Chi fa da sé

di kiara_star
(/viewuser.php?uid=58219)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo non è di legno ***
Capitolo 2: *** Due cuori ed un bagno ***
Capitolo 3: *** Vendetta Sofferta ***
Capitolo 4: *** E' tempo di Recupero! ***



Capitolo 1
*** L'uomo non è di legno ***


Ennesima creazione zorosanjiana di cui sono l’infausta autrice  ;D

Questo è il primo capitolo.

Grazie a chi leggerà questa fic e a chi avrà il fegato di lasciare un commento!

Buona lettura       Chiara

 

Chi fa da sé ...

 

Sanji uscì dalla doccia con un asciugamano attorno alla vita. Ma chi gliel’aveva fatto fare di aiutare Franky... Ma la verità era che era così felice per quella stupenda cucina che in qualche modo si era sentito in dovere di ricambiare.

Aprì l’armadio e prese un pantalone ed una camicia blu notte. La cravatta... ma sì quella azzurra era perfetta. Provò un po’ di fastidio ad indossarla perché, visto il caldo che faceva, non era il massimo, ma non poteva di certo rinunciare al suo style.

Finito di vestirsi stava per uscire quando, infilandosi una mano in tasca, sentì qualcosa. La tirò fuori. Era un indumento intimo, nella fattispecie delle mutande nere. Presto si trovò ad imprecare contro quell’idiota testa verde, anche se guardando quei boxer, si ricordò che ormai era passato un secolo dall’ultima volta che...

Da Water7 non avevano avuto neanche un attimo di tranquillità. Avevano solo combattuto, eh si che erano pirati, ma prima di tutto erano uomini, con tutte le esigenze che ne comportava... se pensava che l’unico uomo senza mutande che aveva visto negli ultimi tempi era stato Franky, si sentì davvero demoralizzato, e poi diciamocelo, Zoro nudo faceva tutto un altro effetto... sospirò rimettendosi l’indumento in tasca ed uscì sul ponte.

 

- Ehi qualcuno sa dov’è finito Zoro? – chiese.

- Non ne ho idea – rispose Franky martellando contro un asse del ponte.

- Ma com’è possibile che nessuno sa dove sia quell’idiota!? Nami non l’ha visto e neanche Chopper... si sarà volatilizzato... - borbottò Sanji poggiandosi con i gomiti spalle al parapetto.

- Stava qua un attimo fa... Mi spieghi perché lo stai cercando? – chiese Usopp tenendo fra le mani una canna da pesca.

- Guarda Usopp, ho preso un pesce enorme! – urlò Rufy spostando l’attenzione del cecchino su di sé.

Sanji fu lieto di non dover rispondere a quella domanda. Non gli avrebbe certo potuto dire che doveva restituire a Zoro qualcosa di molto personale ...

Sbuffò spazientito.

- Ehi cuoco – Robin lo chiamò, facendogli segno di avvicinarsi.

- Dimmi Robin – esclamò sorridente quando le fu vicino.

- Io so dov’è lo spadaccino – sul volto della ragazza comparve uno strano riso. Questo fece insospettire Sanji, che però non gli diete troppo peso. Robin era conosciuta per quel suo atteggiamento enigmatico.

- Bene, e che fine ha fatto? – chiese. Una strana voce nella sua testa gli consigliò, però, di evitare lo sguardo dell’archeologa.

- Poco fa, quando stavi aiutando Franky a sistemare quelle corde... ho notato che Zoro ti fissava in modo piuttosto strano... -

Sanji deglutì per poi sorridere nervosamente.

- Ah si? Che ci vuoi fare, quello lì è tutto matto! Chissà che gli passava per la testa –

Robin sorrise ancora

- È quello che ho pensato anch’io. Per questo l’ho osservato per tutto il tempo... spero non ti dispiaccia –

- Dispiacermi? Perché mai dovrebbe? – Sanji tentò di accendersi una sigaretta ma non riusciva proprio a far funzionare l’accendino.

- Sei nervoso cuoco? – chiese la ragazza

- No, per niente! ... Ehm, ora è meglio che vada a preparare la cena – tentò di svignarsela Sanji.

- La cena? Ma se sono le quattro del pomeriggio! E poi non volevi sapere dov’era lo spadaccino? Lo stavi cercando con tanto impegno...- Robin fece fermare il passo del ragazzo, che si stava chiedendo che cavolo avesse in mente quella donna. Alla fine non avevano tutti i torti a chiamarla “demonio”…

Si poggiò nuovamente alla balaustra cercando di tranquillizzarsi. In fondo Robin non aveva detto nulla di particolarmente compromettente.

- Hai ragione mia dolce Robin-chan! Stanotte ho dormito poco e sono un po’ stordito – esclamò per rimediare alla gaffe di prima.

- Capita a tutti qualche notte insonne –

Stranamente anche quella frase sembrava nascondere dell’altro, ma Sanji non voleva diventare paranoico.

- Allora stavo dicendo...- Robin riprese il discorso.

- Quando ho notato lo strano sguardo di Zoro nei tuoi confronti, ho pensato bene di tenerlo d’occhio. Ho potuto constatare che ha continuato a fissarti per tutto il tempo... poi ha iniziato a smanettare nervosamente con le spade. Come se cercasse di tenere la mente occupata per non pensare a... - Robin si fermò lanciando uno sguardo fulminante verso il cuoco.

- … A qualcos’altro – aggiunse poi. Sanji l’ascoltava sempre più agitato.

- Eh.. e dopo? – chiese un po’ titubante.

Robin sorrise.

- Poi è andato via. Mi sembrava avesse una certa urgenza, anche piuttosto “evidente”... sì, diciamo che si poteva vedere –

- Cosa si poteva vedere? – il ragazzo sperò con tutto il cuore che Robin non si riferisse a quello che penava lui.

- Si vedeva e basta – asserì tranquilla la ragazza, divertita dall’espressione assolutamente allarmata sul volto del cuoco.

- Credo che tu abbia capito dove sia lo spadaccino –

Concluse Robin allontanandosi dal compagno.

Sanji rimase immobile come paralizzato. Nella sua testa un unico pensiero ” io quello lo ammazzo!”

 

 

- Uffa che palle oggi – borbottava Zoro mentre lucidava le sue spade. Dato che i suoi allenamenti preferiva farli di notte, il pomeriggio non aveva un cavolo da fare e quindi dormiva, ma quel giorno faceva un caldo boia che gli impedì anche di farsi un innocuo sonnellino. Così ne approfittò per dare una sistemata alle sue amate compagne di battaglia. Si sedette sul ponte aspettando che arrivasse ora di cena. Voleva andare in cucina perché aveva una certa fame... e non solo allo stomaco. Voleva vederlo cucinare... anche se la cosa alla fine lo faceva solo stare peggio.

Quando era stata l’ultima volta che aveva avuto due minuti in pace con quel babbeo? Alla Galley-La company... Eh già, come poteva non ricordarselo. Avevano dovuto svignarsela nei cantieri e per un po’ non li beccava quel “puritano” di Pauly... parlare di una sveltina era già troppo! Sbuffò ancora.

 

La cosa comica era che sulla Merry, per quanto fosse piccola, riuscivano sempre a trovare un “rifugio” con facilità. Sulla Sunny, invece, che aveva molte stanze in più e teoricamente molti più nascondigli, non erano riusciti a stare soli neanche per due secondi. Il fatto era che tutti i membri della ciurma volevano vedere in ogni particolare quell’imbarcazione strepitosa che Franky aveva costruito con tanta maestria, il ché significava che c’era sempre gente che andava avanti e dietro, che saltava fuori nei posti più assurdi. Gente sempre ed ovunque! Purtroppo sempre ed ovunque! Argh...

Buttò un occhio più in là e lo vide armeggiare con delle assi. Franky stava sistemando qualcosa e gli aveva chiesto aiuto, il ché era strano, visto che Sanji non faceva volentieri quei lavori. Rischiava sempre di farsi male alle sue preziose mani, e quindi delegava quei compiti a qualcun altro. Ma chissà quel pomeriggio si vede che era dell’umore giusto.

Il sole era sempre più caldo e Zoro iniziò a non sopportarlo più, sarebbe potuto andare dentro, ma per qualche vena masochista preferì rimanere lì. Si spostò un po’ più all’ombra e continuò a lavorare sulle sue spade, senza perdere d’occhio quell’odioso cuoco, anzi da quell’angolazione lo vedeva pure meglio... Sanji continuava a tirare una corda dopo l’altra, mentre i suoi capelli iniziarono a bagnarsi di sudore... presto il cuoco non sopportò più la sensazione di avere la stoffa della camicia attaccata sulla pelle, e la fece “sparire” rimanendo a torso nudo. Avrebbe fatto meglio a non farlo...

Zoro non si accorse di aver smesso di lavorare sulle sue spade, tanto era preso dal godersi quello “spettacolo”. Iniziò a sentire il calore aumentare, ma stavolta il sole non ne aveva colpa. Un leggero vento si sollevò alleviando un po’ il povero spadaccino, ma presto anche quel vento gli divenne sfavorevole.

Il fumo della sigaretta che Sanji teneva fra le labbra iniziò a volare via, mentre I biondi capelli presero a muoversi lentamente sul suo viso, come avrebbe voluto sentirli scorrere fra le sue dita... con una mano il cuoco si asciugò la fronte grondante sudore. Per quanto fosse fatto senza alcuna malizia, Zoro non poté non trovare gesto estremamente eccitante.

Già si immaginava di prenderlo adesso e sbatterselo contro l’albero maestro... con quelle corde che gli legavano i polsi... Maledizione che gli stava passando per la testa!

Prese a lucidare sempre più forte le sue spade ma non riusciva proprio ad affogare quelle fantasie.

Sanji sudato che ansimava il suo nome... magari lì, su quell’erba verde... la sua pelle dal sapore salato.... e ancora quelle corde... Sarebbe stato fantastico legarlo, anzi farsi legare e farsi fare tutto quello che voleva... Sanji sapeva come farlo divertire... No era troppo! Sentì i pantaloni tirare. Dannazione proprio adesso! Si alzò catturando le spade frettolosamente e si diresse in bagno. Non ce la faceva più, ed oggi era già la terza!!!

 

Ripresosi dal momentaneo imbambolamento, e meditando su tutti i calci che avrebbe rifilato a quell’idiota, Sanji corse dentro con una vena omicida che alimentava le sue gambe.

Si diresse verso il bagno e con un colpo fece spalancare la porta.

 

- Che diavolo ci fai qui? – urlò Zoro seduto sulla tazza.

- Che stavi facendo? – ringhiò fumante di rabbia Sanji.

- Cosa vuoi che faccia? – Zoro tentò di coprirsi davanti, ma fu inutile perché il cuoco notò facilmente le “condizioni” del compagno. Con un altro colpo chiuse la porta alle sue spalle.

- Sanji esci immediatamente da qui! – ordinò lo spadaccino balzando in piedi mentre tentava di rimettersi i calzoni.

- Cosa. Stavi. Facendo? – scandì Sanji ancora agitato.

Zoro arrossì vistosamente. Prese un respiro tentando di pensare alla cosa migliore da dire.

- Stavo facendo quello che si fa in un bagno idiota – non aveva balbettato, né mostrato esitazioni. Magari Sanji ci cascava...

- Zoro. Te lo chiedo un’ultima volta: che diavolo stavi facendo? – lo sguardo del cuoco riuscì a far rabbrividire Zoro che capì di essersi cacciato davvero nei casini.

- Non capisco cosa vuoi dire... - ormai non sapeva più che scuse inventare.

Sanji si avvicinò a lui fermandosi solo quando fu a pochi centimetri dal suo volto.

- Ti stavi eccitando pensando a me suppongo – Zoro fece un balzo all’indietro sentendosi smascherato.

- Eppure che fosse? Dovrebbe farti piacere o sbaglio – ammise imbarazzato al massimo.

- Accidenti... – sospirò Sanji scuotendo la testa.

- Robin ti ha visto mentre mi fissavi come un assatanato – aggiunse poi.

- Cosa? Robin ha visto cosa? – iniziò a balbettare agitato lo spadaccino.

Il cuoco si sedette a terra accendendosi una sigaretta, mentre Zoro lo guardava chiedendosi che aspettasse a parlare.

- Come non bastasse ha visto anche le “evidenti” conseguenze dei tuoi casti pensieri... che figuraccia... e te l’ho sempre detto di portare pantaloni più larghi – asserì il biondo.

- A me piacciono questi pantaloni e basta! – ribatté lo spadaccino.

- Il punto è che Robin non ci metterà molto a capire tutto... ed è tutta colpa tua babbeo – sentenziò ancora Sanji mente faceva cadere un po’ di cenere a terra.

Zoro si corrucciò a guardare il cuoco che fumava con quell’espressione di chi è totalmente estraneo a tutto...   Tzè, neanche fosse lui l’unico responsabile di quella stupida relazione, se così poi si poteva chiamare. Non lo aveva certo obbligato ad andare a letto con lui, e se qualche volta aveva usato “le maniere forti” nella maggior parte dei casi era perché era proprio quel biondino odioso a chiederglielo...

- Guarda che io non ho fatto niente di male! – affermò sedendosi anche lui a terra.

- Non capisco poi, perché quella donna debba sempre ficcare il naso... – mormorò ancora.

- Diamine Zoro! Ma non potevi stare più attento? – brontolò Sanji.

- Non è colpa mia. Ti ricordo che è una vita che non... – si morse la lingua per non continuare. La cosa che lo faceva imbestialire, era che prima dell’arrivo di quello stupido cuoco, era sempre riuscito a padroneggiare alla perfezione tutti i suoi istinti. Cedere alle passioni della carne non era da uomini che avevano un forte spirito, e lui era sempre stato convinto di avere un grande controllo di sé.

- La colpa è tua che ti sei messo a fare il figo! – ma non si era morso la lingua? Figo? Come cavolo gli era uscito fuori...

- Cosa avrei fatto io? – sorrise Sanji divertito.

- Finiscila! Hai capito quello che volevo dire –  ma perché quando doveva stare zitto non lo faceva mai, maledizione...

Il biondo guardò il ragazzo di fronte a lui. Un pensiero gli sfiorò la mente...

 

 

 

TO BE CONTINUED…

 

 

 

Eh si lo so che sono bastarda >__> ma tranquille/i  aggiornerò prestissimo ^__^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due cuori ed un bagno ***


 

... due cuori ed un bagno

 

- Ehi, Zoro – Sanji gli fece alzare lo sguardo verso di lui.

- Che c’è? – chiese Zoro prima di vedere Sanji iniziare ad allentarsi la cravatta con uno sguardo ambiguo negli occhi.

- Che diavolo...- sussurrò interrogatorio lo spadaccino sentendosi accaldare improvvisamente.

- Facciamo un gioco... ti va? – la voce di Sanji era diventata d’improvviso suadente e calda.

- Prima ti ho interrotto... vorrei che tu continuassi da dove hai lasciato – Sanji si sfilò la cravatta e la lanciò verso Zoro. Quest’ultimo l’afferrò sorridendo maliziosamente. Stava per andare verso di lui, quando con un piede il cuoco lo spinse indietro

- No Zoro, non hai capito... io voglio che tu continui... ma da solo –

Il biondo si morse un labbro sbottonando i primi bottoni della camicia.

- Non vorrai che io... – Zoro era perplesso da quella richiesta, ma Sanji non era nuovo a quel tipo di “giochi”, come li chiamava lui. Avrebbe preferito fare una cosetta a due alla vecchia maniera, ma dopotutto, l’idea di lasciare che Sanji lo guardasse mentre si toccava... un po’ lo eccitava. Anzi lo eccitava parecchio.

Il cuoco intanto aveva sbottonato completamente la camicia e iniziato ad accarezzarsi il collo e il petto.

- Avanti spadaccino... cosa aspetti – sussurrò con la sigaretta a fior di labbra.

Zoro sentì il sangue ribollire. Si aprì la patta dei pantaloni e iniziò a toccarsi. Sanji sorrise e si liberò della giacca e della camicia.

- Sarebbe tutto più semplice se mi dessi una mano... – sospirò Zoro ancora un po’ frenato dall’imbarazzo.

- Ma così che gioco è... – rispose beffardo Sanji alzandosi da terra e poggiandosi spalle contro la parete.

- Non dirmi che non sono eccitante solo da guardare... potrei offendermi... –

Con le dita si tolse la sigaretta dalle labbra, soffiando un po’ di fumo verso lo spadaccino.

 

Certo essere seduto accanto al cesso in un piccolo bagno, con le grida di Rufy e Usopp nelle orecchie, non era il massimo. Ma che Sanji non fosse eccitante... diavolo, quella era un assoluta follia!

Gli occhi di Zoro presero coraggio inchiodandosi a quelli del cuoco, che lo guardava dall’alto in basso con un ghigno soddisfatto sulle labbra.

Poteva essere una situazione alquanto umiliante per Zoro, ma forse era proprio questa sua “superiorità” a renderlo così stuzzicante.

Cominciò a toccarsi sempre di più iniziando ad ansimare. Sanji sorrise e prese un'altra boccata di fumo.

Piègò la gamba poggiando un piede contro il muro, al quale aveva incollato le spalle. Infilò il pollice nella cintura dei pantaloni abbassandoli un po’, quel tanto da permettere a Zoro di eccitarsi ancora di più.

- Come mi stai immaginando.. Zoro? – chiese facendo scorrere le dita sul suo addome nudo.

Quanto si divertiva a toruralo così...

Lo spadaccino guardava bramoso il corpo perfetto del ragazzo, il suo petto, quegli addominali non troppo scolpiti, ma così sexy, le labbra sensuali che baciavano avide la sigaretta e poi... quello sguardo. Il modo in cui lo stava guardando, in cui si stava lasciando guardare... come un oggetto, una bambola con cui divertirsi... 

Di solito era lui a condurre le danze e non permetteva mai a Sanji di invertire i ruoli, eppure questa volta il fatto di stare “sotto” non lo infastidiva  per niente... si stava toccando spudoratamente sapendo che l’oggetto del suo desiderio era lì, era lì e lo stava guardando.

Che diavolo gli aveva fatto quel maledetto cuoco ancora non lo sapeva, ma di sicuro non poteva fare a meno di desiderarlo. Dannato...

I respiri si fecero sempre più corti... gemeva il suo nome... si mordeva le labbra... 

Benché avesse gli occhi chiusi, poteva sentire lo sguardo di Sanji su di sé.

Stava per venire quando sentì due labbra sul suo collo.

- Ora... lascia fare a me... – sussurrò Sanji al suo orecchio. Zoro aprì lentamente gli occhi trovandosi a pochi centimetri dal suo volto. Il biondo scese con la mano fino a incontrare quella di Zoro che stringeva il suo membro. La spostò andando a prendere il suo posto. Iniziò a muoverla lentamente sfiorando le labbra dello spadaccino con le sue. Bastarono pochi secondi che con un lamento Zoro bagnò la mano del ragazzo.

- Zoro... – sospirò Sanji alquanto deluso.

- Merda! – ringhiò lo spadaccino sbattendo la nuca contro la parete. Sanji si alzò andando verso il lavabo per lavarsi le mani. Zoro lo guardò attraverso lo specchio che stava sul lavello. Il biondo rideva scuotendo la testa.

- Hai detto che volevi solo guardare... – perché diavolo si stava giustificando poi!

- No, io ho detto che dovevi fare da solo, no che non ti avrei dato una mano dopo – Sanji rideva guardando anche lui Zoro attraverso lo specchio.

Lo spadaccino si alzò rimettendosi in ordine. Poi andò da Sanji. In qualche modo doveva rimediare a quella figura da tredicenne che aveva fatto.

- Ti ho rovinato il gioco? – chiese poggiando le mani sul lavandino, così da bloccare il corpo di Sanji fra lui e la ceramica del lavello.

Sanji alzò lo sguardo verso lo specchio, incrociando quello languido dello spadaccino.

Chiuse l’acqua.

- In effetti... – sospirò poggiandosi sul corpo del ragazzo.

- Allora... dovrei farmi perdonare...- gli baciò una spalla senza schiodare gli occhi dai suoi.

Quello specchio era davvero un oggetto fantastico...

- Hai già in mente come fare? – Sanji posò la mano ancora bagnata, su quella del ragazzo. L’afferrò e lentamente la guidò fino al suo petto. La sentì accarezzarlo piano e scendere sempre più giù fino alla cerniera dei suoi pantaloni.

- Un’ idea ce l’avrei... – ghignò ancora lo spadaccino abbassandogli la lampo. Cominciò a muovere la mano, accarezzando il sesso del cuoco. Qualche piccolo sospirò  iniziò ad uscire dalle labbra del biondino, che stava lasciando tutto, nelle “mani” del compagno.

- Vedo che non hai perso il tuo tocco... – scherzò malizioso con voce estremamente erotica.

Zoro adorava vedere Sanji eccitarsi. Il ragazzo poi, non conosceva la parola imbarazzo... non nascondeva mai il suoi gemiti, i sensuali lamenti, voleva che Zoro sapesse come lo faceva impazzire.

Lo spadaccino sentì il desiderio caricare di nuovo il suo corpo. Si avvicinò di più a Sanji spingendo il bacino verso di lui, così che anche lui potesse sentirlo.

-  Ti sei già ripreso... – notò con la voce rotta dai gemiti Sanji.

-  La colpa è tua... piccolo bastardo... – sussurrò Zoro alternando le parole a piccoli baci sulla sua schiena. Sanji sentiva il fiato caldo del ragazzo spostargli i capelli sul collo e non poteva fare altro che ansimare, già non bastava la sua mano che lo stava lentamente portando in estasi...

- Adoro il sapore della tua pelle... – bisbigliò Zoro mordendogli ancora una volta il collo.

Sanji si voltò affinché la bocca dello spadaccino assaporasse anche le sue labbra.

- Voglio sentirti dentro... – sussurrò sulle sue labbra il biondino.

 Zoro non si fece pregare. Quanto gli era mancato quel contatto... Stava di nuovo abbassando i suoi pantaloni quando...

- Ehi chi c’è lì dentro? – urlò Franky bussando rumorosamente alla porta. I due si voltarono verso la porta. Sanji tentò di regolare il respiro mettendosi una mano sulla bocca. Zoro invece non aveva alcuna voglia di fermasi.

- Tranquillo ora se ne va – sussurrò all’orecchio di Sanji baciandolo e continuando a giocare con la sua erezione. Ma il cuoco non era dello stesso parere. Afferrò la mano di Zoro togliendola dai suoi pantaloni, mentre lo spadaccino insisteva di aspettare.

Franky intanto continuava a bussare.

- Ehi si può sapere chi cavolo ci sta dentro? Mi sto facendo sotto! –

- Andiamo Zoro rispondi – suggerì il cuoco . Zoro scosse la testa continuando ad insistere sul fatto che prima o poi si sarebbe stancato. Intanto le urla di Franky avevano attirato l’attenzione di Chopper.

- Che succede Franky? –
- C’è qualcuno dentro che non apre –

- Oddio si sarà sentito male? Ehi lì dentro chi c’è? –

Già non bastava un Franky con le sue urgenze ora ci si metteva anche un ansioso dottore preoccupato.

Bisognava  fare qualcosa alla svelta prima che quei due buttassero giù la porta!

Sanji prese l’iniziativa

- Ehi so-sono Sanji. Tutto bene. Esco subito –

Zoro lo guardò sbuffando.

- Ehi sopracciglio che diavolo stai combinando lì dentro. Muoviti che non ce la faccio più -

Le lamentele di Franky continuarono al di là della porta, mentre Chopper tranquillizzato se ne andò. Zoro intanto continuava a tenere le mani sul lavello bloccando così il corpo del cuoco.

- Lasciami passare – bisbigliò il biondo tentando di evadere senza far rumore. Zoro non si spostò di una virgola.

- Tanto non puoi aprire ora – rispose con un tono di voce non troppo basso

Sanji si girò fronte a lui.

- Avanti finiscila – sussurrò ancora spingendolo sul petto. Manco a dirlo Zoro si avvicinò di più schiacciando completamente il corpo del povero cuoco, che dovette trattenersi dall’urlare.

- Cazzo mi stai facendo male Zoro –

- Ehi allora cuoco! Ma  quando cavolo ci metti? Fra 2 secondi butto giù la porta – neanche Franky sembrava demordere. Eh si che dalla sua parte aveva una certa urgenza che gli dava la forza di insistere.

La situazione era davvero critica. Qualcuno lassù, però, parve avere pietà di loro, mandando una provvidenziale Nami a salvarli dal peggio.

- Ehi Franky mi serve il tuo aiuto –

- Dopo, ora ho..-

- Mi serve adesso se no finiamo fuori rotta! –

- Ma io... –

- Muoviti subito!!! – e per una volta il “dolce” carattere della navigatrice fu decisivo.

- Cuoco se fra cinque minuti non sei fuori di qui me la paghi – con quella minaccia Franky si allontanò per seguire la rossa. Sanji poté tirare un respiro di sollievo mentre Zoro continuava a guardarlo in cagnesco per niente scosso dal casino che avevano appena evitato.

- Meno male... – Sanji tentò ancora di spostare Zoro.

- Sembra che per te non sia un problema – ringhiò lo spadaccino insistendo su quella presa.

- Ma che stai dicendo? – chiese perplesso il cuoco.

- Non ti importa nulla. Dillo? –

- Non so di che parli, fammi passare ora – con un calcio il cuoco riuscì ad allontanare a malincuore il corpo dello spadaccino e a svirgolare via, mentre  Zoro si spazientì ancora di più. Lo raggiunse afferrandolo per un braccio

- Tu non vai da nessun parte – mormorò a denti stretti continuandolo a stringere il suo polso.

- Non hai sentito Franky? Dai se ne parla stasera – Sanji cercò di usare il suo tono più calmo. Zoro di tutta risposta lo tirò a se baciandolo

- Ho detto che non vai da nessuna parte – ripeté a fatica sulle sue labbra. Sanji adorava vederlo animato da tutta quella passione, ma il pensiero di Franky era troppo presente... portò una mano dietro la nuca dello spadaccino accarezzandolo sul collo. Avvicinò la sua fronte alla sua.

- Stasera. Te lo prometto – sussurrò fissandolo negli occhi. Zoro non si fece incantare però, scostò bruscamente la sua mano allontanando il cuoco da se.

- Pensi di farmi un favore? Lascia stare cuoco, posso farne a meno – ringhiò uscendo dal bagno e lanciandogli un’ultima occhiataccia. Sanji sospirò un po’ amareggiato. Che palle però, alla fine litigavano sempre per colpa di qualcun altro. Aveva capito che la rabbia di Zoro non era dettata dal fatto che erano stati interrotti nuovamente, cioè non solo, ma era provocata soprattutto dalla convinzione che lo spadaccino aveva che Sanji non “soffrisse” per il loro distacco.

Andò a recuperare la camicia e la giacca che giaceva  a terra, cercando di abbottonarsi con cura ogni bottone. Non voleva dare a pensare che chissà che stesse facendo in quel bagno...

Ora aveva bisogno di una scusa da rifilare a Franky, ma anche e soprattutto, di un modo per farsi perdonare da quello zuccone verde.

 

 

 

TO BE CONTINUED…

 

 

Sempre più bastarda? Eh si lo ammetto! Ma come si dice, l’attesa aumenta il desiderio... ^__^

So anche quale domanda vi attanaglierà ora:

Riusciranno mai questi due bei pirati a fare una sacrosanta  “cosetta” in santa pace?

 

Lo saprete nel prossimo capitolo...(forse)  ^__^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Vendetta Sofferta ***


... vendetta sofferta

 

Certo che quando ci si metteva sapeva essere più odioso del solito! Prima lo provocava e poi si tirava indietro. Non era la prima volta che gli faceva quello scherzetto. Una volta per colpa della cena, un’altra perché era tardi, un’altra perché si doveva attraccare, e ora per quell’idiota di un cyborg! Ma questa volta non gliel’avrebbe fatta passare liscia.

Non avevano mai parlato del loro rapporto, ma non serviva. Quello stupido cuoco doveva sapere che era più di qualche scopata che li legava. Eppure sembrava che con lui volesse solo giocare... Ok, forse non si era ancora reso conto di quanto Roronoa Zoro fosse un giocatore difficile! Ora ci voleva solo un bel bagno caldo e poi a cena... si la sua bella cena... quel cuoco aveva i minuti contati.

 

- Merda – la cravatta di Sanji proprio non voleva annodarsi. Le mani gli tremavano per l’agitazione di prima, e un po’ perché non vedeva l’ora di chiarire con Zoro. Finalmente riuscì a legarsela alla meglio.

Si sistemò i capelli davanti lo specchio.

- Sei un idiota! – non riuscì a non dirselo. Anche stavolta aveva lasciato che il resto influisse su loro due. Avevano trovato finalmente due minuti in santa pace... Sì, forse Zoro aveva ragione, bastava menare una scusa qualsiasi e Franky l’avrebbe bevuta, ma era anche vero che Zoro era anche colui che ad ogni problema, trovava la soluzione nel verbo “affettare”....

Inutile ingegnarsi la testa, ormai il dato era tratto. Doveva solo inventarsi una balla alla svelta prima che il carpentiere tornasse da lui. Un’ ultima sistemata e uscì dal bagno.

Pochi passi dopo vide Franky correre verso di lui. Era pronto a fermare qualsiasi tipo di attacco ma il cyborg lo scansò velocemente catapultandosi in bagno e chiudendo la porta salutandolo con un amichevole ‘levati idiota’. Sanji fu sollevato, meglio così. Non gli andava di inventare sempre una balla sull’altra, e poi aveva avuto la sensazione che i suoi compagni un po’ se ne fossero accorti del rapporto che c’era fra lui e quello zuccone di uno spadaccino. Robin con tutte quelle allusioni gli aveva quasi dato la conferma.

Mah... era meglio correre in cucina, stasera doveva preparare un cena con i fiocchi. Magari se riusciva a solleticare l’ appetito di quello zuccone con le sue leccornie, gli passava un po’ il cattivo umore...

 

- Nami a cosa pensi? – chiese Robin seduta al tavolo della cucina accanto alla compagna. Nami scosse la testa.

- A nulla – si dipinse sul viso un sorriso nella speranza che mascherasse i suoi pensieri, ma Robin non era certo così facile da abbindolare.

- Eppure credo che ci sia qualcosa che ti preoccupi... non ti va di parlarne? – chiese sorridente l’archeologa. La rossa esitò un secondo. Poi lesse negli occhi neri della compagna che davvero poteva raccontarle  ogni suo pensiero e così decise di confidarsi.

- In effetti c’è qualcosa che mi fa pensare – la navigatrice diresse lo sguardo verso Sanji che stava facendo saltare qualcosa in padella e contemporaneamente teneva lontane le manacce avide del capitano. Seguendo i suoi occhi anche Robin capì.

- Te ne sei accorta anche tu – esclamò l’archeologa. Nami si voltò alquanto sorpresa.

- Beh... se è quello che penso io... – sussurrò

Robin sorrise.

- Sì, è quello che pensi tu – anche Nami sorrise, anche se un po’ malinconica.

- Io ho sempre pensato che i membri di una ciurma fossero come una grande famiglia... amicizia e affetto. Non dovrebbe esserci nient’altro a legarli – sospirò la rossa mentre con il dito percorreva la circonferenza del bicchiere vuotò a metà.

- Io lo trovo divertente – disse sorridente Robin. Dopo Enies Lobbie, aveva imparato a vedere ogni cosa con occhi diversi.

- Divertente? Mah, sarà che io penso che porterà solo guai... e poi siamo sincere, quando potrebbe durare? – il tono della sua voce era amaro. Nami non era una tipa che credeva alle favole, per lei che aveva visto la vita dal punto più basso, non era facile sognare. Era disincantata e molto realista, e questo forse l’aveva resa la donna forte che era.

- Davvero pensi che la durata di un rapporto sia importante? Non credi che abbia più valore come la vivi una cosa che quanto essa dura? –

Nami ascoltò in silenzio le parole della compagna. Non l’aveva mai pensata in quel modo. In fondo Robin aveva ragione, forse non c’era bisogno di preoccuparsi troppo. Alla fine conosceva Sanji e Zoro, sapeva che non erano degli sprovveduti.. oddio, almeno lo sperava!

 

- Sanji solo un pochino dai... – piagnucolava Rufy attaccato alla gamba del cuoco.

- Ti ho detto di lasciarmi! – con un movimento veloce il biondo si liberò della fastidiosa “zecca” scaraventandolo al di là del tavolo. Per poco il ragazzo di gomma non colpì in pieno le due ragazze sedute.

- Accidenti Sanji stai più attento! – urlò infuriata Nami.

 Sanji si scusò prontamente come era nel suo stile, incorniciando le parole fra mille complimenti e adulazioni.

- Il mio vestito... uffa ora dovrò andare a cambiarmi – borbottò avvilita la navigatrice notando che il bicchiere le si era rovesciato addosso quando aveva schivato l’arrivo del suo capitano... Si alzò dalla sedia ed uscì dalla cucina mentre Sanji continuava a scusarsi insistentemente.

- Va bene ho capito basta ora! – urlò secca la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.

Che avvilimento che era quel cuoco, chissà se stressava così anche il suo “amichetto”. Sorrise sospirando, sperava solo che Robin avesse davvero ragione...

 

Dirigendosi in camera, Nami vide Zoro avvicinarsi dalla direzione opposta. Lo fermò con lo sguardo senza neanche rendersene conto.

- Che c’è? – chiese lo spadaccino. Nami continuò a fissarlo, chissà se i suoi occhi lasciavano trasparire quello che provava... doveva confidargli i suoi dubbi o era meglio vedere come si evolveva la cosa?

Ci pensò Zoro a toglierle ogni incertezza

- Se hai qualcosa da dire fallo alla svelta che ho fame – sbuffò spazientito. Fu un secondo e le labbra di Nami si mossero da sole

- Non dovrebbe essere un problema, scommetto che Sanji sarebbe felice di cucinare solo per te – si rese conto troppo tardi delle sue parole.

- Che vorresti dire? – ringhiò minaccioso Zoro. Nami si ritrovò ad indietreggiare. La rabbia per il vestito rovinato e la solita acidità di Zoro l’aveva fatta parlare troppo.

- Volevo solo dire che Sanji non ha problemi a cucinare se qualcuno rimane senza mangiare – cercò di mettere una toppa. Zoro parve crederci, o si fece bastare quella risposta, in fondo aveva altro per la testa, e quello che pensava una ragazzina rompiscatole, non lo riguardava. E poi a differenza del cuoco, lui credeva ancora che nessuno avesse notato nulla. Chissà se era stupidità la sua, o era pura ingenuità...

- Mah... – sospirò diretto in cucina.

Nami rimase immobile tirando un respiro di sollievo. Non sapeva ancora se quella situazione avrebbe portato buoni frutti, di certo peggio di così non poteva andare...

 

Silenziosamente Zoro entrò in cucina. Subito vide Sanji smanettare ai fornelli. Ma quante arie si dava quando aveva una padella fra le mani... certo era carino quando “giocava” a fare lo chef, ma quel pensiero non gli fece dimenticare la sua vendetta.

Si sedette ad un tavolo accorgendosi solo dopo, della presenza di Robin quasi di fronte a lui. Non nascose sul suo viso un’ espressione di fastidio. L’archeologa dal canto suo, non poteva non trovare quella situazione estremamente divertente. Sorrise mentre ascoltava Rufy raccontarle strane storie su Shanks e i suoi.

 

Presto anche Usopp e Chopper si aggiunsero alla banda, mentre Nami arrivò più tardi insieme a Franky che, visto gli ultimi risvolti, stava progettando di costruire un altro bagno per la Sunny...

L’aria che si respirava era tranquilla, anche se Zoro era più silenzioso del solito. Ma dato le poche parole che spiccicava, nessuno parve far caso alla sua presenza afona. Beh a dire il vero, qualcuno se ne accorse...

- Ehi ancora arrabbiato? – bisbigliò Sanji, sapendo di essere udito solo dallo spadaccino. Quest’ultimo non rispose continuando a mangiare. Sanji pensò che forse, se lo provocava un pochino avrebbe avuto una reazione più “vitale”

- Eppure pensavo che me l’avresti fatta pagare... si vede che ti ho sopravvalutato, non sei poi così pericoloso –

Lo spadaccino rimase impassibile, mandò giù un sorso di vino e poi un po’ di carne. Le parole di Sanji non parvero scalfirlo minimamente. Il cuoco continuava a guardarlo con la coda dell’occhio. Stavolta la matassa da sbrogliare, era più intricata del solito... ma lui aveva sempre i suoi assi nella manica. 

Con un movimento felino avvicinò la sedia di qualche centimetro a quella dello spadaccino. Zoro monitorò quel gesto senza dare segni di preoccupazione. Quando Sanji gli fu abbastanza vicino, Zoro sentì una mano sulla sua coscia. Mandò giù a fatica l’ultimo boccone di carne. Doveva aspettarselo da uno come Sanji una “soluzione” tanto scontata...

Il cuoco sorrise, mentre con l’altra mano teneva il bicchiere colmo di vino.

Fra loro due e il resto della banda passavano non più di due sedie. Per Sanji era più che sufficiente. Iniziò a disegnare dei piccoli cerchi con le dita tentando poi di salire lentamente con la mano. Zoro non voleva però che quel cuoco pensasse che fosse così facile rimediare, così tolse senza troppi complimenti la sua mano con un gesto rapido. Senza neanche degnarlo di uno sguardo, si alzò andando a sedersi accanto a Franky. Sanji assistette alla scena alquanto irritato.

- Ohi Zoro il tuo bicchiere è troppo vuoto – ridacchiò il carpentiere riempiendo il boccale del compagno. Lo spadaccino accettò felice la ricarica buttandolo giù in un solo sorso. Fece segno di riempirlo di nuovo, mentre anche Rufy e Usopp si accodarono alla bevuta di gruppo! Sanji scosse la testa. Quell’idiota aveva intenzione di ubriacarsi per caso?

- Sanji-kun, mi passi quel piatto? – chiese Nami riportandolo con i piedi per terra. Gentilmente il cuoco le porse quello che aveva chiesto senza perdere d’occhio le azioni dello spadaccino.

- Allora cuoco, alla fine gli hai parlato? – chiese sorridente Robin. Sanji cercò di fare mente locale, parlare con chi? ... In un attimo si ricordò dell’incontro con l’archeologa quando cercava Zoro, e anche le sue parole. A quella rimembranza arrossì non poco.

- Ah si, poi l’ho trovato. Grazie Robin-chan – balbettò imbarazzato. Nami seduta accanto a Robin, continuava  a mangiare scuotendo la testa. Si poteva essere più idioti...

- Sono contenta – rispose la mora, mentre Sanji sorrise timidamente. Una confessione più chiara di quella non poteva proprio farla...

Dall’altra parte della tavola si udivano le risate dei vari Usopp e Rufy, visibilmente alticci, mentre Franky aveva iniziato a cantare e Zoro continuava a scolarsi un bicchiere dietro l’altro senza dare segni di cedimento. Chopper invece non smetteva di urlargli di smettere di bere!

- Andiamo ragazzi basta ora – il dottore si ritrovò bloccato per le zampe dal cecchino, mentre Rufy gli fece ingurgitare a forza una bottiglia di vino.

- Quegli idioti... – borbottò Sanji vedendo come si stavano riducendo.

- Perché non gli dici qualcosa. Non lo vedi come sta bevendo? Fra un po’ crollerà pure lui – consigliò neutra Nami senza smettere di mangiare. Sanji si irrigidì sulla sedia.

- Chi...? – chiese titubante. La rossa sospirò.

- Siete proprio un caso perso – si alzò e li informò che andava a controllare la rotta. Uscì dalla cucina convinta che quella situazione era davvero una follia.

Robin ridacchiava guardando il viso di Sanji cercare di dare una risposta alla frase di Nami.

- Andiamo cuoco, non sorprenderti... eppure dovresti conoscere come sono fatte le donne – sussurrò la bella archeologa. Sanji sospirò.

Eh già le donne... dietro a quante aveva corso, e alla fine si era ritrovato a perdere la testa per uno come quello lì...

- Robin-chan... – sussurrò abbassando lo sguardo

- Credi che io... insomma, credi che stia sbagliando? – chiese con un filo di voce. Non sapeva se a frenarlo era l’imbarazzo o la paura della risposta che avrebbe ricevuto.

La bella mora fece fiorire una mano che gli sollevò il viso.

- No. Non credo  proprio – esclamò sorridente, mentre vide gli occhi del biondo brillare e le labbra piegarsi in un sorriso che suonava come un “grazie”.

- Basta Rufy... non riesco più a ... – singhiozzando Chopper crollò a terra addormentandosi all’istante. Povera renna, l’alcol proprio non lo reggeva.

Ridendo come dei folli anche Usopp e Rufy finirono per crollare l’uno sull’altro mentre Franky cercava di toglierseli di dosso. L’unico che continuava a buttare giù un bicchiere dietro l’altro senza dire nulla era il caro Roronoa.

- Franky aiutami a portarli fuori – disse Robin alzandosi, anche se il verbo “aiutare” non era appropriato, visto che il povero Franky si dovette caricare sulle spalle i corpi addormentati di tutti e tre i compagni. Borbottando qualcosa uscì dalla cucina mentre Robin chiuse la porta sorridendo al cuoco. Sanji la vide uscire sapendo di aver trovato una valida alleata...

 

Nella grane sala, l’unico rumore che si poteva udire, era il suono del vino che Zoro stava versando nel suo boccale.

- Non dovresti bere in quel modo – sussurrò Sanji sparecchiando la tavola. Lo spadaccino ridacchiò.

- Non sei certo tu a dirmi quello che devo fare – e giù un altro bicchiere.

- Questo lo so. Era solo un consiglio – rispose tranquillo il biondo mentre riponeva i piatti nel lavandino. Poi passò davanti allo spadaccino sparecchiando anche quell’angolo della tavola. Zoro lo osservava fare senza dire nulla. Sanji raccolte il resto delle posate e dei bicchieri accantonandoli vicino ai piatti sporchi. Non aveva voglia di lavarli però, così li coprì con uno straccio e andò a sedersi sul divano. Zoro lo vide accendersi una sigaretta continuando a tenere un atteggiamento apparentemente tranquillo.

- Dì un po’ – iniziò il biondo dopo la prima boccata.

- Credi davvero che  a me non importi nulla? – chiese poi poggiandosi con le spalle contro lo schienale. Lo spadaccino lo studiò in silenzio. Posò il boccale sul tavolo fissandolo negli occhi.

- Non so di cosa parli – sussurrò con voce ferma.

- Certo che lo sai, ti conosco bene. Avanti dimmi chiaramente quello che pensi – esclamò il cuoco. Lo spadaccino abbassò lo sguardo ghignando.

- Se mi conosci così bene, non serve che ti dica nulla... cuoco – sussurrò appena udibile. Poi si alzò intenzionato ad uscire. Sanji lo anticipò balzando velocemente davanti a lui e poggiandosi spalle alla porta, così da bloccarla.

Quando Zoro gli fu di fronte allungò la mano verso la maniglia provando ad ignorare il corpo del ragazzo.

- Aspetta – lo invitò il cuoco poggiando la mano sulla sua.

- Fammi passare – la voce di Zoro era ferma e risoluta. Il suo corpo però tradiva quella sicurezza. La mano che stringeva la maniglia era debole, sopraffatta dal tepore che emanava quella del cuoco, mentre il suo sguardo era ancora una volta calamitato da quel biondino.

- Non ti sei accorto che siamo soli... – sussurrò Sanji vagando con gli occhi nella cucina vuota prima di tornare a fissare quelli dello spadaccino. Zoro alzò un sopracciglio. Certo che se n’era accorto, per questo voleva svignarsela prima di dargliela vinta...

- Non ne vorresti approfittare? – chiese ambiguo. Ecco ancora una volta quel tono sensuale e quello sguardo languido... maledizione! Zoro non avrebbe voluto ricadere nelle sue trappole, ma chissà perché quando era con quel cuoco non riusciva mai a fare quello che voleva davvero, provava una specie di incontenibile bisogno di fare la cosa meno “giusta”, quella che gli avrebbe causato meno problemi.

Lentamente lascò andare la maniglia. Sanji intrecciò le dita in quelle di Zoro. Lo guardò sorridendo mentre trascinò la mano dello spadaccino verso la porta. Alzò il bracco portandosi il polso sopra la testa. Apparentemente sembrava che Zoro gli avesse appena bloccato la mano contro la porta, ma la verità era che Sanji lo stava portando dove sapeva voleva essere portato...

- Allora... che fai? – sussurrò prendendogli anche l’altra mano. Stavolta però si fermò aspettando che fosse lo spadaccino a fare la prossima mossa.

Zoro sentì le pulsazioni aumentare, ma nella sua mente una vena di lucidità gli stava urlando che era il momento di mettere in atto la sua vendetta...

Afferrò anche l’altro braccio di Sanji portandolo sulla sua testa bionda. Il cuoco sorrise.

Zoro poi si avvicinò alle sue labbra baciandolo con passione. Voleva rubargli anche l’aria a quel maledetto. Un bacio che parve non volere finire mai li teneva incollati. Anche il cuore di Sanji prese a martellare intensamente mentre sentiva la lingua di Zoro “combattere” contro la sua. Poi lo spadaccino si staccò

- Sanji... – sospirò sulle sue labbra. Il cuoco aprì gli occhi lentamente sussurrando un fioco “si”. Lo spadaccino sorrise.

- No – disse deciso. Sanji lo guardò confuso

- No cosa? - chiese tentando di riavvicinarsi alla sua bocca. Zoro indietreggiò

- No – ripeté sorridendo mentre lasciava andare i suoi polsi. Sanji era sempre più confuso.

- Ehi ma che ti prende? – chiese senza nascondere un certo fastidio. Zoro ridacchiò incrociando le braccia sul petto.

- Non mi va ora – affermò con un’ espressione di chi non cambia idea.

- Che significa ‘non mi va’? – chiese sempre più alterato il biondo pirata. Zoro gli si avvicinò nuovamente spostandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi avvicinò il suo volto e lo baciò dolcemente.

- Un’altra volta – lasciò il suo viso e aprì la porta mentre Sanji lo guardava del tutto incredulo.

Con un gesto lento lo spadaccino uscì chiudendosi la porta dietro le spalle.

 

 

 

TO BE CONTINUED…

 

 

 

Ci avviamo alla fine... Lo so che vorresti linciarmi, ma siccome sono molto sadica vi farò soffrire un altro pochino...

 

Aggiornamento fulmineo, questo ve lo prometto  ^__~

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** E' tempo di Recupero! ***


... è tempo di Recupero !

 

 

Zoro iniziò a camminare lentamente.

Dietro quella porta sapeva di aver lasciato una stanza vuota, senza occhi né orecchie indiscrete, di aver lasciato sola la persona che lo faceva morire di desiderio e che non aspettava altro di stare con lui... sapeva che era difficile che un’occasione così ghiotta sarebbe potuta ricapitare, sapeva che se non approfittava ora, forse se ne sarebbe pentito amaramente, ma quello che sapeva sopra ogni cosa, è che finalmente si era vendicato!

Sorrise annuendo soddisfatto.... Sì, si era vendicato...

Pochi attimi dopo fermò i suoi passi inghiottendo, mentre il sorriso si smorzava sulla sua bocca.

...

Una stanza vuota...  Sanji solo...  le sue mani... quelle labbra...

...

Strinse forte i suoi pugni. Non avrebbe ceduto, a costo di consumarsi la mano nel bagno!!!

Questa volta quel cuoco avrebbe dovuto capire con chi aveva a che fare, avrebbe dovuto ficcarsi nella sua testa ossigenata che con Roronoa Zoro non si doveva giocare!

Dio era veramente dura, ma poteva farcela. Indurì ancora i pugni mentre sentiva il cuore martellargli nelle orecchie. Inghiottì ancora.

...

La vendetta... valeva davvero quella tortura? Se... se avesse ceduto anche questa volta, sarebbe stato un uomo senza onore? Si sarebbe considerato un debole? Uno senza spina dorsale?

 

NO!  Non era la risposta che si stava dando, ma era quella che voleva sentirsi dire.

Si voltò velocemente raggiungendo con pochi passi la porta della cucina. L’aprì con ferocia e la chiuse immediatamente dopo.

Lo cercò. Non lo vedeva.

Poi una chioma bionda si voltò a guardarlo con le mani insaponate nel lavandino.

- Che vuoi? – esclamarono quelle labbra. Senza neanche rendersene conto, Zoro si ritrovò fiondato su di esse. Le mani bagnate di Sanji lo spinsero via

- Non avevi detto che non ti andava? – esclamò il cuoco con sguardo accusatorio.

- Ho cambiato idea – rispose velocemente l’altro tornando ad assaporarlo. Anche stavolta il cuoco lo scacciò.

- Eh, no caro mio. Ora sono io che non voglio – asserì ondeggiandogli l’indice davanti al viso. Zoro ringhiò

- Ma che vuol dire idiota, due minuti fa... – Sanji lo interruppe.

- Eh.. Ho cambiato idea – affermò deciso mentre tornava ad immergere le mani nel lavandino.

Zoro sentì il fumo uscirgli dalla testa. Ma davvero credeva di poterlo trattare così?

Senza troppi preamboli lo afferrò per il bracco facendolo voltare. La schiuma sulle mani del biondo schizzò su alcuni mobili delle cucina.

L’espressione furiosa sul viso dello spadaccino si specchiava in quella infastidita del cuoco.

- Avanti che vorresti fare ora? – sospirò annoiato Sanji.

Dio quanto l’odiava quanto faceva così.

- Non ci arrivi proprio! – esclamò furente Zoro lasciandogli il braccio.

- Ora mi hai stancato con queste prese – borbottò Sanji massaggiandosi il polso dolente.

- E poi sei tu che te ne sei andato facendo il prezioso... che ti aspetti che faccia idiota – aggiunse ancora il biondo.

‘Prezioso’? Ah... allora gli dava fastidio quando veniva mollato sul più bello?! Per una volta aveva assaporato quello che lo spadaccino doveva buttare giù in continuazione.

Zoro lo guardò ghignando. La frase che aveva appena pronunciato aveva completato la sua vendetta. Ora non aveva più bisogno di stupidi “giochetti”, lo avevano stancato. Doveva riprendere il comando, come era solito fare, e poi sapeva che quel cuoco non chiedeva di meglio.

- Togliti la camicia – esclamò con voce risoluta.

Sanji lo guardò perplesso... Tzè ora si metteva pure a dargli ordini. Si rigirò immergendo per l’ennesima volta le mani nell’acqua insaponata ignorando le parole dello spadaccino, ma sapendo perfettamente che non avrebbe mollato.

- Sanji muoviti e toglitela prima che te la stappi – comandò paurosamente calmo Zoro.

- Accomodati – sospirò ridacchiando il cuoco.

Un attimo dopo due grandi mani lo raggiunsero al petto. Lo spadaccino afferrò i lembi della camicia blu del cuoco e con un gesto deciso li separò facendo saltare quasi tutti i bottoni che li tenevano uniti.

- Sei impazzito? – ringhiò Sanji cercando di colpirlo con un calcio. Zoro lo schivò saltando qualche passo indietro.

- Ti aveva avvisato. Ora se preferisci può anche toglierti il resto, altrimenti per me non ci sono problemi – con quelle parole Zoro si tolse la maglia gettandola sul tavolo. Via anche la verde panciera e le spade. Si sedette sul divano allungando un braccio lungo lo schienale e aspettando la replica di Sanji che era rimasto fermo spalle al lavandino.

- Non costringermi a venire a prenderti – sussurrò ancora lo spadaccino. Il suo sguardo carico di desiderio trafisse il biondo che sentì il crollare di ogni possibile opposizione. Sorrise sospirando. In cuor suo si aspettava una reazione simile, oddio non poteva sperare di meglio.

Lentamente, senza neanche asciugarsi le mani, si avviò verso di lui. Quando gli fu di fronte lo guardò per qualche secondo, poi con un gesto rapito completò l’opera dello spadaccino facendo saltare anche gli ultimi bottoni. Le dita di Zoro scivolarono sul suo ventre afferrandolo per la cintura e tirandolo a sé. Le sue labbra si posarono calde sul suo ombelico mentre gli occhi andarono a perdersi in quelli del cuoco. Sanji sorrise ancora allontanando il viso dello spadaccino che indietreggiò ritornando spalle allo schienale del divano.

Il bel cuoco si accomodò a cavalcioni sulle sue ginocchia, potendo già constatare la durezza fra le gambe del ragazzo. Lasciò che fosse Zoro a far scivolare via dalle sue spalle la leggera seta blu. Le mani dello spadaccino accompagnarono la lenta discesa della camicia, accarezzando la pelle diafana delle sue braccia. Quando finalmente l’indumento raggiunse i suoi polsi, Zoro lo tirò a sé con un braccio, mentre con l’altro staccò definitivamente la fastidiosa stoffa dal corpo che lo faceva ardere di desiderio.

Le mani di Sanji, ancora bagnate, si posarono sulle sue ampie spalle.

- Non poteva asciugartele prima – lo rimproverò Zoro leggermente infastidito da quel freddo contatto. Sanji inclinò la testa di lato lasciando che i capelli biondi ricadessero sul suo viso.

- Se aspetti potrei farlo – sussurrò sorridendo il cuoco. Zoro scosse la testa.

- Non dire idiozie – e con quella frase fece aderire il suo addome a quello del biondo, mentre le loro labbra di fusero nuovamente. Le mani di Sanji presero a bagnare i capelli verdi del ragazzo mentre quelle di Zoro accarezzavano fameliche la bianca schiena del cuoco.

Finalmente poteva sentire il calore di quel corpo fra le sue braccia. Lo strinse più forte facendo scendere le mani lungo le gambe del biondo per poi risalire nuovamente fino alle sue natiche e ancora su, per ritrovare il caldo contatto della sua pelle.

La sensazione delle grandi mani di Zoro che scorrevano bramose sulla sua schiena fece capire a Sanji quanto gli era mancato quel contatto.

- Zoro...- sospirò staccando di poco le loro labbra.

Zoro lo guardò spostando leggermente i capelli biondi dal suo viso.

- Che c’è? – chiese con tono già ansimante. Sanji sorrise rifiondandosi senza remora sulla sua bocca. Poi fece scendere le mani lungo il petto del giovane.

- Mi sei mancato – sospirò ancora il cuoco. Senza dargli possibilità di replica, lasciò che la sua lingua incontrasse nuovamente quella di Zoro.

Le sue mani, intanto avevano iniziato ad accarezzare vogliose il sesso del bel pirata da sopra i pantaloni troppo stretti. Zoro avvertì il caldo tocco si Sanji che lo stava facendo impazzire.

Anche lui gli era mancato, eccome...  Staccò le labbra per prendere aria.

Il cuoco sbottonò alla svelta l’apertura dei suoi pantaloni per poter incontrare finalmente il membro gonfio dello spadaccino.

I gemiti presero a susseguirsi sulle labbra di Zoro mentre la mano di Sanji lo eccitava da morire.

Aveva passato gli ultimi tempi a sognare quelle mani così tante volte, che ora non sapeva se fosse realtà.

- Sei.. sei la mia dannazione – ansimò a fatica. Sanji gli bloccò la bocca ancora una volta. Le mani dello spadaccino si persero nei capelli biondi del cuoco e fra la sua schiena di velluto. Lentamente scese con le dita tentando di infilarle nei suo pantaloni. L’indumento troppo stretto, gli impedì di dargli piacere come voleva.

- Togliteli – sospirò allora con voce rotta. Le mani del cuoco provarono a sbottonarsi i pantaloni inutilmente. Zoro dovette dargli una mano sentendo il respiro di Sanji farsi sempre più corto. Quando finalmente la patta fu aperta, lo spadaccino avvolse il corpo del cuoco fra le braccia facendolo sdraiare di schiena sul divano. Velocemente gli sfilò i pantaloni andando con la mano a stimolare il suo sesso, mentre le labbra presero a baciare il suo collo. Sanji gemeva affondando le dita fra i capelli verdi di Zoro.

- Dio quanto ti voglio – sussurrò ansimante lo spadaccino. La sua bocca incontro ancora quella eccitata di Sanji che pareva volerlo divorare.

Le corte unghie del biondo stavano lasciando delle piccole striature rosse sulla schiena dello spadaccino che sentiva di impazzire. Lentamente infilò un dito nell’apertura del biondo sentendo inarcarsi sotto di sé. Quando i gemiti di Sanji aumentarono ne inserì un’altra, muovendole animatamente. Il biondo alzò la gamba portandola sulla spalla di Zoro che gli morse voracemente l’incavo del ginocchio.

- Che aspetti – sospirò con gli occhi velati di piacere Sanji, sentendo di impazzire.  Zoro si perse in quell’espressione tremendamente eccitata che era disegnata sul suo volto. Dio quanto lo desiderava!

Allargò ancora la sua gamba sapendo di poter osare e lentamente iniziò ad entrare. Sentì il corpo di Sanji resistere alle sue spinte iniziali, come era logico dopo quel periodo di “pausa” .

Il cuoco morse forte il suo labbro impedendo a qualsiasi lamento di uscire, non voleva che Zoro si fermasse. Voleva sentirlo dentro, anche col tutto quel dolore che pareva dimenticato. Avvicinò il volto dello spadaccino al suo. Le sue labbra ancora una volta ad impedire al dolore di uscire dalla sua bocca.

- Zoro... – sussurrò ancora. Quel sospiro come un lasciapassare.

Lo spadaccino lo baciò ancora entrando completamente in lui. Sentì le unghie di Sanji affondare nella sua pelle. Sapeva che gli stava facendo male, ma non poteva resistere. Cercò di contenere la profondità delle sue spinte, ma sentirlo così caldo sotto di lui non faceva che aumentare il desiderio di possederlo sempre di più.

- Perdonami – sospirò sulle sue labbra. Sanji lo accarezzò sul viso sentendo il ritmo delle sue spinte farsi sempre più forte.

- Non.. smettere – ansimò ancora il biondo. Voleva sentirlo, non chiedeva di meglio. Anche quel male faceva parte del suo piacere, quanto lo vedeva muoversi con tanta passione far le sue gambe qualsiasi dolore spariva, c’era solo lui e quell’ardore che lo spaccava in due.

La mano di Sanji ancora sul volto di Zoro, ora bagnato dal sudore. Lo spadaccino afferrò quella bianca mano con la sua. La strinse forte baciandola.

Sanji tirò a sé il suo viso sentendo le labbra di Zoro bagnare ansimanti la sua spalla. Il biondo morse forte il collo teso dello spadaccino sentendo via via il dolore sfumare. Il sapore della sua pelle salata lo inebriava così come i gemiti che provenivano dalle sue labbra. Forti scariche invadevano prepotenti il copro del biondino che sentiva di non resistere ancora molto.

- Più forte... spingi di più.. – ansimava eccitato avvinghiato  al copro possente dello spadaccino. Zoro aumentò il ritmo delle sue spinte, sentendo il corpo di Sanji  ardere sotto di sé. Presto il seme del cuoco fluì copioso fra i loro ventri mentre i gemiti dello spadaccino aumentarono paurosamente.

- Sanji... – ansimava non una ma mille volte. Le mani del cuoco lo avvolgevano calde mentre le labbra dello spadaccino assaporavano ancora le sue. E proprio su quelle labbra Zoro, gemette profondamente quando si liberò nel suo copro. Si lasciò cadere sul petto di Sanji mentre sentiva le dita del cuoco perdersi fra i suoi capelli

- Dio... è stato... è stato – ansimava affaticato lo spadaccino. Sanji sorrise.

- Si è stato così anche per me – ridacchiò ancora il cuoco. Zoro alzò il volto guardando accigliato.

La mano di Sanji gli arruffò i capelli bagnati. Certo che se la prendeva per niente, ma in fondo gli piaceva anche per questo.

- Vieni qui – sospirò poi il biondo tirandolo a sé. Sentì lo spadaccino mordergli il collo.

- Ahi mi fai male – lamentò.

- È quello che ti meriti – ghignò allora Zoro pizzicandolo su un fianco. Di tutta risposta il cuoco gli graffiò energicamente la schiena.

- Brutto bastardo – ringhiò lo spadaccino mentre tentava di stritolarlo fra le sue braccia.

 

 

- Robin non dovremmo andare a vedere che combinano quei due? Non vorrei che mi rovinassero pure la cucina... – mormorava Franky mentre smanettava con delle tenaglie. L’archeologa sorrise.

- Non preoccuparti. E poi è da un po’ di tempo che non se le danno di santa ragione. Qualche mobile rotto può anche starci – asserì tranquilla. Il cyborg ridacchiò.

- Eh me ne sono accorto... però stamattina ci stavo rimettendo pure il bagno.... Sarà meglio che gli costruisca una bella camera privata – la sua espressione lasciava intendere che ci stava pensando sul serio.

- Non sarebbe una cattiva idea – sorrise ancora Robin.

Dei passi si udirono nelle vicinanze.

- Nami dove stai andando? – chiese la mora riconoscendo la figura della compagna.

- Ho un po’ di fame... vedo se è avanzato qualcosa –  rispose la rossa.

- Non ti conviene andare in cucina – le consigliò Franky continuando a lavorare. Nami lo guardò dubbiosa, poi l’espressione sul viso di Robin le chiarì tutto.

- Non ditemi che quei due... – non riuscì a finire la frase che sospirò avvilita.

- Ohi Robin passami quella pinza – chiese Franky mentre Nami faceva ritorno nella sua stanza borbottando qualcosa del tipo “domani gliene dico quattro”.

- Franky non credi che sia divertente? – domandò ridacchiando la mora. Franky si asciugò la fronte con una mano voltandosi verso di lei.

- Cosa? – chiese.

Robin scosse la testa.

- Nulla – affermò sorridente allungandogli la pinza che le aveva chiesto.

 

 

- Ohi guarda lì ce ne un altro – esclamò ridacchiando Zoro, mentre con un dito indicava un bottone sotto la sedia.

- Potresti darmi una mano invece di startene lì a poltrire – brontolò Sanji abbassandosi per raccogliere il piccolo oggetto. Lo spadaccino sbadigliò allungandosi sul divano

- E perché mai. In fondo la camicia è la tua – rispose strafottente. Sanji mormorò qualcosa fra i denti andando a recuperare l’ultimo bottone.

Sì la camicia era la sua, ma chi era quel genio che gli aveva fatto saltare tutti i bottoni? Vabbè un po’ di colpa ce l’aveva anche lui...

- Uff... e ora dovrò farli riattaccare – sospirò mettendo i piccoli bottoni in un posacenere. Poi prendendo una sigaretta dalla tasca si sedette poco più in là di Zoro. Lo spadaccino si girò stendendosi sulla pancia e piegando il braccio così da poggiare la testa su una mano. Iniziò a fissare il cuoco che effettuava quello “stupido” rituale tutte le volte. Gli occhi dello spadaccino sembravano delle dita puntate. Sanji si voltò sbuffando.

- E ora che c’è? – chiese tenendo stretta fra i denti la sigaretta.

- Nulla – mormorò a stento Zoro ritornando a stendersi sulla schiena con le braccia dietro la testa.

Eccolo che tornava a fare l’offeso... Sanji gettò la sigaretta sul tavolo.

- Già stanco? – sussurrò.

Zoro aprì gli occhi trovandosi il viso al contrario del cuoco a pochi centimetri dal suo. Ghignò portandolo con una mano a sé affinché le loro labbra si unissero in quel bacio “capovolto”.

- Abbiamo parecchio da recuperare... – ridacchiò il cuoco

- Almeno che tu non trovi più divertente fare da “solo” – maliziò ancora il biondo tornando a baciare il suo bel compagno. Con un dito Zoro gli sollevò la fronte staccando le loro labbra

- Devo dire che poi non c’è una gran differenza a farlo con te – sbeffeggiò lo spadaccino. Sanji sorrise ambiguo

- Sicuro? – sussurrò passandogli la lingua sulle labbra e mordendogli poi quello inferiore.

- Oddio, in effetti un po’ di differenza c’è... – ammise ridacchiando Zoro mentre lo tirava a se baciandolo profondamente.

La camicia aperta di Sanji scivolò di nuovo via mentre riprendeva contatto con quel bel corpo color ambra. Zoro dal canto suo, non aveva intenzione di lasciarlo andare finché non si fosse ripreso tutte le sue rivincite.

Il piano era chiaro: fino alla prossima interruzione, non avrebbero fatto altro che “recuperare” il tempo perso.

 

 

 

 

 

 

The end

 

 

 

 

Alla fine non vi ho fatto soffrire poi tanto suvvia!  ^__^

Spero solo vi sia piaciuta. Non mi sono “spinta” troppo oltre, perché volevo attenermi al rating.

Comunque come in tutte le storie che si rispettino, anche qui c’è una morale... quale?

Semplice:

 

Chi fa da sé... si diverte la metà!

 

^__^  grazie per aver letto e commentato la mia fic. Sappiate però, che dato il vostro sostegno, Zoro e Sanji mi hanno chiesto l’aumento di stipendio per le prossime fic ç__ç ... che tipi avari ( si vede che la vicinanza di Nami fa male... >__>)

 

1000 baci dalla vostra pazza autrice zorosanjiana    Chiara

 

 

P.S Grazie a Regina di Picche per le correzioni ^__^   sono sempre utili!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=295806