla nuca.
"Però..." commento, con un risolino compiaciuto. "Basta un semplice bacetto sulla guancia, per renderti così mansuet-"
"FINISCILA!!" ruggisce, avvampando.
Non posso impedirmi di ridere sonoramente, ma la risata mi muore in gola, non appena mi sento afferrare repentinamente per il polso.
"Ehi...!"
"Andiamo, non vorrai stare lì impalata per tutta la sera...!" sbotta, brusco, trascinandomi sbrigativamente a forza.
"E dove staremo andando, di grazia?" domando scettica, e anche un po' incuriosita, mentre cerco di arrancare dietro di lui.
"Ora vedrai." mi dice solamente, prima di lasciare la presa sul mio polso, per intrecciare le proprie dita con le mie.





 
***



 
"No."
"E dai, Koizumi! Ti garantisco che non è difficile...!"
"Ho detto di no!" sbraito, pestando cocciutamente un pende sul suolo innevato. "Io lì dentro, non ci entro, chiaro?!"
Punto il dito in direzione della pista di pattinaggio all' aperto, piena di bambini scalpitanti e spericolati, che si erge proprio di fronte a noi. Diavolo, mi viene la nausea, solo al pensiero di potermi trovare lì dentro!
"Lo sai quanto sono scoordinata!" rincaro a denti stretti, "Non ne sono capace! Già fatico a muovermi liberamente, con queste gambe chilometriche, figuriamoci con dei pattini ai piedi...!"
"Bé..." tentenna lui, portandosi una mano dietro il collo. Sa che non può contraddirmi, su questo.
"... Ma io si. "conclude, con un sorrisetto spavaldo. "Ti posso insegnare..."
"Ah, davvero?" incrocio ostinatamente le braccia al petto, lanciandogli un' occhiata dubbiosa. "E dimmi, da quando, tu saresti un esperto di pattinaggio?"
Il suo sorriso si allarga. "Più o meno, da quando sono un esperto di ballo."
C' era da aspettarselo, ovvio.
Sollevo un sopracciglio, osservandolo scettica, non potendo fare a meno di arrossire appena.
A quanto pare, ci sono ancora tanti lati di Otani, che non conosco...
"Ma sentilo, come si pavoneggia. E poi, scusa, come possiamo entrare in pista, se non abbiamo neanche i pat-?"
Mi zittisce sollevando una mano, chinandosi sullo zaino ai suoi piedi.
Aspetta, zaino??! Si è portato dietro uno zaino e io lo sto notando solo ora?! Come cavolo ho fatto a non notarlo prima??!...
Apre la zip, estraendo un paio di pattini rosa, e me li porge, "Indossali, forza..."
"M-ma... dove li hai presi?..."
"Sono di mia sorella, me li ha prestati. Tranquilla, portate lo stesso numero..."
"Non è questo il punto!" sbotto, fumando di rabbia. "Il punto è che avresti dovuto chiedermelo prima, di domandare a tua sorella se-!"
"Dai, su, poche storie..." taglia corto, impaziente, come se avesse a che fare con una mocciosa disubbidiente. "Prendili e indossali. Tentar non nuoce, no?"
Ed è così che, esattamente due minuti più tardi, sono in procinto di entrare in pista, aggrappandomi disperatamente al bordo, in equilibrio precario sul ferro fine dei pattini, mentre prego  tutti i Kami e gli antenati della mia famiglia, di non farmi morire proprio oggi.
Visto il tardo orario, fortunatamente tutti gli altri stanno uscendo, compresi i mocciosi scalmanati. Ma non mi sento ugualmente tranquilla. Per niente.
Quando Otani mi supera sfrecciando davanti a me, entrando nella pista ormai vuota, con un' agilità e sicurezza degna di un pattinatore professionista, le mie gambe sono scosse da un tremito talmente violento, che per poco non cedono.
Mpf, stupido nanetto, penso, cercando di sorreggermi ancora più saldamente al bordo pista. Otani scoppia a ridere sonoramente, notando quanto io sia in difficoltà. Lui e le sue innumerevoli doti...
Lo incenerisco con lo sguardo, mentre imperturbato agita una mano verso di sé, spronandomi a raggiungerlo.
"Dai! Che aspetti, su!" mi incoraggia ad entrare. "Entra in pista, forza!"
"Lo farei!" la mia voce perde di insolenza, per la nota di panico che contiene. "... Se non fosse, che sto per finire col culo per terra!" biascico disparata, cercando ancora di tenermi ancorata il più possibile al bordo.
"Eh?" fa lui, senza capire.
"Ti avevo detto, che non ne ero capace!"
Si limita a guardarmi ancora per un attimo, prima di sospirare sonoramente. Con un rapido svolazzo mi raggiunge in fretta, piazzandosi di fronte a me.
Mi tende una mano e solleva un sopracciglio, fissandomi con sguardo serio. Lo fisso a mia volta, accigliandomi.
"Dai, afferra la mia mano." borbotta, agitando impaziente il braccio verso di me.
"Razza di scemo, non posso muovermi!" gli faccio notare a denti stretti, con una punta di disperazione. "Se stacco le mani da qui, cadrò di sicuro...!"
"Non cadrai, tranquilla." afferma, senza esitazione, perfettamente tranquillo.
"Si, invece...!" lo contraddico, piagnucolando lamentosamente. Ma perché ho accettato di indossare questi maledetti pattini?!...
"Fidati." la sua voce esce sicura e decisa. "Ti prederò io. Non ti lascerò cadere."
Mi blocco, osservando stupita il suo volto composto e serio, ma bello, il suo sguardo nocciola risoluto, e la sua mano ancora tesa di fronte a me.
"Ti..." farfuglio, non del tutto lucida, rapita dall' intensità dei suoi occhi. Consapevole di essermi imbambolata a fissarlo come un' idiota, mi schiarisco la gola, cercando di dare una forma coerente alle mie parole.
"Ehm... Ti devo ricordare, cosa è successo, l'ultima volta che hai detto una cosa del genere?..."
"Siamo caduti entrambi, lo so. (*)" con l' altra mano si gratta la nuca, un po' a disagio. "Ma questa volta, non ti lascerò cadere. Fidati di me."
Non so precisamente il perché. Forse sono i suoi occhi, così lucidi al chiarore della sera, mentre scrutano con insistenza il mio viso, e che sembrano quasi urlarmi silenziosamente 'Andrà tutto bene'; forse per via della sua voce rassicurante, carica di sicurezza, oppure per quella mano ancora rivolto al mio viso.
Forse, semplicemente, perché a dirmi di fidarmi è Otani, e nessun altro.
Fatto sta che, quella mano protesa verso di me, mi sembra più forte di qualsiasi altra cosa, adesso. So che è in grado di reggerci entrambi.
Mi fido di lui. Come potrei non farlo?
Così, senza pensarci un istante di più, senza esitare, stacco le dita ormai congelate dal bordo pista, protendendole verso le sue. Serro gli occhi impaurita, pronta all' impatto col suolo ghiacciato, sotto di me...
Ma è solo lo spostamento dell' aria che sento, un istante dopo, che mi trapassa i capelli in un impercettibile fruscio, insieme ad un familiare senso di calore. In un lampo, mi rendo conto di trovarmi ancora in piedi, le ginocchia che non hanno smesso di tremare.
Spalanco gli occhi di scatto, e il sorriso rassicurante e radioso del mio ragazzo mi accoglie, occupando tutta la mia visuale e la mia mente, intanto che prendo vagamente atto che il senso d calore che sento è provocato dalla stretta delle sue dita attorno alle mie.
A quanto pare, è stato di parola. Mi ha davvero presa, evitando di farmi cadere, stavolta!
"Visto?" sussurra, ancora sorridente, liberando una piccola nuvoletta di vapore dalle labbra. "Che ti dicevo? Non è poi così difficile, no?"
"Oh, Kami, ci sono riuscita...!" farfuglio, ancora stordita da quanto appena successo.
"Adesso mi sposto, e comincio a muovermi..." mi informa, poggiando cautamente la mano libera sul mio braccio, sorreggendomi. "Tu piega più che puoi le ginocchia, e cerca di seguirmi, d'accordo?"
"Uh? Oh?! Eh??!" sgrano gli occhi carichi di orrore, scuotendo violentemente la testa. "N- no no, non lasciarmi, ti pregoo...!!" Mollo la presa sulla sua mano, e affondo le dita sulle sue spalle, in preda al panico.
"Non ti lascio." mi rassicura lui, ancora con voce intrisa di serietà inusuale, da parte sua. "Ce la puoi fare, Koizumi. Devi cercare di muoverti insieme a me... Io mi sposto, tu mi segui, va bene?"
"E- e se p- perdo l' equilibrio?..."
"Ti prenderò io."
Non so perché, ma decido di fidarmi anche stavolta. Così, quando lui si sposta leggermente di lato, lo faccio anch' io... ma subito dopo, perdo l' equilibrio, e il mio piede scivola sul suolo ghiacciato.
Per fortuna, Otani mi afferra repentinamente, mentre mi aggrappo saldamente al suo collo.
"Bhuaaaaaa...!!" piagnucolo istericamente. "Non voglio più farlo, Otani, ho paura...!!"
Lo sento sbuffare. "Smettila di fare la bambina! E' solo questione di pratica, perciò concentrati!"
"E come faccio a concentrarmi se...! S-se..."
Solo in quel momento, mi rendo conto che le mani di Otani, stringono delicatamente i miei fianchi.
Sento le mie guance accendersi lentamente, non so bene perché, mentre mi accorgo che anche Otani, diventa rosso dall' imbarazzo. Ma nonostante questo, non lascia la presa, allentandola solo impercettibilmente. Mi sento fremere, ma so che il freddo attorno a noi, non c'entra... Le mani calde di Otani attorno ai miei fianchi, mi danno sicurezza.
Senza pensarci, muovo i miei piedi in avanti, costringendolo ad indietreggiare. Barcollando tremante sui pattini, divento sempre più sicura, e quando sono certa di poter stare in piedi da sola, sciolgo le  braccia dal suo collo.
"Ah! Sto in piedi!" esulto con zelo, orgogliosa e stupita da quel risultato. "Otani sto in piedi sul ghiaccio, hai visto?!"
"Brava, fai progressi." si complimenta lui, con un sorriso sghembo.
"Sto stando in piedi, non ci credo!... So pattinare!"
"Ora non esagera-... Koizumi...!" mi richiama, preoccupato, non appena mi sposto con un po' troppa enfasi di lato, senza più alcuna cautela.
"So pattinare, evvivaaa....!"
"Ehi, vacci piano!" mi raggiunge in fretta, sollevando un braccio verso di me, apprensivo. "Non sei ancora pronta per-"
"Mpf, ma cosa dici?!" mi scosto dalla sua presa, lanciandogli un' occhiata di sfida. "Io so pattinare... Sta a vedere!"
Con tutta la potenza che ho in corpo, piego le ginocchia e mi slancio in avanti,  senza alcuna traccia di esitazione.
Ignoro le proteste di Otani, sentendo sempre di più l' adrenalina scorrermi dentro le vene, mano a mano che acquisto velocità. La sensazione del vento sferzante tra i capelli e sul viso, è...  indescrivibile. Mi sento così sicura di me, così libera. Così... viva!
"Guardami, Otani!"
Prendo la rincorsa, e poi mi lascio andare, sollevando le braccia al cielo. " Yuu- uuh!! So pattinare!... Non è meraviglioso?!"
"Fermati, idiota!" urla lui, in ansia, correndomi dietro. "Sei ancora alle prime armi, non puoi metterti a correre sul ghiaccio quando-!"
"Guardami, guardam- .... GYAAAAAAAAAAAAHHHH...!!!!"
Il ferro del pattino, si inclina in modo brusco e prima che possa realizzarlo, perdo l' equilibrio, rovinando sul ghiaccio. Scivolo per una decina di metri, finendo con la faccia dritta dentro la neve ammassata a bordo pista.
"KOIZUMI...!!"
Otani scatta in avanti, e mi raggiunge fulmineo. Affannato si piega su di me, mentre io cerco di riemergere, a fatica dall' ammasso di neve.
"Ohi ohi, che botta..." mugugno, massaggiandomi il naso indolenzito. " 'Tentar non nuoce', eh?..."
"Stai bene?..." mi domanda, con voce carica di apprensione.
"No, che non sto bene..." replico, lamentosamente. "Il mio povero naso, ha preso un brutto colpo..."
"Fa vedere..."
Allontana le mie dita dal viso, afferrandomi il mento, e scrutandomi attentamente, constatando le condizioni del mio naso. Io rimango immobile, protendendo il mio volto verso di lui, serrando il più possibile gli occhi per paura di scorgere il responso nel suo sguardo.
"Niente sangue?..." riesco a domandare, con una nota di panico.
"Niente sangue." mi rassicura, infine, più tranquillo.
 "Menomale..." sospiro, sollevata, riaprendo le palpebre.
"Possibile che tu sia sempre così imprudente?!" mi riprende lui, con un' occhiataccia carica di rimprovero. " Mi hai fatto quasi venire un infarto...!"  china la nuca, e sospira pesantemente, portandosi una mano a stringersi sul cuore.
"M-ma... Scusa!" ribatto, sulla difensiva. "Stava andando tutto bene...! Mi stavo divertendo un mondo, ma non so come, ho messo un piede in fallo e-!"
"Pfft..."
Mi blocco, notando Otani sul punto di scoppiare a ridere. Lo incenerisco con lo sguardo, irritandomi.
"E ora che hai, da ridere?!"
"Niente, è che..." ridacchia, un pugno davanti alla bocca, per soffocare l' eccesso di risate. "Il modo in cui sei caduta... Eri proprio ridicol- Ahia!"
Ritiro il mio pugno, furiosa. "Che insolente! Pensa se mi fossi fatta male davvero, come avresti riso di me...!
"E dai, non te la prendere..." mi osserva di sottecchi, massaggiandosi la nuca. "Per fortuna, il tuo naso è duro quasi quanto la tua testa!" scherza, cercando di sdrammatizzare.
Alzo gli occhi al cielo. "Mpf. Se me lo fossi rotto, mi sarebbe toccato rifarmelo..."
"Sarebbe stato un peccato." mormora fra sé e sé, guardando altrove. "Hai un naso così carino..."
Strabuzzo gli occhi, arrossendo. "E-eh?"
"Mh?" sembra riemergere dai suoi pensieri, e torna a guardarmi, arrossendo anche lui. "N- niente! Affari miei..."
In realtà l' ho sentito benissimo, ma decido di lasciargli credere il contrario.
Mi bastano anche solo i suoi pensieri...
Le mie riflessioni vengono bruscamente interrotte, non appena mi ritrovo il viso di Otani a due centimetri dal mio. Sobbalzo, presa alla sprovvista e avvampando furiosamente.
Ma non ho neanche il tempo di articolare una parola, che lo vedo protendersi verso le mie labbra, e automaticamente il mio cervello si scollega da tutto il resto.
Le mie palpebre tremano un solo istante, prima di chiudersi del tutto, e sento il mio cuore scalpitare, impaziente di sentire il sapore e la morbidezza di quel tocco delicato e ormai conosciuto...
Ma sono solo le sue dita sulle mie guance, che sento un istante dopo, e spalanco di scatto gli occhi, stupita. Non faccio in tempo a capire che cosa stia succedendo, che le sue mani tiepide si sono già chiuse a coppa attorno al mio naso arrossato, e accostandovi le labbra, emana un piacevole calore con il suo respiro.
Solo in quel momento mi rendo conto di essermi paralizzata, tanto da aver smesso di respirare. Così cerco di riattivare i polmoni, intanto che  sento quel confortevole calore espandersi non solo sul mio naso, ma in tutto il mio viso, rendendo le mie guance, dapprima arrossate dal freddo, adesso di un intenso porpora accesso, denso di calore e qualcos' altro che non riesco a definire.
"O... tani..."
Si allontana leggermente dal mio viso, scrutandomi intensamente. "Avevi il naso tutto arrossato e congelato, dato che sei finita nella neve. Così..." spiega, abbassando lo sguardo, per impedirmi di leggervi l' imbarazzo.
Ancora presa dallo stupore, mi limito a fissarlo, ad occhi sgranati. E resto ancora più stupita, non appena lui, senza alcuna esitazione mi afferra delicatamente per i polsi, ripetendo l' operazione con entrambe le mie mani, sospirando sui miei palmi gelidi, e tra le mie dita intorpidite dal freddo.
Il mio sguardo shockato, si addolcisce in un attimo. Lo lascio fare, rimando a fissarlo, ammaliata e grata per questo gesto, che può sembrare una cosa banale, persino stupida per qualcun altro, ma che non lo è affatto per me. E so, che non lo è neanche per Otani. Questo atteggiamento, queste premure...  non sono da lui.
Poco a poco, si sta rivelando... un fidanzato davvero fantastico.
Rimango ad osservarlo incuriosita, mentre tiene lo sguardo chino, prendendo a giocherellare con le dita della mia mano, come intimidito.
Non capisco a cosa stia pensando... sembra quasi che mi voglia dire qualcosa, ma è come se si vergognasse di farlo...
Infine sospira, acciuffandomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. Lo guardo, e mi sembra ancora sovrappensiero.
Di qualunque cosa si tratti, evidentemente, non si sente ancora pronto per parlamene.
Infine ci alziamo entrambi, senza dire nulla, e tenendoci saldamente per mano stavolta, raggiungiamo il centro della pista.
"Cosa stai facendo?" chiede d' un tratto Otani, osservandomi sbigottito, mentre sono intenta a togliermi con un solo gesto la sciarpa, lasciandola scivolare dalle mie dita, sul suolo ghiacciato.
"Mh? Non lo vedi?" rispondo io secca, incominciando a slacciarmi i primi bottoncini del cappotto. Noto Otani arrossire furiosamente.
"N- non... Non vorrai mica...?"
"Si." replico tranquilla, e per non rischiare di scivolare e cadere di nuovo, mi abbasso cautamente, sedendomi sul ghiaccio. "Ho voglia di guardare le stelle."  rispondo semplicemente, facendo spallucce.
Sistemo la sciarpa come un poggiatesta, e mi sdraio sul suolo ghiacciato, sentendo su di me lo sguardo palesemente stupito del mio ragazzo. Tremo un istante, nel percepire quel contatto gelido contro la mia schiena,  dopodiché lancio ad Otani un' occhiata eloquente, picchiettando una mano sul posto accanto al mio.
Dopo un' ultimo sguardo scettico, infine  sospira. Si avvicina, togliendosi a sua volta la sciarpa, e si sdraia sul ghiaccio vicino a me.
Spalla contro spalla, ci zittiamo, ascoltando il silenzio attorno a noi, la quiete, la fresca foschia, i respiri lenti e regolari della persona accanto.
"Qualche anno fa, venivo spesso qui, con mia sorella, mia madre... e in rari casi, anche con mio padre. " mormora, dopo qualche minuto, in cui entrambi siamo persi ad osservare il buio che ci sovrasta. "All' inizio, non sapevo stare neanche in piedi... Mia sorella mi prendeva sempre in giro, perché cadevo continuamente... E' stata lei, ad insegnarmi a pattinare."
"Davvero?"
"Mh, mh. "annuisce, guardandomi brevemente, prima di tornare ad osservare la luna. "E' una gran rompiscatole..."
“Che ne pensi, del fatto che stia per sposarsi?” domando, incuriosita dalla nota di malinconia nella sua voce che, per quanto impercettibile, non è riuscita a sfuggirmi.
“Mh. Non lo credevo possibile che riuscisse a trovare qualcuno, insopportabile com' è...” mugugna lui, pensieroso, fissando ancora il vasto cielo nero velato di nebbia, sopra le nostre teste. “Mi fa’...  uno strano effetto, pensare che tra qualche mese si trasferirà, eccetera… Sarà strano, non avercela più tra i piedi, ecco.”
Mi volto a guardarlo, non riuscendo ad impedirmi di sorridere, intenerita. “Ti mancherà, Acchan, ammettilo!” lo sbeffeggio.
Sbuffa, arrossendo appena.  “Tsk. Ma smettila…”
Rido, sapendo di avere ragione. “Bè, prima o poi anche tu dovrai lasciare il tuo ‘nido’, ed emigrare verso le terre miti…”
“Ho bisogno di un traduttore, ogni volta che parlo con te...”
“Sto dicendo.” sbuffo impaziente, alzando gli occhi al cielo. “Che presto o tardi, anche…  tu, ti ritroverai a compiere questo passo importante.”
Stavo per dire noi. Non che sia insicura su questo, ma.... Solo... non mi sento ancora abbastanza pronta, ad affermare una cosa del genere. Soprattutto se dovessi parlarne con lui...
Otani mi lancia un’ occhiata di sbieco. “Ah, si?”
"Certo." replico, gonfiando le guance arrossate, cocciuta. “Quando me lo chiederai, magari…”
“Sogna, gigantessa.”  chiude gli occhi, liberando una mezza risata, mentre si porta spavaldamente le mani dietro la nuca. “Dovrà passare ancora tanto tempo, per quello... Ma proprio tanto, eh. Ma taaaaanto, ma taaaanto, ma taaaanto…!”
“D’ accordo, ho capito!"  lo interrompo brusca, innervosendomi. “Sei stato chiarissimo!”
“Non voglio essere brutale…" mormora, osservando la mia aria sconsolata di sottecchi. "Solo realista.”
Questa mi giunge familiare… è la stessa identica cosa che mi ha detto suo padre!
Gli tiro le ciocche di capelli, furiosa.  “Ma quale realista…!”
“Ahii…!!” si lamenta, cercando di scansarmi. “Ferma, ferma, mi fai male…!”
Lascio andare la presa sui suoi ciuffi, e lo guardo, truce. Sospiro, infine, arrendendomi.
“Mph… Questo cretino…”
Torno a sdraiarmi, percependo Otani accanto a me fare lo stesso, borbottando sottovoce qualcosa come "Questa manesca...", ed io chiudo gli occhi, concentrandomi sul lieve suono della foschia.
Lascio che il silenzio mi entri dentro, respirandolo a pieni polmoni. Si sta così bene…
“Koizumi…”
Sento Otani  chiamarmi, dopo qualche attimo, spezzando nuovamente quel placido silenzio con un impercettibile mormorio.
“Mmh?” mugugno ancora ad occhi chiusi, completamente rilassata.
“Tu… Pensi che io, sia una delusione?”
Apro di scatto gli occhi, e volto bruscamente il viso verso di lui, osservando il suo sguardo serio rivolto verso il cielo.
“So che ti ho deluso... E forse, mio padre ha ragione a dire che lo so- AHI!” si massaggia la nuca, mentre io ritiro il mio ennesimo pugno, “E questo perché, di grazi-?!” si blocca all’ istante, notando i miei occhi lucidi che lo fissano con risolutezza.
“Koizumi…”
“Non dirlo…” la mia voce esce a fatica, per il grosso nodo che mi si è formato in gola.  “… neanche per scherzo.” concludo, sforzando di tenere a freno la voce.  “Tu non sei affatto una delusione. Affatto. Io non potrei essere più orgogliosa di te, Otani. Davvero.”
Lui abbassa lo sguardo, imbarazzato, “Davvero?”
Annuisco vigorosamente, “Si. “
Alza il volto, e mi sorrido teneramente. Sento le mie gote imporporarsi di rosso.
“Non devi avere paura di poter deludere me, o tuo padre, o chiunque sia… Fa' le tue scelte, anche sbagliate, ma che siano tue.”
Mi fissa ancora qualche secondo, arrossendo visibilmente.
“Oh, Kami…” borbotta, portandosi una mano a stringersi sul petto.
“Uh? Che c’è?” faccio io, confusa. “Ah!” arrossisco anch' io, capendo. “Ti ho appena afferrato un po’ di cuore, non è ver-?”
Non posso finire, che mi arriva un ceffone dritto sulla nuca.
“SCEMA!” urla lui, rosso ormai come un pomodoro maturo.
"Ahio!"
"Così siamo pari per prima!"
"Ma volevo solo sapere se-!"
"Non sono affari tuoi." taglia corto, brusco.
Gonfio le guance come una bambina capricciosa, massaggiandomi il punto dolente. “Ma come non sono affari miei, uffiii…”
Lui alza il volto, e mi guarda, prima di scoppiare a ridere sonoramente.  
Sbuffo, ancora arrabbiata per il ceffone. "Stupido..."
"Ma come..." dice con voce flautata, e con un sorrisetto sghembo. "Non avevi detto che sono straordinario?"
Mi volto di scatto a guardarlo, "Eh?"
"No, aspetta..." si porta due dita sotto il mento, assumendo un' aria meditabonda. "Era una cosa tipo... 'Come fa a non vedere che figlio straordinario ha?'..."
Arrossisco di botto. "C-cos-?"
Ma non posso più emettere neanche mezza sillaba, poiché mi si blocca del tutto il respiro.
Otani  si è sollevato sul gomito, incatenando i suoi occhi ai miei, osservandomi con uno sguardo intenso, intriso di serietà. Arrossisco il triplo, farfugliando qualcosa di incomprensibile.
"Koizumi... Ho sentito tutto." esala, con voce roca.
Trattengo il respiro. "T-tutto?..."
Lui annuisce, senza sciogliere il contatto visivo, e sussurra, ripetendo le mie stesse parole di ieri pomeriggio, alla lettera.
" 'Io sono fiera di lui, sono fiera di essere la sua ragazza.'...  Sono orgogliosa di avere un ragazzo così straordinario'... e ancora, 'E' impossibile non amarlo'... ho dimenticato qualcosa?"
Mi sento andare in iperventilazione, e sgrano gli occhi, inorridita.
"No... Non dirmelo..." imploro con una vocina, anche se so che è tutto inutile.
"Ero lì, dietro la porta." conferma, con un' occhiata allusiva.
A quel punto spalanco la bocca, incapace di esprimermi, sentendo le mie guance andare a fuoco.
"Dopo che ti ho mandato il messaggio, avevo deciso di passare a casa per prendere alcuni libri per studiare... " spiega, continuando a guardarmi fisso, mentre io non desidero altro che poter sprofondare nel ghiaccio sotto di me.
Oh, santissimi Kami! L' ha sentito! Era !... Oh, dolci Kami, ditemi che non è vero...!
Mi copro il viso con le mani, incapace di guardarlo, imbarazzatissima.
"Noo... !!" emetto un lamento sordo contro i miei palmi. Cielo, è così imbarazzante...!
Non posso credere che Otani abbia sentito tutto!... Adesso mi prenderà in giro per il resto della vita...!
"Se già sapevi che non ti considero una delusione, perché me l' hai chiesto lo stesso!?..."
"Per vedere se parlavi sul serio, o era solo un modo per convincere mio padre..." risponde, con voce fievole. Capisco che sta cercando di trattenersi dal ridacchiare.
"Idiotaa...!"
Lo sento sorridere. "Koizumi..." mi chiama, con voce pacata. Scuoto risolutamente la nuca, rifiutandomi categoricamente di allontanare le mie mani dalla faccia per guardarlo.
Sono ancora intenta a piagnucolare, quando sento le sue dita, sorprendentemente calde, afferrare le mie e scioglierle dal mio viso. Con la coda dell' occhio mi costringo a guardarlo, scorgendo i suoi occhi luminosi carichi di profondo affetto, prima di avvicinarsi ai miei, chiudendosi con studiata lentezza...
Consapevole e totalmente felice delle sue intenzioni, socchiudo anch' io le palpebre e sporgo le labbra, quel poco che basta, per farle incontrare con le sue.
Un bacio, poi un altro e un altro ancora. Sento le labbra secche di Otani poggiarsi con la leggerezza e la delicatezza di una piuma, sulla punta delle mie, per poi staccarsi per tornare ad osservarmi.
Non c' è alcuna traccia di sorriso nel suo volto imperscrutabile. Ma ormai, lo conosco talmente bene, che riesco a cogliere senza alcuno sforzo, qualunque emozione lo attraversi: in questo momento, i suoi occhi sono talmente pieni di tenerezza, amore e gratitudine, che mi sento sciogliere all' istante, come la neve che ci circonda, quando viene baciata dai raggi del sole.
Ma, in verità, non dovrei esserne poi così sorpresa, giusto? In fondo, è sempre stato così.
Otani, è il mio Sole.
"Grazie." sussurra, con la stessa voce rotta e carica di riconoscenza di ieri, quando eravamo in ospedale.
Sbuffo, ma non riesco ad impedirmi di sorridere. Con una mano gli arruffo i capelli, cercando di alleggerire l' atmosfera. "Mi hai già ringraziato abbastanza, nanetto...."
Sbuffa anche lui, ma noto le sue gote prendere colorito prima che torni di nuovo a parlare. "Va- vale lo stesso per me..."
"Eh?" lo guardo, senza capire.
"So..." si blocca, per cercare di deglutire, mentre evita il mio sguardo confuso. Sembra morto d' imbarazzo.
"So... s-sono co... co-ontento che... tu s- stia... con... me." conclude, tornando a guardarmi, con le guance ormai rosso fuoco. "Pugni e ceffoni inclusi..."
Sgrano gli occhi, sentendo istantaneamente le mie gote imporporarsi.
Awwwww, ha appena detto quello che ho sentito?...
Gli sorrido dolcemente, conscia del fatto che non sia stato facile per lui esprimersi, sentendo il mio cuore saltellare euforico dentro il mio petto.
"Davvero?..." chiedo timidamente, arrossendo ancora di più.
Lui annuisce, abbozzando un sorriso."E... mi dispiace tanto..." prosegue, grattandosi la nuca. "Sai... per averti dato della stronza, ieri..."
Sospiro brevemente, prima di replicare, "... E a me dispiace averti dato del nanerottolo perdente."
"Sul serio, hai ragione tu..." mormora, massaggiandosi il punto in cui prima l' ho colpito, lanciandomi un' occhiata eloquente. "Tu non hai affatto bisogno di essere difesa..."
"Beh, difesa forse no..." ribatto, sovrappensiero. "Ma... protetta, si." sussurro, attorcigliandomi una ciocca di capelli tra le dita. "In fondo... Sono pur sempre una ragazza... no?"
"Ancora fatico a crederlo, onestamente..."
"TU BRUTTO-!" arrossisco involontariamente, ma stavolta di rabbia, trattenendomi dal tirargli un altro pugno. "VUOI CHE TI PICCHI DI NUOVO?!"
Otani si scansa, scoppiando a ridere. "Scherzavo, scherzavo..."
Rimango a fissarlo, incapace di resistere, perdendomi a contemplare il suo viso gioioso e il suono della sua risata. Solo ieri aveva quello sguardo così smarrito e doloroso... ma adesso sta meglio, decisamente. Sospiro internamente di sollievo.
Sbuffo, ancora rossa di vergogna, ma non riesco a nascondere il mezzo sorriso che è spuntato sul mio volto.
"Mpf. Che stupido..."
Mentre lo osservo, un particolare attrae la mia attenzione. Mi mordicchio le labbra, nel tentativo disperato di non fare uscire l' eccesso di risate che mi si è formato nel petto. Ecco un modo perfetto per smorzare l' imbarazzo.
"Pff...Otani..." lo chiamo, senza riuscire ad impedirmi di ridacchiare.
"Mh?" aggrotta le sopracciglia, perplesso dal mio improvviso cambiamento d' umore.
"Pff...  sbaglio o...  quello appiccicato ai tuoi, pff, capelli è...  un chicco di riso?"
"EH?!"
Improvvisamente in preda al panico, si tasta febbrilmente i capelli. "Dove?! Dove?!"
Scoppio a ridere, divertita da quella scena. Neanche gli avessi detto si tratti di un ragno!
"Ahahahaha, ma.... ahahahaha, ma sai, il riso rappresenta l' alimento base di un giapponese doc...!" gli faccio l' occhiolino, sarcastica.
"Tu non capisci!" sbotta lui, irato. "Non c' è niente da ridere! Se non me lo togli adesso, succederà qualcosa di brutto, come l' ultima volta! "
incrocio le braccia, stizzita. "Oh, quindi il mio bacio era qualcosa di brutto?"
"Hai capito cosa intendo!"
In realtà no. Sollevo una mano, agganciando il piccolo cosino incriminato, e gettandolo dietro di me.
"Suvvia... non ti sembra di esagerare?!"
"No!" ruggisce lui, "E' una maledizione, un segno!"
Smetto di ridacchiare, e mi blocco a guardarlo. "Eh?"
"Si: 'La Maledizione del chicco di riso'!" annuisce lui, serio. "Qualcosa di brutto sta per accadere, me lo sent- Ahio!!"
Stavolta non ho saputo resistere dal tirargli un altro pugno, in quella zucca vuota. "Piantala con le sciocchezze. Non ti facevo così fatalista!"
Lo sento sbuffare sonoramente, e mi lancia un' occhiataccia, mentre si massaggia la nuca.
"E poi..." proseguo, "Non può accaderci niente di peggio di quanto ci è capitato in quest' ultimo mese... Insomma, che altro può andare storto?!"
Si volta a guardarmi, "Già..."  mormora, più che altro a sé stesso. "Che altro può andare storto?..."
Torna a sdraiarsi supino accanto a me, e si zittisce, pensieroso.
Anch' io poggio cautamente il capo sulla mia sciarpa, tornando ad osservare il cielo puntellato di stelle.
Il silenzio torna ad avvolgerci, accogliendoci tra le sue candide e confortevoli braccia.
Che ore sono?, mi chiedo, prendendomi una pausa dal contare le stelle. Sarà notte fonda, ormai.
Tutto attorno a noi, è diventato deserto. Non si ode più alcun movimento, né una risata, o una macchina in lontananza. Solo il fruscio impercettibile della foschia notturna, e i nostri respiri che scandiscono il passare del tempo.
Tutto tace, questa notte. Per un tempo indefinito, rimaniamo così fermi, l’ una accanto all’ altro, scrutando il manto nero che ci sovrasta, e la mezzaluna lattea, osservando i fiocchi di neve venirci incontro.
Senza pensarci, sollevo una mano, rivolgendo il palmo verso quel vasto Cielo, costellato di puntini luminosi.
Posso sentire, adesso, la consistenza soffice dei fiocchi, posarsi sulla pelle della mia mano, e poi sgretolarsi, sciogliendosi in tante, piccole, minuscole goccioline fredde…
Un istante dopo, la mano di Otani entra nella mia visuale. E con il suo dorso, sfiora la mia, in un'impercettibile carezza.
Sento la durezza delle sue nocche, scivolare gentilmente tra le mie dita, e il suo tocco è così lieve...  quasi più delicato della neve.
Allontano il palmo dal cielo, per rivolgerlo al suo.
Palmo contro palmo, le nostre mani si incontrano, e le nostre dita si intrecciano in automatico, quasi fossero programmate per farlo; gomiti appoggiati sul ghiaccio, le braccia ancora tese verso l' oscurità puntellata di luce, e il candore placido e notturno che ci circonda.
Non ci guardiamo, ma sappiamo perfettamente entrambi, che l’ altro sta sorridendo.
Vorrei che il gelo attorno a noi, congelasse il tempo. Nonostante il freddo, vorrei rimanere così per sempre. Legata ad Otani, entrambi sospesi in questa dimensione onirica, fatta di crescita e di sbagli, mescolati a dubbi, ma anche a certezze, con la consapevolezza che il futuro, anche se burrascoso e pieno di ostacoli, è il nostro.
Non solo mio, non solo suo. Ma nostro.
E dentro di me sento, che non c’ è nient’ altro, che io desideri. 
Insieme ad Otani. Per sempre.
“Otani... ” sussurro, e una nuvoletta di vapore sfugge alle mie labbra.
“Cosa?” chiede, con un sospiro rilassato, percependo la mia esitazione.
“So che dovrà passare ancora tanto tempo. Ma...”
Sento le mie guance ardere. Ma non per questo, sono meno sicura delle mie parole.
“Ma se…  Se me lo chiedessi adesso… Io, accetterei.”
Non ho bisogno di vederlo, per sapere che si è voltato di scatto a guardarmi, avvampando dall’ imbarazzo.
Sorrido, chiudendo gli occhi, le nostre mani ancora congiunte rivolte alla luna, come in una muta preghiera.
"Koizumi..."
"Un giorno non molto lontano, magari..."
So che non c' è modo, che tu me lo chieda adesso. Ma non importa.
Non importa quanto tempo ci vorrà. Non importa, quante ancora ne dovremo passare.
Un giorno, sarò la tua famiglia.
E spero… Prego… affinché, quel giorno, noi due saremo felici. Come lo siamo adesso.
“Si…” risponde, infine, in un flebile sussurro. E sento la stretta delle sue dita, farsi rassicurante.
Distoglie lo sguardo da me, tornando a rivolgerlo al Cielo.
“Un giorno.”



 
***







 

Angolino autrice in ritardo
OOC, e schifosamente in ritardo. Lo so. Ormai, è abitudine.
Spero che comunque questo capitolo abbia in parte rimediato chiarito i dubbi del capitolo precedente. :) Qualora non fosse così, sparatemi. (?)
Alla fine, Otani senior ha ammesso di essersi comportato da schifo, e ha finalmente accettato Risa  come ragazza di suo figlio... ma i casini, finiranno qui?
Ovviamente no! ;P
Delucidazioni (?) per chi non avesse letto il manga:
* Otani si riferisce alla famosa scena ( cap. 54, vol. 14 ; tra l' altro una delle mie preferite, se non la mia preferita in assoluto *w*) di quando cerca di convincere Koizumi, che si trova in cima ad una struttura di arrampicata del parco giochi , a buttarsi tra le sue braccia, rassicurandola  che l' avrebbe acciuffata al volo. Ma, com' era prevedibile, cascano tutti e due per terra, come delle pere cotte. :') Come non amarli? Come?! *w*
Okay, e con questo capitolo un po' angst, si conclude questo piccolo (?) siparietto familiare. Dal prossimo, atmosfere decisamente più leggere e... soprattutto, si riparte con la Koizutani a fontanella! (?) ;)
Grazie per l'attenzione, e qualora voleste palesare il vostro passaggio, mi fareste più che felice! :D
Alla prossima! ♥
 
Chappy- chan


 
 
 

 
 

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Capitolo 10
*** White Day ***


Cap. 10 Il White Day




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POV Risa




"Risa... C' è qualcosa che vorrei chiederti..."
Lo osservo chinare lo sguardo, in evidente imbarazzo, le gote graziosamente arrossate, e sento il mio cuore correre contro il mio petto.
"Dimmi..."
"Ecco, forse è un po' troppo avventato, ma... desidero stare con te per sempre. Vuoi sposarmi, Risa?"
Trattengo sonoramente il respiro, sopraffatta da mille emozioni. Sinceramente non me lo aspettavo...
Dopo essermi portata i palmi delle mani sulle mie guance rosse, rispondo in un flebile sussurro:
"Sì, mio adorato... Cain."
"Sono felice di sentirtelo dire..." risponde sollevato, l' uomo affascinante e bellissimo dentro lo schermo della TV, "Dove ti piacerebbe passare la Luna di Miele?"
"Mmm, fammi pensare... In un' isola esotica, forse..." sghignazzo, immersa nella mia fantasia di spiagge lussureggianti, e paradisi tropicali.
Lui ridacchia, e io mi imbambolo a guardare le adorabili fossette che si sono formate sul suo volto... Mio dio, quanto è sexy!
"E così sarà. Risa... sei ancora più bella oggi, lo sai?"
"Aw, me lo dici sempre, Cain..."
"Con quei capelli, e le tue labbra, e quelle... Ah! Meglio che io mi ferma qui..."
"No! Continua, ti prego!..."
"Il mio cuore brucia per te... Impazzisco solo guardando mentre ti muovi..."
"Oh, dio...!"
"Ti prego, Risa... fuggiamo insieme in un' isola sperduta. Solo noi due, e i nostri corpi che trasudano amore...!"
"Kyaaaaa!!!"
Mi sventolo freneticamente una mano sul viso ardente, nel tentativo di non svenire. Cavolo, fa improvvisamente caldo, in questa stanza. Mi sto sciogliendo... anzi, mi sto liquefando!
Caspita, questo nuovo videogioco è proprio il massimo! Cain- sama non è mai stato così hot!
Otani non sa che gioco ancora a questi videogiochi... anche perché, se lo sapesse, non credo che ne sarebbe molto contento. In questo periodo, comunque, ha avuto la testa per tutt' altre faccende.
Tre settimane sono praticamente volate, da quando è successo quel piccolo fattuccio, sul papà di Otani.Tra lui ed Otani c' è un buonissimo rapporto adesso, ed io non potrei esserne più felice. Sembra che alla fine, dopo aver incontrato il fidanzato di Midori, abbia accettato di collaborare con la Aki Company, anche se non senza riluttanza.
Nonostante la sua famiglia, ormai non sia più a rischio di bancarotta, Otani ha deciso comunque di contribuire, almeno in parte, alle proprie spese e a quelle dell' università, così si è trovato un secondo lavoro part- time in un bar come cameriere, facendo conciliare lo studio alla mattina dopo l' università, pomeriggio lavoro, e una sera con me, l' altra a studiare.
E dopo tante lacrime, sudore e agonia, le buone notizie finalmente non si sono fatte attendere: Otani ha ridato l' esame andato male a Gennaio, passandolo col massimo dei voti!
Non potrei essere più fiera di lui, davvero.
"Risa, devo chiedertelo... Il tuo cuore, appartiene a me, oppure ho un rivale in amore?" mi domanda Cain, con tono apprensivo. "Non sopporterei, l' idea che tu non sia mia..."
"Beh..."
E' dura, ma nonostante tutto, mi sono resa conto che affrontiamo le cose in modo completamente diverso. Senza pressioni, senza... angosce. Credo che in questo periodo, anche se breve, siamo maturati almeno un pochino...
Ma potrei anche sbagliarmi.
"... No no, figurati, non c'è  nessun altro!"
Ops.
Perdonami, Otani. Ma ti ho appena tradito con un videogioco.
"Sono felice di sentirtelo dire, mia bellissima Risa... L' idea di perderti è insopportabile..."
"Aw, Cain, sei così dolce..."
Beh, vorrà dire, che dopo mi fustigherò. Anzi, peggio, mi offrirò di fare i compiti di Takato per un mese intero. Tanto mi proibirà categoricamente anche solo di avvicinarmici. Non so precisamente perché, ma ogni volta che mi offro di aiutarlo con i compiti, mio fratello fa una faccia come se avesse appena visto la Morte, e mi caccia dalla sua stanza. Bah. Questi adolescenti, non li fanno più come una volta.
Comunque, fatto sta che se non ci fosse Cain a tirarmi su di morale e a tenermi occupata, starei sempre a pensare al mio test all' accademia, che ho dato da qualche giorno. E' l' ultimo del' anno accademico, e ciò vuol dire che è la mia sola possibilità di riscatto, dall' ultimo fallimento: o sono dentro, o sono fuori.
E con 'fuori', intendo davvero fuori. Ho il sinistro presagio, che questa volta non saranno così caritatevoli con me, e mi cacceranno se non prendo un punteggio decente, cosa che non si saprà almeno per un' altra settimana.
Ma non è solo questo... Mi sono davvero messa d' impegno, ho dato tutta me stessa, stavolta... e se non andasse bene neanche così, vorrà dire solamente una cosa: Che non sono portata per questa accademia. C' è in gioco tutto, il mio futuro, e i miei sogni.
Ho avuto i nervi tesi per giorni... E ho il vago presentimento che Otani pensi che io sia fuori di testa. Intendiamoci, non che lo pensasse anche prima. Diciamo che se prima lo pensava soltanto, ora ne ha l' assoluta certezza.
Ma adesso sto bene. Davvero... Sono perfettamente rilassata.
"Risaaa..." la voce squillante di mia madre si fa improvvisamente sentire dalla stanza accanto. "Hanno suonato alla porta, cara, potresti andare ad aprire tu, per piacere?"
"NO CHE NON APRO LA FOTTUTA PORTA, OKAY, PER CHI MI HAI PRESA, PER LA PORTINAIA DI CASA??!..."
"Risa, apri la porta."
"Subito, mammina."
Forse sto diventando un tantino irritante. Sono ancora un fascio di nervi...
Chiudo con un gesto secco la console, e scendo le scale borbottando, prima di aprire la porta.
Trattengo un urletto soffocato.
"Manabe- chaaan!" la accolgo, abbracciandola di slancio. La mia faccia imbronciata, ha lasciato il posto ad una festosa e sorridente.
"Buongiorno, Koizumi- san..." mi sorride lei, restituendomi un po' goffamente l' abbraccio.
"Oh, suvvia, sai che puoi chiamarmi pure Risa!"
"S-sì, lo so, Koizumi- san..."
Scuoto la nuca, sollevando gli occhi al cielo, divertita. Questa ragazza è l' Educazione in persona.
Mi sposto dalla soglia per lasciarla entrare, "Vieni, accomodati pure!"
"Grazie..."
"Niente scuola, oggi, eh?"
"Eh? Ah, no no, oggi siamo usciti prima..."
"Ah, capisco."
Osservo con attenzione la ragazza dal caschetto moro, mente oltrepassa la soglia e si infila le pantofole, e mi accorgo delle chiazze rosate ben visibili sulle sue guance.
Soffoco un risolino.
Sono felice di vederla, ma non sono affatto sorpresa da questa visita improvvisa: Difatti, Takato, in questo momento è nella sua camera, sperduto tra le coperte del letto, con la febbre a 38° e mezzo. E Manabe, ovviamente, non ha esitato a precipitarsi a casa nostra, per vedere in che condizioni è il suo ragazzo.
"H- ho portato i compiti a Koizumi- kun..." balbetta, mentre il rossore si espande su tutto il suo viso.
"Eh eh, capisco..."
"Come sta?..."
"Oh, tranquilla, è solo una linea di febbre!..." mento, per non farla preoccupare troppo. "Anzi, sarà stato ben felice, di poter stare a letto e dormire tutto il giorno!"
La giovane si copre la bocca con la mano, nascondendo un sorrisino. "Si, so quanto possa essere pigro..." il suo sguardo sembra più addolcito, che divertito.
"Chi era, cara?" chiede ad un tratto mia madre, spuntando nell' entrata, con addosso il grembiule, e con il mestolo in mano. Alla vista di Manabe, spalanca gli occhi, fermandosi di botto.
"Oh! Non sapevo che avessi invitato una tua amica, Risa..."
Il viso di Manabe si accende di cremisi, "Ah! No, no, v- veramente, io sono... eh eh... beh, salve."
Okay, diciamo che come inizio non è stato un granché.
Prima che possa spiegare a mia madre chi è Manabe, e cosa ci fa a casa nostra, mamma mi interrompe, piccata:
"Non sarai mica la ragazza di mio figlio, vero?" domanda, intuendo ogni cosa. Il suo tono è totalmente cambiato, e sta fissando Manabe con occhi ridotti a due fessure.
Sapendo che Manabe (ormai paonazza e sull' orlo di una crisi), al momento è incapace di esprimersi decentemente, e notando la luce assassina negli occhi di mia madre, decido di intervenire:
"Ehm, mamma... che ne dici di abbassare quel mestolo, e tornare in cucina?..."
"Sei venuta qui per portarmi via il mio Ta- chan, non è vero?..." sibila sinistramente, ignorandomi. I suoi occhi mandano lampi a Manabe, che si rifugia dietro di me, terrorizzata.
"... Ma tu sai, almeno, che abbiamo dovuto tirargli i dentini da latte con la lenza da pesca legata al pomello della porta, per fargli provare meno dolore? O che bagnava di pipì il letto di Risa, facendole credere fosse lei, fino ad otto anni?! Eh?! Lo sai??!"
"Oookay, mamma, fine del momento horror giornaliero, ora torna in cucina, che io e lei ci facciamo quattro chiacchiere, sì?"
Sospingo non troppo gentilmente mia madre verso la cucina, mentre lei lancia imprecazioni rabbiose rivolte a Manabe, dopodiché torno nell' ingresso, asciugandomi la fronte, stremata come se avessi spostato un carro attrezzi.
Notando lo sguardo traumatizzato della mora, mi affretto a sventolare una mano, con fare noncurante.
"Ahh, non preoccuparti troppo, fa sempre così quando non prende il suo tè alle erbe la mattina, dice sempre che calma la sua parte iperattiva...  In realtà le piaci, sai!"
Manabe, ancora sotto shock per aver appena conosciuto la madre del suo ragazzo, si limita ad annuire, con sguardo vitreo.
Mi gratto la nervosamente la nuca,"Ehm... Nii- chan è sveglio, adesso. Se vuoi vederlo..."
Quelle ultime parole, sembrano risvegliarla dal suo trauma: mi guarda arrossendo visibilmente, poi annuisce.
"O-okay..."
Non riesco ad impedirmi di sfoggiare un ghigno. Già immagino la faccia di mio fratello, non appena Manabe entrerà nella sua stanza... Darà di matto, non appena la vedrà, ne sono certa!
"Allooora... "comincio, mentre precedo la mora su per gli scalini, senza più riuscire a nascondere la curiosità, "Tu e mio fratello... Eh eh..." le ammicco, con aria complice.
Lei sbatte le ciglia, un po' confusa. "Eh?"
"Ho sentito... Si, insomma, sai... del bacio."
Lei trasalisce e boccheggia stupita, avvampando fino alle orecchie. Più o meno, la stessa reazione che ha avuto mio fratello, quando ho detto la stessa cosa a lui.
"T- te lo ha detto lui?..."
"No, no... " smentisco subito, "Una mia amica vi ha visti a scuola..."
"Ah, ca- capisco..." sembra preoccupata.
"Perché? E' una storia 'segreta'?..."  scherzo, dandole una gomitata giocosa.
Lei scuote la testa, abbassando lo sguardo sui propri piedi. "N- non proprio..." sussurra con una vocina. "La verità è che preferiamo andarci piano, per adesso... N- non pensavamo che qualcuno ci stesse osservando..."
"Qual' è il problema?" chiedo, stavolta seriamente, sempre più incuriosita da questa faccenda.
"Nessuno. Solo... Takato- kun è un tipo così riservato, sai... E non vorrei che si sentisse a disagio, per questa storia..."
"Umph, che bambino..." sospiro esasperata, portandomi una mano alla tempia. "Scommetto che è stato lui a chiederti di non correre troppo, e di non dire a nessuno che state insieme, per il momento, non è vero?..."
"Beh..."
"... Senza mettere in conto, che tu avresti potuto pensare, che lui non volesse che gli altri sapessero della vostra storia, perché si vergogna di te!" sbuffo, incrociando le braccia, infastidita. "Quel ragazzo è davvero ottuso... E credimi, riguardo ad ottusità maschile, io me ne intendo parecchio!"
"E' la sua decisione... ed io la accetto." fa spallucce lei, fingendo indifferenza.
Ma in realtà, so bene che è leggermente delusa dal comportamento di mio fratello. A quanto pare ci tiene davvero a lui, tanto da assecondare la sua assurda richiesta di fare i fidanzati 'di nascosto'.
Argh! Idiota, nii- chan! Come puoi fare questo ad una persona meravigliosa come Manabe?! ...
In questo momento avrei voglia di prenderlo a calci nel sedere, anche se è malato!
Busso alla sua porta, ma senza ricevere segni di vita dall' altra parte, la apro lo stesso, annunciando la nostra presenza.
"Takatoo... E' venuta a trovarti una persona..."
Mio fratello mugugna da sotto la massa di coperte, e solleva la nuca, sbirciando nella nostra direzione.
Non appena si accorge della presenza di Manabe, riemerge bruscamente dalle coperte, tirandosi su in fretta, in allarme.
"C- che...!?" farfuglia, diventando più paonazzo di quanto già non fosse prima, coprendosi il più possibile con il lenzuolo, neanche fosse una donnicciola. Che dire... Meglio di qualunque mia aspettativa!
Mi porto un pugno alla bocca per contenere l'eccesso di risate, per la sua reazione ridicola.
"Nii- chan, da dove è uscito tutto questo senso del pudore?!"
Lui mi fulmina immediatamente con un' occhiataccia, arrossendo il doppio.
"Che co- cosa ci fai, qui?..." si rivolge poi alla mora, in tono cauto.
Manabe- chan arrossisce di rimando, mentre io alzo gli occhi al cielo, sbigottita. Ma che razza di domande fa'?...
"T- ti ho portato i compiti, come mi avevi chiesto, non ti ricordi?..."
"Ah. Ah, si. Grazie..."
Nella stanza scende un silenzio imbarazzato, mentre io lascio vagare lo sguardo dall' uno all' altra, che evitano accuratamente di guardarsi.
Capendo che sono di troppo, esclamo: "Bene! Io torno in camera mia...Takato, hai bisogno di qualcosa?"
"No."
"Sicuro? Magari ti apro la finestra...  Sai, non vorrei che la temperatura si facesse troppo alta, in questa stanza..."
I due interessati avvampano, capendo l' allusione.
"Sparisci!" sbotta Takato.
"Eh eh...!"
Detto questo, apro la porta, e la richiudo velocemente dietro di me, sbattendola quasi, e mi trascino in camera mia, buttandomi sul letto, sovrappensiero.
Trovo ironico il fatto che solo qualche settimana fa, mi sono ritrovata anch' io nella medesima situazione, con la sorella di Otani.
Ora che ci penso, mi sono trovata in una situazione simile, anche la prima volta che sono andata a casa di Otani. Anche lui aveva la febbre, ed io sono andata a trovarlo. Ci siamo messi a parlare, e poi... beh, poi è successo quel che è successo...
"Eh eh eh...!" rido come una demente, ripensando a quel giorno. Otani mi aveva baciata, senza averne coscienza...
Chissà, magari in questo momento, in camera di Takato, sta succedendo la stessa cosa...
Neanche finisco di pensarlo, che subito ritorno bruscamente con i piedi per terra. Conosco fin troppo bene le conseguenze che ha portato quel gesto avventato...  e non sono state delle più rosee, per la mia povera sanità mentale! In questo momento Takato non è del tutto in sé, e potrebbe baciarla, e poi dimenticarsene, come è successo a Otani!
Manabe- chan ci rimarrebbe malissimo, soprattutto perché penserebbe che Takato non voglia stare davvero con lei. E' una cosa terribile, difficile da mandar giù... anche senza il maledettissimo chicco di riso!
Devo fare qualcosa!
Scatto su in allarme, precipitandomi come un fulmine verso la camera di mio fratello. Ma proprio mentre sono in procinto di spalancare la porta, questa si apre, facendomi ruzzolare in avanti, e finire faccia a terra.
Ohi. Che botta...
"Koizumi- san...?"
Sollevo la nuca,incrociando lo sguardo perplesso di Manabe. Mi alzo a fatica, ridacchiando, imbarazzata per la figuraccia.
"Ehm! Stavo solo..." evitando che quell' idiota di mio fratello ti spezzasse il cuore.
"Ci stavi spiando, non è vero?" si intromette Takato, in tono infastidito e -a discapito di quanto pensassi- decisamente cosciente.
"Cosa? No! Io stavo...!"
Oh, cavolo, che situazione...
"St...avo venendo in camera tua, per chiederti se avessi preso tu il mio nuovo videogioco di Cain..." farfuglio tutto d' un fiato, cercando di cavarmela.
Takato solleva un sopracciglio. "E perché mai dovrei avertelo preso io? Detesto quel gioco, lo sai."
"Eh eh, già. Però sai, dato che Manabe- chan è qui, volevo chiederle se le andava di giocare insieme..."
Mio fratello grugnisce infastidito, mentre gli occhi di Manabe si illuminano istantaneamente: "Ehh?? Dici davvero?? Posso?!"
"Certo! E' davvero figo, sai, l' ultima versione è nettamente superiore alle altre! Adesso, invece di 'Smeeettila daaai', dice 'Uuuh, ancooora' quando gli strizzi i capezzoli, e ha anche nuove modalità di 'strizzamento' in altre zone dove-"
Vengo interrotta da Takato, che si schiarisce pesantemente la gola, decisamente scocciato. Io e Manabe smettiamo subito di saltellare eccitate sul posto, e ci voltiamo a guardarlo, ricordandoci solo in quel momento della sua presenza.
La mora avvampa dalla vergogna, mortificata.
"Ah! Ehm... Magari sarà per un' altra volta, Koizumi- san..."
Faccio spallucce, "Come vuoi."
Takato sbuffa, prima di rivolgersi alla sua ragazza: "Grazie per i compiti, Hiyori- san..."
Manabe gli sorride dolcemente, "Di niente..."
Si lanciano una breve occhiata, che tuttavia non riesce a sfuggirmi. Allora deve essere successo davvero qualcosa, prima...
Sorrido, intenerita da quella scena. Sono sicura che qualunque problema possano avere, loro riusciranno a superarlo, perché si vede chiaramente che si vogliono bene.
Le strizzo l' occhio, e non appena richiudiamo la porta alle nostre spalle, mi abbasso sul suo orecchio, sussurrando: "Se vuoi, possiamo giocare lo stesso a Cain."
Manabe scoppia a ridere, annuendo.



 
***



 
POV Otani




"Chappi!"
Sento qualcuno chiamarmi da dietro le spalle e mi volto, riconoscendo Emi Fujiwara corrermi incontro per tutto il giardino del campus, con le sue trecce rosse tutte disordinate, e gli occhiali storti sul naso, per via della corsa.
Benché la trovi piuttosto buffa in questo momento, mi esce un sorriso forzato. Emi mi sta simpatica, ma quando mi chiama 'Chappi', anche lei diventa insopportabile come tutti gli altri.
"Ehi, Emi..."
"Tieni..." farfuglia, ancora col fiato corto, porgendomi un fermaglio per capelli dall' aria familiare: "E' quello... che... mi ha prestato... la tua ragazza... qualche tempo fa... Scusami se te lo restituisco solo oggi, ma sono una tale rimbambita, mi dimenticavo sempre, e... A proposito come sta Risa- chan?" finisce la frase tutta d' un fiato, per poi sorridermi, rossa in viso.
Rimango a fissarla accigliato, e un attimo dopo non posso fare a meno di scoppiare a ridere. Questa ragazza è proprio bizzarra!
"Ma dai, figurati, per una sciocchezza simile!" ridacchio, intascandomi il fermaglio, prima di risponderle:
"Tutto apposto con Koizumi. In questo periodo si sta dando da fare con lo studio in accademia. Ha da poco dato un test, ed è un po' agitata..."
In realtà, 'agitata' è un eufemismo. L' ultima volta che siamo usciti insieme, stava talmente tra le nuvole, che è inciampata un paio di volte -il che non sarebbe affatto fuori dalla norma, se non per il fatto che si rialzava ridendo come una demente, blaterando che il marciapiede era guasto- e ha persino scambiato una cassetta delle lettere per me, urlandole contro come una pazza da manicomio, in mezzo alla strada: "Quindi tu sei convinto che un Takuan non possa essere granchio, SOLO perché non hai mai visto un Takuan diventare granchio?! Bhe, sappi che i Takuan non hanno niente da invidiare ai granchi, anzi sono felici di essere giganti anziché granchi, SI! Giganteschi Takuan felici di non essere granchi, sai che c' é, vattene al diavolo nanerottolo insensibile...!!"
Una giornata memorabile, sul serio.
Emi annuisce, comprensiva. "Che accademia frequenta?" chiede, incuriosita.
"La 'Bunka Fashion College'..."
"Oh!" la ragazza si porta una mano alla bocca, evidentemente sorpresa. "Oh mamma, dici sul serio?! Ma è la famosa accademia per aspiranti stylist...!" i suoi occhi luccicano di ammirazione.
"Ehm, già..." confermo, grattandomi la nuca. Più che imbarazzato, mi sento in soggezione...
Sembra che ogni volta che dico a qualcuno che Koizumi frequenta quella scuola, è come se dicessi di stare con una star famosa... Il che, mi fa pensare, che probabilmente, un giorno, sarà anche peggio. Perché, se davvero conosco Koizumi, so che ce la metterà tutta, per diventare una famosa stilista, un giorno. Con la testardaggine e la determinazione che si ritrova, può fare qualsiasi cosa.
So che riuscirà a realizzare i suoi sogni. Non ho il minimo dubbio, su questo.
"E' una scuola molto impegnativa... Non riuscite a vedervi molto spesso, vero?" mi domanda la rossa, ed entrambi cominciamo ad incamminarci verso l' uscita del campus, pieno di studenti seduti sul verde brillante dell' erba, sotto i raggi tiepidi del sole primaverile.
"Diciamo che non è più come una volta..." rispondo, alzando gli occhi sul cielo limpido di Marzo, ormai sgombro di nubi.
"Al liceo stavamo sempre insieme, raramente ci separavamo, e ritrovarsi in questa nuova situazione ci ha un po' spiazzati, all' inizio... Ma ci stiamo facendo l' abitudine." concludo, facendo spallucce.
"Capisco..." dice Emi, osservandomi attentamente in viso, un po' sorpresa dalle mie parole. "E tu, invece? Hai già dato quell' esame?..."
"Oh, sì." rispondo, senza riuscire a nascondere un sorriso di fierezza. "E' andato tutto bene, ho preso il massimo."
Emi sbarra gli occhi e mi sorride, sorpresa. Io sollevo gli occhi al cielo, fingendomi offeso.
"Perché, avevi forse dei dubbi?..."
"Ah! No, no!..." si affretta a dire lei, arrossendo dalla vergogna, "Non intendevo...! Voglio dire, era ovvio che tu riuscissi...! Ahh, scusami, non ho idea di cosa io stia dicendo...!!" si copre il viso con le mani, imbarazzata.
Scoppio a ridere, e le arruffo affettuosamente i capelli, facendola impietrire dallo stupore.
"Ahahah, sei tenerissima...!" mi lascio sfuggire, senza accorgermene.
Il fatto che Emi sia dolce, minuta, carina, a volte timida altre esuberante, risveglia in me un po' l' istinto fraterno che non sono abituato ad avere, essendo cresciuto come il 'piccolo' di casa, da una sorella un po' maschiaccio. Mi ricorda un po' Chiharu, o ancora di più Manabe- chan, che io sento ormai come una sorellina più piccola, da proteggere.
E pensare che, fino a qualche anno fa, consideravo questo tipo di ragazze come il mio genere... se ci penso adesso, mi viene da sorridere.
A quanto pare, invece, sono attratto dalle gigantesse pazzoidi, e dalla personalità equivalente a dodici uragani insieme... Dubito fortemente, che ci sia più di un' esemplare del genere, in questo pianeta! Per questo motivo, sono convinto che non mi potrà mai piacere nessun' altra. Solo Koizumi.
Emi sbuffa, ma sorride, ancora rossa in viso. "Non prendermi in giro..."
"Ahah, non lo sto facendo!... Ah, prima che me ne dimentichi..."
Apro la tracolla, estraendo i quaderni dei gattini con gli appunti che mi ha prestato, e glieli porgo, facendole l' occhiolino, riconoscente.
"Grazie davvero per questi, mi sono stati utilissimi."
Emi arrossisce, per poi aprirsi in un sorriso radioso, e lanciarsi, come suo solito, a capofitto sul mio collo, stringendomi in un abbraccio soffocante.
"Congratulazioni, Chappi!!"
"E-Emi, non respiro...!"
"Eh?.. Oh! Oh, scusami...!"
Si stacca da me, arrossendo ancora di più, guardandosi i piedi, imbarazzata. 
"Davvero, scusami..."
Mi acciglio, leggermente confuso dal suo cambiamento d' umore.
"Eh?... M- ma no, figurat-"
"Ehi, Chappi, come andiamo?!"
La manata scherzosa del mio amico Kyo mi arriva dritta dietro le spalle come al solito, così come la presenza di Shiozaki, la sua inseparabile ragazza: "Oh, c è anche Emi- chan...!"
"Ciao ragazzi..."
"Come mai stavate esultando, voi due?" chiede la mora, incuriosita, per poi rivolgere un sorrisino in direzione dell' amica. "La piccola Emi si è finalmente dichiarata?!..."
Le gote della riccia prendono subito fuoco, diventando dello stesso colore dei suoi capelli. "M- ma... Shiozaki- san!"
"Uh?" faccio, senza capire. "Dichiarata? Perché, ti piace qualcuno, Emi?"
Lei arrossisce il doppio, farfugliando qualcosa di incomprensibile, mentre gli altri due ridacchiano sotto i baffi.
"No! No, davvero, nessuno!... Lascia perdere, okay?!" strilla, agitata come non l' ho mai vista. Mi limito a fissarla accigliato, ancora senza capire, mentre lei riprende fiato e contegno, prima di rivolgersi agli altri due.
"Ehm... Chappi ha superato l' esame, per questo stavamo festeggiando... p-prima."
"Davvero?!" domandano entrambi, stupiti.
Roteo gli occhi, spazientito. "Ma perché avete tutti questo tono sorpreso?..."
"Ti sbagli, amico, io non lo sono affatto!..." esclama Kyo, avvicinandosi a me, sovrastandomi con il suo abbondante metro e novanta. "Nelle botti piccole, ci sta il vino buono, eh Chappi?!" mi batte con un po' troppa enfasi un pugno giocoso sul petto, mozzandomi il fiato. Forse non si rende conto, che un pugile professionista come lui, deve controllare la propria forza, quando vuole fare scherzi del genere!
"Dovremo festeggiare!" annuncia Shiozaki, allegra e spumeggiante come sempre. Per certi versi mi ricorda Nobu, con la differenza che la mora non cerca di staccarmi la testa, ogni volta che pensa che io stia dicendo o facendo qualcosa di stupido.
"Chappi si è impegnato tanto per raggiungere questo traguardo, e si merita un po' di svago!"
"Sono d' accordo." dichiara il fidanzato. "Per Chappi questo ed altro!"
"Ma insomma, volete smetterla di chiamarmi con quel nomignolo del cavolo?!"
Gli altri mi ignorano totalmente.
"Io e Kyo non abbiamo preso impegni per oggi pomeriggio, se vi và possiamo farci un giro tutti assieme..." propone la mora.
"Per me va bene. " accetta Emi, voltandosi incerta nella mia direzione. "Ma non credo che Chappi sia dei nostri, oggi..."
"Perché?" mi domanda Kyo, mentre io rivolgo un' occhiata interrogativa alla riccia.
"Beh... " Emi mi lancia un' occhiata esitante. "Immagino che oggi, tu voglia stare insieme alla tua ragazza, dico bene?"
Ho come l' impressione di essermi saltato qualcosa.
Corrugo la fronte, voltandomi verso gli altri due, perplesso. "Uh? Perché, che giorno è oggi?"
Il trio rimane a fissarmi per qualche istante con una strana espressione, come se stesse valutando l' ipotesi che io stia scherzando.
"Ma come...?" mormora Shiozaki, lanciando un' occhiata incerta a Kyo. "E'il 14 Marzo, no? E'..."
"... Il White Day (*)!!" finisco la frase per lei urlando, afferrandomi i capelli, sconvolto.
Merda! Possibile che io sia così rimbambito?! Mi sono dimenticato che oggi è il White Day, come minimo Koizumi mi farà a fettine!!...
"Ehm... qualcosa mi dice che ti sei dimenticato di che giorno è oggi, vero?..." domanda Emi, in un bisbiglio appena udibile.
Fisso con aria spaesata i miei amici uno ad uno, prima di dire: "Va- vado un attimo a fare una telefonata... Torno subito..."
Shiozaki fa spallucce. "Okay. Salutami... Aspetta, com' era che si chiamava?... Ah si, salutami Risa!"
Arrossisco controvoglia, mentre mi allontano da loro, cercando il mio solito posto appartato, una panchina all' ombra di una quercia, dove solitamente mi rifugio a ripassare, o a parlare al telefono con Koizumi.
Ad essere onesto, sono un po' in ansia, nel chiamarla...
Non voglio che gli altri pensino che io non sia in grado di prendere decisioni, senza prima chiedere il permesso alla mia ragazza, ma ultimamente penso che non sia troppo saggio, far arrabbiare Koizumi... Potrebbe anche non prenderla bene, che abbia scelto proprio oggi, per uscire con gli amici. Ha ancora i nervi piuttosto tesi per via del test, quindi non so come reagirà.
Prendo un grosso respiro, prima di estrarre il cellulare dalla tasca dei pantaloni.




 
***



 
POV Risa




"Wooow..." sussurra Manabe, con occhi lucidi dalla commozione, stringendo tra le mani il videogioco di Cain- sama, quasi fosse il biglietto vincente della lotteria.
"Grazie davvero per avermelo prestato, Koizumi- san..." mormora, tirando su col naso, realmente commossa, "Ci giocherò sicuramente..."
"Ma figurati, per me è un piacere!" ridacchio, sentendo un moto d' affetto per lei: Manabe mi sta sempre più simpatica. E' una ragazza davvero unica e simpaticissima!
E' la prima volta, che ho un' amica con cui mi trovo ad avere così tanti interessi in comune.
"Anzi, tienilo e giocaci pure quanto vuoi!"
"Non dirai niente a K-Koizumi- kun, vero?" domanda, un po' preoccupata.
"Ma certo che no!..."
"E' solo... Non vorrei che se la prendesse. Sai..."
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo: Oh, eccome se lo so!
"Credimi, so quanto possano rompere i fidanzati, per queste cose... L' ultima volta che Otani ha saputo che ci giocavo ancora, mi ha riempito la testa di domande del tipo: 'Ma se hai scelto me, perché giochi ancora a quel clone di Maity?' e 'Dì la verità, mi vorresti come lui, vero?', ed io ho dovuto inventarmi una piccola bugia, assicurandogli che non ci avrei più giocato, e che in realtà avevo ordinato un videogioco simile online, solo che aveva come protagonista un tappetto come lui, così si è zittito!"
"Ahahah! Davvero?!"
"Sì! Mica potevo dirgli la verità, no? Cain è Cain!" puntualizzo, come per dire che la questione è chiusa.
"Sono d' accordo..."
"Oh... Ma, aspetta, quello ce l' avevi anche prima?" domando, indicando il ciondolo con una chiave bianca, al suo collo.
Manabe arrossisce. "Ehm... veramente, no. Me lo ha appena dato Koizumi- kun..."
Strabuzzo gli occhi, sbalordita. "Sul serio??!"
"Già... Rappresenta il simbolo di un' anime che adoro, e che lui sapeva, dato che glie ne parlo sempre..."
"Caspita..." commento, osservando meglio da vicino il ciondolo, sentendo una fitta di nostalgia al cuore: Mi ricorda tanto il primo regalo che mi fece Otani.
"E' un pensiero davvero carino." dico sincera, piacevolmente colpita, "Mio fratello che fa regali... E' un avvenimento storico, ritieniti privilegiata!"
Manabe ridacchia, un po' in imbarazzo,"Beh, è per via dell' usanza, non credo ci siano altre ragioni particolari..."
"Eh? Usanza?"
"Certo... Non si usa che si regala qualcosa di bian-?"
"Oh, porca miseria!!" esclamo, afferrandomi i capelli, esterrefatta. "Ho avuto così tanti pensieri, che... Che mi sono dimenticata che oggi è il White Day!"
"Oh..."
"Non so neanche se Otani abbia intenzione di portarmi da qualche parte, oggi. Non lo ho ancora sentito da stamattina..."
"Beh, se non hai impegni, possiamo sempre uscire noi due, andare a fare shopping... Che ne dici?" propone, con un gran sorriso.
Waah, che carina... penso, mentre mi si illuminano gli occhi. E' stata davvero gentile ad invitarmi ad uscire. L' idea di andare a fare shopping non mi dispiace affatto!...
Ad un tratto, sentiamo un ringhio provenire da vicino, ed entrambe ci voltiamo verso la porta della cucina, da dove fa capolino mia madre, che sembra aver abbandonato il mestolo, e regge in mano un coltello da cucina, la cui lama emana un sinistro bagliore, i capelli davanti al viso stile Samara di The Ring, e gli occhi che luccicano spietati, mentre fissano con insistenza maniacale la povera Manabe, che si ritrae immediatamente, terrorizzata. Un brivido gelido ci attraversa le membra, dopodiché mamma scompare dietro la porta come un fantasma, facendoci accapponare ancora di più la pelle.
Manabe si porta una mano sopra il cuore, tremando tutta.
"Brr... E' stato davvero agghiacciante..."
"Io l' ho sempre detto che è un' attrice di horror mancata..."
Lei e Mimi andrebbero d' amore e d' accordo.
Proprio in quel momento sento il cellulare squillare, e lo estraggo dalla tasca dei jeans.
E' Otani. Tempismo perfetto!
Faccio segno a Manabe di attendere un attimo, e rispondo:
"Pronto, Otani..."
"Ehi. Sono uscito adesso dall' università..."
"Oh, bene..."
"E... alcuni miei amici mi hanno chiesto se mi và di uscire insieme a loro." mi informa, lievemente titubante. "Per te è un problema?..."
"Eh? Oh, no... No, no, va' pure... Esci pure con i tuoi amici."
"Sicura?..."
"Si, non preoccuparti. Manabe- chan mi ha appena invitata a fare shopping assieme..." gli dico, sollevando il pollice in su in direzione di Manabe, che sorride, contenta.
"Oh. Allora apposto..."
"Divertiti!"
"Anche tu... Saluta Manabe- chan da parte mia..."
"Lo farò! Ci sentiamo stasera?"
"Sì, a stasera..."
"Ciao!" lo saluto, prima di staccare la chiamata.
Anche se oggi è il White Day, non mi dispiace non poterlo passare insieme ad Otani. Mica dobbiamo impedirci di uscire anche con i nostri amici, durante i pochi momenti liberi che abbiamo a disposizione. Insomma, lo amo, ma la storia del test mi sta mandando ai pazzi, e ho proprio bisogno di uscire con qualcuno che non parli costantemente del suo esame andato alla grande.
Un' uscita tra ragazze mi farà senz' altro bene.
Faccio l' occhiolino a Manabe.
"... Dammi cinque minuti e sono pronta!" 




 
***



 
POV Otani




Wow, non mi aspettavo la prendesse così bene.
Beh, se non altro, dato che ho tutto il pomeriggio per decidere, posso approfittarne per comprare qualcosa di carino a Koizumi... Anche se le ho già regalato il cd di Umibozu a S. Valentino, sento di volergli regalare qualcosa di nuovo. Tra il fatto della riconciliazione e il resto, e anche perché lei mi ha aiutato tantissimo, con mio padre...  si merita un regalo speciale.
Mi rimetto il cellulare in tasca, e mi avvicino ai miei amici, annunciando la mia presenza:
"Ehi, ragazzi... Sono dei vostri."
"Ah! Perfetto." sorride Kyo.
Solo in quel momento, mi accorgo che nel frattempo, una persona si è unita al nostro gruppo. Notando la mia espressione perplessa, il mio amico aggiunge:
"Oh, lui è Motoharu, un nostro amico dell' ultimo anno." spiega, presentandomi il tipo che gli sta accanto, un gigante biondo -probabilmente straniero- persino più alto di lui, e grosso il doppio.
"Ohi, ma come ha fatto un ragazzino delle medie ad entrare nel campus?" esordisce quello, dopo aver studiato bene la mia fisionomia, con un sopracciglio sollevato.
Una smorfia si accende automaticamente sul mio volto: Mossa sbagliata, amico.
Emi gli dà uno schiaffetto sulla spalla, "Moto, non è carino...!"
"Simpatico..." borbotto rivolto a Kyo, fingendomi indifferente alla provocazione.
"Oh, andiamo! Stavo solo scherzando, amico!" scoppia a ridere quel bisonte, rivelandosi tutt' altro che snob, come mi aveva dato l' impressione di essere.
"Non l' avrai mica presa sul personale!" esclama, schiaffandomi una manata dietro il collo, talmente forte, che per un attimo sento la mia mascella distaccarsi dal cranio, per la potenza dell' impatto.
Lo fulmino immediatamente con un' occhiataccia minacciosa: Non sopporto i tizi che si prendono subito troppo di confidenza.
"Eravamo nella stessa squadra di pugilato, al liceo." mi informa Kyo, ridendo della mia espressione furiosa.
"Non so perché, ma l' avevo intuito..." borbotto sarcasticamente a denti stretti, massaggiandomi il collo indolenzito.
Quel tipo, Motoharu, non sembra per niente scalfito, e continua a scherzare, imperturbato.
"Ehi, posso scattarti una foto? Sai, è raro trovare qualcuno così basso all'università!"
"E smettila, Moto...!" cerca di riprenderlo nuovamente Emi.
Lo osservo con aria annoiata, "Sì? Beh, neanche tizi con il cervello meno sviluppato di un gorilla, si trovano in posti simili, sai?"
I miei amici scoppiano in una sonora risata, e con mia grande sorpresa anche quello scimmione sembra prenderla a ridere.
"Sei simpatico piccoletto, lo sai? Come hai detto che ti chiami?"
"Sono Otani." mugugno, passandomi nuovamente una mano sul collo dolorante.
"Otani?... Ahahah!! Stai scherzando?!"
"No, lui è Chappi!" si intromette Shiozaki, con tono petulante. "Qui lo conosciamo tutti quanti così!"
Il mio grugnito seccato, viene sovrastato dalla risata fragorosa dell' energumeno.
"Ahahahaha!! In effetti gli si addice di più!..."
Sospiro, elevando gli occhi al cielo, esasperato.
Sarà una lunga giornata.




 
***



 
POV Risa




Sacchetti pieni di roba e sorrisi soddisfatti, io e Manabe ci aggiriamo per il centro commerciale, dopo un sostanzioso pranzo in uno dei fast food, chiacchierando del più e del meno, su quanto sia meraviglioso il periodo dei saldi, e del fatto che il compleanno di Otani è alle porte, e che dovrei cominciare a pensare ad un regalo da fargli. In questo periodo ha dimostrato di essere un bravissimo fidanzato e un ottimo studente, visto che ha superato l' esame... Si merita proprio qualcosa di speciale.
Il problema è che non ho la più pallida idea di cosa regalargli! Non sono mai stata un asso con i doni... Di solito so quello che gli piace, e sono andata sempre sul sicuro, con lui. Ma adesso, sembra che io abbia esaurito le idee...
Un cd di Umibozu? Troppo scontato, e comunque ce li ha tutti -tranne l' ultimo, con le canzoni smielate, e quello che mi ha regalato a S. Valentino-, non sono neanche previsti concerti a breve, perciò non posso nemmeno optare per dei biglietti... Scarpe nuove da basket? Non sono un regalo 'speciale', e comunque ce le ha già, a cosa può servirgli un nuovo paio? E poi, questi sono regali da amici, e non da fidanzati... Stavolta, voglio regalargli qualcosa che gli ricordi me.
"Beh, allora... che ne pensi della tua lingerie?" suggerisce maliziosamente Manabe, facendomi arrossire, "Non c' è niente di meglio, per un ragazzo della sua età, che ricevere un paio di mutande provocanti della propria fidanzata!" scoppia a ridere, notando la mia faccia sconvolta.
"M- ma... Manabe- chan!"
Sono sbalordita. Ed io che pensavo che Manabe fosse un clone di Chiharu!
"Perché, che ci sarebbe di male, scusa?"
"Tanto per cominciare io non indosso quella roba!... E poi, va bene che Otani é un tipo che é felice con poco... ma io voglio davvero regalargli qualcosa che lo faccia rimanere a bocca aperta, stavolta."
"Mettiti in intimo tu, allora... vedrai che lo farai rimanere a bocca aperta di sicuro!"
A quel punto, non posso fare a meno di scoppiare a ridere anch' io.
"Manabe- chan, sei peggio di Nobu!"
"Risa- chan...?"
Sento d' improvviso qualcuno chiamarmi, ed entrambe ci voltiamo, notando la sorella di Otani a qualche passo da noi, che sorride nella nostra direzione.
"Ciao, Midori- san!"
La bionda ci raggiunge, "Che piacere vederti!"
"Anche per me!" sorrido e mi rivolgo ad entrambe, facendo le dovute presentazioni:
"Manabe, lei è la sorella di Otani, mia cognata Midori; Midori, lei è... beh, mia 'cognata' Manabe, eh eh..."
A quell' appellativo, la moretta arrossisce, "P- piacere..."
"Piacere mio, Manabe! Anche voi shopping, eh?" domanda, indicando gli innumerevoli pacchetti che teniamo tra le mani.
"Già... Stavo cercando di capire cosa regalare ad Otani, dato che il suo compleanno si avvicina..."
"Mmm... Hai già pensato di metterti in intimo?"
"M- ma-!..." farfuglio nuovamente, avvampando. "Midori- san ti ci metti anche tu, adesso??"
La bionda sbatte stupidamente le ciglia. "Eh? Perché che ho detto?"
"Glie l' ho suggerito anche io, ma pensava che scherzassi." spiega Manabe, facendo spallucce.
"Davvero? Mi stai già simpatica, ragazza!" esclama Midori, battendo il cinque alla moretta.
"Beh, grazie mille, eh!" sbuffo sarcasticamente, incrociando seccata le braccia al petto.
"Su su..." fa la bionda, con aria altezzosa, "Non è mica una cosa fuori dal mondo... Conosco abbastanza il mio piccolo fratellino, da sapere cosa gli interessa e cosa no. E scommetto che una foto mezza nuda della sua ragazza, lo renderebbe felice... Anzi, di presenza è meglio!" mi strizza l' occhio, enigmatica.
Sento il mio viso ardere, e boccheggio come una stupida.
"M-ma... I-io non potrei mai fare qualcosa del genere!"
"Era solo un suggerimento..." fa spallucce la bionda.
"Co- comunque..." mi affretto a cambiare discorso, ancora piena di imbarazzo, "Come mai sei qui, Midori- san?"
"Beh, sono alla prese con i preparativi del matrimonio, sai..."
"Ti sposi? Congratulazioni." le sorride Manabe.
"Oh, grazie!"
"Quindi avete già deciso la data?" domando.
"Si, il 18 Maggio di quest' anno. Non potevamo più aspettare." spiega, con sguardo sognante, "Dopo la Luna di Miele ci trasferiremo a Tokyo, dove Suiji comincerà a lavorare per una filiale dell' azienda, lasciando a mio padre le redini qui, ad Osaka."
"Capisco. Quindi sei venuta qui, per fare acquisti per il matrimonio?"
Midori soffoca una risata, guardandomi come se fossi matta.
"Pft, non essere sciocca... non comprerei mai qualcosa per il mio matrimonio, al centro commerciale nel periodo dei saldi... Sto già girando per le migliori boutique della città!"
Beh, era scontato. Stupida io che gliel' ho chiesto.
"Ah, certo..."
"In realtà questa organizzazione è davvero stressante, mi sta facendo uscire fuori di testa. Così ho pensato di fare una pausa... e quale modo migliore per rilassarsi, se non con del sano shopping!?"
"Giusto..."
"Ho già programmato praticamente tutto: Per la musica suonerà la famosa band The Voices -Suiji è un loro fan sin da ragazzino-, sono sicura che li conoscete anche voi, poi si mangerà da dio, ci saranno tonnellate di calle bianche, e la location è la più in voga e richiesta di tutto quanto il Kansai!"
Ho già gli occhi che brillano e la bava alla bocca.
"Wow... si preannuncia davvero in grande!"
"Ci puoi scommettere, ragazza! Sarà l' evento dell' anno... E preparati, perché sarai una delle damigelle, mia cara!" mi annuncia, strizzandomi l' occhio.
I miei occhi si espandono, increduli, "Stai.. Stai scherzando??"
"Ma certo che no!"
"Che bello, Koizumi- san!" Manabe mi stringe il braccio, contenta per me.
Rimango a bocca aperta per dieci secondi buoni. Essere una delle damigelle di Midori, il giorno del suo matrimonio?... Che onore!
"E'... è fantastico..."
"Ahah... Ma ti sei commossa?!"
La bionda scoppia a ridere, notando i miei occhi lucidi, "Aw, che carina!... Per me è un onore averti come damigella, davvero, Risa- chan. E sai che ti dico?: Sentiti libera di invitare chiunque tu voglia!"
Accenno un sorriso tra le lacrime, "Ve- veramente?"
"Ovvio!"
Tiro su col naso, e mi rivolgo immediatamente a Manabe: "Vorresti venire?"
Presa alla sprovvista la mora sobbalza, "I... Io??"
Midori annuisce, d' accordo. "Ma certo, perché no? Ovviamente, potrai portare anche il tuo fidanzato."
"M- ma, non so se posso accettare..."
"Tranquilla, il mio futuro marito è una persona importante dell' alta società, e inoltre è schifosamente ricco." ammette, senza la minima traccia di vergogna. "Ci sarà praticamente mezzo Giappone al nostro matrimonio, qualche posto in più non farà alcuna differenza, credimi."
"Io... Okay." accetta infine, con un gran sorriso.
"Bene! Ora, se non avete altri impegni, fra mezz' ora avrei un appuntamento in un atelier per provare degli abiti da sposa, e mi farebbe piacere se mi accompagnaste voi due."
Io e Manabe ci guardiamo con occhi luccicanti, eccitate all' idea di vedere abiti da sposa. Vorrà dire che per il regalo di Otani, me la sbrigherò un' altra volta.
"Accettiamo l' invito!!" esclamiamo all'unisono.
"Okay, allora! Su, in macchina!"
Questa giornata sta andando sempre meglio!




 
***



 
Luce naturale e lampadari luccicanti ci accolgono, non appena entriamo nell' atelier più in voga della città. L'ambiente è etereo, le pareti bianche rendono lo spazio fresco e pulito, e la moquette sotto in nostri piedi è morbida e confortevole... Sembra quasi di galleggiare in Paradiso!
Due delle signorine che fanno parte dello staff, fanno accomodare me e Manabe su di un candido sofà, bianco anche quello -sarà perché è il White Day, ma oggi il bianco è dappertutto!-, invitando Midori a provarsi alcuni abiti in camerino. Io e la mora ci guardiamo, emozionate e incapaci di esprimerci, totalmente rapite e incantate da quel luogo da sogno.
Non posso fare a meno di pensare a quando tutto questo accadrà anche a me...
Quando la futura sposa esce dal camerino, vestita di tutto punto, si piazza davanti a noi, salendo su di un piedistallo circolare, osservandoci con un sorriso gioioso.
Io e Manabe ci osserviamo nuovamente.
"Allora?" domanda, con sguardo carico di aspettativa.
"Ehm..."
Oh, santo cielo. Da che parte si guarda?... Sembra un cavolfiore capovolto!
"Ehh..."
Io e la mora indugiamo, non sapendo davvero cosa dire. Siamo in difficoltà, perché dall' espressione euforica dipinta sul viso della bionda, sembra che l' abito le piaccia parecchio. Non vorremmo urtare i suoi sentimenti...
"Ehm... " riprovo incerta, cercando le parole giuste, "N- non ti sembra un po' eccessiva la gonna?..."
Il sorriso di Midori si sgretola immediatamente. Osserva la parte sotto dell' abito, con aria smarrita.
"Ora che me lo fai notare, forse sì..."
"Potremo provarne altri..." interviene una delle commesse.
Midori accetta di buon grado, ed io e Manabe ci lasciamo andare ad un sospiro di sollievo.
Ma purtroppo, va' di male in peggio: Se il primo abito l' ha fatta sembrare un cavolfiore, col secondo pare che stia indossando il centrino della nonna, il terzo la fa sembrare un pollo impagliato, e il quarto ha la gonna talmente piena di volant e sbuffi, da dare l' idea che sia ricoperta di fazzoletti usati per soffiarsi il naso!
"Ce ne fosse almeno uno, che le stesse bene..." sussurra Manabe, sconfortata, mentre la futura sposa è in camerino a provarsi il quinto abito di fila. Non sta andando per niente bene.
"Infatti..." mormoro, accasciandomi sullo schienale del sofà, esausta. "E pensare che Midori ha un fisico da modella, non dovrebbe avere problemi a trovare un abito che le calzi a pennello!..."
Io e Manabe ci zittiamo, non appena scorgiamo Midori uscire dal camerino, indossando un abito bianco e ampio, stile principessa delle fiabe, pieno di luccichio sul corpetto, e salire sul piccolo piedistallo davanti a noi, per la quinta volta:
"Come vi sembra, questo?..."
Io e la mora sbarriamo gli occhi, contemplandola. Questo non è affatto male!
"Ma... è stupendo, Midori- san!"
"Sei splendida."
"Sicure? A me non convince un granché..."
"Cos' è che non ti piace?" le domanda pazientemente la commessa.
"Beh..." comincia Midori, prima di interrompersi di botto: Un singhiozzo le sfugge dal petto, ed io e Manabe sussultiamo, prese in contropiede.
"... TUTTOO!!" piagnucola Midori, scoppiando in un pianto a dirotto.
Oh, cavolo.
"Va...vado a chiamare la stilista..." biascica la commessa, in preda al panico.
"S- sono orribile, non mi sta b- bene nullaa!..." continua a singhiozzare la futura sposa, in crisi. "Questi abiti sono orribili s- solo se li indosso i- iooo...!"
"Ma cosa dici, Otani- san?!..."
"Sei stupenda!"
"Me lo dite s- solo perché vi faccio c- compa- assion- nee...!"
"Assolutamente no!" a quel punto mi alzo risolutamente dal divanetto. Non lascerò che si rovini questo momento speciale!
Midori smette di frignare e mi osserva, sconvolta.
"Questo abito ti sta bene, te lo assicuro io." affermo, sicura.
Senza alcuna esitazione mi avvicino a lei, studiando la sua figura, e le parti che la valorizzano di più dell' abito.
"Dovresti solamente togliere la parte di tulle sopra, levare le spalline, e modificare la scollatura..."
In un battibaleno, le sollevo la stoffa ingombrante che ricopre l' abito (e che a mio avviso la fa sembrare una meringa), le nascondo le spalline dentro il decolleté, e con una forcina rimediata dai miei capelli, le sistemo la scollatura, in modo da farla diventare a cuore, come la preferisce lei.
"Ecco fatto... Come ti sembra, adesso?"
"Ma... sembra un altro abito!" esclama incredula Midori, rimirandosi allo specchio, emozionata, mentre io le sorreggo il tulle ingombrante, nascondendolo sul retro dell' abito.
"Ma come hai fatto?..." mi chiede, con un sussurro carico di ammirazione.
"Beh, ho solo..."
Prima che possa finire di esprimermi, una donna annuncia la sua presenza:
"Salve, sono Samantha Jones, la stilista..." si presenta la giovane signora slanciata e elegantemente vestita, dalla chioma castana e fluente, stringendo la mano alla sposa.
"Ma... che cosa è successo al mio abito?" domanda poi, assottigliando lo sguardo.
Mi raggelo sul posto, sudando freddo. Oh mamma, che figura!...
"G- giuro che non volevo mancarle di rispetto, ho solo cercato di valorizzare al meglio la mia amica...!" balbetto, in preda al panico.
"E' lui!" esclama Midori, decisa. "Lo voglio a tutti i costi con queste modifiche!"
La stilista si avvicina, valutando le migliorie del vestito, con sguardo critico e attento.
"Mmm... è possibile apportare le modifiche richieste all' abito, non c' è problema." afferma infine, sistemandosi gli occhialetti sul naso.
"Evviva!" esulta Midori, "Oh, ma... sbaglio, o manca il velo?" fa notare poi, ricordandosi dell' accessorio importante.
Ad uno schiocco di dita della stilista, le due commesse si precipitano a recuperare delle scatole con vari tipi di veli.
"Secondo te quale le starebbe meglio?" domanda Samantha Jones, reggendo un velo lungo di pizzo color avorio nella mano sinistra, e un altro corto di tulle bianco, nella destra.
Mi guada, come in attesa.
Non appena capisco che si sta rivolgendo a me, sussulto, presa totalmente alla sprovvista.
"I- io??!" farfuglio, come un' idiota.
La stilista solleva un sopracciglio, come per dare conferma che vuole davvero conoscere il mio parere.
Mi tormento le dita, agitata. "Beh, n- non saprei..."
Samantha assottiglia gli occhi, in segno di disappunto,"Hai modificato un intero abito in un batter d' occhio, e non sai quale velo può andar bene?"
Okay, probabilmente vuole farmela pagare per il fatto di averle stravolto l' abito,  facendomi fare una figuraccia davanti a tutti.
"Risa- chan, io mi fido del tuo parere, quindi... Quale velo starebbe bene?" mi domanda Midori, con sguardo pieno di aspettativa.
So che probabilmente dirò la cosa sbagliata, come sempre... Ma non voglio deludere Midori.
"Io... c- credo questo." ammetto infine, indicando il velo nella mano destra della stilista. "E' d- dello stesso colore del vestito, e inoltre non è eccessivamente lungo... L' abito è già abbastanza di per sé vistoso, e penso che il velo non debba essere altrettanto pretenzioso, altrimenti visto nell' insieme, risulterebbe eccessivo... M- ma questa è solo una mia opinione!" mi affretto a specificare, in soggezione sotto i loro sguardi accigliati e indecifrabili.
Midori e Manabe si lanciano un' occhiata d' intesa, mentre la stilista sorride, piacevolmente colpita.
"Interessante... Per caso sei del settore anche tu?" mi domanda, composta e professionale.
"V- veramente sto studiando per diventare una stilista... E' ciò che mi piacerebbe diventare, un giorno." ammetto, non riuscendo a guardarla.
La donna annuisce, "Si vede. Come hai detto che ti chiami?..."
"R- Risa Koizumi."
"Bene, Koizumi- san. Lavoro nel settore da anni, e ti posso assicurare che poche volte sono stata a contatto con studentesse sveglie e capaci come te."
Sento Manabe e Midori trattenere il respiro, colpite, mentre io arrossisco furiosamente. Non riesco a credere alle mie orecchie: Sbaglio, o una nota stilista mi ha appena fatto un complimento?... Forse non faccio poi così tanto schifo, dopotutto!
Dopo che la stilista le sistema il velo, la sposa torna ad ammirarsi allo specchio, scoppiando nuovamente a piangere, commossa.
"Ho trovato il mio abito dei sogni... E tutto grazie a te, Risa- chan!" singhiozza, abbracciandomi di slancio.
Mi lascio andare ad una sonora risata, restituendole l' abbraccio.
"Quindi il tuo è un pianto di gioia?!..."
La bionda annuisce, staccandosi da me, sorridendo tra le lacrime.
"Sei bellissima, con questo vestito..." le sorrido di rimando, sincera.
La stilista annuisce, "Sono d' accordo, le sta proprio bene. La sua amica è stata un' ottima consigliera."
Sento le mie guance scottare. "La ringrazio molto..."
"Grazie a te. Mi auguro di rivederti, un giorno." mi sorride, prima di allontanarsi, facendo cenno alle due commesse di accompagnare Midori in camerino per cambiarsi.
"A- anch' io!"
Incapace di contenermi, gongolo soddisfatta per tutto il tempo, mentre Midori si cambia e stabilisce l' ordinazione dell'abito, con le opportune modifiche.
Quando finalmente ci apprestiamo ad uscire dall' atelier, felici e soddisfatte, osservandomi attorno, improvvisamente mi accorgo di qualcosa di inaspettato. Anzi, di qualcuno.
Mi blocco sul posto, spalancando gli occhi, stupita:
"K... Kanzaki??"
"Koizumi!"
"Che cosa ci fai-?!" mi interrompo, capendo di stare per porle una domanda stupida: Cosa può mai stare facendo in un atelier, con addosso un abito da sposa?
Notando il mio sguardo stralunato fisso sul vestito bianco che indossa, lei arrossisce, accennando un sorriso.
"Non so, se lo sai... Alla fine ho deciso di accettare la proposta di Takeru. Ci sposiamo tra un anno!"
"Oh..." dico solo, ancora un po' scossa.
Notando il mio sguardo, lei aggiunge, più seria, "Io... Glie l' ho detto. Sai... ciò che è successo a Gennaio." mi fa sapere, abbassando la nuca, piena di rimorsi. "Ma alla fine ha deciso di perdonarmi." conclude, tornando a sorridere.
"Capisco...Beh, congratulazioni."
"Ti ringrazio... E tu come mai sei venuta qui? Aspetta..." si immobilizza, guardandomi incredula, "Non mi dire che... ti sposi anche tu!" esclama, sgranando gli occhi.
Arrossisco furiosamente, "Ve- veramente, io..."
 
#"Sogna, gigantessa. Dovrà passare ancora tanto tempo, per quello... Ma proprio tanto, eh. Ma taaaaanto, ma taaaanto, ma taaaanto…"#
 
"... No, decisamente no." mormoro, depressa. "In realtà..."
"... Mi sposo io." interviene Midori.
Avvampo dalla vergogna: Solo in quel momento mi ricordo della sua presenza e di quella di Manabe, che mi sono rimaste accanto per tutto il tempo, osservando un po' perplesse la scena.
"Oh! Scusate ragazze... Kanzaki, loro sono Manabe e Midori. Lei è la sorella di Otani." specifico, indicando la bionda.
"Piacere."
"Ciao..."
"E' una tua amica, Risa- chan?"
Vado nel pallone, non avendo idea su come dire che in realtà non lo è.
"Ehm... Lei è Kanzaki, la ex di Otani..."
"COSA?!" urla sbalordita Midori, "M-ma non sapevo avesse... Cioè, pensavamo che Risa- chan fosse la prima, dato che mio fratello non ci ha mai palato di te... senza offesa."
"Ehm... ma no, figurati."
Così Otani non ha mai portato Kanzaki a casa sua, per presentarle Midori e i suoi genitori...
Al pensiero che abbia permesso solo a me di conoscere la sua famiglia, non riesco a nascondere un sorriso di felicità.
"Beh, piacere di averti conosciuto, Kanzaki. Ti aspettiamo fuori, Risa- chan..."
"Okay..."
Le due si allontanano, e rimaniamo solo io e Kanzaki, immerse in un pesante, quanto imbarazzante silenzio.
"Ehm..." comincio, sentendo già un groppone in gola, "Senti..."
Lei mi interrompe subito, "Scusami, mi dispiace tanto per quello che è successo, lo giuro, Koizumi- san!" mi dice a raffica, prendendomi alla sprovvista.
Mi mordicchio le labbra, agitata, "Io... Okay."
"... Ero molto confusa, l' ho spiegato anche a lui... Ti ha detto che abbiamo chiarito?"
Annuisco cautamente, "Si... ma avrei preferito essere presente anch' io." ammetto, in tutta franchezza.
Lei spalanca gli occhi, mortificata. "Oh, anch' io avrei voluto! Quando gli ho detto che avevo intenzione di parlarne anche con te, lui mi ha assicurato che non ce n' era bisogno, e che lo avrebbe fatto lui, al posto mio!"
Sospiro, alzando gli occhi al cielo. Evidentemente si sarà immaginato una lotta stile wrestling, capelli strappati, e scarpe volanti, e ha voluto evitare che ci incontrassimo, cercando di mettere le cose a posto da sé. Tipico di Otani.
"Immagino che tu sia contenta che io mi sposi, non è così?" mi domanda tutt' ad un tratto lei, con un sorrisino amaro, evitando di incontrare il mio sguardo.
"Non vedrai l' ora che io mi tolga definitivamente di torno... Non potrei biasimarti, sai?"
Rimango ad osservare la sua aria sconsolata per qualche attimo, pensando che l' espressione dipinta sul suo viso, in questo momento, stona davvero con quell' abito bellissimo e luccicante che indossa.
Infine rispondo, con un sospiro, "No, non lo penso. Vederti o non vederti più, sarebbe lo stesso, a questo punto. E sì, sono contenta, ma perché adesso potrai essere felice anche tu."
Kanzaki solleva lo sguardo stupito su di me, e abbozza un sorriso, quando d' un tratto una delle sarte dello staff si avvicina, tenendo tra le mani un paio di scarpe bianche col tacco, per poi rivolgersi a Kanzaki:
"Ecco, queste sono tacco dodici. Le provi, così sistemiamo l' orlo..."
"Okay..."
Dopo aver indossato le scarpe, Kanzaki torna ad osservarmi, sorridente:
"Allora... Come và con Otani?" mi domanda, voltandosi di lato, lasciando che la sarta le controlli l' orlo dell' abito.
In realtà, non so se ho voglia di dirle i fatti miei, soprattutto se chiede del mio ragazzo. Ma il fatto che abbia detto 'Otani'e non 'Atsushi', non mi è sfuggito.
Mi esce un mezzo sorriso, neanche troppo forzato: "Bene."
"Sembri più sincera, di qualche mese fa'..." mi fa notare con un risolino, "Comunque mi fa piacere."
"Anche tu mi sembri sincera, adesso." puntualizzo, sollevando un sopracciglio, prima di tornare seria: "Io... vorrei chiederti una cosa..."
Voglio chiarire questa faccenda una volta per tutte. Meglio togliersi questo sassolino dalla scarpa, giusto per essere certi di non avere altri episodi come quello, in futuro. 
Kanzaki mi guarda, in attesa.
"Ecco... Vorrei sapere se provi ancora qualcosa per Otani." concludo, bene attenta alla sua reazione.
Con mia sorpresa, Kanzaki sorride. Sembra quasi sollevata dalla domanda.
"Se provo ancora qualcosa per lui?... Beh, sì."
Alla mia espressione furiosa, quasi scoppia a ridere; "... Ma non provo amore, te lo assicuro, e neanche qualcosa di vagamente simile. Non so nemmeno se lo abbia mai amato davvero...  Eravamo troppo giovani, e l' amore è un' altra cosa, adesso l' ho capito. Ciò che provo per lui, ad oggi, è solamente un profondo affetto."
Assottiglio gli occhi, "Quanto profondo?"
Kanzaki si lascia andare ad una risata cristallina. Sembra davvero un' altra persona, rispetto a qualche mese fa. Sembra... felice.
"Non così profondo perché tu debba preoccuparti, perciò sta pure tranquilla."
Lascio andare l' aria che non mi sono neanche accorta di aver trattenuto, sentendomi sollevata.
Poi sollevo un sopracciglio, e la fisso con aria scettica:
"Mmm, non so se dovei crederti... Non è che per caso dici così, solo per evitare che io ti metta le mani addosso?"
A quel punto, Kanzaki scoppia a ridere, capendo che sto scherzando.
"In quel caso avresti la peggio, cara!"
"Ah ah... Non credo, cara. Ti stenderei ancora prima che tu possa sfiorarmi!"
Kanzaki soffoca una risata. Ci osserviamo per un istante, prima che lei mi tenda il palmo della mano, guardandomi dritto negli occhi con risolutezza.
"Senza rancore?"
Rimango a fissare la sua mano per qualche attimo, prima di sorridere, stringendogliela.
"Senza rancore."
E' inutile a questo punto trascinarsi all' infinito questa storia. Otani è mio, adesso lo so, e non ho ragione per avercela ancora con lei.
"Buona fortuna, Koizumi."
"Anche a te, Kanzaki."




 
***



 
POV Otani




Merda! Sono le 18:40, e sono di malumore perché non ho trovato ancora nulla da comprare a Koizumi. In più, quel tipo me le sta davvero tirando dalle mani: Ho il collo indolenzito, per quante volte lo ha scambiato per una palla da volley!
Per tutto il pomeriggio non ha fatto altro che tormentarmi, con battute sulla mia bassezza. Se non ci fosse stato lui, mi sarei senz' altro goduto di più la giornata... E' davvero insopportabile!
Ogni tanto però, ho notato che si zittiva, lanciando sguardi maliziosi ad Emi. Probabilmente gli piace.
Devo metterla in guardia... penso immediatamente. Lei è una tipa intelligente, non è assolutamente adatta ad un cavernicolo del genere.
"Ehi, ragazzi, io e Shiozaki dovremo andare, adesso..." ci informa Kyo, stringendo in modo complice la sua ragazza.
"Sì, abbiamo programmato una cenetta romantica, per stasera..." gli sorride lei di rimando, con aria sognante.
"Beh, vorrà dire che staremo in giro noi tre." dice Motoharu, stringendo la spalla a me, e facendo l' occhiolino ad Emi.
"Veramente, anch'io dovrei andare, adesso..." lo contraddice lei, osservando l' orario sull' orologio.
Motoharu sembra rimanerci male. "Oh... Hai programmato una serata romantica anche tu, Emi- chan?"
Lei arrossisce, "Eh? Ah, no no, in realtà, io..."
Capisco al volo cosa frulla nella testa della mia amica: Sta cerando disperatamente di scappare da quell' energumeno, che l' ha assillata per tutto il pomeriggio.
"Se dice che deve andare, deve andare, no?" intervengo, salvandola in calcio d' angolo. "Ci vediamo lunedì, comunque."
Emi mi sorride riconoscente, mentre Moto sbuffa, deluso.
"Okay. A lunedì, ragazzi."
"Ciao!"
Dopo gli ultimi saluti, i tre si allontanano, e rimaniamo solo io e Motoharu. Non ho alcuna intenzione di rimanere in giro con questo tizio.
Guardo l' orologio, impaziente: Sono quasi le 19:00, il che significa che non ho molto tempo per cercare qualcosa da regalare a Koizumi...
"E così rimasero in due, eh?" dice tutt' ad un tratto lui, passandomi amichevolmente un braccio attorno alle spalle. "Beh, meglio così! Sai come si dice, in queste situazioni, meglio avere una sola spalla che una palla al piede... E tu, amico, sei la spalla che stasera mi farà cuccare alla grande!"
Ma che diamine sta dicendo?... Questo tipo, secondo me, ha qualche rotella fuori posto.
"Dall' altra parte della strada, c' è un locale che ha aperto da poco, I soldati dell' Eros."
"I soldati... che?"
"Vedrai, è un posto da paura, è davvero unico! Ed è aperto a qualunque ora, e..."
"No, mi spiace, ho un impegno." taglio corto.
"Oh, andiamo, non volevi festeggiare per il tuo esame?... E' proprio qui, tanto vale entrare, no?"
"No, sul serio, devo proprio andar-!"
Ma neanche finisco di parlare che lui mi ha già sospinto dall' altra parte della strada, trascinandomi all' interno del locale, con un laconico:
"Solo cinque minuti, okay?"




 
***



 
POV Risa




"Bene... Dove si va', adesso?" domando, mentre io e le altre due passeggiamo allegramente per la città, ormai all' imbrunire.
"Ovunque... ma non casa tua, ti prego." mi supplica la moretta.
"Perché?" domanda Midori.
"Sua madre sta cercando di uccidermi." spiega Manabe, rattristata, "Probabilmente non le piaccio..."
"Ma noo, mia madre fa sempre così, quando incontra persone nuove..." mento spudoratamente, cercando di tirarle su il morale. "Quando è contenta esce fuori il suo bel coltellino e terrorizza la gente, si diverte così..."
"Esatto!" mi da' man forte Midori, notando che il mio intervento non ha sortito alcun effetto, "E poi bisogna pensare positivo! Sfatiamolo questo mito che le suocere sono intolleranti alle fidanzate dei propri figli!"
"Tu hai già conosciuto la tua futura suocera, Otani- san?"
"Sì, ha tentato di buttarmi giù dalle scale un paio di volte, e mi ha dato della puttanella puritana. Ma, ehi, almeno rispetta il fatto che faccio sesso con suo figlio, e non è una cosa da poco!"
"Midori- san, non credo che per 'puritana' intendesse di uno soltanto..."
"Dannazione!"
Manabe sospira, ancora più depressa, proprio mentre il mio cellulare mi informa che mi è arrivato un messaggio.
"E' Otani, dice se possiamo passarlo a prendere adesso. Si trova al locale I sodati dell' Eros."
"E dov' è?"
"Mai sentito."
"Non lo so, ma ha detto di sbrigarci, c' è un energumeno che lo sta infastidendo."
"Argh, che fratello inutile! Dovremmo prima capire dove si trova questo posto..."
"Cercalo su Google Maps." propongo a Manabe.
"Lo farei, ma il mio cellulare è completamente scarico..."
"Il mio non ha neanche una tacca... E il tuo, Risa- chan?"
"Nada."
"Va bene, allora arrangiamoci, e chiediamo a qualche passante."
"Giusto!"
Noto un vecchietto che passeggia tranquillamente sul marciapiede, e gli vado subito incontro.
"Mi scusi, signore... Per caso, sa dirmi dove posso trovare il locale I soldati dell' Eros?"
"Eh?"
"I soldati dell' Eros!" ripete più forte la bionda, nel tentativo di farsi sentire.
"I soldati dell' Eros?... Oh, certo, ci sono stato due sere fa."
"Oh, grazie al cielo..." sospira Manabe, sollevata.
"E' proprio qui dietro l' angolo, a soli due isolati." spiega il gentile vecchietto.
"Grazie infinite, signore."
"Oh, di niente... Ma, aspettate, voi lavorate lì per caso? Non ricordo di avervi viste... Tre gnocche del genere me le sarei ricordate, anche se avessi avuto novant' anni!"
Io e le altre ci lanciamo sguardi interrogativi. Sbaglio o quel vecchio signore ci ha appena definite tre gnocche?
"Ah, se solo avessi cinquant' anni di meno!... Complimenti, verrò a trovarvi domani sera!" esclama, prima di allontanarsi sghignazzando, lasciandoci completamente di stucco.
Dopo un attimo di sbigottimento, tutte e tre scoppiamo a ridere.
"Ma che problema aveva quel vecchio?!" esclamo, allibita.
"Ma che ne so... Ah, aspettate, qui c' è campo!" esclama Midori, maneggiando il cellulare.
"Vediamo di preciso su internet dov' è questo posto..."
"Povero Otani, l' unica cosa che mi preme adesso è salvarlo da quell' energumeno..."
"Aspettate..." ci interrompe Midori osservando il cellulare, con occhi fuori dalle orbite.
"Oh. Mio. Dio."
"Eh?"
"Venite a vedere, presto!"
Ci affrettiamo a raggiungerla, osservando da sopra la sua spalla lo schermo, curiose di sapere cosa avesse visto di così grave da scatenare quella reazione.
Rimango inerme per un paio di secondi, nei quali sono certa che le altre due mi stanno osservando, dopodiché mi volto, marciando speditamente dalla parte opposta, con le mie amiche che arrancano, cercando di stare al mio passo.
"Risa- chan, aspetta...!"
"Dove stai andando...?!"
Non mi volto neanche, e con gli occhi che mandano scintille, rispondo, con un sibilo:
"A commettere un nanocidio."




 
***



 
POV Otani




Scrivo precipitosamente il messaggio a Koizumi, sperando mi raggiunga in fretta. Sono solamente dieci minuti che sto qui dentro, e già ho la nausea...
Il mio sguardo cade su Moto, intento a sorseggiare avidamente tutto d' un fiato il suo drink, per poi schioccare la lingua con aria soddisfatta.
"Vacci piano, sono le sette di sera.." gli faccio notare, con un sospiro. Questo è già il terzo shortino che manda giù come se fosse acqua gassata.
"Ah!" si passa la lingua sulle labbra. Qualcosa nel suo sorriso, mi dice che è già mezzo brillo.
"Ogni ora è buona per un bicchierino! E poi questa è una serata speciale!" esclama, sollevando il bicchierino vuoto, per attirare l' attenzione di una delle cameriere. "Ehi, bellezza! Un altro giro per me, ed il mio amico!"
"Per me no."
"Perché? Dai, offro io!"
"Grazie, ma non bevo."
"Tsk. Non sapevo fossi una donna incinta!"
Scuoto la nuca, roteando gli occhi, annoiato.
Seduto ad un tavolino rotondo, mi guardo attorno in quel pub dall'atmosfera purpurea e soffusa. I tavolini sono addossati l' un l' altro, quasi riesco a toccare la schiena del tizio dietro di me. Le pareti bordeaux appesantiscono l' ambiente, rendendolo più piccolo e soffocate di quanto non sia già, e il piccolo palco allestito in fondo alla sala per gli spettacoli, occupa gran parte dello spazio. L' aria poi è irrespirabile, perché a quanto pare in questo locale non è vietato fumare.
Una parola per descrivere il tutto?: Pacchiano.
Puah. Questo posto non mi piace per niente. Ma perché ho accettato di perdere tempo dietro a questo tizio?...
"Ehi..."
D' un tratto mi sento chiamare, e mi volto verso Moto, perplesso: Sta fissando con sguardo vitreo e appannato il tavolino, e sembra aver perso il suo solito brio e l' esuberanza di prima. Mi limito ad osservare confuso la sua espressione seria, quando improvvisamente mormora:
"Senti... Ho notato che tra te ed Emi..."
"Eh?" faccio, senza capire. E' così, non capisco il motivo per il quale si sia fatto improvvisamente così serio. Cosa c' entra Emi?
"Si, beh..." riprende lui, torcendosi le dita. Sembra quasi intimidito. Il che, fa un effetto piuttosto bizzarro, vista la sua stazza.
"... Ecco, il fatto che lei ti guarda e tutto, cioè..."
"Scusa, ma non sto capendo." ammetto, in tutta franchezza. Dove vuole andare a parare questo tipo?
"Insomma, per caso, non è che... Ecco, che tu ed Emi, state.... Come dire... insieme?"
Oh!
"Aspe... Che?! No!" sbotto, sbalordito dalla sua domanda.
Lui solleva di scatto lo sguardo su di me, rosso in volto. Non so se per via dell' alcol o no.
Si affretta a riabbassare gli occhi sul tavolino. "Ah. S- sicuro?..."
"Ma certo che sì, che domande! Guarda che io-!"
Ma non ho il tempo di terminare la frase, che improvvisamente tutte le luci della sala si spengono di colpo, facendoci rimanere nel buio più totale.
"Ma che-?! Un black out?..."
La mia esclamazione di sorpresa, viene sovrastata da un boato di urli e fischi che si eleva nel buio. In un primo momento penso che siano di protesta, fino a quando non sento Moto, dal posto di fronte al mio, ridere sguaiatamente, emozionato.
"Wow, evviva!!" esulta, insieme al coro di voci euforiche dell' intera sala. Sembra essersi completamente ripreso.
"Finalmente comincia lo show!"
"Eh? Show? Quale show?!..."
Neanche finisco di chiederlo, che all' istante le luci sul palcoscenico si accendono di una luce scarlatta, illuminando due pali disposti proprio a centro.
Mentre Moto ride e schiamazza, insieme al coro di voci maschili che rimbomba nelle mie orecchie, parte una musica lenta, dal ritmo incalzante.
Ormai totalmente sconvolto, mi guardo spaesato attorno, cercando di capire cosa diamine stia succedendo!
"Te l' avevo detto che stasera ci si divertiva!!"
"Ma cosa significa tutto questo?!" urlo, cercando di farmi sentire, nonostante quel frastuono assordante.  "Io non ho idea di cosa diavolo sta-!..."
Non sono più in grado di emettere neanche mezza sillaba, poiché per lo shock le parole mi si bloccano in gola: Due delle cameriere della sala, sono salite sul palco, e muovendosi seguendo il ritmo lento e suadente della musica, hanno incominciato a sbottonarsi la divisa, sotto gli occhi del pubblico maschile in sala, che impazzisce in evidente apprezzamento.
Boccheggio come un pesce fuor d' acqua, incapace di articolare un fiato, e noto altre tre 'cameriere' imitare le altre due, strappandosi la divisa di dosso, restando solamente in intimo, danzando e ancheggiando per i tavoli. Le due donne ormai mezze nude sopra il palco, iniziano a dondolarsi e ad aggrapparsi ai pali, inscenando una lap dance.
Non ci sono più dubbi... Questo tizio, mi ha portato in uno squallido Streep Club!
Sento il mio viso incendiarsi, quanto un'intera foresta che va' in fiamme. Ma non ho neanche ilo tempo di sentirmi in collera con lui, poiché, giusto per mettere altra benzina sopra il fuoco, ecco che accade qualcosa di inaspettato: Una delle cameriere, che nel frattempo si è accostata al nostro tavolo, si aggrappa improvvisamente a me, avvicinando le sue labbra rosse, e prima che me ne renda pienamente conto, a tradimento, mi stampa un bacio dritto sulla guancia.
Sento Moto nel posto a fianco esultare, su di giri, mentre la donna si stacca da me, e passa al tavolo accanto.
Apro e richiudo la bocca come un emerito imbecille, completamente paralizzato dallo stupore, rossissimo sin dalla cima dei miei capelli, fino alla punta dell' alluce.
Non credo di essere mai stato tanto shockato in vita mia... Per la prima volta, sono senza parole!
"Tu... Tu mi h-hai..."
"Uohooo!! Vai così, tesoro!! Otani, hai visto quella!?... Otani?"
Moto si volta verso di me, ma io mi sono già alzato e lanciato verso l' uscita del locale, alla velocità della luce, districandomi tra la folla esultante ed arrapata, tra lo stupito e l' indignato.
Una volta fuori, l' aria fresca mi punge il viso, facendomi riacquistare un po' di lucidità.
Respiro profondamente, ancora leggermente scosso, impaziente di allontanarmi da quel maledetto postaccio, quando sento la voce affannata di Moto chiamarmi:
"Ehi, amico...!"
Il tizio mi raggiunge, poggiandomi una mano sopra la spalla, ansioso.
"Io non sono tuo amico, chiaro?!" sbotto, scansando in malo modo la sua mano.
"Ehi, si può sapere che ti è pres-?"
"Che mi è preso??!"sbraito a quel punto, voltandomi a guardarlo, furioso. "Dove accidenti mi hai portato?!"
Moto aggrotta le sopracciglia, confuso, "Pensavo che fosse una buona idea..."
"Beh, pensavi male! Anzi, malissimo!"
L' altro solleva un sopracciglio, "Perché? Che problema c' é?"
"Che problema-?...Ma come, non lo sai?!"
"Cosa?"
"Io ho-!... Sono impegnato."
"Impegnato?"
"Sì!" esclamo, ormai al limite della sopportazione. "Impegnato, fidanzato..."
"... MORTO!!"
Il ruggito di Koizumi raggiunge le mie orecchie, e con orrore, mi accorgo della mia ragazza che mi viene incontro con passo inferocito, insieme a mia sorella e Manabe, che cercano faticosamente di trattenere la sua furia omicida, che traspare persino dai suoi occhi.
Raggelo all' istante, terrorizzato. Koizumi sembra veramente, ma veramente incazzata!
"Sei morto, Atsushi Otani!!"
"Oh, merda!"
"Aspetta, non dirmelo!.. Quella lì è la tua ragazza??!" chiede stupidamente Motoharu, indicando Koizumi, con aria a dir poco sbalordita.
"Koizumi, non è come pensi!" mi affretto a dire, ignorando il biondo. Sollevo istintivamente le mani per autodifesa, notando che lei si sta pericolosamente avvicinando sempre di più.
Per una volta, ho seriamente paura di Koizumi. Non l' ho mai vista così furiosa.
"E quello cos' é?! Eh??! Cos' é??!" strilla istericamente, indicando la mia guancia con occhi assassini.
Oh, cavolo! La cameriera deve aver lasciato il segno del rossetto quando mi ha baciato!...
Mi affretto a strofinarmi la guancia con la manica, farfugliando qualcosa di incomprensibile, mentre Manabe e mia sorella trattengono entrambe il respiro, inorridite.
"Non pensavo di avere un fratello simile!" esclama Midori, indignata, ancora intenta a trattenere Koizumi, che scalpita furiosamente tra le sue braccia, come una tigre affamata in gabbia e ansiosa di uccidere.
"Lasciami, ti prego, voglio ammazzarlo...!!"
"Koizumi calmati, stai facendo una scenata!..." sbotto, notando dei passanti che osservano la scena, indignati.
"Calmarmi??! Mi dici anche di... MI CALMERO' SOLO QUANDO RIUSCIRO' A METTERTI LE MANI AL COLLO, RAZZA DI PERVERTITO BASTARDO...!!!"
"Ti ho già detto che non è come-!"
"Tranquilla Risa- chan! Avrai modo di riscattarti al mio addio al nubilato...!" mi ringhia contro mia sorella.
Mi blocco, avvampando, "Cos-?... NON CI PROVARE NEANCHE!!"
"Aaarghhh!!! Io ti accoppo, ti uccido nanerottolo!! Ti annego, ti affogo, ti strozzo...!!"
Sento Motoharu ridacchiare. "Eh eh... Ti ha appena chiamato nanerottolo..."
"Tu sta zitto!!" mi rivolgo a lui, con aria minacciosa. "E' soltanto colpa tua, se adesso mi ritrovo in questo casino!!"
"Sai che ti dico, non voglio rovinare i tuoi piani per la serata!!" sbotta Koizumi, districandosi brutalmente dalla presa delle due ragazze, e girando i tacchi."Tanto non me ne importa più niente di te!!"
"No aspe-... Koizumi!"
"Rientra pure dentro, e buon divertimento!... Addio!!"
"Koizumi...!!"
"E non provare a seguirmi!!"
Dopodiché se ne và via, furente, insieme alle altre due, che mi lanciano sguardi di fuoco.
Sono ancora intento ad osservarla allontanarsi, con un braccio alzato e l' espressione del mio viso angosciata.
Ha frainteso tutto di nuovo...
"Amico, posso dirtelo in tutta franchezza?..." esordisce dopo un po' Moto, nel tentativo di alleggerire la tensione. "... Quella ragazza, è fuori dalla tua portat- Ahio!!"
L' ho zittito, tirandogli un bel pugno, dritto in quella testa di cazzo che si ritrova!
"Ti sembra il momento di fare dell' umorismo??! Hai visto che cosa hai combinato?!... E ti ho già detto di  non chiamarmi 'amico'!"
"Guarda che io ero serissimo..." blatera lui, massaggiandosi la nuca.
"Adesso Koizumi è arrabbiata con me, ed è solo colpa tua!"
"Oh, andiamo... Mica state per lasciarvi per questo!" sbuffa lui, con aria da intenditore, "Sai come sono fatte le donne, no? Uno sfogo e poi tornano a fare le fusa come gattine miagolanti. Vedrai che le passerà prest-"
"Non certo grazie a te!!" sbraito, dopodiché lo pianto lì, allontanandomi, imprecando sottovoce.
Lui rimane un istante a guardare mentre mi allontano, dopodiché sospira, scuotendo la nuca, prima di rientrare nel locale.
Ma tu guarda che casino... penso, infilandomi bruscamente le mani in tasca, furente. E' mai possibile che io non possa passare una giornata tranquilla??
Adesso Koizumi penserà che io sia un depravato che frequenta certi postacci! Ho davvero paura che per vendicarsi, faccia qualche sciocchezza all' addio al nubilato di mia sorella...
Immagino Koizumi che fa la stupida, circondata da centinaia di stripper uomini, e all' istante il mio viso si accende di rabbia, e le mie orecchie fumano dalla gelosia. Il solo pensiero è... Argh! Davvero opprimente. Orribile! Mi darebbe fastidio... molto, molto fastidio. Certo, non posso biasimarla, che si sia arrabbiata in quel modo...
Non appena ho compreso cosa stava accadendo, il mio primo istinto è stato quello di uscire immediatamente da lì. Ho pensato subito a Koizumi e alla sua reazione, che era uno sbaglio restare in quel posto, una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Anzi, nei confronti delle fidanzate in generale.
Mettersi a danzare in quel modo, per stuzzicare le fantasie di un uomo, è una cosa... una cosa... Aaahh, non so neanche io cosa!
Fatto sta che Koizumi non farebbe mai qualcosa del genere... Assolutamente no!
Chi, Koizumi?... Pfft, andiamo! Sarebbe ridicola... Già! Assolutamente e totalmente... ridicola. Non ce la vedrei affatto a danzare in quel modo, spogliarsi, sorridere ammiccante, e...
Aspetta... Spogliarsi?
Mi paralizzo in mezzo alla strada, bloccato dalla chiarezza dei miei stessi pensieri. Sento le mia gambe molli, e la mia faccia và a fuoco, non appena mi rendo conto di stare immaginando il viso di Koizumi, che sostituisce quello della cameriera dal rossetto rosso sgargiante.
Oh, no. No, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no... NO!!
Non posso pensare a questo, okay?! Perché sto pensando a questo, comunque!? E' assurdo!
Probabilmente sono ancora un po' scosso da quanto è accaduto prima, e dalla giornata in generale. Traumatizzato, è la parola esatta... L' aria di quel posto, mi ha dato alla testa.
"Ritorna in te, santo cielo...!" borbotto tra me e me, battendomi i pugni sulla nuca, cercando disperatamente di fare uscire quella scena.
Eppure, nonostante tutto, nella mia mente, cominciano a formarsi delle immagini simili, vivide, assurdamente realistiche e soprattutto pericolose, di questa nuova Koizumi, che non ho mai visto prima d' ora, tutt' altro che ridicola, e che non riesco a frenare... Non voglio frenare...
Mi copro il viso, sentendo le mie guance roventi da sotto le dita.
Per quanto stia tentando, con tutto me stesso, mi rendo conto di non riuscire a scacciare via dalla mia testa quelle immagini. Il ricordo di Koizumi sopra di me nella mia stanza, che mi tormenta da allora, ritorna prepotente e indelebile: il peso del suo corpo a contatto col mio, il suo viso, le sue palpebre che si abbassano lentamente, e il calore della sua bocca così vicina alla mia...
Mi afferro i capelli, frustrato. "Gaaaah, uscite dalla mia testa, dannazione...!"
Merda... Non può stare succedendo davvero. Non posso pensare a Koizumi, in quei termini... Non posso. Se lei lo sapesse, mi ammazzerebbe di sicuro. Oh, se mi ammazzerebbe!
E poi è... troppo strano. Scandaloso, riprovevole, viscido... sbagliato.
Koizumi è meglio di qualunque 'cameriera' al mondo, e non si merita di essere paragonata a quel genere di ragazza. Nessuna di loro potrà mai competere con lei, né piacermi di più. Questo è quanto.
Però, mi chiedo... è poi così sbagliato, pensare solo a Koizumi, e solo a lei, in quel modo?...
Ho proprio bisogno di fare quattro passi e schiarirmi le idee... E di prendere un po' d' aria fresca.
Così, preso da emozioni contrastanti, comincio ad incamminarmi per la città ormai buia, in balìa dei miei stessi pensieri. Quando d' un tratto, sollevando lo sguardo, mi accorgo distrattamente di un negozio di bigiotteria ancora aperto.
Controllo nuovamente l' orario sull' orologio al polso: Le 19:45. Forse, ho ancora tempo per comprarle qualcosa... anche, se probabilmente, me la tirerà in faccia.
Ora dovrò anche trovare qualcosa con cui farmi perdonare, anche se non ho nulla da farmi perdonare. Tanto, ormai ci sono abituato.
Con Koizumi, mi devo rassegnare a non avere mai ragione.
Sospiro, estraendo dalla tasca dei pantaloni l' anello tutto spiegazzato, rigirandomelo tra le dita e rimirandolo, come faccio spesso, ogni volta che penso a lei.
Me lo porto dietro da quel giorno, non come portafortuna, ma piuttosto in ricordo di quel periodo, degli sbagli che ho commesso, e che non ho intenzione di ricommettere mai più.
In qualche modo, è come se avesse simboleggiato il mio cuore. E voglio che lo tenga di nuovo lei...
Arrossisco vergognosamente per aver pensato ad una cosa così melensa. Ormai comunque è troppo tardi, per oggi... Vorrà dire che glielo darò un altro giorno. Spero solo che Koizumi non voglia tirarmelo addosso, come l' ultima volta.
Un sorrisino mi esce spontaneo, e mentre varco la soglia della bigiotteria, una sola immagine, la stessa che mi ha fatto innamorare, la sola capace di trasformare il mio cuore in un tamburo ogni volta, mi appare impressa in modo vivido e chiaro, nella mia testa: Ed è il viso gioioso, sorpreso e sorridente, di Koizumi.
"Scusate... Per caso, riparate anelli?"






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Il mio allegro angolino (?)


Ehilà, come andiamo? :D Vi sono mancata?
*schiva una vagonata di coltelli volanti*
Aw, anche voi. (?)
Questo capitolo è idiotissimo, non so neanch' io con quale coraggio lo stia pubblicando. XD Difatti ho appena inserito il genere 'Demenziale', ma immagino che avrei dovuto farlo già da tempo. :')
Spero almeno, come sempre, di essermi fatta perdonare per l' attesa, avendovi regalato un' emozione, o perlomeno strappato un sorriso. ;)
 
(*) Per chi non lo sapesse, il White Day è un' usanza tipicamente giapponese, che ricorre esattamente un mese dopo S. Valentino, il 14 Marzo, in cui i ragazzi "restituiscono" il pensiero della cioccolata, regalando alle ragazze qualcosa di bianco, o chiaro.
 
Vi anticipo qualche cosuccia del prossimo capitolo, dai u.u : Ci sarà una piccola sorpresa di compleanno per il nostro At- chan (eh sì, piccoli idioti crescono *-*), ma anche per Risa ci sarà qualche sorpresina... E poi tanto, tantissimo fluff! :3
 
Colgo l' occasione, dato che è da un po' che non lo faccio a dovere, ringraziando cordialmente vecchie e nuove recensitrici, i click nelle seguite/preferite/ricordate, e chi è stato così gentile da inserirmi tra le proprie autrici preferite. *-*
Ma soprattutto, ringrazio voi che recensite, poiché è gran parte per merito vostro, delle vostre gentilissime parole, e del vostro sostegno, che questa storia sta andando avanti.
Sappiate che vi adoro, tanto.
Un enorme e sentito GRAZIE, e... Buone vacanze! ;)


Chappy_


 
 


 
 

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Capitolo 11
*** Blooming ***


Capitolo 11: “The Otani”

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POV Risa
 
 
 
“Uno Streep club!” sbotto, senza riuscire a contenere la costernazione, aggiustandomi gli occhiali viola e spessi che, per la foga di esprimermi, continuano a scivolarmi dal naso.
“No, dico, hai capito?? Uno Streep club!”
“Sì sì, ho capito... sarà più di mezz'ora che mi ripeti la stessa cosa...”
“Ma ti sembra normale?! Insomma, ha rinunciato a uscire con me, per andare in un locale di perdizione come quello!”
“La colpa è solo tua, cara,” mi riprende Nobu con voce schietta e concisa, dall’altra parte della webcam.
Sono le 23:40 e entrambe siamo nelle nostre rispettive camere, davanti al pc per l’abituale conversazione serale (che in realtà non avveniva da un po’, per via dei nostri impegni), io seduta sulla sedia di fronte alla scrivania e lei sul futon, col portatile in equilibrio precario sulla coscia, intenta a smaltarsi le unghie dei piedi. Dopo averle chiesto della sua giornata e aspettato che terminasse di esprimere il suo punto di vista riguardo il mio nuovo paio di occhiali (“vedrai che ti ci abituerai, e poi ti stanno benissimo, Risa! Ti danno un’aria così professionale!”), ho aspettato il suo consueto “come va con Otani?” per partire in quarta e rigettare la valanga di astio trattenuta in questi giorni, nei confronti del mio fidanzato.
“Non dai a Otani le giuste attenzioni e lui va a cercare i suoi piaceri altrove... mi sembra più che normale,” prosegue spietatamente la mia migliore amica, immergendo il pennellino nella boccetta verde scuro.
“Nobu! Guarda che io sono seria!”
“Anch’io!”
La riccia distoglie momentaneamente l’attenzione da quello che sta facendo e mi lancia un’occhiata storta: “Risa, tesoro, quante volte dovrò ripetertelo che sotto quei mancati centimetri si nasconde un uomo? Un uomo! Tu ed Otani dovete lasciare da parte le sciocchezze e incominciare seriamente a pensare alla parte intima della vostra relazione.”
Mi esce un mugugno infantile, mentre mi abbandono fiaccamente contro lo schienale della sedia:
“Nobu...”
“Sto dicendo cose stupide?”
“No...”
Sì, sì, va bene… so che prima o poi io e Otani dovremo fare ‘quel passo’. Lo so, okay? E forse anche Otani lo sa, ma… sento che non è ancora il momento. Non lo è e basta.
“Sì, lo so... però non voglio che sia una cosa forzata...”
“Allora non rendetela tale,” ribatte prontamente lei, “secondo te Otani perché è andato in quel locale? Te lo dico io: vorrebbe degli stimoli, degli input da parte della sua ragazza, ma non li trova.”
“A me non è mai sembrato che lui li cercasse, sinceramente...”
“Li nasconde, probabilmente, perché sa come la pensi... ma ti ripeto che Otani è un uomo, Risa. E gli uomini hanno certi stimoli. Fidati, non sto dicendo cose tanto per dirle.”
“Okay... ma parlare di certe cose mi imbarazza ancora,” taglio corto, seccata.
È un'assurdità. Tutto questo non giustifica il fatto che lui sia andato in quel locale. Se Otani ha questi ‘stimoli’ dovrebbe parlarne con me, non comportarsi in questo modo… non esiste! Io la penso così.
Nobu si limita a fare spallucce, riprendendo a smaltarsi le unghie, borbottando a bassa voce qualcosa come: “se la tiri troppo, la corda prima o poi si spezza, cara mia.”
Sollevo gli occhi al cielo: avrei dovuto aspettarmi una reazione del genere, da parte di Nobu. Ma avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno su quanto sia stato pessimo Otani, ho solo aspettato che anche lei fosse libera dagli impegni.
Decisa a cambiare discorso, cerco di distrarla sorridendole e elogiando il suo nuovo taglio di capelli, scalati e col ciuffo, senza frangetta. È da un bel pezzo che non la vedo, e la trovo benissimo.
La mia migliore amica sbuffa, senza nascondere un sorriso: “È inutile che cerchi di fare la ruffiana, sai benissimo che con mammina non attacca...”
Il mio sorriso si allarga: “Ma mammina mi è mancata così tanto!”
Nobu scuote la nuca, fingendosi esasperata, ma non smette di sorridere: “Comunque anche tu sei in gran forma, sai? Sembri troppo sorridente per essere davvero arrabbiata per la faccenda di Otani… è successo qualcosa di bello?”
“Oh! Si vede così tanto?” ridacchio, sentendomi arrossire,“Bè in realtà qualcosa di bello è successo... sai il test di cui ti ho parlato? Quello che dovevo recuperare?”
“Mh.”
“Bé, sono arrivata prima in classifica! Ho visto i risultati stamattina!”
Gli occhi di Nobu si espandono dalla sorpresa: “Coosa, dici davvero?? Addirittura prima?”
Ridacchio felice, annuendo: “Già! Mi sono tolta un peso enorme! Si trattava semplicemente di avere più fiducia in me stessa, perché le capacità le ho! E alla fine il duro lavoro mi ha ripagata!”
“Ben detto! Batti il cinque, sorella!” entrambe avviciniamo il palmo della mano alla webcam, per poi ridere come due sceme totali. Quando le nostre risate si spengono, mi esce un sospiro malinconico:
“Quand’è che ci rivedremo di presenza, comunque? Non è lo stesso qui, senza di te!”
“Oh, amica mia! Dài, Maggio non è poi così lontano!”
“Aspetta, Maggio?” chiedo, confusa,“Ma i corsi non ti finiscono a Giugno?”
“Sì, ma dato che dovrò scendere il 18, sono riuscita a convincere mia nonna  a prolungare la mia permanenza a Osaka,” sfodera un sorriso, ammiccante.
“Il... 18?”
“Sì, per il matrimonio... oh. Aspetta, Otani non te lo ha...”
Il responso di Nobu viene interrotto dal mio grido di gioia: balzo in piedi e esulto correndo per la mia stanza come una matta, saltando sul letto per la felicità, senza smettere di strillare euforica.
Scoppia a ridere: “A quanto pare no...”
Ritorno come un fulmine davanti al pc, con le lacrime agli occhi:
“Allora verrai anche tu al matrimonio di Midori- san!”
“Mi ha invitato Nakao- chi, che a sua volta è stato invitato da Otani, che ha avuto il permesso dalla sorella di invitare chi gli pare,” conferma la mia amica, con un gran sorriso stampato in volto.
“Che bello, non ci credo!”
“Però purtroppo, prima non sarà possibile...”
“Bè, non ti perderai molto, tranquilla. Avevo in mente di organizzare a Otani una festa a sorpresa al parco, dato che quest’anno il 25 coincide con l’apertura dell’Hanami [1]...  ma per la verità non se lo meriterebbe affatto.”
“Perché? Tanto per allora sarà tutto sistemato, no? Intendo dire, avrete già fatto pace, giusto?”
Sbuffo, incrociando le braccia la petto: “Ancora non lo so. In questa settimana mi ha mandato un milione di messaggi, ma io non gli ho risposto, ovviamente.”
La bionda sospira: “Hai già pensato a quale regalo fargli?”
“Certo.”
“Ottimo. Quale?”
“Non ne ho idea.”
“Risa!” mi riprende Nobu.
“Lo so, lo so!” la mia voce suona disperata,“Ci ho pensato per giorni e giorni, ma non ho la minima idea di cosa potrei regalargli!”
“Strano,” commenta la bionda, pensierosa,“di solito sai perfettamente cosa gli piace, dato che tu ed Otani avete pressoché gli stessi gusti e vi conoscete davvero bene. Non hai mai avuto problemi a trovare facilmente qualcosa.”
“Lo so!” sospiro, affranta, “Ma ultimamente mi sento insicura, su questo. Voglio dire, non è che non conosco Otani, so bene quali sono i suoi gusti... però non voglio che sia come le altre volte...”
“Non dire altro. Ho capito dove vuoi arrivare.”
Nobu mi ferma sollevando una mano e sfoggia un sorriso malizioso: “Vuoi stupirlo con un regalo che non si aspetterebbe, da adulti ma, allo stesso tempo, conquistarlo con qualcosa che può ricevere solo da te. Esatto?”
“Sì!”
“Bè, amica mia, lascia che te lo dica: di solito ‘regali’ del genere, da fidanzati, si donano quando si è da soli in una camera, su di un letto e sotto le lenzuola...”
Sento il mio viso incendiarsi: “N... NOBU!”
“… Ma dato che è di una coppia di alieni che stiamo parlando, e certe cose ancora vi rifiutate di metterle in atto, rimane solo una cosa che puoi regalare al tuo fidanzato...”
“Ti prego, non mi starai suggerendo anche tu di fotografarmi in intimo e regalare la foto a Otani!”
Nobu agita una mano con fare sbrigativo: “Figurati, ci ho già pensato e conoscendoti ho scartato l’ipotesi ancora prima che tu potessi propormela.”
“Allora... cosa?”
Tu,” risponde semplicemente lei, con quel suo sorriso sempre carico di malizia, “fa’ la manierosa, sii gentile con lui, renditi disponibile per qualunque cosa lui voglia. Ricordati che è il suo compleanno. Tieni a freno quella linguaccia e le battute poco simpatiche per te, almeno per una serata, d’accordo? Cerca di essere carina, e anche dolce e romantica. In più gli organizzerai l’evento... vedrai che apprezzerà tutto questo, tanto quanto apprezzerebbe un regalo materiale.”
Mi gratto la nuca, poco convinta: “Non saprei, Nobu... non è proprio ciò che avevo in mente.”
“Bè, se vuoi fargli un regalo da innamorati, allora vai sul classico: un ciondolo da dividere insieme con le vostre iniziali, o un cuscino a forma di cuore con la stampa di una vostra foto, oppure un video che racchiude i momenti più belli della vostra storia, e...”
Storco il naso, interrompendola: “Basta, basta... per carità!”
Inorridisco al solo pensiero della faccia che farebbe Otani, nel vedersi ricevere regali del genere.
“Non se ne parla. Non è nel nostro stile...”
“Okay, se vuoi comprargli qualcosa fallo, ma cerca di seguire anche i miei consigli. Ricordi il discorso sull’essere una gattina sexy che sprigiona feromoni da tutti i pori e attrae i ragazzi, come le api col miele?”
“Quando abbiamo conosciuto Seiko... certo che me lo ricordo. Ma ricordo anche che non servii a niente.”
“Bè, tesoro, non funzionò con Otani perché tu eri ancora una bambina, e lui un cerebroleso. Adesso si presume sia passato del tempo e, ovviamente, il vostro rapporto non è più quello di una volta, si è evoluto... almeno spero.”
Deglutisco rumorosamente, e mi sento andare in iperventilazione: “M- mi stai chiedendo di provare a s-sedurre Otani?”
Nobu ridacchia: “Oddio, no! No, non essere sciocca, so bene che non lo faresti mai, non arriverei a chiederti tanto. Solo, flirtaci un po’… sai flirtare con il tuo ragazzo, sì?”
Sento i miei muscoli rilassarsi istantaneamente. Non mi sembra un compito così difficile...  io e Otani flirtiamo, qualche volta.
“Flirtare... sì. Posso farlo.”
“Brava. E bacialo, anche.”
Subito arrossisco: “Bè, questo non c’era bisogno di dirmelo,” ribatto, stizzosamente, “ci avevo già pensato da me.”
Nobu sgrana gli occhi, sinceramente stupita: “Uao, non posso credere che una frase del genere sia davvero uscita dalla tua bocca!”
Sghignazzo, sentendomi arrossire ancora di più: “Come vedi sto migliorando!”
“Vedo. Ed è per questo che ti ordino di non regredire a com’eri prima. Chiaro?”
Mi apro in un sorrisone, facendo il saluto militare: “Signorsì, capo!”
Nobu sospira, elevando gli occhi al cielo e subito dopo il suo cellulare squilla. Lo afferra dal comodino, lanciandomi un’occhiata:
“Un attimo... pronto, Tesoro! Sto parlando con Risa, aspetta che metto il vivavoce.”
“Ciao, Nakao!”
“Ehilà, Koizumi- san!”
“Sei a casa, tesoro?” cinguetta Nobu.
“Sì, sono appena tornato e ho pensato di chiamarti.”
“Aw.”
Arrossisco, sentendomi di troppo: “Ehm, io vado, non vorrei disturbare i due piccioncini...”
“Ah. Aspetta, Koizumi- san,” mi chiama Nakao,“oggi Otani è passato in negozio e mi ha spiegato un po’ quello che è successo... in pratica, lui non sapeva di che posto si trattasse.”
“Sì, aspetta che ci credo!” esclamiamo simultaneamente io e Nobu, entrambe scettiche.
“No no, sul serio... è disperato, perché non riesce a parlare con te...”
Il mio cuore sussulta in modo fastidioso, a quel commento: immagino Otani soffocare nel dolore delle proprie lacrime, sotto la massa di coperte del suo futon. Una scena agghiacciante e oltremodo ridicola e inverosimile. Altro che disperato! Probabilmente sarà a spassarsela in giro con i suoi amici dell’università. Anzi, chissà quante volte sarà ritornato in quel luogo intriso di perdizione...
Un ringhio mi esce spontaneo al solo pensiero.
“È già stato abbastanza male, per un sacco di cose... non credi di poter passarci sopra, per questa volta?”
“Bè, neanche io me la sono passata meglio," commento, piccata. Poi sospiro, sconfitta: “Quel cretino... mi da’ fastidio che sia andato in quel locale...”
“Ti capisco, ma se ha detto che non lo sapeva, fidati di lui, no? Su, avanti... perdonalo.”
Sospiro nuovamente, tagliando corto: “Vedremo... farò uno sforzo, e cercherò comunque di organizzargli una festa a sorpresa per il suo compleanno.” Anche se non ho ancora idea di cosa regalargli, penso.
“Ottimo.”
“Ti farò sapere ogni cosa, okay?”
“Okay!”
Ehm - ehm...” si schiarisce pesantemente la gola Nobu, innervosita nel non ricevere attenzioni, "se avete finito di fare finta che io non esista, vorrei farvi presente che ci sono anch’io!”
“Scusa, amore! Ma certo che so che esisti, sei la mia ragione di vita!”
“Oh, quanto sei dolce, amore!”
Puah, quanto miele.
“Ehm… okay, io vado. Ci sentiamo!”
“Ciao ciao!” mi saluta calorosamente Nakao.
Nobu mi guarda: “Tienimi aggiornata sulla la faccenda della festa di Otani, okay?”
Annuisco, prima di interrompere la connessione.
Decido di farmi una doccia, per poi ripassare mezzora la lezione di stamattina, e infine a nanna.

 
 
  
***
 
Chiudo la manopola del soffione ed esco dalla doccia, avvolgendomi in un asciugamano e strofinandomi i capelli con un altro, chinandomi in avanti.
Dopodiché controllo le chiamate perse al cellulare, sulla mensola lì accanto: 8 chiamate perse. Tutte di Otani.
Trattengo un ringhio: il nanetto non demorde, eh?
Neanche finisco di pensarlo che, improvvisamente, il cellulare squilla di nuovo:


Chiamata in entrata : Essere ignobile

Tiro fuori il tono di voce più freddo che riesco a trovare e rispondo:
“Pronto.”
“Ehi…” mi risponde, con tono di chi è preso alla sprovvista. Probabilmente si aspettava che rifiutassi anche questa chiamata, come tutte le altre.
“Come... come è andata?” mi domanda subito dopo, e io capisco che si sta riferendo al punteggio del test che è uscito stamani. Questa volta se lo è ricordato, almeno. Ma questo, non mi impedisce di rispondere immediatamente con uno stizzito:
Tsk.”
“Tsk?”
“Non ti riguarda, sicuramente non t’interessa,” faccio, con voce petulante.
“CHE?!” sbotta lui, irritandosi, “Se non mi fosse interessato non ti avrei chiamata per sapere com’è andata, stupida!”
“Oh, davvero? E sentiamo, sono proprio curiosa di sapere da dove chiami... da un bordello, forse?”
Ti ho già detto che non-!!” si interrompe, abbassando il tono di voce, proseguendo a denti stretti, “Ti ho già detto che non avevo idea di che posto fosse, ero lì per caso...”
“E ti aspetti davvero che ci io creda? Pft, ridicolo!”
Lo sento grugnire pesantemente: “Senti un po’, vuoi dirmi come è andata o no?!”
“E tu vuoi dirmi che bisogno avevi di andare in uno Streep club, brutto schifoso che non sei altro?!” rispondo a tono, con voce vibrante di rabbia.
“Mi stai facendo incazzare, lo sai? Quante volte dovrò ripetertelo? Io NON lo sapevo, okay?!”
“Per caso...” mi blocco, ripensando alle parole di Nobu:
# “Secondo te, Otani perché è andato in quel locale? Te lo dico io: vorrebbe degli stimoli, degli input da parte della sua ragazza, ma non li trova.” #
E se Nobu avesse ragione?, mi chiedo, ansiosa. Nah. Impossibile, mi rispondo subito.
E’ un’assurdità. Otani non ci pensa neanche lontanamente a queste cose... oppure sì?
Mi mordo nervosamente le labbra, prima di proseguire:
“Per caso, senti che io non ti dia abbastanza, Otani?”
“… Eh?”
Cavolo, che imbarazzo.
“Insomma, senti il bisogno di... uhm… fare certe cose, o...”
“Koizumi... ma si può sapere che diamine stai blaterando?” chiede, sinceramente perplesso dal mio tono serio.
Mi sento una totale cretina.
“Io… niente, lasciamo perdere! Okay? Lasciamo stare.”
“Eh??”
“Questa volta la passi liscia, Otani, ma alla prossima non ne uscirai vivo, sappilo!” puntualizzo, agitando la spazzola che ho in mano davanti allo specchio, in un gesto di stizza, prima di portarmela ai capelli bagnati.
Onestamente, non voglio che arrivi il giorno del suo compleanno e noi due siamo ancora in questa situazione, con la sottoscritta che gli fa la guerra... è solo per questo, tanto per la cronaca!
Tanto vale mettere momentaneamente una pietra sopra questa faccenda e dargli un ultimatum. 
Lo sento distintamente ringhiare dall’altra parte del cellulare: “Io non ho fatto niente, brutta gigantessa da strapazzo!”
“Com’erano le ballerine?” la butto lì, con tono falsamente docile e pacato, smettendo di lottare contro i nodi umidicci della mia nuca e aggrappandomi al lavello.
“Ahh??”
“Com’erano? Nude, mezze nude, belle, brutte...”
“Non lo so, non le ho guardate.”
“… Tette grosse, piccole, alte, basse, more, bionde... quale ti è piaciuta di più?”
“Tu sei… argh! Ecco, ci sei riuscita! Sei riuscita  a farmi incazzare! Ed io che avevo chiamato per tentare di fare pace!”
“Non volevi sapere il mio voto?”
“Volevo, ma non me ne importa più nulla! Vado, ho da fare, ciao!”
“Ot-!”
E con questo, mi chiude la chiamata in faccia. Sento il mio volto incendiarsi di rabbia.
Pazzesco! Sta cercando di fare sentire me in colpa, quando è stato lui a sbagliare! Ed io che lo perdono anche!
Oh, ma adesso mi sentirà!


A: Essere ignobile
BRUTTO CAFONE IGNORANTE, HAI OSATO STACCARMI LA CHIAMATA IN FACCIA, GIURO CHE APPENA TI VEDO TI SQUARTO, BRUTTO PEZ


Cancello il tutto, febbricitante, e riscrivo:

Sei stato tu a incominciare, cavolo! Che diamine ci facevi in quel postaccio, me lo spieghi? E non venirmi a dire che non sapevi che posto fosse, tanto lo so che sei un solo nanetto perv

Ricancello ciò che ho scritto e, sbuffando, ricomincio:

Se c’è qualcosa che vorresti dirmi, Otani, dovresti solamente dirmela, non cercare altrove quello che

Oh, al diavolo!
Cancello velocemente il tutto per la terza volta e, con un sospiro, riprovo:


A: Essere ignobile
Ho preso il massimo, idiota. Prima in classifica. Chiamami, se ti va.


INVIO.
So che probabilmente non mi chiamerà adesso, sarà ancora infuriato per...
 
* È in arrivo una super telefonata! È in arrivo una super telefonata!*
 
… quanto è successo prima…? Che?


Chiamata in entrata : Essere ignobile

Sorrido e rispondo, schiarendomi la gola:
“Potevi farli passare almeno cinque secondi, sai?”
“IO TI STRANGOLO, KOIZUMI!!”
Scoppio a ridere allegramente, non potendo farne a meno. Metto il vivavoce al cellulare, appoggiandolo sulla mensola  accanto agli spazzolini, e riprendo a spazzolarmi i capelli, tutta la tensione e la rabbia svanite nel nulla.
“È per questo che mi hai detto di chiamarti? Per prendermi in giro?!” sbotta, seccato.
“No, scemo. Non pensavo che mi chiamassi così velocemente, tutto qui.”
Lo sento sbuffare sonoramente, mentre proseguo sghignazzando: “Primo posto... non male, eh? Considerando che l’ultima volta ero ultima...”
“A quanto pare i miracoli accadono,” replica freddamente lui, sempre arrabbiato per prima.
“Tsk. Ma quale miracoli... tutto merito della mia bravura!”
“Non ti sembra di darti un po’ troppe arie, spilungona?”
“Eccome se mi do delle arie, gnomo. Vorrei vedere, dopo tutto l’impegno che ci ho messo!” replico, poggiando la spazzola sul lavello; prendo a scrutare minuziosamente il mio viso allo specchio, come d’abitudine post- doccia, tormentandomi un brufoletto sul mento.
Lo sento sorridere: “Bè... congratulazioni, Koizumi,” cede infine, smettendo di fingersi furioso, “te lo sei meritato.”
Sorrido allo specchio, sentendomi arrossire dalle sue lusinghe: “Grazie, grazie...”
“Che fai, gongoli?”
“Certo, nano! Sono o non sono la ragazza – nonché fidanzata – migliore del pianeta?”
Lo sento sbuffare: “È una domanda a trabocchetto?”
“Non si risponde a una domanda con un’altra domanda. Ma spero tu abbia capito che non c’è nessun’altra migliore di me, perciò è inutile che cerchi altrove, tantomeno in luoghi di perdizione come squallidi Streep club!”
“Che scema…”
“Sappi però...” smetto di tormentarmi il viso e raddrizzo rigidamente la schiena, “che non sono felice per quanto è successo l’altra volta, Otani. Affatto,” concludo, con voce ferma e seria.
“Lo avevo capito...” mormora, prima di sospirare, “ma tu mi credi, vero?”
“Mah. Diciamo di sì.”
Diciamo? Alla faccia della fiducia!”
“Sì sì...” faccio annoiata, “ti credo... per questa volta.” puntualizzo.
“Il tuo tono è falso, lo sento.”
“Come vuoi... tanto mi ami lo stesso, At- chan!” cinguetto, tutta smielata.
“Bah. Che schifo.”
“COSA?! TU, BRUTTO-!!”
Bè, era scontato che facessimo pace, penso, stringendomi nell’asciugamano. Per fortuna è successo prima del suo compleanno...
“Okay,” sospira lui, sollevato, “ora che è tutto sistemato e hai smesso di credermi un pervertito, potresti gentilmente aprirmi?”
Tolgo il vivavoce al telefono e lo incastro tra l’orecchio e la spalla mentre ritorno in punta di piedi in camera mia. C’è un po’ caldo qui, devo arieggiare la stanza.
‘Hai smesso di credermi’? Forse intendevi dire: ‘hai capito che non sono’.”
“È … è uguale!”
“No, non lo è.”
“Come vuoi, ma aprimi!”
“Eh?” chiedo distrattamente mentre apro le tende, per poi scorrere la portafinestra per fare entrare aria.
“Aprimi,” ripete, impaziente, “sono qui, fuori dalla tua stanza.”
“Sì sì, solo un attimo, sto...”
Il telefono scivola dal mio orecchio, finendo con un tonfo sordo sul pavimento. Ma io sono immobilizzata dall’imbarazzo per potermene accorgere.
Otani, di fronte a me, ha la medesima espressione shockata, gli occhi sgranati.
Oh, dio.
Sto davanti a Otani, solamente con un asciugamano addosso!


 
***
 
POV Otani
 
 
Oh, dolci Kami.
... Koizumi è qui di fronte a me solo con un asciugamano addosso!
Il mio viso prende fuoco, nel frattempo che lo strillo acuto di Koizumi vibra per tutto il quartiere, spaventando qualche uccello nascosto sugli alberi, che vola via.
Decisamente ho scelto il momento peggiore per farle visita.
“LURIDO PERVERTITO!!”
“No! No, senti non è come-!”
“PERVERTITO, PERVERTITO, PERVERTITO...!!”
“Shht! Koizumi, ti prego sta zitta! Stavo solo…”
“… PERVERTITO, PERVERTITO... PERVERTITO!!”
Sto cercando disperatamente di recuperare la situazione, ma lei non pare ascoltarmi, premendosi con ostinazione i palmi contro le orecchie, le guance scarlatte.
“Koizumi, ti prego, fammi spiegare! N- non s-apevo fossi a-appena u-uscita dalla d-docc-!”
Interrompo il mio sproloquio per schivare il portapenne che Koizumi mi ha appena lanciato contro.
“VATTENE VIA SUBITO, MOLESTATORE!!”
“Ti stai sbagliando, idiota!!” la mia faccia deve essere più rossa di quanto lo sia stata in tutta la mia vita, “Se solo mi lasciassi spiegare-!!”
Accenno un passo dentro la stanza, e la vedo indietreggiare immediatamente fino al letto, in allarme (ridicolo!), stringendosi ancora di più in quel suo striminzito asciugamano:
“NON OSARE METTERE PIEDE QUI DENTRO!!”
“Non è come pensi! Volevo solo…” mi abbasso per evitare che il modellino in miniatura di Cain mi rompa qualche dente, “… accertarmi di persona che fosse tutto a posto tra noi, e se solo la smettessi di comportarti da pazza e di tirarmi roba addosso, forse sarebbe meglio!!”
“Sarebbe meglio che tu te ne andassi, invece! E subito!”
“Non se ne parla!” la mia voce ora è chiara e ferma, mentre varco la soglia e la guardo negli occhi, con sguardo carico di ostinazione.
“Stavo per perderti una volta, non ho intenzione di ricommettere lo stesso errore, chiaro?!”
Questo pare farla calmare. Mi lancia un’occhiata furiosa e incerta, poi respira profondamente, ritrovando padronanza di sé.
“Otani…”
Viene interrotta da un improvviso bussare alla porta, che ci fa raggelare entrambi sul posto.
“Nee- chan, tutto okay?”
Oh, no: il fratello di Koizumi!
In meno di un istante l’intera situazione si concretizza nella mia testa con la stessa devastante, schiacciante brutalità di un calcio nei gioielli:
Io+Koizumi mezza nuda+ camera sua ad un orario indecente+suo fratello che bussa alla porta.
= Sono un uomo morto!
Io e Koizumi e ci osserviamo inermi e con occhi colmi di panico, intanto che Takato continua a bussare imperterrito alla porta: “Nee- chan, vuoi aprirmi, per favore?”
“Ehm! S- solo un secondo!” farfuglia lei, prima di voltarsi verso di me, con sguardo allarmato: “Va’ fuori, esci...!” mi intima con un sussurro strozzato.
“Cos-?”
Non ho il tempo di esprimermi che lei si è già avventata contro di me e mi ha sospinto non troppo gentilmente fuori dalla portafinestra, chiudendo poi con un colpo secco la tenda, prima di andare ad aprire a suo fratello.
“A- allora? Che c’è?” domanda Koizumi, con voce malferma.
Sento Takato grugnire, evidentemente sospettoso: “Perché stavi gridando?”
“N- non è niente,” farfuglia lei, con voce stridula,“h-ho visto un ragno e… mi sono spaventata.”
“Un ragno?” la sua voce si fa ancora più diffidente,“Mi prendi in giro? Guarda che ti ho sentita: stavi urlando ‘pervertito’…”
Mi schiaffo una mano sulla tempia, demoralizzato. Dovevo immaginarlo: Koizumi è proprio negata a mentire e, di certo, suo fratello non è un idiota.
“Ehm… sì, era un ragno piuttosto grosso e… molesto. Eh eh... già. Sì.”
“Tu sei strana, nee- chan. Molto, molto strana.”
“Che vuoi che ti dica, sei sempre stato tu il figlio intelligente, non io! Se non ti dispiace ora dovrei asciugarmi i capelli e cambiarmi, quindi sciò.”
“Aspet-”
Sento la porta chiudersi, e Koizumi sospirare pesantemente. Lascio passare un paio di secondi e, non appena sono certo che il peggio sia passato, decido di chiamarla:
“Koizumi...?”
In assenza di una risposta faccio per scostare la tenda per entrare, ma la sua voce mi blocca all’istante:
“No, resta fuori! Devo vestirmi.”
“Oh,” per qualche strana ragione mi ritrovo ad arrossire nuovamente, “o-okay...”
“E non osare sbirciare!”
Le mie guance da rosso, diventano cremisi: “C- come se ne avessi l’intenzione!”
“Come hai detto??” ruggisce, rabbiosa.
“N- niente...”
Con un sospiro mi avvicino al muretto e vi appoggio i gomiti, affacciandomi al balcone. Mi perdo ad osservare il cielo stellato e respiro profondamente, facendomi cullare dalla leggera brezza di Marzo e dal lieve aroma di rose che mi giunge alle narici.
Cerco di concentrarmi su quella quiete notturna, e per qualche secondo sembro riuscirci ma, per qualche strana ragione, il fruscio indistinto di vestiti che proviene da dentro rappresenta una grossa distrazione, per me.
In men che non si dica tutto l’imbarazzo accumulato e tenuto a bada finora esplode nel mio cervello come la cima di un termometro che ha raggiunto una temperatura troppo elevata, facendomi andare in tilt e arrossire nuovamente.
“Cavolo...” sussurro tra me e me mentre mi gratto la nuca, ancora sotto shock, “aveva solo un asciugamano addosso...”
È stato il momento più imbarazzante di tutta mia vita, questo è sicuro... e ne ho avuti a centinaia, di momenti imbarazzanti! Voglio dire, è stato del tutto inaspettato... non mi aspettavo di certo quello, quando ho deciso di venire qui! È una cosa che difficilmente posso levarmi dalla testa e dimenticare come se niente sia successo, giusto? E il fatto di cominciare a chiedermi cosa ci fosse sotto quell’asciugamano non aiuta affatto...
Allento il colletto della felpa e deglutisco, sentendomi improvvisamente la gola secca.
Sbaglio o fa caldo, qui fuori? L’aria è ancora piuttosto fresca, specie di notte, ma allora perché sento la mia pelle scottare sotto la maglia, come se avessi la febbre? Forse ce l’ho sul serio. Istintivamente mi volto per guardarmi alle spalle, per poi tornare con uno scatto a guardare di fronte a me, gli occhi sbarrati e i battiti del mio cuore accelerati.
Perché mi sono voltato? Speravo di scorgere la figura di Koizumi tra le tende, vederla di nuovo in asciugamano? Non sono un guardone! Lo sono? E perché questa strana fitta di delusione? Sarà perché mi sono trovato davanti le tende chiuse e non lei?
“Ho quasi fatto...” mi informa Koizumi; dal suo tono di voce anche lei sembra nervosa.
Questa situazione è nuova e strana per entrambi... anche se dubito che Koizumi sospetti la natura dei miei pensieri su di lei, al momento. Sicuramente sarà furiosa, oltre che imbarazzata. Eppure, io non mi sento affatto in colpa...
Aspetta. Cos'è questo strano ghigno che mi si sta formando sulla faccia, neanche fossi il Grinch e avessi appena rovinato il Natale ai Nonsokì per i prossimi vent'anni? E perché improvvisamente sento di voler ringraziare il Cosmo e ho certi pensieri idioti su Koizumi e il suo asciugamano, del genere ‘un regalo di compleanno anticipato’ e simili? Pft! Come se Koizumi mezza nuda possa essere un regalo... potrebbe? Oh dio, spero di sì... voglio dire, NO! Non si spoglierebbe mai di fronte a me, comunque. O sì? Ovvio che no, la sua reazione di prima lo dimostra! E se glielo chiedessi? COSA?! Perché dovrei farlo?! Datti un contegno, santo cielo, sembri un depravato! Stupida tenda. Le tende non sono stupide. Magari però la prossima volta non mi vedrà...
“NON CI SARA’ NESSUNA PROSSIMA VOLTA, CHIARO?!”
“Cosa?!” sbotta lei, frastornata.
“Che cosa?” sussulto, ritornando bruscamente coi piedi per terra,“No, ehm stavo solo…” la mia voce si affievolisce e decido che è meglio lasciar cadere il discorso. Cavolo.
Mi schiarisco la gola: “T-ti ci vuole ancora molto?”
“No, ho finito. Puoi entrare.”
Con un sospiro di sollievo mi allontano dal muretto e scosto la tenda, entrando nella stanza, deciso a lasciare fuori tutti quei confusi e inopportuni pensieri.
Koizumi mi da le spalle, già dentro il pigiama celeste e i capelli ancora bagnati, con l’orecchio incollato alla porta – per accertarsi che i suoi familiari siano andati a dormire, presumo. Di nuovo, avverto quella fitta di delusione causata dall’inconscia – e del tutto vana – speranza di trovarla ancora avvolta nell’asciugamano (o comunque in intimo... MA COSA?! VUOI PIANTARLA O NO??!).
Poi lei si stacca dalla porta e si volta, rivelando la stampa di un tenero coniglio bianco dal muso rosa sul fronte della maglia del pigiama, e quel senso di delusione scompare all’istante, sostituito da un’ondata di tenerezza che sembra travolgermi, il sorriso che sboccia come per magia sulle mie labbra, il lieve rossore delle guance e un intenso, familiare impulso di andarle incontro e stringerla tra le mie braccia per non lasciarla andare mai.
Quando il mio sguardo sale, incontrando il suo viso, però, il sorriso scivola inesorabilmente via dal mio, insieme all’entusiasmo: è livida di rabbia.
“Sei fortunato, quel tuo urlo sembra non aver disturbato nessuno tranne me,” commenta, con voce carica di stizza.
Incapace di guardarla mi porto una mano dietro la nuca, mortificato: “Mi spiace, per quello...”
Incrocia le braccia al petto e assottiglia lo sguardo: male, malissimo. Sono nella merda fino al collo.
“A quanto pare oltre l’essere un nanerottolo perverso e un maledetto bugiardo, non sei neanche un uomo di parola.”
Sollevo la nuca e la guardo, corrugando la fronte: “Che intendi? Quando mai non sono stato di parola?”
“Proprio adesso. Avevi promesso che non ti saresti più arrampicato fino alla mia stanza e invece lo hai fatto.”
Faccio spallucce, indifferente: “Mi spiace ma sembra la via più semplice per parlarti di persona quando sei arrabbiata, visto che è praticamente impossibile rintracciarti per chiarire con te. Neanche tu perdi le brutte abitudini... mi adeguo e basta.”
“Non sei stato di parola. Avevi promesso.”
“Solo nel caso tu mi avessi aperto la porta e, guarda un po’, ovviamente non lo hai fatto. Quindi siamo pari.”
Koizumi sbuffa innervosita, e io proseguo spedito: “E comunque, se vuoi saperlo, da quel giorno non sembro più avere alcun problema con le altezze. È stato facilissimo arrampicarsi di nuovo,” estraggo dalla tasca della felpa un paio di guanti neri da alpinismo, prima di rimetterli in tasca: “Stavolta ho usato questi, perfetti per le scalate e ottimi per proteggersi dalle spine – e, a proposito, belle le rose, devono essere appena sbocciate, non è vero?”
“Non è questo il punto!” sbotta lei, rossa in viso, “A-avevi promesso e… e non sei stato di parola, e… e… s-saresti potuto c-cadere e romperti l’osso del collo...” la sua voce stridula è un chiaro segno che è prossima alle lacrime, “s- senza contare che per colpa tua il mio modellino in miniatura di Cain ha perso un braccio,” piagnucola, afferrando la statuetta dal pavimento e cercando di mettere insieme le due parti.
Ah. Quindi è più preoccupata per l’incolumità di quel... coso, che della mia.
“Solo il braccio? Peccato,” commento, acido. Okay, so che essere gelosi di un giocattolo o di un videogioco è da stupidi. Però, bè... lo sono.
“Devo ricordarti che sei stata tu a tirarmelo addosso?”
“Avresti potuto fare la stessa fine, se fossi caduto, sai?”
“Quindi non sei più arrabbiata con me, dato che senti questo… uhm, istinto di protezione nei miei confronti.”
Capisco di aver detto la cosa giusta, perché Koizumi distoglie l’attenzione dal suo giocattolino, poggiandolo sulla scrivania, e mi lancia un’occhiata, l’angolo sinistro della sua bocca che trema per non cedere all’impulso di sollevarsi all’insù:
“Non illuderti. Io sono sempre arrabbiata con te.”
“Ah- ah...”
Mi avvicino cautamente a lei di qualche passo e lei se ne accorge, ma questa volta non indietreggia.
“Però, sai... devi ammettere che questa cosa dell’arrampicarsi fino alla tua camera ha un non so che di romantico...”
“Di malato, vorrai dire.”
“… Tipo, che so, Romeo e Giulietta.”
Cavolo, sul serio? Sto flirtando con lei, con Koizumi in pigiama (di presenza e non più al telefono) nella sua camera, i suoi famigliari a pochi passi da noi e, probabilmente, con suo fratello che origlia accucciato dietro la porta.
In realtà non ho molta esperienza, in questo campo. Non ho mai avuto bisogno di provarci con nessuna, di solito sono sempre state le ragazze a provarci con me (sono irresistibile, che posso farci?), e con Kanzaki ero ancora troppo timido e ingenuo per capire le dinamiche di una vera relazione.
Perciò, tutta questa situazione mi sembra nuova e… bè, mi piace. Provarci con Koizumi, mi piace.
La vedo arricciare il naso, inorridita: “Piantala, scemo. Mi sembri Haruka.”
“Ma io sono più bello e più figo. Non trovi?”
“E anche più modesto, certo. Deve esserti entrata troppa aria nel cervello, Otani… mi stai spaventando.”
“O forse sono solo felice di vederti, finalmente. Mi… sei mancata.”
È la verità. E so che anche io le sono mancato. Glielo leggo in quel viso cocciutamente inespressivo – ma che per me, ormai, è come un libro aperto – che vorrebbe saltarmi al collo e abbracciarmi fino a stritolarmi.
Koizumi solleva un sopracciglio al mio commento, lievemente scettica, ma per il resto non si muove di un millimetro dalla sua posizione iniziale, con le braccia conserte. Sono già di fronte a lei e le sfioro la spalla, dopodiché mi sollevo sulle mezze punte per premere le mie labbra contro le sue, ostinatamente serrate e rigide.
Mi distacco con un sospiro: non ha ricambiato.
So che è ancora arrabbiata per la faccenda dello Streep club, perciò al momento mi ritengo già fortunato che non mi abbia respinto. È già un grosso passo avanti, considerando la reazione che ha avuto quella sera. Senza contare la sua testardaggine.
Tuttavia, non riesco a mandarlo giù: è l’ennesimo malinteso che ci fa allontanare, e ne ho piene le tasche. Devo risolvere questa faccenda adesso.
Per cui, scaccio via la delusione e tento un sorriso ammiccante: “Se ti ostini in questo modo, sappi che dovrò tirare fuori l’artiglieria pesante...”
Koizumi arrossisce di botto, diventando cremisi e facendo così sgretolare la sua perfetta maschera di indifferenza: “N-non voglio che tu esca fuori nulla!”
Scoppio a ridere, ma subito lei mi tappa la bocca con la mano: “Ma sei idiota, Ottonano? Vuoi svegliare i miei??”
Ops.
Le lancio un’occhiata di scuse, e lei mi libera dalla presa, sospirando: “Sarà meglio che tu te ne vada. È tardi.”
Scuoto ostinatamente la nuca: “Neanche per sogno. Non prima di aver sistemato le cose tra noi.”
Koizumi solleva gli occhi al cielo e sbuffa, esasperata: “Dio, Otani, quanto sei testardo!”
“Testardo io?”
Le vado dietro, mentre lei si avvicina al proprio letto e vi si siede a gambe incrociate, acciuffando uno dei cuscini, abbracciandolo.
“Si, tu,” replica stizzosamente,“mi sembrava avessimo già chiarito al telefono.”
Sembrava, appunto. Ma non hai ricambiato il mio bacio, però...”
“Questo per farti capire che arrampicarsi sulla facciata di casa mia non porta a niente di romantico.”
“Mi sarei arrampicato dal retro, ma in quel caso raggiungere la tua stanza sarebbe stato un tantino problematico, non trovi?”
“Idiota. Piantala di scherzare, sono seria.”
“Perciò è per questo che sei arrabbiata con me, non più per via di... uhm, quella sera.”
“Diciamo che quello contribuisce in parte al mio malumore.”
Sbuffo, seccato: “Ancora con questa storia? Cavolo, Koizumi, quante volte... no, sai che ti dico? Pensa quello che vuoi, sono stufo di giustificarmi per una cosa che non ho fatto.”
Davvero, il fatto che non abbia ricambiato il mio bacio per questo motivo, mi fa saltare i nervi.
Koizumi assottiglia lo sguardo: “E questo che cavolo vorrebbe dire?”
“Esattamente quello che ho detto. Sono venuto fin qui con le buone intenzioni, e invece tu continui a perorare la tua causa...”
“Guarda che non mi sono inventata nulla, tu c’eri in quel locale, ti ho visto. Cos’altro dovrei pensare?”
Non l’ascolto nemmeno: “Ti chiamo e non rispondi; mi arrampico fino alla tua stanza per cercare di fare pace e mi urli addosso, e quando ti bacio non ricambi... e tutto perché ti ostini a pensare male di me. Se hai intenzione di essere ancora così di malumore per il giorno del mio compleanno dimmelo subito, Koizumi: mi organizzerò di conseguenza.”
A quelle ultime parole, lei mi lancia un’occhiata gelida: “Hai già intenzione di stare con i tuoi amici dell’università quel giorno, non è vero? Fa’ come vuoi, allora.”
“Non è così, stupida. Non intendevo... volevo dire, che invece di sorbirmi te che mi tieni il muso per delle sciocchezze, preferisco passare del tempo con i miei amici.”
Oh, no.
Mezzo secondo dopo aver pronunciato quella frase, realizzo di aver appena detto la cosa più sbagliata che avessi mai potuto dire: gli occhi di Koizumi ormai mandano lampi.
“Ho capito,” dice freddamente, “non vuoi che la mia ingombrante e musona presenza intralci i festeggiamenti. Messaggio ricevuto. Dato che preferisci passare il giorno del tuo compleanno con la tua nuova compagnia, sta pur certo che non mi avrai tra i piedi.”
“No, ti sbagli, io…”
“Adesso è meglio che tu te ne vada... sono davvero stanca e domani devo lavorare,” il suo sguardo è triste ora, mentre sembra tutta presa dall’angolo del suo cuscino.
Cavolo, ma perché sono così stupido? Volevo fare pace con lei, e invece ho lasciato che il fastidio per non aver ricambiato il mio bacio facesse sì che rovinasse tutto. Non voglio andarmene adesso, sento che le cose rispetto a prima sono anche peggiorate.
Ma Koizumi è davvero di umore pessimo stasera, e se rimanessi probabilmente succederà qualcosa di ancora più spiacevole. Per cui non mi resta che arrendermi, per questa sera:
“Va bene, come vuoi. Dormici su.”
Un po’ titubante mi chino per cercare le sue labbra, ma trovo solo la sua guancia.
Con un breve sospiro, mi avvio verso la portafinestra e scosto la tenda. Lancio un’ultima occhiata a Koizumi, che mi da le spalle ormai distesa sul letto, prima di uscire nella notte, che mi sembra più fredda rispetto a prima.
“Non ti importa più nulla che possa cadere e farmi male, Koizumi?” mormoro tristemente alla luna.


 
***

 
POV Risa
 
 
Chiudo la tenda, dopo aver tenuto d’occhio Otani fino a quando non ha svoltato l’angolo, per poi lanciarmi sul letto, afferrando il cellulare dal comodino:


A: Nobu
Il mio piano sta funzionando. RK
 
Da quando hai un piano? NH
 
Da stasera. Ho fatto credere a Otani di essere ancora arrabbiata con lui, così non sospetterà che gli sto organizzando una festa di compleanno e resterà ancora più sorpreso. RK
 
Dici che se l’è bevuta? NH
 
Sì. Ha fatto una faccia, quando non ho ricambiato il suo bacio... e sembrava talmente abbattuto quando se n’è andato, mentre io avevo solo voglia di fermarlo e abbracciarlo fino a stritolarlo. RK
 
Povero.
Ma sicuramente i suoi amici dell’università gli organizzeranno qualcosa... NH
 
Non se li avvertiamo e chiediamo loro di partecipare alla mia idea. Nakao avrà sicuramente il numero dell’amico di Otani. RK
 
Chi, Kyo? NH
 
Proprio lui. Basterà un giro di telefonate, e il gioco è fatto. RK
 
Non pensavo di poterlo mai dire, ma… sei davvero subdola, ragazza!;) NH
 
Lo so. ;) RK
 
Mammina è tanto orgogliosa. NH
 
Ehm, ne sono felice...credo. RK
 
* Nakao è stato aggiunto alla conversazione *
 
Ehi, per caso hai il numero di qualche amico di Otani dell’università? RK
 
Certo, ho il numero del suo amico Kyo. Perché? HN
 
Mi è venuta un’idea per la festa a sorpresa di Otani, e vorrei che partecipassero anche i suoi amici dell’università. Potresti darmi il suo numero, in modo che gli possa spiegare? RK
 
Certo, non c’è problema, ma se vuoi posso fare da tramite e spiegarglielo direttamente io! :) HN
 
Oh, sarebbe fantastico! L’importante è che facciano tutti il passaparola tra di loro. RK
 
Scusate se mi intrometto, ma se Otani non deve sapere l’orario e il luogo della sua festa, come farà a presentarsi? NH
 
Sta tranquilla, ho già pensato io a quello. RK
 
Se lo dici tu... NH
 
Kyo dice che ci sta! :D HN
 
Perfetto! Che l’operazione “The Otani”[3] abbia inizio. RK
 
Aspetta, perché “The Otani”? NH
 
E dai, assecondami...RK
 
Ma è stupido... NH
 
Uff... RK
 
Sei sicura che si lascerà convincere a venire? HN
 
Ma certo che verrà. Lui c’è sempre. RK


 
***
 
 
“Perché cavolo non è ancora arrivato, quel nanetto?” sbuffo spazientita, guardando l’orario sul display del cellulare per la quindicesima volta in cinque minuti.
E il giorno del compleanno di Otani e qui al parco ci siamo tutti: Nakao, Chiharu, Suzuki, Seiko (che ha portato una valanga di pasticcini e bevande varie e mi ha aiutato ad allestire il tutto), alcuni ex compagni di basket di Otani, Mimi, persino Haruka è venuto (anche se ad Otani presumo sia indifferente la sua presenza), e il parco è già gremito di gente (fortuna che siamo arrivati presto, in modo da stabilirci in uno dei posti migliori).
Manca solo Otani.        
“Sono le 19:40 e sarebbe dovuto essere qui già mezzora fa...” sospira Chiharu aggrappandosi al braccio di Suzuki.
“Ehi, tu, brutta strega!” Mimi si avvicina a me, puntandomi un dito, minacciosa:
“Spiegami perché At- chan non è ancora arrivato!”
“Non lo so, io…”
“Tsk, non  è certo colpa di Risa, se quel piccoletto non la merita,” si intromette Haruka, “insomma, guarda cosa ha fatto per lui, e neanche si degna di presentarsi!” sbotta, indicando attorno a sé le numerose lanterne sparse, le luci sugli alberi, lo striscione confezionato dalla sottoscritta, sul quale si legge ‘Tanti Auguri Nano’ (aspetta, Nano? Dev’esserci senz’altro lo zampino di Haruka)  e il tavolo pieno di leccornie varie, tra le quali fa bella mostra di sé una torta rotonda al cioccolato (la preferita di Otani), con su scritto ‘Happy B- day, Otani!’ con la glassa al mirtillo e una candelina a forma di 19 sopra.
“Sei sicuro che Otani abbia ricevuto il messaggio?” mi domanda Nakao.
Scuoto mestamente la nuca: “Non mi ha risposto... forse non lo ha letto.”
Mimi sbuffa: “Scusate, posso sapere di preciso, cosa c’era scritto nel messaggio?”
“Solo che Koizumi aveva bisogno di lui con urgenza,” risponde Nakao per me.
“E questo sarebbe il tuo piano?” sbotta Mimi, incredula,“c’era da aspettarselo da una rimbambita come te. Figurati se At- chan mollerebbe i festeggiamenti per il suo compleanno, perché tu gli ha scritto in un messaggio che hai bisogno di lui. Ridicolo!”
Sospiro, chinando la nuca, infelice: già, forse sono stata una sciocca a pensarlo. Farlo arrabbiare non è stata una grande idea, dopotutto.
Probabilmente lui davvero preferisce passare il suo compleanno con i suoi amici dell’università...
“Mimi- chan, non essere cattiva!” sbotta improvvisamente Seiko, infervorandosi, “Otani-senpai non ci penserebbe un secondo, mollerebbe tutto e correrebbe da Koizumi-senpai, come ha sempre fatto. Dico bene, Koizumi-senpai?”
Abbozzo un sorriso: “Sì.”
La mora sbuffa: “Ma per favore... e allora spiegami perché non è ancora qui.”
Prima che possa aprire bocca, Nakao mi chiama:
“C’è un messaggio, è Motoharu: dice che Otani li ha appena raggiunti al pub, scusandosi perché ha il cellulare scarico.”
“Allora davvero non avrà letto il messaggio...” sospiro per metà sollevata, per metà in ansia.
“Allora che si fa? Se non ha letto il messaggio, come lo convinciamo a venire qui?”
“Motoharu dice che ha un piano. Andrà bene, vedrai,” mi sorride Nakao, rassicurante.
Annuisco, sentendo la mia ansia crescere ogni secondo che passa.
Lui verrà, continuo a ripetermi, come a infondermi speranza.
Verrà. Ne sono sicura.
 
 
***

 
POV Otani
 
 
“Ehi, Chappi, giusto per curiosità, ma alla fine tu e la tua ragazza vi siete mollati?” mi domanda Moto, prima di portarsi il proprio bicchiere alle labbra.
Quasi mi strozzo con i salatini: “No,” rispondo bruscamente,“abbiamo solo litigato...”
“Oh,” commenta, lanciando un’occhiata a Emi, seduta sul divanetto del locale insieme a Shiozaki e Kyo e un altro paio di altri amici, “capisco. E avete fatto pace, o...?”
“Senti,” sospiro, sentendomi più depresso di quanto non lo fossi prima, “non mi va di parlarne...”
“Okay...”
Qualcosa però nel suo sguardo mi fa intendere che ci sia dell’altro, qualcosa che sta volutamente ignorando di dirmi.
“Perché?” domando infine, assottigliando gli occhi, sospettoso.
Lui fa spallucce: “Uhm, no nulla…”
“Moto...”
“Cioè, non ci sarebbe niente di strano se per caso l’avessi vista con un tizio alto e moro, proprio...?”
Nemmeno finisce di parlare che mi sono già alzato dallo sgabello, sotto lo sguardo accigliato degli altri:
“Dove? Quando?”
Anche Moto sembra stupito dalla mia reazione: “Ehm… al parco, poco prima di venire q...”
“L’Hanami, certo!” lo interrompo, “Sapevo che quel tipo aveva messo gli occhi su Koizumi, lo sapevo!” farfuglio agitato tra me e me, per poi rivolgermi nuovamente a Motoharu:
“Ne sei proprio sicuro, Moto? E’ Koizumi, che hai visto?”
“Ehm…” sembra ancora leggermente perplesso, addirittura in soggezione, intanto che io rimango a fissarlo negli occhi con risolutezza.
“… Sì.” afferma infine, con un sogghigno.
Mi sento crollare il mondo addosso.
“Merda... scusate, ragazzi, devo proprio andare.”
“Dove vai, Chappi?” mi domanda Emi, in ansia, “E’ successo qualcosa?”
“Ma è la tua festa...” aggiunge Shiozaki.
“Perdonatemi, davvero...”
Ma non posso lasciare che Koizumi mi sia portata via in questo modo da quel tizio, aggiungo tra me e me.
Con un’ultima occhiata di scuse rivolta ai miei amici, mi precipito fuori dal locale, i pugni già ben chiusi, pronti a rompere il naso di quel bellimbusto!
Non mi accorgo dei miei amici che mi seguono con lo sguardo fino all’uscita, per poi lanciarsi occhiatine d’intesa.

 


***
 

POV Risa
 
 
Mi sento un po’ un’idiota a stare qui in piedi in mezzo al parco, mentre gli altri sono tutti nascosti dietro gli alberi di ciliegio o chissà dove.
Non appena noto Otani in lontananza, il mio sguardo si illumina: è venuto davvero!
Ma il mio sorriso si affievolisce, non appena mi accorgo del suo volto, man mano che mi si avvicina, con passo inferocito: è livido di rabbia.
“Dimmi dov’è quel tizio!” sbraita, puntandomi un dito contro.
Mi acciglio, perplessa: “Eh? Tizio? Quale tizio?”
“Non fare la finta tonta con me!”
“Cosa?! Ma di che stai parlando, nanetto??”
“Lo sai benissimo di cosa-!”
E’ proprio in quel momento che tutti sbucano alle sue spalle, come da cliché, e urlano all’unisono:
“SORPRESAAAA!!”
Otani sussulta, voltandosi. Rimane a bocca aperta e una diversa gamma di emozioni attraversano il suo volto: smarrimento, sorpresa, realizzazione, commozione. E infine gioia.
Boccheggia, per poi voltarsi verso di me: “Tu!”
Ridacchio: “Io.”
“Tu... voi...” balbetta ancora sotto shock, indicando prima me e poi gli altri, che si precipitano ad abbracciarlo e a fargli gli auguri.
Otani è rimasto senza parole!
“Ehi, non dimenticatevi di noi!”
Ci voltiamo, accorgendoci degli amici universitari di Otani avvicinarsi sorridenti.
“Ricordiamoci che è merito del mio piano geniale, se Chappi è venuto qui!” ride il tizio più alto tra loro, dai capelli biondo cenere.
Otani va loro incontro: “Ma... anche voi...?”
“Ringrazia la tua donna... ha fatto le cose per bene, eh?” ridacchia bonaccione in risposta il gigante, osservandosi attorno con ammirazione, per poi inchinarsi teatralmente di fronte a me, afferrandomi la mano:
“Motoharu al suo servizio, graziosa donzella,” si presenta con sguardo ammiccate, baciandomi il dorso.
Sento Otani sbuffare pesantemente al mio fianco, e io ridacchio nervosa, portandomi l’altra mano dietro la nuca, imbarazzata da quel trattamento al quale non sono affatto abituata.
Il resto del tempo passa velocemente, perdendosi in un turbinio di schiamazzi indistinti e risate allegre. Rido dello stupore infantile sul volto di Otani, quando si avvicina al tavolo stracolmo di leccornie (“uao, c’è anche la torta al cioccolato! L’hai fatta tu, Koizumi?”) e quando i suoi ex compagni di squadra gli propongono di fare una partita lì su due piedi, e della sua espressione buffissima non appena gli spiego del mio piano (“‘The Otani’? Davvero Koziumi, che nome idiota”) e che la mia arrabbiatura verso di lui quando eravamo in camera mia faceva parte del piano (“non eri veramente arrabbiata? Anche quando...?”), e del suo imbarazzo, quando gli spiego che “sì, anche quando non ho ricambiato quel bacio, fingevo”.
E quando Kyo si siede sotto uno degli alberi rosati e suona la sua chitarra, e noi tutti lo attorniamo, intenti ad ascoltare rapiti quella dolce melodia, io e Otani, distanti, ci lanciamo un’occhiata: mi sorride teneramente, ed io mimo in risposta con le labbra, facendolo arrossire:
“Buon compleanno.”
 

 
 
***
 
POV Otani
 
 
La osservo da lontano, mentre ridacchia insieme ad Emi. E’ ormai notte inoltrata, e le lanterne luminose creano piacevoli giochi di luce tra le ciocche rossastre dei suoi capelli.
Sono sciolti, stasera, lisci e naturali. Sono anche più lunghi di quanto me li ricordassi... mi piacciono. Capisco che ha cercato di sembrare più carina per l’evento, e ciò mi fa arrossire e battere il cuore fortissimo.
Se ne porta una ciocca dietro l’orecchio, continuando a chiacchierare. Mi sforzo di distogliere lo sguardo da lei, altrimenti si accorgerà che la sto fissando con un’espressione beota.
Con la coda dell’occhio noto Motoharu venirmi incontro. Mi si accosta accanto, dandomi una pacca pesante sulla spalla.
“Sai di essere il più grosso bastardo che abbia mai messo piede su questo pianeta, vero?” mormoro aspramente, senza guardarlo, riferendomi alla sua falsa soffiata al pub.
“Oh, ci puoi scommettere,” sorride lui sfrontatamente, per niente scalfito dal mio malumore, “sai, ho avuto modo di conoscere meglio la tua dama...”
“Cosa hai detto a Koizumi?” affilo immediatamente lo sguardo puntandolo su di lui, avvertendo qualcosa di fastidioso grattare alla bocca dello stomaco, come un brutto presentimento: non c’è da fidarsi di Motoharu, ormai l’ho capito.
“Oh,” ridacchia lui, bonaccione e disinibito, come se mi conoscesse da sempre, “le ho soltanto spiegato che la faccenda dell’altra volta è stata tutta colpa mia. Mi sentivo in colpa e ho cercato di rimediare. Sembrava convinta, alla fine,” si schiarisce la gola, prima di prendersi una lunga sorsata di birra dalla bottiglia.
Alzo la testa per guardarlo in viso, accigliandomi. Non me lo aspettavo di certo... che lo abbia fatto per ripulirsi la coscienza? Bè, se non altro, almeno adesso so che ce l’ha, una coscienza. E se Koizumi tornerà a sorridermi di nuovo, sarà per merito suo. Forse non è così stronzo come credevo, in fondo.
“Oh... bè, grazie,” replico, schiarendomi la gola a mia volta, tornando a guardare davanti a me.
Lo sento soffocare una mezza risata:
“Sai, devo proprio dirtelo...” prosegue lanciandomi una lunga occhiata, a metà tra l’irritazione e la totale ammirazione, “sei un fortunato bastardo, piccoletto. La tua tipa è quel genere di donna che non passa di certo inosservata... e credimi, di donne ne ho conosciute parecchie!”
Sollevo di colpo lo sguardo su di lui, accigliandomi: “Scusami?”
Per tutta risposta, lui si porta le mani dietro la nuca, spensierato:
“Ma sì... sai, la vedi per la prima volta e non te la togli più dalla testa.”
Sento i miei arti irrigidirsi, le mie labbra tendersi in una linea sottile, e le mia mano destra dentro la tasca della giacca stringersi automaticamente a pugno, senza che nemmeno me ne renda conto.
Rettifico: è di certo il più grosso stronzo sulla faccia della Terra.
Sta calmo, Otani, mi ripeto mentalmente. Sai com’è Moto, sta solo cercando di provocarti...
Non posso di certo negare il fatto che Koizumi sia oggettivamente una bella ragazza. Lo è sempre stata, anche se lei continua tuttora a pensare il contrario. E non posso neanche impedire agli altri di notarlo, purtroppo. D’altronde, solo un cieco non se ne accorgerebbe.
E’ anche vero che non lo pensavo all’inizio, quando ci siamo conosciuti (all’epoca era solo una spilungona sgraziata e sciatta, per me), e sì, so di non dirglielo molto spesso (fare complimenti del genere rientra in quei casi per i quali io morirei di imbarazzo, insieme ai baci, le carezze, i ‘ti amo’ ecc...). Resta il fatto che, ammettendolo o meno, anno dopo anno, Koizumi sta diventando sempre più graziosa e, sì, bella, ai miei occhi e a quelli degli altri, centimetri in più compresi (perché l’altezza è ormai è una cosa più che superata, per me: è persino gradita).
Solo lei non sembra accorgersene.
Fatto sta che mi da un certo fastidio sentire parlare così di Koizumi da un altro ragazzo... specialmente se il suddetto ragazzo è quel porco di Motoharu.
“Ah, sì?” domando retorico, fingendomi totalmente indifferente, quando in realtà mi sento ribollire il sangue nel corpo.
Lui annuisce, allegro: “Eh, già... è davvero crudele, non credi? Le donne fidanzate sembrano siano state fatte apposta per lasciare il segno in un altro uomo per tutta la vita...”
“Sì? Bè, ti conviene toglierti la mia ragazza dalla testa, o l’unico segno che ti rimarrà a vita sarà quello del mio pugno sulla tua faccia,” rispondo freddamente, senza accorgermi di stringere in mano il bicchiere di plastica finora ignorato, ormai spiegazzato attorno alla presa salda delle mie dita. Me lo porto alle labbra e sorseggio qualche goccio di birra, fingendo tranquillità quando invece dentro mi sento ruggire.
Moto scoppia a ridere, con un fragoroso latrato che fa girare diverse teste nella nostra direzione:
“Esilarante...” commenta, piegandosi in avanti e asciugandosi una lacrimuccia all’angolo dell’occhio,  guadagnandosi un’occhiata assassina da parte mia: non sopporto chi mi provoca e poi si prende gioco di me.
“Amico, sarò anche un figlio di puttana, ma non le guardo mica quelle già fidanzate... ho una morale anch’io, cosa credi?” ammette, continuando a sghignazzare divertito.
Sbuffo, continuando a fingere indifferenza: “Non sapevo che i parassiti come te avessero una morale.”
“Ehi, ora non insultare. Ho solamente detto quello che penso, e cioè che la tua Koizumi è un gran bel bocconcino, e che se non fosse già impegnata avrei...”
“Forse non sono stato chiaro,” mi volto a guardarlo, assottigliando lo sguardo, “ma quello di prima era un avvertimento,” sussurro, con voce roca e carica di minaccia.
Evidentemente devo sembrare comico invece che incutere timore, perché il biondo scoppia nuovamente a ridere:
“Uao, non avrei mai pensato che un piccoletto della tua taglia potesse essere tanto impudente! La gelosia mette i muscoli anche alle pulci, è proprio vero.”
Quelle parole mi colpiscono, e mi ritrovo ad arrossire involontariamente. Ma cerco di non darlo a vedere, ridacchiando sprezzantemente:
“Non sono geloso.”
“Ah, no? E allora il fatto che volevi spaccarmi la faccia a suon di pugni solo per aver fatto un apprezzamento sul culo niente male della tua ragazza, come lo chiami?”
“Mi da solo fastidio che tu parli di lei pensando di conoscerla... aspetta, prima tu non hai detto nulla sul suo culo!” ringhio, tornando a guardarlo minaccioso.
“Raccontalo a qualcun altro,” mi sorride, ignorando del tutto la mia irritazione, con aria di chi la sa lunga, “non sono mica cieco, sai? Ho visto la luce nei tuoi occhi, quando la guardi.” Sobbalzo, a quelle parole:
Luce? Che luce? Cazzo!
Distolgo immediatamente lo sguardo da lui, arrossendo ancora di più e sperando che la voce non tradisca il mio panico:
“N-non so di cosa stai parlando...”
Lui solleva gli occhi al cielo: “Certo, certo. E comunque, anche quella ragazza, non sembra avere occhi che per te. Provarci sarebbe comunque inutile.”
“Allora perché mi provochi?”
“Perché è divertente!”
Grugnisco, guardandolo male. Questo tipo ha la capacità di farmi incazzare quasi quanto Koizumi. E so anche perché: ha ragione, inutile negarlo.
Sinceramente, dentro di me ho sempre saputo di essere geloso di Koizumi, sin da quando ho cominciato a frequentarla. E non mi riferisco solamente ad Haruka, e successivamente a Maity e Kohori... provavo, provo tuttora disagio anche con chiunque, qualunque cosa le rubi del tempo, che si tratti dell’accademia o degli amici... persino uno stupido videogioco ha la capacità di irritarmi!
Col tempo, questa gelosia si è protratta e si è estesa fino a diventare di questa portata... e non è detto che non continuerà a crescere in futuro.
Il fatto è che, nella mia testa, negli anni, si è fatto strada questo pensiero, ormai ben radicato e in crescita costante, che in un mondo in cui le persone sono destinate a trovare qualcuno a cui appartenere, Koizumi non può che essere di due persone soltanto: di se stessa, e mia. Fine della storia.
Non che Koizumi debba mai saperlo, comunque.
“Ehi, lo sai che sto solo scherzando, vero?” torna a mormorare il biondo dopo qualche istante, distraendomi dalle mie riflessioni; poggia la bottiglia ormai vuota per terra, estraendo il pacco di sigarette dalla tasca dei pantaloni:
“Cioè, tu sei un amico, e io non le guardo nemmeno le donne dei miei amici... per chi mi hai preso?”
“Per un gran bastardo?”
Ridacchia brevemente, mentre si accende la sigaretta e ne aspira la prima boccata:
“Forse. Ma di certo non a questi livelli. Davvero amico, sei fortunato, perché almeno tu hai qualcuno che ti ama…”
Ha lo sguardo ostinatamente rivolto alla punta dei propri piedi, e anche il suo sorriso si è affievolito. Sembra essersi fatto improvvisamente malinconico, proprio come quella sera al locale.
“Perché non ti dichiari ad Emi?” la butto lì, capendo cosa sta passando nella sua mente, “Guarda che l’ho capito che ti piace...”
“Scherzi? Ho una reputazione da difendere e da portare avanti con orgoglio. E poi,” aggiunge, sorridendo amaramente, “lei è così bella e intelligente... mi rifiuterebbe senza pensarci due volte.”
“Può darsi,” ammetto, in tutta franchezza, “ma se davvero tieni a lei non dovresti arrenderti di fronte al primo rifiuto... o al secondo. O al terzo. Ehm, quello che sto cercando di dire...” prendo un grosso respiro, prima di afferrarlo per le spalle e guardarlo risolutamente in viso, sotto il suo sguardo stupefatto:
“Per esperienza personale, un takuan può trasformarsi in granchio... fidati, so di cosa sto parlando.”
Si acciglia, ancora più confuso: “Un... takuan?”
Annuisco, convinto: “Già. E ti dirò di più: non solo potrai diventare un granchio, ma addirittura il re dei granchi, se solo ci crederai davvero...”
“Piccoletto, quanti bicchierini hai svuotato?”
“Sto solo dicendo che i sentimenti non sempre sono chiari e immediati, okay? Ma quando si desidera qualcosa è sempre meglio conquistarsela, e tenersela stretta con tutte le proprie forze. Penso solo questo,” concludo, facendo spallucce.
“Uao...” commenta Moto, sinceramente colpito dalle mie parole, “hai ragione. Non pensavo fossi così saggio.”
“Bè, sai... si vede che non mi conosci abbastanza,” gongolo, con soddisfazione.
“Anzi, no,” si corregge, dopo averci pensato su un istante, aprendosi in un largo sorriso, “non  saggio, ma innamorato... Chappi innamorato! Che dooolce!”
“Idiota!” avverto con orrore le mie guance riscaldarsi, “Non dirlo con quella vocetta da femmina in calore! Mi fa venire i brividi, che schifo!”
“Ma io sono tutta un fuoco per il mio Chappi!” mi salta addosso, aggrappandosi al mio braccio.
“Oh, dio, sento ritornare su quei pasticcini...”
“Questo vuol dire che non mi sposi più?” sporge il labbro inferiore cercando di esibire un broncio adorabile, ma che io trovo solo rivoltante.
“Preferirei giurare amore eterno a una puzzola.”
“Ma Chappi, i nostri figli!”
“Che? Quali figli? Non sono mai stato ubriaco in vita mia,” ribatto acidamente, cercando di scrollarmelo di dosso, nauseato dalla puzza di fumo.
“Scommetto che ti piacerei se fossi una stangona coi capelli rossi e un sedere da urlo,” mi sorride alludendo, neanche troppo velatamente, a Koizumi.
Ringhio, seccato: “Ancora con la storia del sedere...”
“A parte gli scherzi, come stai messo con la tua tipa?” mi domanda, mollando infine la presa e tornando ‘normale’.
Lo guardo senza capire: “Che intendi?”
“Insomma...” Moto mi lancia un’occhiata ammiccante, dandomi leggere gomitate sul braccio, “intendo, sai... se Chappi ha già centrato il canestro, non so se mi spiego...”
Non ho la più pallida idea del perché, ma capisco al volo a cosa si riferisce.
“NON!” ruggisco, il mio viso ormai rosso fosforescente, “… sono affari tuoi,” concludo fingendo compostezza, distogliendo lo sguardo. Dannazione!
Lo sento ridacchiare: “Lo sapevo, ancora nient-”
Lo zittisco, tirandogli un cazzotto sulla nuca: “TI HO DETTO CHE NON SONO AFFARI TUOI, IDIOTA!” sbraito, fuori di me dall’imbarazzo.
Dopodiché giro i tacchi e lo pianto lì, andando a cercarmi un posto tranquillo dove smaltire il mio malumore.


 
***
 
POV Risa
 
 
 
“Uh? Cos’ha Otani?” domando rivolta ad Emi, notando il mio immusonito ragazzo neo diciannovenne, addentrarsi a passo di marcia e col fumo alle orecchie in un sentiero acciottolato, prima di perderlo di vista.
“Non lo so, ho visto che parlava con Motoharu... probabilmente lo avrà provocato come al solito,” fa spallucce lei, “vuoi che vada a parlargli...?”
Le sorrido, scuotendo piano la nuca:
“No, vado io.”
Mi allontano, senza accorgermi che Emi mi segue con lo sguardo, con un lieve sorriso di resa.
Lo trovo seduto sotto a un albero di ciliegio, in riva a un ruscello illuminato dai riflessi cristallini della luna.
“Ehi…”
Al suono della mia voce, Otani si volta immediatamente, sorridendomi. Non sembra per niente arrabbiato, e la cosa mi stupisce.
“Ehi…”
“Come mai ti stai isolando, nanetto?” lo punzecchio, mentre mi siedo al suo fianco, incrociando le gambe.
Lui sbuffa, arrossendo appena: ”Non mi sto isolando... mi godo lo spettacolo.”
“Eh?” faccio, confusa, “Spettacolo? Quale...?”
Mi interrompo nel momento stesso in cui, voltando il capo, mi osservo attorno. Rimango senza fiato:
Una leggera brezza attraversa le nostre teste, accarezzando la criniera dei ciliegi rosati, e in un attimo io ed Otani siamo circondati da un oceano di petali rosa, le lanterne sparse qua e là sopra i rami e sull’erba, riflettendo le luci soffuse color pesca sull’acqua del ruscello e rendendo questo posto intriso di un’atmosfera magica e incantevole, da fiaba.
Sono senza parole, davvero. È...
“… Bellissimo,” sussurro a mezza voce, con gli occhi luminosi, senza riuscire a staccare lo sguardo da quello spettacolo. Non mi accorgo che Otani mi sta osservando di sottecchi, con la medesima espressione sognante.
“Già, davvero... bellissima,” mormora, in un tono dolce e carezzevole che non gli ho mai sentito.
Mi volto infine verso di lui, sorridendogli e godendomi la sua espressione imbarazzata.
“Pensavo che non ti stessi divertendo...”
“Al contrario,” scuote la nuca lui, “mi sto divertendo davvero molto. E anche tutti gli altri, a quanto pare...” si volta verso i nostri amici, i cui schiamazzi e risate si sentono sin da qui – sopra tutte, quella fragorosa di Motoharu, probabilmente già mezzo ubriaco.
“Moto mi ha detto che hai parlato con lui... sai, riguardo a quella faccenda...”
Annuisco, aprendomi in un sorriso sincero: “Già. Mi sembra un tipo molto simpatico... mi fa morire dal ridere!”
Vedo Otani rabbuiarsi all’istante: “Non lasciarti incantare, Koizumi. Fa il cascamorto, e dice certe battute solamente per attirare l’attenzione delle ragazze...”
Lo blocco, senza smettere di sorridere: “Non ci ha provato con me, te lo garantisco. Anzi, mi ha detto che devo fidarmi di te, e che sei un bravo ragazzo. Lui è davvero tuo amico, dopotutto.”
Otani si zittisce, soppesando le mie parole per qualche momento; poi mi prende delicatamente la mano, stringendola timidamente alla propria, senza sollevare il volto. Sorrido mentre intreccio le nostre dita, restituendo la stretta.
È bello avere un momento solo per noi.
“Grazie,” dice lui, continuando a tenere lo sguardo sulle nostre mani.
“Per cosa?”
“Per tutto. Per questa sorpresa, per aver messo una pietra sopra quella storia... per tutto.”
Sbuffo appena, ma senza perdere il sorriso: “E chi ti dice che ci abbia messo una pietra sopra?” chiedo, con tono petulante.
Otani mi guarda con la coda dell’occhio, truce: “Ma non hai appena detto che Moto era riuscito a convincerti?”
“Sì, ma… questo non significa che io non sia più incazzata per quello. Penso che lo sarò da qui fino al prossimo anno, o anche più avanti...”
“Non ti sembra di esagerare?”
“Affatto,” mi imbroncio, indispettita,“solo pensare a te circondato da tutte quelle scostumate, mi fa... argh!” mollo la sua mano e mi afferro i capelli, scompigliandoli in un moto di rabbia e frustrazione, “Certe cose mi fanno davvero incazz...”
Mi blocco immediatamente, non appena Otani con un solo gesto si abbassa sulle mie gambe intrecciate e vi appoggia spensieratamente la nuca, osservandomi per qualche secondo, con quel suo solito sorrisetto da schiaffi:
“Ahi ahi, Koizumi...” commenta, dopo aver represso una risata, “se continui così, non mi lascerai scelta, lo sai? Penserò davvero che tu sia gelosa...”
Arrossisco di botto, non essendo in grado di rispondere a tono: “C- cosa stai f-facendo?”
“Mmh? Mi metto comodo... perché, non posso?” sbatte innocentemente quelle ciglia lunghe e mi guarda con quegli adorabili occhioni da cucciolo. Maledetto.
Mi fingo perfettamente calma e a mio agio – probabilmente fallendo miseramente – e, dopo aver disteso le gambe e voltato stizzosamente il viso di lato, con voce astiosa gli rispondo:
“Mgh... come vuoi. A me non fa né caldo né freddo...”
Si solleva rapidamente e piazza il proprio volto a due centimetri dal mio. Sento il mio cuore fermarsi istantaneamente, così come il mio respiro.
“Davvero?” domanda in un sussurro, guardandomi dentro le pupille, “Non ti suscita proprio niente la mia vicinanza, Koizumi?”
Sto per andare in iperventilazione, me lo sento. Tra un momento all’altro sentirò il mio cuore tentare di sconquassarmi il torace, il mio cervello esplodere, probabilmente salterò al collo di Otani e lo bacerò fino a svenire tra le sue braccia per mancanza d’ossigeno... o mi sveglierò e mi renderò conto che si tratta solamente di un sogno.
“S- sì...” balbetto senza avere la benché minima idea di cosa mi stia uscendo di bocca, consapevole della mia espressione adorante, e pensando che molto probabilmente gli sto sbavando sulla maglietta. Questo pensiero mi fa bruscamente rinsavire dalle mie fantasie:
“… M- mi suscita qualcosa come il non sentirmi più la gamba,” concludo, cambiando la mia espressione da sognante ad arcigna, guardandolo male.
Vedo la confusione attraversare il suo sguardo accigliato: “Eh?”
“La tua mano. Sta schiacciando la mia gamba con tutto il tuo peso – e a proposito, sei pesante.”
Lui si affretta a staccare il palmo della mano – con la quale si era sollevato – dalla mia gamba e la poggia sul prato, distogliendo lo sguardo da me, rosso di vergogna. Sbuffa, imbronciandosi:
“Che gentile…” sembra esserci rimasto un po’ male, dal mio commento.
Improvvisamente mi sento in colpa... dopo tutto l’impegno che ci ho messo per rendere questo giorno speciale, perché cavolo devo farlo sentire giù, adesso?
#“Ricordati che è il suo compleanno. Tieni a freno quella linguaccia e le battute poco simpatiche per te, almeno per una serata, d’accordo? Cerca di essere carina, e anche dolce e romantica.”#
Le raccomandazioni di Nobu mi contorcono le viscere in modo fastidioso. 
Carina, dolce e romantica... come se non mi conoscesse! Sono tre aspetti che non fanno assolutamente parte di me! Osservo il viso di Otani – che nel frattempo è tornato a distendersi, poggiando la testa sulle mie gambe chiudendo gli occhi –, così bello e sereno... non come quando dorme, ma in qualche modo consapevole di cosa gli sta attorno e della mia presenza.
Mi mordicchio nervosamente le labbra, avvertendo il mio cuore accelerare i suoi battiti, la testa vorticare velocemente, sentendomi sempre più attratta verso quel viso...
La mia mano si muove da sola, impaziente di saggiare con i polpastrelli la morbidezza di quella pelle illuminata dalla luce lunare e dalle lanterne soffuse.
Non ho mai desiderato così ardentemente toccare qualcosa. Toccare lui
Otani apre di scatto gli occhi, e mi sento raggelare immediatamente: la mia mano si blocca a mezz’aria, mentre percepisco una quantità considerevole di sangue fluire tutta verso le mie guance, mandandole in fiamme. Rimane a fissarmi con uno sguardo indecifrabile, curioso ma perfettamente calmo.
Cielo... si è accorto che stavo per toccarlo! Merda, merda, merda!
Mi affretto a ricacciare indietro la mano, cercando di nasconderla dietro la schiena, ma lui è più rapido: mi afferra il polso, riportando i nostri volti vicini – talmente vicini che le nostre ciglia quasi si intrecciano le une con le altre.
Mi sento morire.
“Che stai facendo?” mormora, sollevando un sopracciglio e guardandomi negli occhi come non ha mai fatto.
“N- niente...” riesco a sussurrare appena, per poi schiarirmi nervosamente la gola, “non... ti ho ancora dato il tuo regalo.”
Lui corruga la fronte: “Eh?”
“Che vuol dire ‘eh?’, scemo?” rido, porgendogli la piccola busta che mi sono portata dietro, con dentro un regalo incartato dalla forma rettangolare,“pensavi non te ne facessi?”
“Bè...” si gratta la nuca, arrossendo appena e afferrando il dono, “non credevo ci fosse altro... non dovevi, davvero.”
“Invece sì,” ribatto con un gran sorriso, che lui ricambia immediatamente.
“Grazie,” dice, cominciando a scartarlo emozionato:
“Uao...è...” tira fuori dalla scatola la boccetta di acqua di colonia e svita il tappo per annusare, “buono,” commenta infine, e io mi lascio andare ad un sospiro di sollievo:
“Sai, ci ho pensato a lungo e alla fine ho optato per questo,” spiego, mordicchiandomi un’unghia, nervosa, “so che normalmente non si usa fare questo genere di regalo, dato che è una cosa strettamente legata al gusto personale, ma... ecco, ho voluto azzardare.”
“Bè, hai fatto centro,” commenta, versandosi due gocce sul polso, strofinandoselo poi contro l’altro e, successivamente, sul collo.
“Ti piace?”
Annuisce: “Sì, molto. A quanto pare mi conosci meglio di quanto immaginassi, Koizumi... chi l'avrebbe mai detto che avresti indovinato anche i miei gusti olfattivi?”
“In realtà non ci ho pensato molto. E' un odore buonissimo, e ho pensato che difficilmente non ti sarebbe piaciuto. Ho annusato praticamente tutti i profumi maschili che avevano in negozio... alla fine avevo la testa annebbiata da tutti quegli aromi!”
Ride, probabilmente intento ad immaginarmi a passare in rassegna ogni acqua di colonia e storcere il naso, fino ad intossicarmi.
“Ti aspettavi qualcosa di Umibozu, dì la verità.”
Lui scuote subito la nuca: “In realtà non so cosa mi aspettassi... ma sicuramente non questo. Dev’essere stato difficile sceglierne uno...”
“Non così tanto. Ho solo provato ad immaginarmi quale mi sarebbe piaciuto sentirti addosso,” spiego, facendo spallucce.
Rimane a fissarmi con sguardo indecifrabile per qualche momento, perso in chissà quali pensieri.
“Che c'é? domando allora, incuriosita dal suo mutismo.
Lui sorride, distogliendo lo sguardo da me e puntandolo sul regalo: “Niente, sono solo... sorpreso. E...”
“Conquistato?” suggerisco, con tono carico di aspettativa.
“Sì,” conferma dopo un istante, sorridendomi, “decisamente conquistato.”
Il mio volto si illumina, radioso. E’ rimasto di nuovo senza parole, penso, gongolando con soddisfazione.
Flirtare. Bene, facciamolo.
“Posso sentire?” avvicino il mio viso alla sua mandibola, e annuso sul suo collo. Sento Otani trattenere bruscamente il respiro, irrigidendosi istantaneamente.
Aspiro piano quella delicata fragranza di arancia e pompelmo, che sa di pulito e freschezza, e che insieme all’odore naturale della sua pelle lo rende decisamente il profumo più buono che io abbia mai sentito.
“Sai, mi sbagliavo. E' persino più buono, su di te,” mi esce detto, prima che possa impedirmelo.
Le guance di Otani sono davvero, davvero rosse, adesso. Per il mio gesto o per il mio commento, non so dirlo. Penso per entrambi.
“Che c’è?” domando nuovamente, con un sorrisino.
“Niente!” taglia corto lui, in modo brusco; ma le sue guance sono scarlatte: imbarazzato.
Sogghigno tra me e me, mentre lui torna a distendersi sull’erba, poggiando la testa sulle mie gambe, chiudendo gli occhi.
Per un po’ restiamo in silenzio, il placido sospiro rilassato e il lieve sollevarsi ritmico del torace di Otani, mentre intreccio le mie dita tra le sue ciocche morbide; e nonostante gli schiamazzi non troppo distanti non sento nulla se non uno strano senso di pace, come se fossimo dentro una bolla di sapone, lontani anni luce dal resto del mondo.
“Koizumi...” mi chiama cautamente, dopo quelli che sembrano anni.
“Mh?”
“Come sapevi che sarei venuto?”
“Non lo sapevo... ci speravo, però.”
Rimane in silenzio pensieroso per un altro paio di minuti, quando riapre gli occhi e mi guarda, riprendendo a palare:
“Ricordi quella volta in cui eravamo separati, e tu non volevi credere che io ti avessi lasciata davvero?” mi domanda in un sussurro, il suo sguardo ancora incatenato al mio, “Tu mi dicesti, che mi avresti aspettato alla stazione, per andare al festival autunnale insieme [3]...”
Mi sento invadere dalla tristezza, a quel ricordo, uno dei quali ho sempre cercato di rimuovere dalla mia mente, con tutta me stessa. Ripensare a quel periodo, il periodo più lungo in cui siamo stati separati, il peggiore della mia vita, fa ritornare in me l'ombra di quel vuoto che provai allora... quello della stazione è uno di quei ricordi che, di certo, non vorrei mai voler far riemergere.
“Sì...” rispondo infine, distogliendo amaramente lo sguardo dal suo, “anche se mi dicesti che non saresti venuto io ti aspettai lo stesso, nonostante quel tifone...”
“Ti ho mai detto che, invece, io ero lì?”
Mi volto di scatto verso di lui, sbarrando gli occhi: cosa...?
“C- cosa...?” esalo senza fiato in un sussurro strozzato, sentendomi il cuore galoppare nel petto.
Lui annuisce, arrossendo appena: “E' così. All’inizio ero indeciso se andare o meno... avevo una scusa perfetta, dato che c'era brutto tempo e tutto quanto. Ma la verità è che ero indeciso. Se seguire la mia testa, o...” fa una pausa, guardando altrove, “bè, alla fine mi decisi ad andare, ma... arrivai tardi. Te n'eri già andata.”
Rimango zitta e muta, pietrificata dallo stupore, non sapendo davvero cosa dire. Non riesco a crederci. Lui era davvero lì...
"Tu credevi che io non ti avessi lasciata sul serio..." riprende lui, tornando a guardarmi intensamente, “ma la verità, è che io non ti ho mai davvero lasciata, Koizumi.”
Trattengo bruscamente il respiro: ho sentito bene?
“Oh, Otani...” riesco solo a dire, in un sussurro soffocato.
Questa rivelazione, è molto, molto più di quanto avessi mai potuto sperare di ricevere da lui. Il regalo più grande, il gesto più concreto, la conferma che avevo bisogno di sentire, più di qualsiasi altra cosa. E all'improvviso, anche quel ricordo, pieno di rancore e amarezza, che ho sempre cercato di rintanare in un angolino nella mia mente perché troppo doloroso, si trasforma in qualcosa di meraviglioso.
Eccolo: posso vederlo con chiarezza adesso, e voglio che occupi tutti i miei pensieri; è . E mi riempie il cuore di gioia.
Perché finalmente, capisco che Otani non ha mai potuto fare a meno di me. Né in quel momento, né mai.
Come ho potuto pensare, anche solo per un istante, che stasera non venisse?
Otani c’è sempre stato, c’è, e ci sarà sempre.
Sento le lacrime gonfiarmi gli occhi. Dio, sono così felice.
Lo amo. Sempre, sempre di più.
Lui sbuffa, sollevando gli occhi al cielo: “E adesso, perché stai piangend...?”
Non lo lascio finire: senza averlo premeditato, spinta dalla felicità del momento, socchiudo le palpebre, abbasso impercettibilmente il viso e poggio le mie labbra sulle sue.
È inusuale, da parte mia... questi slanci non sono da me. Ma questa volta, è l’istinto che mi ha guidata.
Quando è stata l’ultima volta che l’ho baciato io, per prima? Ah, giusto: prima che ci mettessimo insieme, addirittura prima che lui mi baciasse per sbaglio nella sua stanza.
È successo nella nostra classe: io, presa dalla rabbia e dalla frustrazione, lo avevo baciato. Con forza. E poi gli avevo urlato contro che lo avrei dimenticato. Un bacio amaro, duro, dal sapore aspro e malinconico. E’ stata anche l’unica volta, che ho preso io l’iniziativa.
Questo bacio è molto diverso. Tutto il contrario. Le mie labbra vagano soffici sopra le sue,dal retrogusto di torta al cioccolato, quasi esplorandole. Non intimidite, ma caute.
Da parte sua, Otani sembra stupito dal mio gesto: lo percepisco dalla rigidità delle sue labbra, che dopo qualche istante di incertezza tornando a stendersi, premendo con leggerezza sulle mie.
Sento un soffio d’aria scivolare sulla mia pelle, nell’istante in cui mi bacia, e sorrido: si è lasciato sfuggire un sospiro di resa, quasi impercettibile. Continuo a tracciare il profilo delle sue labbra con la mia bocca, mentre Otani fa lo stesso con la sua, perdendo del tutto il senso del tempo.
La mano di Otani scivola dietro la mia nuca, le dita che si intrecciano ai fili dei miei capelli; mi attira ancora di più a sé, premendo con maggiore forza la sua bocca contro la mia. Rispondo con lo stesso entusiasmo, avvertendo il mio cuore tambureggiare contro la mia cassa toracica, e i miei polmoni svuotarsi del tutto.
Mi chiedo cosa sia questo strano formicolio. Lo sento attraversarmi per tutto il corpo, da parte a parte. Non ci siamo mai baciati così. Non siamo mai stati così presi da quello che stiamo facendo, così partecipi... così consapevoli di starci baciando.
Tranne, forse, al mio diciottesimo compleanno... ma in quel momento pensavo stessi sognando, di stare vivendo un’illusione. Otani aveva finalmente accettato i miei sentimenti, e mi sembrava tutto così irreale... non che non abbia seri dubbi anche adesso, in realtà.
Penso sia il miglior bacio che ci siamo mai dati finora. E il più lungo.
Solo quando mi separo da lui, coprendomi la bocca con la mano, mi convinco di essere completamente sveglia, paonazza da capo a piedi, il respiro che tarda a tornare completamente.
Accidenti. È stato bello. Molto più che bello. È stato come... come...
“Ancora.”
Il suo sussurro roco mi risveglia dal mio stato di trance, e mi costringe – seppure con difficoltà, per via dei miei occhi lucidi – a mettere a fuoco il suo viso: mi sta fissando – fissando, non osservando – con gli occhi ridotti a due fessure, anche lui con le guance rossissime e il fiato corto. È meraviglioso.
“E- eh?!” farfuglio, agitata e ancora non del tutto in me. Raddrizzo la schiena, allontanandomi dal suo volto e rompendo definitivamente l’atmosfera che si era precedentemente creata.
Otani rimane con la nuca appoggiata sulle mie gambe e continua a guardarmi imperterrito, con una strana luce negli occhi; tuttavia, noto il suo rossore espandersi in tutto il suo viso:
“V- voglio dire... d-dato che oggi è il mio compleanno, vorrei... ehm,” balbetta, prima di prendere un grosso respiro, “se non sbaglio mi devi un bacio per non aver ricambiato l’altra volta, quindi, ehm... dammi un... altro bacio. Per favore...?”
Mi correggo: questo deve essere per forza un sogno. Sì, assolutamente.
Boccheggio, non sapendo bene cosa dire. Aspetto un paio di minuti, giusto il tempo che il mio cuore ritorni ad avere un battito quasi normale, e dopo aver ritrovato un po’ di contegno e respiro, rispondo:
“Cal... calma i bollenti spiriti, nanetto,” ridacchio nervosamente; non lo sto guardando, ma posso immaginare la delusione dipinta sul suo viso. Un altro bacio come quello e il mio cuore potrebbe seriamente esplodere.
Otani sospira, arrendendosi: “D’accordo... ma mi devi un bacio, chiaro? Me lo prenderò quando meno te lo aspetti, sappilo,” aggiunge poi, ammiccante.
Arrossisco di botto: “Scemo...”
Lui si lascia andare ad una risata allegra, e io rimango a fissarlo ammaliata, non potendo fare a meno di sorridere a mia volta.
E mentre lo osservo ridere di gusto, l’aria serena e felice che traspare dal suo viso, esattamente come quella sera d’estate di tre anni fa le parole sgorgano da sole dal mio cuore:
“Ti amo, Otani.”
Non sto frignando, non sto ridacchiando come una stupida, non sto morendo d’imbarazzo – né tantomeno sto urlando in mezzo a una strada come una pazza.
Otani smette istantaneamente di ridere, le sue guance che prendono colore: “M- ma... perché mettersi a dire queste cose, adesso?!”
Non ricevendo alcuna replica da parte mia, mi guarda attentamente in volto e si accorge che in realtà non sto affatto cercando di fare la melensa, metterlo in imbarazzo o altro.
Lo sto osservando con due occhi enormi, cercando di esprimere con lo sguardo tutta la sincerità delle mie parole, sentendomi pericolosamente prossima alle lacrime.
Lo sento sospirare impercettibilmente; dopodiché solleva lo sguardo e mi fissa a sua volta, in viso la medesima espressione seria e risoluta:
“Anch’io, Koizumi,” dichiara infine, senza neanche l’ombra di un sorriso o di incertezza.
Ci osserviamo per qualche istante, prima di avvicinarci lentamente l’uno verso l’altra; le nostre labbra si sono appena sfiorate, quando d’un tratto una voce ci fa bloccare:
“Otani- kuuuun!! Dove sei tuuuuu??!”
Qualcuno ride di gusto: “Moto chi saresti adesso, Scooby Doo?”
“Ormai è andato!”
Io e Otani ci separiamo, sospirando impercettibilmente, imbarazzati.
“Sarà meglio andare, adesso...” aggancia una mano dietro il collo, guardando altrove.
Annuisco in silenzio. Ci solleviamo entrambi e insieme raggiungiamo gli altri, unendoci ai festeggiamenti.


 
***

 
La sera dopo
 
 
 
“Allora, raccontami: a Otani è piaciuto il tuo regalo?” mi domanda Nobu.
Annuisco, rivolta allo schermo del pc: “Moltissimo. Sai, gli ho detto che, tra tutti, quello era il profumo che immaginassi stesse meglio su di lui…  o che mi sarebbe piaciuto sentire su di lui, qualcosa del genere,” aggiungo, facendo spallucce, “e lui sembrava convinto.”
Nobu si acciglia: “Gli hai detto così?”
Annuisco nuovamente: “Ah, e poi ho flirtato anche, come mi hai detto... ho osato un po’ di più, mi sono avvicinata e l’ho annusato.”
La bionda sbarra gli occhi: “Aspetta, cosa?!”
“Sì, gli ho annusato il collo... perché? O- oddio, ho sbagliato? Ecco perche Otani sembrava così strano... ahh, non avrei dovuto farlo, vero??” mi afferro i capelli, agitatissima.
“No no. Non è che hai fatto qualcosa di sbagliato, anzi...” mi contraddice Nobu, con un sorrisetto soddisfatto.
Mi blocco con le mani ancora tra i capelli, accigliandomi: “No? E allora qual è il problema?”
“Tesoro,” mi fissa con uno sguardo talmente serio da risultare quasi comico, “quello che hai fatto, non si chiama flirtare... si chiama sedurre.”
“COSA?!”
“Già il fatto di aver ricevuto qualcosa di così sexy da parte tua, lo avrà lasciato senza parole... ma addirittura annusarlo!” esclama con un risolino, “scommetto che in quel momento, Otani pendeva letteralmente dalle tue labbra... povero!”
Boccheggio, stralunata: “Ma, ma...”
“Un gesto del genere lo si fa per sedurre, Risa. Gli uomini sono sensibili al minimo gesto... annusare un uomo? Sul collo? Lo adorano,” spiega, sogghignando maliziosamente, “e io che non te l’ho voluto proporre, pensando che fosse troppo presto... a quanto pare ti viene già naturale!”
Apro e richiudo la bocca, senza emettere un fiato, mentre la mia migliore amica continua a sghignazzare.
Non ci credo. Sono senza parole, davvero. Non era mia intenzione... la possibilità che per un istante, solo per un istante, abbia sedotto Otani, mi da’ stranamente alla testa...
 
* È in arrivo una super telefonata! È in arrivo una super telefonata!*
 
Controllo il cellulare, per poi lanciare un’occhiata eloquente a Nobu, che ridacchia sotto i baffi: “Okay, vi lascio alle vostre ‘chiacchierate notturne’, piccioncini!”
Sollevo gli occhi al cielo: “Ciao, Nobu...”
“Ciao ciao!” mi strizza l’occhio e mi manda un bacio, prima di interrompere la videochiamata.
Rispondo al telefono: “Ehi…”
“Koizumi, sono qui fuori. Potrest- ahio!”
“O... Otani?”
“Sono inciampato e mi sono fatto male a un ginocchio, dannazione!”
Scoppio a ridere, incapace di trattenermi: “Quando capirai che le scalate non fanno per te?”
“Smettila di sghignazzare e vienimi ad aprire, piuttosto!”
Poggio il pc sul cuscino e mi sollevo dal letto, dopodiché apro la tenda, ritrovandomi davanti il viso rosso e infuriato di Otani al di là del vetro della portafinestra.
Col telefono ancora incollato all’orecchio, sorrido melliflua: “Scusami, devo lasciarti adesso, c’è un idiota col ginocchio ammaccato, qui fuori.”
Grugnisce pesantemente, mentre chiudo la telefonata e gli apro, facendomi da parte per lasciarlo passare. Otani zompetta dentro la stanza, imprecando tra sé e sé. Sento subito l’aroma familiare e fragrante del mio regalo giungermi alle narici.
Soffoco una risata con le mani, lasciando la portafinestra semiaperta:
“Pensi ancora che tutto ciò sia romantico?” domando, sarcastica.
Per tutta risposta lui mi lancia un’occhiata di fuoco, prima di lasciarsi cadere sul mio letto con un lamento. Lo osservo incrociando le braccia al petto, ma senza perdere il sorriso:
“Allora, mi dica signor Testone, ha per caso deciso che arrampicarsi fino in camera mia sia il suo nuovo hobby, oppure non riesce a starmi lontano?”
L’angolo della sua bocca si arriccia all’insù, in un ghigno attraente:
“Dovresti essere contenta che ogni tanto passi a farti visita.”
“Di notte? Arrampicandoti con quegli stupidi guanti fino in camera mia, come un maniaco o uno stalker particolarmente ossessivo? Oh, sono lusingata.”
“Posso sentire il sarcasmo. E poi non sono uno stalker, ma il tuo ragazzo.”
Faccio spallucce: “Sono un libro aperto, parole tue. Il mio ragazzo è uno stalker, allora,” sorrido perfidamente. Adoro punzecchiarlo.
“Già, lo sei. Peccato che tu non sia altrettanto istruttivo,” taglia corto sbuffando, per poi lanciare uno sguardo allo schermo del mio pc rimasto aperto sulla finestra dei miei appunti scolastici, prima che Nobu mi chiamasse:
“A proposito, stavi studiando? Anche stavolta sono arrivato in un momento scomodo, allora...”
“Oh. No, non ti preoccupare, stavo solo ripassando un po’ prima di andare a dormire. Ormai è diventata un’abitudine,” commento, sventolando una mano, noncurante.
Lui stacca lo sguardo dal pc e mi guarda, genuinamente sorpreso:
“Aspetta, ti metti a ripassare di notte? Fino a un anno fa neanche il pensiero degli esami ti faceva arrivare a tanto! Considerando che passavi nottate intere a giocare ai videogiochi.”
“Perché te ne stupisci tanto? Sono cresciuta, e sono un po’ più responsabile... come te, d’altronde.”
Mi sorride, con sguardo d’ammirazione:
“Già. Lo sei,” ripete, arrossendo lievemente, prima di distogliere lo sguardo.
Tra di noi cade un silenzio imbarazzato, e in un attimo realizzo che Otani è nella mia stanza, sul mio letto, proprio adesso, e ciò mi rende immensamente nervosa.
Mi schiarisco la gola: “Come... come va’ il ginocchio?”
“Mh?”
Lui si riscuote da chissà quali pensieri e mi guarda con aria interrogativa, mettendo a fuoco il mio viso.
“Il ginocchio,” ripeto, indicandolo, “ti fa ancora male?”
“Ah, il ginocchio, sì...” si gratta la nuca, pensieroso, “no no, è passato.”
“… Che sei venuto a fare, Otani?” domando infine, con voce incerta.
Noto i suoi zigomi chiazzarsi di rosso, mentre mi lancia un’occhiata sfuggente, passandosi le mani sulle gambe. L’ho messo a disagio?
“Uhm, bè... intanto spiegami perché io sono qui seduto e tu ancora lì,” il suo tono sembra quasi di rimprovero, mentre gesticola indicando lo spazio tra di noi.
Solo in quel momento mi rendo conto di essere ancora in piedi accanto alla portafinestra, la schiena rigida e le braccia incrociate al petto.
Senza scompormi, rispondo: “Nel caso in cui le tue intenzioni non siano... uhm, delle più onorevoli, almeno avrò una via di fuga.”
Sto scherzando, ovviamente. So che Otani non mi salterebbe mai addosso o roba del genere, ma lui sbuffa e rotea gli occhi, lievemente seccato:
“Perché cavolo pensi una cosa simile?!”
“Ti sei comprato i guanti apposta...”
“Santo Cielo, Koizumi!” sbotta, spazientito, le guance rosso fiammante, “Siediti e basta!”
“Ti ricordo che questa è la mia stanza,” ribatto, sollevando il mento, “e non puoi obbligarmi a fare qualcosa che non voglio, anche se sei un ‘uomo’,” calco l’ultima parola di un pesante sarcasmo.
Lui sghignazza: “Oh, era da un po’ che non vedevo la ‘Koizumi femminista’. Stasera sei più insopportabile del solito, sai? Per caso ti sono venute le tue cose?”
“Vuoi che ti uccida, qui e ora? No, perché mi seccherebbe molto avere un cadavere nell’armadio, ma se proprio dovrò farlo lo farò.”
Otani soffoca una risata allegra: “Scusa, ma come faccio a prenderti sul serio quando mi dici queste cose, ma sul tuo viso si legge a caratteri cubitali: ‘come faccio a raggiungerlo e abbracciarlo senza perdere la faccia’?”
Arrossisco furiosamente. Libro aperto, certo.
Dannazione!
“Sme- smettila! Non sto pensando affatto a quello, va bene??”
Lui si passa un dito sotto l’occhio, asciugandosi teatralmente una lacrimuccia, divertito.
“Sei troppo buffa, Koizumi... ah, a proposito, carini gli occhiali,” indica il mio viso con un cenno del capo, sfoggiando uno dei suoi stramaledetti sorrisini idioti che tira fuori quando vuole prendermi in giro e che io amo tanto.
A quelle parole sobbalzo, raggelandomi sul posto: oh, dio.
… Ho dimenticato di levarmi gli occhiali!
Come se i miei arti fossero scollegati dal cervello, me li ritrovo magicamente tra le mani in un attimo, e mi affretto a poggiarli sulla scrivania lì accanto, come se scottassero; nella fretta urto con il piede il cestino della carta straccia, facendo finire il contenuto sul pavimento:
“Ehm, già...” farfuglio sconnessamente, chinandomi a sistemate quel piccolo disastro, sperando ardentemente che nel frattempo Otani non abbia notato le mie guance in fiamme.
“Non sapevo li portassi,” osserva lui, tranquillo e sorridente.
“Uhm, sì... no, non li porto. Cioè sì, ma li uso solo in casa... la sera. Qualche volta anche in accademia... quasi mai, in realtà.”
Otani assottiglia lo sguardo: “Sembri agitata. Sei agitata?”
“No no, perché?”
“È per via degli occhiali? No, perché in tal caso...”
“No no. Cioè, so di non risultare carina quanto lo è Chiharu, quando li indosso, non riuscirei a distrarre alcun Mister Muscolo da un placcaggio di judo [4], né tantomeno...”
“Scema.”
La sua voce calda interrompe il mio nervoso farfugliamento e sollevo il viso, incontrando gli occhi sorridenti di Otani, che nel frattempo mi ha raggiunta, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Sei sempre la solita,” sbuffa, dopo che lascia la mia mano e afferra gli occhiali dalla scrivania e li apre con cautela, “se devi portarli fallo. Non sarò di certo io a compromettere la tua vista.”
“Ma sembro una nerd...” borbotto, superandolo per andarmi a sedere sul letto e incrociando le gambe, incapace di guardarlo negli occhi per il troppo imbarazzo:
“Non volevo assolutamente che tu mi vedessi...”
Lui mi segue, soffocando una risatina: “Sembri? Koizumi, devo ricordarti che la tua fama di videogiocatrice incallita ti precede?”
“E io devo ricordarti che il motivo per il quale mi hai rifiutato, è perché non riuscivi a vedermi come una donna?”
“No,” mi contraddice, “il motivo era perché non riuscivo a vederti come mia fidanzata... ma non lo hai ancora capito? È completamente diverso! E poi questo che c’entra?”
“C’entra, perché è per questo che voglio sempre apparire carina di fronte a te. Ho sempre il terrore che possa sbagliare qualcosa, come al solito, e tu decida di piantarmi. Non mi sento serena, ecco.”
Sospira piano, sollevando gli occhi al cielo, e si siede accanto a me:
“Davvero, ti fai troppe paranoie, Koizumi. Ecco...” si sporge leggermente in avanti, cercando di inforcarmi gli occhiali.
Mi scosto immediatamente: “Che fai?”
“Ti dimostro che puoi indossare gli occhiali in mia presenza, zuccona che non sei altro. Davvero Koizumi, è una cosa sciocca e infantile.”
“Infantile lo sarà per te, che non hai avuto traumi adolescenziali... bè, non più di quanti ne abbia avuti io, comunque,” puntualizzo, alla sua occhiataccia.
“Senti,” sbuffa esasperato, incorniciandomi il volto tra le mani; mi osserva dentro le pupille con sguardo serio e limpido, facendo aumentare in modo considerevole le mie palpitazioni:
“Stai facendo una tragedia greca per un paio di dannatissimi occhiali... considerando che ti ho già vista! Quindi piantala di fare la bambina e indossali!” 
Distolgo lo sguardo da lui, a disagio: “Eri tutto preso dal tuo ginocchio, quindi non mi avrai prestato molta attenzione...”
“Sai che non è così.”
“… E comunque non capisco perché tu ti stia impuntando tanto per farmeli mettere, Otani. Posso benissimo stare anche senza.”
Sono sincera, non sono indispensabili, ma lui rimane a fissarmi con aria allusiva, come in attesa. In realtà capisco perché lo sta facendo: vuole aiutarmi a superare questo piccolo complesso. E so già che sarebbe del tutto inutile cercare di oppormi, perché non ho mai saputo dire di no a Otani.
Perciò sospiro, arrendendomi all’inevitabile:
“Va bene… ma fai in fretta!”
Lui rotea gli occhi, sbuffando: “Sempre la solita melodrammatica...”
Serro forte gli occhi, sentendo le mani calde di Otani sfiorarmi le guance mentre mi mette gli occhiali con delicatezza. Quando li riapro mi accoglie il suo sorriso, uno di quelli rari, dolci e innamorati, che mi fanno sentire le farfalle allo stomaco ogni volta.
“Visto?” sussurra, le guance rosse e l’emozione palpabile nella voce, “Rapido e indolore.”
Chino lo sguardo sulle mie dita, ma lui mi riacciuffa nuovamente il viso portandolo di fronte al suo, la presa forte e risoluta che mi impedisce di sfuggire in alcun modo dall’incontrare nuovamente quegli occhi.
“O- Otani, io…”
“Sei molto carina,” replica, quasi con rabbia, mista a frustrazione, in contrasto con il suo sguardo languido e tenero e il rossore che chiazza i suoi zigomi.
Rimango spiazzata: Otani non dice spesso queste cose... raramente si lascia andare a complimenti e smancerie simili. Ma non sta mentendo, riesco a leggerlo nei suoi occhi.
Otani non mi mentirebbe mai.
“Da... davvero?” esalo, senza fiato.
Per tutta risposta lui si sporge e mi bacia la guancia, prima di portare le sue labbra vicino al mio orecchio e sussurrare:
Quattrocchi.”
Lo spingo via, fintamente offesa: “Sapevo mi avresti presa in giro!”
Lui ride di gusto: “E dai, sto scherzando!”
Sbuffo, sollevando impercettibilmente con un dito gli occhiali scivolati sul naso:
“Scemo. Sto morendo di imbarazzo, qui…”
“E perché? Guarda che lo penso davvero quello che ho detto prima…”
“Che mi trovi carina quando li indosso?”
Annuisce allegro e io arrossisco, sorridendo per riflesso.
Otani ridacchia: “Ehi, non arrossire troppo però, potresti appannare le lent-  ahia.”
Si zittisce immediatamente al mio pugno in testa: “Piantala di prendermi in giro, tappo!”
“Ma è divertente!”
Tiro fuori il broncio, sorridendo mio malgrado: “No, non lo è… tutto ciò è ancora imbarazzante, per me! E comunque, vorrei precisare che io non gioco più così spesso la notte ai videogiochi... solo qualche volta. Sono un’aspirante stylist adesso, cosa credi? ”
Otani ridacchia, scettico: “Oh, quindi vuoi farmi credere che adesso sei meno casinista e più responsabile?”
“Già proprio così!” annuisco, incrociando le braccia al petto e sollevando il mento, “Spiacente, ma ora sono una persona diversa, Otani.”
“Nah, non me la bevo,” ribatte lui con un sorriso smagliante e dolce, “è vero che sei più responsabile, ma anche se vuoi nasconderti dietro questa maschera da persona matura e cinica, resti sempre la solita testona emotiva, insicura, infantile e piagnona che resta alzata fino alle cinque del mattino per giocare ai videogiochi e che per ogni minima cosa esaspera il suo ragazzo a cui, per inciso, piaci esattamente così come sei e che di te non cambierebbe neanche un capello, se vuoi saperlo.”
Avvampo per quelle ultime parole, sbattendo un paio di volte le ciglia, sicura di aver sentito male:
“N- non cambieresti nulla? P- proprio nulla nulla?”
Lui si gratta la nuca, tipico segno che è in imbarazzo:
“No,” afferma poi, senza la minima traccia di incertezza, “ascolta, Koizumi. Non importa cosa pensi, non hai motivo di sentirti a disagio, con me. Qualunque sia il motivo. Che sia perché indossi gli occhiali, o perché pensi che io sia un pervertito, o che non mi possa piacere un tuo regalo, o che per qualche assurdo motivo io voglia passare il mio compleanno senza di te… prima di essere fidanzati noi due eravamo amici, ti ricordi?”
Annuisco: “Lo siamo ancora.”
Sorride, annuendo anche lui: “Certo. Sai, la verità è che non c’era un vero motivo per venire qui, stasera. Avevo... solo voglia di vederti,” confessa, con una mezza occhiata di scuse, “perciò non devi sentirti a disagio... ti garantisco che non ne hai motivo. Qualunque cosa fai e dici, mi va bene. Non devi sforzarti troppo per cercare di piacermi, davvero.”
“Uhm. Come organizzare la tua festa di compleanno?”
“Come organizzare la festa di compleanno più bella di sempre.”
Sorrido e abbasso lo sguardo, mordicchiandomi nervosamente le labbra.
Sono un’idiota, penso. Non faccio altro che allontanare Otani con le mie stupide paranoie, e lui puntualmente mi fa capire che non ho motivo di sentirmi così insicura.
La verità è che vorrei tanto saperti leggere dentro come tu sai fare con me, Otani.
Con la stessa strana naturalezza e spontaneità di ieri sera quando eravamo soli sotto l’albero di ciliegio, lo abbraccio di slancio, impaziente di stringerlo a me.
“Grazie...” sussurro, chiudendo gli occhi e poggiando la guancia sulla sua spalla.
Otani si paralizza, stupito dal mio gesto, e quasi mi aspetto che si scosti bruscamente e mi dica qualcosa come ‘ma che fai, stupida? Lasciami!’. Invece, meno di un secondo dopo, lo sento rilassarsi:
“Non c’è di che…” mormora, avvolgendo la mia schiena con le sue mani grandi e straordinariamente calde. Un piacevole brivido mi percorre la spina dorsale, quando percepisco il suo naso freddo a contatto con la pelle del mio zigomo. 
Mi sento mancare il respiro, il cuore mi batte fortissimo, e anch’io mi abbandono a quell’abbraccio, affondando il viso nell’incavo del suo collo, tra la spalla e la mandibola, inalando quel dolcissimo e particolare aroma che può essere solo di Otani e basta e godendo di quel contatto fisico, al quale non ci siamo mai lasciati andare del tutto e del quale non ci siamo mai resi conto, fino a questo momento, di quanto avessimo bisogno.
“Quattrocchi...” mormora sorridente, sicuramente per sdrammatizzare. Sbuffo:
“Stalker,” replico, e la sua leggera risata fa vibrare entrambi.
Un abbraccio. Molto raro abbracciare Otani. Oltretutto, questo abbraccio non assomiglia affatto a quello rassicurante scambiato in ospedale, e nemmeno a quello della riconciliazione, del Natale di un paio di anni fa, delicato ma deciso.
Questo abbraccio non è cauto. E’ forte, ma al contempo tenero e complice, un abbraccio che solo gli innamorati conoscono. Brucia a contatto con la stoffa del mio pigiama, posso sentire il cuore di Otani risuonare come un tamburo impazzito attraverso il suo torace, duro e confortevole.
“Koizumi...” mugugna, questa volta con un tono di voce che non gli ho mai sentito, quasi arrendevole, mentre affonda ancora di più il viso contro i miei capelli come volesse nascondersi, quasi vergognandosi di stare mostrando troppo le proprie emozioni.
Sento il suo respiro caldo sulle mie guance che già scottano, quel profumo intenso e particolare, che sa di buono, di lui, di Otani, penetrare nelle mie narici, prendere pieno possesso del mio corpo e arrivarmi al cervello. Mi sento come se fossi stata risucchiata dalla spirale di un vortice di emozioni, che convergono tutti verso un unico centro, che è anche il centro del mio Universo, e sempre lo sarà.
“Otani…”
E’ la sensazione più bella e allo stesso tempo strana che io abbia mai sentito. Più di tutti i baci che ci siamo scambiati finora, più della sua mano che stringe la mia.
Chissà se in questo momento, dall’esterno sembriamo due piccioncini? Probabilmente sì.
Non me ne potrebbe importare di meno.
E’ questo ciò che intende Nobu? Con ‘dovete mettere da parte le sciocchezze e cominciare a pensare seriamente alla parte intima della vostra relazione’?
E’ questo che stiamo avendo: contatto fisico. Puro e semplice. Non tra due amici, né tra familiari, e neanche tra due persone che si danno conforto a vicenda, ma tra fidanzati, tra persone che si vogliono bene, si rispettano e si amano. Stranamente riesco a riconoscere la differenza, ora. Lo capisco.
Capisco che esprimere amore con il corpo è bello, è giusto. Ma, allo stesso tempo, avverto come una punta di inadeguatezza, come se tutto ciò fosse solo una parte, un decimo di quanto vorrei esprimere. Come uno scrigno semiaperto, o un bicchiere mezzo vuoto.
Come se ciò non fosse abbastanza.
Immagino come sarebbe se sollevassi il viso e appoggiassi le mie labbra su quelle di Otani. Sarebbe un bacio come tutti gli altri? Forse. O forse no, molto probabilmente no.
Il solo pensiero è così bello e terrificante allo stesso tempo, da farmi tremare le ginocchia, insieme alle palpebre chiuse e le dita strette e intrecciate alla sua maglia.
Otani sembra accorgersi del mio improvviso turbamento e mi stringe ancora più forte, come se comprendesse. Che anche lui si senta così, e non solamente io? Il suo metodo funziona, comunque.
Così mi lascio cullare ancora dalla sensazione di stare tra le sue braccia e, dio, è tutto così perfetto, così naturale... vorrei che questo momento non finisse mai.
“E’ meglio che vada adesso...” sussurra Otani, schiarendosi la gola.
Dopo quelli che sembrano mille anni, l’abbraccio infine si scioglie, e all’istante percepisco del freddo sulla mia schiena, laddove Otani aveva prima poggiato le mani.
Mi limito ad annuire senza guardarlo, faticando ancora a trovare lucidità e sentendomi ancora un po’ stordita.
Probabilmente lui riesce comunque a leggere l’espressione sul mio viso, poiché mi afferra dolcemente il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo sui suoi languidi, intensi, innamorati occhi nocciola:
“Sono molto orgoglioso di te, sai?”
“Per cosa?”
“Bè, per aver scelto un fidanzato perfetto come me, ovvio,” scherza, sorridendomi sfrontatamente e io ridacchio, sollevando un sopracciglio:
“Ceeerto. Perfetto, come no.”
“Ehi!” ribatte, fintamente offeso, “Avresti preferito quel piccoletto di Kohori o, ancora peggio, quel piagnucolone di Haruka?”
Scuoto vigorosamente la nuca: “Neanche per sogno!”
Alla  mia risposta immediata, il suo sorriso si allarga. Avvicina il suo volto al mio e bacia la punta del mio naso, prima di congiungere le nostre labbra, che si separano troppo in fretta.
“Uhm... questo vale come bacio che ti dovevo?” chiedo con una smorfia, riferendomi alla sua brillante uscita di ieri sera.
Lui sogghigna: “Neanche per sogno. Ci vediamo domani,” riesce a sussurrare con voce roca e emozionata.
Vorrei dirgli che non importa. Che, al di la di tutto, delle mie stupide e insensate paranoie, delle liti infinite, del fatto che stiamo crescendo, quello che provo per lui è reale e insostituibile, e che desidero solo stare con lui un altro po’, qui nella mia stanza, sul mio letto ad abbracciarlo, a godere del suo calore e dei suoi sorrisi; vorrei dirgli che lo amo, da morire ora e sempre, ogni giorno di più, e che farei qualunque cosa per lui, che sia organizzargli una festa o gettarmi tra le fiamme.
Vorrei dirgli tutto questo ma, al momento sono talmente assuefatta dalla sua presenza che riesco a malapena a respirare, e se aprissi bocca risulterei solo patetica e immensamente melensa.
Per cui, mi limito a sorridergli, dicendo: “Attento quando scendi.”
Esita un po’, forse anche lui è restio ad andarsene... forse anche lui vuole dirmi qualcosa, proprio come quella sera sulla pista di pattinaggio. Forse vorrebbe restare.
Ma alla fine, con un sospiro, si solleva e io lo seguo fuori in balcone, osservandolo mentre tira fuori dalla tasca i suoi guanti e li indossa, e il mio groppo in gola si fa sempre più acuto e fastidioso. Ma non voglio palesare la mia ansia ad alta voce.
Quando infine scavalca il muretto, scendendo e incastrando la punta del piede sul traliccio sottostante, non posso fare a meno di sporgermi dalla ringhiera, non volendo perderlo di vista un solo istante.
Otani si arresta e mi osserva, accorgendosi del mio nervosismo: si solleva quel tanto che basta per depositarmi un bacio sulle labbra. Mi lascio andare al bacio, avvertendo le mie guance scottare, poi lui si separa, bloccando la mia domanda sul nascere:
“No, non vale,” mi informa con un gran sorriso alla mia smorfia di disappunto, prima di scendere giù cautamente.
So che ci sono tante cose non dette tra di noi, e che forse resteranno non dette per sempre, ma so anche che non ne abbiamo bisogno. I nostri gesti valgono più di mille parole.
Lo guardo sorridermi dal marciapiede, e ho quasi l’istinto di mandargli un bacio con la mano, ma so che sarebbe troppo.
Così mi accontento di sorridergli di rimando e accennargli un saluto con la mano, prima di vederlo rispondere allo stesso modo e salire sulla sua bici e sparire nella notte.
E mentre lo osservo allontanarsi, sospirando china sul muretto e col mento appoggiato sul dorso delle mie mani intrecciare, non posso fare a meno di pensare che, persino Romeo e Giulietta sarebbero invidiosi di tutto questo.




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Chappy’s corner
(... bè, lo sarebbero, se non fossero tragicamente morti <---  tanto lo so che lo avete pensato X’D come rovinare un finale romantico)
... Popolo, come va?

Prima che mi prendiate a sassate, vi ricordo che siamo nel periodo natalizio e a Natale, si sa, siamo tutti più buoni! :D
Appunto per questo ho deciso di farvi questo piccolo regalo di Natale, un capitolo chilometrico, l’ennesimo. Sarebbe dovuto essere più corto, ma ho deciso di aggiungere anche l’ultima fluffuosissima parte, per farmi perdonare la altrettanto lunga attesa... ci sono riuscita? *occhioni da cucciolo*.
E dopo tutti i  bacetti veloci e sfuggenti... finalmente un bacio diverso dagli altri! Sempre casto, è vero, ma per loro questo vuol dire già tanto... per non parlare di quell’abbraccio! Qualcosa è davvero “sbocciato” qui, e non mi riferisco solamente ai ciliegi! ;3
Solite note:
[1] L’Hanami, per chi non lo sapesse, è la tradizionale festa della fioritura in Giappone – in particolare dei fiori di ciliegio, i sakura; questa tradizione occupa gran parte del periodo primaverile, a partire da fine Marzo/ inizi Aprile, fino a metà Maggio.
[2] Riferimento al telefilm How I Met Your Mother *feels*. Il titolo si rifà appunto ai nomi delle “cospirazioni” battezzate “The Robin” nella 8x12 (The Final Page - Part 2) e “The Barney” nella 8x22 (The Bro Mitzvah)
[3] La scena che spiega Otani (quella del tifone e del festival autunnale) è tratta dal manga, vol.10  – cap. 39.
[4] Riferimento al manga, vol.13 – cap. 48.
So che nel capitolo scorso avevo annunciato una sorpresa per Koizumi, ma arriverà più avanti. u.u
Dulcis in fundo, vi informo che nel prossimo capitolo staccheremo un po’ con la Koizutani (in questo ce n’è stato più che abbastanza, suppongo XD): sarà incentrato su un’adorabile biondina transgender – che è anche più femminile di me, tra l’altro (?).
Appuntamento al prossimo capitolo, dunque, con la nostra kohai preferita: Seiko! :D
Buone feste. 


Chappy



 
 

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