The devil is a fallen angel.

di SpookySammie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The beginning ***
Capitolo 2: *** 2. Do you think I'm crazy? ***



Capitolo 1
*** 1. The beginning ***


Toc
Toc
Toc.

“Avanti” dico, ancora con la bocca impastata dal sonno visto che sono stata svegliata da questo suono.

“Buongiorno signorina Cheryl” la nostra domestica Anastasia entra nella mia stanza e si avvicina alla porta finestra per sollevarla.

“Buongiorno a te, Anastasia” mi stiracchio un po’ dopo essere stata inondata dalla luce del sole mattutino. “Che bella giornata”

“Sì signorina, questo la aiuterà sicuramente ad affrontare questa nuova avventura”

Sgrano gli occhi e mi passo le mani sul viso disperata. Non posso crederci. Il gran giorno è arrivato: il mio primo giorno di college a Los Angeles. Inizio il secondo anno di college; il primo l’ho passato a San Francisco, ma veramente, stendiamo un velo pietoso: ci sono state varie… ehm… complicazioni diciamo così.

“Le preparo la colazione” Anastasia esce dalla stanza sorridendomi.

Mi alzo dal letto ed apro l’armadio: l’abbigliamento deve essere sobrio, nulla di evidente, visto che già sarò al centro dell’attenzione dei miei nuovi e meravigliosi compagni… chissà quanto saranno simpatici. Faccio una smorfia guardandomi allo specchio.
“Inizierà un nuovo anno di merda” dico ironica.
Mi faccio una doccia veloce e torno in camera per vestirmi. Indosso una canottiera nera con sopra una camicetta grigio scuro, un paio di shorts di jeans ed un paio di leggins neri leggermente strappati in vari punti. Mi trucco con una riga di eye-liner, mascara e un velo di matita nera per mettere in evidenza i miei occhi verdi; raccolgo i capelli neri corvino in una coda di cavallo; prendo il mio zaino nero con scritte alcune frasi dei miei cantanti preferiti e scendo di sotto in cucina.

“Buongiorno tesoro” dicono i miei genitori all’unnisono. Mia madre si chiama Stephanie, è un’insegnante di lettere alle scuole superiori, mentre mio padre si chiama Christian ed è un dentista. Prima abitavamo a San Francisco, ma per esigenze di lavoro di papà e problemi miei al college, abbiamo deciso di ripartire da zero, trasferendoci a Los Angeles; questo significa anche un nuovo inizio per i miei genitori dopo miliardi di litigi a causa della gelosia morbosa e, mi permetto di dire un pochino folle, di mia madre per mio padre dopo aver letto dei messaggi indirizzati ad una certa “Vicky”. Ora le cose sembrano apposto, o almeno spero.
Mio padre ha trovato questa casa in un annuncio online e ha pensato bene di prenderla per poter esercitare la sua professione a casa senza dover spendere ulteriori soldi per l’affitto di una appartamento adito al suo lavoro. Fortunatamente, mia mamma, mettendo un annuncio sui vari giornali locali di Los Angeles, è riuscita a trovare una domestica adorabile come Anastasia che da subito si è rivelata un’ottima domestica: a me è sembrato subito che lei conoscesse già questa casa vista la sua dimestichezza, ma sicuramente è dovuta ai tanti anni di esperienza del suo lavoro.
Devo ammettere che questo cambiamento non mi dispiace, anche se credo che le attenzioni nei miei confronti rimarranno sempre e quasi nulle, ma come si dice, ci si abitua a tutto ed io mi sono abituata anche a questo.

“Buongiorno” rispondo, con un sorriso sforzato.

“Sono sicura che ti troverai bene qui. L’ambiente è completamente diverso e non avrai sicuramente problemi a trovare qualche amica con cui passare le giornate” dice mamma, porgendomi una tazza di the.

“Sì lo penso anch’io” dico mentre inzuppo un biscotto nel the.

“Io tra 20 minuti ho il primo cliente” dice papà, guardando la sua agenda degli appuntamenti. “Vado nel mio studio a preparare l’attrezzatura. In bocca al lupo tesoro. Buona giornata” mi da un bacio sulla fronte e saluta anche mamma con un sorriso smagliante. Non capisco se tra loro le cose si stiano veramente sistemando o se facciano tutte sceneggiate, facendomi credere che tutto vada a gonfie vele e, di conseguenza, prendendomi per il culo.

“Buona giornata a te papà” mi alzo da tavola e mi dirigo all’ingresso dove c’è un grandissimo specchio in cui posso guardare il mio aspetto. Metto un rossetto rosso scuro e prendo le chiavi della macchina e lo zaino.
“Mamma, io vado; non voglio arrivare in ritardo il primo giorno”

“Certo tesoro, ti auguro una buona giornata” mi sorride, anche se noto la sua preoccupazione.

La abbraccio. “Andrà tutto bene questa volta, me lo sento” dico per rassicurarla ed esco chiudendomi la porta alle spalle.
Salgo nella mia macchina che avevo già preparato nel vialetto d’ingresso e aspetto che il cancello automatico si apra. Mi immetto in strada e osservo la bellissima giornata di sole che si sta aprendo su Los Angeles: spero veramente che il tempo mi porti fortuna.
Il college dista circa 20 minuti di macchina da dove abito io. Il traffico è abbastanza scorrevole e arrivo al college in 15 minuti. Il parcheggio è abbastanza pieno di macchine. Parcheggio e scendo, avviandomi verso l’entrata; l’edificio è davvero enorme. Una scalinata porta a due porte di vetro che si aprono su una hall in cui penetra una luce spettacolare. Tutto l’edificio è vetrato quindi tutto è profondamente illuminato. Fortunatamente, all’entrata ci sono due cattedre con volantini di accoglienza e una mappa per evitare di perdersi. Seguo le indicazioni e mi dirigo verso gli armadietti così posso posare un po’ di cose e prendere solo il materiale per le prime due ore di lezione di filosofia antica.
“Sarà una palla” penso dentro di me e sorrido. Trovo il mio armadietto: Cheryl Moore. Rimango stupita dell’organizzazione di questo college: ogni armadietto ha affisso il suo nome, il numero di matricola assegnata e il corso di studi. Sbircio gli armadietti di fianco al mio: Lena Madison, Julie Myers, entrambe del mio corso. Capisco subito che le file di armadietti sono divise per corsi frequentati e che sono divisi tra femmine e maschi: il corridoio di fronte a dove mi trovo è affollato da maschi, mentre il “mio” da ragazze.
Appoggio lo zaino nel mio armadietto ed estraggo un quaderno nuovo ed un astuccio. Sento gli occhi di tutte le ragazze su di me, ma faccio finta di nulla per non iniziare le solite paranoie.

“Ciao, tu devi essere quella nuova del corso” sento una voce alla mia destra. Chiudo l’armadietto e vedo una ragazza bionda platino, occhi scuri, sorriso a 32 denti e fisico scolpito che mi guarda. “Io sono Julie Myers” mi porge la mano.

“Sì, sono io. Cheryl Moore” stringo la sua mano e ricambio il sorriso.

“Mi fa molto piacere conoscerti. Io sono una delle rappresentanti del nostro corso e sono stata informata dal rettore di una nuova ragazza. Ho informato i nostri compagni e i professori che ti faranno sentire la benvenuta!”

Bene, quindi già tutti sanno che avranno una nuova in corso. Evviva! “Grazie, sei molto gentile” fingo un sorriso smagliante. Questa mi sta già sulle palle. “E la ragazza vicina a me è sempre in corso con noi?”

“Sì, Lena. E’ un po’ strana come tipa, ma molto gentile. Eccola!”

Vedo arrivare una ragazza che sembra la mia metà: fisico slanciato, capelli tagliati a caschetto, neri corvini, occhi blu, truccata in modo pesante; indossa un paio di leggins neri ed una camicia nera.

“Ciao Lena!” esclama Julie, abbracciandola come fossero grandi amiche.

“Non serve che tu faccia finta di essere una delle mie migliori amiche di fronte alla ragazza nuova” Lena si scioglie dall’abbraccio, lasciando Julie impietrita e imbarazzata.

“Be..io devo andare…ad ascoltare le ultime comunicazioni! Ci vediamo in classe” ennesimo sorriso falso e Julie si dilegua.

Lena mi sorride guardandomi. “Mi sta proprio sulle palle. In fondo è buona, ma il suo atteggiamento non lo sopporto. Comunque piacere Lena”

Sorrido di cuore perché per la prima volta, in tutti gli anni di scuola che ho frequentato mi sento capita. “E’ stato il mio primo pensiero quando si è presentata. Piacere mio, Cheryl”

La campanella suona ed io aspetto che Lena prenda le sue cose. Vedo tutti gli studenti che si dirigono verso le loro aule. Lena chiude l’armadietto.

“La nostra aula è la terza del primo piano e rimane quella per tutte le lezioni” mi spiega Lena mentre saliamo le scale. “L’edificio non è complicato, basta che tu segui la cartina e trovi tutto”

“Ah ok, grazie mille per le spiegazioni perché mi sento veramente un pesce fuor d’acqua!

“Vedrai che ti ambienterai subito. In corso siamo in 40 quindi numeri piccoli e sono tutti ragazzi apposto…anzi, quasi tutti” Lena mi guarda e sorride, ma mi pare che qualcosa non vada.

“Eccoci” Lena apre la porta e vedo tutti i miei nuovi compagni.

“Buongiorno ragazze” annuncia il professore. “Come sapete già grazie all’intervento di Julie” il professore la indica e lei fa uno dei suoi sorrisi falsi “…c’è una nuova ragazza nel nostro corso. Buongiorno Signorina Moore” mi sorride e io ricambio il suo sorriso.

“Buongiorno professore”
Lena si siede di fianco ad un ragazzo e capisco che è il suo fidanzato visto che si stringono la mano e si guardano profondamente.

“Guarda c’è un posto vuoto nella terza fila di fianco al signor Langdon. Accomodati, sei la benvenuta”

Ringrazio e mi avvio verso il posto indicato dal professore che, effettivamente, è l’unico libero. Alzo lo sguardo mentre sposto la sedia per potermi sedere e incrocio quello di un ragazzo veramente bello, biondo, ricciolino, con un ciuffo che gli ricade sulla fronte; mi guarda profondamente e io non riesco a distogliere lo sguardo dal suo: sembra, anzi, è ipnotico.

“Bene ragazzi, cominciamo. Questo è il corso di filosofia antica, quindi tratterà le origini della filosofia, a partire dall’origine del suo nome, passando per i primi filosofi…”

Distolgo lo sguardo dopo essere stata “risvegliata” dal professore e mi siedo.

“Ciao bellezza” sobbalzo sentendo la sua voce in un sussurro per non farsi sentire dal professore. Rivolgo lo sguardo verso di lui che mi osserva e mi sorride son un sorriso mozzafiato.

“Ciao” rispondo con il cuore a mille. Non riesco a capire questa reazione visto che a me non importa nulla di nessuno e nessuno mi fa effetto.

“Come ti chiami?” mi chiede.
“Mi chiamo Cheryl”
“Piacere Cheryl, io sono Tate” mi porge la mano.
Stringo la sua mano. “Piacere mio”
Sorride di nuovo. “Sai, il tuo arrivo per me è come una ventata d’aria fresca”
Le sue parole mi lasciano stupita. Come fa a dire una cosa simile? “Come mai mi dici questo? Non ci conosciamo, ci siamo solo presentati”
“Lo dico perché appena ti ho vista ho capito subito che tu sei diversa, non sei come tutti questi pezzi di merda che ho in corso”
Le sue parole mi fanno emergere un sorriso amaro sulle labbra.
“Ho detto qualcosa che non va?” leggo nei suoi occhi la preoccupazione.
“No figurati, anzi. Hai colpito proprio nel segno. Io mi sono trasferita qui proprio perché avevo dei pezzi di merda in corso con me, quindi capisco benissimo” rimango in silenzio, rimanendo stupita del fatto che sto raccontando qualcosa di personale ad una persona di cui so appena il nome.
Sorride. “Proprio per questo ti dico che sei diversa. Appena ti ho vista, ho capito subito che c’era qualcosa che ci accomunava. E’ come se qualcuno con il tuo arrivo volesse farmi un regalo”
Ricambio il suo sorriso e arrossisco.

“Ragazzi, facciamo un po’ di silenzio? Dopo avete tutto il tempo per parlare. Dai, un minimo di attenzione” il professore riprende la sua spiegazione.

Mi volto verso Tate. “Parliamo dopo”
“Va bene, ogni ora abbiamo un quarto d’ora di pausa, quindi possiamo parlare un bel po’ e…” si avvicina al mio orecchio e sento il cuore battere ancora più forte. Percepisco il suo profumo, dolce, ma allo stesso tempo intenso, che colpisce in modo indelebile. “…ne abbiamo di tempo per scoprirci”
Ci voltiamo uno verso l’altro e sorridiamo.

Alzo lo sguardo mentre prendo una penna dal mio astuccio e vedo gli occhi di molti miei compagni su me e Tate. Noto anche lo sguardo di Lena. Tutti sembrano preoccupati, come se io fossi in grave pericolo. Non capisco. Io mi sento così capita da lui, anche se lo conosco da 10 minuti.

E’ come se mi volessero lanciare un messaggio, un avvertimento.

Perché?

 
 



Ciao bellezze!

Ho iniziato a scrivere una nuova FF; riprenderò presto anche le altre, ma in questo ultimo mese ho iniziato a guardare American Horror Story e che dire…me ne sono follemente innamorata. Questa storia si basa sulla prima stagione della serie TV, quella che vede per protagonista Tate Langdon, un bellissimo ragazzo, ma allo stesso tempo così misterioso.

Cosa nasconderà mai da far sì che i compagni siano preoccupati per Cheryl? Avete qualche idea?

Lasciatemi i vostri pareri, sempre ben accetti, per poter migliorare la scrittura o qualsiasi cosa voi riteniate opportuno.
A presto! :)

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Capitolo 2
*** 2. Do you think I'm crazy? ***


“La parola ‘filosofia’ deriva dal greco ed è composta da due parole: ‘philein’ cioè ‘amare/amore’ e ‘sophia’ sapienza, quindi possiamo evincere che il significato della parola è ‘amore per la sapienza’ “

Prendo qualche appunto mentre il professore spiega, ma non riesco a rimanere concentrata su ciò che sta dicendo; i miei occhi si dirigono sempre alla mia destra, verso Tate intento a prendere appunti.
E’ così bello; i suoi occhi color cioccolato guardano il quaderno, i suoi capelli biondi si muovono leggermente mentre scrive.
Mi stupisco di me stessa per un attimo: com’è possibile che un ragazzo che conosco a malapena da un’ora attiri così tanto la mia attenzione? Non è mai successo nemmeno con ragazzi che conoscevo da anni e tantomeno è successo subito con Josh, il mio ex ragazzo. Certo è che Tate ha saputo farmi sentire capita e mi sembra anche che sia riuscito a scoprire i demoni che nascondo dentro me. Credo che anche lui ne nasconda, anche se sembra un vero e proprio angelo, quindi privo di presenze oscure dentro di lui, ma se fosse completamente puro non sarebbe mai rimasto colpito da una come me, così piena di odio, indifferenza e dolore.

“Ehi, sei rimasta indietro?” sobbalzo sentendo il sussurro di Tate. Lo metto a fuoco e vedo che ha sopstato il quaderno nella mia direzione.

“No scusami, mi ero incantata” abbasso lo sguardo, decisamente imbarazzata.
Bene, prima figura di merda con l’unica persona con la quale sono riuscita a socializzare!
Tate mi sorride e io ricambio il suo sorriso, nonostante senta le mie guance avvampare.
 
*****

“Bene ragazzi, è arrivato il momento della pausa” annuncia il professore.
Tutti si alzano per uscire dalla classe.

“Finalmente un’ora è andata” esclama Tate dopo essersi stiracchiato. “Non riuscivo più a rimanere concentrato perché..” rivolge lo sguardo alla finestra per poi tornare su di me “..diciamo che sei una bella distrazione” mi sorride.

Lo guardo imbarazzata. “Guarda, anche tu sei una distrazione per me, lo ammetto” mi lascio sfuggire questo pensiero e abbasso lo sguardo.

Lui mi guarda stupito e sul suo volto si apre un sorriso a 32 denti e leggo l’emozione nei suoi occhi.
“Sì, ho visto prima” ride ripensando al momento in cui mi ha sgamata incantata a guardarlo come una stupida.

“Ehi Cheryl, tutto bene?” entrambi solleviamo lo sguardo verso Lena che si trova di fronte al nostro banco con il suo ragazzo.
“Sì, tutto bene Lena, mi trovo bene”
“Se vuoi posso chiedere al professore di fare aggiungere una sedia per te nel nostro banco.
La guardo stupefatta. “No Lena, perché dovresti chiedere una cosa simile?”
I suoi occhi si spostano su Tate che a sua volta la guarda con occhi ardenti, pieni di rabbia e con i pugni stretti, come se volesse sferrarle un pugno da un momento all’altro; è da questo suo comportamento che capisco che i demoni in Tate esistono e sono vivi e sono così talmente grandi da far paura a tutti; probabilmente più di una volta sono emersi e hanno spaventato qualcuno: per questo, ora, nessuno si relaziona con lui e tutti hanno paura che io possa farlo. Il fatto è che non capiscono che lui a me non fa paura, mi affascina come nessuno ha fatto mai.
Lena posa di nuovo lo sguardo su di me. “Nulla Cheryl, solo che pensavo ti facesse piacere stare vicino a me visto che conosci solo me. Questo comunque è il mio ragazzo Ben” il ragazzo mi porge la mano e la stringo.
“Piacere Cheryl” gli sorrido e guardo Lena “Sei molto gentile, ma ora ho conosciuto e sto conoscendo Tate con cui mi trovo bene, per cui non preoccuparti”
“Vedi che non sono un mostro come voi tutti credete, cara Lena?” Tate la guarda con un sorriso beffardo.
I due si girano di scatto ed escono dalla classe senza mai voltarsi.

Tate distoglie gli occhi da loro e li posa su di me: non sono più gli stessi di prima, ora sono pieni di dolcezza, ammirazione e forse gratitudine?
“Fumi Cheryl?”

“Sì, solo che ho lasciato le sigarette nell’armadietto”

“Non preoccuparti, te le offro io bella”

“Grazie sei così gentile”

“Non devi ringraziarmi. Dovrei essere io a ringraziare te di continuo per essere qui”

Gli sorrido e i nostri occhi si incontrano: è proprio vero che con uno sguardo si possono dire più di mille parole.
 
*****

“Non capisco perché tutti mi guardano come se io fossi in pericolo…come se tu fossi un pericolo per me

“Sai, io non sono mai andato d’accorso con nessuno in questo college. Ho sempre cercato di socializzare con qualcuno, o meglio, gli altri hanno cercato di approcciarsi a me perché io ho sempre evitato tutti, ma nessun rapporto è andato a buon fine. Di conseguenza, tutti pensano che io sia pazzo o altro visto che mi sono sempre isolato. Tu pensi che io sia pazzo?”

“Io non penso tu sia pazzo perché se lo pensassi, vorrebbe dire che anche io lo sono. Siamo molto simili”

“Vedi, sei il mio regalo” mi dice Tate sorridendo.
Gli sorrido a mia volta mentre passeggiamo per il corridoio che porta ad una porta vetrata che si apre su delle scale che conducono direttamente al parcheggio.
Tate apre un pacchetto di sigarette e me lo porge, in modo che io possa servirmi.
“Grazie” ne prendo una e la metto in bocca. Lui fa lo stesso e mi porge l’accendino per accenderla. Faccio un tiro profondo e sento il fumo entrarmi dentro dandomi una sensazione di pace. “Mh, Marlboro rosse”

“Le migliori in assoluto”

“Io fumo solo quelle” entrambi pronunciamo questa frase all’unisono.
I nostri sguardi si incrociano e ci sorridiamo a vicenda.
Tutti i ragazzi che sono usciti per fumare mi guardano quasi ossessivamente.

“Vedo che anche tu te la cavi bene a sguardi” dice Tate ridendo in modo ironico.

“E’ una cosa che odio. Nel college a San Francisco tutti mi fissavano e io stavo proprio male perché pensavo di avere qualcosa che non andasse. Ho capito troppo tardi che il segreto è quello di fregarsene”

“Ti guardano perché capiscono che non sei come loro. Lo siamo entrambi”

Mi rivolgo verso di lui e do un altro tiro alla mia sigaretta. “Per fortuna lo siamo”

“Certo! Dove abiti Cheryl?”

“Abito a Silver Lake, in Manson’s Street, nella villa che era in vendita”

“Io abito a 3 isolati da te, in una villetta a schiera”

“Vieni in macchina?”

Tate rivolge il suo sguardo altrove e sembra rabbuiarsi. “No perché serve a quel pezzo di merda dell’uomo di mia madre.

Appoggio una mano sulla sua spalla e lo vedo sussultare e guardarmi ardente.
Tolgo la mano imbarazzata. “Scusami se ti ho toccato e ti ho fatto pensare a qualcosa che ti dà fastidio”

La sua mano si appoggia sulla mia e intreccia le sue dita alle mie. Schiudo le labbra e i miei occhi incontrano i suoi ancora ardenti.
“Tranquilla piccola. E’ solo che non sono abituato ad essere toccato e a parlare di me perché non mi fido di nessuno, ma sento che posso fidarmi di te e che con te posso parlare di tutto senza essere giudicato male”

“Certo che puoi” sento la sua mano stringere la mia.

Spengo la sigaretta dopo aver dato gli ultimi 3 tiri e aspetto che Tate la termini.
Inizio a pensare che la frase “andrà tutto bene” detta stamattina a mia madre per rassicurarla, non rimarrà solo una frase senza senso; credo che andrà veramente tutto bene con una persona come Tate al mio fianco. Per la prima volta, grazie a lui, non ho paura di relazionarmi con una persona e di dover nascondere ciò che veramente sono. Certo, tutto però sta succedendo così in fretta e ho molta paura di rimanere scottata.

“Sei così bella quando sei pensierosa” Tate mi accarezza una mano.

“Grazie” gli sorrido.
Rientriamo e ci dirigiamo verso la nostra classe. Il corridoio è ormai deserto, segno che le lezioni sono già ricominciate da un pezzo. Entro in classe dopo Tate con gli occhi di tutti addosso e mi accorgo che il professore non c’è.

“Il professore è stato convocato dal rettore perché ci sono i genitori di una ragazza che vogliono parlare urgentemente con lui” mi spiega Lena.

“Ah ho capito. Grazie per la spiegazione”

“Di nulla bella” Lena mi sorride, questa volta senza una profonda preoccupazione negli occhi.
Certo che ce ne sono di persone strane e a questo punto credo di essere normale io a confronto.

“Il professore è andato a parlare con i genitori di una ragazza che hanno chiesto un colloquio urgente con lui”  spiego a Tate dopo essermi seduta al suo fianco.

“Ah meglio così perché mi sa che avrei dormito per quest’ora!”

“Credo che io avrei fatto lo stesso!” ci sorridiamo a vicenda. “Quindi come torni a casa?”

“In autobus. Ci metto circa 40 minuti perché la zona in cui abito io è l’ultima per cui passa”

“Se vuoi ti do un passaggio io. Ora possiamo venire a scuola insieme” azzardo.
Lui mi guarda profondamente e ammetto che per un istante ho paura di aver osato troppo e di aver scatenato la sua rabbia.

“Ehi, tranquilla, non hai detto nulla di male. Guardandoti mi sembri super preoccupata” mi rassicura con queste parole. “Semplicemente, mai nessuno mi ha chiesto una cosa simile; molti dei nostri compagni stanno nella nostra zona, alcuni li conosco già dai tempi della scuola superiore e non si sono mai degnati nemmeno di rivolgermi il saluto” rivolge il suo sguardo altrove. Perché si comportano così? Cosa avrà mai fatto Tate di tanto orribile da provocare la paura in ogni persona? “Ma preferisco andare in autobus perché così almeno torno a casa dopo che il compagno di mia madre è uscito per andare al lavoro” la sua risposta mi fa riemergere dai pensieri e vedo i suoi pugni stringersi.

“Come preferisci Tate”

Vedo che si rilassa e mi guarda. “Però domani mattina vengo da te così poi veniamo a scuola insieme, se ti va”

“Certo che mi va!” dico entusiasta.
Sinceramente devo ancora capire cosa mi stia succedendo visto che non ho mai avuto reazioni di questo tipo con nessuno.
Lui mi sorride e mi stringe la mano e io non posso che fare altrettanto perché con lui mi sento davvero bene. Ci attraiamo l’uno verso l’altra.
 
*****

Il resto della mattinata trascorre tranquillo. Durante le pause tra una lezione e l’altra, io e Tate ci siamo raccontati moltissime cose a vicenda: di lui ho scoperto che il suo vero padre se n’è andato di casa dopo aver trovato sua madre a letto con il vicino di casa, che è l’attuale compagno; ha una sorella alla quale è molto legato. Io gli ho raccontato dei miei genitori, del non accertato tradimento di mio padre e del fatto che nessuno dei due si preoccupa veramente per me. Sono cose di cui non ho mai parlato nemmeno allo psicologo da cui ero costretta ad andare per volere di mia madre perché non mi fidavo, non sapevo nemmeno chi fosse, anche se consapevolmente so che era lì per aiutarmi. Con Tate tutto è diverso: lui mi capisce ed è come se lui immagazzinasse i miei problemi dentro di lui e mi facesse sentire al sicuro nel suo cuore.
 
*****

“Per oggi abbiamo finito ragazzi. Ci vediamo domani” il professore di lettere antiche si congeda ed esce dalla classe.

Raccolgo le mie cose ed esco dalla classe seguita da Tate. Scendiamo le scale e ci fermiamo nello spazio che separa un corridoio di armadietti dall’altro.

“Bene, io vado allora”

“Non ti lascerei mai andare Cheryl” le sue parole mi fanno avvampare.

“Nemmeno io Tate. Ti aspetto domani mattina allora”

“Sì, passo per le 8”

“Va bene, buona giornata”

“Anche a te” mi sorride. Si allontana da me e io mi volto per dirigermi verso il mio armadietto e vedo Lena che mi sta aspettando.

“Ehi Cheryl, questo è il mio numero di cellulare per qualsiasi evenienza” mi porge un foglietto rosa con il numero. “Tutto bene?”

“Grazie Lena. Sì tutto bene. E’ la terza volta che me lo chiedi; posso sapere il perché?”

Lena mi guarda un po’ stupita dalla mia domanda. “Lo chiedo perché Langdon non ha mai socializzato con nessuno e ho sempre pensato che fosse un pazzo che stesse progettando un omicidio di massa.

Scoppio a ridere. “Oh Lena, per favore. Non è niente di tutto questo, è una bella persona”

Lena sembra rasserenata dalle mie parole. “Bene, allora sono contenta che abbia trovato finalmente una persona con cui parlare”

“E io sono contenta di aver trovato uno come lui” le dico sorridendo.

Ci incamminiamo verso l’uscita e con mia grande sorpresa vedo Tate alla fine della scalinata con una sigaretta accesa.
Alza lo sguardo e mi sorride. “E’ ancora valido il passaggio?”

“Certo. Come mai hai cambiato idea?”

“Perché aspettare fino a domani per poterti vedere e stare con te era troppo tempo da sopportare”
Abbasso lo sguardo arrossendo.

“Io vado Cheryl, ci vediamo domani. Ciao, ciao Tate” Lena si dilegua, decisamente imbarazzata da ciò che mi ha detto lui.

“Pensa un po’, ora mi saluta dopo anni e anni passati in classe assieme. Poi sono io quello strano e pazzo”

“Guarda, mi hanno detto di tutto negli anni di scuola, compreso il fatto di essere pazza, ma i primi pazzi erano proprio loro.
Tate mi sorride e ci dirigiamo verso la mia macchina.
“Wow, Audi A1. Ti tratti bene signorina” mi fa l’occhiolino prima di salire in macchina. Salgo a mia volta.

“E’ stato un regalo da parte dei miei nonni e dei miei genitori per il mio diciottesimo”

“Be, te la meriti, sei fantastica” arrossisco e accendo il motore,
Sento gli occhi di tutti puntati su di noi, ma, sinceramente, è l’ultima cosa di cui mi importa.
 
*****

“Eccoci. Accosta pure a destra così puoi girarti” accosto e mi fermo.
Tate guarda il vialetto di casa e tira un sospiro di sollievo. “E’ già andato” Lo guardo. “Dimmi Cheryl” avverte la preoccupazione nel mio sguardo.

“Nulla. Mi dispiace per questa situazione in cui vivi”

“Abitudine dopo tanti anni”

“Ci si abitua a tutto, lo so. Pure io mi sono abituata alle prese per il culo dei miei”

“Ora ci sono io al tuo fianco”

“E io al tuo” i nostri occhi si incontrano e rimaniamo a guardarci per qualche istante.

“Vai ora Cheryl, se no ti danno per dispersa”

“Sì, vado”

“Aspetta mi lasci il tuo numero di cellulare? Così ci possiamo sentire”

Mi porge il suo iPhone e lo scrivo.
“Grazie piccola. Ciao”

“Ciao Tate” mi stringe la mano e scende dalla macchina.
Faccio inversione e vado verso casa. Entro nel vialetto, scendo dalla macchina prendendo il mio zaino ed entro.

“Sono a casa”

“Tesoro, ti stavo per chiamare. Tutto bene?” mio padre mi abbraccia.

“Sì papà, ho accompagnato a casa un mio compagno che abita poco distante da noi, per questo mi sono ritardata”

“Mi fa piacere tu abbia conosciuto qualcuno. Va tutto bene?”

Tutto benissimo, papà”

Ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare e gli racconto la mia giornata scolastica. Dopo aver terminato, decido di rilassarmi sul divano.
Sento il mio iPhone vibrare. Un messaggio da un numero sconosciuto:

“Grazie per essere qui, vicino a me. Sei speciale anche se ti conosco da poche ore. Ti penso, Tate x”

Sorrido e penso proprio di aver trovato la persona con cui i miei demoni sono compatibili.
O almeno, spero…

 
 


Ciao ragazze!

Qui a Milano nevica, anche se non moltissimo quindi ne ho approfittato mentre sono qui al calduccio per scrivere il secondo capitolo.

Cheryl e Tate si stanno conoscendo e sembra proprio che i due si piacciano. Ma secondo voi Tate nasconde qualcosa dietro quel sorriso dolce? Cheryl sembra avere qualche dubbio.

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere ricevere recensioni!

PS: ho cercato su internet la divisione in quartieri di Los Angeles e ne ho scelto uno a caso, mentre la via è stata inventata da me.

Vi mando un bacio!
Sam :*

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