Cities Cream

di Bidirezione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *district1. ***
Capitolo 2: *** II. The start. ***



Capitolo 1
*** *district1. ***


Cities Cream.



District 1.



La campagna scorreva oltre il finestrino, aperto per metà, senza rumori oltre quello dello sfrecciare dell’aria lungo i fianchi del treno. Le foglie dorate degli arbusti rilucevano lontano, oltre i ripidi pendii di ghiaia al cui centro correvano le rotaie e oltre una piccola striscia di terra e rada erba che separava la campagna dalla ghiaia artificiale, sotto uno degli ultimi soli estivi che accompagnava il viaggio di ritorno; la campagna brulla, priva di vegetazione alta e rada, lasciò spazio a file di pioppi quando il treno entrò nella circoscrizione cittadina. Verdi e altissimi, coprivano la strada con una ombra leggera attraverso la quale pochi raggi filtravano.
Mancava ancora molto all’arrivo.
Sasuke non aveva fatto altro che fissare fuori dal finestrino tutto il tempo, ignorando Naruto e l’imbarazzo.
Non avevano deciso nulla, nemmeno ne avevano parlato, per cui ogni futuro era immerso nella incertezza totale e Sasuke non voleva proporre subito le questioni.
Gli dava fastidio che Naruto fosse saltato su con lui senza spiegargli nulla, come se tutto fosse semplice e non ci fosse nessun problema da risolvere; Sasuke invece era pieno di paure su come sarebbe stato da li a breve. Come diamine avrebbe fatto a vivere Naruto! Domande che il biond-scemo sembrava non porsi.
In realtà a Sasuke turbava il biondino stesso; lo turbava la svolta di coppia che aveva preso la sua vita e aveva paura di cosa potesse significare.
Aveva terrore di una relazione stabile, aveva paura di avere vicino come mai aveva avuto una persona, non voleva rischiare di perdere la indipendenza. Ecco, era proprio quello il problema.
Sasuke non voleva smarrire l’indipendenza, l’unica cosa che gli rimaneva in quella città schifosa, e una relazione gli pareva potesse essere deleteria perchè non ne aveva mai provata una; il biondo davanti a lui con le cuffie e gli occhi chiusi si coloravano di catene se lasciava strada al pessimismo che lo permeava.
In quei momenti non ricordava cosa cosa aveva pensato, il piacere che aveva provato nell’aver vicino una persona mentre viveva nei suoi pensieri, l’affetto che fissare Naruto perso nelle sue faccende mentre scriveva o mentre pensava o ascoltava musica o... Aveva scatenato in lui rendendolo felice di esser immerso in sè ma con la certezza di aver qualcuno vicino per quando avesse bisogno; non lo ricordava perchè sennò non avrebbe avuto i timori di perdere la solitudine, che credeva esser la sola a renderlo vivo.
Forse avrebbe imparato a convivere, pensava per rassicurarsi.
Decise che era meglio interrogare Naruto per provare a tranquillizzare la sua testa.
- Quindi che farai ora?
Naruto aprì gli occhi e si levò una cuffia. - In che senso?
Sasuke dovette reprimere la voglia di tirargli contro la valigia.
- A vivere, dobe, cosa vuoi che intenda?
Naruto sollevò il mento in gesto di assenso e scoppiò in una calda risata felice: - Non so, cercherò un lavoro subito dopo l’arrivo... In poco dovrei essere a posto, qualcosa troverò! E se non ti dispiace troppo, approfitterò di casa tua per dormire fino a quel momento - gli fece l’occhiolino - mentre sopravvivo con i risparmi che ho da parte!
Naruto distese la testa sul poggiolo del sedile e sospirò mentre Sasuke tamburellava con le dita, infastidito dalla nonchalance con cui Naruto si era catapultato in casa sua, ignaro di cosa potesse significare per Sasuke doverlo ospitare e dover spiegare a Itachi chi fosse quel pompato...
Digrignò i denti e sbuffò, tornando a rivolgere lo sguardo fuori, non aveva ottenuto risposta. Si intravedevano i primi segni del buio cementificato della città nelle ampie strade a doppia corsia che correvano parallele al treno e inquinavano la terra semplice della campagna; i raggi del sole che cascavano sul cemento ne erano assorbiti mentre si diradava la selva di mezzo che resisteva in pochi punti, solo dove gli alberi erano più fortunati nell’individuare qualche nutrimento tramite lunghe radici. Gli altri alberi erano meno fortunati: ne restavano solo rami e basi dei tronchi tagliati per lasciar spazio all’uomo
- Perchè hai deciso di venire, nonostante tutto?
Sasuke era riuscito a chiederglielo. Naruto giocherellava con i cavetti delle cuffie, torcendoli tra pollice e l'indice e facendoli scorrere tra le dita tozze, respirava e non rispondeva mentre Sasuke osservava il peso del progresso tornare a pesargli sulle spalle.
- Non ti volevo abbandonare! - battè una mano sulla coscia - Mi giudicherai un idiota però volevo tornare con te e starti vicino perchè io ti - Un colpo repentino di tosse di Sasuke coprì la voce di Naruto - e non intendo lasciarti più! Mi giudcierai una rottura, un peso ma non mi frega perchè finchè non mi scaccerai ti seguirò con discrezione non facendo nulla che possa dispiacerti... Vorrei darti l’appoggio che ho capito ti è mancato, cancellare il brutto di quello che ti grava.
Sasuke sorrise e Naruto pensò che fosse felice di aver sentito quella risposta; in realtà Sasuke sorrideva per l’ingenuità del biondo amante. Privarlo di cosa lo attanagliava era una parola, i fatti che la realizzavano di certo non erano alla sua portata nonostante non lo comprendesse mentre pronunciava quella frase.
Sasuke sorrideva paterno come di un figlio che sogna troppo in grande, ancora altezzoso verso Naruto pur col tempo passato assieme.
Sasuke ripensava a Orochimaru, a Itachi, alla difficoltà di realizzare sè, alla vuotezza di un’esistenza al limite dell’umanità che in lui si rifletteva in vacuità e acidità apatica, ripensava alla bonaria faccia di Naruto e sorrideva. La malinconia traspariva dagli occhi socchiusi e sognanti, non fissati su alcuna cosa, e lo faceva sorridere.
Naruto era un burlone e gli piaceva per quello, anche se non capiva davvero quanto profondi erano i mali... gli piaceva; era la sua anima giocherellona e superficiale che lo faceva stare bene anche senza che riuscisse a farsi comprendere. Accettava quel dazio per star bene e non chiedeva più di ciò che poteva uscire delle capacità di Naruto, non si approfondiva e nascondeva quanto più poteva di fronte a quegli occhi cristallini.
Naruto sorrise in cambio e rimise la cuffietta, Sasuke abbandonò la malinconia ed estrasse il libretto dal borsello. Scrisse per il resto del viaggio, lo chiuse solo nel momento in cui dal finestrino entrò la luce fioca dei primi lampioni e il mondo tornò a essere completamente schiavo dell’uomo. Non vi era più erba, solo cemento; la luce azzurrina della notte si espandeva in ogni dove ombreggiando marciapiedi e case e nascondendo alla vista il peggio della città.
Quando entrarono in stazione, dal finestrino videro i primi edifici a dieci piani ergersi in una serie di file progressive, lungo la linea della collina su cui era nata la città, che gettavano ombra sulla precedente e culminava in due grattacieli le cui punte erano toccate in prospettiva dalla falce di luna prospiciente la città. Erano gli ambienti ospedalieri della città, dove vi era solo la crema dell’ambiente sociale e dove il verde dei parchi, curati con acqua rugiola mescolata a banconote, introduceva a un piccolo pezzo di purgatorio.
Sasuke non andava mai nel girone alto, dove soggiornavano gli angeli decaduti ignari di esserlo e convinti di essere sempre in Paradiso, perchè quando usciva preferiva mischiarsi al momdo della stazione, dei piccoli pub, dei parchi con siringhe e cemento come monumenti.
Il treno fischiò obsoleto e si fermò con i freni che stridevano, la gente si trasse indietro sulla banchina per non essere toccata dalle scintille rosse che dalle rotaie schizzarono; Naruto scese, valigie in mano, e respirò l’aria di città, guardò verso la cima del paese assaporando il fresco.
Sasuke non si fermò, valigia in spalla, e camminò rapido fuori dalla stazione, inseguito da Naruto che gli corse dietro per recuperare il terreno perso.
Sasuke era tornato.

Trasse fuori dalla tasca il cellulare e chiamò un taxi per tornare a casa. La città era uguale a come la ricordava, elettrica e spenta. Gli edifici grigi, che di notte erano ricoperti di una patina bluastra come il profondo mare al largo da qualunque terraferma, avevano i mattoni a vista, l’intonaco caduto agli angoli imbiancava la base, ed erano coperti di piccole crepe e fratture, i tetti mancavano di tegole; i marciapiedi luridi di vecchie immonidizie erano pieni di macchie nere acide e si alzavano quando le radici di un salice, piantati come recupero urbano senza conoscere le caratteristiche degli alberi che erano, irrompevano sotto il cemento crepandolo e alzandolo.
Nei vicoli bui, i palazzi erano cresciuti troppo ravvicinati nascondendo intere porzioni di città e obbligandole a non vedere mai la luce, la gente scorreva evitando le luci dei marciapiedi e a ttendendo che qualche estraneo vi passasse per vendergli droga a poco; in questi vicoli le grate tenevano fuori dai palazzi gli indesiderati mentre dentro dormivano in piccoli appartamenti tutti uguali, tutti con le stesse carte da parati strappate in alto e la moquette gialla piena di cenere, gli uomini inferiori che popolavano la città e la facevano vivere delle pulsioni vere e invisibili a chi credeva la città fosse tutta nella parte alta. Erano loro che la mantenevano in vita, camminando piegati a compiere il lavoro che permetteva a qualcun’altro di vivere felici, sprecando il tempo per lavori inutili e drenanti l’anima; tutti dormivano ogni notte perchè esausti per riuscire a sentire il rumore degli scarafaggi che scorrevano come un fiume la notte.
Se non eri di lì non notavi queste cose che la notte copriva di blu; Naruto non le vedeva sicuramente ma Sasuke era troppo abituato per non sapere bene la realtà.
Non voleva tornare in quella città per così tanti motivi. Da subito, appena messo piede, aveva sentito l’oppressione di un ambiente umano nervoso, coi denti scavati nelle gengive dallo scorbuto e le dita perennemente in bocca a masticare le pellicine, che nutriva parassiti e distruggeva i corpi di chi era obbligato a circolare sotto l’asfalto recando come Atlante sulla schiena il peso ripartito con gli altri poveri condannati della città.
Suo fratello lo aspettava da qualche parte in alto, diabolico nella cura dei soldi che le mani gli permettevano avere.
Sasuke spinse Naruto sul taxi e chiuse la portiera, diede l’indirizzo di casa al tassista e appoggiò la testa al sedile mentre Naruto, appoggiando i palmi al finestrino, osservava lo scorrere frenetico delle luci di insegne della Grande Via Bassa; era piena di negozietti pulciosi, dove ogni cosa era trattata, piena di locali, il corrispettivo al negativo della Grande Via Alta che dal secondo distretto superiore conduceva alla coma della collina.
La GVB invece partiva da fuori la città e portava ai quartieri neutri, quelli al livello zero sul mare; scorreva prima per i quartieri peggiori, passava la stazione e saliva fino a piazza della Libertà, snodo centrale della collina. Dall’altro lato la città era speculare; Sasuke non la conosceva molto ma sapeva che era uguale a cosa aveva visto di persona.
Il tassista fermò l’auto e il tassimetro. Sasuke pagò e scese di fronte al cancello di una casa colorata di verde, a pochi passi dalla Piazza, con due finestre al piano superiore e nient’altro che i ricordi sulle facciate.
Itachi non si era mai trasferito perchè gli piaceva fare ogni giorno la GVA e ripercorrere i passi della ricchezza, della opulenza che penetrava in lui andando a lavoro; Sasuke odiava quella casa.
Naruto e Sasuke si fermarono sul cancello qualche minuto, fissando uno la casa e l’altro la luna radiosa sopra i grattacieli ospedalieri.


N/A.
Ben ritrovati signori, signore, utenti di EFP!
La primissima long da me pubblicata ha finalmente un compagno fresco fresco, che non sarà probabilmente allo stesso livello perchè la trama si è fatta più ostica da sviluppare e il sottoscritto con la capa non combina a seguirla però spero che possa comunque piacere. XD
È cambiato completamente il contesto: da spiagge e serate si torna a lidi più consoni a penso molti di noi, tra città vita quotidiana esami... Non so qanto possa piacere però si segue ciò che la trama richiede per essere svelata! Quindi non prendetevela con me. XD
Una nota: non sarà segnata da rosso perchè, per onestà, ammetto che non ci saranno - il meno possibile, si intende idealmente nessuna - scene sessualmente esplicite. È una precisa scelta per due ragioni: mi sono stufato di scrivere scene erotiche avendo raggiunto la saturazione e, siccome scriverle mi provoca tedio e mi rallenta notevolmente, ho preferito eliminarle dove non necessarie ma anche in quei casi sarà più il fatto capire che non il detto; secondo, vorrei che a seguire questa fic fossero solo coloro che cercano una trama, banale e brutta ma pur sempre trama, e non uno sfogo. Capisco chi lo fa per questo certo solo che... Vorrei che a leggere si cercasse prima di apprezzare l’impegno nell’offrirvi qualcosa di più oltre il sesso... (?)
Le enormi note son finite, andate in pac... Ah, se vi va passate a lasciarmi qualche recensioneeeeee se vi aggrada o se volete criticare o dar consigli qualunque cosa sarà graditissima :3

Bye bye,
Bidirezione.





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Capitolo 2
*** II. The start. ***


Ecco il secondo.

II cap.

Entrarono, la porta scivolò sul marmo sollevando due gatti di polvere ai lati. Sasuke si premurò di non farla sbattere contro il muro e con la mano libera invitò Naruto a precederlo dentro; prima di entrare sistemò le sedie del portico vicino al muro nell'eventualità che potesse piovere il mattino dopo. Naruto aspettava poco oltre l'ingresso con le mani strette dietro la schiena, timido per andare a spiare oltre la prima porta aperta sulla sinistra.
Sasuke chiuse alle spalle la porta e buttò le valigie nel salotto quadrato che si apriva subito a destra della porta vista da Naruto; le lasció vicine alla finestra dirimpetta all'ingresso, appoggiate al termosifone, per non dar fastidio a chi volesse sedersi sul divano per guardare la televisione appesa al muro opposto - sapeva bene Sasuke che chi avrebbe potuto vedere la televisione non avrebbe tollerato il minimo fastidio lungo la sua linea di sguardo.
Naruto lo guardava spaesato, Sasuke si strofinò il viso con entrambe le mani e con la destra gli indicò la porta da cui era stato incuriosito.
- La cucina.
Naruto diede un'occhiata fugace dentro, riconoscendo il frigo e i fornelli piazzati in maniera atipica sul lato destro della sala, sul muro del televisore in salotto; all'opposto vi era un camino elettrico, sottile e pulito, con la presa staccata che stava sotto un tavolo in legno con quattro sedie, due per lato, che occupava il resto della parete. Un calendario era attaccato sulla parete di fronte a Naruto; risaltava sopra le austere mura bianche pur nello squallore dei marchi rossi di una ditta di spedizioni.
Mentre Naruto guardava il salotto Sasuke si tolse le scarpe e le infilò in una scarpiera, nascosta dietro una porta vetrata parallela a quella di cucina, situata all'inizio di scale che scendevano; disse a Naruto - Di qua si va in dispensa. La usiamo anche come piccolo magazzino - ma un giorno ti mostrerò meglio. -
Naruto seguì l'esempio di Sasuke e appoggiò le sue fuori dalla scarpiera e poi, seguendo la direzione indicata dalla mano del moro, si sedette sul divano; Sasuke sbadigliò, gli si piazzò di fronte e lo redarguì:
- Per capirci. Resti il tempo necessario a trovarti un alloggio; non volermi male ma non voglio casini ulteriori con quello. Dormire lo fai in camera mia, domani ci organizziamo meglio mentre per ora ci stringiamo nel mio letto; mangiare puoi quello che trovi in dispensa e in frigo giusto non eccedere per non destare sospetti. Metti caso che mio fratello ti scopra, tu sei un mio collega che lavora a un progetto con me e hai perso il treno per tornare a casa la notte; con molta fortuna non dovremmo nemmeno mai vederlo nei giorni in cui starai qua quindi dovrebbe bastare. Il bagno è al piano superiore, appena saliamo ti spiego un secondo la planimetria della casa ma è piccola come vedi quindi capirai tutto al volo. Altro non mi viene in testa, capito tutto?
Naruto assentì con un cenno del capo e si alzò in piedi, stufo di sentire il tono da maestrina arrogante cinquantenne che si diverte a rimproverarlo.
Entrarono nel vano delle scale, prima della porta vetrata, e salirono al piano superiore; Sasuke sussurrò a Naruto :
- La prima a sinistra è il bagno, la seconda a sinistra è la mia stanza; la prima a destra è una porta che non ti interessa, la seconda invece domani ti mostro che funziona come ripostiglio e stanzino. Seguimi intanto che andiamo di là. - I due accennarono un passo quando la porta della stanza che non doveva interessare a Naruto si aprì mostrandogli un letto a due piazze coperto da una trapunta primaverile rivolto al contrario rispetto al suo sguardo, una finestra alla destra del letto e due quadri appesi alla parete; sulla porta invece era affacciata Sakura con gli occhi pesti di sonno, le palpebre socchiuse e le labbra gonfie di sonno, che starnutì appena li vide, stropicciandosi gli occhi col pugno e chiedendo: - Itachi? -
Lo sguardo di Sasuke si incupì, Naruto lo vide ma non riuscì a piazzargli del nastro adesivo intorno a bocca e occhi in quel nanosecondo e così rispose sputando una pallina di acido come d'abitudine.
- No, non preoccuparti, non hai bisogno di spogliarti al volo, passiamo e basta.
Sakura sobbalzò e si coprì la bocca con le mani a coppa:
- Sas...'ke!? E Naruto?
A Sasuke erano montati i nervi a fior di pelle e non si trattenne dall'apostrofare la ragazza.
- Mi fa piacere che non ci facciamo remore a zompare da un Uchiha all'altro? Saran state due settimane fa che facevi la sciacquetta dietro di me, com mesi che mi gironzolavi intorno senza lasciarmi in pace, e guarda caso in mezza giornata sei la principessa innamorata del castello! Cos'è, annusi odore di cazzi grossi nella nostra famiglia con il tuo naso da troia? Mamma mia puttanella, per favore scrostati dalla minchia e tornatene in culo dentro camera prima che ti molli un manrovescio da ribaltarti.
Sakura lo fissava e delle piccole lacrime luccicavano agli angoli degli occhi, prossime a scorrere, la bocca chiusa e piegata verso il basso mentre teneva strette le mani al petto nascondendo un fiocchetto che imperlava alla fine dello spacco del collo il pigiama; Sasuke sorrideva tronfio, gonfiava il petto e si sentiva invincibile, il lessico da ghetto che aveva appreso vivendo serate nella GVB usciva ogni volta che la sua arroganza prendeva il sopravvento e usarlo, quelle poche volte che ormai se lo concedeva in tutta la completezza, lo faceva sentire un vecchio duro che conosce la vita e ha diritto di usare tutti i termini peggiori.
Mentre godeva del momento Naruto gli mollò uno scappellotto sull'orecchio e gli piegò la testa in un goffo inchino, il tutto mentre era ancora gonfio d'aria così che i suoi movimenti parvero quelli di un omino gonfiabile che si piega a blocchi. -
- Sakura, perdonalo!! È stata una giornata pesante e non sa cosa dice, l'ho fatto arrabbiare prima e da allora se la sta prendendo con tutto ciò che trova a tiro. - urlò e le pizzicò con dolcezza una guancia - Domani ti spiego bene se vuoi, la cosa è che per un qualche giorno almeno vivremo tutti e tre assieme! Andiamo d'accordo tutti dai! - e le diede il cinque sulle mani strette a pugno sul seno, non ricevendo risposta.
Sasuke spinse via il braccio di Naruto con rabbia e tirò su la schiena, piantando due occhi spiritati in faccia a Naruto, il quale tuttavia rispose con un sorriso falso che, lo avesse compreso bene Sasuke, non prometteva niente di buono specie se compariva su quel viso sempre allegro.

Sakura tirò su con il naso, si asciugò le gemme che minacciavano di scendere e prese un lungo respiro, poi si rivolse a Sasuke.
- Non-no..non mi interessa che cosa pensi di me. Non mi frega come mi chiami, se ti do fastidio, cosa credi. Non mi frega niente di te. Io abito qua e sono la ragazza di tuo fratello quindi, che ti piaccia o no, dovrai sopportare la mia presenza in questa casa. Capito? - e rientrò in camera sbattendo la porta dietro di sè.
Si infilò di nuovo a letto e strinse il pupazzo che le faceva compagnia nei giorni in cui Itachi non era presente nel suo letto, piangendo lacrime silenziose di vergogna.
Avrebbe desiderato che Itachi fosse lì con lei in quel momento per difenderla dal fratello cattivo; Sakura pensò che non tutti i figli di una coppia potevano riuscire bene e che lei si sarebbe limitata ad avere un figlio.
Si immaginò la facciotta del bimbo, gli occhi di Itachi e i suoi capelli rosa, e si portò le mani alla testa: poteva succedere un tale abominio! Le preghiere fiottarono da quel letto affinchè il loro figlio ereditasse solo la bellezza del padre; in questo modo dimenticò il problema Sasuke e ricominciò a dormire con in testa il rosa sulla testa di un maschio che le ruotava e la faceva incrociare le dita nel sonno.

Sasuke intanto rodeva dalla rabbia per la sfacciataggine con cui Sakura gli aveva rivolto quelle parole di dominio. Quella dannata ragazza, i capelli rosa scompigliati che lo avevano inseguito si erano intrufolati anche li. Era tornato e pure doveva sopportare l'incubo nato negli ultimi mesi passati? Chi glielo faceva fare? Non vedeva soluzione a quell'inghippo, Itachi non avrebbe mollato ancora la presa sulla sua preda e nel tempo che avrebbe dovuto intercorrere perchè ciò avvenisse Sasuke avrebbe potuto uccidersi. O ucciderla. Cosa doveva fare? Gli venne in mente il nome di Naruto. Che potesse davvero... Non formulò il pensiero. Non che non volesse farlo, no di certo no, ma scherziamo uno con il suo orgoglio che problemi si sarebbe fatto; il problema è che mentre pensava un toro enorme gli sbuffò dal naso dritto in faccia e lo placcò, bloccando i movimenti delle braccia, lo trascinò in fretta oltre la porta della camera di Sakura e lo spinse dentro la sua stanza e chiuse con un tonfo la porta dietro i suoi biondi capelli, incornandolo al materasso con un lancio.




Saluti a tutti, non c'è molto da dire anche perchè...tutte le scuse di questo mondo non basterebbero! Però... almeno ci provo a dir qualcosa, quindi... ehm... scusate il ritardo ma (ecco che arriva il ma) i problemi nella vita reale hanno causato tante fatiche e stanchezze che si son ripercosse nel mio tempo (ciao università pure tu rientri!). Poi bè, non credo che cento persone attendessero con grande suspence sto capitolo ma tant'è, scusate questo sfogo ma mmm a questa storia in principio ci tenvo e vedendo così poco seguito al sequel mi sono un po' depresso, ma oh, ho un caratteraccio eh.
Boh. Mi spiace che faccia tanto pena sto robo (?) ma non so scrivere in italiano corretto, eeeh. Sigh. Detto ciò.... Diversi capitoli sono anche pronti, quindi vediamo se riuscirò ad aggiornare prossimamente dai! SI state attenti al prossimamente, ehm.
Spero che il capitolo Vi sia piaciuto almeno un po', e che possiate almeno in parte accettare le mie immense scuse.
Spero ve la stiate passando abbastanza bene e... ah sì, Buon Natale!! *_* *hug
Un abbraccio, ora sparisco (dopo questa belliisssssssima figura).
Vostro,
Bidirezione






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