Di animali e altre quotidianità

di darkrin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Idra ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Avviso ai naviganti:  Questa storia partecipa alla Maritombola di maridichallenge con il prompt: 32. zoo.


Uno
 
 
Quando Persefone gli aveva detto che voleva un nuovo cucciolo perché Cerbero era ormai grande ed era stato addestrato a fare la guardia alla porta d’ingresso e non entrava più in casa da anni e sicuramente avrebbe apprezzato un nuovo compagno di giochi (a quelle parole, l’enorme pastore del Caucaso aveva alzato gli occhi al cielo in un silenzioso: No, grazie, Ade ne era sicuro) e hai idea di cosa voglia dire tornare a casa e trovare una palla di pelo che ti aspetta sul divano? Peli sui cuscini, avrebbe voluto risponderle Ade, ma si era trattenuto e aveva scosso il capo.
- Va bene – aveva ceduto, infine.
Persefone aveva esalato un gridolino estasiato e gli aveva gettato le braccia intorno al collo, pigolando contro l’incavo della sua spalla:
- Grazie, grazie, grazie. –
Ade era cresciuto in una famiglia che era una manica di deficienti (parole sue e su cui avrebbe ancora messo la firma) e se c’era stato una cosa su cui era sempre stato ferreo (tra le altre mille) era che gli animali andavano addestrati e trattati come tali e no, non potevano entrare in casa, né giocare. Non erano stati creati per quello. Ma non era riuscito a dire di no all’espressione speranzosa di Persefone.
L’uomo si era aspettato di essere portato in giro per canili alla ricerca del cucciolo con il muso più patetico e gli occhi più tristi dell’intera struttura, invece Persefone l’aveva preso per mano – e le dita della ragazza erano sempre così calde e delicate contro le sue - e l’aveva trascinato fino all’unico zoo della città. Quando si era voltata a guardarlo, davanti al monumentale ingresso, Persefone era scoppiata a ridere della sua espressione sbalordita e aveva spiegato:
- Abbiamo già un cane e non vorrei che Cerbero si sentisse meno amato e… e i gatti non mi piacciono – aveva storto il naso con uno sbuffo. – Ho bisogno di ispirazione. –
Ade aveva aperto la bocca per parlare e l’aveva richiusa subito dopo senza aver trovato le parole per esprimere l’improvviso terrore di trovarsi la casa invasa da furetti, iguana o altri assurdi animali.
 
- Guardalo, guardalo! –
Persefone aveva il naso schiacciato contro il vetro che la separava dai pinguini e faceva loro smorfie, ridendo e indicandogli di volta in volta il pinguino che si era tuffato o quello che avanzava, ondeggiando verso di lei (- Guardalo, sta venendo a salutarmi! Ciao, anche a te, amico Pinguino. -) o quello che si era nascosto dietro uno spesso sperone di ghiaccio (- L’hai fatto spaventare con il tuo volto corrucciato. – aveva borbottato, gli aveva posato le mani sulle guance, esercitando una leggera pressione contro gli angoli della sua bocca, e gli aveva ingiunto con un’espressione serissima sul volto: - Devi sorridergli. -).
Ade era in piedi, accanto a lei e, ogni volta che Persefone gli gridava di guardare uno degli animali, l’uomo si concentrava sulla donna al suo fianco, sulle mani che si muovevano al ritmo della sua eccitazione e sul volto che si apriva per far posto a un sorriso.
- Persefone, non puoi prendere un pinguino – mormorò, alla fine.
La donna piroettò sul posto per voltarsi a guardarlo.
- Lo so. Che poi dove dovremmo tenerli? Nella vasca da bagno? Non si può. –
Ade pensò che, grazie al cielo, no. Gli venivano in mente svariati usi molto più interessanti che si potevano fare di una vasca da bagno, se proprio non la si voleva adoperare per lavarsi.
- Per questo li guardo qui – concluse la donna, con un borbottio e le guance gonfiate da un broncio.
Ade sorrise.
- Andiamo, sono sicuro che ci siano anche altri animali che non aspettano altro che vederti – le disse, tendendole la mano e Persefone si voltò solo un istante a guardare i pinguini che ancora giocavano, con una punta di rammarico negli occhi, prima di stringere le dita intorno a quelle dell’uomo con un sorriso che si trasformò in una risata quando lui se la tirò contro e depositò un bacio leggero sui suoi capelli chiari.
Passarono altri interminabili minuti davanti alla gabbia dei bradipi perché hai visto come si muovono? e a quella dei camaleonti perché Persefone voleva scoprire di quanti colori potevano diventare ed erano tornati senza nessuna idea su quale animale prendere.
Appena superato il cancello, Persefone era andata ad accarezzare Cerbero e gli aveva sussurrato contro il muso:
- Non abbiamo bisogno di nessun altro cucciolo, in realtà. Ci basti tu. –
Il cane aveva accarezzato la guancia della ragazza con il naso umido e Persefone aveva sorriso.
 
 
 
Una settimana dopo, Persefone era tornata a casa portando, sotto braccio, una gabbietta da cui era uscito un miagolante gattino rossiccio e rachitico.
Ade aveva inarcato un sopracciglio.
- Pensavo non ti piacessero i gatti. –
La donna aveva fatto spallucce.
- Le tigri mi piacciono e lui sembra un po’ una tigre. Non trovi? –
Ade non le aveva detto più che altro sembrava moribondo e che, forse, era stato quello, più di qualsiasi altra cosa, a spingerla a raccoglierlo dal ciglio della strada su cui diceva di averlo trovarlo.
Persefone non poteva resistere al richiamo di malati e moribondi. Che fossero piante, animali od esseri umani, per lei non faceva alcuna differenza: doveva assolutamente cercare di portare un po’ di luce nelle loro vite – potrebbero essere i loro ultimi giorni, gli aveva detto una volta, parlando dei pazienti di cui si occupava, e tutti meritano di avere degli ultimi giorni felici. Era stato questo che l’aveva spinta a diventare infermiera, questo che l’aveva spinta a raccogliere quel gatto malandato – e una parte di Ade era convinta che fosse stato quello che, quando si erano incontrati la prima volta, l’aveva spinta verso di lui. Non che Ade si sarebbe mai lamentato della cosa.




 

Note:
- IDEK. Non sono bene neanche io cosa sia, ma sono secoli che volevo scrivere su di loro e non appena ho letto il prompt della maritombola ho pensato a loro due.
- Persefone ha usato la scusa del "prendiamo un altro animale!" solo per portare Ade allo zoo e il ritrovamento del gatto poi è stato una casualità? Possibile. 

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Capitolo 2
*** Idra ***


Avviso ai naviganti: Questa storia partecipa alla Maritombola di maridichallenge con il prompt: 74. Più di 350 parole; e al Fanfiction Meme con il prompt di Alexiel Mihawk (che ringrazio): Mitologia Greca, Ade/Persefone, «Non sapevo avessi un cuore di burro». Se volete lasciarmi altri prompt, scrivetemeli qui.

Due. Idra
 
 
 
Persefone si sarebbe aspettata di trovare di tutto ad accoglierla oltre alla soglia della villetta a schiera in cui viveva con Ade: dall’assurda famiglia, che purtroppo condivideva con l’uomo e che era solita fare visite a sorpresa più spesso del dovuto, a Idra, la gatta, appesa alle tende del salotto e pronta a fare un agguato ai suoi capelli, che nell’ultimo periodo erano diventati il suo peggior nemico. Quello che non si sarebbe mai aspettata era Ade, seduto sul divano – ad attendere lei; il cuore le si strinse nel petto alla consapevolezza -, con gli occhi chiusi, il volto rilassato dal sonno e una mano mollemente abbandonata in grembo, sul capo di Idra che gli dormiva acciambellata addosso.
Persefone sentì le labbra stanche piegarsi in un sorriso a quella vista e si mise a rovistare nella borsa alla ricerca del cellulare (che era sopravvissuto all’infinito turno in ospedale molto meglio di lei) per immortalare quel momento, che; Persefone sapeva, non si sarebbe ripresentato fino alla prossima eclissi.
Da quando aveva raccolto Idra dal ciglio di una strada e l’animale aveva preso possesso del loro divano (con gran rammarico di Ade) l’uomo non aveva mai mancato di ricordarle quotidianamente la sua antipatia per la bestia. Una volta Persefone l’aveva sentito anche lamentarsene con Cerbero, che l’aveva osservato interdetto e aveva scosso l’enorme muso con una punta di sprezzo perché non erano le orecchie o la coda di Ade che Idra mordeva per giocare.
Quella foto le sarebbe sicuramente tornata utile alla prossima cena a casa di sua madre, da cui Ade avrebbe tentato di fuggire adducendo scuse assolutamente ridicole (- Ho mal di testa. - - Non sei una donna, non sei autorizzato ad averlo. -; - Devo rimanere in ufficio. Ho del lavoro arretrato. - - Sono quasi certa che essere il capo, ti autorizzi a delegarlo ai tuoi sottoposti.. - - Non mi fido di Thanatos. - - Non farti sentire o non si riprenderà mai. -; - Devo portare Cerbero dal veterinario. - - Cerbero sta benissimo e il veterinario ha chiuso due ore fa. -).
Il click della fotocamera che scattava non fu sufficiente a svegliare i due animali addormentati e Persefone scosse il capo, poggiando la borsa e la giacca su una poltrona, prima di dirigersi verso il divano e sedersi accanto all’uomo, con le gambe ripiegate sotto di sé.
Si chinò verso l’orecchio di Ade, trattenendo i capelli con una mano per non fargli il solletico.
- Non sapevo avessi un cuore di burro – soffiò contro il lobo dell’uomo che si svegliò di soprassalto, facendo sobbalzare anche Idra che socchiuse gli occhi indispettita. Persefone scoppiò a ridere, appoggiando la fronte contro la spalla dell’uomo che esalò uno sbuffo risentito per essere stato colto di sorpresa.
- Non ti avevo sentita rientrare – borbottò contro i suoi capelli, con la voce arrochita dal sonno e Persefone sentì un brivido, che non c’entrava nulla con la stanchezza o con lo sguardo d’odio che le stava lanciando Idra, scorrerle lungo la schiena.
Ade le depositò un bacio sull’orecchio prima di divincolarsi da lei e dalla gatta, che gli soffiò contro, ed alzarsi.
- Andiamo a letto – mormorò.
Persefone non se lo fece ripetere due volte.

 
 
Note:
- Nella mitologia Idra è un mostruoso serpente dalle molte teste che ricrescevano se tagliate, era sorella di Cerbero e viveva nella palude di Lerna in Argolide. La sua uccisione fu la seconda fatica di Ercole.
- La seconda parte sarà incentrata su Cerbero e sarà ambientata prima delle altre due aka durante il primo incontro di Ade e Persefone.

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