Friendzone

di OpunziaEspinosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte (1-3) ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte (4-6) ***



Capitolo 1
*** Prima Parte (1-3) ***


Edward e Bella mi mancano, così ho approfittato di qualche giorno di vacanza per scrivere. Ne è uscita una Mini-FanFiction in sei capitoli intitolata FRIENDZONE. Ne pubblicherò tre oggi e tre domani.
Non è niente di speciale, credetemi; un banale esercizio di scrittura (troverete tante cose che conoscete benissimo). Ma è stato piacevole calarmi di nuovo per qualche ora in quel mondo magico e romantico che mi ha regalato tanti bei momenti. 
Esiste il cibo per l'anima? Quello che ci serve per coccolarci? Bene, Edward e Bella sono il mio cibo per l'anima. 
Auguri a tutte! 
Love, 
Opu



Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. I personaggi sono proprietà di S.Meyer e non vengono utilizzati a scopi lucrativi. La riproduzione/traduzione anche solo parziale di questa fanfiction non è autorizzata.




 
FRIENDZONE


1. Edward
Con Bella mi trovo bene. Posso stare in sua compagnia per ore, anche in silenzio, senza che tra di noi si crei tensione od imbarazzo, magari a leggere, io sdraiato sul divano del salotto, lei accoccolata sulla poltrona accanto, ognuno immerso nel proprio mondo immaginario.
Non c’è bisogno di parlare. Se ho sete, lei, di punto in bianco, recupera dal frigorifero una gazzosa per entrambi. “Tieni,” dice, lanciandomela, come se mi avesse letto nel pensiero. E se Bella ha fame, io sto già preparando dei sandwich. Non serve che me lo dica, lo so e basta, molto prima che cominci a brontolarle lo stomaco.
Sono cose a cui prima non davo importanza; dettagli che trascuravo. Forse perché, quando l’ho conosciuta, avevo un’altra ragazza per la testa. Una ragazza che mi faceva diventare matto, ma che non mi decidevo a lasciare.
Per me Isabella Swan era solo l’amica timida, buffa e deliziosamente imbranata di mia sorella. La ragazzina pallida e dagli enormi occhi color cioccolato che Alice aveva preso sotto la propria ala protettrice.
Alice è una ragazza particolare, che vive in un mondo tutto suo. Una specie di Madre Teresa, solo con un abbonamento fisso a Vogue, e dei vestiti e un taglio di capelli all’ultima moda.
Io non mi fido delle persone. Lei, invece, crede che in ognuno di noi ci sia qualcosa di buono, un piccolo tesoro da scoprire, basta solo scavare a fondo.
Alice raccoglie gli emarginati della scuola come si raccoglierebbero i gatti randagi per strada. Li cura, li nutre, li aiuta a rimettersi in sesto, e poi li lascia liberi di andarsene, di vivere la propria vita.
Alcuni, però, non se ne vanno. Alcuni restano. Bella è rimasta, ed anche Jasper. Uno con un passato piuttosto turbolento, fatto di violenza domestica ed esperienze che nessuno meriterebbe di vivere.
Quando, due anni fa, è arrivato a Forks con quel delinquente di suo padre, nessuno voleva averci a che fare. Lo trovavamo strano. E poi c’era qualcosa di profondamente triste e minaccioso nel suo sguardo. Qualcosa che ti faceva pena, ma che, allo stesso tempo, ti metteva a disagio, e ti costringeva a stargli lontano. Non che lui facesse molto per socializzare. Non parlava con nessuno, camminava rasente i muri, sedeva sempre nell’ultimo banco, e durante la pausa pranzo spariva, letteralmente, portandosi il vassoio chissà dove.
Alice è stata l’unica ad avvicinarlo.
Un giorno, non vedendola tornare in classe, sono andato a cercarla. Pensavo già al peggio. “Si è allontanata con quel sociopatico,” mi dicevo. “Probabilmente è già cadavere, sepolta da qualche parte nel bosco.”
Invece li ho trovati dietro la palestra. Seduti per terra, contro la parete di mattoni, Alice accarezzava i lividi scuri che Jasper aveva sulle braccia, piangendo in silenzio.
Jasper aveva l’aspetto di un animale che finalmente ha trovato qualcuno di cui potersi fidare; qualcuno che si prenderà cura di lui e che guarirà le sue ferite.
Credo di non aver mai provato così tanta rabbia in tutta la mia vita. Come può un genitore ridurre in quello stato il proprio figlio? Picchiarlo fino a farlo sanguinare, fino a riempirlo di lividi scuri e rendergli difficile persino muoversi?  Perché ero sicuro fosse stato suo padre. Lo sapevo. Lo sapevamo tutti, in fondo.
Jasper non si spogliava mai in palestra. Prendeva il suo borsone e se ne andava in silenzio. A volte non partecipava neppure alla lezione. Il nostro insegnante lo faceva sedere in un angolo, e lui rimaneva lì, immobile, a mangiarsi le unghie e a fissare il pavimento.
Mi sono avvicinato. “È stato tuo padre?” gli ho chiesto, i pugni stretti lungo i fianchi.
Lui ha annuito.
“Tu in quella casa non ci torni,” gli ho detto. “Vai a casa, prendi le tue cose, e vieni a stare da noi.”
E Jasper lo ha fatto. Quella notte ha dormito nella camera degli ospiti, ed anche quella successiva, e quella dopo ancora. I nostri genitori lo hanno accolto in casa come un altro figlio, ed hanno fatto tutto ciò che potevano per aiutarlo ad emanciparsi legalmente da quel padre alcolizzato e violento che, prima o poi, lo avrebbe sicuramente ammazzato di botte.
Non so se avrei reagito allo stesso modo, se io ed Alice non fossimo stati adottati; se non avessimo avuto la fortuna di trovare due genitori meravigliosi che ci hanno strappato ad un futuro incerto, sicuramente senza grandi speranze. Carlisle ed Esme avevano già adottato un figlio, Emmett, di un anno più grande rispetto a noi, ed ora brillante matricola all’università di Seattle. Non erano obbligati a farsi carico di altre due bocche da sfamare. Invece lo hanno fatto, ed io sarò loro riconoscente in eterno.
Alice e Jasper sono inseparabili da quella mattina, e lui è diventato il mio migliore amico. Mi ascolta come nessun altro, e mi dà consigli che nessun altro mi saprebbe dare. Eppure non gli ho ancora raccontato di Bella. Non credo si tratti di imbarazzo, semplicemente neppure io ci capisco più nulla. Bella è così diversa dalle ragazze che sono abituato a frequentare. E poi ho rotto con Tanya da pochissimo, non so se mi va di buttarmi subito in un’altra storia. Di una cosa, però, sono sicuro: sono geloso.
Ieri ho visto Newton ronzarle intorno e mi ha dato fastidio. Molto fastidio. Molto più di quanto sia lecito tra due amici.
Quello sfigato… Non si accorge di Jessica Stanley, che gli muore dietro da mesi? Lui è molto più adatto ad una gallina come lei, che ad una ragazza dolce e timida come Bella.
Lo so, sono ingiusto. Mike non ha nulla che non va. Magari è un po’ insipido, ma tutto sommato è un tipo a posto.
Forse dovrei chiedere a Bella di uscire prima che lo faccia qualcun altro, per vedere come va, capire se possiamo essere più che semplici amici. Ma se dovesse andare male? Peggio, se lei non fosse per niente interessata a me in quel senso? Il nostro rapporto si rovinerebbe per sempre, e non potremmo più tornare indietro.
Vale la pena rischiare di perderla? Trovare un’altra ragazza non sarebbe difficile. Sostituire una come Bella sarebbe impossibile.
 
2. Bella
Credo di essermi follemente innamorata di Edward Cullen la prima volta che ci siamo incontrati. Una prima volta piuttosto imbarazzante, devo ammetterlo. O almeno lo è stata per me. Lui non ha fatto una piega. Forse è abituato ad accogliere giovani sconosciute nella propria casa vestito solo di un asciugamano, non saprei.
Mi trovavo in città da un paio di settimane. Mia madre si è risposata con Phil, un giocatore di baseball, e volevo che lo accompagnasse nelle trasferte in giro per gli Stati Uniti, non che rimanesse a casa con me. Per questo ho traslocato da mio padre a Forks, un paesino della penisola Olimpica, nello stato di Washington.
Per me, abituata al sole dell’Arizona, venire a vivere qui è stato un vero e proprio trauma psicofisico. A Forks piove un giorno sì e l’altro pure, e fa sempre un freddo cane. E poi non sono mai stata brava a farmi nuovi amici. Non è colpa degli altri, ovviamente. Il problema sono io. Sono troppo timida ed insicura. Vedo gli altri e penso che siano tutti molto più interessanti di me, che non trovo mai niente da dire, e così tendo ad isolarmi, risultando persino antipatica.
I primi giorni sono stati terribili: mi sentivo così sola… Mi trovavo in un luogo del tutto alieno, circondata da gente che non conoscevo, e che non sembrava avere molta voglia di conoscermi. A parte qualche cascamorto che ci ha provato fin da subito, ma solo perché sono un individuo di sesso femminile e respiro, mica per altro. Non credo di essere bella. Sono troppo pallida e minuta. Decisamente poco interessante.
Poi ho incontrato Alice Cullen. Si è presentata una mattina, insieme al suo ragazzo Jasper. Sapeva che ero nuova, e vedendomi sempre da sola aveva pensato di invitarmi a casa sua, per studiare insieme e magari guardare la televisione.
È stato bello ed imbarazzante al tempo stesso. Lei se ne stava lì di fronte a me, e parlava, parlava, parlava… con un sorriso meraviglioso che andava da orecchio ad orecchio, entusiasta come se stesse organizzando la gita del secolo, mentre il suo ragazzo ci ascoltava in silenzio, serio e concentrato.
Potevo rifiutare? No di certo! Finalmente qualcuno mi stava dimostrando un briciolo di sincero interesse. Non potevo che esserne grata.
Ci siamo incontrate il pomeriggio stesso a casa sua, dove, peraltro, vive anche Jasper. Ricordo di averlo trovato molto strano. Era forse una di quella situazioni alla “Teen Moms” che si vedono su MTV, con due adolescenti che condividono lo stesso tetto per forza di cose? Eppure non c’era nessun pargoletto per casa. Ho fatto finta di nulla, ma Alice non ci ha messo molto a raccontarmi la loro storia. Ed allora ho capito chi avevo avuto la fortuna di incontrare. Le ho voluto subito bene, e continuo a volergliene. Non so che farei senza Alice. È la mia migliore amica, la marcia in più che spesso mi manca per fare le cose.
Dopo un paio di ore di studio ci è venuta fame, così siamo scese in cucina a mangiare qualcosa. E poi… poi il mondo ha smesso di girare e una supernova è esplosa nel cielo, acciecandomi ed incendiando tutto.
Descritta così pare una catastrofe, e forse lo è stata sul serio, considerando come mi sono sentita subito dopo, e come ho continuato a sentirmi nei mesi successivi, fino ad oggi.
Ma procediamo per gradi.
Io ed Alice stavamo preparando dei panini al burro di arachidi, quando è squillato il telefono. Alice si è allontanata per rispondere, lasciandomi sola, ed è stato allora che suo fratello Edward è entrato nella stanza. Lo avevo già visto a scuola, e nelle tante foto di famiglia disseminate per la casa, foto che Alice mi aveva mostrato con orgoglio poco prima di raccontarmi la sua storia e quella di Jasper. Lo avevo trovato molto carino, ma non avevo idea che lo fosse così tanto!
In ogni caso, ho alzato lo sguardo dal barattolo quasi vuoto, perché mi sentivo osservata, e lui era lì, di fronte a me, un asciugamano arrotolato attorno alla vita, i capelli ancora bagnati, e tante piccole goccioline d’acqua iridescenti che gli scorrevano lungo il petto nudo.  Sembrava brillare di luce propria.
“Ciao,” mi ha detto. “Tu chi sei?”
“B-b-bella…” ho balbettato, gli occhi spalancati ed il viso in fiamme.
Edward ha inclinato la testa e mi ha sorriso. Un sorriso assassino per il quale ci vorrebbe il porto d’armi. “Certo, tu sei Arizona, la ragazza nuova. Ti ha invitata Alice, vero?”
Ho annuito, pensando che dovevo chiudere la bocca, o ci sarebbero entrate le mosche.
“Io sono Edward, uno dei suoi fratelli. Scusa l’abbigliamento poco consono,” ha continuato, fingendo di essere in imbarazzo mentre non lo era per niente. “Non sapevo avessimo ospiti. Prendo una coca dal frigo e me ne vado.”
No, resta! avrei voluto urlargli. Ovviamente non l’ho fatto. Edward ha preso la sua coca e se ne è andato, strizzandomi l’occhio prima di uscire dalla stanza.
Quella sera non sono riuscita a dormire. Continuavo a pensare a lui, a quel viso dai lineamenti perfetti, a quegli occhi verdi e penetranti, a quel sorriso deliziosamente malizioso, a quel fisico da fotomodello… non riuscivo a togliermi dalla testa neppure la sua voce: dolce, calda e melodiosa.
Speravo mi passasse in fretta. Invece no. La mia cotta per lui è peggiorata con il tempo, fino a trasformarsi in vero e proprio amore. Perché Edward non è solo bellissimo, è anche intelligente, gentile e sensibile. Un ragazzo pieno di talento. Riesce benissimo in tutti gli sport che pratica, ha ottimi voti, e come se non bastasse suona meravigliosamente il pianoforte. Com’è possibile resistergli? Tutte le insipide adolescenti di Forks sono innamorate di lui, ed io, reginetta delle insipide adolescenti, non faccio eccezione.
Tuttavia, so di non avere alcuna speranza. Quando l’ho conosciuto Edward stava con Tanya Denali. E poi, quando si sono lasciati, eravamo ormai troppo amici perché lui mi vedesse come una potenziale fidanzata, e non come la mascotte di casa Cullen.
Inoltre, siamo onesti, cos’ho da offrire? Leggo molto e… be’ sì, ho buoni voti (in ogni caso non buoni quanto i suoi). Cucino decentemente e so fare il bucato. Ecco. Queste sono le mie qualità. Oltre una timidezza cronica, un’imbarazzante goffaggine, e un particolare senso dell’umorismo che vira in direzione del sarcasmo nove volte su dieci.
Quanto vorrei essere bellissima ed interessante! Se lo fossi, Edward si accorgerebbe di me e smetterebbe di trattarmi come se fossi la sua sorellina.
Forse dovrei accettare le avances di Mike Newton. O magari uscire con Jacob Black. Jake è il figlio di Billy Black, il migliore amico di mio padre. Ci conosciamo da quando siamo piccoli e facevamo torte di fango assieme. È un bel ragazzo, e mi ha invitata al cinema un sacco di volte. Ho sempre rifiutato, ovviamente. Avevo Edward per la testa. Mi sembrava poco serio dargli delle speranze mentre è un altro il ragazzo con cui vorrei stare. Ma forse è il caso che volti finalmente pagina. Mi pare evidente che con Edward non accadrà mai nulla.
 
3. Edward
Entro in camera di Jasper sbattendo furiosamente la porta. Sono così arrabbiato che potrei sfondare una parete a calci e pugni. Lui non fa una piega. Seduto alla propria scrivania, tiene il capo chino sui libri. Credo sia ormai abituato a questi miei scatti d’ira. Quando stavo con Tanya li avevo spesso. Litigavamo, e poi venivo da lui a sfogarmi. Dovrebbero farlo santo, poveretto.
“Chi diavolo è Jacob Black? Tu lo conosci? Perché Bella uscirà con lui? Perché non mi hai detto niente? Credevo fossi il mio migliore amico! Traditore.”
Finalmente Jasper solleva la testa, lo sguardo inespressivo.  “Eh?”
“Devi saperlo per forza!” esclamo. “Mia sorella ti racconta tutto! Bella uscirà con questo tizio. Chi è? Da dove viene? Com’è entrato nelle nostre vite?”
Un paio d’ore fa sono uscito a correre. Ero tranquillo, senza particolari pensieri per la testa. A parte il solito: sono o non sono innamorato di Bella?
Be’, credo di avere avuto la risposta che cercavo al mio rientro. Ho trovato Alice e Bella in corridoio, al piano di sopra. Mia sorella le stava insegnando a camminare sui tacchi. Le ha prestato i suoi vestiti e le sue scarpe. L’ha pettinata e l’ha persino truccata. Quando l’ho vista mi è venuto un colpo. Era bellissima. Magari un po’ traballante su quei trampoli, ma bellissima. Sembrava uscita da una rivista di moda.
Ho capito immediatamente che qualcosa non andava. Piuttosto che conciarsi da femmina, Bella si farebbe scorticare ed appendere a testa in giù.
“Che mi sono perso?” ho chiesto avvicinandomi. Sentendo la mia voce, Bella è trasalita, si è azzoppata è mi è caduta addosso. Per un breve istante ho potuto stringerla tra le braccia, respirare il suo profumo buonissimo. Avrei voluto essere altrettanto presentabile. Invece ero accaldato e sudato. Un vero schifo.
“Niente!” ha esclamato lei, divincolandosi. Era rossa come un peperone. Anzi, come il rossetto che le ricopriva le labbra.
Dio, che labbra… Sono sempre state così? Piene e morbide? Assolutamente da baciare?
Alice si è avvicinata saltellando e battendo le mani come uno stupido folletto natalizio. “La nostra Bella ha un appuntamento!” ha cinguettato. “Con un ragazzo! Non è meraviglioso, Edward?”
Cosa?! Un appuntamento?!
Ho fulminato Bella con lo sguardo, e lei, se possibile, è arrossita ancora di più.
“Sì,” ho mugugnato. “Meraviglioso. E chi è il fortunato?”
Bella non osava guardarmi, e neppure rispondere. Teneva gli occhi bassi, e, piuttosto goffamente, strattonava la gonna cortissima che indossava verso il basso, come se si vergognasse. E più strattonava, più la guardavo. Sono quasi stato sul punto di chiederle di smettere. Non avevo idea che le sue gambe fossero così belle. Sembravano così morbide… e lisce… Desideravo solo inginocchiarmi al suo cospetto ed accarezzarla. Ovunque.
“Jacob Black!” ha esclamato Alice tutta eccitata. “Dio, sono così emozionata! Lui è così carino!”
Ho fatto una smorfia. “Uhm… ed hai intenzione di vestirti… così?” ho domandato a Bella, indicando lo straccetto che indossava.
Sono stato un cafone, lo so, ma l’idea che lei si fosse agghindata in quel modo provocante per un altro mi ha dato fastidio.
“Certo! Non sta benissimo?” ha replicato mia sorella. Poi ha preso Bella per mano è l’ha trascinata via. “Andiamo!” le ha detto. “Ci sono un sacco di cose che ti devo spiegare sul primo appuntamento!”
Prima di scomparire dietro la porta della camera da letto di Alice, Bella mi ha lanciato uno sguardo indecifrabile. A metà tra l’imbarazzato, il colpevole ed il preoccupato.
Che abbia notato il mio evidente fastidio?
Non ho detto molto, ma credo di non essere riuscito a mascherare i miei sentimenti. Bella uscirà con questo tizio, ed io sono furioso.
“Allora?” incalzo Jasper. “Chi è Jacob Black?”
Lui alza gli occhi al cielo. “Dai, lo conosci.”
“Non credo.”
“Ti dico di sì. Hai presente Billy Black, quel tipo sulla sedia a rotelle che vive a La Push?”
“Sì.”
“Jacob è suo figlio.”
Sono esterrefatto. Ho ben presente chi è Jacob Black. Una specie di mastodonte tutto muscoli, con lunghi capelli corvini ed una passione sfrenata per i motori. Accompagna spesso suo padre in paese.
“Bella uscirà con… quello?!” esclamo schifato. “E dove si sarebbero conosciuti? Lui neppure frequenta la nostra scuola! È un Quileute, frequenta la scuola della riserva.”
Jasper mi dà la schiena e torna al suo libro. “Black è molto amico del padre di Bella. È naturale che lei lo conosca.”
“Com’è che sai tutte queste cose, tu?” domano indispettito.
“Perché io ascolto la mia ragazza quando parla. Invece tu non ascolti la tua.”
Apro la bocca per replicare, ma non riesco ad emettere alcun suono.
La mia ragazza?!
Che significa, che Jasper sa? Com’è possibile? Neppure io, fino ad un quarto d’ora fa, sapevo cosa provo per Bella. Mentre lui sapeva tutto prima di me. Vorrei sprofondare per la vergogna.
“Che stai dicendo?” domando, fingendo di non capire, un sorrisino ebete stampato sulla faccia. “Di quale ragazza parli? Io non esco con nessuna.”
Non so chi cerco di prendere in giro. Ormai tutte le carte in tavola sono scoperte.
Jasper torna a voltarsi. Mi guarda come se fossi scemo. “Di Bella, ovvio. Lei ti piace, o non mi avresti fatto questa scenata. E poi anche tu piaci a lei. Siete perfetti insieme. Chiedile di uscire.”
Per qualche secondo resto lì, in silenzio, a fissare il mio migliore amico. Cosa ha appena detto? Che io piaccio a Bella?
Mi avvicino, il cuore che batte forte nel petto. “Tu credi che… davvero io… dovrei veramente… Io piaccio a Bella?!”
Jasper scuote la testa. “Edward, hai le fette di prosciutto sugli occhi o cosa? Non lo vedi come ti guarda?”
“No. Come mi guarda?”
Jasper affonda le mani tra i capelli. “Santo cielo,” borbotta, “e tu dovresti essere quello sveglio della famiglia?”


Continua...

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Capitolo 2
*** Seconda Parte (4-6) ***


4. Bella
Dio, che vergogna! Non seguirò mai più i consigli di Alice. Mai più! Mi ha fatto fare la figura della stupida di fronte a Edward, ed ora vorrei solo scomparire dalla faccia della terra!
Lo sapevo che non avrebbe funzionato. Lo sapevo che Edward non prova nulla per me. Che io, per lui, sono solo l’amica timida ed imbranata di sua sorella. Invece Alice ha provato a convincermi del contrario, e guarda com’è finita!
Ieri non ce l’ho più fatta e le ho confessato cosa provo per suo fratello. È stato difficile, perché non avevo idea di come l’avrebbe presa, ma sarebbe stato ancora più difficile continuare a tenermi tutto dentro. Sono arrivata ad un livello di disperazione tale che, sempre più spesso, piango da sola chiusa in bagno. Non so esattamente perché. Suppongo che al mondo ci siano cose ben peggiori di una cotta adolescenziale non corrisposta. Il fatto è che ciò che provo per Edward va ben oltre. Mi sta consumando lentamente. È un abisso, e non c’è fondo.
Quando le ho parlato, Alice mi ha abbracciata forte. A quanto pare aveva capito tutto da tempo, aspettava solo che trovassi il coraggio di confessarle ciò che provo per suo fratello. Non solo, è convinta che anche Edward provi qualcosa per me, e che sia solo confuso e abbia bisogno di un piccolo incentivo per rendersi conto che siamo perfetti l’uno per l’altra.
Io, come una stupida, mi sono lasciata convincere. Non mi sembrava possibile: Edward segretamente innamorato di me! Credo di non essermi mai sentita tanto emozionata in tutta la mia vita. Non riuscivo più a ragionare lucidamente, ed ho assecondato Alice, rendendomi complice del suo piano sgangherato: far credere a Edward che ho un appuntamento con un altro ragazzo, possibilmente con uno che lui possa considerare una minaccia, e poi conciarmi come una poco di buono, per stuzzicare la sua fantasia e fargli capire cosa si perde.
Direi che il piano ha funzionato alla grande. Sì, come no. Ho visto come mi guardava Edward. Era disgustato. D’altronde lo sapevo. L’avevo detto a Alice: “Non funzionerà mai! Io non sono questo. Non sono tacchi e gonne corte! Non sono rossetto e chili di mascara!”
Edward mi vuole bene. Non è innamorato di me, ma mi vuole bene. E so cosa apprezza di me: la semplicità. Credo che la mia timidezza e la mia goffaggine suscitino in lui un primordiale istinto di protezione. Ma niente di più.
Alice, invece, crede che la nostra ridicola messa in scena abbia avuto un successo enorme. Saltella per la stanza tutta eccitata, battendo le mani e cinguettando: “Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Bella, hai visto che sguardo ti ha lanciato mio fratello quando gli ho detto che saresti uscita con un ragazzo? Era geloso! ”
Mi avvicino zoppicando al comò, recupero qualche salviettina struccante dalla trousse di Alice e comincio a ripulirmi la faccia, gli occhi pieni di lacrime per il nervoso.
Dio, quanto sono scomodi questi tacchi! Perché continuo ad indossarli?
Scalcio via le Jimmy Choo di Alice e riprendo a struccarmi.
“Che fai?” mi chiede lei, avvicinandosi. Improvvisamente ha perso tutto il buonumore. “Perché piangi, Bella? Il nostro piano ha funzionato…”
Mi asciugo rabbiosamente una lacrima che non sono riuscita a trattenere, ed altrettanto rabbiosamente sciolgo i capelli che Alice mi aveva raccolto in alto sopra la testa, in una lunga e morbida coda di cavallo. Il fermaglio vintage di strass finisce sulla moquette.
“Sì, certo,” singhiozzo. “Come no. Ha funzionato benissimo. Sono ridicola, Alice. Guardami!”
Mi guardo nello specchio, e lei fa altrettanto. Non sono riuscita a togliere tutto il trucco, e sembro un pagliaccio, con il mascara che cola lungo le guance bagnate di lacrime, ed il rossetto tutto sbavato attorno alla bocca.
“Edward era disgustato, ed ha ragione: faccio ridere. Non sono neppure capace di camminare con quei trampoli. Gli sono caduta addosso! Per non parlare di questa gonna. È troppo corta, e le mie gambe sembrano due stuzzicadenti. Perché mi hai convinta a conciarmi in questo modo? Mi sento una stupida! E poi, fargli credere che ho un appuntamento con Jake…”
Alice recupera un’altra salviettina struccante e, con estrema delicatezza, comincia a passarmela sul viso, per sistemare il disastro che ho combinato.
“Bella, il tuo appuntamento con Jacob Black non è esattamente una bugia,” dice, con infinita dolcezza. “Lui ti ha chiesto veramente di uscire. Più di una volta. Sei tu che hai sempre rifiutato, perché sei innamorata di mio fratello.”
Abbasso lo sguardo ed incrocio le braccia. Mi sento così vulnerabile in questo momento. Così piccola e stupida. Continuo a singhiozzare come una bambina. Sono una causa persa.
“Forse è meglio che me ne torni a casa,” sussurro. Mi allontano da Alice e recupero i miei abiti. Mi rivesto con spossante lentezza. So che quando uscirò da questa stanza tutto cambierà. Non credo avrò il coraggio di rimettere piede in questa casa molto presto. Non riesco a togliermi dalla testa l’espressione di Edward, così piena di sdegno. Credo di averlo deluso. In fondo sono identica a tutte le altre sciacquette di Forks che lo tampinano e cercano di sedurlo. Le ho sempre compatite. Che arrogante sono stata.
Alice si avvicina, lo sguardo contrito. “Bella,” dice, “non te ne devi andare. Secondo me hai frainteso. Credimi, conosco mio fratello…”
La interrompo prima che si spinga oltre. Provo a sorridere. “Non importa, Alice. Non fa nulla. Ci abbiamo provato. Non ha funzionato.”
“Ma non è vero!” esclama lei, accalorandosi. “Bella, ascolta…”
“Alice, per favore. Ho bisogno di prendere una boccata d’aria. Resta pure qui, non mi accompagnare: conosco la strada.”
Alice sembra triste e delusa, ma non osa contraddirmi. So che non si è ancora data per vinta, e che prima o poi cercherà di convincermi a riprovarci. Ma per ora sembra aver deposto le armi.
“Ok,” dice, dandomi un bacio sulla guancia. “Chiamami stasera, va bene?”
Annuisco tristemente ed esco dalla stanza. Per qualche minuto resto lì, appoggiata alla porta bianca. Istintivamente lo sguardo si sposta verso la camera da letto di Edward.  I pensieri corrono veloci, così veloci che non riesco ad afferrarli, e prima che mi renda esattamente conto di cosa sto facendo, busso alla porta di Edward.
 
5. Edward
Ciò che provo per Bella mi travolge come un fiume in piena. È destabilizzante. È come se avessi ripreso a vedere e a sentire all’improvviso, dopo anni di buio e silenzio.
Santo cielo, come ho fatto a non accorgermi prima di ciò che sento? Come ho fatto a non rendermi conto dei segnali, così evidenti? Io e Bella ci conosciamo da qualche mese, ormai, e in tutto questo tempo non è passato giorno senza che io non abbia avuto voglia di vederla, anche solo per qualche minuto, anche solo da lontano. Mi piace osservarla mentre studia, concentrata sui libri, la fronte aggrottata. Mi piace sentirla ridere mentre guardiamo una sit-com alla televisione. Mi piacciono così tante cose di lei che non so neppure da dove iniziare.
Venire a sapere da Jasper che Bella è segretamente innamorata di me è stato un vero shock. Non me lo aspettavo. So di piacere alle ragazze, ma non credevo di piacere anche a lei. Non in quel senso, almeno. Bella è diversa. Bella è speciale, e il fatto di piacerle rende speciale anche me: meno scontato.
Già, ma Bella non sa che sono pazzo di lei, e per questo ha deciso di voltare pagina ed uscire con un altro.
Chissà se sono ancora in tempo per recuperare… Cosa dovrei fare? Andare da lei ed essere sincero? Dirle che non sopporto l’idea di vederla con un altro ragazzo? E se Jasper avesse frainteso? Che figura farei?
Sto pensando a tutto questo, quando sento qualcuno bussare alla porta.
“Avanti,” dico distrattamente, senza neppure voltarmi od alzarmi dal letto, convinto si tratti di Jasper. Indosso ancora maglietta e pantaloncini. Ero preso così male che non ho neppure pensato di andare a farmi una doccia. Mi sono semplicemente rifugiato in camera da letto.
E poi sento una voce timida e dolce, una voce che conosco bene. “Edward, posso… posso entrare?”
Mi tiro su come se avessi il fuoco sotto il sedere. “Bella… sì, certo entra…”
Non mi aspettavo di vederla così presto. E non mi aspettavo di vederla nella mia stanza. Credo sia la prima volta che mette piede qui dentro. Di solito ci incontriamo in territorio neutrale: in salotto o in cucina. Mi fa uno strano effetto averla qui. Un effetto piacevole, lo ammetto.
Bella entra nella stanza e richiude delicatamente la porta dietro di sé. Si è cambiata. Ora indossa i soliti jeans e la solita felpa con il cappuccio. Si è struccata ed ha sciolto i capelli. È la Bella di sempre. La Bella di cui mi sono innamorato. Mi aspetto che sia avvicini, ma non lo fa. Resta a debita distanza, pronta a fuggire.
Immediatamente noto gli occhi iniettati di sangue e le guance colorite. “Bella,” chiedo, forse con poco tatto, “hai pianto, per caso?”
Non sarà stata mia la colpa, vero? Io non voglio farla piangere. Io voglio farla ridere, voglio farla stare bene.
Lei ha un sussulto. Diventa ancora più rossa ed abbassa lo sguardo. “No-sì-no…” sospira e chiude gli occhi. “Edward, ti devo dire una cosa, ma mi devi promettere che non aprirai bocca, e che non farai nessun commento. Mi vergogno come una ladra, ma non posso andare avanti così. Quando ti avrò detto quello che ti devo dire sono sicura che non mi vorrai più vedere, ma non mi importa. Non ce la faccio più, sto impazzendo.”
La voce le trema, e mi spezza il cuore vederla così. Sembra terrorizzata. Com’è possibile? Sono io a farle così paura? Non ha senso. Se solo sapesse…
Provo ad avvicinarmi, tendendole una mano. “Bella, io non credo…”
Ma lei mi interrompe, indietreggiando fino a sbattere contro la porta. “Per favore, Edward. Promettimelo. Prometti che mi ascolterai senza dire nulla, senza fare commenti. Per favore.”
Annuisco. A questo punto voglio solo che parli, perché allora anch’io potrò parlare, e finalmente riuscirò a far crollare quel muro di paure e silenzi che ci siamo costruiti attorno. “Va bene, te lo prometto. Ti ascolto.”
Bella inspira profondamente e poi comincia. “Non c’è nessun appuntamento, Edward. Jacob Black mi ha chiesto di uscire più di una volta, ma ho sempre rifiutato, perché ho un altro ragazzo per la testa. Penso a lui giorno e notte, ed è patetico, perché so di non meritarlo affatto. Lui è intelligente, brillante, bellissimo e pieno di talento. Mentre io sono… be’, io. Per un brevissimo istante mi sono illusa che lui potesse provare qualcosa per me. Non so perché, ma l’ho pensato, e così ho provato a farlo ingelosire, per capire se mi sbagliavo. Mi sono inventata un appuntamento con un altro, e mi sono vestita e truccata in maniera provocante, per imitare le ragazze bellissime con cui lui esce di solito. Ma ho sbagliato, perché quella ragazza non sono io. Quella ragazza non esiste, e probabilmente non esisterà mai. In ogni caso non importa. Ho capito che lui non mi vede in quel modo. Mi sono solo resa ridicola, nient’altro.”
Bella si interrompe, ed allora penso che sia finalmente giunto il mio turno. Ma quando apro la bocca per parlare, lei mi zittisce nuovamente.
“Immagino tu abbia capito che sto parlando di te, Edward. Mi sono innamorata di te, e mi sento una stupida, perché ho rovinato la nostra amicizia. Avrei potuto starmene buona in silenzio, aspettare che mi passi. Il fatto è che non mi passerà, non se continuiamo a vederci. Non se passiamo così tanto tempo insieme. Così… forse è meglio che mi allontani per un po’. Mi sto comportando come una bambina, ma non so che altro fare. Ti prego, perdonami, Edward. Addio.”
Sono così frastornato che quasi la lascio uscire dalla stanza. Nessuna ragazza mi aveva mai fatto una dichiarazione simile. Neppure Tanya, che diceva di amarmi.
“Bella, aspetta!” Mi avvicino a grandi passi e la costringo a richiudere la porta. “Per favore, non andartene.”
Bella è confusa. Stringe le braccia al petto, come se si volesse difendere, come se mi volesse tenere a debita distanza, mentre tutto ciò che desidero è stringerla a me e baciarla. Non ho mai provato tanta attrazione per un’altra ragazza come la provo per Bella in questo momento.
Dio, perché non mi sono fatto quella doccia?
Oh, chi se ne frega! Ora o mai più.
“Bella, io…”
“Edward, ti prego…” Bella non mi guarda, sembra di nuovo sull’orlo delle lacrime. “Non voglio la tua pietà. Ti ho confessato ciò che provo perché non posso semplicemente smettere di punto in bianco di parlarti e frequentarti. Meritavi una spiegazione. Va tutto bene, mi passerà. Ho solo bisogno di tempo.”
“Ma io non voglio che ti passi!” sbotto.
Finalmente Bella solleva lo sguardo su di me. Ha ancora gli occhi lucidi, ma non sono più tristi. Piuttosto sono confusi, increduli.
Perfetto, finalmente ho la sua piena attenzione.
“Io non voglio che ti passi,” ripeto, con più dolcezza. Mi avvicino ulteriormente, costringendola ad appoggiarsi alla porta, e le scosto una ciocca di capelli dietro un orecchio. Il solo sfiorarla mi eccita da morire. “Tu non hai la più pallida idea dell’effetto che fai ai ragazzi, vero?”
 
6. Bella
Non capisco cosa sta succedendo. Ho confessato a Edward di amarlo e lui non è scappato a gambe levate, al contrario. Dice cose del tipo: “non voglio che ti passi… tu non sai che effetto fai ai ragazzi…” E forse altre cose, non saprei. Lui continua ad avvicinarsi e a guardarmi come se mi volesse baciare, ed io non capisco più nulla. Mi fischiano le orecchie e sento il cuore esplodermi nel petto. Forse mi sta per venire un infarto.
“E-edward…” balbetto. Vorrei aggiungere qualcosa, chiedergli delle spiegazioni, ma averlo così vicino, e sentire i suoi profondi occhi verdi addosso, mi impediscono di ragionare.
Edward mi sfiora una mano, intreccia delicatamente le sue dita alle mie. Non è la prima volta che mi tocca, ma è la prima volta che lo fa in questo modo, con attenzione e consapevolezza, come se stesse controllando ogni singolo muscolo del proprio corpo, come se si stesse trattenendo.
“Tu credi di essere invisibile, Bella,” dice. La sua voce è calda, profonda, dolce come miele. “Ma non lo sei. Non lo sei per me, e non lo sei per gli altri ragazzi. Tu sei speciale. E lo sei ancora di più perché non te ne accorgi. Jacob Black non è il solo a volere uscire con te. Anche Newton lo vorrebbe, e riesco a pensare ad almeno altri dieci nomi. Per questo le altre ragazze ti tengono a distanza. Sono gelose di te.”
Deglutisco. La sua bocca è così vicina… Basterebbe che mi sollevassi in punta di piedi per baciarlo. “Ge-gelose di me?”
Edward annuisce. “Sì, e fanno bene. Tu sei intelligente, dolce, delicata… hai sempre una parola gentile per tutti. Sei silenziosa, ma quando serve ti fai sentire. Non butti via le parole, le custodisci come gemme preziose. Sei incredibilmente sexy, Bella.”
Sembra impossibile, ma Edward si avvicina ancora di più. Ora il suo corpo preme contro il mio, e non posso più fuggire, bloccata tra lui e la porta. Mi sta dicendo cose che mai avrei pensato di sentirgli dire. Mi guarda in un modo che non mi sarei mai aspettata. Come se si sentisse attratto da me, come se ricambiasse i miei sentimenti.
“Se-sexy?”
Sorride, ed io mi sciolgo. “Con quella gonna e quei tacchi, non eri ridicola, Bella. Eri meravigliosa. E sì, preferisco la Bella con jeans e felpa, perché è la Bella di cui mi sono innamorato, ma eri meravigliosa, e detesto che tu pensi il contrario.”
La Bella di cui mi sono innamorato…
La Bella di cui mi sono innamorato…
La Bella di cui mi sono innamorato…
Fisso Edward come se fossi sotto l’effetto di un incantesimo, o di una sostanza allucinogena. Lui si è innamorato di me. Lo ha detto sul serio. Mi ama, ricambia i miei sentimenti. Ma come è possibile? Io non sono nessuno. Io sono solo Bella.
Per un breve istante penso di essere vittima di uno scherzo crudele. Uno come Edward non può amarmi. Mi sta solo prendendo in giro. Eppure sembra così sincero. I suoi occhi non sanno mentire. Bruciano. Mi desiderano, mi vogliono.
Inaspettatamente le sue mani mi accarezzano il viso. Lo fanno con attenzione, con devozione, ed io chiudo gli occhi, perché non riesco a sopportare tanta bellezza. “Voglio provare una cosa,” mi sussurra all’orecchio. “Solo… non ti muovere…”
Non mi muovo. Mi tremano le gambe, e il mio cuore è sul punto di scoppiare, e per qualche strana ragione vorrei scappare via, ma non mi muovo. Sento il suo respiro caldo sul collo. Sento le sue labbra sfiorarmi la pelle, percorrere con lentezza esasperante la mia guancia, fino alla bocca. Il tempo sembra essersi fermato. Restiamo così, labbra contro labbra, e poi, improvvisamente, ci stiamo baciando. All’inizio con dolcezza, quasi con timore. Ma l’urgenza che ho di lui cancella tutto. Cancella la paura e l’imbarazzo. Cancella gli anni passati a credere di non significare nulla, di non essere nulla. E il bacio si trasforma in qualcosa di incredibile, in qualcosa di inaspettato. È fuoco e ghiaccio contemporaneamente, un fiume di lava che spazza via tutto, ed il suo calore è così intenso da far male, ma non mi importa, voglio continuare a bruciare. Voglio che Edward continui a baciarmi così, e a toccarmi così. Sento le sue mani dappertutto, e mi aggrappo a lui come la mia unica ancora di salvezza.
È così che ci si sente, allora? A desiderare e ad essere desiderati? Ad amare e ad essere amati?
È meraviglioso, è incredibile, è come una droga di cui non puoi più fare a meno, è…
“Basta!” esclama improvvisamente Edward, la voce roca, disorientata. Interrompe il bacio, ma non si stacca da me. Affonda la testa nell’incavo della mia spalla. Continua ad accarezzarmi la schiena, a stringermi a sé. Ha il fiatone, ed anch’io. È come se avessi fatto una corsa. Non riesco a respirare.
“Che c’è, Edward?” gli bisbiglio, lasciando scorrere la mie dita tra i suoi capelli con delicatezza. “Cosa c’è che non va?”
Non ho paura. L’idea che lui non mi voglia non mi sfiora neppure per un attimo. So che mi desidera, proprio come io desidero lui.
Edward solleva il viso, mi guarda negli occhi, le pupille dilatate. Poi sorride. Ma non come fa di solito. Questo suo nuovo sorriso è timido, imbarazzato… semplicemente adorabile. “Bella, guardaci… forse è il caso di… rallentare…”
Mi guardo intorno. Non so come, ma sono finita sulla sua scrivania, le gambe saldamente agganciate attorno alla sua vita. Edward non ha più la maglietta, e la mia felpa è da qualche parte, sulla moquette. Ho i bottoni dei jeans slacciati e le spalline della canottiera pericolosamente abbassate.
“Oh,” dico, arrossendo come una scolaretta. E a questo punto sono io a nascondere il viso nell’incavo del suo collo. Dio, che vergogna… Non è la prima volta che bacio un ragazzo, ma è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere. Sul punto di… be’, insomma, quello… e senza neppure rendermene conto. Penserà che sono una depravata. “Scusa…”
Edward mi stringe forte a sé, ed io lascio che lo faccia, stringendolo a mia volta. “Non hai niente di cui scusarti, Bella,” mi sussurra nell’orecchio. La sua voce è ancora roca, il suo respiro irregolare. “È colpa mia. Avrei dovuto controllarmi. Il fatto è che tu… Dio, non hai idea di cosa mi passa per la testa in questo momento… Non immaginavo che potesse essere così… Non mi sono mai sentito così.”
Sollevo la testa e lo guardo negli occhi. Sono incredula. Mi pare di vivere in un sogno. “Mai?”
Lui sorride, ed è l’Edward di sempre, quello che conosco, quello provocante e sicuro di sé. “Te l’ho detto, tu non hai la minima idea dell’effetto che mi fai…”
Sentirlo parlare così è inebriante. Stringo le gambe attorno ai suoi fianchi, attirandolo a me. “Uhm… forse un’idea me la sono fatta…” dico, mordicchiandomi le labbra.
Ok, forse le cose mi stanno sfuggendo di mano… ma quanto mi piace giocare alla donna seducente! È la prima volta che ci riesco, e senza sentirmi una perfetta idiota.
Lo sguardo di Edward diventa più cupo. “Ti stai mordendo le labbra... mi piace un sacco…”
Una parte di me vorrebbe che Edward perdesse di nuovo il controllo. Un’altra parte, invece, non lo vuole per niente. In fondo ha ragione lui: stiamo correndo troppo, e rischiamo di fare qualcosa di avventato, rischiamo di farci male.
Edward mi legge nel pensiero, dimostrando, ancora una volta, come sia difficile non innamorarsi follemente di un ragazzo come lui. “Senti,” dice, accarezzandomi il viso e strofinando il suo naso contro il mio. Dio, quanto è dolce! “Facciamo così. Ora tu vai a casa, ti fai bella per me, e poi usciamo. Voglio portarti fuori. Voglio passarti a prendere in macchina, aprirti la portiera, e portarti in un bel ristorante. E poi voglio riaccompagnarti a casa, e baciarti timidamente sotto la veranda, con tuo padre che ci guarda dalla finestra e poi ti costringe a rientrare, perché è troppo tardi, e non si fida di me, perché sono un ragazzo, e nessun ragazzo è all’altezza della sua bambina. Voglio un vero primo appuntamento, Bella. Te lo meriti. Ce lo meritiamo.”
È vero, ce lo meritiamo. Finalmente, dopo tutti questi mesi, ce lo meritiamo.
Torno a casa, camminando sopra le nuvole, il cuore che mi esplode nel petto per la gioia, uno stupido sorriso dipinto sulla faccia.
Tra poco io e Edward usciremo insieme.
Tra poco avremo il nostro primo appuntamento.
È un nuovo giorno, per noi. Un nuovo mondo. E so che tutto andrà bene.




Buon Natale! Arrivederci a presto!

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