A new moon, a new life

di shinigami di fiori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Silenzio rumoroso ***
Capitolo 2: *** Scissione divina ***
Capitolo 3: *** Incontro x ravvicinato ***
Capitolo 4: *** Liquore x potenziale x grande richiesta ***
Capitolo 5: *** Pensiero x accoglienza x benvenuta May ***
Capitolo 6: *** odio x odio x sorpresa notturna ***
Capitolo 7: *** Seconda x fase x cinque ore ***
Capitolo 8: *** Cento lupi Vs 1 ***
Capitolo 9: *** L'Est, eh?...Verso la foresta di Era ***
Capitolo 10: *** Cambio x di x programma ***
Capitolo 11: *** Bestia Vs Bestia x Arrivo a 3G4 ***
Capitolo 12: *** Bizzarra, questa realtà ***
Capitolo 13: *** Le cose che non potevo comprendere ***
Capitolo 14: *** 40 x giorni x di allenamento ***
Capitolo 15: *** L'esorcista ***
Capitolo 16: *** Grandi guardiani x formidabile nemico ***
Capitolo 17: *** Crescita x sopravvivenza x Allarme ***
Capitolo 18: *** Scambio x Meno uno x temporale ***
Capitolo 19: *** Rendersi x conto x dei propri limiti ***
Capitolo 20: *** Decisione x assoluta ***
Capitolo 21: *** blu x rosso x giallo ambrato ***
Capitolo 22: *** La vita è un viaggio che... ***
Capitolo 23: *** potenza x mostruosa x sala d'attesa ***
Capitolo 24: *** Mago x fata x combattimento letale ***
Capitolo 25: *** Scendere x a patti x col diavolo ***
Capitolo 26: *** Battaglia x peccatrice x sul sole ***
Capitolo 27: *** Un addio x è sempre x difficile ***
Capitolo 28: *** Qual'è x il tuo x desiderio? ***
Capitolo 29: *** Mi dispiace ***



Capitolo 1
*** Silenzio rumoroso ***


Una piacevole brezza estiva sfiorava i rami degli alberi da frutto, emanando nell’aria un dolce profumo zuccherino.
Il venticello era caldo, quasi come una carezza.
Mancava poco al tramonto, il cielo cominciava a tingersi di un tenue arancio mischio ad un rosato pesca.
In una piccola cittadina, i lampioni cominciavano ad accendersi per illuminare le tristi stradine.
-S-signorina, se continua a bere un bicchiere dopo l’altro finirà col perdere i sensi- Disse un uomo alquanto preoccupato.
-Ti ho detto che sono abituata, non preoccuparti, un altro- Urlò una strana voce femminile, ma incredibilmente rozza.
-C-cosa? Ma sarebbe il trentesimo di fila- Cercò di spiegare.
-Cos’è? Una donna o un mostro-? Si domandavano le persone nel locale, con parole sussurrate.
La donna finì l’ultimo sorso di birra, appoggiò violentemente il bicchiere sul bancone e si girò verso l’uomo che l’aveva criticata, rizzò le orecchie.
-Cosa? Non credo di aver sentito bene- Disse, portandosi una mano all’orecchio per incitarlo a ripeterle l’insulto ad alta voce.
Il suo tono di voce era tipico di un ubriacone fradicio all’una di notte.
Il ragazzo sorrise abbassando lo sguardo.
-Eheh, mi hai sentito nonostante sia infondo al locale-? Le urlò, cominciando ad alzarsi per andare verso di lei.
-Ovvio, parli con la voce di uno scaricatore di porto- Disse lei, sorridendo leggermente e mostrando le guance rosse per l’eccessiva ingestione di alcolici.
La ragazza era comodamente appoggiata su uno sgabello, con la schiena contro il bancone.
Il ragazzo le arrivò vicino, guardandola dall’alto verso il basso.
-per essere una ragazza così bella hai dei modi davvero vichinghi sai? Mi piaci- Disse l’uomo avvicinandosi al suo viso, sentendo l’odore degli alcolici penetrare nelle sue narici.
-Davvero? Allora cosa vuoi-? Disse lei, riprendendo il bicchiere di birra vuoto e osservandone le gialle goccioline sul fondo.
In quel momento tre uomini la circondarono, appoggiandosi contro le colonne e ridacchiando minacciosi.
-Voglio che tu venga a divertirti con noi in questa notte di una piena- Disse l’uomo, sbattendo una mano violentemente sul bancone.
-Accidenti, ha osato essere scortese con la Banda dei Serpenti di Sabbia….Poverina, questa nottata per lei sarà indimenticabile- Disse una donna al suo fidanzato, sussurrando le parole con un filo di voce.
La donna rizzò le orecchie di nuovo.
-Banda dei Serpenti di Sabbia-? Disse ad alta voce.
La ragazza si tappò la bocca incredula.
“Che mi abbia sentito da qui? No, non è possibile…Probabilmente li consoce anche lei” Pensò calmandosi la giovane.
-è una proposta a cui non puoi rifiutare, non preoccuparti, abbiamo un localino tutto nostro in cui le urla non usciranno mai dalle pareti- Disse l’uomo biondo, tirando il mento della ragazza su con la sua possente mano ricca di anelli.
La donna si dondolò sullo sgabello e si girò verso il bancone.
-Un’altra birra-.
Tutti nella sala si stupirono.
“Stupida, avresti dovuto fare come ti hanno ordinato….Almeno avresti avuta salva la vita” Pensò un vecchietto, mentre finiva con estrema calma il suo bicchiere di birra.
-Mi stai per caso ignorando…No,  vero-? Disse l’uomo, puntando una pistola d’argento sulla  nuca della ragazza, intenta a bere l’ennesimo bicchiere.
-ah, che buona- disse la donna, dopo aver finito di bere in un solo fiato.
-Devi sapere che non mi piacciono le persone che non obbediscono ai miei ordini- Disse, caricando il grilletto.
-E va bene- Le parole della donna stupirono l’uomo, che allontanò l’arma dalla testa della ragazza.
-Ti sei decisa? Bene, ma non sarò gentile con te- Disse, pronto a trascinarla via da un braccio.
-Ma…-
L’uomo si fermò.
-Voglio che tu faccia una partita a braccio di ferro con me, anzi no….Voglio che anche i tuoi amici si battino…Basterà battermi una volta sola e farò tutto quello che volete-. Disse, con le guance sempre più rosse.
L’uomo mise via la pistola.
-Adoro questa donna- Disse, assumendo uno sguardo perverso.
Il proprietario del locale sistemò un piccolo tavolo ricoperto da una volgare tovaglia rossa tappezzata, ideale per un incontro di braccio di ferro.
-Cercherò di non fare male a quel grazioso braccio che ti ritrovi- disse un degli omoni che l’aveva circondata qualche minuto prima.
La ragazzo lo fulminò con lo sguardo e focalizzò i suoi occhi sulla stretta di quelle due mani.
-Pronti….COMINCIATE-! Urlò il proprietario del locale.
Un rapido movimento, una stretta letale…Un suono terribile.
-C-cosa m- L’omone non finì la frase che cominciò a tenersi il braccio e ad urlare, sbavando per la disperazione.
-L’OSSO, L’OSSO, QUALCUNO FACCIA QUALCOSA- urlò l’uomo.
La gente si coprì gli occhi, qualcuno lasciò anche il locale seduta stante.
Gli altri due uomini si preoccuparono, abbassando lo sguardo verso il compagno che si contorceva dalla disperazione.
-C-capo, troveremo sicuramente altre donne…- Disse uno dei due preoccupato.
-N-non essere ridicolo, vuoi che il nome della Banda dei Serpenti di Sabbia venga infangato da una sgualdrina-? Domandò, cominciandosi ad agitare.
-Il prossimo- Disse la donna girandosi verso i rimanenti.
Si accomodarono.
-Pronti…COMINCIATE-!
L’uomo sudava freddo, temendo per il suo braccio.
Spinse con tutta la sua forza, ma il braccio della ragazza era saldo…Non voleva proprio muoversi.
Un sorrisino innocente, odorava d alcol e le sue guance accaldate la rendevano una ragazza alquanto strana.
-Mi dispiace- disse con un sorrisetto.
Ruppe anche il braccio dell’altro uomo, facendolo cadere a terra.
La donna si scrocchiò le  nocche.
-Il prossimo- Disse, lanciano un’occhiata fulminante agli ultimi due, tra i quali il capo biondo.
-Avanti, non vi farete davvero battere da una come me-? Disse, volgendogli un’occhiata divertita.
-Che aspetti? Vai idiota- Il capo spinse l’altro uomo al tavolo, dove la ragazza lo aspettava a braccia conserte.
Si sistemò sulla sedia esitante, come se avesse potuto scappare da un momento all’altro.
-Pronti…VIA-!
Altro braccio rotto e dolore lancinante.
I tre uomini non si mossero da lì a causa degli ordini del capo.
-Il PRO-SSI-MO- Sussurrò la ragazza.
L’uomo estrasse la pistola.
-S-stupida, pensavi davvero che avrei accettato la tua sfida? Io faccio quelli che mi pare e piace,  questa città appartiene a noi della Banda dei Ser- Un colpo in faccia lo stese al tappeto, facendogli perdere sangue dal naso e arrossandogli le labbra.
-Che male-! Disse, premendosi il naso.
Il piede della ragazza lo colpì violentemente al ventre, facendolo sputare.
Solo alloro riuscì a temere la figura che aveva sopra di lui: Lunghi capelli arancioni raccolti in una folta coda alta, una canotta scollata rossa che metteva il seno abbastanza esposto e una giacca lunga a quadri rossi con il chiaro scuro. I pantaloni le arrivavano sopra il ginocchio e portava una cinta scura alla vita. Un collare largo, di cuoio arancione a strisce rosse le cingeva il collo, al braccio aveva una cordicella che si giungeva con un bastone che aveva sempre tenuto sotto il bancone, tra le gambe. Ai piedi, degli stivali marroni bassi.
L’aria sbronza e i suoi occhi marroni luccicanti erano in contrasto tra loro.
-Ohi- Disse,  guardando un ultima volta l’uomo a terra e poi girarsi verso il proprietario.
-S-si-? Chiese, un po’ sconvolto.
-Avete la possibilità di arrestare questi tizi, sbrigati e chiama la polizia…Resterò qui finché non arrivano- Disse, sedendosi sopra il ventre dell’uomo mal ridotto.
-C-certo, hai ragione- Disse, facendo segno ad un cameriere di recarsi al telefono.
-Uomini come loro in giro per la città può essere pericoloso, non trovi-? Chiese la donna, fissando il corpo che le fungeva da sedia.
-Si, hai ragione. Ma vedi noi non ci possiamo fare nulla-. Disse il proprietario, cominciando a ripulire i luridi tavoli.
-Perché-? Chiese la ragazza.
Il vecchietto che era sempre stato seduto al tavolo raggiunse i due, intromettendosi nella loro conversazione.
-Noi siamo deboli, non possiamo competere con le forze esterne di questo mondo. Non importa quante persone uccideranno…Noi non potremmo cambiarli e loro non cambieranno noi…Già, questi sono….Gli esseri umani- Disse, alzando gli occhi, da sempre coperti dallo scuro cappello.
La ragazza lo guardò, chiuse gli occhi e sorrise.
Le sirene della polizia arrivarono davanti al locale, fermandosi e assordando le orecchie dei presenti con le loro sirene rosse e blu.
La giovane si alzò dall’uomo, che sembrò tirare un sospiro di sollievo.
-Bene, il mio lavoro qui è finito…Ah, senta…- Disse, fermandosi davanti alla porta.
-Non ho i soldi per pagare le bibite che ho consumato- Disse, grattandosi la testa.
L’uomo la guardò e rise lievemente.
-Questa sera sei stata molto più utile senza denaro…Di questo ti ringrazio molto- Disse inchinandosi.
-Ah, vecchio- Disse poi, volgendo lo sguardo all’anziano, ancora appoggiato al bancone.
-Fare cambiamenti vuol dire migliorare….i cambiamenti sono sempre positivi- Disse la ragazza sorridendo.
-Eheheh, non per gli umani…Per noi cambiamento vuol dire confusione o rivolta- Disse ridacchiando.
-La parola cambiamento è così difficile da comprendere-? Chiese la donna con un sorriso.
-No, la parola cambiamento ci spaventa…Parli come se tu non facessi parte della categoria- Rise il vecchietto, mostrando i denti sotto i baffi.
-Mph, ci vediamo- Disse la giovane, correndo fuori dal locale, lasciandosi sfuggire un  sorriso sulle labbra.
-Hei, ferma- Urlò la polizia, vedendola balzare via all’improvviso fuori dalla porta.
-Va tutto bene…Lei è dalla nostra parte- Disse il vecchio, alzando lo sguardo a quella cupa sera.
-O no?...Signorina-? Si coprì gli occhi con il cappello.
-Giornatina niente male, eh agenti-? Disse il proprietario del locale, accogliendo i poliziotti e osservandoli ammanettare i mafiosi.
Arrivò fino ad un porto, scorgendo oltre al mare una strana isola.
-Che strana isola…Sembra una balena- Disse, guardando all’orizzonte con una mano sopra gli occhi per vedere più lontano.
Saltò dal porto e la gravità la obbligò a fare una capriola. Atterrò in piedi…Sull’acqua calma della  notte, così calma e argentata che pareva mercurio.
I pesci cominciarono a saltarle tra le gambe, i gabbiani cominciarono a planare verso di lei, emettendo dolci cinguettii.
La ragazza prese il bastone che teneva con sé.
Due orecchie dal colore arancio si alzarono dai capelli, una folta coda sbucò fuori dai pantaloni, le sue unghie si allungarono.
Quello che sembrava un bastone, ad ogni colpo di vento emetteva un suono dolce.
La ragazza, in piedi sull’acqua e osservata da pesci e gabbiani, si portò il bastone alla bocca che, adesso, ospitava due canini appuntiti.
Lo rigirò, sul bastone c’erano dei buchi….Era uno splendido flauto intagliato in un legno dello stesso colore del cioccolato bianco.
-Volete che suoni qualcosa-? Domandò dolcemente ai gabbiani nel cielo.
Appoggiò le labbra all’apertura e soffiò, cominciò a camminare verso quell’isola, ad ogni suo passo l’acqua danzava.
La notte non era mai stata così bella.
………………………………………………………………………………………………………………………………..
In una casetta di legno, qualcosa insieme alla brezza notturna entrò in quella stanza.
Dei bianchi capelli che ricadevano giù dal letto, dei capelli corvini appoggiati su un morbido cuscino e dei capelli argentati sotto le coperte.
Due occhini ambrati si aprirono lentamente….Guardarono il mare dalla finestra, udendo qualcosa.
-Il suono…Di un flauto-?
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Ahhh, che meraviglia….Una notte avvolta dai sussurri e dai suoni….Di un candido…Strumento a fiato-! La ragazza smise per un secondo di suonare.
 
 
-Angolo Autrice-
Eccolo qua, il primo capitolo della seconda stagione J
Spero di avervi  incuriosito e che vi prenda come vi ha preso la prima. Pubblico il primo capitolo (finalmente). Spero vi sia piaciuto e apprezzo le recensioni J
Al prossimo capitolo, un bacione a tutti!
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Scissione divina ***


-Sei ridotta piuttosto male-
-C-chi sei-?
-Daiki…Piacere-
-Shelia…Il piacere è tutto mio-
…………………………………………………………………………………………………………………………
Una voce mi rimbombò nella mente.
Mi alzai dal letto velocemente, mettendomi seduta.
Strinsi la maglia tra le mani, all’altezza del mio petto.
-Daiki- sussurrai.
“Sono già trascorsi sei mesi…Quanto ancora hai intenzione di farmi aspettare”?
-Tsk- 
Mi toccai la schiena, sentendomela bruciare.
“Queste ferite fanno maledettamente male…Spero di aver usato il disinfettante giusto”
Mi alzai dal letto, cercando di non svegliare coloro con cui condividevo quella stanza: Un ragazzino dai capelli corvini e l’altro del colore dell’argento.
Mi sistemai sulla finestra, incrociando le gambe e godendomi la brezza notturna.
“Daiki…Torna a casa”
Guardai il cielo, cercando la luna coperta dalle nuvole.
-Mn, Shelia? Che c’è? Non riesci a dormire-? Mi domandò Gon, ancora mezzo addormentato.
Mi spaventai leggermente, senza darlo a vedere. Mi coprì velocemente le parti nude,  dove la maglia non arrivava del tutto.
-No, pensavo- Dissi, appoggiando il mento sul legno.
-A cosa-? Sussurrò, per non svegliare Killua.
-A quanto possa mancare un amico- Dissi.
-Daiki…Sono ormai parecchie notti che ti svegli per lui- Mi disse, sistemandosi accanto a me.
-Non riesco a dormire…Starà bene? Gli avranno fatto del male-? Dissi, a bassa voce.
-Daiki sta bene, manca poco….E poi potremmo andare a cercarlo- Mi disse, guardandosi la mano per poi chiuderla in un pugno ricolmo di determinazione.
-Gon…Appena avrai finito partiremo subito, non importa se la mia è incompleta- Dissi, aumentando leggermente il tono.
-Ma Shelia, dobbiamo essere almeno in grado di equiparare la brigata- Mi disse, cercando di farmi ragionare.
-Ma io…Sono stanca di aspettare-
-Shelia, pazienta ancora un po’…Salveremo Daiki e lo faremo tornare a casa con noi- Mi disse.
-Devo proseguire con l’allenamento e lavorare sodo- Dissi, giungendo le mani.
-Esatto, vedrai che Daiki tornerà presto con noi-
Tornai a dormire, Gon riusciva sempre a tranquillizzarmi. Mi sentivo bene quando era in presenza di quei due bizzarri bambini.
Il sole accarezzò le nostre facce e ci invitò ad aprire gli occhi.
-Mnn, buongiorno Killua…- Disse Gon, strofinandosi gli occhi e cercando di cacciare via il sonno.
-Giorno- Rispose l’altro, sbadigliando rumorosamente.
-Oh, dov’è Shelia- Domandò il ragazzo dai neri capelli spettinati.
-Non lo so…Si sarà alzata presto- Disse Killua prendendo una spazzola e pettinandosi i capelli.
-Vado a chiedere a Mito-san- Disse, mettendosi la maglia verde.
-TI raggiungo tra un attimo- Disse Killua, finendosi di pettinare.
Il piccolo scese le scale di corsa.
-Buongiorno Mito-san, buongiorno nonna…Avete visto Shelia-? Domandò con uno dei suoi sorrisoni sulla faccia.
-Oh, buongiorno Gon…Accidenti, sei tutto spettinato. Dovresti darti una sistemata- Disse affettuosamente la zia, ma sempre con un pizzico di autorità nel suo tono.
La nonna piegò il capo sorridendo e finì di sorseggiare la sua tisana calda.
-Non adesso Mito-san, hai visto dov’è andata Shelia-? Disse il piccolo cercando di sistemarsi i capelli sul momento.
-Dovrebbe essere nel boschetto qui accanto- Disse Mito indicando fuori dalla finestra.
-Grazie Mito-sa- Disse, correndo fuori.
-Vedi di non stare via tutta la mattinata- Urlò Mito, accompagnandolo con la voce.
-Ci tiene molto a quella ragazzina vero-? Domandò la nonnina.
-Così sembra- Sorrise Mito, guardandolo fuori dalla finestra correre nel bosco.
-Buongiorno a tutti- scese Killua, con calma.
-Oh buongiorno Killua, ti ho preparato la colazione, puoi mangiare anche quella di quei due visto che non l’hanno degnata nemmeno di uno sguardo- Ridacchiò Mito, servendo a Killua una tazza di thè e della torta.
-Fantastico- Disse Killua, addentando la torta.
Intanto Gon si era addentrato nel bosco.
-Sheeeeeeeliaaaaaaa- Urlò.
-Cavolo, non è davvero da nessuna parte- Disse, continuando a camminare mentre si guardava intorno.
-Oh, Gon-? Dissi, vedendolo.
-Shelia? Sei tu-? Disse Gon udendo la mia voce.
Saltai giù da un albero.
-Dove ti eri cacciata-? Mi chiese.
-Ad allenarmi come sempre…Perché?  Successo qualcosa-? Chiesi.
-No bhè, è che te ne sei andata fuori molto presto…Perché non vieni ad allenarti con me e Killua-? Mi chiese sorridendo.
-Ah, no grazie…Sto eseguendo un allenamento speciale- Dissi, facendo l’occhiolino.
Gon per un primo momento sembrò pieno di domande, poi di colpo sorrise lievemente.
-D’accordo, mettiamocela tutta- Mi disse, porgendomi il pugno.
Sorrisi, arrossendo lievemente sulle guance.
-Certo- Poggiai il mio pugno contro il suo…Fu una sensazione bellissima come sempre.
Il suo sorriso scomparve quando squadrò il mio corpo.
-Shelia…Che ti sei fatta alla spalla-? Domandò.
“Merd-“
-Oh questa dici-? Sorrisi, abbassando il pezzo di vestito che copriva la spalla.
Una ferita sanguinava abbondantemente.
-Sono solo caduta da un albero, non preoccuparti- dissi stringendo il taglio.
-Shelia, dobbiamo disinfettarla subito- Mi disse avvicinandosi.
-va tutto bene, è un piccolo taglio innocuo- gli dissi, sorridendo.
-Gon ha ragione, dobbiamo subito medicarla- Disse una voce femminile, sbucata dal nulla.
-Mito-san-! Disse felice Gon.
-Ah, per favore, non preoccuparti Mito-san- Dissi, sorridendole e sperando che lasciasse perdere.
-Su, su, andiamo- Mi disse, afferrandomi da un braccio.
-Ecco…- Dissi, prima di essere trascinata verso casa, seguita da Gon.
Gon raggiunse Killua, che stava comodamente seduto sul suo letto, mentre io mi recai in bagno con Mito.
-Su, togliti la maglia- Mi disse con del disinfettante in mano.
-Mito-san… è davvero necessario? Guarirà da solo- Dissi.
-Una ferita aperta deve essere sempre disinfettata altrimenti rischi di prendere gravi infezioni- Disse mentre tingeva la piccola palla di cotone morbido nel vasetto di disinfetta tante.
-Forza, togli la maglia- Mi disse, questa volta con tono più autoritario.
Abbassai lo sguardo e lasciai che Mito-san tirasse su i miei abiti.
Si bloccò.
-S-Shelia…Queste…Qeuste cosa sono-? Domandò con aria seriamente preoccupata.
-Niente- sussurrai.
-Come ti sei fatta tutte queste cicatrici? Il tuo corpo ne è pieno-! Disse, osservando la schiena e il busto ricoperti di disegni incisi sulla carne.
-Non è niente, davvero- Dissi semplicemente
-Shelia…è da sei mesi ormai che vai nel bosco la mattina e torni alla sera…Che razza di allenamento stai facendo-? Mi domandò mentre mi disinfettava e mi fasciava la ferita.
Non risposi.
-Shelia, è un addestramento che mette a rischio la tua vita…Potresti morire se continui così- Mi disse, eseguendo l’ultimo nodo della garza.
Sorrisi.
-No…Non posso morire, è impossibile- Dissi, prendendo la maglia per rinfilarmela.
-Shelia…- Sussurrò Mito.
-Mito-san…Io devo diventare molto più forte, e par farlo a volte bisogna accettare i rischi- Dissi, rigirandomi e sorridendole.
-Devo andare avanti comunque…Non importa quanto faccia male- Dissi, sulla soglia della porta.
-Shelia…Quelle ferite sono pericolose, non puoi andare avanti così- Mi disse, quasi ordinando melo.
Ah giusto, Mito-san…Potresti non dire a Gon e a Killua di questa faccenda? Dissi, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Cosa? Chiese Mito.
-Vedi, loro ce la stanno mettendo tutta da sei mesi…Si stanno allenando duramente e io voglio fare esattamente come loro, senza fare la parte dell’ostacolo- Dissi, osservando la ferita fasciata sulla spalla.
-Shelia….nessuno vuole che tu muoia…Intesi-? Mi disse, giungendo le mani.
-Mito-san…Non morirò prima di aver salvato Daiki, non è possibile che succeda…Inoltre- Mi girai verso di lei, osservando i suoi occhi color nocciola tremanti con i miei, gialli ambra luccicante.
-Morire facendo questo allenamento…Non è una cosa possibile- Sorrisi e uscii dalla porta, lasciando Mito a pensare.
-Sheliaaaa, stai meglio-? Mi chiese Gon, venendomi incontro.
-Certo, era solo un graffio…Come se una cosa del genere mi potesse fermare- Dissi, assumendo una trionfante posa vittoriosa.
-Allora io vado ad allenarmi ancora un po’- dissi, avviandomi verso la porta.
-C-cosa? Non è un po’ tardi questa sera-? Domandò Mito, con tono preoccupato.
-Ma come? È lo stesso orario di sempre- Dissi, con tono semplice e pacato.
“Perdonami, Mito-san”
-Allora, io vado- Dissi, uscendo dalla porta ed entrando nella foresta.
-Andiamo Killua, dobbiamo allenarci di più- Disse Gon, stringendo i pugni e portandoseli vicino al viso.
-Si, andiamo- Disse Killua, annuendo con le mani in tasca.
………………………………………………………………………………………………………………………………..
Nella foresta era tutto così silenzioso, niente mi distraeva.
Era il luogo perfetto per allenarsi.
-Bene, continuiamo da dove eravamo rimasti- Dissi, chiudendo gli occhi.
Il mio corpo venne circondato da un’aura bianca, pura.
Dopo aver creato l’aura lineare, cominciai a trasformarla in qualcosa di più irregolare, creando delle protuberanze qua e là.
-Scissione divina-
L’aura cominciò ad allungarsi, rimanendo comunque attaccata a quella che ricopriva
Le protuberanze che avevano cominciato ad allontanarsi toccarono terra, ammucchiandosi davanti a me.
La mia aura vitale cominciò a prendere una strana forma, a rigirarsi, a creare lentamente qualcosa.
Il sudore scese lungo la mia schiena, era faticoso persino compiere questo primo passaggio.
-Vieni, dal passato e tormenta la mia mente combattendo al mio fianco-
Dopo aver sussurrato queste parole, l’aura ammucchiata al suolo si scatenò: Cominciò ad assemblarsi come piccoli pezzi di puzzle, molto velocemente.
Osservavo quella scena e mi misi in posizione di difesa, indietreggiando.
-Mi hai chiamato di nuovo? Cosa speri di ottenere-?  Una voce molto familiare giunse alle mie orecchie, mentre l’aura assunse l’aspetto di una persona a me molto conosciuta…
-Mi limiterò a batterti…Questo è il mio obbiettivo ora- Dissi, stringendo i pugni e percependo la fatica di mantenere quel Nen e quella forza di concentrazione.
-Cosa? Speri davvero di battermi? Non può sucedere…è impossibile-  Disse la voce, senza cambiare nulla nel suo tono.
-Perché ti avrei evocato di nuovo altrimenti-? Dissi.
-Quanto ancora vuoi andare avanti? Sono passati cinque mesi da quando hai iniziato a evocarmi…Lo vedi anche tu con i tuoi occhi, non puoi battermi, le emozioni che porti dentro di te sono troppo forti per la tua mente-  Quella voce continuava a sputare parole, trapassavano nella mia mente come aria.
-Ripeti sempre questa frase…Perché-? Domandai.
-Dico solo il vero…Dovresti essertene accorta ormai-  Mi disse.
Alzai gli occhi verso quella sagoma.
-Io deciso di servirmi del mio odio come arma…Intendo portare a termine questo progetto- Sorrisi.
-Avanti, ti batterò e ti mostrerò che sono più forte dell’odio del mio passato- Dissi.
Quella figura venne illuminata dalla luce che trapassava dalle chiome degli alberi:
Capelli lunghi bianchi, il corpo di un’esile ragazzina…Due occhi vuoti, neri come la pece…Non riflettevano altro se non oscurità pura.
La riconoscevo…Ero io, ero proprio io.
-Ti dimostrerò che il dolore del passato rimarrà sempre nel cuore degli uomini, facendoli impazzire-
Assumemmo entrambe le sembianze di un possente lupo, uno bianco e l’altro quasi trasparente, fatto di aura che sembrava danzare ad ogni soffio di vento.
-In una forma o in un’altra non fa differenza, perché il dolore non guarda in faccia a nulla-
-Sta zitta, ti batterò e saprò usare il mio odio a mio vantaggio-
-SHELIA-!
-SHELIA-!
Ci scontrammo fino a sera, sotto il canto di uccelli ignari della grande battaglia tra odio e uomo.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Incontro x ravvicinato ***


Il sangue scivolò accanto al mio naso, solleticandomi.
“Mi ha colpita alla fronte”?
Passai la lingua rosea sul naso, inumidendolo e leccando via il sangue.
“Non sono nemmeno riuscita a sfiorarla…Io sono quasi al limite” Ansimavo, con la testa sanguinante.
-Che inutile insistenza-  Disse l’altra me stessa in un corpo morbido e bianco, soffice come la neve appena depositata sull’erba.
-Taci, non è ancora finita- Abbaiai.
-Non fare la coraggiosa, guarda…Sto svanendo lentamente. Il tuo nen è quasi al limite-  disse, portando un braccio avanti per mostrarmi il nen indebolito.
-Tsk- Mi misi a correre in un ultimo disperato tentativo di attaccarla.
-Inutile-  si dissolse, in meno di un secondo.
Saltai a vuoto, rotolando per terra senza la minima coordinazione e risentendo della forza che avevo impiegato per quella rincorsa.
Il mio pelo si sporcò di terriccio melmoso umido.
Tornai lentamente umana, riposandomi con la testa sopra un sasso bagnato dall’umida atmosfera di quella foresta.
-Dannazione…Sono al limite delle forze di nuovo- Dissi, sbattendo il pugno contro quella roccia e sbucciandomi la mano.
“Come poso batterla”? Mi domandavo tra me e me, mentre con molta lentezza, recuperavo le forze per rialzarmi.
“Ogni volta che l’attacco, i miei colpi vanno a vuoto…Ogni volta che la tocco mi vengono sempre in mete quelle immagini….Come posso batterla”? Ormai ero in piedi e respiravo affannosamente e rumorosamente.
-Ci penserò sorseggiando una tazza di tè- Dissi, asciugandomi con la manica il sangue della fronte che però non accennava a diminuire.
Una vistosa striscia di sangue divideva il mio viso, sporcandomi i capelli sopra la fronte.
-Sheeeeeeeeeeeeeliaaaaaaa- Urlò Gon, vedendo il rosso dividere il mio viso simmetricamente.
-Va tutto bene, ho urtato un ramo appuntito mentre passeggiavo, niente di cui preoccuparsi- Dissi, prendendo del cotone con delle pinzette e inbevendolo dentro una boccetta di disinfettante.
-Sei moto sbadata di questi tempi…Dovresti stare più attenta- Mi disse Killua, con le braccia dietro alla testa.
-Sarà un periodo- Dissi, medicandomi con cura il taglio, tenendo con l’altra mano i capelli al di sopra della fronte.
Una volta finito, misi un grande e morbido cerotto bianco sulla fonte di tutto quel sangue e lo fissai.
-Questo non piacerà a Mito-san- Dissi a bassa voce, mentre sistemavo le imperfezioni del cerotto.
-Fatto- Dissi felice.
Salii velocemente in camera di Gon e chiusi la porta.
“Ho detto a quei due di non entrare…Tanto saranno andati ad allenarsi ancora per un po’”.
Mi sistemai sul letto a gambe incrociate dopo aver aperto la finestra.
“Avanti, so che ci sei”
La mia aura cominciò a prendere forma, a creare di nuovo quella sagoma, ma parziale mete.
Decisi di non crearle la testa, il suo corpo esile era in piedi immobile davanti a me.
Dato che era fatta di Nen non era fissa, ondeggiava con l’aria.
-Cosa vuoi-?  Mi domandò, con tono pacato.
-Perché non vuoi schierarti al mio fianco-? Domandai, con una sottospecie di telepatia.
-Perché dovrei? È colpa tua per aver scelto un potere troppo forte da controllare…Non obbedisco a chi si dimostra più debole di me-  Mi disse semplicemente.
Non vedevo i suoi occhi, i miei erano persi nel vuoto.
-Quando io ti batterò…Sarai felice dai schierarti dalla mia parte-? Domandai, con uno strano luccichio negli occhi.
-Non è importante se io sia felice o meno…Battermi significa controllarmi -  Disse, alzando un braccio e tendendole verso di me, la mia aura emanava protuberanze sottili e pure, uscivano dalla finestra scappando chissà dove.
-Se dici così, sai che ti batterò- Sorrisi.
-Dico solo il vero…Dopotutto io non posso mentire-  Non c’era cambiamento nel suo tono…Tranquillo e soave.
-ti batterò sicuramente….Se ti controllerò, non dovrai più preoccuparti di essere la fonte del mio odio- Spiegai, stringendo le lenzuola tra le mani.
Qualcosa in lei cambiò.
-Non essere stupida, tu non puoi cambiarmi, io sono parte di te…io sono ODIO-
-Allora va bene così…Ormai ho deciso…Ci vediamo- Aprii gli occhi ambrati, alzai lo sguardo e non la vidi più…Avevo disattivato il Nen.
La brezza entrò nella stanza, infilandosi sotto i miei vestiti.
-Odio eh-? Domandai con voce sussurrata, appoggiando una mia mano al petto.
-Non bisogna essere schiavi dell’odio del passato- Dissi, osservando la mezza falce della luna.
-Vero…Sunny-? Domandai, sistemandomi sotto le coperte, lasciando la finestra aperta.
Mi addormentai lentamente, fissando con gli occhi socchiusi le lenzuola profumate.
Le cicale non volevano proprio mettere di cantare, era un canto delicato.
Le piccole creature verdi stavano cantando ormai da così tanto tempo che non ci feci neppure più caso…Smisero di colpo, facendo cadere quella notte in un triste silenzio.
Quello stacco improvviso mi fece aprire lentamente gli occhi, lasciandomi un vuoto nella mente…C’era troppo silenzio.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi nel sonno più totale.
La luna era ormai coperta dalle scure nuvole.
-Gon, ormai ci sono quasi- Disse Killua entrando nella stanza, rivolto a Gon.
-Shhh, Killua! Finirai per svegliarla- Disse Gon, tappandogli la bocca e trascinandolo fuori dalla porta facendo attenzione a dove metteva i piedi.
Killua tolse la mano di Gon dalla faccia irritato.
-Che modi sono? Potevi soffocarmi- Disse, punzecchiando l’amico sulla fronte.
-Perdonami- Disse Gon con tono sussurrato.
-Andiamo nell’altra camera- Disse sorridente Gon.
Killua annuì dopo aver chiuso delicatamente la porta.
-Gon…Non sei curioso di sapere in cosa consiste il suo addestramento-? Chiese Killua.
-Eh? Tu si, Killua-? Domandò Gon dopo essere uscito dal bagno.
I neri capelli corvini gli ricadevano sulle spalle, le gocce d’acqua cadevano sul pavimento.
-Ammetto di essere abbastanza curioso- Disse il ragazzino dagli argentei capelli mentre teneva in bocca un lecca-lecca al limone.
-Ora che lo dici…Mi piacerebbe saperlo- Disse Gon, passandosi l’asciugamano sulla testa.
Killua si rigirò il bastoncino a cui era attaccato la gustosa palla zuccherina in bocca, spostandolo di guancia in guancia.
-Sono anche preoccupato per lei- Disse Gon con tono triste ma con un sorriso sulle labbra.
-A causa di quelle ferite-? Chiese killua, osservando Gon con i suoi occhi azzurri.
-Mhm, trova sempre una scusa quando torna a casa sanguinante…Sono più che sicuro che faccia parte del suo addestramento- Spiegò il piccolo stringendosi l’asciugamano tra le mani.
-Però…Se non ci ha chiesto nessun aiuto vuol dire che non ne ha bisogno-. Disse poi, stringendo il pugno.
-Già, il nostro obbiettivo adesso è riportare a casa Daiki- Rise Killua, togliendosi il bastoncino bianco dalla bocca rosea.
I due ragazzini si addormentarono sul letto in modo animalesco, respirando rumorosamente nel sonno.
“Non gli faranno del male…No, non oseranno”.
Tsk, che persone spregevoli…Lo hanno perseguitato, si era fatto un amico e questo lo ha trattato come spazzatura, lo hanno ferito nell’anima provocandogli una cicatrice indelebile…Questa non scomparirà mai più.
Riuscirò a rivederti sorridere…Daiki?”
Mi ero rannicchiata portandomi le ginocchia alla testa…non riuscivo a dormire con tutti quei pensieri in testa.
All’improvviso mi diedi due leggeri schiaffi sulle guance.
-Non andrò da nessuna parte deprimendomi così…Daiki avrà sempre noi, i suoi amici. È logico che tornerà a sorridere con noi- Dissi, stringendo i pugni e rivolgendo lo sguardo al cielo.
-Le due e mezza, eh-? Osservai la sveglia.
Presi il golfino azzurro che Mito-san mi aveva lasciato sulla sedia e corsi fuori.
Mi addentrai nella foresta ignorando i corvi neri che mi urlavano per tornare indietro.
-Mi dispiace…è una questione importante- Sorrisi, salutando i volatili oscuri con un cenno della mano.
Arrivai al centro della foresta, come tutte le volte.
Mi fermai, feci un profondo respiro e cominciai a far uscire la mia aura, fluente e scorrevole come olio.
Chiusi gli occhi, un fruscio sospetto mi fece mettere in guardia.
-Chi è-? Chiesi, a bassa voce.
Da un cespuglio rigoglioso spuntarono due orecchie marroni e pelose.
Mi calmai e sorrisi.
-Eri tu, quindi-? Dissi, inginocchiandomi e invitando l’animale ad uscire allo scoperto.
-è da un po’ che non ci si vede vero? Immagino che il tuo branco migri a periodi per tutta l’isola…Per questo non ci siamo visti in questi sei mesi- Sorrisi.
Le orecchie si mossero un po’,il suo naso nero uscì dalle foglie e comiciò ad annusare l’aria.
-E tuo padre? Dov’è finito? Sta bene-? Domandai, sedendomi a gambe incrociate.
Finalmente uscì allo scoperto, rivelando il suo folto pelo castano luccicante, i suo baffi dritti e rigidi come fili di metallo, le sue zampe che calpestavano l’erba silenziosamente con violenza ma mantenendo una certa eleganza.
I suoi artigli erano rinfoderati, non aveva motivo di servirsene.
-Però vediamo, tu come ti chiami-? Chiesi, vedendola avvicinarsi.
-Certo che anche se grandi e grosse le volpi orso sono molto timide-  Quell’esemplare continuava ad annusarmi, solleticandomi con i baffi i fianchi.
-Quindi tu sarai l’erede di Conta vero? Quella volpe orsa ha tutto il mio rispetto- Dissi, accarezzando il muso dell’animale, che rimase ferma a guardare la mia mano intenta a strofinare il pelo alle vicinanze del suo grande naso.
Con un veloce e rapido movimento tirò fuori la sua grande lingue e la scagliò contro il mio maglione.
Quella sensazione ruvida e i pelucchi attratti dalla saliva non le piacquero per niente.
-Hei senti, dici che possiamo rimanere amici in segreto? So bene quanto tuo padre debba stare lontano dagli umani per mantenere la fiducia del branco, ma se o sai solo tu non è un problema vero-? Sorrisi.
La volpe orsa cominciò a fiutarmi, più insistente di prima.
-Non devi preoccuparti dell’odore…Possiamo dire che io non sia umana a tutti gli effetti- .
La creatura mi guardò strana, capendo di non stare annusando l’odore di un normale essere umano.
-I miei geni sono per metà lupo diciamo…non c’è problema se il branco annusasse l’odore di un lupo no-? Domandai, scostando una ciocca dei miei capelli dagli occhi.
L’animale strizzò gli occhi, strusciandosi contro di me.
-Vediamo…Sei un maschio quindi…Che ne dici di “Dan”-? Esclamai, puntando un dito al cielo.
La creatura mosse le orecchie un paio di volte.
-Eheh perdonami ma non sono molto fantasiosa, in più è un nome semplice e facle a ricordare non trovi-? Cercai di giustificarmi, gesticolando.
Il grande animale sbadigliò, mostrando i suoi enormi denti sbiancati, luccicanti alla luna di quella sera, o almeno di quella parte non coperta dalle grige nuvole estive.
La volpe orsa mi diede un ultima leccata, poi si alzò e fece segno di andarsene, scodinzolando in modo divertito.
-E-ecco, Dan-! Dissi, cercando di fermarlo.
L’animale si girò, muovendo il naso per continuare ad annusare intorno a sé, non togliendomi lo sguardo di dosso.
“Si è girato”
-Ti piace questo nome-? Domandai.
“Q-questa è la prima volta che ho l’onore di dare una cosa così importante a qualcuno….Mi sento onorata” Pensai, rimanendo in attesa della risposta della bestia.
Mi osservò atona.
Ruggì, facendo tremare le foglie degli alberi e obbligando i corvi ad abbandonare i rigogliosi rami umidi.
Rimasi ad ascoltare quel commento.
“è perfetto”
Il mio cuore sobbalzò, quella lieve voce mi fece felice.
-Sono contenta, ti prego di portare a Conta i miei saluti- Dissi inchinandomi, facendo si che i bianchi capelli sfiorassero l’umida erba verde.
La volpe orsa mi rivolse un ultimo sguardo per poi sparire nella boscaglia.
Riamasi sola mentre ancora salutavo l’animale scomparso muovendo i braccio.
Mi fermai, lasciando cadere a penzoloni la mano.
-Bene- Sussurrai.
Chiusi gli occhi e mi misi a sedere a gambe incrociate.
-Scissione divina-
La mia aura cambiò di nuovo.
- Vieni dal passato e tormenta la mia mente combattendo al mio fianco-
Ce la farò…Ne sono certa” .
La figura apparì davanti a me in un baleno, sfocata come al solito, ondulata e sottomessa agli ordini del vento.
-Di nuovo-? Fece, con voce quasi sbuffata.
-Certamente- Dissi, alzandomi in piedi, sorridendo in modo vincente.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Liquore x potenziale x grande richiesta ***


Zoppicai fino all’uscita del bosco, tanto da poter vedere la casa illuminata di Gon.
Il fianco sanguinava e, stringendolo, cercai di sminuire i dolore inzuppandomi la mano di un caldo rosso.
-Non posso tornare a casa in queste condizioni…Maledizione questa volta abbiamo esagerato entrambe- Sussurrai, stringendo ancora di più il vestito macchiato.
Con uno scatto riattraversai il bosco, correvo piano per evitare una grande fuoriuscita di sangue.
Durante la corsa misi le mani a terra, cominciai a correre a quattro zampe e a riempirmi di pelliccia che, per quanto fosse macchiata di cremisi, mantenne il suo bagliore bianco.
“Correre così mi provoca meno dolore” Pensai, correndo e respirando affannosamente.
“Devo curarmi prima di tornare a casa di Gon oppure si insospettiranno…Non posso di certo raccontare a tutti di un’ennesima caduta da un albero; Già, sarebbe imbarazzante e sospettoso.
“Oh, ecco l’uscita del bosco finalmente” Pensai, respirando profondamente e fermandomi sulla soglia di una piccola collina…Si vedeva il piccolo paesino illuminato.
Le mie zampe ora erano sporche d terriccio e i miei occhi stanchi scrutarono la luce di quelle abitazioni.
Guardai la luna, in una diversa posizione del cielo.
-Le 4 e un quarto-? Mossi le orecchie.
“Già,  Mito-san mi aveva detto che il paesino distava molto dalla loro casa…Però alla mia velocità dovrei aver diminuito il tempo”. Cominciai a camminare piano, senza far notare il dolore ad ogni piegamento della gamba.
Arrivai all’entrata di quel paesino piacevolmente illuminato dai piccoli lampioni.
La gente mi guardava camminare, senza spaventarsi.
“Dopotutto questa è un isola immersa nella natura, è naturale per loro vedere cani randagi e lupi in giro per le strade”?. Mi domandai, continuando a camminare a fatica.
I pochi ragazzini che c’erano in giro mi guardavano con compassione.
-Poverino, deve essersi azzannato con qualche altro cane- Dicevano, cercando di guardarmi meglio.
-Attenti bambini, non avvicinatevi troppo, potrebbe avere qualche strana malattia- Dicevano le madri, prendendoli dal braccio e trascinandoli via.
Con la lingua fuori dalla bocca per facilitare il respiro, arrivai davanti ad un locale strano…Un Pub.
“Già…è molto simile a quella volta…Quando incontrai quegli uomini prima di raggiungere la sede dell’esame Hunter…Mi trovai a camminare ferita per le strade sotto gli sguardi ignari della gente” Pensai, fissando la scritta del Pub.
“Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa mi fosse successo quella sera, quella maledetta notte”.
“Bhè…Dopotutti i cani sono cani per la gente” Mostrai i denti, in quello che sembrava un sorriso.
I miei pensieri vennero interrotti da una risata femminile troppo calcata.
Rizzai le orecchie per lo spavento.
Fissai l’interno del locale avvicinando il muso alle fresche lastre di vetro della finestra.
-L-la smetta la prego, non è facile per noi prenotare altra birra da quest’isola…Potrebbero anche volerci mesi- Disse un uomo dal tono preoccupato.
“Che puzza di alcol” Ringhiai da fuori, senza smettere di guardare l’interno.
-Ahhhhh, ci voleva proprio…Durante l’estate è proprio il massimo- Disse una ragazza dalle rosee guance.
-Signorina, la prego…Non può continuare a bere- Disse il barista cercando di fermarla.
-Ehhh? E per quale motivo-? Rispose lei con il broncio, rigirandosi il bicchiere vuoto tra le mani.
Spinsi la porta del locale per entrare con la mano, la campanella alla fine della porta segnalò la mia entrata ai presenti.
-Scusate…Vendete per caso antidolorifici o roba simile-? Chiesi, senza muovermi dalla mia posizione e senza lasciare chiudere la porta dietro di me.
-Hei tu, ma ti senti bene? Stai sanguinando-? Mi domandò il proprietario, avvicinandosi.
-Sto bene, potreste rispondere alla mia domanda-? Chiesi con un sorriso, frettolosa di medicarmi, straziata per il dolore intenso al fianco.
-Bhè ecco, sei minorenne e non posso venderti farmaci- Disse il proprietario con una mano sotto al mento.
-Ma io ho una gran fretta- Dissi decisa.
“E anche un grande dolore” Pensai, stringendo il vestito al fianco, usandolo come una specie di garza.
-Ehi, ehi, ehi, ecco dove ti eri cacciata sorellina- Mi disse la ragazza, cingendomi il collo con il braccio.
-C-cosa? Sorellina-? Domandai imbarazzata e disgustata dalla situazione.
-Vuoi dei farmaci no? Se io fingo di essere tua sorella maggiore te li venderanno di sicuro- Mi sussurrò all’orecchio con parole così deboli che a stento riuscii a capirle.
Annuii, guardandola negli occhi.
“è bellissima” Pensai, perdendomi nei suoi occhi scuri e nelle sue guance rosse.
-Capito? Sono sua sorella maggiore, se hai quei farmaci dacceli per favore- Disse gentilmente rivolgendosi all’uomo.
-Lei è sua sorella eh? Allora non c’è problema- Disse sorridente il proprietario, frugando tra le mensole e prendendo una scatola con scritto “Medicine”.
-Ecco fatto, ecco fatto- Disse la ragazza, porgendomi i medicinali e le garze nelle mani.
-Bene, adesso torna a casa dalla mamma, ti starà aspettando no-? Mi disse sorridendo.
La fissai, rivolsi lo sguardo in basso per qualche secondo.
-Si, certo- Le rivolsi un sorriso, arrossendo lievemente sulle guance.
Si bloccò, il suo sguardo divenne serio, le sue guance rosse accaldate fecero contrasto con i miei capelli.
-Grazie sorellona- Dissi, voltandomi.
-Hei vuoi che ti accompagni-? Mi domandò la ragazza.
-No, non serve…Allora io mi congedo- feci un inchino, nel mio comportamento qualcosa era cambiato.
-Mhnn…- La giovane sospirò, guardandomi camminare all’esterno del Pub.
-Signorina…Ehi-! La donna lanciò all’uomo un sacchetto di pelle, da cui risuonava un piacevole tintinnio metallico.
-Tenga pure il resto- Disse, prendendo il suo fodero di legno, contenente la sua vera arma e uscendo dal locale.
Appena fuori una ventata di aria calda le fece smuovere i capelli raccolti nella coda, folti ed arancioni.
Rivolse lo sguardo verso la foresta.
-Lassù eh-? Sussurrò, osservando le chiome degli alberi danzare con la brezza estiva di quella notte, ormai quasi estinta.
Correvo veloce, schiacciavo le foglie umide di rugiada per terra, senza curarmi del viscido suono che producevano.
Guardai la luna di nuovo.
-Le  5 e 20-? Posso fare una piccola pausa- Sussurrai, frenando bruscamente con le zampe anteriori, sporcandole di fango.
Mi fermai e mi scotolai il pelo, anch’esso umido di quella interminabile notte.
Guardandomi intorno vidi un albero confortevole: Un tronco per niente umido, un incavo accogliente e delle foglie belle asciutte e compatte…Quasi come un tappeto.
Mi sistemai lassù e ripresi le sembianze umane lentamente, tenendo saldamente la ferita con la mano sporca di sangue.
-Vediamo…- Presi la scatola dei medicinali e riversai alcune pillole sulla mano, in modo violento.
-Dovrei prenderla tutta intera o dividerla a metà-? Sussurrai, fissandole e giocandoci.
-Le medicine non vanno prese a stomaco vuoto- Disse una voce femminile sopra di me.
Mi voltai di scatto, la mia mano tremò e le pillole caddero.
-Oh maledizione- Urlai.
Con un rapido movimento le ripresi, sporgendomi giù dal ramo.
-Ahhh meno male, c’è mancato poco- sospirai, rimettendomi composta sul ramo.
-S-sei pazza? Non spaventarmi più così- Le urlai.
-Eheheh, sei una ragazzina interessante- Mi sorrise, lanciandomi una mela dall’alto.
-Oh- L’afferrai al volo, chiudendo gli occhi per lo spavento.
-E-ecco senti, per la faccenda di prima nel Pub…Ti ringrazio molto- Dissi, tutto d’un fiato.
Mi fissò, il rossore sulle sue guance non voleva proprio sparire. Il suo collare di cuoio scuro faceva risplendere la placca d’acciaio al centro.
Era comodamente piegata sul ramo, facendo leva sui piedi per rimanere in equilibrio.
Mi fissò per un po’…Poi scoppiò in una possente risata.
-Ah non ringraziarmi per così poco, ho solo agito d’istinto- Spiegò, giocherellando con la placca d’acciaio del suo collare.
Il bastone di legno penzolava dal filo legato al suo braccio, nascosto dietro la schiena e mimetizzato grazie alla camicia scura.
-Istinto? Ti ringrazio, mi hai davvero aiutata- Dissi, lanciando e riafferrando la mela con una mano.
-Sono certa che anche tu sia abituata ad agire d’istinto no-? Disse, scostandosi la lunga coda arancione dietro le spalle.
“Cosa”?
Morsi la mela, cercando di non turbarmi a quella domanda.
-Che vuoi dire-? Domandai.
-Voglio dire che mi piacerebbe vedere i tuoi poteri- Disse lei, appoggiando il mento sul suo pugno, a sua volta appoggiato sulla coscia.
-Perché questa richiesta-? Domandai, dando un ennesimo morso alla mela rossa luccicante.
-Prima, quando eravamo nel Pub, io ho detto che avresti dovuto tornare a casa da tua madre, che ti stava sicuramente aspettando…Il tuo comportamento è cambiato da quella falsa in poi- Mi disse, con tono serio.
-E allora-? Domandai, osservandola.
-Quelle ferite…Come te le sei procurate-? Mi domandò poi, senza muoversi di lì.
-Sono problemi miei- Risposi, lasciando solo il torsolo della mela.
-Non hai un posto dove tornare-? Mi domandò poi, tristemente.
La fissai, con uno sguardo innervosito.
-Forse una volta non avevo un posto in cui tornare, un posto che avrei potuto chiamare casa. Adesso è diverso, ho degli amici su cu possa contare e non potrei chiedere di meglio- Le risposi, cominciano ad aggredirla a parole.
Mi fissò, con una nota di compassione nei suoi occhi.
-Capisco…Mi stai raccontando la tua storia nonostante io ti abbia solo fatto una domanda tanto per curiosità- Mi disse, alzandosi da quella, a parer mio, scomoda posizione per saltare sullo stesso ramo in cui io ero seduta.
-Tsk, come sei irritante- Dissi, imbarazzata.
Mi sorrise, sedendosi accanto a me.
-Su prendine una, anche se hai mangiato, una mela è pur sempre una mela..Non ti riempirà lo stomaco per molto- Il suo sorriso calmo e pacato era qualcosa di strano.
Con un gesto veloce mi misi una pastiglia in bocca e ingoiai faticosamente.
In pochi minuti sentii il dolore sparire.
-Guarda, ti ha dato un cicatrizzante e delle garze, fatti aiutare- Mi disse, con quelle sue guance arrossate.
In un quarto d’ora riuscì a passarmi la pomata cicatrizzante e fasciarmi la ferita.
-Ti ringrazio- Le dissi, sentendomi sollevata.
-Allora io vado- Disse, alzandosi e stiracchiandosi.
-A-aspetta…Posso sapere il tuo nome-? Domandai, afferrandola dai corti pantaloncini.
-Il mio nome?....Vediamo un pò…Le ciliegie maturano in primavera giusto-? Disse, mettendo un dito sotto al mento.
-E questo cosa centra-? Domandai io, grattandomi la nuca.
-Allora il mio nome è May- Sorrise.
-May-?
-Io amo le ciliegie, sono sempre in coppia, legate da un filo del destino che non si può spezzare se non forzato…Sono destinate a stare insieme-.
Mi disse, guardando le foglie degli alberi agitarsi con il vento caldo.
-May…Mi piacerebbe tanto ascoltare la tua storia- sussurrai.
-La mia storia dici? La mia storia non ha importanza…Io invece vorrei…Ascoltare la tua-.
Mi bloccai.
Sorrisi lievemente.
-Io avrei scelto qualcosa che maturi in inverno…Non ce quasi nulla, vero-? Domandai, osservando le lucciole scontrarsi tra loro.
-Inverno? Non c’è nulla che spunti in quella stagione, o quasi niente- Mi spiegò.
-Non è affatto vero…Nelle avversità può sempre spuntare qualcosa-
-Per esempio-?
-Un tulipano-.
-Un tulipano…nella neve-? Mi domandò, giocherellando con il bastone che teneva tra le braccia.
-Un dolore passato può tornare a tormentarti, l’odio può scatenare in te strane reazioni, ma se verrai sovrastato da esso come speri di andare avanti-?
-Ma tu…chi sei-? Mi domandò la ragazza, con un sorriso sulle labbra. Sembrava non stupirsi di nulla…magari aveva già dedotto la mia storia, il mio spirito e la mia anima.
-Scissione divina-
Pronunciai queste parole, sussurrandole.
-Una scissione? Non dirmi che tu hai-? Domandò, avvicinandosi alla mia aura in continua espansione.
-Si, ho diviso il mio corpo dall’odio e la tristezza del passato, devo combatterli se voglio avere il sopravvento su di loro. Non ci sono ancora riuscita…Non riesco a batterli: Ogni volta che li tocco mi tornano in mente le immagini di quella notte, i corpi dei miei amici, le urla strazianti dei feriti...-
Mentre stavo per pronunciare le rimanenti parole, May appoggiò il bastone sul mio petto, risucchiando l’aura che il mio corpo stava emettendo.
-Ma che? Hai risucchiato il mio Nen-? Domandai, non sentendo più forza negli arti.
Il suo bastone ora brillava di un’aura bianca e soave, danzante.
-La fai troppo facile, sottovaluti il tuo odio-.
-Non lo sottovaluto affatto, sono a conoscenza dell’incredibile forza che quest’ultimo abbia immagazzinato in quel periodo- Dissi io, barcollando per la mancanza di forze.
-Ascoltami, dominare l’odio per gli umani…Dire che è una cosa impossibile è già dire poco. L’uomo ODIA, a quanto pare questa è una regola che non vuole cambiare. L’odio non si può eliminare- Il suo viso era illuminato della luce lunare, facendo brillare i suoi occhi scuri.
-Io non ho mai detto di volerlo eliminare- Sussurrai.
La giovane si morse il labbro, poi sorrise.
-Io ho scelto di eseguire la scissione divina affinché il mio odio diventasse la mia arma, il mio asso nella manica-.
-Capisco- la ragazza, con gli occhi coperti dall’ombra degli alberi, fece come per sferrarmi un fendente, ma si fermò a pochi centimetri dalla testa.
Alzai lo sguardo, fissandola impressionata.
-Ascolta, dominare l’odio è impossibile fino a un certo punto…Devi entrare nel tuo animo, vederlo, toccarlo…Solo un essere privo di peccato e conscio del significato della vita può farlo, in pratica…Non deve essere umano-.
“Io…Non sono né umana né lupo…Bhè, non che m’importi” Sorrisi a quel pensiero.
-Allora come posso fare-? Domandai, quasi rassegnata.
-Ti aiuterò, farò in modo che il tuo odio diventi la tua arma- Il suo guardo era determinato.
-May…-
-Qual è il tuo nome-? Mi domandò, con un leggero sorriso morbido.
-Il mio nome è Shelia…Io non sono né umana, né animale- Nel dirlo, la pelliccia cominciò a ricoprirmi il corpo, i denti cominciarono a mostrarsi lucidi e chiari alla luna.
-Capisco, ecco perché avevi un odore così gradevole e diverso da tutti glia altri- Sorrise, chiudendo gli occhi.
Il Nen che aveva chiuso nel bastone cominciò a farlo vibrare, assumendo una strana forma, quella di un grosso cane.
May lo fissò, osservando quell’aura di vita propria.
-Capisco…con la scissione divina è come se tu e il tuo odio siate collegati- Squadrava il bastone, muovendo velocemente le pupille.
-Così sembra- Abbaiai, sedendomi e muovendo elegantemente la coda.
-Bene, Shelia…Tieniti pronta, presto ti ritroverai faccia a faccia con il tuo odio…E lo batterai in un solo round- Mi sorrise, sopprimendo il Nen nel bastone.
Annuii, abbassando le orecchie all’indietro.
-Shelia…Diventa mia allieva- Si caricò il bastone in spalla, ghignando.
Il lupo fissò l’umana che le aveva appena fatto una richiesta….Una richiesta che avrebbe completamente cambiato la sua affermatezza nello specchio della sua stessa anima.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Pensiero x accoglienza x benvenuta May ***


-Aspetta un po’…Chi sarebbe questa-? Domandò Killua, cadendo all’indietro per lo spavento, indietreggiando trascinandosi con le braccia, verso la porta alle sue spalle.
-Dai Killua non fare quella faccia…Si tratterrà solo per qualche giorno- Dissi, un po’ imbarazzata.
-Heiiii, queso sidro è prodigioso…Un altro un altro-!!! Urlava, seduta scomposta sulla sedia della piccola cucina di Gon.
-Ehiii, moccioso insolente, ti ho detto che il mio nome è Ray, R-A-Y- Disse, saltando giù dalla sedia velocemente e precipitandosi verso Killua.
Sospirai, prendendola per un braccio e dandole dei leggeri pugni sulla testa.
-è May, M-A-Y- Feci a lei, togliendole il bicchiere dalle mani.
-Oh Shelia, non sarà pericoloso farle bere tutta questa roba-? Mi domandò Mito-san, preoccupata.
-Ecco, il vero problema sarà ricomprarti tutte le bottiglie che ti ha finito, Mito-san- Mi misi una mano in fronte.
-Accidenti, sei appena arrivata, almeno presentati come si deve- Le dissi all’orecchio, senza ascoltare le sue rozze risate.
-E dai Chelia-chan, non essere così rigida- Mi circondò il collo con il braccio, facendomi quasi soffocare.
Me la scansai di dosso.
-Mi chiamo SHELIA…SHELIA capito-? Le chiesi, quasi gesticolando.
“Dannazione, mi sembra di parlare ad un bambino….Eppure ieri sera sembrava così saggia e lucida”
La nonna di Gon, sulla sedia a capo tavola con la sua tazza di tisana calda, rideva lievemente divertita dalla situazione.
-Ecco, io sono Gon, lui è Killua, lei è zia Mito e lei è mia nonna…Piacere di conoscerti- Disse educatamente il bambino dai capelli scuri, avvicinandosi alla ragazza.
-Sisi piacere…C’è dell’altro sidro-? Domandò, accomodando le gambe sul tavolo, cominciando a ridere.
-Accidenti, Mito-san…Renderà la tua casa dello stesso odore del sidro se rimane qui- Dissi un po’ imbarazzata, dopotutto l’avevo portata io a casa.
Mito mi sorrise.
-Perché non la porti a fare un bagno-?
Mi domandò, chinandosi.
-Buona idea Mito-san, almeno l’odore di alcol se ne andrà- Dissi, un po’ irritata e rivolgendo lo sguardo a May, impegnata a ridere e disturbare Killua.
-Ha le guance così rosse che sembrano fiamme- Ridacchiò Mito.
-Vado a prepararti degli asciugamani puliti e a scaldarvi il bagno- Mi disse, salendo le scale.
-Ti ringrazio- le risposi.
-Hai detto di chiamarti Gon vero-? Domandò ad un tratto May, con le braccia e la testa stese sul tavolo.
-Si- Rispose lui semplicemente, con il suo solito sorriso.
La giovane appoggiò il la guancia contro il suo pugno, continuando a giocherellare con il bicchiere vuoto con l’altra mano.
-Hai un buon odore, Gon Freecs- Disse, con gli occhi lucidi.
-Eh? Come sai il mio cognome-? Domandò lui, sbalordito.
La ragazza ignorò la sua domanda, guardando i ricami all’uncinetto della tovaglia del tavolino di legno.
-Quest’isola…Non credo di averne mai vista una così bella- Disse lei, con parole quasi sussurrate.
-Quest’isola-? Domandò lui, ripensando a come conoscesse il suo cognome.
-Ti piace quest’isola, Mey-san-? Domandò il piccolo, dimenticandosi di quanti misteri celasse quella ragazza dalle rosse guance accaldate.
Le sue labbra corpose e lucide sotto quella luce risplendevano ad ogni parola e le sue ciglia lunghe le rendeva l’espressione assonnata.
-Si, molto- Rispose semplicemente, chiudendo gli occhi.
Il piccolo sorrise.
-May, Mito-san ci ha preparato un bagno caldo…Ti va di rilassarti un po’-? Domandai felice, in un morbido accappatoio bianco ornato da setosi capelli chiari sulla parte posteriore.
-Ci puoi scommettere…Era proprio quello che ci voleva- Disse lei, alzandosi e stiracchiandosi.
Stava per seguirmi quando si interruppe.
-Oh aspetta- Disse, tornando indietro e prendendo il bastone che aveva lasciato sotto alla sedia.
-bene, possiamo andare- Con un grande sorriso mi cinse il collo con un braccio.
-E-ecco- La interruppi.
-Mhn, no nulla…Andiamo o l’acqua si raffredderà- La spinsi dalla schiena.
Nella stanza c’era solo vapore e non si riusciva a vedere nulla.
La ragazza si tolse subito l’accappatoio dal corpo, rimanendo completamente svestita.
-Ahhhh questa si che è vita- Urlò, stiracchiandosi e portando in alto le braccia.
Si sciolse quei suoi capelli arancioni con un gesto rapido, facendoli fluttuare davanti ai suoi occhi.
Con un passo felpato ed elegante entrò nella vasca, appoggiando un braccio sul freddo bordo di questa.
“Che capelli bizzarri…Mi piacciono. Dove ho già visto dei capelli dal colore così forte?”
Sorrisi a quel pensiero.
-Sai, quel colore di capelli è molto amato dagli illusionisti e dai maghi- Mi tolsi l’accappatoio con più imbarazzo di quanto avesse fatto lei qualche attimo prima.
Entrai nella vasca con lei: Era una molto grande e credo che ci sarebbero state anche quattro o cinque persone.
-Davvero? Non ne ho mai visto uno- Disse, con il viso rilassato e le gocce di acqua calda sulle guance.
Il rumore dell’acqua ci rilassava, i nostri muscoli erano treamnti, gli sfozi completamente spariti, assenti.
-Capisco, se un giorno ce ne sarà la possibilità te ne presenterò uno- Le dissi sorridente, rossa in viso a causa del vapore e del calore.
Ridacchiai.
Il bastone di May era appoggiato al gabinetto, riparato da tutto quel vapore.
-Dimmi Shelia- D’un tratto divenne seria.
La fissai.
-Perché vuoi padroneggiare un così potente potere-? Mi domandò, raccogliendo tra le mani la schiuma presente in acqua.
-Ho bisogno di un potere potente per arrivare al mio obbiettivo- Dissi semplicemente.
-Le persone fanno cose pazze quando c’è qualcosa di importante di mezzo…Di cosa si tratta, Shelia-? Mi domandò.
-M-ma che ti prende? Perché me lo domandi come se fosse una cosa così importante per te-? Dissi irritata, alzandomi in piedi di scatto dentro la vasca.
-Ho le mie ragioni per desiderare un grande potere- Mi calmai.
-Shelia…Il potere che hai scelto è molto potente e non tutti possono controllarlo. Essendo la tu maestra devo sapere come lo utilizzerai…Dimmelo- I suoi occhi scuri adesso incutevano timore.
Esitai per un attimo, ma poi capii il suo punto di vista.
-Devo salvare un amico- La tristezza cominciò a farsi sentire nel mio tono.
-Amico-? Disse lei, sollevando il viso.
-è controllato dal nemico…Se io andassi da lui…Mi ucciderebbe- I miei occhi si stavano spegnendo.
-Utilizzerai questo immenso potere per salvare questo tuo amico-? Mi chiese.
-Certamente, non ho bisogno di fare nient’altro- Dissi.
“Ha una buona conoscenza del nen e un’ottima pratica dello Zetsu e del Ten. Questa ragazza…Sono abbastanza sicura che ce la possa fare”
-Non ho potuto fare nulla per trattenerlo…Lo hanno portato via senza che io…-
Una mano mi accarezzò i capelli dolcemente.
-Non ho bisogno che tu riviva quei brutti ricordi…Non è necessario- Mi sussurrò.
-Ma hai detto che…- Mi interruppe di nuovo.
-Volevo solo sapere a cosa ti servisse questo potere…Il salvataggio di un caro amico è più che sufficiente- Staccò la mano dagli umidi capelli.
-Cominceremo domani, non sarò una maestra di buon cuore- Sorrise.
-Certo-! Esaclamai sorridendo.
Ci guardammo in silenzio per qualche secondo, poi un lampo attraversò la mia mente.
-A proposito….Come conosci il cognome di Gon-? Domandai.
-Ah, quello dici? Mhnn, credo che me lo abbia detto Conta- Disse, sorridendo e accarezzandosi una ciocca di capelli bagnata.
-Ah Conta? La volpe orsa amica di Gon-? Domandai sbalordita.
-Oh, la conosci? È meravigliosa vero? L’ho incontrata una volta giunta sull’isola, nella foresta che c’è a sud di qui- Mi disse sorridendo.
La guardai incuriosita.
-le volpi orse sono aggressive con gli umani…Come sei riuscita ad avvicinarla-? Mi sistemai a braccia conserte.
-Non saprei, mi è venuta lei in contro-.
Sorrisi.
-Sai, Gon mi ha detto che i migliori hunter sono amati dagli uomini…Sei un Hunter-? Le domandai curiosa.
-Hunter? No, non lo sono…N-non dirmi che tu lo sei invece-? Si spaventò di colpo, schizzando la calda acqua fuori dalla vasca.
-Si, sono diventata hunter nell’esame scorso insieme a Gon- Dissi io.
-Oh e l’altro bamibino-? Mi domandò, descrivendo Killua.
Divenni seria, le fissai gli occhi scuri attraverso tutto quel vapore.
-No, lui lo ha fallito- Dissi semplicemente, stringendomi le gambe al petto.
-Non ho detto nulla in proposito…Ma posso sapere perché quel ragazzino puzza di morte-? Mi domandò, rivolgendo lo sguardo alla porta chiusa.
-Perché lui…è un assassino….Un membro della famiglia Zaoldyeck-.
Mi guardò per un po’ senza dire nulla, con la solita espressione pacata e tranquilla.
-Capisco…Zoaldyeck eh-? Guardò il soffitto, pensierosa.
Alla porta si sentirono due bussate.
-Ragazze, dovreste uscire o finirete per assomigliare a delle prugne secche- Rise Mito, aprendo la porta quanto bastava per fare passare la testa.
-C-certo, scusaci…Abbiamo perso la cognizione del tempo- Risi, arrossata sulle guance.
-May-? La chiamai, vedendola immersa nei suoi pensieri.
-Si, scusa. Arrivo subito- Mi disse, uscendo dalla vasca.
Dopo aver asciugato i capelli ci sedemmo sul letto di Gon in camera sua, i due ragazzi stavano aiutando Mito-san fuori in giardino.
-Quel pigiama ti sta davvero bene- Risi, ammirando la sua splendida figura avvolta da quel pigiama rosso.
La sua carnagione era leggermente più scura e i suoi capelli vistosi che le ricadevano sulle spalle e poi giù superando la metà della schiena erano brillanti e setosi.
-Credo che andrò a dormire…Sono molto stanca- Disse, stiracchiandosi per loa medesima volta.
-Il tuo letto è al piano di sopra- Le sorrisi, indicandole le scale.
Mi ringraziò con un cenno della mano e salì, portando con lei quel bastone.
La fissai salire per le scale, senza toglierle lo sguardo di dosso.
“Chi sarà mai…Quella ragazza”?
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Il suo comportamento è cambiato quando ha menzognato gli Zoaldyeck…Che abbia avuto qualche brutta esperienza?
Meglio non pensarci…
Una ragazzina, un possente lupo e una battaglia contro l’odio…Quella Shelia è davvero un soggetto interessante”
Si addormentò, senza usare le lenzuola e lasciando che l viso venisse coperte dai suoi lunghi e morbidi capelli color arancia.
 
 
-Angolo Autrice-
Eccomi <3
Siamo arrivai anche al quinto capitolo…Spero che la storia sia di vostro gradimento e se sentite la mancanza di un particolare personaggio…State tranquilli che non tarderà ad arrivare ;)
Un bacione
-Shinigami di fiori-


 
 
 
 

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Capitolo 6
*** odio x odio x sorpresa notturna ***


-Perfetto, ferma così e non ti muovere- Mi disse May, facendomi sedere su una pietra affianco a un piccolo laghetto nella foresta.
-in cosa consiste l’addestramento-? Chiesi curiosa.
-Non avere fretta- Mi sorrise, muovendosi verso il suo zaino.
Prese dal suo enorme bagaglio giallo il suo bastone e poi mi si riavvicinò.
- Adesso attiva l’aura ma non la scissione divina- Mi disse, tornata seria.
-O-ok- Mormorai, chiudendo gli occhi e facendo emergere l’aura chiara dal mio corpo.
-bene- sussurrò…Poi attivò la sua aura.
“L-l’aura di May? Non ci avevo mai pensato prima…Quale sarà il suo potere”? Tremai, guardando quella possente aura viola circondare il suo corpo e sollevargli i capelli vistosi e morbidi.
-Q-questo mi aiuterà ad entrare in contatto con il mio odio-? Domandai, non facendo caso al trambusto provocato dalla sua potente aura.
-Non essere ridicola…Ora come ora non sei pronta per parlare direttamente al tuo odio attraverso l’inconscio- Disse, tenendo lo sguardo fisso in un punto della sua aura.
-M-ma io sono già riuscita a parlarci- Urlai, parandomi con i gomiti dal vento provocato.
-E infatti non ti vedo uscita vincitrice da quelle discussioni…Avergli parlato, no, combattuto di punto in bianco è stato un grande errore- Disse, contorcendo l’aura.
-Capisco- Abbassai lo sguardo.
Mi osservò per un secondo, poi creò dal suo strato di aura viola una protuberanza, tesa versa la mia energia vitale che ricopriva il mio corpo.
-Quella è…- Domandai.
-Si, dobbiamo unire temporaneamente le nostre aure- Disse lei, facendo in modo che la protuberanza si intrecciasse con la mia aura chiara.
I nostri Nen erano uniti.
“Abbiamo unito le nostre aure, adesso cosa farà”? Mi chiesi preoccupata.
-Ascolta Shelia…Probabilmente non vedrai nemmeno l’odio oggi…Ma se davvero lo vorrai vedere, non devi fallire questo esercizio- Il suo tono era serio, cominciava a spaventarmi.
-D’accordo- Sussurrai.
Chiuse gli occhi scuri, prese il bastone e lo sistemò orizzontale nella sua presa.
-Shelia…controlla la tua aura  barcollante- mi rimproverò, tenendo gli occhi chiusi.
-S-si, mi dispiace- Strizzai gli occhi, concentrandomi e sistemando il mio nen.
“Adesso è molto più pignola riguardante l’aura…” Pensai.
Quando riaprì i suoi occhi c’era solo una luce azzurrina al posto delle sue meravigliose pupille.
-Seven dedly sins- Pronunciò.
“Seven deadly…Sins? Se non sbaglio questi sono i sette peccati capitali” pensai.
-Ira- Sussurrò, facendo uscire dal fodero che sembrava un bastone una strana melma bianca, simile a cemento liquido.
-C-che cos’è questo-? Domandai, tappandomi il naso per il cattivo odore.
-Puzza vero? Lo so, da fastidio anche a me evocarlo…ma  è quello più vicino al nostro problema.
-Che cos’è? È gigante- Feci per allontanarmi.
-Non muoverti- mi ordinò Mey, senza smettere di far colare al suolo quella robaccia maleodorante.
Quel pasticcio cominciò a prendere forma, formando un grande busto e robuste zampe, un urlo straziato e possente, due grandi corna sopra al naso.
-Un rin…Rino…-
Quell’essere cominciò a urlare, buttare giù gli alberi e scavare fosse…Finché non si accorse di me, si voltò lentamente. Non era compatto…La melma continuava a colare dal suo corpo.
-UN RINOCERONTE BIANCO-? Urlai, cadendo a terra.
-May, May- urlai, trascinandomi.
La ragazza era su un albero, in piedi con le braccia incrociate.
-Shelia…Devi farti colpire- Mi disse in tono calmo.
-Eh-? Smorzai quel verso quando sentii di essere stata colpita da qualcosa di appuntito e duro.
Dalla mia bocca uscì sangue, il mio sguardo era ancora rivolo verso May…Fu una attimo e vidi tutto sdoppiato, un dolore lancinante al lato desto del mio corpo, la figura di May sdoppiata.
Rotolai per terra con poco coordinazione lasciando una scia di sangue dietro di me.
“Sto morendo” pensai, con gli occhi sbarrati ad osservare il mio sangue e il mio braccio tremante ricoperto di rosso caldo.
“Perché il rinoceronte è così arrabbiato? Perché se la prende con me”? Pensavo, guardandolo dimenarsi da solo, sbattendo la testa contro le rocce fino a farla sanguinare e tingere i massi.
-Guardalo Shelia…Quella è l’ira…è ricolmo d’ira verso gli esseri umani…Guardalo bene- Una voce rimbombò nella mia testa, era la voce di May.
Con i miei occhi tremanti e ricchi di lacrime, sia per paura che per dolore, osservai il corpo del rinoceronte muoversi…Una lancia lo trafiggeva al fianco, incastrata in profondità tra le costole.
“Capisco…L’ira gli è provocata dagli esseri umani”
Riuscii ad alzarmi, notando che la ferita non era un problema.
“Perché posso muovermi”? Pensai, poi guardai l’animale impazzito puntarmi e caricare.
Fece uno scatto, correndo verso di me.
“Ho capito, May”
Mi misi in posizione, mi lasciai colpire un’altra volta, aggrappandomi però al suo corno appuntito.
Ci fermammo e riuscii a sentire il cuore dell’animale battere forte per lo sforzo.
Mi tirai su aiutandomi con la presa dell’osso dell’animale e mi lasciai cadere poco dopo, avvicinandomi al fianco ferito.
Afferrai la lancia, vedendo il rinoceronte prepararsi ad attaccare di nuovo.
-Va tutto bene…Voglio solo aiutarti- Dissi.
In quel momento vidi lo sguardo dell’animale calmarsi, smettere di urlare e di dimenarsi.
Tutto si fermò, aprii gli occhi di scatto….Ero ancora seduta sul sasso a gambe incrociate.
-M-ma che? Il rinoceronte-? Domandai guardandomi intorno.
-Va tutto bene, non hai mai lasciato questa pietra- Disse May, seduta di fronte a me in modo grottesco.
-Ma allora io…- Mi guardai il corpo…Non c’era nessuna ferita.
-Che diavolo è  successo-? Domandai seria.
-Eri entrata nel tuo inconscio- Mi disse.
“Nel mio inconscio? Impossibile….Quand’è successo”? Pensai, mettendo una mano sotto al mento.
-è stato a causa mia…-Disse May sorridendo.
-Mi hai fatta entrare tu-?
-Proprio così- Sorrise.
-Però era solo per vedere quanto fossi preparata per entrare…- M disse avviandosi verso il suo zaino.
-A-allora cosa c’entrava il rinoceronte-? Domandai, cercando di fermarla con il tono di voce.
-Quell’animale rappresenta l’ira…Uno dei sette peccati capitali-
-L’odio è l’evoluzione dell’ira…Dovevi almeno provare la sensazione di pura Ira- Mi disse, tirando fuori dallo zaino due panini.
“Quindi, non ho fatto altro che combattere contro la radice dell’odio…Nel mio inconscio” Pensavo, mentre guardavo May frugare nel suo zaino.
“Ma seriamente…Come avrà fatto”? Socchiusi gli occhi, osservandola comportarsi come niente fosse.
-Capisco…Sei davvero incredibile May-sensei- Arrossii sulle guance lievemente.
-Tieni, non puoi nemmeno immaginare lo sforzo della tua mente- Mi porse il panino.
Ne addentò uno anche lei, guardando il cielo.
-Quindi tu hai il potere dei sette peccati capitali giusto-? Le chiesi, per smorzare il silenzio.
-Diciamo di si- Disse lei, osservando le nuvole.
-Incredibile…Sei invincibile- Le dissi, sorridendo.
-Invincibile eh?...Non è quello che m’interessa, non ho bisogno di essere invincibile- Disse lei, mandando giù un boccone.
-Eh? Sei molto forte no-? Le dissi.
-Non è quello il mio obbiettivo…A quanto pare quello è più difficile di quanto mi aspettassi- Sussurrò, osservando il panino che teneva in mano.
-May…- Sussurrai.
Proprio quando ero intenta a mordere il panino, la mia vista divenne ofuscata e caddi a terra.
-Ohi, Shelia- Mi chiamò May, prendendomi in braccio.
Avevo un colorito rosso sulle guance, respiravo affannosamente e a fatica.
“Febbre? Si è sforzata davvero molto…Bhè, è normale per una persona che entra nel suo inconscio per la prima volta con questa brutalità”
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Aaaaaaaaaah, Shelia starà bene-? Domandò Gon, osservandomi nel letto respirare faticosamente.
-Si, le ho già dato dei farmaci, presto starà bene- Disse Mito.
-Accidenti, che le è successo- Domandò Killua rivolto a May, intenda a bere del sidro da un grande boccale.
-Hai detto qualcosa Gon-? Urlò lei dall’atra stanza, singhiozzando subito dopo.
A Killua venne il nervoso.
-Ohi, io sono Killua- urlò lui irritato.
-Su, su Calmati Killua…Facciamo riposare Shelia- Disse Gon, nel disperato tentativo di placare la furia del ragazzino dai chiari capelli.
-May-san ha detto che Shelia è semplicemente caduta nel lago prendendo freddo- Sorrise Mito, rivolgendomi lo sguardo, un po’ preoccupato.
-Capisco…Accidenti in questo periodo è davvero sbadata- Comentò Killua, mettendo le mani nelle tasche.
Spensero la luce e lasciarono la finestra aperta per far circolare l’aria.
Lo straccio bagnato sulla mia fronte divenne bollente…Quasi come fosse un pezzo di carne.
Il respiro non accennava a migliorare.
Il mio viso divenne ancora più rosso.
“La mia testa…è come se stesse scoppiando”
Mentre il dolore mi assaliva, sentii un odore entrare dalla finestra, seguito da uno spostamento d’aria veloce.
“Sarà il vento” pensai, non riuscendo nemmeno ad aprire gli occhi.
-Questo…..Odore….- Annusai dopo che il respiro fu stabile.
Adesso avevo solo caldo…
Quando sentii dei passi, cominciai a preoccuparmi seriamente.
Con grande sforzo aprii gli occhi e mi alzai guardandomi intorno nella stanza.
“Questo odore…Che ci sia qualcuno nella stanza”?
Guardai tutto, anche se era avvolta dalle tenebre la stanza buia non era il problema…I miei occhi erano abituati all’oscurità.
Mi risistemai nel letto, buttandomi di peso.
Feci un gran respiro e mi girai sul lato destro, quello che mostrava l’intera stanza.
Avevo gli occhi chiusi…Li aprii un poco, giusto per guardare e vidi una sagoma in piedi.
Scattai sull’attenti, rizzando le orecchie.
-Chi c’è-? Domandai.
-Ah, e io che volevo farti una sorpresa-
Una voce penetrante…Solo una voce poteva mettervi i brividi in questo modo.
-Questa voce…Tu sei…-? Domandai…Pentendomi dopo di aver fatto quella domanda.
La sagoma cominciò ad avvicinarsi al letto lentamente.
“Ho ancora la febbre alta…Non posso fare nulla…Giusto, chiamerò Gon e gli altri”.
-Ohi, Go- Il mio urlo fu tappato dalla sua mano, così forte da spingermi la testa sul cuscino.
Afferrai il suo possente braccio, cercando di forzare una presa, ma fu tutto inutile.
Lo fissai…Quegli occhi dorati e quei capelli rossi erano davvero nostalgici.
-Sono passati ben sei mesi dall’ultima volta che ci siamo visti…Non sei cambiata affatto, piccola -? Nel dirlo era salito anche lui sul letto.
“Oh, merda” pensai.
Mi bloccò il braccio sopra la testa. Io con la mano afferrata al suo braccio cercavo di liberarmi il viso.
Sbiascicai qualche parola del tipo “lasciami”.
“Che vuole fare”?
Avvicinò piano il suo viso al mio, liberandolo dalla sua presa.
Approfittai di quel momento per fare un grande respiro a pieni polmoni, ma a quanto pare non ero l’unica brava ad approfittare delle occasioni al volo.
Mi baciò.
I miei occhi si sbarrarono, cercai di opporre resistenza, agitando le gambe, che però erano intrappolate sotto di lui.
Non voleva staccarsi.
“B-bastardo pervertito” Pensai, dimenandomi.
Non si accontentò di poco…
Vedendo che stavo per finire il fiato si staccò, ridendo divertito.
Respirai un’altra volta, girando però la testa.
Rise, prendendomi il viso con una mano per rigirarlo dritto.
-Non osare di nuov- Mi baciò di nuovo, questa volta non accontentandosi del bacio a stampo.
I miei occhi cominciarono a divenire lucidi.
Sentivo qualcosa di viscido giocare con la mia lingua.
Si staccò di nuovo osservandomi tossire con un ghigno divertito in volto.
-B-bastardo…p-perver-ti-to- Balbetta, riprendendo fiato.
Non rispose nulla, ma non si poteva non notare il suo sorriso folle.
Fece scendere le sue labbra sul mio collo, sentendo il suo respiro sulla mia pelle bollente venni invasa da una ventata di caldo.
-Ti stavo osservando…Mi hai fatto prendere un bello spavento oggi- Sussurrò, non curandosi del fatto che le sue labbra fossero troppo vicine al mio collo tremante.
Si divertiva ad avermi in pugno, si divertiva anche a vedermi tremare sotto di lui per la paura.
Posò un bacio sul mio piccolo collo e mi venne la pelle d’oca.
-V-vai via- Dissi, spingendolo dal petto.
Le sue braccia formavano come una gabbia per il mio corpo.
-Sei sempre adorabile- Si avvicinò alla mia fronte e mi diede un piccolo bacio.
-HISOKAAAAAA- Urlai irritata.
Rise e schivò il mio pugno…Scomparve con un veloce salto dalla finestra.
Mi alzai e mi misi seduta sul letto.
-Ma c’è stato veramente o è stato solo un incubo-? Sussurrai.
Mi toccai la bocca con le mani tremanti.
“Questo sapore…No” Tremai, arrossendo abbondantemente.
-T-tutto vero…Da quanto mi stava osservando quello stalker-?
Chiusi la finestra.
-Shelia-chan…è successo qualcosa-? Mito venne nella stanza con un lume di candela.
-No…Tutto a posto- Sorrisi, tremando.
-Bene, scusa se ti ho svegliato- Mito fece come per andarsene.
-Mito-san…- Si fermò, facendo in modo che la fiamma della candela illuminasse di nuovo la stanza.
-Ecco…Ehm…I-io…- Ero rossissima, tutta quella adrenalina mi fece tornare la febbre.
-Cerca di dormire…Buona notte…Shelia-chan- Mito mi sorrise, soffiò sulla candela per donare la casa alle tenebre.
“C-che..Diavolo….Succede”? Abbassai lo sguardo.
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Seconda x fase x cinque ore ***


La sveglia suonò rumorosamente, provocandomi un inteso dolore alle tempie.
Ero nascosta sotto le coperte nonostante il calore intenso.
-Ahhh, non sono per niente in forma…Come posso affrontare un’altra lezione con May-? Arrossii di colpo.
-S-soprattutto ora che so che lui è nelle vicinanze- Strinsi il lenzuolo tra le mani.
“Non ho nemmeno dormito per la paura che tornasse” pensai, appoggiando il mio visino sul morbido materasso…Faceva un grande caldo sotto le lenzuola.
-Buooooon giorno, che splendida giornata per allenarsi eh? Shelia-chan-? May era entrata nella stanza sbattendo la porta, camminando barcollando verso il mio letto.
-Già ubriaca di prima mattina, May-? Ridacchiai con un filo di voce, mettendomi in ginocchio sul morbido letto senza però togliermi il lenzuolo.
-Chiudi la bocca…Non sono per niente di buon umore stamattina…Uno strano odore ha invaso la casa stanotte- Disse, con il suo solito colorito roseo sulle guance a causa dell’alcol.
“Non è di buon umore? Devo dedurre dalla sua entrata che questa ragazza sia la persona più vivace del mondo” Lanciai un sospiro.
“Aspetta…Uno strano odore”? Pensai, con gli occhi luccicanti.
-Che fosse solo…la mia immaginazione-? Si domandò, guardandosi intorno.
-Comunque sia, pronta per l’allenamento di oggi-? Mi domandò, assumendo un posa vincente.
La fissai, cercando di nascondere la mia stanchezza.
“Non ha importanza…Devo terminare questo allenamento il prima possibile”
-C-certo- Risposi, stancamente.
-Gon e Killua dove sono-? Domandai mentre cercavamo di camminare tra rocce e radici.
-Sono andati con Mito, a quanto pare oggi salteranno l’allenamento- Mi disse senza voltarsi.
-Eh? Perché-? Domandai.
-Non sei la sola che ha scelto un metodo stancante…Shelia-chan, non dimenticare che anche il riposo fa parte dell’allenamento- Mi sorrise, asciugandosi il sudore dalla fronte.
-Uh, va bene- Annuii-
“Il pensiero che Hisoka mi stia seguendo mi mette in agitazione…Perché mai lo avrà fatto? Come quella volta alla torre celeste…Che sia quasi al culmine? Che stia per perdere il controllo”? Pensai, abbassando lo sguardo.
-Eccoci qua- Commentò May.
-Eh? Siamo arrivati-? La sua voce mi fece riemergere dai miei pensieri.
-Bene Shelia-chan, adesso voglio che tu ti sieda qui- Mi disse, indicandomi un cuscinetto di foglie, in contrasto con il chiaro verde dell’erba.
Senza indugiare mi sedetti comodamente nel posto indicato.
-Adesso voglio che fai come ieri…Chiudi gli occhi e concentra la tua aura- Mi disse con le mani portate ai fianchi.
-Va bene- L’aura uscì dal corpo, circondandolo.
-Molto bene, adesso voglio che…Non rimanga nemmeno un goccio di energia vitale in te- Il suo sguardo era qualcosa di pauroso.
-Cosa? Come posso farlo-? Domandai, senza smettere di emanare aura.
-Lo stai già facendo…è una questione di tempo- Sorrise, sprigionando la sua aura e unendola alla mia come la volta scorsa.
“Cosa? Devo rimanere così finché il nen non si esaurisce? Rimarrò sfiancata” Pensai.
-Da adesso conterò cinque ore…Dovrai mantenere il tuo nen costante per cinque ore- Disse prendendo una grossa clessidra.
“Cinque ore? Riuscirò a resistere”?
-Se svenissi prima, non saresti in grado di entrare nel piano inconscio- Mi disse, rovesciando la clessidra.
-Viaaaaaa- Disse sorridendo.
-Oi, May…Che succede tra cinque ore-? Domandai, spaventata dalla mia stessa domanda.
-Perderai i sensi ovviamente- disse come niente fosse.
-Cosa? e non è pericoloso-? Domandai.
-Non sverrai, entrerai nell’inconscio- Disse lei, sedendosi e giocando con una mela.
-Sembra pericoloso…- sussurrai.
-Se tirarlo fuori da te stessa non ha funzionato….devi solo…- Morse la mela.
“Già…devo soltanto” Sorrisi.
-Andare dentro a prenderlo, no-? Disse, dopo aver ingoiato il cibo sorridendo.
-Inoltre io ti sto aiutando, dato che sembri avere fretta…Solitamente non si può entrare nell’inconscio semplicemente mantenendo il Nen…un po’ come abbiamo fatto l’altra volta- Mi spiegò, osservando il nodo delle nostre aure.
-May, terrò gli occhi chiusi per concentrarmi meglio….Ci vediamo tra cinque ore- Sorrisi, chiudendo gli occhi ambrati.
-Ci vediamo, Shelia-chan- Sorrise, guardandosi la mano e allungano le proprie unghie, appuntite.
-Bene, adesso non bisogna fare altro che aspettare- Disse, mostrando gli appuntiti canini e le orecchie spostate sulla testa, pelose e simili a quelle di una volpe.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Intanto Gon e Killua aspettavano che Mito uscisse dal negozio.
-Ne Killua, sai per caso dov’è finita May-? Domandò Gon seduto sulla panchina mentre guardava gli uccellini mangiare le briciole.
-Chissà, magari in un pub non lontano da qui- Rispose lui, osservandosi il braccio.
“Di questo passo sarò in grado di utilizzare la mia tecnica molto presto”
I suoi enormi occhioni blu sapevano essere minacciosi quando voleva…Dopo tutto era un assassino addestrato.
-Killua…Dobbiamo assolutamente riportare indietro Daiki- Disse Gon, osservandosi il pugno.
-Domani ci sarà l’allenamento speciale, vedi di non dimenticarlo- Sorrise Killua, giocando con un ciuffo dei suoi chiari capelli.
-Come potrei dimenticarlo….Non sarò soddisfatto finché non lo avremmo trovato- I suoi occhi erano fissi nell’aria…Diceva il vero.
-Certo- Rispose Killua con un sorriso.
 
………………………………………………………………………………………………………………………………
Un tonfo fece girare May, disturbandole le orecchie a punta.
-Ah? Ma non dovevamo vederci tra 5 ore-? Domandò voltandosi verso di me, a terra priva di sensi.
-Accidenti, sono passate sono 3 ore  e mezza…Credo che tu abbia sottovalutato questa prova- Rise, guardandomi a terra respirando a bocca semi aperta.
Mi caricò sulle spalle, facendosi attorcigliare le mie braccia intorno al collo.
-Ci riproveremo domani- Sussurrò, ritirando le unghie e le graziose orecchie, nascondendo anche i canini e la folta coda, spuntata successivamente.
I suoi passi erano silenziosi, sembravano quelli di un gatto.
-M-May…Perdonami….Ho….Fallito- Sussurrai.
-Non preoccuparti, sei sulla giusta strada- Mi disse, continuando a camminare e guardando avanti.
-Io….Non posso….Permettermi di…Perdere altro tempo- Dissi stringendo la sua maglia all’altezza delle spalle.
-Hai fretta eh-? M domandò.
-Più passo del tempo qui….Più il mio amico soffrirà…- I miei occhi cominciavano a diventare lucidi.
-Come si chiama-? Domandò sorridente, fissando la strada davanti a sé.
-….Daiki- Sussurrai.
-Daiki eh? Bhè, se è veramente tuo amico capirà- Disse semplicemente.
Alzai lo sguardo, guardando i suoi capelli mossi danzare con la brezza.
-“Shelia verrà da me, ma devo pazientare…Dovrà essere molto forte se vorrà salvarmi”…O una cosa del genere, capisci-? Mi disse, guardando il cielo.
-Daiki penserà veramente così-? Domandai con un filo di voce.
-Certamente- Mi rispose lei.
Sorrisi lievemente, appoggiandomi alla sua schiena, cullata da suo passo felpato.
-Tutto quello che dici…Riesce a tirarmi su di morale- Sussurrai.
-Dico solo il vero…Niente di più- Abbassò lo sguardo, sorridendo dolcemente.
-Bene, adesso che arriviamo a casa chiederò a Zia Mito di prepararmi del sidro- Disse, alzando un braccio e la voce, disperdendola in quel silenzio che ci circondava.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Un cucciolo di volpe orsa uscì dai cespugli, nel cuore di quella foresta pura e incontaminata.
Il suo pelo era morbido, spumoso…Sembrava panna scura.
Sbadigliò e, con un zampina, cominciò a pulirsi il muso, strizzando gli occhi.
Le sue orecchie danzavano, seguivano gli ordini del vento senza nessuna esitazione e non sembrava avere un’aria preoccupata.
Tutto cambiò, qualcosa lo fece irrigidire, rizzare il pelo e spalancare quei dolci occhioni innocenti.
Non riusciva a muoversi e si circondò con la folta coda, in cerca di protezione.
Tremava e cominciò a mugolare, piangendo silenziosamente.
Chiuse gli occhi, qualcosa….C’era qualcosa che lo spaventava a morte.
Era fermo, in un vallata al centro della foresta…Non era nascosto, non aveva un riparo immediato.
Il suo piccolo corpicino venne circondato da un’aura viola maligna, spaventosa, per niente rassicurante.
Era avvolto dalla paura, così come la maggior parte di quella piccola vallata inghiottita dalla notte.
Senza che potesse annusare l’aria, una figura era apparsa davanti a lui, fermo e con una mano posata sul fianco.
I suoi occhi penetrarono nel corpicino del cucciolo.
La creaturina lasciò spazio alla difesa: Appena quella figura si prostrò davanti a lui abbassò le orecchie all’indietro e mostrò i piccoli dentini, senza riuscire a muoversi di un centimetro.
Non si muoveva, ringhiava debolmente, ma non si muoveva.
L’aura divenne più intensa, il piccolo smise di ringhiare, portandosi le zampine sotto il corpo e chiudendo gli occhi.
-Sei così adorabile…Così…Indifeso- Un sorriso si fece largo sulle sue labbra, la sua carnagione chiara ora brillava della stessa tonalità della luna, i suoi tatuaggi sulle guance introducevano il suo strambo rosso di capelli.
Estrasse una carta rigirandola in mano, come un mago.
Se la portò ai dorati e brillanto occhi da demone, luccicanti di voglia di uccidere.
-Dunque…Da dove iniziare-? Sorrise, tenendo il quattro di picche tra l’indice e il medio, muovendolo su e giù.
Il cucciolo ora lo guardava, il suo naso si muoveva fiutando l’odore nell’aria, gli occhi tremanti e le orecchie schiacciate all’indietro.
Hisoka sollevò il braccio, pronto a scagliare la carta, sempre con quel ghigno sul volto.
Lanciò la carta, creando uno spostamento d’aria che fece volare alcuni umidi fili d’erba.
Il tranciò dell’aria sibilò un suonò acuto.
Hisoka aveva scagliato la carta…Aveva colpito il bersaglio.
Il prestigiatore abbassò lentamente il braccio, osservando l’animale immobile.
A pochi metri di distanza da loro, un cespuglio si mosse…Cadde un uomo con una carta, un quattro di picche, incastrato nel cranio. Il sangue colorò l’erba, i suoi occhi si muovevano ancora velocemente, la sua bocca emetteva un rantolo…Pochi secondi dopo… Cessò di vivere.
Il cucciolo guardò l’uomo morto, volgendo la coda all’insù.
Annusò il bastone di ferro che aveva a tracolla. Aveva un odore forte e bruciava agli occhi.
Lo annusò, facendolo appannare.
-è un fucile, ti avrebbe ucciso- Mormorò sorridente il mago, rigirando un mazzo di carte con maestria.
Il cucciolo passò per sbaglio la zampina nella pozza di sangue, la scotolò velocemente e poi la leccò per pulirla.
L’animaletto osservò per un ultima volta il prestigiatore, avergli salvato la vita non avrebbe conquistato così facilmente la sua fiducia...Hisoka non era un hunter come Gon…Gli animali lo avrebbero capito al volo.
Gli ringhiò rizzando il pelo.
Hisoka per un primo momento lo osservò compiaciuto, poi cominciò a ridere, coprendosi il viso con una mano dalle lunghe unghie.
Allargò il mignolo e l’anulare per liberare la visione dell’occhio e guardare l’animale.
-Sei proprio…Ugulale a lei- rise profondamente facendo, di nuovo, rabbrividire il cucciolo che cercò di allontanarsi lentamente.
Dai cespugli che circondavano la vallata, lupi, cani selvatici e alcuni cervi osservarono il prestigiatore.
Appena egli si voltò…Chi ringhiò, chi scappò, chi rimase immobile….Era un mostro, e gli animali lo capirono.
-Buoni, buoni- Sussurrò Hisoka, posandosi l’indice sulle labbra chiare, sorridenti.
I lupi non gli tolsero lo sguardo di dosso…Abbassarono la testa mostrando i canini, i cervi tremavano, senza muoversi, i cani abbaiavano, ma senza il coraggio di fare qualcosa di più.
Il mago si sistemò su un ceppo d’albero, incrociando le braccia.
Era tutto molto silenzioso a parte per i ringhi dei lupi e i deboli abbai dei cani spaventati.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Cento lupi Vs 1 ***


-Hei, Shelia…è più che sufficiente- Sussurrò una voce gentile.
Io non sentivo, ero concentrata, mantenendo il nen in quella scomoda posizione.
-Shelia…Ben fatto- Disse, posandomi una mano sulla testa.
I miei occhi non si aprirono, la clessidra aveva esaurito tutta la sabbia sulla parte superiore.
-8 ore e 35 minuti….Davvero ben fatto- Disse sorridendo. Si avvicinò piano al ceppo su cui ero seduta, cominciando a far fuoriuscire la sua aura, dello stesso colore delle viole primaverili.
Una coda spuntò dai suoi pantaloni, due orecchie arancio si fecero spazio sulla sua soffice chioma folta.
Chiuse i suoi occhi scuri, cominciò a muovere lentamente la sua coda dello stesso colore del tramonto, con una punta bianca come fosse una montagna innevata.
Le orecchie danzavano come radar, individuavano ogni rumore senza nessuna esitazione.
La sua aura si unì alla mia, con un movimento dolce, come a volermi chiedere il permesso.
Divennero un tutt’uno, un gesto veloce e un grande raggio di energie vitali danzava nel cielo, sollevandosi sempre di più.
-Shelia….Quello che succederà da adesso….Dipenderà da te- Sorrise, sedendosi senza muoversi più.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Lentamente i miei occhi ambrati si aprirono
-Dove…sono-? Sussurrai, osservandomi intorno.
Facevo fatica a stare in piedi, l’aria sembrava pesante lì.
Vidi una figura identica a me, alzai leggermente il capo, facendo ondeggiare i capelli dietro la mia schiena.
-Capisco…Finalmente ci sono entrata- Sorrisi debolmente.
Mi accorsi di non essere sola, sentivo qualcosa dietro di me, mi girai, stando attenta anche all’altra me stessa.
Un lupo bianco era seduto dietro di me con lo sguardo puntato oltre l’orizzonte di quel mondo che pareva infinito, i suoi occhi gialli assomigliavano proprio ai miei…Il lupo somigliava proprio a me.
-Tu…Sei me vero-? Domandai sorridente, guardando l’animale.
La creatura si limitò ad alzarsi in piedi, scrutando con gli occhi gelidi la famigliare figura in lontananza.
-Ti sei spinta troppo oltre…Vuoi davvero accelerare il corso degli eventi-?  Mi domandò quella figura, quella me stessa. Nei suoi occhi qualcosa era spento, non c’era lucentezza.
-Sono venuta a sistemare le cose a modo mio- Dissi, calma con il lupo al mio fianco…Con me stessa al mio fianco.
-Oh, vedo che comunque sia, la tua persona vuole davvero sconfiggermi…Manco davvero solo io- Disse, la sua voce era spenta come i suoi occhi, gialli inquinati.
-Sistemerò questa faccenda, controllerò i miei impulsi e niente, del mio passato, mi turberà-. Sorrisi.
-Capisco- Fece lei, arrivando alle mie spalle…non me ne accorsi nemmeno.
-C-cos..- Qualcosa mi colpì violentemente a fianco, facendomi cadere al suolo.
Il lupo finì a terra con me, lanciando un ruggito di dolore, si rialzò a fatica ringhiando e rizzando il pelo.
“Siamo…In qualche modo collegati” Pensai, osservando l’animale ferito al fianco, nello stesso punto in cui scorreva il sangue sul mio.
-Lo batteremo- Dissi all’animale.
Il lupo osservò me, poi la figura in piedi davanti a noi, calma ed immobile.
Scattò in avanti con le sue possenti zampe, spalancò le fauci avorio, afferrò qualcosa, il braccio della bambina dagli occhi morti.
-Patetico- Sussurrò, senza badare al sangue che le colava dal braccio. Strattonò il suo arto a sinistra, sganciandolo dalle fauci dell’animale, che atterrò per niente soddisfatto.
-Adesso provo io- Corsi verso di lei, caricai un pugno.
Mi guardò con aria di superiorità, pronta a parare il mio attacco banale e scontato.
Mi ritrassi a pochi centimetri dalla sua faccia, tornando indietro ed abbassandomi.
Allungai la gamba e la feci scontrare contro la sua, nel tentativo di colpire la sua gamba d’appoggio e farla cadere al suolo.
“Merda, non si muove” Pensai, rialzandomi subito.
-Sono uguale a te solo di aspetto…In quanto a forza fisica ti sono nettamente superiore- mi disse, osservando il lupo con il fiatone e la mia faccia esausta.
Feci un altro scatto, cercando di tirare una raffica di pugni. Il lupo fece la stessa cosa, imitandomi con le fauci. Azzannò la sua gamba, stringendola e strattonandola come se avesse voluto strappargliela.
-Prendi questo- Dissi sorridente, pronta a sferrarle un pugno sotto al mento.
-fuori dai piedi- Disse semplicemente, allargando le braccia e toccandomi in maniera violenta la fronte. Una mano sulla mia testa e l’altra sulla testa del lupo.
Immagini cominciarono a farsi vive all’interno dei miei occhi.
Li vedevo, riuscivo a vederli: Daiki nel covo della brigata fantasma ch urlava, che pretendeva spiegazioni da Kuroro, in lacrime. Vedevo quel lupo marroncino con uno sguardo assassino, vedevo gli occhi di Daiki desiderosi di uccidermi.
Mi presi la testa tra le mani e cominciai a scuoterla, cercando di scacciare via quei pensieri.
Il lupo avvertì la stessa cosa: Vide mio padre, mia madre morire sotto pesanti colpi di fucile, sangue scarlatto ovunque, cespugli verdi di menta macchiati e maleodoranti di rosso.
Il lupo cominciò a sbavare, agitandosi e ringhiando. Si portò le orecchie all’indietro.
-F-fermati, falli smettere- Urlai, con gli occhi strizzati e le mani tra i miei capelli.
-E anche se lo facessi, credi per caso che quei ricordi la smetteranno di darti il tormento? Sei solo una ragazzina dopo tutto….Avanti, cedi, cedi, cedi- Adesso sul suo viso da ragazzina innocente era dipinto un sorriso malato, folle.
-Cedere all’odio? No…Se cedessi adesso all’odio significherebbe gettare al vento tutti i miei sforzi- Urlai, sperando che le mie parole arrivassero alle sue orecchie.
-Non puoi fare altro, non esiste persona che abbia fronteggiato e abbattuto il suo odio…Non lo farai nemmeno tu- il suo tono di voce adesso era potente, prese la situazione sul serio.
Vicino a lei, qualcosa cominciava a prendere forma…Un fumo nero che assumeva le sembianze di un quadrupede.
-Quello è…-? Domandai. Era apparso un lupo nero, ma con i miei stessi identici occhi.
-Lui è te…Noi siamo tutti la tua persona, che te ne pare? Non credevi di avere così tanto odio al tuo interno vero-? Domandò, allargando le braccia, facendo somigliare tutto alla recita di un Requiem.
-N-non è possibile- Sussurrai accasciandomi.
Davanti a me, dopo la ragazzina dal mio stesso volto…Un centinaio di lupi neri.
I loro occhi come i miei mi misero in agitazione: Mi vidi all’interno dei loro iridi gialli topazio.
-Quanto…Odio- Sussurrai, vendendo affiancata dal lupo candido.
-Forza Shelia…Potrai sconfiggerli tutti quanti? Ogni lupo corrisponde ad un tuo ricordo doloroso, ad ogni tuo istinto omicida….Questa, sei tu… SHELIA- Rise, facendo segno con le braccia ai lupi di attaccare.
Un branco di orrore nero stava correndo verso di me, i loro denti erano i miei denti e, dedussi, che le loro ragioni erano anche le mie.
La ragazza rideva con la braccia alzate al cielo mentre veniva sfiorata dalla corsa dei lupi dalla nera pelliccia, senza essere turbata dai loro sguardi, dai miei sguardi.
Sorrisi.
Cominciai a camminare verso la mandria in corsa.
Inizialmente il bianco lupo mi fissò, rizzando le orecchie.
-Va tutto bene- Dissi.
Il candido animale si fermò, chiuse gli occhi per annuire…Venne travolto dalla corsa nera.
Lo vidi in un primo momento ringhiare, venne morso da un lupo nero, da quelle fauci oscure.
La sua pelliccia divenne scura, i suoi occhi si spensero, i suoi guaiti divennero ringhi e poi, divenne uno dei cento lupi presenti.
-Shelia…Hai perso- Rise la ragazza.
-Adesso, arrendit…- Si fermò, senza abbassare lo sguardo, il suo sorriso folle era ancora dipinto sul suo volto…i suoi occhi cominciarono a tremare.
Avevo abbracciato il mio odio…Ero con la testa contro il suo petto, la strinsi più forte.
La mia schiena, le mie braccia e le mie gambe erano coperte di sangue scuro, caldo.
-Quei lupi…Erano forti…Lo sai-? Tossii delle gocce di sangue.
La ragazzina mi fissò.
-C-che stai facendo? Come puoi farlo-? Mi domandò, cercando di allontanarsi.
-Non ti lascio…Non voglio- sorrisi.
-C-cosa-? Fece lei, bloccandosi.
-Mentre ridevi…Ho visto scendere una lacrima dal tuo viso…Perché piangi-? Domandai.
Non disse nulla…Si fermò e smise di fare resistenza.
-Essere una fonte di odio…Essere il motivo della propria sofferenza…Cosa pensi che provi in ogni moento-? Domandò, guardando verso l’alto.
Mi staccai, barcollando per le ferite.
-Io…non voglio che nessuno soffra a causa mia…nemmeno me stessa. Certo che la colpa è solo mia. Ho creato io il mio odio e io ho dato ad esso la forma e la possibilità di sovrastarmi…Sono davvero….Una stupida- Sussurrai.
-Ci sono cose che non spariranno mai, nemmeno l’odio può cancellarle…I ricordi, non svaniranno-
-Io non voglio farli svanire- Sorrisi.
Mi guardò.
-S io rinunciassi ai ricordi… Non sarei più la persona che sono oggi.
-Che razza di persona cede ai suoi ricordi-?
-Shelia…-
Mi portai una mano al cuore.
-Tu mi conosci da sempre…Sai praticamente ogni cosa di me: sensazioni, paure…Tutto. Hai sempre cercato di allontanarmi da questo odio…hai sempre vegliato su di me….Perciò ti chiedo…- Mi avvicinai di nuovo a lei.
Il suo sguardo adesso era diverso…Era qualcosa di nuovo.
Le tesi la mia mano, dalla quale il sangue aveva da poco smesso di colare.
-Ti va di vegliare su di me ancora un po’…Diventando mia amica-? Sorrisi.
Osservò la mia mano, sorrise.
-Dannazione…che pensiero…Egoista- Strinse la mia mano.
Tutto divenne silenzioso, l’aria adesso era molto più leggera….Sembrava di respirare zucchero a velo.
………………………………………………………………………………………………………………………………
Sul ceppo dell’albero, il mio corpo grondava sangue. Dalla bocca, dalle braccia…Ovunque erano presenti ferite. Ero  ancora ferma in quella posizione.
-Capisco….Ecco cosa non voleva dirci- Disse una voce tranquilla.
-Già…Ora ho…Capito tutto- Disse una voce stridula.
-Tutte quelle volte che tornava a casa ferita…Era per questo allenamento- Disse un ragazzino dai bianchi capelli soffici e spettinati.
-La sua voglia di salvare Daiki è davvero impressionante- Sorrise un bimbo dai capelli corvini.
“Shelia…Ancora niente”? Domandò May, cominciando a preoccuparsi.
I miei occhi si aprirono lentamente, cominciai a sentire dolori ovunque.
-M-may…C-ci sono r-riu-scit-ta- Sorrisi, cadendo dal ceppo sulla soffice erba.
-May-san, Shelia è…- Disse Gon, avvicinandosi a me.
-Va tutto bene…è stata molto brava- Disse, asciugandosi il sudore dalla fronte e raccogliendo il bastone.
Killua mi prese in braccio, ci avviammo verso la casa di Mito.
Sui miei capelli chiari era comparso qualcosa…Qualcosa che avrebbe segnato quella nuova amicizia per sempre. Una ciocca nera, un nero luccicante e oscuro in contrasto con tutti i restanti filamenti chiari.
-Killua…Portala a casa- Disse May, addentrandosi nel bosco.
-C-cosa? May-san, tu dove vai-? Domandò killua, tendendomi sulla schiena.
-Vado…a rilassarmi un po’- Disse, tirando fuori dalla tasca una lattina di birra.
La stappò e si allontanò nel bosco.
-Ci vediamo a casa- Urlò Gon.
La strada non era lunga, ma non era nemmeno una passeggiatina di venti metri.
-Non riesco a crederci…Shelia è davvero incredibile, e lo sei anche tu Killua- Disse Gon.
-S-stupido, non dire certe cose, è imbarazzante- Disse, girando la testa dalla porte opposta.
-Ma è la verità- Ribattè ingenuamente Gon.
-Abbiamo fatto tutti del nostro meglio…In questi sette mesi, ci siamo impegnati davvero molto- Disse Killua.
Gon si bloccò di colpo, seguito da Killua subito dopo.
-Killua…- Sussurrò Gon.
-Si, lo so…- Disse, attivando il nen intorno al suo corpo.
-In sette mesi siete maturati così tanto da farmi venire l’acquolina in bocca- Una voce penetrante balzò fuori dai cespugli.
-Questa voce…tu sei-? Domandò Killua, preoccupato.
Dalla direzione della casa di Gon, tra gli alberi di canfora e di nespolo, un figura ai piccoli ben nota uscì allo scoperto.
Capelli rossi fuoco pettinati all’indietro, abiti stravaganti e ovunque i semi delle carte da gioco accompagnate dalle stesse carte da poker.
-H-Hisoka-? Domandò Gon, impaurito.
-Tsk, Che diavolo ci fai sull’isola balena-? Domandò Killua, stando attendo a non farmi del male.
-Oh, che accoglienza sgradevole…Sono solo venuto a vedere come stanno le mie prede preferite- Rise, portandosi un asso di cuori alle labbra.
“Abbiamo qualche possibilità contro di lui”?
“No, non siamo pronti per affrontare uno scontro diretto…C’è in ballo anche la salute di Shelia in questo momento”
Con solo uno scambio di sguardi I due ragazzini capirono che la fuga era l’idea migliore in quel momento.
Quando ad un tratto, il mio dolore mi fece gemere.
-N-non m-mi sento…p-più le b-braccia- Sussurrai debolmente.
Al prestigiatore non sfuggiva mai nulla, da lontano vide il mio volto esausto, ricoperto di sangue coagulato.
-oh- Si leccò le labbra.
-SCAPPIAMO GON-! Urlò Killua, balzando a destra.
-OK KILLUA- Urlò lui, girando a sinistra.
Cominciarono a correre tra i rami.
Gon era abituato a correre tra i rami delle foreste e la cosa non creò per lui dei problemi…La stessa cosa valeva per Killua, abituato alla vista notturna e agli ostacoli nella fuga grazie al suo ex lavoro di assassino professionista.
Il ragazzo dagli occhi blu si girò indietro per vedere se il mago avesse preso lui di mira, andò a sbattere contro qualcosa.
-Che diavolo-? Si ritrovò il prestigiatore davanti, con il solito sorriso pericoloso.
Il piccolo, seppure con aria seria, non smetteva di tremare.
-mi sorprendete sempre…Ma adesso non si scappa- Sorrise in modo malizioso.
Da dietro l’uomo, il ragazzino dai verdi vestiti arrivò pronto per sferrare un calcio, che venne però fermato dal mago in meno di un secondo.
Afferrò Gon per la gola e puntò una carta davanti agli occhi di Killua.
Il ragazzino lasciò la presa per lo spavento.
-Oh, merda- Disse, vedendomi cadere sull’erba.
La vegetazione sotto di me si tingeva lentamente di scuro.
La ciocca nera ricopriva il mio viso.
-Accidenti, sei ridotta male- Sussurrò l’uomo, vedendomi respirare faticosamente.
-F-freddo- Sussurrai.
-Sheliaaaaa- Urlò Gon, cercando di liberarsi dalla presa dell’uomo.
Killua rimase fermo a guardarmi, con quella carta appuntita non poteva fare nulla.
Volevo correre, scappare…Ma poi mi ricordai di quella notte, quando quello strambo mago entrò nella mia camera.
-Ti prego……aiutami- Sussurrai, con le lacrime agli occhi.
Un ghigno, poi mi ritrovai sulla schiena di Hisoka, sentivo chiaramente il mio sangue bagnare i suoi vestiti.
A fianco a lui camminavano anche Gon e Killua con un’aria preoccupata.
“Quante volte questo soggetto mi ha salvata”? Sorrisi.
Mi appoggiai contro la sua schiena.
Mi sarei fatta dare le informazioni non appena mi fossi svegliata.
 
“Mi sento…Bene” La ragazza all’interno del mio inconscio si svegliò, alzando il capo dalla posizione rannicchiata che aveva assunto poco prima.
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
Salve a tutti, mi scuso subiot per il rallentamento delle pubblicazioni, Però la scuola è davvero pesante.
Faccio un saluto e mando un bacione a tutti coloro che mi sostengono, leggono, recensiscono e seguono la storia...Vi sono davvero grata.
Un bacione <3
-Shinigami di fiori-

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Capitolo 9
*** L'Est, eh?...Verso la foresta di Era ***


Mi svegliai di scatto nel letto di Gon, avvertendo fitte su tutto il corpo e si tutti e quattro gli arti.
-Che male- Sussurrai, stendendomi di nuovo sulle soffici coperte bianche.
-Oh, ti sei svegliata finalmente- Esclamarono in coro Mito e May.
-S-si- Dissi sorridendo.
Scostando la testa leggermente la ciocca di capelli nera cadde davanti ai miei occhi.
-Questa…- Dissi, prendendola tra le dita e osservando la sua lucentezza.
-Si, quella è la prova della tua vittoria…Ce l’hai fatta Shelia- Sorrise May.
-Voglio provare, voglio provare- Dissi, alzandomi dal letto a fatica.
Chiusi gli occhi e assunsi la forma animale, scotolando il mio pelo.
Adesso la mia schiena ospitava una scia di pelo nero, fino a divaricarsi sul muso schivando gli occhi.
“Shelia…che succede che ti trasformi così di botto”?
Una voce nella mia testa.
Rizzai le orecchie guardandomi intorno, graffiando il pavimento di parquet della camera.
“Puoi solo sentirmi è logico….Adesso le nostre forze sono unite”
Mi disse.
Annusai l’aria…Volevo una dimostrazione.
“Se vuoi proprio provarci…”
Il mio pelo si allungò all’altezza delle zampe, divenni più robusta, i denti erano leggermente più affilati del solito.
La cresta nera sul pelo bianco rendeva tutto mio corpo maestoso.
-Wooooooooow- Fece May con una mano sulla fronte, come per vedere lontano.
“Questa forma…” Annusai l’aria.
“L’hai riconosciuta?....Sette mesi fa…Dopo aver ucciso quella donna del ragno, stavo letteralmente per divorarti…Stavi per cedere a me”
Ringhiai, ripensando a quegli orribili ricordi…A quello che era successo quella notte.
“Si…Se quella volta Hisoka non mi avesse fermata….” Guaii, abbassando la testa.
L’aura azzurrina che circondava il mio corpo ondeggiava…Finchè non prese una strana forma all’altezza della schiena.
Girai il muso per osservare meglio le scapole, strofinai il mio umido naso con qualcosa.
-Non è possibile- Ringhiai.
Dalla mia schiena era spuntata una testa di lupo…un lupo nero con gli occhi  ambra. Il suo aspetto era simile al vapore, ma la sua forma si vedeva chiaramente.
-Posso uscire, ma devo comunque stare vicino al tuo corpo…Combatteremo in coppia- Mi disse.
Era come una telepatia…La sua bocca non rispecchiava le parole che percepivo.
-Com’è possibilie-? Annusai il suo naso.
-Sei della trasformazione, no? Hai finito col trasformare il tuo nen in odio…Hai addirittura dato vita al tuo nen- Ringhiò, mostrando un ghigno tra i suoi denti.
-Odio…Che sentimento strano- Abbassai lo sguardo.
-D'altronde…Esiste un sentimento che non sia strano-?
-Posso contare su di te-?  Domandai, riassumendo la forma umana.
-Puoi contare su te stessa-? Mi rispose, osservandomi con occhi glaciali.
-Certamente-
-Allora conta pure su di me- Sparì, così come il mio nen.
I miei capelli smisero di fluttuare come se fossero stati intrappolati in un turbine.
-May…Ti ringrazio- Dissi, stringendo un pugno.
-Adesso sono pron…- Mi girai di scatto e qualcuno mi saltò addosso.
-Sheeeeeeeeeliaaaaaaaaa, incredibileeeeeee, davvero ci hai tenuto nascosto tutto per più di sei mesi??? Quanto devi avere sofferto Sheliaaaaaa- Mi disse un bambino dalla testa corvina.
-Oh, Gon, Killua- Li osservai entrambi.
Il sorriso di Gon si spense presto.
Mi ricordai tutto, improvvisamente.
-H-Hisoka! Dov’è andato-? Domandai, guardandomi attorno.
-Shelia….- Disse Gon, serio.
-Il ragno- Aggiunse Killua.
I miei occhi a quelle due parole si spalancarono, le pupille si restrinsero.
-Hisoka ha detto che il ragno si sta muovendo…Verso Est- Disse Gon.
-Verso Est-? Domandai pensierosa.
-Nei due mesi in cui non ci ritirammo sull’isola balena….Kurapika ha trafitto il capo del ragno con la sua catena…Il suo potere Nen sviluppato appositamente contro la brigata- Spiegò Killua.
-è morto-? Domandai seria.
-No, però non può più usare il nen- Spiegò il piccolo dai capelli neri.
-Adesso la brigata è in cerca del cosiddetto “Esorcista”-
-Esorcista-?
-Un individuo con la capacità di rimuovere il nen imposto da altri…Pare che lo abbiano localizzato verso Est… - Pensò Killua.
-Capisco…- Dissi.
-Però…Non saranno uniti- Aggiunse Gon.
-Cosa-? domandai.
-A quanto pare si divideranno in gruppi…Così hanno più probabilità di trovare l’esorcista- Disse pensieroso Killua.
-Non capite? È la nostra occasione perfetta-! Esclamai, alzandomi in piedi.
-Certo, è un’occasione unica non c’è che dire…Non dobbiamo dimenticarci di agire soprattutto di strategia.- Disse killua alzandosi.
-Siamo migliorati, certo, ma non abbastanza da abbattere tutto il ragno- Aggiunse Gon.
-Per caso Hisoka vi ha detto dove si trova Kurapika-? Domandai, ad un tratto.
-No, ma qualcosa mi dice lo incontreremo molto presto - Sussurrò Killua.
-Però, abbiamo la localizzazione di 3 membri del ragno…Il primo gruppo- Sorrise Gon.
-C’è il capo-? Domandai, stringendo i pugni.
-No, credo sia in un altro gruppo- Disse Killua.
-Dove sono-?
-Nella foresta di Era…A Est dell’isola balena-
-Li prenderemo…E ci faremo dire in quale gruppo si trova Daiki- Sorrisi.
Alzai lo sguardo al soffitto e feci un respiro profondo.
-Finalmente…Possiamo iniziare a cercare Daiki-  Sorrisi.
-Allora io e killua andiamo a prendere le provviste e una mappa…Partiremo domani giusto-? Domandò Gon, stiracchiandosi.
-Perfetto- spalancai gli occhi, una ventata di aria calda con un profumo familiare mi trapassò nel naso.
-Scusate…Torno subito- Dissi, correndo fuori dalla casa.
I due ragazzini mi guardarono preoccupati.
-So da chi sta andando…Andrà tutto bene-? Domandò preoccupato Gon.
Killua sorrise.
-Si, non le farebbe mai del male…Non ora alemeno- Disse, camminando con le mani in tasca verso il paesino della piccola isola, affiancato dall’altro bambino.
May guardò la direzione in cui sparii.
-Shelia-? Domandò, grattandosi la nuca.
Correvo, sfiorando i rovi con il pelo e i sassi con le zampe. Curvavo tra i massi senza esitazione, le pupille squadravano ogni oggetto sospetto, le orecchie si muoveva a seconda dei rumori presenti.
Frenai bruscamente rigando il soffice terreno, ricomponendomi subito dopo e scotolando il pelo.
Adesso nella mia forma animale ero più grande, più maestosa con quella crestolina nera sulla schiena.
Annusai l’aria, camminai piano in una stradina di montagna, guardandomi costantemente intorno.
“Eppure l’odore è qui intorno” Pensai.
Vidi un grazioso ruscello, mi accorsi di avere la gola secca.
Mi avvicinai all’acqua, immergendo il muso.
Chiusi gli occhi a quel contatto, fresco e piacevole. Cominciai a bere, muovendo un po’ il muso, divertendomi  a guardare la sabbia sollevarsi lentamente agli ordini delle piccole correnti.
Andando più avanti mi bagnai anche le zampe anteriori, sollevai la testa, leccandomi i baffi per togliere l’acqua dai miei baffi, gocciolanti.
Un ultimo sguardo alla strada dietro.
Riabbassai la testa per immergere di nuovo il muso, aprii la bocca per addentare una porzione d’acqua, osservando i piccoli pesciolini scappare.
Nel mio riflesso, si aggiunse qualcosa.
Alzai la testa di scatto.
L’acqua schizzò ovunque.
“Lo sapevo” Il mio ringhio si trasformò in un’espressione quieta, un predatore sazio.
Il ghignò invase l’intero aghetto e i pochi animali presenti scapparono impauriti.
-Perché non hai usato lo zetsu? Volevi farti trovare intenzionalmente-? Domandai.
Un ghigno divertito arrivò alle mie orecchie, irritandomi.
-L’esserti allenata parecchio ti ha resa spavalda…Un caratterino niente male-.
-Le informazioni sono quelle….Che farai, piccola-? La figura di un uomo su una roccia in mezzo al laghetto, osservava ogni mio singolo pelo danzare insieme alla brezza, non perdeva nessun movimento del mio corpo.
-Non è ovvio-?
-Li prenderò tutti a calci in culo e mi riprenderò Daiki dalle grinfie della Geney Ryodan- Il mio muso non emetteva ringhi, osservavo quell’individuo di fronte a me.
-Partirò dalla foresta di Era…Mi farò dire in quale gruppo si trovano il capo, l’incantatrice e Daiki…Con la forza- Ora iniziai a ringhiare.
Rise, penetrandomi con quei suoi occhi dorati, con un balzo elegante atterrò davanti a me, davanti al mio muso che, a stento, manteneva la calma.
-Hai paura-? Mi domandò ghignando.
Posò la sua mano sotto al mio mento ricoperto di soffice e caldo pelo bianco.
Sentivo le sue unghie, come se avessero potuto sgozzarmi da un momento all’altro, mi facevano venire i brividi.
Non mi mossi.
-Si…-
Davanti ai miei occhi mi tornò in mente quella volta, all’accampamento dei bracconieri con Sunny.
-Shelia, corri….Il segugio ci ha sentite-!
-NO, Sunny, non andare da quella parte-
Un rumore metallico lacerò il silenzio, così come la zampa della lupa.
-Una trappola per orsi…- sussurrai.
-Fa male…- Guaiva Sunny, osservando il suo sangue tingere la neve.
Un grosso cane arrivò davanti a noi: Collare, pelo perfettamente curato e sguardo da assassino…Da cacciatore.
-Devo liberarmi di chiunque violi il territorio del mio padrone-
….Accidenti…..Se avevo paura.
Ma Sunny non poteva muoversi….Che avrei dovuto fare….Abbandonarla?
Certo che no!
Il dolore e il sangue che versai nemmeno li ricordo…Ero troppo impegnata a far si che fosse Sunny a non provarne nemmeno un po’.
Il segugio rimase a terra, a sanguinare.
La mia adrenalina era alle stelle, libeari Sunny e corsi via.
Mentre correvo il mio cuore palpitava e non riuscivo a fermarlo, così come non riuscivo a fermare il sangue che schizzava da ogni mia ferita da morso.
“Proteggere…..Ero sicura che sarei riuscita a proteggerla”
-Shelia….Grazie- Abbaiò Sunny.
-Non avevi paura-? Mi domandò, fermandosi mantenendo la zampa al di sopra delle altre, mentre il liquido vitale sgorgava.
-....Puoi scommetterci il mio cuore….Che avevo paura- Sussurrai, rivolgendo un ultimo sguardo alla direzione dei bracconieri.
-………..Ma che importanza ha la paura….Se dietro a questo enorme muro di timore c’è un amico che ti chiama-?
 
 
-Angolo Autrice-
Salve a tutti :D
Scusate il ritardo ma ho avuto una brutta febbre, di quelle che ti fanno sembrare un morto vivente…Avrei dovuto aggiornare molto prima dato che il capitolo era già bello e pronto, ma il mio cervello era come in pausa.
Comunque sia, volevo rassicurarvi che non abbandonerò la ff <3
Ringrazio davvero tanto Yukiko_Kitamura e aquilus  per recensire i miei capitoli e, ovviamente, tutti coloro che la leggono… Davvero grazie mille <3
Spero continuerete a seguirmi <3 un bacio.
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Cambio x di x programma ***


-Quindi partirete domani, vero-? Mi domandò Mito, mentre l’aiutavo a preparare la tavola.
-Si- Sorrisi mentre cercavo i piatti nell’antico mobiletto di legno.
Aveva un profumo di menta misto a miele.
-Sarà un’altra avventura, non è vero-? Mi domandò, sorridendo tristemente.
-Mito-san…- Sussurrai, voltandomi verso di lei.
-ah, scusa scusa, comunque i ragazzi stanno ancora finendo le compere per il viaggio…Vogliamo cominciare a mangiare-? Mi domandò.
-No grazie, credo che li aspetterò- dissi, esitando un momento.
-Shelia…-  Mi chiamò dolcemente.
-Quella ciocca…-
-Oh, questa-? Domandai, prendendo la nera e luccicante ciocca tra le dita.
-hai faticato ben sette mesi per ottenerla…Congratulzioni- Mi disse, appoggiando un bicchiere sulla tovaglia.
-Grazie- Arrossii sulle guance.
-Siamo tornati- Esclamarono in coro i due ragazzini, raggiungendo di corsa la cucina.
-Bentornati- Disse Mito, accogliendoli alla porta della stanza.
-Bentornati ragazzi, allora, ve la siete spassata-? Dalla camera da letto uscì May, solo con un reggiseno nero e dei pantaloncini corti.
-Ha dormito tutto il tempo-? Mi domandai, appoggiandomi una mano sugli occhi per la vergogna.
-Eh, ecco aveva perso i sensi a causa di tutto quel sidro, quindi l’ho portata a letto…Si è ripresa subito- Balbettò Mito, tra lo stupore e la preoccupazione per la giovane.
Le guance di May erano infuocate e il suo corpo sinuoso adesso era davvero in bella mostra.
-M-May-san- Arrossì killua, staccando lo sguardo.
-Siete crudeli- Disse la ragazza, ad un tratto.
-Uh-? La guardammo.
-Non mi avete invitata a partire con voi- Sussurrò con un sorriso, appoggiandosi alla porta.
-V-vuoi venire davvero con noi-? Domandai, pazza di gioia e con gli occhi lucidi.
-Certamente…Hai appena appreso questo potere…Serve qualcuno che ti controlli da vicino- Disse grattandosi la nuca ricoperta da folti capelli arancio.
-E poi…-
La guardai, scorgendo i suoi occhi scuri.
-Voglio davvero conoscere questo Daiki- Sorrise, guardando fuori dalla finestra.
-Daiki? Te lo presenterò sicuramente…Diventerete ottimi amici appena torneremo a casa tutti insieme- Sorrisi.
May ricambiò, sotto i sorrisetti dei ragazzi.
-Coraggio…A tavola-! Sorrise Mito, mentre anche la nonna di Gon si accomodava su una sedia ricoperta dal velluto morbido, color cuoio.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Pronto?....Kurapika?- Una voce rozza dal telefono chiamava il biondino.
-Leorio? Hai scoperto qualcosa-? Domandò.
I suoi occhi erano cremisi, rossi come il sangue. La mano che ospitava il telefono era ricoperta di catene: una per ogni dito.
Dalle catene della mano pendeva una catenina di metallo con un sfera d’acciaio alla fine. Un metallo opaco e scuro.
-Si, a quanto pare il cosiddetto esorcista ha l’abilità di togliere i nen imposto da altri…Ci sono due tipi di esorcisti: quelli che tolgono il nen esterno e quelli che rimuovono il nen interno…Il tuo è il secondo caso dato che lo hai colpito al cuore-.
-Capisco…- Disse il giovane, mentre aumentava il passo, bagnandosi la lunga veste nelle pozzanghere.
-Per gli esorcisti che appartengono alla prima categoria, rimuovere il nen non è una cosa complessa, cosa contraria per quelli del tuo caso… Per togliere il nen interno è necessaria la “Quarantena”-
-Quarantena? Che cos’è-? Chiese senza fermarsi.
-Nel corpo in cui si desidera togliere il nen si inserisce il nen di questi esorcisti…Per neutralizzare il nen ostile sono necessari quaranta giorni in cui il soggetto è più vulnerabile che mai-
-Vulnerabile? Potrebbe essere la mia occasione-! Disse, fermandosi.
-Non capisco, Kurapika…perché diavolo non hai ucciso il capo della brigata quando ne avevi l’opportunità-? Domandò, urlando dalla disperazione.
-Perché in quel momento non riuscivo a credere di aver quasi compiuto la mia vendetta…Avrei potuto stritolargli il cuore, invece l’ho solo risparmiato, circondandolo con la catena. La mia concentrazione era tale solo da neutralizzare il suo nen- Sussurrò la telefono, stringendo l’altro pugno, lungo il fianco.
-Però gli esorcisti in questione sono molto particolari…Sono conosciuti da tutto il mondo per il prezzo che richiedono-
-Ovvero-?
-Una vita umana-
-Cosa? A quale scopo-? Chiese Kurapika, con i suoi occhi scarlatti luccicanti al buio.
-Esigono una vittima sacrificale…Aggiungono il nen della vittima al proprio corpo, in modo da accrescerne il potere-. Nel tono di Leorio c’era un non so che di disgusto.
-Impossibile…- Kurapika non credeva a quello che Leorio gli aveva appena detto.
-Ma c’è qualcosa che non mi torna…- Si chiese Kurapika.
-Di cosa si tratta-? Chiese curioso l’aspirante medico dall’altra parte della cornetta.
-Chi mai sacrificheranno-? Si domandò Kurapika.
I suoi occhi sbiancarono, così come il suo volto…Le mani cominciarono a tremare, il collo cominciò a sudare freddo.
-Ohi, kurapika, ci sei? Che succede? Kurapika?- Abbassò piano il telefono verso il basso.
Un lampo illuminò la sua mente.
-Lo hanno catturato….Bastardi-
-Kurapika…Promettimelo…Promettimi che lo salveremo -
-Che sia…-
Si morse il labbro.
-Leorio…Mandami una ricerca di questi esorcisti…Ti richiamerò- Mise giù, premendo con forza il tasto rosso “termina chiamata”.
Ricominciò a correre, diretto alla magione della famiglia Nostramus, dove ancora lavorava come guardia del corpo di Neon, la figlia del capo famiglia.
“Cazzo, prima pensavo di dover distruggere il capo durante la quarantena, mentre è vulnerabile…Ma ora c’è una cosa fondamentale da fare…Recuperarlo! Shelia...è arrivato il momento di mantenere quella promessa…Lo salveremo prima che attuino il pagamento con la sua vita”
-Merda….Daiki- I suoi occhi…Divennero ancora scarlatti, prese il telefono di nuovo e si fermò su un numero della rubrica.
-Gon Freecs-
………………………………………………………………………………………………………………………………
La notte aveva circondato quella stanzetta in modo così tranquillo e delicato, da far dimenticare che quella fosse l’oscurità.
Non vi era nemmeno una luce, se non quelle delle case dei villaggi in lontananza.
Il venticello era piacevole e caldo, per niente un problema.
Nella stanza di Gon c’era un letto solo. Mi fece dormire nell’unico letto mentre gli altri due ragazzini usavano dei sacchi a pelo sul pavimento…Anche se la maggior parte delle volte finivamo sempre per dormire tutti e tre sul lettone, ed era davvero un’impresa ardua: Gon e Killua si scalciavano nel sonno e mi colpivano involontariamente.
Ma era anche questo che mi piaceva di loro…Amici persino nei sogni.
La luna era diventata un fattore indispensabile nelle notti, tranne ovviamente quando le nubi o il suo ciclo naturale rendevano impossibile la sua brillante visione.
Gon e Killua si sono ammassati sul lettone, io non dormo…Guardo la luna sul balconcino di Gon…La luna piena.
-Ne ho passate tante sotto la tua luce…Eppure ti adoro lo stesso- Sorrisi, sussurrando le parole.
-è bellissima vero-? Una voce famigliare mi fece voltare.
-Oh, May- dissi.
-Non riesci a dormire-? Mi domandò, sedendosi accanto a me.
-Uhm, uhm, non voglio dormire quando c’è la luna piena…Voglio godermela fino in fondo-.
-Capisco- Poi May si mise le braccia dietro la testa e chiusegli occhi, inarcando la schiena all’indietro.
Poi aprì un occhio e mi fissò.
-Come…Come funzionava nel tuo branco-? Mi sussurrò.
-Uh-? Mi girai, con gli occhi lucidi.
-O-ovvimente puoi anche non rispondere se vuoi- Mi disse, richiudendo di nuovo gli occhi.
-No, non è questo…Posso sapere perché ti interessa-? Domandai, fissandola con i miei occhi ambrati.
-Perché tu sei l’unione tra umano e lupo…è affascinante- Ammise May.
-Sei molto amata dagli animali vero-? Domandai.
-Bhè, diciamo- Sorrise.
-Mi ricordo di come tu abbia fatto amicizia con Conta tanto facilmente...Devi essere davvero straordinaria-.
-s-shhhh, sei rumorosa- Ammise, imbarazzata e voltandosi dall’altro lato, facendo ondeggiare i capelli arancio raccolti in una meravigliosa coda alta.
Guardammo la luna insieme.
-nel branco le cose erano semplici, ma ogni minima cosa era importante: Il mio ex capo branco era anche il padre della mia migliore amica…Entrambi morti.-
-mi dispiace- Mi disse.
Sorrisi.
-Il capo branco che sostituì il vecchio mi ripudiava, non mi riteneva un lupo come loro… alla fine decidemmo con uno scontro all’arena celeste- sussurrai, appoggiando il mento sulle sbarre di legno del balcone.
-Arena celeste? Ne ho sentito parlare…Pare che dietro ai combattimenti per iscrizione ci siano anche dei combattimenti illegali tra schiavi-
-Si…il murder- Dissi.
-Murder-? Mi domandò, con aria preoccupata.
-Si, io ero finita lì…E fu quello il luogo in cui conobbi Daiki- Nel dirlo, mi ricordai il dolore dell’”istruzione” per entrare al murder impartitami da Illumi.
-Che cosa orribile…- Sussurrò, con aria irritata.
-Alla fini riuscì a sconfiggere il capo branco…Mi chiese di ucciderlo e non rifiutai…Scelse di morire da lupo quale era- Sorrisi tristemente.
-Shelia…Chi ha distrutto il tuo branco-?
La guardai, non volevo che odiasse Killua…non volevo fare nascere rivalità tra di loro.
-Dei bracconieri…Dei cacciatori pagati appositamente- Risposi, stringendo le mie unghie nel palmo della mano…Dopotutto nono avevo mentito interamente.
May sorrise.
“Bugiarda”
Una voce mi sussurrò nella mente…Non ci feci caso.
“Bugiarda” Sorrise May.
-Che ne sai di tua madre e tuo padre? Quelli umani intendo- Disse lei, stravaccandosi in modo vichingo…Per essere una ragazza bella agiva come un giovane barbaro.
-So solo che Elly morì…Credo c’entrasse in qualche modo quell’uomo...Amedo-
-Shelia….- Mi guardò tristemente.
-Oh? Ti sembra strano che li chiami per nome? Bhè, per me è naturale…Io ho avuto una sola mamma e un solo papà, ed erano quelli che mi allevarono nella foresta…Quindi non ho niente di cui preoccuparmi- Sorrisi.
-Quindi è così, eh-? Rivolse lo sguardo alle stelle.
-Sei incredibile, Shelia-chan- Mi sorrise poi, circondandomi il collo con un braccio.
“Ubriaca? Ma quando?”
Poi sorrisi.
-E tu…Che mi racconti di te…May-? Sorrisi.
-Io? Nulla in particolare…la mia vita non è interessante, piuttosto noiosa direi- Disse.
Piegai le mie piccole labbra in un sorriso comprensivo.
“lo immaginavo…”
Il silenzio venne interrotto da un cellulare, qualcuno stava chiamando al cellulare di Gon.
Il piccolo si svegliò di scatto, cadendo dal letto e picchiando la nuca.
-Che male- Disse, guardando il numero.
-Kurapika :D-
-Kurapika?? Svegliati Killua, Shelia, è Kurapika- Urlò il piccolo felice e curioso.
-Kurapika-? Il mio sguardo divenne serio, mi alzai.
-Pronto? Kurapika, quanto tempo!....Si, stiamo bene- sorrise Gon.
-Passamelo- Dissi.
-Pronto? Kurapika-? Dissi agitata.
Il silenzio invase di nuovo la stanza, si sentiva solo Kurapika urlare disperato dal telefono, ma le parole erano comprensibili solo a Shelia.
May prese il suo fidato bastone e assunse un’aria determinata…Sapeva che da quella telefonata non ne sarebbe uscito nulla di buono.
-….Daiki…- Sussurrai.
Gon, Killua e May, a quelle parole, rimasero pietrificati…Non vedevano l’ora che quella telefonata finisse.
-Vai verso Est…Alla foresta di Era…Il ragno comincerà ad apparire da li- Misi giù, dopo circa dieci minuti continui di conversazione telefonica.
-…Shelia- Sussurrò Gon.
Mi girai, i miei occhi erano sottili, i miei capelli fluttuavano con  l’aura che stava avvolgendo il mio corpo.
“Che seccatura” Ghignò l’odio.
Le mie unghie erano più lunghe, i miei canini più affilati.
Camminai verso la porta e la spinsi con la gamba contro il muro, violentemente.
-Cambio di programma…Si parte adesso- sussurrai, con lo sguardo perso nella più profonda rabbia.
 
 
 
 
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Capitolo 11
*** Bestia Vs Bestia x Arrivo a 3G4 ***


-Né, Killua…Sono preoccupato- Disse Gon, rivolgendosi a Killua a bassa voce.
-Preoccupato-? Domandò Killua con le mani dietro la testa.
-Shelia non parla da quando abbiamo preso la nave…Il suo viso è perso nel vuoto da più di un’ora ormai- disse, osservandomi a prua…Seduta sulla punta della grande nave.
-in effetti…Forse dovremmo parlarle- Disse.
-Killua-kun…Lasciala sola. È difficile superare una notizia del genere- Disse una voce femminile.
-May-san…- sussurrò, sentendosi una mano sulla spalla.
Solo in quel momento il bambino scorse il suo braccio, la spalla nuda e il seno coperto solo da un elegante reggi seno nero.
Arrossì leggermente e poi distolse lo sguardo, irritato.
-D-dovresti parlarci tu, May-san- Disse- Ancora arrossito.
-Si, May-san…Shelia ti ammira molto- Rispose Gon, guardandola negli occhi.
-Capisco- Sussurrò lei.
Si allontanò lentamente con lo sguardo basso.
I miei capelli viaggiavano all’indietro insieme al vento, io avevo le mani giunte e la testa appoggiata su di esse, nascondendo lo sguardo cupo.
Qualcuno si avvicinò a me, provandomi della luce calda del sole con la su ombra…Fredda, irritante in quel momento.
-Shelia…- Sussurrò.
-Voglio stare sola…Lasciami stare- Dissi, senza sollevare la testa.
La ragazza aprì leggermente la bocca per dire qualcosa, la richiuse e sorrise.
-Sola…eh-? Sussurrò, alzando lo sguardo al cielo ed appoggiandosi alle sbarre di ferro della nave.
-Sai…A nessuno piace stare solo- Mi disse poi.
Qualcosa cambi nella mia espressione, ma non lo feci notare a May.
-Se in questo mondo tutti restassero soli…Non oso immaginare cosa potrebbe succedere-. Sorrise.
Non mi mossi…Le sue parole mi spiazzavano sempre.
-Dio non poteva lasciarci soli…Per questo ci ha assicurati a persone insostituibili-.
Tremavo, cosa avrei dovuto dire?
-Shelia…Hai degli amici con cui condividere il tuo dolore- Sussurrò poi, osservando sempre il cielo, con i bianchi gabbiani che si rincorrevano l’un l’altro.
Adesso stavo per piangere…strinsi le mani giunte tra loro con più forza.
Una lacrima solcò il mio viso e le mie mani tremavano come foglie.
-Shelia…Se c’è una cosa che non dovrai mai fare in futuro…è accumulare la sofferenza da sola, morire da sola e in fine….Non voglio che tu creda che il tuo dolore ci faccia soffrire-.
Una mano si slacciò dall’altra e andò a coprire gli occhi, ricolmi di lacrime.
-Se non condividi il tuo dolore con noi…A cosa serviamo esattamente-? C’era un tono allegro nelle sue parole.
Non riuscivo a capire se stesse ridendo, alzai lo sguardo lacrimante, singhiozzando.
-Gon, Killua, May….- Erano davanti a me, tutti e tre sorridenti.
-Non essere triste, Shelia- Mi sorrise il piccolo dai verdi vestiti.
-Conta sempre su di noi, Shelia…Quindi…Quindi non lasciarci indietro e trasportaci con te anche negli inferi... Noi, ti seguiremo anche lì se necessario- Mi tese una mano.
-Se tu ci lasciassi indietro…ne soffriremmo maggiormente- Aggiunse Killua.
-Però….è così….Frustante- Singhiozzai, afferrandole la mano per tirarmi su.
-Frustrante eh? Vorrà dire che sfodereremo tutto quello che stai passando contro ai nostri nemici- Sorrise.
-Mhm- Annuii, finendo contro al suo petto.
Mi mise una mano sulla testa e mi accarezzò dolcemente.
Gon e Killua si guardarono, sorridendo.
Il sole calò finalmente e rientrammo tutti nella nostra cabina.
Era graziosa, spaziosa e accogliente.
C’erano anche dei vasi con delle rose dentro, i musi erano colorati di giallo, i tappeti arancio e i tavolini di vetro con dei centrotavola appoggiati sopra.
-ragazzi, Shelia si è addormentata e penso che anche io andrò a dormire…Voi che volete fare-? Domandò May, stiracchiandosi.
-Io e Killua andremo ad esplorare la nave- Disse Gon, guardando l’amico prepararsi.
-Capisco…Non fate tardi mi raccomando-
Dopo aver detto quella frase sorrise.
“Quasi…Come una madre”
-D’accordo May-san…Allora andiamo- Disse, davanti alla porta.
-A dopo- Disse.
Adesso la stanza era silenziosa, May si girò verso di me e vide che avevo la schiena scoperta, a causa della mia posizione per dormire…Accovacciata come un lupo.
-Accidenti, si prenderà un raffreddore così- Si avvicinò a cercò di coprirmi qundo vide un simbolo marchiato sulla mia schiena coperta di cicatrici.
-Questo è…- Sussurrò.
La mia schiena ospitava ancora il marchio del “Murder” della torre celeste.
Si allontanò dal mio letto e si guardò allo specchio.
-Non mi trovo bene in queste sembianze- Sussurrò.
Sentì i miei lamenti nel sonno, mi agitavo e continuavo a cimare Daiki.
Afferrò il suo bastone e lo aprì, con un colpo secco.
L’altra parte ospitava un foro, dove appoggiò le sue morbide labbra.
Sistemò le sue dita sui buchi presenti lungo il corpo di quel che sembrava un flauto in legno.
Soffiò delicatamente.
Dolci note raggiunsero le mie orecchie, smisi di tremare e di agitarmi…entrai in un mondo nuovo…Una nuove pace.
“Questo suono…”
Un suono che riusciva ad addolcire persino l’odio assopito alle calde brezze del mio cuore.
-Voglio davvero conoscerti…Daiki- Sussurrò poi.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-ohi, Gon. Questa nave non è poi cos’ interessante- Ammise Killua con le mani dietro alla testa.
-In effetti- Disse il piccolo.
-Ho un’idea migliore…Andiamo a vedere al timone- Disse Gon poi.
-Nice idea- Disse Killua sorridente.
I piccoli cominciarono a correre sul ponte, scrutando le stelle e tutte le costellazioni.
-oooooo, figata-  esclamò il ragazzo dai capelli chiari, osservando il cielo roteando su se stesso per non cadere.
-All’isola balena non si vedevano bene come in mezzo al mare, senza nemmeno una luce- Disse il piccolo Gon.
-Domani arriveremo alla foresta di Era-? Domandò d’ un tratto Gon.
-Gia…E da li in poi…Dovremmo mettere a serio rischio la nostra vita- Disse Killua.
-Ah, Killua…ma la tua famiglia l’hai più sentita-? Domandò ad un tratto Gon, guardando l’amico con un’ingenua curiosità.
-Chi lo sa, forse si saranno arresi- Disse lui, stendendosi sull’umido legno della nave.
-Vuoi dire che potrebbero ancora cercarti-? Domandò preoccupato Gon.
-Non preoccuparti, mio padre è stato molto chiaro a riguardo…Posso fare ciò che voglio- Sorrise a Gon.
Si bloccarono improvvisamente.
Si alzarono ed attivarono il Gyo per vedere se in lontananza, nel buio, ci fosse qulche traccia di un qualche Nen.
-Lo hai sentito anche tu, Killua-? Domandò Gon guardandosi intorno.
-Si…Ora è sparito…un Nen ostile rivolto verso di noi- Disse.
Sbiancarono e si guardarono in faccia, voltandosi lentamente.
-SHELIA, MAY-SAN-
-SHELIA, MAY-SAN-
Esclamarono entrambi, scattando all’indietro.
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Cavoli…Non riesco a dormire con questo caldo- disse May, sventolandosi un foglio di carta sul viso.
“Doveva proprio essere esausta per addormentarsi con questo caldo” Mi guardò.
-Aaaaah cavoli…Non ce la faccio più- Urlò, alzandosi dalla sedia.
Un rumore bussò alla porta.
-Mh?...Chi può essere? Che siano già tornati i ragazzi-? Domandò ad alta voce, recandosi verso la porta.
Si bloccò prima di afferrare il pomello nero, in cui si specchiava la sua immagine.
-Nah, è stata la mia immaginazione- sorrise, recandosi nuovamente verso la sedia.
Un ghigno la fece bloccare, aveva già il bastone in mano.
I suoi occhi guardavano davanti a lei, ma i suoi sensi erano tutti focalizzati alle sue spalle.
Si voltò piano, con i suoi occhi scuri penetrò qualsiasi cosa.
-Chi sei-? Domandò sorridente.
Un uomo alto, capelli rossi pettinati all’indietro, un ghigno provocante sulle labbra.
Era Hisoka.
-Sapevi che ero qui, vero-? Domandò con la voce glaciale.
-Chi lo sa- Disse lei, sorridendo normalmente.
“Questo odore…Questo tizio…Era a casa di Gon quella notte. Non era la mia immaginazione”
L’uomo si alzò e, a passi lenti si avvicinò alla ragazza, con un ghigno sulle labbra.
-Ora ho bisogno che tu risponda a delle domande-.
Gli occhi d’oro di Hisoka guardarono a sinistra, dove in un lamo May si era precipitata.
Il ghigno di Hisoka era qualcosa di calmo e pacato.
May aveva puntato il suo bastone alla gola dell’uomo.
-Oh, che paura- Sussurrò lui, osservando il corpo della ragazza, in bella vista a causa degli abiti che indossava.
- Perché segui Shelia-chan-? Domandò seria.
-Devo sapere dove si trovano le mie prede- Rispose lui.
-Capisco- Rispose lei, senza accennare sorrisi.
-Adesso…-
May perse per un attimo la situazione e si ritrovò una carta da poker puntata alla gola.
-Adesso siamo pari- Disse lei, senza muovere il bastone dal suo collo.
-Sei la maestra della piccola-? Sussurrò lui all’orecchio della ragazza, per niente preoccupata ma comunque all’erta.
-Non c’è motivo che io ti risponda- Disse lei.
-no certo, ma c’è una conseguenza se non lo farai- Con un sorriso spinse delicatamente la carta sul collo della giovane.
-non mi sottovalutare- Sorrise lei.
-Non ti sottovaluto affatto…Mi sto solo divertendo- Ghignò lui.
-Tsk…- Mi sono già rotta.
Disse la ragazza, abbassando il bastone e allontanandosi verso il letto.
Si rigirò verso l’uomo.
-Va tutto bene ragazzi…calmatevi- Disse, rivolta alle spalle dell’uomo.
Gon e Killua erano in posizione d’attacco ed erano riusciti ad aprire la porta senza fare i minimo rumore.
-H-Hisoka? Che ci fai qui-? Domandò Killua.
-Sono diretto dal ragno, ovviamente- Cercò di fare sembrare il tutto una pura coincidenza.
-Bastardo- Commentò Killua intimorito.
-Va tutto bene Killua…Non ci avrebbe comunque fatto del male- Disse May, seduta goffamente sul divano.
-May, non consoci affatto quest’uomo- Disse Gon, senza togliere gli occhi di dosso al giullare.
-Però, Shelia-chan non si è nemmeno svegliata…Curioso non ti pare-? Disse, osservandomi dormire.
-Cosa-? Domandò Gon.
-Se ci fosse stata una vera emergenza o una presenza minacciosa…Un lupo se e sarebbe accorto subito- Disse lei, rigirandosi il bastone tra le mani.
Hisoka ghignò.
-Quali sono le tue intenzioni..Hisoka-? Domandò Killlua.
-Puro…Divertimento- Rispose, facendo apparire un mazzo di carte.
-Tsk…- Killua era intimorito e non si fidava affatto del mago.
-Hi-Hisoka- Nessuno si era accorto del mio risveglio.
Lui sorrise, portandosi una carta alle labbra.
Il mio viso divenne rosso, cominciai a sentire caldo.
-Ehhhhhhh-?
-Signori…Stiamo attraccare sull’isola 3G4, grazie per aver viaggiato con noi-.
Alzammo tutti lo sguardo.
-Bene…Iniziamo- May si sollevò e si caricò il bastone sulla spalla.
-Costi quel che costi…lo riporteremo a casa- Dissi, uscendo dalla cabina, seguita da una banda…Il lupo con il suo branco…Con i suoi compagni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Bizzarra, questa realtà ***


La nave sbarcò lasciandoci in un porto alquanto squallido: ospitava corvi neri come la pece dalle grandi ali. L’odore salmastro bruciava ai miei occhi.
-Ehhhh, che postaccio- Disse May con le braccia dietro alla testa, osservando il panorama.
-Laggiù- Indicò Killua.
Il suo dito puntava una foresta in lontananza, le chiome degli alberi erano giallastre…Una foresta per niente sana.
-Quella è…- dissi.
-La foresta di Era- Urlò Gon felice.
Il mago incuteva timore a tutti i presenti, ma la presenza di una figura come May rassicurò i ragazzini.
-Allora è li che si trova parte del ragno giusto-? Domandò May.
Annuì, con lo sguardo nascosto sotto alla bianca frangia.
Hisoka mi stava guardando…lo sapevo, ne ero consapevole, ma i miei pensieri erano focalizzati sul rosso…Sul loro sangue.
Andai io avanti per prima, non volevo attendere un secondo di più, seguita dai due ragazzini.
Hisoka e May rimasero un attimo indietro, poi gli occhi nocciola di lei scontrarono quelli dorati di lui.
-Se provi anche solo ad avvicinarti a loro con un dito…Ti taglierò in due- Sussurrò, rivolgendo al mago lo sguardo penetrante e minaccioso, accompagnato dai folti capelli arancio.
Una risata, un ghigno divertito.
-Non vedo l’ora- Sussurrò  sua volta, cominciando a camminare.
Il viaggio fu silenzioso e imbarazzante…il minimo rumore fu soppresso.
-Tch…ma che diav…è tutto così silenzioso e ricolmo i depressione- Disse May, camminando al fianco dell’illusionista, che avanzava a occhi chiusi con un sorriso sulle labbra.
-una degna quiete prima della battaglia- ghignò Hisoka, rivolgendo lo sguardo alla ragazza.
-che intendi dire-? Domandò lei, stringendo il suo bastone nel pugno.
-Che verrà il momento in cui…Rimpiangerai questa quiete silenziosa- Aggiunse, spostando di nuovo lo sguardo all’orizzonte, verso la foresta morta.
Il cielo era giallognolo e non vi era vegetazione di nessun tipo lungo il percorso.
Le uniche strutture presenti erano delle torrette di metallo, probabilmente per recapitare vari segnali radio di quella squallida isola.
Le nuvolette sembravano panna sparsa in un cielo di crema, gialla opaca.
Avanzavo a passo deciso, sapevo che avrebbero tenuto il mio passo, non mi girai nemmeno una volta.
L foresta era isolata dal nulla e, dopo un lungo tragitto, finalmente riuscimmo ad entrarvi.
Ci fermammo appena dentro.
-Shelia, ai intenzione di sfruttare la quarantena-? Domandò Killua.
Non risposi subito, ma poi mi girai.
-Prima voglio trovare Daiki- Sussurrai.
-Credo che Daiki sia nello stesso gruppo di Kuroro e dell’incantrice…loro fanno sicuramente parte di un gruppo- Disse pensieroso Killua.
-Come fai a dire che sono insieme-? Domandò Gon, ingenuamente.
-è semplice- Disse Killua.
-Il capo è colui che ha bisogno dell’esorcista mentre la vittima è Daiki. Mi sembra ovvio che, dato il suo potere, la donna è l’unica che può controllare i movimenti di Daiki…Loro tre, sono per forza radunati nello stesso gruppo- Disse infine l’albino.
-Capisco- Annuì’ Gon.
-Ma stiamo comunque parlando di un periodo di tempo in cui il capo è particolarmente vulnerabile no? Mi sembra abbastanza scontato che il loro gruppo ospiterà qualcun altro dei componenti della brigata- Spiegò May, chinandosi con le braccia incrociate sotto al seno.
-Io dico di dividerci e di aggiornarci se vediamo qualcosa- Disse Killua.
-Si mi sembra la soluzione migliore…Inoltre non abbiamo tempo- Disse May, socchiudendo gli occhi.
-Io andrò con Hisoka- Nel dirlo, May, aveva minacciato con lo sguardo il mago, che rise maliziosamente.
-Shelia, vieni con me e Gon- Disse il piccolo dai chiari capelli tendendomi una mano.
-Va bene- Dissi, sorridendo determinata.
-Allora, chiamateci appena vedete qualcosa…la dimora dell’esorcista è sicuramente in questa foresta- Sorrise May, allontadandosi con Hisoka alle spalle.
-Andiamo- Disse Killua.
Io e  Gon lo seguimmo, ci inoltrammo nella foresta.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Questa dannata foresta è così fitta, in più le piante o sono morte oppure sono state colpite dai fulmini- Dichiarò May con le mani dietro la testa.
-Vedo che hai fatto amicizia con loro- Sussurrò Hisoka, senza aver tolto gli occhi dalla forma della ragazza.
-Proprio così, ci siamo conosciuti un po’ di tempo a sull’isola balena…E tu? Che rapporti hai con loro-? Domandò la giovane.
-Posso ritenermi il loro senpai più anziano…veglio su di loro affinché possano un giorno divenire dei combattenti senza pari- Disse semplicemente, con quella voce penetrante.
-Capisco- Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla brezza calda e il vento morto.
-Mi chiedo se tu sia una degna combattente oppure no- Il suo sguardo era divenuto qualcosa di sadico…Era eccitato.
-Che pensieri ti vengono in mente in un momento come questo? Se lo hai dimenticato ti rinfresco la memoria…Abbiamo un compito- Disse lei, senza perdere il controllo della situazione.
-Compito? Io mi sto soltanto divertendo- Rise.
-Che ingannatore…Davvero una serpe- Sorrise lei.
-E devo dire che tu non sei niente male…In tutti gli aspetti- Si portò una carta alle labbra e squadrò il corpo della ragazza davanti a lui.
-Tsk…Sbrighiamoci- Disse lei, facendo finta di aver udito quelle parole uscire dalla sua bocca.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Avremmo potuto aspettare Kurapika- Disse d un tratto Gon.
-Non ce ne sarà bisogno…Non si lascerà scappare una simile occasione come la quarantena- Disse Killiua.
-Ragazzi…Io dico di separarci e dare un’occhiata in giro- Dissi io, nervosa.
-Se ci imbattessimo in un gruppo del ragno faremmo meglio a stare uniti…Esserci separati da due mostri come May e Hioska è già uno svantaggio per noi- Disse Killua.
-Si, però la foresta è comunque immensa…Vi ricordo che non abbiamo idea di quand inizierà la cerimonia della quarantena- Dissi io, scostando una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
Killua mi guardò esitante.
-Se succederà qualcosa ci chiameremo subito…va bene-? Domandai io sorridente.
I due ragazzi sospirarono.
-D’accordo, ma appena succede qualcosa faccelo sapere intesi-? Mi disse l’albino.
-Certo, stessa cosa per voi- Dissi io, correndo via.
-Forza, buna fortuna Gon- Disse Killua, avvicinandosi le estremità dei pollici e facendo partire delle scintille elettrice, per poi sparire nei cespugli.
-Si, anche a te…Killua- Disse Gon, stringendosi il pugno.
………………………………………………………………………………………………………………………………
-O-ohi, che diavolo ti salta in mente, dannato-? Domandò May, afferrando una carta da poker arrivatale a pochi centimetri dalla faccia.
-Vuoi forse uccidermi-? Sorrise, stropicciando la carta dura e buttandola per terra sull’erba secca.
-Non utilizzi il nen…Sei davvero intrigante- Il mago si leccò le labbra.
-Non è il momento di farsi prendere dall’eccitazione, maniaco- Disse lei.
-Sei stata tu a voler venire da sola con me- Disse, lui, cominciando ad avvicinarsi pericolosamente alla giovane.
-Eheh, ho fatto bene a far si che non andassi con Shelia…Lei ha paura di te…Che le avresti fatto se ci fosse stata lei ora-? Domandò, posizionandosi il bastone davanti al viso per pararsi.
Ghignò, facendo vibrare le possenti spalle, sollevò lo sguardo, traboccante di eccitazione.
-Chi lo sa-? Domandò, con un sussurro.
-Tsk…Il mio istinto ha fin troppa ragione ogni volta- sorrise la ragazza.
“Questo tipo…è pericoloso” Pensò, una goccia di sudore scivolò lungo le sue tempie fino a finire sul collo, i suoi occhi tremavano.
-Quella ragazzina…Mi appartiene- Sussurrò, continuando ad avvicinarsi.
Gli occhi di May smisero di tremare.
-Cos’hai detto-? La sua voce era seria, ogni preoccupazione svanita nel nulla.
Adesso il silenzio non era più un problema…Nessuno dei due ci fece più caso.
-Vuoi affrontarmi-? Domandò lei, appoggiando entrambe le mani sul bastone, sopra quella che sembrava una fessura chiusa.
Un’altra delle sue risate agghiaccianti.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
Camminavo e intanto pensavo se dividersi fosse stata una buona idea.
-Ma certo….Avremmo più possibilità di trovare i gruppi della brigata- Mi dissi.
I miei capelli sfioravano il terreno, forse anche a causa della mia bassa statura.
-Chissà se Gon e Killua stanno bene…Ma soprattutto…- i fermai, mi toccai il petto per sentire il mio cuore battere all’impazzata.
-Non….Non ringrazierò mai May abbastanza per no avermi lasciata da sola con lui…Nonooonon non pensare a cosa sarebbe potuto succedere- Mi tappai le orecchie e scossi la testa più volte.
-S-spero che May stia bene- Dissi, rossa in viso.
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Cavoli, adesso sono preoccupato per Gon, Shelia e per May- sussurrò Killua, senza smettere di correre silenziosamente.
Schiacciava le foglie secche ma non faceva rumore…Eh si…Uno splendido assassino non c’è che dire.
I suoi capelli erano fluidi e morbidi, saltava gli ostacoli con le mani in tasca, sfiorava con la punta della scarpa la roccia fissa sul torrente, si dava una piccola spinta e via…Un nuovo balzo e una nuova corsa.
I suoi occhi erano puntati all’orizzonte, nel cuore della foresta.
-Dove accidenti sono finiti quei ladri-? Si domandò. Nella sua tasca, la mano, fremeva dalla voglia di secernere scintille e saette.
………………………………………………………………………………………………………………………………
Dei passi facevano voltare lo sguardo agli strani animali che abitavano quella strna foresta.
Dai cervi sul colore nero e le corna giallastre agli uccelli rossi dallo sguardo predatore.
Tutti osservano quel bambino correre, ma nessuno sembrava spaventato o agitato.
Persino un piccolo puma maculato, in un primo momento abbassato nella secca ed alta erba, aveva alzato lo sguardo e messo indietro le orecchie in segno di non curanza.
-Mmmmmm….Mi domandò cosa stiano facendo gli altri- Si domandò senza curarsi del tono di voce alto il piccolo ragazzi dai capelli eri e ribelli.
-Nessuno mi ha ancora chiamato…saranno tutti nella stessa mia barca- Sospirò.
Le foglie secche, al suo passaggio, si sbriciolavano e i piccoli roditori seguivano la sua corsa…chi sotto e in mezzo alle radici, chi sopra i rami.
-Quanto ancora dovrà durare questa tranquillità-? Si chiese, continuando a correre.
……………………………………………………………………………………………………………………………….
Qualcosa passò dietro di me, un’apparizione veloce, fece scostare i miei capelli come un colpo di vento caldo.
Rimasi immobile.
Mi girai lentamente e corsi in quella direzione.
“Devo chiamare Gon e gli altri? No, aspetterò ancora un po’…Cos’è stato”? Mi domandai mentre correvo. Sentivo sia il mio battito cardiaco che il mio respiro irregolare.
Cominciò a farmi male la milza…Ero agitata…Era davvero…..?
Mi bloccai….respiarai affannosamente e mi guardai intorno.
-Q-questo odore- Le mie labbra sputarono le parole senza che io me ne accorgessi.
-Sei…Tu…- I Miei occhi divennero lucidi, le lacrime cominciarono a scendere e solcare le mie guance accaldate.
-P-Perché..-? Sussurrai.
Una figura in piedi davanti a me…Con le mani in tasca appoggiata al tronco di un albero morto.
-Oh….Shelia-chan, quanto tempo-! Mi salutò con il cenno della mano.
-non può essere- Sussurrai.      
                                                                                                             Un vuoto, un senso di inquietudine nell’anima 
Quella giacca, quei pantaloni, quei capelli marroni ribelli e quegli occhi….I suoi occhi.
-non può essere - Sussurrai di nuovo, portandomi le mani davanti alla bocca.
                                                                                                              Uno scherzo? No….
-hei, sei con la testa tra le nuvole-? Mi chiese, ridendo.
-Perché….Perchè….- Singhiozzavo.
                                                                                                              Non ho allucinazioni…la mente è confusa
-DAIKI-! Urlai singhiozzando, piegandomi in due.
-Ohi ohi, che ti prende, non mi riconosci-? Mi chiese, senza muoversi dalla sua posizione.
-Cos’è quello?...COS’è QUEL TATUGGIO-? Domandai disperata.
-Oh, questo? È semplice…Mi sono unito al ragno- Mi sorrise.
                                                                                                             Così semplice, così spensierato…Senza problemi
Il simbolo che sei mesi prima era nell’occhio di Daiki sotto l’effetto dell’incanttrice, ora era grande e scuro, un ragno che occupava mezzo viso, il suo viso era ormai inquinato.
-DAIKI, DAIKI….PERCHè-?? Urlavo, i singhiozzi isterici uscivano dalla mia bocca come le lacrime dai miei occhi stanchi.
-Vedi, mi hanno catturato, adesso sono controllato da loro, mi hanno fatto il lavaggio del cervello e obbedisco ai loro ordini contro la mia volontà- Mi disse, dopo una lieve riflessione, con un dito puntato sotto al mento.
-C-cosa-? Sussurrai, guardandolo con occhi tremanti.
Il suo sorriso sparì…la sua espressione era seria,le labbra semi aperte e piegate in una smorfia di disgusto.
-Questa….è la risposta che vorresti sentire, vero-?
                                                                                                                     Bizzarra…Questa realtà.
Un lupo, lacrime.
-PER QUALE MOTIVO, DAIKI-?
 

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Capitolo 13
*** Le cose che non potevo comprendere ***


-Ho un brutto presentimento a riguardo- Disse May, continuando a correre nella foresta, seguita dal prestigiatore. Era abbastanza faticoso correre con le radici degli alberi sotto ai propri piedi e l’aria era ormai densa e umida a causa del clima tropicale.
Hisoka squadrava da dietro la ragazza correre e i suoi capelli danzare con il vento, cosa che la irritò non poco.
-Ehi, ti dispiacerebbe correre al mio fianco-? Le chiese lei, senza mostrare cambiamenti nella sua solita espressione di sempre.
Il mago soffocò una risata, un ghigno divertito e acconsentì.
-Ho davvero….Un brutto presentimento riguardo a questa foresta- Disse poi, con tono deciso.
Il mago si guardò intorno, squadrò ogni cosa con i suoi dorati e poi guardò May, sempre con uno dei suoi soliti sorrisi.
-C’è qualcosa che non va…In questo posto- Disse, mentre i suoi occhi tremavano per il nervoso.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Gon stava correndo nella foresta e d’un tratto si bloccò, ansimando.
-Sento…qualcosa- Disse tra un respiro e l’altro, asciugandosi con l’avambraccio una goccia di sudore sul mento.
Camminò per alcuni metri davanti ad un albero…Poi guardò la folta chioma.
-Che sia stata….la mia immaginazione-? Si domandò, guardandosi inotorno.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Le foglie volavano ad ogni passo, ma non si udiva alcun suono.
I capelli chiari del ragazzino si muovevano maestosamente.
Un balzò e si fermò su una roccia in mezzo ad un ruscello.
La sua immagine si vedeva appena, il terriccio sporcava l’innocenza di quel ruscello singhiozzante.
I suoi occhi si sbarrarono e si girò di colpo.
-Chi c’è-? Domandò ad alta voce.
Silenzio.
Si rimise in posizione normale, rompendo quella di attacco.
-Possibile…la mia immaginazione-? Si domandò, a bassissima voce. Una goccia di sudore cadde dalla sua tempia, solleticandogli la guancia pallida.
Non era affatto certo che fosse stato uno scherzo della sua immaginazione.
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Perché…Perché diavolo ti sei unito a loro-? Domandai, puntando i piedi sulle radici secche sul suolo.
-Mi stai chiedendo il motivo? Mi chiese, quasi con aria innocente.
-Rispondimi-! Urlai, la gola cominciò a farmi male.
Con un balzò arrivò a circa dieci metri da me, continuò a guardarmi.
Io tremavo…non per paura, né per rabbia….ma per il nervosismo…L’ansia di scoprire quella risposta.
-L’incontro con Kuroro-sama a York Shin City….- Si interruppe, con lo sguardo basso.
Lo osservai, il silenzio pareva davvero interminabile.
Sollevò i capelli con una mano, la sua espressione era qualcosa di completamene diverso: i suoi occhi adesso sembravano semi chiusi e il suo volto era piegato in un’espressione disgustata, seria.
-Mi ha ricordato quanto la mia vita fosse una merda- Concluse, con un sorriso amaro.
Sbiancai, smisi di tremare.
-Vedi…Sono ormai più di sei mesi che non sono più sotto il controllo di Feary-san- Disse, serio.
Aprii la bocca come per parlare…ma mi fermai.
-Sono stato con loro per mia volontà- Disse poi, come per chiarire le cose.
-Daiki….- Sussurrai.
-Uhm…-? Mi guardò, offendendosi per essere stato interrotto.
-Daiki…Daiki….Daiki- Mi presi la testa tra lei mani, singhiozzando.
“Lui…Tonrerà sicuramente”
“Shelia…te lo prometto, riporteremo Daiki a casa”
“E se…Gli avessero fatto del male?”

Sollevai il capo…Le lacrime grondavano dai miei occhi, sorridevo a occhi chiusi.
-Daiki, sei ancora lì vero? Ti prego,ti prometto che ucciderò quella strega con le mie stesse zanne…Ti prego, torna in te- Sorridevo, sentivo il salato delle lacrime sui lati della lingua.
-Shelia…- Mi disse, disgustato.
Non lo ascoltavo, non era lui, me lo sentivo nel profondo della mia anima, nel mio cuore, nel mio istinto di lupa….Me lo sentivo come sua amica.
-Daiki, torna in te, torniamo insieme a casa- Sorrisi.
Mi tenevo il petto con le mani.
Il mio sorriso non voleva sparire dalla mia faccia. Non c’era più orgoglio…Volevo solo che il mio amico si desse una pacca sulla testa coperta di soffici capelli marroni, che il simbolo sul suo viso scomparisse lentamente, che mi guardasse spaesato chiede dosi dov’era e cosa gli fosse successo.
Perché….Non accadde nulla di tutto ciò?
-Shelia…- Alzò il tono di voce.
-D-Daiki-? Domandai, forzando il sorriso tremante e umido di pianto.
-Sei patetica…- Sorrise.
Il mio cuore si bloccò, il sorriso si trasformò ben presto in un’espressione vuota, le lacrime erano fredde, come delle strisce di ghiaccio posate sulle mie guance calde.
-Perché-? Sussurrai.
Lui alzò le braccia al cielo, ridendo.
-Non capisci? Alla città delle stelle cadenti attirai l’attenzione di Kuroro-sama, ma non ero nulla per lui, niente di più che un rifiuto, il niente. Avevo speso la mia vita per ritrovare il bambino che mi salvò dalla fame e mi prese con se. Ma le cose cambiano e i bambini crescono, così come lo fanno i cuccioli di lupo.
Sai come si dice no? Il piccolo leone e l’agnello giocavano insieme, ma l’agnello avrà ben poco da dormire…Quell’agnello, sono io- Rise, posando di nuovo il suo sguardo su di me.
Alzai lo sguardo, di nuovo.
-è cos’? Non hai voluto tornare a casa con noi-? Domandai, osservandolo con occhi stanchi, marcati e arrossati dalle lacrime..
-Casa? Quale casa? Mi chiese.
-Quella che avresti avuto tornando a casa con noi- Sussurrai.
Iniziò a ridere, si mise le mani sui fianchi.
-Il ragno è la mia casa, Kuroro-sama ha detto che sarei potuto tornargli utile, e così farò….Farò qualsiasi cosa per rimanere al suo fianco- Disse, ancora ridendo.
-Vuoi stare dalla parte di un uomo che intende solo utilizzarti? L’ho visto quell’uomo…Non può importagliene un accidente di te- Urlai, seria.
-SILENZIO! Kuroro-sama mi ha ridonato una casa, mi ha ridonato una dignità…Ho finalmente ritrovato la persona che cercavo da tanti anni- Mi disse, irritato.
-Ne è valsa la pena? Non ti importa più mente di me e gli altri-? Domandai urlando.
-Giusto…Voi avere ucciso Pakunoda-san….Il capo era molto irritato per questo. Sai io…Non voglio mai, vedere Kuroro-sama irritato- Disse, assumendo uno sguardo tutt’altro che piacevole.
-Tsk…Spregevole, e pensare che ti sei alleato con il tipo di umano che odio- Dissi, asciugandomi le restanti lacrime.
Mi fissò per molto tempo, con inferiorità.
-Restare vicino a quell’uomo…è tanto importante-? Domandai.
Silenzio.
-è stata la sua presenza a ridurti così-? Domandai, di nuvo.
Non mosse nemmeno una pupilla.
-Capisco- Chiusi gi occhi, mi girai e cominciai a camminare dalla parte opposta dandogli le spalle.
-Allora…-
Si concentrò sulla mia figura, anche se solo per un istante.
-Lo ucciderò- sospirai.
Sentì una ventata di aria, i miei capelli mi avvertirono, il mio cuore sussultò.
Un suono metallico, un morso e dei latrati.
Eravamo entrambi dei lupi…Determinati a combattere per delle buone cause.
-Il buon vantaggio è solo un punto di vista dopo tutto…Però, la tua è pura follia, Daiki-.
-Chiudi quella bocca, non ti lascerò nemmeno pronunciare il suo nome, cagna- Mi ringhiò.
Ci allontanammo con un balzo, entrambi con la testa bassa e la schiena ingobbita.
-Cominci ad innervosirmi Ringhiò, sulle sue zampe comparvero dei cristalli di ghiaccio, più scuri rispetto all’ultima volta.
Daiki, era più forte di me all’arena celeste…E lo era ancora probabilmente; sia fisicamente che mentalmente: Quanti sarebbero andati, in qualunque modo, avanti dopo tutto ciò che gli era accaduto? Persino io avevo impiegato del tempo a sorridere di nuovo dopo la notte di sangue nel bosco.
Lui invece cos’ha fatto? Quando eravamo ingabbiati nel murder lui ha semplicemente detto “Sei ridotta male…come ti chiami?” Con il sorriso sulle labbra, il viso sereno.
Io non avevo la forza di andare avanti…Come avrei fatto senza Kurapika, Leorio, Gon, Killua, May? No, non ci sarei mai riuscita senza di loro. Gon, è stato il primo umano a rivolgermi un sorriso, illuminò il mio cuore e scongelò il coraggio assopito in me. Killua, nonostante suo fratello fosse il responsabile del mio comportamento e delle mie paure, mi ha fatto da appoggio, mi ha aiutata. Kurapika, è stato il primo a promettermi che avremmo salvato Daiki, lui, che più di tutti brama la vendetta contro quell’uomo, mi ha detto che avremmo strappato Daiki  dalle loro grinfie.
Leorio, con il suo atteggiamento da finto tonto mi ha fatta ridere, curato le ferite…Tutti loro…Hanno detto che potevo essere anche il demonio in persona, ma mi avrebbero comunque protetta.
Hisoka, un umano che mi ha impresso il terrore nel cuore, credevo che dopo l’incendio non avrei più avuto paura di nulla, invece lui è il chiaro esempio di un’ardue sfida…Il terrore. Mi ha fatto provare emozioni mai provate prima.
Daiki? Daiki è stato il mio primo maestro…
Come ha superato tutto? Da solo…ha vissuto da solo in cerca di quell’uomo per arrivare a questo….
-Sei uno sciocco…Daiki- Ringhiai.
-Zitta- Si gettò alla carica, correndo verso di me.
Feci dei salti all’indietro per evitare il morso e ringhiai, per intimorirlo e farlo indietreggiare. Mi graffiai con il ghiaccio blu attaccato alle sue zampe anteriori.
-Come puoi dire che sono uno sciocco-? Ringhiò, mordendomi il pelo sul petto e strappandolo via.
-Sciocco…Perché-? Domandai, mordendogli la schiena e poi saltando all’indietro, lasciai colare dalla mia bocca il sangue scuro…Sapeva di ferro.
Si scotolò il pelo, lanciando qualche schizzo di sangue sulla residua erba del suolo.
-Sei uno sciocco a non capire…il dolore ce sto provando facendoti questo- Il mio muso tremava in un ringhio.
-Io vivo per Kuroro-sama e i suoi desideri, se mi ordinerà di ucciderti, lo farò- Sollevò il muso, passandosi la lingua sul pelo sotto al naso per pulirsi dal mio sangue.
-Allora lo ucciderò…Così non avrà più desideri da esprimere- Ringhiai.
-Attivazione- Sussurrai.
-Cosa-? drizzò le orecchie.
-Piacere Daiki…Sono Shelia, la Shelia che si  è allenata per riportarti a casa- Dissi, mentre un’aura scura usciva dal mio corpo, prendendo la forma di un quadrupede.
-Ti vedo per la prima volta…Ma essendo collegata al cuore di Shelia…Mi ha infastidito provare dei sentimenti simili senza conoscerne la fonte-
 
 
 
 
 
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Capitolo 14
*** 40 x giorni x di allenamento ***


Daiki ritornò improvvisamente in forma umana, prendendo il cellulare da una tasca dei suoi pantoloni.
-pronto?....Capisco, arrivo subito- Disse, terminando la chiamata.
Lo guardai, mostrando i denti.
“Che aspetti? Se non lo attacchi sarai tu quella a morire” Mi ricordò l’altra Shelia, avvicinandosi con il muso sfocato al mio orecchio bianco.
Lui mi rivolse un’ultima occhiata, si voltò e cominciò a camminare.
-O-ohi, aspetta-! Ringhiai.
-Shelia…- Disse, fermandosi.
-Non toccherai Kuroro-sama nemmeno con un dito, non lo guarderai minimamente, non dovrai azzardarti a torcergli nemmeno un capello- Pronunciò le parole in un modo crudele, spietato.
-Cosa? Per caso è diventato il tuo Dio? Ritorna in te, DAIKI- Ringhiai, facendo un passo in avanti.
-Ma…Non sarò io quello a ucciderti- Disse, incrociando le braccia al petto.
-Cosa-? Rizzai le orecchie.
-Cosa intendi dire, maledetto-? Ringhiò il lupo nero fuoriuscito dal mio corpo candido.
-Hanno trovato l’esorcista….Potrà ucciderti lui se lo riterrà necessario- Disse, voltandosi e sorridendo. Il suo viso contaminato dal tatuaggio nero della brigata.
Shelia…”
-Uh-? Mi voltai verso il lupo nero, che mi guardava come per dirmi qualcosa…Qualcosa di importante.
-Non intendi dirgli…Cosa sarà necessario per liberare Kuroro dal Nen di Kurapika-?
Le mie orecchie si piegarono all’indietro, la mia bocca si aprì lentamente.
-Daiki….Lo sai quale sarà il prezzo per far si che Kuroro riabbia indietro i suoi poteri-? Sussurrai.
-Cosa-? Chiese lui, quasi obbligandomi a parlare.
-Il prezzo sarà una vita…Molto probabilemente la tua- Dissi, guardandolo seria.
Il lupo nero chiuse gli occhi, dispiaciuto.
-Una vita? La mia…-? Sussurrò, si portò la mano a coprire il viso.
Ghignò, il suo sorriso si fece più grande.
-D-Daiki…- Sussurrai.
-Non ha alcuna importanza….Se in questo modo potrò essergli d’aiuto….Se dovrò morire per Kuroro-sama, lo farò ben che volentieri- Allargò le braccia con fare teatrale, ridendo.
-Shelia…- il lupo mi guardò.
Rimasi immobile.
-Ci vediamo- Mi disse e, con un balzo, sparì tra le frasche degli alberi.
-Andiamo- Dissi e, tornando in forma umana, cominciai a correre nella direzione opposta.
-pronto? Ragazzi, avvertite May….Ho incontrato Daiki- Dissi, correndo tra le piante.
-COSAAAAA-???? Mi chiesero i ragazzini, in coro.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Hanno trovato l’esorcista eh-? Domandò May, seduta su un sasso, circondata da tutti.
-è un guaio…In questo modo Daiki si farà ammazzare e Kuroro riotterrà i suoi poteri- Disse Killua.
-Non avrei potuto seguirlo comunque…Si sarebbe sicuramente diretto dai membri del ragno e da sola non avrei potuto fare nulla- Dissi, con le braccia incrociate.
-Cosa? li abbiamo persi del tutto-? Chiese disperato Gon.
-Tranquilli, non ho idea del perché non lo abbia sentito prima…Ma posso sempre trovare l’odore di Daiki.- Dissi, sorridendo.
-Non posso credere che Daiki abbia detto quelle cose- Disse Tristemente Gon.
-Dopo tutto Kuroro è stato il primo amico che ha incontrato alla città delle stelle cadenti no? Il suo cervello deve essersi completamente sottomesso a lui- Disse Killua, con le braccia incrociate al petto.
-La mente di Daiki è debole- Disse May, accavallando le gambe e chiudendo gli occhi.
-L’esorcista è in questa foresta….Almeno adesso ne abbiamo la certezza assoluta. Il problema è come arrivare davanti alla brigata in seduta comune- Disse May, stiracchiandosi.
-Noi andremo…Sconfiggeremo tutta la brigata, uccideremo Kuroro e faremo tornare Daiki come prima- Dissi.
“Sempre che tornare come prima è quello che vuole” Pensò May, chiudendo gli occhi.
-Sappiamo come rintracciarli e abbiamo preso la nostra decisione…Molto bene. Adesso però dobbiamo riposarci se vogliamo essere in forma- Disse sorridente la giovane.
-Ma non abbiamo tempo per riposarci…A quest’ora potrebbero già aver iniziato la cerimonia- Dissi, alzandomi di scatto.
-Shelia…Abbiamo bisogno di riposo…La tua mente è sotto stress e Gon e Killua sono esausti- Lanciò un’occhiataccia al prestigiatore, che ridacchiò divertito poi, con il braccio destro si toccò un taglio sul fianco, coprendolo.
“Quel mago è pazzo…La sua eccitazione è pericolosa” Pensò.
-Non preoccuparti…Facciamo finta che abbiamo iniziato la cerimonia adesso. Abbiamo a disposizione quaranta giorni- Disse May.
-MA…-
-Non preoccuparti…L’uccisione di Daiki avverrà terminati i 40 giorni….Il pagamento sarà all’ultimo- Disse May.
-C-Come puoi esserne sicura-? Chiese Killua.
-è una questione di comodità…Come se in 40 giorni non si possa truccare o bluffare la cerimonia- Disse.
-Quindi…Cosa faremo-? Chiese Gon.
-Ci alleneremo- Sorrise.
-Allenamento? E con quali nemici-? Chiesi.
-Gon…Killua…- Sorrise May.
-Già…C’è qualcosa in questa foresta….- Disse Killua, preoccupato.
-Mentre eravamo divisi, sia io che Killua abbiamo sentito delle strane presenze…Probabilemente sanno che siamo qui- Disse Gon, guardandomi preoccupata.
-Ragazzi…Lasciate che vi spieghi cos’è questa foresta- May si alzò.
La guardammo tutti, Hisoka compreso.
-La foresta di Era…Terrtorio di una famiglia…Protetta dalle fate…-
-Cosa-? Chiesi prontamente.
-Siamo in una foresta…Di proprietà della famiglia Atlantics-
-Atlancs…- Scandii bene le parole.
Hisoka mi guardò pensierosa.
-C-come lo sai-? Mi chiese killua.
-Ci sono già stata…45 anni fa- Disse May.
-QU….QUARANTACINQUE ANNI FA??? QUANTI ANNI HAI-? Mi chiese sconcertato il bianchino, cadendo all’indietro dalla roccia.
-Zitto moccioso- Disse, scostandosi i capelli dalle spalle.
-Probabilmente, l’esorcista appartiene a questa famiglia…Chissà se il ragno riuscirà davvero ad ottenere i suoi servigi- Disse, prendendo il bastone.
-Che tipi sono-? Chiese Gon.
-Non lo so…non sono mai riuscita ad incontrarli- Disse, rigirandosi l’arma tra le mani.
La guardammo tutti, stupiti.
-però…Posso dire che hanno degli ottimi guardiani- Sorrise, mostrando i canini.
-Guardiani-? Chiese Killua.
-Si…Sono quattro in tutto…e probabilmente sono gli stessi che vi osservavano nella foresta- Disse.
-E dove risiedono…I componenti della famiglia-? Chiesi.
-Bella domanda…Di una cosa sono certa…-
La tensione era massima e ormai il buio aveva inghiottito le nostre figure.
-La loro…Non è una dimora fissa. Si spostano costantemente-.
-Com’è possibile-? Chiese Gon.
-Basta con le domande…pensiamo a riposare e domani cominceremo con il cercare i guardiani- Disse, sollevandosi e scrocchiandosi il collo.
-Il sonno comincia a farsi sentire- Disse imbarazzato Gon.
“La loro dimora…Si sposta in continuazione” Pensai, con un dito sotto al mento.
Piano piano tutti andarono a dormire: Gon si addormentò in modo animalesco continuando a calciare la schiena di Killua che, in sua difesa, mordeva il braccio del corvino. May, persino mentre dormiva, sembrava elegante e sempre all’erta. Il mago? Chissà dove si era cacciato.
Mi mossi giusto un po’ più avanti, sedendomi su una sporgenza da cui si vedeva la maggior parte della foresta.
L’aria faceva fatica a risollevarmi il morale…Era davvero afosa.
-Io, morirò felicemente per Kuroro-sama-
-Tsk…che idiota…E io che pensavo fosse un po’ più maturo- Sussurrai.
Guardai il cielo.
-Hei, capo branco…questo cos’è-? Chiese Sunny annusando un fiore sul terreno.
-è un tulipano- Disse il soffice lupo dal manto candido, leccandosi una zampa.
-Eh? Un cosa? Chissà se è buono-! Disse, azzannandolo con le sue piccole fauci.
Mentre era intenta a masticarlo, mi mossi verso di lei.
-S-Sunny, non penso che sia commestibile- Dissi, scodinzolando, curiosa di vedere la sua reazione.
-Che schifo…è troppo amaro- Disse lei, sputandolo e aiutandosi con la zampina.
-T-Troppo amaro? Quel fiore non andrebbe mangiato proprio- Dissi, mordendole un orecchio e tirandoielo.
-Ahia…E perché no? Se fosse un po’ più dolce lo mangerei senza problemi- Disse.
-Cosa-? Domandai, incredula.
-Sunny…Sei proprio una lupa strana- Disse il capobranco, leccandole la testa.
-perché? Fermarsi solo dopo aver provato una volta…Non lo trovi altrettanto strano-? Domandò.
Il lupo la fissò, l’aria mosse il suo bianco pelo.
Fissò le nuovole.
-Si…è davvero strano- Sussurrò, quasi per se stesso più che per dare una risposta alla piccola.
Sorrisi a quel pensiero.
-Adesso…Asdesso manca solo Daiki- Sussurrai.
-Adesso non sarò io a ucciderti…Lo farà Kuroro-sama se lo riterrà necessario-
-Daiki…Non sei più un lupo…- Sussurrai.
Mi alzai e feci per tornare dagli altri quando qualcosa mi tirò la guancia.
-Ma che-? Domandai a bassissima voce.
Andai a sbattere contro qualcuno che, senza perdere tempo, mi intrappolò in una presa possente.
La prima cosa che non sopportai fu il caldo.
-Ahhhh, caldo caldo caldoooo, troppo caldo- Dissi, poi sollevai lo sguardo.
-T-T-Tuuuuuu-? Domandi, vedendo il prestigiatore ridere tenendomi saldamente.
-uhuhuh, avrei tanto voluto venire con te per vedere il tuo amico- Disse, a voce bassa.
Non sapevo se provare paura o imbarazzo, ma la mia natura scelse la prima opzione.
-C-Cosa? P-Perché-? Domandai.
Non mi rispose e mi leccò il collo, da sotto la nuca.
-Eh-??? Fece, tremando e cercando di liberarmi.
-Stai un po’ ferma- Mi disse, leccandosi le labbra e stringendomi di più.
-Lasciami andare, razza di pervertito- Dissi, rossissima in viso.
Con un movimento che non riuscii nemmeno a comprendere mi ritrovai a terra, sovrastata da quel bestione.
-A-Ancora? No-! Dissi,, ricordandomi del fatto successo sull’isola balena.
Mi intrappolò entrambi le mani sotto una sua singola e,con l’altra scese a toccare il ventre.
-M-Ma che vuoi fare? N-Non provarci nemmeno-. Mi agitai.
-Sei davvero adorabile…-
-Non oserai…Mica-? Il mio viso impallidì, ero terrorizzata.
Si leccò le labbra.
-perché no-? Sussurrò, scendendo con le labbra fino alla scollatura della maglietta.
-No…nonononono fermai ti prego- Dissi, agitata.
Rise…Risollevandosi in piedi.
-…..Eh-? Chiesi, rossissima.
-Scherzavo <3- Si portò una mano davanti alla bocca.
Ero rimasta immobile….Tremante.
-T-Tu non sei a posto- Urlai, mettendomi in ginocchio.
-Comunque mi chiedo…Come saranno mai questi guardiani-? Si chiese, sollevando gli occhi divertiti al cielo.
Tornai me stessa, scossi la testa.
-Non ne ho la minima idea- Sussurrai, abbassando lo sguardo.
“Famiglia Atlantics…Eh”? Pensai.
“Shelia….Perchè quando pronunci o pensi quel nome…Mi sento magicamente più forte”?
Pensò l’odio…Aprend gli occhi scuri, circondata solamente dal nulla…Il nulla che era il mio inconscio.
 
 
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Capitolo 15
*** L'esorcista ***


-Ti sto dicendo che c’è qualcosa che non mi convince in questa foresta- Disse Nobunaga a Phinks, che voltò gli occhi da un altro lato per ignorarlo.
-Ha ragione- Disse Machi, attirando di nuovo l’attenzione di Phinks sul samurai.
-Qualcosa ci sta osservando dal il momento in cui abbiamo messo piede in questa boscaglia- Disse la ragazza dai capelli rosa, guardandosi intorno.
-Anche se fosse? Se avessero voluto attaccarci lo avrebbero fatto subito no-? Disse il biondo.
-Ci stanno studiando- Si intromise Feitan, raggiungendo la ragazza.
-Eh-? Domandò Phinks, leggermente irritato.
-Questa….- Una voce profonda interruppe i quattro, che si voltarono.
-Quesata è la foresta di Era…Un luogo di demoni…Che c’è di strano nel sentire una o due presenze-? Domandò, l’uomo.
La solita pelliccia sulla giacca nera, la solita carnagione pallida…Kuroro leggeva il suo libro, seduto su una pietra.
-Demoni-? Domandò Feitan, assottigliando gli occhi, sospettoso.
-Così vengono chiamati i guardiani che vivono qui- Rispose Shalnax, rivolgendosi al più basso.
-Scusate il ritardo- Una voce raggiunse il gruppo, tra le foglie.
-Oh, sei tornato- Disse Phinks, sorridendo.
-Oh, Daiki…Perché ci hai messo tanto-?  Domandò Kuroro e, finalmente dopo ore, staccò lo sguardo dal libro per andare a posarsi sulla figura del giovane.
-Le mie più sincere scuse…Sono stato bloccato da un contrattempo- Disse il ragazzo.
-Capisco…quindi la lupa e gli altri ci stanno alle costole eh-? Domandò Kuroro, ritornando sulle frasi del libro che teneva in mano.
-Quindi…Ancora quella eh-? Disse Phinks, scrocchiandosi le nocche.
-Ahahahah quindi ci sono anche quei due piccoletti-? Li vorrei nella brigata- Disse sorridendo Nobunaga.
-Ma quanto diavolo ci mette? Non aveva detto di averlo trovato-? Domandò seccato Phinks, sedendosi per terra a gambe incrociate.
-Scusate l’attesa- Una voce affannata e femminile si fece largo tra i cespugli.
-Feary…Che succede-? Chiese Shizuku, chinandosi e guardando la compagna esausta.
-Ragazzi….Non abbassate la guardia- Disse sorridendo la strega dai neri capelli.
-Cosa-? Domandarono tutti.
Un fulmine colpì il terreno davanti a loro, bruciando i fili d’erba presenti.
Tutti lo scansarono con un balzo, atterrando poco distanti dal capo che non si era mosso di un millimetro.
-Cosa diavolo sta succedendo-? Domandò Feitan.
-Sembra che in cambio dei propri servigi…Vogliano la dimostrazione della nostra forza- Disse la giovane, guardando dietro di sé con un ghigno.
Un nitrito, seguito da un rumore di zoccoli possenti.
-Sta arrivando qualcosa- Disse Machi, preparando i suoi fili di Nen.
-Ragazzi…State indietro…Questo lo faccio secco io- Disse Nobunaga, chiudendo i suoi lunghi capelli in un codino e sollevandosi con la sua fedele spada. La maglia color sabbia che indossava era piena di fili d’erba che, una volta scotolata, caddero lentamente cullati dall’aria.
I cespugli bruciarono, lasciando spazio ad un cavallo luminoso: Il manto argentato con vari disegni neri lungo la schiena, una criniera bianca rizzata a causa dell’elettricità. Occhi rossi e uno splendido corno al centro della fronte.
Caricò, sfregando lo zoccolo contro il terreno, nitrendo.
-Oh, sei un tipo tosto eh-? Chiese il samurai, abbassando il capo pronto ad estrarre  la katana.
Il cavallo si impennò, nitrendo e scagliando un fulmine dritto verso Nobunaga.
Il samurai aprì gli occhi, tirò fuori la katana e con un colpo netto tagliò il fulmine in due parti.
L’animale scotolò la criniera, poi caricò di nuovo.
L’uomo scattò in avanti colpendo il manto dell’animale con la katana che però rimbalzò, facendogli fare un passo indietro.
La creatura era come infastidita e prese con i denti la Katana dell’uomo, che cercò di tirarla a sé con tutte le sue forze.
Il cavallo, impennando, strappò la katana dalle mani di Nobunaga, che cadde a terra osservando l’animale gettare la sua arma al suolo.
Adesso la creatura avanzava, con il capo basso e il corno in avanti, pronto a trafiggere il petto del samurai.
-Fiuuuuu, certo che sei forte eh-? Chiese l’uomo, ridendo con una mano appoggiato alla testa.
-Nobunaga, smettila di scherzare…Prima troviamo l’esorcista e prima liberiamo il capo- Disse Machi, osservando la scena con le mani conserte, appoggiata ad un albero.
-Certo, certo…Scusa- Disse, ad occhi chiusi e con un sorriso rilassato in volto.
-Adesso facciamo sul serio, che ne dici-? Sussurrò.
Si alzò in piedi di scatto e corse verso la spada.
Il cavallo era veloce, più veloce di Nobunaga.
Con un movimento del capo si avvicinò alla testa di Nobunaga, intento a colpirlo con il corno.
Nobunaga lo sapeva, roteò la testa e il corno tagliò di netto il codino del samurai, facendo si che i lisci capelli dell’uomo ricadessero sul suo viso.
Raggiunse la spada e l’afferrò, osservando l’animale caricare ancora.
Il cavallo cominciò a correre, ma qualcosa lo bloccò, facendolo impennare e nitrire ferocemente.
Un rumore secco tagliò l’aria e il corno dell’animale cadde sul terriccio bruciato sotto ai suoi piedi.
-Era davvero un bel corno- Commentò sorridente Shalnax, fischiando.
La creatura argentata ebbe appena il tempo di ricadere dalla sua stessa impennata che il samurai era già scattato in avanti, puntando la spada dritta verso il cuore della bestia.
Il cavallo, per impedire quella ferita letale, scagliò dei fulmini che avevano origine dall’alto e poi, secondo il suo volere, cadevano sul bersaglio scelto.
La bestia non ebbe tempo di decidere un bersaglio a causa della velocità del’uomo, così si circondò di fulmini, impedendogli di avvicinarsi.
-accidenti…Per un pelo- Disse il samurai, fermandosi in tempo.
-Capisco- Esclamarono tutti i membro della brigata contemporaneamente.
-Già…Anche io capisco- Disse Sorridendo Nobunaga.
-Il tuo corpo è duro come roccia…Ma la parte del cuore è feribile…Dico bene-? Il suo corpo venne rivestito di Nen e puntò di nuovo la spada dritta davanti a sé, come per prendere la mira.
L’equino non aveva ancora smesso di scagliare fulmini dall’alto ed abbassò la guardia.
L’uomo chiuse gli occhi e fece un pesante passo in avanti, per darsi la spinta.
Scattò in mezzo ai fulmini, schiavandoli un per uno.
Il cavallo si rese conto troppo tardi che il samurai aveva azzardato…Aveva giocato con il fuoco ed era riuscito ad entrare nel suo campo di protezione.
-Basta così…Kirin- Una voce fece fermare sia i fulmini del Kirini che l’avanzata del membro del ragno.
-Sembra che si sia deciso- Disse Feary, accavallando le gambe.
-Cosa-? chiese Nobunaga, continuando ad osservare la creatura indietreggiare.
Un ragazzo dai bianchi capelli si fece avanti, grattandosi la nuca imbarazzato.
-Eh….Scuate questo contrattempo…Sapete non sono io che decido, ordini dall’alto- Disse, sorridendo e arrossendo sulle guance.
Il cavallo si scotolò la criniera più e più volte a causa della mancanza del corno.
Kuroro durante tutto il combattimento aveva solo ascoltato i suoni della battaglia ma le sue pupille erano rimaste sulla storia che stava leggendo.
-Woooooo, avete fatto saltare in aria il corno di Kirin? Siete davvero forti- Disse il ragazzo, sistemandosi le mani dietro la schiena e avvicinandosi al cavallo.
-Puoi andare- Disse il ragazzo, accarezzando il muso del Kirin che, con un balzo, sparì nel cielo, lasciando solo alcune scintille testimoni del suo passaggio.
-Senti un po’…Che era quel cavallo-? Chiese Phinks, indicando con il pollice la direzione in cui era sparito l’animale.
-Era solo uno dei guardiani, vi prego ancora di scusare questo scherzo di cattivo gusto- Disse il ragazzo, abbassando ancora la testa.
-Un guardiano-? Domandò Machi.
-Si i guardiani che difendono l’habitat della nostra famiglia- Disse sorridente il ragazzo, slacciandosi la camicia blu.
-Un guardiano eh? Bhè questo spiega la sua forza- Disse Nobunaga, rinfoderando la spada.
-Bene…Ora che la vostra forza è stata testata…- Il ragazzo tese un mano verso Kuroro, che alzò lo sguardo dal libro, chiudendolo con un colpo secco e rumoroso.
Quel ragazzino cambiò espressione: I suoi occhi si assottigliarono, il suo sorriso divenne un ghigno…Mutò di espressione.
-Sarai il mio paziente no? Posso sapere il tuo nome-? Domandò.
L’uomo si alzò in piedi, osservando il più basso con sguardo di inferiorità.
-Kuroro Lucifer.- Disse, stringendo la mano del più piccolo.
-Butler…Butler Atlancis…Esorcista di prima categoria- Disse stringendo con forza la mano di Kuroro.
Daiki osservò la scena, serio.
-Allora…Cominciamo-? Chiese il ragazzo, aprendo i suoi due occhi ambrati.
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Ahhhhhhhhh, che giornata- Disse May, alzandosi dalla sua scomoda posizione.
Mi svegliai prima di tutti e guardai ognuno svegliarsi e arricciare i nasi a causa della sonnolenza.
-Adesso che si fa May-san- Chiese Gon, dopo essersi rinfrescato la faccia in un fiumiciattolo.
-Andiamo a cercare i guardiani…- Disse caricandosi il bastone in spalla.
-Ma questi guardiani saranno forti no-? Chies Killua, sbadigliando.
-Già…Uno non sono mai riuscita a batterlo- Disse lei.
-COSAAAAA-? Chiesero i due ragazzini in coro.
-Quando sono venuta qui 45 anni fa mi attaccarono tutti insieme…Ma uno non riuscii a batterlo- Disse sorridente.
-May…Perché sei venuta qui, 45 anni fa-? Chiesi.
Mi guardò con uno sguardo spento, poi sorrise.
-Preferisco uscirne con un no comment- Disse, voltandosi di nuovo.
-Vi do una dritta…Io non vi aiuterò in queste battaglie- Disse.
La guardammo tutti seri ad annuimmo…Dopo tutto era un allenamento.
-E non scoraggiatevi…Se non li batterete la prima volta- La sua voce era dolce.
-Certo- risposi, sorridendo.
-E se ci imbattessimo nella famiglia Atlantics-?
La giovane si bloccò.
-Pregate…Di non incontrarli mai- Adesso il suo tono era severo.
-L’unico membro che vedremo…sarà l’esorcista….E nessun altro chiaro-? Ci domandò.
-Sono davvero così forti-? Deglutì Gon, impaurito.
-Te l’o detto no? Non li ho mai visti…Eppure ne sono terrorizzata…Pensi che siano forti-? Sussurrò, mordendosi le labbra.
-May-san….- Sussurrò il piccolo dai capelli corvini.
-Comunque…- Interruppe il silenzio.
Ci riassestammo tutti, osservandola.
-Tenete questi- Disse, dandoci dei piccoli fuochi d’artificio.
-Cosa dovremmo farci con questi-? Chiese Killua, osservando l’aggeggio che teneva in mano.
-Gekh, puzza di polvere da sparo- Dissimo insieme Gon ed io con la lingua di fuori.
-Se siete in pericolo…sparatelo e o io o Hisoka accorreremo in vostro soccorso- Disse.
-C-cosa-? Domandò Gon.
-Vuoi dire che combatteremo separatamente-? Domandò serio Killua.
-Si- rispose con innocenza la giovane.
-Ehh-?????? I due ragazzini non potevano credere alle loro orecchie.
-Che razza di allenamento sarebbe altrimenti-? Chiese la donna, sedendosi a gambe incrociate su una pietra coperta di fresco e umido muschio.
Guardai l’oggetto tra le mie mani e l’unico accendino che la donna ci aveva lasciato.
-Se lo userete…Sarà perché sarete in pericolo di vita…Chiaro-? C’era un ordine nel suo tono di voce.
-Certo- Io, Gon e Killua stavamo per farci ammazzare?
Hisoka era rimasto impassibile contro il tronco di un albero ad ascoltare le spiegazioni di May.
-Siete pronti-? Urlò la donna, con un sorriso sulle labbra.
-Certamente- Urlammo prontamente , in un lampo, eravamo spariti ognuno per la propria strada.
-Accidenti…Che mocciosi interessanti- Disse May, caricandosi il bastone in spalla.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
La notte prima
-Affrontando un nemico di quella portata miglioreranno sicuramente- Spiegò May, con le gambe accavallate e le braccia incrociate al petto.
-Abbiamo 40 giorni…Il tempo è più che sufficiente- Sorrise assottigliando gli occhi.
Una risata cinse l’aria.
-suona interessante…Ci sto- Disse Hisoka, uscendo dall’ombra della boscaglia.
-Noi li aiuteremo in caso di emergenza…Ma dovranno affermare da soli i loro poteri- Disse May, guardando l’uomo.
-Capisco- Disse lui, chiudendo gli occhi ma sorridendo.
-Che cosa stai tramando-? Domandò lei seria.
-Assolutamente nulla. Disse lui, senza cancellare quel ghigno dalla faccia.
“Questo tipo…Potrebbe attaccarmi da un momento all’altro” Pensò la giovane, stringendo il bastone tra le braccia.
La mente di May si illuminò e, con uno scatto, puntò il bastone alla gola del prestigiatore.
-Se farai qualcosa a Shelia…qualsiasi cosa…Ti ammazzerò- Sorrise May.
-Oh, che paura- Sorrise lui.
In un secondo May riuscì a sentire solo uno spostamento di aria calda, poi si ritrovò il mento intrappolato nella presa ferrea dell’uomo.
“Tsk”
-Questo non posso garantirtelo…<3- Sussurrò e, dopo aver accompagnato il collo della giovane con l’unghia dell’indice, si allontanò, sparendo chissà dove.
-Dannato illusionista…- Sussurrò May.
“Shelia…Ti prego…Non sparare quel razzo…Non rischiare di venir salvata da quel pazzo”! Strinse il pugno.
 
-Angolo autrice-
Ciao a tutti quelli che mi seguono <3 Sono tornata e chiedo scusa per il ritardo immenso ma sapete…Il mese di maggio è quello peggiore di tutti.
Volevo ringraziare tutti i miei recensori e i lettori che mi seguono, vi ringrazio tanto.
Un bacio e alla prossima <3
-Shinigami di fiori-
 



 
 
 
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Capitolo 16
*** Grandi guardiani x formidabile nemico ***


Killua correva silenziosamente nella foresta illuminata dai pochi raggi del sole che riuscivano ad attraversare le fitte frasche degli alberi.
“Seriamente..Non ho mai viso una foresta come questa”
L’aria si tagliava al suo passaggio, ma una delle prime regole di un assassino era quella di non far sentire la propria presenza.
Killua fu addestrato fin da piccolo a non far rumore mentre si spostava e in più, con lo Zetsu, aveva raggiunto l’apice della furtività.
“Aspetta“
Frenò di colpo, facendo volare le foglie al suolo vicino alle sue caviglie.
“Devo trovare un guardiano…Come posso farcela se non faccio almeno un po’ di rumore?” Sorrise al pensiero e abbassò il capo.
“Papà…Illumi...Sto per fare una cosa che un assassino non dovrebbe mai fare…Scusate”
Avvicinò le mani come per giungerle in una preghiera e poi allineò i suoi pollici.
Una piccola scintilla si accese, rispecchiando nei suoi occhi blu.
“Di più”
Allargò le mani di colpo e le scintille furono come strappate dai palmi delle sue mani, continuando a contorcersi e brillare.
Alzò la testa e puntò le braccia verso l’alto, lanciando le saette verso gli alti alberi.
I pochi animali presenti fuggirono ringhiando e squittendo, nascondendosi nei cespugli di bacche selvatiche.
Silenzio.
Killua si girò, e si mise le mani nelle tasche.
Un rumore cominciò a farsi strada tra gli arbusti, accelerando.
Killua sgranò gli occhi, ma non rimase nemmeno così sorpreso.
-Finalmente…Ti fai vedere- Disse, sorridendo e mettendosi le braccia dietro la testa e scrocchiandosi il collo.
Un quadrupede…Un cavallo dal candido manto, la criniera rizzata e gli occhi rossi.
Caricava con gli zoccoli e nitriva nervoso.
Sulla fonte però qualcosa mancava: Era scheggiata e una protuberanza irregolare spuntava tra le orecchie.
Aveva anche un segno sul fianco destro, come se qualcosa avesse tentato in vano di colpirlo.
Una carica e una scintilla…Il sipario era pronto.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Il piccolo dai capelli corvini correva tra i tronchi e, ogni tanto, si fermava a guardare con un enorme sorriso le specie di uccelli che vivevano in quella foresta.
-Che foresta magnifica- Disse, portandosi la mano sugli occhi, come per osservare lontano.
-Però….Come faccio a trovare uno dei guardiani in un’area così grande-? Si chiese senza curarsi della voce troppo alta.
-Chissà se Killua e Shelia ne hanno già trovato uno- il suo tono cominciava ad essere preoccupato.
Si grattò la testa con una mano, sospirando.
-Bene…vorrà dire che mi lascerò guidare dal mio istinto- Disse, stringendo i pugni.
Il rumore di un ramo secco che si spezza fece girare i piccolo.
-Uh-? Appena si girò il sangue gel nelle sue vene.
Cominciò a sudare freddo e la bocca si spalancò.
Un grande cane grigio….No, un lupo lo stava puntando, accovacciato.
Gon non si mosse e rimase in silenzio a tremare.
“Qunado…è arrivato?” Si chiese, con il viso imperlato di sudore.
Il lupo mosse il naso, arricciandolo.
“Assomiglia a Mike…Anche se sembra più piccolo” I suoi occhi tremavano.
Gli occhi della bestia erano strani e non sembravano guardare il bambino direttamente.
Anche se il fiuto aveva raggiunto l’intruso, gli occhi non sembravano convinti.
L’animale si tirò su ed ululò.
Il ragazzo non potè fare altro che osservarlo…Per un lungo minuto.
Finito il canto il grigio rimase fermo.
“Cos’ è questa sensazione”? Si chiese, guardandosi intorno con la coda dell’occhio.
In pochi attimi, Gon si ritrovò bollente.
-ma che…-? Si domandò, guardando la sua pelle fumare e assumere un colorito più scuro.
-Brucia…Che succede-? Si chiese, cominciando a diventare serio.
Il lupo rizzò le orecchie e si alzò dalla sua posizione accucciata.
Cominciò  a camminare verso il piccolo velocemente.
Gon cominciò a soffrire a causa delle scottature, ma dovette allontanarsi dall’animale; poi una lampadina si accese in lui.
“Che questo potere sia legato…” Pensò, schivando la camminata dell’animale.
“Adesso che ci penso, non mi ha mai osservato negli occhi e, anche se sembra aver capito la mia posizione qualcosa lo bocca” Pensò il piccolo.
Improvvisamente il calore divenne più intenso e il bambino gemette dal dolore.
Le orecchie dell’animale, come radar, si girarono verso il bambino e una delle possenti zampe del lupo sfoderò gli artigli.
“Si mette male”
Con un salto scansò il colpo e la fitta di dolore smise di bruciare.
“Ha fatto male di colpo” Pensò, guardando la sua pelle fumare ancora.
“Devo fare qualcosa o questo lupo mi farà secco” Pensò e, chiudendo gli occhi per un secondo, attivò il ten attorno al proprio corpo.
La pelle non smise di fumare ugualmente, ma il dolore sembrava essersi alleviato un po’.
Un altro immenso e intenso attimo di calore più forte e un altro urlo da parte del ragazzino.
Il lupo, di nuovo, rizzò le orecchie questa volta attaccò con le fauci, sfiorando il braccio di Gon, strappandogli la manica e qualche goccia di sangue.
Il piccolo strisciò i piedi al suolo, sollevando la polvere e respirando faticosamente.
-Per un pelo- Ansimò, pulendosi il sudore dalla guancia.
Il lupo fissò intorno a sé, come per cercare qualcosa.
Un uccellino volò dal ramo su cui si era appollaiato e Gon notò che era quello che stava osservando qualche minuto prima.
Il piccolo spalancò gli occhi quando vide il volatile come bollire.
Un piccolo cinguettio strozzato e il canarino cadde a terra, ai piedi del lupo che lo annusò per poi lasciarlo all’erba.
Gon aveva gli occhi tremanti.
“Ho capito…Quel lupo…è cieco” Annuì, sorridendo.
Il lupo grigio sapeva utilizzare il Nen, ma la sua abilità si era molto legata alla sua cecità.
“Prima che cominciasse ad attaccarmi seriamente…Ha ululato”
L’ululato dell’animale, altro non era che l’espansione nell’aria del suo Nen. Quel dolce flusso di musica animalesca avvolgeva gli organismi viventi con il suo caldo Nen, agganciandosi alle prede più vicine.
Il lupo aveva imparato a sopravvivere distinguendo il calore corporeo e avendo capito come raggiungerlo una volta individuato.
“Quel lupo non si affida all’olfatto, bensì al calore corporeo delle prede”
Gon ammirava quell’animale per la brillante tecnica, ma sapeva anche di esserci cascato in pieno. L’animale dal pelo grigio aveva imparato a distinguere il calore degli animali da quello delle piante. Per cacciare però, non era sufficiente solo capire dove fosse la preda…Bisognava anche catturarla.
Ecco perché ogni tre minuti, il calore attaccato alla preda aumentava, facendola contorcere e rallentare, permettendo al predatore di raggiungerla.
“Credo che ci sia un solo modo per togliermi questo Nen di dosso…”Pensò, sorridendo.
Con uno scatto, schizzò verso un piccolo ruscello nelle vicinanze.
Il lupo avvertì lo spostamento e corse nella direzione del bambino.
Gli schizzi d’acqua colpirono il pelo sporco di terriccio dell’animale che lo scotolò nervoso, per poi leccarsi la peluria intorno alla bocca.
Il ragazzino, aiutandosi con una mano, uscì dal ruscello, coperto da gelida acqua.
Il lupo emise un ringhio…Che avesse capito le intenzioni di Gon?
“Zetsu”
Il piccolo chiuse gli occhi e vide il lupo spaesato, osservando da tutte le parti.
“Grazie al cielo non sembra aver sviluppato bene l’olfatto…” Pensò Gon…Accovacciandosi e tenendo gli occhi puntati sul lupo.
Gli occhi di Gon sembravano essersi spenti…L’effetto dello Zetsu era una concentrazione assoluta.
La pelle stava ricominciano a surriscaldarsi…Avrebbe dovuto combattere vicino al ruscello.
“Devo batterlo subito…o il mio corpo non reggerà a lungo” Pensò, cominciando a far oscillare il Ten attorno al suo corpo.
Il cane abbassò la testa e con la zampa scansò la terra all’indietro, come per scavare una buca.
“Che si stia innervosendo”? Pensò Gon, una goccia di sudore rigò la sua guancia.
“SI METTE MALE” Pensò ad un tratto il piccolo, tirando la testa all’indietro ma mantenendo lo Zetsu.
“Come ho potuto essere così ingenuo? Sono davvero uno stupido” Pensò, mettendosi le mani tra gli appuntiti capelli dai verdi riflessi.
-Se adesso lui…” Aprì la bocca, come per prendere un profondo respiro e, proprio in quel momento, il lupo ululò di nuovo.
Miniature Solar Storm…La Tecnica del lupo era qualcosa di molto più radicale.
Ad ogni ululato, la temperatura triplicava sulla pelle delle prede infette dal suo nen.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
La pioggia di fulmini aveva già cominciato a cadere sul terreno ormai bruciato di quel campo di battaglia.
Il cavallo impennava e scagliava i fulmini contro il piccolo albino.
Killua schivò una scalciata all’indietro facendo un balzo ed atterrando a quattro zampe.
-Ok, divertiamoci- Sorrise, estraendo i suoi yo-yo di metallo e facendoseli rigirare tra le mani.
Il cavallo abbassò il capo e cominciò a caricare di nuovo.
Con uno scatto, affondò gli zoccoli posteriori nella terra per darsi una grande spinta e arrivò fino al piccolo.
Killua schivò e lanciò uno dei suoi yo-yo verso l’animale. Il filo passò intorno al collo della bestia e, appena il cavallo lo notò, un altro aveva cinto la sua vita candida.
Con un nitrito impennò cercando di toglierseli di dosso.
-Adesso, proviamo- Sussrrò Killua, stringendo gli oggetti tra le mani e chiudendo gli occhi.
Riaprì gli iridi azzurri di colpo e dalle sue mani uscirono poderose ed abbondanti scintille blu che, con una velocità e una potenza pari a quella di una saetta, andarono ad inghiottire entrambi gli yo-yo, stretti saldamente nelle sue mani.
L’elettricità scoppiettante scavalcò il metallo degli oggetti e raggiunse i fili, per poi correre a tutta velocità verso il corpo dell’animale imprigionato.
La scarica colpì il cavallo che impennò e scalciò…Poi si bloccò del tutto, rimanendo a testa bassa e fumante.
Killua teneva saldamente i due oggetti tra le mani e la conclusione delle scintille fece riposare le sue orecchie ormai fischianti a causa del rumore dell’elettricità.
Il cavallo aveva gli occhi chiusi, i fili pendevano dai suo collo e dal manto azzurro.
I suoi occhi rossi si aprirono del tutto e, inaspettatamente, fece uscire dal suo corpo l’elettricità che percorse lo stesso sentiero che aveva fatto per arrivare su di lui…In direzione di Killua, utilizzando le sue armi rotonde come binari.
La scarica raggiunse il bambino che si inarcò all’indietro senza però emettere alcun tipo di suono.
I suoi capelli si rizzarono e i vestiti sembravano come sotto l’effetto di una qualche magia.
Tutto durò solo pochi attimi…Attimi lunghi come secoli.
Il corpo di Killua cominciò a fumare, mantenne la posizione inarcata per poi sciogliersi in uno spaventoso stiracchiamento sciolto.
-Questo ha fatto un po’ male- Sussurrò, con gli occhi coperti dalla frangia chiara.
Il cavallo lo guardò, abbassando il capo in segno di sfida.
“Se anche lui usa l’elettricità non posso fare affidamento su di essa…la sfortuna ha voluto donare a me questo avversario” Pensò, ghignando.
Allargò le braccia lungo i fianchi, scariche di scintille ricoprirono il suo  piccolo ma muscoloso corpo, i suoi capelli si spostarono dal viso, assumendo una forma rizzata.
Era ricoperto da un’aura blu, i suoi vestiti divennero attillati e intorno a lui le saette guizzavano e schioccavano.
Sparì in un attimo.
Il cavallo si agitò e, preso dal panico, fece cadere i fulmini intorno a sé, circondandosi come aveva fatto contro Nobunaga.
Dopo quella mossa, però, non abbassò la guardia.
Troppo tardi.
Il sangue del cavallo volò nell’aria e colpì le piante presenti.
Il suo nitrito era strozzato.
Killua era di nuovo in piedi, fermo, immobile a guardare la bestia contorcersi.
Il cavallo aveva uno squarcio al petto, l’unico punto feribile del suo corpo era stato scoperto in men che non si dica.
-Se non posso usare l’elettricità contro di te…La userò per muovermi più velocemente e attaccarti con altre tecniche- Disse, ritirando le unghie affilate della sua mano.
Dopo quell’affermazione, l’equino smise di lamentarsi e dimenarsi.
Guardò il bambino.
Killua non aveva tolto lo sguardo di dosso dall’animale nemmeno per un attimo, nemmeno per un millesimo di secondo.
“Perché”? Pensò il ragazzo.
Lui non avrebbe mai tolto lo sguardo di dosso dal suo avversario.
“Perche”?
Il sangue passò davanti agli occhi di killua.
“Com’è…Possibilie”? Si chiese, con un rivolo di sangue uscirgli dalla bocca.
Il cavallo era davanti a lui, immobile…Quello che rimaneva del corno era conficcato nel ventre di Killua, che cadde a terra osservando il suo sangue sgorgare.
“Io…Non gli ho mai tolto gli occhi di dosso” Pensò.
I suoi iridi spalancati per la sorpresa.
Il cavallo lo guardò a terra, scotolò la criniera e sollevò una zampa anteriore…Pronto a schiacciare il viso dell’assassino, ancora incredulo della situazione.
La sua velocità…è tutto. Kirin, il guardiano più veloce che romba nel cielo. Ogni volta che raggiunge la massima velocità…Il tempo sembra rallentare.
……………………………………………………………………………………………………………………………………
May alzò la testa con un sospiro…
“Ho un brutto presentimento” Pensò, stringendosi il bastone tra le mani.
Il prestigiatore la guardava a braccia incrociate, appoggiato ad un albero.
-Ragazzi…- sussurrò, guardando il cielo.
 


 
 
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Capitolo 17
*** Crescita x sopravvivenza x Allarme ***


-Come…Ha fatto-?  Sussurrò Killua, tremando sul freddo e sporco terreno della foresta.
-Ho caldo…Qualcosa…Mi sta scaldado il ventre- Sussurrava, portando un braccio allo stomaco.
Qualcosa di bagnato e caldo gli inumidì la mano tremante…Se la portò agli occhi.
-Woooow, tutto questo sangue…è mio-? Si chiese, guardando la pozza sotto al suo corpo espandersi.
-Sembra di fare un bagno caldo….Che per me, sia la fine-? Stava per chiudere gli occhi.
Il cavallo impennò, nitrendo, il suo corno spezzato sporco del sangue dell’assassino fu rivolto al cielo.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Il piccolo corvino era a terra, i suoi vestiti bruciati così come parte della sua pelle. Solo qualche toppa aveva resistito grazie all’umidità dell’acqua del ruscello.
Le ustioni erano ovunque e il bambino non dava cenni di ripresa.
Il lupo si stava leccando la peluria intorno alla bocca…Probabilemente non sapeva nemmeno di averlo preso.
Camminò per diversi metri, finché il suo olfatto inesperto lo individuò.
Puzzava di bruciato e il cane starnutì.
Annusava il piccolo lentamente, assicurandosi che fosse veramente lui.
Con i baffi di nuovo umidi, chinò le fauci sulla testa di Gon.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Le mie orecchie mi costrinsero ad alzare lo sguardo verso il cielo…
-Ragazzi…- Dissi preoccupata.
Sentii odore di sangue, il mio olfatto era espero e addestrato anche nelle grandi distanze.
-Sono nei guai…Devo aiutarli- Cominciai a correre ma qualcosa mi colpì al braccio, lacerandolo leggermente.
“Ma che…’”
Con un salto tornai indietro e mi misi in posizione: schiena ricurva e i lunghi capelli si rizzarono leggermente all’insù.
-Chi c’è-? Urlai.
-ihihihih, i tuoi riflessi sono lodevoli, piccola- Una voce sottile mi penetrò nelle orecchie.
A quel nomignolo fastidiosamente famigliare, arrossii.
-C-Chi diavolo sei-? Domandai, guardandomi intorno.
-Non sai nemmeno quanto io abbia sperato di incontrare uno degli intrusi…Kirin e Zeus ne hanno già trovati per loro….Anche io voglio divertirmi un po’…Ihihihih-
La voce era irritante e femminile.
-Se vuoi combattermi fatti vedere- Urlai.
Qualcos’altro mi sfiorò le ciocche di capelli ribelli davanti agli occhi, mozzandole.
-Tsk- Feci, osservando i capelli a terra.
-Ihihihihih, forse riuscirai a farmi divertire- Ghignò.
-Dimmi chi diavolo sei-? Urlai.
Qaulcosa arrivò davanti al mio viso, vicino….Vicinissimo.
Una strana creatura alata, una fata dalle dimensioni di un braccio mi si parò davanti…
-Sono uno dei guardiani della famiglia che si è trasferita su quest’isola…Piacere di conoscerti- Disse, sbattendo le ali rosa ad una velocità strepitosa e inchinandosi leggermene con una  mano sul petto.
Rise , da quella posizione, mi lanciò qualcosa di appuntito.
Li schivai ancora, saltando all’indietro.
-Che seccatura…Gon, Killua, resistete- Sussurrai, cominciando a mutare il mio aspetto.
-ooooooooh, ammirevole- Disse, ghignando, la fatina dai capelli rosa.
Il manto bianco pareva spento sotto l’ombra degli alberi, ma il colore acceso degli occhi ambrati squadrava il corpo di quella creatura senza esitazione.
“Sento odore di sangue…Non posso combattere ora questa cosa, vi prego ragazzi…Sparate quel razzo” Pensai, mostrando il ringhio.
-A cuccia a cuccia- Mi disse, arrivandomi vicinissimo agli occhi, poggiandommi ripetutamente una mano sul muso.
-Non prendermi per il culo- Ringhiai, cercando di morderla per staccarle la testa.
Con maestosi quanto rapidi movimenti la fata schivò le mie fauci, volteggiando nell’aria.
Corsi dalla parte opposta, con un rapido scatto.
-Oh, vuoi lasciarmi sola-? Domandò, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio a punta.
Non mi voltai, sentivo tutto con le orecchie vellutate: Ogni singolo battito d’ali, il suo respiro, il suo ghigno, l’aria tagliata in due al suo passaggio, l’odore di lavanda che emanava.
Lanciò un altro oggetto appuntito che scansai con un balzo.
“Morirai” Sorrisi, mostrando i canini appuntiti e la lunga lingua a penzoloni.
Mi bloccai e mi voltai, pronta a divorare quell’essere.
I miei occhi divennero simili a due linee, balzai all’indietro, spaventata.
Rizzai il pelo all’indietro.
“E quello che diavolo è?” Pensai, abbassando le orecchie all’indietro.
-Povero, povero cucciolo- Rise, una voce femminile, acuta.
Indietreggiai lentamente.
-Io sono uno dei guardiani di questa foresta…Questo vuol dire…- Fece una pausa.
Delle radici bloccarono le mie zampe posteriori, dai cespugli lontani vidi apparire numerosi cani randagi e giaguari che strisciavano per non fare rumore.
“Ma che diavolo” Pensai, ringhiando.
-Ogni cosa in questa foresta…- Disse, allargando le braccia e mostrando, dietro la figura piccola e svolazzante, un branco di animali selvatici: Iene, volpi, pantere, giaguari…Ogni animale selvatico.
Guardai da una parte, poi dall’altra…Che diavolo stava succedendo?
-è al mio prezioso comando- ! Rise, assumendo un’espressione sadica e psicopatica.
-Maledizione…- Guardai gli animali ringhiare.
Avevano gli occhi tendenti al rosso e non sembravano guardare un punto preciso.
“Tutti gli animali…Sono al suo servizio” Pensai.
-Tsk- Rizzai le orecchie.
-E ti ritieni una guardiana-? Disse una voce, nella mia mente.
-Tu-? Dissi, notando la cresta nera crescere e muoversi sulla mia schiena.
-Chi ha parlato-? Chiese la voce della fata, facendo fermare tutto il branco di belve.
-Chi sei? Fatti vedere-! Disse, allarmata la fata.
-Perché sei uscita allo scoperto? Non mi pare di averti chiamato- Dissi, osservandomi la schiena.
-Sei noiosa…Vuoi per caso farti ammazzare-? Domandò un’ombra, mentre con fatica tentava di uscire dalla mia schiena.
Eccolo: Un lupo nero quasi completamente composto di fumo, due occhi scuri, denti brillanti e uno sguardo spento.
-Un altro lupo?...No, è sempre una parte di lei- Sussurrò la fata, assottigliando lo sguardo.
-Gon e killua….Sono nei guai- Ringhiai, a tono basso, rivolgendomi di nuovo alla fata in volo.
-Lo so- Disse l’ammasso nero, aprendo la bocca, annuendo.
-Cosa possiamo fare? Non vi è il tempo di battere tutte queste creature in poco tempo e non penso che Gon o Killua siano in condizioni di sparare quel maledetto razzo- Esclamai, leccandomi i baffi.
-No, infatti, non abbiamo tempo- Disse, il lupoide nero, abbassando la testa e notando il suo corpo farsi avanti.
-O-Ohi…Che stai facendo-? Domandai.
-Non puoi essere in due posti contemporaneamente- Ghignò, mentre due possenti zampe nere sbucarono dall’ammasso di fumo, appoggiandosi per terra assieme a del polverone nero.
Una coda scura sfiorò il mio naso, gli artigli si conficcarono nel terreno.
-C-Cosa-? Domandai.
Era staccato dal mio corpo…Completamente autonomo, ritto sulle proprie zampe.
-Tu…Avevi detto che non potevamo farlo- Ringhiai.
-Abbiamo un’altra scelta-? Mi rispose, abbassando il capo.
-Che vuoi dire-? Domandai, osservandola da dietro.
-…Che dovrai salvare Gon e Killua nel minor tempo possibile- Mi rispose, camminando in direzione della fata.
La fissai, serrando i denti aguzzi.
-Vai e sbrigati…Questi qui…Vedrò di stenderli io- Disse, per niente impaurita.
La fissai…Con ammirazione.
-Mhm…Conto su di te- Dissi, abbassando le orecchie all’indietro e girandomi dall’altra parte, scattando come una saetta subito dopo.
-Non andrai da nessuna parte- Rise la fata, allungando un braccio e ordinando al cane selvatico più vicino a me di fermarmi.
Il mio occhio si assottigliò per lo spavento. Cremisi liquida sporcò la mia guancia candida coperta di soffice pelo.
Atterrai con le zampe, frenando e volandomi per capire la situazione.
-Ti ho detto….- era una voce divertitia.
Strinsi i denti.
-Di lasciare a me questi…Corri da Gon e killua- Sorrise il nero…Aprendo la bocca.
Aveva le fauci aperte in un ghigno soddisfatto che versavano sangue putrido e maleodorante mentre la vittima, il cane che aveva cercato di assalirmi, giaceva steso su un lato, con i nervi che ancora pulsavano e una ferita al collo così profonda da far quasi staccare la testa.
Mi rimisi a correre.
-Il vostro avversario…- Sorrise, sputando il sangue per terra con disgusto.
-Tsk…- La fata si preoccupò, seppur innervosita.
-SONO IO- Disse l’ombra, trasformandosi in un’umana…Nella mia perfetta copia con la bocca sporca di liquido vitale.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Gon mosse a scatto le dita…Era ancora vivo.
I suoi vestiti erano bruciati e puzzavano di zolfo, le sue carni erano ustionate.
I suoi occhi semi chiusi cercarono di riprendere vita, muovendo le pupille in cerca del suo avversario.
“Non posso….Arrendermi qui…Daiki è…Daiki….Ha bisogno della nostra forza” Pensò, cercando di rialzarsi ma cadendo ripetutamente e urlando quando la sua pelle entrava in contatto con qualcosa.
Gli urli, attirarono l’attenzione del lupo, che si leccò i baffi, voltandosi verso il ragazzino.
-Maledizione, maledizione- Urlò il piccolo, sbattendo pugni contro il muro, fino a farsi sanguinare le ustionate nocche.
“Sono….Debole” pensò, mentre delle lacrime cominciarono a scendergli lungo il volto.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
“Sto arrivando, ragazzi….Tenete duro ancora un po’” Pensai, correndo e facendo volteggiare dei fili d’erba al mio passaggio.
Mi bloccai e volsi il naso verso il cielo.
“Da chi vado prima?....”
Sentii un forte odore di bruciato in una corrente di vento e un odioso odore di sangue nell’altro.
-Fuoco o sangue-? Sussurrai, guardando da entrambi le direzioni.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Gon riuscì a mettersi in piedi, barcollando.
“Se ulula di nuovo…è la fine” Pensò, ansimando pesantemente.
Il lupo si girò verso la ipotetica, per lui, direzione giusta, e annusò.
Sollevò la testa, era pronto ad ululare di nuovo.
Il piccolo scattò in avanti, colpendo il collo dell’animale con un potente pugno, facendo retrocedere di qualche passo.
Il lupo cercò di urlare dal dolore, ma il pugnò riuscì a provocargli dei seri danni alla colonna della trachea.
“Adesso, non dovrebbe essere in grado di ululare di nuovo” Sorrise il piccolo, stringendo una mano a pugno e portandosela davanti al viso, chiuse gli occhi.
Il lupo grigio perdeva sangue dalla bocca, e si dimenava per il dolore.
Il bimbo corse di nuovo e saltò, puntava alla testa del lupo con un pugno.
L’animale, sebbene non avesse sviluppato i suoi sensi in modo eccellente, riusciva a identificare con fatica il nemico se questo gli fosse andato troppo vicino, per di pi se fosse stata la seconda volta.
Il lupo, con una zampata, colpì il piccolo fino a farlo rotolare per svariati metri.
Gon gemette per il dolore sulla pelle e si rialzò.
“Non posso avvicinarmi…Sono solo riuscito a scagliare quel colpo perché era distratto…Come posso fare”? Pensò, pulendosi il sangue dalla bocca gonfia.
“Ci sono” Aprì gli occhi di scatto.
Il lupo, per un momento, perse le sue tracce…O almeno quelle poche che il suo olfatto gli garantivano.
Non lo sentì più.
Un tonfo sulla schiena dell’animale e una ferrea presa sul pelo dei fianchi.
Gon , dopo aver attivato lo Zetsu, era salito su un albero non molto lontano dal lupo, ma nemmeno così vicino da permettergli di farsi scoprire.
Poi, spettando che l’animale fosse arrivato sulla sua traiettoria, si era lanciato, atterrando sulla sua soffice pelliccia.
-Sai shoa ku (Bim, Bum, Bam)…..- Il piccolo, aveva posizionato il pugno della mano destra contro il palmo di quella sinistra, tenendosi all’animale con la forza delle gambe.
-Sasso…Carta….- Urlò, mentre una strana aura si concentrava nel suo pugno chiuso, assumendo un forte colore giallo con qualche accenno di arancione.
Il lupo cercò di dimenarsi, ruggendo quel tanto che poteva a causa della gola mal messa.
-PIETRAAAAA- Urlò il bimbo, scagliando quel potente pugno sulla schiena dell’animale, sentendo le sue ossa spaccarsi sotto il suo pugno e vedendo il sangue uscire da ogni cavità sul muso del lupo.
L’urlo della bestia fu talmente atroce da liberare un ultimo ululato…Che colpì il ragazzino.
La sua pelle bruciò di nuovo, ma non servì per abbattere la determinazione del ragazzino dai capelli neri.
Con un ultimo grande urlo dovuto al nervoso, alla fatica e al dolore di quell’ultima ustione sulla sua pelle, Gon affondò maggiormente il pugno nella schiena del suo nemico…Spaccandolo praticamente in due.
Un grande polverone si sollevò in quell’istante.
Ogni rumore nella foresta si azzittì, lasciando solamente il rumore delle ali degli uccelli nel cielo a cingere l’atmosfera.
Gon era in piedi, con il respiro affannato e i pugno chiusi, tremanti.
La sua faccia e il suo pugno destro erano sporchi di sangue e colavano con poca grazia.
Pezzi di carne erano sparsi su tutta la sua maglietta e il corpo della creatura non aveva più una forma.
Il piccolo si girò, cominciò a camminare, seppur zoppicando, nella direzione opposta.
Aveva lo sguardo basso e gli occhi erano nascosti dal’ombra.
Alzò lo sguardo…Il suo viso…Il viso innocente di Gon sporco di sangue faceva un bruttissimo effetto.
C’era qualcosa davanti a lui…Un essere…Una creatura.
-Va tutto bene….May-san- Disse Gon, sorridendo con occhi spenti.
-L’ho battuto..Proprio come avevi detto- Disse, guardandosi il pugno sporco di sangue.
Davanti a lui, una lonza…Bellissima dal manto maculato e bianco.
Lo guardava, guardava il bambino con sguardo di superiorità.
Era seduta e, a quanto pare, aveva visto tutto il combattimento.
Una parola rappresentava quell’animale…Lussuria. L’animale raffinato si alzò e, senza smettere di osservare il piccolo, cominciò ad incamminarsi, incitando Gon a seguirla.
Il bambino non perse tempo…La seguì.
………………………………………………………………………………………………………………………………
May era seduta su un ceppo, con le mani giunte.
Aprì lentamente gli occhi, dopo aver recitato quella che sembrava una preghiera.
-Ne ho inviate due da un pezzo…Spero che arrivino in tempo- Sussurrò, mentre una goccia di sudore scendeva dal suo zigomo.
Poco prima
-O-Ohi…Quello è…- Domandò May, interrompendo la preghiera e osservando il cielo.
Hisoka sorrise, assottigliando lo sguardo.
“Shelia….Spero che non sia stata tu” Si prese il braccio con una mano, osservando il cielo.
-Qualcuno…Si è arreso- Commentò Hisoka, leccandosi le labbra.
-Hisok….- Si girò,  ma il mago era scomparso.
-Merda….Hisoka- Urlò May.
“La lonza numero 1 è arrivata da Gon…Mentre l’altra è ancora in viaggio verso l’altro ferito…Chi sarà, Killua o Shelia?” Si domandò con le mani Giunte.
-Shelia…Killua…Chi di voi ha sparato il segnale-? Sussurrò.
Si mise un dito in bocca, morsicandolo nervosa.
-Killua non è un ragazzo che chiederebbe aiuto ad altri e so che, attraverso i suoi occhi, la mia Lonza è già arrivata a Gon…Merda- Sussurrò, mentre il sangue scendeva sul suo dito.
-Shelia…Se hai sparato tu quel razzo…- Disse, serrando i denti.
-Hisoka è diretto da te- Urlò.
 
-Angolo Autrice-
Pardon per il ritardo, ma prima di mandarmi in quel posto ho una cosa da dire…è finita la scuola e non tarderò più con gli aggiornamenti…Che bello <3.
Comunque spero che la storia si stia facendo avvincente anche per voi…Io sono stra emozionata per quando scriverò il finale *-*
Alla prossima <3
-Shinigami di fiori-
P.S Questa è la Lonza
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Capitolo 18
*** Scambio x Meno uno x temporale ***


-Dannazione- Ruggì l’ombra nera travestita da lupo.
-Aahahaha, è tutto quello che sai fare-? Rise la fata, con aria sadica mentre incitava lupi, cani rabbiosi e linci a gettarsi contro di lei.
Se rimango ferma mi faranno male sul serio e recherò danno a Shelia…Però se scappo aumenterei le distanze tra me e il corpo originale…Che fare”? Pensò, mentre i colpi di fauci sfioravano i suoi peli scuri.
“Comincio ad avvertire la stanchezza…Non so quanto durerò senza il corpo di Shelia” Pensò, mentre ansimava con la lingua a penzoloni.
-Sei patetica, non sai fare altro che fuggire- Rise la fata. Il suo viso era deformato in un’espressione folle.
-Tsk, chiudi la bocca- Urlò l’animale facendo un balzo e mordendo una delle candide e chiare ali della creatura fatata.
La piccola fata era sovrastata dal corpo dell’animale infuriato, che non aveva ancora lasciato l’ala con le fauci.
-F-Fermati- Urlò.
Il lupo ghignò e, con un gesto lento e straziante, strappò l’arto membrato, il tutto accompagnato da un urlò di dolore, crudo e folle.
Il sangue schizzò sul muso del lupo nero, che chiuse un occhio come infastidito dalla cosa.
-la mia ala, la mia ala- urlava la fata, mentre si teneva la parte dove il sangue usciva a scatti, in modo abbondante.
-Che fai…Non parli più a sposposito-? Domandò il cane nero, sorridendo e ansimando.
-Me la pagherai….Me la pagherai molto cara…Andante, uccidetelo, fate in modo che si penta di essere venuto al mondo- Urlò ò la fata, con gli occhi ridotti ormai a due linee sottili.
-Davvero-? Sussurrò il lupo dall’oscuro manto, chinando la testa e facendo colare dalla sua bocca il sangue rimasto.
L’esercito di animali fece un balzo, obbiettivo: il lupo nero davanti a loro.
Il lieve rossore dei loro occhi si era fatto più marcato ed evidente.
-La cosa è alquanto bizzarra, perché non sono io quella che è voluta venire al mondo- Sorrise, sbarrando i suoi occhi.
Schivò tutti gli attacchi e uccise un paio di linci, una con una zampata e l’altra con un letale morso alla gola.
Il lupo ansimò.
“Shelia…Ti prego..Muoviti” Abbassò il capo e respirò affannosamente.
Aprii gli occhi, di scatto mentre correvo.
Sentii i lamenti del mio odio nella mia testa, come un allarme assordante.
“Qualcosa non va”? Domandai, nella mia testa.
“Non resisterò ancora per molto…Presto tornerò da te e la fata ti raggiungerà”
“Maledizione…Come possiamo fare”?
Strizzai gli occhi.
“Avremmo dovuto provare più spesso a separarci ed allungare i tempi” Pensai, tra me e me.
Shelia…Non riesco nemmeno…A muovermi ora”  mi sussurrò debolmente nella testa.
-Maledizione...Non può più schivare i suoi attacchi…- Pensai, frenando e sollevando la polvere del terreno.
-MALEDIZIONE- Ululai, in preda al nervoso.
Qualcosa accadde, non ero più nello stesso luogo.
-Ma che…-? Mi volai di scatto e vidi i lupi, i cani e i felini fissarmi ringhiando con la schiuma alla bocca. Mossi le pupille: La fata era per terra, contorta in una morsa di dolore e da una pozza di sangue scuro, il viso imperlato di sudore.
“Ho capito” Drizzai le orecchie.
Il lupo nero era disteso dove io ero poco prima, il fumo che componeva il suo corpo era disteso sull’erba, accarezzandone i fili morbidi.
Aveva il muso poggiato contro l’umido terriccio, aprì gli occhi cercando di scacciare la stanchezza.
Shelia….” Sussurrò sollevando di poco il muso.
Sorrisi, passandomi la lingua sul muso.
-Ma che diavolo? Dov’è finito il lupo nero-? Urlò la fata, tenendosi l’ala strappata.
Il suo viso era ormai qualcosa di orripilante: un misto di follia e rabbia, con un pizzico di preoccupazione.
-Merda,merda,merda,merda….Attaccate- Urlò, agitando le braccia nella mia direzione.
Gli animali saltarono, in un balzo avido di sangue caldo.
Con uno scatto, riuscii a ferirne mortalmente due, che caddero inermi al suolo.
Mi voltai ma un grosso cane dal colorito rossiccio mi morse al collo, sovrastandomi.
Mi agita con le zampe anteriori, cercando di farlo staccare dalla mia peluria che si stava imbrattando poco a poco di rosso scuro.
Gemetti di dolore e addentai l’orecchio del grande animale facendolo scostare.
Mi sollevai velocemente, scansando i graffi di una lince vicina.
Ringhiai, poi osservai l’occhio cremisi del cane…Non lo faceva di sua volontà, ma la pietà in quel momento significava morte.
-Mi dispiace- Sussurrai, afferrando la sua gola con le fauci e stringendo forte, sentendomi scricchiolare la mascella.
Il cane cadde a terra con la lingua che fuoriusciva dalla bocca nel tentato urlo finale.
Scotolai il pelo, sembravano non finire mai.
Toccò ad una lince e a un lupo di piccola stazza.
Riuscii ad abbattere entrambi, riportando le ferite procurate dal lupo.
Ansimavo.
-Per quanto devo andare avanti? Non riuscirò di certo a sconfiggerli tutti- Sussurrai, respirando affannosamente.
“Lei è troppo debole per tornare da me…Dannazione” pensai, immaginandomi il lupo nero svenuto sull’erba.
Le mie zampe anteriori cedettero e mi accascia un istante.
“No” Pensai, vedendo altri animali abbattersi su di me.
Qualcosa li fece urlare di dolore, il tutto seguito dal rumore del sangue che si riversava.
Ma sentii tutto da lontano…Come se non fossi stata più in quel posto.
-Ma che…-? Mi voltai, non vi era ombra della fata o dei suoi servi.
Sentii guaire, latrare e ululare dalla parte opposta.
-HO CAPITO-! Dissi, alzandomi a fatica.
-Era ora cavolo…Vedo cosa posso fare qui, se non riesco dammi il cambio- Mi disse una voce nella testa…Una voce che riconobbi perfettamente.
-Se siamo distanti…Possiamo scambiarci di posto- Dissi ad alta voce, come per convincermi.
Il lupo nero, intanto, stava continuando a diminuire il numero dell’esercito animale mordendo e graffiando.
Ansimava, ma qualcosa la faceva continuare a combattere.
-SHELIA-! Mi chiamò e io fui pronta.
Un attimo di concentrazione e mi ritrovai al suo posto, a bloccare la zampata di un grosso cane lupo con le fauci.
Il lupo nero si riposò sull’erba, lontano dal campo di battaglia.
 Continuai la sua opera, mordendo e latrando.
Cercai anche di afferrare la fata con i denti, ma era troppo veloce e non faceva altro che scappare e dare ordini, persa nel panico a causa dell’ala mutilata.
Cambiammo un altro paio di volte, finché non rimase solo il burattinaio.
Il lupo nero stava combattendo quando, sul campo di battaglia, rimase solo la fata sanguinante.
-Voi…Voi non potete battermi…Io sono…Io sono un guardiano- Disse, tirando fuori dal suo vestito dei coltelli d’ebano.
-Shelia….Tira fuori il razzo segnalatore- Mi disse la voce nella mia testa.
-Cosa? Vuoi chiamare May-san-? Domandai, ad alta voce, consapevole del fatto che mi avrebbe comunque sentito.
-No, voglio uccidere questa cosa- Disse, schivando le pugnalate di follia della creatura.
Obbedii e con le fauci tirai fuori dal mio pelo il razzo che avevo conservato.
“Ma così verranno a cercarci” Trasmessi il messaggio alla mia compagna.
-Il razzo non dovrebbe andare verso l’alto se segui le mie istruzioni…Ora, preparati ad accenderlo- Mi ordinò.
Sentivo la sua voce affaticarsi  e ansimare.
Mi misi nella posizione da cui provenivano i rumori e, dopo essere tornata umana mi accovacciai, sentendo  rumori farsi sempre più forti tra i cespugli di bacche.
Intravidi qualcosa in avvicinamento, ingoiai la saliva e rimasi con la gola secca per l’adrenalina.
Dal cespuglio, il lupo nero saltò, passando sopra di me con l’intento di superarmi.
-ORA-! Mi gridò,ancora in volo.
Staccai il tappino dal tubetto giallo…In quel momento, apparve la fata sporca di sangue.
Il razzo le andò a finire nella bocca aperta in un urlo di imprecazioni rivolte al lupo dallo scuro manto, trascinandola indietro.
Il razzo la trascinò indietro fino a che esplose, mischiando le scintille con il sangue della creatura.
Il segnale, divenne visibile anche da lontano.
Rimasi a osservare la scena per due o tre minuti, con il lupo nero seduto al mio fianco.
Entrambe eravamo insanguinate, ricoperte di morsi e tremanti.
Il lupo nero cadde a terra con un tonfo pesante, osservandomi stancamente.
-è stata una bella lotta- sussurrò, trasformandosi completamente in fumo ed avvolgendomi affinché il mio corpo potesse riassorbire il Nen.
Rimasi così e, in un attimo, avvertii tutte le ferite che l’odio aveva riportato nel mio corpo…Fui presa da una scarica di dolore, come una martellata negli organi interni.
Urlai, contorcendomi a terra.
Respiravo a fatica, stringendo i fili d’erba tra le dita.
Mi girai a pancia in giù, strisciando per qualche metro senza l’aiuto delle gambe, anch’esse mal ridotte.
-Dannazione…Gon, Killua….Io….Sto arrivan..- Mi accasciai a terra, con gli occhi semi chiusi, priva di sensi.
……………………………………………………………………………………………………………………………….
Il ragazzo dai capelli bianchi era in piedi, ricoperto di sangue sia al ventre che alla nuca.
I suoi occhi erano come quelli di un predatore notturno, osservava il piccolo pezzo di cielo visibile tra le chiome degli alberi secolari.
Non respirava a fatica, sembrava tutto piuttosto regolare, tranne l’enorme quantità di sangue sul suo corpo.
Piegò la testa e osservò la carcassa del Kirin.
Il cavallo era rivolto su un fianco, la sua testa non era più attaccata al corpo.
Le mani di Killua erano spettrali: Ricoperte da vistose vene pulsanti, leggermente ingrandite e con le unghie aguzzate come denti di lupo.
I suoi occhi non tremavano…Dopotutto per lui uccidere non era una novità.
Un lago di sangue ospitava la carcassa dell’animale.
-Anche se la tua velocità eguaglia quella di un Dio…- Sussurrò, facendo si che il sangue depositato sulla sua guancia riprendesse il percorso, finendo sul collo.
-Non serve a niente se non fai in tempo ad usarla- Si girò, sorridendo all’animale morto.
-Mi hai costretto a riaccendere l’interruttore dopo un po’ che non lo toccavo- Disse, osservando le sue mani tornare alla normalità.
Volse lo sguardo verso i due alberi poco distanti, notando con indifferenza che tra essi, vi era una bellissima lonza accucciata che osservava il piccolo con occhi di ghiaccio.
Si fissarono…Due sguardi freddi a confronto.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
Aprii lentamente gli occhi, toccandomi il busto, dove il doloroso morso di un cane pastore mi aveva dilaniato il petto.
Gemetti al contatto ma fui sorpresa nel sentire delle bende a fasciare la ferita.
Cercai di sollevarmi, ma era una gesto ancora troppo avventato. Il dolore era ovunque.
Sentii le bende in ogni parte del corpo: Dal ventre fino al collo, sulle gambe sugli avambracci.
Mi sollevai piano, per evitare nuovi dolori, poi mi tenni il petto dolorante, fissando le bende tingersi di rosso.
“Capisco…Devono aver visto il razzo segnalatore e uno di loro deve essere venuto a salvarmi” Pensai stiracchiandomi.
“Oh, cavolo” Mi sollevai di scatto, ricadendo per il dolore.
“Dannazione, spero proprio che sia May quella venuta a salvarmi” Pensai, mettendomi le mani sulle guance.
Non mi mossi da quella posizione…Ero comoda.
Sentii una lieve risata all’angolo della piccola grotta in cui mi trovavo.
-Ecco…Lo sapevo- Sussurrai, senza farmi sentire.
-Ti sei svegliata molto prima del previsto- Mi disse una voce penetrante.
Ogni dannata volta, mi metteva i brividi.
-Sapevo che saresti venuto tu…La mia fortuna lascia molto a desiderare ultimamente- Dissi, chiudendo gli occhi e sospirando.
Dall’angolo spuntò il mago dai capelli rossi, sorridendo.
Cercai di distrarlo nel miglior modo possibile…
-Ma almeno…Un guardiano è andato- Dissi, guardandomi i pugni e stringendoli.
Non mi rispose.
-Sarà meglio tornare da May ora- Dissi, alzandomi e tentando di camminare.
La mia caviglia cessò e rischiai di cadere se non fosse stato per un qualcosa che mi prese al volo.
-Non essere avventata…Dove credi di andare con quelle ferite-? Mi disse, senza però guardarmi in faccia.
Una vena pulsò sulla mia fronte, mentre le guance si arrossavano.
-No- Dissi ad alta voce, ricordandomi una cosa importante.
L’uomo mi fissò, senza lasciarmi andare.
-Gon, Killua…Hanno bisogno di aiuto- Dissi, allungando la mano verso l’uscita della caverna.
-Non preoccuparti…Quella donna è molto più potente di quanti credi. Ci avrà pensato lei a salvarli- Disse il mago.
-May-san-? Domandai, rimasi a riflettere.
-M-Ma….Loro non hanno lanciato il razzo segnalatore per quanto ne so…Perché è andata ad aiutarli-? Domandai, cercando di spostare la sua mano, appoggiata al mio ventre per sostenermi.
-Durante il tempo, abbiamo visto una cosa piuttosto impressionante- Rise.
-Una cosa….Impressionante-? Domandai.
-Si…Prima un flusso di Nen travolgente da una parte…Subito dopo, una forte luce blu da un’altra…May si è preoccupata e ha mandato dei soccorsi in quelle due direzioni con l’ordine di intervenire se fosse andato storto qualcosa- Disse, aiutandomi ad alzarmi.
-Ad ogni modo…- Sussurrò.
Mi voltai verso di lui.
-La tua lotta è stata davvero impressionante…Però non dovresti rischiare così tanto- Mi disse, guardandomi malizioso.
Lo fissai, lanciandogli un’occhiataccia.
Mi fissai il braccio.
-Non avevo scelta, e non c’è tempo di pensare al rischio….Si agisce e basta- Sorrisi.
-quanti giorno  mancano prima della fine della quarantena? Non mi ricordo nemmeno da quanti giorni siamo in ballo- Dissi, tenendomi la testa.
-Mancano 35 giorni…- Rispose, guardando in alto.
-Capisco…..As…Aspetta- All’improvviso divenni rossa, rossissima.
Lo indicai, con l’indice tremolante.
-T-Tu….Non sarai mica stato tu a mettermi le bende…Vero-? Domandai, imbarazzata.
Mi guardò serio, per poi sorridere paurosamente.
-Non c’e trucco, non c’è inganno- Sussurrò, portandosi un dito alle labbra.
-E-EEEEh-? Chiesi rossissima, toccandomi nei punti delle bende….Tutto il corpo.
-Ho messo io le bende su tutto il tuo grazioso corpo- Disse, ridendo lievemente, mostrando quei suoi occhi dorati minacciosi.
Non avevo ancora smesso di tremare, cercai di ricompormi.
-C-Comunque sia…Sarà meglio anda….Ghyaaa- Urlai, tappandomi le orecchie.
Un rombo di tuono aveva preso il mio cuore impreparato, mi aveva fatta sobbalzare e rannicchiare nell’angolo.
Avevo gli occhi strizzati e percepii l’odore umido della pioggia.
“U-Un temporale” Pensai, stringendomi ancora di più le gambe al petto.
Sentii Hisoka ridere, avvicinarsi.
Mi sollevai, offesa.
-N-non c’è niente da ridere, ho sempre avuto una certe paura per i temporali…Non sono ma riuscita a prevederli come faceva il mio branco- Dissi, voltando la testa da un’altra parte, evitando lo sguardo dell’uomo.
-Piccola…Davvero sei così indifesa-? Mi sentii domandare all’orecchio, sobbalzai.
-Non ti ci mettere anche tu- Urlai, scansandomi.
Un altro tuono, un atro spavento.
Mi tappai le orecchie di nuovo.
Mi sentii la guancia tirare e aprii gli occhi ambrati.
-Ma che…- Dissi.
-Bungy gum- Sorrise lui, tendendo l’indice.
Mi tirò con forza bruta facendomi finire tra le sue possenti braccia, che mi intrappolarono senza indugiare.
-L-lasciami andare tu- Dissi, dimenandomi.
-I cacciatori non liberano le prede una volta catturate- Si leccò le labbra.
-Io…Io non sono una tua preda- Dissi, cercando di sporgermi avanti, in cerca di frescura.
-Questo lo vedremo, piccola- Disse lui, strattonandomi e sistemando il mio corpo in modo da guardarlo negli occhi. Aveva fatto attorcigliare le mie gambe intorno alla sua vita, le mie mani sulle sue spalle.
-Lasciami andare- Dissi scandendo le parole.
Mi sorrise e avvicinò le labbra al mio collo.
Sentii i brividi.
-N-No- Sussurrai, tremando e ricordando tutte quelle strane emozioni che avevo provato quando c’era lui.
A volte era preso dalla foga sovrumana, dalla follia, dall’eccitazione.
Appoggiò le calde labbra sul mio collo, ma a differenza dell’ultima volta, non sentii una violenza celata, o una prigionia pesante.
Un altro tuono, nessuno spavento.
Si staccò e si leccò le labbra, come per un assaggio.
-Visto? Non ti sei spaventata con l’ultimo tuono- Mi sorrise, spingendo la mia testa contro al suo petto.
Non risposi…Era dannatamente vero.
-Domani andremo da May-san- Sussurrai, abbassando ancora di più lo sguardo nei suoi vestiti, imbarazzata.
-Certo,certo- Rispose, sempre con quel sorriso sulle labbra.
Non avrei comunque potuto liberarmi a causa del Bungy gum e delle sue braccia.
Ero rossissima, ma il temporale non mi spaventò per il resto della nottata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Rendersi x conto x dei propri limiti ***


Quando mi risvegliai, vidi May seduta su un sasso, con il viso chinato e gli occhi oscurati dalla sua folta chioma di capelli.
Mi misi subito in piedi ed impallidii.
-Gon…- Sussurrai.
Il ragazzino era steso per terra con una coperta, era pieno di ustioni e gli occhi si agitavano da sotto le palpebre a causa del dolore.
May si strinse le mani, si morse il labbro inferiore a sangue.
Mi voltai.
-Killua…- Sussurrai, con la voce ancora più tremante.
Il ragazzo dai capelli albini giaceva distante da Gon, era pieno di fasciature e il sangue le macchiava espandendosi lentamente.
Una lacrima solcò il mio viso, finendo sull’umido terriccio.
I suoi occhi non mostravano dolore, nemmeno sofferenza…Sembrava che stesse dormendo.
Dietro di May c’erano le due lonze, sedute mentre facevano ondeggiare le loro folte code.
May sollevò lo sguardo.
-Capito ora-? Domandò, con un filo di voce.
-uh-? Mi girai verso di lei.
-La vita non sarà sempre gentile con voi…Non vi permetterà di sopravvivere fino a tal punto- Sussurrò.
La guardai.
-Gon e Killua…Hanno scelto di non sparare il segnale di avvertimento- Sussurrò.
Strinsi i pugni.
-Hanno sconfitto i loro avversari…Ma ne pagheranno le conseguenze- A quella frase, aprii gli occhi, spaventata.
-Gon ha ricevuto parecchi danni, le bruciature sono gravi. Killua, è messo male anche lui: Il colpo al ventre ha rischiato di bucargli lo stomaco e le ferite che ha ricevuto sulla nuca gli hanno fatto perdere molto sangue.
Sono messi male e per guarire del tutto…Impiegheranno si e no….Una trentina di giorni- Disse, sollevando lo sguardo.
-Una….trentina? Ma così ci rimarrebbero solamente 5 giorni per salvare Daiki- Dissi.
-Tsk…I tuoi amici sono a un passo dalla morte e tu vorresti rischiare la vita per salvare Daiki? Capisco che un tempo possa essere stato tuo amico, ma non credi di dover accettare il fatto che adesso Daiki sia un nemico-? Mi chiese urlando. Era molto nervosa.
-C-Cosa stai dicendo? Mi stai dicendo di dover abbandonare Daiki? Non lo farò mai- Dissi, ribattendo.
-Gon e Killua non possono continuare ad allenarsi, e io devo impegnarmi a curarli…Cos’hai intenzione di fare? Lasciare tutto e andare a salvare Daiki da sola? Non potrai torcere nemmeno un capello al più debole del Ragno- Mi disse, con una vena pulsante sulla fronte.
-tsk…-
-Il tuo compito adesso è stare vicina agli amici che contano davvero…Quelli che ti sono sempre stati accanto e che in questo momento hanno bisogno del tuo supporto- Mi disse, avvicinandosi…Forse si era calmata un po’.
-Anche Daiki è un mio carissimo amico…Non posso rinunciare a lui solo per un suo attimo di debolezza. Ho fatto una promessa, ho promesso a Daiki che…- Mi sentii afferrata alle spalle e scossa violentemente.
Vidi solo il viso di May, contornato da occhi lucidi, due pozze liquide di tristezza e disapprovazione.
-NON è POSSIBILE SALVARE TUTTI IN QUESTO MONDO-! Mi urlò.
Spalancai gli occhi, guardandola intensamente.
-Per quanto ci possa fare schifo, la morte regnerà per sempre su questo mondo popolato da ipocriti- Mi disse, stringendomi le spalle.
“No…Fermati” I miei occhi erano persi nel vuoto.
-Non ti sto dicendo di abbandonare Daiki…Ti sto chiedendo di fare la cosa giusta per quei due ragazzini- Mi disse, assumendo uno sguardo triste.
-Ho capito- Dissi prontamente.
-Hai…Capito-? Mi chiese, confusa.
-Affronterò da sola il ragno….E riporterò Daiki a casa- Dissi, decisa.
La bocca di May rimase socchiusa….Chissà cos’avrebbe realmente voluto dirmi.
“Stai vacillando…Stai vacillando tra il voler salvare Daiki e il non voler mettere in pericolo Gon e Killua” Pensò la donna, chiudendo le rosee labbra in un’espressione vuota.
Continuai a fissarla in attesa di una risposta.
-Non sarei la tua maestra se ti impedissi di andare a salvare un amico…Ma non ti negherò il mio disappunto…Non dovresti andare- Disse, la sua faccia non subì più cambiamenti dalla mia decisione.
-Gon e Killua potranno guarire…E io andrò a salvare…-
-VUOI SAPERE…-
Assottigliai gli occhi, infastidita dall’interruzione.
-Vuoi sapere perché vi ho fatto incontrare con i guardiani-? Mi chiese, semplicemente.
-Dove vuoi arrivare, May-san-? Chiesi, con massima naturalezza.
-Come avreste reagito se vi avessi detto che Daiki…Era insalvabile fin dall’inizio-? Mi chiese.
-Cosa-?
-Esatto…Io conosco bene sia la famiglia di esorcisti che il ragno...Non avete possibilità di vittoria- Disse, fredda come il ghiaccio.
-L’unico modo per farvelo capire era mettervi di fronte alla realtà…Sono sicura che anche Gon e Killua la penseranno come me-.
-Che diavolo stai dicendo-? Domandai, irritata.
-RIFLETTI! Credi davvero di riuscire a battere il ragno da sola? Non avevate possibilità in tre, cosa ti fa pensare di poterli battere tutti? Adesso sono sotto i servigi degli esorcisti, si intrometteranno anche loro se qualcosa andasse storto ai loro clienti- Mi disse, tirandomi per il collo della maglia.
-I-IO…- Cercai di rispondere, ma non venne nulla fuori dalle mie labbra.
-Tu cosa-? Mi chiese, urlandomi e scuotendomi ancora.
Dai miei occhi uscirono copiose lacrime cristalline.
-Io…Non so cosa fare- Sussurrai, osservandola negli occhi.
Mi lasciò, facendomi accasciare a terra.
-M-May-san….Tu ed Hisoka siete forti…Perché? Perché non li combattete voi-? Chiesi con un filo di voce, ormai persa nella disperazione.
Si abbassò, posandomi una mano sulla testa.
-Questa non è la battaglia di Hisoka…E, mi dispiace dirlo, non è nemmeno la mia…Non posso sprecare la mia vita…-
In quella frase, colsi un messaggio misterioso, velato e nascosto che però, non riuscii ad afferrare. Le Lonze, che per tutto il tempo erano rimaste dietro di lei, si alzarono elegantemente e divennero fumo, risucchiato poco alla vola dal suo bastone.
-C’è ancora una cosa che devo fare- Disse, chiudendo gli occhi.
-Quindi…è finita? Mi sono allenata duramente per niente-? Domandai, senza smettere di far sgorgare lacrime dai miei occhi stanchi. May rattristò lo sguardo.
-Mi dispiace…Utlizza quel potere per proteggere le persone a te care- Disse, potandosi una ciocca di capelli dietro alla schiena.
-E ricorda…Anche un attimo di deolezza, può portarti alla morte - Mi disse, assottigliando lo sguardo.
“Finito…è tutto finito…Per cosa sono diventata più forte? Per cosa ho rischiato la vita? Daiki morirà e io non ho mantenuto la promessa”
Era ancora in ginocchio.
-May-san- sussurrai, con il viso bagnato.
Si girò, squadrandomi.
-Tu…Non hai…Non hai mai creduto….Che noi…Avremmo potuto…Salvare Daiki-? Chiesi, singhiozzando, ma rimanendo seria.
Sorrise.
-Se devo dire la verità…Ci ho creduto-
-Eh-? Chiesi, convinta di ricevere una risposta completamente diversa.
-Fin dal primo momento che ti ho vista, da quando mi hai parlato sul ramo di quell’albero sull’isola balena, da quando hai combattuto l’ira sotto forma di rinoceronte…Da quando ho sentito di quanto tu tenessi a Daiki e di quanto fosse forte il tuo desiderio di salvarlo…Si…Ci ho creduto, ci ho creduto eccome- Disse, sorridendo.
-May-san- Sussurrai, chiudendo gli occhi e cadendo di nuovo in balia dei singhiozzi.
-Ma sono stati i fatti a convincermi del contrario…Siete solo dei bambini- Disse, mettendosi il bastone in spalla.
I miei occhi si spensero.
-Dovresti riposare anche tu…Anche se sei stata la più fortunata, le tue ferite non sono da sottovalutare. Hai anche un’infezione in corso di cura- Mi disse.
-Capisco- Risposi, lentamente.
Sentii dei passi nell’erba dietro di me…qualcuno si fermò a fissarmi.
Mi voltai con gli occhi pieni di lacrime.
-Shelia? Sei proprio tu, Shelia-? Mi urlò una voce.
Prima mi appariva come lontana, ma poi riaprii gli occhi, scossi la testa.
-Tu….-? Sussurrai.
Capelli biondi, iridi grigie e un vestito blu sopra una tuta bianca.
Vidi il suo volto rimanere pietrificato alla vista di Gon e Killua feriti.
May alzò lo sguardo.
-K-Ku….- Mormorai.
-Cos’è successo qui? Ohi, senti-? Mi chiamò.
-Kurapika-? Chiesi, a bassa voce.
……………………………………………………………………………………………………………………………….
-Accidenti mi sto annoiando- Disse Nobunaga, mentre si grattava la nuca.
-Sei rumoroso, tappati la bocca- Lo zittì Machi mentre giocava a carte con Shalnax e Shizuko.
-Sono passati solo cinque giorni dal trattamento del capo, ne mancano ancora parecchi…Credo che dovrai annoiarti in silenzio- Rise Shalnax, mentre rimescolava le carte da gioco.
-Ad ogni modo, avete visto Feitan? Si  è allontanato da un po’ e non se ne vede ancora l’ombra- Disse Shizuko, distribuendo le carte ai presenti, tranne Nobunaga che aveva fatto cenno con la mano di non voler partecipare al gioco.
-Non lo so, è andato con Phinx in giro- Rispose Machi.
-ah eccovi eccovi… Vi ho trovati- Disse, lo strano ragazzo albino che li aveva accolti con  il Kirin la prima volta.
-Ah? Sei tu…Non dovresti essere ad esorcizzare il capo-? Chiese Nobunaga, indicando la direzione de luogo con il pollice.
-Tranquilli, tutto procede benissimo…Sono venuto a chiedervi un favore- Disse.
Era davvero strano: La sua aria innocente non nascondeva del tutto qualcosa di sinistro in lui.
-Dimmi pure…Sono talmente annoiato che farei qualsiasi cosa- Disse Il samurai, raccogliendo la Katana e sbadigliando.
Appena si riprese dallo sbadiglio, afferrò al volo qualcosa.
-Attento moccioso-! Disse, tenendo saldamente l’oggetto in mano.
-Ahahah scusa scusa…ma devo tornare subito dal vostro capo, suoneresti quello lontano da qui-? Disse, molto sbrigtivo.
-Che diavolo è-? Disse lui, rigirandosi quella strana ocarina tra le mani.
-Sembrerebbe un’ocarina antica- Disse Shalnax avvicinandosi con aria interrogativa.
-E perché mai dovrei suonare questo coso-? Urlò al ragazza in corsa.
-Perché ci sono degli intrusi nelle vicinanze e visto che al momento nella famiglia ci sono solo io non posso fare due cose contemporaneamente- Disse lui, urlando e continuando a sorridere.
-Intrusi-? Si chiese Machi.
-Si, penso che siano gli stessi bamibni di York Shin City…Forse anche il bastardo con la catena- Disse Shizuko appoggiandosi un dito sulle labbra, pensierosa.
-E cosa dovrebbe fare-? Chiese di nuovo Nobunaga.
-è l’unico modo di svegliare il guardiano più fidato che abbiamo…Ci penserà lui a massacrarli- Disse, per poi sparire tra gli alberi.
-ultimo guardiano-? Chiese Machi.
-Evidentemente gli altri sono morti- Dal ramo di un albero vicino, una voce acuta e femminile raggiunse gli altri componenti.
-Ah Feary, non è che per caso hai visto Feitan e Phinks da lassù- Chiese Franklin, posandosi una mano sulla fronte per ripararsi dal sole mentre guardava in alto.
-No, però vedo Daiki e Kalluto tornare indietro in questo momento- Disse, ridendo.
-Nobunaga-? Chiese Shalnax, vedendolo nervoso.
Il samurai scoppiò a ridere.
Machi e Shizuko si guardarono.
-Non crederanno che uno stupido guardiano rubi le nostre prede? Abbiamo iniziato una lotta con loro e noi la finiremo…Il Ragno finisce sempre ciò che inizia- Disse, stringendo l’ocarina tra le mani.
-Bhè, infondo la penso anche io così- Disse machi, pescando una carta.
-Uccidere quei bastardi sarà la prima cosa che faremo quando il capo sarà tornato quello di prima-  Rise, legandosi i lunghi capelli corvini in una coda.
-Accidenti…Ho perso di nuovo- Rise Salnax, posando le carte a terra.
-Shizuko è imbattibile- Disse Machi, imitando i movimenti del compagno.
-Che ne dite di un’altra partita-? Chiese la vincitrice, sistemandosi gli occhiali.


 
-Angolo Autrice-
Salve a tutti, sono tornata con questo capitolo...Strano forse? Mi spiace dirlo ma stiamo arrivando alla fine anche della seconda serie...Mi si riempe il cuore diu tristezza pensavo non finisse mai T.T...Comunque fatemi sapere se vi piace la storia (Come sempre) e lasciatemi un commento alla prossima un bacione a tutti <3
-Shinigami di fiori-
 
 
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Capitolo 20
*** Decisione x assoluta ***


-K-Kurapika-? Sussurrai, con le lacrime agli occhi.
-Shelia? Cos’è successo? Ohi…Rispondimi- Disse, afferrandomi le spalle e strattonandomi.
May sembrò rizzare i capelli avvolti nella folta coda.
-E questo chi è-? Domandò, impugnando il bastone nelle sue mani.
-No May-san…è un amico mio e dei ragazzi- Dissi,  gesticolando.
-Capisco…- Disse la ragazza, leggermente più calma.
-Rispondimi Shelia…Cos’è successo qui? Perché Gon e Killua sono ridoti in questo stato-? Mi domandò.
Le sue iridi cominciarono a tingersi di rosso, tipica reazione del clan Kuruta, a cui appartiene.
Feci un respiro profondo…Raccontai ogni cosa accaduta fino ad allora.
Ci sistemammo sui tronchi caduti, accanto ai due ragazzine che, ogni tanto, sembravano faticare a respirare.
-Capisco…è tutto chiaro- Disse, assumendo un sorriso tranquillo.
-Sono felice che Gon e Killua siano al sicuro ora- Disse, sempre con un sorriso amaro sulle labbra, gli occhi coperti dai biondi capelli luccicanti.
Avevo lo sguardo basso, stringevo il vestito tra le mani.
-Avete detto di aver sconfitto tre dei quattro guardiani? È fantastico…Siete diventati molto forti e…Anche se è crudele da dire…Mi avete risparmiato della fatica- Disse, sollevando lo sguardo.
-Che intendi dire-? Domandò May, irritata.
Qualcosa di Kurapika la infastidiva…
-Ho intenzione di uccidere il capo della brigata in questi giorni che ci restano…In questi 30 giorni restanti- Disse, quasi sussurrando.
-Uccidere il capo della brigata-? Domandò la ragazza.
-Si…Devo vendicare la morte dei miei compagni e, quando l’avrò fatto, mi riprenderò tutti gli occhi della mia gente che sono stati venduti come oggetti preziosi…è questo il motivo per cui sono diventato un Hunter- Disse, allungando il braccio e aprendo il pugno in una mano aperta, distanziando le dita.
Delle catene partirono dalla metà di ogni dito, attorcigliandosi intorno alla mano, ricadendo sulle braccia.
“Che strabiliante tecnica…Seppur usata per lo scopo di vendetta“ Pensò May.
-Ho scelto un potere efficace contro la brigata, esclusivamente per battere i suoi membri- Disse, osservando la catenina pendere dal suo braccio, concludendosi con una piccola pallia di metallo.
-Incredibile- Dissi, stupefatta.
-Credevo di aver scovato una coppia di occhi dei miei compagni, ma poi si sono rivelati dei copioni…Per questo sono arrivato solo adesso…Inoltre…- Disse, fermandosi e lascinado la farse in sospeso.
-Shelia...Dobbiamo ancora mantenere quella promessa ricordi-? Mi domandò, facendo tornare i suoi occhi grigi come un mare in tempesta.
May mi lanciò un’occhiata.
-Quindi Daiki ha detto di essersi unito al Ragno di sua spontanea volontà eh-?
Cercai di distaccarmi dalla domanda precedente, non volevo rispondere dato che non ne ero certa.
-Già…Sembra essersi trasformato- Dissi tristemente.
Gli occhi di May erano incollati al mio corpo e si assottigliavano ogni volta che cercavo di distanziarmi dalla domanda.
-Ma devi sapere…Che non è facile venir abbandonati dalla persona a cui si tiene di più- Dissi, sorridendo.
-Intendi quando Kuroro ignorò completamente la disperazione di Daiki-? Mi chiese il biondo.
Annuii.
Il Kuruta mi guardò…
-Penso che…La debolezza di Daiki fosse davvero uno scorcio…Una piccola buca in cui credeva di non poter mai più ricadere- Mi portai un pugno al petto.
“Shelia….” Pensò May.
-Voi…Non lo avete visto quando era nella gabbia diretto alla torre celeste con me…Non aveva paura di nulla, fece di tutto pur di conquistare la mia fiducia e permettermi di stare calma…Ha fatto di tutto perché io potessi rimanere al sicuro-
Mi fissarono, intenti a capire dove volessi andare a parare.
-Era davvero un lupo…Orgoglioso, coraggioso e forte…Però…- Il mio sorriso svanì.
-Quando si è ritrovato Kuroro davanti, il suo spirito è vacillato e ha perso il controllo. Aveva dedicato tutta la sua vita per ritrovare quell’uomo…Era pronto a tornare al suo fianco…Era pronto per quello- strinsi le mani a pugno.
Fissai Kurapika.
-In tutto questo tempo, si è meritato una seconda chance per me- Sorrisi.
Sollevai lo sguardo.
-Kurapika…Sono con te-! Dissi.
-SHELIA, credevo di averti detto che…-
-MAY-SAN-! Lo urlai talmente forte da far scappare via dei corvi grigi dagli alti alberi. Respirai in modo affannato.
Il silenzio si insidiò.
May rimase ad osservarmi, stupita.
-Davvero non riesci a capire? Perché credi che gli unici a soffrire siamo noi-? Domandai, guardandola negli occhi.
Mi fissò, riacquistando la calma.
-Se noi siamo feriti esternamente, lui lo è interiormente…Quello che farà più fatica a tornare normale…è proprio Daiki- Urlai le ultime parole con violenza, volevo che capisse.
-Sono sicura che anche Gon e Killua la pensino così, sono affezionati a Daiki quanto me…Non lo lascerebbero mai morire- Dissi.
La donna continuava a fissarmi, in silenzio.
-Hai detto che non abbiamo speranze contro il ragno vero? Adesso, con Kurapika, possiamo fare qualcosa non credi? Se c’è anche solo una piccola possibilità di riuscirci, io non la lacerò volare via…Daiki…..Daiki è un mio carissimo amico- Urlai, le guance tinte di rosso per lo sfogo.
Silenzio di nuovo.
Una risatina uscì dalle mie labbra.
-Davvero…Come ho anche  solo potuto prendere in considerazione l’idea di abbandonarlo? Dannazione,  avevi ragione, May-san…La debolezza, per quanto piccola sia può davvero portarti alla morte- Sorrisi.
Ci fissammo in silenzio.
-Questa è la tua decisione-? Mi chiese semplicemente.
-Esatto- Risposi.
-Capisco…Allora buona fortuna…Io rimarò qui finché loro non si saranno ripresi, spero tu possa riuscire nel tuo intento- Mi disse, chiudendo gli occhi.
Mi voltai verso Kurapika, lo fissai.
-C’è ancora un guardiano in giro per la foresta…- Dissi.
-Lo so- Mi rispose.
-Cosa intendi fare-? Chiesi.
-Se verrà da noi, non possiamo fare altro che ucciderlo…E poi andremo a massacrare il capo della brigata- Disse, chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e rivelare il loro intenso colore scarlatto…Il colore più bello delle più belle rose in fiore.
-Prima domanderò a Kuroro perché ha voluto abbandonare Daiki- Abbassai lo sguardo.
-E dopo…- Continuò Kurapika.
Sollevammo lo sguardo insieme: Occhi scarlatti misti a bianco pelo splendente, catene tintinnanti che riecheggiavano tra loro misti a denti affilati dentro fauci spalancate….Se qualcuno avesse tinto di rosso quel moemento…Avrebbe raffigurato il momento della nostra vendetta.
-Shelia…Stai crescendo…Ma ti stai anche trasformando- Sussurrò May, senza essere sentita, mentre ci dava le spalle e tornava dai ragazzini feriti.
-Addio, May-san…Grazie di tutto…Prenditi cura di Gon e Killua- Dissi, voltandomi e fissandola con i miei occhi ambrati. Feci ondeggiare la coda, rizzai le orecchie, annusai l’aria…Volevo sentire la sua risposta.
-A presto Shelia…Lasciali pure nelle mie mani…Buona fortuna a tutti e due- Disse, sollevando lo sguardo.
Cominciammo a correre, dopo un ultimo sguardo alla mia maestra.
Il biondo uguagliava la mia corsa, entrambi con gli occhi puntati verso la nostra meta…Dalla brigata fantasma.
Vendetta…Era questo che innervosiva May.
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Accidenti, non mi hanno dato retta…Certo che quelli del Ragno sono proprio strani- Disse l’esorcista albino, piegandosi e raccogliendo l’ocarina che Nobunaga aveva gettato via.
-Davvero…Pure essendo da solo devo fare commissioni ovunque- Disse, piuttosto seccato.
Appoggiò le pallide labbra sul freddo boccuccio dello strumento…Soffiò delicatamente, producendo un suono soave e rilassante.
Il suono ricoprì tutta la foresta, facendo rimanere gli animali sull’attenti.
Il ragazzo sentì dei movimenti tra i cespugli alle sue spalle e smise di suonare.
-Era ora…Eri solita arrivare alle prime sei note- Disse, sorridendo.
-Sono spiacente- Una voce sicura, femminile ma rigida.
-Ci sono degli intrusi nella foresta e tutti gli altri guardiani sono morti…Dovrò chiedere a papà di trovarne di nuovi…Sei rimasta solo tu e io sono occupato con un cliente- Disse, guardandosi le unghie.
-Capisco…me ne occuperò immediatamente- Rispose prontamente la figura nell’ombra, in ginocchio e con la testa bassa.
Il ragazzo sorrise, dando le spalle al misterioso guardiano.
-Sai..Pensavo di dire a papà di rendere guardiani alcuni membri del tuo branco- Disse, assottigliando lo sguardo e ghignando.
-Al contrario di lei, suo padre è un uomo d’onore e rispetterà il patto che ci siamo imposti- Disse la figura.
-Tsk- Rispose il ragazzo.
-Se non le dispiace, vado- Disse la figura slanciata, sparendo in men che non si dica.
Il ragazzo rimase fermo, si coprì il viso con una mano e scoppiò in un’agghiacciante risata.
-Ehi Blue, Abbassa la cresta…Sono pur sempre suo figlio- Disse, non curandosi del tono di voce.
Ricominciò a ridere, incamminandosi verso il suo cliente.
………………………………………………………………………………………………………………………………
May, seduta sul ceppo di un tronco marcio, rifletteva.
-Davvero…Come ho anche  solo potuto prendere in considerazione l’idea di abbandonarlo? Dannazione, avevi ragione, May-san…La debolezza, per quanto piccola sia può davvero portarti alla morte-
-Shelia…- Sussurrò, fissando i ragazzini respirare in modo irregolare.
-Allora…Come stanno-? Una voce penetrante arrivò alle spalle della ragazza che, seppure non lo avesse dato a vedere, sobbalzò mentalmente.
-Male…Toccali e sei morto- Disse, rivolta al mago.
-Che paura, che paura- Disse, avvicinandosi alla donna e portandosi una mano al fianco.
-Quindi Shelia-chan ha preso una decisione eh-? Domandò, notando chiaramente la preoccupazione della giovane.
-Mi odierò per questo…Ma ti prego- Sussurrò la ragazza, stringendosi le mani fino a conficcare le unghie della chiara pelle.
-Il prestigiatore si interessò, i suoi occhi luccicarono come pepite d’oro.
-Io devo rimanere qui a curare Gon e Killua…Ti prego- Una goccia di sangue corse lungo le sue dita.
Sollevò i suoi occhi scuri al viso pallido del mago.
-Veglia su di lei- Sussurrò.
-Andiamo…Sai bene che posso trovare quella bimba ovunque vada- Rise, leccandosi le labbra.
 
 
 

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Capitolo 21
*** blu x rosso x giallo ambrato ***


I vestiti blu scuro, gli stivali alti fino al ginocchio del medesimo colore i capelli corti ma folti che le ricadevano sul collo, gli occhi celesti e brillanti, la pelle leggermente più scura e una sciarpa rossa che rompeva l’effetto oceano…Questa era Blue.
Gli abiti erano composi da una giacca blu scura con alcuni bottoni dorati, una gonna stretta e a vita alta blu e delle calze lunghe nere che ospitavano gli stivali alti fino al ginocchio.
Correva veloce, saltava con maestria…Blue era molto forte.
La potenza di Blue era elegante come lei, maestosa e a tratti persino bizzarra.
Sapeva usare il Nen, ed aveva incentrato il suo potere su quello che adorava di più.
I colori.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Da che parte-?  Chiese Kurapika mentre correvamo, i suoi cremisi risplendevano.
-Non seno l’odore di Kuroro…Questo è molto strano- Dissi, correndo e rispondendo affannosamente.
-Non senti nemmeno l’odore degli altri componenti della brigata-? Chiese, continuando a correre.
I suoi lunghi abiti danzavano con il vento.
-No…E questo è ancora più strano- Risposi, con un ringhio soffocato.
-Allora perché stiamo correndo? Non dovremmo risparmiare le energie per le prossime battaglie-? Mi chiese, alzando la voce.
Sollevai il labbro superiore, aprendo leggermente la bocca.
-Voglio risolvere il tutto il più velocemente possibile- Risposi tutta d’un fiato.
-…Ti stai riferendo a Gon e killua vero-? Mi domandò chiudendo gli occhi, sereno.
-Cosa intendi-? Domandai, piegando leggermente la testa e drizzando le orecchie per udire ogni sua parola.
-Ti senti in colpa per aver lasciato Gon e Killua in quella situazione…- rispose.
-Nessuno- Mi bloccai.
Il biondo mi guardò, tornando serio.
-Nessuno morirà più…Nessun’altro proverà dolore…Questo è quello che ho deciso. Nessuno dovrà toccare i miei amici- Risposi.
Kurapika rise, chiudendo gli occhi e riaprendoli, rivelandoli di un grigio intenso come un mare in tempesta.
-Gon e killua…Sono sicuro che loro avevano previsto tutto questo…Loro sono ancora con te- Disse, alzando il suo sguardo ancora ingrigito.
Mi sentii sollevata…
-salverò Daiki anche da parte loro- Dissi, spingendo più a fondo la zampa artigliata per darmi maggiore spinta.
Corremmo fianco a fianco finché un rumore attirò la mia attenzione, mi fermai e drizzai le orecchie, rigirandole e guardandomi intorno.
-Che succede-? Mi chiese Kurapika fermandosi.
-Mi è sembrato di aver udito un rumore- Risposi, muovendo la coda ad ogni passo, fiutando nell’aria anche la più piccola delle tracce residue.
-C’è qualcuno- Sussurrai, ringhiando.
Kurapika aprì di colpo la mano, che non tardò ad ornarsi di una catena chiara e luccicante, che si attorcigliava ad ogni dito per mezzo di un anello d’acciaio.
Sollevai la testa verso i rami di una grande quercia secolare.
La vidi, riuscì a vedere una giovane dagli abiti blu.
-Chi è la-? Domandai, ringhiando e rizzando il pelo sulla schiena.
Il suo viso era serio, non potevo stabilirne l’età a causa dell’ombra.
Blue non era giovanissima, ma nemmeno una signora a tutti gli affetti.
Il suo viso, comunque, risplendeva come quello di una ragazza.
-Vedi qualcuno-? Mi chiese Kurapika, portandosi la catena davanti al viso.
-c’è qualcuno su quell’albero- Dissi, avvicinandomi al tronco robusto e scuro.
Le sue labbra, coperte dalla penombra, sembravano per pronunciare qualcosa.
-Intrusi- Disse semplicemente, seria ed impassibile.
Ci mettemmo entrambi in guardia, con un unico pensiero in mente.
-La quarta guardiana- sussurrammo.
I miei denti ringhiavano e si scontravano tra loro, la lingua passava sopra quell’avorio naturale.
-Sono gli ordini del Signorino…Devo uccidervi o chiedervi di andarvene- Disse, seria e distaccata.
-Signorino? E chi diavolo sarebbe-? Domandai, cercando di provocarla, ma non era una cosa che mi riusciva bene.
-Non vi interessa sapere altro- Ripose in tutta tranquillità.
-Allora calciaci fuori dalla foresta con la forza- Risposi irritata, mentre un’aura avvolgeva il mio corpo candido.
La donna chiuse gli occhi, sospirando.
-Come desiderate- Disse semplicemente.
Con un movimento aggraziato si lasciò cadere dal ramo del grande albero.
Cadde in piedi, poco distante da noi.
-Allora lasciate che vi massacri con un gioco- Disse.
La sua espressione era troppo seria per le parole che stavano uscendo dalle sue labbra.
-Un gioco-? Cheise Kurapika.
-un gioco molto semplice- Disse la donna, portandosi le mani ai fianchi.
Kurapika socchiuse gli occhi, sospettoso.
-Conoscete le regole del gioco chiamato “Strega comanda color”?- Chiese, sollevano le mani verso di noi.
-Strega…comanda colore-? Domandai, la cosa cominciava a puzzare di imbroglio.
-è un gioco molto comune nei bambini- Disse Kurapika, attirando la mia intenzione.
Lo osservai incitandolo a continuare.
-è un gioco di gruppo in cui una persona riamane in un punto fisso e sceglie il colore che gli altri concorrenti dovranno trovare e toccare nell’ambiente circostante- Mi disse.
-Un gioco originale direi- arricciai il naso.
-Il tempo per cercare il colore di solito è stabilito dalla persona che lo sceglie…E chi non lo trova in tempo viene eliminato- Disse Kurapika, soffermandosi sulle ultime parole.
-Se usato in un contesto come questo, questo gioco può suonare pauroso- dissi, muovendo la coda nervosa.
-Allora, ci state-? Ci chiese.
Guardai Kurapika per cercare una risposta.
Non mi guardò nemmeno.
-Non abbiamo scelta, solo giocando a questo gioco potremmo liberarci di lei probabilmente- Disse il biondo.
-E il gioco quando finisce-? Chiesi.
-Teoricamente i colori da trovare sono 20…Ma non ne sarei tanto sicuro- Disse, portandosi una mano tintinnante di acciaio sotto al mento.
-Accettiamo- dissimo, dopo qualche minuto di riflessione.
-Molto bene- Chiuse gli occhi e unì le mani come usato per le preghiere.
Poi le separò lentamente e, a congiungerle c’era solo una sorta di fuocherello blu luminoso.
Quella strana sostanza si staccò dai palmi della donna, posizionandosi al suo fianco.
In tutto rimasero quattro fiamme blu.
-Iniziamo il gioco- Disse lei, posandosi un dito sotto al mento.
-Strega comanda colore…- Sussurrò.
Ci mettemmo in posizione di scatto, pronti a cercare il colore prestabilito.
Le sue labbra si piegarono nel suo primo sorriso.
-Blu- Disse, sollevando gli occhi a noi.
Il tempo sembrò fermarsi, spalancammo gli occhi e cercammo qualcosa del colore indicato.
“niente da fare…Non c’è niente di blu in questa foresta” Pensai, guardando Kurapika, con le fauci spalancate.
-Dieci secondi- Disse la Blue, incrociando le braccia al petto.
“No…Qualcosa c’è” Pensai, dopo aver visto Kurapika sorridere.
-Nove, otto, sette, sei- Contava.
Scattai in avanti, curvando improvvisamente e lanciando della terra dietro di me.
Mi avvicinai alla donna ed afferrai il lembo della sua giacca blu tra le fauci, stringendolo prepotentemente.
Blue sembrò irritarsi, ma non fece nulla se non spostare il suo sguardo su Kurapika.
Il giovane mosse il braccio all’indietro caricando la catena che fluttuò dietro al suo corpo, per poi scagliarla con la stessa potenza verso la figura slanciata della donna.
Il metallo bucò la parte della giacca che copriva la spalla e si incastrò, permettendo anche al biondo di salvarsi in questo primo round.
Il silenzio ci avvolse.
Un battito di mani mi fece capire che avrei anche potuto lasciare la presa.
-Congratulazioni…Ma questo era alquanto facile- Rise la ragazza.
Il suo sorriso non era prepotente, né tantomeno assomigliava ad un ghigno…Non aveva l’aria di essere una persona spietata.
Kurapika tirò uno strattone alla catena, la quale tornò nella sua mano velocemente.
-Bene allora…Strega comanda colore…- Si mise un dito sotto al mento.
-Rosso-
“Rosso?”
“non ci sono fiori” Pensò Kurapika.
“Non vi sono piante né fiori” Pensai, guardandomi intorno.
-Dieci, nove, otto, sette- Contò la ragazza, tenendo il ritmo con  l’indice.
Mi morsi la zampa; Affondai i canini nel bianco pelo tingendolo di rosso.
Il liquido scarlatto bagnò i fili d’erba e creò una piccola pozza sotto ai miei piedi.
-KURAPIKA- Lo chiamai, con i denti macchiati di sangue.
Kurapika annuii e corse verso di me.
-Sei, cinque, quattro-
Toccò con le dita la pozza di sangue caldo, rabbrividendo a quel contatto.
Mi voltai verso Blue e la vidi sorridere compiaciuta.
-Di nuvo le mie congrtulazioni…Non farò 20 round come da regolamento….- Disse lei.
-E allora per quanto dovremmo giocare-? Domandai, con il sangue che colava dal muso.
-Finché non morirete…è logico- Disse seria.
Kurapika ospitò di nuovo i suoi occhi cremisi.
-Bastarda- Sussurrai,spingendo gli artigli al suolo, rigandolo.
-Strega comanda colore…- Rispose, ignorando l’insulto.
-Shelia, ricomponiti per favore- Mi disse Kurapika, mettendosi in posizione.
-Tsk- Fissai la donna.
-Giallo ambrato- Rise, puntando un indice al cielo.
“Giallo ambrato? E dove diavolo lo trovo un colore così”? Mi chiesi, serrando i denti ancora sporchi e caldi.
“Un colore difficile…Non credo di poterlo trovare qui intorno” Pensò il biondo.
-Dieci, nove, otto- Cominciò a contare di nuovo.
“Giallo ambrato, giallo ambrato, giallo ambrato” Pensavo, ma non mi veniva in mente nulla.
Kurapika si era fermato a pensare.
-Ci sono- Sussurrai.
Mi trasformai in un’umana.
Ero girata, dando le spalle a Blue.
I capelli si allungarono, aprii gli occhi…I miei occhi.
Avvicinai la mano davanti al mio occhio.
Tremava ma non mi avrebbe fermato.
-Sette,sei, cinque-
-FERMA SHELIA- mi urlò il biondo, cercando di avvicinarsi a me.
Troppo tardi.
La mia mano aveva scavato nel mio occhio destro.
Il dolore, la sorpresa…Il sangue che usciva a fiotti dall’iride giallo ambrato.
Urlai, tenendomi l’occhio insanguinato con la mano sporca…Era insopportabile.
-Quattro, tre- Continuava come se niente fosse.
-KURAPIKA- urlai, guardandolo con l’occhio sano, mentre dall’altro usciva solo sangue.
-MI RIFIUTO DI FARLO SHELIA- Mi urlò il biondo, stringendosi i pugni.
-Dove altro speri di trovare un colore del genere-? Domandai, osservandolo con quell’occhio, quello che mi rimaneva.
-Non lo farò- Disse, rilassandosi.
-Lancia quella maledetta catena- Dissi, stringendomi l’occhio ferito con la mano.
-Ho detto…che non lo farò- Ridisse.
Le sue catene sparirono.
-Tre, due uno…Game over- Disse la giovane, chiudendo gli occhi e chinando il capo.
Una delle quattro fiammelle partì verso il giovane.
Lo avvolsero, entrarono nel suo corpo.
Urlò e cominciò a sputare sangue dalla bocca, gli occhi lacrimavano…Stava soffrendo.
-KURAPIKA- Urlai.
Le fiamme sparirono e il ragazzo cadde a terra…respirava in modo affannoso.
-K-Kurapika, tutto a posto-? Chiesi, chinandomi verso di lui.
-S-Sto bene…Ma per il nostro bene…Dobbiamo trovare tutti i colori che ci indicherà- Disse, pulendosi il sangue sulle guance.
-D’accordo- Dissi, tenendomi l’occhio.
Kurapika si alzò e si tolse il Kimono blu della sua tribù, rimanendo in tuta bianca.
Mi girai verso Blue per la prima volta nella mia forma umana.
Anche se tenevo la mano sull’occhio…In lei cambiò qualcosa.
I suoi occhi celesti si spalancarono,la bocca si aprì.
-S-Signorina…SIGNORINA VITTORIA- Urlò.
In quel momento…è stato in quel momento che il mio cuore cominciò a battere all’impazzata…Compresi tutto, ricordai tutto quello che avevo preferito dimenticare, mi ricordai di Blue, dell’esorcista, del Signorino….Di tutto.
 
-Angolo dell’autrice-
Salve ragazzi, per prima cosa scusate questo ritardo ma ho dovuto fare un viaggetto a New York e, dopo aver finito il capitolo, mi sono dimenticata di pubblicarlo…(Grande eh? XD)
Comunque spero vi sia piaciuto questo capitolo e come stia andando la storia.
Un bacio a tutti voi che leggete e che commentate, un abbraccio e al prossimo capitolo. (Vi informo che Sabato partirò di nuovo fino al 17 e poi un'altra settimana al mare…Quindi se tarderò sarà per questo) Non preoccupatevi però, ho intenzione di finire questa FF visto che non manca molto, alla prossima <3
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** La vita è un viaggio che... ***


-S-Signorina Vittoria- Urlò la ragazza.
Il mio occhio si spalancò, il sangue continuava a colare dall’altro, macellato dai miei artigli.
-Cosa? Vittoria-? Kurapika mi fissò con i suoi occhi scarlatti.
Non risposi nulla…Avevo capito…Avevo capito tutto.
-Shelia, la conosci-? Mi domandò, senza però abbassare la guardia.
Fissai la ragazza davanti a me…Quanto era giovane un tempo.
I suoi capelli erano molto più lunghi.
-Blue…- Sussurrai, coprendomi con una mano l’occhio ferito.
La ragazza cominciò a tremare.
-S-Signorina, sono mortificata, la prego di perdonarmi- Urlò, precipitandosi verso di me.
Kurapika preparò le sue catene e si mise in posizione…Ma la donna no corse da lui.
Sentii i suoi capelli contro i miei, una stretta forte, un tremolio di insicurezza e paura nelle sue braccia.
Dei singhiozzi.
Il mio collo si bagnò delle sue calde lacrime, mi solleticavano la pelle.
Blue…
-La prego di perdonarmi…Non l’avevo riconosciuta. Dove eravate finita? Non avete idea per quanto l’abbia cercata- Mi disse, stringendomi più forte.
Una sua mano mi spinse la testa contro al suo petto, le sue dita divisero le mie ciocche chiare.
-Blue…- Sussurrai di nuovo.
-Mi dica, signori…- Il suo sguardo si pietrificò, i suoi occhi tremarono.
Avevo due orecchie soffici sulla testa i canini allungati, l’espressione del mio occhio era glaciale.
-Ci sono…Ci sono ancora tutti-? Domandai con un filo di voce.
Le mie mani ospitavano artigli tramanti…Ero molto nervosa.
La donna chiuse gli occhi, senza allontanarsi.
-Si…- Sussurrò.
-Quella notte avresti potuto benissimo trattenermi…Perché non lo hai fatto-? Chiesi.
La donna sbiancò, spalancò gli occhi…E ricordò.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Non sopravviverà mai…è troppo debole.
-Come puoi dirlo? È ancora troppo piccola-
-Non ci servono nullità nella nostra famigla…Sbarazzatene subito-! Urlò.
-Ma…- La voce triste di una donna affranta circondò l’atmosfera.
Uscì dalla porta del retro, tenendo la bimba per mano.
Se la chiuse alle spalle e si abbassò all’altezza della bimba, stringendo la piccola tra le braccia.
Una lacrima cadde sulla sua guancia, facendole strizzare gli occhi della bambina dai candidi capelli bianchi per il fastidioso contatto umido.
La donna si asciugò il volto con una mano, sorridendo.
-Papà è solo nervoso perché stiamo attraversando un brutto periodo - Disse, stringendosela al petto e cominciando a singhiozzare.
È vero…Ero piccola e debole…
-Non piangere…Ho sempre saputo di essere un peso per lui…è per questo che non l’ho mai guardato negli occhi- Disse la piccola, scansandosi dalla donna.
-Cosa stai dicendo-? Disse la donna, posando le sue mani sulle sue piccole spalle delicate.
-Io non ricordo gli occhi di quella persona- Disse la piccola, portandosi una manina alla bocca.
-Quell’uomo…- Quella donna la guardò stranamente disperata.
-Quell’uomo è tuo padre…- Sussurrò.
-No, non è vero è una bugia- Urlò la piccola allontanandosi dalla figura femminile davanti a lei.
-Il mio papà non avrebbe mai abbandonato la mamma…- Disse la piccolina.
-tu…- La donna la prese da un braccio.
-Lasciami…Perché dovrei vivere con delle persone che non mi vogliono bene-? Domandò la piccola, graffiando la mano della donna.
-Tua madre era troppo debole….Dopo averti dato al mondo sarebbe morta comunque- Le urlò la donna.
-Vattena via….Io le persone che ritengono la vita altrui inutile….Non le posso proprio sopportare- Disse la piccola guardando la donna dritta negli occhi.
-Tsk, non essere sciocca…Sei nata in una famiglia in cui la forza è tutto…Dev-
-Odio anche le persone  che cercano di trasformare gli altri a proprio vantaggio- Urlò la bambina.
-Zitta, ascolta tu sei importante per tuo padre…Devi ricambiare il suo volerti bene diventand…-
-Odio anche le persone che mentono- Urlò ancora una volta.
La donna si innervosì.
-Non ci puoi fare niente….Questi sono gli esseri umani- Disse con tono autoritario.
-ALLORA ODIO ANCHE LORO….ODIO GLI ESSERI UMANI- Disse la bambin a coprendosi le orecchie con le sue piccole mani.
-Sei stupida? Come puoi odiare quello che sei-? Domandò la donna, rimasta abbastanza sorpresa da quell’affermazione.
-Allora…mi odio- Disse, con voce flebile e smorzata da quelle parole insicure.
Alzò quegli occhioni gialli a quelli marroni della donna davanti a lei…
-MI ODIO…MI ODIO, MI ODIO, MI ODIO….ODIO TUTTI VOI- urlava.
-Fermati…Vittoria…VITTORIA- Urlò tendendo il braccio verso la boscaglia.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Eri già un guardiano no?...Avresti potuto trattenermi come niente- Dissi, seria.
La donna si riprese, si asciugò le lacrime con il polso della mano.
-Da tanto tempo ormai sono lontana da casa…Era come avere avuto una figlia- Disse, sorridendo tristemente.
Non dissi nulla.
Kurapika cercò di ottenere più informazioni possibili da quella conversazione.
-Alla fine…Nella mia testa, mi sono detta…Non è colpa di questa piccola l’esser nata nella famiglia sbagliata- sussurrò, sorridendo ma nascondendo i suoi occhi sotto la folta frangia nera.
-Mi volevano morta- Dissi.
-Solo perché era nata cagionevole di salute e debole- Mi disse lei.
-Hanno prima fatto fuori la donna che mi ha concepita…Poi volevano fare fuori me- Dissi, guardando verso l’alto.
-Sono spiacente…Io ho convinto suo padre solo per i primi 3 anni- Mi disse, abbassando il capo per scusarsi.
-Cosa rappresento per te? Perché non mi consideri un intruso-? Le domandai.
Una domanda fondamentale.
-Crede che non l’abbia capito-? Urlò, istericamente.
Assottigliai gli occhi.
-Come potrei far del male a qualcuno come me-? Sorrise, mentre le guance le si infuocavano e le lacrime ripresero a scorrerle sul viso.
-Come te-? Sussurrai.
-Io sono rimasta da sola da quando sono diventata la guardiana della famiglia Atlantics…L’ho fatto per salvare la vita di coloro che amo…- Disse, trattenendo un singhiozzo.
La guardai.
-Io…Io ti ho cresciuto e ti considero come una figlia….Per questo ho lasciato che scappasti quel giorno. Non sapevo se saresti sopravvissuta, ma non potevi rimanere in quella famiglia…La morte era certa- Disse, stringendo i pugni.
La fissavo con giudizio.
-Io che ho sempre sognato di tornare dai miei amici e dai miei cari, vedevo ogni giorni un uomo che trattava la figlia come immondizia da gettare via- Strizzò gli occhi.
Quell’uomo…
-Ecco perché…Perché tu meriti di meglio- Mi disse, sollevando lo sguardo arrossato.
-Capisco…Per questo- Dissi, semplicemente, fissandomi la mano sporca di caldo sangue, scostandola dall’occhio.
-e anche perché…- Si interruppe, portandosi una mano al cuore.
Qualcosa in lei cambiò…Fisicamente.
Le unghie le si allungarono, i canini divennero appuntiti e taglienti…Del pelo scuro, un colore molto simile al blu scuro mischiato al nero, coprì il suo corpo, gli occhi azzurri divennero delle pozze brillanti, sottili.
La coda si muoveva con eleganza ed era molto folta.
Il suo fulard, rosso fluorescente, rimase intorno al suo possente collo.
-Posso capire come ci si sente…A rimanere soli- Disse, aprendo le fauci bianche.
-Un lupo-? Sussurrò Kurapika.
Sorrisi.
-Sai Blue…Una volta forse rimasi da sola…Ma poi ho imparato una cosa molto importante- Le dissi, avvicinandomi.
Il pelo bianco, cominciò a sovrastarmi.
-La vita è un viaggio che intraprendi da solo…Poi ti unisci alle prime persone che conosci, la famiglia.
               Ululai alla amia prima luna piena, affiancata da mia madre e da mio padre…
      Non avevo paura di nulla…Il mio fratellone scacciava via tutti i pericoli dalla tana
     Ero felice…Perché sapevo che Sunny stava bene e che sarebbe venuta a trovarmi

Ma poi arriverà il giorno in cui…Tutti se ne andranno…Ti sentirai morire.
                                                                                                      C-Che diavolo è successo
                                        Il fuoco stava divorando la mia casa, i miei amici, i miei cari
                                                   Papà stava lottando contro un enorme cane da caccia

                               Non badò all’uomo dai lunghi capelli corvini che avanzava da dietro
             Non morite tutti quanti…Non lasciatemi da sola in questo mondo …Vi prego…
Ma qualcosa ti farà rialzare
                                        Non ti arrendere Shelia…io in quel tulipano, ci credo davvero
                                  Abbi solo un po’ di pazienza…il tulipano deve abituarsi alla neve.
                                                    Ha solo bisogno…Di tempo. Fidati della grande Sunny

La stessa cosa…Ti spingerà ad andare avanti.
                                                                   Non vali niente come lupo…Sei tale e quale a lei
                                                                   Ferma questa stupida battaglia papà…
                                                                   Se non li uccidiamo tutti…Loro uccideranno noi
                                                                  No…Non sono tutti uguali…

E allora sarai pronta a continuare il viaggio più forte di prima, con una nuova e grande famiglia.
                                                                                               ll mio nome è Kurapika, piacere
                                                                                               Mpf, io sono Killua
                                               Hai davanti a te il grande aspirante medico Leorio, piacere
                                    Il mio nome è Gon…Passiamo l’esame Hunter insieme…Va bene?
                             Non sembri essere in buone condizioni…Il mio nome è Daiki…Piacere

….Gli amici.
 
Blue ascoltò, con le lacrime agli occhi.
-Shelia…-
La fissai…Sapevo già cosa voleva dire.
E la ragazza, dalle mie parole sembrava aver appreso il mio passato.
-Perdonami per non essere rimasta al tuo fianco…Permettimi di rimediare- Mi disse, sorridendo.
-Blue…- Le tesi una mano.
-Vieni a fare parte della mia nuova e grande famiglia…Diventa mia amica- Le sorrisi.
Afferrò la mia mano...Dopo essersi ritramutata in un essere umano.
-E tu entra a far parte della mia…Continuiamo questo viaggio più forti di prima…Shelia- Mi rispose, fissandomi nell’ambra del mio occhio.
 
-Angolo Autrice-
E-Ebbene eccomi di nuovo qua, fresca fresca di vacanza :D
Perdonatemi, ho fatto ritardo a causa della pausa estiva che mi sono presa.
Ecco il nuovo capitolo, la fine è sempre più vicina <3
Per quanto riguarda le immagini non posso più inserirle a causa di un problema…E il problema si chiama “Possibile che nessuno si accorge che mi serve un nuovo computer??”
Ringrazio ancora tantissimo coloro che recensiscono e anche coloro che leggono e seguono la storia ovviamente, bye bye.
Alla prossima :D
-Shinigami di fiori-
 

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Capitolo 23
*** potenza x mostruosa x sala d'attesa ***


-In questo periodo, un solo membro della famiglia è presente- Disse Blue, mentre io e Kurapika la seguivamo.
-Butler Atlancis-sama…Lui è il solo a lavorare in questo periodo- Si girò verso di me... Si aspettava che lo riconoscessi.
“Lui eh”? Mi misi una mano sotto al mento.
-Blue…- Le chiesi.
-Sai qualcosa del ragno-?
La donna mi fissò.
-Il loro capo sta eseguendo la quarantena…Il Nen di Butler-sama è il più forte per quanto riguarda l’esorcismo- Disse, senza smettere di camminare.
“Ecco il perché il compito di esorcizzare il Nen è stato lasciato a lui” Pensò Kurapika, abbassando lo sguardo.
-Capisco…Dov’è quell’uomo-? Chiesi, provando del disgusto…Cercando di ricordarmi il suo viso.
-In missione…Da ormai 3 mesi- Disse lei.
Provai del sollievo e Kurapika se ne accorse.
-Chi è?...è forte-? Mi chiese, avvicinandosi.
-Molto forte- Dissi, stringendo i pugni.
-Se siamo fortunati, riusciremo a non coinvolgere un avversario della sua portata- Disse la ragazza, passandosi la mano nei suoi corti e scuri capelli.
-Però…Butler-sama non è affatto da sottovalutare- Disse fermandosi.
Si girò verso di noi.
-Padron Atlancis gli ha affidato il covo e il lavoro…Questo vuol dire che Butler-sama è abbastanza forte da proteggere l’intero covo di famiglia da solo- Sussurrò, assottigliando lo sguardo.
-Shelia- Mi chiese Kurapika, ad un tratto.
Anche Blue si girò.
-Tu…Sei già stata in questa foresta prima-? Mi domandò, pensieroso.
-Vedo che hai capito che qualcosa non quadra- Dissi,grattandomi la nuca.
-Se questa è la tua famiglia…O almeno sarebbe dovuta esserlo…Tu dovresti già essere stata qui- Disse.
-Non necessariamente- S’intromise Blue.
La fissai.
-Questa è una famiglia di Esorcisti…Ma non nel pieno rispetto delle regole- Disse sorridendo.
Chiusi gli occhi.
-Come avrete capito, questo è un tipo di esorcismo che necessita di una vittima sacrifiale…La quale una volta uccisa diventerà parte del potere di Padron Atlancis- Disse seriamente.
-Che cosa orribile- Sussurrò il biondo, distogliendo lo sguardo.
-In questo modo, la famiglia è sempre perseguitata dall’associazione Hunter e dalle forze dell’ordine….-aggiunse, ignorando il commento del Kuruta.
-Persino l’associazione Hunter-? Chiese, chiedendosi mentalmente perché con la famiglia di Killua non fosse lo stesso.
-Grazie a Padron Atlancis, la casa è in continuo movimento- Disse, assumendo un sorriso.
-Una casa…in continui movimento-? Domandò incredulo Kurapika.
-Quando ero piccola…La casa era posizionata dall’altra parte dell’oceano, sulla terra dove abbiamo svolto l’esame per diventare Hunter- Dissi, abbassando lo sguardo.
Kurapika rimase ad ascoltare…Avrebbe rimandato a dopo le domande.
-è la stessa terra dove sono cresciuta dopo tutto- Sorrisi.
-Dopo che te ne sei andata, Padron Atlancis ha deciso di spostare nuovamente il covo- Disse Blue osservandomi.
La fissai…Se n’erano andati subito dopo la mia scomparsa.
-Blue-san- Chiese Kurapika, avanzando verso di lei, i suoi occhi scarlatti luccicavano come rubini.
-Come può un essere umano…Trasportare un’intera reggia-? Chiese, serio.
Blue lo fissò, abbassò lo sguardo e sorrise.
-Te l’ha già detto Shelia no?...è molto forte- Disse, con la massima calma.
-Non è abbastanza…Che razza di potere Nen possiede-? Chiese, scuotendo la testa.
-Spaventoso- Rispose Blue.
-Possiamo solo pregare…Sperare che non ritorni fino a che non avremmo finito il nostro lavoro- Dissi, coprendomi l’occhio ferito con la mano.
“Maledione…Con che razza di mostro abbiamo a che fare?” Si chiese il biondo, stringendo i denti.
-Shelia…Cosa vuoi fare per prima cosa-? Mi chiese Blue, voltandosi verso di me.
-Non penso di possedere il potere di sconfiggere l’intero Ragno…-
-La quarantena è agli sgoccioli ormai…- Disse Blue.
-Questo lo so…Non riuscirei a sconfiggere Kuroro senza l’effetto della quarentena - Dissi, pensando.
-Se uccidiamo Butler-sama…La quarantena non si interromperà e lascerà il capo vulnerabile.
-Davvero-? Chiesi, incredula.
-Però come ho già detto…Non sarà così facile- Disse Blue.
La fissammo…
-Non ti ricordi il suo potere…Shelia-? Mi chiese Blue, seria.
-Dovrei ricordarmelo-? Le chiesi con un sorriso…Un sorriso glaciale…Perché sapevo, dove voleva arrivare.
-Il potere di tuo fratello- Mi disse…Il suo occhio sinistro era coperto dalla frangetta.
Il mio occhio buono si spalancò, un’aura si sprigionò attorno a me.
In un secondo, il mio copro era a quattro zampe, affiancato da una sagoma nera con il pelo rizzato.
Kurapika si coprì il viso con l’avambraccio, l’aria intrappolava piccoli sassi e foglie secche.
“Impressionante” Pensò il biondo, osservando con i suoi occhi cremisi, i due animali davanti a sé.
Il pelo danzava con l’aria provocata dall’aura che mi circondava, il mio occhio chiuso contrastava quello aperto, ambrato e luccicante.
Il lupo nero alla mia destra, le fauci spalancate, la saliva che colava dai denti.
Blue fissò quella reazione esagerata con il massimo della tranquillità, mentre il vento le scompigliava violentemente i capelli.
-Non….Provare….- Sussurrai ringhiando.
La donna assottigliò lo sguardo.
-A chiamare…Quella cosa…- L’odio prese a parlare, mentre dalle fauci uscivano ringhi tenebrosi.
Il vento non accennava a fermarsi e l’aura che ci circondava sembrava voler crescere.
-Mio fratello- Dissi, concludendo la frase.
Il pelo era rizzato, mai avevo provato una simile sensazione.
La donna mi fissò, abbassò lo sguardo e sorrise.
-Si…perdonami- Disse, sentendo il vento diminuire.
Tutto tornò alla normalità, le nostre aure si spensero e l’odio tornò lentamente al suo posto.
Vi fu un minuti di silenzio, Kurapika tolse il braccio dal viso per osservare la situazione.
Come se niente fosse accaduto, Blue iniziò a parlare.
-Dobbiamo toglierlo di mezzo…In questo modo, l’invulnerabilità del Capo della brigata sarà permanente- Disse, tornando seria.
-Kurapika, il tuo potere è l’unica soluzione per tenere occupato il ragno e portare via Daiki- Dissi, indicando la mano dove le catene di Kurapika si intrecciavano.
-Io…Li ucciderò tutti- Disse solamente.
-Non puoi sconfiggerli se sono tutti uniti- Gli dissi, cercando di farlo ragionare.
-è una cosa che ho promesso a me stesso- Disse, guardandosi una mano.
-Non puoi rimandare la tua vendetta a più tardi? Ti ricordo che abbiamo un amico da salvare- Gli dissi.
Sembrò riprendersi, sembrò cadere dalle nuvole…E i suoi occhi tornarono grigi, come il mercurio liquido.
-Si…scusami Shelia- Mi disse, coprendosi un occhio con una mano.
Sorrisi.
-Tranquillo…Posso capire cosa provi, e ti ringrazio di cuore per tutto quello che stai facendo…Ti chiedo solo, di avere pazienza- Sorrisi, arrossendo lievemente sulle guance.
-Molto bene, allora- Disse Blue, battendo le mani.
-Posso portarvi nella nostra dimora-? Chiese, facendo un inchino e abbassando il capo.
Quando sollevò la testa, era già uno splendido lupo dal pelo scuro, dal fulard rosso.
………………………………………………………………………………………………………………………………
La villa…
La villa era davvero immensa…Tremo al pensiero di un essere che la trascina a destra e a manca.
L’interno? Bhè…Non lo ricordo molto bene.
L’oscurità era ovunque…Poche erano le stanze ornate di candele.
Ovvio, in caso di un attacco a sorpresa il buio sarebbe stato il nostro scudo e avrebbe rallentato l’attacco nemico.
Mi ricordo solo una stanza…Una sala d’attesa.
Era immensa, le piastrelle di un marroncino scuro e le pareti ospitavano le colonne portanti dell’intera dimora.
Ogni volta che una persona finiva in quella stanza…Moriva.
“Sala d’attesa” è un nome che le attribuii io quando ci entrai per la prima volta con Butler…
Vi erano delle persone…Tutte vestite eleganti ma armate fino ai denti…Sul viso un sorriso strafottente.
Volevano ottenere il guadagno del lavoro che gli Atlancis svolgevano, il lavoro illegale di Esorcista Oscuro.
Butler diceva sempre e solo una frase…”Vi prego di attendere in questa stanza” Con un sorriso sincero, pulito…I piccoli canini appuntiti ad ornare quelle soffici e pallide labbra.
Attesero…Per trovare la morte.
Morirono tutti, dal primo all’ultimo.
Odiavo quella stanza…Perché ogni volta che ci passvo…Vi era gente che “Attendeva”
Sembrava quasi che tutto il sangue versato…Fosse diventato parte della porpora del grande tappeto rosso della “Sala d’attesa”.
Il fetore in quella stanza…Non se ne andò più.
Ed era ancora li quella stanza…Più rossa di prima, più maleodorante che mai…Più silenziosa di quanto fosse allora.
Butler stava camminando lentamente in quella sala; il rumore delle sue scarpe rialzate rimbombava nella villa…
La sala d’attesa era buia…Solo tre candelabri attaccati al muro permettevano una visione decente.
Chiunque in quella stanza sarebbe impazzito.
Un silenzio così intenso da far sentire il proprio sangue scorrere nelle vene, le orecchie fischiare.
Butler era li…In mezzo a quella sala.
-C’è qualcuno-? Chiese, con le mani nelle tasche della giacca blu.
I suoi occhi ambrati scrutavano ogni angolo buio della sala maledetta.
I capelli bianchi e arruffati si muovevano appena.
-Se mi senti vieni fuori- Disse, sorridendo.
Dal fondo della camera, partirono altri suoni.
Un altro rumore di passi…Molto più calcato.
Lento e deciso, quasi spaventoso.
Il ragazzo rimase ad osservare la figura avvicinarsi.
Le scarpe con il tacco si avvicinarono al lume acceso…così come l’abbigliamento che riportava il simbolo delle carte da gioco.
I capelli fiammeggianti portati all’indietro, una goccia e una stella sul viso oscurato.
Una cosa il ragazzo riuscì a vedere chiaramente….
Gli occhi…
Gli occhi erano dorati, sembravano davvero quelli di un lupo affamato.
Il rumore dei tacchi si fermò.
-Sei riuscito a trovare la villa…I miei complimenti più sinceri- Disse il ragazzo, sorridendo e mostrando i piccoli canini appuntiti.
Un rumore di carte da gioco cinse l’atmosfera…un mazzo di carte stava per essere sporcato.
Il ragazzo non si meravigliò di non ottenere una risposta.
-Posso sapere il tuo nome-? Chiese, togliendo una mano dalla tasca tiepida e porgendola in avanti.
Una risata…Capace di rendere quel luogo ancora più agghiacciante.
-è inutile dire il mio nome a qualcuno che presto morirà, no-? Disse.
Butler riuscì finalmente a sentire la voce di quell’essere.
Grave, minacciosa e anche divertita.
-Capisco, capisco…- Rise il ragazzo, grattandosi la nuca.
-Allora non ci sono problemi…- Disse, continuando a ridere con aria innocente.
Il suo sguardo si assottigliò, le pupille si restrinsero, il sorriso divenne un ghignò.
-Se nemmeno io ti rivelo il mio…No-? Domandò, portandosi una mano al petto.
L’atmosfera in quella stanza cambiò…Adesso era come essere in un inferno.
Il ghignò del mago si allargò.
Il ragazzo sembrò perdere la pazienza.
-Ti farò fuori velocemente, così che non dovrai  sentire dolore- Disse Butler, sorridendo come suo solito.
Sentì qualcosa arrivare verso di lui.
Si allarmò e prese al volo tre oggetti piatti e lisci…tre carte.
“Che significa?” Si chiese, osservando le carte affilate nelle sue mani.
L’indice sanguinò a causa dell’affilatezza della carta.
Una regina di quadri…Un asso di cuori…Un jolly*
-Adesso…- La voce del mago risuonò in lontananza.
Il ragazzo abbandonò subito lo sguardo dalle carte, fissando il buio davanti a sé.
-Scegline una e memorizzala- Disse solamente.
“Cosa?” Si chiese.
-Questo mago ti darà una carta uguale a quella che hai scelto- Rispose, da lontano.
-Ti va di giocare, eh-? Domandò il ragazzo, gettando le carte a terra.
-Memorizzata-? Una voce divertita e paurosa, da lontano, chiese conferma.
-Allora giochiamo- Rispose il ragazzo, sorridendo e mostrando i canini.
 
*Jolly: Dovrebbe essere il Joker, ovvero quello che Hisoka usa la maggior parte delle volte.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Mago x fata x combattimento letale ***


Il buio rimaneva intenso…Le luci provocate dalle ormai deboli candele erano opache e fastidiose.
-Ho del lavoro da fare, vedi di non farmi perdere tempo- Disse il ragazzo, con tutta tranquillità.
Gli occhi ambrati di Butler scintillavano nell’oscurità come due gocce di miele.
Hisoka, vedendo l’espressione adirata mal nascosta del ragazzo, si leccò le labbra, assottigliando lo sguardo dorato.
Butler chiusi gli occhi senza perdere il suo sorriso beffardo…Un’aura violacea circondò il suo corpo, iniziando a fargli fluttuare i capelli e i lembi della giacca blu.
-Ooooh, un’aura davvero niente male- Commentò il mago, con una mano sotto a mento.
-Fossi in te mi preparerei a morire- Disse il ragazzo con la massima naturalezza.
Il mago spostò lo sguardo eccitato dall’aura viola al viso del giovane.
Butler alzò il braccio destro e aprì la mano mentre l’aura viola si impossessava dell’arto, infiltrandosi tra le dita e avvolgendo il polso.
Il giovane esorcista alzò il braccio sinistro e tenne la mano aperta, come per reggere qualcosa.
Aprì gli occhi ambrati e sorrise mentre il suo braccio destro veniva completamente rivestito da un’armatura d’acciaio luccicante, riflettendo la fioca luce della sala d’attesa.
Le dita erano ricoperte di metallo mentre l’intero braccio era rivestito di placche di freddo acciaio scuro.
Sembrava davvero il braccio di un cavaliere.
-Oooh- Fischiò il mago, piegando la testa.
Il giovane mosse le dita imprigionate nella morsa metallica per vedere se fosse comodo a muoverle e strinse la mano a pugno, spostando lo sguardo nel braccio sinistro.
All’interno della mano si materializzò una pistola: Una bellissima arma bianca dalla lunga canna candida, pronta per sputare, per uccidere.
Butler sorrise mostrando i canini e puntando la mano artigliata di ferro alla sagoma del mago.
-Preparati a morire, idiota- Rise, spavaldo e sicuro di sé.
Il mago, in risposta, si limitò ad avanzare…Nessuna parola.
L’esorcista si spaventò, sudò freddo: Com’era possibile che l’avversario non fosse nemmeno un po’ spaventato? Nemmeno un ‘esitazione?
“Tsk, questo tizio mi ha già rotto” Pensò il giovane, portandosi la mano ricoperta d’acciaio alle labbra e leccando le dita affilate…Una sfida.
Il prestigiatore spalancò gli occhi, sorrise in maniera maniacale e si mise a correre verso il più giovane.
Il ragazzo sembrò preso alla sprovvista e sparò tre colpi.
Furono facilmente evitati dal mago che, per farlo, dovette indietreggiare e fermarsi.
“è pazzo” Pensò il giovane, posizionandosi la pistola rivolta verso l’alto vicino alla testa.
-Combattere contro un esorcista del tuo livello non è roba di tutti i giorni…Voglio proprio divertirmi come si deve- Disse il mago e, con un rapido movimento della mano, estrasse alcune carte dal  nulla.
-Non prendermi in giro- Urlò l’albino, correndo in contro all’avversario, posizionandosi il braccio davanti al viso.
-Vuoto dell’esorcista- Urlò, allungando la mano verso il mago.
Il braccio venne circondato dalla stessa aura viola e un sorriso vittorioso si dipinse sul viso dell’esorcista oscuro.
Prima che potesse anche solo sfiorare il volto di Hisoka il braccio venne brutalmente tirato dalla parte sinistra, sbilanciando il giovane.
-Ma che diavolo-? Si chiese, volteggiando per non cadere a terra e fermandosi ad osservare il prestigiatore davanti a sé.
Non gli ci volle un genio per capire che avrebbe dovuto attivare il Gyo.
Guardò il suo braccio e vide che era ricoperto da una strana sostanza appiccicosa di colore rosa.
-Questa è…- Sussurrò.
-La mia aura- Disse Hisoka, portandosi una mano al viso.
Sul suo indice vi era la stessa sostanza rosa collegata al braccio di Butler.
-Mi hai strattonato all’ultimo momento- Disse il giovane con una goccia di sudore lungo lo zigomo.
Strinse la mano a pugno provocando un piacevole rumore di ferraglia.
“Comunque sia…Ho attivato il vuoto dell’esorcista” Pensò felice, osservandosi il braccio circondato da movimentata aura viola.
“è cambiato qualcosa nel suo braccio…Quella deliziosa aura si è spostata su tutto il metallo…Forse dovrei stare attendo a non farmi toccare” Pensò l’illusionista, divertito dalla situazione.
La bunji-gum sul braccio del ragazzo scomparve…Venne come assorbita.
-Cosa-? Si chiese Hisoka.
-Il vuoto dell’esorcista…Mi permette di assorbire tutto il Nen di colui che tocco- Disse, aprendo la mano e posizionandola davanti a sé.
L’uomo disattivò il collegamento con i Bunji-gum, credendo che il potere del ragazzo averebbe potuto raggiungere il suo corpo anche da quel sottile filo appiccicoso che i univa e  fissò il giovane.
-Una tecnica alquanto affascinante- Sorrise.
-Sono i poteri di un esorcista oscuro, dopotutto- Rispose il ragazzo.
Hisoka prese la sua decisione.
Scattò in avanti e lanciò tre carte, sparendo subito dopo.
Il ragazzo, impaurito da dove l’uomo avrebbe potuto rispuntare non abbassò la difesa cercando di colpire le carte così impugnò la pistola, la quale si fuse per prendere una forma completamente diversa.
Uno scudo di metallo si attaccò al braccio sinistro di Butler, il quale abbassò la testa per difendersi.
Sentii le tre carte colpire il metallo dello scudo e rimbombare fastidiosamente.
Non appena sollevò la testa si voltò dalla parte opposta, sicuro di vedere Hisoka attaccarlo da li.
Appena lo vide arrivare con uno scatto, tramutò di nuovo lo scudo in una pistola bianca.
Il giovane, non avendo il tempo di concentrarsi sul braccio su cui aveva usato il vuoto dell’esorcista, puntò la pistola contro la fronte del mago.
-Muori- Urlò, premendo il grilletto.
“Merda” Pensò, sentendo le dita bloccate e il grilletto fissato.
Il prestigiatore sorrise ed estrasse il suo Joker, pronto a lanciarlo.
Quando il ragazzo distolse lo sguardo dalle sue dita bloccate e guardò la carta venire verso il suo viso.
Senza aspettare oltre aprì la mano metallica e prese la carta al volo, svuotandola dal Nen che la rendeva affilata e stropicciandola in una ferrea stretta.
-Mi sono rotto dei tuoi giochetti- Disse Butler, gettando la carta accartocciata a terra.
-Sono io che decido quando questo incontro dovrà avere fine- Rispose il mago, portandosi una carta alle labbra.
-Sta zitto- Urlò il ragazzo, stringendo la pistola e facendola fondere e finire sul pavimento finché non prese le sembianze di un oggetto molto più lungo e sottile.
Il mago assottigliò gli occhi, cercando di capire la prossima arma.
Il ragazzi schioccò la nuova arma a terra, rigando il pavimento.
Una frusta era adesso nella mano sinistra del minore, che senza aspettare oltre la scagliò contro all’uomo, ora in posizione di difesa.
Hisoka sparì, letteralmente.
-Cosa-? Domandò il giovane.
Dall’alto, il mago volava velocemente grazie alle spinte della sua iper gomma.
“Bastardo, Ha attaccato la sua aura al suo soffitto per poter schizzare verso l’alto” Pensò il ragazzo, tramutando di nuovo la frusta in una nuova arma.
Un fucile da cecchino puntava la figura in movimento del mago.
“Preso” Pensò il ragazzo, aprendo il suo occhio nel mirino dopo aver trovato un punto cieco del prestigiatore.
Uno sparo cinse il silenzio della stanza.
Alcune gocce di sangue caddero sulle piastrelle, il rumore delle gocce che scorrono.
-Ti ho preso- Sussurrò il giovane, abbassando l’arma.
Hisoka era tornato a terra, avanzava lentamente verso la figura snella dell’esorcista.
-I miei complimenti, hai un occhio formidabile- Disse, tenendosi la spalla sanguinante, ma senza che nella sua espressione fosse cambiato qualcosa.
-Fai ancora il duro? Mi pare ce tu non abbia capito la situazione in cui ti trovi- Disse il giovane.
-Vorrei chiederti una cosa- Disse il prestigiatore.
-Cosa? Non mi sembri il tipo da perdere tempo in chiacchiere durante una lotta- Rispose il giovane, ghignando e facendo sparire il fucile.
L’uomo sorrise in modo spaventoso, sollevando lo sguardo folle verso il ragazzino.
-Non hai dimenticato la carta che hai scelto…vero-? Domandò, soffocando un gemito per l’eccitazione.
Il giovane fu colto dalla rabbia.
-Chiudi la bocca…Non ti sei nemmeno accorto della natura di quel proiettile- Disse, indicando il corpo di Hisoka con la mano metallica.
Il viso del prestigiatore si fece serio.
-Il materiale di quei proiettili…è lo stesso dell’armatura che ha avvolto il mio braccio- Rise, godendosi l’espressione del mago.
-In poche parole…- Continuò il mago, massaggiandosi la parte lesa con tutta tranquillità.
Il giovane lo puntò con l’indice metallico, assumendo un’espressione vittoriosa e fiera di sé.
-In poche parole quel proiettile assorbirà tutto il tuo Nen- Disse, scoppiando in una fragorosa risata.
Allargò le braccia con fare teatrale, il tintinnio prodotto dal braccio metallico era assordante ora.
-Assorbirà tutta la tua energia, prima quella combattiva e poi quella viale…Non riuscirai nemmeno a camminare- Rise, piegandosi in due.
-Questo è quello che succede a chi si mette contro la famiglia Atlancis, stolto…Avresti dovuto pensarci due volte prima di met…-
La sua vista fu oscurata da una carta…Una carta da gioco stava volando verso di lui.
“Un…Un asso di cuori?” Pensò, mentre la carta si appiccicava alla sua fronte, coprendogli chi occhi.
“è solo una normale carta…Per questo non l’ho schivata” Pensò il ragazzo, con l’intenzione di togliersi quella carta dalla fronte.
“Merda” Disse, vedendo che la carta non si toglieva…Era appiccicata.
Il pezzo di poker gli impediva di vedere.
-è quella la carta che avevi scelto, vero-? Chiese il prestigiatore.
Butler riuscì solo a sentire la voce penetrante dell’uomo da lontano.
-C-Come mai questa carta è ancora intrisa del tuo Nen? Non dovresti più essere in grado di usarlo- Disse, agitandosi.
-Infatti, non posso usarlo ma vedi…Quella carta la conservavo così non appena ti ho offerto quel trucchetto di magia- Sussurrò il mago, parlando lentamente.
-Cosa-? Chiese il ragazzo e, mentre con la mano metallica toccò la carta per disattivare il Nen di Hisoka, qualcosa cambiò.
Appena tirò via la carta vide quello che non si sarebbe mai aspettato di vedere…
La sua morte.
Hisoka aveva la spalla sanguinante e una mano davanti a sé chiusa a pugno…Sembrava tenere qualcosa in mano.
Il pugno del prestigiatore era sporco di sangue, come se avesse in mano…
“Non è possibile” Disse il giovane, mentre ancora stava tenendo la carta appiccicosa in mano.
Hisoka assottigliò lo sguardo, sorrise.
-Non ho bisogno di utilizzare il Nen per ucciderti-.
Detto questo, scagliò il proiettile che aveva recuperato dalla sua spalla ad una velocità incredibile.
La velocità della luce, la potenza di una saetta, lo scatto fulmineo di un lampo.
Il proiettile si incastrò nella fronte di Butler, uscendo dall’altra parte.
Bucò l’asso di cuori, creando un buco sopra al disegno del cervo.
“Cos…”
Riuscì solo ad udire le ultime parole del mago.
-Non c’è trucco e non c’è inganno-
Il giovane cadde con un sonoro tonfo a terra, macchiando la sala d’attesa di altro sangue…Dopo tutto era normale che in quella stanza la gente morisse.
Gli occhi del giovane rimasero spalancati, la bocca traboccante di saliva, i capelli chiari sporchi di liquido scarlatto e lucente, anche se scuro a causa della poca luminosità.
Il mago si avvicinò al corpo morto di Butler, osservandolo in tutto il suo splendore.
Raccolse la carta affogata nel sangue dell’esorcista con maestria e tranquillità.
-I giochetti di un mago sono sempre divertenti- Sussurrò.
Leccò il sangue dalla carta, baciandola subito dopo e volgendo un ultimo sguardo al cadavere dall’aria disperata.
-Accidenti…Non potrò usare il Nen per un po’- Sorrise, leccandosi via il sangue dalle labbra.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Capo…Il Nen che ti avvolge è strano- Disse Machi, osservando il capo leggere il libro.
-Questo l’ho notato anche io- Rispose Kuroro, senza staccare gli occhi dal libro.
-Quel moccioso è in ritardo, dove diavolo è andato-? Chiese Phinks, con le mani in tasca.
Un fruscio sospetto fece voltare i membri del ragno verso il cuore della foresta.
Un rinoceronte bianco urlò, abbassando il capo per mostrare le corna appuntite.
-Quello è…- Chiese Phinks, allarmandosi un po’.
Un soffio frustrato fece girare i membri del ragno verso un albero lì vicino, sollevarono lo sguardo.
Una lonza accovacciata su un ramo ringhiava, mostrando gli artigli.
Muoveva la coda elegantemente, lasciata da sola nel vuoto sotto di sé.
-Questi animali…C’è qualcosa di strano con loro- Disse Shizuko, senza mutare la sua espressione.
Un verso potente ma stridulo infastidì i presenti, che voltarono lo sguardo verso un’altra direzione.
Un enorme cinghiale bianco e dalla peluria abbondante sul collo spalancò la bocca, ornata da quattro lunghe zanne.
-Oooh, ci hanno circondati- Sorrise Nobunaga, posizionando la mano sulla sua fedele Katana, ancora rinfoderata al suo finaco.
Su un ramo a poca distanza da lì, una donna era comodamente appoggiata al tronco della grande quercia secolare.
-Se abbassate le vostre guardie…- Disse, mentre un serpente verde scese da alcuni rami più in alto dello stesso albero.
Il rettile si attorcigliò intorno al collo della ragazza senza stringere, semplicemente mettendosi comodo.
L’animale spalancò la bocca ed espose la sua lingua biforcuta, soffiando.
-Morirete- Disse la donna, volgendo lo sguardo verso il ragno accerchiato.
 
 
 

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Capitolo 25
*** Scendere x a patti x col diavolo ***


-Sappiamo che ci sei…Esci fuori- Disse machi, alzando la voce e preparando i suoi fili di Nen, chiari come fili di ragnatela.
La lonza soffiò, sollevando la folta coda.
-Non sono bestiacce normali, devono far parte di un qualche potere- Disse Feitan, con le mani in tasca.
Kuroro chiuse il libro e osservò il proprio corpo: Circondato da un’aura violacea spenta, senza più la lucentezza che l’aveva accompagnata in quei 38 giorni.
Era successo qualcosa all’esorcista, ne era sicuro.
-Nobunaga, Phinks, Machi, Shalnax, Francklin, Kortopi, Shizuko Bonoleov, Feitan, Daiki, Feary…- Sollevò lo sguardo.
Sorrise con i suoi occhi dannatamente sinceri.
-Il ragazzo esorcista è morto- Disse semplicemente.
Si allaramarono.
-Cosa-?
-Non è possibile-
-Quando sarebbe successo-?
I più adirati sembravano essere Nobunaga e Phinks.
-Chiudete quella bocca voi…Il nostro problema non è scoprire il colpevole- Disse Franklin sollevandosi in tutta la sua possenza.
-Tsk- sbuffò, Phinks.
-Il capo rimarrà invulnerabile perennemente se non facciamo qualcosa- Disse, volgendo lo sguardo al capo, per niente scosso.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Su un albero lì vicino
-Stanno bene? Sono arrivati in ospedale?...Si, si capisco…La ringrazio molto signor…Ecco…Lior-?
Un silenzio cullato dal vento accarezzò la coda di cavallo di May, comodamente seduta sul ramo dell’albero.
Un respiro, dall’altra parte del telefono.
-Mi chiamo LEORIOOOOO- Urlò, facendo spostare la testa a May dall’oggetto elettronico per il baccano.
-Ad ogni modo…- Continuò il medico.
La donna tornò seria.
-Quello che mi hai detto è vero? Kurapika e Shelia, stanno davvero andando dal ragno da soli-? Domandò, volgendo lo sguardo verso i due piccoli ragazzini nel lettino dell’ospedale colorato di bianco.
-Si…- Rispose solo.
Leorio strinse i denti.
-Non ti conosco da molto…Anzi…Praticamente non so nemmeno come sei fatta fisicamente- Disse l’uomo, passandosi una mano tra i corti capelli neri.
Con la coda dell’occhio, l’aspirante medico fissò al fianco del lettino di Gon, dove un cane dall’aria inespressiva rimaneva seduto ad osservare e annusare il piccolo inerme.
Accanto al lettino bianco di Killua, invece, vi era un grande pavone dalle mille piume colorate, dalla coda chiusa in un meraviglioso fagotto verde alle sue spalle lapislazzulo.
-Però…Se non fosse stato per il tuo potere, questi ragazzi non sarebbero mai arrivati in questo ospedale…Ti ringrazio- Disse, chiudendo gli occhi.
May, sorrise.
-è stato killua a dirmi che eri un aspirante medico…Avrei voluto mandarli in cura ad un esperto, ma i due piccoletti che vedi lì hanno insistito a rivolgermi a te- Continuò la donna.
Leorio rimase in ascolto, osservando il cane selvatico leccare la mano di Gon.
-Si dice che i migliori Hunter siano amati dagli animali- Continuò la donna, sollevandosi e rimanendo in piedi sul ramo.
-D-davvero-? Domandò Leorio, arrossendo ed assumendo una faccia ridicola, grattandosi la nuca.
-bene, allora lasciali pure nelle mie mani, conta su di me- Disse Leorio, sollevandosi e stiracchiandosi.
-Un’ultima cosa, signorina May- La interruppe Leorio.
La ragazza si riavvicinò il cellulare all’orecchio.
-Mhm-? Chiese.
-Quando hai capito…Che questa era anche la tua battaglia-? Chiese l’uomo, osservando un dirigibile nel cielo, libero e possente.
Un sorriso apparve sulle labbra carnose della ragazza, che chiuse gli occhi.
-Appena Shelia e Kurapika…Si sono voltati per poi sparire nella boscaglia, intenti a salvare Daiki- Sorrise lei, osservando anch’ella il cielo.
-Capisco…- Disse Leorio, con uno strano luccichio negli occhi.
-Ci si sente allora…Ah, e tieni a bada i miei animaletti…Sono i miei piccoli peccatori preferiti- Disse, per poi schiacciare il pulsante “Termina chiamata”.
Leorio tolse il cellulare dall’orecchio…Per poi girarsi verso i due ragazzini esausti nell’ospedale.
In quell’edificio vi era aria pulita che sapeva di lavanda e miele, il fresco odore delle tende che volavano con il vento, le lenzuola profumate e le cordiali infermiere.
Leorio si sistemò accanto ai lettini, seguito a ruota dal cane e dal pavone.
-A chi si riferiva…Con peccatori-? Sussurrò l’uomo, spostando lo sguardo dai ragazzi agli animali.
Il cane guaì, cercando la mano di Gon con il muso umido, mentre il pavone si scotolò il piumaggio per poi appollaiarsi ai piedi del letto di Killua, senza fare di più.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Già…La mia battaglia…- Sussurrò May, seguita da un sibilo della serpe sulle sue spalle.
Con un movimento aggraziato si lasciò cadere dal ramo, atterrando a quattro zampe.
Due orecchie apparvero sulla sua testa, gli occhi si assottigliarono, una coda paffuta con la punta bianca comparve alla fine della sua schiena.
Con il braccio destro prese il bastone che si era legata alla schiena, aprendolo di netto e tirandone fuori un flauto in legno, splendente e levigato alla perfezione.
-Quando è stata l’ultima battaglia? Forse l’ultima volta che sono stata qui- Sussurrò, stringendo lo strumento in un pugno.
Cominciò ad avanzare verso il luogo in cui era accampato il ragno…Lentamente, dolcemente, in punta di piedi.
Avrebbe lottato, avrebbe rischiato, avrebbe di nuovo messo la sua vita in gioco…Certo, forse non era più quella di una volta, ma era sicura di poter combattere di nuovo, combattere di nuovo per un amico.
-Dannazione Shelia…Cosa mi fai fare-? Chise, mentre la coda danzava al suono dei suoi passi leggeri.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Oh, il Nen sta ritornando…E io che volevo vedere di cosa fossi capace senza utilizzarlo…Mi sarebbe piaciuto saperlo- Rise il mago, mentre uno sciame di farfalle del colore dell’autunno e delle foglie si era sistemato accanto alla sua spalla sanguinante.
Quella situazione gli ricordò l’esame per diventare Hunter: Quella specie di farfalla l’aveva trovata anche in quella foresta.
-Infondo sono contento che May abbia deciso di lottare…Immagino che mi sarei annoiato a morte a non fare nulla- Sussurrò, alzando l’indice artigliato ed attendendo l’atterraggio di una farfalla.
Appena la piccola appoggiò le sue zampine sull’unghia del prestigiatore cominciò a muovere le ali…Le apriva e le chiudeva, si stava rilassando.
L’illusionista sorrise e sollevò l’altra mano lentamente, per non far scappare l’insetto alato.
Con uno scatto fulmineo afferrò e imprigionò la farfalla nella sua possente mano, stringendo.
Passarono diversi secondi, poi Hisoka aprì la mano lentamente.
Uno sciame di farfalle si liberò nel cielo, oscurando in parte il viso del mago.
-Bene…Ora, dove andare-? Si chiese, sapendo bene dove  andare.
I suoi occhi socchiusi permisero alle sue iridi gialle di voltarsi verso la direzione in cui vi era il ragno…il suo divertimento.
Fece un passo ma il tacco sotto la sua scarpa solcò soltanto il terreno, per poi bloccarsi.
I suoi orecchini tintinnarono a causa della frenata.
Volse lo sguardo verso l’alto.
“Se fosse possibilie…Vorrei che la piccola e i suoi amici sopravvivano…Giocattoli come loro non se ne trovano in giro” Pensò, osservando le nuvole spostarsi in cielo.
Un corvo passò sopra di lui, sbattendo violentemente le ali color pece.
“Bhè…Solo se è possibile” Pensò, prima di incamminarsi.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
Blue correva in mezzo alla foresta seguita da me e Kurapika.
-Ancora non siamo arrivati alla magione-? Chiese Kurapika, continuando a correre.
-Ancora no- Rispose la donna, sorridendo amorevolmente.
Kurapika tirò un sospiro…
Per alleviare la tensione, la ragazza iniziò a parlare.
-il covo è protetto da uno strato di Zetsu per evitare le intrusioni- Disse, sorridendo e fissando davanti a sé.
-Uno strato di Zetsu-? Domandai curiosa.
-Si, uno strato di Zetsu del padron Atlancis…Protegge la struttura senza il pericolo che possa venir percepita da qualcuno- Spiegò la donna.
-Che incredibile controllo del Nen- Sussurrò Kurapika, con un goccia di sudore sulla tempia.
-Senza saperne la perfetta ubicazione, è praticamente impossibile trovarla- Aggiunse Blue, saltando un tronco marcio caduto a terra, seguita da me e dal Kuruta.
-Senti Blue…- La interruppi.
La donna non si girò, ma ero consapevole del fatto che mi stesse ascoltando.
-Tu lavori per questa famiglia praticamente da una vita…- Sussurrai, sorridendo tristemente.
-è vero- Mi rispose un sussurro appena percettibile.
-Come puoi lavorare per gente che svolge un simile lavoro sporco? Utilizzano la vita delle persone…Fa ribrezzo- Urlò Kurapika, senza paura di ferire alcun sentimento.
La donna abbassò lo sguardo, coperto dalla frangetta scura.
-Io, vengo da un’isola a Nord di qui…Un posto molto tranquillo.-
Kurapika sembrò calmarsi anche se i suoi occhi sprizzavano aria omicida dipinta di rosso.
-La mia famiglia è un po’ diversa da tutte le altre…vedete, il mio branco è formato da lupi particolari: Hanno tutti una terribile storia da raccontare, un passato a cui hanno voltato le spalle- Mentre sussurrava queste parole, la sua bocca era piegata in un sorriso che, seppure debole, le dava un’aria sicura e determinata.
-Siamo rimasti insieme e abbiamo preso una decisione…Crescere diventare più forti per proteggere ciò che più ci è caro…Non importa con quale metodo- Disse, stringendo una mano a pugno.
“Blue” Pensai, abbassando lo sguardo.
-Tutto il mio branco…Sa usare il Nen, me compresa come avete potuto notare- Mi disse, voltandosi e fissando il mio occhio chiuso, ornato da strisce di sangue coagulato.
-Tutti ne abbiamo imparato le basi e approfondito l’utilizzo per conto nostro, prima di incontrarci…Io per esempio appresi in Nen quando ero solo un cucciolo- Continuò la donna, sorridendo.
-Però un giorno…- il suo sorriso forzato svanì nel nulla.
Assottigliai gli occhi.
-Il Padron Atlancis allora solo un bambino, e l’ormai deceduto Zerio-sama invasero il nostro territorio quando ero ancora giovane…Non credo di aver avuto più di otto anni.-
-Zerio-sama-? Domandai, confusa.
-Colui che avrebbe dovuto essere tuo nonno- Mi disse.
-Capisco- Dissi, incitandola ad andare avanti.
Dopo tutto se non me ne rammaricavo…Non poteva essere importante per me.
-Padron Atlancis, per quanto fosse giovane,  era molto interessato ai poteri di alcuni membri del mio branco ed essendo lui in grado di sottrarre i poteri Nen altrui…Cercò in tutti modi di impossessarsene-.
-Nen altrui-? Domandò il biondo.
-Non mi aspettavo niente di meno da un’Esorcista- Dissi, rivolgendomi a Kurapika.
-In quella lotta, Padorn Atlancis prosciugò due miei compagni, uccidendoli- Sussurrò.
La sentii mordersi le labbra…in qualche modo si riteneva responsabile.
-U-uccidendoli-? Domandò Kurapika, deglutendo.
-Essendo il Nen l’energia naturale di ogni essere vivente, non solo sottraeva l’aura combattiva, bensì anche la forza vitale…La vera essenza del Nen-
-Tsk…Un mostro- Sussurrò il Kuruta, chiudendo gli occhi e volgendo lo sguardo spento altrove.
-Zerio-sama addestrò personalmente Padron Atlancis e aveva un’idea molto chiara del potere della famiglia…Tuttavia, morì a causa di una malattia- Mormorò Blue, sospirando.
-Padron Atlancis può utilizzare tutti i poteri Nen che sottrae agli avversari a condizione che, una volta schematizzato nella sua mente, lo utilizzi per finire l’avversario- Spiegò la donna.
Rimanemmo senza parole.
-Fu quando i corpi senza vita dei miei compagni comparvero sotto ai miei occhi che cedetti alla disperazione…Scesi a patti con loro- .
Kurapika spalancò gli occhi.
-Patti- Sussurrai, assottigliando l’occhio buono.
-Si…Decidemmo che se avessi posto i miei poteri al servizio della famiglia come guardiana…Loro avrebbero ignorato i poteri degli altri membri del branco- Disse, posandosi una mano al petto e chiudendo gli occhi.
-Così divenni la guardiana più fidata della famiglia…Ma la mia vita divenne vuota…Vuota come un cielo senza luna e, per quanto mi sforzassi di cercare, quella luna non ricomparì più nella m mia vita.
I giorni si susseguivano in modo monotono, non facevo altro che uccidere gli intrusi e a pensare cosa stesse facendo la mia famiglia.
-Blue…- Sussurrai.
-Ma dopo tutto…Anche io avevo detto che avrei fatto tutto il necessario per proteggere quello che amavo…Sono sicura che se non lo avessi fatto io…Lo avrebbe fatto un altro mio compagno…- Si girò verso di me, interrompendo la corsa.
I suoi stivali blu strisciarono la parte inferiore di gomma sul terriccio.
I suoi pugni si rilassarono, rivelando le sue bellissime dita scure aperte.
Sorrise.
-E io questo non lo volevo…Non lo avrei sopportato- Ci disse.
Eravamo entrambi affascinati da quel racconto, da quella storia, da quella vita.
-Pensavo che la mia esistenza fosse finita, fino a quando…- Sussurrò, ricominciando a correre.
-Fino a quando-? La incitai, seguendola.
-Fino a quando non nacque una piccola bimba innocente in quella famiglia sporca- Disse.
Capii che stava sorridendo.
-Eri come uno spiraglio di luce nelle tenebre infinite…Eri una gioia per me- Il suo sorriso si spense piano piano.
-per tuo padre invece…Eri uno spiraglio di oscurità in una luce, per lui, infinta…Eri come un fallimento. Tua madre morì dopo il parto ma non a causa tua...Tuo padre la abbandonò senza forze su quel lettino improvvisato, disse che non era mai stata utile alla famiglia, che non possedeva il potere necessario per essere un membro della famiglia Atlancis- Si morse le labbra.
Io mi sentii solo infastidita…Dopo tutto non era quella la mamma di cui avevo bisogno, non era lei ad avermi cresciuta.
Abbassai lo sguardo tristemente.
-Ma questo a lei…Non importava- Sorrise Blue, riprendendosi.
-Mhm-?
-Fui io a vederti dopo di lei…Eri così piccola, così cagionevole di salute, tremavi sempre e sembravi così indifesa…Ma questo non significava niente per tua madre.
Tu eri la sua gioia, la sua vittoria…Vittoria Atlancis- I suoi occhi blu stavano ospitando alcune lacrime.
-Vittoria…- Assoporai quel nome, come per trovarvi qualche ricordo della mia madre biologica.
La corsa continuava imperterrita, senza sosta.
-Tua madre non era come il Padrone, o come Butler-sama, o come Zerio-sama…Ma era stata contaminata dal lavoro sporco di Esorcista Oscuro….Tu eri l’unica senza macchia, senza colpe...Come avrei potuto lasciare che il Padrone ti sottoponesse a difficili prove per vedere la tua forza? Non ne saresti uscita viva…Ti avrebbe uccisa, era quello che voleva dopo tutto-
-Quindi è così…- Sorrisi tristemente.
-Così quella notte…Ti lasciai fuggire…Pregando per la tua sopravvivenza- In questa parte, sembrò sentirsi in colpa.
-Mi si spezzò il cuore guardarti fuggire in una boscaglia buia e glaciale…Ma che avresti fatto se fossi rimasta in quella famiglia? Quella era morte certa- Cercò di giustificarsi, chiudendo gli occhi e lasciando scorrere le lacrime sulle guance.
-Va tutto bene Blue, hai fatto la cosa giusta- Dissi, posando lo sguardo dalla sua figura all’orizzonte di fronte a me.
I suoi occhi blu si spalancarono, fissandomi al suo fianco…Come si osserva una luce attesa da anni.
“Shelia…”
Feci un enorme sorriso, mostrando una “V” con le dita della mia mano destra.
-Sono orgogliosa della vita che ho vissuto-
 
Angolo Autrice
Eccoci qui…Fiuuu, da adesso in poi…Ci saranno gli ultimi quattro capitoli e poi questa storia…Finalemente…Troverà una fine XD.
Per quanto riguarda il finale spero lo apprezzerete nel suo genere in quanto sarà un finale aperto.
Ringrazio tutti coloro che si sono spinti fin qui <3
Alla prossima :D
-Shinigami di fiori-
 
 
 

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Capitolo 26
*** Battaglia x peccatrice x sul sole ***


-Angolo autrice-
So bene di essere quasi arrivata alla fine di questa avventura.
Ringrazio davvero tanto tutti coloro che leggono e vi invito a lasciare una recensione per farmi capire cosa ne pensate della storia…Se vi sia piaciuta all’inizio ed ora che sta per volgere a termine. Con questo me ne vado e vi mando un abbraccio <3
Buona Lettura.
 
Arrivammo davanti alla villa, il respiro affannoso ancora pompante nei nostri petti.
-Incredibile…è talmente mimetizzata che non me ne ero accorto nemmeno- Disse Kurapika tra un respiro e l’altro.
-Si, lo stile è quello gotico, ma le punte sono abbastanza basse per impedire di essere visibile…- Disse Blue, osservando le punte antiche citate.
-Non sembra essere molto grande- Commentò il biondo, spolverandosi le vesti.
-Ti sbagli…Il resto è sotto il suolo…Padron Atlancis può sistemare il covo come vuole una volta trascinato qui- Sorrise la ragazza.
-Capisco…- Sussurrò il biondo.
“Più si parla di questo Padrone e più penso che sia un mostro pericoloso” Commentò nella sua tesa il Kuruta con un leggero tic all’occhio sinistro.
“Diavolo, si mette male…Come può una bestia simile essere il mio vero padre?” Commentai nella mia testa, riproducendo il tic all’occhio come Kurapika.
La donna si posizionò davanti al portone principale: Un grande portone in legno bianco con delle decorazioni di acciaio e piccole incisioni d’oro.
Il legno era in perfette condizioni e le maniglie sembravano fabbricare a mano a causa della loro originalità e raffinatezza: Erano rami d’acciaio lisci con delle foglie lavorate in oro attaccate con maestria…Fantastico.
La ragazza chiuse gli occhi, riflettendo un secondo.
“Devo assolutamente uccidere Butler-sama…Ora che ho ufficialmente tradito la famiglia, se lasciassi che lo scopra il Signorino il mio branco farebbe una brutta fine” Deglutì.
Posò le mani sul duro legno liscio e levigato, fece pressione con le dita, inarcandole.
Una spinta e la porta si spalancò, cigolando fastidiosamente.
-Andiamo- Deglutì, aggrottando le sopracciglia.
Io e Kurapika ci sistemammo dietro di lei, la tensione era alle stelle…Tra non molto ci sarebbe stato uno scontro all’ultimo sangue con un Esorcista Oscuro.
La donna fece avanzare uno dei suoi stivali dentro la reggia, poggiandolo delicatamente ed elegantemente a terra, senza fare il minimo rumore…E fu li che cominciò ad agitarsi.
Il suo corpo ebbe un sussulto…Cominciò a tremare.
-Blue…Blue che succede-? Le urlai, entrando a mia volta nella reggia.
Blue era una guardiana perfetta, la fidata della famiglia.
Era elogiata per una sua caratteristica principale…Il suo En.
La prima volta che arrivò alla villa, il suo En aveva un raggio d’azione pari a cinquecento metri…Un’abilità stupefacente.
Butler-sama si dedicò personalmente ad addestrare Blue, concentrandosi sul suo En e, dopo tutti gli anni che la ragazza passò in quel covo il raggio del suo En cambiò…
Arrivò ad un totale di 45 kilometri.
Questo la rendeva la guardiana per eccellenza…Ogni topolino fuori posto, era sempre nel suo enorme mirino.
Il sudore le scendeva dalle tempie, il respiro era affannato e rumoroso.
-Blue, Blue-Urlavo.
-Blue-san, che succede…Blue-san-? Urlava il ragazzo dai capelli dorati avvicinandosi a lei.
-B-Butler-sama è…Bulter-sama è…- Disse, chiudendo i denti, serrando la mascella.
Sorrise…Sorrise in maniera maniacale coprendosi il volto con una mano.
-è morto-! Disse, togliendo la mano dal suo viso, fissando l’ombra della villa davanti a sé con aria allettante.
-Morto? Come puoi dire che sia morto-? Chiese Kurapika, i suoi occhi rossi come sangue.
-Sento il suo cadavere all’interno del mio raggio d’azione En- Disse, ricomponendosi.
In realtà Blue era davvero felice, felicissima di quella morte.
-Cosa? Hai un En così sviluppato-? Chiesi, rendendomi conto della scarsità del mio.
-Si…Arrivo fino a 45 Kilometri…Il totale di quest’isola- Disse seria, scostandosi una ciocca di capelli scuri dal viso.
-QU-QUARANTACINQUE KILOMETRI-? Chiesi cadendo all’indietro e sbattendo il sedere a terra con violenza.
-Così ampio? E allora come mai non hai sentito la presenza del cadavere prima che arrivassimo alla villa? Non mi sembra di aver corso per più di quarantacinque kilometri- Disse Kurapika, sospettoso.
-è a causa della barriera di Zetsu che ricopre l’intera villa…Non avendo sentito la presenza di Bulter-sama per l’isola ho subito pensato che fosse al covo…E per quanto riguarda questo ho avuto ragione- Disse Blue, fissando la direzione oscura davanti a sé.
-Ha senso, infondo con uno Zetsu così potente anche se avevo la villa praticamente sotto agli occhi…Mi veniva difficile percepirla ogni volta che sbattevo la palpebra- Dissi, indicandomi l’occhio buono.
Arrivammo fino alla sala d’attesa, quella maledetta sala rossa e nera.
Sangue e oscurità.
-Ne è passato di tempo- Fischiai, intrecciandomi le mani dietro alla schiena.
La donna arrivò davanti al cadavere del Padroncino, disperato e ancora con la saliva fuori dalla bocca.
Il buco che aveva sulla testa era ormai secco e maleodorante.
-Chi può essere stato-? Chiese il Kuruta, inginocchiandosi e coprendosi il naso con l’avambraccio coperto dalle leggere vesti bianche.
Il suoi occhi si sgranarono quando videro una carta bucata, un asso di cuori con un buco al centro.
-SHELIA- Mi chiamò, con la carta sporca di sangue in mano.
Mi avvicinai verso di lui e annusai la carta, avvicinandomela al viso.
Quando ne riconobbi l’odore, un brivido si fece largo lungo la mia schiena.
-Shelia…hai i capelli rizzati…Qualcosa non va-? Mi chiese Blue, posandomi una mano sulla spalla.
-Tutto bene…Davvero- Dissi, stringendo il pezzo di cartoncino nella mia mano.
“La mia famiglia sarà pure mostruosa…Ma che razza di mostro sei tu?” Mi chiesi, assottigliando lo sguardo.
-Aspetta…- Disse Kurapika.
-Cosa-? Dissi girandomi.
-Perché Hisoka avrebbe dovuto combattere-? Mi chiese il ragazzo.
-May aveva detto che lo avrebbe tenuto d’occhio…E che non sarebbe stata la loro battaglia…Allora perché-? Domandai, a bassa voce.
-Adesso il capo è invulnerabile…giusto Blue-san-? Chiese Kurapika, sorridendo.
-Esatto- Sussurrò la donna.
“May…Ti sei unita alla battaglia?” Pensai, felice.
-Dobbiamo sbrigarci…Il tempo che sprechiamo qui il ragno lo può utilizzare per fuggire- Disse il Kuruta.
-Si, andiamo- Dissi, sorridendo e buttando a terra la carta.
Blue divenne il bellissimo lupo che era, dai riflessi blu su tutto il pelo.
Mi tramutai in un lupo bianco dal pelo soffice e voluminoso.
Kurapika salì sulla mia schiena e si tenne stretto al pelo.
-Bene…Si parte- Urlammo in coro uscendo dalla villa con un balzo, spalancando il portone principale.
-La nostra meta-? Chiese Blue, sapendo già la risposta.
-A prendere a calci in culo il Ragno e a riprendere Daiki- Urlai, spalancando le fauci.
“Gon, Killua…Lasciate fare a me”
………………………………………………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………………………………………….
-Non sapevo che ti fossi unito a loro…- Una voce pulita, ma spaventosamente glaciale, proveniva da quelle labbra piegate in un’espressione immutabile.
-Bhè…Le persone cambiano. Come ben sai l’intrattenimento è l’unica cosa di cui ho bisogno- Rispose un’altra, divertita.
-Dovresti sapere che non posso utilizzare il Nen…Cosa otterresti combattendomi ora come ora-? Chiese, sorridendo.
-Di solito non mi perdo in chiacchiere, ma essendo il mio ex capo, credo che ti darò delle spiegazioni- Con una mano pettinò elegantemente i capelli fiammeggianti all’indietro.
-Non siamo qui per dare spiegazioni…Siamo qui solo per rimediare alle vostre azioni- Rispose una donna, fuoriuscendo dall’ombra.
-Dannazione…Capo-! Urlò Machi, stesa a terra e con alcune carte da gioco incastrate nella schiena…Il suo kimono rosa stava lentamente ospitando il suo sangue.
Hisoka non l’aveva colpita a morte…Solo quel che bastava ad immobilizzarla.
-Non vedo tutti i membri del ragno…- Disse il mago, osservando prima la ragazza stesa a terra e poi intorno a sé.
Kuroro era seduto su una pietra, il giaccone sbottonato come sempre, la solita aria indifferente e pacata.
-Cosa dovremmo fare? Aspettare l’arrivo degli altri-? Chiese Shizuku, perfettamente calma e con i capelli che le ricadevano sul viso a causa della scomoda posizione in cui era…Immobilizzata a terra da un lungo rettile dalla lingua biforcuta…Con il peso del suo corpo scagliato teneva la ragazza mentre con la punta della coda le aveva sottratto l’aspirapolvere.
Anche Phinks era con loro…Ma May era stata la più furba di tutti:
Il primo ad arrivare al covo fu Hisoka che, con la massima calma aveva ferito Machi, causando un trambusto tra i presenti.
Non appena la ragazza cadde a terra, Phinks si avvicinò al mago, caricando per quindici volte il suo pugno.
Ed è lì che entrò in scena May.
A causa dell’ira di Phinks, il rinoceronte bianco divenne più forte, crebbe a dismisura.
-Si alimentano…Con i vostri peccati- Sorrise May, scagliando l’animale contro il biondo muscoloso, bloccandolo a terra.
L’uomo non riusciva a liberarsi…Con il risultato di scaldarsi di più, aumentando la potenza della bestia sopra di lui.
-D-Dannazione- Sputò il biondo, perdendo del sangue dalle labbra e stringendo della terra tra le mani.
-Bloccare così tre membri della Brigata Fantasma…Siete davvero potenti- Rise il capo…Senza perdere la calma e chiudendo il libro con un sonoro movimento.
-tuttavia…- La sua bocca si aprì sollevando lo sguardo  verso i due avversari davanti a lui.
-Morirete ugualmente-
Alle sue spalle, delle stalattiti appuntite partirono, arrivando a sfiorare i fianchi nudi di May.
L’occhio di May divenne un puntino scuro e assunse un’aria selvaggia da mettere i brividi.
-Non è abbastanza…- Sussurrò Kuroro, riaprendo il libro che teneva in mano.
I capelli di May si sciolsero, la folta chioma girò su sé stessa e con entrambe le mani afferrò tutte le stalattiti di ghiaccio rispedendole indietro, verso il capo.
Il freddo ghiaccio puntava alla testa di Kuroro mentre quest’ultimo non se ne curava affatto.
-Muori- Sorrise May, aprendo la bocca e rivelando delle fauci appuntite, coperte di saliva e estremamente grandi per la sua bocca.
Non sembrava più May…Sembrava un mostro assetato di sangue.
Sembrò riprendersi un attimo, rendendosi conto di aver scagliato la morte contro al capo della brigata.
“Merda..Mi lascio trasportare troppo dalle mie emozioni…Io sono quella che deve impedire il male, non la sua portatrice” Pensò, tenendosi la fronte con la mano, stringendo i denti.
Qualcosa spezzò tutti i proiettili di ghiaccio , riducendoli in piccola brina luccicante.
-Non scherziamo, maledetti- Disse una figura dai neri capelli lisci.
L’uomo  inginocchiato e con la spada sguainata davanti a sé giaceva con la folta chioma che gli ricadeva sulla schiena.
-Non sottovalutateci- Disse, alquanto adirato, il samurai.
-Non è ancora abbastanza…- Fece notare il capo, voltando una pagina del vecchio libro.
Da dietro il suo corpo si mossero dei cespugli.
May si voltò di scatto, utilizzando i suoi occhi come radar, scrutando ogni particolare.
Una possente figura spuntò dai cespugli, facendone cadere le foglie.
Franklin era proprio dietro al capo, aprì le braccia posizionandole ai lati del, a confronto, piccolo corpo di Kuroro.
I suoi occhi sottili si socchiusero, le sue dita si aprirono, rimanendo attaccate alla mano grazie a delle sottili catene.
Con un movimento rapido sollevò le possenti braccia, cominciò a sparare proiettili dai buchi provati dalla caduta delle dita…Un rumore assordante cinse l’intera boscaglia.
May saltò su ramo mentre il prestigiatore rimase fermo, portandosi la mano vicino alle labbra, scrutando la sua prossima preda.
In mezzo a tutto quel trambusto di proiettili il capo riuscì a dire solo una frase.
-Non è ancora abbastanza- Sussurrò, voltando un’atra pagina.
Dal lato del capo sbucò una forte luce accecante, del medesimo colore dell’oro.
May riuscì solo a intravederla e, quando si ritrovò un ragazzo ricoperto da una spaventosa aura gialla, impallidì.
“Veloce” Pensò la donna, venendo colpita da un pugno nello stomaco subito dopo.
Il ragazzo aveva i capelli rizzati, tirati verso l’alto e che danzavano con la stessa aura gialla di cui il corpo era avvolto…Gli occhi aggrottati e del colore dello stagno.
La donna era precipitata dall’albero, atterrando a quattro zampe, strofinando le unghie nel soffice terriccio e facendo strisciare il bastone che era legato dietro la schiena contro il suolo.
Appena sollevò lo sguardo, intravide il labbiale del capo mentre, tranquillamente, voltava un’altra pagina.
-Non è ancora abbastanza- Sussurrò, sorridendo pacatamente.
Dal lato opposto da cui era uscito Shalnax, un’ombra scura corse velocemente contro al mago.
Gli occhi di Hisoka lo inquadrarono, ma non riuscì a seguire tutti i suoi movimenti.
Il rumore dei proiettili che ancora venivano scagliati da Franklin assordarono gli animali di May, ma senza darlo a vedere.
L’ombra scura tirò fuori una mano dalla tasca della lunga tunica nera.
I corti capelli corvini spettinati sembravano pungiglioni…La mano artigliata di quell’ombra velocissima arrivò a pochi centimetri dalla faccia del prestigiatore.
Occhi sottili, bocca coperta dal tessuto della tunica, graffiò gli abiti di Hisoka che, con un balzò, si allontanò ghignando.
Feitan si diede una spinta con il piede, sollevando tutta la terra sotto di sé e si abbandonò in un salto lasciando passare sotto di sé Shalnax a tutta velocità…Diretto verso il numero quattro traditore.
Il suo potere era attivato sul massimo sfruttamento della sua forza…L’ago era conficcato nella parte posteriore del collo.
L’assassino oscuro si fiondò sulla donna subito dopo, puntando la mano contro di lei.
La donna prese il bastone con la mano destra, intercettando le unghie letali del ragazzo.
Kuroro non alzò mai lo sguardo…
Mentre May era impegnata a fare pressione contro al proprio bastone per non cedere alla forza di Feitan, il samurai sguainò la spada al fianco scoperto della donna, infastidendola con il rumore metallico della Katana.
Le iridi minuscole di May reagirono subito…Alzò la gamba ricoperta dal jeans nero e scontrò il piede contro la lama della spada d’acciaio del samurai, spingendola brutalmente  verso il suolo e bloccandola, mentre con il bastone insisteva contro l’attacco di Feitan.
“Levatevi dai piedi” Gli occhi di May tremarono, rimanendo minuscoli.
Il cinghiale bianco alzò le piccole orecchie, girandosi verso la ragazza.
L’animale dal folto pelo bianco assottigliò gli occhi, emettendo uno stridulo lamento e correndo verso i due uomini che trattenevano May.
Con un colpo di una delle sue quattro zanne allontanò il samurai dalla ragazza mentre l’assassino fece un balzò indietro atterrando con un ginocchio a terra.
Feitan osservò l’animale dalla peluria bianca mettersi davanti alla donna e abbassando il capo per intimarlo di andarsene.
Hisoka, dopo aver evitato tutti i proiettili di Franklin, raggiunse il capo e fece apparire nella sua mano un joker mentre, dentro ai suoi occhi, qualcosa stava lasciando spazio alla follia…La follia che sentiva crescere ogni volta che sapeva di aver in pugno una vita.
Lanciò la carta affilata che venne però intercettata dal grande braccio di Francklin, facendogli smettere di sparare.
In quel momento il mago sparì grazie alla sua iper gomma fissata sugli alberi.
Gli occhi di Franklin non si spostarono subito verso l’alto, il che diede un maggior vantaggio al mago.
Hioka finì sul ramo di un albero, piantando i suoi tacchi nel legno.
“Accidenti…è davvero inavvicinabile” Pensò l’illusionista, spolverandosi i pantaloni con aria divertita.
May fece una carezza all’enorme cinghiale e poi fissò Feitan con aria di sfida.
-Che c’è? Sei un po’ teso perché non riuscirai a proteggere il tuo capo-? Chiese, sorridendo e mostrando i canini appuntiti e le ciocche arancio sparse sul viso.
Feitan spalancò i suoi occhi.
Far infuriare Feitan voleva dire correre il più lontano possibile per salvarsi.
Il cinghiale, con una velocità che stupì il ragazzo, lo raggiunse colpendolo con una delle sue zanne e ferendogli il fianco destro da cui spruzzò una grande quantità di sangue e squarciandogli il vestito nero.
L’animale si sentì minacciato.
Il rinoceronte si sollevò da Phinks, sentendosi avvolgere da uno strano e potente potere.
Feitan indietreggiò sfregando i piedi contro al terriccio e tenendosi il fianco.
Era infuriato e i capelli coprivano il suo sguardo tagliente.
-Dannata- Sussurrò, sputando il sangue che stava stagnando in bocca.
Machi aprì gli occhi spaventata, seguita da Shizuko.
-Merda, scappate tutti- Urlò Phinks, sbracciando da sotto il corpo dell’animale.
Gli occhi di Feitan si spalancarono, i suoi occhi divennero due mezze lune.
Franklin prese Kuroro, Machi e Shizuko dopo che il serpente si sentì minacciato dall’aura di Feitan.
Shalnax fissò con i suoi occhi stagnanti Feitan e l’aura rossastra che lo circondava.
Il ragazzo avvolto dall’aura gialla scattò davanti a Franklin, coprendogli le spalle mentre quest’ultimo cercava di proteggere con il suo corpo il capo e le ragazze.
Il cinghiale era a poca distanza da Feitan, il quale aveva cominciato a ridere…Prima leggermente per poi scoppiare in una risata maniacale e folle.
May annuì, guardando il cinghiale con uno sguardo dolce e comprensivo.
Il calore cominciò a farsi largo, un potere così bollente e così letale si fece largo tra quella boscaglia.
SOLE…Caldo, letale.
Feitan adesso rideva, coperto da un’armatura rossa che lo proteggeva…Adesso il calore stava bruciando tutta la vegetazione, tutto il verde, le urla degli animali che bruciavano vivi.
Il resto del ragno riuscì a cavarsela.
Feitan danzava circondato dalle fiamme, con le braccia allargate.
Il cinghiale dal pelo bianco cominciò a piangere, ad urlare, mentre con il suo corpo stava proteggendo la donna.
Il sangue uscì dalla peluria del mammifero…Il dolore doveva essere atroce.
Il calore bruciò tutto il suo pelo, la sua pelle, i suoi muscoli.
Le urla continuarono fino a quando, con un ultimo urlo straziato, l’animale cadde a terra.
Shalnax aveva preso Phinks quando il rinoceronte era fuggito a causa del calore e con lui si era diretto da Franklin.
Il silenzio tuonò nella foresta, mentre Feitan si calmava e respirava in modo affannoso.
La donna era a terra e non sembrava ferita gravemente grazie alla protezione dell’animale che giaceva morto al suolo.
Non era più una foresta…Adesso sembrava un deserto arido e privo di vita.
Feitan sorrise, volgendo lo sguardo alla ragazza a terra.
Lo sguardo di May era socchiuso…
“Bhè…Non riuiscirò a batterlo senza trasgredire alle regole…Che peccato”
Pensò la donna…Sorridendo leggermente.
-Se tutto questo non ti è bastato…Posso finirti proprio ora con queste mani- Sorrise il moro, scoppiando in un’altra risata.
Hisoka fissò il panorama con una mano contro alla fronte.
Si era allontanato parecchio, lasciando la donna a lottare da sola.
-Oh, cielo…Sarà sopravvissuta-? Rise, guardando il fumo degli incendi ormai spenti.
 
 
 

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Capitolo 27
*** Un addio x è sempre x difficile ***


In mezzo alla landa desolata, in mezzo a quella piazza deserta cominciarono a ritornare i membri della Geney.
-Cazzo, Feitan è proprio esploso- Disse Phinks, grattandosi la nuca.
Machi si teneva in piedi a forza, ma sembrava aver recuperato delle energie.
-Daiki…Perché non sei intervenuto-? Domandò la donna dai capelli rosa sciolti sulla fronte.
Il lupo si fece avanti da dietro una delle rocce che furono risparmiate da quella catastrofe.
-Ho scagliato il primo attacco, ma poi vi siete messi in mezzo e avete trasformato il combattimento in una vera e propria arena da battaglia- Disse, drizzando le orecchie.
Le sue zampe erano ricoperte di ghiaccio azzurro luccicante, i suoi artigli ricoperti di acqua cristallizzata.
-Dove sono finiti Feary, Kortopi e Benelov-? Domandò Phinks, guardandosi attorno:
Aveva la maglietta grigia spezzata e il petto nudo in bella vista, vari taglia sulle labbra e sul viso, i pantaloni mal ridotti.
Machi non era messa meglio: le perdite di sangue erano diminuite grazie ai suoi muscoli che, ingranditi e fatti strofinare tra loro, ne avevano bloccato il flusso.
-Adesso…- Il capo, affiancato da Franklin e Shizuko, si sollevò, spolverandosi la giacca e il piumaggio bianco.
-Ci toccherà trovare un altro esorcista- Disse accarezzandosi i capelli all’indietro.
-Un altro esorcista-? Domandò Machi, pulendosi il sangue sulla mano.
-Questo vuol dire che…- Il capo mosse uno dei suoi oscuri iridi verso un membro del ragno in particolare…
Dalla sua tasca tirò fuori un coltello ricurvo, il sole rifletteva i suoi raggi su quella lama lucente.
Strinse il manico nero.
Daiki drizzò le orecchie.
-Dobbiamo dare un taglio al personale- Sussurrò, piegando le labbra in un sorriso.
Come se il tempo si fosse fermato…tutto cominciò a muoversi lentamente.
……………………………………………………………………………………………………………………………..
“Alzati…Alzati…Maledizione” May cercava di sollevarsi da terra nonostante le bruciature su tutto il corpo.
-Morirai a causa della tua stupidità- Sorrise Feitan, avvicinandosi minacciosamente alla donna.
La sua armatura rossa era sparita, lasciando spazio ad un fisico scolpito e mal ridotto.
Portò una mano armata di lunghe unghia davanti a sé, pronto a scagliarlo sulla donna.
Un rumore imperterrito di zoccoli sul suolo fece tremare la terra.
“ALZATI” L’occhio di May si aprì improvvisamente ed un’ aura bianca la circondò.
Feitan si coprì il viso con l’avambraccio insanguinato, continuando a guardare quella strana potenza davanti a sé.
L’aura si chiuse su sé stessa, dando forma a qualcosa….
-Non è possibile-! Disse il giovane, togliendo lentamente il braccio per avere una piena visuale.
Davanti a lui, un grande cinghiale bianco stava urlando, schioccava la lingua contro al palato e sfregava gli zoccoli a terra.
-Quell’animale è bruciato…- Sussurrò il giovane.
L’aura a forma di cinghiale cominciò a sostituirsi con del pelo bianco, le zanne divennero di vero osso e gli occhi si aprirono al proprio posto.
May si sollevò da terra.
Il tremolio della terra aumentò, il rumore di zampate a terra era davvero insistente.
May si stava tenendo un braccio gravemente lesionato e sorrideva a sguardo basso.
Dietro di lei apparvero gli altri suoi fedeli alleati.
Il serpente le si attorcigliò intorno al collo, soffiando.
Un orso dagli occhi rossi le si affiancò, ringhiando.
Un grande pavone dalla coda aperta e in bella vista avanzò, scotolando le piume blu.
Un cane selvatico dall’aspetto selvaggio si avvicinò riempendo l’aria di latrati.
Una lonza camminò elegantemente vicino alle gambe della donna, muovendo la coda.
Il cinghiale al suo fiancò urlò di nuovo, esibendo le zanne bianche.
Il rinoceronte arrivò da dietro, occupando la maggior parte dello spazio.
Invidia, acidia, superbia, avidità, lussuria, gola, ira…Avrebbe resistito alla loro vista?
Eccoli…Quello era il potere di May…Il potere e il controllo dei difetti umani, dei loro peccati.
Si dice che se un uomo viene posto davanti a tutte le sue colpe nello stesso mometo…Perda la vita.
Erano tutti riuniti…Tutti e sette…Averli davanti ebbe un effetto negativo per Feitan.
Si prese la testa tra le mani, scompigliandosi ancora di più i capelli corvini.
Nella sua testa, il caos.
-Com’è possibilie? Io l’avevo ucciso, lo avevo bruciato vivo- Urlò, indicando il cinghiale.
May sollevò lo sguardo.
Una coda folta e dall’aspetto paffuto spuntava dalla fine della sua schiena.
-Esiste l’inferno…Esistono le fiamme eterne…Ma non mi sembra che loro se ne siano andati dalla faccia della terra…- Sussurrò.
Le pupille di Feitan cominciarono a rimbalzare negli occhi, i denti tremavano.
-Bruciali, rinnegali, puniscili, uccidili, perdonali….Potrai far di loro tutto quello che vorrai…- Rise, avanzando verso il giovane in preda  al panico.
-Aaaaaaaaaaaaaaaaah-  Urlò il giovane, rimettendosi in armatura, mentre dell’altro Nen bollente e letale cominciava a diffondersi nell’area.
Erano rimasti separati dal resto del ragno.
Un altro sole…Il calore divenne immenso…Le fiamme sbocciarono nell’arida terra.
Feitan rideva istericamente.
Vide davanti a sé tutti gli animali bruciare vivi, vide la ragazza sparire tra le fiamme.
-Muori…Morite tutti…Potete essere degli Dei, dei demoni, dei mostri…Vi ucciderò tutti- Urlò, sbracciando e indicando gli animali inghiottiti nel calore.
Il fuoco aveva ormai circondato ogni cosa, in quel pezzo di landa desolata tutto era ancora più perduto.
-Bruciate, bruciate- Rideva.
Tutto si fermò…Anche se il tempo sembrò scorrere molto più lentamente in quella palla di fuoco.
Il ragazzo smise di ridere quando il fumo gli rivelò quello che più temeva.
I suoi occhi si spalancarono.
Gli animali erano esattamente come li aveva visti prima che il fuoco li inghiottisse.
Il suolo però era macchiato di sangue fresco…Erano morti, ma rinati subito dopo.
-C-Com’è possibile-? Sussurrò, ormai ansimante.
-Scannali, ignorali, insultali, maledicili…Loro…-
Lo sguardo di May era qualcosa di raccapricciante: pupille piccole e tremanti.
-I peccati degli uomini non smetteranno mai di risorgere, non c’è niente che tu possa fare- Aprì le braccia.
La follia stava invadendo la mente di Feitan…Non poteva sopportare tutti i peccati riuniti lì, davanti a lui.
-Sprofonda…Nelle tenebre dell’animo umano- Disse May, con i capelli davanti al viso, ad oscurarle le guance.
Un urlo, quello del giovane assassino piegato all’indietro ed accasciato a terra.
-Perché i peccati dell’umanità…-
La saliva aveva cominciato a scendergli lungo la bocca.
Un sorriso a trentadue denti decorò la faccia di May.
-Non si faranno sconfiggere nemmeno dal calore del tuo inferno- Sussurrò.
-Che razza di potere Nen possiedi-? Chiese in preda alla disperazione totale.
-Ho solo reso la realtà più concreta di quanto già non sia- Sussurrò.
Sorrise.
-Si…Posso solo, sussurrare questo mio potere a tutti i miei nemici- Sorrise.
L’urlo si spense, piombò il silenzio nella valle della morte.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
“Immagino che non vi fosse altra scelta…” Pensò May.
-Ohia, ohia…Sembra che la foresta sia stata spazzata via- Disse il mago, camminando con le braccia conserte verso la donna seduta su una roccia scheggiata.
Feitan giaceva immobile sulla terra arida e secca…Solo il vento a smuovergli i capelli.
La donna aveva le braccia conserte e tremava leggermente.
-Me lo ricordavo molto più difficile- Ammise, sorridente.
Il mago si affiancò a lei, osservando il corpo del giovane.
-è morto-? Chiese, sorridendo.
-No…Il mio compito è solo quello di salvare Daiki…A volte…Tendo…A dimenticarlo quando ho di fronte a me così tanti peccatori- Sussurrò, portandosi una mano in viso, coprendoselo.
-Voglio solo…Aiutarla- Disse, abbassando lo sguardo e sorridendo.
-Oooh- Fischiò il mago, fissando la donna con curiosità.
“Sarà condannato alla follia per chissà quanto tempo” Pensò la donna.
Assottigli gli occhi luccicanti…
“Se il mio potere fosse rimasto quello di un tempo…Probabilmente sarebbe morto”
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Il sangue colava dalla sua mano…
La lama del coltello era ormai sporca di sangue…il pulsare era cessato.
La terra arida era di nuovo bagnata da qualcosa.
-D-Dancho- Sussurrò Phinks, preso alla sprovvista da quella mossa.
Feary mise il broncio.
-Dancho…Perché l’hai fatto? Sarebbe potuto tornarci utile- Piagnucolò, sistemandosi il flauto al fianco come una fedele spada.
Il capo teneva lo sguardo fisso su quello che aveva fatto.
-Non ci è più uitile…Non serve più una vittima sacrificale-
Nobunaga tirò un sospiro di esasperazione.
-Adesso il capo dovrà liberarsi di due Nen- Si grattò la nuca Nobunaga.
-non voglio più perdere tempo con una cosa come la quarantena…Troverò un esorcista che si sbrighi- Disse, spingendo il pugnale in profondità.
-Cosa vuoi fare, ora-? Chiese Phinks, con le mani in tasca.
-Io andrò a cercare un esorcista…- Sollevò lo sguardo verso il cielo.
-Capisco…Alla fine siamo sempre al punto di partenza- Sospirò Machi.
-In quanto capo, dovrete obbedirmi finché non sarò morto, no-? Chiese Kuroro, girandosi verso i suoi fedeli alleati, sorridendo.
Lo guardarono tutti sbalorditi.
-Voglio che il ragno non perda più zampe- Disse, mentre il vento sollevava il suo giaccone dal suolo.
-N-Non dire sciocchezze…Il ragno finisce sempre quello che inizia…E noi dobbiamo ancora sistemare i conti con il bastardo con la catena- Disse Machi.
-Io non posso usare il Nen…E quell’avversaria…ha un potere alquanto complesso- Disse, stranamente serio.
-Quella donna-? Chiese Phinks, con un tic all’occhio.
-Ha fatto una restrizione- Disse Kuroro.
-Cosa-? Dissero tutti, allarmandosi.
Dopo tutto era come il potere di Kurapika…Una restrizione e una promessa a sé stessi per incrementare la propria forza.
-è molto pericolosa e, finché non avrò recuperato il mio potere Nen preferirei starle lontano-  Disse il capo.
-Una restrizione èh-? Sussurrò Machi.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
“Che succede? Il cuore di qualcuno si è spento?”
Blue continuava a correre, mentre il suo pelo si sporcava di foglie e pollini.
-Qualcosa non va Blue-san-? Chiese il Kuruta sulla mia groppa.
-No…Va tutto bene- Disse, drizzando le orecchie e arricciando il naso.
“Merda” Pensò
Dovevamo sbrigarci.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Daiki cadde a terra, il coltello ancora piazzato nel suo stomaco.
-Visto che l’esorcista è morto, non c’è più alcun motivo per tenerlo in vita- Disse, guardando il corpo con disprezzo.
Nobunaga sbadigliò.
-Immagino che dovremmo tenerci quei mocciosi come inseguitori per un po’- Disse il samurai, grattandosi a nuca.
-E con questo? Avremmo almeno un migliaio di persone che ci inseguono per vendetta…A noi ha mai cambiato qualcosa-? Chiese il biondo, sorridendo con le sopracciglia aggrottate.
Il vento soffiò.
-Kortopi e Benelov verrano con me…- Disse Kuroro voltandosi verso i suoi compagni.
Il suo sguardo assunse una strana piega.
-Voi fate ciò che volete- Sussurrò, sorridendo.
Machi, Shalnax, Phinks, Shizuku, e Franklin sparirono…Tutti con un ghigno sul volto.
-Cielo…- Sussurrò il capo.
-Sembra che il tuo consiglio di lasciarli perdere non abbia funzionato- Disse Feary, ghignando.
-Sono proprio incazzati neri- Aggiunse, osservando Daiki a terra.
-e tu-? Chiese Kuroro.
La donna si girò, ma si ritrovò solo un coltello nella schiena, ormai spaccata e traboccante di sangue.
-Ma…Che-? Chiese, con un rivolo di sangue alla bocca e gli occhi spalancati.
-Sei così sciocca…Black list Hunter…Da quanto tempo stavi monitorando i movimenti della Geney-? Chiese, osservando il cielo con il suo solito sorriso pulito.
La donna non riuscì a proferire parola che il capo della brigata rigirò il coltello nella sua schiena, dissanguandola.
-Tutti avevano capito il tuo doppio gioco…Ma, dopotutto, finché tu non avresti capito il nostro…Dov’era il problema-? Domandò, osservando gli occhi della donna spegnersi lentamente.
Cadde con gli occhi spalancati e lacrimanti.
-Oggi c’è un tempo bellissimo per rinascere…non credi-? Chiese, ispirando lentamente.
-Se incontri Dio…Digli di lasciarci in pace-* Disse infine, incamminandosi con Kortopi e Benelov, che non fecero domande.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-C-Che diavolo è successo-?  Domandai, bloccandomi in vista della landa deserta.
-Che succede-? Si chiese Blue…Sempre più preoccupata di quello che il suo En le aveva mostrato.
-Andiamo- Dissi, preoccupata.
……………………………………………………………………………………………………………………………….
-Perché….Kuroro-sama-?Sussurrò Daiki, con gli occhi socchiusi, stanchi.
-Volevo solo…Vivere felice…-  Disse sorridendo, mentre il sangue fuoriusciva dalla sua bocca, bagnandogli le labbra secche.
“Piacere…il mio nome è Daiki”
“Sono Shelia…Piacere”

“Ti insegnerò il Nen”
“Davvero?”

“Daiki…Hei Daiki?”
“Daiki mi sembra un piano un  po’ azzardato”
“Fidati di me”

-Sh…eli…a- E con un ultimo sussurro, la lucentezza si spese negli occhi di Daiki.
Poco dopo…Le urla avrebbero invaso quel posto.
Mi bloccai…Respirai in modo affannoso.
-Shelia- Mi sussurrò Kurapika, con occhi tremanti e un’espressione colma di ira in volto.
Tornai in forma umana…
Mi avvicinai al corpo freddo del mio piccolo amico.
Un lupo sporco di sangue che si era fidato troppo di una persona…Ecco cosa vedevo.
Posai una mano sulla sua testa, morbida anche se incrostata di sangue.
-Daiki…- Sussurrai mentre, veloce, una lacrima solcava il mio volto.
Blue vide anche il corpo della donna a terra, affogato nel suo stesso sangue.
I miei occhi erano spenti, appannati…Si stavano lentamente gonfiando di lacrime.
-Daiki…Daiki…Daiki…- Lo scossi, cercando di svegliarlo senza però aumentare il tono di voce.
Kurapika fermò la mia mano con la sua, scuotendo la testa.
-Shelia…Basta- Sussurrò, tremando.
-Ma…Daiki è…Io ho promesso…- Sussurrai mentre le lacrime si fecero largo lungo le mie guance.
-Shelia…- Alzò la voce Kurapika.
Sobbalzai.
Era una situazione…Che non avevo nemmeno immaginato.
Non me lo sarei mai immaginato.
-Avrei dovuto salvarlo.-
-Avevo promesso di farlo.-
-Sono una pessima amica-.
-Gon e Killua mi odieranno-.
-Tutti mi odieranno-.
-…Io mi odio…Quasi quanto ero bambina-.
Una donna arrivò alle mie spalle, scrocchiò il suo collo.
Mi colpì alla schiena con un calcio, facendomi cadere a terra.
Sfruttai il terreno per coprire le lacrime, rimanendo a terra.
-IDIOTA-! Mi urlò.
Mi prese per il colletto della maglia, trascinandomi davanti al suo viso.
- Pensi che Daiki sia morto per causa tua? È quello che stai pensando vero-? Mi urlò.
-Avevo promesso…Non sono riuscita a mantenere la promessa-  Sussurrai singhiozzando.
May si fermò.
-Ascolta Shelia…Non hai motivo per sentirti in colpa- Mi disse, mettendosi le mani ai fianchi.
Kurapika abbassò lo sguardo, stringendo i denti.
“Meledizione” Pensò, stringendo le mani a pugni.
Non smettevo di piangere, singhiozzavo rumorosamente.
-Tutti…Abbiamo fatto uno sbaglio- Sorrise la donna, tirando fuori il suo flauto.
Posò le sue labbra sul beccuccio e soffiò dolcemente, intonando una melodia orecchiabile.
Kurapika alzò lo sguardo adirato, calmandosi.
I miei singhiozzi divennero sospiri e, a loro volta, i sospiri divennero regolari respiri.
Tutto sembrò calmarsi, l’aria divenne leggera.
Ascoltare quella melodia era come vivere un sogno, vivere la pace e la tranquillità della vita.
Quando il respiro di May spezzò la melodia, ci sentimmo tutti spaesati e confusi.
Con un sorriso May si guardò il braccio.
-Il tempo è giunto- Sussurrò, fissandomi.
-Eh-? Chiesi, con ancora le lacrime sulle guance e lo sguardo spento.
Nel frattempo arrivò Blue, frenando bruscamente.
May la guardò, sorridendole.
-Tu…Tu sei la ragazzina di allora-? Chiese la lupa dal pelo scuro, con il fiatone.
May non rispose, ricordandosi di quando riuscì a battere tutti i guardiani della foresta…Tutti tranne uno, Blue.
-Adesso…Ho bisogno che mi ascolti attentamente Shelia- Disse, avvicinandomi a me.
Notai subito una cosa…Il suo braccio destro era strano…Era chiaro…Era leggero…Stava….Scomparendo.
-Ho fallito nella mia restrizione- Sorrise, toccandosi il braccio vaporoso.
-La tua restrizione-? Domandò Kurapika, ricordandosi di cosa sarebbe potuto succedere se con il suo potere avesse attaccato una persona che non fosse un membro del ragno.
-Mi ero imposta una regola…Non evocare tutti i peccati insieme…Ma ho fallito- Sorrise tristemente.
“Deve aver lottato contro un membro del ragno” Pensò il Kuruta.
-Se avessi evocato tutti i peccati insieme, non mi sarei mai perdonata…Io combatto da tempo per cercare di sottrarre il male dagli esseri umani, e con gli anni ho assorbito così tanto potere da rendere i miei fedeli più grandi di dimensioni, la mia vita più longeva e, addirittura, del potere sporco di peccato sul mio corpo…I peccati capitali che uso per lottare non sono altro che il risultato della mia missione…Tutto il male che ho assorbito dalla gente del mondo- Disse, osservando il problema del suo braccio raggiungere la spalla.
-Ma…Li ho evocati tutti in una volta contro il mio avversario…-
-Questo…Questo cosa significa-? Chiesi, mentre le lacrime cadevano al suolo.
Mi sorrise.
-Che molto presto svanirò con loro, portando quel male all’inferno con me-
 
Angolo Autrice.
*Allora, quando Kuroro dice la frase “Se incontri Dio, digli di lascarci in pace” l’ho presa da Berserk…Il fatto è che mi è sembrata così simile alle fantasticherie che dice lui XD e quindi…Già.
Il finale sta venendo molto più lungo di quanto pensassi e quindi ci saranno almeno altri due capitoli per spiegare tutto il restante mistero di May e company XD
Spero che vi sia piaciuta la svolta e soprattutto il potere della ragazza :3 (Nel prossimo capitolo però c’è anche altra roba XD non è finita qui)
Okkkkey vi lascio e alla prossima <3
-Shinigami di fiori-
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Qual'è x il tuo x desiderio? ***


-La mia restrizione mi ha permesso di controllare i peccati capitali, senza però poterli evocare tutti insieme…Altrimenti sarebbe risultato come un abuso del potere.
Questa è una tecnica che non si può ottenere senza fare un patto con sé stessi- Spiegò la ragazza, toccandosi il braccio.
-Ho dovuto mettere fuori gioco un membro del ragno molto forte…E non ho rispettato le regole, quindi è giusto così- Sussurrò.
La stavo fissando con le lacrime agli occhi, la bocca semi aperta.
-A proposito Shelia…Gon e Killua sono da Lior…Leot…Leorio-san- disse lei, grattandosi la testa pensierosa, sorridendo.
L’ascoltai, ma la notizia non mi rese felice in quel momento.
-Shelia…- Mi sussurrò.
Non poteva essere vero…Non poteva andarsene anche lei.
Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla.
-La mia restrizione contiene anche un altro elemento- Disse, sorridendo tristemente. Sulla sua fronte vi erano gocce di sudore…Che la scomparsa del braccio e della spalla facesse male?
In quel momento…l’aura uscì dal suo corpo, mostrando le figure di tutti i peccati dietro di lei…Seduti…Che attendevano di scomparire insieme alla loro padrona.
-Quando questa porzione di male se ne sarà andata…Rimarrà una ricompensa- Sorrise con gli occhi lucidi.
La fissai, stravolta.
Blue e Kurapika avevano lo sguardo triste puntato sulla donna.
-Un desiderio- Chiuse gli occhi, sorridendo amorevolmente.
-Un…Desiderio-? Domandai, ad occhi spenti e socchiusi.
-Ovviamente non comprende il potermi riportare qui a causa della restrizione…Ma puoi desiderare quello che vuoi- Mi disse mentre, lentamente, la mano sulla mia spalla cominciava a sparire...Rilasciando mille brillantini nell’aria.
“Che incredibile restrizione” Pensò il Kuruta.
-Forza…Esprimi il tuo desiderio- Sorrise May.
-Perché-? Chiesi, con gli occhi coperti dalla folta chioma.
May sembrò stupirsi.
-Perché hai voluto intrometterti in questa battaglia? Perché hai buttato la tua vita per me? Perché sei arrivata a tanto-? Le chiesi, aumentando il tono della voce man mano.
May rise lievemente.
-Ogni volta che si tratta di un amico, non si può parlare di buttare via la propria vita…Il solo sapere di averne uno ha un effetto tranquillizzante- Rise mentre anche i suoi pantaloni cominciavano a sparire, a divenire trasparenti.
-May-san…- Sussurrai, con le guance rosse e le lacrime agli occhi.
-Forza, esprimi il tuo desiderio- Disse, osservando il corpo di Daiki a terra, spento e freddo.
“Riporta qui il tuo amico…Shelia” Pensò la donna, sorridendo.
Fissai prima May-san…Poi fissai tutti i grandi animali seduti dietro di lei…Riconobbi il rinoceronte che mi aveva aiutata a sviluppare il mio potere.
-Se devo esprimere un desiderio…- Singhiozzai, tirando su con il naso.
Blue si coprì gli occhi con la mano e Kurapika lasciò cadere una lacrima sulla sua guancia pallida.
Sorrisi, con gli occhi gonfi di lacrime e le guance rosse.
-Voglio sapere tutto di te…May-san…Tutto- Dissi, piangendo.
-Uhm…-? Si stupì May.
-Si, voglio sapere tutta la tua storia, chi sei…Se te lo avessi chiesto direttamente non me lo avresti detto- Sussurrai, singhiozzando ancora.
“S-Shelia…” Pensò, con gli occhi tremanti.
Sorrise.
-è questo il tuo desiderio-?  Chiese, avendo capito le mie intenzioni.
Kurapika si stupì…Per poi calmarsi.
“Ma certo…Ho capito. Il Daiki che conosceva Shelia...Non è più qui. Quello lì può anche essere il corpo di Daiki…Ma non è lì che si trova quello conosciuto da noi…
“Lui…è morto tempo fa” Si morse le labbra Kurapika.
May si sollevò in piedi.
“Il Daiki a cui sei affezionata…Risiede nel tuo cuore ormai. Quello è solo un pupazzo manovrato dal peccato…Anche se tornasse in vita…Non potrà mai tornare quello che era un tempo “ Pensò la donna, giungendo le mani semi trasparenti mentre il viso cominciava a scomparire, lentamente.
-Addio…May-san- Dissimo, mentre gli animali abbassavano il capo e sparivano con lei, senza emettere alcun verso.
L’aura di ogni scomparso si intrecciò con le altre, formando un vortice bianco danzante che, con massima velocità, scattò nella mia mente, contro la mia fronte.
“No…Se me lo avessi chiesto non te lo avrei detto” Sentii solamente.
…………………………………………………………………………………………………………………………………........................................................................................................................................
Una giovane correva con altre tre persone in una foresta.
Un bastone legato alla schiena…Non poteva avere più di quindici anni.
-State all’erta…Sento un enorme fetore di malvagità qui- Disse la ragazza, fermandosi.
-Non preoccuparti…Purificheremo anche questo luogo, lascia fare a noi- Disse un ragazzo dai capelli rossi, assumendo una posa da vincente mentre i denti scintillavano come lucciole al buio.
-Attenti, arriva qualcosa- Disse la giovane.
Una bambina molto più piccola la colpì violentemente al fianco con un calcio.
Uno stivale blu, contro al fianco nudo della giovane.
-Sei forte per essere una mocciosa…Potresti essere più forte dei tipi che ho sconfitto prima-? Domandò, atterrando con grazia.
I due ragazzi si misero in posizione d’attacco, avevano entrambi una maschera che copriva loro la bocca.
Uno aveva i capelli lunghi fino alle spalle e del colore del rame, l’atro aveva i capelli marroni e pettinati verso l’alto.
-è una mocciosa- Rise Zoria, il ragazzo dai capelli rossicci.
-Non sottovalutarla- Disse, l’altro.
-Colore bianco- Disse la giovane ragazzina, sorridendo.
-Cosa? Ha detto colore bianco-? Chiese Zoria a Sin, l’amico.
-Non lo so ma dobbi…- Si interruppe, qualcosa apparve dietro di lui.
Una fiamma blu avvolse il suo corpo, scottandolo e scuotendolo fino a farlo urlare.
-S-Sin- Urlò Zoria, osservando l’amico contorcersi dal dolore.
-Il mio potere sarà tanto doloroso quanto le volte in cui sbaglierete a giocare- Disse la ragazzina.
Ci volle poco prima che le fiamme avvolgessero anche Zoria e la ragazzina dai capelli arancio.
-è come un gioco di cui dobbiamo capire le regole- Sussurrò la ragazza dal bastone sulla schiena, ansimando per il dolore.
Il quel momento, qualcosa fece inchinare Blue.
-Cosa-? Chiese Zoria, grattandosi la nuca.
I suoi occhi si spensero, la sua pelle divenne più raggrinzita.
La ragazzina tese la mano verso il suo amico.
-Zoriaaaaaaaaaaaaaaa- Urlò, vedendolo cadere all’indietro con un colpo secco.
Sin rimase terrorizzato.
-Accidenti- Disse una voce grave, spuntando da un cespuglio.
La giovane si girò, vedendo una strana figura uscire dai cespugli dietro di sé.
-Quante volte ti ho detto di controllare i poteri degli avversari prima di prenderli-? Chiese, abbassando lo sguardo un uomo dall’aspetto regale.
Aveva i capelli e la barba neri.
-Zitto, è il mio potere e lo uso quando mi pare- Disse la voce rude di un ragazzino.
Un ragazzo dai lunghi capelli lisci uscì dall’ombra della foresta, i suoi occhi erano sottili e neri…Aveva sempre un sorriso stampato sulla faccia e indossava una giacca lunga color porpora.
-Perché questo è il potere più forte degli Atlancis, nonno- Disse il ragazzino, ridendo sadicamente.
In  men che non si dica Sin si ritrovò nella stessa situazione di Zoria: Sentì la pelle seccarsi, le forze abbandonarlo finché non cadde a terra sollevando un polverone di foglie.
-Sin- urlò la giovane.
-Bastardi- strillò, estraendo il bastone e posizionandolo davanti a sé.
Prima che potesse fare qualcosa, sentì le forze abbandonarla.
-Merda- Urlò la ragazzina, accasciandosi e sentendosi improvvisamente debole.
-Non riesco…A evocare alcun peccato- Sussurrò, chiudendo gli occhi.
“Lasciami…LASCIAMI ANDARE”
Aprì gli occhi improvvisamente, liberando un branco di serpenti dal suo corpo, i quali si fiondarono contro l’uomo dai lunghi capelli.
Distratto, l’albino annullò la sottrazione del potere per poi guardare i serpenti intorno alle sue gambe, intenti a morderlo e a ferirlo.
-Come siete noiosi- Mormorò, alzando una gamba e schiacciando i serpenti a morte e facendoli tornare all’interno dell’aura della ragazzina.
Appena l’Atlancis sollevò lo sguardo…La giovane non era più lì.
L’En di Blue non era così potente allora…Così la persero di vista.
L’uomo non si era mosso per tutto il tempo…Ritenendosi troppo vecchio per certe cose.
In groppa al molto più piccolo rinoceronte bianco, la giovane piangeva e si teneva il braccio.
“Zoria…Sin…” Pensò, lasciando scorrere una lacrima.
“Qualcosa non va con i miei poteri…Solitamente, quando evocavo un peccato, l’avversario avrebbe dovuto perdersi nella follia….Questo è il lavoro di un peccato dopotutto…Eppure con i serpenti non ha funzionato…Non ha battuto ciglio” Pensò, toccandosi la pelle secca, debole a causa del potere di quel tipo.
-è come se…Parte del mio potere fosse sparito- Sussurrò, sentendosi debole mentre, nello stesso istante, un uomo dai capelli albini si sentiva magicamente più forte.
Le immagini dei suoi amici che cadevano a terra senza vita e con un sonoro tonfo la fecero rabbrividire.
La notte calò e la ragazzina accese un falò dopo essere scappata dall’isola…Decise di sparire per un po’ e costruì due lapidi in onore dei suoi due fratelli.
“Sono stati prosciugati di qualcosa…Del loro Nen…Che sia questo il potere di quell’individuo?” Si chiese, mentre appoggiava dei bellissimi tulipani gialli sulle tombe di pietra.
-Adesso dovrò essere io a portare avanti il nostro ideale…Sono io l’ultima sussurratrice rimasta…Farò tutto il possibile per eliminare il male di questo mondo…Lo prometto- Sussurrò, inginocchiandosi davanti alle lapidi e appoggiando la fronte a terra…Piangendo silenziosamente per tutta la notte mentre, dall’allto, un serpente e un lonza dormivano tranquilli.
Il trio venne diviso...Il perdono, i peccati e la pazzia…Questi erano i sussurratori…ma con il tempo ne rimase solo uno senza nome.
Il trio di Entità che portavano via il male del mondo, riempiendosi con esso oppure curandolo.
Ne rimase sono uno…Camminando per il verde, incantando gli animali con il suo strumento a fiato costruito unendo quello dei tre giustizieri insieme.
Un’armonica, un flauto e un violino.
La giustiziera del peccato non poteva certo sostituire gli altri due…Ma unendo i loro strumenti…Avrebbe potuto dare a tutti coloro che ne avessero ascoltata la melodia un po’ di pace.
Tutti gli animali, le piante…La vedevano come una portatrice di pace, una Dea.
Con il passare del tempo…Divenne come una leggenda.
La sussurratrice senza nome…Venite pure con i vostri peccati in bella vista…Li prenderò tutti uno per uno.
-Quell’essere umano…è come se rappresentasse tutto il male di questo mondo- Sussurrò, alzando lo sguardo verso l’alto.
Era sola ora.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
I brandelli della donna danzarono nell’aria, luccicanti come grandine in polvere e cristallizzata.
Non vi era più traccia degli animali e di May.
Aprii l’occhio con fatica, osservando Kurapika e Blue guardarmi con sguardo curioso.
-Shelia-? Mi domandò Kurapika.
Sorrisi.
-Che è successo-? Mi chiese Blue e, osservandola, mi resi conto di quanto fosse stata carina da piccola, seppure letale.
-Va tutto bene- Sussurrai, per poi fissare il corpo senza vita di Daiki.
Attivai il Nen la mia aura si accese, il lupo nero uscì con poca grazia dal mio corpo, ringhiando.
Senza fare domande si scagliò contro il terreno, creando una buca per poi tornare nel mio corpo, senza fare domande…Dopotutto tutto quello che avevo visto lo aveva visto anche il mio odio.
Vi posai Daiki  e lo ricoprì con la terra del suolo arido.
Rimasi ad osservare la tomba per un po’…Poi mi allontanai con Kurapika e Blue.
I due che mi seguivano preferirono non proferire parola, cercando di ingoiare la curiosità.
“Non dimenticherò” Pensai, avanzando con sguardo serio oltre la foresta, oltre 3G4, via da quella foresta maledetta.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Mosh Mosh…Kurapika??? Davvero?? State bene???- Domandò una vocina acuta e preoccupata.
-Vogliamo parlare con lei- Urlò un’atra più seria mentre spostava l’amico con una manata.
-Daiki è…- La voce di Kurapika avvisò i destinatari dal cellulare, non riuscendo a finire la frase.
Gli occhi di Gon si sgranarono, la sua bocca si schiuse.
Killua sentì la voce di Kurapika e le sue parole…Abbassò lo sguardo.
Gon prese Fiato.
-Sheliaaaaaaa, non è stata colpa tua- Urlò, intontendo tutto l’ospedale.
Leorio gli tappò la bocca.
-Shhhhhh non puoi urlare qui dentro- Sussurrò, irritato.
Io sentii la vocina all’interno del cellulare di Kurapika, sorrisi.
-Perché pensi questo-? Chiesi, dopo l’urlo del piccolo dall’ospedale.
Il bimbo coperto di bende e con il camice d’ospedale deglutì.
-Perché è così che mi sentirei anche io- Urlò, cercando di farsi sentire.
Killiua sorrise, coperto anche lui dai cerotti e dalle garze.
-Vi ringrazio…Gon, Killua- Sussurrai.
-Sbrigati a tornare qui…Sentiamo tutti la tua mancanza- Disse Killua, arrossendo leggermente e mettendosi le braccia dietro alla testa.
-Ecco io…Pensavo di andare con Blue- Dissi, osservando la donna al mio fianco sorridermi.
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-Shelia…Che ne dici di venire con me? Ti va di conoscere un branco di tuoi simili? Mi sorrise.
-Eh-?
-Ci ho pensato su e…Credevo che saresti stata felice di tornare in un branco- Mi disse.
-Tornare…In un branco-?
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-Eeeeeeh??? Vuoi andartene-? Chiese Gon, rubando il cellulare a Killua e bloccandolo per impedire di riprenderselo.
-E-Ecco…Non sarà un addio…Ci incontreremo di nuovo- Dissi, sorridendo istericamente.
Gon era proprio un bambino.
-Shelia ci dispiace- Disse ad un certo punto Killua, abbassando la testa di scatto.
Rimasi spiazzata.
-Ti dispiace? Per cosa ti stai scusando-? Chiesi.
-A causa della nostra debolezza…Tu, hai dovuto affrontare questa dura lotta da sola…Ci dispiace- Ridisse.
-Baaaaaaka…-Dissi seria, nonostante le lacrime che mi scesero sulle guance senza che al telefono si capisse.
-Sono io che mi scuso con voi…Per avervi trascinato in questa storia- Dissi, cercando di non singhiozzare.
Ero così felice.
Rischiare la vita per proteggere degli amici così…Mi andava bene.
-Eh-? Chiese ad un tratto Gon.
-Cosa c’è?-? chiesi, asciugandomi le lacrime.
-E dov’è finita May-san-? Chiese innocentemente, incrociando le gambe sul letto.
La mia espressione divenne seria, per poi piegarsi in un sorriso.
-Tranquilli…May-san, ha completato la sua missione- Sorrisi.
-Eeeeeeeh… Capisco- fecec Killua, con le mani dietro alla testa.
-Allora ci vediamo…Gon, Killiua, Leorio-san- Dissi, felicemente.
-Si…A presto- Dissero i ragazzini accompagnati dal più grande.
Ormai erano lontani da quell’isola maledetta…
-Kurapika…Allora a presto- Dissi, nella mia forma da lupo affiancata da Blue.
Era i tramonto e gli uccelli volavano spensierati.
-Certo…A presto- Disse lui, salutandoci con la mano e guardandoci correre via, lontano…In un nuovo branco…Dal resto della mia nuova e grande famiglia…
Avevo un sacco di domande quella notte, durante la nostra corsa…Ma le ignorai.
Non avevo mai visto Blue così felice.
 
Angolo Autrice
Ommioddioooooo il prossimo sarà l’ultimo capitolo, non ci credo T.T, mi viene da piangere…Ma finalmente sono riuscita a chiudere una serie…Ooooohhh.
Ditemi come vi è sembrata la storia…:D
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 29
*** Mi dispiace ***


-Eeeh? Quei ragazzini hanno completato il gioco di Greed Island-?
-Incredibile,  sono solo due mocciosi-
-Ci sanno fare i marmocchi-
Il branco era in subbuglio e tutti i componenti stavano guardando un giornale steso sulla soffice erba verde.
-Greed Island? Che cosa sarebbe-? Chiesi innocentemente, strofinandomi l’occhio buono.
-Cosa? Non lo conosci? Greed Island è il gioco più venuto al mondo. Pare che solo chi sappia utilizzare il Nen possa accedervi, e inoltre il gioco prende la tua persona come personaggio…Fantastico-!  Toy si comportava davvero come un cucciolo a volte: mi guardava con i suoi occhi luccicanti e il suo pelo arricciato e spettinato sulla schiena.
-Non riesco a credere che qualcuno sia riuscito a finirlo! Scommetto che tu non saresti resistito nemmeno un giorno- Rise una giovane ragazza-lupo, seduta vicino a Toy.
-Cos’hai detto-? Chiese il giovane, spingendo la sua fronte contro quella della sorella.
-Esattamente quello che hai sentito, idiota- Rispose lei, punzecchiandolo sulla fronte.
Quei due fratelli erano l’uno l’opposto dell’altra…Ma erano loro a rianimare il branco nei momenti bui e difficili.
-Comunque sia…- Alzai la voce per interrompere il loro litigio, soffocando una risata nel vederli così.
-Mh-?
-Mh-?
Si chiesero entrambi, bloccandosi nelle posizioni in cui si stavano torturando a vicenda.
-Comunque, chi ha vinto questo gioco di cui tutti state parlando-? Chiesi.
Durante le riunioni rimanevamo tutti in forma umana, non si poteva sapere quando o quali uomini potessero spiarci.
-Un ragazzino di nome Gon Freecs- Rispose Sif, tenendo in mano il giornale, seduto a gambe incrociate.
Sif era il capobranco: accompagnato sempre dalla sua fedele e inseparabile spada, il capitano combatteva nonostante la mancanza del braccio destro, ormai sostituito da un ammasso di ferraglia.
Aveva i corti capelli pettinati all’indietro e argentati, gli orecchini color oro pendevano sai suoi lobi...Ricevere complimenti da lui era sempre un grande onore.
Il mio cuore ebbe un sussulto, mi sentii l’aria mancare.
“Gon”
-C-Capitano, avete detto Gon Freecs-? Chiesi, sorridendo.
-Si, lo consoci Shelia-? Mi chiese sorridendo e alzandosi in piedi.
Annuii felicemente.
Vidi Blue arrivare in lontananza, correndo.
Vidi il suo pelo scuro danzare con il vento e sentii il suono delle sue unghie contro il terreno.
-Blue-sempai- Mormorarono i due fratelli, osservandola avvicinarsi.
Non appena la giovane frenò, il suo aspetto assunse quello di una donna quale era, accompagnata sempre dalla sua sciarpa rossa al collo.
-Blue, che succede-? Chiese Sif, avvicinandosi.
-Shelia, hai letto il giornale-? Mi chiese, ancora con il respiro affannoso.
Recuperai il sorriso, cancellando quell’aria preoccupata.
-Si, non è fantastico-? Chiese, sollevata.
-Ti sbagli Shelia…Quello è solo un articolo-! Mi urlò, recuperando fiato.
-Cosa-? Chiesi, con ancora il sorriso tra le labbra.
-Questo è la notizia che riporta il successo di Gon-kun riguardo a Greed Island, è vero…Ma lo hanno fatto solo per far capire a tutti in che condizioni si trovi ora il vincitore- Disse, tirandosi fuori dalla giacca un giornale, più grande di quello che teneva Sif nella sua mano meccanica.
-Condizioni-? Chiesi.
I due fratelli guardarono il  vice-capo.
-Ora che ci penso, noi leggiamo delle notizie degli umani solo quando le circostanze ci permettono di distaccarci dal lavoro…Quel Gon Freecs avrebbe potuto vincere quel gioco parecchio tempo fa- Disse la sorella, chiudendosi la felpa grigia e legandosi i lunghi capelli castani in una folta coda di cavallo.
La donna mi porse il giornale…
Lo sguardo passo, lo sguardo dell’occhio assente, le mani che tremavano.
La mia mente divenne annebbiata.
Ricordo solo la mano di Sif sulla mia spalla e le sue parole.
-Noi veniamo con te-
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Padre…Apri la porta-
-Non posso farlo…Esprimi il desiderio-
-Nanika…Se entro mezz’ora non avremo lasciato la montagna, uccidi mia madre.
Se invece avremo lasciato la montagna, voglio un bacio sulla guancia…Capito-?
Un rumore mostruoso proveniente dalla bambina che Killua teneva in braccio.
Un volto bianco sorridente dagli occhi neri.
-Aye-
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Ho solo bisogno che distrai i maggiordomi mentre cerchi l’occasione di separare Killua da Alluka per il momento-
-Come vuoi…Ad ogni modo-
-Mh-?
-Mi  è concesso eliminare Killua-?
Una sete di sangue profonda, una paura naturale, il volo di cento corvi spaventati fuori dalla foresta.
-Io ti…Ucciderò…Proprio qui…Proprio ora-!
Un mare di capelli neri con lo scopo di coprire quel volto spaventoso.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Il gruppo Senrir farà tutto il possibile, fermeremo l’attacco degli uominni-ago, manderemo migliaia di Hunter specializzati…Andate-!
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Per proteggere Alluka, non mi farò problemi a distruggere il mio stesso fratello-
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Nhè Toy-nii- Disse la sorella, intenta a correre.
-Cosa c’è-? Chiese lui, senza voltarsi.
-Shelia-chan si comporta in modo strano…- Disse tristemente.
Toy la fissò, per poi sorriderle.
-Sta cercando di salvare un’amico- Disse solo.
-Ma è un umano-
Il ragazzo sollevò una mano e la portò sulla testa della ragazza.
-Te l’ho detto no? Sta cercando di salvare un amico…E noi l’aiuteremo- Disse, ricevendo un sorriso intenerito dalla sorella.
Più avanti, Sif correva dietro di me, senza dire una parola…Ne ve ne era il bisogno.
Correvo a sguardo basso e, quando aumentai il passo trasformandosi in un lupo bianco Sif, Toy e Senna fecero lo stesso.
“Gon”
………………………………………………………………………………………………………………………………
-Kilu…Se puoi guarire Gon senza rischi non c’è alcun problema…Ma resta i fatto che Nanika è pericolosa.
Se non mi rivelerai ogni cosa non la lascerò andare- Sorrise, in modo maniacale.
Killua strinse a se Alluka,addormentata.
………………………………………………………………………………………………………………………………
Era diretto all’ospedale isolato di Gon…Ne sentivo l’odore.
Sif cominciò a ringhiare, facendomi riprendere.
Incontrammo Hunter specializzati sul nostro cammino, evitandoli.
-Sono lupi-?
Sif li stordiva, colpendoli con il manico della grande spada che teneva tra le fauci.
Ci apriva dei varchi per poter proseguire senza problemi.
-Grazie- Dissi al capitano, senza però guardarlo in faccia.
Ci bloccammo tutti e quattro, alzando il polverone sul terriccio.
Un rumore di passi lenti si stava facendo strada davanti a noi.
Un frusciare di capelli neri.
La paura.
La sete di sangue.
Illumi.
-T-Toy-nii. Mugolò Senna, mettendo la coda tra le gambe.
-Arriva qualcuno di potente-Disse Toy, annusando l’aria.
Riconobbi l’odore…Come potevo dimenticarlo?
-Lo combatterò io…Raggiungete l’ospedale in cui si trova Gon e aspettatemi lì- Dissi, mentre facevo uscire dal mio corpo l’odio, pronto a combattere.
Le mie parole erano prive di emozioni…Stavo solo pensando a Gon.
“Sembra passata un’eternità da quando mi hai evocato per scopi seri…Quindi è lui la causa della mia esistenza?” Si chiese, ringhiando e affiancando il mio muso.
Sif si posizionò davanti a me, tirandosi giù dalla schiena la grande spada di metallo con rifiniture in blu cobalto luccicante e tendendola stretta tra le fauci.
-Andate a avanti…A questo ci penso io- Disse, ringhiando e rizzando il pelo argentato sulla schiena.
-Questa è una mia battaglia Sif-san…Non la tua- Risposi, mentre i capelli danzavano con la mia aura.
-Shelia…Cos’è più importante-?
Il mio occhio si assottigliò.
-Cos’è più importante, il tuo amico o una vendetta-? Mi chiese, calmo e pacato.
-La risposta non è ovvia-? Risposi, facendo placare il mio odio.
-E allora muoviti e vai! Ci sono cose che, da amica, solo tu puoi dire a Gon…Lui ha bisogno dei suoi amici- Mi sorrise…Un sorriso nascosto dalla ferraglia della spada.
Sif era forte, molto forte…Tutti gli anni che Blue passò nella famiglia, lui li passò ad allenarsi nella Torre Celeste, promettendo ce sarebbe diventato più forte per poterla riportare indietro, perdendo un braccio a causa del battesimo, diventando un esperto nella spada e un grande utilizzatore del Nen.
Non l’avevo mai visto combattere su serio…Non lo avrei visto nemmeno questa volta.
-Muovetevi e andate avanti-  Ringhiò di nuovo, ricoprendo la sua arma con a sua aura.
-Torna a casa… - Sussurrai prima di sparire con un fulmineo scatto, seguita da Senna e Toy.
Il silenzio cingeva il corpo soffice di Sif, circondato dalla sua aura.
L’assassino si mostrò, uscendo dall’oscurità della boscaglia.
-Puzzi terribilmente di sangue- Osservò Sif, mettendosi sulla difensiva e abbassando il muso.
-Voi mostri cominciate a darmi sui nervi- Disse l’assassino, prendendo i suoi aghi dalla cintura e portandoseli vicino al viso.
Sif, ringhiando, con un movimento elegante si rigirò la spada nelle fauci, facendo puntare la punta dell’arma verso ovest.
-Oh? Mostro? Mi chiedo chi sia il mostro tra noi due- Disse, con un misto di ringhi e latrati.
La zampa di metallo sfregava sul terreno.
La lotta sarebbe stata intensa…
Sif voleva fermarlo prima che arrivasse all’ospedale prima di noi…E io iene sarei stata per sempre grata.
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
-Emergenza,emergenza….Alcuni individui sospetti stanno mettendo fuori gioco gli Hunters specializzati mandati dall’associazione.-
-Continuate a mandarne altri…Non possiamo permettere a degli individui do fermare la giustizia degli Hunters-
……………………………………………………………………………………………………………………………….
Arrivammo davanti all’ospedale…Era piccolo…Era solo per Gon.
Tre lupi osservavano la struttura da dietro alcuni cespugli…Era accerchiato da strane persone di guardia.
-Cosa ti ha detto Sif-san-? Chiese Senna, muovendo le orecchie come radar.
-Che stanno aspettando Killua con una ragazzina in grado di salvare Gon con un incredibile potere Nen- Disse, osservando la cima del palazzo.
Toy avanzò, strusciando il suo naso sul mio fianco.
-è vero, Sif ha ascoltato la radio che un Hunter morto aveva al petto- Disse.
-In effetti, oltre agli Hunter che abbiamo evitato di combattere, ce ne erano un sacco morti sgozzati- Disse Senna, rabbrividendo al pensiero.
-Chi lo sa? Magari è stato proprio quell’uomo che Sif si è fermato a combattere- Disse Toy, scotolandosi il pelo.
Fu uno scatto, un attimo, la metà di un secondo.
Gli occhi di Senna e di Toy divennero sottili.
-Vai avanti Shelia- Dissero insieme, abbassando il muso e mettendosi sulla difensiva.
-Ragazzi- Sussurrai.
-Tranquilla, lo faremo fuori e poi ti raggiungeremo- Mi sorrise Toy.
Due carte da gioco volarono verso i due grandi cani che, con un movimento veloce delle fauci, le afferrarono al volo, ringhiando e tagliandosi leggermente le gengive.
Senna sputò la carta e ringhiò, latrando ferocemente.
Davanti a loro, un’immagine a me nota si mostrò.
Solo alla visione dei capelli rossi ingellati, il mio cuore cominciò ad accelerare.
-Muoviti Shelia- Ringhiò Toy, abbaiando all’uomo.
L’unica cosa che Hisoka vide fu il mio occhio ricco di rabbia, odio.
Se li avesse toccati, lo avrei ucciso.
La mia immagine umana sparì in un balzo, protetta dalla difesa dei due lupi.
Una lieve risata folle fece abbassare le orecchie a Senna.
Il prestigiatore si portò una mano artigliata alle labbra, poi trattenne la spalla che tremava impaziente.
-Piccola…Sei cresciuta- sussurrò, soffocando un gemito di eccitazione.
A quel punto, i due lupi attaccarono, spalancando le fauci.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-C’è stata una folata di vento o sbaglio-? Chiese una ragazzina bionda, tenendosi i codini dorati.
-è stato solo il vento…non permetterò a nessuno di entrare in questo ospedale- Disse un uomo a petto nudo con addosso dei pantaloni larghi e bianchi…La gente vicina lo chiamava Knukle.
-Bisquit, tieni d’occhio l’entrata a ovest- Disse un ninja pelato... Riuscii a riconoscerlo e mi strappò un sorriso.
Cameleron e Ikalgo si voltarono quando sentirono il vento.
Quel vento ero io…Era la mia velocità, il mio ingresso per vedere il mio amico.
………………………………………………………………………………………………………………………………….
-Ho letto il giornale sai?...L’ho letto in ritardo.
Cosa mi combini? Vai a lottare contro cose come le Formichimere e non mi avvisi nemmeno? Ti avrei aiutato…Lo avrebbero fatto tutti i miei amici.
Avrei lottato al tuo fianco…Sarei morta con te.
Quindi quando ti svegli dovrai scusarti…Non solo con me, ma anche con Killua, May-san, Leorio, Kurapika…Tutti loro.
Tutti noi…saremmo morti con te-
Una lacrime scese dal mio occhio buono, poi un’altra e un’altra ancora.
-Ma mi devo scusare anche io sai-? Sorrisi, piangendo.
-Mi dispiace…Di non essere stata lì con te…Perdonami- Dissi, inginocchiandomi davanti a quel lettino, davanti a tutte quelle macchine e a quei tubi che gli permettevano di rimanere in vita.
Spinsi la fronte contro al pavimento.
-Perdonami, perdonami…- Sussurravo.
Un rumore di passi mi fece voltare, interruppe le mie lacrime.
Mi voltai lentamente, mostrando l’unico occhio ambrato ricco di lacrime.
-Killua…- Sussurrai, con ancora le lacrime sulle guance.
Il ragazzino aveva la ragazzina in braccio e sorrideva debolmente.
-Shelia…- Disse, sorridendo.
Rimasi in ginocchio.
-Lo cureremo Shelia…Lo salveremo…E tutto tornerà come prima- Mi disse, avvicinandosi.
-Grazie- Sussurrai.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Sif aprì gli occhi lentamente, sentendo il sangue scorrergli sulle tempie…Non era riuscito a batterlo, ma lo aveva rallentato di molto.
-Spero che sia abbastanza, Shelia- Sussurrò.
-Ci sta prendendo in giro- Urlò Senna ringhiando contro all’uomo.
-Calmati, non perdere la concentrazione- Disse Toy.
-Ah, solo ora capisco quanto possano diventare preziose alcune prede- Abbassò lo sguardo sui lupi, assottigliando lo sguardo.
Gli animali erano confusi.
-Non vi toccherò…Se questo è il desiderio di quella bimba- Sorrise, facendo sparire magicamente le carte dalle sue mani e sollevandole scherzosamente.
-Q-Questo tipo- Ringhiò Senna.
-Non eri dalla parte di quel tipo-? Chiese Toy, mostrando i denti affilati.
Il mago si portò l’indice alle labbra, sussurrando poche parole.
-Certo…Lo ero prima di rincontrare quella squisita ragazzina avventata-
I due lui si voltarono.
-Conosci Shelia-? Chiesero insieme, alzando le orecchie.
…………………………………………………………………………………………………………………………………
-Perché non mi avete chiamata? Credevate che non sarei venuta-? Sussurrai mentre Alluka riposava prima di curare Gon.
-Tsubone…Amane…- Sussurrò il ragazzino, con lo sguardo basso.
I due maggiordomi sparirono, lasciandoci liberi di parlare.
Killua fece per parlare ma lo interruppi.
-Scusati- dissi, decisa.
Mi fissò.
-Devi scusarti…Devi scusarti con me…Per avermi fatta preoccupare così tanto- rimasi decisa…Ma vi era del tremore nella mia voce.
Il ragazzino strinse i denti…
-Mi dispiace Shelia…Mi dispiace tanto…Sia per averti fatto preoccupare, sia per non aver salvato Gon-
Si sentiva in colpa…
………………………………………………………………………………………………………………………………
Nanika stava curando Gon da qualche minuto ormai.
Sentii dei passi arrivare da dietro…Sorrisi.
-Yo…Shelia- Mi salutò Sif, sporco di sangue.
-Capiano- Sussurrai.
-Non guardare da questa parte…Il tuo amico è quasi guarito- Disse un’altra voce.
-Toy, Senna…-
Appoggiato ad una colonna, nell’ombra, Hisoka controllava l’ingresso mentre mischiava un mazzo di carte.
Dopotutto…Era come un alleato.
-Mnh…-
Mi voltai verso al letto…Lo vidi…Lo vidi chiaramente.
Gon aveva un braccio dietro la nuca, imbarazzato.
Lo guardavo con l’occhio spalancato.
Stavo per urlargli contro di scusarsi con le lacrime sulle guance…Quando lui mi azzittì con due semplici parole.
-Mi dispiace- sussurrò, sorridendo debolmente.
Sgranai il mio occhio luccicante.
I lupi sorrisero teneramente, compreso Sif.
Hisoka sorrise nella penombra, abbassando lo sguardo.
-Cosa? Allora lo hai capito-? Dissi, accascia domi per terra.
-Davvero…Mi dispiace molto- Strinse le lenzuola tra le mani tremanti.
Mi toccai il petto…L’agitazione era passata.
Mi sollevai e gli tesi una mano.
Dai suoi occhi cominciarono a scendere copiose lacrime.
-Forza…Ci stanno aspettando tutti- Sorrisi
Killua sorrise.
-Aye- Nanika si spense lentamente.
 
 
A questo servono gli amici no? Non importa che siano animali, mostri, diavoli o umani…Lotterò per loro, cosicché non dovrò più dire addio.
Mi strinse la mano, facendosi forza e sollevandosi.
 
The End
 
-Angolo dell’autrice da prendere a pugni per il ritardo-
Eccomi qui…Scusate il ritardo immenso ma era da un po’ che aspettavo il computer nuovo così ho detto…”Dai, aspetto di avere il computer nuovo per pubblicare” ma, sorpresa sorpresa…Non avendo office e non riuscendo a procurarmelo…Ho dovuto fare un po’ di casino dato che questo computer lo aveva lasciato in mano a mio padre XD
Ed ecco l’ultimo capitolo della mia prima serie…
Spero lo abbiate accettato e che vi sia piaciuto dall’inizio di My full moon fino alla fine di A new moon, a new life.
Grazie di cuore davvero per avermi accompagnata fin qui, ringrazio tutti i miei recensori preferiti *--* e tutti coloro che l’hanno letta.
Buon Natale a tutti e felice anno nuovo!
Spero di scrivere qualcos’altro più avanti e spero mi seguirete anche in quelle future occasioni.
A presto!
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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