Cities Cream di Bidirezione (/viewuser.php?uid=654766)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *district1. ***
Capitolo 2: *** II. The start. ***
Capitolo 1 *** *district1. ***
Cities
Cream.
District
1.
La
campagna scorreva oltre il finestrino, aperto per metà, senza
rumori oltre quello dello sfrecciare dell’aria lungo i fianchi del
treno. Le foglie dorate degli arbusti rilucevano lontano, oltre i
ripidi pendii di ghiaia al cui centro correvano le rotaie e oltre una
piccola striscia di terra e rada erba che separava la campagna dalla
ghiaia artificiale, sotto uno degli ultimi soli estivi che
accompagnava il viaggio di ritorno; la campagna brulla, priva di
vegetazione alta e rada, lasciò spazio a file di pioppi quando il
treno entrò nella circoscrizione cittadina. Verdi e altissimi,
coprivano la strada con una ombra leggera attraverso la quale pochi
raggi filtravano. Mancava ancora molto all’arrivo. Sasuke
non aveva fatto altro che fissare fuori dal finestrino tutto il
tempo, ignorando Naruto e l’imbarazzo. Non avevano deciso
nulla, nemmeno ne avevano parlato, per cui ogni futuro era immerso
nella incertezza totale e Sasuke non voleva proporre subito le
questioni. Gli dava fastidio che Naruto fosse saltato su con lui
senza spiegargli nulla, come se tutto fosse semplice e non ci fosse
nessun problema da risolvere; Sasuke invece era pieno di paure su
come sarebbe stato da li a breve. Come diamine avrebbe fatto a vivere
Naruto! Domande che il biond-scemo sembrava non porsi. In realtà
a Sasuke turbava il biondino stesso; lo turbava la svolta di coppia
che aveva preso la sua vita e aveva paura di cosa potesse
significare. Aveva terrore di una relazione stabile, aveva paura
di avere vicino come mai aveva avuto una persona, non voleva
rischiare di perdere la indipendenza. Ecco, era proprio quello il
problema. Sasuke non voleva smarrire l’indipendenza,
l’unica cosa che gli rimaneva in quella città schifosa, e una
relazione gli pareva potesse essere deleteria perchè non ne aveva
mai provata una; il biondo davanti a lui con le cuffie e gli occhi
chiusi si coloravano di catene se lasciava strada al
pessimismo che lo permeava. In quei momenti non ricordava cosa
cosa aveva pensato, il piacere che aveva provato nell’aver vicino
una persona mentre viveva nei suoi pensieri, l’affetto che fissare
Naruto perso nelle sue faccende mentre scriveva o mentre pensava o
ascoltava musica o... Aveva scatenato in lui rendendolo felice di
esser immerso in sè ma con la certezza di aver qualcuno vicino per
quando avesse bisogno; non lo ricordava perchè sennò non avrebbe
avuto i timori di perdere la solitudine, che credeva esser la sola a
renderlo vivo. Forse avrebbe imparato a convivere, pensava per
rassicurarsi. Decise che era meglio interrogare Naruto per
provare a tranquillizzare la sua testa. - Quindi che farai ora?
Naruto aprì gli occhi e si levò una cuffia. - In che
senso? Sasuke dovette reprimere la voglia di tirargli contro la
valigia. - A vivere, dobe, cosa vuoi che intenda? Naruto
sollevò il mento in gesto di assenso e scoppiò in una calda
risata felice: - Non so, cercherò un lavoro subito dopo l’arrivo...
In poco dovrei essere a posto, qualcosa troverò! E se non ti
dispiace troppo, approfitterò di casa tua per dormire fino a quel
momento - gli fece l’occhiolino - mentre sopravvivo con i risparmi
che ho da parte! Naruto distese la testa sul poggiolo del sedile e
sospirò mentre Sasuke tamburellava con le dita, infastidito dalla
nonchalance con cui Naruto si era catapultato in casa sua, ignaro di
cosa potesse significare per Sasuke doverlo ospitare e dover spiegare
a Itachi chi fosse quel pompato... Digrignò i denti e sbuffò,
tornando a rivolgere lo sguardo fuori, non aveva ottenuto risposta.
Si intravedevano i primi segni del buio cementificato della città
nelle ampie strade a doppia corsia che correvano parallele al treno e
inquinavano la terra semplice della campagna; i raggi del sole che
cascavano sul cemento ne erano assorbiti mentre si diradava la selva
di mezzo che resisteva in pochi punti, solo dove gli alberi erano
più fortunati nell’individuare qualche nutrimento tramite lunghe
radici. Gli altri alberi erano meno fortunati: ne restavano solo rami
e basi dei tronchi tagliati per lasciar spazio all’uomo -
Perchè hai deciso di venire, nonostante tutto? Sasuke era
riuscito a chiederglielo. Naruto giocherellava con i cavetti delle
cuffie, torcendoli tra pollice e l'indice e facendoli scorrere tra le
dita tozze, respirava e non rispondeva mentre Sasuke osservava il
peso del progresso tornare a pesargli sulle spalle. - Non ti
volevo abbandonare! - battè una mano sulla coscia - Mi giudicherai
un idiota però volevo tornare con te e starti vicino perchè io ti
- Un colpo repentino di tosse di Sasuke coprì la voce di Naruto - e
non intendo lasciarti più! Mi giudcierai una rottura, un peso ma
non mi frega perchè finchè non mi scaccerai ti seguirò con
discrezione non facendo nulla che possa dispiacerti... Vorrei darti
l’appoggio che ho capito ti è mancato, cancellare il brutto di
quello che ti grava. Sasuke sorrise e Naruto pensò che fosse
felice di aver sentito quella risposta; in realtà Sasuke sorrideva
per l’ingenuità del biondo amante. Privarlo di cosa lo
attanagliava era una parola, i fatti che la realizzavano di certo non
erano alla sua portata nonostante non lo comprendesse mentre
pronunciava quella frase. Sasuke sorrideva paterno come di un
figlio che sogna troppo in grande, ancora altezzoso verso Naruto pur
col tempo passato assieme. Sasuke ripensava a Orochimaru, a
Itachi, alla difficoltà di realizzare sè, alla vuotezza di
un’esistenza al limite dell’umanità che in lui si rifletteva in
vacuità e acidità apatica, ripensava alla bonaria faccia di
Naruto e sorrideva. La malinconia traspariva dagli occhi socchiusi e
sognanti, non fissati su alcuna cosa, e lo faceva sorridere. Naruto
era un burlone e gli piaceva per quello, anche se non capiva davvero
quanto profondi erano i mali... gli piaceva; era la sua anima
giocherellona e superficiale che lo faceva stare bene anche senza che
riuscisse a farsi comprendere. Accettava quel dazio per star bene e
non chiedeva più di ciò che poteva uscire delle capacità di
Naruto, non si approfondiva e nascondeva quanto più poteva di
fronte a quegli occhi cristallini. Naruto sorrise in cambio e
rimise la cuffietta, Sasuke abbandonò la malinconia ed estrasse il
libretto dal borsello. Scrisse per il resto del viaggio, lo chiuse
solo nel momento in cui dal finestrino entrò la luce fioca dei
primi lampioni e il mondo tornò a essere completamente schiavo
dell’uomo. Non vi era più erba, solo cemento; la luce azzurrina
della notte si espandeva in ogni dove ombreggiando marciapiedi e case
e nascondendo alla vista il peggio della città. Quando
entrarono in stazione, dal finestrino videro i primi edifici a dieci
piani ergersi in una serie di file progressive, lungo la linea della
collina su cui era nata la città, che gettavano ombra sulla
precedente e culminava in due grattacieli le cui punte erano toccate
in prospettiva dalla falce di luna prospiciente la città. Erano gli
ambienti ospedalieri della città, dove vi era solo la crema
dell’ambiente sociale e dove il verde dei parchi, curati con acqua
rugiola mescolata a banconote, introduceva a un piccolo pezzo di
purgatorio. Sasuke non andava mai nel girone alto, dove
soggiornavano gli angeli decaduti ignari di esserlo e convinti di
essere sempre in Paradiso, perchè quando usciva preferiva
mischiarsi al momdo della stazione, dei piccoli pub, dei parchi con
siringhe e cemento come monumenti. Il treno fischiò obsoleto e
si fermò con i freni che stridevano, la gente si trasse indietro
sulla banchina per non essere toccata dalle scintille rosse che dalle
rotaie schizzarono; Naruto scese, valigie in mano, e respirò l’aria
di città, guardò verso la cima del paese assaporando il fresco.
Sasuke non si fermò, valigia in spalla, e camminò rapido
fuori dalla stazione, inseguito da Naruto che gli corse dietro per
recuperare il terreno perso. Sasuke era tornato.
Trasse
fuori dalla tasca il cellulare e chiamò un taxi per tornare a casa.
La città era uguale a come la ricordava, elettrica e spenta. Gli
edifici grigi, che di notte erano ricoperti di una patina bluastra
come il profondo mare al largo da qualunque terraferma, avevano i
mattoni a vista, l’intonaco caduto agli angoli imbiancava la base,
ed erano coperti di piccole crepe e fratture, i tetti mancavano di
tegole; i marciapiedi luridi di vecchie immonidizie erano pieni di
macchie nere acide e si alzavano quando le radici di un salice,
piantati come recupero urbano senza conoscere le caratteristiche
degli alberi che erano, irrompevano sotto il cemento crepandolo e
alzandolo. Nei vicoli bui, i palazzi erano cresciuti troppo
ravvicinati nascondendo intere porzioni di città e obbligandole a
non vedere mai la luce, la gente scorreva evitando le luci dei
marciapiedi e a ttendendo che qualche estraneo vi passasse per
vendergli droga a poco; in questi vicoli le grate tenevano fuori dai
palazzi gli indesiderati mentre dentro dormivano in piccoli
appartamenti tutti uguali, tutti con le stesse carte da parati
strappate in alto e la moquette gialla piena di cenere, gli uomini
inferiori che popolavano la città e la facevano vivere delle
pulsioni vere e invisibili a chi credeva la città fosse tutta nella
parte alta. Erano loro che la mantenevano in vita, camminando piegati
a compiere il lavoro che permetteva a qualcun’altro di vivere
felici, sprecando il tempo per lavori inutili e drenanti l’anima;
tutti dormivano ogni notte perchè esausti per riuscire a sentire il
rumore degli scarafaggi che scorrevano come un fiume la notte. Se
non eri di lì non notavi queste cose che la notte copriva di blu;
Naruto non le vedeva sicuramente ma Sasuke era troppo abituato per
non sapere bene la realtà. Non voleva tornare in quella città
per così tanti motivi. Da subito, appena messo piede, aveva sentito
l’oppressione di un ambiente umano nervoso, coi denti scavati nelle
gengive dallo scorbuto e le dita perennemente in bocca a masticare le
pellicine, che nutriva parassiti e distruggeva i corpi di chi era
obbligato a circolare sotto l’asfalto recando come Atlante sulla
schiena il peso ripartito con gli altri poveri condannati della
città. Suo fratello lo aspettava da qualche parte in alto,
diabolico nella cura dei soldi che le mani gli permettevano avere.
Sasuke spinse Naruto sul taxi e chiuse la portiera, diede
l’indirizzo di casa al tassista e appoggiò la testa al sedile
mentre Naruto, appoggiando i palmi al finestrino, osservava lo
scorrere frenetico delle luci di insegne della Grande Via Bassa; era
piena di negozietti pulciosi, dove ogni cosa era trattata, piena di
locali, il corrispettivo al negativo della Grande Via Alta che dal
secondo distretto superiore conduceva alla coma della collina. La
GVB invece partiva da fuori la città e portava ai quartieri neutri,
quelli al livello zero sul mare; scorreva prima per i quartieri
peggiori, passava la stazione e saliva fino a piazza della Libertà,
snodo centrale della collina. Dall’altro lato la città era
speculare; Sasuke non la conosceva molto ma sapeva che era uguale a
cosa aveva visto di persona. Il tassista fermò l’auto e il
tassimetro. Sasuke pagò e scese di fronte al cancello di una casa
colorata di verde, a pochi passi dalla Piazza, con due finestre al
piano superiore e nient’altro che i ricordi sulle facciate.
Itachi non si era mai trasferito perchè gli piaceva fare ogni
giorno la GVA e ripercorrere i passi della ricchezza, della opulenza
che penetrava in lui andando a lavoro; Sasuke odiava quella casa.
Naruto e Sasuke si fermarono sul cancello qualche minuto,
fissando uno la casa e l’altro la luna radiosa sopra i grattacieli
ospedalieri.
N/A. Ben
ritrovati signori, signore, utenti di EFP! La primissima long da
me pubblicata ha finalmente un compagno fresco fresco, che non
sarà probabilmente allo stesso livello perchè la trama si è
fatta più ostica da sviluppare e il sottoscritto con la capa non
combina a seguirla però spero che possa comunque piacere. XD È
cambiato completamente il contesto: da spiagge e serate si torna a
lidi più consoni a penso molti di noi, tra città vita quotidiana
esami... Non so qanto possa piacere però si segue ciò che la
trama richiede per essere svelata! Quindi non prendetevela con me.
XD Una nota: non sarà segnata da rosso perchè, per onestà,
ammetto che non ci saranno - il meno possibile, si intende idealmente
nessuna - scene sessualmente esplicite. È una precisa scelta per
due ragioni: mi sono stufato di scrivere scene erotiche avendo
raggiunto la saturazione e, siccome scriverle mi provoca tedio
e mi rallenta notevolmente, ho preferito eliminarle dove non
necessarie ma anche in quei casi sarà più il fatto capire che non
il detto; secondo, vorrei che a seguire questa fic fossero solo
coloro che cercano una trama, banale e brutta ma pur sempre trama, e
non uno sfogo. Capisco chi lo fa per questo certo solo che... Vorrei
che a leggere si cercasse prima di apprezzare l’impegno
nell’offrirvi qualcosa di più oltre il sesso... (?) Le enormi
note son finite, andate in pac... Ah, se vi va passate a lasciarmi
qualche recensioneeeeee se vi aggrada o se volete criticare o dar
consigli qualunque cosa sarà graditissima :3
Bye
bye, Bidirezione.
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Capitolo 2 *** II. The start. ***
Ecco il secondo.
II cap.
Entrarono,
la porta scivolò sul marmo sollevando due gatti di polvere ai lati.
Sasuke si premurò di non farla sbattere contro il muro e con la mano
libera invitò Naruto a precederlo dentro; prima di entrare sistemò
le sedie del portico vicino al muro nell'eventualità che potesse
piovere il mattino dopo. Naruto aspettava poco oltre l'ingresso con
le mani strette dietro la schiena, timido per andare a spiare oltre
la prima porta aperta sulla sinistra. Sasuke chiuse alle spalle
la porta e buttò le valigie nel salotto quadrato che si apriva
subito a destra della porta vista da Naruto; le lasció vicine alla
finestra dirimpetta all'ingresso, appoggiate al termosifone, per non
dar fastidio a chi volesse sedersi sul divano per guardare la
televisione appesa al muro opposto - sapeva bene Sasuke che chi
avrebbe potuto vedere la televisione non avrebbe tollerato il minimo
fastidio lungo la sua linea di sguardo. Naruto lo guardava
spaesato, Sasuke si strofinò il viso con entrambe le mani e con la
destra gli indicò la porta da cui era stato incuriosito. - La
cucina. Naruto diede un'occhiata fugace dentro, riconoscendo il
frigo e i fornelli piazzati in maniera atipica sul lato destro della
sala, sul muro del televisore in salotto; all'opposto vi era un
camino elettrico, sottile e pulito, con la presa staccata che stava
sotto un tavolo in legno con quattro sedie, due per lato, che
occupava il resto della parete. Un calendario era attaccato sulla
parete di fronte a Naruto; risaltava sopra le austere mura bianche
pur nello squallore dei marchi rossi di una ditta di spedizioni.
Mentre Naruto guardava il salotto Sasuke si tolse le scarpe e le
infilò in una scarpiera, nascosta dietro una porta vetrata parallela
a quella di cucina, situata all'inizio di scale che scendevano; disse
a Naruto - Di qua si va in dispensa. La usiamo anche come piccolo
magazzino - ma un giorno ti mostrerò meglio. - Naruto seguì
l'esempio di Sasuke e appoggiò le sue fuori dalla scarpiera e poi,
seguendo la direzione indicata dalla mano del moro, si sedette sul
divano; Sasuke sbadigliò, gli si piazzò di fronte e lo redarguì:
- Per capirci. Resti il tempo necessario a trovarti un alloggio;
non volermi male ma non voglio casini ulteriori con quello. Dormire
lo fai in camera mia, domani ci organizziamo meglio mentre per ora ci
stringiamo nel mio letto; mangiare puoi quello che trovi in dispensa
e in frigo giusto non eccedere per non destare sospetti. Metti caso
che mio fratello ti scopra, tu sei un mio collega che lavora a un
progetto con me e hai perso il treno per tornare a casa la notte; con
molta fortuna non dovremmo nemmeno mai vederlo nei giorni in cui
starai qua quindi dovrebbe bastare. Il bagno è al piano superiore,
appena saliamo ti spiego un secondo la planimetria della casa ma è
piccola come vedi quindi capirai tutto al volo. Altro non mi viene in
testa, capito tutto? Naruto assentì con un cenno del capo e si
alzò in piedi, stufo di sentire il tono da maestrina arrogante
cinquantenne che si diverte a rimproverarlo. Entrarono nel vano
delle scale, prima della porta vetrata, e salirono al piano
superiore; Sasuke sussurrò a Naruto : - La prima a sinistra è
il bagno, la seconda a sinistra è la mia stanza; la prima a destra è
una porta che non ti interessa, la seconda invece domani ti mostro
che funziona come ripostiglio e stanzino. Seguimi intanto che andiamo
di là. - I due accennarono un passo quando la porta della stanza che
non doveva interessare a Naruto si aprì mostrandogli un letto a due
piazze coperto da una trapunta primaverile rivolto al contrario
rispetto al suo sguardo, una finestra alla destra del letto e due
quadri appesi alla parete; sulla porta invece era affacciata Sakura
con gli occhi pesti di sonno, le palpebre socchiuse e le labbra
gonfie di sonno, che starnutì appena li vide, stropicciandosi gli
occhi col pugno e chiedendo: - Itachi? - Lo sguardo di Sasuke si
incupì, Naruto lo vide ma non riuscì a piazzargli del nastro
adesivo intorno a bocca e occhi in quel nanosecondo e così rispose
sputando una pallina di acido come d'abitudine. - No, non
preoccuparti, non hai bisogno di spogliarti al volo, passiamo e
basta. Sakura sobbalzò e si coprì la bocca con le mani a
coppa: - Sas...'ke!? E Naruto? A Sasuke erano montati i nervi
a fior di pelle e non si trattenne dall'apostrofare la ragazza. -
Mi fa piacere che non ci facciamo remore a zompare da un Uchiha
all'altro? Saran state due settimane fa che facevi la sciacquetta
dietro di me, com mesi che mi gironzolavi intorno senza lasciarmi in
pace, e guarda caso in mezza giornata sei la principessa innamorata
del castello! Cos'è, annusi odore di cazzi grossi nella nostra
famiglia con il tuo naso da troia? Mamma mia puttanella, per favore
scrostati dalla minchia e tornatene in culo dentro camera prima che
ti molli un manrovescio da ribaltarti. Sakura lo fissava e delle
piccole lacrime luccicavano agli angoli degli occhi, prossime a
scorrere, la bocca chiusa e piegata verso il basso mentre teneva
strette le mani al petto nascondendo un fiocchetto che imperlava alla
fine dello spacco del collo il pigiama; Sasuke sorrideva tronfio,
gonfiava il petto e si sentiva invincibile, il lessico da ghetto che
aveva appreso vivendo serate nella GVB usciva ogni volta che la sua
arroganza prendeva il sopravvento e usarlo, quelle poche volte che
ormai se lo concedeva in tutta la completezza, lo faceva sentire un
vecchio duro che conosce la vita e ha diritto di usare tutti i
termini peggiori. Mentre godeva del momento Naruto gli mollò uno
scappellotto sull'orecchio e gli piegò la testa in un goffo inchino,
il tutto mentre era ancora gonfio d'aria così che i suoi movimenti
parvero quelli di un omino gonfiabile che si piega a blocchi. - -
Sakura, perdonalo!! È stata una giornata pesante e non sa cosa dice,
l'ho fatto arrabbiare prima e da allora se la sta prendendo con tutto
ciò che trova a tiro. - urlò e le pizzicò con dolcezza una guancia
- Domani ti spiego bene se vuoi, la cosa è che per un qualche giorno
almeno vivremo tutti e tre assieme! Andiamo d'accordo tutti dai! - e
le diede il cinque sulle mani strette a pugno sul seno, non ricevendo
risposta. Sasuke spinse via il braccio di Naruto con rabbia e
tirò su la schiena, piantando due occhi spiritati in faccia a
Naruto, il quale tuttavia rispose con un sorriso falso che, lo avesse
compreso bene Sasuke, non prometteva niente di buono specie se
compariva su quel viso sempre allegro.
Sakura
tirò su con il naso, si asciugò le gemme che minacciavano di
scendere e prese un lungo respiro, poi si rivolse a Sasuke. -
Non-no..non mi interessa che cosa pensi di me. Non mi frega come mi
chiami, se ti do fastidio, cosa credi. Non mi frega niente di te. Io
abito qua e sono la ragazza di tuo fratello quindi, che ti piaccia o
no, dovrai sopportare la mia presenza in questa casa. Capito? - e
rientrò in camera sbattendo la porta dietro di sè. Si infilò
di nuovo a letto e strinse il pupazzo che le faceva compagnia nei
giorni in cui Itachi non era presente nel suo letto, piangendo
lacrime silenziose di vergogna. Avrebbe desiderato che Itachi
fosse lì con lei in quel momento per difenderla dal fratello
cattivo; Sakura pensò che non tutti i figli di una coppia potevano
riuscire bene e che lei si sarebbe limitata ad avere un figlio. Si
immaginò la facciotta del bimbo, gli occhi di Itachi e i suoi
capelli rosa, e si portò le mani alla testa: poteva succedere un
tale abominio! Le preghiere fiottarono da quel letto affinchè il
loro figlio ereditasse solo la bellezza del padre; in questo modo
dimenticò il problema Sasuke e ricominciò a dormire con in testa il
rosa sulla testa di un maschio che le ruotava e la faceva incrociare
le dita nel sonno.
Sasuke
intanto rodeva dalla rabbia per la sfacciataggine con cui Sakura gli
aveva rivolto quelle parole di dominio. Quella dannata ragazza, i
capelli rosa scompigliati che lo avevano inseguito si erano
intrufolati anche li. Era tornato e pure doveva sopportare l'incubo
nato negli ultimi mesi passati? Chi glielo faceva fare? Non vedeva
soluzione a quell'inghippo, Itachi non avrebbe mollato ancora la
presa sulla sua preda e nel tempo che avrebbe dovuto intercorrere
perchè ciò avvenisse Sasuke avrebbe potuto uccidersi. O ucciderla.
Cosa doveva fare? Gli venne in mente il nome di Naruto. Che potesse
davvero... Non formulò il pensiero. Non che non volesse farlo, no di
certo no, ma scherziamo uno con il suo orgoglio che problemi si
sarebbe fatto; il problema è che mentre pensava un toro enorme gli
sbuffò dal naso dritto in faccia e lo placcò, bloccando i movimenti
delle braccia, lo trascinò in fretta oltre la porta della camera di
Sakura e lo spinse dentro la sua stanza e chiuse con un tonfo la
porta dietro i suoi biondi capelli, incornandolo al materasso con un
lancio.
Saluti a tutti, non c'è molto da dire
anche perchè...tutte le scuse di questo mondo non basterebbero!
Però... almeno ci provo a dir qualcosa, quindi... ehm... scusate il
ritardo ma (ecco che arriva il ma) i problemi nella vita reale
hanno causato tante fatiche e stanchezze che si son ripercosse nel
mio tempo (ciao università pure tu rientri!). Poi bè, non credo che
cento persone attendessero con grande suspence sto capitolo ma
tant'è, scusate questo sfogo ma mmm a questa storia in principio ci
tenvo e vedendo così poco seguito al sequel mi sono un po' depresso,
ma oh, ho un caratteraccio eh. Boh. Mi spiace che faccia tanto
pena sto robo (?) ma non so scrivere in italiano corretto, eeeh.
Sigh. Detto ciò.... Diversi capitoli sono anche pronti, quindi
vediamo se riuscirò ad aggiornare prossimamente dai! SI state
attenti al prossimamente, ehm. Spero che il capitolo Vi sia
piaciuto almeno un po', e che possiate almeno in parte accettare le
mie immense scuse. Spero ve la stiate passando abbastanza bene
e... ah sì, Buon Natale!! *_* *hug Un abbraccio, ora sparisco
(dopo questa belliisssssssima figura). Vostro, Bidirezione
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